individuazione precoce delle difficoltà di apprendimento ...le difficoltà di apprendimento sono un...
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INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE
DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO
NELLA SCUOLA CONOSCERE E COMPRENDERE I SEGNALI
DI DISAGIO
Corso di formazione:
S.O.S - Sostegno primi passi
Scuola Secondaria di I grado
a.s. 2019/2020
Docente: Dr.ssa Monica Zoccoli
ALLA RICERCA DEL BAMBINO IDEALE?
Le linee di sviluppo derivano dall’interazione fra un bambino e il contesto in cui egli vive
È necessario valorizzare le diversità nel rispetto dei tempi e delle modalità individuali
Gli adulti possono tenere in considerazione i parametri di sviluppo universalmente riconosciuti per seguire i processi di sviluppo individuali
PREVENIRE...
“Seguire le tracce”
Cogliere e interpretare grandi e piccoli segnali
Costruire un patrimonio di conoscenze ed esperienze condivise
Intervenire in maniera adeguata
FATTORI DI RISCHIO
SOCIO-AMBIENTALI
FAMILIARI
INDIVIDUALI
ALLA RICERCA DI UN SIGNIFICATO...
“Ogni età ha un proprio codice
per segnalare il dolore
di sentirsi inadeguati”
ETÀ PRESCOLARE
Difficoltà di alimentazione
Disturbi del ritmo sonno – veglia e del controllo sfinterico
Difficoltà marcate a inserirsi nell’ambiente scolastico
Difficoltà a relazionarsi con adulti e coetanei
Inibizione e apatia
Aggressività
ETÀ PRESCOLARE
Instabilità e difficoltà di attenzione
Immaturità affettiva
Ritardo globale di sviluppo
Difficoltà nel linguaggio verbale
Difficoltà psicomotorie
Ritardo globale negli apprendimenti
ETÀ SCOLARE
Aspetti comportamentali
Oppositività
Scarso rispetto delle regole
Difficoltà di socializzazione
Condotte regressive
Ansia e paure
Rifiuto della scuola
Apprendimento
Difficoltà
generiche di
apprendimento
Disturbo Specifico
di Apprendimento:
-dislessia
-disortografia
-disgrafia
-disclaculia
DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO
“Sintomo che esprime l’incapacità da
parte dell’alunno di fornire
prestazioni scolastiche (lettura,
scrittura, calcolo, etc.) rispondenti a
quelle che l’età e la classe
frequentata farebbero prevedere.” Militerni, 1999
LE CAUSE
Le difficoltà di apprendimento
sono un sintomo di situazioni
diverse con vari livelli di gravità
e possibilità di recupero.
presenza di handicap
Disagio psicologico
Immaturità globale
difficoltà di
linguaggio
Provenienza da paesi stranieri
svantaggio
Difficoltà psicomotorie
D.S.A.
D.A.
L’IMPORTANZA DELL’OSSERVAZIONE
Ambiente socio – familiare
Storia personale
Aspetti emotivo – affettivi e socio – relazionali
Apprendimento delle abilità di base
Integrazione delle varie competenze
Evoluzione armonica dei processi di sviluppo
UTILIZZO DI PROTOCOLLI DI OSSERVAZIONE
CHE PRENDANO IN CONSIDERAZIONE:
Socializzazione
Partecipazione
Autonomie
Abilità di base
Livello scolastico
INDICI DI RISCHIO OSSERVABILI
ALLA SCUOLA SECONDARIA
Non automatizzazione delle strumentalità
di base
Errori, sistematici e non, nella letto-
scrittura e nel calcolo
Disorganizzazione generalizzata
Lentezza operativa e scarsa autonomia
Labilità attentiva, facile esauribilità
Demotivazione,disagio relazionale
ANALISI DEI DATI
Elaborazione di un profilo: Hic et nunc
Confronto con le informazioni relative alla storia
personale e scolastica
Sintesi evolutiva
CHE COSA FARE?
Con il bambino:
Utilizzare le informazioni raccolte per:
Conoscere e comprendere quel bambino
Evidenziare ambiti di carenza e potenzialità
Valorizzare la dimensione affettivo-relazionale
Progettare percorsi individualizzati
CHE COSA FARE?
Con la famiglia:
Stimolare la collaborazione senza giudicare
Non sostituirsi
Sostenere la genitorialità
Sostenere lo sforzo del bambino per “salvare le figure di attaccamento”
Evitare richieste che non possono essere soddisfatte
Ricercare insieme strategie organizzative ed educative
E CON NOI STESSI?
Conoscere il problema
Dimenticarsi il bambino ideale
Accettare la difficoltà con le sue implicazioni
Valorizzare i piccoli passi
Non sentirsi responsabili
Adeguare le aspettative
L’IMPORTANZA DELLA RELAZIONE
Relazioni positive
riducono le condizioni di disagio
MAGGIORI OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO
QUANDO:
Il ritardo cognitivo non è grave
L’equilibrio psicologico e l’autostima sono adeguati
La diagnosi e la terapia sono precoci
L’atteggiamento degli adulti è empatico e incoraggiante
L’intervento didattico è adeguato
MODALITÀ DI INTERVENTO
GLI OBIETTIVI:
Ridurre gli effetti delle difficoltà sull’acquisizione delle strumentalità
Prevenire il disagio psicologico secondario
Favorire l’evoluzione armonica dei processi di apprendimento
PERSONALIZZAZIONE DEL PERCORSO IN
BASE A:
Storia personale
Evoluzione dei processi di sviluppo
Livello scolastico raggiunto
Aspetti emotivo-affettivi e relazionali
NEL TEMPO:IL BAMBINO CO-
PROTAGONISTA DEL PROCESSO DI
AIUTO:
“Il bilancio iniziale”
La condivisione degli obiettivi
Le abilità metacognitive
L’autostima
IN CLASSE...
Evidenziare ambiti di carenza e potenzialità
Agire sulle dinamiche affettivo-relazionali (gratificare, valorizzare...) e favorire relazioni positive
Creare un clima di classe cooperativo
Stabilire con il bambino come affrontare “i momenti critici” (prove di verifica, semplificazione delle attività...)
... Porsi traguardi minimi
Dare tempi più distesi
Variare attività, strategie operative e modalità organizzative
Evitare il confronto costante con il gruppo classe
E ANCORA...
Offrire supporti e strategie alternative (qual è
l’obiettivo?)
Programmare interventi individualizzati
Semplificare le attività in modo flessibile
Lavorare sulle abilità trasversali
Si osservano difficoltà di base
direttamente proporzionali alla
gravità della patologia.
NELLA DISABILITÀ…
Anche con l’alunno disabile lavorare per competenze
significa metterlo in situazioni che individuino
soprattutto le sue potenzialità, il suo livello di sviluppo
prossimale, e quindi di progettare una didattica tenendo
conto della progettazione di sezione, che gli permetta di
apprendere, attraverso attività più indicate per il
bambino, con l’utilizzo di strumenti e facilitazioni
adeguate, in compiti di realtà, in un ambiente di
apprendimento (spazi, tempi, metodologie) inclusivo e
senza barriere.
PEI PER COMPETENZE
PER STENDERE IL PEI….
OCCORRE TENER CONTO
Dell’osservazione iniziale dei bisogni educativi;
Della diagnosi funzionale.
Della progettazione di classe.
CIO’ PERMETTE DI DEFINIRE
Il profilo di funzionamento (cosa sa fare quel bambino).
L’inclusione è proprio la capacità di un
ambiente educativo di trasformare il
proprio modo di essere (gli spazi, i tempi,
le relazioni) per consentire a tutti di
esprimersi nel migliore dei modi, con i
propri talenti, le proprie diversità e di
essere aiutati a superare i propri punti
deboli.
INCLUSIONE
Accogliamo i bambini con Bisogni Educativi Speciali,
curiamo bene l’avvio di un percorso che ha bisogno di
grandi sinergie tra coloro che accompagnano il bambino.
Per i bambini disabili e le loro famiglie
-Il colloquio con la famiglia
- Conosciamo gli esperti
- L’inserimento personalizzato
-Spazi, tempi, gesti
- L’osservazione
- Un progetto personalizzato
UNA SCUOLA INCLUSIVA
Perdere, prendere e offrire tempo
Riserviamo all’osservazione un tempo lungo e disteso,
identifichiamo le mete da raggiungere con gradualità,
percorsi sostenibili per ciascun alunno, dedichiamo
tempo all’ascolto dei bisogni dei bambini, la relazione
educativa alimenta il piacere della condivisione e la
storia di un gruppo, organizziamo bene la gestione delle
le attività.
INSOMMA….IMPARIAMO A PRENDERCI TEMPO
PER GUADAGNARE TEMPO!
PER UN CLIMA INCLUSIVO
L’empatia (comunicare ad un compagno che si è
d’accordo con lui).
La condivisione (prestare un gioco, un oggetto).
La capacità emozionale (verbalizzare ciò che si sta
provando).
La capacità di ascolto (non interrompendo chi sta
parlando).
La solidarietà (confortare chi sta piangendo).
ASPETTI A CUI DARE ATTENZIONE E
FAR CRESCERE
E’ l’approccio all’apprendimento privilegiato di una
persona, il suo modo tipico e stabile di percepire,
elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni
CANALI SENSORIALI
Costituiscono i canali di accesso alle informazioni e sono:
- Visivo-verbale;
- Visivo non verbale;
- Uditivo;
- Cinestesico.
GLI STILI DI APPRENDIMENTO
L’ALLEANZA EDUCATIVA
Negli interventi educativi con soggetti disabili i genitori
sono considerati i primi “alleati” nel lavoro educativo e
didattico, perché rendono possibile un lavoro in ottica di
continuità educativa.
Alleanza tanto importante quanto delicata che necessita
di tempo e fiducia.