la comunicazione politica: l’opinione degli italiani e ... · l’opinione degli italiani e delle...

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Indagine dell’Osservatorio Permanente sui Cambiamenti della Comunicazione - OPCC Pubblicazione dello speciale ACADEMY sul n. 9 - novembre 2016 della rivista ADVERTISER La comunicazione politica: l’opinione degli italiani e delle agenzie di comunicazione

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Indagine dell’Osservatorio Permanente sui Cambiamenti della Comunicazione - OPCC

Pubblicazione dello speciale ACADEMY sul n. 9 - novembre 2016 della rivista ADVERTISER

La comunicazione politica:l’opinione degli italianie delle agenzie di comunicazione

96 Advertiser Communication Strategies

L’Osservatorio Permanente sul Cambiamento della Comunicazione di Unicom inaugura

una nuova metodologia di indagine: il confronto tra chi fruisce la comunicazione

e chi la crea. Una nuova dialettica, che in questo numero vede 2000 consumatori e 26 agenzie di comunicazione confrontarsi su un

tema di grandissima attualità, quello della comunicazione politica, per indagare il ruolo

dei media, capire come sfruttare i canali a disposizione e come impostare le future

strategie comunicative.

Comunicazione politica:

l’opinione degli italiani e delle

agenzie di comunicazione

A cura diOPCC

ACADEMY

di Federico Rossi, Comitato Coordinamento OPCC e Responsabile Cultura Consiglio Direttivo Unicom

La “nuova” Unicom, che da oltre 30 anni mette al centro della sua mission lo sviluppo della buona comunicazione, punta sempre più a diventare un riferimento autorevole aggre-gando agenzie, professionisti e studenti. Tutti i protagonisti del mondo della comunicazione devono poter trovare in Unicom un “hub” all’interno del quale attingere sapere e con-temporaneamente apportare sapere.Un sistema dinamico, in costante evoluzione proprio perché strutturato per e su i pro-fessionisti della comunicazione. Un sistema, fortemente correlato anche con il mondo accademico e più in generale della formazio-ne, in grado di interpretare il cambiamento e restituire degli strumenti operativi per la sua gestione. In questo contesto l’Osservatorio OPCC gioca un ruolo fondamentale sia per mettere a sistema la conoscenza, supportan-dola anche con l’evidenza scientifica di analisi e ricerche, sia per amplificare la condivisione, rendendo di fatto accessibile a tutti questo patrimonio di know how.

Condividere saperi ed esperienze UNICOM PER LA CULTURA DELLA BUONA COMUNICAZIONE

L’Osservatorio Unicom muove e cambiaDALLA TEORIA ALLA PRATICAdi Roberto Amarotto, Coordinatore OPCC e membro Consiglio Direttivo Unicom

Nel numero di marzo del 2013, iniziava la collabo-razione tra Unicom e questa testata. Con il titolo “Comunicazione che cambia: un punto di vista... permanente” debuttava il nascente Osservatorio Permanente sul Cambiamento della Comunica-

zione (OPCC) di Unicom. La “comunità OPCC” iniziava così

97 www.advertiser.it

OSSERVATORIO UNICOM

I numeri - 16 tutor, professionisti di settore associati a

Unicom di comprovata esperienza.- 14 membri del Comitato Scientifico, tra cui

giornalisti, accademici ed esperti. - 2000 consumatori che compongono il panel

di riferimento di EMG-Acqua.- 5 membri del Comitato di Coordinamento,

specialisti della comunicazione che organiz-zano e interpretano i risultati dell’indagine e redigono il rapporto finale.

Gli Intenti Fotografare e analizzare il mercato della co-municazione per fornire a tutti professionisti di settore, tra cui in primis le imprese associa-te Unicom, strumenti informativi e strategici in grado di contribuire alle loro valutazioni in merito ai trend contemporanei e futuri, per orientarne le scelte operative e di posiziona-mento.

Come nascono le ricerche dell’OPCCFase 1: individuazione di una tematica da ap-

profondire.Fase 2: somministrazione del relativo questio-

nario a 3 focus group, ovvero Tutor, Comita-to Scientifico e Panel di consumatori.

Fase 3: raccolta dei risultati. Fase 4: redazione di un commento tecnico

all’analisi svolta sul panel.Fase 5: pubblicazione di un’analisi complessi-

va che organizzi e presenti i risultati ottenuti, evidenziando le conclusioni.

La Struttura OSSERVATORIO OPCC DI UNICOM

un ciclo di studi basato esclusivamente sulle competenze dei nostri tutor e dei membri del comitato scientifico: professionisti, ricercatori e accademici venivano chiamati a rispondere agli stimoli del comitato di coordinamento, il quale si occupava poi di analizzarne le risposte e organizzarle in reportage tematici. Durante i suoi primi anni, quindi, l’OPCC ha impostato il proprio lavoro sulla realizzazione di studi e analisi caratterizzati da un taglio prevalentemente teorico: in un pacifico duello intellettua-le, le “squadre” dei tutor e dei membri del comitato scientifico si sono più volte sfidate e a!rontate su temi specifici e argomenti chiave per la nostra professione, ambito in continua evoluzione in cui ogni giorno ci mettiamo alla prova. I due punti di vista, per quanto spesso in posizione dialettica - e in alcuni casi addirit-tura antitetica - erano però sempre espressione del sentire di un gruppo molto selezionato di professionisti e addetti ai lavori: insomma, la voce degli insider. E poi qualcosa è cambiato: nuovi colleghi, nuovi membri nel consiglio direttivo, e l’arrivo della EMG - Acqua Group, guidata da Fabrizio Masia, ci hanno por-tato a una virata verso un approccio più pratico, più vicino alla realtà, in grado di fondere l’aspetto accademico alla sua decli-nazione pragmatica. La EMG - Acqua Group è infatti struttura specializzata in ricerche di mercato, che mette a disposizione di Unicom un panel di 2000 consumatori a cui sottoporre i quesiti oggetto di indagine: si amplia così il numero di attori coinvolti nei nostri studi, che non sono più solo comunicatori di pro-fessione ma anche persone esterne all’ambiente, con interes-si, preparazione culturale e esperienze professionali diverse e che rappresentano il mercato italiano nel suo complesso. Il risultato è una risposta più completa e articolata, un quadro più attendibile sul sentiment in merito ai temi che ci stanno a cuore, e di conseguenza una visione più profonda e consa-pevole del momento che stiamo attraversando, storicamente e comunicativamente. Proprio l’importanza della consape-volezza del tempo in cui viviamo ci ha ispirato nella scelta e nella definizione del tema dell’indagine che presentiamo in questo numero di Advertiser. Lo studio si concentra, come sempre, sulla comunicazione, e in particolar modo su una delle sue declinazioni, quella della comunicazione politica, di estrema attualità, considerato l’imminente referendum in Italia, le elezioni presidenziali negli USA e, pochi mesi fa, il referendum nel Regno Unito relativo a Brexit. Il nostro lavoro di indagine e i risultati che ne sono emersi hanno sempre avuto, e continuano ad avere, uno scopo molto preciso: o!rire spunti agli operatori del comparto sui cambiamenti del no-stro settore; senza pretese di esaustività, ma nella convinzio-ne di poter essere utili, in quanto strumenti per interpretare la realtà del nostro ambiente in modo consapevole e informato.Aver allargato il bacino di persone coinvolte e avere al nostro fianco un partner in grado di analizzare e organizzare profes-sionalmente i risultati ottenuti ci fa sperare di aver fatto un passo avanti, se non all’insegna dell’oggettività assoluta, per lo meno nella direzione di un’informazione sempre più completa, puntuale e ragionata.

98 Advertiser Communication Strategies

ACADEMY

I RISULTATI IN PILLOLE di Fabrizio Masia Coordinamento OPCC e direttore dell’Istituto Emg Acqua

Un’Italia disgustata e sempre più lontana dalle vicende politiche. Così ci descrive il Belpaese l’indagine da noi svolta, rivolgendo le interviste a un campione molto ampio di cittadini adulti (oltre 1.500) e - parallelamente - a un numero significati-

vo di agenzie di comunicazione. I nostri concittadini si dichia-rano in maggioranza disinteressati (32,3%), se non addirittura disgustati dalla politica (21,5%), relegando a un modesto 13,9% la porzione di coloro che si sentono concretamente impegnati (1,0%) o comunque propensi a seguire regolarmente i fatti della res publica (12,9%). Questo tipo di atteggiamento si riverbera nell’auto-collocazione dei rispondenti, rispetto alla quale si assiste a un progressivo passaggio degli italiani dalle radicate categorie del vecchio millennio (destra, centro, sinistra) a un posizionamento vieppiù non ideologizzato sull’alta torre dei

“non collocati” (il 50%!). L’evidente distonia e il conseguente distacco si trasformano in un processo piuttosto superficiale di acquisizione delle informazioni, che vede soprattutto nelle notizie poco approfondite dei telegiornali il cardine informa-tivo, facendo persino registrare un 23,8% di individui che non si informano mai (praticamente un elettore su quattro non sa nulla, con delle punte del 40% tra i giovani!). La democrazia del voto oggi si poserebbe quindi su basi comunicazionali assai fragili, derubricando i quotidiani tradizionali a meri compri-mari dell’informazione (12,1%). I dati non sorprendono a!atto qualora si consideri che la fiducia nei politici in generale non raggiunge il 10% e che anche la credibilità dei politici sui quali verrà indirizzato il voto è mediamente sotto il 30%. Se a questo scenario si associa la scarsa a"dabilità percepita dei giornalisti (22,8%), si comprende non solo la siderale distanza del mondo della politica e dei media dei cittadini, ma anche il motivo per cui sui mezzi di informazione si va alla ricerca soprattutto del commento tecnico di esperti (54,4%), mentre il racconto delle vicende politiche (25,8%) o il commento dei giornalisti (14,6%) o

72,2%

18,2%

16,7%

12,0%

8,9%

8,6%

4,4%

5,4%

47,4%

52,6%

63,2%

15,8%

10,5%

26,3%

15,8%

0,0%

GRAFICO 2: FONTI DI INFORMAZIONE SULLA POLITICA - IL WEB

BLOG / FORUM

APPROFONDIMENTO

SITI DI PARTITO

TWITTER

SITI DI CANDIDATI

ALTRO

FACEBOOK

SITI ISTITUZIONALI

GLI ITALIANI LE AGENZIE UNICOM

GRAFICO 1: AUTOCOLLOCAZIONE POLITICA

5,2%

16,5%

3,8%

18,6%

5,9%

50,0%

15,4%

19,2%

3,8%

19,2%

11,5%

30,9%

CENTRODESTRA

CENTRO

SINISTRA

NON COLLOCATI

DESTRA

CENTROSINISTRA

GLI ITALIANI LE AGENZIE UNICOM

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OSSERVATORIO UNICOM

Criteri seguiti per la formazione del campioneCittadini: campione rappresentativo della

popolazione italiana maggiorenne per sesso, età, istruzione, regione, classe d’ampiezza demografica dei comuni.

Associati Unicom: accesso libero per tutte le agenzie a questionario online.

Metodo di raccolta delle informazioniRilevazione telematica su panel per i cittadini e Cawi per gli associati Unicom.

Numero delle persone interpellate, universo di riferimento, intervallo fiduciario Universo cittadini: popolazione italiana mag-

giorenne; campione: 1.573 casi; intervallo fiduciario delle stime: ±2,5%; totale contatti: 2.000 (tasso di risposta: 79%); rifiuti/sostitu-zioni: 427 (tasso di rifiuti: 21%).

Campione agenzie Unicom: 26.

Periodo in cui è stata realizzata l’indagineCittadini: 17–18 settembre 2016.Agenzie: 21 settembre-13 ottobre 2016.

LA SCHEDA TECNICA DELL’INDAGINE

dei politici (5,2%) è dichiarato molto meno interessante.Non si vedono allo stato attuale nemmeno buone notizie per la comunicazione sul web: se i giornali online costituiscono una preziosa fonte di informazione per un residuale 7,2% del cam-pione, né i siti internet (8,2%) né i social network (7,4%) avreb-bero ancora “sfondato”, lasciando comunque a Facebook (71,2%) il primato di source preferenziale nello sterminato universo della rete. D’altro canto la comunicazione politica sul web è “su-perflua, poco utile” per il 31,3% degli interpellati e, in alcuni casi, si presenta “fastidiosa” (17,6%). Al massimo la si può conside-rare una “integrazione dell’informazione tradizionale” (43,2%). Solo un 8% circa di “pionieri” la giudica veramente utile.Ma anche il futuro sarà il medesimo per la comunicazione poli-tica sul web? Quasi un 40% del campione esita a esprimersi. Tra i rimanenti, i rispondenti si dividono tra chi pensa che internet nei prossimi 5 anni continuerà a incidere meno di tv e piazze (16,8%) o non conterà molto (7,9%) e una maggioranza relativa (36,6%) che ritiene che internet diventerà più rilevante della te-levisione (25,6%) o, addirittura, farà sparire la politica da tv e dai

57,7%

23,1%

15,4%

3,8%

43,2%

31,3%

17,6%

7,9%

GRAFICO 3: COMUNICAZIONE POLITICA SUL WEB - IL GIUDIZIO

SUPERFLUA, POCO UTILE

FASTIDIOSA

UN’INTEGRAZIONEDELL’INFORMAZIONE

TRADIZIONALE

MOLTO UTILE

GLI ITALIANI LE AGENZIE UNICOM

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ACADEMY

comizi (11%). Proprio questa leggera predominanza fa filtrare un raggio di ottimismo per il futuro della comunicazione politica sulla rete. Le agenzie si presentano, come era lecito attendersi, in modo completamente di!erente rispetto alla popolazione.I peculiari connotati che contraddistinguono la professione del comunicatore e il più alto livello di scolarizzazione dei rispon-denti (quasi tutti titolari delle agenzie interpellate) disegnano un mondo della comunicazione assai più interessato ai fatti della politica (marginale la quota dei “rejectors”: 19,2%), maggior-mente ideologizzato (poco più del 30% i “non collocati”, con una sostanziale equi-distribuzione tra centro-destra e centro-sini-stra), e fanno registrare un’elevata penetrazione delle molteplici fonti di comunicazione, con un rilevante 61,5% di attenzione ai siti internet (per la lettura delle notizie politiche). Nel dettaglio, le fonti online consultate dalle agenzie vedono una predominanza dei siti di approfondimento politico (63,2%), che i consumatori consultano solo nel 16,7% dei casi; parallelamente, le agenzie si a"dano massicciamente a blog/forum (52,6%),

mentre i consumatori lo fanno solo nel 18,2% dei casi.Per i comunicatori, quindi, internet è oggi una realtà: “molto utile” per circa un’agenzia su quattro, e una buona “integrazione dell’informazione tradizionale” per il 57,7% degli intervistati. Solo una contenuta parte del campione ritiene la rete “fasti-diosa” (15,4%) o “superflua” (3,8%). Volgendo lo sguardo al prossimo quinquennio, il futuro della comunicazione politica si fonderà inevitabilmente sul web: a sostenerlo è la maggioranza assoluta delle agenzie. Per il 53,9%, la rete diventerà più impor-tante delle piazze e della televisione e, per un 3,8% di “visiona-ri”, la forza del web sarà tale da far sparire le antiche forme di comunicazione. Solo su un punto popolazione e comunicatori sono completamente d’accordo: la scarsissima credibilità dei giornalisti e dei politici. Per le agenzie, addirittura, gli indicatori di fiducia precipitano al 15,4% per i primi (-7,4% rispetto agli italiani) e al 3,9% per i secondi (-5,9%). Forse l’assenza di filtro della rete aumenterà il grado di verità delle notizie?Lo capiremo assieme al prossimo giro!

50,3%

19,2%

12,1%

10,6%

8,2%

7,4%

7,2%

7,0%

2,3%

1,5%

0,6%

0,5%

0,5%

0,4%

0,1%

12,1%

23,8%

80,8%

65,4%

57,7%

30,8%

61,5%

38,5%

53,8%

11,5%

GRAFICO 5: FONTI DI INFORMAZIONE SULLA POLITICA

TALK SHOW

QUOTIDIANI

SITI INTERNET

SOCIAL NETWORK

QUOTIDIANI ONLINE

PASSAPAROLA

TELEGIORNALI

RADIO

GLI ITALIANI LE AGENZIE UNICOM

CONVEGNI / DIBATTITI

PARTITO / CIRCOLI

VOLANTINI / DEPLIANT

LIBRI DEDICATI

ALTRO

NESSUNO IN PARTICOLARE

SETTIMANALI / MENSILI

MANIFESTI / AFFISSIONI

NON MI INFORMO

19,2%

15,4%

0,0%

7,7%

7,7%

11,5%

0,0%

0,0%

0,0%

GRAFICO 6: ATTEGGIAMENTO VERSO LA POLITICA

IMPEGNATI ASSIDUI OCCASIONALI DISINTERESSATI DISGUSTATI

‘Sono politicamenteimpegnato.’

‘Seguo regolarmentele vicende politiche.’

‘Seguo occasionalmentele vicende politiche.’

‘La politica nonmi interessa.’

‘La politicami disgusta.’

32,3%38,5%

12,9%

38,5%

1,0%3,9%

32,3%

11,5%

21,5%

7,7%

GLI ITALIANI LE AGENZIE UNICOMREJECTORS 53,8% REJECTORS 19,2%

53,9%

26,9%

3,8%

7,7%

7,7%

25,6%

16,8%

11,0%

7,9%

38,7%

GRAFICO 4: COMUNICAZIONE POLITICA ONLINE - DA QUI A 5 ANNI

GLI ITALIANI LE AGENZIE UNICOM

LA RETE DIVENTERÀ PIÙIMPORTANTE DI TV E

MANIFESTAZIONI DI PIAZZA

INTERNET CONTINUERÀA INCIDERE MENO DI TV E PIAZZE

IL FUTURO SARÀ DELLA COMUNICAZIONE POLITICAON LINE: TV E PIAZZE SPARIRANNO

LA RETE NON CONTA MOLTOE NON CONTERÀ MOLTO

ANCHE PER I PROSSIMI 5 ANNI

PREFERISCO NON INDICARE

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CONSUMATORI E PROFESSIONISTI A CONFRONTO SULLA COMUNICAZIONE POLITICA: L’ANALISI DAGLI ESPERTI DELL’OPCCdi Andrea LupoComitato di Coordinamento OPCC

Abbiamo sottoposto il questionario sulla comunica-zione politica al nostro panel di riferimento, com-posto da 2000 consumatori per così dire “generici”, e contemporaneamente lo abbiamo somministrato a un campione di 26 agenzie di comunicazione. I

risultati emersi hanno messo in luce una sostanziale divergenza di vedute tra i due gruppi di riferimento: per capire meglio come in-terpretarli, li abbiamo presentati al Comitato Scientifico e ai Tutor dell’OPCC, che li hanno analizzati e commentati, e ne hanno tratto delle interessanti e forse inattese conclusioni.Vediamo qui di seguito le due analisi comparate e, per finire, i risul-tati conclusivi della nostra ricerca.

L’analisi del Comitato Scientifico OPCCIl Comitato Scientifico OPCC rimarca in primo luogo la sostanziale di!erenza di visione tra il campione di popolazione italiana e le agenzie di comunicazione. Si tratta in realtà di un risultato abba-stanza atteso, che ribadisce, da parte delle agenzie, un maggiore legame con la politica, anche per ragioni di lavoro, che si riflette tanto nella maggior attenzione ai diversi canali di comunicazione e nella maggiore propensione all’approfondimento e all’interazione, quanto in una maggiore disillusione rispetto al ruolo rivestito da

politici e giornalisti. In sostanza, secondo il Comitato Scientifico, i professionisti della comunicazione sembrano avere anticorpi che gli italiani, in genere, non sembrano possedere. Occorre però fare attenzione, perché il divario tra la visione delle agenzie e del pubbli-co, così come per le fonti di informazione, può facilmente tradursi in errori di percezione, lettura e interpretazione dello scenario che possono portare allo sviluppo di strategie totalmente sbagliate; un fenomeno, questo, non limitato ai confini nazionali: Brexit e Trump ne sono un esempio palese. Tornando al questionario, gli italiani ri-cavano l’informazione politica in prevalenza dai telegiornali (50%) rispetto ai canali digitali, con siti internet, social media e quotidiani online che si attestano attorno a un misero 7-8% del campione. Se analizziamo nel dettaglio questa percentuale legata al web e andiamo a vedere quali sono, all’interno di questo 7-8% relativo all’informazione politica in rete, le fonti maggiormente consultate, vediamo che si conferma la profonda di!erenza di contenuti e di linguaggi tra italiani e professionisti della comunicazione: mentre i tre quarti dell’informazione politica da web per gli italiani proviene da Facebook, per due agenzie su tre sono i siti di approfondimento politico a essere la fonte principale di informazione online.Anche se il dato generale conferma la scarsa influenza di internet nella formazione dell’opinione politica, il Comitato Scientifico am-monisce a non prendere il fenomeno sottogamba. La sfiducia verso i media tradizionali e la rabbia di molti strati della popolazione porta a cercare il conforto di chi propone ricette facili e dice le cose che si vogliono sentir dire. La velocità, la superficialità, la ricetta miraco-losa in 140 battute è già oggi, in molti casi, più vincente del dibattito.Un altro dato sottolineato dal Comitato Scientifico è quello relativo alla comunicazione politica online da qui a cinque anni. Se le

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agenzie, in maggioranza, pensano che la rete diventerà più impor-tante di TV e piazze contro solo il 26% degli italiani, questo non potrà non avere ripercussioni sulle strategie di comunicazione. Una possibile chiave di lettura è che gli italiani sottostimino il ruolo del web nella formazione dell’opinione mentre le agenzie tendono a usare il web come un media mainstream. Secondo il Comitato Scientifico, occorre però tener conto di un altro elemento importante non direttamente inquadrato dal questio-nario: il ruolo di integrazione che la componente on-line svolge rispetto a tutti gli altri media. La TV, in particolare, è sempre più strettamente intrecciata alle dinamiche del web, sia dal punto di vista della fruizione (il computer e i dispositivi mobili sono utilizzati anche per visionare i canali televisivi trasmessi in streaming), sia da quello hardware, visto che la maggior parte dei televisori oggi in vendita sono smart e si connettono alla rete per o!rire una diversa modalità di accesso al web.Oggi non è più possibile scindere online e o"ine; di fatto, la per-vasività della comunicazione digitale e quindi della possibilità di comunicazione bidirezionale, è una delle leve fondamentali della terza rivoluzione industriale, e la comunicazione politica deve adeguarsi alle trasformazioni profonde che ciò comporta.(contributi di Daniela Brancati, Massimo Giordani, Alessandro Santambrogio, Michelangelo Tagliaferri)

L’analisi dei tutor di settoreSecondo i tutor, il primo dato che emerge dalla ricerca è lo sfalda-mento del rapporto tra cittadino e politica. La disa!ezione verso l’appartenenza politica, il disinteresse se non il disgusto per la politica stessa, e persino per il voto, ne sono una testimonianza. Una ragione può risiedere nel fatto che, rispetto al passato, l’assenza di collegi o preferenze possa aver determinato la mancanza di pun-ti di riferimento e quindi una minore voglia di interazione con i politici stessi. Ma certamente non è questa l’unica causa di un malessere di!uso che trova sfogo nei social media e in Facebook in particolare. Anche se poi, strano a dirsi, dalla ricerca si evince che il web, cui forse si tende a dare poca autorevolezza, ha molto meno presa di quanto sarebbe lecito attendersi. Non seconda-rio, secondo i tutor, anche il ruolo dei giornalisti, forse meno autorevole e meno portato alla mediazione professionale che in passato. Le agenzie rappresentano, secondo la ricerca, una sorta di “elite attiva” dell’opinione pubblica: più disposta ad autocollo-carsi politicamente, più disposta ad attivarsi e a partecipare alle discussioni, con una dieta mediatica più complessa e struttu-rata, con maggior fiducia nel ruolo degli “esperti” e meno del passaparola (il dato sulla centralità di Facebook e le di!erenze tra agenzie e cittadini italiani in genere è abbastanza clamoroso) ma allo stesso tempo più convinta del fatto che Internet modifi-

ACADEMY

103 www.advertiser.it

di Michele CornettoComitato Coordinamento OPCC

Il nostro obiettivo è comunicare sempre me-glio: capire come la pensano i nostri interlocu-tori, quelli a cui vogliamo veicolare messaggi e presso cui intendiamo promuovere servizi, significa conoscere chi abbiamo davanti e avere quindi gli strumenti per interpretarne, il più correttamente possibile, le esigenze e le modalità di ricezione dei nostri contenuti. Questo ci dà gli strumenti per costruire mes-saggi sempre più e!caci e parlare in modo sempre più diretto col nostro target.Con questa indagine abbiamo voluto studiare in che modo la comunicazione politica viene percepita dagli italiani e, parallelamente, da coloro i quali quella comunicazione la costrui-scono, ovvero le agenzie di comunicazione.Riteniamo che i dati e le informazioni che ne abbiamo ricavato siano molto interessanti e possano essere presi come linee guida per la costruzione del nostro lavoro.Con lo stesso intento di crescita e approfondi-mento, stiamo lavorando alla prossima ricerca: ci concentreremo sulla comunicazione sociale e, con la stessa formula usata per il report che avete appena letto, sottoporremo il nostro questionario al panel di consumatori e alle agenzie di comunicazione, e confronteremo risposte e risultati.Nell’attesa degli esiti di questa nuova indagi-ne, vi invitiamo a partecipare alla discussione sui nostri canali online: il blog di Unicom e la pagina Facebook u!ciale dell’associazione sono aperti alla condivisione e al confronto. Aspettiamo i vostri commenti e le vostre riflessioni e vi lanciamo un invito: quale ar-gomento vorreste vedere trattato su queste pagine in futuro? Fatecelo sapere, e lavoriamo insieme per una comunicazione sempre più intelligente e consapevole.

Comunicare bene? QUESTIONE DI METODO

cherà i rapporti di forza nei prossimi cinque anni, più disposta a interagire direttamente con i politici, vuoi per cultura, vuoi per motivazione, vuoi per maggiore fiducia nel fatto che qualcuno, dall’altra parte, risponderà e!ettivamente. Questa visione elita-ria da parte dei professionisti della comunicazione porta però a chiedersi se poi il rischio non sia quello di chiudersi in una sorta di “bolla”, in cui la percezione del mondo da parte dei comuni-catori stessi, ma anche dei politici e dei giornalisti finisca per confliggere con quella del comune cittadino, provocando di fatto enormi errori di prospettiva. Anche la politica, secondo i tutor, ha una sua parte di responsabilità. Molti politici sono ancora troppo legati alle frizioni dei palazzi romani, ai trending topic su Twitter, alle dichiarazioni, al trafiletto di giornale, e allo stesso tempo tendono a privilegiare i mezzi low cost come Facebook per raggiungere, segmentare e promuovere iniziative sull’eletto-rato, a discapito di una comunicazione di contenuto.(Contributi di Dino Amenduni, Enrico Anghilante, Francesco Ferro)

ConclusioniQuesto primo appuntamento del nuovo corso dell’OPCC sulla comunicazione politica si rivela immediatamente ricchissimo di informazioni e spunti utili a capire una realtà in continuo cambiamento. Un grande valore aggiunto è indubbiamente rappresentato dal sondaggio che mette a confronto la posizione degli italiani e dei professionisti della comunicazione sui diversi temi proposti, e che permette di sviluppare la discussione su basi solide e concrete, o!rendo chiavi di lettura anche originali e inedite. Nel caso della comunicazione politica, ad esempio, le profonde di!erenze riscontrate tra italiani e agenzie nella scelta delle fonti e nell’utilizzo dei canali di informazione, nell’impegno e nell’interazione stessa con la politica, portano Comitato Scientifico e Tutor a riflettere sull’origine di quegli errori di interpretazione e prospettiva che hanno caratterizza-to, anche a livello internazionale, i maggiori eventi degli ultimi mesi - da Brexit a Trump - e chissà, forse a meglio comprendere quello che potrà succedere con il referendum costituzionale in Italia. Dati relativamente inattesi come quelli sulla reale (e scarsa) incidenza del web nella formazione della coscienza politica e di conseguenza della comunicazione non possono che costituire, per noi professionisti del settore, uno stimolo in più per approfondire ulteriormente certi fenomeni. Da addetti ai lavori, infine, ci sentiamo di richiamare l’attenzione su due aspetti, piuttosto preoccupanti, evidenziati dal sondaggio. Il primo riguarda la credibilità della stampa. Il punteggio molto basso rilevato tra gli italiani, e ancor più basso tra le agenzie, è un grande campanello d’allarme, almeno a livello di stampa politica. Da qui l’auspicio che il giornalismo possa ritrovare a breve quella professionalità e quell’autorevolezza che costitu-iscono i pilastri di una corretta informazione. Il secondo concer-ne la scarsa capacità dei politici di dare risposte soddisfacenti: solo il 25% sembra esserne in grado. È un problema di contenuti e messaggi? di linguaggio? di scelta dei canali di comunicazione? Di sicuro è un’opportunità e una sfida per i professionisti della comunicazione.

OSSERVATORIO UNICOM