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Page 1: Did Attic A

DIDATTICA SPECIALE.

PROBLEMI EPISTEMOLOGICI.

In una tradizionale visione del rapporto di insegnamento\ apprendimento, il rapporto tra insegnante e allievo era visto come un rapporto causa effetto, in cui bastava la spiegazione dell’insegnante a consentire l’apprendimento nell’allievo, raffigurabile in questo modo:

INSEGNANTE ALLIEVO.

Attualmente il rapporto insegnante-allievo ha invece come tramite l’OGGETTO CULTURALE: affinché l’alunno possa apprendere, l’insegnante lavora sul mezzo, cioè sull’oggetto culturale.

CONTESTO

INSEGNANTE ALLIEVO

OGGETTO CULTURALE

Quindi quando l’alunno non apprende, non si deve intervenire sull’allievo, per esempio rispiegando i contenuti, ma occorre modificare l’oggetto culturale.In questo modo è possibile riattraversare lo stesso sapere con direzioni e con scopi diversi (criss cross land escape).Si hno quindi scopi diversi a seconda di comesi interpreta il rapporto insegnamento\ apprendimento.

Il costruttivismo eredita dal cognitivismo la concezione che il soggetto interpreta la realtà e costruisce la conoscenza partendo da propri schemi mentali.Esso sostiene che il soggetto è interessato alla realtà solo alla luce dei suoi schemi mentali. Inoltre enfatizza il carattere socialmente condiviso e distribuito della conoscenza, attraverso alcune strategie quali per esempio il COOPERATIVE LEARNING.

Lo scopo della DIDATTICA GENERALE è quello di creare le condizioni ottimali affinché un soggetto che voglia apprendere possa apprendere, non in un apporto di causa\ effetto.

Lo scopo della DIDATTICA SPECIALE è quello di creare le condizioni ottimali affinché un soggetto con problemi di apprendimento che voglia apprendere possa apprendere, al fine di poter fare un’esperienza cognitiva, sociale e relazionale nel migliore dei modi.

Da cio si evince che la didattica speciale, cosi come la didattica generale, non ha la pretesa di lavorare sul soggetto, ma di costruire le condizioni perché l’allievo che vuole e deve apprendere, possa apprendere, lavorando diversamente su schemi, modelli e cosi via.Nella didattica special si tratta di soggetto con problemi di apprendimento, che devono essere integrati all’interno della classe e più in generale all’interno della società.

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Al fine di poter parlare di un’INTEGRAZIONE DI QUALITA’ per questi soggetti, non occorre sviluppare esclusivamente condizioni di socializzazione , ma occorre guardare anche agli aspetti si cognitivi che psicologici.Si parla di integrazione di qualità non solo quando il soggetto ha occasione di comunicare con i suoi pari; non solo quando si ottengono progressi cognitivi, ma anche quando si guarda ad aspetti psicologici, come per esempio il controllo dell’ansia, della frustrazione ecc.

Molto importanti in questo senso sono le ATTRIBUZIONI: Se un bambino che ha fallito un compito, attribuisce questo fallimento a un malore, o al fatto

di non aver studiato, attribuisce alla frustrazione una causa instabile, che non ha eccessive ripercussioni sui successivi apprendimenti.

Se un bambino che ha fallito un compito, attribuisce questo fallimento al fatto di “essere stupido”, attribuisce alla frustrazione una causa stabile, che influenzerà negativamente i futuri apprendimenti, in quanto il bambino si sentirà incapace di apprendere.Occorre in questo caso enfatizzare l’isola di abilità i ognuno, estrapolandola, al fine di eliminare il dramma della consapevolezza dell’incapacità di apprendere.

In poche parole si puo parlare di integrazione di qualità solo se si guarda alle 3 dimensioni:- sociale- cognitiva- psicologica.

Tale integrazione di qualità si realizza mediante una DIDATTICA DI QUALITÀ, ossia una didattica per l’integrazione.La DIDATTICA SPECIALE rappresenta la didattica di qualità.

La didattica speciale è infatti l’arte di istruire le persone che incontrano difficoltà nello svolgimento della vita scolastica, familiare e sociale, al fine di renderle autonome nel pensiero e nell’azione.Col termine didattica speciale è opportuno definire le strategie integrative e apprenditive specifiche per:

- soggetti portatori di handicap, - disadattati in situazioni di svantaggio familiare, scolastico e sociale.

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EXCURSUS STORICOCome il problema della disabilità è stato affrontato.

Nell’affrontare il discorso sulla disabilità occorre prendere in considerazione tre tipi di approcci:- didattismo;- approccio centrato sull’apprendimento- approccio egosistemico o pedagogia istituzionale

DIDATTISMO.Rispecchia il momento di vita della scuola precedente alla legge 517\ 77, che portò le istituzioni pubbliche a integrare i soggetti con problemi.In questo periodo si parla:

- di una scuola di tipo trasmissivo;- dei programmi - di una scuola intesa come modello a non mettere in discussione, con un dictat che proveniva

dall’alto e imponeva i contenuti da seguire.In altre parole, la scuola del didattismo è una scuola RIGIDA, con il docente al centro del processo di insegnamento \ apprendimento, e quindi ritenuto il soggetto principale di tale processo.La scuola non è quindi protesa ai bisogni dell’altro, non presta attenzione agli alunni.

INSEGNAMENTO ALUNNI insegnante esperto di sapere si deve rivolgere alla casse si devono adeguare all’insegnante

col didattismo si ha un PENSIERO CONVERGENTE, diretto verso l’assimilazione dei contenuti, in cui è privilegiato colui che si adegua alle discipline. In questo modo si sviluppa solo la dimensione cognitiva.

Privilegiando esclusivamente la dimensione cognitiva si ha una CENTRALITÀ DEI CONTENUTI nel processo di insegnamento \ apprendimento.

Vi è uno SPAZIO EDUCATIVO rigido, in cui per esempio i banchi hanno una collocazione fissa. Non sussiste neanche il considerare che un ambiente positivo possa avere effetti positivi nel processo di apprendimento da parte degli alunni.

Vi sono classi chiuse in cui non si ipotizzano relazioni di tipo verticale o orizzontale tra classi.

L’insegnante è unico. Vi sono schemi e produzioni predefinite, con una programmazione prefissata e

rigorosamente disciplinata. Il sapere è di tipo trasmissivo, con una spiegazione, un’interrogazione e un voto. La valutazione è i tipo sommativo. È caratterizzata dal nozionismo, in cui più si sa, meglio è. L’attenzione è rivolta ai

prodotti e non ai processi, premiando cosi il sapere mnemonico. Gli insegnanti sono ripartiti in base a classi e sezioni e non in base alle loro

competenze. I compiti a casa sono uguali per tutti, senza interventi calibrati sulle capacità

individuali, con l’obiettivo di selezionare i migliori. Le verifiche sono uguali per tutti. Situazioni di handicap sono viste come un caso eccezionale Vi è assenza dell’insegnante di sostegno.

APPROCCIO CENTRATO SULL’APPRENDIMENTO

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La legge 517\77 rappresenta lo spartiacque tra la pedagogia dell’insegnamento e la pedagogia dell’apprendimento.Con tale legge si assiste a una rivoluzione nella scuola, causata da due eventi:

- l’integrazione dei soggetti portatori di handicap;- la programmazione curricolare, che dirigeva l’attenzione sui problemi formativi degli

alunni. Con programmazione curricolare si intendeva la programmazione di un itinerario formativo verificabile volta per volta.Si inizia cosi a parlare di pluralità di pensiero e di intelligenza, bisogni formativi, individualizzazione.

INSEGNAMENTO ↔ ALUNNI

Non c’è pi dicotomia tra chi insegna e chi apprende:- l’insegnamento si configura per rispondere ai bisogni formativi dell’allievo, impostato sui

reali bisogni della classe, analizzando situazioni di partenza, definendo obiettivi, individuando metodologie…

- l’apprendimento da input per insegnamento.

Il bambino è portatore di un VISSUTO PERSONALE, si inizia a parlare si stili cognitivi e attenzione col pensiero divergente. Inoltre si recuperano alcuni valori come la diversità

Gli spazi educativi sono più numerosi e meno rigidi: si inizia a parlare di LABORATORI in cui si intrecciano sapere fare e sapere, in quanto le sole nozioni astratte non sono in grado di sviluppare determinate abilità, che il sapere pratico sviluppa.Creare occasioni di manipolazione del sapere e sapere fare in luoghi diversi dall’aula, magari dotati di opportune attrezzature.

Classi chiuse, che non comunicano tra loro, ma si inizia a parlare di GRUPPI, il che ha portato a una rottura dello schematismo esistente.

Nasce un team docente e un lavoro collegiale previsto dalla programmazione. Un programma predefinito, ma adattabile alle diverse esigenze dei singoli, anche se

la programmazione è essenzialmente disciplinare. Il sapere è legato ai vissuti dei singoli alunni e scrittura influenza la

programmazione, che diviene più attenta ai bisogni del gruppo classe affidato. Alla valutazione sommativa si aggiunge la valutazione formativa. Al nozionismo si assolve il problem solving.

Il problem solving è una strategia didattica in cui si lavora per problemi, coinvolgendo gli alunni che devono individuare modalità di risoluzione.In questo modo la scuola considera gli allievi come piccoli scienziati, che applicano una metodologia scientifica nella risoluzione di problemi.

Compiti individualizzati a seconda della loro capacità. Si inizia a fare un’analisi dei PREREQUISITI COGNITIVI e AFFETTIVI. ( abilità propedeutica rispetto a un compito di apprendimento).

Le situazioni di handicap sono vissute come “imprevisto atteso”, in quanto si è nell’epoca della 517, che legittima l’integrazione di soggetti con handicap.

L’insegnante di sostegno è percepito come sostegno ai problemi dell’alunno: l’insegnante di ruolo e la classe non hanno il compito di occuparsi dell’alunno svantaggiato.

Percorsi didattici individuali per l’alunno con handicap, che è isolao dalla classe e dalle attività del gruppo classe.

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Programmazione speciale creata appositamente per il bambino con problemi ( il PEI nasce per rispondere ai bisogni speciali dell’alunno con handicap, ma è indipendente dai percorsi della classe.

APPROCCIO EGOSISTEMICO o pedagogia istituzionale.Si ha una rivalutazione del contesto. Nuovi modelli danno i loro contributi: i modelli costruttivistici, per esempio, hanno messo in evidenza l’importanza de contesto, come per esempio il numero degli alunni, la loro provenienza, l’ubicazione della scuola, l’aula…

INSEGNAMENTO ↔ ALUNNI

↨ ↨AMBIENTE

Si fa quindi riferimento a una scuola in cui tutto rappresenta elementi e variabili importanti per esiti formativi positivi.Vi è una modificazione sostanziale del ruolo dei soggetti che intervengono nel processo di insegnamento \ apprendimento.

Subentrando il contesto come risorsa, il bambino è definito a seconda dei suoi vissuti.

Compaiono le intelligenze multiple Vi sono occasioni per il lavoro laboratoriale Le classi non sono più chiuse ma aperte, ma aperte con gruppi verticali e orizzontali. Inizia a funzionare il TEAM TEACHING, cioè i docenti insieme valutano e

progettano i vari percorsi a seconda delle loro caratteristiche personali, distribuendosi i compiti.

Entrano nella scuola esperti esterni. Si recuperano le proprie storie di vita. Il progetto è attento, aperto, flessibile agli imprevisti. Il sapere è interdisciplinare, la ricerca è strumento privilegiato e vengono valorizzate

le esperienze provenienti dall’ambiente. Alla valutazione sommativa e formativa si aggiunge il PORTFOLIO e altri strumenti

di autovalutazione. Al nozionismo e al problem solving si aggiungono altri metodi. Gli insegnanti non sono affidati alle classi, ma ripartiti per competenze. Tempi variabili sulla base degli interessi. Compiti differenziati. Verifiche centrate sul compito, su responsabilità individuale o di gruppo, sul

prodotto. La situazione di handicap è vista come parte naturale della realtà di vita, in quanto

siamo tutti diversi: la scuola raccoglie cosi soggetti con problemi diversi: il superdotato, il normodotato, il diversamente abile.La scuola si propone la stessa formazione eterogenea, cosi come avviene nel contesto sociale.

L’insegnante di sostegno fa parte del gruppo classe e il sostegno è operato da tutti gli insegnanti e dalla classe. Il sostegno diviene sostegno alla classe.

Vi è prevalenza di percorsi educativi didattici dell’handicap, legati al gruppo classe.

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La programmazione ordinaria è modificata in base alle esigenze e potenzialità dell’allievo in situazione di handicap e della classe.

Cos’è l’istruzione individualizzata?Occorre non confondere l’istruzione individuale con l’istruzione individualizzata:

L’ISTRUZIONE INDIVIDUALE è un’istruzione esclusivamente rivolta a un singolo alunno. Se il docente della lezione individuale (per esempio la lezione privata) ha lo stesso comportamento dell’insegnante di classe, l’apprendimento risulta essere unidirezionale e il mancato apprendimento corrisponde a una mancata abilità.

L’ISTRUZIONE INDIVIDUALIZZATA è legittimata dalla consapevolezza che nelle classi i soggetti sono molto diversi tra loro, con bisogni formativi diversi: per questo non si puo gestire un’offerta formativa uguale per tutti. L’offerta formativa si deve attrezzare per rispondere a bisogni educativi diversi.Per parlare di istruzione individualizzata occorre per prima cosa analizzare quali sono gli elementi di insuccesso.

Spesso l’istruzione è individuale e non individualizzata. Nelle classi si segue un criterio di formazione che mal si adatta a un’istruzione individuale:L’età anagrafica che spesso nei bambini non coincide con l’età effettiva, seguendo uno schema di selezione proprio delle classi militari ( ordinare e dirigere cervelli come un generale fa con la sua truppa). Questo sistema è seguito anche nella scuola, il che porta nella classe a rallentare gli studi dei bambini dotati per adeguarsi alla media. Questo porta a un rallentamento generale della classe, che inoltre deve tener conto dei meno dotati.Vi sono scarsi tentativi in classe per sopperire a questo “reclutamento”, tant’è che nella scuola è fortemente presente il didattismo.Non si vuole tornare alle classi differenziali, ma attuare opportune strategie metodologiche, tra le quali poteva essere l’insegnamento modulari.

L’istruzione individualizzata, secondo gli stereotipi:- non corrisponde al lavoro individuale degli allievi,- non corrisponde all’insegnamento individuale ( rapporto 1 a 1).

L’istruzione individualizzata.Consiste nell’adattare l’insegnamento alle caratteristiche individuali degli alunni.

ADATTARE COSA A CHE COSAI codici linguistici alle capacità linguisticheI ritmi di insegnamento ai ritmi di apprendimento Le modalità di trasmissione alle modalità di

apprendimento I compiti di apprendimento ai prerequisiti cognitivi

Per quanto riguarda i CODICI LINGUISTICI, per esempio la presenza di alunni stranieri in classe porta a dover facilitare la comunicazione, adattando il proprio codice linguistico e colmando lo scarto di codice con l’aiuto di un mediatore.

Per quanto riguarda i RITMI DI INSEGNAMENTO e APPRENDIMENTO, occorre non ignorare la variabile “tempo” ai ritmi di apprendimento. Mentre in passato il tempo era uno strumento di selezione (il migliore era chi svolgeva bene il compito nel tempo minore).

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Ora la variabile tempo non è più essenziale perché l’obiettivo principale non è quello di selezionare, ma di portare tutti a uno stesso livello.Occorre quindi tener presente che nel trasmettere un messaggio di insegnamento, occorre rispettare non solo i tempi di apprendimento del bambino, ma anche le pause.

Per quanto riguarda le MODALITA’ DI TRASMISSIONE, occorre adattare gli apprendimenti alle modalità di apprendimento, attraverso per esempio i giochi di ruolo, debitamente strutturati, in cui attraverso l’attività ludica si forniscono apprendimenti anche complessi.

Per quanto riguarda i COMPITI DI APPRENDIMENTO occorre tener conto dei prerequisiti cognitivi ( abilità propedeutica rispetto a un compito di apprendimento). Sta all’insegnante evitare di determinare situazioni di insuccesso per scarsa professionalità dovuta a una mancanza di attenzione verso i prerequisiti del bambino.

Nell’istruzione individualizzata occorre utilizzare MEDIATORI per facilitare gli apprendimenti. I mediatori possono essere:

I. MEDIATORE ATTIVO, ossia l’esperimento in laboratorio;II. MEDIATORE ICONICO, cioè l’immagine,

III. MEDIATORE ANALOGICO, ossia una modalità analogica sotto forma di gioco, simulazione al computer…

IV. MEDIATORE SIMBOLICO, cioè la parola.

Occorre poi interrogarsi se la modalità utilizzata è congruente con lo stile di pensiero dell’allievo e se la modalità utilizzata è congruente alla modalità di apprendimento dell’allievo, allora si fa istruzione individualizzata.

Stili Cognitivi.Quando le modalità di insegnamento si adeguano alle modalità di apprendimento occorre tener conto degli stili cognitivi:un insegnante di qualità utilizza una gamma ampia e diversificata di strategie al fine di poter venire incontro ai vari stili cognitivi.

VARIABLI DELL’INSEGNAMENTO IN VARI AUTORI.Padre dell’istruzione personalizzata è Claparéd, che si pose il problema di affiancare al programma normale delle OPZIONI, differenziando cosi l’offerta formativa.

Parkuse iniziò a interrogarsi sul problema del tempo e di contatto pedagogico che diveniva un modo per avvicinarsi all’allievo in un rapporto più dialogico e alla pari, con un adeguamento all’insegnamento e all’apprendimento .

Waskburner iniziò a interrogarsi sul ritmo di apprendimento, con notebook e altri strumenti che consentivano all’insegnante di adeguarsi ai ritmi di insegnamento.

Skinner introdusse le “teaching machine”, cioè le macchine dell’apprendimento, che semplificavano e graduavano i contenuti e fornivano feedback immediati.Il funzionamento di queste macchine prevede la predisposizione di domande in cui i compiti di apprendimento erano parcellizzati in sottobiettivi.Inoltre forniva indicazioni su come intervenire nel momento in cui si ha una risposta errata.

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Crouder aveva predisposto una programmazione ramificata, in cui aveva previsto una gamma articolata di errori con una corrispondente gamma di interventi agli errori. Quindi si giunge a un metodologia di insegnamento meno rigida rispetto al passato, mettendo in primo piano non il sapere cognitivo, ma l’essere dell’alunno.

Sintesi.Gli elementi che emergono da questi autori divengono molto importanti nel MASTERY LEARNING:

- il tempo necessario all’alunno per apprendere tempo concesso \ ritmo di apprendimento;- capacità di comprendere il compito (Crouder) feedback;- tipi di intelligenza con i relativi prerequisiti che ciascuno possiede compito \ percorso,

cioè attenzione al compito in quanto tale, al processo, a ciò che avviene in itinere e quindi non solo attenzione al risultato.

MASTERY LEARNING ( apprendimento per padronanza).Secondo il mastery learning tutti, o quasi tutti gli allievi, possono raggiungere i traguardi formativi se si creano le condizioni adatte.È quindi una strategia didattica ed educativa secondo la quale tutti, o quasi tutti gli allievi, possono arrivare a certi traguardi formativi, cioè di padroneggiare adeguatamente le conoscenze e raggiungere gli obiettivi fondamentali di un corso di studi (maestria).

Quindi tutti se adeguatamente avvicinati a un compito di apprendimento possono raggiungere gli obiettivi previsti. Siamo cosi di fronte a un sistema che riconosce le sue responsabilità di fronte agli esiti.Consente a tutti di raggiungere determinati traguardi formativi se adeguatamente sostenuti con strumenti, metodi, strategie…Si è visto che ci sono alcune VARIABILI dell’insegnamento manipolabili, al fine di poter raggiungere i risultati previsti.

Mastery learning in Carrol.Strategia introdotta da Bloom negli anni 50, si ispira al modello teorico di Carrol, che è il seguente:

IL GRADO DI APPRENDIMENTO = ( in funzione di) Tempo impiegato Tempo concesso

Il grado di apprendimento è il risultato di un’interazione di una serie di variabiliIl tempo diviene una variabile importante.

Le variabili che entrano in gioco in un processo di insegnamento \ apprendimento, sono: la PERSEVERANZA, cioè il tempo che lo studente è disposto a dedicare alla scuola,quindi

rappresenta l’impegno. L’OPPORTUNIA’ di APPRENDERE, cioè il tempo che gli viene concesso. La QUALITA’ dell’ ISTRUZIONE , chiarezza con cui viene precisato il compito,

strategie… La CAPACITÀ di comprendere l’istruzione.

Per Carrol tutti possono aggiungere la padronanza se vengono gestite adeguatamente la II e III variabile: se concediamo il tempo e l’istruzione è di qualità..

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Mastery learning in Bloom.

le caratteristiche dello studente, riguardano quelle caratteristiche che dobbiamo considerare nello studente nel momento in cui parliamo di mastery learning.

Per quanto riguarda la qualità dell’istruzione, Bloom ritiene che bisogna affrontare il compito di apprendimento con qualità.

Se lavoriamo considerando prerequisiti affettivi e cognitivi degli allievi e utilizziamo una didattica di qualità, avremmo come risultato un certo tipo di profitto, che quindi dipende dalla qualità dell’istruzione.

Per quanto riguarda il ritmo di apprendimento, rispetto a quanto detto da Carrol, il TEMPO è una risultante, mentre nel primo è una variabile.Se si parte dalla conoscenza dei prerequisiti cognitivi e affettivi e se ci si avvale di strategie metodologiche adeguate, non c’è bisogno di considerare il tempo come variabile fondamentale ( esempio, doposcuola con cui si pensa di risolvere problemi solo aumentando il tempo).

I risultati affettivi riguardano l’interesse e la motivazione.Motivazione e tempo sono quindi risultati e non variabili.

Critica al Mastery Learning.L’individualizzazione si muove solo quando l’errore è stato commesso dall’alunno. Nel momento in cui l’allievo commette molti errori si correrà il rischio di un sovraccarico cognitivo nel recupero.Inoltre errori ripetuti possono agire da fattore demotivante.

Possiamo poi dire che le FRONTIERE del Mastery Learning sono le seguenti:

CARATTERISTICHE DELLO STUDENTE

ISTRUZIONE RISULTATI DELL’APPRENDIMENTO

Compito di apprendimento

Comportamenti cognitivi di

ingresso

Comportamenti cognitivi di

uscita

Livello e tipo di profitto

Ritmo di apprendimento

Risultati affettivi

Qualità dell’istruzione

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1° FRONTIERA la compensazione precoce attraverso i seguenti strumenti che consentono di prevenire un sovraccarico cognitivo:

A) la valutazione analogica.B) Il fascicolo mastery.

2° FRONTIERA differenziazione didattica, cioè l’utilizzo di approcci didattici alternativi.

Rischio della differenziazione didattica.Secondo Clifford, variando il medium si cambia la natura dell’abilità perseguita e si promuove il raggiungimento di un obiettivo differente.Nello studio di un testo scritto per esempio non si assimilano solo le conoscenze che esso riporta, ma contemporaneamente si impara ad apprendere da un testo scritto.Se usiamo un testo audiovisivo si svilupperanno nel bambino la capacità di comprendere le immagini.In conclusione l’alternativa di un testo scritto può essere un altro testo scritto.

Pregiudizi da eliminare.1. lo stereotipo relativo a un modello di intelligenza unico;2. l’abitudine a considerare la motivazione la base di successi,3. l’idea che smembrare le conoscenze in tanti elementi e situazioni isolate può essere

facilitante,4. il programmare con il presupposto che il raggiungimento degli obiettivi e l’acquisizione

delle conoscenze sia un percorso sommatorio.

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LA PIRAMIDE DI MASLOW(gerarchia dei bisogni)

Successivamente lo psicologo statunitense Abraham Harold Maslow introdusse il concetto di “gerarchia dei bisogni”, vale a dire una distinzione fra bisogni più bassi, relativi alle funzioni fisiologiche (alimentazione, sesso, riposo), e quelli più alti, ricollegabili più direttamente alla dimensione psicologica e relazionale dell’uomo (sicurezza, affetto, appartenenza, stima, realizzazione). Maslow li pose in relazione gerarchica perché ogni tipo di bisogno si manifesta e si intensifica solo quando il livello precedente è stato adeguatamente soddisfatto.

Solo soddisfando questi bisogni si può arrivare all’autorealizzazione.I bisogni fondamentali sono bisogni propedeutici a quelli di costruzione, perché ogni gradino inferiore pone le basi per poter poi soddisfare i bisogni più vicini al vertice.Mentre poi i bisogni fondamentali sono propri non solo degli uomini ma anche degli animali, in quanto anche i piccoli del mondo animale hanno bisogno di essere nutriti e di sentirsi sicuri, man mano che giungiamo al vertice i bisogni diventano sempre più umani.

Anche il disabile ha necessità di veder soddisfatti questi bisogni. Naturalmente, a seconda del deficit , l’autorealizzazione del disabile sarà diversa rispetto a quella del normodotato: non dobbiamo quindi avere la pretesa che un disabile grave possa raggiungere gli stessi traguardi di un normodotato.È necessario comunque che anche un soggetto con deficit, per raggiungere un buon livello di autorealizzazione, abbia soddisfatti i bisogni di sicurezza, amore, stima ecc.

BIS

OG

NI

fondamenta

liD

i costruzione

Bisogni fisiologici

Sicurezza

Amore, appartenenza

Stima di se \ da parte altrui

Verità, bontà, bellezza, vitalità,

ordine individualità autosufficienza

Autorealiz-

zazione

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È utile quindi potenziare per esempio l’autostima con compiti che portano al successo al fine di giungere all’autorealizzazione personale.

CARATTERISTICHE DELL’INSEGNAMENTO UMANISTICO Permette agli alunni di prendere parte alle decisioni riguardanti l’attività didattica

(l’insegnante può rendere l’alunno capace di scegliere a quale attività prendere parte.Una scuola orientativa deve sviluppare questa capacità decisionale e non imporre determinati contenuti: l’imposizione infatti crea dipendenza.

Promuovere l’iniziativa personale, indirizzando cosi il bambino verso l’autorealizzazione, come visto nella Piramide di Ma slow.

Risponde positivamente al desiderio di esplorazione. Incoraggia l’azione, non in forza di una ricompensa esterna, ma per il desiderio di quella

realizzazione di se che Ma slow mette al I posto nella sua gerarchia della motivazione..

Bisogni motivanti in Deicy.Al fine di porsi in una situazione positiva per l’apprendimento, secondo Deicy, occorre invece soddisfare questi bisogni:

BISOGNO DI SUCCESSO, cioè il percepirsi come capace. Competenza e successo sono correlati: ripetute esperienze di successo aiutano il disabile e non solo, e elevare il suo senso di autostima.I docenti devono lavorare affinché l’allievo viva esperienze di successo.

BISOGNO DI AUTODETERMINAZIONE cioè il bisogno di prendere parte attiva in un compito di apprendimento, considerando il contributo del soggetto disabile. Se l’allievo non è coinvolto in prima persona in un compito, non puo sperimentare l’autodeterminazione.Se l’uomo sente il bisogno di essere considerato l’attore del processo di apprendimento, occorre che i singoli vedano il proprio contributo riconosciuto.

BISOGNO DI RELAZIONE cioè il bisogno di integrare con gli altri che è il bisogno più importante.

IL P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato)Per impostare correttamente il P.E.I. occorre riflettere sui bisogni e pensare che la scuola deve soddisfare i bisogni educativi speciali: per questo si ha bisogno di una scuola che sappia realizzare un’integrazione di qualità ( cioè una scuola preoccupata di soddisfare i bisogni educativi speciali e deve considerare il disabile in 3 campi di espressione:

- cognitivo,- relazionale,- picologico.

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I componenti del P.E.I.

TEORIA TRIARCHICA SULL’INTELLIGENZA, di Stemberg.Questa teoria sostiene che una prestazione deve essere valutata tenendo cono dei diversi tipi di intelligenza posseduta da un soggetto.Il nostro pensiero infatti può essere

- analitico- creativo- pratico.

Occorre capire che esiste un rapporto tutor tipo di intelligenza e riuscita scolastica. La scuola infatti ha creato delle aspettative in base a determinati stereotipi che si è creata.Nella valutazione delle abilità metacognitive occorre invece tener conto di tutti i tipi di intelligenza.Aiutare gli allievi ad acquisire consapevolezza dell’esistenza della pluralità di intelligenze possedute è utile per ridimensionare un determinato insuccesso che è causato da un compito che magari richiede abilità diverse proprie di una tipologia di intelligenza diversa.

Bisogni educativi speciali \ difficoltà di apprendimento

Programmazione Educativa Individualizzata

Piano Educativo Individualizzato

DiagnosiFunzionale

Profilo Dinamico Funzionale

Attività mentali, metodi di lavoro

Verifica dell’acquisizione e dell’appropriatezza degli obiettivi.

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ABILITÀ METACOGNITIVA.Per ABILITÀ METACOGNITIVA, si intende una consapevolezza e un automonitoraggio in itinere delle nostre prestazioni, controllando gli esiti di tali prestazioniQuindi individuando:

- consapevolezza- automonitoraggio- controllo

si può dire di avere capacità metacognitive.

ABILITÀ DI STUDIO.Una scuola che lavora sistematicamente sulle abilità di studio non solo è utile ai soggetti disabili, ma anche per gli altri alunni.Per ABILITÀ DI STUDIO si intende aiutare l’alunno ad approcciarsi correttamente di fronte a nuovi contenuti.

Occorre effettuare una differenza tra:- INSERIMENTO, in cui l’alunno è solo “messo” in una classe, entra a far parte di un gruppo

classe;- INTEGRAZIONE, in cui si tiene conto degli aspetti cognitivi, sociali e psicologici

dell’alunno.Bisogna operare affinché l’inserimento diventi integrazione, tenendo conto anche che l’individualizzazione deve essere al servizio dell’integrazione.La didattica dell’integrazione è quella didattica che non mette il contenuto scolastico al centro del processo di insegnamento apprendere, ma lo riporta al suo giusto ruolo percepibile e utilizzabile da tutti gli alunni.

Come fare per soddisfare i bisogni educativi speciali e allo stesso tempo non far isolare l’alunno, permettendo quindi la sua integrazione?LE STRATEGIE DI INTERVENTO IN CLASSEÈ indispensabile stabilire a monte i punti di contatto, cosi come abbiamo fatto a livello di diagnosi, tra P.E.I. e programmazione.Bisogna mettere il disabilità nelle condizioni di vivere quotidianamente momenti di partecipazione

Creare un clima inclusivo:è l’elemento più importante al fine di consentire l’integrazione dell’alunno disabile. Il migliore insegnante di sostegno è il gruppo classe. È quindi opportuno attivare la risorsa compagni, attraverso il tutoring, il cooperative learning, lapprendistato cognitivo, lo sfondo integratore e il problem solving.

Vi sono degli INDICATORI DI INCLSIVITA’ all’interno di una classe, che rappresentano le 5 coordinate di inclusività di una classe:

1. l’alunno disabile deve rimanere in classe per il maggior tempo possibile. Questa è una condizione indispensabile ma non sufficiente.

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2. l’alunno disabile deve fare il più possibile le stesse cose fatte dai suoi compagni di classe3. deve essere posto nelle stesse condizioni formative degli altri studenti ( lavoro individuale,

di coppia, di gruppo…)4. i migliori insegnanti di sostegno per lui sono i suoi compagni5. gli spazi di un’aula inclusiva (cioè che li comprende) devono essere ampi.

Il punto di contatto tra P.E.I. e programmazione di classe è garantita dalla didattica integrata.STABILIRE DELLE PASSERELLE: la didattica integrata prevede continuamente dei punti di contatto tra le due programmazioni che devono intersecare continuamente. I contenuti assumono un significato diverso, vengono ricondotti alla loro funzione primordiale di essere stimolo e di essere fruito da tutti.

Questo è possibile:- riducendo gli obiettivi della classe- differenziando la complessità del compito.

STABILIRE PUNTI DI CONTATTO TRA P.E.I. E PROGRAMMAZIONE DI CLASSE

Riduzione degli obiettivi della

classe.

Adeguamento degli obiettivi della

classe ai bisogni del disabile.

- prove differenziate solo nel livello di complessità;

- semplificazione del libro di testo

- organizzatori anticipati.

- Ripasso- Operatività in tutte le

discipline- Lavoro sulle abilità di

studio.

- Bisogna saper ben utilizzare la programmazione

- Bisogna utilizzare più codici per permettere all’allievo di muoversi in modo trasversale tra il saper storia, letteratura, matematica ecc.

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ANALISI DEL COMPITOOccorre determinare quali passi più semplici e accessibili alle abilità dell’allievo devono essere compiuti per arrivare a eseguire un compito in maniera corretta.

Secondo la modalità di ADEGUAMENTO degli obiettivi della classe ai bisogni del disabile, occorre tener anche conto della TEORIA DI ROBINS SQ4R.Infatti:

SCORRERE momento di produzione di ipotesi sul contenuto che si andrà a trovare nel testo. Per esempio leggendo un titolo sul Ciclo dell’Acqua, si supporrà che si parlerà di acqua, piogge ecc.Si fa guardando il titolo, le parole in grassetto e le domande finali. Queste ultime infatti sono molto utili perché consentono di focalizzare i punti chiave del testo, rappresentando una guida alla lettura che consente di acquisire elementi di discriminazione.

DOMANDARE è una fase strettamente connessa alla prima. In questa fase ci si pongono quanti più interrogativi possibili sui contenuti del testo.

LEGGERE la lettura rappresenta solo la terza fase, in quanto questa è strettamente dipendente da un previo scorrimento e domande. Essa deve essere di tipo attivo, e deve essere volta alla ricerca delle risposte delle domande che precedentemente sono state poste.

RICHIAMARE ALLA MEMORIA l’alunno deve richiamare alla memoria quei contenuti gia acquisiti che sono correlati con il testo letto.

RIPASSARE in questa fase si ripetono i concetti letti al fine di ben fissarli in memoria.

STUDIO EFFICACE

Strategie Tecniche

SQ4Rscorreredomandarerichiamare alla memoriaripassareriflettere.

sottolineareprendere appunti personalischematizzare

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RIFLETTEREquesta fase nella teoria è stata aggiunta successivamente, ma è di fondamentale importanza, in quanto l’alunno deve pensare a quello che ha fatto, e quindi riflettere sulle operazioni cognitive messe in atto nell’affrontare quel determinato compito.

SOTTOLINEARE\ PRENDERE APPUNTI PERSONALI\ SCHEMATIZZARE prima di mettere in atto queste tecniche è necessario scorrere, domandare e leggere. Il prendere appunti o schematizzare è un’operazione complessa, che può essere effettuata in maniera corretta solo dopo aver compreso appieno il testo.La modalità di adeguamento degli obiettivi della classe ai bisogni dell’allievo disabile, al fine di stabilire un punto di contatto tra P.E.I. e programmazione di classe, può essere effettuata nei seguenti modi:

PROVE DIFFERENZIATE SOLO NEL LIVELLO DI COMPLESSITÀ: se infatti la classe fa cose complesse non adeguate al livello cognitivo del disabile, si possono prevedere per il disabile prove sì differenziate, ma SOLO nel livello di complessità.Questo utilizzando uno stesso materiale ma con attività diverse.

SEMPLIFICAZIONE DEL TESTO che può avvenire secondo tre differenti modalità: Evidenziazione percettiva in caso di disturbo cognitivo lieve, attraverso

un’evidenziazione che aiutino il disabile a individuare i concetti chiave, attraverso l’utilizzo di pennarelli e chiose a lato della pagina, riportando qui i concetti.

Testo ex-novo per soggetti con disabilità media, in cui verranno riportati i concetti del testo principali, utilizzando un linguaggio più semplice e sfrondando il testo delle parti meno importanti.

Riduzione del testo , in cui frasi brevi sono affiancate da immagini significative, che assumono un ruolo rilevante per la spiegazione del testo.

ORGANIZZATORI ANTICIPATI, in cui dopo aver letto i paragrafi di un testo, si costruisce un “contenitore” da utilizzare come guida al lavoro che il disabile deve fare che racchiuda:

- idea principale- 5 dettagli che chiariscono l’idea principale.

Per esempio, in una lezione di storia, tale contenitore dovrebbe prevedere:- fatto storico,- cause- conseguenze- date- personaggi.

Altro metodo può essere fatto individuando la gerarchizzazione tra gli elementi del testo. Ricordiamo che saper studiare vuol dire saper anche individuare i diversi livelli di inclusione e gerarchizzazione tra gli elementi.Quindi:

TEMA\ ARGOMENTO

Informazione principale 1 Informazione principale 3Informazione principale 2

Dettaglio 1.1 Dettaglio 2.2 Dettaglio 3.2Dettaglio 3.1Dettaglio 2.1Dettaglio 1.2

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mentre l’idea principale racchiude quelle informazioni importanti, i dettagli minori definiscono quelle informazioni non importanti ma utili. In questo modo il disabile interiorizza l’abilità cognitiva della gerarchizzazione degli elementi.