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numero 61 autore Io Come Spettatore: “non buttiamoci giù” al Teatro Libero Lo Spirito della Scala: la poesia di Lorenzo Pace Intervistando: Anita Molino e Fidare Il socialnetwork per la cultura è già on-line raggiungici ora! www.iocome.it Anno 2 N. 61 / DICEMBRE 2012 - Periodico - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.

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Rivista dedicata agli autori

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ero61autore

● Io Come Spettatore: “non buttiamoci giù” al Teatro Libero ● Lo Spirito della Scala: la poesia di Lorenzo Pace

Intervistando:Anita Molino e Fidare

Il socialnetworkper la cultura

è già on-line

raggiungici ora!

www.iocome.it

Anno 2 N. 61 / dicembre 2012 - Periodico - editore e Proprietario: ebookservice srl c.F./P.i. : 07193470965-reA: mi-1942227.iscr. Tribunale di milano n. 324 del 10.6.2011.

som

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io61Lorenzo Pace | 8

Il volto della vitaDavide Uria | 20A cosa serve un cuore?

autori

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rubrichePennellate di parole | 4Giovanna VanniniIo come spettatore | 6di Ilde PiacentiniIl Romanzo Classico | 10di Linda BertasiL’angolo della poesia | 12Paola ConcilioInformazione Letteraria | 18Stefania FalboNon solo pietre | 24di Natale BarcaEventi | 32a cura della redazione

Intervistando | 14Anita Molino e Fidare

speciale

www.iocome.it 3

editorialeCari lettori, in questo numero di Io Come Au-tore vi proponiamo le note poe-tiche di Davide Uria e Lorenzo Pace, i due autori che presentia-mo con le loro ultime opere, in-time e tormentate. Vi riportiamo subito con i piedi per terra, anzi, nella Storia, e seguiamo Nata-le Barca verso un nuovo itinerario alla scoperta della Roma Imperiale in Non solo vecchie pietre.

Non possono mancare le Pennellate di Parole di Giovanna Vannini, che per l’occasione si tingono di tinte toscane immaginando un ritorno dai campi. Accanto a queste sferza poi un vento gelido dalla Russia di Tolstoj con Anna Karenina nella rubrica Romanzo Classico di Linda Bertasi.

Prosegue la nuova rubrica Io Come Spettatore con la presenta-zione di un bello spettacolo teatrale tratto dall’omonimo testo di Nick Hornby Non buttiamoci giù. E ancora la poesia di Paola Concilio, i suggerimenti letterari de La Bottega Editoriale e gli Eventi per i vostri cinque sensi.

Condividiamo infine con voi una bella chiacchierata con Anita Molino, editore de Il Leone Verde nonché presidente di Fidare, una federazione di Editori Indipendenti che lavora per tutelare l’editoria libera e di qualità e che ci spiega il prezioso concetto di Bibliodiversità.

E vi lasciamo alla lettura con l’augurio che anche questa possa essere il più “bibliodiversa” possibile!

Buona lettura,

Daniela Villa

rubriche

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Giovanna è nata a Firenze e residente a Montespertoli, dopo una par-tecipazione ad un antolo-gia, ha intra-preso l’attività di scrittrice e recensore. Qui la cono-scerete grazie alla capacità di interpretare a suo modo molti capola-vori di varie correnti arti-stiche.

pennellate di parole

In attesa del nuovo raccolto, le vigne riposa-no. Mosso è il terreno tra i filari, mentre la rosa rossa s’aggrappa e cresce, sulla prima palina di ognuno. Geometria della natura, linee parallele corrono nude, finché il sole, l’acqua e il tempo le rimpolperanno di foglia, di frutto acerbo in attesa di farsi nettare; per gli uomini, per gli dei. Campagna Toscana, terra di vino, dove il mio passeggiare ogni volta gode dell’ora diversa, della diversa stagione. E se quello che am-miro non mi basta, posso sempre fermarmi, concentrare il mio sguardo sul rettangolo di valle che ho davanti, e immergermi nel pas-sato che solo la fantasia e un po’ di cultura, mi permettono di immaginare…

“ …<Oh Gino, senti come le cantano le tu donne, di qui a sera che avranno più canta-to o più colto?....> -così gli vocia Ettore dai fondo di filare- Gino ride e con lui gli vengon dietro tutti gli altri, senza levare i capo dai filari, che i rit-mo e un va perduto, perché i padrone poi a fine giornata, potrebbe avé di che ridire. Intanto Settimo, i figliolo maggiore dell’As-sunta la vedova di poero Nanni, si carica i panieri sulle spalle, fin su in cima alla vigna, dove i carro coi du buoi attaccati l’aspetta. Senza fa che neanche un grappolo si per-da, rovescia i panieri nella tinnela e quando questa l’è ricolma, incita le bestie e s’avvia coi carico alla cantina. Quanti viaggi e fac-cian tutti e tre fino alla sera, e un c’è da sapello! Di certo indò c’è Settimo c’è i buoi e viceversa… Quest’anno e si va pelle lun-

Immagino...

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Giovanna Vannininu

mer

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Vincenzo Cabianca, Ritorno dai campi, 1862. Olio su tela, Collezione privata

ghe, e s’è intaccato i mese d’otto-bre pe dare i via alla vendemmia, perché i sole dopo l’acquazzone di fine agosto, unne volea sapè di intiepidissi, e i chicchi continuava-no a crescere e a zuccherassi che l’era uno spregio coglielli. Dicono che questa annata la sarà da ri-cordare, che la governatura de tini la si farà da se e ce ne sarà di che mescere pe tutto l’anno…”

Da buio a buio, le schiene rimaneva-no curve sui grappoli, e solo quan-do il campanile della chiesa batteva la mezza, le braccia si arrestavano. Allora come pulcini i figli più picco-li sparsi tra i filari, tornavano alle

madri, si toglievano il cappello e s’asciugavano la fronte gli uomini, mentre le donne mettevano mano ai cesti, distribuendo parsimoniose a quelle bocche in attesa, il conte-nuto povero. Anche i grappoli d’uva sottratti alla raccolta, accompagna-ti da un pezzo di pane, diventavano primo, secondo e dolce, di un’epoca arida e faticosa. I giorni di vendem-mia spesso sancivano l’abbandono della bella stagione, accarezzati dai raggi di un sole in odore d’autunno. Dopo vento e gelo, avrebbero ta-gliato i volti, spaccato di geloni le mani.

Immagino…

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Il teatro Libero di Milano offre ai milanese un altro spet-tacolo interessante “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby, con la regia di Luciano Roman anche unico attore sulla

scena.Si tratta di uno spaccato del nostro mondo drammatico e commovente che tuttavia ha la particolarità di rendere quasi divertente un tema così violento come quello del suicidio.L’attore ha saputo magistralmente rappresentare quattro ar-chetipi diversi per età ed estrazione socio-culturale.I personaggi hanno in comune la solitudine, l’incapacità di comunicare con le persone più care i loro fallimenti, angosce e paure.L’elemento positivo che emerge dopo i monologhi dei singoli sulla scena volutamente spoglia e desolante, è il dialogo tra i quattro sconosciuti interpretati da Luciano Roman che, ac-comunati dagli stessi sentimenti, instaurano un rapporto più autentico e vero che li allontanerà dal loro tragico proposito di suicidio.Lo spettacolo scorre veloce, con un ritmo incalzante anche sottolineato da una musica forte e quasi metallica.La storia paradossale eppure così credibile, diverte anche quando commuove e la speranza è quella di ricominciare a vivere nonostante non sia per niente facile. ●

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io come spettatore

NON BUTTIAMOCI GIÙ

Al Teatro Libero di Milano, Stagione 2012/2013Recensione a cura di Ilde Piacentini

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Amori ClandestiniAutore: Italo GhirigatoEditore: Sovera EdizioniPubblicazione: 2011ISBN: 8866520055ISBN 13: 9788866520054Pagine: 144€ 12,00

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Ilde Piacentini

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NON BUTTIAMOCI GIÙ

Al Teatro Libero di Milano, Stagione 2012/2013Recensione a cura di Ilde Piacentini

NON bUTTiAmOci GiÙAutore: Nick Hornbyinterpreti: Luciano romanregia: Luciano romanProduzione: Teatri belli

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Se dovessi guardarmi dall’ester-no direi che Lorenzo Pace non nasce poeta o scrittore, anzi, per anni ho prediletto la scienza e le materie tecniche agli ambiti uma-nistici, cosa che ha sicuramente influito sui miei studi indirizzan-domi verso l’ingegneria. Nono-stante ciò, la mia passione per la letteratura e la poesia ha ini-zio sin dall’epoca delle superiori, età in cui ho preferito la lettura dei classici, in particolare quel-li italiani, ed in cui ho iniziato a scrivere poesie, anche se saltua-riamente. Alcuni dei libri letti in questo periodo hanno contribuito alla mia maturazione personale; tra questi non posso dimenticare Il deserto dei tartari di Dino Buz-zati, romanzo grazie al quale per la prima volta ho realizzato l’ef-fettiva fugacità del tempo.Crescendo questa mia passione si è gradualmente sopita, e per anni ho prediletto la lettura di saggi alla narrativa, genere al quale mi sono riavvicinato successivamen-te grazie ad alcuni testi di filoso-fia, facendo esplodere contempo-raneamente la mia vena creativa, la quale viene influenzata non solo da ciò che leggo ma anche dagli episodi della mia vita priva-ta e dalle emozioni che ne nasco-no. Tuttavia il metodo che avevo nel comporre è sempre stato caotico e manchevole di organicità fin-ché, circa un anno fa, il mio ami-co Paolo Cavicchi, già autore di racconti, non mi ha messo la pul-ce nell’orecchio riguardo l’idea di pubblicare, facendo sì che l’idea di ordinare i miei scritti inizias-

Autore

se a prendere forma; in seguito, sempre grazie a lui, ho conosciu-to il mio editore Ciesse Edizioni, nelle persone di Carlo Santi e Francesca Panzacchi, che sono stati prudenti cercando di non crearmi illusioni, ma anche estre-mamente concreti, disponibili e di grande professionalità.Ma superati i retroscena è ora di chiedersi: chi legge, cosa po-trà trovare nel mio libro? La mia intenzione principale è di tra-smettere emozioni e suscitare domande, nonché provare a dare qualche risposta; il mio approc-cio alla scrittura, come quello alla vita, si compone di curiosità ed umiltà; non amo utilizzare figure astratte o grandi giochi di stile poiché la mia intenzione princi-pale resta quella di emozionare ed il centro di ogni poesia rimane il messaggio che voglio trasmet-tere. La forma delle poesie costi-tuisce solamente un’impalcatura per sostenere i concetti; anche quando c’è finzione, questa fa da tramite per un’idea. È per questo che spero che dalla lettura della mia opera il lettore possa coglie-re spunti su cui riflettere e stimo-li per vivere con pienezza ●

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Lorenzo Pace

Lo spirito deLLa scaLaautore: Lorenzo paceeditore: ciesse edizioni paGiNe: 144aNNo: 2012isBN cartaceo: 9788866600428isBN eBook: 9788866600435preZZo cartaceo: € 12,00preZZo eBook: € 4,00

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IL VOLtO DELLA VItA

Ho urlato il tuo nome nella notte, ma tu non hai risposto. L’ho urlato alla luce del Sole, e l’eco ha fatto ritorno. E dunque parto. Navigherò per i mari gridandolo agli angoli del mondo, ti scruterò nei cieli stellati di astri taciturni e mi perderò nei labirinti verdi della curiosità. Combatterò lo scetticismo e la sorte avversa, rinnoverò tutte le opinioni e le idee di fondo e assaporerò i gusti che non ho mai assaggiato. Senza dimenticarli smetterò di piangere i ricordi, per essere nuovo quanto serve per imparare e insegnare e immutato quanto basta perché tu mi riconosca. Preparerò il cosmo per il tuo arrivo e lo metterò in guardia che mai giungerai. E la vita sempre mi guarderà con il tuo volto in tutti gli occhi che incroceranno i miei, fino alla fine o sinché tu finalmente mi guarderai col volto della vita.

(poesia dalla sezione Preamboli de “Lo spirito della scala”)

La promozione di Lorenzo Pace è curata dall’associazione Amici d’autore http://www.amicidautore.it/www.ciessedizioni.it/lo-spirito-della-scala/

LO SPIRItO DELLA SCALAQuesto mio primo libro raccoglie poesie scritte nell’arco di alcuni anni. Il volume si suddivide in cinque sezioni in cui i singoli componimenti sono legati tra loro da un approccio comune, fino a costituire una sorta di percorso dell’animo umano. Ho messo in parola emozioni e riflessioni che possono appartenere a tutti, quindi il lettore può ritrovarsi nelle proprie sensazioni.

Il Volto della Vita

‘Tutte le famiglie felici si asso-migliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.’Un incipit magistrale, che da solo racchiude tutto il significato di “Anna Karenina” il classico che ho deciso di proporvi per la seconda tappa di questo nostro affascinante viaggio.Un libro definito dalla critica come il capolavoro indiscusso del reali-smo, innumerevoli le trasposizioni cinematografiche di questo roman-zo che, tutti, dovrebbero leggere al-meno una volta nella vita.Gli ingredienti sono tra i più comu-ni: una donna sposata, incastrata in un matrimonio piatto e sterile, perde la testa per un ufficiale. Una storia che non desta scalpore, non oggi, ma provate a inserirla nel con-testo storico dell’autore e condite-la con un’insana passione capace di travolgere la protagonista e indur-la a compiere scelte discutibili per la società cui appartiene. Otterrete uno dei romanzi più acclamati e ri-cordati dalla critica e dalla lettera-tura.Ciò che più mi ha colpito in questo romanzo è la narrazione: un uomo capace di entrare sì profondamente nell’animo femminile e descrivere ogni sua più piccola piega nascosta.I temi approfonditi in questo roman-zo che consta di ben otto parti sono: l’ipocrisia, la fede, l’infedeltà, la fa-miglia, il matrimonio, la società, il

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il romanzo classico

Linda Bertasi vive nella provincia di Ferrara. Appassionata di storia eletteratura, pubblica il suo primo romanzo “Destino di un amore” nel 2010 acui fa seguito “ Il rifugio” nel 2011 che le è valso il secondo premio alXXIII premio letterario Valle Senio 2012.

Per conoscerla megliowww.lindabertasi.it

Amori ClandestiniAutore: Italo GhirigatoEditore: Sovera EdizioniPubblicazione: 2011ISBN: 8866520055ISBN 13: 9788866520054Pagine: 144€ 12,00

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di Linda Bertasi

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progresso, il desiderio carnale, la passione e il conflitto tra vita agra-ria e urbana. Personalmente, lo ri-cordo particolarmente per il tema della gelosia, capace di trascinare la protagonista a scelte disperate, pensieri illogici e azioni irrazionali.‘Il mio amore si fa’ sempre più ap-passionato ed egoistico, e il suo non fa che spegnersi. Io ho tutto in lui solo, e pretendo ch’egli mi si ab-bandoni sempre più. Lui mi ha det-to che sono insensatamente gelosa, e io stessa mi sono detta che sono insensatamente gelosa, ma non è

vero. Non sono gelosa, solo mal-contenta. E là, dove finisce l’amo-re, inizia l’odio.’Anna intenerisce, fa sorridere, com-muove nelle sue molteplici sfaccet-tature. Chi, tra noi donne, non ha incontra-to un Vrònskyj nella propria vita? Chi non si è sentita come Anna an-che per un minuto soltanto?Se amate le storie d’amore e i clas-sici d’autore, non potrete non inna-morarvi di questo romanzo intra-montabile e dei suoi indimenticabili personaggi. ●

tRAmA:

Anna, sposata senza amore a un alto funzionario, viene tra-volta da un’insana passione per il brillante ma superficia-le Vrònskyj. Parallela e contrapposta è la delicata storia tra Kitty e Le-vin. Una costante ricerca della felicità inevitabilmente nega-ta in questo capolavoro senza tempo.

Linda Bertasi

La conquista deLLa feLicitàL’ho cercata,l’ho rincorsa,ma mi sfuggiva.Stavo a piedi,correvo,correvo fino allo svenimento,ma era più veloce,come un razzo mi passava avanti,si affiancava a me con aria di sfida e se ne andava.Ero stanca,i miei piedi, le mie gambenon ce la facevano più a correre:mi fermai,decisi di riposarmi.E come ad un tratto ritorna,mi viene vicina,ma non mi sfida,mi prende per manoe mi aiuta a riprendermi dalla stanchezza…è ritornata,la felicità ha deciso di sorridermi di nuovo.

Paola Concilio

Paola Concilio nasce a mercato San Severino, in provincia di Salerno, il 10-10-1994. Da poco partecipa a concorsi letterari, vincendo già vari premi e pubblicazioni. Ha ricevuto i compli-menti da parte di artisti come mogol e Carotenuto. Oltre che alla poesia si dedica anche al giornalismo.

l’angolo della poesia

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Il nuovo portale per i lettori curiosi che non si accontentano di scegliere un libro solo dalla

copertina: scegli tra i titoli quelli che ti interessano, scarica gli estratti delle prime pagine e le sfogli dove

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Da quali esigenze nasce Fidare?Fidare è nata nel 2001 come un bisogno da parte degli editori iscritti alle varie associazioni regionali di fare dei progetti insieme. L’esigenza era quella di mante-nere una maggior stabilità e affidabilità, così hanno deciso di costituirsi dapprima come una sorta di consorzio di associa-zioni regionali (da qui l’acronimo di Fi-dare: Federazione Italiana Associazione Regionale Editori), per poi diventare un’unica realtà stabile e affidabile.

Cosa si intende per “Editore Indi-pendente”? Si intende quell’editore che non appar-tiene a un gruppo editoriale e che svol-ge quest’attività con il proprio capitale e con le proprie forze per pubblicare delle opere di cui ritiene interessante la divul-gazione. Fondamentale è che lo faccia a proprie spese, il che esclude completa-mente tutto il settore dell’editoria a pa-gamento.

Quanti sono attualmente gli editori indipendenti associati a Fidare?Si è partiti dall’associazione di editori provenienti da cinque regioni italiane, ma col tempo la situazione è mutata e ad oggi gli associati sono 123, la cui mag-gior rappresentanza proviene dalla Sar-degna.

Per quale motivo un editore indipen-dente sceglie di associarsi a Fidare?Per i servizi che Fidare offre. Stare da soli è più difficile, soprattutto per capire cosa succede nel campo legale, fiscale o tributario; con Fidare si ha accesso a tut-te le informazioni utili senza che i singoli editori debbano andare a cercarsele da

soli. Inoltre l’associazione permette di applicare delle economie di scala, come per esempio la partecipazione comune a fiere, piuttosto che l’accesso a conven-zioni con fornitori di servizi, distributori e altro ancora.

Fidare ha fatto proprio il concetto di “Bibliodiversità”, in contrapposizio-ne all’omologazione della proposta editoriale dei grandi gruppi. Di cosa si tratta?“Bibliodiversità” è un termine di cui ri-vendichiamo l’importazione in Italia: tut-ti ne hanno abusato da un certo punto in poi, ma Fidare è stato l’unico firmatario della Dichiarazione internazionale degli editori indipendenti per la tutela e la pro-mozione della bibliodiversità sottoscritta a Parigi nel 2007. Il termine è stato co-niato dagli editori cileni nel 1995, raccol-ti nel gruppo “Editores independientes de Chile” per difendersi dai vecchi colo-nizzatori spagnoli e francesi che impone-vano la loro cultura insieme alla loro edi-toria nei paesi che erano state colonie. Quindi il temine nasce per difendere i contenuti culturali dei Paesi, degli edito-ri e in fondo delle persone stesse. Ricor-do sempre il racconto di un editore della Costa d’Avorio che diceva che a scuola i bambini africani dovevano studiare su li-bri in cui erano raffigurati bambini bion-di dagli occhi azzurri che giocano con le palle di neve: non si aveva nemmeno la decenza di preparare dei libri di testo ad hoc per gli africani! Il termine dunque è nato così, in un contesto di lotta sociale e culturale oltreoceano, per esser poi tra-sposto in un ambito europeo in cui i pic-coli editori vengono schiacciati dai gran-di gruppi editoriali. Bibliodiversità è la

intervistando

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Anita Molino

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garanzia che i contenuti culturali possa-no continuare a essere variegati, contro l’omologazione di una grande editoria che tende a convogliare pensieri simili.

La flessione del mercato editoriale, in discesa vertiginosa già dallo scor-so anno, non accenna ad arrestarsi e la risposta della grande editoria alla crisi sembra essere quella del low cost. Trova che sia effettivamente una soluzione sostenibile?Si è venduto il 25% in meno nell’ultimo anno. La politica del low cost è un pro-getto suicida. Se i grandi editori possono permetterselo perché hanno modo di re-cuperare economie su più fronti, i piccoli

Abbiamo intervistato Anita molino, editore de Il Leone Verde, dal 2006 presidente di Fidare, Federazione Ita-liana degli Editori Indipen-denti. Scopriamo con lei la Federazione, il suo impe-gno per il sostegno della bibliodiversità e il rappor-to con la rivoluzione edito-riale digitale.

www.fidare.itwww.leoneverde.it

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intervistando

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Anita Molinoeditori invece non hanno i margini per potere applicare questa politica. In molti hanno tuttavia adottato questa strategia senza rendersi conto che non solo non funziona perché non ci sono i margini e nessuno viene distribuito, ma che si con-tribuisce a diffondere un’idea ben più grave, ovvero che i libri prima costas-sero troppo. Se lo stesso prodotto che prima si vendeva a 15 € ora è proposto a 9,90€, il lettore si sente raggirato per aver acquistato a un prezzo superiore e si fa sempre più forte l’idea che i libri “debbano” costare poco. Ma questa poli-tica porta solo a lavorare male, non retri-buendo il giusto chi collabora, lavorando in perdita per inoltre irrimediabilmente dover chiudere. Il digitale poi complica ulteriormente la questione: è vero che la versione digitale permette di abbattere alcuni costi, ma vendere gli eBook a cifre irrisorie affonderà l’editoria. Non esiste un criterio univoco per stabilire il prez-zo di vendita di un libro digitale. Noi per esempio per la saggistica abbiamo sug-gerito di applicare un prezzo digitale ri-dotto di circa il 50% rispetto al prezzo di copertina del cartaceo, ma ogni editore adotta politiche personali.

I libri digitali sono ormai una realtà con cui anche l’Italia deve fare i con-ti: come pensa inciderà la rivoluzio-ne digitale sull’editoria indipenden-te?Quando sono approdata al digitale l’ho fatto per battere sul tempo i grandi edi-tori: esistevano i “contenitori” per legge-re il digitale ma non i “contenuti”. Noi di Fidare avevamo la grande possibilità di essere visibili. Ho esortato gli editori già nel 2009 a non aver paura che il loro

mercato cartaceo venisse eroso dal digi-tale: sono convinta, almeno per quel che riguarda la mia produzione, che i nume-ri del download digitale non vadano sot-tratti a quelli del cartaceo ma sommati. Se un lettore acquista un libro in digitale e questo libro gli piace, allora sono certa vorrà avere anche la versione cartacea. Da qui però non si deve confondere l’edi-toria digitale con il self publishing: se nel mercato dell’editoria si inseriscono pub-blicazioni di chiunque abbia scritto qual-cosa, si sia prodotto una copertina o un logo e abbia messo in commercio il pro-prio scritto, questo significa rimestare il fondo del pozzo dell’editoria e intorbida-re le acque. Io consiglierei di avvicinar-si al digitale non come ad un sostituto ma come ad un valore aggiunto. Non credo che i libri digitali debbano essere chiamati “libri”: chiamiamoli in un altro modo, ma non libri, sono un’altra cosa. E poi, soprattutto, non diamoli in mano ai bambini. Se i bambini smetteranno di apprendere tramite la materia, tramite il contatto con un oggetto come il libro, sicuramente cambierà la modalità di ap-prendimento. Mi piacerebbe approfon-dire l’argomento in un libro per esami-nare i cambiamenti neuronali e cognitivi nell’apprendimento generati da questi nuovi strumenti.

Il Leone Verde Edizioni tra le diverse collane propone anche libri per geni-tori. Ci sono anche libri per bambini?Abbiamo deciso di affiancare a “Il bam-bino naturale”, la nostra collana per ge-nitori, anche una collana per bambini, “Il Giardino dei Cedri”, perché ci siamo resi conto che nella grandissima offerta per l’infanzia mancava un elemento per

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61noi molto importante, ovvero quello della vicinanza del bambino ai genitori. La no-stra collana invece propone libri in cui il bambino sia sempre accompagnato dalla mamma o dal papà. Devo ammettere che questa linea editoriale ha qualche diffi-coltà in più rispetto a “Il bambino natu-rale”, per cui siamo molto conosciuti: la concorrenza nell’editoria per l’infanzia è molto spietata, senza contare che molto spesso la realizzazione delle stampe è fatta in Cina, a prezzi troppo bassi per poter esser concorrenziali. In ogni caso le nostre collane per bambini sono solo in formato cartaceo, mi rifiuto di trasfe-rirle in digitale.

Però, come dicevamo prima, voi ave-te raccolto da subito la sfida del digi-tale aderendo dal 2009 al progetto di Simplicissimus.Abbiamo riversato tutto il nostro patri-monio, a parte quello dedicato ai bambi-ni e le traduzioni per cui non avevamo i diritti digitali, in formato eBook. Quando

si è iniziato a parlare di digitale, ho esor-tato a non aver paura, a non resistere al cambiamento, ma ora mi rendo conto che le conseguenze del digitale non sono solo economiche: ora che i libri in digita-le sono tutti uguali, c’è un’omologazione pericolosissima. Una volta un buon edi-tore si differenziava anche per il modo in cui presentava i propri contenuti: quel tal libro di Adelphi, ad esempio, era ri-conoscibile come libro di Adelphi anche dalla sua forma, dalla sua copertina, dalla sua matericità, diceva moltissimo dell’editore che ci stava dietro. Adesso è tutto potenzialmente uguale. I miei col-leghi editori sono spesso recalcitranti, anche se tutti hanno dovuto cedere al di-gitale perché “non si può non esserci”, ma quel che percepisco maggiormente è tanta sfiducia, tanta paura.

a cura di Daniela Villa

Il conflitto dell’individuo contro se stes-so, un percorso di riscoperta del sé e di una nuova fede: un “fantasy” che ci racconta la storia dell’uomo moderno. Uomo che lentamente sta distruggen-do se stesso e il mondo, artefice della sua stessa cura e distruzione, in antite-si tra consapevolezza e inconsapevolez-za, che osserva il mondo passivamente senza voler agire.Sara De Bartolo, nel suo “Dodici ore soltanto” risponde a uno dei quesiti che dovrebbe scandagliare l’esistenza dell’intimo di ogni individuo: «se fosse possibile salvare il mondo che armi uti-lizzeremmo?». È la voce di Herman Collin a risponde-re. Personaggio che si esprime attraver-so la penna dell’autrice, con l’intento di smuovere e stimolare le nostre menti davanti a una realtà molto vicina a noi ma impercettibile davanti ai nostri oc-chi cechi, esortandoci a fermare per un attimo il tempo e ricominciare: dodici ore soltanto bastano per recuperare ciò che è stato perso.Il protagonista del racconto è proprio lui, Herman Collin, ingegnere sociale e hacker, dipendente in un istituto di ricerca fino a quando, per un banale equivoco, è costretto a licenziarsi dal-la sua posizione di prestigio, ritirandosi in solitudine. Attraverso una realtà oni-rica fronteggia il male che risuona nel mondo, come se fino a quel momento non avesse avuto orecchie per sentirlo, ritrovandosi a dover scegliere che stra-da intraprendere per annientarlo; ma il

Se fosse possibile salvare il mondo quali armi utilizzeremmo?

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La Bottega Editoriale

Un’Agenzia letteraria che offre servizi per l’editoria, la

comunicazione e il giornalismo.

Supporta gli autori per approdare alla pubblicazione (attraverso la

valutazione degli inediti, l’editing, la rappresentanza presso gli

editori, ecc.) e alla sua successiva diffusione (attraverso il

marketing editoriale: promozione stampa, organizzazioni di eventi

letterari, ecc.).

Collabora, inoltre, con le case editrici nell’affrontare i serrati ritmi del mercato editoriale.

È anche editore di due riviste on-line: Bottega Scriptamanent e Direfarescrivere, mensili dedicati

a recensioni librarie, articoli e approfondimenti culturali e

di attualità.

In Un libro da raccontare diamo spazio ai migliori libri scelti per

Io come autore.Il direttore di “La Bottega Editoriale”

è il giornalista e saggista Fulvio Mazza.

Consigliato da

male non è lontano dall’uomo, qui la scoperta più tragica. Il male è radicato nell’uomo. Un percorso onirico che si rivela nel bagliore della fede: la prospettiva del protagonista è un invito a svegliarci dal nostro sonno perpetuo e capire che le nostre stesse mani sono armi letali con cui quotidianamente distruggia-mo un piccolo frammento di mondo e, «la sua distruzione altro non è che la nostra distruzione». Solo la fede e la riscoperta del nostro vero io possono salvarci, solo da questa consapevolez-za è possibile ricominciare. Un racconto che si erge ad analisi ri-flessiva sulla contemporaneità della condizione umana, denso di significa-ti radicati nel profondo di una socie-tà che osserva il mondo morire lenta-mente e finge di non accorgersene, un mondo che è sempre in guerra ma de-canta pace, un mondo che si costruisce tassello dopo tassello sulle apparenze e non più su realtà tangibili. “Dodici ore soltanto” racchiude in sé quanto di più tragico l’uomo possa raccontare: la lotta contro se stesso, in un mondo che si eclissa. Ma traspare la possibilità di una salvezza, bisogna solo cercarla e aggrapparsi ad essa; il nostro protago-nista la ritrova nella fede e noi la sco-priremo solo quando ci desteremo dal sonno e guarderemo al mondo con oc-chi diversi.

Stefania Falbo

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titolo: dodici ore soLtaNtoautore: sara de BartoLoeditore: citta’ deL soLe ediZioNianno di pubblicazione: 2012pagine: 64isBN cartaceo: 9788873515128prezzo cartaceo: € 8,00

“...ma il male non è lontano dall’uomo,

qui la scoperta più tragica.

Il male è radicato nell’uomo.”

Mi chiamo Davide Uria e sono nato l’11 febbraio 1987 a Trani.

Luogo di riferimento, la mia città natale, diventa fondamentale per l’evoluzione della mia poetica.Nel 2005 partecipo, aggiudican-domi il 3° posto, al CONCORSO NAZIONALE DI POESIA con la lirica DIPINTO DI UNA PERLA e l’anno successivo sono ospite alla manifestazione NOTTI DI POESIA a Cassano Murge (BA).

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Autore

A cosa serve un cuore? Raccolta di poesie nate da un disagio interiore, dalla necessità di ritrovare un senso e una propria dimensione, in uno spazio sia fisico che spirituale. Rimorsi, rimpianti, tragedie, tradimenti, disprezzo nei confronti del comune pensiero, del comune agire. Un poeta “scomodo” che vive il presente in continua lotta con gli aneddoti del passato e perennemente tormentato da un av-venire enigmatico e sconosciuto. Una voce di protesta, ruvida, tagliente e soffocata dal timore, ci racconta la sua esperienza, decantando sia le meraviglie che il degrado della vita. Una voce speranzosa si alterna a note di sconforto, ricordando a tutti che la vita non è altro che una grande opera che fluttua nella men-zogna. Un occhio critico che traccia il percorso di un individuo, che si ritrova costantemente dinanzi all’ottusità e alla malvagità della società-madre di cui è figlio.

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a cosa serve uN cuore? poesie 2002-2011autore: davide uriaeditore: ediZioNi iL pavoNe anno: 2012paGiNe: 72isBN eBook: 9788896425282preZZo eBook: € 7.99

Davide Uria num

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Nel 2008 collaboro alla redazione di un libro gestito dal Collettivo di lettere e filosofia dell’università di Bari. “Libertà d’identità”, questo il titolo del lavoro che vede pubblica-te alcune mie poesie. La mia è poesia che nasce da uno spiccato bisogno di esternare un disagio interiore riflesso nella vita quotidiana, dietro cui celavo l’inca-pacità di rapportarmi ad una socie-tà basata su rapporti menzogneri. Con la poesia cerco di ritrovare un senso e una dimensione all’interno di uno spazio sia fisico che spiri-tuale.“A cosa serve un cuore?” È il mio primo libro, anche se in realtà non l’ho mai definito tale, se non per

fini tecnici. Quando ho cominciato a scrivere, circa dieci anni fa, non avevo alcuna intenzione di pubbli-care, o meglio non avevo quella consapevolezza di diventare nel mio piccolo uno scrittore.Ho sentito l’esigenza di avvicinar-mi al mondo della scrittura perché da piccolo sono sempre stato un bambino diverso e facevo cose dif-ferenti dagli altri, sentivo diversa-mente e vedevo cose che gli altri non vedevano, non parlo da visio-nario ma di una coscienza diversa che guarda sempre oltre.Sono sempre stato molto sensibi-le e sentivo l’urgenza di rifugiarmi in qualcosa per esprimere ciò che sentivo, è stato uno sfogo persona-le nei confronti della vita.Avvertivo la necessità di lavorare seriamente su me stesso per ca-pire le motivazioni della sofferen-za partendo appunto da “a cosa serve un cuore?”: le poesie sono nate da questa domanda e sono diventate stratagemmi per riusci-re a darmi e a dare una risposta, in fondo l’artista non fa altro che canalizzare i dolori del mondo per dare delle risposte, forse questo è il vero compito di chi fa arte.Le mie poesie, pur avendo un fil rouge che le lega tra loro, hanno tutte una loro peculiarità, spesso sono contraddittorie, rinnegano delle verità, sono aspre, ciniche, prendono forme diverse, mutano. Sono ricche di immagini a volte sconcertanti ma reali, racchiudo-

Davide Uria Autore

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no una vastità di significati, apro-no infinite strade alle solite realtà canoniche. Parlano di uno stralcio di vita, di una generazione, di un periodo in crisi che ancora stiamo vivendo e che ormai ci sta demo-lendo. Dieci anni partendo dagli inizi degli anni 2000, anni che sta-vamo attendendo trepidamente e che tra miseri spiragli di luce ci spingono sempre più in basso in questo grigiore.

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LA CELEBRAZIONE DEL tRIONFO NELL’ANtICA ROmA

In guerra, Roma non conosceva mezze misure. Chiunque accennasse a resistere alla sua macchina bellica veniva investito con una violenza insostenibile. Chiunque insistesse nel fare barriera veniva colpito fino all’annientamento. Le città che si chiudevano a difesa, venivano assedia-te, con assalti alle mura e bombardamenti continui, fino a quando non si arrendevano o non venivano espugnate. Una volta conquistate, venivano saccheggiate, incendiate e demolite sistematicamente. I legionari man-dati all’assalto avevano l’ordine di uccidere chiunque capitasse a tiro, senza risparmiare nessuno; pertanto, dopo la presa della città, si poteva-no vedere cadaveri di uomini e animali, e pezzi sparsi di corpi squartati, disseminati per le strade o all’interno di edifici. I prigionieri o venivano passati per le armi o venivano deportati e poi venduti come schiavi, senza distinguere fra militari e civili, né fra uomini, donne, vecchi e bambini. Solo i più fortunati fra i nemici di Roma potevano integrarsi in qualche modo nello Stato romano, sottostando alle sue condizioni e alle sue leggi. Tutto questo è dimostrato, per esempio, dalla distruzione di Cartagine, avvenuta nel 146 a.C., lo stesso anno in cui anche la città di Corinto, fu di-strutta dalle fondamenta. Le coscienze più avvertite si interrogavano sul perché Roma ricorresse così spesso alla violenza, come se non avesse po-tuto farne a meno, come se avesse avuto bisogno di combattere, perché “drogata” di guerra. Nell’apprendere delle efferate crudeltà perpetrate sistematicamente dall’esercito romano, queste si chiedevano il perché di tanta spietatezza, che poteva talvolta sembrare fine a se stessa. Gli scru-poli tardivi svaporavano però nell’orgoglio nazionale che prorompeva dai petti al momento della celebrazione dei trionfi.

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Fregio con processione trionfale. Età augustea.Fig.1

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Natale Barca è uno scrittore e saggista che ha al suo attivo un significativo numero di testi che trattano di storia e civiltà dei po-poli antichi.Il suo campo di indagine si estende dall’Europa mediterranea al Saha-ra orientale e all’Asia Occidentale, in un arco di tempo che abbraccia dalla preistoria alla storia antica(www.natalebarca.it).blog: http://natalebarca.blogspot.it

Natale Barca

Il trionfo era al tempo stesso la pubblica glorificazione del comandante vitto-rioso, in occasione della quale questi deponeva il proprio imperium (coman-do militare) davanti al popolo romano; e una straordinaria forma di simbiosi tra la classe dominante e il popolo, che serviva alla prima per assicurarsi il consenso del secondo attorno alla propria linea politica, e al secondo per sentirsi parte costitutiva del sistema politico e militare dominante nel mon-do, e per ammirare le qualità quasi divine dei suoi dirigenti.Peraltro, la celebrazione del trionfo soggiaceva all’autorizzazione del Sena-to, del popolo e della plebe, e questa veniva concessa solo in presenza di de-terminati presupposti. Le limitazioni miravano a contenere l’individualismo, considerato che lasciare campo libero a personaggi troppo popolari o emi-nenti avrebbe potuto mettere in pericolo le istituzioni politiche dello Stato. L’autorizzazione poteva essere richiesta da quel pretore, console o procon-sole che, in una campagna militare condotta contro un nemico esterno allo

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di Natale BarcaNon solo vecchie pietre

Stato romano, avesse guidato le proprie truppe alla vittoria in una definitiva bat-taglia campale, o sotto i cui auspici l’evento si fosse prodotto. Inoltre dovevano essere stati uccisi almeno cinque mila nemici e catturati capi nemici, e bisogna-va aver acquisito un grande bottino di guerra. Un altro dei presupposti dell’autorizzazione era l’acclamazione del comandante vittorioso quale imperator da parte delle truppe. Chiunque fosse stato accla-mato come tale aveva il diritto di fare uso di questo titolo dopo il proprio nome e fino alla celebrazione del trionfo, dopodiché avrebbe dovuto abbandonarlo insieme con l’imperium. L’imperatore doveva scegliere se celebrare il trionfo o presentarsi candidato alle elezioni alle magistrature, le due cose erano incom-patibili fra loro. Se sceglieva il trionfo, allora doveva chiedere di poterlo celebra-re, inviandogli al Senato una lettera contenente la descrizione dei fatti, dettagli sul numero dei caduti di entrambe le parti, l’entità della preda. Quella lettera si chiamava laureata perché recava il segno della corona d’alloro, prefigurazione della corona trionfale. La littera laureata era talvolta accompagnata da un’altra lettera, con la quale il postulante chiedeva che, in caso di diniego dell’autoriz-zazione alla celebrazione del trionfo, gli fosse almeno concessa un’ovatio, una forma minore di trionfo.Il Senato si occupava del caso quando lo riteneva opportuno e decideva a pro-

pria discrezione. Nel frat-tempo l’imperator doveva mantenere l’imperium e rimanere, insieme con le truppe, i prigionieri e la preda, all’esterno della città di Roma, comunque nei pressi, poiché gli era vietato abitare in città e perfino di entrarvi e poco dopo uscirne. La seduta del Senato nel cui ordine del giorno era stata iscritta la questione si teneva, salvo pochissi-me eccezioni, nel Campo di Marte, in particolare nel tempio di Bellona, dea della guerra, per con-

sentire al postulante di parteciparvi, perché il Campo di Marte era situato al di fuori del pomerio; e iniziava con una relazione del postulante stesso. Seguiva il dibattito, durante il quale si valutava se l’evento da celebrare fosse meritevole del trionfo. Quando la grandezza dell’impresa e la gloria del suo attore erano

Fig.2 Decoro del Sarcofago di Portonaccio, con altorilievi raffiguranti battaglie tra Romani e Barbari, probabilmente Germani e marcomanni.

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evidenti, non c’era discussione e si passava subito alla decisione. In caso con-trario, invece, le cose andavano per le lunghe. La discussione del caso era tanto più lunga quanto più si delineavano posizioni diverse, secondo l’orientamento delle fazioni, dei partiti e delle consorterie partecipanti, e quanto più venivano ascoltati dei testimoni esterni. Inoltre, poteva essere bloccata dal veto opposto da uno o più tribuni della plebe, oppure dalla semplice invocazione o minac-cia dell’esercizio di questo diritto, salvo che i tribuni stessi facessero marcia indietro; poteva anche essere ritardata, mediante il ricorso a tattiche dilatorie diverse. L’attesa della pronuncia del Senato, dunque, poteva durare anche uno e perfino più anni. Quando l’alto collegio aveva ormai raggiunto al proprio interno un accordo a favore dell’accoglimento o del diniego della domanda, il postulante riceveva l’agognata risposta. Quest’ultima era un senatusconsultum, cioè un atto di in-dirizzo della politica statale, che aveva la forma del parere, ma a cui era comu-nemente riconosciuta un’efficacia vincolante nei confronti dei magistrati. Se il parere era di segno favorevole, il senatoconsulto stabiliva anche la data della cerimonia. La fissazione della data poteva avvenire d’autorità, oppure d’intesa con l’interessato. Se il parere non fosse stato favorevole alla celebrazione del trionfo, avrebbe potuto almeno essere favorevole alla concessione dell’ovatio. Sia l’acclamazione del comandante vittorioso quale imperator sia il parere del Senato sulla richiesta di celebrazione del trionfo soggiacevano alla conferma del popolo e della plebe, che venivano chiamati a votare distinte proposte di

Arco di tito: la processione trionfale dell’ImperatoreFig.3

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di Natale BarcaNon solo vecchie pietre

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legge. Poteva così avvenire che una decisione favorevole del Senato venisse “bocciata” dalle assemblee popolari o che una decisione sfavorevole fosse inve-ce convertita in autorizzazione da un plebiscito. Per i proconsoli si rendeva ne-cessaria anche l’approvazione di un’apposita legge o plebiscito che prorogasse l’imperium e gli auspicia per il giorno del trionfo. Se, durante l’attesa del rilascio del parere, o della conferma del parere stesso, o dell’approvazione della legge di approvazione, il postulante moriva, il proce-dimento di autorizzazione si arrestava.Nel giorno stabilito, un corteo lungo, stretto, compatto, percorreva le vie di Roma, mentre il popolo, assiepato ai lati del percorso, impazzito dalla gioia e drogato dall’orgoglio, acclamava i vincitori e sbeffeggiava i vinti.Aprivano la processione alcuni tori bianchi, seguivano i senatori e i magistra-ti, tutti in abito di cerimonia, accompagnati da suonatori di tromba. Venivano avanti, quindi, i fercula, barelle portate a spalla, e poi i carri trainati da buoi, carichi della parte più notevole del bottino di guerra (armi, insegne militari, opere d’arte, oggetti preziosi, animali esotici), che, alla fine della cerimonia, sarebbe stata depositata nell’erario dello Stato o sarebbe stata distribuita tra templi ed edifici pubblici. Era poi la volta delle tabulae pictae, grandi pitture che illustravano episodi del conflitto e le terre appena conquistate; e di statue leggere, simboleggianti le etnie sottomesse. Preceduto dai littori con tuniche di porpora e i fasci in brac-cio, accompagnato da suonatori di flauto e di cetra, ecco incedere di seguito il Trionfatore, in piedi, sopra un carro altissimo, simile a una torre, tutta oro, avorio e gemme, trainato da quattro cavalli bianchi. In piedi, lo sguardo fis-so in avanti, questi stringeva in mano redini d’oro e uno scettro sormontato da un’aquila. Vestiva un abito di porpora, aveva il capo cinto da una corona d’alloro e il viso dipinto di rosso. Uno schiavo, alle sue spalle, mentre il carro avanzava tra due ali di folla in delirio, gli teneva una corona d’oro sul capo e gli ripeteva piano in un orecchio: Hominem te esse memento, “Ricordati che sei un uomo”. Spesso sul carro, insieme con il trionfatore, vi erano i suoi figli più piccoli. Seguivano, a cavallo, gli alti ufficiali dell’esercito e gli eventuali figli adulti del comandante vittorioso. Sopraggiungevano quindi i vinti: i capi, inca-tenati, precipitati dalle più alte vette dell’orgoglio e della vanagloria nell’umi-liazione più profonda, e la moltitudine degli altri prigionieri, fatti schiavi. Il popolo osannante vedeva sfilare i prigionieri straziati, umiliati e in catene, si inorgogliva, ma al tempo stesso tirava un sospiro di sollievo, ringraziando il cielo che la triste sorte dei vinti fosse toccata a loro, e non a dei Romani. Chiudevano il corteo i soldati reduci del conflitto, che sfilavano in parata, can-tando e lanciando battute salaci all’indirizzo del loro comandante.

Il trionfo era dunque una scenografica processione-spettacolo, interminabile (durava un giorno intero, o anche più giorni), coinvolgente e catartica. Partiva dall’Iseo Campense, una zona vicino al Pantheon; entrava nei teatri di Pompeo e di Marcello, sfiorava il Palatino, passava per il Circo Massimo e il Foro, e si arrestava nell’area Capitolina, cioè sull’alto del Campidoglio, ai piedi della sca-linata dell’alto podio del Tempio di Giove Ottimo Massimo, patrono della città e garante del suo destino. La celebrazione si concludeva con il sacrificio dei tori bianchi, l’offerta di corone d’alloro e il banchetto rituale, tra architetture imponenti e dense di significati simbolici, di cui facevano parte anche i templi di Giove Feretrio, garante dei giuramenti, e della dea Fides, e le statue dei re di Roma, di Marco Giunio Bruto, il fondatore della Repubblica, e dei personaggi di spicco delle grandi famiglie che avevano fatto la storia della città. ●

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Fig.4 Arco di Costantino

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I nostri eventi per i vostri 5 sensi Ascolta!

tAm tAmUSICAGrandi emozioni per giovani passioniTeatro Edi, Milano

Dal 2 dicembre 2012 al 7 aprile 2013

TAMTAM, grandi emozioni per giovani passioni è la rassegna di con-certi di musica classica che l’Associazione Amici della Musica Mi-lano propone per i suoi piccoli spettatori la domenica mattina al Teatro Edi del Centro Barrio’s. La nuova stagione, che si è aperta il 2 dicembre con “C’era una volta l’opera”, prosegue con “Un pia-noforte per Vespina”, “Il nonno, Pierino, il lupo & Company” e molti altri spettacoli che accompagneranno i più piccoli alla scoperta del meraviglioso mondo della musica classica.

Per Informazioni: www.amicidellamusicamilano.it/tAmtAmusica1213.html

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I nostri eventi per i vostri 5 sensi num

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COUNtRY CHRIStmASFiera di Pordenone

Dal 14 al 16 dicembre 2012

Country Christmas, l’evento che trasforma i padiglioni della fiera di Pordenone in una città in tipico country style, con oltre 20 000 visi-tatori attesi da Italia, Slovenia, Croazia, Austria e Germania. Duran-te la fiera verranno allestiti un’arena che accoglie gare ed esibizioni, team penning e western pleasure, due saloon dove gustare piatti tipici e birra e una pista da ballo dove scatenarsi a ritmo di musica country fino a notte fonda. Immancabile il Country Market, per ri-farvi il guardaroba in completo stile country: troverete ogni sorta di accessorio, dal cappello da cowboy, agli stivaloni western, dalle camicie a scacchi fino alle fibbie.

Per informazioni: www.fierapordenone.it

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I nostri eventi per i vostri 5 sensi Gusta!

PIÙGUStO - Fiera Internazionale del GustoLugano (Ticino)

Dal 14 al 16 dicembre 2012

Piùgusto è la Fiera Interna-zionale del Gusto dedicata alle eccellenze alimentari. La città di Lugano divente-rà per l’occasione una ric-ca ed intrigante vetrina per scoprire e degustare le più eccellenti e tipiche produzio-ni agroalimentari ed enoga-stronomiche.

Per informazioni: www.salonedelgusto.ch

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I nostri eventi per i vostri 5 sensi num

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RENOIR. La vie en peintureScuderie del Castello Visconteo, PAVIA

Fino al 16 dicembre

Per informazioni: www.scuderiepavia.com

Ultimissimi giorni per Renoir a Pa-via, dove le Scuderie del Castello Visconteo ospitano un’importante retrospettiva dedicata ad uno dei massimi esponenti dell’Impres-sionismo: Pierre-Auguste Renoir. L’esposizione, a cura di Philippe Cros - attraverso una selezione di dipinti, pastelli e disegni - riper-corre la carriera del grande Ma-estro francese mettendo in evi-denza il ruolo dell’artista nella storia dell’arte moderna. Il pub-blico ha la possibilità di ammirare importanti lavori, alcuni dei quali esposti per la prima volta in Ita-lia, provenienti da prestigiose re-altà museali internazionali tra cui la National Gallery of Art di Wa-shington, il Columbus Museum of Art (Ohio), il Centre Pompidou di Parigi eil Palais des Beaux Arts di Lille.

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I nostri eventi! Annusa! EROtIC PINK FOR LIFE!Museo Fondazione Luciana Matalon, Milano

Dal 12 al 15 dicembre 2012

EroticPink For Life! è il titolo della mostra fotografica del duo crea-tivo e ironicamente sexy de Le Pink, formato dalla fotografa Alessan-dra Rosati e dall’Art Director Pamela Salvato, fondatrici di Erotic Pink www.eroticpink.com. Il percorso espositivo, curato da Alessandro Pao-lo Mantovani, nasce per celebrare la vittoria del Pink nella vita di tutti i giorni, un trionfo che nasce dalla filosofia che da sempre accompagna il progetto artistico e creativo Erotic Pink per cui l’Ironia è Sexy e che

dalla sua nascita, in occa-sione di Art Basel Miami nel 2009, a oggi ha contagiato ogni persona che vi si è av-vicinata, tanto da intrapren-dere la strada del Licen-sing con l’agenzia C.L.A di Romana Caldarelli. Colore, umorismo, sensualità fanno delle opere fotografiche EP una vera e propria interpre-tazione femminile dell’arte pop, tra cui Looks like Pink, Yes Vegeterian, Pink Divas e Happy Liberation. In oc-casione della mostra Ero-

tic Pink For Life verranno presentati al pubblico Pink Kama Fitness e lo scatto dal sapor fashion-green realizzato alla nota dj, giornalista e scrittrice Paola Maugeri!

Per informazioni: www.fondazionematalon.org

Concorso letterario Prima edizione

“Nei libri con Medeo” Concorso letterario riservato ai romanzi e ai racconti inediti

a votare saranno gli utenti del social network Medeo!

Sei uno scrittore?IscrIvItI al social network per la cultura Medeo.it e manda il modulo di iscrizione entro il 28.02.2013. sezione romanzi: se hai meno di 26 anni potrai partecipare nella catego-ria Medeo Young, altrimenti iscriviti alla categoria Medeo senior.sezione racconti: partecipa con il tuo racconto al concorso dal tema “c’era una volta...”. La categoria è libera.

Sei un lettore?IscrIvItI al social network per la cultura Medeo.it e potrai leggere e votare gli estratti dei romanzi e dei racconti in concorso. I più votati dagli utenti del social network arriveranno alla fase conclusiva del concorso in cui una giuria decreterà il vincitore per ogni categoria.

Il concorso è organizzato con il patrocinio di Fondazione Per Leggere - Biblioteche sud Ovest Milano, e con la collaborazione di Diamond Editrice.

scarica i moduli per partecipare: Bando - Modulo

Scopri Medeo.it, il social network per la cultura, iscriviti al concorso Nei libri con Medeo.

La partecipazione è gratuita!

Il primo classificato in ogni categoria sarà pubblicato GrAtUItAMENtE da Diamond Editrice!

www.fondazioneperleggere.it www.diamondeditrice.eu

Affrettati, le iscrizioni sono aperte fino al28 febbraio 2013!

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61Io Come AutoreÈ una rivista di EbooksErvicE srl

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