bimestrale della scuderia san martino e museo dell

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Scuderia San Martino e Museo dell’Automobile di San Martino in Rio - Via Barbieri 12 - 42018 San Martino in Rio (RE) Tel e fax +39 0522 636133 - [email protected] - www.museodellauto.it In questo numero: • Il nuovo consiglio • Viaggio nelle Terre di Toscana • Oltre l’armadio: le donne di Ralph Lauren Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell’Automobile M use o dellA uto m o bile Rubriche: • Era meglio quando si stava peggio • Non solo motori • L’angolo della tecnica • Attivita’ • Occasioni In copertina: Il consigliere Roberto Vellani che mette in pratica il motto della Scuderia: Se partiamo, seguiteci. Se ci fermiamo, spingeteci! N. 66 III° bim. 2011 GAZZETTA DELLA SCUDERIA SCUDERIA SAN MARTINO

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Page 1: Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell

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In questo numero:

• Il nuovo consiglio

• Viaggio nelle Terre di Toscana

• Oltre l’armadio: le donne di Ralph Lauren

Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell’Automobile

Museo dell’Automobile

Rubriche: • Era meglio quando

si stava peggio• Non solo motori

• L’angolo della tecnica• Attivita’

• Occasioni

In copertina: Il consigliere Roberto Vellani

che mette in pratica il motto della Scuderia: Se partiamo, seguiteci. Se ci fermiamo, spingeteci!

N. 6

6 III

° bi

m. 2

011

Gazzetta della

Scuderia Scuderia San Martino

Page 2: Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell

Questa, presumo sia l’aspettativa di chi desidera rinvigorire una associazione rinnovando il proprio organo esecutivo.L’associazione che da poche settimane ho il pia-cere di presiedere, ha come scopo primario la promozione, valorizzazione e conservazione di auto-motoveicoli storici. Rinnovamento e “modernità”, quindi, sono in stretto conflitto con “storicità” !?

Noi pensiamo che ci sia spazio per un giusto compromesso e che l’obiettivo del consiglio della Scuderia San Martino nel prossimo triennio possa essere riassunto in poche chiare e semplici paro-le…Rinnovamento nel segno della continuità !!!Rinnovare …perchè è questo che gli associati richiedono al neo-consiglio eletto.Nel segno della continuità ….perchè è impareg-giabile e prezioso lo sforzo di tutti coloro che dal-la costituzione dell’associazione ai giorni nostri

hanno portato alta la bandiera del primo museo di auto storiche d’Italia costituito in un piccolo paese di allora poche centinaia di anime.Molti dei fondatori e degli appassionati che hanno fatto la storia della Scuderia hanno “coccolato” quelli che allora erano veicoli vecchi, per tra-sformarli nei decenni nei tanto desiderati mez-zi storici patrimonio della cultura e della storia dell’ultimo secolo.A nome mio personale e dei componenti del con-siglio un autentico e genuino grazie. La salvaguardia della storicità non poteva limita-re l’utilizzo dei moderni sistemi di comunicazio-ne: già da questo primo numero della Gazzetta (Gazzetta n. 66 … cioè continuità) è stato portato a termine il restyling dei loghi (rivisti e stilizzati ….cioè continuità), nuove le rubriche e soprattut-to nuovi gli attori. Presto anche il sito della Scuderia sarà rinnovato nella grafica e nei contenuti.

Ora, a voi la scelta: gratificateci con la sola lettu-ra della gazzetta o, se vorrete, lasciatevi guidare dall’entusiasmo partecipando ai tanti eventi orga-nizzati con passione dai nostri soci.Buona lettura

Alessandro Turini Presidente Scuderia San Martino

il nuovoconsiglioNuovo consiglio, nuovo presidente quindi…si volta pagina ?

AUTOCARROZZERIACastiglioni & Manfredini

Via Cavallotti 20/18 - Reggio EmiliaTel. 0522.515300 - Fax 0522.231098

Nuovo consiglioDa sisnistra:Alessando Turini - Presidente / Pietro Preti / Roberto Fedozzi / Gianni Zagni - Vicepresidente / Luigino Barp / Betta Gasparini - Vicepresidente / Gabriele Gabrietti / Roberto Vellani - Segretario-Tesoriere / Francesca Manzini

Scuderia San Martino

Scuderia San Martino

Scuderia San Martino

Nuovo LogoVersione a colori

Versione in bianco e nero

Versione su sfondi neri o molto scuri

di Alessandro Turini

Page 3: Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell

Da questo numero la Gazzetta cambia vestito e indossa nuovi accessori.Nuovo presidente, nuovi collaboratori, nuo-va distribuzione e tante pagine. Aggiungerei nuovi soci, visto il totale che già ora supera quelli dell’anno scorso e pensare di raggiun-gere quota 650 non è utopia. Merito forse del nome che ci stiamo facendo sul campo? Merito della competenza nel fare le pratiche dei soci? Difficile rispondere con esattezza, facile ve-dere i risultati. Puntiamo ad un miglior rap-porto con i soci con tante rubriche nuove per trasmettere quelle attività che spesso non vengono a conoscenza diretta dei soci, un nuovo mezzo di comunicazione per informa-re meglio delle continue attività.Alcuni soci hanno presenziato a Gualtieri alla selezione di Miss Italia, a Carpi con sfilata di moda, a Correggio per la fiera di San Quiri-

no, dopo aver aperto la stagione con la XXV edizione del Perdono di Canossa. Poi alcuni soci hanno tenuto alto il nome del sodalizio nel giro della Lunigiana che leggete a parte, altri ci hanno segnalato di aver ottenuto otti-mi piazzamenti nelle gare di regolarità. Ormai le manifestazioni, le gare ed i raduni sono all’ordine del giorno, ogni parrocchia pare avere il suo bravo raduno di “auto d’epoca”. Il problema è che quasi mai mi dicono “l’e-poca”. Spesso si tratta di incontri senza tema ne filo logico (che so, le spider, le sportive o suddivise per decenni). Riscontro che l’offer-ta di tali riunioni è abbondante con parteci-pazione incerta, lo capisco dai tanti inviti che arrivano via mail, tutti nei giorni precedenti le manifestazioni stesse. Gli organizzatori però non sempre si pongono il problema di tener impegnati i radunisti, che spesso si annoiano

e vengono ospitati per pranzi in gazebo con improponibili specialita locali.Il pubblico guarda sempre più di-strattamente le auto esposte, anche perché spesso sono auto vecchie e non antiche e non ne trae al-cun messaggio culturale. Poi ci sono i problemi lo-gistici, le autorizzazio-ni, le assicurazioni che una manifestazione ufficiale richie-de, e coi costi attuali, se non ci sono sponsor, diventa difficile la quadratura del bilancio. Noi puntiamo più sulla “gita sociale”, meno complicata dal punto di vista organizzativo perché ogni partecipante è responsabile per se, gli itinerari non sono troppo vincolanti (o meglio, ognuno decide il proprio) e non si fanno tappe cronometrate che richiedono una grande organizzazione esterna. In prati-ca la “gita sociale” serve solo per divertimen-to turistico spesso accompagnata da visite culturali non necessariamente motoristiche.Per quanto riguarda invece la cultura abbia-

mo sempre a disposizione l’area del mu-seo, con la storia dell’automobile

da inizi ‘900 in poi, meta di visitatori, club e gite (an-

che stranieri) che non necessitano di tanta mano d’opera. Abbiamo premiato la Scuola Media A. Allegri di San Mar-tino quale vincitrice

del concorso per le scuole che si porta a

casa ben mille euro da spendere in materiale di-

dattico. Abbiamo ricevuto la visita di due

scuole straniere, una olandese ed una austriaca. Tutto ciò non fa clamore, ma semi-na cultura, soprattutto alle giovani generazio-ni che sono ormai abituate a tutti gli automa-tismi odierni e non sanno come funzionavano i mezzi meccanici di una volta. Generazioni troppo abituate a “girare la chiave” senza sa-pere cosa succede con quel semplice gesto. I ragazzi olandesi, per esempio, hanno assisti-to ad una dimostrazione pratica del sistema di accensione della Ford T inventato nel 1909 da T.A. Edison e sono rimasti stupiti nel ve-dere che certi motori a “doppia accensione” costruiti fino a pochi anni fa si ispirassero al

EDITORIALE di Roberto Vellani

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Page 4: Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell

medesimo concetto. Imparare dal vecchio per capire e costruire il nuovo che avanza.Spero che questo nuovo corso della Scude-ria si spinga sempre più sulla cultura inte-sa come storia da salvare a da imparare. In questi giorni ho parlato coi proprietari di una vecchia 1100 cabrio del 1949. Finalmen-te ho trovato persone interessate alla storia che, nel corso del certosino restauro, hanno lasciato le tracce dell’uso che fu fatto della vettura. La macchina infatti fu comprata dalla “Gazzetta dello Sport” per seguire le tappe del Giro d’Italia, comoda per le riprese in corsa grazie alla capote apribile. I proprietari hanno lasciato sul cruscotto i buchi per gli attacchi elettrici delle telecamere, a testimo-nianza del passato storico, quando tutti gli “esperti” avevano consigliato di chiudere tali buchi (rendendo la vettura uguale atutte le

altre e rovinando un pez-zo di storia). Trovarsi in sintonia è stato un attimo, criteri di restauro che non è facile trovare tra gli ap-passionati, interessati più alla vernice brillante che alla storicità dei mezzi. Mi attirerò le ire dei vari restauratori che orbitano nel giro del motorismo storico, ma sono sempre più convinto che è sem-

pre meglio un brutto conservato che un bel restaurato!In questa Gazzetta troverà posto una nuova rubrica: “era meglio quando si stava peg-gio” de-dicata al m o n d o del “c’era una volta” contornata da fotografie dell’epoca per non dimenticare. Vi chiedo a tal pro-posito che se avete foto

del XX° secolo con alcuni protagonisti locali dell’ epoca di farcele avere per ricostruire per immagini la vita del secolo scorso coi suoi abbigliamenti, i mezzi di locomozione, le sue caratteristiche.

Roberto Vellani

NON SOLO MOTORILa rubrica rosa della Fra

lo stand Scuderia e alcuni partecipanti alla Silver flag 2011a Castell’Arquato

Care Amiche e Cari Amici,continua la mia avventura nel complesso e ambiguo mondo dei mo-tori. In questi due mesi di assenza ho studiato e letto tantissimo a riguardo; direi dunque di essere prontissima per le mie…

“Lezioni Di Meccanica Rosa”Come sempre mi rivolgo soprattutto alle Amiche. Quest’oggi tratterò la CINGHIA DI DISTRIBUZIONE. Parto con una considerazione: nella vita di ogni uomo (e intendo uomo in senso strettissimo!) almeno una volta questa cinghia, non si sa perché, si rompe! Ora mi domando: è forse fatta di carta velina? Come mai si rompe con così estrema facilità? E perché sembra che questo sia un vanto tra il sesso forte?Cerchiamo sempre una ragione nell’ambito lessi-cale. Il termine “cinghia” nel nostro dialetto (leggi “sèn-gia”) sta ad indicare una comune cintura. Ora, amiche, se ci pensate esiste una cintura famo-sissima al mondo LA CINTURA DI CASTITA’, il cui uso è andato estinguendosi ma di cui ancora oggi esistono esemplari (v. foto)

Essa serviva a preservare la virtù e a frenare le tentazioni delle no-stre “agrodolci” metà. Bene signore, alla luce di questa rivelazione, è chiaro il motivo di queste continue “rotture” delle cinghie di distribuzione: quando un maschio rompe la sua cinghia è ormai troppo tardi, il danno è fatto e la distribuzione è avvenuta. Ecco allora il motivo di tanto entusiasmo quando parlano di una rot-tura alla cinghia di distribuzione. E se non mi credete fate questa prova: avvicinatevi ad un gruppo di uomini (con cautela mi raccomando) e con piglio deciso dite: “Ah, oggi ho proprio rotto la cinghia di distribuzione della mia mac-china!”. Osservateli e noterete lo sguardo sconcertato e confuso di

chi si sente con le spalle al muro. Non sapranno cosa rispondervi perché li avrete sma-scherati!Ricordatevi dunque sempre che prevenire è meglio che curare. Una controllatina ogni tanto alla cinghia prima che il maschio si avvicini è sempre una buona norma caute-lativa. Alla prossima amiche!

La Fra

Page 5: Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell

era meglio...

quando si stava peggioPer non dimenticare occorre ogni tanto fare dei richiami di memoria. Ovviamente non possiamo iniziare da quello che è un punto di forza del nostro sodalizio, il Museo dell’automobile di San Martino in Rio, centro del motorismo storico italiano negli anni ’60 e ’70. Percorreremo a tappe alcune fasi coi suoi protagonisti, i suoi mezzi, le avventure e gli aneddoti.In questo numero vedremo alcuni protagonisti della vita sammartine-se, coloro che hanno gettato il plinto che ha dato vita al Museo. Come scrisse Vic (al secolo Vittorio Vicenzi e si pronuncia con la c dolce) “Qualcuno, a San Martino in Rio, ricorda ancora l’arrivo delle primis-sime macchine del Museo dell’Automobile.Dice: era il 1956.Qualcun altro giura che si trattava di un anno prima o di un anno dopo... santa fatica della storia: riscavare nei giorni e nella memoria fra i nebulosi, o a volte straordinariamente lucidi, ricordi degli anziani e compulsare sbiadite, e a volte sbagliate, carte.”Da queste frasi e dal materiale fotografico prendiamo il 1956 come anno di nascita del Museo, ma probabilmente si tratta di una con-venzione. Riportiamo altri brani di Vic:“Pero e’ cosa necessaria; anzi, ormai indispensabile, visto che questo benedetto Museo e alla sua quinta (o sesta, o settima od ottava) vita: araba fenice del ventesimo secolo, risorgente, ogni volta, dalle sue ceneri. (Sembra che già batta le ali verso l’avventura e la gloria del ventunesimo).

Ecco come si presen-tava corso Umberto I° ed i “giardini” all’inizio del secolo con vista sui portici e la chiesa parroc-chiale

Barighin, Campari col figlio Dante per le strade di San Martino nell’epifania del 1957. Prima testimonianza fotografica di vetture antiche presenti a San Martino. Siamo in Corso Umberto I° all’altez-za della torre civica. La Fiat 1100 sullo sfondo era moder-na all’epoca.

6 Gennaio 1957, i camion del-la Campari & C. sfilano per le vie del paese a portare i doni ai vigili urbani, tradizione che si e’ persa nel tempo ma che all’epoca veniva ripetuta in tutte le citta’. La foto e’ presa dall’incrocio di Via Roma con C.so Umberto I° ed e’ visibile lo spartitraffico dove veniva-no appoggiati gli omaggi. Da notare l’abbigliamento inver-nale dei cittadini con le donne quasi sempre col velo in testa.

L’angolo dedicato alledue ruote motorizzate

Trasloco della sede del museo dalla vinicola (nella attuale zona del villaggio artigiano). In questa foto notiamo una Alfa Romeo 1759, la Chiri-biri sullo sfondo, un’Isotta Fraschini, il retro di una Rolls Royce Phantom, una Fiat Balilla Coppa d’Oro e la Zedel ancora custodita al Museo. In fondo a sinistra si intravede un carro funebre motorizzato. In questa foto c’e’ l’essenza dello spirito di allora, auto che oggi hanno un valore inestimabile veniva-no trattate quasi come giostre per bambini.

All’inizio dell’impresa muse-ale, non solo auto facevano bella mostra di se all’interno del museo. Nella foto carri e strumenti musicali.

Momento di attenzione per il fotografo per le storiche linee Imovilli sulla strada per Reg-gio Emilia. Da notare come veniva vissuta la presenza della macchina fotografica

Siamo dunque poco oltre la metà degli anni cinquanta ed una “Regina d’Africa” (cioè’ un autotreno 634 Fiat, cosi chiamato per il suo buon servizio nella colonizzazione abissina), annunciandosi con l’ansito del suo vecchio diesel e lasciandosi dietro la nuvola puzzolente dello scarico, giunge dalla Via di Modena alle porte del nobile paese di San Martino in Rio (è sempre quella memoria del 1956 che registra). Fra motrice e rimorchio tre sono (erano) i veicoli trasportati. Quali? La memoria si confonde un poco... ma di uno con certezza possiamo stabilire l’identità: una macchina il cui fianco “cedeva alle dita”, cioè’ non era di lamiera, bensì di tela, verniciata ridicolmente a scacchi bianchi sopra una tinta marrone! Era, quindi, quell’esemplare di Fiat 509 berlina tipo Weymann (cioe’ con la scocca in legno ricoperta di tela, per una maggior leggerezza dell’insieme) e che a tutt’oggi fa parte della raccolta privata Manfre-dini - Cigarini, a Prato di Correggio.”Leggere ora queste righe ci coglie l’immediato pensiero che nel XXI° secolo ci siamo da oltre un decennio, eppure allora tali parole sem-bravano proiettate in un futuro lontano. Come dice Vasco Rossi: “sono ancora qua … e già”.Godiamoci queste fotografie di quando il Museo c’era, ma non si sa-peva che ci fosse.

Roberto Vellani

di Roberto Vellani

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In un fresco mattino di aprile otto cavalieri emiliani provenienti da S. Martino in Rio, con le rispettive dame e i loro destrieri, partirono alla volta delle terre di Toscana, dove si incontrarono con un gruppo di amici di Pistoia per poi proseguire insieme verso il castello Malaspina, uno dei famosi castelli della Lunigiana. Il sole splendeva nel cielo e la compagnia era bella.Dopo essersi inoltrati nelle colline massesi, giunsero finalmente ai piedi del nobile castello. A dire il vero, a prima vista rimasero un po’ delusi, trovandosi davanti un vecchio rudere, ma, abbandonati i caval-li e inerpicatisi a piedi per ripidi sentieri, arrivarono in cima e da lassù si godettero un panorama mozzafiato. Alla fine ne era valsa la pena di tanta fatica. Terminata la visita al castello, stanchi e affamati rimontarono in sella per raggiungere l’al-bergo, dove li aspettava una cena di gala in loro onore, con tanto d’intrattenimento musicale e cabarettistico. Quante risate! La mattina seguente, freschi e riposati, i no-stri eroi, dopo aver disposto in fila i propri destrieri, ripartirono per la visita alle cave del prestigioso marmo bianco di Carrara, dove venne loro mostrato come estrarre e lavora-re il prezioso materiale, usato nei secoli per la creazione di straordinarie opere d’arte.

Tornati dalla visita, si ritrovarono di nuovo a tavola, dove gustarono un menu a base di lardo di colonnata, specialità del luogo. Infine, prima del ritorno a casa si tennero le premiazioni di rito. Il gruppo emiliano di S. Martino in Rio era il più numeroso, ricevendo tanti ringraziamenti, ma anche qualche appunto scherzoso alquan-to opportuno, visto ciò che era capitato. Un cavaliere emiliano e la sua dama, in sella a un cavallo bianco, che aveva perso la bussola, erano stati costretti a seguire un puledro grigio toscano per ritrovare la strada; un “trombista” (idraulico) e signora in carrozza, trovatisi a una rotatoria, avevano iniziato a girarvi intorno, facendo formare una lunga coda dietro di loro; due baldi giovani su uno stallone, andati in

cerca di avventure, per un po’ erano spariti dalla vista del gruppo, ma alla fine si ritrovarono insieme; e, infine, un destriero aveva dovuto farsi risistemare gli zoccoli dopo essersi azzoppato.Terminate le premiazioni e salutati gli amici toscani del Kursal Club di Ozzano - organizzatori dell’even-to, la comitiva emiliana riprese la via del ritorno: i cavalieri e le dame erano stanchi, ma contenti di aver trascorso un fine settimana insieme in allegria.Anna Gabrietti

viaggio nelle terredi Toscana

Quando il vostro presidente, ora anche mio presidente, essendo da pochi mesi insieme a mio marito diventata socia, mi ha chiesto di entrare a far parte del comitato redazionale della Gazzetta della Scuderia, non ho potuto dire di no. Da una parte per un sentimento di amicizia che mi lega a lui sin dagli anni adolescenziali, dall’altra per quel sentimento di appartenen-za a San Martino, mio paese d’infanzia e luo-go a me molto caro per ricordi, amici e affetti.Abitando ormai fuori dai confini italiani il mio compito sarà quello di scrivere di auto, ma con uno sguardo internazionale e femminile, da extra-comunitaria, così come il presidente è solito definire noi amici svizzeri. Ecco spiegato perché lo spazio a me destina-to porterà il titolo ”Fuori Confine”.Niente tricolore quindi da parte mia, pur nu-trendo un sincero amor di patria! A quello ci penseranno i miei colleghi di redazione: da me solo notizie “Fuori Confine”.

3C

Oltre l’armadio: le donne di Ralph Lauren

Il nome dello stilista Ralph Lauren, new-yorchese, classe 1939, non è legato solo al mondo della moda. Oltre ad essere il 158° uomo più ricco del mondo, non ha solo un guardaroba da far invidia. Anche il suo gara-ge non scherza. Fino al 28 agosto il Museé des Arts Décoratifs di Parigi ospiterà una se-lezione della sua collezione privata che tra le numerose collezioni private di auto d’epoca al mondo merita un’attenzione particolare per l’unicità e il prestigio. Quella di Ralph Lauren si può definire una vera collezione di auto haute couture; lo stilista americano trae infatti dalle auto linfa e ispirazione anche per creare abiti. Non è necessario intendersi di motori per apprezzare questa mostra. E’ come girare intorno a delle opere d’arte. Senza dubbio tra

tutti i collezionisti quello che distin-gue lo stilista di New York è il

buon gusto e l’eleganza e la prima cosa che lo attira di una vettura è l’estetica e lo stile di vita che quel modello ha rappresentato.La mostra è un modo per far scoprire ad ap-passionati e non di auto sportive e/o epoca, il percorso che lo stile, i materiali, la veloci-tà e la tecnologia hanno avuto dal 1930 ai giorni nostri. Nessun navigatore, stereo o aria condizionata, ma solo l’auto con un fascino antico e ineguagliabile, come espressione di trasporto e velocità.Diciassette vetture d’epoca dagli anni ‘30 ai ’90: sono in mostra le Bugatti 59 Grand Prix e 57 Atlantic, l’Alfa Romeo 8C Monza del 1931, la Bentley Blower del ’29 che vale 12 milioni di euro ed è la più ricercata in assoluto , la Jaguar XKD del ’55. C’è anche molta Italia in questa mostra , a cominciare da tre Ferrari, di sua proprietà. Mancherà l’auto più cara al mondo, la Bugatti Veyron 16,4.Vista la lunga durata della mostra e il luogo in cui è allestita, chi avesse la possibilità e l’interesse, un bel viaggetto nella capitale francese per un pizzico di storia e fascino, anche italiana, potrebbe essere caldamente consigliato.

FUORICONFINE

di Anna Gabrietti

Page 7: Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell

In questa fase di rinnovamento della veste gene-rale della Ns. gazzetta si è pensato di inserire una sezione “tecnica” che descriva vari argomenti con un linguaggio nel limite del possibile semplice e comprensibile e (speriamo) di buon gradimento.Vedremo se in seguito sarà possibile trattare ar-gomenti che piacciono particolarmente ai tecnici con la T maiuscola.Mi sono messo al lavoro nei ritagli di tempo libero con quell’entusiasmo ed apprensione tipica dei giovani che devono affrontare i primi importanti esami scolastici. Per iniziare, come si fa di solito, si incomincia dalla A = accensione.Nei motori a scoppio l’accensione è l’insieme dei dispositivi che producono l’esplosione della mi-scela aria-benzina.Nella serie di componenti dell’accensione pren-diamo in esame solamente la parte terminale, quella che determina il punto ed il momento in cui avviene l’accensione e precisamente”La can-dela”.

Cosa hanno in comune le candele in fig.1 ? Non cer-tamente la parte estetica, nemmeno la parte funzio-nale per le quali vengono utilizzate oggi. Le candele

a cera apparvero nel loro uso ai tempi delle per-secuzioni cristiane.Esistono vari sistemi di costruzione e vari mate-riali per la costruzioni della candela, ad esempio: candele di cera, candele di stearina, candele di paraffina

La prima candela per motori a scoppio è da attri-buire all’ingegnere Jean Lenoir il quale presentò nella domanda di brevetto per il suo motore nel 1860 un dispositivo che si avvicinava alla candela così come la conosciamo oggi.Per trovare un nesso comune fra le candele in fig. 1 bisogna risalire alle origini dei motori ter-mici. I motori termici si dividono in due categorie principali – motori a combustione esterna in cui il combu-stibile viene bruciato in un sistema distinto dal motore– motori a combustione interna in cui il combusti-bile è bruciato direttamente all’interno del motore (come per es. i motori a scoppio).I più importanti motori a combustione esterna sono i motori a vapore che trasformano l’energia termica del vapore in pressione in energia mec-canica. I motori a combustione interna sfruttano

l’espansione del combustibile (benzina – gasolio – gas – metano o gpl ecc..) bruciati direttamente all’interno del motore.Alla estesa famiglia dei motori a combustione interna appartengono: le turbine (Es. motori per aerei ecc…).I motori alternativi dotati di un cilindro ed un pi-stone, che esercitano un moto alternativo, vengo-no definiti “motori ciclici” nel senso che ripetono periodicamente la medesima serie di operazioni (vengono utilizzati per la locomozione dei veicoli).Per arrivare alla candela in oggetto dobbiamo se-guire virtualmente il percorso della progettazio-ne del motore a combustione interna (motore a scoppio).Intorno agli anni 1850-1860 era generalmente utilizzato il motore a vapore (motore a combu-stione esterna) funzionava abbastanza bene ma aveva anche diversi limiti dovuti ai tempi di pre-parazione (riscaldamento e messa in pressione della caldaia) ingombri, peso e costi. Nella mente di vari progettisti di allora sorse l’idea di costruire un motore a combustione interna per eliminare o almeno ridurre gli inconvenienti precedente-mente elencati e utilizzarlo per la locomozione di veicoli.

Con un certo sforzo dobbiamo cercare di portare la nostra mente a quei tempi e pensare quale po-teva essere “Lo stato dell’arte”.

I tecnici disponevano di buone conoscenze rela-tive ai motori a vapore, largamente usati quale trazione per treni e per uso industriale. I combu-stibili più usati per quei motori erano la legna e il carbone ottimi per impianti fissi e per la caldaie di treni o navi.Dopo il 1850 gli italiani Bersanti e Matteucci e il tedesco Otto inventarono dei motori piccoli a combustione interna, che potevano essere utiliz-zati anche su veicoli mobili, ma potevano funzio-nare soltanto con combustibili liquidi, come alco-ol etilico oppure con miscele ottenute anche con compositi derivati dalla distillazione del petrolio.Per la costruzione dei primi motori a combustio-ne interna i preposti hanno dovuto risolvere una serie di problemi importanti e qui di seguito vi elenco i principali:• Non disponevano di un combustibile idoneo di tipo liquido (tipo l’attuale benzina). Fecero in-numerevoli prove con varie miscele, tipo alcool etilico ecc… per ottenere almeno la ricetta suf-ficiente• Non disponevano di un sistema di accensione per ottenere l’esplosione di quella miscela gas-sosa (combustibile – aria) all’interno del cilindro del motore.In seguito, per rimanere a tema, ci occuperemo dell’Accensione.Nei primi motori a combustione interna, quale sistema di accensione utilizzarono una fiamma libera, es. uno stoppino imbevuto nell’olio (come i lumi da olio) oppure una candela di cera. Da questi sistemi empirici, la candela di cera era probabilmente la più usata, conseguentemente possiamo desumere che nacque l’appellativo di “candela” per definire l’elemento del sistema di accensione della candela di Lenoir 1860 ai giorni nostri.Gianni Zagni

origini della candela (Parte I)

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Fig.1

Page 8: Bimestrale della Scuderia San Martino e Museo dell

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RIChIAMI DI MEMORIALa scuderia è aperta per le pratiche ai soci, tutti i primi, secondi e terzi Lunedì di ogni mese (esclusi festivi) dalle 21.00 alle 24.00. E’ aperta anche tutti i Venerdì dalle 21,00 alle 24,00 per incontri, saluti ed assaggi gastrono-mici.Il Museo è aperto tutte le Domeniche con orari 10.30-12.30 e 15.30-18.30.Per i messaggi in segreteria è meglio lasciare nome e numero di telefono da richiamare.Per iscriversi al mailing ed essere aggiornato in tempo reale occorre fare richiesta [email protected] comunicazioni si possono inviare anche via fax allo 0522 636133 o via mail a:[email protected] versamenti associativi:c/c postale: 11851417IBAN: IT27 Y076 0112 8000 0001 1851 417

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ATTIVITà DA SVOLGERE

• 17 Luglio – Rocca Vintage Market alle Lune in Rocca a San Martino

• 17 Luglio – Tre Province a Piacenza, dedicato alle auto ante 1945

• 2.3.4 Settembre – Settimana Motoristica Bresciana, dedicato ai mezzi precedenti il 1918

• 4 Settembre – Mostra statica presso la Casa Protetta Tenente Marchi di Carpi

• 25 Settembre I Malatesta ed il Dr.Rossi – Gita sociale nelle terre malatestiane e Tavullia nella terra dei “mutor”

Bollettino informativo destinato ai soci ed amicidella Scuderia San Martino.

In collaborazione conUfficio Marketing Litokol

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DIGITerT i p o l i t o g r a f i a

Fedele al messaggio evangelico,

il nostro Presidente ha dimostrato

da subito l’obiettivo del Suo mandato:

“sono venuto per servire e non

per essere servito!”

Buona Turini-Age a tutti!!! E buon lavoro Sandro!

Scene da…un presidente!