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IL PIACERE «COLPEVOLE» DELLE IMMAGINI AD ALTA RISOLUZIONE N g avità n g o comp osto d a gli arch itett i concett T ati a n a a ova e Lev Evzovic , il ra ico editoriale e pubblicitario Evegny s vyatsky e il oto ra o d i mo d a V i ad ímir F' es di BRUNO DI MARINO _ _ _ _ _ _ _ esposte insieme o separatamente: ***Li abbiamo scoperti nelle ultime biennali veneziane con le loro imponenti e colorate installazioni video, ricche di personaggi e di allegorie che preludono a catastrofi. Ma in realtà il collettivo russo è attivo fin dal 1987 e ha realizzato centinaia di mostre in tutto il mondo. Stiamo parlando degli AES+F, acronimo di quattro artisti di diversa formazione: gli architetti concettuali TatianaArzamasova (1955) e Lev Evzovich (1958) - quest'ultimo ha anche un passato di regista e art director di film animati -, il grafico editoriale e pubblicitario Evegny Svyatsky (1957) e il fotografo di moda Vladimir Fridkes (1956), che si è aggiunto al gruppo nel 1995. L'iperrealismo visionario di AES+F ha raggiunto il livello più alto soprattutto nella trilogia dello «spazio liminale», composta da Last Riot (2005-2007), Feast of Trimalchio (2009-2010) e Allegoria Sacra (2011), progetti che si articolano non solo in installazioni mano e pluricanale, ma anche in una serie di opere ad esse collegate, che possono essere disegni, fotografie, still desunti dal video e perfino sculture. Nel primo capitolo della trilogia, Last Riot, in un mondo post-ideologico in cui rion c'è differenza tra vittime e carnefici, ragazze e ragazzi vengono ritratti nell'atto di massacrarsi a colpi di spade, pugnali, mazze da baseball, mitragliatrici, sulla cima di rara montagna innevata, mentre su di loro volteggiano enormi rapaci (in realtà valchirie). Come in altri lavori del collettivo, qui la violenza è ritualizzata ed estetizzante, non scorre sangue, l'eros è anestetizzato e viene annullata qualsiasi differenza tra il genere maschile e quello femminile. Fotomodelli da pubblicità simulano il martirio di santi, mentre domina l'eleganza sinuosa dei gesti ripetuti all'infinito, accompagnati dalla reiterazione di suoni campionati. I paradisiaci paesaggi creati dagli AES+F, qui come altrove, sono suggestivi ina asettici, generati al computer (l'artificio che emula il naturale). Certo, queste azioni e composizioni iconograficamente rimandano agli infiniti San Sebastiano (figura che compare esplicitamente nel terzo capitolo, Allegoria Sacra), ai sacrifici di Isacco, alle numerose decollazioni. Ma se nella pittura in molti casi - pensiamo a Giuditta e Oloferne di Caravaggio - la violenza esplode incontenibile, nella pittura digitale in movimento degli AES+F tutto è congelato e trasfigurato. Su questo sfondo di mulini a vento e trivelle, di treni sospesi su ponti e aerei che solcano il cielo, la morte - perpetuata all'infinito - è un evento non meno temibile e terribile. Ben più spettacolare è il successivo capitolo, rilettura ai giorni nostri dell'orgiastico banchetto raccontato nel Satyricon di Petronio. Feast of Trirnalchio si suddivide a sua volta in tre parti, ciascuna proiettata in simultanea su tre schermi per un totale di 9 schermi. Ma c'è anche una versione monocanale in cui lo schermo è suddivido in 9 parti: in pratica tre strisce orizzontali di immagini. In alcuni momenti le strisce (superiore, mediana e inferiore) compongono un unico quadro; in altre il riquadro a destra e quello a sinistra presentano la stessa immagine (a pendant),mentre nel riquadro centrale vi è una terza immagine. Niente di nuovo, in fondo, è una modalità che c'è sempre stata dal Napoleon (1927) di Abel Gance in poi. Ma il mosaico creato dagli AES+F è più complesso, perché anche in ogni singolo riquadro vi sono elementi «montati» e incastrati tra loro mediante composzting. Il risultato finale è una costruzione di elementi speculari e simmetrici, sfondi architettonici e azioni performative, filmate sempre al ralenti, con continui movimenti di macchina, panoramiche destra/sinistra e alto/basso, carrellate in avanti e indietro. Un'architettura ritmico-visiva che contiene gran parte della pittura occidentale, dalle visioni prospettiche del Rinascimento italiano (il «formato» ricorda le tavole della città ideale) all'esattezza fiamminga di ritratti e nature morte. La fruizione ambientale di Feast of Trirnalchio avvolge lo spettatore a 360° e lo frastorna, costringendolo a muoversi continuamente per abbracciare l'orizzonte visivo e cogliere la ricchezza di dettagli,

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IL PIACERE «COLPEVOLE» DELLE IMMAGINIAD ALTA RISOLUZIONE

N

g avitàn g o composto dagli architetti concett

Tatiana a ova e Lev Evzovic , il ra icoeditoriale e pubblicitario Evegny svyatsky e iloto ra o di moda Viadímir F' es

di BRUNO DI MARINO _ _ _ _ _ _ _ esposte insieme o separatamente:

***Li abbiamo scoperti nelleultime biennali veneziane con leloro imponenti e colorateinstallazioni video, ricche dipersonaggi e di allegorie chepreludono a catastrofi. Ma inrealtà il collettivo russo è attivo findal 1987 e ha realizzato centinaiadi mostre in tutto il mondo.Stiamo parlando degli AES+F,acronimo di quattro artisti didiversa formazione: gli architetticoncettuali TatianaArzamasova(1955) e Lev Evzovich (1958) -quest'ultimo ha anche un passatodi regista e art director di filmanimati -, il grafico editoriale epubblicitario Evegny Svyatsky(1957) e il fotografo di modaVladimir Fridkes (1956), che si èaggiunto al gruppo nel 1995.

L'iperrealismo visionario diAES+F ha raggiunto il livello piùalto soprattutto nella trilogia dello«spazio liminale», composta daLast Riot (2005-2007), Feast ofTrimalchio (2009-2010) e AllegoriaSacra (2011), progetti che siarticolano non solo ininstallazioni mano e pluricanale,ma anche in una serie di opere adesse collegate, che possono essere

disegni, fotografie, still desunti dalvideo e perfino sculture. Nelprimo capitolo della trilogia, LastRiot, in un mondo post-ideologicoin cui rion c'è differenza travittime e carnefici, ragazze eragazzi vengono ritratti nell'atto dimassacrarsi a colpi di spade,pugnali, mazze da baseball,mitragliatrici, sulla cima di raramontagna innevata, mentre su diloro volteggiano enormi rapaci (inrealtà valchirie). Come in altrilavori del collettivo, qui la violenzaè ritualizzata ed estetizzante, nonscorre sangue, l'eros èanestetizzato e viene annullataqualsiasi differenza tra il generemaschile e quello femminile.Fotomodelli da pubblicitàsimulano il martirio di santi,mentre domina l'eleganza sinuosadei gesti ripetuti all'infinito,accompagnati dalla reiterazione disuoni campionati. I paradisiacipaesaggi creati dagli AES+F, quicome altrove, sono suggestivi inaasettici, generati al computer(l'artificio che emula il naturale).Certo, queste azioni ecomposizioni iconograficamente

rimandano agli infiniti SanSebastiano (figura che compare

esplicitamente nel terzo capitolo,Allegoria Sacra), ai sacrifici diIsacco, alle numerosedecollazioni. Ma se nella pittura inmolti casi - pensiamo a Giuditta eOloferne di Caravaggio - laviolenza esplode incontenibile,nella pittura digitale inmovimento degli AES+F tutto ècongelato e trasfigurato. Suquesto sfondo di mulini a vento etrivelle, di treni sospesi su ponti eaerei che solcano il cielo, lamorte - perpetuata all'infinito - èun evento non meno temibile eterribile. Ben più spettacolare è ilsuccessivo capitolo, rilettura aigiorni nostri dell'orgiasticobanchetto raccontato nelSatyricon di Petronio. Feast ofTrirnalchio si suddivide a suavolta in tre parti, ciascunaproiettata in simultanea su treschermi per un totale di 9schermi. Ma c'è anche unaversione monocanale in cui loschermo è suddivido in 9 parti: inpratica tre strisce orizzontali diimmagini. In alcuni momenti lestrisce (superiore, mediana einferiore) compongono un unicoquadro; in altre il riquadro adestra e quello a sinistra

presentano la stessa immagine (apendant),mentre nel riquadrocentrale vi è una terza immagine.Niente di nuovo, in fondo, è unamodalità che c'è sempre stata dalNapoleon (1927) di Abel Gance inpoi. Ma il mosaico creato dagliAES+F è più complesso, perchéanche in ogni singolo riquadro visono elementi «montati» eincastrati tra loro mediantecomposzting. Il risultato finale èuna costruzione di elementispeculari e simmetrici, sfondiarchitettonici e azioniperformative, filmate sempre alralenti, con continui movimentidi macchina, panoramichedestra/sinistra e alto/basso,carrellate in avanti e indietro.Un'architettura ritmico-visivache contiene gran parte dellapittura occidentale, dalle visioniprospettiche del Rinascimentoitaliano (il «formato» ricorda letavole della città ideale)all'esattezza fiamminga di ritrattie nature morte. La fruizioneambientale di Feast of Trirnalchioavvolge lo spettatore a 360° e lofrastorna, costringendolo amuoversi continuamente perabbracciare l'orizzonte visivo ecogliere la ricchezza di dettagli,

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ricostruendo una possibilenarrazione. Ma anche la visionernonocanale non è menoimpegnativa, poiché ci obbliga auno sguardo di insieme, spostarerapidamente gli occhi da uniriquadro all'altro.

Nell'ultimo capitolo,Allegoria sacra (2011), il luogoprincipale è la sala d'attesa di unaeroporto, ovvero il classico«non-luogo», spazio di transitotra la vita e la morte (ilpurgatorio), crocevia di varieculture e religioni. E' il video piùsincretista realizzato dalcollettivo, allegoria della «sacraglobalizzazione» in cui convivonoarabi e cinesi, europei e africani.

Ecco susseguirsi in unaconcatenazione a volte logica avolte irrazionale, una serie diquadri: un balletto con cinesi chespalano la neve della pista doveatterra un aereo-dragone; unabattaglie tra centauri e jihadisti;teste che rotolano sul pavimentolucido dell'aeroporto accarezzatecon grande sensualità daaltrettante donne nel lorogrembo. Attraverso il costanteuso dell'immagine rallentata, cherende ancora più stranianti gestied eventi e metafisiche leatmosfere, AES+F racconta amodo suo la violenza ai tempidell'ISIS e l'ossessione delterrorismo (un poliziotto faesplodere un bagaglioincustodito). Il martirio deglioccidentali prosegue, nella partefinale, per mezzo di guerrieritribali; a confortare i martiri,tuttavia, oltre a un prete con labibbia, sopraggiungeun'astronave da cui fuoriesconohostess, vestite come quelle dellaPan Am di 2001 Odissea nellospazio.

Ma il regno del caos,preannunciato nella trilogia,viene instaurato nell'installazionepiù recente degli AES+F, InversoMundus (2015), concepita per 1,3 o 7 canali e allestita nell'ultimabiennale veneziana appenaterminata su un unicolunghissimo schermo. Maiali chemacellano uomini (finalmente unfiotto di sangue!); uomini che sicaricano in spalla asini; femmineche seviziano maschi e altriparadossi visivi, conditi da unbestiario di animali fantastici chesorvolano - come dirigibili - unametropoli futuristica. Benvenutinel mondo alla rovescia, nel solco

° di una tradizione letteraria eiconografica che dal Medioevo,

° passando per il Rinascimento,° giunge fino ai giorni nostri. Sono

solo i lavori più recenti dei° quattro artisti russi, i quali° privilegiano ormai le opere° multimediali, senza però

tralasciare serie fotografiche e° sculture. Installazioni video° caratterizzate dalla rielaborazione° della cultura visuale di massa:

e dall'estetica del videoclip al° glamour pubblicitario, dalla° logica simulativa e ripetitiva deii videogame al genere

letterario -cinem ato grafico° fantasy, basato su effetti speciali° e animazione al computer.° A fine settembre a AES+F è° stato tributato il Premio Pascali,

giunto alla 18° edizione. Tra le° motivazioni - come si legge nel° comunicato della Fondazione

aMuseo Pino Pascali - c'è la loro

° capacità di contaminare i° linguaggi della fotografia, del° video e delle tecnologie digitali,

creando grandi narrazioni che° «esplorano i valori, i vizi e i° conflitti della società° contemporanea in ambito globale° con riferimenti espliciti alla storia

dell'arte del passato». A° cominciare dall'Allegoria Sacra,° allestita nel museo di Polignano a

Mare e visibile fino al 24 gennaio.

•Provenendo da diversi ambitiprofessionali, quando lavorate aun progetto vi suddividete icompiti oppure non c'è unanetta separazione di ruoli?Naturalmente è impossibilerealizzare un progetto senzaripartirsi le competenze.Nell'ottica di un lavoro di gruppocondividiamo le nostre idee,discutiamo ogni aspetto,pianifichiamo il progetto e cidividiamo i compiti. Ciascunmembro del gruppo devesupervisionare quello che fannogli altri. La combinazione dellediverse competenze fa parte dellanormale tradizione dell'arte. Èfondamentale coniugare capacitàdifferenti quando si ha a che farecon un grande progetto.

*Mi rivolgo soprattutto aTatiana e Lev. immagino che lavostra formazione di architettisia fondamentale per concepirenon solo lo spazio scenograficoall'interno dei vostri film, maanche l'allestimento delle vostre

installazioni...(Enzovich)Anche se, in realtà, nonho mai fatto davvero l'architetto,ritengo che questo tipo diformazione sia molto importanteper il mio modo di pensare, cosìcome è utile per il lavoro disquadra, per la gestione diprogetti grandi e articolati.

•Come nasce e si sviluppa unvostro lavoro dal «concept» finoalla realizzazione finale?La cosa più importante restal'idea di partenza. Poi c'è laraccolta di fondi che rappresentauna fase piuttosto snervante.Quindi si passa alla prima tappavera e propria, che consiste nellapreparazione: in particolare ilcasting, che deve essere moltoprofessionale, infatti cirivolgiamo ad agenziespecializzate. Tuttavia anche noisvolgiamo direttamente leselezioni, tra i nostri amici suFacebook ad esempio, per lestrade o nei locali. Poi arriva ilmomento delle riprese, di solitomolto breve, non più di duesettimane per 12 ore al giorno.Infine la post-produzione, che -al contrario - richiede circa un

anno di tempo. Questatempistica differenzia il nostrolavoro da una normalelavorazione cinematografica,poiché i film hanno tempi piùlunghi di riprese e più brevi dipost-produzione. Ma, ciel nostrocaso, ciò avviene poiché alcuneriprese sono fatte durante lapost-produzione. Infatti noiprendiamo differenti attori perdifferenti giorni di ripresa,sovrapponendoli con gli sfondisimulati al computer. Appareevidente che il momento dellapost-produzione è quello decisivo.Inoltre per noi è importante nontanto realizzare uno script,qualcosa di scritto, bensìprogettare idee visive, ovvero unostoryboard.*Dal numero di personecoinvolte (troupe e comparse),dalla ricchezza delle scenografiee dei costumi, dall'accuratolavoro di post-produzione,immagino che i vostri film sianocostosi. Attraverso quali canalireperite il budget? Vi affidatesolo alle gallerie o cercate anchenel mondo dei multimedia?Beh, noi facciamo parte delmondo dell'arte, vale a dire ilcircuito di musei e gallerie. È quiche troviamo i soldi per laproduzione da parte dicollezionisti o investitori, i qualicomprano i nostri film, le nostreimmagini fotografiche e così via.*In futuro pensate di affidarvianche al mondo dellaproduzione cinematografica,magari realizzando un vero eproprio lungometraggio per ilcinema?Non abbiamo mai pensato di

accedere al sistema dellaproduzione cinematografica,anche perché avremmo bisognodi condizioni molto particolari:innanzitutto che le nostre ideenon siano controllate daiproduttori, i quali dovrebberoavere una visione artistica perlavorare con noi. Se si creasse unasimile circostanza, forsepotremmo realizzare un film.

*I vostri lavori sono proiettatianche nei festival di cineasta?Avvertite reazioni diverse daparte del pubblico del cinemarispetto a quello dell'arte?Partecipiamo ai festiva]cinematografici e consideriamo ilmondo del cinema sempre piùinteressato al nostro linguaggio ealle nostre idee, rispettoall'ambiente che per noi dovrebbeessere più affine, cioè quello dellavideoarte. I registi sono moltoattratti dai nostri lavori e noi citroviamo in sintonia con loro. Perquanto riguarda il pubblico èdifficile saperlo con esattezza. Cirivolgiamo a una vasta platea dispettatori provenienti da differentiparti del mondo e di diverseculture: dalla Cina all'Australia,dagli Stati Uniti all'Europa e cosìvia. Il pubblico del cinema èsimile a quello dell'arte ed è moltointeressato ai nostri lavori, ma èdifficile operare una distinzione,in termini di reazione.

*Sentite difar parte del contestodell'arte russa, ammesso che cisia, oppure restate in fondo deglioutsider?Non siamo né outsider né insider.Ci consideriamo parte del piùvasto e internazionale mondodell'arte e, del resto, ora la Russiafa parte del mondo artisticoglobale.

*Potete parlarmi un attinto delsistema di commercializzazionedelle opere audiovisuali? Levendete ai collezionisti e aimusei informa «monocanale» atiratura limitata, oppure sottoforma di installazionerealizzando personalmente voil'allestimento? O, ancora, levendete sempre accompagnateda «still», sculture e altre opereoggettuali a esse collegate?Dipende. Per esempio di Feast ofÏ rimalchio abbiamo venduto unaversione installativa su treschermi, ma anche una versionecinematografica monocanale inedizione limitata. Inoltrevendiamo fotografie che non sonostill ma collage digitali adaltissima risoluzione. Macommercializziamo anche stilltratti da video e poi,naturalmente, sculture, ecc. Lefotografie hanno una loro vitaautonoma, così coree le sculture.

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Al Museo Pascali, ad esempio,abbiamo presentato due collagedigitali come tre tondi e stillunitamente alla proiezione diAllegoria Sacra.

*Le opere fotografiche cheesponete sono stampate dai«frames» dei film, oppure sonoscattate sul set, cioè noncorrispondono necessariamentealle inquadrature?Per realizzare i collage digitalifacciamo riprese diverse da quellerealizzate per il film. Si tratta diuna lavorazione speciale, conspunti diversi, idee specifiche.Non le concepiamosemplicemente comeun'estensione di un film, macome parte integrante di unprogetto complessivo.

•I vostri lavori per essereapprezzati vanno visti moltevolte, poiché sono ricchi didettagli, ridondanti nel lorosincretismo visivo e anche neisimboli da decifrare. Qual è lamodalità di fruizione cheincoraggiate di più?L'installazione è la parte piùimportante di un progettoartistico. Noi abbiamo due o treversioni del lavoro, adatte per lediverse location e per i diversicontesti. Nel caso di Feast ofTrimalchio, installazione a 9canali per la Biennale di Venezia,lo spettatore ha avuto lapossibilità di essere regista,scegliendo il punto di vista oguardando tutti gli schermiinsieme. Questa è una dellemodalità per presentare il lavoro ea noi piacerebbe stimolare lospettatore a rivederlo più voltefacendo caso ai dettagli.Nell'installazione monocanale,invece, si ha l'opportunità divedere il lavoro proprio come sefosse un film. E sempreinteressante giocare con le diverseopzioni e provare emozionisupplementari. Le installazionicircolari sono molto più simili allanostra esistenza, come quando siè immersi totalmente in rumevento. Del resto, anche nellarealtà, si ha sempre la sensazioneche qualcosa dietro dite sia piùimportante di quello che haidavanti. E devi cercare dicatturare ciò che ti circonda: è un«effetto vitale». Creare questo tipodi sensazione disturbante neiconfronti dello spettatore è iltipico privilegio delle opere d'artecontemporanea. Quando si va alcinema, si paga il biglietto, sicompra i popcorn e si sceglie unposto. Nel caso dell'arte è diverso,poiché le immagini si muovono etu devi girare intorno ad esse perottenere più segnali. Non si stamai fermi.

•Anche «Inverso Mundus», realtà. Naturalmente tutta l'arte èallestita all'ultima Biennale è un politica, fa parte della nostra vita.lavoro di grande impatto visivo. E molto più interessante per noiSiamo molto soddisfatti perché è definire una dimensione visualestata presentata su uno schermo dal sapore politico, piuttosto chelungo circa 40 metri e lo spazio produrre opere d'arte dagli slogannon era molto luminoso, così lo o dai testi ideologici, magari

disagio poiché doveva dare lespalle al muro e non riusciva acontenere con lo sguardo tutta lasuperficie proiettata. E un po'come quando ci si trova di frontea un acquario e si guardano i

spettatore si sentiva un po' a

pesci dai diversi lati della vasca. Molte persone eppure possedete unaci ritornano più volte, forse non tanto per padronanza invidiabile dellecogliere dettagli che sono sfuggiti, quanto per tecnologie. Quanto conta larivivere quell'esperienza. tecnica per voi, quella tecnica

•Nelle vostre opere c 'è una ricchezza disimboli, personaggi, citazioni artistiche ecinematografiche. Potete parlarci dellavostra cultura visuale e delle vostrepreferenze?Potremmo essere definiti dei «predatori»,poiché siamo affannati di visualità e questavisualità è per noi estremamente importante.Ciò produce rum forte effetto su noi stessi esugli spettatori e non è rilevante quali siano lefonti, se provengono dai rifiuti del web, dalcinema, dai giornali o da qualche altra parte.Per costruire una convincente ricetta visiva

devi avere ingredienti di primascelta. E questo è certamente ilnostro obiettivo.

•Ci sono cineasti sperimentali ovideoartisti - delle origini oanche più attuali - cui sentitepiù affinità?No, perché non abbiamo comepunto di riferimento la storia dellavideoarte. Non fa parte del nostrobackground. Amiamo piuttostoregisti di cinema come Kubrick oEjzenstejn. Dei contemporanei cipiace Paolo Sorrentino, con cuicondividiamo lo stesso gusto perla visualità. Siamo inoltre moltoinfluenzati dalla pittura,soprattutto da quella figurativa.Allegoria Sacra è per esempioispirato a Giovanni Bellini.

•È possibile dare anche unalettura politica dei vostri lavori?Penso al rapporto tra oriente eoccidente, tra mondocristiano-giudaico e mondoislamico...Si, stiamo operando unariflessione sulle situazionipolitiche di carattere reli gioso. Avolte nei nostri lavori cerchiamodi decostruire gli stereotipipolitici di destra e di sinistra. Allostesso tempo non siamo attivisti,dunque il significato politico esolo uno dei tanti livelli possibili,poiché siamo convinti che l'artenon abbia un contenuto o unmessaggio diretto di questo tipo.Dal nostro punto di vistal'obiettivo dell'arte è creareun'interpretazione politica della

vantandoci di fare un'arteparticolarmente politica. Cilimitiamo a trasmettere immaginial pubblico, stimolandone leinterpretazioni.*Altrove avete affermato di nonessere fanatici dei nuovi media,

che - secondo uno studioso comeAndré Bazin - rimanda sempre auna metafisica.Per ciascun progetto scegliamola tecnologia più consonaall'idea che abbiamo in mente eil senso metafisicodell'operazione resta per noi ilfulcro centrale. Pensiamo,infatti, che la tecnologia sia unostrumento per ottenere un forteimpatto in grado di esprimere ilsenso dell'opera. Per noi l'arte ècome una sorta di magia e gliaspetti metafisici sono fondantiper la creazione. In termini piùespliciti, questa «tecnicametafisica» richiede di lavorarecon immagini ad altarisoluzione. Inoltre, le immaginiin primo piano devono avere lastessa risoluzione di quellevisibili sullo sfondo. Tutto ciòdona alle nostre composizioniuno strano effetto, fisico emetafisico, di un mondo senzagravità, un bizzarro immaginarioche si regge su una specie di«sfumato».

*La scelta di utilizzareun'altissima risoluzione delleimmagini e uno stile iperrealistache a volte sfiora quasi il kitsch,unita all 'uso del «ralenti»,sembra dettata dall 'esigenza direndere più inquietante esospesa l 'atmosfera nei vostrivideo.Nella domanda è già insita larisposta: il kitsch è fondamentaleper noi in modo da poter esseresempre in bilico, sul confine,poiché le nostre esistenze sono sulbordo di questo kitsch. Inoltre èimportante creare un'atmosferamolto speciale, come se non cifosse la forza di gravità, poiché inostri personaggi alludonochiaramente a maschere e a ritualisociali, quindi è indispensabileessere un po' sgradevoli. Anchequest'impostazione è borderline:dare piacere allo spettatore e, altempo stesso, disgustarlo. Loabbiamo definito «piacerecolpevole»!

(si ringrazia per lacollaborazione Santa Nastro)

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Foto grande: da «Inverso Mundus», sotto:da «Allegoria sacra» e, a destra,particolare da Feast o f Trimalchio»

In copertina: da «Inversomundus» di AES+F