e v e r e s t s p e c i a l e d i t i o n - ev-k2-cnr · la montagna della scienza nepal nepal...

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L a storia dei rapporti tra Nepal – Italia è stretta- mente legata alla più grande montagna del nostro pianeta. Le spedizioni alpinisti- che dirette all’Everest e sugli altri “8000” nepalesi hanno certamente dato impulso ai primi contatti ufficiali, per ot- tenere le autorizzazioni a esplorare e salire i “giganti della terra”. Presto, però que- ste relazioni sono evolute verso vere e proprie collaborazioni internazionali, prima di coope- razione umanitaria e in seguito scientifica. In questo campo il Comitato Ev-K2-CNR vanta, e ne va molto orgoglioso, un vero e proprio primato: la realizzazione del Laboratorio Osserva- torio Piramide, nella valle del Khunbu, ai piedi del Monte Eve- rest a 5.050 metri, realizzato grazie alla indispensabile collaborazione con la Nepal Academy of Science and Techno- logy e al Consiglio Nazionale delle Ricerche. L’Everest, la montagna-mito dell’alpinismo per tutti gli ap- passionati dell’alta quota, è diventato così nel volgere di pochi anni a partire dal 1990 “la nostra casa” in condivisione con gli amici nepalesi. La Piramide di vetro e acciaio, i suoi im- pianti e strumentazioni scientifiche la cui rete di sensori si estende fino agli 8000 metri di Colle Sud è, infatti, ricono- sciuta da tutti come “il laboratorio internazionale della ri- cerca scientifica in alta quota”. Ne siamo orgogliosi. Con il mese di ottobre del 1990 la collaborazione tra Nepal e Italia è andata viepiù crescendo: il novantatrenne Ardito Desio insieme all’Ambasciatore italiano a Kathmandu, il Vice Can- celliere dell’ Accademia Nepalese delle Scienze inaugurarono infatti il Laboratorio Piramide. Fu un momento commuovente e altamente significativo proprio per la presenza a quella quota di un uomo simbolico per l’età e la carriera scientifica e esplo- rativa qual’era Desio. Nasceva in quegli anni un nuovo approccio al modo di inten- dere la montagna. E il Comitato Ev-K2-CNR conoscendo a fondo le realtà montane e comprendendone il potenziale, com- prese immediatamente che non ci si poteva più limitare ad un rapporto solo esplorativo e sportivo con i grandi ed ancora inesplorati ecosistemi d’alta quota. Bisognava andare oltre: le montagne sono testimoni antichi dello sviluppo dell’umanità, un bacino prezioso da cui attingere informazioni nel campo delle scienze della Terra, dell’ambiente, della medicina e fi- siologia, delle scienze antropologiche, delle tecnologie ecoef- ficienti e dei sistemi di gestione ambientale. L’Everest non era, così, più guardato solo come una monta- gna solo da salire, un primato da raggiungere, ma come un bene prezioso, un testimone privilegiato dei cambiamenti cli- matici, il vertice di una regione che è riserva preziosa di bio- diversità, uno scrigno di tradizioni, culture e popolazioni da conoscere. Intuizione, questa, fortemente condivisa con i partner Nepa- lesi, in primis con il NAST, ma anche con il Wwf Nepal, con il DHM (Department of Hydrology and Meteorology), con le... PERIODICO DI SCIENZE E STUDI SU MONTAGNA, CLIMA E AMBIENTE Numero 1 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012 Everest Special Edition Everest, la montagna della scienza Nepal Everest Everest Nepal Nepal Cina Ricerca e cooperazione in Nepal T utto ebbe inizio quando nel 1986 una spedizione ameri- cana dichiarò che il K2 era più alto dell’Everest. Il prof. Ardito Desio e Agostino Da Polenza, non potendo re- sistere al richiamo di una tale sfida, unirono la loro passione e competenza alpinistica e scientifica e inaugurarono il “Progetto Ev-K2-CNR” in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Iniziarono così con l’organizzare spedizioni che mettevano l’alpinismo al servizio della scienza e rimisurarono entrambe le montagne servendosi di tecniche tradizionali e innovative come il GPS. Non solo riconfermarono l’Everest quale montagna più alta al mondo ma stabilirono le tecniche standard di misurazione per gli anni a venire. Due anni dopo, fondarono il Comitato Ev-K2-CNR per continuare a promuovere progetti di ricerca scientifica e tec- nologica in alta quota con un particolare riferimento alle zone dell’ Hindu Kush-Karakorum-Himalaya.... L ’Everest, situato lungo il confine tra Nepal e Cina, è universalmente riconosciuto come il punto più alto della Terra. Dal punto di vista ge- ologico si trova nella zona di collisione lungo il confine delle placca eurasiatica e quella indiana. Se si valutano temi quali l’incidenza dei movimenti della crosta ter- restre e il riscaldamento globale, si capisce perché da sempre, l'altezza dell'Everest e le sue variazioni sono oggetto di studio delle Scienze della Terra. 1816 Il geografo prus- siano Alexander von Hum- boldt in un articolo pubbli- cato nel 1816 sugli "Annali di Chimica e di Fisica” ri- portò il primo tentativo di misurazione delle vette hi- malayane quando le quote dei punti in valle erano misurate con barometri. 1852 Un giorno nella pri- mavera del 1852. Dehra... CONTINUA A PAG. 15 CONTINUA A PAG. 4 CONTINUA A PAG. 7 M ONTAGNA. T V AGOSTINO DA POLENZA Presidente Comitato Ev-K2-CNR L’affascinante storia delle sue misurazioni Vent’anni con Ev-K2-CNR Monte Everest L’Himalaya, detta anche Tetto del Mondo, è una ca- tena montuosa dell’Asia, che separa India, Pakistan, Nepal e Bhutan dalla Cina. È lunga circa 2.400 km per una larghezza di circa 100-200 km; è connessa verso occidente con la catena dell’Hindu Kush afgano. Vi sono comprese le più alte vette del mondo, come il Monte Everest (8848 m), il K2 (8611 m) ed il Kanchen- junga (8589 m). Secondo la tettonica a placche, la catena dell’Himalaya è il prodotto della collisione tra placca indo-australiana e placca euroasiatica. www.evk2cnr.org "L'Everest visto dalla webcam Ev-K2-CNR posizionata al Kala Pattar"

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La storia dei rapporti traNepal – Italia è stretta-mente legata alla più

grande montagna del nostropianeta. Le spedizioni alpinisti-che dirette all’Everest e suglialtri “8000” nepalesi hannocertamente dato impulso aiprimi contatti ufficiali, per ot-tenere le autorizzazioni aesplorare e salire i “gigantidella terra”. Presto, però que-ste relazioni sono evolute versovere e proprie collaborazioniinternazionali, prima di coope-

razione umanitaria e in seguito scientifica. In questo campo ilComitato Ev-K2-CNR vanta, e ne va molto orgoglioso, un veroe proprio primato: la realizzazione del Laboratorio Osserva-torio Piramide, nella valle del Khunbu, ai piedi del Monte Eve-rest a 5.050 metri, realizzato grazie alla indispensabilecollaborazione con la Nepal Academy of Science and Techno-logy e al Consiglio Nazionale delle Ricerche.L’Everest, la montagna-mito dell’alpinismo per tutti gli ap-passionati dell’alta quota, è diventato così nel volgere di pochianni a partire dal 1990 “la nostra casa” in condivisione congli amici nepalesi. La Piramide di vetro e acciaio, i suoi im-pianti e strumentazioni scientifiche la cui rete di sensori siestende fino agli 8000 metri di Colle Sud è, infatti, ricono-sciuta da tutti come “il laboratorio internazionale della ri-cerca scientifica in alta quota”. Ne siamo orgogliosi.Con il mese di ottobre del 1990 la collaborazione tra Nepal eItalia è andata viepiù crescendo: il novantatrenne Ardito Desioinsieme all’Ambasciatore italiano a Kathmandu, il Vice Can-celliere dell’ Accademia Nepalese delle Scienze inauguraronoinfatti il Laboratorio Piramide. Fu un momento commuoventee altamente significativo proprio per la presenza a quella quotadi un uomo simbolico per l’età e la carriera scientifica e esplo-rativa qual’era Desio.Nasceva in quegli anni un nuovo approccio al modo di inten-dere la montagna. E il Comitato Ev-K2-CNR conoscendo afondo le realtà montane e comprendendone il potenziale, com-prese immediatamente che non ci si poteva più limitare ad unrapporto solo esplorativo e sportivo con i grandi ed ancorainesplorati ecosistemi d’alta quota. Bisognava andare oltre: lemontagne sono testimoni antichi dello sviluppo dell’umanità,un bacino prezioso da cui attingere informazioni nel campodelle scienze della Terra, dell’ambiente, della medicina e fi-siologia, delle scienze antropologiche, delle tecnologie ecoef-ficienti e dei sistemi di gestione ambientale. L’Everest non era, così, più guardato solo come una monta-gna solo da salire, un primato da raggiungere, ma come unbene prezioso, un testimone privilegiato dei cambiamenti cli-matici, il vertice di una regione che è riserva preziosa di bio-diversità, uno scrigno di tradizioni, culture e popolazioni daconoscere. Intuizione, questa, fortemente condivisa con i partner Nepa-lesi, in primis con il NAST, ma anche con il Wwf Nepal, con ilDHM (Department of Hydrology and Meteorology), con le...

P E R I O D I C O D I S C I E N Z E E S T U D I S U M O N T A G N A , C L I M A E A M B I E N T E

Numero 1Gennaio, Febbraio, Marzo 2012 EverestSpecial Edition

Everest,la montagna della scienza

Nepal EverestEverestNepal

Nepal

Cina

Ricerca e cooperazionein NepalTutto ebbe inizio quando nel 1986 una spedizione ameri-

cana dichiarò che il K2 era più alto dell’Everest.Il prof. Ardito Desio e Agostino Da Polenza, non potendo re-sistere al richiamo di una tale sfida, unirono la loro passionee competenza alpinistica e scientifica e inaugurarono il“Progetto Ev-K2-CNR” in collaborazione con il ConsiglioNazionale delle Ricerche.Iniziarono così con l’organizzare spedizioni che mettevanol’alpinismo al servizio della scienza e rimisurarono entrambele montagne servendosi di tecniche tradizionali e innovativecome il GPS. Non solo riconfermarono l’Everest quale montagna più altaal mondo ma stabilirono le tecniche standard di misurazioneper gli anni a venire. Due anni dopo, fondarono il Comitato Ev-K2-CNR percontinuare a promuovere progetti di ricerca scientifica e tec-nologica in alta quota con un particolare riferimento allezone dell’ Hindu Kush-Karakorum-Himalaya....

L’Everest, situato lungo ilconfine tra Nepal e Cina,

è universalmente riconosciutocome il punto più alto dellaTerra. Dal punto di vista ge-ologico si trova nella zona dicollisione lungo il confinedelle placca eurasiatica equella indiana. Se si valutanotemi quali l’incidenza deimovimenti della crosta ter-restre e il riscaldamentoglobale, si capisce perché dasempre, l'altezza dell'Evereste le sue variazioni sono

oggetto di studio delleScienze della Terra.

1816 Il geografo prus-siano Alexander von Hum-boldt in un articolo pubbli-cato nel 1816 sugli "Annalidi Chimica e di Fisica” ri-portò il primo tentativo dimisurazione delle vette hi-malayane quando le quotedei punti in valle erano misurate con barometri.

1852 Un giorno nella pri-mavera del 1852. Dehra...

CONTINUA A PAG. 15CONTINUA A PAG. 4CONTINUA A PAG. 7

MONTAGNA.TV

AGOSTINO DA POLENZA Presidente Comitato Ev-K2-CNR

L’affascinantestoria delle suemisurazioni

Vent’anni con Ev-K2-CNRMonte Everest

L’Himalaya, detta ancheTetto del Mondo, è una ca-tena montuosa dell’Asia, chesepara India, Pakistan, Nepale Bhutan dalla Cina. È lunga circa 2.400 km per unalarghezza di circa 100-200 km; è connessa verso occidentecon la catena dell’Hindu Kushafgano. Vi sono comprese lepiù alte vette del mondo, comeil Monte Everest (8848 m), il K2 (8611 m) ed il Kanchen-junga (8589 m). Secondo latettonica a placche, la catenadell’Himalaya è il prodottodella collisione tra placcaindo-australiana e placca euroasiatica.

www.evk2cnr.org

"L'Everest visto dalla webcam Ev-K2-CNR posizionata al Kala Pattar"

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Pagina 2 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

MISURAZIONI

Editore: Ev-K2-Cnr Committe, Via San Bernardino, 145 - 24126 Bergamo – Italy

tel: +39 035 3230511 fax: +39 035 3230551 E-mail: Web: www.evk2cnr.org

Direttore responsabile: Sara Sottocornola

Coordinamento editoriale: Frencesca Steffanoni - Gabriele Previati

Progetto Grafico: ActiveMKT Production -. Milano

Stampa: Grafistampa - Zanica (BG)

P E R I O D I C O D I A M B I E N T E , S C I E N Z E E S T U D I S U L M O N D O D E L L A M O N A G N A

L'altezza di una montagna è de-terminata da tre fattori princi-

pali. Il primo è il livello del mare,che sarebbe sotto la montagna sel'acqua potesse scorrere libera-mente sotto i continenti. Il secondodipende dalla precisione dellequote dei punti a valle dai quali

160 anni di misureComparazione dei valori con riferimento alla superficie nevosa e alle separazioni ellissoide-geoide.

vengono eseguite le misure, dalmareografo preso come riferi-mento (datum di altezza). Il terzofattore dipende dalla quantità dineve sulla vetta. Questo ovvia-mente cambia da stagione a sta-gione e di anno in anno con unavariazione che supera un metro trala primavera e l'autunno. Le misurecon teodolite eseguite da grande di-stanza sono inoltre influenzateanche dalla rifrazione dell'atmo-sfera.

Studi geodetici per determinare lamontagna più alta della catena delKarakorum-Himalaya e la sua al-tezza esatta sono stati eseguiti apartire dall'inizio del 19° secolo.

Negli ultimi 50 anni nuove misu-razioni hanno tentato di fornire ildato dell’altezza delle montagnecon riferimento all’ellissoide ter-restre e al calcolo della separa-zione ellissoide-geoide che si èrivelato il principale ostacolo perottenere la misura esatta dell’al-tezza delle montagne della catenadel Karakorum-Himalaya, insiemea quello della variazione della pro-fondità della calotta di neve checopre le cime.

Le misure del Mt. Everest del1975 (NBSM - National Bureau ofSurveying and Mapping - Cina) edel 1992 (Comitato Ev-K2-CNR -Italia) hanno introdotto un nuovoe importante concetto, avendo mi-surato la profondità dello strato ne-voso con una sonda graduata davalanga.

Quando nel 1987 apparve poi lanotizia che il K2 avrebbe potutoessere più alto dell'Everest, il Prof.Ardito Desio, con Alessandro Ca-porali e Agostino Da Polenza, or-ganizzarono prontamente unaverifica dell’altezza delle duemontagne con un nuovo stru-mento, un sistema di posiziona-

mento globale (GPS) per misurarele coordinate dei punti al CampoBase da dove si puntava alla cimacon i teodoliti. Le quote ortometri-che furono quindi calcolate in baseal migliore geoide disponibile inquel momento. L'indagine portò auna definizione dell’altezza dell’

GIORGIO PORETTI Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste. ROBERTO MANDLER - SOGEST Geofisica Trieste

Misurazione a cura di:

Survey of India 1852

Sidney Burrard 1904

De Graaf Hunter 1930

B. L. Gulatee 1954

Desio e Caporali 1987

Ev-K2-CNR/NBSM 1992

J. Y. Chen 1999

EGM96

Washburn e Chen 1999

EV-K2-CNR 2004

EV-K2-CNR 2004 (N1992)

SBSM - China 2005

N

-30,18

-35,05

-39,00

-25,14

-26,20

-27,30

-28,74

-28,74

-25,14

-25,20

Geoid.El.Snow

8840

8882

8854 ±5

8848

8872

8848,65±0,35

8849,71

8849,82

8850±2

8852,12±0,12

8848,52±0,12

8847,93±0,14

Ellips.El.Snow

8823,82

8812,95

8833

8823,51

8823,51

8822,52

8821,26

8823,38±0,12

8823,38±0,12

8821,47±0,14

Geoid.El.Rock

8846,1

8848,82±0,23

8845,22±0,23

8844,43±0,21

1) N è la quota del Geoide, cioè la differenza tra Ellissoide e Geoide;

2) Geoid.El.Snow: quota geoidica della neve;

3) Ellips.El.Snow.: quota ellissoidica della neve;4) Geoid. El. Rock: quota geoidica della roccia.N è la differenza tra 3) e 2).

Everest pari a 8.872 metri.Cambiamenti molto importantinelle tecniche di misurazione del-l’altezza del Monte Everest furonointrodotti nel 1992 grazie a unaspedizione italo-cinese: BenoitChamoux alpinista della spedizioneEv-K2-CNR posizionò infatti per laprima volta sulla vetta dell’Everestun ricevitore GPS.

La misura fu alquanto complessa.Un ricevitore GPS in vetta, tre GPSsul versante nepalese, tre sul lato ti-betano, gestiti da ricercatori cinesi.Contemporaneamente venivanoeseguite misurazioni trigonometri-che classiche da tre punti in Nepal etre in Tibet, mentre in vetta venivainstallato un treppiede con un se-gnale rosso ed un sistema di prismiriflettenti per i raggi laser dei di-stanziometri.

Questo è stato il più complesso survey mai realizzato sul MonteEverest.

Ma ancora due punti restavano daaffrontare: la separazione geoide-el-lissoide e lo spessore dello strato ne-voso. Un nuovo valore del geoideinternazionale uscì nel 1996 e unaltro fornito dai cinesi nel 1999.

Ogni volta che viene eseguito unnuovo calcolo del geoide globale, ivalori cambiano soprattutto nellearee con bassa densità di misure digravità. Nel 1992, un rilevamento cinese hadato come valore -25,14 metri. Piùtardi, nel 1996, il nuovo geoideEGM96 ha fornito il valore di -27,3metri, mentre nel 1999 un nuovocalcolo da parte cinese è salito a

-26,2 metri.Dal 1991 il dottor Bradford Wa-shburn, il fondatore del Museodelle Scienze di Boston e uno deifondatori della National Geogra-phic Society ha cercato di giungerea una nuova misura dell’ Everestfornendo ad alcuni leader di spedi-

zioni commerciali dei ricevitoriGPS da posizionare e mettere infunzione in vetta. Anche il Natio-nal Geographic Society avrebbevoluto mettere il suo nome sullamisurazione definitiva del MonteEverest e ha più o meno ignoratole misurazioni fatte dagli italiani.Il dr. Washburn fece ancora alcunitentativi e nel 1999, la misurazionedel National Geographic fu ufficializzata a -28,74 metriLe variazioni dell’altezza delMonte Everest sono dovute essen-zialmente ai differenti valori del-l’ondulazione del geoide N e allevariazioni dello strato nevoso. E’ stato dunque necessario cheeventuali confronti tra le altezzedelle montagne si effettuassero uti-lizzando un sistema di riferimentoriconosciuto a livello internazio-nale, come l’ITRF (InternationalTerrestrial Reference System) eprendesse come riferimento la su-perficie rocciosa sotto la cima eche non fossero influenzate da oc-casionali nevicate.

Per ottenere una misura definitivasi dovrebbe concordare sul fattoche l’altezza dovrebbe essere rile-vata rispetto alla superficie roc-ciosa, eseguendo una misuraattendibile dello spessore dellostrato nevoso.

Se come punto di riferimento siconsiderassero la superficie roc-ciosa e il dato ITRF utilizzando ilGRS80 ellissoide (Geodetic Refe-rence System 1980) tutte le ambi-guità sarebbero risolte e sipotrebbero effettuare compara-zioni molto più precise con varia-zioni intorno al centimetro.

Snow Summit

Rock Summit

Latitude

27°59’16,963”

27°59’16,998”

N=-25.14 Longitude

85°55’31,736”

85°55’31,723”

Height

8848,52

8845,22

Altezza del Monte EverestSOMMARIO

Scarica il giornale in PDF anche da www.montagna.tv

2Altezza del monte Everest. 160 anni di misure.

6Perché si misurano le montagne?

Gli strumenti del prof. Desio.

E come s misura il Monte Everst?

5il Geoide.

Georadar & GPS.

dal 1600 ai giorni nostri.Gli strumenti di misurazione.

78

L’Everest: i suoi numeri.

Misteri.

Everesy - vetta XV.

ChomuLungma: La dea madre.

Tutte le montagne dell’Himalaya.

15La nostra conclusione

16Il Governo Nepalese lancia una nuova misurazione.

Ecco cosa è per noi l’Everest.

9La nostra tradizione.

3Come si misurano le montagne?

Himalaya, una catena in movimento.

Misurazioni. Per chi sono importanti?

1Everest, la montagnadella scienza

L’affascinante storia delle misurazioni.

Vent’anni con Ev-K2-Cnr. Ricerca e cooperazionein Nepal.

10Ev-K2-Cnr. Le spedizioni 1992 e 2004.

Diario di bordo. 11Everest 2004. Vetta e Misurazioni.

13Everest dal vivo.

Dentro la ricerca. 14Everest: ghiacciai, acqua, clima.

Everest: il tetto del monitoraggio climatico ambientale.

12Ardito Desio e l’Everest.

Ricordi d’alta quota.

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Gennaio, Febbraio, Marzo 2012 Pagina 3

MISURAZIONI

Una catena in movimentoDa Everest (1843) ai giorni nostri

Stabilire la quota di una montagna significa determinare l’altezza della suavetta rispetto al livello del mare. Per questo scopo

oggi si utilizzano essenzialmente due sistemi.Quello che garantisce maggior precisione (conun margine d’errore inferiore a 1 mm per Km) è ilsistema ottico con puntamento laser. Il si-stema opera grazie a un distanziamentolaser posto alla base della montagna e pun-tato verso un prisma riflettente sulla vetta.La misura del tempo che il raggio laser im-piega per raggiungere il prisma e fare il ri-torno al distanziometro consente di

determi-nare la di-stanza inlinea d’aria frai due punti . At-traverso l’utilizzodel teodolite elettro-nico, si determina l’angolo d’inclinazione delraggio laser rispetto all’orizzonte e dunque siprocede al calcolo della differenza di quota frala base e la vetta. Per quanto preciso questo si-stema è però limitato dalle condizioni di visibi-lità e dall’indice di rifrazione dell’atmosfera. Ilmetodo che si avvale del GPS (Global Positio-ning System) pur avendo margini di errore

molto più ampi (fino a 5 metri sul piano orizzontale e sette sulla verticale) nonè invece soggetto agli inconvenienti appena accennati, inoltre la precisione del

GPS può essere notevolmente incrementata effet-tuando la misura della cima in contemporanea con

quella di altre stazioni di riferimento, poste in puntia quote e coordinate geodetiche note, così da

poter confrontare e ridurre il margine d’errore,arrivando a precisioni assolute dell’ordine delcentimetro. La difficoltà nelle misure con GPS èdata piuttosto dall’impegno fisico e logistico ri-

chiesto a chi deve trasportare il ricevitore del se-gnale satellitare sulla cima. Il pieno successo di una

campagna di misure è dato dalla realizzazione edal confronto dei due sistemi di misura, che è

garanzia della validità del rilevamento effet-tuato.

Come si misurano le montagne

GABRIELE PREVITALI

Per determinare lo strato nevososulle sommità montane, i ricerca-tori del Dipartimento di Matema-tica e Geoscienze dell’Universitàdi Trieste e i geologi di SOGESTGeofisica Trieste, si sono affiancatial team dell’IDS (Ingegneria deiSistemi – Pisa) e hanno progettatoun nuovo strumento frutto della piùinnovativa tecnologia. Si tratta diun GPR portatile (Ground Penetra-ting Radar) accoppiato a un GPS afrequenza singola fornito da Leica.Il GPR è in grado di produrre se-gnali di una determinata frequenzae li rileva quando sono riflessi dauna superficie più compatta. Piùspesso è lo strato, minore è la fre-quenza del segnale da impiegare epiù alto è il peso dell’antenna.

Sulla base delle precedenti misura-zioni, è stata scelta un’antenna da900 Mhz che potesse raggiungereuna profondità di 5-6 metri e oltrenella neve. Tutta la strumentazione,inclusi il GPR, le batterie e il GPS,è stata inserita in un contenitore divetroresina, di tipo aeronautico leg-gero ma resistente alle basse tem-perature e agli urti. Il box è statorealizzato dall’azienda GMR di Valentino Mueller di Aquileia (Gorizia). Il peso totale della stru-mentazione risultò straordinaria-mente basso. Solo 4 kg chepotevano essere facilmente tra-sportabili da uno Sherpa fino invetta. I dati sono stati elaborati all’Uni-versità di Trieste e dall’analisi dellasuperficie ottenuta grazie al radar eai dati GPS si è potuto tranquilla-mente dedurre che i 2 punti di mas-simo non coincidono. Bisogna quindi distinguere unaquota massima "sulla neve" e unaquota massima "sulla roccia". Ledue cime sono ad una distanza dicirca un metro in direzione delvento prevalente. Le coordinate delvertice sulla neve sono stati deter-minate dalle registrazioni GPS,mentre quelle del rock summitsono state stimate sulla superficiedi interpolazione digitale.

In conclusione si può dunque af-fermare che l'Everest è stato misu-rato e la sua altezza è statacalcolata più volte nel corso degliultimi due secoli. Durante questoperiodo le conoscenze scientifichee gli strumenti impiegati per le mi-surazioni si sono evoluti e miglio-rati, ma le condizioni in cui sisvolgono le misurazioni e i possi-bili errori variabili sono ancora no-tevoli tanto da rendere impossibiledeterminare con esattezza quanto(e anche se) l'altezza sia cambiata.Ciò che invece si può considerareacquisito, è che la sommità si èspostata in direzione NNE di circa8 metri ed è ancora in movimentoad una velocità di 5,2 cm/anno.Nuove misurazioni dell’altezza delMonte Everest sarebbero ragione-voli qualora dessero l'opportunitàdi effettuare una nuova e più pre-cisa misura della separazione ge-oide-ellissoide alla stazionepermanente GPS presso il Labora-torio Osservatorio Piramide dovedovrebbero arrivare le linee di li-vellazione geometrica connessealla rete di livellazione indiana.Sarebbe comunque opportuno col-legare il punto GPS della Piramidecon il caposaldo di livellazione vi-cino al Campo Base del versanteCinese. Un altro miglioramento sipotrebbe avere con una nuova in-dagine georadar per il calcolo dellaprofondità della neve sotto la cimaattraversata da un maggior numerodi profili.

Teodolite

George Everest

Quando Everest arrivòcon le sue triangola-

zioni a Dehra Dun, alle pen-dici dell’Himalaya, nel 1843,si sentiva veramente soddi-sfatto. Il lavoro della suavita, dopo 25 anni era com-piuto. In una località vicina, Kaliana, fece costruire unosservatorio, per completarecon accurate osservazioniastronomiche un progettoche sarebbe certamente pas-sato alla storia. Ma propriolì si trovò di fronte a delle difficoltàche non avrebbe mai potuto im-maginare e che gli diedero le piùgrosse delusioni. Nel tratto tra Kaliana e Kalianpur(altro osservatorio ad una distanzadi 180 km più a Sud) le misure ditriangolazione e quelle astronomi-che non coincidevano, anzi davanouno scarto di 5”.2 secondi d’arco,pari a circa 162 metri. Egli fece ri-petere la misura ed i calcoli piùvolte ottenendo pressa poco glistessi risultati. Non sapendo piùche cosa fare attribuì malvolentieril’errore alle misure di distanza chedipendevano dalla precisione dellelinee di base e, come si fa ancoraoggi, normalmente in topografia,distribuì l’errore su tutta la rete.

Questo fatto però non gli dava pacee ne parlò con John Henry Pratt,Arcidiacono di Calcutta, buon ma-tematico con un debole per la Geo-fisica e la Geodesia, il quale, in unarticolo presentato alla Royal So-ciety di Londra il 4 dicembre 1854,riuscì a dimostrare che l’errore nonpoteva essere attribuito alle misuredi distanza poiché le linee di baseerano controllate con la precisionedi 10 cm. L’errore quindi non po-teva che essere nelle misure astro-nomiche e la causa venne attribuitaalla deflessione della verticale cheera stata scoperta da Pierre Bou-guer quando aveva influenzato ilcalcolo dell’arco di meridianoequatoriale in Perù. Pratt però non

Himalaya

si fermò a queste consi-derazioni e andò ben ol-tre. Facendo un’ipotesiglobale sulla altezza me-dia delle montagne Hi-malayane e sull’esten-sione dell’altipianoTibetano, supponendo perla Terra una densità me-dia di 2.7 gr/cm3, giunsea calcolare che il filo apiombo avrebbe dovutosubire una deviazione di27”.85 a Kaliana e di11”.9 a Kalianpur, con

una differenza di 15”.885, cioèquasi il triplo del valore osservatoda Everest. Nel suo articolo Sul-l’attrazione delle montagne Hima-layane e delle alte regioni aldilà diesse sul filo a piombo in India,Pratt non seppe però dare una spie-gazione convincente di questofatto, mentre sembra che Everestabbia avanzato l’ipotesi che la den-sità della litosfera sotto l’Himalayafosse inferiore a quella ipotizzata(Walker, 1879). A pochi giorni di distanza dallapresentazione della comunicazionedi Pratt alla Royal Society, l’astro-nomo reale George B. Airy pre-sentò a sua volta un articolo intito-lato: “Sul calcolo degli effettidell’attrazione delle masse mon-tuose come perturbazione della la-titudine apparente delle stazioniastronomiche in campagne geode-tiche”. In questo articolo egli in-troduceva per la prima volta il con-cetto (ma non ancora il nome) diIsostasia, affermando che la massamontuosa costituita dall’Himalayae dal Tibet doveva galleggiare sulmantello fluido e più denso comeuna zattera di legno, di modo chequanto più alta è la parte emersa,tanto più profonda è la parte im-mersa. Per tutta risposta Pratt, ne-gli anni successivi abbracciò la teo-ria di Everest affermando in diversiscritti che la litosfera, sotto le mon-tagne aveva lo stesso spessore chesotto le pianure ma era formata damateriale più leggero. Soltanto più di cento anni più tardi,tra il 1970 e il 1980 queste teoriesono state verificate per mezzo disondaggi di sismica profonda chehanno dato ragione ad Airy mo-strando come sotto la catena Hi-malayana la crosta terrestre abbiauno spessore di oltre 75 km (Fi-netti, Poretti & al. 1983). Se ne può dedurre che dopo la col-lisione tra India ed Asia la parte su-periore della crosta continentale sisia infilata sotto quella leggeradella zona tibetana, piegandosiverso il basso, mentre le parti su-periori si sono piegate ad armo-nica. Così la crosta terrestre si è du-plicata o triplicata con unsuccedersi di strati più densi alter-nati ad altri meno densi di quellisoprastanti, contrariamente aquello che succede nelle zone pia-neggianti.Questa massa di materiale più leg-gero sopra un mantello più densoed elastico tende ad innalzarsi eperciò tutta la catena himalayana èin lento sol leva mento.

Le misure delle montagne nel 1625

Per chi sono importanti le misure delle montagne?

Dopo aver visionato la grandemassa di dati relativi alle mi-

surazioni compiute sulla monta-gna più alta del mondo, sorgespontanea questa domanda. La rivolgiamo ad uno dei mas-simi esperti mondiali in materiache – da sempre, ormai – colla-bora con il Comitato “Ev-K2-CNR”proprio in questo ambito scien-tifico: il prof. Giorgio Poretti del-l’Università di Trieste. Ed eccocisubito una prima risposta cheletteralmente ci spiazza: «Non c’èun albo che tiene memoria dellemisure delle montagne. Stabi-lito quale montagna è la più alta,dieci centimetri più o meno nonhanno praticamente importanzaper alcuno. Ciascun paese ricordala misura che hanno calcolato “ipropri esperti” e, soprattutto, le no-vità tecnologiche che questa mi-sura ha comportato. Così, peresempio, i produttori di GPS (Leicae Trimble) sono sempre stati inte-ressati alle misure (mia e di Wa-shburn) per motivi pubblicitari.Prima che noi arrivassimo in cimala Trimble aveva già chiamato“Everest” un proprio modello diGPS. A conferma poi della scarsaattenzione riservata alla materia,devo precisare anche che solo io

ed un altro ricercatore menzio-niamo sempre il lavoro degli altri!Ad onor del vero, poi, devo citare,invece, l’Ordine tedesco degli in-gegneri topografi (Verband derVermessungsingenieure), dalquale ho ricevuto il premio “DasGoldenen Lot” per la misura del-l’Everest. Questa è stata per noi laconsacrazione del nostro lavoro,perché quando Germania e Sviz-zera approvano le nostre misure…Sino ad oggi non abbiamo maipubblicato i nostri dati in Cina e,per problemi di lingua, non so checosa abbiano scritto loro al ri-guardo. Negli Stati Uniti comun-que la rivista GPS World ha pub-blicato un approfondito articolocon tutti i dettagli della misura. In Nepal, invece, la nostra misuradel ’92 è stata osteggiata perchéabbiamo diminuito la quota di 2 metri (è molto verosimile che, seavessimo affermato che fossestato un metro più alto, tutti sa-rebbero stati felici di citare anche inostri dati). Anche in ambito in-glese non abbiamo raccolto ec-cessivi consensi: un articolo che ciè stato richiesto da un editore in-glese per il volume “The SeventyGreat Mysteries of the NaturalWorld” pubblicato da Thames &Huston è stato talmente com-presso che alla fine avrei voluto ri-fiutarne la paternità.

Intervista al Prof. Giorgio Poretti Dipartimento di Matematica e Geoscienzedell’Università di Trieste.

Teodolite

G.Poretti

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MISURAZIONI

...Dun, India, ai piedi delle collinehimalayane. La porta dell’ufficio del DirettoreSurvey of India si apre. Entra Radanath Sikdar, il ca-posquadra di quanti stavano elabo-rando i dati delle misure delle mon-tagne himalayane che erano stateeffetuate durante l’inverno."Signore, ho scoperto la montagnapiù alta del mondo. E’ il Peak XV".

1856 Ufficializzazione dellemisure di Radhanath Sikdar.

1865 al Peak XV è stato dato ilnome di Monte Everest, in onore diSir George Everest, il Sovrainten-

dente Generale del Great Trigono-metrical Survey dal 1830 al 1843.

1904 Nuove misurazioni delMonte Everest vengono eseguitetra il 1902 e il 1904 sotto la di-rezione di Sydney Burrard, che va-lutò il valore dell’altezza a 8 882metri s.l.m.

1930 L’altezza venne calcolatain rapporto al geoide (il livello delmare) dal dottor De Graaf Hunterche si avvalse anche delle nuoveconoscenze sulla rifrazione e ap-portando delle correzioni sulla cur-vatura del filo a piombo determinòun valore di 29050 ±15 piedi.

1954 Una misura più precisavenne fatta da B. L. Gulatee chedeterminò l’altezza a 8848 metris.l.m. segnalando gli errori delleprecedenti rilevazioni. Questa voltale misure furono condotte dal latonepalese a sud di Lukla, da 9 puntiin un raggio compreso tra gli 80 e i110 Km di distanza dalla vetta. Negli ultimi 50 anni nuovi rileva-

Everest. L’affascinante storia delle sue misurazioni

Segue dalla prima pagina

Pagina 4 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

menti tentarono di fornire l’altezzadelle montagne con riferimento al-l’ellissoide terrestre e al calcolodella separazione dell’ellissoide-geoide che si dimostrò essere ilmaggiore ostacolo nell’ottenimentodella misure esatte delle montagnedel Karakorum -Himalaya, insiemecon quelli derivanti dalla variazionedella profondità della neve in vetta.

1975 I rilevamenti del NBSM –National Bureau of Surveying andMapping di Pechino introdusseroun importante concetto: la quotadoveva essere misurata rispetto allaroccia. Infatti la profondità dellostrato di neve fu misurata serven-dosi di una sonda graduata da

Pubblicazione di Sydney Burrardsulla Geografia e la Geologia dellemontagne Himalayane (1907), e schemi delle misure del 1830 3 del 1952

Radhanath Sikidar, matematico indiano che per primo calcolò l’altezza del Peak XV.

valanga. Il rilevamento confermò8848 m s.l.m. (29029±1 piedi,8848,13±0.35 m s.l.m.)

1987 Uscì la notizia che il K2poteva essere più alto dell’Everest.Il Prof. Ardito Desio, con Alessan-dro Caporali e Agostino DaPolenza, organizzarono pronta-mente una verifica dell’altezza delledue montagne con un nuovo stru-mento, un sistema di posiziona-mento globale (GPS) per misurarele coordinate dei punti al CampoBase da dove si puntava alla cimacon i teodoliti. Le quote ortometriche furono

quindi calcolate in base al miglioregeoide disponibile in quel mo-mento. L'indagine portò a unadefinizione dell’altezza dell’ Ever-est pari a 8872 metri s.l.m.

1992 Cambiamenti molto im-portanti nelle tecniche di mis-urazione dell’altezza del MonteEverest furono introdotte grazie auna spedizione italo-cinese Ev-K2-CNR/NNSM: per la prima voltaun ricevitore GPS venne attivatosulla vetta da Benoit Chamoux dellaspedizione italiana di Ev-K2-CNR.Usando un valore di separazione

del geoide-ellissoide N pari a -25.14metri, l’altezza del punto più altodella neve, calcolata dal Prof. Gior-gio Poretti, torna ad essere di 8848,65 m (± 35 cm). Lo spessoredella neve è incerto per la possi-bile presenza del ghiaccio, ma lacima è comunque ricoperta daoltre 2 metri e mezzo di neve.

1999 in maggio, una nuovamisurazione GPS viene intrapresada un team di nove alpinisti dell’American National GeographicEverest Expedition, organizzata daBradford Washburn, famoso es-

ploratore e cartografo e fondatoredel Boston Museum of Science. Il calcolo fornisce il valore di29035 piedi (8850 m s.l.m), men-tre nel 1998 e nel 1999 fallirono itentativi di portare in cima unnuovo strumento, un GPR (Geo-radar) in grado di misurare lo spes-sore della neve.

2004 Durante le spedizionialpinistico-scientifiche italiane sul-l’Everest e sul K2 (capo spedizioneAgostino Da Polenza) per cele-brare il 50° anniversario dellaprima salita sul K2, venne effet-tuata una complessa rimisurazionedell’altezza della cima dell’ Ever-est con il GPS e per la prima voltavenne affiancato da un prototipodi GPR, in grado di rilevare sia lospessore della neve che l’anda-mento della roccia sottostante. Il rilievo durò due ore, e ci si av-valse anche di un secondo GPS"master" fissato sulla vetta ed unterzo piazzato al Campo Base ti-betano, e collegato alla stazionepermanente GPS del Laboratorio“Piramide Ev-K2-CNR” sul ver-sante nepalese. L’analisi che ne conseguì, coordi-nata dal Prof. G. Poretti, consideravaun valore N di separazione geoide-elissoide aggiornato a -28,74 m, eforniva per la roccia sepolta un’al-

tezza di 8848,82 m (± 23 cm), unaprofondità della neve di 3,70 m , eun’altezza di 8852,12 m (± 12 cm)per la vetta innevata.

2005 Un’altra misurazionevenne effettuata nel 2005 dalNBSM Cinese (National Bureauof Surveying and Mapping) per il30° anniversario dei rilevamentidel 1975, utilizzando lo stessoGPR realizzato in Italia da IDS edimpiegato nella misura del 2004,tuttavia con alcune modifiche. Inquesta occasione NBSM annunciòuna leggera variazione del valore N.

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MISURAZIONI

Gli strumenti di misuraDal 1600 ai giorni nostriA cura di C. CalligarisDipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste.

La strumentazione usata per lemisure topografiche delle

montagne Himalayane (e non) hasempre rappresentato il meglioche si potesse trovare in ogniepoca. Essa si divideva tradizio-nalmente in due parti: misuradelle distanze e misura degli an-goli. Partendo dal goniometroverticale dei primi anni del 1600si è passati recentemente alle sta-

zioni totali con memorizzazioneelettronica. Nella campagna dimisure sul Grande Arco Trigono-metrico dell'India, William Lamb -ton e George Everest portaronodue teodoliti costruiti in Inghil-terra, uno da J. Cary e l'altro daThroughton & Simms che dove-vano essere portati a spalla da al-meno 16 uomini. Essi rimasero inuso fino al 1873. Le distanze ve-nivamo misurate mediante ca-tene o sbarre metalliche chedovevano essere protette dalsole per evitare la dilatazione ter-mica. La misura doveva esserepiù precisa possibile perché daessa dipendeva la misura di tuttala rete. Le quote delle stazioni dibase venivano misurate con ba-rometri. Nelle campagne di mi-sura dell'Everest del 1992 sonostati impiegati dei distanziometriKern (Mekometro 5000 con rag-gio laser visibile) e Leica DI 3000per la misura delle distanze. Gliangoli verso la cima sono stati mi-surati con teodoliti Wild 2002K eLeica T3000. In cima sono statiportati un treppiede con due

serie di prismi riflettenti (per iraggi laser lanciati dal Nepal e dalTibet) costruito appositamentedalla Leica nei laboratori Kern, e ilGPS Leica 200, portato in cima daBenoit Chamoux, che ha regi-strato per 57 minuti. Sul versanteNepalese inoltre erano in fun-zione due ulteriori GPS Leica 200e sul versante Cinese tre GPSTrimble 4000. Per la misura del

2004 è stato impiegato un GPSLeica GRX 1200 in cima, un GPSLeica 500 al caposaldo alla Pira-mide ed un ulteriore GPS Leica alcaposaldo Cinese al Campo Base.Anche per questa misura è stataimpiegata la tecnologia classicacon una terna di prismi riflettentiai quali sono stati lanciati i raggilaser del distanziometro LeicaDI3000 e gli angoli sono stati mi-surati dal Teodolite T200K postosul punto trigonometrico alCampo Base Tibetano. Per effet-tuare le correzioni sulla strumen-tazione ottica del 1992 (laser eteodoliti) sono stati lanciati deipalloni sonda.Le misure di deviazione dellaverticale sono state effettuatecon un programma originale rea-lizzato da Marco Lipizier e GiorgioPoretti, ASTRA che da un compu-ter ACER Travelmate collega ilteodolite Leica T200K, con unGPS mono frequenza (ma con mi-sure di fase) per la definizionedella posizione e del tempo dipassaggio delle stelle scelte perla misura.

Gennaio, Febbraio, Marzo 2012 Pagina 5

Il Geoide

Georadar & GPS

Le misure di quota fanno riferi-mento al “livello medio del

mare”. Questo viene approssimatodal Geoide che rappresenta una su-perficie equipotenziale sulla qualesi adagerebbero i mari e gli oceanise fossero omogenei, a tempera-

tura costante e non perturbati daelementi atmosferici. Questa superficie viene determi-nata di quando in quando, permezzo di misure di gravità e di de-viazione della verticale, da enti na-zionali locali (geoide locale).

Quello utilizzato dalla spedi-

zione “K2 2004 – cinquan-

t’anni dopo” per misurare

l’Everest è un prezioso gioiello

della tecnologia elettronica:

pesa meno di 4 chili contro i 20

dei normali georadar.

Somiglia al modellino di un cata-marano, con uno scafo di fiber-glass e due piccoli pattini lateraliper non ribaltarsi sulla neve. I tec-nici dell'Università di Trieste, gui-dati da Giorgio Poretti e RobertoMandler della SOGEST Geofisica,in collaborazione con gli alpinistidella spedizione, hanno testato di-versi strumenti e sono stati ingrado di fornire corrette indica-zioni alla IDS (Ingegneria dei Si-stemi) di Pisa, che ha cosìrealizzato una versione innovativadi Georadar (*) accoppiato ad unGPS (pesa meno di 4 chili, controi 20 dei georadar allora in com-mercio) da portare in cima alle

(*) Note tecnichePer quanto riguarda la componenteGPR (georadar), si decideva di adottare,assieme alla ditta IDIS, che si assunsenel 2003 l’impegno di realizzare uffi-cialmente il nuovo strumento, un’an-tenna radar da 900 MHz di loro produ-zione, con un buon compromesso trafacilità di penetrazione dei segnli nellaneve ed una buona risoluzione. Unascheda GPR di produzione sempre IDS,in previsione di un trascinamento lento“a passo d’uomo” e della disponibilità diun posizionamento GPS ogni 1 sec., ve-niva predisposta per una memorizza-zione di 10 segnali al secondo con 2048campioni a 16 bit per segale, in memo-rie di tipo Compact Flash Card di tipoindustriale (affidabile opzione disponi-bile a quel momento). Il campiona-mento a 10 segnali al secondo preve-deva l’inserimento con passo 1 di unastringa di posizione proveniente dallacomponemte GPS. Per quest’ultima lascelta cadeva su un’antenna GPS mo-nofrequenza Leica MX421L, caratteriz-zata da una notevole compattezza eleggerezza, fornita dal partner Leica,che aveva già collaborato nelle prece-denti spedizioni Ev-K2-CNR sempre nel-l’ambito del progeto Tower (Top Of theWorld Elevation Remeasurement). Perl’alimentazione dello strumento, venivainfine adottata una speciale batteriaricaricabile al litio, particolarmente re-sistente alle basse temperature e conuna autonomia di utilizzo in continuosuperiore alle 7 ore. (R. Mandler)

Scostamento del Geoide dalla forma ideale della Terra(differenza tra il geoide EGM96 e l'ellissoide di riferimento WGS84)

montagne più alte del mondo. Glialpinisti, infatti, avevano chiesto ilmassimo della leggerezza e dellafunzionalità per poterlo manovrarecon successo nelle proibitive con-dizioni degli 8000 metri. È natacosì una piccola meraviglia di tec-nologia elettronica miniaturizzata(battezzato “snow radar EV-K2-CNR”) e in futuro potrà servireanche per localizzare le vittime

di valanghe. Alimentato da spe-ciali batterie al litio, lo strumentoha consentito di misurare conestrema precisione la quota del-l’Everest, scandagliando lo stratodi neve e ghiaccio che copre lavetta, per tracciarne il profilo roc-cioso sottostante.La tecnologia GPS è ben nota esfrutta i segnali inviati dai satellitiNavstar per un posizionamentopreciso dello strumento con uncampionamento a 1 Hz (una regi-strazione al secondo).

Essa è molto ben delineata suglioceani e nelle zone continentali incui le misure di gravità sono fre-quenti, mentre presenta notevoli la-cune nelle zone montane ocomunque remote dove le misure digravità sono molto sparse.

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Come si misura il Monte Everest

MISURAZIONIPagina 6 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

La misura della quota dellacima di una montagna ri-

spetto al livello medio del mare,può venire eseguita con duemetodi, quello classico e quellosatellitare (GPS). Per la misuraclassica si ricorre alla livellazionegeometrica (la più precisa)eventualmente integrata contratti di livellazione trigonome-trica, più veloce ma meno pre-cisa. La misura GPS fornisce laquota rispetto all'ellissoide ter-restre e ha bisogno della corre-zione N (geoide-ellissoide) detta"quota del geoide". In ambeduei casi, comunque, bisogna por-tare la quota dal mare ai piedidel monte, utilizzando la livella-zione geometrica. Nel caso delMonte Everest, se si esegue lamisura dal lato nepalese, il marepiù vicino è l’Oceano Indiano edil riferimento è dato dal mareo-grafo di Calcutta. La misura dal versante Tibetanofa riferimento alla rete di livella-zione Cinese avente un puntofondamentale, valido per tuttala Cina, vicino a Xian, in unazona pianeggiante e tettonica-mente molto stabile, collegatocon il mareografo di Qingdaosul Mar Giallo. La livellazionegeometrica è già stata eseguitada Calcutta fino a Birganj al con-fine tra India e Nepal e poi daBirganj fino all'aeroporto di Ka-thmandu. Da qui in poi la livellazione è an-cora da eseguire, con eventualitratti di livellazione trigonome-trica per le zone più ripide. Una livellazione geometricaprobabilmente esiste lungo lestrade principali, nel tratto Ka-thmandu-Lamosangu-Jiri. Restacomunque da eseguire il trattoJiri-Lukla e Lukla-Piramide-KalaPattar. Su questo tratto è stataeseguita una livellazione trigo-nometrica ma manca il collega-mento Lukla-Jiri.

Misura classicaUna volta portata la quota nellazona vicino al Laboratorio Pira-mide vengono fissati dei punti

in vista della cima della monta-gna, da qui si misura la distanzae l’angolo zenitale verso la cimamediante distanziometro e teo-dolite o con una stazione topo-grafica totale.Si posiziona il treppiede con lastrumentazione sull’ultimo ca-posaldo di livellazione e si mi-sura la differenza di quota fraquest’ultimo ed il centro del teo-dolite. Sulla cima bisogna instal-lare un’asta con una mira ed unoo più prismi riflettenti, direttiverso il punto in valle in cui si in-stallerà la stazione totale. Per la misura della distanzaserve un distanziometro a lungaportata (circa 12 Km) ed un teo-dolite con elevata precisione. Le misure devono venir eseguitepiù volte in entrambe le posi-zioni del cannocchiale del teo-dolite, se possibile a diverse oredella giornata in quanto le mi-sure degli angoli e delle distanzedevono venir corrette mediantei valori di temperatura e pres-sione in valle e in cima. Nell’ela-borazione dei dati per ladeterminazione della quota or-tometrica, sarà da considerareanche il valore della deviazionedella verticale e cioè l'angoloformato dalla verticale localecon la normale all'ellissoide ter-restre.

Misura GPSPer la misura satellitare vengonoposizionati uno o più GPS invalle su dei capisaldi di livella-zione. Un GPS viene portatosulla cima e messo in registra-zione contemporaneamente aquelli in valle. Il tempo di regi-strazione deve essere più lungopossibile (almeno un'ora). I GPSin valle possono venir eventual-mente sostituiti dal GPS perma-nente della Piramide. Se i puntiin valle sono dei capisaldi di li-vellazione geometrica, la diffe-renza tra questa e il valore dellaquota satellitare fornirà dei va-lori N che potranno essere estra-polati sulla verticale della cimadella montagna.

Perché si misurano le montagne?A cura di C. CalligarisDipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste.

A cura di GIORGIO PORETTI Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste.

Gli strumenti del prof. DesioAncora una “lezione”

Se dalla riva del mare Adria-tico, nei mesi d'inverno,

guardiamo verso Nord, ve-diamo una distesa di cime bian-che di neve. E' spontaneoquindi chiedersi perché sonobianche, mentre non lo sono lezone circostanti. La risposta,ovvia, è che sono più alte, e ladomanda successiva, altrettantoovvia, è: "ma quanto sonoalte?". Già duecento anni fa ilgeografo prussiano Alexandervon Humboldt cercava di stabi-lire una correlazione tra l'al-tezza di una montagna e illivello della neve come appareall'orizzonte, senza tenereconto però della latitudine dellamontagna. Le masse monta-gnose hanno una grande in-fluenza su molti aspettigeofisici e topografici e quindila conoscenza delle loro quoteè di fondamentale importanzanon solo per la conoscenzadella "forma della Terra" maanche per la determinazionedelle anomalie di gravità e dideviazione della verticale cheinfluiscono sulla direzione delfilo a piombo e quindi su ognioggetto della topografia mon-diale. Formando delle impo-nenti barriere di fronte ai

movimenti d'aria, le montagneinfluiscono pesantemente sulclima locale e regionale anchedelle aree pianeggianti limi-trofe. Importante perciò cono-scere anche le posizioni, la loroestensione e le loro quote.Teniamo conto che con la quotavaria la densità dell'aria equindi la pressione, la quantitàdi ossigeno e quindi anche laportanza di un aeromobile, percui il passaggio attraverso unacatena montuosa diventa un'im-presa che deve tenere contodelle vette che si vogliono sor-volare. Dal punto di vista topo-grafico poi le cime dellemontagne, prima dell'introdu-zione del GPS sono semprestate il riferimento per eccel-lenza per le triangolazioni dellarete geografica di ogni paese. I coefficienti di rifrazione per leosservazioni con i teodoliti do-vevano tenere conto della tem-peratura e della densità dell'ariain base alla quota. Se le cimemontuose hanno co-ordinate e quote note, in base ad esse sipossono calcolare le posizionidi ponti, strade, dighe ecc. Dove non ci sono montagne bi-sogna ricorrere ai campanilidelle chiese o altri manufatti

Nel ripercorrere la storia dellemisure della

montagna più altadel mondo –l’EVEREST – cisiamo imbattuti indiverse strumenta-zioni adoperatedagli “insigni”scienziati che sisono cimentati inquesto “arduo” eancor oggi non deltutto compiutoesercizio. Anche se il nostro“attore” non si èmai occupato inprima persona diChomoLungMa (lamadre della terra),non possiamo perònon andare con ilpensiero a colui chefu l’ideatore e l’ar-tefice del Laboratorio-PiramideEV-K2-CNR, che nelle nostre spe-dizioni è sempre stato il punto diriferimento fondamentale delle no-stre rilevazioni ed osservazioni: ilprof. Ardito Desio.

(*) Note tecniche: Si tratta di una piccola tavolettatascabile di cm 13x18x1 adattaa lavori speditivi. In tale spaziosi ritrovano i dispositivi di ri-lievo, di riporto grafico di cal-colo. I dispositivi di rilievoconsentono di misurare le di-stanze, la direzione e la pen-denza. I dispositivi di riportografico permettono di ripro-durre le direzioni e di riportarele battute. I dispositivi di cal-colo permettono di calcolare ledistanze orizzontali e i dislivelli. La tavoletta Monticolo, moltousata in passato e ancora oggidi qualche utilità, consentiva dirilevare il terreno per cammina-mento e irraggiamento. Nelcaso di terreno con estensioneelevata è preferibile prima ef-fettuare un rilievo di appoggio(poligonale) e successivamente,verificata la sua chiusura, il ri-lievo di dettaglio per irraggia-mento facendo stazioni suivertici della poligonale. Fuideata verso la fine del 1800,studiata con cura e provata permolti anni di pratica dall’Ing. A.Monticolo e veniva costruitadalle Officine Galileo di Fi-renze.

L'importanza della ricerca geodetica

che possono essere visti dagrande distanza. La conoscenzadelle quote delle montagne sututta la Terra ha permesso la de-finizione dell'ellissoide terre-stre come superficie diriferimento per le coordinatepiane. Le quote delle montagneentrano anche nella determina-zione del geoide terrestre equindi della superficie deglioceani oppure quella cheavrebbe il mare se fosse liberodi muoversi sotto i continenti.Il geoide viene determinato inbase alle anomalie di gravitàche dipendono a loro voltadalla densità e dalla estensionedelle masse montagnose che lecircondano. Bisogna infine te-nere conto dell'aspetto provo-catorio che le montagne hannosu chi le guarda, sia da lontanoche da vicino e costituisconouna vera sfida a salirle e infinea misurarle con la massima pre-cisione, cercando di fare nelmiglior modo possibile quelloche forse sarebbe facile fare allivello del mare ma che in mon-tagna diventa un'impresa arduache richiede doti fisiche, orga-nizzative e mentali, sia per le si-tuazioni logistiche che per lecondizioni ambientali.

GABRIELE PREVITALI

In questo ricordo vogliamo così ri-portare alcune immagini relativeagli strumenti che il prof. Desiousò sin dall’inizio della sua lun-ghissima carriera di scienziato (edancor più ai tempi della spedizioneal K2 del 1954) e che – comparatealle “nuove tecnologie” – sem-brano ormai solo “pezzi d’archi-vio”. Sono invece la dimostrazione

di quanto alta fossela preparazione e capacità (oltre checaparbietà) profes-sionale di quanti sa-pevano usare questistrumenti analogici(non quelli digitaliche “fanno ormaitutto da soli”), dopoanni ed anni di pre-parazione ed espe-rienza sul campo.Grazie alla gentile

concessione di “eco

stampa.it” riprodu-

ciamo

a) Lentino, termome-

tro, goniometro,

martello da geologo,

bussole ed altimetri

b) La preziosa tavo-

letta Monticolo (con

custodia personaliz-

zata con il nome del professore) (*)

Questi strumenti, concentrati in un

unico corpo dalle ridotte dimen-

sioni e quindi facilmente traspor-

tabile, consentivano di effettuare

rilievi sul terreno per poi ripro-

durli graficamente. I dispositivi di

rilievo permettevano, infatti, di mi-

surare le distanze, la direzione, le

pendenze, mentre quelli di riporto

grafico consentivano di riprodurre

le direzioni, ed infine quelli di cal-

colo a valutare le distanze oriz-

zontali e i dislivelli.

Stadio di mareaLivella

Contrapeso

Stadio

Caposaldo

a

b

Livellodel mare

Pozzetto di misura

Foro

Caposaldo

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MISURAZIONIGennaio, Febbraio, Marzo 2012 Pagina 7

Nel corso della spedizione britannica all'Everestdel 1924, George Mallory ed Andrew Irvine

scomparvero durante la salita alla vetta dal versanteNord. Non è mai stato appurato se i due siano caduti dopoaver raggiunto la cima o, più probabilmente, a seguitodella rinuncia al tentativo.

MisteriIl cadavere di Mallory è stato ritrovato nel marzodel 1999, mentre nel 2010 lo storico Tom Holzelha annunciato di aver individuato i possibili restidel corpo di Irvine. Tuttavia la macchina fotografica, che più di qualsiasialtra prova potrebbe fornire maggiori informazioni suquesta leggendaria salita, non è mai stata ritrovata.

George Mallory ed Andrew Irvine

Everest, la montagna della scienza

Segue dalla prima pagina

L’Everest e i suoi numeri

Via Colle Sud

Apa Sherpa

Guido Monzino

Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay

NomeSagarmatha, Chomolungma, Qomolungma.Il nome “Everest” fu introdotto nel 1865 daAndrew Waugh Surveyor General of Indiasuccessore del Col. George Everest, che alservizio della corona britannica lavorò permolti anni come responsabile dei geografibritannici in India.

PaesiNepal, Cina

ValleKhumbu Himal

AltezzaRoccia: 8845,22 m ; neve: 8848,52 m

Prima salita assoluta versante sudCima 29 Maggio 1953 ore 11:30

Alpinisti in vetta:● Sir Edmund Hillary (Nuova Zelanda) e Tenzing Norgay (Nepal)

● via Colle Sud South –Est Ridge

● Spedizione inglese arrivata al campo baseil 12 aprile 1953 e ripartita il 3 giugno, dopo52 giorni

● 9 alpinisti

● 20 portatori

● Capo spedizione Henry Cecil Jhon Hunt

● 0 morti

● Uso di ossigeno

● 9 campi alti

Primo tentativo (fallito)● 1921 – Spedizione inglese

● Capo spedizione C-K. Howard-Bury

● Versante nord, est, ovest

● Quota raggiunta: 7000 metri, Colle Nord

Prima salita versante nord25 maggio 1960 Spedizione cinese - ColleNord – North Est Ridge

Tentativi precedenti al 195315

Prima spedizione italiana1973 - spedizione diretta da Guido Monzino

Prima vittima accertataSpedizione 1921: 2 vittime

Seconda salita assolutaPrimavera 1956 - spedizionesvizzera diretta a Everest Lhotse -Via Colle Sud, South Est Ridge

Prima salita senzaossigeno3 maggio 1978 - ReinholdMessner (Italia) Peter Habeler(Austria) – Via Colle sud, South Est Ridge

Prima salita invernale17 febbraio 1980 - KrzysztofWielicki (Polonia) e Leszek Cichy(Polonia) – Via Colle Sud, South est Ridge

Prima salita in solitaria20 agosto 1980 - ReinholdMessner (Italia) prima solitariarealizzata senza ossigeno – ViaColle Nord, North Est Ridge

Prima discesa completacon gli sci10 luglio 2000 - Davo Karnicar(Slovenia)

Prima donna in cimaall’Everest da sud16 maggio 1975 - Junko Tabei(Giappone)

Prima donna in cimaall’Everest da nord27 maggio 1975 - Phantog (Tibet)

Chi è salito più voltesull’EverestApa Sherpa (Nepal) – 21 volte incima all’Everest

Il più giovane a saliresull’Everest13 maggio 2010 – Jordan Romero(Usa) arriva in vetta all’età di 13 anni insieme al padree a tre sherpa

Il più vecchio a salirel’Everest25 maggio 2008 - Min BahadurSherchan (Nepal) sale in vetta a 76 anni

Vie di salita18

Via più battutaColle Sud - South Est Ridge: la via classica dei primi salitori

Jordan Romero

...Università locali, come la Kathmandu e Thribuvan e le NGOnepalesi, con le istituzioni del governo del Napal che si occu-pano di turismo, di parchi , di foreste e ambiente, tanto da por-tare ad un costante sviluppo delle numerose attività che, daoltre vent’anni, si svolgono non solo nel Sagarmatha NationalPark, ma in tutto il paese. Grazie a queste sinergie nacque, infatti, anche il primo accordodi cooperazione culturale e scientifica a livello governativo traItalia e Nepal , che vedeva come punto centrale il laboratorioosservatorio Piramide dell’Everest e le ricerche che in essovenivano svolte e che è stato rinnovato negli anni con reci-proca soddisfazione. Grande è il debito di riconoscenza da parte di tutti noi diEv-K2-CNR nei confronti di questa montagna e con le isti-tuzioni e la popolazione del Nepal e delle valli dell’Hima-laya nepalese.Il risultato lo possiamo sintetizzare in alcuni primati unici a li-vello internazionale: * 550 missioni di gruppi di ricercatori, con la partecipazionedi oltre 220 ricercatori, alcuni dei quali hanno effettuato piùmissioni nell’arco di molti anni, afferenti a 143 diverse istitutie enti scientifici, originari da tutto il mondo; * Più di 1200 pubblicazioni, decine di capitoli di libri e alcunivolumi di carattere scientifico, migliaia di articoli divulgativi,centinaia di servizi televisivi e alcuni film realizzati sulle at-tività dei ricercatori impegnati nelle missioni al laboratorio,attorno e sull’Everest.* eccezionali spedizioni scientifiche all’Everest del 1992 e2004, durante le quali vennero effettuate le misurazioni dellavetta utilizzando per la prima volta tecnologie laser e GPS egeoradar . Primato mai più eguagliato.* test e risultati di grande significato scientifico nell’ambitodel progetto SHARE (Stations at High ALtitude for Reserchon Environment), ottenuti grazie alla realizzazione del NepalClimate Observatory – Pyramid (5.079 m s.l.m.) (la stazione ela rete di monitoraggio ambientale più alta al mondo che for-nisce indicazioni sulla circolazione degli inquinanti, la com-posizione, le caratteristiche e la concentrazione di aerosolatmosferico - sia esso di origine antropico che naturale - diozono e di diversi composti, responsabili dell’effetto serra). * installazione della stazione meteorologica più alta al mondo(colle Sud, 8.000 m s.l.m.) che in real time trasmette dati sutemperatura, umidità, pressione direzione e intensità del vento,radiazioni UV; * importanti ricerche nel campo della fisiologia e della me-dicina, dagli impatti dell’inquinamento indoor sulle popola-zioni locali, sugli effetti dell’ipertensione polmonare sullacapacità aerobica in alta quota.

I primati sono molti, di natura strettamente scientifica, maanche di tecnologia avanzata, come quella che ha permesso loscorso maggio di installare la webcam che da Kala Patthar,a una quota 5.600 e a soli 11 Km dalla montagna, fornisce intempo reale le immagini in alta risoluzione della vetta del-l’Everest.

E’ difficile in queste poche righe riassumere il lavoro e i risul-tati ottenuti in più di 20 anni di lavoro. Quel che vale dire quiè che Italia e Nepal hanno in comune una grande tradizionemontanara. Che entrambi promuovono la conoscenza, loscambio di esperienze, danno valore all’ambiente come beneinalienabile e da trasmettere alle future generazioni. Entrambesanno che l’Everest da più di 25 anni e le Dolomiti da pocotempo sono montagne e catene montuose riconosciute dal-l’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Entrambe sannoche esistono valori di solidarietà e rispetto ai quali riferirsinei reciproci rapporti. Sono i valori e le attitudini che il Prof.Desio ci ha trasmesso, che in questi anni hanno ispirato lacollaborazione con questo splendido paese di montagne e uo-mini dalle grandi tradizioni culturali. Una collaborazione in continua crescita. L’ Everest ne è il sim-bolo distintivo, ma anche una concreta e fortissima realtà an-cora in divenire.

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TRADIZIONIPagina 8 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

Tutte le montagne dell’Himalaya

8000 m

6000 m

4000 m

2000 m

0

8 dei 14 “8.000” sono in questo sistema montuoso che si estende per ben 2.500 KM (la distanza che separa Londra da Mosca per intenderci) ed è profondo mediamente 200 Km Bibliografia: “EVEREST” – Walt Unsw

Risale al IX secolo il primo “rac-conto” di una salita sull’EVE-REST! Padma Sambhava

(Guru Rinpoche) diffonde il buddi-smo in Tibet e – la leggenda – gliattribuisce una «ascensione sulCHOMOLUNGMA (Jo-mo-glan-ma, in origine) su un raggio diluce».In effetti sino al 1847 di questamontagna (la più alta del mondo)nei paesi occidentali non si sapevamolto o, meglio, pressoché nulla!Solo i primi rilevamenti di quel-l’anno, infatti, permettono ai geo-grafi inglesi, che sono risalitidall’India, di “avvicinarsi” ai con-trafforti himalayani e realizzare al-cune misurazioni, da moltolontano, vista l’impossibilità di en-trare sia in territorio Tibetano sia inquello Nepalese. Nel 1852 i dati -da incerti e poco attendibili - di-ventano finalmente precisi ed affi-dabili (la progressione dellemisurazioni e le relative quotesono illustrate in apposito capitolodi questo speciale): Vetta XV è lamontagna più alta del mondo!Ancora per ben 13 anni a questamontagna, così imponente, nonviene però assegnato alcun nomeufficiale. In realtà per il popolo ti-

betano un nome lo ha da sempre: CHOMOLUNGMA (Jo-mo-glan-ma, in origine, che si-gnifica “Dea madre della Terra / odel Mondo”).Anche se, oltre alla montagnastessa, per la popolazione conquesto appellativo si intende l’in-tero massiccio che comprendeanche il picco più alto del mondo.Anche in Nepal la chiamano conun proprio appellativo:*“DEVADHUNGA”(“dimora della divinità”), secondogli esploratori inglesi di allora, op-pure* “GAURI SANKAR” (dal sanscrito “la dea e il suo con-sorte”) secondo quelli tedeschi, che ne reperiscono anche il ter-mine tibetano:* “CHINGOPAMARI”.Una carta topografica del Tibetpubblicata a Parigi nel 1733 riporta la denominazione“TSCHOUMOU-LANCMA”, a dimo-strazione del fatto che questa fosseuna denominazione ben cono-sciuta.Ma gli inglesi – contrariamente allatradizione che ha sempre rispet-tato le terminologie locali - nel1865 decidono di onorare il Past

Gli Sherpa considerano il Cho-mulungma come un Dio. Il

nome del Dio è Khang Doma.Khang Doma è un Dio femmina.Chomulungma ha quattro lati.Ogni lato di Chomu Lungma è co-nosciuto con un nome diverso diKhang Doma.Gli sherpa e gli alpinisti prima di

partire per una spedizione all’Eve-rest sono soliti fare una puja (pre-ghiera), chiedendo alla montagna,“Dea madre”, un buon esito e cheli protegga. Un rito propiziatorio per rendereomaggio alla montagna prima disalirla. Si tratta di un rito sacro, ef-fettuato prima di ogni scalata allamontagna più alta della Terra, alquale nessuno sherpa è disposto arinunciare. La manifestazione religiosa pre-vede una “riverenza” (puja, ap-punto, in sanscrito) alla divinità,attraverso preghiere e offerte. Per tradizione, la puja si esegue difronte ad una Murti, ovvero unastatua o un’immagine che raffigurila divinità. Il rito è accompagnatodalla recita di mantra e dal cantodi inni sacri. I testi hanno significati simboliciche affondano le loro radici nel-l’esoterismo indù e sono volti a ot-tenere specifici benefici, siaspirituali, sia intellettivi, sia fisici. Dobbiamo sempre indossare anche

un cappello mentre eseguiamo lapuja, ma il cappello non deve es-sere assolutamente di colore nero,perché segno di cattiva sorte, cosìne usiamo di colorati o anche bian-chi. La puja prevede anche che sifacciano offerte di prodotti naturalialla divinità pregata nel rito: dallafrutta al latte, passando per il riso ei fiori. Una volta “benedetti” dallaDea Madre, i doni vengono consu-manti da chi ha richiesto il ritopropiziatorio. In quel caso pren-dono il nome di “prasad”, ovvero,cibo benedetto e purificato.Per fare omaggio alla Dea madreogni anno, nel mese di dicembre,celebriamo la festa Mani Rimdupresso il monastero di Tengboche;durante la festività i monaci pre-gano, danzano, raccontando le fan-tastiche storie di Chomulungmaproprio per rendere la montagnafelice.

Surveyor Generale dell’India, perquanto aveva fatto per la geogra-fia dell’Asia come responsabiledella “Great Trigonometrical Sur-vey”, Sir George EVEREST, propo-nendo di assegnare il suo nomealla Vetta XV.Inizia una lunga diatriba che attri-buisce un certo successo alla de-nominazione Gauri Sankar, che –a cavallo tra ‘800 e ‘900 – diventaper molte cartografie la denomi-nazione ufficiale della Vetta XV. Nel 1903 si appura però che lamontagna definita dalla popola-zione Gauri Sankar è un’altra (7134mt), posta a ben 59 Km dall’Eve-rest.Anche in occasione della primaspedizione ufficiale per tentareuna scalata, nel 1921, i documentie i permessi rilasciati dalle autoritàtibetane indicano chiaramente ladenominazione “CHHA-MO-LUNG-MA”.EVEREST si imporrà presto, però,presso l’intera popolazione occi-dentale ed identificherà per sem-pre la PIÙ ALTA MONTAGNA DELMONDO (anche i Cinesi nel pe-riodo più recente chiamano infattiEverest la montagna e Chomolun-gma il massiccio).

Everest - vetta XVStoria & leggende (e qualche mezza bugia)

Chomu Lungma: La dea madre

GABRIELE PREVITALI LHAKPA TSHERING Sherpa Ev-K2-CNR Pyramid staff

Monastero di Khumjung Gompa 3795 m. valle del Khmbu, Nepal

NANGA BARBAT 8125 NUNKUN 7135 PARVATI 6633KAMET 7756

TRISUL 7120 GURLA MANDHATA 7728

NEDA DEVI 7817SHILLA 7026

CHAUKHAAMBA 7136 API 7132

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TRADIZIONIGennaio, Febbraio, Marzo 2012 Pagina 9

worth – Murgia editore- ed. 1991; “Everest: storia del gigante Himalayano” – Roberto Mantovani – White Star Srl editore - 1997

La mia storia si basa su alcuniracconti che ho sentito dai

miei nonni, su alcune cronache ri-portate dai monaci di Tyangbochee sulle chiacchiere fatte con le per-sone anziane di Khumjung eKhunde.Quindi quanto vado a raccontaremolto probabilmente non torveràcorrispondenza con quello che è

stato pubblicato sui libri...Oggi il Monte Sagaramatha oChomolongma è conosciuto uni-versalmente per essere la monta-gna più alta del mondo ma la suastoria e la sua fama risalgono alleorigini del Buddismo. In Himalayae in Nepal ci sono molti monasterie templi nei diversi distretti delpaese, ma il loro spirito, la lorocultura e le attività religiose sonotra loro molto simili. La maggiorparte delle etnie dell'Himalaya pre-gano la montagna come un Dio.Qui quasi tutte le montagne hannoun nome o sono collegate a un Dioo una divinità. Tra i molti luoghi importanti inNepal dal punto di vista storico ereligioso, si distingue sicuramentela Valle del Khumbu; per la gentedi qui, la montagna è la dea madree viene pregata perché assista i sin-

La nostra tradizione Racconti dei nonni e cronache dei monaciLAXMAN ADHIKARI Sherpa Ev-K2-CNR Pyramid staff

Celebrazione della Puja al campo base dell’Everest

goli passi della vita di ognuno. Ma l’Everest non è il più potentedegli dei e le preghiere vengonocosì rivolte anche a montagne piùpiccole ma ben più potenti.La montagna viene chiamata Sa-garamatha dalle autorità Nepalesi,Chomolungm dai tibetani e Eve-rest dagli occidentali: a volteanche i locali la chiamano Everest,perché ormai sono abituati a lavo-rare e pregare quotidianamentecon gli occidentali; ma le personedavvero religiose pregano la mon-tagna perché la riconoscono qualedivinità. No so dove e se sia effettivamentescritto negli antichi testi buddisti,ma gli anziani e i monaci raccon-tano che ci sono 5 sorelle dellaDea madre: La più vecchia è Tashi sheriringma (Mount Gauri Shankar) lo sipuò vedere durante il volo da Ka-thmandu a Lukla. Near Jiri ( que-sta divinità è conosciuta anchecome prottettore Dharma)La seconda sorella è Miyolan-gsama (Mt.Sagaramatha) : questadivinità è gentile e bellissima. Ilsuo colore è l’arancio ed è splen-dente La terza sorella è Ting gyi shalZangma, ma non so a quale mon-tagna corrisiponda. La quarta sorella è Chopen Drin-zangma, il Monte Makalu. ( Ma-hakalu)La quintà sorella è Takar Drozan-gma (questa montagna si trova nelKham- Tibet )Dopo che il Tibet è passato sotto ilcontrollo della Cina, i confini hi-malayani sono stati chiusi sia perle attività legate al commercio cheal turismo. Il piccolo commercio legato alsale, alla carne, al pellame e allegno è stato completamente bloc-cato. Molti tibetani fuggirono dal

Monastero di Rongbuk e moltialtri si rifugiarono nei monasteri diIndia e Nepal. L’accesso via trenoal Monastero di Rongbuk, impor-tante scuola buddista fu completa-mente bloccato; qui tra l’altroerano custoditi molti libri e mano-scritti contenenti i riti e le storie le-gate alle origini. Le popolazioni che oggi abitano laregione himalayana nepaleseerano originarie del Tibet e hannocontinuato per se-coli e secoli a tor-nare nelle loroterre di origine,a t t r a v e r s a n d opassi montani pe-ricolosi e imperviper studiare e percommerciare inqueste terre, piut-tosto che confron-tarsi con le gentidella regione delTerai, che si trovapiù a sud e con iquali avevanopoco in comune apartire dalla lin-gua. Mia nonna che haappena compiuto98 anni, è unadelle ultime per-sone ancora in vita che scapparonodal Monastero di Rombuk in Tibet,dove studiò per 18 anni. Ci sono due principali tipologie dipreghiere e attività religiose. Una che si svolge a livello indivi-duale e una a livello di comunità.Quella comunitaria può essereanche suddivisa in due parti: unache si svolge nell’ambito dei vil-laggi e una invece nei monasteri. Dumjee, Manirimdu, Chokjen,Bumjo, Nugne, Yarchang, KengurTenguyar Rhouee, sono solo al-cune delle cerimonie rituali che

vengono svolte annualmente daivillaggi. Chhetuk, kurim, kengur shhalak,yum rorhouee, serkim bulu, youn-jap bulu, sono quelle che vengonosvolte nelle case e possono effet-tuarsi, giornalmente, mensilmente,trimestralmente o due volte l’anno. I tibetani di fede buddhista cre-dono nella reincarnazioni e gliSherpa che traggono le loro usanzee le loro tradizioni dalla cultura ti-

betana, credononelle vite prece-denti e in altrevite future. Le cerimonie ri-tuali a livello dicomunità sonodifferenti da mo-nastero a mona-stero; di seguitoho riassuntoquelle che sisvolgono inquello di Khum-jung Gompa.Dumjee: ci sa-rebbero tantecose da raccon-tare su questo fe-stival, alcunidicono che la ce-rimonia è esclu-s i v a m e n t e

un’offerta a Guru Padma Sam-bawa, altri sostengono che questafestività serva a portare gli spiritimaligni lontano grazie alle pre-ghiere che invocano una vita lungae senza complicazioni. Il Dumjee festival si celebra tuttigli anni in estate (tra giugno e lu-glio) a Khumjung, Namche, Pan-gboche, Thame & Rimijung,mentre si festeggia tra maggio egiugno a Forche e Lukla. Le mo-dalità della cerimonia sono semprele stesse, mentre si differenziano leofferte.

Agli occidentali sono sempregiunte solo storie raccolte daaltri occidentali e viste, perciò,dal punto di vista degli occi-dentali.

La ormai ultra decennale per-manenza di EV-K2-CNR (graziesoprattutto alla Piramide e allespedizioni compiute) ci con-sente oggi di far raccontare di-rettamente da due nostricollaboratori locali la loroesperienza.

E non abbiamo voluto – di pro-posito – cambiare nulla sia neltesto originale in inglese sianella traduzione italiana pernon compromettere il vero“sentire nativo”.

DHAULAGIRI 8167HIMAL CHULI 7864

EVEREST 8848 KANCHENJUNGA 8586

CHO OYU 8201

ANNAPURNA 8091 SHISHA PAGMA 8013 PANHUNRI 7126

MAKALU 8463 KANGTO 7090 NANCHA BARWA 7755

LHOTSE 8516 JONGSANG PEAK 7459

Bum-la

CHUREN HIMAL 7371 GANESH HIMAL 7406

MANASLU 8163

GAURI SHANKAR 7145

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Ev-K2-CNRPagina 10 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

Possiamo farrisalire il tutto alla

dichiarazione dellostatunitense prof.George Wallersteinche – nel maggio del 1987 - ebbe adichiarare di «aver effettuato alcune mis-urazioni geodetichenella regione a norddel Karakorum, neipressi del K2, riscon-trando grosse anomaliecon le quote della cartografia ufficiale.Salvo poi scoprire chelo scienziato avevamolto imprudente-mente riportato alcunecifre delle misurazioni

effettuate con il suo GPS, ma che lui stesso affermava esserestate poche ed approssimative a causa della mancanza di energia elettrica e di interferenze ambientali …» (da: EVER-EST – K2 , montagne di sogno di Agostino da Polenza, 1994Ferrari Editrice).Il possibile dubbio che la montagna più alta del mondopotesse non essere più l’Everest, indusse il Prof. Desio a coin-volgere il CNR in un’operazione di “ri-misurazione” dellevette più alte della terra (Everest e K2). Inizia così l’espe-rienza Ev-K2-CNR ancora in essere (con già ben presentel’idea del laboratorio piramide, osservatorio scientifico in altaquota che si concretizzerà nel 1988 e come realizzazionefisica nel 1989. Così parte una prima spedizione che, nel1987, grazie all’abbinamentodei GPS con i tradizionalistrumenti topograqfici, per-metterà di confermare lasupremazia dell’Everest.

Ev-K2-Cnr 1992Nel 1990 inizia la costruzionedella Piramide che diventapresto abitabile e che nel1991 si avvia a funzionare in modo completo ed autonomo. È già di quell’inverno 1991,infatti, l’idea di preparare laprima vera spedizione alpin-istico-scientifica sull’Everest,con la più evoluta tecnologiadisponibile (distanziometrilaser, l'ultimo tipo di GPS adoppia frequenza, etc.). Il tutto si concretizza – dopoun lungo percorso dipreparazione - il 28 settembre1992 - con l’arrivo in vetta diGiuseppe Petigax, LorenzoMazzoleni, Pierre Royer eLapka Nuru Sherpa (che por-tava le attrezzature GPS) - e il29 settembre 1992 con il po-sizionamento in vetta – a curadi Benoit Chamoux ed Os-wald Santin, che hanno recu-perato il materiale lasciatodagli sherpa il giorno primaall’antecima Sud a 8750 mt. -del cavalletto per i prismibersaglio della misura per il rilievo trigonometrico e, in

Le spedizioni 1992 e 2004Misurare per “scienza ed alpinismo”

contemporanea, del nuovissimo modellodi GPS, che registrerà i dati inviati daisatelliti in transito sopra l’Everest.Il giorno successivo (30 settembre) inuovi arrivati G. Pietro Verza e AbeleBlanc sonderanno, poi lo spessore dellacalotta nevosa sulla cima dell’Everest acompletamento della spedizione.Nel frattempo si susseguono altre rile-vazioni con dati che non si discoste-ranno eccessivamente dalle rilevazionidel 1992. Ma, con l’avvicinarsi del 50°anniversario della conquista del K2 daparte degli italiani guidati dal Prof. De-sio (1954), ecco nascere una nuova iniziativa di assoluto rilievo che vuoleunire, ancora una volta, scienza edalpinismo. E quale può essere il col-lante, se non il Comitato Ev-K2-CNR.Dopo un grande lavoro di preparazione,già nel 2003, viene presentato il nuovoprogetto

“K2 - 2004, CINQUANT’ANNI DOPO”che prevede in successione due distinte spedizioni all’Ever-est e al K2, con il preciso scopo di raggiungerne le vette e dirimisurarne le altezze con le nuove tecnologie disponibili (laquota “ufficiale” era fissata, a quel momento, a 8.850 m. sullascorta del rilevamento compiuto nel 1999 dall’esploratore ecartografo Bradford Washburn per conto della National Ge-ographic Society con ricevitori GPS al Colle Sud e sulla cima).Questa volta l’intera spedizione è stata seguita “in diretta”grazie alle nuove tecnologie satellitari ed è stata raccontatacon dovizia di particolari. Non ci rimane che estrapolare al-

cuni dei passi più significativi giuntidal Campo Base nella giornata del 24

maggio 2004, quando il capo spedi-zione comunica che : «i quattro alpinisti giunti in vetta Clau-dio Bastrentaz, Alex Busca, Karl Un-terkircher e Mario Merelli insieme adue Sherpa sono riusciti a raggiungereuno splendido risultato tecnico, in as-soluta sicurezza. Non solo sono arrivati in vetta senzal’ausilio di ossigeno e quindi con leloro forze, a dimostrazione di unagrande preparazione personale, mahanno anche continuato a lavorare invetta con grande lucidità per il po-sizionamento degli strumenti e per lerilevazioni scientifiche programmate,eseguendo impegnative operazioni nelpieno rispetto di un preciso protocolloscientifico da tempo programmato».

Il prof. Giorgio Poretti, responsabile della ricerca geodeticae geofisica di “Ev-K2-CNR”, aggiunge poi: «Splendidi questialpinisti, con una menzione di assoluto riguardo ad AlexBusca che ha eseguito alla perfezione ogni operazione richiestadai tecnici e scienziati che – dal Campo Base agli ordini diRoberto Mandler – chiedevano il piazzamento delle ap-parecchiature; per oltre tre ore si è spostato sul versante perrintracciare i punti ideali per le rilevazioni del georadar; perlasciarlo cadere lungo la linea di massima pendenza, con-sentendoci di realizzare un reticolo di rilevazioni che orastudieremo e analizzeremo con tutta la calma ed attenzionenecessaria. Tutti gli strumenti hanno lavorato alla perfezione

e siamo quasi certi di avercompiuto finalmente un con-siderevole passo in avanti.Contiamo infatti di poter de-terminare in modo esatto laprofondità della neve in vetta,calcolare quindi l’esattamisura della cima e –realiz-zare un modello matematicorealistico della cima rocciosae della cima nevosa dellamontagna».

«Un’assonanza perfetta tra

scalatori e scienziati che di-

mostra l’assoluta compe-

tenza e preparazione scien-

tifica messa in campo da

“Ev-K2-CNR” per il 50°

anniversario della spedi-

zione italiana sul K2 con la

squadra “K2 2004 –

cinquant’anni dopo”».

Grazie a questo importantis-simo lavoro di squadra ilprof. Giorgio Poretti, con ilsuo gruppo di ricercatori del-l’Università di Trieste, ha po-tuto così disporre di una nu-merosissima base di dati(raccolti con strumenti inno-vativi) sulla scorta dei qualiha poi elaborato le nuovemisurazioni che sono state uf-ficializzate nel rapporto di cuiparliamo in altra pagina diquesto speciale.

"Diario di bordo"Dai ricordi della mia partecipazione alla spedizione scientifico-alpinistica nazionale per "K2 - 50 anni dopo" di maggio 2004 all’Everest

n cima, un breve momento per riprendersi dalla faticae per assaporare questo importante momento, e poi ci

si deve impegnare da subito nel programma scientifico, cheprevede innanzitutto la sistemazione e accensione del pic-colo gps "master" Leica 1200 al limite della neve dove affiorail pietrisco, a circa 20 metri dalla cima. Poi viene attivato ancheil georadar/gps, che si accende correttamente, si attiva auto-maticamente ora il sistema di preriscaldamento, mentre vienesegnalata una buona ricezione del segnale GPS. Una volta che i led hanno segnalato tutto ok, gli alpinisti af-frontano il primo profilo verso la cima, ma ci viene ora comu-nicato che il led del georadar lampeggia intermittente in modoimprevisto! Seguono momenti di vero panico, tra me e Giorgio,ma non c'è modo di verificare ora se lo strumento stia regi-strando correttamente oppure no! Preso dall'agitazione, e dalnon perder tempo, mi scordo completamente della previstapossibilità di spegnere e rifare l'avviamento, e faccio inveceproseguire il lavoro in cima, sperando nel meglio. Ma con unagrande angoscia da parte nostra. Finché dall'alto ci riferisconoche il benedetto led ha ripreso a lampeggiare continuo, risol-vendo da sè il problema!

Il programma di misure prevede inizial-mente una misura di spessore della neve,in prossimità dell'inizio del primo profilo,sulla quale effettuare una prima cali-

brazione. A poca distanza dal GPS "mas-ter" fisso, viene così posizionata una

prima bandierina, dove la neverisulta avere uno spessore di

70cm (misurato con la son-dina da valanga). Poi è pre-

vista l'esecuzione di unprimo profilo geo-

radar/gps, condotto

ROBERTO MANDLERdalle rocce affioranti fino in cima, passando a fianco dellabandierina e marcando il passaggio sulla registrazione. I pro-fili successivi interessano invece tutti l'area di vetta, con lineeparellele (longitudinali alla cresta) ed incrociate (trasversali, conprofili su un versante e sull'altro), in modo da intercettare inprofondità la cresta rocciosa sepolta dalla neve. I profili im-pegnano faticosamente i nostri alpinisti per quasi 2 ore, untempo inifinito per un lavoro senza ossigeno a 8850m du-rante le quali ci tengono aggiornati via radio su quello chestanno facendo, mentre noi cerchiamo di immaginare visiva-mente la morfologia di superficie e la disposizione dei profili.Una volta completati, viene ora montata con una certa diffi-coltà la mira ottica, sotto le istruzioni e chiarimenti in diretta viaradio da noi dal campo base. La mira, visibile dal potente can-nocchiale del teodolite, costituirà quindi il bersaglio per cen-trare gli specchi della misura tradizionale, per mezzo del teodo-lite posto al bivio. Cerchiamo di accellerare ora le operazioni almassimo, per ridurre il periodo di affaticamento eccezionaleche gli alpinisti stanno sopportando. Ok, è finita! Potete scen-dere, anzi no... arriva imprevista a Patrizia la richiesta via satel-litare dall'Italia, che lei riporta a me per riferirla a mia volta ainostri eroi in cima, di un messaggio finale di ringraziamenti, daregistrare in diretta via radio, e che dovrà essere ripetuto alcunevolte perché sia sufficientemente chiaro. Poi finalmente i nostri possono affrontare la sospirata e infinitadiscesa verso il C3. A questo punto, il programma scritto riportava anche una miarichiesta personale, di un campioncino di roccia della cima dariportare a valle, che non me la sono sentita però di richiedere... Mentre i ragazzi scendono, viene lasciata sulla cima la mira ot-tica, che svetta ora, trattenuta da quattro tiranti, e che vienesubito rilevata con il teodolite dai nostri operatori al bivio,Sembra sia andato tutto bene, e nella tenda mensa siamo oratutti a complimentarci, con grandi pacche e strette di mano!”

GABRIELE PREVITALI

...”I

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Ev-K2-CNRGennaio, Febbraio, Marzo 2012 Pagina 11

Vetta e Misurazioni vista dagli alpinisti e dai tecnici della spedizione “K2 2004 – 50 anni dopo”

EVEREST 2004

Alessandro Alex BUSCA(coordinatore degli alpinisti in vettaper le rilevazioni): la fatica, anchesolo per parlare - lassù – non haparagoni. Everest, vetta e mi-surazioni sono stati un’esperienzaindimenticabile, ma il lavoro disquadra è stato l’elemento che ci hauniti e ci rappresenta ancora oggi.Senza questo non avremmo potutofare tutto quello che abbiamo com-

piuto quel giorno: montare il GPS, il palo per il Prisma, farele misure, e molte altre operazioni complesse anche a quoteben inferiori. Un giorno a dir poco fantastico, per me: stavoveramente bene, ho fatto tutta la salita, senza ossigeno, inmodo proprio “bello” e tutto è stato molto piacevole. Perquesto dover stare ancora là per fare tutto il lavoro che ci eravamo prefissi di fare è stato quasi “normale”. Grazie alpoco vento, ad una giornata con un tempo magnifico, abbiamo potuto operare tutti in sicurezza e – oltre al successoper essere arrivati in cima, che è e resta comunque il primotraguardo di un alpinista – è grandissima la soddisfazione diaver contribuito anche a raggiungere un importante traguardoscientifico: la misurazione con un nuovo ed innovativo sis-tema, messo a punto dagli scienziati italiani. Solo un piccolorammarico: non aver avuto il tempo di sedersi e guardarsi in-torno per godere di uno spettacolo che non ha paragoni (solochi è arrivato sin là, sul tetto del mondo, mi può forse capire)!Un ricordo speciale, poi, per il grande lavoro dei nostri SerapJangbu sherpa (sirdar della spedizione) e Lhapka Tsheringsherpa, che hanno portato in quota l’attrezzatura e dato manforte per il posizionamento della medesima. Da ultimo, il miopensiero al caro Karl (Unterkircher) che non è più con noi,che – oltre ad aver condiviso con noi tutti gli sforzi ed il suc-cesso - ci ha immortalati nelle sue splendide riprese.

Claudio BASTRENTAZla fatica, il ricordo più lancinante,forse. Ma subito riaffiora la grandis-sima emozione provata nell’arrivarefin là! Rivedendo poi a caldo leriprese e i commenti, mi sono resoconto del grandissimo risultato raggiunto che – forse – la stanchezzami aveva un po’ fatto passare in secondo piano. Per questo oggi riv-ivo quella splendida esperienza –

grazie anche alle belle immagini che ci ha lasciato Karl conle sue riprese e i suoi commenti “a fiato corto” – ancora congrande emozione. Solo il gioco di squadra e il senso del do-vere – dopo tanta fatica – ci ha “convinti” a restare lassù acompiere ancora un grande lavoro (alpinistico/scientificoquesta volta). Posizionare il materiale, fare tutti i rilievi,seguendo – per quanto possibile – le indicazioni che arriva-vano dal campo base; su e giù per quei “venti metri” che sem-bravano uno scherzo ma che si sono rivelati lassù un’enor-

mità, sono stati un’impresa nell’impresa. E dopo oltre due oredi grande lavoro, quasi non ci siamo accorti del tempo pas-sato a quella quota. Provvidenziale il richiamo dal campobase: è ora di scendere; è troppo tempo che state lassù! Nonsi potrà mai dimenticare un’esperienza come questa e deicompagni così, con un ringraziamento speciale per gli sherpa,senza i quali non avremmo avuto mai la possibilità di rag-giungere il traguardo scientifico, con la strumentazione checi hanno portato in quota.

Mario MERELLIsono passati sette anni e mi sembraancora ieri: una delle più bellespedizioni della mia carriera, fruttodel lavoro di un vero gruppo e anchedi un pizzico di fortuna che in questeoccasioni non deve assolutamentemancare. Se solo pensiamo a quantoera accaduto il giorno prima, congli amici rientrati per le pessimecondizioni, e rivivo la splendidagiornata di sole che ci ha portato invetta, quasi c’è da non crederci. Noi

stessi non pensavano proprio di partire subito e tentare lavetta; invece il tempo propizio ci ha indotti a prepararci(mangiare per tempo, riposarsi il più possibile) e poi … su,su sino alla vetta. E dopo tanta fatica eccoci ancora pronti aduna nuova impresa: non avevamo ancora finito, infatti, per-ché ci aspettava la fatidica“misurazione”. Avevamofatto tante prove, anche amedie quote di altitudine;ma lassù è tutta un’altra sto-ria. Personalmente non ri-cordavo letteralmente piùniente di tutto quello cheavevamo provato a fare: perfortuna dal campo basecontinuavano ad arrivarepreziosi suggerimenti etante, tante indicazioni.Ecco alla fine il secondoprezioso risultato di quellameravigliosa giornata: con-tribuire a raggiungere –come alpinisti – un impor-tante traguardo scientifico.Essere non solo scalatori dimontagne ma collaboratoripreziosi di uomini discienza. Una bella soddis-fazioni di cui andrò semprefiero. Grandissimo e fonda-mentale il lavoro disquadra: ognuno per la suaparte (un caro ricordo alloscomparso amico Karl).Vedevamo anche gente chearrivava là, con spedizioni

commerciali, per una foto e via; mentre noi restavamo percompiere la nostra missione. Una grande emozione quandoabbiamo letto il saluto al presidente Ciampi. Alla fine l’ordineperentorio: scendete, scendete; tutto ok. Finalmente verso ilcampo base. Non ne potevamo veramente più! È andata ve-ramente bene, anzi benissimo!Mario Merelli è scomparso mercoledì 18 gennaio 2012 in un incidente sulle sue montagne

Roberto MANDLER(geologo, coordinatore per la messa a punto del prototipo geo-radar/GPS, e del lavoro degli alpin-isti dal campo base): non posso di-menticare il grande stress che hacolpito tutti i collaboratori del prof. Poretti al momento dell’accensione del georadar/GPS,che era rimasto al gelo del campo 3per una settimana intera (dopo ilprimo tentativo in vetta del 16 mag-gio). Il led lampeggiava sinistra-

mente, ora che facciamo?Poi finalmente Alex (Busca) lancia il suo grido: il led rsso èritornato! ora tutto può proseguire in sicurezza e con la quasiassoluta certezza che i dati siano effettivamente registrati (an-che se di questo abbiamo avuto certezza solo al rientro alcampo base). Il secondo e più impegnativo lavoro è stato quello di re-lazionarsi con gli alpinisti in vetta: le operazioni da fare – nonsemplici neppure sulle nostre montagne europee – erano nonpoche e a quell’altitudine… ma tutti i componenti giunti invetta si sono dati un gran da fare, assistiti da una splendidagiornata, e – dopo aver fatto i posizionamenti delle stru-mentazioni richieste nel miglior modo possibile - hanno eseguito tutte le misurazioni che ci aspettavamo facessero(con oltre 2,30 ore di permanenza in vetta).Fondamentale il contributo del nostro sirdar Serap Jangbusherpa sia per aver portato in quota la strumentazione che peraver provveduto personalmente a piazzare una parte fonda-mentale della stessa per dare avvio all’impostazione inizialedelle rilevazioni.Un paio di aneddoti: * all’arrivo in vettaClaudio Bastrentaz trova annodate ad un picchetto una fotodel Dalai Lama, il classico scialle tibetano e delle bandierine:che siano quelle di Benoit della spedizione Ev-K2-CNR del1992?* mentre i nostri lasciano la vetta, la mira ottica con glispecchi riflettori viene lasciata sul posto, per le successivemisure con teodolite da remoto. In molte immagini di spedi-zioni successive nel 2005, 2006 e 2007 si vede ancora in vettail nostro palo o una parte dello stesso;* rocce: il nostro sirdar Serap Jangbu sherpa porterà soprendentemente a vallealcuni campioni che potranno così essere analizzati in laboratorio;* Vetta e sorvolo: in quella stessa giornata, AngeloD’Arrigo, famoso pilota di volo sportivo, con il suo delta-plano Stratos trainato in quota riesce nella storica impresa discavalcare l’Everest superando gli 8900 metri di quota.* a mani nude a 8848 metri: la splendida giornata, e la brezza leggera che fortunatamente ha accompagnato il lavoro deglialpinisti, ha consentito loro di lavorare a quella quota perqualche minuto anche a mani nude; in alcune riprese videovediamo anche i laccioli dei bastoncini da neve che simuovono dolcemente sospinti da questo leggero vento. Dal punto di vista scientifico per concludere è stata

un’esperienza per mericca di soddisfazioni pro-fessionali. Il contatto conpersone di diversissimaestrazione sia per profes-sione sia per interessi; larealtà vista al CampoBase (anche quella menopiacevole degli insuccessie delle disgrazie); averraggiunto un obiettivoscientifico per cui ci si eraimpegnati tanto, ma cheera legato ad una serie dieventi imprevedibili e nongestibili (la meteo, gli uo-mini, la fortuna, le scelteumane, ecc.). Ho cercatopoi di conservare i nostriricordi, per i miei com-pagni di avventura, emagari anche per chi altrone fosse incuriosito, inuna pagina dedicata in internet.

GABRIELE PREVITALI

Sono trascorsi ormai più di sette anni (24 maggio 2004), ma il ricordo è vivo e sempre presente nella mente e nell’animadei veri protagonisti di quella “misurazione” che, nel 2004, ha segnato un nuovo traguardo nella storia delle misurazioni.

Nel riascoltare gli alpinisti Alex Busca, Claudio Bastrentaz, Mario Merelli con Roberto Mandler al Campo Base sembradi essere, infatti, ancora là, proprio in questo momento: «Vetta finalmente! Un attimo di respiro, per guardarsi intorno quasicon eccitazione e qualche groppo in gola, per la fatica ma, soprattutto, per una “emozione” non descrivibile». Lasciamo per questo spazio alle loro “parole”:

Karl UNTERKIRCHERnon possiamo dimenticare, in questa occasione, uno dei pro-tagonisti di questa splendida operazione alpinistico/scientifica.L’amico e grande alpinista cui si devono – tra l’altro – leriprese fotografiche e video più importanti della giornata del 24maggio, accompagnate da un commento “dal vivo” rimasto in-superabile. Così come insuperabile è stato il suo contributo allaperfetta riuscita dell’esperimento scientifico. E proprio perchénon è più tra noi, ma tra le “sue nevi perenni” non possiamo nédobbiamo dimenticare che per Karl il 2004 fu l’anno di un pri-mato assoluto: in soli tre mesi l’Everest e il K2.Con il ricordo indelebile dei suoi compagni d’avventura, quellodegli amici che, passo passo, lo hanno seguito nelle sue mer-avigliose imprese ed hanno cercato di raccontarle al meglio. http://www.sogestgeo.it/

Ev-diario/Ev-diario.htm

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Ev-K2-CNRPagina 12 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

Accostare Ardito Desio e l’Eve-rest può apparire alquanto in-

solito. Nella regione dove è situatala montagna più alta della Terra,Desio non compì mai studi speci-fici. La sua fama, non solo di ricer-catore scientifico ma soprattutto diesploratore, è fondamentalmentelegata, anche presso il pubblico dinon specialisti, alla vittoriosa spe-dizione al K2, la cima più alta delKarakorum e la seconda per al-tezza del nostro pianeta, che orga-nizzò e diresse nel 1954.Chiaramente Desio non fu im-mune al fascino dell’Everest; ba-sterebbe ricordare le sue parolequando nel 1953 riuscì a scorgerloseppur da lontano insieme al Kan-chenjunga: “Quale gioia immensa!Era la stessa gioia delle prime vetteconquistate nella mia gioventù.Erano le cime dei miei sogni gio-vanili e maturi, le cime verso lequali la mia fantasia e le mie letturemi avevano tante volte portato.Non riuscivo a saziarmi della vistadelle due montagne eccelse”. Tuttavia il suo destino mai lo ri-portò negli anni successivi ad uncontatto diretto con il tetto delmondo, nonostante i suoi viaggi ele sue esplorazioni spaziassero dal-l’Hindu Kush, alla Birmania, al-l’Etiopia, alle Filippine, all’Himalayacentrale, al Tibet, all’America Meri-dionale, all’Antartide. Nel 1987 un evento imprevisto rial-lacciò, invece, i rapporti fra il no-vantenne Desio e ilChomolungma, nome tibetanodell’Everest. All’inizio di marzo diquell’anno il New York Times, ri-preso immediatamente anche daigiornali e dalla televisione italiana,dava la notizia che il K2 era la mon-tagna più alta della Terra, supe-rando l’Everest di 11 m. Le nuovemisure erano opera del prof. George Wallerstein, professore diastronomia dell’Università di Wa-shington, che le aveva compiuteutilizzando le nuove strumenta-zioni topografiche Global Positio-ning System (GPS) che alloracominciavano a diffondersi. La no-tizia suscita immediatamente l’in-teresse, non scevro da perplessità,di chi aveva guidato gli italiani allaconquista di quella che fino ad al-lora era ritenuta la seconda mon-tagna della Terra. La sua esperienza e razionalità discienziato ed esploratore gli sug-geriscono che prima di accettare larivoluzione nella gerarchia delledue montagne più alte del pianetaconsolidata da quasi un secolo emezzo, è indispensabile compierecon gli stessi strumenti la misura-zione di entrambe le montagne.Desio ha ormai raggiunto un’età incui le persone normali evitano dilanciarsi in nuove e faticose inizia-tive. Ma Desio non è una personanormale; ancora una volta dà con-ferma di quelle doti che forse piùl’hanno caratterizzato: inventiva,prontezza di decisione, capacità di

Ardito Desio e l’Everest

Ricordi d’alta quotaLe nuove misurazioni dell’Everest 1992 Italiane e Cinesi.

CLAUDIO SMIRAGLIA, Università di Milano, Comitato Ev-K2-CNR, Comitato Glaciologico Italiano

trovare le persone più adatte perogni impresa. Quello che riesce a compiere intempi ristrettissimi ha veramentedel miracoloso, come ben sa chioggi deve organizzare missioni al-pinistiche o scientifiche in quellepur sempre lontane regioni. Grazieal finanziamento concesso dalConsiglio Nazionale delle Ricerche,allora presieduto dal prof. LuigiRossi Bernardi, con l’assistenza lo-gistica dell’alpinista Agostino DaPolenza, che pochi anni primaaveva compiuto la seconda ascen-sione italiana al K2, e con la colla-borazione per il settorescientifico-operativo del prof. Ales-sandro Caporali dell’Università diPadova, in un mese viene allestitala spedizione destinata alla rimisu-razione di Everest e K2. Lottandocontro le burocrazie di varie fron-tiere, l’imperversare del monsone,i problemi fisici dell’alta quota, inuna settimana con GPS e teodolitila quota dell’Everest viene rimisu-rata. La missione continua senza inter-ruzioni verso il K2, dove i problemilogistico-politici si presentano an-cora più complessi. Solo la garan-zia della presenza di Desio aIslamabad sblocca la situazione e iricercatori possono dirigersi versoil Circo Concordia. Anche in questocaso una settimana di intenso la-voro permise di effettuare tutte lemisurazioni previste. L’elabora-zione dei dati raccolti dimostròsenza alcun dubbio che l’Everest èla montagna più alta della Terra eche il K2 è “solo” la seconda. Maquesto fu solo l’inizio della se-conda giovinezza scientifica e or-ganizzativa di Ardito Desio.Durante i concitati eventi dellaspedizione del 1987 erano stategettate le basi del Programma diRicerca Scientifica Ev-K2-CNR. Le missioni si susseguirono, sem-pre coordinate a livello scientificoda un ringiovanito prof. Desio, etrovarono il loro apice nella realiz-zazione della Piramide-Laborato-rio, che avrebbe dovuto costituirela base per un complesso pro-gramma scientifico multidiscipli-nare. Ma anche questa iniziativanon fu scevra da difficoltà e con-trattempi. Il progetto iniziale diuna sua collocazione sul versantecinese dell’Everest fu bloccato daproblemi politici imprevisti. Con l’usuale rapidità decisionaleDesio trasferisce tutte le opera-zioni sul versante nepalese. Nono-stante le difficoltà ambientali illaboratorio scientifico più alto delmondo nel settembre 1990 erauna realtà e cominciò ad ospitare iprimi ricercatori, in particolare fi-siologi. Nell’ottobre dello stessoanno avvenne l’inaugurazione uffi-ciale. Ardito Desio non può man-care. Nonostante i suoi 93 anni, un’ora e mezzo di elicottero da 1300 a 5000 m non piega il suo entusia-smo, che continuerà ancora fino apoco prima della sua scomparsaavvenuta esattamente dieci anni faa 104 anni. La Piramide ai piedi dell’Everest, alui dedicata, suggella fisicamentequesto connubio fra la montagnapiù alta della Terra e lo “scienziatodel K2”, mentre il suo messaggiocontinua a concretizzarsi nellenuove missioni scientifiche che ve-dono ancora nelle alte terredell’Himalaya e del Karakorum unluogo privilegiato di entusia-smante ricerca.

Autunno 1992, la Piramide Ev-K2-CNR è al suo secondo

anno di vita e diversi progetti di ri-cerca sono stati portati avanti,anche molti nel settore della fisio-logia, guidati dal prof. Cerretelli.Ma grazie all'incessante lavoro delnostro prof. Poretti gli accordi coni Cinesi sono andati avanti e lacongiunta misurazione dell'Eve-rest può divenire una realtà.I geodeti italiani stabiliscono 3punti di misura in territorio Nepa-lese e i Cinesi altri 3 in territoriotibetano, ognuno di questi puntiviene collegato geodeticamentecon gli altri e poi con le reti Nepa-lesi e Cinesi.Allo stesso tempo una determinataspedizione alpinistica sta salendosulla montagna trasportando unamira ottica, dei riflettori laser e unricevitore GPS a doppia frequenza.Le misure verranno realizzate incontemporanea dai 6 punti utiliz-zando le più avanzate tecnologie:* quelle ottiche dei teodoliti e di-stanziometri laser che garanti-scono 0,1 mm per chilometro diprecisione e che richiederannoanche l'utilizzo di palloni sondameteorologici per valutare i profilidi temperatura, umidità e pres-sione tra i 5.000 metri di quota inmedia dei 6 punti e la cima a quasi9.000 metri.* quelle dei segnali radio GPS ri-cevuti sulle doppie frequenze deiricevitori di precisione geodeticaL'aspetto difficile dell'operazione.Non solo salire sull'Everest, mamontare l'attrezzatura e avviare lemisure, e come se non bastasse lameteo deve anche essere buono epermettere buona visibilità dellacima. Le misure perché siano pre-cise devono essere fatte neglistessi istanti simultaneamente.Oggi in un'operazione come que-sta avvieremmo semplicemente uncollegamento in conferenza chatvia internet e la coordinazione sa-rebbe perfetta.Nel 1992 potevamo disporre di unterminale satellitare composto da2 valigioni da 70 kg che consuma-vano mezzo chilowatt di energia eche realizzavano un collegamentoaudio a 13 dollari al minuto, leconnessioni dati erano possibili macostosissime.Per coordinarci con i Cinesi orga-nizzai quindi dei canali radio inonde corte con radio da 100 watt ein VHF con walkie talkie; in quel-l'occasione sopra la Piramide in-stallammo un ponte radio conl'ambizione di attraversare la ca-tena Himalayana con la potenza diun semplice walkie talkie.I canali primari rimanevano tutta-via quelli in onde corte e, mentreattendevamo l'attivazione dellastazione cinese, io dovevo far laspola tra Piramide e campo base.Finalmente arrivano i primi se-gnali, ma l'intelligibilità' è scarsa: idisturbi tipici delle onde corte el'inglese dell'operatore cinesefanno poi a gara per impedirci dicapire.Non rimane che cambiare canalifino a trovarne uno accettabile. Maio sono alla base e la radio in Pira-mide. Non rimane che operare laradio, ma il trasmettitore ha unaventina di controlli e nessuno se lasente. L'unica persona che garan-tisce di seguire esattamente le mieistruzioni e darmi il corretto feed-back è la dott.ssa Lenotti, medico

della spedizione. E ci riusciamo! Ilcollegamento viene stabilito e ioinauguro una carriera di operazionicontrollate a distanza.La spedizione alpinistica va avantirigorosamente e i miei colleghi al-pinisti e guide migliorano conti-nuamente le loro performancesulla via dell'Everest. Reduce dauna frattura avuta a fine giugno edopo due mesi, riesco a salire solo300 metri; poi la caviglia cede e ilmio morale va a pezzi. Mi concen-tro sulla parte tecnica, c'è da farfunzionare un GPS sulla cima del-l'Everest e tutto deve essere per-fetto. Ma con l'Everest stipulo unpatto: proverò e darò il mio meglioanch'io fino al punto più alto pos-sibile. Ogni mattina corro fino a5300 e imparo a respirare, se legambe sono deboli il respiro, al-meno quello, dovrà essere forte.Installiamo il ponte radio: non èuno di quegli oggetti microscopici,computerizzati e codificati comequelli di oggi; è un semplice, ro-busto e resistente sistema radio,prodotto da un'azienda italiana.L'azienda non c'èpiù, il ripetitorefunziona ancora! L'antenna vieneposta a 5.600metri, giustosopra la Piramide,il segnale è per-fetto in tutto l'altoKhumbu. Ungiorno, una vocegracchiante irri-conoscibile ci se-gnala il tentativodei cinesi. Con lapotente radio inonde corte li gui-diamo e un po’alla volta defi-niamo le posi-zioni da cui ilcollegamento è fi-nalmente chiaro:non dipenderemopiù dalle radio inonda corta e i ri-cercatori po-tranno parlaredirettamente con gli alpinisti.I giorni si fanno sempre più intensie io mi sono conquistato un postonel terzo team, l'ultimo in ordinecronologico.Agostino sfodera tutta la sua espe-rienza e, d'accordo con Poretti, sta-bilisce una strategia efficace:1) team di trasporto sulla cimadelle apparecchiature2) team di attivazione misure3) team di rimozione e rientro deltutto.Con noi Benoit Chamoux, il fran-cese che ha scalato il K2 in 19 ore.È un mingherlino che, quandocammina sul ghiacciaio, sembrasfiori la neve con un passo edun'armonia con queste montagneincredibile che – purtroppo - si ar-resterà sul Kachenjonga, suo14esimo ottomila. Lo ricordiamocon un “chorten” sopra la Pira-mide.28 settembre 1992, Benoit è nellaprima squadra e sale coi materialifino alla cima sud senza ossigeno;poi diventa tardi ed è pericolosocontinuare: il terreno tra cima sud(8.750 m) e cima è difficile emolto esposto, il vento domina lacresta.29 settembre Benoit sale con l'os-sigeno e porta i materiali alla cima

dell'Everest; è accompagnato dalsecondo team composto da alpini-sti "freschi". Il lavoro dei primidue team, tra cui Lorenzo Mazzo-leni fortissimo Ragno di Lecco cherimarrà al K2, permette l'avviodelle misure.In cima viene montato quel trep-piede che rimarrà visibile per moltianni e sul quale gli sherpa fisse-ranno le bandiere di preghiera oltrealle Kathe e una foto del DalaiLama. La visibilità è buona, l'Eve-rest è raggiunto dai sei laser deipunti di misura. Poretti rimarrà'immortalato in un'immagine in cuiscruta la cima dal teodolite; Ago-stino viene fotografato in un balzodi gioia al Campo Base.Io sto faticosamente salendo aColle Sud; dopo aver rinunciatoalla salita continua da campo 2, misono fermato a Campo 3 conMarco Barmasse. Gli altri scende-vano, quelli entusiasti dalla cima,gli altri un po’ tristi dopo le ri-nunce.Entrambi non ce la siamo sentitadi continuare, ci siamo infilati in 2

tende a Campo 3a 7.400 m.Il giorno dellemisure mi incon-tro con AbeleBlanc a ColleSud. Abele hatentato ma è statorespinto, gli pro-pongo di tentarecon l'ossigeno,qualcuno deveandar su a smon-tare le installa-zioni, siamo solia Colle Sud.Il giorno dopoalle 3 partiamo daColle Sud; alle 9siamo in Cima eli restiamo permezzora, poiAbele suggeriscedi scendere. Cicarichiamo il ma-teriale ma io restoun'altra mezzorasulla cima, da

solo, sorpreso dall'altezza dellamontagna, dalla vastità dei pano-rami tibetani, e dalla vicinanza deivillaggi Nepalesi. Mi immaginavoche a Pangboche, 5 chilometri piùin basso fosse un giorno come glialtri e che là si continuasse a pian-tar patate. Le misure dell'Everest furono unevento scientifico di rinomanzamondiale. Solo il profilo dellospessore della calotta nevosa rima-neva ignoto. Dov’era la roccia piùalta? E quanto ghiaccio e neve laricopriva?Solo nel 2004 la nostra spedizioneportò un georadar in grado di farequesta misura, salendo questavolta dal Tibet. Ma giù alla Pira-mide è rimasta attiva l'antenna delDoris, il sistema di georeferenzia-zione del sistema di satelliti, cheda allora registra anche i movi-menti della crosta terrestre. L'antenna Doris è stata collegata aipunti geodetici di misura dell'Eve-rest. Oggi quando la guardo pensoai suoi 40 cm di spostamento versoNE e ai suoi 3 centimetri versol'alto in 10 anni e sento ancora unavolta la forza e la dinamicità diqueste montagne che salgono inpoche decine di chilometri dalleforeste alla sommità della terra.

GAIN PIETRO VERZA, responsabile tecnico Comitato Ev-K2-CNR

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Ev-K2-CNRGennaio, Febbraio, Marzo 2012 Pagina 13

“Dentro la ricerca”

L'interno della Piramide è suddiviso in tre livelli, chesono adibiti ai seguenti usi:Al primo livello si trovano i servizi di uso comune, ilaboratori, i magazzini ed i quadri degli impianti elettrici, così suddivisi:

● Due vasti locali laboratorio, attrezzati con: settoriscomponibili e smontabili, dotati di canalizzazioni peralimentazioni elettriche, quadri per il collegamentodelle apparecchiature e illuminazione, contenitorismontabili in metallo realizzati su misura, sediepieghevoli in metallo; ● Sezione dedicata alle analisi chimiche con: deioniz-zatore, sistema di produzione acqua ad alta purezza,dispositivo di manipolazione campioni in atmosferacontrollata, oltre alle normali dotazioni di laboratoriochimico; ● Locale bagno completo di WC, lavelli, doccia;

ELETTRICITÀSistema fotovoltaico principale● Sezione Piramide● Sezione Lodge● Sezione servizi ausiliari

SERVIZI IT-Reti ● LAN interne al laboratorio● Reti con IP pubblico-Computer● desktop, ● notebook● server-Stampanti-Acceso wireless-Accesso internet a banda variabile

SERVIZI PER LA RICERCA- Stazioni meteo locali- Web cam alla stazione ABC- Stazione GPS Master (ora non

attiva)- Stazione Doris per misure

di movimento terreno- Stazione sismica

(in reinstallazione a breve)- Laboratorio per analisi chimiche● Acqua ultrapura● Camera ad alta pulizia

(lavorazione campioni)● Strumentazione di laboratorio

chimico

SERVIZI ALBERGHIERI- Lodge con servizi di alto livello● Cucina con cibo italiano● Sala da pranzo con TV sat● Camere da 2-3-4 posti● Servizi igienici - docce● Acqua calda + riscaldamento

da fonti solari

COMUNICAZIONIRadio HF (per comunicazioni alivello nazionale anche conaeromobili)-Radio VHF● Walkie talkies● Ponte radio (copertura fino

a Namche Bazar)● Basi fisse (una in Piramide,

le altre per le operazioni in campagna)

-Telefonia/modem satellitare● telefono IP (interno al

centralino ME)● cellulari satellitari● telefoni/modem satellitari

portatili-Terminale satellitare VSAT● Connessione Internet● Connessioni dati● Videoconferenza● Ponte GSM

SICUREZZA- Pronto soccorso- Farmacia- Concentratore ossigeno,camere iperbariche, set ossigeno portatile con maschera

- Barella smontabile per trasporti su terreno difficile

- Set di immobilizzazione infortunati

- Set materiale alpinistico peril soccorso

SERVIZI TECNICI- Laboratorio elettrico- Laboratorio elettronico- Set di alimentazione fotovoltaica per lavori in campagna (fotovoltaici conerogazione AC)

- Set di connettività Internet a larga banda da campo

- Set di “presenza virtuale”:zaino che permette di realizzare un collegamento

AV via satellite con un operatore locale dal campo

- Set per dirette televisive: zainoche permette di realizzare dirette televisive via satellite dal campo

- Set trasportabile per comunicazioni VHF / HF agrande distanza

SERVIZI LOGISTICISet per campi base e campi di ricerca● Tende● Materassi● Sacchi a pelo● Materiale alpinistico● Abbigliamento da alta quota

Alla scoperta del cuore del Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide

● Locale d'uso comune/riunioni attrezzato con: tavoli realiz-zati a settori scomponibili e smontabili, con struttura in met-allo, sedie smontabili in tessuto con struttura in metallo, con-tenitori in metallo su misura.

Il secondo livello dispone di tre locali laboratorio di medie di-mensioni completamente separati tra di loro, saletta per ilprimo soccorso contro il mal di montagna, e toilette. È allestito con tavoli da laboratorio, sedie, armadietti, con-tenitori per materiali vari, camera iperbarica, concentratore diossigeno e set trasportabile completo di bombola di ossigeno,regolatore e maschera.

Il terzo e' dedicato al trattamento dati, alle telecomunicazionie alla gestione, pertanto allestito con un tavolo d'appoggio perle apparecchiature, contenitori metallici per le attrezzature,sedie. All’interno della Piramide sono a disposizione le seguentistrumentazioni e servizi.

Dallo scorso mese di Mag-gio, chiunque può guardare

il Monte Everest in diretta sulweb, con immagini in alta riso-luzione.

Tutto ciò è stato possibile graziead una nuova web cam installatadal Comitato Ev-K2-CNR aKala Patthar che ci regala la mi-glior vista panoramica della piùalta montagna del mondo.

Questa è la web cam più vicinaall’Everest, infatti è installata asoli 11 km dalla montagna.

L’installazione è stata eseguitanell’ambito della spedizionescientifica SHARE Everest2011, promossa dal ComitatoEv-K2-CNR e in collaborazionecon la Nepal Academy ofScience and Technology(NAST) e il Department of Hy-drology and Meteorology(Dhm) nepalese.

L’Everest dal vivo Un occhio sul tetto del mondo.FRANCESCA STEFFANONI

Ovviamente la web cam è infunzione soltanto nelle orediurne, indicativamente tra le 6del mattino e le 18, orario nepa-lese.

L’installazione opera di unasquadra composta da tecnici ita-liani e nepalesi, coordinanti daGiampietro Verza, responsabiletecnico del Comitato Ev-K2-CNR: “ Abbiamo lavorato per

mesi effettuando test e facendo

verifiche e finalmente abbiamo

completato l’ultimo passaggio.

Installare la web cam della Mo-

botix è stato un grande risultato

che ci ha permesso di raggiun-

gere un nuovo primato: instal-

lare la web cam più alta al

mondo.

Alcuni anni fa c’era una web

cam che mostrava l’Everest

presso il Syangboche Everest

view Hotel, ma era a più di 30

km di distanza dalla montagna .

La nostra è solo a 11 km dal-

l’Everest”.

“La maggior difficoltà riscon-

trate sono state quelle relative

alla connettività e al WiFi “–spiega Verza -. Abbiamo dovuto

predisporre dei ponti radio e dei

ripetitori per assicurare la con-

nessione tra Kala Patthar al

Laboratorio Piramide.

Vi assicuro che a 5000 mt di

quota non è facile trovare delle

prese! E’ stato un fantastico la-

voro di gruppo portato a ter-

mine con il nostro staff nepalese.

Non appena hanno realizzato il

pieno raggiungimento del-

l’obiettivo si sono dimostrati en-

tusiasti. Quando abbiamo

effettuato la connessione e ab-

biamo visto per la prima volta

sui nostri schermi la maestosità

dell’Everest, c’è stato un mo-

mento di vera emozione!”.

L’installazione della web cam aKala Patthar, si è realizzata nel-l’ambito di SHARE Everest2011, missione che aveva comeobiettivo ultimo il ripristinodella stazione meteo più alta almondo (Colle Sud 8.000 ms.l.m.).

La webcam a Kala Patthar èstata posizionata sulla stessasporgenza della stazione meteoche riceve i dati direttamentedalla stazione AWS di colle Sud,che fa parte del network di sta-zioni afferenti al ProgettoSHARE (Stations at High Alti-tude for Reserch on Environ-ment); i dati e le immaginiraccolte a Kala Patthar vengonotrasmesse in tempo reale al Laboratorio Piramide, collocatonella valle del Khmbu a 5.050m s.l.m.

La web cam più alta del mondo

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GHIACCIAI & CLIMAPagina 14 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

Everest: ghiacciai, acqua, clima.Sfida per il futuro

L’Everest non solo costituisce lapiù alta montagna della Terra,

ma anche un importante nodo gla-ciale. I suoi versanti sono, infatti,ammantati da imponenti colate dighiaccio, le cui più note a livelloscientifico, paesaggistico e turisticosono sicuramente i ghiacciaiKhumbu (12 km di lunghezza, 45km2 di superficie) sul versante ne-palese e Rongbuk (20 km di lun-ghezza, 85 km2 di superficie) sulversante tibetano, entrambi notis-simi e frequentatissimi in quantoospitano i campi base delle numerospedizioni che si dirigono verso il“tetto del mondo”. In realtà dallacresta di confine che corre dalChumbu (a ovest del Pumori) finoal Shartse (a est del Lhotse) scende

una serie numerosa di apparati gla-ciali meno noti e frequentati, inqualche caso di dimensioni ancoramaggiori come il Barun o il Khan-gshung. I ghiacciai dell’Everestpresentano le caratteristiche tipolo-giche e morfologiche classiche deighiacciai himalayani: lunghe linguesubpianeggianti che spesso si rac-cordano ai bacini superiori di ali-mentazione con imponentiseraccate, come la nota Ice Fall delKhumbu; bacini collettori con su-perfici relativamente ridotte rispettoalla dimensione globale degli appa-rati, sovrastati da elevate ed estesepareti di roccia e ghiaccio; alimen-tazione prevalentemente estiva daprecipitazioni monsoniche, ma de-rivante per almeno due terzi anchedalle valanghe, e soprattutto unacopertura detritica che copre la su-perficie delle lingue con spessoriche nella parte inferiore possono ar-rivare ad alcuni metri e che ospitalaghi e falesie di ghiaccio. E’ forsequest’ultima la caratteristica pae-saggisticamente più evidente e piùimportante per quanto riguarda l’at-tuale evoluzione di questi ghiacciaiin relazione alla dinamica clima-tica. La copertura detritica infatti,quando supera un livello soglia diqualche centimetro, modifica gli

CLAUDIO SMIRAGLIA, Università di Milano, Comitato Ev-K2-CNR, Comitato Glaciologico Italiano

scambi energetici fra ghiaccio edatmosfera e in pratica riduce la fu-sione. L’evoluzione di alcuni diquesti ghiacciai è stata studiata dalungo tempo sia con rilievi di ter-reno sia con tecniche di telerileva-mento (ricordiamo quelli inizialidegli svizzeri, poi dei giapponesi,che hanno una lunga tradizione diricerca sul Khumbu, cui hanno fattoseguito i lavori dei tedeschi, deifrancesi e degli italiani, questi ul-timi nel quadro del progetto PA-PRIKA coordinato dal ComitatoEv-K2-CNR). Le finalità delle ri-cerche sono numerose e riflettonola complessità climatica di questaregione e la sua non facilità di ac-cesso. In particolare le grandi sfideancora aperte sono quelle di deter-minare esattamente lo stato di evo-luzione di questi ghiacciai anche inrapporto alle altre regioni himala-yane, di individuarne la connes-sione con le dinamiche climatichein atto, stabilire quantitativamentel’entità delle risorse idriche da que-sti rappresentate, verificare l’effet-tiva influenza dei nuovi agenti diablazione da poco individuati,come il black carbon, evidenziare ifattori di rischio da loro rappresen-tati (in particolare le esondazionidei laghi sopraglaciali), modelliz-

zare tempi di risposta e di soprav-vivenza.Per quanto riguarda ad esempiol’evoluzione in atto si constata chele variazioni di lunghezza e di su-perficie sono relativamente ridotte,rispetto a quanto avviene sulle Alpi(nell’ultimo mezzo secolo l’areacomplessiva dei ghiacciai dell’Eve-rest si è ridotta del 5%, mentre lasuperficie priva di detrito è dimi-nuita del 10%); si è invece accen-tuata la riduzione di spessore con

tassi di oltre 1,5 m all’anno nella fa-scia di transizione fra il settore ri-coperto da detrito e quella libera dadetrito, cioè fra il settore inattivo(stagnante) e quella attivo delghiacciaio. Questo incrementodella riduzione di spessore è stataaccompagnata e anche provocatadall’ampliamento dei laghi sopra-glaciali che in alcuni casi, comequello dell’Imja ai piedi del Lhotsedalla metà del secolo corso ad oggiha assunto proporzioni gigantesche

e preoccupanti (la profondità è su-periore ai 100 m). Tenendo conto diquesti alti tassi annui di riduzionedi spessore i modelli indicano lapossibilità che entro un secolobuona parte delle lingue dei ghiac-ciai dell’Everest potrebbe sparire;questo fenomeno sarà precedutodalla formazione di grandi conchelacustri e dalla frammentazionedelle lingue in due tronconi netta-mente separati, uno di ghiaccio sta-gnante ricoperto da detrito e uno di

ghiaccio attivo. Molti sono i pro-blemi ancora aperti, soprattutto a li-vello previsionale ed applicativo,per affrontare i quali (e per comin-ciare a risolverli), è imperativo uncoordinamento fra i ricercatori deivari Paesi, come suggeriva nel1999 il Primo Ministro IndianoManmohan Singh: “We have to re-cognise the need for much greaterengagement and coordination withall our neighbours which share theHimalayas”.

Everest: il tetto del monitoraggio climatico ambientale

La vita delle regioni più popolatedella Terra, come India e Cina,

oltre ad essere condizionate da unvorticoso sviluppo industriale e daun fabbisogno energetico che au-menta esponenzialmente con le cre-scenti esigenze di mobilità el’intensificazione dei trasporti, nonpuò sottrarsi all’influenza climaticache la catena Himalayana ed il vi-cino Plateau Tibetano sono in gradodi esercitare. La grande catena mon-tana dominata dalla più alta vettadel pianeta, l’Everest, influenza ter-micamente e dinamicamente la cir-colazione dell'atmosfera e diconseguenza il sistema monsonicodel continente asiatico. Proprio ilsistema dei monsoni favoriva lo svi-luppo di venti che i navigatori arabisfruttavano per rendere più agevolela navigazione verso l’India ed ilcontinente asiatico durante l’estate,e verso le coste dell’Africa orientaledurante l’inverno. Ecco quindi chela parola araba “mausìm”, “sta-gione”, serviva per indicare questiventi a cui sono associate in estateintense precipitazioni. Le piogge

monsoniche, unitamente ai ghiac-ciai dell’Himalaya, alimentano igrandi fiumi asiatici tra cui, nel ver-sante meridionale, il Brahmaputra eil Gange fornendo quel preziosobene che è l’acqua. In questi ultimitempi il regime monsonico ed ighiacciai dell’Himalaya sono nega-tivamente influenzati dalle crescentiemissioni di inquinanti e gas serrache contribuiscono così a rendereancora più preoccupante una giàprecaria sicurezza climatica ed am-bientale. Per meglio capire e studiare i feno-meni legati all’inquinamento atmo-sferico ed ai cambiamenti climatici,all’inizio dell’anno 2006 nell’am-bito dei progetti SHARE (Stationsat High Altitude for Research on theEnvironmet) di EvK2-CNR e ABC(Atmospheric Broun Clounds) diUNEP (United Nations Environ-mental Program) ha preso vita neipressi della Piramide, a 5079 m diquota, il Nepal Climate Observatoryat Pyramid, che ha iniziato ad ac-quisire i primi dati sulla composi-zione dell’atmosfera nellaprimavera dello stesso anno. Da al-lora questo laboratorio, divenutoStazione Globale del programmaGlobal Atmospheric Watch dell’Or-ganizzazione Meteorologica Mon-diale (WMO), costituisce unainsostituibile “sentinella” in gradodi valutare lo stato di salute dell’at-mosfera in Himalaya. Gli studi con-dotti in questi anni dai ricercatoridell’Istituto di Scienze dell’Atmo-sfera e del Clima del CNR, delCNRS, dell’Università di Urbino edel Comitato Ev-K2-CNR ai piedidell’Everest hanno mostrato che nel

PAOLO BOANSONI, responsabile scientifico Progetto SHARE, Isac-CNR

periodo che precede il monsone gliinquinanti raggiungono l’Everest ei ghiacciai dell’Himalaya trasportatilungo la valle del Khumbu. Essafunge da “corsia preferenziale” pertrasportare elevate concentrazioni diinquinanti provenienti da una gi-gantesca nube che ricopre l’Asiameridionale e deno-minata AtmosphericBrown Cloud. Lavalle del Khumbu sisnoda dalle pendicimeridionali del-l’Everest, nell'Hi-malaya orientale edall’Ice Fall di-scende in territorionepalese snodandosiper circa 50 chilo-metri ed arrivando alvillaggio di Lukla,posto a 2800 m diquota, che con il suoaeroporto “incu-neato” nella monta-gna, costituisce laporta d’ingresso per le spedizionidirette a scalare l’Everest. Questalunga valle, orientata da meridione asettentrione, è uno dei percorsi prin-cipali che le spedizioni alpinistichepercorrono per raggiungere ilCampo Base dell’Everest e da quiper la scalata alla vetta più alta delpianeta, che ha nome Chomolan-gma (Madre dell'universo) per i ti-betani, Qomolangma per i cinesi eSagaramāthā (Dio del Cielo) per inepalesi. Tuttavia, questo stessopercorso è uno di quelli che se-guono anche le masse d’aria mon-soniche durante l’estate e gliinquinanti durante il periodo pre-

monsonico per risalire la catena Hi-malayana. Proprio per meglio com-prendere la circolazione atmosfericanella valle del Khumbu, sono staterecentemente attivate misure me-teorologiche a 8.000 metri, al ColleSud dell’Everest nell’ambito delprogetto SHARE. Queste sono le

uniche osservazioni continuative at-tualmente effettuate in una stazionea terra ad una simile quota e destasempre particolare interesse ammi-rare, ad esempio, le variazioni ditemperatura registrate a quota 8000(vedi figura) e la risposta termica alregime monsonico. Questo puntoprivilegiato di osservazione in pros-simità della vetta dell’Everest è solol’ultimo ed il più alto di quelli giàesistenti della rete SHARE nellaValle del Khumbu: Changri Nup(5.700 m), Kala Patthar (5.600 m),NCO-P (5079 m), Piramide (5.050m), Pheriche (4.700 m), Namche(3.500 m) e Lukla (2.660 ml) e con-

tribuirà a migliorare gli studi sullacircolazione atmosferica e l'applica-zione di opportuni modelli di simu-lazione. Le ricerche e leosservazioni svolte in queste areesono quindi fondamentali per mi-gliorare la comprensione del clima edella circolazione atmosferica e

mettere meglio a punto nuovi mo-delli di simulazione, che potrannoarrivare a fornire preziose informa-zioni e previsioni sul clima ma nonsolo. Infatti, nel ricordo della dram-matica ascensione del 10 maggio1996, quando una violenta e gelidatempesta di neve e venti ad oltre 100chilometri orari avvolsero il MonteEverest sorprendendo quattro spe-dizioni e portandosi via nove alpi-nisti, questi studi sono e sarannoanche rivolti a permettere ad alpini-sti e scalatori di avere a disposizionesempre migliori previsioni riguar-danti “che tempo farà” sulla Vettadel mondo.

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Ènecessariofare riferi-

mento a pre-cisi elementis c i e n t i fi co -storici perpoter fare unpunto fermosulla ormailunga storiadelle misura-

zioni dell’Everest. Il Comitato Ev-K2-CNRnon può che attingere a piene mani aduna importante relazione che – sullamateria – ha costituito un virtuoso per-corso di avvicinamento al nostro obiet-tivo: fissare – in modo scientifico –l’altezza della montagna più elevatadella Terra, sia coperta dal manto dineve, sia – soprattutto – quella della roc-cia che costituisce la montagna vera epropria. L’articolo del prof. Giorgio Po-retti, Roberto Mandler ed altri “L’altezzadelle montagne. 24 maggio 2004:una nuova misura di quota del MonteEverest” (pubblicato negli atti del con-vegno CNR “Il K2 cinquant’anni dopo laricerca scientifica negli ambientiestremi”- Dicembre 2004 - ed. Il Veltro n.1- 3 - 2005, e in alcune importanti rivisteinternazionali nel corso del 2005 e 2006raccoglie l’esperienza del team coinvoltonella misura, che comprendeva ancheMarco Lipizer, il topografo Gino De Min,Andrea Zille e Marco Manzoni). Nellasintesi che segue, cerchiamo di fornirealtri elementi di valutazione a favore diquanti potranno aggiornarsi sulla ma-teria grazie a questo nostro “speciale”.

24 maggio 2004:Una nuova misura di quota del Monte EverestIn questi ultimi anni si è sentito parlarespesso della rimisurazione di alcunedelle montagne più celebri delleAlpi e dell'Himalaya con valori che, adispetto della precisione millimetricadegli strumenti impiegati, presentavanodifferenze anche di un paio di metri.Quali sono dunque le variabili che en-trano in gioco in queste misure e comevanno valutate nel calcolo dell’altezzadi una montagna? L'altezza di una mon-tagna è determinata da tre fattori princi-pali. Il primo è legato alla presenza dineve sulla vetta. Questa varia di sta-gione in stagione e di anno in anno conuna variazione che supera il metro traprimavera ed autunno. Il secondo di-pende dalla precisione con cui sonostate determinate le quote dei punti invalle dai quali vengono effettuate le mi-sure. Il terzo fattore è dato dal livello delmare che si avrebbe sotto la cima se l'ac-qua potesse scorrere liberamente sotto icontinenti, e quindi dal mareografopreso come riferimento. Se le misureItaliane e quelle Svizzere hanno unoscarto costante di circa 20 centimetri, èfacile intuire quanto maggiore possa es-sere la differenza tra il versante Cinesee quello Nepalese del Monte Everest iquali fanno riferimento al mareografo diQuingdao sul Mar Giallo e di Calcuttasull'Oceano Indiano, che si trovano aduna distanza di oltre 6000 km. Questadifferenza però è stata ridotta negli anniper mezzo di reti sempre più fitte e pre-cise di livellazione e viene evidenziatadalle differenze di quota nei punti diconfine.

Le nuove determinazioni del geoidesotto la vetta dell'Everest.Le misure satellitari ottenute con ricevi-tori GPS o con emittenti DORIS forni-scono le coordinate di un punto dellaTerra con riferimento alla sua superficiegeometrica, un ellissoide, definito conparametri riconosciuti internazional-mente. Le misure di quota invece fannoriferimento al "livello medio del mare"che viene approssimato da un'altra su-perficie, il geoide, che rappresenta unasuperficie equipotenziale sulla quale siadagerebbero i mari e gli oceani se fos-sero omogenei, a temperatura costantee non perturbati da elementi atmosferici. Nel 1992, quando i ricercatori del Co-mitato EV-K2-CNR, in collaborazionecon il National Bureau of Surveying and

MISURAZIONI

Mapping di Pechino effettuarono la mi-sura dell'Everest, lo scarto N tra ellis-soide e geoide era stato calcolato, daparte Cinese, in -25.14 metri. Più tardi,nel 1996 il nuovo geoide EGM96 for-niva il valore di -27.3m mentre nel 1999un nuovo calcolo da parte cinese salivaa -26.2m. La misura del 1999 faceva riferimento al nuovissimo valore di -28.74. Sommando questo valore aquello di 8821,09 m della quota ellis-soidica si ottiene il valore di 8849,82che viene arrotondato a 8.850 metri. Ilvalore che si sarebbe ottenuto con la mi-sura italo-cinese del '92 sarebbe stato di8.852,25 m e quindi significativamentepiù grande. Questa differenza è stata spiegata con ilfatto che il manto nevoso sulla vettaera stato eroso dai forti venti invernali.Possiamo così confrontare i valori dellaaltezza dell'Everest con riferimento allasuperficie nevosa e in funzione della se-parazione N geoide ellissoide. Risulta perciò evidente che le varia-zioni della quota dell'Everest degli ul-timi decenni, sono dovuteprincipalmente alla variazione dellostrato nevoso e a differenti valoridella separazione tra geoide ed ellis-soide. È necessario pertanto che even-tuali confronti tra le quote dellemontagne vengano effettuati rispetto adun sistema di riferimento riconosciutointernazionalmente quale ad esempiol'ITRS (International Terrestrial Refe-rence System). Per arrivare ad una mi-sura definitiva bisogna inoltreconvenire che la quota va presa ri-spetto alla superficie rocciosa effet-tuando una misura incontestabile dellaprofondità del manto nevoso. Per la de-terminazione della profondità dellaneve sulla cima delle montagne è statocostruito un nuovo strumento con tec-nologia d'avanguardia. Si tratta di ungeoradar portatile (GPR - Ground Pe-netrating Radar) abbinato ad un GPS.Questo strumento è stato impiegato perla prima volta nell'ambito delle spedi-zioni "K2 2004 - 50 anni dopo" sia sul-l'Everest in Maggio che sul K2 nelLuglio 2004. Nelle ore immediatamenteprecedenti le misure in vetta all'Everestsono stati predisposti alcuni punti di os-servazione e misura nella zona delCampo Base. Un punto per la misuraclassica con teodolite e distanziometro èstato fissato alla confluenza tra i dueghiacciai che scendono dalla pareteNord dell'Everest (Rongbuk e East Ron-gbuk). Nelle vicinanze è stata installatoun GPS Leica SR530 con acquisizionedati ogni secondo. Un'altra stazione GPS Leica 300 a dop-pia frequenza è stata posta sul caposaldotrigonometrico e di livellazione dellarete Cinese presente nella zona delCampo Base. Un ulteriore punto di mi-sura era costituito dalla stazione GPS inacquisizione permanente presso il La-boratorio Piramide del Comitato Ev-K2-CNR situato in Nepal lungo ilghiacciaio del Khumbu. Questi puntivengono presi in considerazione nellaelaborazione globale con lo scopo di in-quadrare geograficamente quelli rilevati

in vetta dandogli un riferimento a capo-saldi di coordinate note. Le elaborazionirelative alle quote hanno tenuto in con-siderazione i dati rilevati lungo i profili,quelli della stazione fissa all'affiora-mento roccioso e quelli registrati in al-cune stazioni di misura presenti nellazona circostante, comprendendo traqueste anche la stazione GPS perma-nente del laboratorio Piramide del Co-mitato Ev-K2-CNR in territorioNepalese. Assieme ai dati della stazione

dell'IGS (International GPS System) si-tuata a Lhasa che ha permesso di inqua-drare opportunamente anche lecoordinate della cima della montagnanel sistema ITRS.La ricostruzione della superficie rocciosa e di quella nevosa.Analizzando i risultati della elabora-zione dei profili radar, si nota un gene-rale ispessimento dello strato nevoso incorrispondenza della cresta sommitale,con spessori massimi di 285-370cm dineve, in particolare in corrispondenzadei profili 1-2-3 che interessano più di-rettamente il culmine nevoso della cima.Per ricostruire la superficie rocciosa sideve quindi considerare un fascio disfere i cui centri sono situati sulla su-perficie nevosa e i cui raggi variano conla profondità della neve misurata ognidecimo di secondo. La superficie di inviluppo aderente aquesto fascio di sfere rappresenta il pro-filo roccioso per i punti del quale ven-gono di conseguenza ricalcolate lecoordinate. Riassumendo questi dati e le considera-zioni precedenti nella Tabella 4 si puòconcludere che la quota sulla neve èstata calcolata a 8852.12 metri men-tre quella rispetto alla roccia risultadi 8848.82 metri. Interessante è il con-fronto (con i dati rilevati nel 1992quando la profondità della neve, misu-rata con una sonda da valanga nel puntodi vetta, risultò di 2.55 metri (Beinat etal., 1993). Come media delle misureclassiche e satellitari, si ottenne un va-lore di quota sull'ellissoide molto vicinoa quello attuale (13 cm di differenza)nonostante diversità della stagione. La maggiore discrepanza perciò stavanel valore dell'ondulazione del geoideche differiva di 2.60 metri da quelloodierno. Le coordinate della cima nevosa sonostate determinate in base alle misureGPS. Quelle della cima rocciosa sonostate stimate sulla digitalizzazione dellasuperficie di interpolazione.

Errore specifico ed errore globaledella misura. Una componente molto importantenella stima dell'altezza della montagna èla valutazione dell'errore probabile nelcalcolo delle coordinate e della quota.Si deve infatti tenere conto dell'erroredelle misure GPS del triangolo di base,dell'errore dal campo base alla stazionefissa, dalla stazione fissa al georadar edell'errore nella misura georadar. Bisogna infine aggiungere l'errore delcalcolo di interpolazione con best-fit po-linomiale. Globalmente pertanto si puòstimare un errore di 0.23 m, a pre-scindere dall’errore intrinseco della sta-zione IGS di Lhasa e di quello delGeoide EGM96. Si può quindi defi-nire la quota della cima del MonteEverest sulla superficie nevosa in8852.12 ±0.12 m, mentre per la su-perficie rocciosa possiamo stimare8848.82 ±0.23 m. Per il Geoide Cinesei valori sono 3.6 metri in meno. Neve:8848.52 m; roccia: 8845.22±0.23ms.l.m.

ConclusioniGli strumenti classici e satellitari chevengono impiegati nella misura del-l'altezza di una montagna sono di-

ventati sempre più sofisticati e precisi,permettendo di misurare la profonditàdella neve in corrispondenza della cima nevosa e nella zona circostante. Lo strumento impiegato, un georadarabbinato ad un GPS ha fornito le coor-dinate e la profondità della neve lungo 8profili sulla cima del Monte Everest.Questo ha permesso di ricostruire lacima nevosa e quella rocciosa e di di-stinguere tra misura della montagna"sulla neve" e misura "sulla roccia".

Gennaio, Febbraio, Marzo 2012 Pagina 15

La nostra conclusione

...L’anno successivo, 1990, lo stesso Desio ad un’età di 93 anni, inaugurò l’innovativo LaboratorioOsservatorio Piramide a 5.050 m s.l.m. in Nepal, costruito con il supporto del Governo del Nepale in collaborazione con la Nepal Academy of Science and Technology, allora RONAST. Da allora pressoil Laboratorio Piramide si sono svolte oltre 550 milioni, con oltre 220 ricercatoriprovenienti da ogni parte del mondo.Di seguito un elenco di alcune attività svolte in Nepal :

1987: -Nascita del Progetto Ev-K2-CNR.-Makalu Expedition, ricerca ambientale e tossicologica in aree remote

1989: -Fondazione del Comitato Ev-K2-CNR -Osservazione del thar himalayano e altri ungulati nel Sagarmatha National Park

1990: -Installazione del Laboratorio Osservatorio Piramide -Progetto Fattore Umano – indagine sulle modificazioni delle variabili fisiologiche in condizioni di ipoxia.-Rilievi geograrfici-antropologici nel sud del Tibet

1991: -Istallazione stazione sismica pressoil -Laboratorio Osservatorio Piramide. -Geografia umana ed etnografica: cultura maeriale e spirtuale nelle popolazione del Kanchesonga. -Valutazioni sui cambiamenti delle funzioni respiratorie iperreattività bronchiale aspecifica. -Evoluzione geodinamica delle maggiori vette himalayane: Everest e K2.

1992: -Spedizione scientifica "Everest 92" –rimisurazione della vetta con tecnologie GPS e laser -Indagine qualitative sulle risorse idriche nell’alta Valle del Khumbu Influenza dell’alta quota sui disordini cognitivi. -Influenza delle attività antropiche sui cicli biogeochimici in alta quota

1993: -Indagine ambientate sull’inquinamento nelle zone remote d’alta quota -Identificazione della variazioni dei ghiacciai nella regione dell’Everest (Nepal e Cina)

1994: -Sistema Informativo territoriale nella valle del Khumbu.-Spedizione scientifica “Extreme Altitude Survival Test (EAST) ’94”- indagine fisiologica a 6.500sull’ Everest.

1995: -Costruzione lodge Piramide. -Fisiopatologia ad alta quota : telemedicina in zone remote d’alta quota. -Studio sui fenomeni evolutivi e ambientali e sulla qualità delle risorse idriche. -Indagini di fisica e chimica dell’atmosfera. -Rilevamenti geologici e geofisici. -Flora e fauna nella regione Himalayana -Risorse genetiche vegetali.

1996: -Test di telemedicine cardiologica -trekkers -Ricerca: Studio sui ghiacciai dell’Everest come contributo alla conoscenza dell’evoluzione climatica e ambienatle.

1997: -Progetto E.A.S.T. Lhotse (Extreme Altitude Survival Test), indagini fisiologiche ad oltre 7.600 m s.l.m. -Indagini di fisica e chimica dell’atmosfera. -Prima rimisurazione della rete geodetica grazie a rilievi GPS tra India, Nepal e Tibet.

1998: -Effetti di diversi pattern respiratori sull’autonomia funzionale cardio respiratoria e mentale in alta quota.-Variazioni dei ghiacciai himalayani in relazione al clima

1999: -Progetto AER.-Raccolta licheni nel National Park of Sagarmatha.-Survey per il monitoraggio del ghiacciaio Changri Nup. -Cambiamenti culturali e ambientali nel Parco Sagarmatha.

2000: -Studi sullo stress e il sistema immunitario come effetto di una prolungata ipossia iperbarica.-Miti, rituali e usanze nel Nepal orientale -Protezione ambientale e conservazione delle culture montane nel Sagarmatha (Mt. Everest) National Park, Nepal.-Valutazione delle risorse naturali e sviluppo sostenibile in Nepal: salute, turismo e ambiente. -Studio sull’influenza meteo climatica tipica della zona himalayana e trasporto inquinanti su alta scala. -Identificazione, caratterizzazione e valorizzazione delle risorse genetiche nei vegetalinaturali e agricoli nel Sagarmatha National Park e zone limitrofe. -Debris - covered glacier – evoluzione dei rock glacier nell’alta valle del Khumbu e loro implicazioni ambientali e climatiche. -Stress e sistema immunitario: effetti di prolungata esposizione all’ipossia iperbarica ad alta quota. -Tutela della biodiversità: la comunità dei grandi mammiferi del Modi watershed(Ghandruk, Annapurna, Nepal).

2001: -Limnologia e paleolimnologia dei corpi lacustri in Himalaya.-Morfologia e idrochimica dei laghi d’alta quota nel Sagarmatha National Park.

2002: -Progetto RATEAP – installazione sonda per lo studio del particolato -Implementazione network di stazioni metereologiche - Pyramid Meteo Network.-Installazione della stazione permanete GPS pressoil Pyramid Laboratory-Observatory. -Progetto di ricerca e cooperazione Eco-Himal: ospedale di Tshome.-Apnea ad alta quota -Calcolo del geoide terrestre nelle aree montane in Himalaya, Karakorum, Ande e Alpi-Processi tettonici collisionali e post-collisionali nella catena himalayana

2003: -Progetto SHARE (Stations High at Altitude for Research on the Environment).-Lancio del Progetto Partnership DSS-HKKH. -Lancio del Progetto Snow Leopard.

2004: -Caratterizzazione del clima subacqueo nei laghi del Monte Everest. -Contenuto di azoto nella copertura nevosa stagionale in Hiamlaya dovuto alla presenza della nube marrone asiatica (ABC). -Progetto DANPHE – Analisi Direct Analysis odei parchi Nepalesi e degli ecosistemid’alta quota; Management ambientale per il Sagarmatha National Park.-Studio e valutazione degli impatti ambientali come conseguenza delle coltivazioni,della zootecnia e del turismo nel National Park of Sagarmatha (Himalaya).

2005: -Previsione della respirazione periodica ad alta quota.-Corso avanzato di medicina montana.

2006: -Progetto ABC Pyrmaid.-Corso tecnico per guide Sherpa. -I dati raccolti dell’ABC Pyramid sono consultabili on line in tempo reale. -Effetto dello Yoga su pazienti affetti da disturbi cronici di ostruzione polmonare.-Salute respiratoria degli abitanti delle alte quote, esposti a inquinamento indoor

2007: -Chimica delle deposizioni umide in alta quota in Asia centrale come strumento per lo studio del trasporto degli inquinanti a lunga distanza.-Dinamica dell'azoto nel suolo e nelle acque superficiali degli ecosistemi alpini nel Sagarmatha (Mt. Everest) National Park-Impatto del cambiamento climatico sulla distribuzione della vegetazione nel Sagarmatha National Park, Nepal.-Installazione di una stazione sismica a banda larga presso il Pyramid International Laboratory.

2008: -Spedizione SHARE Everest: installazione della AWS più alta al mondo (Colle Sud 8.000 m s.l.m.).-Meccanismi di apnea centrale nel sonno ad alta quota.-Analisi demogenetica e demoecologica della popolazione Sherpa.-Abitudini e habitat del cervo muschiato himalayano ‘Moschus chrysogaster’.

2009: -Test Nano SHARE (first portable monitoring system) nella Valle del Khumbu.

2010: -Creazione dell’ Himalayan Seed Bank. -Integrazione di conoscenze tradizionali e scientifiche per lo sviluppo del settore delle piante medicinali nella regione del Khumbu in Nepal.-Fotobiologia UV di batteri e zooplancton dei laghi della regione dell'Everest.-Studio sull’ influenza delle caratteristiche meteo-climatiche sugli ambienti glaciali e acquatici in zone d'alta quota del mondo.-SHARE: BAPHIM – Background and Polluted Atmosphere in Himalaya.-Biodiversità: la comunità dei grandi mammiferi e la struttura delle comunità di volatilinel Sagarmatha National Park (Solo Khumbu, Nepal). -Bilancio di massa, energia e idrico del ghiacciaio Mera-Naulek - relazione con il climae l'impatto della deposizione di fuliggine di carbonio sullo scioglimento dei ghiacciai.-Studio della colonizzazione primaria e meccanismi di neogenesi in ambienti deglacializzati ad alta e bassa quota. -Collegamento di processi geologici ai vari livelli della crosta terrestre nell’Himalaya nepalese.

2011: -Spedizione SHARE Everest 2011: installazione della web cam più alta al mondo. -Osservazioni meteorologiche in continuo e studio dei regime climatici montani nella Valle del Khumbu. -SHARE: BAPHIM – BAckground and Polluted Atmosphere in the HIMalaya.-Salute cardiorespiratoria nei nativi d’alta quota esposti a inquinamento indoor. -Installazione di una stazione permanente GPS presso Pyramid International Laboratory-Observatory.-Dinamiche del paesaggio nel Sagarmatha (Monte Everest) National Park, Nepal: impatti su alcuni servizi ambientali e capacità di adattamento.

Ricerca e cooperazione in NepalSegue dalla prima pagina

GIORGIO PORETTI Università Trieste Dipartimento di Matematica e Geoscienze

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NEPALPagina 16 Gennaio, Febbraio, Marzo 2012

Monte Everest

Il GovernoNepalese lancia unanuova misurazione.

Il Nepal ha deciso di lanciareun nuovo progetto per la ri-

misurazione del Monte Everestcon l’obiettivo primario diporre fine alla confusione ine-rente l’esatta altezza della mon-tagna più alta al mondo.L’altezza ufficiale riconosciutadell’Everest, che è a cavallo traNepal e Cina, è di 8.848 ms.l.m. (29,029ft). Il Ministero Nepalese per la ri-forma e gestione del territorioha già dato il via al lungo cam-mino che porterà alla spedi-zione che avrà luogo non primadi un paio di anni.

Secondo il vice portavocepresso il Ministero, il dott.Gopal Giri, la misurazione del-l'altezza dovrebbe essere calco-lata a partire dal livello delmare e con riferimento all'al-tezza di alcuni altri luoghi; ov-viamente tutta l’operazionerichiederà molto tempo.

Il Nepal solitamente per le mi-surazioni prende come riferi-mento per il livello del mare ilporto di Kolkata in India, haspecificato Giri, che ha inoltrecomunicato che le misure, ri-spetto al livello del mare, diNamche, Taksindu e PK2 ver-ranno svolte entro quest’annofiscale. La misura dell’altezzadel Sagarmatha invece si sta at-tualmente svolgendo a Udaya-pur.

Lo scorso anno Nepal e Cinaconcordarono che l’altezza dell’Everest avrebbe dovuto es-sere riconosciuta a 8.848 ms.l.m. Il portavoce del governoNepalese Gopal Giri però, hadichiarato all’agenzia AFP chedurante i colloqui tra i due paesispesso i cinesi utilizzano comeparametro l’altezza di 8.844 ms.l.m.

“Abbiamo deciso di procederecon la rimisurazione per chia-rire questa confusione. Ora ab-biamo la tecnologia e le risorsenecessarie, possiamo procederecon i nostri mezzi” ha dettoGiri. “Questa sarà la primavolta che il governo nepalesesarà impegnato nel progetto dimisurazione”.

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Ecco cosa è per noi l’Everest Intervista al Prof. Surendra Raj Kafle, Vice Cancelliere del NAST (Nepal Academy of Science and Technology)

Dal un punto di vista scienti-fico, cosa rappresenta per lei

e per l’Accademia il Monte Eve-rest?L' Himalaya racchiude una storiageologica di circa 40 milioni dianni, e la sua diversità biologicadescrive una successione ecolo-gica fin dal passato. Sulla scia del-l’attuale riscaldamento globale edelle sue conseguenze, la realiz-zazione di studi scientifici in que-sta regione potranno aiutare ameglio comprendere lo schema el'intensità del cambiamento cli-matico. Il monte Everest è un ‘la-boratorio a cielo aperto’ unico almondo per la ricerca scientifica indiverse aree tematiche quali leScienze della Terra, la Glaciologia,i Cambiamenti Climatici, leScienze Ambientali, la FisiologiaUmana, gli Eco-sistemi, le Radia-zioni Solari, ecc.

Quali sono i principali pro-getti/attività che il NAST hasvolto nella zona del Monte Eve-rest?

L’ istituzione del Laboratorio Os-servatorio Internazionale Piramidea Lobuche a una quota di 5050 masl e l’esecuzione di diverse attivitàdi ricerca, che spaziano dai temidella fisiologia umana a quelli deicambiamenti climatici attraversol’utilizzo delle attrezzature dispo-nibili presso il laboratorio, ven-gono portate avanti incollaborazione congiuntaNAST/Ev-K2-CNR. Inoltre, nel 2010è stato lanciato il nuovo progetto“Himalayan Seed Bank”, sempre incollaborazione congiuntaNAST/Ev-K2-CNR, con l’obiettivo diconservare i semi della regione hi-malayana.

Il Monte Everest è il tetto delmondo; è un simbolo, una leg-genda, non solo per la popola-zione Nepalese ma per tutto ilmondo. Il 2012 festeggerà il 10°anniversario dell’Anno Interna-zionale della Montagna dichia-rato dall’ONU, che ha aumentatola consapevolezza globale sul-l’importanza delle montagne adifferenti livelli. Il Nepal ospitauna delle più belle e preziose, maallo stesso tempo fragili, catenemontuose del mondo. Quali sonole strategie che il Governo e le Isti-tuzioni nepalesi hanno svilup-pato al fine di proteggere questopatrimonio naturale?Il Monte Everest può certamenteessere considerato patrimonio dell’umanità e deve essere tutelato perdiversi motivi. Tuttavia, in Nepal, in passato, nonsono stati fatti sforzi concertati peridentificarlo come un sito di im-portanza diversa dalla sua bellezzapaesaggistica e dalle opportunità

Il Prof. Kafle con il Presidente del CNR Francesco Profumo, oggi Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, durante la sua ultima visita a Roma.

di trekking che può offrire. Ciò no-nostante, negli ultimi anni, molteorganizzazioni governative e non,nazionali e internazionali, sonostate attratte dalla ricerca scienti-fica che ha lo scopo di studiare fe-nomeni che si verificano inHimalaya tra i quali il tema delcambiamento climatico che risultaessere la massima priorità.Al fine di conciliare gli interessi lo-cali, affrontare i problemi ambien-tali attuali, e considerare lepratiche autoctone di gestionedelle risorse, sono state miglioratele pratiche esistenti di gestioneParco Nazionale del Sagarmatha(Monte Everest). Pertanto, gliobiettivi dell’attuale piano di ge-stione devono garantire la prote-zione della flora e fauna selvaticadel Parco, delle risorse idriche e delsuolo, per via della loro impor-tanza nazionale ed internazionale,ma anche per salvaguardare gli in-teressi delle popolazioni Sherpa.

Le montagne rappresentano un’incredibile risorsa in termini disviluppo economico, penso all’eco turismo, all’utilizzo sosteni-bile delle risorse naturali e all’ im-pianto di prodotti agricolimontani; cosa ne pensa di questiaspetti?E’ evidente che la maggior partedei visitatori della regione delMonte Everest sono alpinisti edescursionisti. Alcuni di loro sonoanche pellegrini. Tali attività turi-stiche contribuiscono certamentealla crescita economica delle po-polazioni locali, creano posti di la-voro per molti e portano unosviluppo economico. Tuttavia, nondobbiamo sottovalutare gli im-

patti negativi di queste attività.Oltre all’ecoturismo e all’utilizzosostenibile delle risorse naturali edagricole, le nostre montagne inne-vate possono divenire siti per atti-vità sciistiche o per altri sportinvernali. Inoltre l’Himalaya può es-sere identificato come un ‘labora-torio a cielo aperto’ per la ricercamultidisciplinare in alta quota epossono essere concessi, ai gruppidi ricerca internazionale, i permessiper visitare tali aree e portareavanti determinate ricerche pa-gandone le royalty al Governo delNepal.

Il NAST e il Comitato Ev-K2-CNRcollaborano da vent’anni; le dueorganizzazioni collaborano con-giuntamente nella gestione delLaboratorio Osservatorio Inter-nazionale Piramide a Lobuche aduna quota di 5050 m asl sulMonte Everest, in questo conte-sto, quali saranno le prossime fasidi questa collaborazione italiana/ nepalese?Sebbene il Comitato Ev-K2-CNRsviluppi molti progetti in Nepal at-traverso una collaborazione con-giunta tra il NAST, CNR eEv-K2-CNR, la presenza di espertinepalesi all’interno delle attività diricerca risulta essere ancora ridottae lo stesso fenomeno si riflettenelle pubblicazioni scaturite daiprogetti stessi. Il NAST si occuperàdi stimolare un numero maggioredi scienziati e tecnici nepalesi apartecipare ai gruppi di ricerca alfine di contribuire in egual misuraal raggiungimento dei risultati fi-nali e di condividere i diritti di pro-prietà intellettuale allo stessomodo in futuro.