il fatto pp 2 3

2
2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 25 Giugno 2015 STATO-MAFIA Parla l ex capo del Cesis La Trattativa Le stragi 1992- 93 furono rivendicate dai Servizi segreti Oggi il diplomatico Francesco Paolo Fulci depone al processo di Palermo: Telefonate dagli uffici degli agenti» SANDRA RIZZA Palermo U n funzionario del Si- sde, si chiamava De Luca, che ora è mor- to e lavorava con me al Cesis, mi portò due cartine: in una cerano i luoghi da dove partivano tutte le telefonate della Falange armata, nellal- tra i luoghi dove sono situate le sedi periferiche del Sismi... e queste due cartine coincide- vano perfettamente. È la ri- velazione dellex ambasciato- re Francesco Paolo Fulci, oggi 85enne, fatta ai pm Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia il 4 aprile dell anno scorso, quando i magistrati di Paler- mo volano a Milano per inter- rogarlo nellambito dellinda- gine sulla trattativa Stato-ma- fia. In quel verbale di 89 pa- gine Fulci, che stamane è chiamato a deporre a Palermo nellaula bunker dellUcciar- done, racconta la sua espe- rienza al vertice del Cesis (coordinamento dei Servizi segreti dal 1978 al 2007), tra il maggio del 91 e laprile del 93, rilanciando tutti i suoi dubbi sulle missioni top secret di alcuni agenti della settima divisione del Sismi, il servizio segreto militare, che maneg- giavano dinamite e armie co- stituivano una cellula specia- le, con obiettivi di guerriglia urbanada lui stesso definiti totalmente estranei ai compi- ti istituzionali. Il cuore dellinchiesta-bis Dopo aver subito minacce e intimidazioni, ma soprattut- to dopo aver scoperto una centrale di ascolto clandesti- na nel proprio alloggio di ser- vizio, Fulci riesce a indivi- duare i nomi dei componen- ti di questa cellula: quindici 007, tutti della settima divi- sione, il reparto K del servizio militare responsabile di Gla- dio, e si convince che questi potrebbero aver avuto un ruolo, forse proprio quello dei telefonisti, nelle opera- zioni della Falange armata, la misteriosa sigla che ha riven- dicato tutte le tappe della sta- gione stragista nel 92-93. O- ra i ricordi dellex ambascia- tore, in pensione dal 2000, costituiscono il cuore dellin- chiesta bis sul dialogo Sta- to-mafia, che ruota proprio attorno alla Falange armata: se Fulci dice la verità, un filo diretto sembrerebbe collega- re un pezzo del Sismi alla si- gla del terrore che firmò le bombe del biennio 9 2- 93 , lanciando nello stesso perio- do messaggi e intimidazioni ai protagonisti della trattati- va. Proprio allinterno del Sid (lantenato del Sismi) il gene- rale Mario Mori, tra gli impu- tati eccellenti del processo di Palermo, cominciò la sua car- riera tra il 72 e il 75. Anche se Fulci dice di averlo conosciu- to anni dopo, quando era già comandante del Ros: e rac- conta di avergli affidato unindagine per scoprire chi metteva in giro voci su una sua presunta dipendenza da cocaina. La scoperta delle cartine sovrapponibili, avve- nuta nella primavera del 93, poco prima della conclusione del suo incarico al Cesis e del- la sua partenza per New York (dove viene nominato rap- presentante dellItalia pres- so le Nazioni Unite), porta Fulci a elaborare una teoria personale: Mi sono convin- to che tutta questa storia del- la Falange armata faceva par- te di quelle operazioni psico- logiche previste dai manuali di Stay Behind (Gladio, ndr): facevano esercitazioni, come si può creare il panico in mez- zo alla gente... e creare le con- dizioni per destabilizzare il Paese, questa è sempre li- dea. E poiché gli inquirenti gli fanno notare che quando partono le rivendicazioni della Falange armata, lope- razione Gladio è ufficialmen- te cessata, Fulci ribatte: Qualche nostalgico. Il sangue tra maggio e luglio a Firenze e Milano Sono gli stessi sospetti che qualche settimana dopo, tra maggio e luglio 93, quando esplodono le bombe di Ro- ma, Firenze e Milano, spin- gono lambasciatore a tor- nare dagli Stati Uniti in Ita- lia per mettere a disposi- zione del generale dei cara- binieri Luigi Federici le sue IPROTAGONISTI NINO DI MATTEO 54 anni, in magistratura dal 91, sotto scorta dal 95 e a Palermo dal 1999 ROBERTO TARTAGLIA 34 anni, a Palermo dal 2011, è entrato nella Dda alla fine del 2014 MARIO MORI 76 anni, generale, è stato a capo del Sisde e del Ros VINCENZO LI CAUSI Uno dei capi di Gladio, ucciso a 41 anni a Balad, in Somalia Le due cartine I luoghi da dove si palesava la Falange c o r r i s p o n d e va n o alle sedi del Sismi21 morti Non solo in Sicilia Attacchi a Palermo, Firenze e Milano 40 anni di diplomazia, dal Canada allOnu EX AMBASCIATORE e rappresentante Onu, Francesco Paolo Fulci è arrivato alla presidenza della Ferrero a 80 anni, al termine di una carriera lunga e prestigiosa. Nato nel 1931 a Messina, figlio di un deputato del Partito liberale, dopo la laurea con lode in Giurisprudenza allateneo della sua città dorigine, ha studiato alla Columbia University di New York, per poi conseguire il diploma allAccademia di diritto internazionale dellAia Sigla misteriosa Il terrorismo non è morto, vi faremo sapere chi siamo. Le minacce a Riina LA GUERRA DELLA FALANGE ARMATA LA STORIA » ENRICO FIERRO Q uando si parla di Falan- ge armata tutte le ipo- tesi sono possibili, tran- ne una, che si tratti di mitomani, esaltati, persone alla ricerca di una visibilitàda comunicato stampa. È possibile che la si- glache dal 1990 al 1994 ha ri- vendicato stragi e attentati, fos- se il parto di un segmento im- pazzito (ma non tanto) dei no- stri servizi segreti, ma è possi- bile pure che si trattasse di una targadi comodo usata da Co- sa Nostra per depistare, con- fondere le acque, sviare latten- zione dalla svolta stragista im- posta da Riina e dai corleonesi. A proposito di Totò Riina, la Fa- lange va in sonno per ventanni, prima di apparire nuovamente sulla scena con un messaggio ri- volto proprio al Capo dei capi nel febbraio 2014. Testo chia- rissimo (come sempre): Chiu- di quella bocca. Ricordati che i tuoi familiari sono liberi. Per il resto stai tranquillo, ci pensia- mo noi. Riina, un pofuori di testa, nellora daria si lascia andare a troppe considerazioni, che vengono puntualmente re- gistrate e in parte diffuse dai giornali. La cosa infastidisce qualche ambiente. Si sta indagando sul ruolo di pezzi dello Stato nelle stragi di Capaci e via DAmelio, la ve- rità, o almeno pezzi della ve- rità, sembra a portata di mano, le pressioni e le manovre per sabotare inchieste e processo sono infinite. Qualcuno teme che u curtu possa parlare, o al- meno lanciare avver- timenti attraverso confidenze fatte filtrare al suo com- pagno di passeg- giate . E allora scatta il messaggio. Ma attenti, perché non si tratta solo di una volgare minaccia, la seconda parte (al resto pensiamo noi) è partorita da penna e mente molto raffinata. Cosè il re- stoche interessa Riina, chi si nasconde dietro quel noiche deve, dopo la minaccia, rassi- curare il numero uno dei cor- leonesi? Una curiosità, la Fa- lange, riappare dopo ventanni nello stesso luogo dove era comparsa la prima volta il 27 ottobre 1990, il carcere di Ope- ra a Milano. Qui lavorava le- ducatore Umberto Mormile ucciso pro- prio quel giorno. Il suo omicidio sarà rivendicato dai fa- langisti. Lo slogan della nuova sigla ter- roristica (apparsa in anni in cui il terrorismo tradizionale, rosso e nero, è in disarmo) è netto: Il terrori- smo non è morto, vi faremo sa- pere chi siamo. Fermiamoci sulla data, per capire di cosa stiamo parlan- do, 27 ottobre. Tre giorni prima lItalia è scossa dalle ammis- sioni di Giulio Andreotti sulle- sistenza della struttura Gla- dio. È un terremoto politico, per la prima (forse unica) volta si squarcia il velo su un seg- mento importante della Guer- ra fredda in Italia, lesistenza di una organizzazione voluta dai governi e organizzata da divisioni del servizio segreto internazionale, in funzione anticomunista. Si scoprono e- lenchi, depositi di armi, fiocca- no i sospetti sulle operazioni non convenzionalidi Gladio, i servizi sono sotto attacco. Il re- sto della storia è un lungo elen- co di rivendicazioni, dalla strage del Pilastro a Bologna, alla Uno Bianca, a Capaci e via DAmelio, e minacce a politici e giornalisti. Chi cera dietro la Falange nessuno è riuscito a scoprirlo. Torneranno i comu- nicati falangisti? La risposta è sì, ma solo se sarà utilea future e nuove strategie della tensione. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA DENUNCIA DEL DEPUTATO Mattiello: Testimoni di giustizia rimasti soli, governo inerteq I COLLABORATORI di giustizia nel limbodellinazione del governo. È, in sintesi, quanto denuncia in una nota Da- vide Mattiello, deputato del Pd e membro della commissione Antimafia. Si tratta, scrive Mattiello, di uomini e donne che si sono affidati allo Stato pur di non piegarsi alle mafie, che per questo sono sotto tu- tela, spesso in programmi di protezione speciali. Troppo frequentemente hanno perso il loro lavoro, i loro affetti e sono sommersi dalla burocrazia. La commis- sione Antimafia ha approvato il 20 ot- tobre allunanimità una relazione che traccia precise proposte di riforma del sistema tutorio e delle misure di assi- stenza economica. Proposte che do- vrebbero allargarsi alla tutela delle vit- time di racket. Ci sono anche le proposte di riforma della commissione presieduta da Gratteri. Manca allappello il ministero dellInterno, che pure oltre un anno fa si legge ancora ha insediato un tavolo tec- nico per valutare la situazione. Cosa intende fare il governo? Intanto tra poco il generale Pascali lascerà lincarico di direttore del Servizio centrale di prote- zione: il suo lavoro conclude Mattiello è stato pre- zioso e sarebbe importante poterlo valorizzare. IL PERSONAGGIO

Upload: segnalazioni

Post on 22-Jul-2016

214 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

 

TRANSCRIPT

2 » PRIMO PIANO | IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 25 Giugno 2015

STATO-MAFIA Parla l’ex capo del Cesis La Trattativa“Le stragi 1992-’93furono rivendicatedai Servizi segreti”Oggi il diplomatico Francesco Paolo Fulci deponeal processo di Palermo: “Telefonate dagli uffici degli agenti”

» SANDRA RIZZA

Pa l e r m o

Un funzionario del Si-sde, si chiamava DeLuca, che ora è mor-to e lavorava con me

al Cesis, mi portò due cartine:in una c’erano i luoghi da dovepartivano tutte le telefonatedella Falange armata, nell’al -tra i luoghi dove sono situatele sedi periferiche del Sismi...e queste due cartine coincide-vano perfettamente”. È la ri-velazione dell’ex ambasciato-re Francesco Paolo Fulci, oggi85enne, fatta ai pm Nino DiMatteo e Roberto Tartaglia il4 aprile dell’anno scorso,quando i magistrati di Paler-mo volano a Milano per inter-rogarlo nell’ambito dell’inda -gine sulla trattativa Stato-ma-fia. In quel verbale di 89 pa-gine Fulci, che stamane èchiamato a deporre a Palermonell’aula bunker dell’Ucciar -

done, racconta la sua espe-rienza al vertice del Cesis(coordinamento dei Servizisegreti dal 1978 al 2007), tra ilmaggio del ’91 e l’aprile del’93, rilanciando tutti i suoidubbi sulle missioni top secretdi alcuni agenti della settimadivisione del Sismi, il serviziosegreto militare, che “maneg -giavano dinamite e armi”e co-stituivano una cellula specia-le, con obiettivi di “guerrigliaurbana” da lui stesso definititotalmente estranei ai compi-ti istituzionali.

Il cuored e l l’inchiest a-bi sDopo aver subito minacce eintimidazioni, ma soprattut-to dopo aver scoperto unacentrale di ascolto clandesti-na nel proprio alloggio di ser-vizio, Fulci riesce a indivi-duare “i nomi dei componen-ti di questa cellula”: quindici007, tutti della settima divi-sione, il reparto K del serviziomilitare responsabile di Gla-dio, e si convince che questipotrebbero aver avuto unruolo, forse proprio quellodei telefonisti, nelle opera-zioni della Falange armata, lamisteriosa sigla che ha riven-

dicato tutte le tappe della sta-gione stragista nel ’92-’93. O-ra i ricordi dell’ex ambascia-tore, in pensione dal 2000,costituiscono il cuore dell’i n-chiesta bis sul dialogo Sta-to-mafia, che ruota proprioattorno alla Falange armata:se Fulci dice la verità, un filodiretto sembrerebbe collega-re un pezzo del Sismi alla si-gla del terrore che firmò lebombe del biennio ’9 2- ’93 ,lanciando nello stesso perio-do messaggi e intimidazioniai protagonisti della trattati-va. Proprio all’interno del Sid(l’antenato del Sismi) il gene-rale Mario Mori, tra gli impu-tati eccellenti del processo diPalermo, cominciò la sua car-riera tra il ’72 e il ’75. Anche seFulci dice di averlo conosciu-to anni dopo, quando era giàcomandante del Ros: e rac-conta di avergli affidatoun’indagine per scoprire chimetteva in giro voci su unasua presunta dipendenza dacocaina. La scoperta dellecartine sovrapponibili, avve-nuta nella primavera del ’93,poco prima della conclusionedel suo incarico al Cesis e del-la sua partenza per New York

(dove viene nominato rap-presentante dell’Italia pres-so le Nazioni Unite), portaFulci a elaborare una “teoriapersonale”: “Mi sono convin-to che tutta questa storia del-la Falange armata faceva par-te di quelle operazioni psico-logiche previste dai manualidi Stay Behind (Gladio, ndr):facevano esercitazioni, comesi può creare il panico in mez-zo alla gente... e creare le con-dizioni per destabilizzare ilPaese, questa è sempre l’i-dea”. E poiché gli inquirentigli fanno notare che quandopartono le rivendicazionidella Falange armata, l’o pe-razione Gladio è ufficialmen-te cessata, Fulci ribatte:“Qualche nostalgico”.

Il sangue tra maggioe luglio a Firenze e MilanoSono gli stessi sospetti chequalche settimana dopo, tramaggio e luglio ’93, quandoesplodono le bombe di Ro-ma, Firenze e Milano, spin-gono l’ambasciatore a tor-nare dagli Stati Uniti in Ita-lia per mettere a disposi-zione del generale dei cara-binieri Luigi Federici le sue

IPROTAG ON I ST I

NINODI MATTEO54 anni, inm a g i s t ra t u radal ‘91, sottoscorta dal ‘95e a Palermodal 1999

RO B E RTOTA RTAG L I A34 anni,a Palermodal 2011, èentrato nellaDda alla finedel 2014

MARIOMO R I76 anni,generale, èstato a capodel Sisdee del Ros

V I N C E N ZOLI CAUSIUno dei capidi Gladio,ucciso a 41anni a Balad,in Somalia

Le due cartine“I luoghi da dovesi palesava la Falangec o r r i s p o n d e va n oalle sedi del Sismi”

21 mortiNon solo in SiciliaAttacchi a Palermo,Firenze e Milano

40 anni di diplomazia,dal Canada all’O nuEX AMBASCIATORE e rappresentante Onu,Francesco Paolo Fulci è arrivato alla presidenzadella Ferrero a 80 anni, al termine di unacarriera lunga e prestigiosa. Nato nel 1931 aMessina, figlio di un deputato del Partitoliberale, dopo la laurea con lode inGiurisprudenza all’ateneo della sua cittàd’origine, ha studiato alla Columbia Universitydi New York, per poi conseguire il diplomaall’Accademia di diritto internazionale dell’Aia

Sigla misteriosa “Il terrorismo non è morto, vi faremo sapere chi siamo”. Le minacce a Riina

LA GUERRA DELLA FALANGE ARMATALA STORIA

» ENRICO FIERRO

Q uando si parla di Falan-ge armata tutte le ipo-tesi sono possibili, tran-

ne una, che si tratti di mitomani,esaltati, persone alla ricerca diuna “visibilità” da comunicatostampa. È possibile che la “s i-gla” che dal 1990 al 1994 ha ri-vendicato stragi e attentati, fos-se il parto di un segmento im-pazzito (ma non tanto) dei no-stri servizi segreti, ma è possi-bile pure che si trattasse di una“targa” di comodo usata da Co-sa Nostra per depistare, con-fondere le acque, sviare l’a t t e n-zione dalla svolta stragista im-posta da Riina e dai corleonesi.A proposito di Totò Riina, la Fa-lange va in sonno per vent’anni,prima di apparire nuovamente

sulla scena con un messaggio ri-volto proprio al Capo dei capinel febbraio 2014. Testo chia-rissimo (come sempre): “C h i u-di quella bocca. Ricordati che ituoi familiari sono liberi. Per ilresto stai tranquillo, ci pensia-mo noi”. Riina, un po’ fuori ditesta, nell’ora d’aria si lasciaandare a troppe considerazioni,che vengono puntualmente re-gistrate e in parte diffuse daigiornali. La cosa infastidiscequalche ambiente.

Si sta indagando sul ruolo dipezzi dello Stato nelle stragi diCapaci e via D’Amelio, la ve-rità, o almeno pezzi della ve-rità, sembra a portata di mano,le pressioni e le manovre persabotare inchieste e processosono infinite. Qualcuno temeche ’u curtu possa parlare, o al-

meno lanciare avver-timenti attraversoconfidenze fattefiltrare al suo com-pagno di “pa s se g-giate” . E al lorascatta il messaggio.Ma attenti, perchénon si tratta solo di unavolgare minaccia, la secondaparte (“al resto pensiamo noi”)è partorita da penna e mentemolto raffinata. Cos’è il “r e-sto” che interessa Riina, chi sinasconde dietro quel “noi” chedeve, dopo la minaccia, rassi-curare il numero uno dei cor-leonesi? Una curiosità, la Fa-lange, riappare dopo vent’anninello stesso luogo dove eracomparsa la prima volta il 27ottobre 1990, il carcere di Ope-ra a Milano. Qui lavorava l’e-

ducatore UmbertoMormile ucciso pro-prio quel giorno. Ilsuo omicidio saràrivendicato dai “f a-langisti”. Lo slogan

della nuova sigla ter-roristica (apparsa in

anni in cui il terrorismotradizionale, rosso e nero, è indisarmo) è netto: “Il terrori-smo non è morto, vi faremo sa-pere chi siamo”.

Fermiamoci sulla data, percapire di cosa stiamo parlan-do, 27 ottobre. Tre giorni primal’Italia è scossa dalle ammis-sioni di Giulio Andreotti sull’e-sistenza della struttura Gla-dio. È un terremoto politico,per la prima (forse unica) voltasi squarcia il velo su un seg-mento importante della Guer-

ra fredda in Italia, l’esistenzadi una organizzazione volutadai governi e organizzata dadivisioni del servizio segretointernazionale, in funzioneanticomunista. Si scoprono e-lenchi, depositi di armi, fiocca-no i sospetti sulle “operazioninon convenzionali”di Gladio, iservizi sono sotto attacco. Il re-sto della storia è un lungo elen-co di rivendicazioni, dallastrage del Pilastro a Bologna,alla Uno Bianca, a Capaci e viaD’Amelio, e minacce a politici egiornalisti. Chi c’era dietro laFalange nessuno è riuscito ascoprirlo. Torneranno i comu-nicati “falangisti”? La rispostaè sì, ma solo se sarà “utile” afuture e nuove strategie dellatensione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA DENUNCIA DEL DEPUTATO

Mattiello: “Te s t i m o n idi giustizia rimastisoli, governo inerte”

q I COLLABORATORI di giustizia nel“l i m b o” dell’inazione del governo. È,

in sintesi, quanto denuncia in una nota Da-vide Mattiello, deputato del Pd e membrodella commissione Antimafia. Si tratta,scrive Mattiello, di “uomini e donne che sisono affidati allo Stato pur di non piegarsialle mafie, che per questo sono sotto tu-tela, spesso in programmi di protezione

speciali. Troppo frequentemente hannoperso il loro lavoro, i loro affetti e sonosommersi dalla burocrazia. La commis-sione Antimafia ha approvato il 20 ot-tobre all’unanimità una relazione chetraccia precise proposte di riforma delsistema tutorio e delle misure di assi-stenza economica. Proposte che do-vrebbero allargarsi alla tutela delle vit-

time di racket. Ci sono anche le proposte di riformadella commissione presieduta da Gratteri. Mancaall’appello il ministero dell’Interno, che pure oltre unanno fa –si legge ancora –ha insediato un tavolo tec-nico per valutare la situazione. Cosa intende fare ilgoverno? Intanto tra poco il generale Pascali lasceràl’incarico di direttore del Servizio centrale di prote-zione: il suo lavoro –conclude Mattiello –è stato pre-zioso e sarebbe importante poterlo valorizzare”.

IL PERSONAGGIO

Giovedì 25 Giugno 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | PRIMO PIANO » 3

mi dice: dia subito i nomi an-che a Vincenzo Parisi (all’e-poca capo della Polizia, ndr).Dopo manco una settimanami chiama Parisi: eh, amba-sciatore, quel materiale eratalmente grave che l’ho por-tato subito ai magistrati. Ah,benissimo, e ora che succe-de? Immediatamente unadenuncia per depistaggio, miaccusano che stavo montan-do un’operazione di depi-staggio con gli americani. Ri-masi talmente scioccato chedicevo: ma chi me l’ha fattofare, era meglio se restavo afare l’ambasciatore senza di-re niente”. E Federici? “Nonci siamo più sentiti – c o n c l u-de Fulci, che poi fu prosciol-to dalle accuse e dal 2001 è ilpresidente della Ferrero – Fuuno slancio civico, il mio, dicui poi mi pentii amaramen-te e ora anche questa storiadelle due cartine... spero dinon dovermene pentire”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

conoscenze riservate: “Holetto la notizia che c’era noqueste bombe a Firenze e aRoma... e i giornali dicevano:questi sono i soliti servizi de-viati... allora io dissi: qui c’èun modo semplice per chia-rirla questa cosa... all’internodei servizi c’è solo una cellulache si chiama Ossi, che è mol-to esperta nel fare questo ge-nere di guerriglia urbana,piazzare polveri, fare atten-tati, basta che io ne parli con ilgenerale... e che lui accertidov’erano questi signori dicui gli do i nomi: perché io (i

nomi) me li ero conservatiper paura che mi facesserofuori”. Così Fulci lascia NewYork e si reca a Milano: “V e n-go qui apposta per incontrareFederici, e gli dico: guardi,per essere certi che i servizinon c’entrino niente, questisono i nomi delle persone chesanno maneggiare... E lì feciuna cosa che non avrei dovu-to fare: ci aggiunsi pure il no-me di Masina”. Il colonnelloWalter Masina non facevaparte della settima divisione,ma era il responsabile delleintercettazioni che avevadisseminato l’alloggio roma-no di Fulci di microspie, con-trollando tutta la sua fami-glia, e riprendendo sua figlia“mentre si spogliava”.

L’e l e nc odegli OssiA questo punto i pm di Paler-mo chiedono: “Ma questasettima divisione del Sismida quanti soggetti era costi-t ui t a? ”. E Fulci: “Da quelliche c’erano nell’elenco che iodiedi al comandante dei ca-rabinieri. Io ci aggiunsi Ma-sina, ’sto mascalzone, glieladovevo far pagare”. E chi e-rano questi misteriosi Ossi(acronimo di Operatori spe-ciali servizi italiani)? Eranoappartenenti a Gladio? “Noncredo – risponde l’ex diplo-matico – c’era stata una let-tera dell’ammiraglio FulvioMartini ai capi di Stato mag-giore, perché indicasserosoggetti leali e affidabili, cuidare questo compito: uncompito che un servizio se-greto non dovrebbe avere.Dissi a Federici: guardi, que-sta è gente addestrata nell’u-so degli esplosivi, sa dovemetterli, questi sono gli unicial l’interno dei servizi che aquanto mi risulta fanno que-sto lavoro, andate a vederedove erano la notte degli e-venti, se questi non erano a

Roma, a Firenze, mi pare chepotete stare tranquilli”. Gliinquirenti insistono: gli ame-ricani conoscevano questi a-genti speciali? “Penso di sì”,risponde Fulci. E chi era il ca-po della divisione? “Uno diquesti, mi pare che poi morìin Somalia”. L’ex ambascia-tore sembra volersi riferire aVincenzo Li Causi, che fu ca-po di una cellula Gladio e mo-rì nel novembre del ’93 a Ba-lad nel corso di una misterio-sa imboscata, ma il suo nomenon figura nell’elenco conse-gnato a Federici. C’è, invece,nella lista, il nome di GiulivoConti, che si trovava in So-malia accanto a Li Causiquando fu ucciso.

La conversazionecol QuirinaleCosa succede quando Fede-rici acquisisce l’elenco? “Miarriva una telefonata del pre-sidente della RepubblicaScalfaro – racconta Fulci – e

Anticipazione “S t ra g i ” di Rita Di Giovacchino, con la prefazione del pm Luca TescaroliIL LIBRO

» RITA DI GIOVACCHINO

ATrapani c’è la nuova roc-caforte della mafia, qui si

nasconde Matteo MessinaDenaro, l’ultimo capo di CosaNostra protetto dalla sua gen-te, dai servizi segreti e dallamassoneria. C’è chi lo ha vistoa bordo di un’auto blindata,con i vetri oscurati, precedutae seguita da altre auto come uncapo di Stato. Il 4 aprile 2013un oscuro elettricista, suoprestanome, fu arrestato peraver messo in piedi una colos-sale fortuna con l’energia rin-novabile. Ne è seguito il se-questro di un miliardo e 300milioni di euro, cifra senzaprecedenti. “Io muovo dena-ro”, è la battuta attribuitaa ll ’enigmatico personaggio

che scruta dall’alto la terrazzasul Colosseo di Jep Gambar-della ne La grande bellezzae inmolti vi hanno riconosciutoproprio lui ormai assurto aipiani alti di Roma. Matteo èricco come Creso, ricchezzache in Sicilia produce miseria,c o r t o c i r c u i t oche solo la mafiasa produrre e diquesto Riina nelcarcere di Operalo accusa. Trapa-ni è il centro ne-vralgico del teamcriminale che hagestito le stragidegli anni 90.“Da Trapani i si-ciliani partono ea Trapani ritor-n a no ”, diceva il

padre don Ciccio che seppefar tesoro dell’e mi gr az io ne ,l’unica risorsa dei suoi tempi,dando vita a una fitta rete dirapporti che andavano dall’A-frica al Medio Oriente. A Ca-stelvetrano Matteo lo vedeva-no scorrazzare in Porsche, a-

biti Versace, Ro-l e x D a y t o n a ,foulard, bel ledonne al fianco,da giovane fre-quentava i salottidella Palermobene e le signorese lo contende-vano, eppure haammazzato tan-t a g e n t e d a“riempire un ci-mitero”. Riina lospedì a Roma per

uccidere Falcone, lui ne ap-profittò per fare shopping invia Condotti e frequentare ni-ght, ma ha il fiuto degli affari.Anche se il suo vero potere af-fonda negli archivi segreti. Al-la lista dei contatti d’affari nelmondo arabo o a quella degliimprenditori iscritti sul libropaga, va aggiunto un terzo ar-chivio che gli avrebbe conse-gnato Leoluca Bagarella, unavera investitura. Secondo An-tonino Giuffrè, Trapani è lacittà meno colpita dalle forzedell’ordine perché punto di ri-ferimento di massoneria eservizi segreti: “Nel momentoin cui la mafia tratta, tratta af-fari, droga, armi, ha nelle manicose illegali e dietro le quinteci sono agenti segreti in con-tatto anche con i terroristi del

mondo arabo”. Quando ancheMatteo Messina Denaro saràarrestato, calerà per sempre ilsipario sul mondo dei bosssanguinari al servizio dei po-tenti. Non perché la mafia saràsconfitta, ma perché i veri po-tenti nel frattempo sarannodiventati loro, troveremo i fi-gli in giro per il mondo a trat-tare con i governi al fianco diuomini d’affari conosciuti nelsalotto di casa. Ci saranno al-tre stragi? Le uniche minacceper ora arrivano dall’Isis cheaspira a piantare la bandierasu San Pietro. Se davvero sicreassero le condizioni di unosbarco, le mete più vicine sa-rebbero Calabria e Sicilia. Mai jihadisti più dell’esercito te-mono Cosa Nostra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’IsisLe unichem i n acceoggi arrivanodal Califfato, chepiù dell’e s ercitoteme Cosa Nostra

e frequentare il Collegio d’Europa a Bruges. Sonoquesti i titoli che gli hanno spalancato le porte delministero degli Affari esteri, dove è entrato perconcorso a soli 25 anni. Ha servito l’Italia inimportanti capitali mondiali come Tokyo, Parigi,Mosca, ed è stato anche capo per quattro annidella segreteria del presidente del SenatoAmintore Fanfani, prima di diventareambasciatore in Canada dal 1980 al 1985. Haconcluso la carriera come rappresentantepermanente per l’Italia nell’Onu dal 1993 al 1999.In pensione dal 2000, nel giugno del 2011 è statonominato presidente della Ferrero Spa. È ancheCavaliere di gran croce dell’Ordine al merito dellaRepubblica italiana, nonché Cavaliere d’onore edevozione del Sovrano militare ordine di Malta.

SU OSCARLUIGI SCALFARO

Mi contatta ancheil presidentedella Repubblicaper dirmi di passarei nomi al capodella Polizia

Primavera 1993

SU VINCENZOPA R I S I

Dopo neppureuna settimana, chiamae mi dice di averportato tutto ai giudici.Per me arriva l’acc usadi depistaggio

Primavera 1993

R icost r u z ioneDue cartinei nd icava nole sedidel Sismi,il servizios egretom i l it a re,e i luoghida cuipartivano ler ive nd ica z ion idella Falange

Gli archivi di Messina Denaro e i jihadisti

l S t ra g iRit aDi Giovacchino368 p ag i ne22 e u roC a ste lve cch i

In libreria

L’ANATEMA DI DON CIOTTI

“Le piovre ci stannostritolando, la politicaè compromessa”

q “MAFIA e corruzione, nel nostro Pae-se, sono due facce della stessa meda-

glia. E poiché ci stanno impoverendo tutti, lalotta per distruggerle deve coinvolgerci tutti.”È il monito di don Luigi Ciotti, presidente di Li-bera contro le mafie, sugli sviluppi dell’inchie -sta Mafia Capitale. Don Ciotti prosegue: “DonLuigi Sturzo era stato profetico: il braccio dellacriminalità sarà anche in Sicilia – aveva detto

all’inizio del Novecento –, ma la testa è a Ro-ma”. Non sufficienti, per don Ciotti, gli sforzidella politica: “Quella italiana è una politicadei compromessi. E c’è il rischio di non arrivaremai alla verità delle cose. Basti pensare che il75% delle famiglie di vittime della mafia nonconosce ancora il perché delle stragi. La po-litica deve fare la sua parte”. Questa mattinadon Ciotti era ospite al convegno per i dieci an-

ni di Prosolidar, il fondo nazionale del settoredel credito per i progetti di solidarietà. L’asso -ciazione Libera, che con Prosolidar ha colla-borato per la sistemazione di alcune terre con-fiscate alla criminalità organizzata, vorrebbepoter riutilizzare tutti e 55mila i beni sottrattialla mafia fino ad oggi: “I mafiosi sono arrab-biati per questo, e ci minacciano – ha prose-guito Don Ciotti – ma noi andiamo avanti”.

“Consegnai l’elenco di uomini del Sismi che costituivanouna cellula speciale con obiettivi di guerriglia urbana”

L atitante Matteo M. Denaro