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1 Informativa al Pubblico PILLAR 3 al 31 dicembre 2015 BANCA PRIVATA LEASING www.bancaprivataleasing.it

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Informativa al Pubblico

PILLAR 3 al 31 dicembre 2015

BANCA PRIVATA LEASING

www.bancaprivataleasing.it

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1 INTRODUZIONE ................................................................................................................................................................. 3

2 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR) ...................................................... 4

3 AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR) ...................................................................................................... 26

4 FONDI PROPRI (ART. 437 CRR) ............................................................................................................................... 27

5 REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR) ........................................................................................................... 30

6 RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART 442 CRR) .......................................................................... 32

7 ATTIVITA’ NON VINCOLATE (ART 443 CRR) ...................................................................................................... 44

8 USO DELLE ECAI (ART 444 CRR) ........................................................................................................................... 45

9 RISCHIO MERCATO (ART 445 CRR) ...................................................................................................................... 46

10 RISCHIO OPERATIVO (ART 446 CRR) .................................................................................................................. 47

11 ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSI NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR) ............................................................................................................................. 48

12 ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR) ....................................................................................... 50

13 ESPOSIZIONI IN POSIZIONI VERSO CARTOLARIZZAZIONI ( ART. 449 CRR) ...................................... 51

14 POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR) ............................................................................................. 53

15 LEVA FINANZIARIA (ART 451 CRR) ....................................................................................................................... 59

16 USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR) ......................... 60

Banca Privata Leasing pubblica i documenti “Informativa al pubblico” e gli eventuali successivi aggiornamenti sul proprio sito Internet all’indirizzo http://www.Bancaprivataleasing.it/, così come previsto dalle Disposizioni di Vigilanza e come riportato nella Nota Integrativa alla parte E del Bilancio.

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1 INTRODUZIONE

Il presente documento è redatto in conformità alle disposizioni previste dal Regolamento UE n.575/2013 del 26 giugno 2013 (di seguito CRR) in materia di trasparenza informativa nei confronti del pubblico. Tali obblighi riguardano l’informativa al pubblico (cd. terzo pilastro o Pillar 3) in materia di adeguatezza patrimoniale, esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e gestione degli stessi. L’informativa da parte degli enti è direttamente regolata dalla CRR Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3, cui la Circolare di Banca d’Italia n.285/2015 del 17 dicembre 2013 fa espresso rinvio. Nella predisposizione del documento sono utilizzati ampi stralci dell’informativa riportata nel Bilancio d’esercizio 2015, nel documento relativo al processo di controllo dell’adeguatezza prudenziale (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment Process) e nel documento di definizione dell’appetito al rischio della Banca (RAF – Risk Appetite Framework). La presente informativa è redatta con frequenza annuale e attraverso la collaborazione di diversi organi e funzioni aziendali competenti: si riferisce al complesso delle informazioni da pubblicare riferite al 31.12.2015 ed è stata approvata dal Consiglio di Amministrazione nel corso della riunione tenutasi in data 12 maggio 2016.

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2 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435 CRR)

Struttura Organizzativa Banca Privata Leasing al fine di monitorare i rischi rilevanti a cui è o potrebbe essere esposta, è dotata di un sistema di gestione dei rischi coerente con le caratteristiche, le dimensioni e la propria complessità operativa. Il framework a presidio dei rischi prevede tre distinti livelli di controllo:

controlli di primo livello: (o di linea) riguardano i controlli posti in essere dalle strutture operative che originano i rischi;

controlli di secondo livello: consistono nei controlli condotti dalle Funzioni Compliance, Antiriciclaggio e Risk Management;

controlli di terzo livello: consistono nei controlli messi in opera dalla Funzione di Internal Audit aventi a riferimento le procedure di gestione dei rischi.

Il complessivo processo di gestione e controllo dei diversi rischi attivato all’interno della Banca coinvolge, con diversi ruoli, l’Organo di supervisione strategica e di gestione, l’Amministratore Delegato, gli Organi e le Funzioni della Banca con compiti delegati di gestione, l’Organo con funzioni di controllo, le Strutture della Banca con Funzioni di controllo e le Funzioni aziendali con ruoli operativi. Di seguito sono illustrati i principali ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali maggiormente coinvolte nel citato processo. Organo di supervisione strategica e di gestione: è rappresentato dal Consiglio di Amministrazione. Esso è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi, della propensione al rischio della Banca e della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle politiche di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Il Consiglio di Amministrazione assicura il governo di tutti i rischi a cui la Banca si espone, le possibili dinamiche future e i necessari presidi. Definisce l’assetto complessivo di governo e gestione della Banca, ne verifica la corretta attuazione e promuove tempestivamente le misure correttive a fronte di eventuali lacune o inadeguatezze. E’ responsabile nelle materie concernenti le strategie d’impresa, il sistema organizzativo, il sistema dei controlli interni. Stabilisce l’ingresso in nuovi mercati e l’apertura a nuovi prodotti, è responsabile per la misurazione di tutti i rischi, per l’esternalizzazione di funzioni aziendali.

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Al 31 dicembre 2015 il Consiglio di Amministrazione era composto da 5 componenti: Prof. Avv. Tullio Antonio (Presidente), Dott. Caroli Paolo (Amministratore Delegato), Dott.ssa Spallanzani Maria Cecilia (Consigliere), Dott. Corradini Paolo (Consigliere), Avv. Vinci Adriano (Consigliere Indipendente). Il Presidente Avv. Prof. Antonio Tullio esercita la professione di Avvocato, svolgendo attività di consulenza legale privilegiando problematiche relative al diritto societario e fallimentare, alla contrattualistica nazionale ed internazionale, al contenzioso, per importanti imprese nazionali, assumendo spesso incarichi in procedimenti arbitrali, su designazione delle parti o delle competenti autorità. Il Dott. Caroli Paolo è Amministratore Delegato della Banca con nomina avvenuta nel settembre 2014. Il dott. Caroli Paolo ha iniziato la sua carriera professionale nel 1975 in Banca Agricola Commerciale (ora Credito Emiliano). Nel 1982 è nominato Funzionario, nel 1990 dirigente e nel 2001 Vice Direttore Generale di Credito Emiliano (ruolo ricoperto sino al 2009). E’ stato Amministratore Delegato di Banca Euromobiliare, AbaxBank, Euromobiliare Asset Management SGR, ExtraBanca (dal 2011 al settembre 2014). E’ stato consigliere di Banca del Garda, Credemvita, Credemtel, Auromobiliare Alternative Investments SGR. Il CdA in sede di autovalutazione determina la propria composizione ottimale che deve essere tale da riflettere un’adeguata diversificazione in termini di competenze, esperienze, età e genere. Nell’individuazione della composizione del CdA ritenuta ottimale è necessario individuare e motivare il profilo (anche dal punto di vista della professionalità ed indipendenza) dei candidati. Nel corso dell’autovalutazione viene valutata l' adeguatezza per dimensione e composizione (sia in termini quantitativi che qualitativi) e per funzionamento (numero, la frequenza e la durata delle riunioni - tempestività e la completezza delle informazioni - verbalizzazioni per accuratezza e esaustività - processo deliberativo). Il flussi informativi verso gli Organi Aziendali sono disciplinati da un apposito regolamento che disciplina flussi, modalità e tempistiche della documentazione in esame. Per quanto riguarda le Funzioni di Controllo Interno, si riportano di seguito il dettaglio delle informative e reportistica periodica verso il CdA.

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Organo con funzione di gestione: l’Amministratore Delegato segue costantemente l’andamento della gestione ed è garante dell’istituzione e del mantenimento di un efficiente sistema di gestione e controllo dei rischi, in attuazione e coerentemente con gli indirizzi strategici del Consiglio di Amministrazione. L’Amministratore Delegato presiede e supervisiona l’intera attività del processo ICAAP, coadiuvato dalla Funzione Risk Management. Egli dà quindi attuazione al processo ICAAP, avendo cura che sia rispondente agli indirizzi strategici e che soddisfi tutti i requisiti previsti dalla normativa di vigilanza (consideri tutti i rischi rilevanti - incorpori valutazioni prospettiche - utilizzi appropriate metodologie - sia conosciuto e condiviso dalle strutture interne – sia adeguatamente formalizzato e documentato – individui i ruoli e le responsabilità assegnate alle funzioni aziendali ed alle strutture aziendali – sia affidato a risorse quali-quantitativamente adeguate e dotate dell’autorità necessaria a far rispettare la pianificazione – sia parte integrante dell’attività gestionale). L’Amministratore Delegato, infine, provvede alla autovalutazione conclusiva del processo di controllo prudenziale, portando a conoscenza degli organi sociali eventuali criticità inerenti aspetti organizzativi o patrimoniali. Organi della Banca con compiti delegati di gestione: il Comitato Rischi ed ALM (Asset & Liability Management) è l’Organo Collegiale tecnico attraverso il quale il Consiglio di Amministrazione, cui è demandata la responsabilità dell’istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi, attua gli indirizzi strategici e di gestione. Il Comitato Rischi ed ALM è un Comitato di Governance della Banca, presieduto dall’Amministratore Delegato, la cui composizione e le modalità di costituzione e delibera sono definite in apposito Regolamento e che si riunisce almeno mensilmente.

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Organo con funzioni di controllo: il collegio sindacale. Nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sull’adeguatezza del sistema di gestione e controllo dei rischi, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa. Per lo svolgimento delle proprie funzioni il Collegio Sindacale si avvale di tutte le unità e strutture organizzative presenti nella Banca. Strutture della Banca con Funzioni di controllo: Internal Audit Attività e compiti della Funzione sono previsti in apposito regolamento approvato dal CDA. La Funzione verifica il regolare andamento dell'operatività e dell’evoluzione dei rischi; verifica la completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità della struttura organizzativa della Banca; individua eventuali andamenti anomali, violazioni delle procedure e della regolamentazione. Nell’ambito del processo ICAAP la Funzione Internal Audit valuta l’intero processo. Effettua la revisione della complessiva adeguatezza del processo ICAAP con periodicità annuale e relaziona, in merito, il Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale. Effettua una valutazione del complessivo sistema dei controlli per quanto di competenza. Funzione Compliance Attività e compiti della Funzione sono previsti in apposita policy e regolamento approvati dal CDA. La Funzione verifica la conformità normativa della Banca; supporta agli Organi Amministrativi e all’Alta Direzione; verifica la corretta applicazione delle regole in materia bancaria; effettua verifiche periodiche di conformità.La Funzione Compliance, ha il compito di verificare, relativamente al processo ICAAP, che lo stesso sia nel continuo mantenuto coerente con l’evoluzione delle norme esterne e contribuisce a tale processo relativamente al rischio reputazionale. La funzione di Compliance effettua una valutazione del complessivo sistema dei controlli per quanto di competenza. Funzione di Antiriciclaggio Attività e compiti della Funzione sono previsti in apposita policy e regolamento approvati dal CDA. Le attività della Funzione sono volte alla prevenzione contro il fenomeno del riciclaggio e finanziamento del terrorismo. La Funzione esegue i specifici controlli previsti da policy e regolamenti. I controlli riguardano adeguata verifica, AUI, contante; analisi segnalazione di operazione sospette. Effettua la formazione ai dipendenti. La funzione Antiriciclaggio effettua una valutazione del complessivo sistema dei controlli per quanto di competenza, ovvero che esso sia idoneo a contrastare il fenomeno di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Funzione di Risk Management Attività e compiti della Funzione sono previsti in appositi regolamenti approvati dal CDA. La Funzione di Risk Management è preposta al controllo continuo sulla gestione dei rischi. E’ coinvolta nella definizione e monitoraggio del RAF (Risk Appetite Framework) È la struttura responsabile della valutazione, misurazione e aggregazione dei rischi finalizzata alla determinazione del capitale interno complessivo. Ha il compito di individuare i rischi rilevanti ai quali la Banca è esposta, determina il capitale interno attuale e prospettico a fronte dei rischi quantificabili, definisce gli scenari e conduce le prove di stress sia in ottica attuale che prospettica, predispone la documentazione trimestrale e riporta al Consiglio di Amministrazione, al Collegio Sindacale e al Comitato Rischi e ALM. Effettua analisi sui rischi rilevanti a cui è sottoposta la Banca predisponendo adeguata reportistica opportunamente condivisa con le funzioni e gli Organi

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competenti. La Funzione assume un ruolo cardine nell’ambito del processo di auto-valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP), in tutte le fasi ed attività in cui tale processo si articola; rappresenta infatti la struttura delegata per la realizzazione del processo di determinazione del capitale interno complessivo. La funzione di Risk Management effettua una valutazione del complessivo sistema dei controlli per quanto di competenza. Funzioni aziendali con ruoli operativi: Area Organizzazione, Area Amministrazione, Pianificazione e Contabilità. Nella propria articolazione per quanto riguarda il processo ICAAP richiede il coinvolgimento di diverse funzioni aziendali, ognuna chiamata a contribuire su aspetti di specifica competenza. L’Area Organizzazione è l’unità operativa che si occupa di gestire ed ottimizzare la struttura aziendale mediante la definizione della normativa interna e dei processi. L’Area Amministrazione, Pianificazione e Contabilità è la struttura aziendale che si occupa di curare la redazione del Bilancio, dei documenti di pianificazione (Piano Strategico e Budget), delle relazioni periodiche e dell’invio delle segnalazioni periodiche di Vigilanza. Organi aziendali coinvolti nel processo di gestione del credito: il Comitato Consultivo sui Controlli Interni, il Comitato Fidi ed il Comitato NPA – Nuovi Prodotti. Il Comitato Consultivo sui Controlli Interni svolge le seguenti principali funzioni:

valutazione e monitoraggio dello stato avanzamento lavori relativo alla risoluzione dei gap riscontrati dalle funzioni di controllo interne (Compliance, Internal Audit, ecc.) ed esterne (Autorità di Vigilanza, Banca d’Italia, Revisori dei conti, ecc.);

informare gli Organi Aziendali in caso di anomalie, ritardi o altri problemi significativi o persistenti;

ha l’obiettivo di valutare i bisogni formativi del personale, suggerire eventuali interventi formativi ad hoc nonché verificare il rispetto della pianificazione dei corsi di formazione definiti dalla Banca.

Il Comitato Fidi è un organo nominato direttamente dal CdA, per il quale è prevista la partecipazione del Responsabile Risk Management quale invitato permanente senza diritto di voto. Al Comitato Fidi sono riservate varie facoltà indicate in uno specifico regolamento interno, inoltre è tenuto a formulare pareri in merito alle pratiche che sono portate in delibera al CdA. In particolare le delibere aventi ad oggetto posizioni classificate nelle categorie “crediti deteriorati” sono conferite al Comitato Fidi; le concessioni di affidamento a nominativi che hanno subito protesti, azioni esecutive, iscrizione di ipoteche giudiziali o altre pregiudizievoli negli ultimi 5 anni (con l’esclusione delle ipoteche legali che risultano chiuse al momento della richiesta), o che fossero segnalati a “sofferenza” nel sistema, ancorché di competenza di delegati di livello inferiore, sono riservate al Comitato Fidi; per le deliberazioni relative ad Operazioni di Maggiore Rilievo (OMR) è prevista l’acquisizione del parere preventivo del Risk Manager sulla loro coerenza con il RAF. Il Comitato NPA – Nuovi Prodotti ha lo scopo di valutare l’opportunità di intraprendere nuove linee di business anche in relazione di assicurare il presidio ed il controllo dei rischi associati all’introduzione di un nuovo prodotto \ servizio. Al fine di predisporre quanto necessario per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure previsti dalla normativa, è stato predisposto il “Regolamento Risk Management” ed in particolare il capitolo “Pillar III – Informativa al Pubblico”, con l’obiettivo di disciplinare il processo di formazione e pubblicazione delle informazioni richieste dalla normativa in oggetto, attribuendo compiti e responsabilità alle diverse funzioni coinvolte.

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Rischi Rilevanti La Banca ha provveduto all’identificazione di tutti i rischi relativamente ai quali è o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la sua operatività, il perseguimento delle proprie strategie e il conseguimento degli obiettivi aziendali. L’elenco definitivo dei rischi rilevanti per la Banca è stato formalizzato all’interno del Resoconto ICAAP 2015, che contempla le seguenti fattispecie: Rischi di I Pilastro:

Rischio di credito (e di controparte)

Rischio di mercato

Rischio operativo Rischi di II Pilastro:

Rischio di concentrazione (single-name e geo-settoriale)

Rischio di tasso di interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione

Rischio di liquidità

Rischio strategico

Rischio reputazionale

Rischio residuo

Rischio di una leva finanziaria eccessiva

Rischio derivante da cartolarizzazione Altri Rischi:

Rischio immobiliare

Rischio informatico (ICT)

Rischio di compliance

Rischio e conflitti di interessi nei confronti di soggetti collegati I rischi identificati sono stati classificati in due tipologie, ovvero rischi quantificabili e rischi non quantificabili, le cui caratteristiche sono declinate nell’ambito dell’informativa qualitativa attinente l’adeguatezza patrimoniale. Per il calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari di primo pilastro la Banca adotta le seguenti metodologie:

Rischi di credito: metodo “Standardizzato”;

Rischi di mercato: metodo “Standardizzato” (non rilevante e non applicabile per il 2015);

Rischi operativi: metodo “Base – BIA (Basic Indicator Approach)”.

Le definizioni di rischio di credito, di controparte, di mercato ed operativo sono quelle adottate dalla Circolare Banca d’Italia n. 285/2013. Con riferimento a ciascuno dei rischi rilevanti precedentemente richiamati, vengono di seguito riportati la definizione adottata dalla Banca e le principali informazioni relative alla gestione del rischio, agli strumenti ed alle metodologie a presidio della misurazione/valutazione, alle strutture responsabili della gestione.

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Politiche di gestione e coperture dei rischi Rischio di credito (e di controparte) Il rischio di credito è insito nello svolgimento dell’attività ordinaria e rappresenta il rischio principale per Banca Privata Leasing; rappresenta il rischio che si generi una riduzione del valore di un’esposizione di impiego in corrispondenza di un peggioramento inatteso del merito creditizio del prenditore, tra cui l’incapacità manifesta di adempiere in tutto o in parte alle sue obbligazioni contrattuali. La forme tecniche di impiego tramite cui la Banca ha concesso nell’esercizio 2015 credito alla clientela sono rappresentate prevalentemente dalle operazioni in leasing (immobiliare, strumentale, targato, nautico) e dalle tipiche concessioni Bancarie (mutui chirografari, crediti di firma, anticipi sbf, fidi di conto corrente). La Banca opera nel comparto crediti con un rigoroso rispetto delle normative interne e di sistema, perseguendo una strategia generale di gestione del credito improntata ad una contenuta propensione al rischio e ad un’assunzione consapevole dello stesso, attraverso:

la valutazione attuale e prospettica della rischiosità del portafoglio crediti;

la diversificazione adeguata delle esposizioni;

l’acquisizione delle garanzie necessarie per la mitigazione del rischio;

il mancato perfezionamento delle operazioni che potrebbero pregiudicare la redditività e la solidità della Banca;

il contenimento dell’incidenza dell’attività immobiliare, anche attraverso la rilocazione o la vendita di immobili rinvenienti da crediti deteriorati e privilegiando la concessione di prestiti di “piccolo taglio” e ben diversificati (leasing auto).

Il CdA definisce e approva le politiche allocative del credito nel documento interno Linee di Politica Creditizia (per settore, segmento, forma tecnica), in raccordo con l’orientamento strategico definito nei documenti Piano Strategico, Budget annuale e RAF – Risk Appetite Framework. Il fondamentale presidio a fronte del rischio di credito è rappresentato dal patrimonio accompagnato dall’efficacia dei processi organizzativi e dai regolamenti interni sul tema, come in particolare i documenti:

“Linee di politica creditizia”, esplicita le regole fondamentali per operare efficacemente nel

credito secondo criteri di prudenzialità e contenimento dei rischi associati;

“Processo del credito – Titolo I e II”, descrive le linee guida e le attività operative dell’intero processo di erogazione del credito, con particolare attenzione agli aspetti riguardanti il rischi e soprattutto la gestione dei crediti non performing;

“Poteri delegati”, disegna un rigoroso sistema di regole, limiti ed autonomie secondo l’orientamento guida della prudente e sana gestione aziendale.

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Ulteriore e fondamentale strumento di mitigazione del rischio di credito è rappresentato dall’efficacia del sistema dei controlli interni della Banca e dalla relativa attività di gestione del rischio di primo, secondo e terzo livello. I processi relativi al controllo ed alla gestione del credito anomalo sono trattati con molta attenzione dalla Banca ed in particolare per quel che riguarda la fase di revisione (attraverso la verifica periodica in merito alla persistenza delle condizioni che avevano determinato la concessione del credito e che si sostanzia, a seconda del caso specifico, in una procedura di revisione ordinaria o semplificata) e di monitoraggio e gestione delle posizioni più rischiose. Tale attività si sostanzia nella rilevazione tempestiva dei fenomeni di rischiosità al fine di anticipare situazioni di degrado del portafoglio clienti. Il controllo è fondato sull’utilizzo di varie procedure informatiche (es: MC – Monitoraggio Crediti, RG – rischio Globale, etc..), dalle analisi, statistiche e report sull’andamento dei crediti deteriorati (e non) sviluppate dalle varie funzioni della Banca e dalle metodologie qualitative poste in essere dal personale specializzato che tengono in considerazione gli eventuali ulteriori elementi non valutati nei sistemi di segnalazione e monitoraggio automatico. In particolare vengono effettuate analisi riguardanti le OMR (Operazioni di Maggior Rilievo), indicatori di rischio di credito, indicatori di rischio di concentrazione, esposizioni per segmento regolamentare, qualità del credito, matrice di transizione del credito, danger rate e cure rate, garanzie, andamentale Ateco e SAE, geolocalizzazione del credito. La quantificazione del rischio di credito ai fini di Vigilanza avviene applicando la “metodologia standard” definita dalla normativa vigente, ovvero classificando le esposizioni nei previsti portafogli regolamentari ed applicando le relative ponderazioni per determinare le Attività Ponderate per il Rischio (o RWA – Risk Weight Assets), per concludere con la quantificazione del requisito di capitale.

Le tecniche di mitigazione del rischio di credito adottate dalla Banca si sostanziano essenzialmente, una volta valutata la controparte, nel processo strutturato di acquisizione, gestione e monitoraggio delle garanzie reali e personali e che estende l’analisi anche sui singoli garanti, che valuta i titoli in pegno e la qualità dei suoi emittenti e che si avvale di professionisti autonomi per stime tecniche degli immobili offerti in leasing. L’argomento “garanzie” verrà approfondito ulteriormente nel capitolo relativo al rischio Residuo, in quanto direttamente collegato a tale tematica.

Il rischio di controparte rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, specificamente individuati dalla normativa, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione, ed in particolare:

strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);

operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT);

operazioni con regolamento a lungo termine.

Non essendo esposti alle tipologie di operazioni sopra enunciate, Banca Privata Leasing non è esposta al rischio di controparte.

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Rischio di mercato Con l’espressione “rischio di Mercato” si definisce il rischio che il valore di mercato degli strumenti nel portafoglio di una Banca si riduca a causa di variazioni intervenute nelle condizioni dei mercati (a titolo esemplificativo relativamente ai prezzi dei titoli quotati, ai tassi di cambio, etc.). In funzione delle aree sopra indicate, è possibile individuare le seguenti principali categorie di rischio:

rischio di prezzo - è il rischio derivante dalla variabilità del valore di titoli o merci generata

dal variare della domanda e dell’offerta sui mercati regolamentati. Si manifesta quando, a parità di altre condizioni, il valore di mercato degli strumenti in portafoglio di negoziazione della Banca è sensibile all’andamento dei mercati finanziari;

rischio di cambio - riguarda tutte le posizioni denominate in divise diverse da quella domestica e si manifesta quando, a parità di tutte le altre condizioni, il valore di mercato dell’investimento è sensibile a variazioni dei tassi di cambio.

Considerata l’attuale operatività di Banca Privata Leasing che non prevede l’effettuazione di operazioni in valute estere o di contratti derivati e che presenta posizioni in titoli azionari/obbligazionari in portafogli non di negoziazione (trading), ma AFS – Available for Sale e HTM – Held to Maturity, il rischio di mercato non viene reputato rilevante anche perché la Banca non prevede di orientare le proprie strategie future su tali strumenti. Rischio operativo Il rischio operativo viene definito dalla normativa vigente come: il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione. A tale rischio sono direttamente connessi ulteriori rischi descritti nei prossimi capitoli, in particolare il più rilevante fa riferimento al rischio informatico. Il Consiglio di Amministrazione è consapevole che si tratti di un rischio insito nello svolgimento dell’ordinaria amministrazione, presente ai diversi livelli della struttura della Banca e potenzialmente anche in grado di produrre perdite consistenti. Si ritiene che un efficiente sistema dei controlli interni nel suo complesso, in grado di ridurre il rischio a livelli accettabili, sia la leva di mitigazione del rischio più rilevante. Pertanto le linee guida seguite da Banca Privata Leasing prevedono:

l’efficientamento e lo snellimento del modello organizzativo e di governo della società; l’importanza della formazione del personale quale presupposto per la mitigazione del

rischio operativo; l’ottimizzazione del sistema informativo e l’utilizzo consapevole ed efficace delle procedure

informatiche.

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La quantificazione del rischio operativo ai fini di Vigilanza avviene utilizzando il metodo base, come definito dalla normativa vigente, ed in particolare con il metodo BIA – Basic Indicator Approach utilizzando le specifiche contenute nell’articolo 316 della CRR 575/2013. La misurazione del rischio da un punto di vista gestionale avviene principalmente attraverso un’analisi qualitativa degli accadimenti anomali, tramite la verifica della frequenza degli eventi sfavorevoli, la quantificazione della relativa probabilità di accadimento e dell’entità sia delle perdite rilevate sia di quelle potenziali stimate. In particolare la funzione Risk Management ha predisposto un sistema di mapping degli eventi potenzialmente sfavorevoli che viene aggiornato nel tempo, anche attraverso la raccolta delle informazioni tramite l’attività di Loss Data Collection. In particolare, nel 2015, la lista degli eventi presenti nel mapping è stata rivista ed aggiornata per tenere conto dei rischi inerenti all’operatività con il consorzio di garanzia eurofidi e sono state ampliate le casistiche relative agli eventi anomali legati all’ICT. Sul piano del rischio legale, la Banca tiene monitorate le cause passive, valutandone analiticamente i rischi e provvedendo agli eventuali accantonamenti. Tra gli strumenti di controllo e mitigazione a disposizione della Banca si segnala in particolare:

il ruolo e l’attività della funzione di Internal Audit;

il potenziamento della struttura preposta ai controlli interni, con l’introduzione di una risorsa dedicata esclusivamente al Risk Management;

l’aggiornamento del “regolamento di Risk Management”, con l’adeguamento della sezione relativa specificatamente al rischio operativo;

l’aumento dei presidi di tipo organizzativo, che permette di efficientare i controlli interni di primo, secondo e terzo livello e quindi che consente di ridurre i rischi operativi a livelli accettabili;

direttamente collegato al punto precedente, un efficace processo di predisposizione e diffusione della normativa interna;

la predisposizione di un piano formativo adeguato per informare\formare i dipendenti Banca su tematiche\procedure rilevanti, che potrebbero comportare ripercussioni dal punto di vista operativo;

la presenza di polizze assicurative a copertura di diverse fattispecie di rischi rientranti all’interno dei rischi operativi;

Infine si segnala brevemente facendo riferimento al rischio informatico (trattato specificatamente nel paragrafo relativo al rischio informatico), la mitigazione dei rischi operativi connessi alle attività di IT (es: sicurezza, business continuity, data quality, etc..) conseguenti al passaggio del servizio “full-outsourcing” informatico con la società CSE, attualmente in corso.

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Rischi di II Pilastro Rischio di concentrazione (single-name e geo-settoriale) Per rischio di concentrazione si intende il rischio derivante da esposizioni verso controparti operanti nel medesimo settore economico, nella medesima regione\area geografica o che esercitano la stessa attività o trattano la stessa merce; una forte concentrazione delle esposizioni della Banca verso determinati settori, attività economiche ed aree geografiche determina un maggiore rischio in caso di difficoltà congiunturali mentre una situazione poco concentrata determinerà un beneficio da diversificazione del rischio. Le linee guida e l’orientamento strategico definito dal Consiglio di Amministrazione della Banca sono volti al perseguimento di un’adeguata diversificazione nella concessione del credito, attraverso l’aumento delle erogazioni di importo limitato e maggiormente frazionato tra la clientela e al contestuale contenimento delle erogazioni di importo elevato. Inoltre, vengono privilegiate le concessioni di credito verso i segmenti retail e soprattutto alle PMI – piccole medie imprese: queste politiche hanno consentito da un lato di ridurre notevolmente gli indicatori di concentrazione degli impieghi verso singole controparti o gruppi di essi dall’altro di contenere le posizioni relativi ai “Grandi rischi”. Inoltre, da un punto di vista “geo-settoriale”, la Banca presenta una forte concentrazione nell’area nord-est (circa il 75% del totale impieghi) e nel segmento delle piccole e medie imprese: Banca Privata Leasing ritiene che tale aspetto sia in realtà un elemento di forza che permette di avere un forte legame con il territorio in cui opera, una maggiore conoscenza della clientela ed una maggiore capacità di acquisire tempestivamente segnali di potenziali difficoltà economiche delle controparti. La quantificazione del rischio di concentrazione ai fini di Vigilanza avviene per l’ambito “single-name” utilizzando la metodologia semplificata descritta nella Circ.285/13 – all.B mentre per l’ambito “geo-settoriale” utilizzando la metodologia descritta nel documento “Laboratorio rischio di concentrazione” dell’ABI di Marzo 2016 (che richiama il precedente lavoro di Marzo 2015) ed in particolare alla relativa “Metodologia per la stima del rischio di concentrazione geo-settoriale e relativi risultati”

Da un punto di vista di analisi del rischio di concentrazione “single-name” gestionale vengono effettuati controlli periodici da parte della funzione Risk Management; in particolare le più rilevanti riguardano la produzione di reportistica, opportunamente portata a conoscenza degli Organi e delle funzioni competenti relativamente a indicatori rappresentativi del rischio di concentrazione delle esposizioni, alle OMR – Operazioni di Maggior Rilievo, ad analisi di dettaglio dei “primi clienti della Banca” e ad analisi degli impieghi suddivisi per settore (SAE ed Ateco) e per area\regione geografica di appartenenza delle controparti. Tra gli strumenti di controllo e mitigazione a fronte del rischio di concentrazione si segnalano in quanto direttamente connessi, le linee guida, i presidi, le norme interne, i processi ed i controlli, delineati per il rischio di credito: il driver fondamentale è rappresentato dalle politiche strategiche commerciali definite dal CdA. Le funzioni di secondo livello e di controllo valutano l’esposizione per singolo prenditore e gruppo di appartenenza, monitorano l’evoluzione delle operazioni più rilevanti della Banca ed informano gli Organi competenti tramite apposita reportistica.

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Rischio di tasso di interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione Si tratta del rischio derivante dall’impatto di variazioni potenziali dei tassi di interesse su attività diverse dalla negoziazione, ovvero sul portafoglio bancario (o banking book) e si riferisce al potenziale impatto negativo determinato da variazioni inattese nei tassi sul valore patrimoniale e/o sui profitti correnti della Banca. Tale rischio è da considerarsi rilevante ed insito nello svolgimento dell’attività bancaria sia lato impieghi che lato raccolta: ad esso è strettamente collegata l’attività di ALM – Asset Liability Management. La Banca ha introdotto da qualche anno un approccio prudente verso il rischio di tasso, che si traduce in un ricorso contenuto a prodotti a tasso fisso, sia sul lato della raccolta sia sul lato degli impieghi. In particolare, nelle linee guida definite dal Consiglio di Amministrazione e come riportato nel documento Linee di Politica Creditizia, l’operatività della Banca dovrà privilegiare impieghi con durata massima entro il breve\medio termine; tale principio trova riscontro anche nella composizione del portafoglio titoli con la prevalenza di titoli governativi a breve termine, come CTZ e BOT, e a tasso variabile, come i CCT, quindi con strumenti finanziari con bassa duration.

La quantificazione del rischio di tasso di interesse sul banking book ai fini di Vigilanza avviene utilizzando il metodo indicato dalla circolare 285/13–Parte Prima–Tit. III–Cap.1–Allegato C. Il capitale interno è misurato con una metodologia di tipo “duration gap”, che classifica l’attivo ed il passivo in fasce per scadenza di riprezzamento, calcola le posizioni nette per ogni fascia, alle quali applica dei coefficienti di ponderazione che riflettono un’ipotesi di shock di una determinata entità sulla duration di fascia, per tutte le scadenze. Come risultato, si ottiene un’esposizione complessiva che corrisponde alla variazione economica aziendale a fronte dell’ipotizzato shock di tasso. Sintetizzando, l’esposizione complessiva è funzione dell’entità e del segno degli sbilanci ed è tanto maggiore se gli sbilanci si manifestano nella fasce più a lungo termine. Tra gli strumenti di controllo e mitigazione a disposizione della Banca si segnala in particolare il presidio organizzativo costituito dalla presenza nel Comitato Rischi e ALM e nel Comitato NPA – New Product Approval del responsabile della funzione Risk Management, che può in tal modo verificare l’eventuale impatto sul rischio di tasso delle scelte relative sia ai prodotti di raccolta e impiego, sia al portafoglio titoli di proprietà. In termini di strumenti di controllo la funzione Risk Management produce almeno trimestralmente un’analisi del rischio tasso della Banca comprendente:

l’evoluzione dei tassi di mercato;

evidenza dei capitali in riprezzamento nel tempo, applicando la modellizzazione delle poste a vista come da normativa vigente,

l’applicazione di diversi scenari di tasso per avere una previsione attendibile del rischio tasso della Banca in base alle manovre sui tassi della BCE.

Ulteriori strumenti di mitigazione sono rappresentati dalle linee guida strategiche impartite dal Consiglio di Amministrazione e che possono impattare la struttura dei tassi della Banca: gli impieghi sono tipicamente a tasso variabile, mentre la raccolta è più dilazionata nel tempo con un mix di strumenti a tasso fisso e a tasso variabile. In caso di situazioni anomale sarà possibile “correggere” i repricing gap della Banca con la modifica di tali politiche. La Banca detiene impieghi e fonti esclusivamente in euro.

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Rischio di liquidità Si tratta del rischio di non essere in grado di fare fronte ai propri impegni di pagamento quando essi giungono a scadenza a causa dell'incapacità sia di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) sia di smobilizzare le proprie attività sul mercato (market liquidity risk). Le Banche sono naturalmente esposte a questo rischio a causa della loro funzione tipica di prenditori e datori di fondi. E’ opportuno distinguere tra la liquidità operativa (o a breve termine) finalizzata alla gestione della liquidità per garantire la capacità di far fronte ai propri impegni di pagamento e la liquidità strutturale (o a medio-lungo termine) che risponde all’esigenza di controllare i rischi derivanti dal mismatch di scadenze a medio-lungo termine dell’attivo e del passivo, garantendo una gestione equilibrata della trasformazione delle scadenze, in chiave di pianificazione strategica. Il monitoraggio del rischio di liquidità, fondato sulla valutazione di indicatori e sul rispetto di limiti operativi, prevede un costante Confronto tra la funzione di Risk Management e il Tesoriere. Il Consiglio di Amministrazione ha l’obiettivo di mantenere nel continuo un adeguato e bilanciato livello di liquidità, atto a fronteggiare anche improvvise situazioni di stress sia sistemiche che specifiche. Pertanto i principi a cui la Banca si ispira presuppongono:

adeguati processi organizzativi di gestione della liquidità, con un forte presidio di primo livello garantito dall’ufficio Tesoreria, di secondo livello con il controllo della funzione Risk Management, di terzo livello attraverso i controlli della funzione di Internal Audit, ma soprattutto attraverso la collaborazione ed i controlli congiunti del Tesoriere e del Risk Manager, al fine di quantificare in tempo reale la situazione di liquidità della Banca e segnalare prontamente eventuali scenari di allerta o crisi;

utilizzo dell’approccio prudenziale nella stima delle proiezioni dei flussi di cassa in entrata ed uscita futuri e nelle prove di simulazione effettuate (soprattutto per gli indicatori LCR e NSFR);

utilizzo delle prove di stress in chiave gestionale;

mantenimento di un adeguato “buffer di liquidità”, ovvero un livello di riserve di liquidità tale da superare eventuali shock interni o di sistema;

mantenimento di una struttura equilibrata anche nell’ottica di medio-lungo termine, al fine di evitare che l’operatività di lunga durata possa dar luogo ad eccessivi squilibri da finanziare nel breve termine;

un adeguato Contingency Funding and Recovery Plan, ovvero un piano di emergenza che verrà attivato in caso di allerta\crisi sui mercati finanziari o interni alla Banca e che contiene i meccanismi e le attività necessarie potenziali da effettuare per fronteggiare lo scenario di stress.

La Banca non associa al rischio di liquidità assorbimenti di capitale interno, seguendo l’impostazione secondo cui per tale rischio il principale presidio non è costituito dal capitale, ma da adeguate scorte di attività prontamente liquidabili; tali considerazioni non presuppongono la mancanza di adeguati sistemi di quantificazione del rischio di analisi dello stato di liquidità della Banca, anzi, vista la tematica attuale e importante, Banca Privata Leasing si è dotata di un adeguato e strutturato sistema di rilevazione dello stato di liquidità (attuale e prospettico).

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In particolare la normativa attuale vigente (Circ.285/13, CRD IV 36/13, CRR 575/13 e Atto Delegato 61/2015), ed in precedenza tutta la letteratura relativa al Comitato Basilea III sul tema, definisce ed impone alle Banche di quantificare un indicatore di liquidità a breve termine (LCR – Liquidity Coverage Ratio) ed un indicatore a medio-lungo termine (NSFR – Net Stable Funding Ratio): sinteticamente per l’LCR prevede di calcolare un coefficiente di copertura della liquidità, come rapporto tra la riserva di liquidità ed i deflussi netti di liquidità nell’arco di un periodo di stress di 30 giorni di calendario mentre per l’NSFR prevede l’equilibrio tra provvista e raccolta di medio-lungo termine, in particolare raffronta la provvista stabile disponibile – ASF (fonti affidabili di fondi e di raccolta su un orizzonte di 1 anno in condizioni di stress prolungato) e la provvista stabile obbligatoria – RSF (valore delle attività detenute e finanziate dall’istituzione, moltiplicate per un fattore specifico di provvista stabile obbligatoria). In particolare la funzione Risk Management analizza in dettaglio con frequenza almeno mensile, l’indicatore regolamentare LCR – Liquidity Coverage Ratio, trimestralmente l’indicatore regolamentare NSFR – Net Stable Funding Ratio, quotidianamente un report di Early Warning di Crisi Sistemica (per rilevare prontamente la presenza di tensioni sul mercato finanziario globale che potrebbero comportare comunque ripercussioni su Banca Privata Leasing), con frequenza decadale un report di Early Warning di Crisi Specifica (per rilevare prontamente la presenza di difficoltà interne dal punto di vista della raccolta di liquidità), i flussi di liquidità in entrata ed uscita (Maturity Ladder) di breve e lungo periodo prodotta settimanalmente dal Tesoriere e la Counterbalancy Capacity (ovvero le riserve di liquidità disponibile derivanti dalle attività prontamente liquidabili). I principali strumenti di controllo e mitigazione per il rischio di liquidità sono rappresentati dai controlli ex-ante dell’Ufficio Tesoreria e Risk Management; in particolare, dal punto di vista della Tesoreria, risulta fondamentale monitorare il livello di liquidità infragiornaliera ed ipotizzare i flussi previsionali in entrata ed uscita nel breve periodo consentendo di mantenere nel continuo un adeguato buffer di liquidità per fronteggiare gli impegni ordinari ed eventualmente il verificarsi di scenari sfavorevoli. A supporto e conferma di quest’ultima affermazione viene monitorato e rispettato l’indicatore LCR nel continuo, con simulazioni intraday. Inoltre, le principali potenziali azioni di mitigazione che la Banca potrebbe mettere in atto in caso di necessità o emergenza, sono definite dettagliatamente nel Piano di Emergenza Contingency Funding and Recovery Plan e riguardano (in ordine di priorità e velocità di esecuzione):

il maggiore utilizzo delle linee di credito accordate;

lo smobilizzo dei titoli in portafoglio non vincolati;

maggiore utilizzo degli strumenti di rifinanziamento presso le Banche Centrali;

richiamo dei depositi liberi presso il sistema bancario e gli enti creditizi;

richiesta di rientro dei finanziamenti a revoca;

operazioni straordinarie per incrementare l’afflusso di liquidità;

incremento della raccolta attraverso un’azione commerciale più incisiva e/o incremento dei tassi di interesse passivi;

eseguire operazioni di cartolarizzazione (di crediti e/o titoli e/o altri impieghi);

emettere prestiti obbligazionari.

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Rischio strategico Si tratta del rischio attuale o prospettico di flessione degli utili, dei margini o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo. Tale rischio è da considerarsi rilevante ed è da considerarsi valutabile attraverso l’analisi di indicatori che sintetizzano l’andamento economico, patrimoniale e finanziario della Banca rispetto agli obiettivi di Budget - Piano Strategico definiti. Il Consiglio di Amministrazione è consapevole che si tratti di un rischio insito nello svolgimento dell’ordinaria amministrazione e opta per un modello di business centrato su una limitata assunzione del rischio, sulla crescita sostenibile e duratura nel tempo, evitando politiche di breve periodo. La sensibilità verso il rischio strategico è aumentata negli ultimi anni anche alla luce dei mutamenti del contesto di riferimento occorsi a partire dal 2008, che hanno reso oggettivamente più arduo il processo di formazione di margini consistenti da parte delle banche: la maggiore attenzione trova riscontro nella definizione delle previsioni e delle linee di indirizzo strategico inserite nel Piano Strategico e Budget 2016, dove viene applicato con maggiore incisività il principio di prudenzialità e sana e prudente gestione degli affari. La valutazione del rischio strategico avviene attraverso l’analisi di indicatori che sintetizzano l’andamento economico, patrimoniale e finanziario della Banca rispetto agli obiettivi prefissati in sede di Budget e Piano Strategico. Le risultanze sono portate all’attenzione del Consiglio di Amministrazione e riportate nel Risk Appetite Framework con frequenza trimestrale. I principali strumenti di controllo e mitigazione del rischio strategico sono rappresentati dai processi organizzativi, dal presidio e dai controlli relativi alla:

Definizione del Budget Annuale: il processo di budgeting rappresenta un meccanismo di programmazione annuale e di coordinamento delle attività svolte dalle singole aree e funzioni, con la principale finalità di individuare le potenzialità di impiego delle risorse umane e patrimoniali che si ipotizzano disponibili per il raggiungimento degli obiettivi economici e di crescita pianificati su base pluriennale nel Piano Strategico. Il coordinamento del processo annuale di budgeting viene svolto dall'Amministratore Delegato che propone, nel caso, adeguamenti sulla base dei risultati effettivamente conseguiti. Le principali fasi su cui si articola il processo in questione sono:

o analisi di posizionamento rispetto agli obiettivi di piano industriale; o elaborazione del pre-Budget e definizione dei principali obiettivi; o redazione del Budget e definizione delle politiche aziendali (creditizie, finanziarie,

commerciali, del personale, di spesa, operative); o redazione dei piani operativi e assegnazione degli obiettivi;

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Monitoraggio dello stato di attuazione delle strategie rispetto ai risultati attesi: avviene tenendo conto delle principali fonti di generazione potenziali di rischio come il cambiamento del contesto operativo (variazioni del quadro normativo esterno e/o deregolamentazione, relazioni ed equilibrio con i fornitori e altre controparti esterne), della tecnologia e dei processi (cambiamenti tecnologici, scadenza licenze, obsolescenza o inadeguatezza dei processi informatici), dell’andamento del ciclo economico (volatilità, volumi ridotti o in declino), della variazione del contesto competitivo e dello scenario di operatività della Banca (concorrenza e quote di mercato, minacce ed opportunità emergenti), dell’esito dei progetti in corso. In particolare l’ufficio Amministrazione, Pianificazione e Controllo provvede alla verifica dei dati consuntivi della Banca confrontandoli con quelli previsionali di Budget, valuta il grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati, stima gli scostamenti in termini economico/patrimoniali tra i risultati effettivi e attesi, indaga sulle cause degli scostamenti tra risultati previsti e risultati effettivi, verifica la validità dei piani originari e propone azioni correttive alle competenti funzioni, relaziona alle funzioni e agli Organi competenti. La funzione Risk Management verifica il rispetto delle risk tolerances determinate e gli scostamenti dalle previsioni di Budget indagando le motivazioni di eventuali scostamenti e verifica la validità degli obiettivi originali, proponendo agli Organi di Gestione e Supervisione Strategica opportune azioni correttive che siano coerenti con il mutato scenario di riferimento.

Mitigazione del rischio associato all’offerta di nuovi prodotti/servizi: al fine di assicurare che l’introduzione di nuovi prodotti e/o servizi siano gestiti in maniera strutturata e controllata, Banca Privata Leasing si è dotata di un processo formalizzato che regolamenta la creazione e l’approvazione di un nuovo prodotto e/o servizio. Il processo di Approvazione di Nuovi Prodotti (NPA – New Product Approval) è stato formulato quale strumento di gestione del rischio strategico e del rischio operativo, con l’obiettivo di valutare e mitigare i rischi connessi allo sviluppo e all’offerta di nuovi prodotti e garantirne la conformità al contesto normativo e di Vigilanza vigente. Il processo di NPA prevede che i nuovi prodotti e/o servizi vengano classificati per livelli di rischiosità (“contenuto”, “medio”, “elevato”) in base ai quali sono previsti differenti iter procedurali di approvazione e controllo, fino ad arrivare nelle ipotesi più complesse al coinvolgimento del Comitato Rischi e ALM.

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Rischio reputazionale Il rischio reputazionale rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della Banca da parte dei clienti, delle controparti, degli azionisti, degli investitori o dell’autorità di Vigilanza. La reputazione è infatti un elemento che può influire sulla creazione di valore per un’impresa bancaria in quanto potrebbe avere effetti sulle condizioni della raccolta sul mercato interbancario, sul livello di fedeltà e di motivazione dei dipendenti, sul numero di cause legali ed i relativi costi, sui volumi di raccolta diretta e indiretta, sulla creazione o sul fallimento di nuove opportunità di business. Per Banca Privata Leasing la reputazione costituisce uno dei principali elementi sul quale costruire il proprio sviluppo, insieme all’importanza della conformità delle norme ed ai principi di trasparenza, correttezza ed onestà nei confronti della clientela. La Banca punta alla fidelizzazione ed alla soddisfazione della clientela e a tal fine non colloca prodotti Bancari o finanziari opachi o complessi. Il CdA ritiene inoltre che un rigoroso processo di selezione, valutazione e formazione del personale sia un driver fondamentale di contrasto verso il rischio reputazionale. La Banca utilizza diverse tecniche per misurare e valutare qualitativamente il rischio reputazionale ed in particolare:

il monitoraggio sulla base di fattori esogeni, attraverso la raccolta delle informazioni disponibili presso i media rappresenta un’attività rilevante per analizzare e comprendere opinioni, idee, atteggiamenti che influenzano la percezione del brand e, quindi, per valutare la reputazione della Banca (e delle società del gruppo industriale di appartenenza);

il monitoraggio sulla base di fattori endogeni, attraverso la predisposizione di presidi efficaci volti a prevenire eventuali danni reputazionali (es: Business Continuity Plan, il rispetto delle normative vigenti in materia di trasparenza ed in materia di antiriciclaggio e contrasto del finanziamento al terrorismo, etc.);

il monitoraggio dei reclami della clientela, in quanto la Banca ritiene fondamentale il rapporto con i propri clienti e mira costantemente a mantenere uno standard di customer satisfaction elevato. In particolare all’interno della propria struttura Organizzativa è presente un’apposita funzione aziendale dedicata alla gestione di eventuali reclami da parte della clientela, censiti in apposito registro. Le statistiche relative ai reclami vengono ulteriormente riportate dalle funzioni di controllo nei rispettivi Tableu de Bord e nel RAF – Risk Appetite Framework.

La funzione responsabile della Compliance, effettua un’analisi del rischio reputazionale mediante una check list che riepiloga gli aspetti di specifico interesse per la valutazione delle aree di vulnerabilità cui la Banca è esposta e che potrebbero influire sulla propria reputazione. Inoltre propone eventuali azioni per la risoluzione di quanto emerso in fase di analisi, monitorando gli esiti delle risoluzioni adottate. Nella valutazione di sintesi finale sul grado di esposizione si tiene anche conto dell’eventuale diversa ricaduta di ordine reputazionale connessa alla possibile pubblicazione di provvedimenti sanzionatori da parte dell’Autorità di Vigilanza, di articoli negativi sulla stampa nazionale o sul canale on-line oppure della diversa e mutata attenzione mediatica nei confronti della Banca. Infine risulta fondamentale per la mitigazione di questo rischio l’adeguata formazione del personale, attraverso corsi specifici connessi direttamente al rischio reputazionale (es: sulle tematiche reclami, whistleblowing, trasparenza, compliance e antiriciclaggio)

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Rischio residuo Si tratta del rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto. Tale rischio è da considerarsi rilevante, e valutabile qualitativamente in virtù dell’importanza che occupano e occuperanno le garanzie reali e personali nell’attuale e futura attività creditizia dell’Istituto. Il rischio residuo rientra nell’ambito più generale del rischio di credito pertanto valgono le linee guide e le politiche strategiche delineate nei paragrafi precedenti, in particolare si richiama la concessione di credito secondo logiche di prudenza attraverso l’utilizzo di adeguati strumenti di mitigazione del rischio come la presenza di garanzie personali e/o reali e soprattutto controgarantite da Organi statali o parastatali, al fine di ridurre l’assorbimento patrimoniale relativo al rischio di credito. Le tecniche di misurazione dei rischi riguardano la valutazione mensile da parte dell’ufficio Crediti e Contenzioso della qualità e del livello delle garanzie a copertura dei crediti deteriorati della Banca ed il monitoraggio degli eventi di perdita per mancata escussione delle garanzie. Inoltre la funzione Risk Management monitora: i dati relativi ai crediti deteriorati della Banca compresi i dati relativi alle garanzie sottostanti alle operazioni di impiego, i dati andamentali dei portafogli regolamentari per valutare il trend delle varie classi di esposizioni (con un focus sugli andamenti degli attivi ponderati per verificare i benefici prodotti dalla mitigazione al rischio di credito prodotto dalle garanzie) ed i i dati gestionali relativi alle garanzie della Banca distinti per tipologia ed in contrapposizione ai valori totali delle esposizioni che mitigano. In linea generale, con l’obiettivo di ridurre i rischi insiti nella concessione degli affidamenti alla clientela, gli stessi sono mitigati con la richiesta di garanzie principalmente reali (ipoteca e pegno) e personali (fideiussioni) che rappresentano una copertura essenziale del rischio assunto a fronte del credito erogato. Tutte le garanzie sono richieste su base selettiva in funzione della valutazione del merito creditizio del cliente affidato e sulla base della tipologia di operazione, al fine di ridurre il rischio di credito e considerarne gli impatti in termini di requisiti patrimoniali. Si precisa ulteriormente che esiste uno strumento di mitigazione insito nell’operatività core della Banca ovvero il leasing: per sua natura questa tipologia di finanziamento prevede la titolarità per la Banca del bene oggetto del contratto, pertanto esiste una naturale mitigazione per questa forma tecnica rispetto ai tipici finanziamenti Bancari. Per consentire l’applicazione delle tecniche di Credit Risk Mitigation (CRM) definite da Basilea III, la Banca si avvale di strumenti che debbono soddisfare i requisiti di eleggibilità al momento della costituzione della garanzie e per tutta la durata della stessa (es: carattere vincolante dell’impegno, azionabilità in giudizio, documentabilità ed opponibilità ai terzi in qualsiasi giurisdizione rilevante ai fini della costituzione ed escussione, tempestività di realizzo in caso di inadempimento), ovvero:

la proprietà (relativamente al leasing immobiliare) e le ipoteche su immobili residenziali e non residenziali;

le fidejussioni rilasciate da soggetti vigilati;

le garanzie reali finanziarie, prestate attraverso contratti di pegno;

le garanzie mutualistiche di tipo personale prestate da intermediari che soddisfano i requisiti soggettivi e oggettivi di ammissibilità.

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Rischio di leva finanziaria eccessiva E’ definito come il rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la Banca vulnerabile, rendendo necessaria l’adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività. Tale rischio è da considerarsi rilevante per la Banca in considerazione dell’adeguatezza patrimoniale necessaria alle strategie di sviluppo della Banca e in virtù dell’importanza della sua misurazione ai fini di rilevare eventuali squilibri tra attività e passività.Il Comitato di Basilea continuerà a sperimentare un requisito minimo del 3% per l’indice di leva finanziaria durante il periodo gennaio 2013 - gennaio 2017. Il modello di business della Banca prevede di operare con consistenti buffer patrimoniali e quindi si esclude il raggiungimento di eccessivi livelli di indebitamento (leverage). La valutazione del rischio di un’eccessiva leva finanziaria viene effettuato utilizzando le metriche di Vigilanza vigenti, ed in particolare i dati inviati a Banca d’Italia e presenti nella matrice Y (individuale) \ 1 (consolidata). Si precisa che l’indicatore dipende in maniera diretta dal totale del portafoglio titoli di proprietà ed è influenzato dalla particolare fase congiunturale macro-economica con l’attuale piano di QE - Quantitative Easing della BCE, dove è possibile beneficiare del relativo differenziale sul margine di interesse. I principali strumenti di controllo e mitigazione sono rappresentati prevalentemente dalle politiche strategiche in relazione allo scenario macro-economico di riferimento: le linee guida e gli interventi attuati sul portafoglio titoli di proprietà, sugli altri impieghi, sull’ammontare dell’indebitamento e dei Fondi Propri sono gli elementi cardine per guidare il livello di leverage ratio. Rischio derivante da cartolarizzazioni Si tratta del rischio che la sostanza economica dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione dello stesso; tale rischio è già valutato da parte della Banca in quanto, con la cartolarizzazione in essere, non viene trasferito ma resta in capo all’Istituto e viene già considerato nel requisito patrimoniale di I Pilastro (nel rischio di credito). La Banca (e prima della sua costituzione l’Azienda) nella sua storia ha posto in essere tre operazioni di cartolarizzazione, la prima nel 2002, la seconda nel 2005, che ha inglobato anche il residuo dei crediti performing della prima, la terza nel 2014. Le principali ragioni strategiche sottostanti la nuova operazione realizzata nell’ultima parte dell’esercizio 2014 sono ascrivibili al rischio di liquidità ed in particolare alla necessità di migliorare la correlazione delle fonti di finanziamento e ed i requisiti di liquidità previsti da Basilea 3. Allo stesso modo in futuro, a seconda del contesto di riferimento operativo, delle linee guida strategiche e del grado di convenienza, la Banca potrebbe nuovamente fare ricorso a questa tipologia di strumento finanziario di raccolta fondi.

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L’ufficio Tesoreria, in collaborazione con l’ufficio Amministrazione, Pianificazione e Controllo, monitora e valuta l’andamento dell’operazione in essere e predispone uno specifico rendiconto di dettaglio con frequenza trimestrale (Quarterly Report) condivisa con le funzioni e gli Organi competenti, compreso il Consiglio di Amministrazione. Tale report viene inoltre inviato alla Banca d’Italia almeno con frequenza semestrale. Il rendiconto relativo al quarto trimestre dell’esercizio viene annualmente controllato dalla società di revisione KPMG S.p.A sulla base di uno specifico incarico. In caso di presenza di anomalie o criticità significative, l’Ufficio Tesoreria segnala tali eventi all’ufficio Risk Management. La Banca considera nullo il rischio da cartolarizzazione in sede di II pilastro: ciò deriva dal fatto che in sede di quantificazione del rischio di credito di I pilastro le attività sottostanti la cartolarizzazione, sono considerate come proprie (non viene quindi trasferito il rischio di credito). Il rischio sottostante l’operazione di cartolarizzazione per la Banca è identificabile nel rischio che la società veicolo Tricolore 2014 SPV S.r.l. non sia in grado di liquidare integralmente i rendimenti maturati periodicamente sui titoli di classe C (junior) e di rimborsare il relativo capitale alla scadenza. Si segnala che i titoli di classe C acquistati dalla Banca prevedono il pagamento del capitale subordinato al rimborso dei titoli di classe A (senior) e B (mezzanine) emessi dalla società veicolo; allo stesso modo i rendimenti maturati periodicamente prevedono la liquidazione degli stessi subordinatamente al pagamento delle spese sostenute dal veicolo, delle trattenute a garanzia dell’operazione e degli interessi sui titoli di classe A e B. Il principale strumento di controllo e mitigazione è rappresentato dall’efficace presidio organizzativo e dal sistema dei controlli interni della Banca attraverso le analisi ed il monitoraggio dell’evoluzione dell’operazione di cartolarizzazione. Altri Rischi Rischio immobiliare La Banca assume come definizione generale del rischio immobiliare “il rischio di riduzione del valore degli immobili di proprietà della Banca e funzionali all’attività bancaria”. Banca Privata Leasing non è proprietaria di immobili funzionali all’attività bancaria, ma solamente di immobili concessi in leasing a clienti nonché di immobili derivanti da operazioni di locazione finanziaria ritirati a seguito di deterioramento del credito e rientrati in possesso. Non si è ritenuto necessario procedere al calcolo di ulteriore capitale interno a fronte di tale rischio in quanto la Banca non ha un patrimonio immobiliare di proprietà ad uso funzionale ed il calcolo del capitale interno necessario sugli immobili oggetto di contratti di leasing immobiliare è già implicito nella sezione "rischio di credito (e di controparte)". Il presidio ed i controlli della Banca sono concentrati prevalentemente nell’ufficio Crediti e Contenzioso, ma coinvolgono ulteriori strutture e funzioni della Banca ed in particolare l’ufficio Crediti, l’ufficio Amministrazione, Pianificazione e Controllo ed il Risk Management. In particolare, vengono predisposte analisi volte a monitorare i seguenti aspetti legati al rischio immobiliare:

dettaglio dei contratti immobiliari non-performing, ovvero relativi alle singole posizioni deteriorate, con evidenza del valore della perizia pronto realizzo e il relativo livello di

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copertura rispetto al valore dell’esposizione;

numerosità dei clienti con crediti deteriorati in leasing immobiliare, relative modifiche di stato creditizio e quantificazione del relativo grado di Danger Rate e Cure Rate;

pratiche non perfezionate di leasing immobiliare e relative motivazioni;

recupero dei crediti immobiliari a sofferenza, con statistiche che riportano l’andamento storico del fenomeno ed evidenza del turn-over degli immobili, ovvero il tempo medio della fase di recupero dei crediti e la percentuale di recupero in riferimento al valore dell’esposizione.

Rischio informatico (ICT)

Banca Privata Leasing assume come definizione generale del rischio informatico quanto riportato dalla normativa vigente :”il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato in relazione all’utilizzo di tecnologia dell’informazione e della comunicazione (Information and Communication Technology – ICT)”.

Banca Privata Leasing esternalizza ad outsourcer informatici la gestione applicativa delle procedure della Banca, ivi comprese le procedure di predisposizione delle segnalazioni all’Organo di Vigilanza. Al riguardo si evidenzia che la Banca è esposta ad un rischio informatico specifico derivante dall’architettura del complessivo sistema informatico, che risulta suddiviso in due ambienti diversi: un ambiente per la procedura di leasing e un altro per le procedure riferibili all’attività bancaria e alla contabilità generale. Conseguentemente sono stati automatizzati trasferimenti quotidiani di dati dall'ambiente dell'applicativo del leasing all'ambiente in cui viene gestita la contabilità generale: tale attività di “bretellaggio” implica un significativo rischio informatico. Si evidenzia che nell’ultima parte dell’esercizio la Banca ha avviato un importante progetto volto alla sostituzione del sistema informativo leasing in favore di un nuovo sistema che, dopo approfondite analisi effettuate dalla struttura, è stato ritenuto maggiormente efficace ed efficiente sulla base delle esigenze attuali e future della Banca.

Il monitoraggio del rischio informatico all’interno della Banca è di competenza dell’ufficio IT affiancato dalle funzioni di controllo.

La funzione Risk Management, con la collaborazione dell’ufficio IT, effettua una mappatura dei rischi operativi connessi al rischio informatico, tra i quali i rischi legati all’utilizzo della tecnologia dell’informazione e della comunicazione e le relative anomalie potenziali collegate. In particolare vengono valutati periodicamente in maniera qualitativa i processi interni e l’affidabilità del sistema tecnologico, considerando il livello di rischio e gli elementi di mitigazione di ciascun evento sfavorevole.

La funzione Internal Audit effettua un’attività di ICT Audit con l’obiettivo di identificare aree del processo informatico suscettibili di miglioramento.

La funzione Compliance effettua verifica di conformità sull’attività di ICT, anche in collaborazione con la funzione Risk Management. E’ prevista inoltre un’apposita reportistica periodica da parte dell’Ufficio IT rivolta all’Organo con funzione di Supervisione Strategica e di Gestione.

Nel corso del 2015 al fine di rafforzare il presidio sul rischio informatico sono state effettuate alcune attività, come rilevato dall’attività di IT Audit:

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è stato programmato il passaggio dell’infrastruttura hardware e del sistema informativo leasing in facility management presso CSE (attualmente in corso);

censimento delle applicazioni sviluppate con strumenti di informatica d’utente;

test annuale di Disaster Recovery;

installazione nuovo UPS (garantisce energia elettrica in caso di emergenza);

adozione di sistemi di sicurezza fisica nel CED (impianto rilevazione fumi e temperatura);

adozione del sistema Office 365 per l’Office Automation e la gestione delle e-mail;

attività di audit ICT consortile di CSE;

attività di penetration test esterno sull’applicativo home banking (CSE).

La Banca ha inoltre strutturato un proprio Piano di Continuità Operativa e la relativa documentazione che tratta una serie di elementi tra cui l’analisi dei rischi e le soluzioni di continuità, una business impact analysis, la struttura Organizzativa preposta, il piano di emergenza e le relativa modalità di gestione, il piano di Disaster Recovery ed i relativi test.

Rischio di compliance

Banca Privata Leasing assume come definizione generale del rischio di compliance “il rischio di non conformità alle norme, ovvero il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme di legge, di regolamenti, ovvero di norme di autoregolamentazione o di codici di condotta”. Per Banca Privata Leasing tale rischio risulta essere significativo e viene monitorato dalla funzione responsabile della Compliance, attraverso l’attività tipica svolta dalla funzione descritta nell’apposita documentazione interna (policy e regolamento).

Rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati

La Banca assume come definizione generale dei rischi connessi ad attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati quanto riportato dalla normativa vigente: “il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della Banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della Banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti”.

Per Banca Privata Leasing tale rischio risulta essere significativo in particolare per quanto riguarda la compagine sociale e questo rischio è appositamente normato da un regolamento interno. La Banca monitora costantemente i rapporti con le parti collegate\correlate e persegue una politica di minimizzazione delle relative esposizioni: tale attività di reporting trova espressione nel Tableau de Bord trimestrale portato all’attenzione del CdA e anche con uno specifico indicatore all’interno del RAF – Risk Appetite Framework. In quest’ultimo documento sono anche riportate la relativa propensione al rischio per l’esercizio successivo e le soglie di tolleranza al rischio.

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3 AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436 CRR)

La presente informativa al pubblico è riferita a Banca Privata Leasing S.p.A. di cui si forniscono di seguito i principali dati societari:

Sede legale e Direzione: Via P. Castaldi da Feltre 1/A, 42122 Reggio Emilia (RE)

Iscritta all’Albo della Banche al n. 5734

Codice ABI: 03417

Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi;

Capitale sociale: € 60.000.000

La Banca, è controllata in modo diretto da Privata Holding Srl che detiene una quota pari al 90% del capitale sociale e da Banca Popolare dell’Emilia Romagna ( BPER ) che detiene il restante 10%. Si precisa che la Banca non appartiene ad alcun gruppo bancario e pertanto ogni informazione riportata nel presente documento è da riferirsi unicamente a Banca Privata Leasing S.p.A.

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4 FONDI PROPRI (ART. 437 CRR)

La Banca attribuisce un ruolo centrale alla gestione ed all’allocazione delle risorse patrimoniali a fronte dei rischi connessi con l’attività bancaria. Il capitale è determinato ed allocato considerando i cosiddetti rischi del I° e del II° Pilastro. In particolare, per quanto attiene ai rischi del I° Pilastro, ovvero i rischi che sono definiti dagli schemi della normativa di vigilanza (dal 1° gennaio 2014 secondo le regole di Basilea 3), la Banca ha rilevato i requisiti minimi prudenziali a fronte del rischio di credito e del rischio operativo mentre non ha provveduto alla rilevazione degli altri rischi (di cambio e di mercato) in quanto alla fine dell’esercizio 2014 non ha in essere né operazioni di impiego o di finanziamento in valute diverse dall’Euro né operazioni in titoli classificati nel portafoglio di negoziazione. I rischi del II° Pilastro (misurazioni gestionali), che discendono dall’effettiva misurazione dell’esposizione assunta, sono invece stati individuati sulla base dell’elenco minimo proposto dall’Organismo di Vigilanza. Il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova disciplina prudenziale per le banche e le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation - CRR) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive – CRD IV), che traspone nell’Unione Europea i nuovi standard definiti dal Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria. Alla normativa menzionata si aggiungono le norme tecniche di regolamentazione e di attuazione, rispettivamente RTS (Regulatory Technical Standard) e ITS (Implementing Technical Standard), adottate dalla Commissione Europea su proposta delle Autorità di vigilanza europee. Il CRR ha diretta applicazione negli Stati Membri mentre la CRD IV è stata recepita nel nostro paese dalla Banca d’Italia con la pubblicazione in data 17 dicembre 2013 della Circolare n. 285 (“Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”) e della Circolare n. 286 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare), unitamente all’aggiornamento della Circolare n. 154 (“Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi”). L’introduzione delle regole di Basilea 3 è prevista in modo graduale attraverso un regime transitorio fino al 2019, durante il quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili integralmente nel Common Equity, impattano sul Capitale Primario di Classe 1 (CET1) solo per una quota percentuale. Si precisa che di norma la percentuale residua rispetto a quella applicabile è computata/dedotta dal Capitale Aggiuntivo di Classe 1 (AT1) e dal Capitale di Classe 2 (T2) o considerata nelle attività ponderate per il rischio. I ratios prudenziali calcolati al 31 dicembre 2015 tengono conto pertanto delle disposizioni transitorie in vigore per il 2015. I Fondi Propri della Banca al 31 dicembre 2015 rappresentano il primo presidio a fronte dei rischi del I° e di II° Pilastro connessi con l’attività bancaria. Essi sono costituiti dalla somma del Capitale Primario di Classe 1 (Common Equity Tier 1), dal Capitale Aggiuntivo di Classe 1 (Additional Tier 1) e dal Capitale di Classe 2 (Tier 2). Il processo di controllo prudenziale attuato dalla Banca presuppone l’elaborazione di un piano strategico sull’orizzonte temporale di tre o cinque esercizi che accoglie un’analisi dello scenario economico e delle prospettive reddituali e patrimoniali. Gli obiettivi strategici di budget, definiti per ogni singolo esercizio, sono soggetti a monitoraggio con cadenza trimestrale e l’intero processo viene rivisto con cadenza annuale. Inoltre il processo viene ripetuto nel caso di eventi eccezionali che comportino una significativa revisione degli obiettivi definiti in sede di budget, al fine di valutare

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le eventuali manovre di indirizzo e controllo da porre in essere sia sul piano patrimoniale sia sul piano organizzativo. 1. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET 1) Il CET1 è costituito prevalentemente dal capitale versato, dai sovrapprezzi di emissione, dalle riserve di utili, dalle riserve da valutazione e dal risultato di periodo, al netto dei filtri prudenziali e delle deduzioni regolamentari. Di seguito i principali aggregati da portare in deduzione del CET1:

o avviamento ed altre immobilizzazioni immateriali;

o investimenti significativi e non significativi in strumenti di CET1 di altri soggetti del settore finanziario (per la quota eccedente la soglia di esenzione);

o eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore (“shortfall”) per le posizioni ponderate secondo metodi IRB;

o attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e derivano da differenze temporanee (per la quota eccedente la soglia di esenzione);

o attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura ma che non derivano da differenze temporanee.

Nel Capitale primario di classe 1 sono presenti unicamente azioni ordinarie non quotate per complessivi Euro 60 milioni, al netto delle relative riserve (incluse le perdite portate a nuovo), delle perdite del corrente esercizio, delle deduzioni regolamentari e dei filtri prudenziali. Il totale del Capitale primario di classe 1 ammonta ad euro 48.838 mila al 31 dicembre 2015 (Euro 52,7 milioni al 31 dicembre 2014). 2. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) La Banca non detiene Capitale aggiuntivo di classe 1. 3. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) La Banca non detiene Capitale di classe 2.

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Il CdA della Banca, nella seduta del 22 gennaio 2014 ha deliberato di esercitare la facoltà prevista dalla Circ. 285/13 (Sezione II, paragrafo 2, ultimo capoverso) in tema di profitti e perdite non realizzati relativi alle esposizioni verso le Amministrazioni Centrali classificate nella categoria “Attività finanziarie disponibili per la vendita”, per tutto il periodo previsto dall’art.467, comma 2, ultimo capoverso del CRR (Capital Requirements Regulation). L’effetto al 31 dicembre 2015 sul Capitale primario di classe 1 è negativo per euro 0,2 milioni. I Fondi Propri sono costituiti dai seguenti aggregati:

1. Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), a sua volta costituito da: a. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1); b. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1);

2. Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2). La tabella seguente sintetizza l’assolvimento dei requisiti in termini di coefficienti di vigilanza. Per l’esercizio 2015 devono essere soddisfatti i seguenti requisiti patrimoniali:

Al 31/12/2015 la Banca rispetta le soglie minime regolamentari in quanto presenta tutti e tre i requisiti (CET1, Tier 1, Total capital ratio) pari al 15,32% (al 31.12.2014 erano al 16,93%)

AGGREGATOREQUISITO

Totale 2015

BANCA PRIVATA

LEASING ECCEDENZA

Capitale primario di classe 1

(Common Equity Tier 1 – CET1)

Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1) 9,4% 15,32% 5,92%

Fondi Propri (somma di Tier 1 e Tier 2) 12,50% 15,32% 2,82%

7% 15,32% 8,32%

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5 REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438 CRR)

Banca Privata Leasing con cadenza trimestrale, valuta la propria situazione patrimoniale sia in ambito di Primo che di Secondo Pilastro sulla base delle regole di Basilea 3 (che trovano applicazione tramite la CRR/CRD IV) e delle discrezionalità stabilite dall’Autorità di Vigilanza italiana (Circolare di Banca d’Italia n. 285/2013 e successici aggiornamenti). Con riferimento al 31/12/15, la Banca ha condotto il processo ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process), che consente la valutazione, in ottica attuale e prospettica, dell’esposizione ai rischi di Primo e Secondo Pilastro e la corrispondente determinazione del capitale interno complessivo, che confrontato con il capitale complessivo permette di verificare l’adeguatezza patrimoniale. In ambito ICAAP vengono inoltre misurati/valutati, a seconda che si tratti di rischi quantitativi o qualitativi, in ottica attuale e prospettica, anche tutti gli altri rischi rilevanti cui la Banca è esposta. Nello schema che segue si sintetizzano le metodologie adottate dalla Banca ai fini della valutazione di ciascun rischio misurabile a livello quantitativo e vengono inoltre specificati i rischi trattati a livello qualitativo.

* La Banca considera nullo il rischio da cartolarizzazione in sede di II Pilastro: ciò deriva dal fatto che in sede di quantificazione del rischio di credito di I Pilastro, le attività sottostanti la cartolarizzazione, sono considerate come proprie (non viene quindi trasferito il rischio di credito.

Categoria Tipologia di rischio Metodologia

Rischio di Credito

(e Controparte) Metodo standardizzato

Rischio di Mercato Metodo standardizzato (non presente per il 2015)

Rischio Operativo Metodo base (BIA)

Rischio di Concentrazione

(Single Name)Granularity Adjustment (circ. 285/2013 all.B)

Rischio di Concentrazione

(Geo Settoriale)

Metodologia ABI (Laboratorio rischio di

concentrazione ABI)

Rischio di Tasso di Interesse Approccio standard (circ 285/2013 all.C)

Rischio di LiquiditàLCR - NSFR (Maturity Ladder - indicatori Early

Warning)

Rischio StrategicoValutazione qualitativa (e analisi indicatori di

budget)

Rischio Reputazionale Valutazione qualitativa (e analisi check list)

Rischio Residuo Valutazione qualitativa (e analisi strumenti CRM)

Rischio Leva FinanziariaMetodologia Basilea3 "leverage ratio framework and

disclosure requirements”

Rischio derivante da

Cartolarizzazione* N/A

I Pilastro

II Pilastro

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Di seguito si riporta l’informazione dei diversi rischi quantificabili:

Di seguito l’esposizione relativa al rischio di credito secondo le classi regolamentari:

Requisito di

Capitale Interno

Incidenza % su

Capitale ComplessivoCredito 24.575.211 69,9%

Mercato e Cambio 0 0,0%

Operativo 921.317 2,6%

Rischio di Concentrazione Single-Name 913.984 2,6%

Rischio di Concentrazione Geo-Settoriale 785.136 2,2%

Rischio di Tasso d'interesse 0 0,0%

Rischio di Liquidità 0 0,0%

Altri Rischi 0 0,0%

Riserva di Conservazione del Capitale 7.967.665 22,7%

Riserva Anticiclica 0 0,0%

35.163.313 100%

48.838.317

13.675.004

28,0%

Rischi di Primo

Pilatro

Totale Capitale Interno

Rischi di Secondo

Pilastro

Fondi PropriFondi Propri

Margine Disponibile

in % dei Fondi Propri

Ambito ATTUALE - 31.12.2015

Tipologia Rischio

Riserve Aggiuntive

di Capitale

Nominale \ Equivalente Valore Ponderato %

ALTRE ESPOSIZIONI 4.904.708 1.464.600 30%

ESP AL DETTAGLIO 8.498.903 5.404.503 64%

ESP GARANTITE DA IMMOBILI 79.514.683 39.757.346 50%

ESP SCADUTE 36.201.240 47.524.080 131%

ESP VERSO O GARANTITE DA ENTI NO LUCRO E SETT PUBBL 0 0 0%

ESP VERSO O GARANTITE DA ENTI TERRITORIALI 0 0 0%

ESP VERSO O GARANTITE DA IMPRESE 220.695.542 208.631.622 95%

ESP VERSO O GARANTITE DA INTERMEDIARI VIGILATI 9.643.007 2.309.262 24%

ESP. VERSO O GARANTITE DA AMM. E BANCHE CENTRALI 119.900.115 1.925.018 2%

ESP VERSO CARTOLARIZZAZIONE 0 0 0%

ESP. IN STRUMENTI DI CAPITALE 173.703 173.703 100%

Totale impieghi rischio di credito 479.531.901 307.190.134 64,1%

Requisito patrimoniale Rischio credito 24.575.211

Esposizioni e Requisito Rischio di Credito

ATTUALE (31.12.2015)

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6 RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO (ART 442 CRR)

Per la classificazione delle esposizioni deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate ed esposizioni scadute), la Banca fa riferimento alla normativa emanata in materia dalla Banca d’Italia, integrata con disposizioni interne che fissano criteri e regole per il passaggio dei crediti nell’ambito delle distinte categorie di rischio. Secondo le recenti modifiche apportate da Banca d’Italia in recepimento degli Standard Tecnici Internazionali EBA, approvati dalla Commissione Europea, le nuove categorie dei crediti sono le seguenti:

Crediti in bonis o Esposizioni in bonis senza scaduto

di cui forborne performing o Esposizioni scadute non deteriorate

di cui forborne performing

Crediti deteriorati o Esposizioni scadute sconfinanti deteriorate

di cui forborne non performing o Inadempienze probabili

di cui forborne non performing o Sofferenze

di cui forborne non performing

Per crediti in bonis, si intendono tutte le esposizioni senza scaduto e le esposizioni che presentano un importo di scaduto/sconfino, ma non sono classificabili come deteriorate “past due” . Per posizioni scadute si intendono le esposizioni dei clienti affidate e scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni, coerentemente con le indicazioni provenienti dall’Autorità di Vigilanza (cfr. Banca d’Italia circolare 272-2008 Matrice dei Conti - Avvertenze Generali B) par 2) e circolare 285/13. Per inadempienze probabili si intende il risultato del giudizio della banca circa l’improbabilità che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione di garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle obbligazioni pattuite. Tale valutazione viene operata in maniera indipendente dalla presenza di eventuali importi scaduti e non pagati. La Banca, a prescindere dai criteri che comporterebbero una classificazione di una posizione tra le inadempienze probabili, può in ogni caso ed in ogni momento classificare una posizione come tale sulla base di specifici elementi emersi dalla conoscenza e dall’andamento della posizione stessa; ci si riferisce in particolare all’eventuale presenza di segnalazioni a sofferenza sul sistema (“sofferenze allargate”) per la posizione in oggetto, in presenza inoltre di difficoltà di pagamento nei confronti della Banca. Per posizioni in sofferenza si intendono le esposizioni dei clienti per i quali la Banca, dopo un attento esame di merito, abbia rilevato circostanze di insolvenza (anche non accertate giudizialmente) o situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle previsioni di

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perdita formulate e a prescindere dall’esistenza di eventuali garanzie (reali o personali) poste a presidio delle esposizioni. Lo stato di insolvenza viene presunto, in via esemplificativa e non esaustiva, anche quando:

sia intervenuta a carico del cliente una procedura concorsuale, a prescindere dalla regolarità o meno del pagamento;

il contratto viene risolto per inadempimento;

nella vigenza del contratto il cliente venga valutato come insolvente (definito come lo stato in cui il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni alle scadenze pattuite facendo ricorso ai normali mezzi di pagamento).

Di definiscono esposizioni creditizie oggetto di concessioni (o forbearance) le esposizioni per le quali a causa del deterioramento delle condizioni economico –finanziarie del debitore, vengono modificate le originarie condizioni contrattuali. Tali esposizioni possono ricadere nelle categorie delle non “performing exposures with forbearance measures” e delle “forborne performing exposures”. Le forbearance non perfoming vengono definite tali al ricorrere di una delle seguenti condizioni:

presenza di uno scaduto continuativo da oltre 90 giorni

situazioni di inadempienza probabile in cui a prescindere dalla presenza o meno di scaduto si presume che il debitore difficilmente sarà in grado di pagare il proprio debito se non tramite il ricorso all’escussione di garanzie sottostanti lo stesso.

Le forbearance performing vengono definite tali se intervengono su posizioni classificate in bonis. L’iscrizione iniziale dei crediti avviene alla sottoscrizione del contratto che, normalmente, coincide con la data di erogazione. Essi sono inizialmente rilevati ad un importo pari al fair value (che di norma corrisponde al corrispettivo pagato) che comprende anche costi o proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento. La rilevazione iniziale dei crediti generati dall’attività di leasing finanziario svolta dalla Banca in qualità di locatore viene effettuata, come previsto dallo IAS 17, alla data di inizio del leasing, ovvero alla più anteriore tra la data del contratto di leasing e la data dell’impegno delle parti circa le principali clausole di decorrenza del contratto stesso. Tali crediti vengono iscritti inizialmente ad un valore pari all’investimento netto del leasing (ovvero pari al valore attuale dei pagamenti minimi dovuti per il leasing a cui si aggiunge, se del caso, qualsiasi altro valore residuo non garantito spettante al locatore) attualizzato al tasso di interesse implicito del leasing. Dopo la rilevazione iniziale, i crediti sono valutati al costo ammortizzato, pari al valore di prima iscrizione diminuito/aumentato dei rimborsi di capitale, delle rettifiche/riprese di valore e dell’ammortamento – calcolato col metodo del tasso di interesse effettivo – della differenza tra l’ammontare erogato e quello rimborsabile a scadenza, riconducibile tipicamente ai costi/proventi imputati direttamente al singolo credito. Il tasso di interesse effettivo è individuato calcolando il tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi futuri del credito, per capitale ed interesse, all’ammontare erogato inclusivo dei costi/proventi

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ricondotti al credito. Tale modalità di contabilizzazione, utilizzando una logica finanziaria, consente di distribuire l’effetto economico dei costi/proventi lungo la vita residua attesa del credito. Ad ogni chiusura di bilancio o di situazione infrannuale viene effettuata una ricognizione dei crediti volta ad individuare quelli che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Le informazioni che si considerano principalmente rilevanti ai fini di tale verifica sono le seguenti:

esistenza di significative difficoltà finanziarie del debitore/emittente, testimoniate da inadempimenti o mancati pagamenti di interessi o capitale;

probabilità di apertura di procedure concorsuali;

peggioramento delle condizioni economiche che incidono sui flussi finanziari del debitore/emittente;

declassamento del merito di credito del debitore/emittente, quando accompagnato da altre notizie negative sulla situazione finanziaria di quest’ultimo;

situazione congiunturale di singoli comparti merceologici. Per la classificazione delle esposizioni deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate ed esposizioni scadute), la Banca fa riferimento alla normativa emanata in materia dalla Banca d’Italia, integrata con disposizioni interne che fissano criteri e regole per il passaggio dei crediti nell’ambito delle distinte categorie di rischio. Il processo per la valutazione delle perdite/riprese di valore prevede valutazioni analitiche e collettive finalizzate alla determinazione della rettifica di valore dei crediti che viene contabilizzata a conto economico. Per la valutazione dei crediti su base analitica sono stati utilizzati i seguenti parametri di calcolo:

previsioni di recupero effettuate dai gestori delle posizioni;

tempi attesi di recupero stimati su base storico-statistica e monitorati dai gestori;

tasso di interesse effettivo originario del credito. I crediti per i quali non è stato effettuato un test di impairment individuale, nonché i crediti valutati individualmente per i quali non si è rilevata una perdita, sono svalutati collettivamente. Per effettuare tali valutazioni si è proceduto a: a) stimare su base statistica i tassi di default utilizzando le informazioni storiche relative ai crediti; b) determinare i tassi di perdita in caso di insolvenza, su base storico-statistica, utilizzando un archivio di posizioni in sofferenza “chiuse”; c) determinare i coefficienti di svalutazione per i singoli segmenti del complessivo portafoglio crediti in bonis. Negli esercizi successivi, il valore del credito può essere ripristinato se, alla luce di un evento verificatosi dopo il momento di contabilizzazione della rettifica, vengono meno gli eventi di perdita che ne avevano determinato la rettifica. La ripresa di valore che, nel rispetto delle sopra esposte considerazioni, è contabilizzata a conto economico non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche di valore individuali e/o collettive. Le citate valutazioni vengono effettuate anche per i crediti oggetto di operazioni di cartolarizzazione che non rispettano i requisiti per la cancellazione dal bilancio della Banca.

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Informazioni quantitative (valori in migliaia) 6.1 Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori di bilancio)

Portafogli/qualità Sofferenze Inadempenze

probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

Esposizioni scadute non deteriorate

Attività non deteriorate

Totale

1. Attività finanziarie disponibili per la vendita

- - - - 105.229 105.229

2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

- - - - 9.126 9.126

4. Crediti verso banche - - - - 8.505 8.505

5. Crediti verso clientela 19.850 15.372 2.011 33.965 258.332 329.530

6. Attività finanziarie valutate al fair value

- - - - - -

7. Attività finanziarie in corso di dismissione

- - - - - -

Totale 31/12/2015 19.850 15.372 2.011 33.965 381.192 452.390

Totale 31/12/2014 21.907 20.773 11.834 19.490 297.369 371.373

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6.2 Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori lordi e netti)

Portafogli/qualità

Attività deteriorate Attività non deteriorate Totale

(esposizione netta)

Esposizione lorda

Rettifiche specifiche

Esposizione netta

Esposizione lorda

Rettifiche di portafoglio

Esposizione netta

1. Attività finanziarie disponibili per la vendita

- - - 105.229 - 105.229 105.229

2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

- - - 9.126 - 9.126 9.126

3. Crediti verso banche - - - 8.505 - 8.505 8.505

4. Crediti verso clientela 43.516 6.283 37.233 293.956 1.659 292.297 329.530

5. Attività finanziarie valutate al fair value

- - - X X - -

6. Attività finanziarie in corso di dismissione

- - - - - - -

Totale 31/12/2015 43.516 6.283 37.233 416.816 1.659 415.157 452.390

Totale 31/12/2014 60.140 5.626 54.514 318.035 1.175 316.860 371.374

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37

6.3 Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio crediti verso clientela: valori lordi, netti e fasce di scaduto

Tipologie esposizioni/valori

Esposizione lorda

Rettific

he d

i valo

re

specific

he

Rettific

he d

i valo

re d

i

port

afo

glio

Esposiz

ione n

etta

Attività deteriorate

Attiv

ità n

on

dete

rio

rate

Fin

o a

3 m

esi

Da o

ltre

3

me

si a

6

me

si

Da o

ltre

6

me

si a

1

an

no

Oltre

1 a

nn

o

A. ESPOSIZIONI PER CASSA

a) Sofferenze - 995 244 24.112 X 5.501 X 19.850

- Di cui: esposizioni oggetto di concessioni - - - 1.281 X 320 X 961

b) Inadempienze probabili 2.227 1.607 1.744 10.565 X 771 X 15.372

- Di cui: esposizioni oggetto di concessioni 1.556 1.607 1.409 4.546 X 330 X 8.788

c) Esposizioni scadute deteriorate 140 243 1.237 402 X 11 X 2.011

- Di cui: esposizioni oggetto di concessioni - - - - X - X -

d) Esposizioni scadute non deteriorate X X X X 25.262 X 122 25.140

- Di cui: esposizioni oggetto di concessioni X X X X 163 X 1 162

e) Altre esposizioni non deteriorate X X X X 383.049 X 1.537 381.512

- Di cui: esposizioni oggetto di concessioni X X X X 5.272 X 23 5.249

Totale A 2.367 2.845 3.225 35.079 408.311 6.283 1.659 443.885

B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO

a) Deteriorate - - - - X - X -

b) Non deteriorate X X X X 7.749 X - 7.749

Totale B - - - - 7.749 - - 7.749

Totale A + B 2.367 2.845 3.225 35.079 416.060 6.283 1.659 451.634

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6.4 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valore di bilancio)

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6.5 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso banche (valore di bilancio)

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6.6 Distribuzione delle esposizioni per settore economico e tipo di controparte, disaggregata per classi di esposizioni

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6.7 Distribuzione temporale delle esposizioni per vita residua

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6.8 Rettifiche di valore

Operazioni / Componenti reddituali

Rettifiche di valore (1)

Riprese di valore (2)

Totale 31/12/2015

Totale 31/12/2014

Specifiche

Di po

rtafo

glio

Specifiche Di portafoglio

Can

ce

llazio

ni

Altre

A B A B

A. Crediti verso banche - - - - - - - - -

- finanziamenti - - - - - - - - -

- titoli di debito - - - - - - - - -

B. Crediti verso clientela: (141) (1.699) (485) - 397 - 1 (1.927) (3.133)

Crediti deteriorati acquistati - - - - - - - - -

- finanziamenti - X - - - X X - -

- titoli di debito - X - - - X X - -

Altri crediti (141) (1.699) (485) - 397 - 1 (1.927) (3.133)

- finanziamenti (141) (1.699) (485) - 397 - 1 (1.927) (3.133)

- titoli di debito - - - - - - - - -

C. Totale (141) (1.699) (485) - 397 - 1 (1.927) (3.133)

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6.9 Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive

Causali/Categorie Sofferenze Inadempienze

probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

A. Rettifiche complessive iniziali 4.973 591 62

- di cui: esposizioni cedute non cancellate - - 1

B. Variazioni in aumento 2.860 1.594 197

B.1 rettifiche di valore 2.615 788 81

B.1 bis perdite da cessione - - -

B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate

245 687 116

B.3 altre variazioni in aumento - 119 -

C. Variazioni in diminuzione 2.332 1.414 248

C.1 riprese di valore da valutazione 1.406 10 14

C.2 riprese di valore da incasso 778 218 23

C.3 utili da cessione - - -

C.4 cancellazioni 32 - 36

C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate

- 1.006 42

C.6 altre variazioni in diminuzione 116 180 133

D. Rettifiche complessive finali 5.501 771 11

- di cui: esposizioni cedute non cancellate 5 5 1

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7 ATTIVITA’ NON VINCOLATE (ART 443 CRR)

La normativa di Vigilanza richiede di predisporre una segnalazione periodica in merito alle attività vincolate e non vincolate. Le operazioni per le quali la Banca vincola una parte delle proprie attività di bilancio sono riconducibili prevalentemente all’operatività derivante dai rifinanziamenti con la Banca Centrale Europea e all’operazione di Cartolarizzazione. Di seguito si riporta l’informativa di natura quantitativa al 31 dicembre 2015: 7.1 Informativa sulle attività impegnate iscritte in bilancio

7.2 Informativa sulle attività di proprietà impegnate non iscritte in bilancio

1. Cassa e disponibilità liquide - X 37 X 37 18

2. Titoli di debito 107.343 107.468 7.012 7.012 114.355 38.647

3. Titoli di capitale - - 174 174 174 356

4. Finanziamenti 148.178 X 189.857 X 338.035 332.727

5. Altre attività finanziarie - X - X - -

6. Attività non finanziarie - X 11.561 X 11.561 11.017

Totale 31/12/2015 255.521 X 208.641 X 464.162 X

Totale 31/12/2014 215.045 X 167.720 X X 382.765

VB = valore di Bilancio

FV = Fair Value

Forme tecniche

Impegnate Non Impegnate Totale

31/12/2015

Totale

31/12/2014 VB FV VB FV

1. Attività finanziarie - 60.000 60.000 125.000

- Titoli - 60.000 60.000 125.000

- Altre

2. Attività non finanziarie

Totale 31/12/2015 - 60.000 60.000 X

Totale 31/12/2014 65.000 60.000 X 125.000

Forme tecniche Impegnate Non

Impegnate

Totale

31/12/2015

Totale

31/12/2014

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8 USO DELLE ECAI (ART 444 CRR)

La Banca utilizza metodologie standardizzate per il calcolo dei requisiti patrimoniali del rischio di credito così come previsto dalla Circolare 285 per le banche di classe 3. La Banca nel calcolare il requisito patrimoniale al 31 dicembre 2015 a fronte del rischio di credito e di controparte non si avvale delle valutazioni del merito creditizio rilasciate da soggetti terzi riconosciute dalla Banca d’Italia (ECAI) ovvero da agenzie di credito alle esportazioni (ECAI) riconosciute dalla Banca d’Italia o da un’autorità competente di un altro Stato Comunitario.

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9 RISCHIO MERCATO (ART 445 CRR)

Al 31 dicembre 2015 il valore del requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato come previsto dalla disciplina di primo pilastro è pari a 0 stante l’assenza del portafoglio di negoziazione e del rischio di cambio. Non si prevede di assumere neanche nel corso del 2016 tali tipologie di rischio.

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10 RISCHIO OPERATIVO (ART 446 CRR)

Il requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo è stato quantificato sulla base del metodo BIA, ("Basic Indicator Approach"). E’ stato eseguito il calcolo dell’indicatore rilevante secondo le indicazioni della circolare 285/2013 e quindi utilizzando il metodo di calcolo di cui all'articolo 316 CRR. Il requisito patrimoniale è pari al 15% della media delle ultime 3 osservazioni dell’indicatore rilevante, calcolato sommando voci specifiche del conto economico al margine di intermediazione. Al 31 dicembre 2015 l’assorbimento di Patrimonio a fronte del rischio Operativo, determinato secondo la metodologia sopra descritta, è pari a 921.317 euro. Per ulteriori informazioni in merito ai rischi operativi, si rimanda a quanto esposto nel capitolo 2 “obiettivi e politiche di gestione dei rischi – rischio operativo”.

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11 ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSI NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447 CRR)

La Banca non detiene al 31.12.2015 un portafoglio di negoziazione, ma solamente portafogli rientranti nelle categorie AFS – Attività finanziarie disponibili per la vendita e HTM – Attività detenute fino a scadenza. Nel corso del 2015 la Banca ha effettuato significativi acquisti di titoli di stato italiani classificati prevalentemente nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita”: tali titoli vengono prevalentemente utilizzati a garanzia di operazioni di rifinanziamento da parte della Banca Centrale Europea. Nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita” rientra un titolo di capitale per un controvalore pari ad Euro 174 mila che è valutato utilizzando il metodo del patrimonio netto in quanto il fair value non risulta attendibile o verificabile con altre fonti di mercato. La variazione registrata nel 2015 è dovuta all’adeguamento della valutazione utilizzando il predetto metodo del patrimonio netto. Nel corso del 2015 si segnalano utili su titoli realizzati pari a 286 mila euro circa. Informazione quantitativa 11.1 Attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione merceologica

Voci/Valori 31/12/2015 31/12/2014

Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 1 Livello 2 Livello 3

1. Titoli di debito 105.229 - - 14.156 - 6

1.1 Titoli strutturati - - - - - -

1.2 Altri titoli di debito 105.229 - - 14.156 - 6

2. Titoli di capitale - - 174 - - 357

2.1 Valutati al fair value - - 174 - - -

2.2 Valutati al costo - - - - - 357

3. Quote di O.I.C.R. - - - - - -

4. Finanziamenti - - - - - -

Totale 105.229 - 174 14.156 - 363

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11.2 Attività finanziarie detenute sino alla scadenza: composizione merceologica

Tipologia operazioni/Valori

31/12/2015 31/12/2014

Valore bilancio

Fair value Valore bilancio

Fair value

Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 1 Livello 2 Livello 3

1. Titoli di debito 9.126 9.126 - - 24.483 24.675 - -

- strutturati - - - - - - - -

- altri 9.126 9.126 - - 24.483 24.675 - -

2. Finanziamenti - - - - - - - -

Totale 9.126 9.126 - - 24.483 24.675 - -

11.3 Utili (Perdite) da cessione/riacquisto titoli

Voci/Componenti reddituali

Totale 31/12/2015 Totale 31/12/2014

Utili Perdite Risultato

netto Utili Perdite

Risultato netto

Attività finanziarie - - - - - - 1. Crediti verso banche - - - - - - 2. Crediti verso clientela - - - - - - 3. Attività finanziarie disponibili per la

vendita 603 (317) 286 - - -

3.1 Titoli di debito 603 (317) 286 - - - 3.2 Titoli di capitale - - - - - - 3.3 Quote di O.I.C.R. - - - - - - 3.4 Finanziamenti - - - - - -

4. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

- - - - - -

Totale attività 603 (317) 286 - - -

Passività finanziarie - - - - - - 1. Debiti verso banche - - - - - - 2. Debiti verso clientela - - - - - - 3. Titoli in circolazione - - - - - -

Totale passività - - - - - -

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12 ESPOSIZIONE AL RISCHIO TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448 CRR)

Per rischio tasso di interesse sul portafoglio bancario (banking book), si intende il rischio di subire una perdita o una variazione di valore di attività/passività derivanti da inattese variazioni dei tassi di interesse. Le politiche di tasso applicate dalla Banca, sia sugli impieghi che sulla provvista, sono definite dalle linee strategiche del piano industriale. Il presidio e il monitoraggio di tale rischio è in capo alla Funzione Risk Management, all’Area Crediti e alla Funzione di Tesoreria. Tali funzioni, assieme all'Amministratore Delegato, sono altresì membri del Comitato Rischi ed ALM il quale è responsabile per l'attuazione delle politiche di gestione dei rischi delineati dal Consiglio di Amministrazione. Per l’anno 2015 non sono stati utilizzati strumenti di copertura, in considerazione dell’esiguità del rischio assunto. In sede di misurazione del capitale interno per il rischio di tasso di interesse, la Banca ha utilizzato l’algoritmo semplificato standard regolamentare, come previsto dall’Allegato C, TITOLO III - Capitolo 1 della Circolare n. 285/2013. E’ stato determinato l’indicatore di rischiosità rapportato ai Fondi Propri, il relativo requisito di capitale interno ipotizzando tre scenari: un’ipotesi di condizioni ordinarie (con shock di +58 bps e -73 bps) e due scenari di stress (uno con variazione dei tassi d’interesse di +/- 200 bps e l’altro con variazione di +75 bps e –150bps). Per l’ipotesi di “condizioni ordinarie” sono state seguite le indicazioni di Banca d'Italia contenute nella Circolare 285 del 2013 (Titolo III - Capitolo 1) in quanto è stato fatto riferimento alle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1°percentile (ribasso) e il 99° percentile (rialzo) per i tassi di mercato Euribor a 1 mese ed Euribor a 3 mesi. Per calcolare il fattore di ponderazione è stato applicato, per l'ipotesi ribasso, il valore minimo della variazione annuale (1° percentile), mentre per l'ipotesi al rialzo è stato applicato il valore massimo della variazione annuale (99° percentile). Dall’analisi dei dati al 31 dicembre 2015 risulta che, anche considerando tutti i possibili scenari di una variazione dei tassi d’interesse, l’assorbimento patrimoniale risulta essere pari a 0: ciò è dovuto principalmente alla struttura dei capitali in riprezzamento della Banca (tipicamente a breve termine per gli impieghi che sono prevalentemente a tasso variabile e maggiormente a medio-lungo termine per la raccolta) e all’attuale fase congiunturale macroeconomica con tassi di mercato nulli e addirittura negativi. In particolare è stato notato che sia in caso di rialzo potenziale dei tassi che di ribasso, con applicazione di un floor minimo nei casi di forti scostamenti negativi, il requisito patrimoniale a fronte del rischio di tasso di interesse risulta essere nullo.

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13 ESPOSIZIONI IN POSIZIONI VERSO CARTOLARIZZAZIONI ( ART. 449 CRR)

La Banca (e prima della sua costituzione l’Azienda) nella sua storia ha posto in essere 3 operazioni di cartolarizzazione, la prima nel 2002, la seconda nel 2005, che ha inglobato anche il residuo dei crediti performing della prima, la terza nel 2014. Le principali ragioni strategiche sottostanti la nuova operazione realizzata nel 2014 sono ascrivibili al rischio di liquidità ed in particolare alla necessità di migliorare la correlazione delle fonti di finanziamento e ed i requisiti di liquidità previsti da Basilea 3. Allo stesso modo in futuro, a seconda del contesto di riferimento operativo, delle linee guida strategiche e del grado di convenienza, la Banca potrebbe nuovamente fare ricorso a questa tipologia di strumento finanziario di raccolta fondi.

I principali soggetti della terza operazione (Tricolore 2014 SPV) sono: Originator: Banca Privata Leasing S.p.A. Società cessionaria ed emittente i titoli: Tricolore 2014 SPV S.r.l. Servicer: Banca Privata Leasing S.p.A. Back up Servicer Sardaleasing S.p.A. Arranger: Banca IMI S.p.A. Tricolore 2014 SPV S.r.l., società veicolo costituita ai sensi della Legge 130/99, ha finanziato l’acquisto del portafoglio crediti attraverso l’emissione di tre classi di titoli dotate di diverso grado di privilegio nel pagamento di interessi e capitale. Le classi dei titoli A (Senior) e B (Mezzanine) sono quotate alla Borsa del Lussemburgo mentre la classe C (Junior), dotata di maggior grado di subordinazione, è stata acquistata interamente da parte di Banca Privata Leasing, originator dell’operazione. La situazione dei titoli emessi da Tricolore 2014 SPV S.r.l. al 31 dicembre 2015 è:

Classe Rating

(Moody’s / DBRS) Importo residuo

Data di emissione

Data di scadenza

Remunerazione

Classe A (Senior) A3 – AA 67.576.019 18/12/2014 Ottobre 2041 Eur 3M + 0,90%

Classe B (Mezzanine) Baa3 - BBB 20.000.000 18/12/2014 Ottobre 2041 Eur 3M + 2,50%

Classe C (Junior) 60.000.000 18/12/2014 Ottobre 2041 Eur 3M + Add. Return

Si precisa che l’operazione in oggetto non prevede un periodo di revolving nel quale possono essere conferiti nuovi crediti. La tabella che segue illustra la movimentazione dei crediti ceduti al 31 dicembre 2015:

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La tabella che segue illustra la composizione per comparto leasing dei crediti ceduti al 31 dicembre 2015:

Il rischio sottostante l’operazione di cartolarizzazione per la Banca è identificabile nel rischio che la società veicolo Tricolore 2014 SPV S.r.l. non sia in grado di liquidare integralmente i rendimenti maturati periodicamente sui titoli di classe C e di rimborsare il relativo capitale alla scadenza. Si segnala che i titoli di classe C acquistati dalla Banca prevedono il pagamento del capitale subordinato al rimborso dei titoli di classe A e B emessi dalla società veicolo, e che i rendimenti maturati periodicamente prevedono la liquidazione degli stessi subordinatamente al pagamento delle spese sostenute dal veicolo, delle trattenute a garanzia dell’operazione e degli interessi sui titoli di classe A e B. Trimestralmente viene prodotto uno specifico rendiconto dell’operazione che viene portato all’attenzione del Consiglio di Amministrazione della Banca ed anche inviato alla Banca Italia. Il rendiconto relativo al quarto trimestre dell’esercizio viene annualmente controllato dalla società di revisione KPMG S.p.A. sulla base di uno specifico incarico. Alla stessa società di revisione è stato inoltre affidato l’incarico di revisione legale dalla società veicolo Tricolore 2014 SPV S.r.l. per il periodo 2014-2022, sulla base di quanto previsto dal D.Lgs n. 39 del 27 gennaio 2010. Banca Privata Leasing è servicer del portafoglio ceduto e si occupa dell’amministrazione del portafoglio per conto della società veicolo, compresa la gestione di incassi e pagamenti relativi ai crediti ceduti, della gestione del recupero del credito deteriorato, delle segnalazioni periodiche alla Banca d’Italia (mediante il supporto di un qualificato corporate servicer esterno), degli adempimenti relativi all’antiriciclaggio ed alla tutela della privacy, ed infine della produzione della reportistica relativa all’andamento dell’operazione. Il capitale sociale di Tricolore 2014 SPV S.r.l. è stato sottoscritto al 100% dalla Stichting SFM Italy NO. 1 (società di diritto olandese). La cartolarizzazione, poiché non realizza il trasferimento dei rischi e dei benefici, non ha comportato la derecognition dal bilancio dei crediti ceduti, così come previsto dallo IAS 39 e dal SIC 12. Si precisa infine che l’operazione in oggetto non è associata ad alcun contratto derivato. La Banca considera nullo il rischio da cartolarizzazione in sede di II pilastro. Ciò deriva dal fatto che in sede di quantificazione del rischio di credito di I pilastro, le attività sottostanti la cartolarizzazione, sono considerate come proprie, non trasferendo il rischio di credito.

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14 POLITICA DI REMUNERAZIONE (ART. 450 CRR)

Adeguati meccanismi di remunerazione ed incentivazione dei consiglieri e del management della Banca possono favorire nel medio/lungo periodo la competitività ed il buon governo dell’impresa bancaria. In particolare la remunerazione di coloro che rivestono ruoli rilevanti all’interno dell’organizzazione aziendale tende ad attrarre e mantenere nell’azienda soggetti aventi le professionalità e le capacità adeguate alle esigenze dell’impresa. Le componenti fisse e variabili delle politiche di remunerazione ed incentivazione hanno il compito di valorizzare le seguenti specifiche caratteristiche ed aree di risultato:

Retribuzione fissa: competenza, responsabilità, importanza del ruolo all’interno della Banca, fidelizzazione;

Retribuzione variabile: obiettivi di medio/lungo periodo, perseguimento dell’efficienza e dell’efficacia della struttura organizzativa, creazione di valore ed evoluzione della Società nel suo complesso.

Le forme di retribuzione incentivante, basate su strumenti finanziari (stock option) o collegate alla performance aziendale, devono essere coerenti con il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio (RAF – Risk Appetite Framework) e con le politiche di governo e di gestione dei rischi; esse devono inoltre tenere conto del capitale e della liquidità necessari a far fronte alle attività aziendali ed evitare il prodursi di incentivi in conflitto con l’interesse della società nel medio/lungo periodo. I sistemi di remunerazione ed incentivazione del personale sono inoltre disegnati in modo tale da favorire il rispetto delle disposizioni di legge e regolamentari, e devono inoltre essere ispirati a criteri di correttezza nelle relazioni con la clientela, contenimento dei rischi legali e reputazionali, tutela e fidelizzazione della clientela, trasparenza e correttezza bancaria, ed infine coerenza con le normative antiriciclaggio. In applicazione del criterio di proporzionalità, le banche sono tenute a definire politiche di remunerazione ed incentivazione che tengono in considerazione le caratteristiche, le dimensioni, la rischiosità e la complessità dell’attività svolta. Banca Privata Leasing è classificata come “banca di minori dimensioni o complessità operativa” in quanto il proprio attivo di bilancio al 31 dicembre 2015 è inferiore ad Euro 3,5 miliardi e non è considerata significativa ai sensi dell’art. 6(4) dell’RMVU (Regolamento UE n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca Centrale Europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi). Coerentemente con tale impostazione la Banca non ha istituito al proprio interno un “Comitato Remunerazioni” in quanto le dimensioni della stessa suggeriscono il mantenimento delle competenze in tema di remunerazione all’interno del Consiglio di Amministrazione. La Banca non ha inoltre definito politiche di remunerazione ed incentivazione variabile direttamente legate a specifici obiettivi di sviluppo e/o economici (ROE, ROA, Risultato Netto, Volumi di raccolta ed impiego, etc…) Banca Privata Leasing ritiene che il sistema retributivo costituisca un’importante strumento per la creazione di valore nel medio/lungo periodo, e che un buon governo della Banca dipenda in misura significativa dal valore delle persone che operano all’interno della struttura organizzativa. L’attribuzione di remunerazioni corrette ed allineate agli obiettivi è funzionale sia al perseguimento degli obiettivi aziendali sia alla fidelizzazione ed alla motivazione delle risorse umane impiegate all’interno della struttura. Le politiche di remunerazione si propongono pertanto l’obiettivo di

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stimolare il personale e di sostenerlo nel percorso di crescita verso l’assunzione di responsabilità professionali crescenti; tutto ciò deve avvenire all’interno di quanto permesso dalle disposizioni di legge e delle Autorità di Vigilanza. L’identificazione del “Personale più rilevante” viene svolta annualmente dalla Banca sulla base di quanto previsto dal Regolamento Delegato (UE) n. 604 del 4 marzo 2014. Per “Personale più rilevante” si intendono le categorie di soggetti la cui attività professionale ha o può avere un impatto sostanziale sul profilo di rischio della Banca; questa valutazione si basa sulle posizioni individuali (responsabilità, livelli gerarchici, attività svolte, deleghe operative) che sono elementi essenziali per la valutazione della rilevanza di ciascun soggetto in termini di assunzioni di rischio per la Banca. Il processo di identificazione del “Personale più rilevante”, effettuato tenendo in considerazione i criteri qualitativi e quantitativi del citato Regolamento Delegato n.604/2014, ha permesso di identificare al 31 dicembre 2015 i seguenti soggetti (n. 8): Amministratore Delegato, Amministratore indipendente con responsabilità della funzione Internal Auditing, Responsabile funzione Compliance ed Antiriciclaggio, Responsabile funzione Risk Management, Responsabile Area Operativa, Responsabile Area Amministrazione, Pianificazione e Controllo di Gestione, Responsabile Area Crediti e Tesoreria e Responsabile Area Mercati. L’Assemblea dei Soci della Banca determina il compenso del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale ed approva, su proposta del Consiglio di Amministrazione, le politiche di remunerazione ed incentivazione. L’Assemblea dei Soci delibera inoltre riguardo all’eventuale fissazione di un rapporto più elevato di quello 1:1 fra la componente variabile e quella fissa della remunerazione del personale più rilevante. Tale rapporto non può comunque essere superiore a

2:1 come previsto dalle vigenti disposizioni di vigilanza.

Consiglio di Amministrazione Il CdA di Banca Privata Leasing svolge sia il ruolo di organo con funzione di supervisione strategica sia quello di organo con funzione di gestione. Il sistema di remunerazione ed incentivazione adottato dalla Banca è fondato su criteri di sana e prudente gestione aziendale, compatibili con le strategie e gli obiettivi di lungo periodo definiti all’interno del Piano Strategico aziendale. Il compenso del CdA è stabilito dall’Assemblea dei Soci per tutto il periodo del loro mandato. La Banca non ha previsto alcuna forma di retribuzione variabile per i componenti del CdA. Le retribuzioni sono pertanto fisse, non sono previsti gettoni di presenza per la partecipazione alle singole riunioni e non sono altresì previsti compensi o premi di fine mandato. I compensi ai membri del CdAsono stati stabiliti tenendo in opportuna considerazione i differenti compiti e le relative responsabilità. Nell’esercizio 2015 sono stati corrisposti i seguenti compensi (dati lordi):

Ruolo Nominativo Compensi (E/000)

Presidente Antonio Tullio 30

Amministratore Delegato Paolo Caroli 250

Consigliere indipendente responsabile della funzione di Internal Auditing Adriano Vinci 18,4

Consigliere Maria Cecilia Spallanzani 5

Consigliere (dal 11/12/2015) Paolo Corradini 0,3

Consigliere (fino al 03/11/2015) Corrado Savigni 4,2

Totale 307,9

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La Banca ha concesso inoltre alcuni benefit all’Amministratore Delegato, in particolare: un’autovettura aziendale ad uso promiscuo, un telefono cellulare ed un pacchetto assicurativo (polizza sanitaria, infortuni, vita). Per quanto riguarda l’esercizio 2016 la Banca ha definito una politica di remunerazione ed incentivazione con logiche identiche a quelle dell’esercizio 2015, pur demandando alla prossima Assemblea dei Soci la definizione dei compensi fissi per il triennio 2016-2018.

Collegio Sindacale Il Collegio Sindacale di Banca Privata Leasing svolge il ruolo di Organo con funzioni di controllo. Il sistema di remunerazione ed incentivazione adottato dalla Banca è fondato su criteri di sana e prudente gestione aziendale, compatibili con le strategie e gli obiettivi di lungo periodo definiti all’interno del Piano Strategico aziendale. Il compenso del Collegio Sindacale è stabilito dall’Assemblea dei Soci per tutto il periodo del loro mandato. La Banca non ha previsto alcuna forma di retribuzione variabile per i componenti del Collegio Sindacale. Le retribuzioni sono pertanto fisse, non sono previsti gettoni di presenza per la partecipazione alle singole riunioni e non sono altresì previsti compensi o premi di fine mandato. I compensi ai membri del Collegio Sindacale sono stati stabiliti tenendo in opportuna considerazione i differenti compiti e le relative responsabilità. Nell’esercizio 2015 sono stati corrisposti i seguenti compensi (dati lordi):

Ruolo Nominativo Compensi (E/000)

Presidente (dal 21/05/2015) Matteo Catenacci 6,2

Sindaco effettivo Paolo Caselli 6

Sindaco effettivo Federica Zaniboni 6

Presidente (fino al 06/05/2015) Antonio Mele 3,8

Totale 22

Per quanto riguarda l’esercizio 2016 la Banca ha definito una politica di remunerazione ed incentivazione con logiche identiche a quelle dell’esercizio 2015, pur demandando alla prossima Assemblea dei Soci la definizione dei compensi fissi per il triennio 2016-2018.

Personale Dipendente e Collaboratori La Banca applica sia il CCNL delle aziende Metalmeccaniche/Industriali sia il CCNL del Credito (ABI). Il primo contratto è stato storicamente utilizzato dalla Società fino dalla sua nascita e prima della trasformazione in Banca (avvenuta in data 19 settembre 2011) ha rappresentato l’esclusiva tipologia contrattuale. Il secondo contratto è stato utilizzato per alcune assunzioni avvenute successivamente alla trasformazione in Banca ed a partire dall’esercizio 2015 la Banca ha avviato un graduale processo di trasformazione di alcuni contratti di lavoro dal CCNL delle aziende Metalmeccaniche/Industriali al CCNL del Credito (ABI); tale processo continuerà anche nel corso del 2016 al fine di meglio definire le mansioni e le responsabilità dei dipendenti sulla base del contratto di lavoro specifico del settore di appartenenza della Banca. La Banca ha inoltre previsto di assegnare nel corso del 2016 una polizza sanitaria ai dipendenti appartenenti al CCNL del Credito (ABI).

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Nel corso dell’esercizio 2015 la Banca non ha provveduto ad istituire un formale sistema di incentivazione legato ai risultati di sviluppo e/o economici, possibilità che era stata prevista all’interno delle “Politiche retributive 2015” approvate dall’Assemblea dei Soci del 15 maggio 2015. Tuttavia, sulla base di determinati obiettivi quantitativi e qualitativi, sono state concesse retribuzioni variabili una tantum (“bonus”) ai dipendenti su base meritocratica e discrezionale, al fine di promuovere:

il raggiungimento di obiettivi di efficienza ed efficacia in un momento di significativa evoluzione della struttura organizzativa della Banca;

l’avvio di nuovi prodotti e servizi per arricchire l’offerta commerciale;

il miglioramento della qualità del portafoglio creditizio;

l’avvio e la conclusione di alcuni importanti progetti aziendali. I menzionati incentivi variabili nel 2015 non hanno in alcun caso superato la soglia percentuale del 20% rispetto alla retribuzione fissa dei dipendenti interessati. La Banca intende continuare ad utilizzare anche per l’esercizio 2016 il meccanismo sopra descritto, mantenendo tali bonus una tantum all’interno della soglia del 20% della retribuzione fissa, ad eccezione del personale più rilevante per il quale viene prevista una soglia del 30%. Questi riconoscimenti vengono comunque assegnati sulla base di criteri di sostenibilità rispetto alla situazione finanziaria della Banca e non devono limitare la sua capacità di mantenere o raggiungere un livello di patrimonializzazione adeguato ai rischi assunti. L’erogazione di retribuzioni variabili nel corso dell’esercizio da parte della Banca è stata in ogni caso subordinata al mantenimento di un coefficiente di “Total Capital Ratio” superiore a quanto previsto dal Piano Strategico per ciascun trimestre dell’esercizio in corso. Tale requisito viene mantenuto anche per quanto riguarda l’eventuale erogazione di retribuzioni variabili nel corso dell’esercizio 2016. Nel corso del 2016 il Consiglio di Amministrazione esaminerà l’eventuale possibilità di istituire un “sistema premiante” basato anche su obiettivi di sviluppo e/o economici. Si riportano di seguito informazioni quantitative sulle remunerazioni dell’esercizio 2015 suddivise per aree di attività:

Aree di Attività N. (*)

Retribuzione fissa

Retribuzione variabile

Benefit ed indennità

varie

Totale (E/000)

Dirigenti 2 176,4 0,0 0,9 177,3

Struttura Centrale 27 934,2 61,0 12,3 1.007,5

Rete Commerciale 18 702,0 28,8 3,1 733,9

Funzioni di Controllo 2 76,7 2,5 1,5 80,7

Collaboratori ed altro personale

3 29,0 0,0 0,4 29,4

Totale 52 1.918,3 92,3 18,2 2.028,8

(*) Numero complessivo dei dipendenti presenti nell’area di attività nel corso dell’anno (anche per frazione di anno).

Nel corso del 2015 la Banca ha inoltre pagato a dipendenti un importo pari ad Euro 142,7 mila a titolo di trattamento di fine rapporto. L’importo in oggetto è stato corrisposto a risorse umane non rientranti nella categoria del “personale più rilevante”.

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La Banca, data l’entità complessivamente limitata delle retribuzioni variabili riconosciute ai dipendenti nel 2015, non ha previsto l’istituzione di forme di retribuzione variabile differita. Per quanto riguarda l’esercizio 2016, coerentemente con gli indirizzi degli Organi di vigilanza, la Banca intende istituire per quanto riguarda il “personale più rilevante” una soglia pari ad Euro 20 mila oltre alla quale è prevista una forma di differimento della retribuzione variabile. La retribuzione variabile differita verrà corrisposta per il 50% nell’esercizio di competenza e per il restante 50% dopo almeno 12 mesi; l’erogazione sarà oggetto di adeguati meccanismi di “malus” e “claw back”. La Banca ha usufruito nell’esercizio 2015 di un limitato numero di collaboratori ed altro personale (tirocinanti) non legati da un rapporto di lavoro subordinato. L’entità complessiva dei compensi è stata di entità poco significativa. Personale più Rilevante La Banca, come evidenziato in precedenza, ha individuato n. 8 risorse appartenenti alla categoria del cosiddetto “personale più rilevante”. La remunerazione si compone di una parte fissa e di un’eventuale parte variabile che non può eccedere il limite del 30% della componente fissa. Si riportano di seguito informazioni quantitative sulle remunerazioni dell’esercizio 2015 suddivise per tipologia di personale più rilevante:

Personale più rilevante N. Retribuzione

fissa Retribuzione

variabile

Benefit ed indennità

varie

Totale (E/000)

Componenti del CDA 2 268,4 0,0 7,8 276,2

Responsabili di Area 4 379,7 25,0 1,3 406,0

Responsabili Funzioni di Controllo (*)

2 76,7 2,5 1,5 80,7

Totale 8 724,8 27,5 10,6 762,9

(*) La voce non comprende il responsabile della funzione di Internal Auditing che è incluso tra i componenti del Consiglio di Amministrazione.

Funzioni di Controllo La Banca è dotata delle seguenti funzioni di controllo:

Internal Auditing: il responsabile della funzione è un membro indipendente del Consiglio di Amministrazione dotato di specifica delega alla revisione interna;

Compliance ed Antiriciclaggio: la funzione è formata da un’unica risorsa che ha anche la responsabilità della stessa;

Risk Management: la funzione è formata da un’unica risorsa che ha anche la responsabilità della stessa.

I responsabili delle funzioni di controllo non possono in alcun modo percepire retribuzioni variabili (“bonus”) legate ai risultati economici della Banca e/o di una particolare area di affari. L’eventuale retribuzione variabile è unicamente legata ad obiettivi che non siano fonte di un potenziale conflitto di interesse rispetto alla natura ed alle responsabilità del ruolo di controllo svolto all’interno della Banca.

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Benefit La Banca offre ad alcune tipologie di dipendenti ed amministratori, sulla base dei compiti assegnati, delle competenze e delle responsabilità, i seguenti benefici addizionali:

prestiti e mutui a tassi agevolati per tutti i dipendenti;

autovettura aziendale ad uso promiscuo per l’Amministratore Delegato e per alcune figure manageriali e commerciali;

leasing, mutui ed affidamenti in conto corrente a tassi agevolati per tutti i dipendenti;

specifiche polizze assicurative per l’Amministratore Delegato e per alcune figure manageriali;

telefoni cellulari per l’Amministratore Delegato e per alcune figure manageriali e commerciali;

convenzioni con mense, per alcune tipologie di dipendenti, che prevedono un parziale costo a carico dell’azienda.

La Banca, come già segnalato in precedenza, ha previsto di assegnare nel corso del 2016 una polizza sanitaria ai dipendenti appartenenti al CCNL del Credito (ABI). Agenti in Attività Finanziaria La Banca si avvale di alcuni agenti in attività finanziaria, in particolare per quanto riguarda la vendita del prodotto leasing. Gli agenti in oggetto sono remunerati unicamente tramite provvigioni e non sono presenti componenti classificabili come “non ricorrenti”, caratterizzate cioè da una natura incentivante. L’operatività degli agenti in attività finanziaria è normata da apposita regolamentazione interna.

Le politiche di remunerazione ed incentivazione della Banca sono allineate agli obiettivi ed ai valori aziendali, ai criteri di sana e prudente gestione, alla strategia pluriennale definita all’interno del Piano Strategico 2015-2017 ed alla propensione al rischio definita all’interno del RAF (Risk Appetite Framework). La Banca ritiene che le scelte effettuate in tema di remunerazioni ed incentivazioni siano coerenti con il quadro normativo di riferimento, anche in considerazione dell’applicazione del criterio di proporzionalità e della bassa incidenza delle retribuzioni variabili complessive del personale dipendente rispetto alle retribuzioni fisse (complessivamente inferiore al 5%). La Banca non ha corrisposto nel 2015 ad alcuna figura professionale una remunerazione complessiva (retribuzione fissa + retribuzione variabile) pari o superiore ad Euro 1 milione.

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15 LEVA FINANZIARIA (ART 451 CRR)

Il modello di business della Banca prevede di operare con consistenti buffer patrimoniali e quindi esclude il raggiungimento di eccessivi livelli di leverage. Il Leverage ratio viene calcolato come rapporto di leva finanziaria secondo le disposizioni di Basilea 3 e della CRR (art.429), ovvero dal rapporto tra capitale di classe 1 ed esposizioni complessiva comprese le attività “fuori bilancio” con opportuni fattori di conversione. Al 31 dicembre 2015 il coefficiente regolamentare di leva finanziaria risulta essere pari al 10,43%, ampiamente superiore al requisito minimo transitorio stabilito dal Comitato di Basilea del 3%.

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16 USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453 CRR)

Le tecniche di attenuazione del rischio rientrano nell’ambito specifico del rischio residuo (possibilità che risultino meno efficaci del previsto) ed in quello più generale del rischio di credito. Le linee guida della Banca sono orientate alla concessione di credito secondo logiche di prudenza attraverso l’utilizzo di adeguati strumenti di mitigazione del rischio (garanzie personali e/o reali e controgarantite da Organi statali o parastatali). In linea generale, con l’obiettivo di ridurre i rischi insiti nella concessione degli affidamenti alla clientela, gli stessi sono mitigati con la richiesta di garanzie principalmente reali (ipoteca e pegno) e personali (fideiussioni) che rappresentano una copertura essenziale del rischio assunto a fronte del credito erogato. Tutte le garanzie sono richieste su base selettiva in funzione della valutazione del merito creditizio del cliente affidato e sulla base della tipologia di operazione, al fine di ridurre il rischio di credito e considerarne gli impatti in termini di requisiti patrimoniali. Nel corso dell’anno 2015 si segnala l’utilizzo in aumento di garanzie controgarantite dallo Stato (es: MCC – Medio credito Centrale) o altri enti “para-statali” (es: Eurofidi): ciò ha consentito di beneficiare di fattori di ponderazione per il rischio di credito maggiormente favorevoli. Si precisa ulteriormente che esiste uno strumento di mitigazione insito nell’operatività core della Banca ovvero il leasing: per sua natura questa tipologia di finanziamento prevede la titolarità per la Banca del bene oggetto del contratto, pertanto esiste una naturale mitigazione per questa forma tecnica rispetto ai tipici finanziamenti bancari. Per consentire l’applicazione delle tecniche di Credit Risk Mitigation (CRM) definite da Basilea III, la Banca si avvale di strumenti (alcuni già menzionati nei paragrafi precedenti) che debbono soddisfare i requisiti di eleggibilità al momento della costituzione della garanzie e per tutta la durata della stessa (es: carattere vincolante dell’impegno, azionabilità in giudizio, documentabilità ed opponibilità ai terzi in qualsiasi giurisdizione rilevante ai fini della costituzione ed escussione, tempestività di realizzo in caso di inadempimento), ovvero:

la proprietà (per il leasing immobiliare) e le ipoteche su immobili residenziali (e non);

le fidejussioni rilasciate da soggetti vigilati;

le garanzie reali finanziarie, prestate attraverso contratti di pegno;

le garanzie mutualistiche di tipo personale prestate da intermediari che soddisfano i requisiti soggettivi e oggettivi di ammissibilità.

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16.1 Esposizioni creditizie verso clientela garantite