i «hamburg» di marco lupo il debutto di uno scrittore vero...stati heinrich bll e pochi...

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Corriere del Mezzogiorno Sabato 6 Ottobre 2018 BA 11 Cultura Tempo libero Si presenta oggi pomeriggio alle ore 18 presso la libreria Laterza il libro di Luciano Canfora La scopa di don Abbondio. Il moto violento della storia (edito da Laterza); interviene Corrado Petrocelli. Nel momento in cui forze politiche oscurantiste prendono il sopravvento in Italia e in larga parte d’Europa, giova interrogar- si sul «moto storico». Il suo andamento può sprofondarci in deprimenti bassure o innalzarci verso affrettate illusioni. Tra il cupo fatalismo persuaso dell’eterno ritorno e il pervicace ottimismo degli assertori di inarrestabili «sorti progressive», la lezione che ci viene dalla storia è che, dopo l’esaurirsi di una «rivoluzione», maturano immancabilmente le condizioni per una nuova scossa: di quelle che a don Abbondio apparivano salutari colpi di scopa. Libreria Laterza Incontro con Luciano Canfora Nella mia Taranto ho iniziato ad amare le storie «Hamburg» di Marco Lupo Il debutto di uno scrittore vero Romanzo e insieme ricostruzione documentale sulla città devastata dalla guerra nell’estate del 1943 I l sottotitolo del romanzo d’esordio di Marco Lupo, Hamburg (Il Saggiatore, Milano 2018, pp. 248, eu- ro 21), rivela l’ossessione, il principio generatore del li- bro: «la sabbia del tempo scomparso», infatti, allude al rovello della memoria. Una memoria che si sforza di ricor- dare il passato, tra le ombre della censura, le macchie del- l’oblio e i fantasmi dell’imma- ginazione. Una memoria iper- letteraria, tesa a rubricare i fatti attraverso il filtro di autori, scritti, titoli, in una ramifica- zione di storie incorniciate da un meccanismo narrativo a scatole cinesi, che s’inceppa sulla pagina perduta, o sulla demenza, come un devastato Decameron contemporaneo. C’è tanta letteratura, tanta passione per la civiltà del libro, in questo romanzo scritto da un libraio. C’è anche la consa- pevolezza che la traccia scritta fissi le memorie, il passato ri- cordato o il presente che si fa passato, in una verità dislocata, in una vita distante, irriducibi- le al qui e ora: «Se la scrittura non è altro che una forma di nostalgia, allora ogni scrittore versa la sua manciata di polvere nella clessidra che tiene il tem- po». La storia, il cui ricordo si intende qui far riaffiorare, è quella di Amburgo, della terri- bile tempesta di fuoco che a fi- ne luglio 1943 rase al suolo, polverizzò, spazzò via gran par- scrittori misconosciuti, c’è Marcel Beyer, a toccare il nervo scoperto della questione. Ma soprattutto c’è stato W.G. Se- bald, che in Storia naturale delle distruzione ha denuncia- to in modo reciso l’amnesia dei letterati. Sebald è la stella pola- re, con riconoscimento esplici- to, dell’Hamburg di Marco Lu- po. Lo è per la tematica e il con- testo, lo è per una scelta forma- le che confonde fiction e reportage, lo è per l’uso non didascalico di fotografie nel testo, lo è per l’idea che la sto- ria debba emergere dal silen- zio delle voci scomparse, che la scrittura debba registrare, fuori dai canoni e dalle finzio- ni di genere, una verità rimos- sa, differita, autocensurata. La storia raccontata da Mar- co Lupo, con perizia di stru- menti narrativi, è appunto la storia di un recupero memo- riale, di una riemersione del e dal trauma. C’è un libraio, al- l’inizio e alla fine del libro, e c’è un gruppo di lettori di og- gi, uomini e donne, che si in- contrano ogni lunedì per con- dividere letture. In mezzo, ci sono i libri e i frammenti di te- sti e dei memoriali ritrovati. I romanzi di un certo M.D. Le memorie di una donna e del suo bambino nato in guerra e sopravvissuti in un «buco», in un rifugio sotterraneo, alla tempesta di fuoco di Ambur- go. Ci sono le storie degli emi- granti italiani e turchi e della ricostruzione delle città tede- sche distrutte. Storie, una dentro l’altra, che rimandano una all’altra, e che fanno ri- suonare il rimosso della Sto- ria, deportazioni, violenze, umiliazioni, fame, danno psi- chiatrico. È una lettura insieme cere- brale e appassionante, una prova matura, che fa di questo libro una delle novità lettera- rie italiane più convincenti degli ultimi tempi. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Enzo Mansueto Chi è Marco Lupo (Heidelberg 1982) è figlio di emigrati tarantini ed è cresciuto a Taranto. Attualmente vive a Torino, dove fa il libraio. Fa parte del collettivo di scrittori TerraNullius. Hamburg è il suo primo romanzo. È stato assegnato allo scrittore pugliese Lucia- no Funetta il premio americano «The Bridge 2018» per la sezione narrativa italia- na: Il grido (Chiarelettere, Mi- lano 2018, pp. 176, euro 16), nuovo romanzo distopico di Funetta, fortemente voluto dal direttore della collana «Altrove» Michele Vaccari, ha prevalso nella cinquina che annoverava Daria Bignardi, Carlo Carabba, Gabriele Pe- dullà e Andrea Pomella, con- fermando le doti di uno scrit- tore candidato già col libro d’esordio, Dalle rovine, al Pre- mio Strega 2016. La storia di Lena Morse, im- piegata in una ditta di pulizie, che giorno e notte percorre l’allucinante metropoli in cui il trasporto pubblico ha smes- so di funzionare da anni, i de- funti sono seppelliti su inter- net, la segregazione sociale ha raggiunto livelli estremi, ha impressionato giurati e letto- ri. Il Premio «The Bridge/Il Ponte», giunto alla quarta edizione, è ideato e promosso dalla Casa delle Letterature di Roma, dall’American Initiati- ve For Italian Culture e dal- l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma. Si avvale del contributo del Centro per il Libro e la Lettura del Mini- stero dei Beni Culturali e della Federazione Unitaria Italiana Scrittori, nonché della colla- borazione dell’American Aca- demy in Rome, del Consolato Generale Italiano a New York, di Marco Lupo Il testo dell’autore I miei genitori sono entrambi pugliesi e sono nati in una frazione di Taranto, Talsano: una specie di quartiere dormitorio cresciuto negli anni, espanso come una piccola foresta di pini. Mio padre è partito per la Germania a sedici anni. Ha raggiunto i fratelli, perché sognava di viaggiare. Ha lavorato a lungo nelle terre del Nord ed è stato raggiunto da mia madre qualche anno dopo. In Germania avrebbero potuto mettere su famiglia, e così fecero. Sono nato nel 1982 nella periferia di Heidelberg. Quando avevo tredici anni siamo tornati in Puglia, dove i miei vivono ancora. Hanno appena affrontato un trasloco che li ha portati a Leporano. Ho vissuto gli anni delle medie e delle superiori sempre a Talsano. Andavo al Liceo Archita, e ricordo la tristezza degli inverni brevi e burrascosi e la luce magica dei primi giorni di primavera. Ricordo le notti in un Pandino 4x4, appena presa la patente, quando con un mio vecchio amico andavamo ad ammirare il Moloch tonante, l’Ilva e i suoi fumi, nelle calde notti tarantine. Ricordo le estati, rigorosamente passate in riva al mare, per svernare e per ricordare al corpo la forza del sole. Di quei mesi, se ci penso, sento ancora il sapore dei pomodori appena raccolti, il sale del mare che disegnava arabeschi sui nostri corpi. Ricordo le mani di mia zia e quelle delle mie nonne, donne cresciute e vissute in altri tempi. Nel 2001, lasciai la Puglia. Roma, Torino. Ad agosto, ho raggiunto i miei genitori a Talsano e li ho aiutati a impacchettare gli ultimi mobili, per il trasloco. Una sera ci siamo affacciati al Chiostro di Santa Chiara e abbiamo visto che c’erano sedie e corpi in attesa. Parlavano di Alessandro Leogrande e del lavoro maestoso che ha lasciato alla sua città, ai suoi lettori e a chiunque abbia fame di verità: è stata una serata commovente. La Puglia è la mia terra di origine, è il colore della mia pelle, è il porto che riconosco. Amo la terra rossa delle campagne e il silenzio delle ore accecanti. D’inverno, da ragazzino, mi nascondevo per ore nelle librerie che incrociavo. Avevo gli occhi tremanti, perché non sapevo da dove iniziare. Sfioravo tutti i dorsi, tutte le quarte. Lì, a Taranto, ho iniziato ad amare le storie. © RIPRODUZIONE RISERVATA te della città e decine di miglia- ia di suoi abitanti. Operazione Gomorrah: una catastrofe di proporzioni bibliche, voluta dalle forze alleate e messa in at- to dall’aviazione britannica, col supporto statunitense, per pu- nire e piegare il Terzo Reich. Per sensi di colpa collettivi o per la possanza del trauma, questa pagina infernale del se- condo conflitto mondiale ha stentato a manifestarsi negli scritti dei narratori tedeschi, vittime, testimoni, eredi. Certo, c’è stata la cosiddetta «lettera- tura delle macerie», ci sono stati Heinrich Böll e pochi dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, del Center for Italian Modern Art, del Center for Fiction di New York, della Fondazione Civitella Ranieri e di altre istituzioni culturali e università italiane e statuni- tensi. Premia libri di narrativa e saggistica italiani e statuni- tensi, promuovendo un «pon- te» letterario tra i due mondi. Vincitori della sezione nar- rativa italiana delle scorse edizioni: Domenico Starnone, Nadia Terranova e Andrea In- glese. La cerimonia di pre- miazione si terrà il 30 ottobre prossimo a New York: a Fu- netta un assegno e la copertu- ra economica per la traduzio- ne americana del romanzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA E Funetta vince il premio «The Bridge» Il suo libro «Il grido» sarà tradotto e uscirà in America

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Page 1: I «Hamburg» di Marco Lupo Il debutto di uno scrittore vero...stati Heinrich Bll e pochi dell'Istituto Italiano di Cultura di New York, del Center for Italian Modern Art, del Center

Corriere del Mezzogiorno Sabato 6 Ottobre 2018 BA11

CulturaTempo libero Si presenta oggi pomeriggio alle

ore 18 presso la libreria Laterza il libro di Luciano Canfora La scopa di don Abbondio. Il moto violento della storia (edito da Laterza);

interviene Corrado Petrocelli.Nel momento in cui forze politiche oscurantiste prendono il sopravvento in Italia e in larga parte d’Europa, giova interrogar-si sul «moto storico». Il suo andamento può sprofondarci in deprimenti bassure o innalzarci verso affrettate illusioni. Tra il cupo fatalismo persuaso

dell’eterno ritorno e il pervicace ottimismo degli assertori di inarrestabili «sorti progressive», la lezione che ci viene dalla storia è che, dopo l’esaurirsi di una «rivoluzione», maturano immancabilmente le condizioni per una nuova scossa: di quelle che a don Abbondio apparivano salutari colpi di scopa.

Libreria LaterzaIncontrocon Luciano Canfora

Nella mia Tarantoho iniziatoad amare le storie

«Hamburg» di Marco LupoIl debutto di uno scrittore vero

Romanzo e insieme ricostruzione documentale sulla città devastatadalla guerra nell’estate del 1943I

l sottotitolo del romanzod’esordio di Marco Lupo,Hamburg (Il Saggiatore,Milano 2018, pp. 248, eu-ro 21), rivela l’ossessione,

il principio generatore del li-bro: «la sabbia del temposcomparso», infatti, allude al rovello della memoria. Unamemoria che si sforza di ricor-dare il passato, tra le ombredella censura, le macchie del-l’oblio e i fantasmi dell’imma-ginazione. Una memoria iper-letteraria, tesa a rubricare i fattiattraverso il filtro di autori,scritti, titoli, in una ramifica-zione di storie incorniciate da un meccanismo narrativo ascatole cinesi, che s’inceppasulla pagina perduta, o sullademenza, come un devastatoDecameron contemporaneo.

C’è tanta letteratura, tantapassione per la civiltà del libro,in questo romanzo scritto daun libraio. C’è anche la consa-pevolezza che la traccia scrittafissi le memorie, il passato ri-cordato o il presente che si fapassato, in una verità dislocata,in una vita distante, irriducibi-le al qui e ora: «Se la scritturanon è altro che una forma dinostalgia, allora ogni scrittoreversa la sua manciata di polverenella clessidra che tiene il tem-po». La storia, il cui ricordo siintende qui far riaffiorare, èquella di Amburgo, della terri-bile tempesta di fuoco che a fi-ne luglio 1943 rase al suolo,polverizzò, spazzò via gran par-

scrittori misconosciuti, c’èMarcel Beyer, a toccare il nervoscoperto della questione. Masoprattutto c’è stato W.G. Se-bald, che in Storia naturaledelle distruzione ha denuncia-to in modo reciso l’amnesia deiletterati. Sebald è la stella pola-re, con riconoscimento esplici-to, dell’Hamburg di Marco Lu-po. Lo è per la tematica e il con-testo, lo è per una scelta forma-

le che confonde fiction ereportage, lo è per l’uso nondidascalico di fotografie neltesto, lo è per l’idea che la sto-ria debba emergere dal silen-zio delle voci scomparse, chela scrittura debba registrare,fuori dai canoni e dalle finzio-ni di genere, una verità rimos-sa, differita, autocensurata.

La storia raccontata da Mar-co Lupo, con perizia di stru-menti narrativi, è appunto lastoria di un recupero memo-riale, di una riemersione del edal trauma. C’è un libraio, al-l’inizio e alla fine del libro, ec’è un gruppo di lettori di og-gi, uomini e donne, che si in-contrano ogni lunedì per con-dividere letture. In mezzo, cisono i libri e i frammenti di te-sti e dei memoriali ritrovati. Iromanzi di un certo M.D. Lememorie di una donna e delsuo bambino nato in guerra esopravvissuti in un «buco», inun rifugio sotterraneo, allatempesta di fuoco di Ambur-go. Ci sono le storie degli emi-granti italiani e turchi e dellaricostruzione delle città tede-sche distrutte. Storie, unadentro l’altra, che rimandanouna all’altra, e che fanno ri-suonare il rimosso della Sto-ria, deportazioni, violenze,umiliazioni, fame, danno psi-chiatrico.

È una lettura insieme cere-brale e appassionante, unaprova matura, che fa di questolibro una delle novità lettera-rie italiane più convincentidegli ultimi tempi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Enzo Mansueto

Chi èMarco Lupo (Heidelberg 1982) è figlio di emigrati tarantini ed è cresciuto a Taranto. Attualmente vive a Torino, dove fa il libraio. Fa parte del collettivo di scrittoriTerraNullius. Hamburg è il suo primo romanzo.

È stato assegnato al loscrittore pugliese Lucia-no Funetta il premio

americano «The Bridge 2018»per la sezione narrativa italia-na: Il grido (Chiarelettere, Mi-lano 2018, pp. 176, euro 16),nuovo romanzo distopico diFunetta, fortemente volutodal direttore della collana«Altrove» Michele Vaccari, haprevalso nella cinquina cheannoverava Daria Bignardi,Carlo Carabba, Gabriele Pe-dullà e Andrea Pomella, con-

fermando le doti di uno scrit-tore candidato già col libro d’esordio, Dalle rovine, al Pre-mio Strega 2016.

La storia di Lena Morse, im-piegata in una ditta di pulizie,che giorno e notte percorrel’allucinante metropoli in cuiil trasporto pubblico ha smes-so di funzionare da anni, i de-funti sono seppelliti su inter-net, la segregazione sociale haraggiunto livelli estremi, ha impressionato giurati e letto-ri. Il Premio «The Bridge/Il

Ponte», giunto alla quartaedizione, è ideato e promossodalla Casa delle Letterature diRoma, dall’American Initiati-ve For Italian Culture e dal-l’Ambasciata degli Stati Unitid’America a Roma. Si avvaledel contributo del Centro peril Libro e la Lettura del Mini-stero dei Beni Culturali e dellaFederazione Unitaria ItalianaScrittori, nonché della colla-borazione dell’American Aca-demy in Rome, del ConsolatoGenerale Italiano a New York,

di Marco Lupo

Il testo dell’autore

Imiei genitori sono entrambi pugliesi e sono nati in una frazione di Taranto, Talsano: una

specie di quartiere dormitorio cresciuto negli anni, espanso come una piccola foresta di pini. Mio padre è partito per la Germania a sedici anni. Ha raggiunto i fratelli, perché sognava di viaggiare. Ha lavorato a lungo nelle terre del Nord ed è stato raggiunto da mia madre qualche anno dopo. In Germania avrebbero potuto mettere su famiglia, e così fecero. Sono nato nel 1982 nella periferia di Heidelberg. Quando avevo tredici anni siamo tornati in Puglia, dove i miei vivono ancora. Hanno appena affrontato un trasloco che li ha portati a Leporano. Ho vissuto gli anni delle medie e delle superiori sempre a Talsano. Andavo al Liceo Archita, e ricordo la tristezza degli inverni brevi e burrascosi e la luce magica dei primi giorni di primavera. Ricordo le notti in un Pandino 4x4, appena presa la patente, quando con un mio vecchio amico andavamo ad ammirare il Moloch tonante, l’Ilva e i suoi fumi, nelle calde notti tarantine. Ricordo le estati, rigorosamente passate in riva al mare, per svernare e per ricordare al corpo la forza del sole. Di quei mesi, se ci penso, sento ancora il sapore dei pomodori appena raccolti, il sale del mare che disegnava arabeschi sui nostri corpi. Ricordo le mani di mia zia e quelle delle mie nonne, donne cresciute e vissute in altri tempi. Nel 2001, lasciai la Puglia. Roma, Torino. Ad agosto, ho raggiunto i miei genitori a Talsano e li ho aiutati a impacchettare gli ultimi mobili, per il trasloco. Una sera ci siamo affacciati al Chiostro di Santa Chiara e abbiamo visto che c’erano sedie e corpi in attesa. Parlavano di Alessandro Leogrande e del lavoro maestoso che ha lasciato alla sua città,ai suoi lettori e a chiunque abbia fame di verità: è stata una serata commovente. La Puglia è la mia terra di origine, è il colore della mia pelle, è il porto che riconosco. Amo la terra rossa delle campagne e il silenzio delle ore accecanti. D’inverno, da ragazzino, mi nascondevo per ore nelle librerie che incrociavo. Avevo gli occhi tremanti, perché non sapevo da dove iniziare. Sfioravo tutti i dorsi, tutte le quarte. Lì, a Taranto, ho iniziato ad amare le storie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

te della città e decine di miglia-ia di suoi abitanti. OperazioneGomorrah: una catastrofe diproporzioni bibliche, volutadalle forze alleate e messa in at-to dall’aviazione britannica, colsupporto statunitense, per pu-nire e piegare il Terzo Reich.

Per sensi di colpa collettivi oper la possanza del trauma,questa pagina infernale del se-condo conflitto mondiale hastentato a manifestarsi negliscritti dei narratori tedeschi,vittime, testimoni, eredi. Certo,c’è stata la cosiddetta «lettera-tura delle macerie», ci sonostati Heinrich Böll e pochi

dell’Istituto Italiano di Culturadi New York, del Center forItalian Modern Art, del Centerfor Fiction di New York, dellaFondazione Civitella Ranieri edi altre istituzioni culturali euniversità italiane e statuni-tensi. Premia libri di narrativae saggistica italiani e statuni-tensi, promuovendo un «pon-te» letterario tra i due mondi.

Vincitori della sezione nar-rativa italiana delle scorseedizioni: Domenico Starnone,Nadia Terranova e Andrea In-glese. La cerimonia di pre-miazione si terrà il 30 ottobreprossimo a New York: a Fu-netta un assegno e la copertu-ra economica per la traduzio-ne americana del romanzo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

E Funetta vince il premio «The Bridge»Il suo libro «Il grido» sarà tradotto e uscirà in America