la domenica settimanale

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d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura Così fan tutti... Al via il processo Morte di una madre Scandalo in Regione svuotato il fondo Leggi a pagina 9 Omicidio Romano tensione in aula Leggi a pagina 11 Vuole l’acqua fredda l’ammazza di botte Leggi a pagina 13 La strage bianca Epidemia tumori stop ai rifiuti tossici Leggi a pagina 17 N. 12 | Luglio 2013 - Anno II Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti Silvio, ti assolvo

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è un periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura. É il numero 12 luglio 2013 – Anno II

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Page 1: La Domenica Settimanale

d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura

Così fan tutti... Al via il processo Morte di una madre

Scandalo in Regionesvuotato il fondoLeggi a pagina 9

Omicidio Romanotensione in aulaLeggi a pagina 11

Vuole l’acqua fredda l’ammazza di botteLeggi a pagina 13

La strage bianca

Epidemia tumoristop ai rifiuti tossiciLeggi a pagina 17

N. 12 | Luglio 2013 - Anno II

Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti

Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti

Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti

Don Luigi Merola difende Nicola Cosentino, perdona il peccatore Berlusconi e attacca a testa bassa i magistrati definendoli ignoranti

Silvio, ti assolvo

Page 2: La Domenica Settimanale

I Sicilianigiovani

"A CHE SERVE ESSERE VIVI, SE NON C'E' IL CORAGGIO DI LOTTARE?"www.isiciliani.it

SOTTOSCRIVI PER I SICILIANI GIOVANIIT 28 B 05018 04600 000000148119

LIBERTA'

19822012

L'ARIADELLA

Page 3: La Domenica Settimanale

La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 -N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 3

www.ladomenicasettimanale.it

Segni distintivi Tatoo e camorra10Ricordando Impastato Agropoli si mobilita 14Enigma Forum In attesa del Papa, il vuoto 15Il giardino dei volenterosi Materdei adotta l'ex convento 18Giù ai Quartieri Spagnoli Vibrazioni d'avanguardia 19Sfilate di speranza La “Casa di Alice” 20Il Dem Il dizionario sulle mafie 28

LA SVISTA Gli amici degli amici

***

ieccoci. “Io ti assolvo” non è un titolo provocatorio perché la domenicasettimanale

non provoca ma riporta i fatti senza rinunciare al proprio punto di vista su di essi. Il nostro è un lusso che paghiamo a caro prezzo. E' il prezzo di essere liberi e di non avere amici degli amici da tutelare. Quella di Don Luigi Merola è una parabola dolorosa. E' chiaro che chi difende Nicola Cosentino non può essere amico nostro. Con uno speciale di quattro pagine spieghiamo le ragioni e i perché. E' cominciato il processo per l'uccisione di Lino Romano, ennesima vittima innocente della camorra. Il nostro pensiero è rivolto alla famiglia del giovane e in particolare alla sua mamma. Con rabbia registriamo come il disastro ambientale denunciato da don Maurizio Praticiello e Antonio Marfella sia di dimensioni ancora più grave con conseguenze tragiche sulla popolazione campana. Non è più una leggenda metropolitana - come politici infami volevano far credere - : esiste una correlazione tra lo sversamento di rifiuti tossici e l'incremento delle malattie tumorali. Bufera sulla Regione Campania. Così fan tutti. Ben due fondi per le attività istituzionali dei gruppi consiliari usati come un bancomat da parte dei politici di tutti gli schieramenti. Pezze d'appoggio false per giustificare rimborsi inesistenti. Qualcuno si lamenta che poi i cittadini-elettori non vanno a votare. Di che parliamo? L'ultimo sguardo è dedicato al gran lavoro che sta portando avanti la cooperativa “La Casa di Alice” a Baia Verde. Un'iniezione di speranza e ottimismo che le cose posso cambiare, davvero. Grazie e buona lettura.

R

Periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca,

storie, interviste, cultura. Giornale in Pdf scaricabile da www.ladomenicasettimanale.it

“Restiamo umani”

Vittorio Arrigoni

EditoreTUTTI GIU' X TERRA

Associazione Onlus - CF 94223580633Direttore responsabile

Arnaldo CapezzutoRedazione

vico Provvidenza, 1680136 – Napoli

info 3495064908

[email protected]

Facebookfacebook.com/ladomenicasettimanale.it

Twittertwitter.com/ladomenica7

Consulente editoriale Giulia Rosati

Social Media Manager Lina Andreozzi

Progetto editoriale settimanale GAJ - Graphic Art Julia

Hanno collaborato: Ferdinando Bocchetti, Filomena Indaco,

Monica Capezzuto, Genny Attira, Pier Paolo Milanese, Luigi Fonderico,

Claudio Riccardi

N.11 - chiuso il 15 Luglio 2013 - Anno IIReg. Stampa Tribunale di Napoli

n. 30 del 23 maggio 2012

Responsabile del trattamento dati(D.LGS- 30/06/2003 n.196)

Arnaldo Capezzuto

LA FOTO

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ssolve da tutti i peccati Silvio Berlusconi (per ora libero) e Nicola

Cosentino da marzo trattenuto nel carcere di Secondigliano per i suoi rapporti con i Casalesi. Attacca a testa bassa i magistrati definendoli: ignoranti e politicizzati. In particolare nel mirino finisce Henry John Woodcock, pm di punta della procura di Napoli, bollato come “di estrema sinistra, diventato magistrato dopo due bocciature al concorso, preparato sullo sport ma sul diritto deve studiare”. Si resta sconcertati dirà il procuratore capo Giovanni Colangelo commentando l'uscita alla trasmissione radiofonica “La Zanzara” di Don Luigi Merola, il “prete con l'aggettivo”: anticamorra. Da anni sotto scorta per le minacce subite al rione Forcella. “Non sarò complice. La chiesa deve prendere una posizione contro i clan. E' stata uccisa una ragazzina di 14 anni”. Lei si chiamava Annalisa Durante, ennesima vittima innocente della camorra a Napoli. Si trovava sotto casa in compagnia di una cugina e alcune amiche. Era il 27 marzo del 2004. Era un sabato sera. Un agguato. Proiettili sparati a raffica. Un colpo esploso centra l'occhio dell'adolescente. Tre giorni di coma poi la decisione della famiglia di donare gli organi che salveranno la vita a sette persone. Don Luigi Merola, accompagna, incanala, spinge quel vento di indignazione. Arrivano le minacce. Il tutto finisce in un processo che approdato in Appello, si liquefa. Gli stessi magistrati che adesso il “prete con l'aggettivo” maledice gli costruiscono un cordone di sicurezza. A Forcella Don Merola è esposto. Un' orda barbarica di politicanti e traballanti rappresentanti delle istituzioni, lo assediano. L'allora cardinale di Napoli Michele Giordano

A

senza giri di parole avverte: “Se Don Merola vuole fare il poliziotto, non potrà più fare il sacerdote”. Polemiche e discussioni. Il giovane parroco è preso da tanti impegni, è un personaggio pubblico. Accetta dai “politici amici” una consulenza al ministero dell'Istruzione; scrive un paio di libri, compare un giorno si e anche l'altro in Tv e sui giornali. Il “prete con l'aggettivo” pare lasciare sullo

sfondo la sua attività pastorale: una volta dimentica perfino di celebrare un funerale.

Sarà il cardinale Crescenzio Sepe su sollecitazione dello stesso giovane parroco a sollevarlo dall'incarico a Forcella per poi affidargli la gestione domenicale di una piccola chiesetta non lontano dalla Stazione. Scoppia una guerra sotterranea, silenziosa, segreta tra il “prete con l'aggettivo” e la curia di

Napoli. In un bene confiscato a un boss Don Merola fa sorgere la sua Fondazione di recupero minorile 'A Voce d'e' Creature'. Per principio rifiuta i soldi dalla politica ma non disdegna di accettare le offerte dei satelliti della politica.

Il “prete con l'aggettivo”Don Luigi Merola decide di assolvere Silvio Berlusconi e Nicola Cosentino

LA SCORTADon Luigi Merola è stato vice parroco

e poi parroco della chiesa di San Giorgio ai Mannesi a Forcella. Dopo

l'omicidio di Annalisa Durante, 14 anni, vittima innocente di un

regolamento di conti avvenuto il 27 marzo 2004 tra clan a Forcella finisce

sotto scorta. Minacce e ritorsioni contro quel giovane prete che si è

permesso di fare la voce grossa contro la camorra. I camorristi non gli

perdonano le omelie contro la vendita della droga. “Gli stupefacenti non si toccano è il nostro pane. Stai attento che ti facciamo la cartella” gli grida

un boss. Un'altra volta un giovane armato di pistola lo avvisa di farsi i

fatti suoi. Il giovane parroco è a rischio e finisce sotto scorta

assassasassasa

Le reazioninon si sonofatte attendere“Un conto sono le opinioni personalialtro è giudicareinchieste al vaglio della Cassazione” risponde il capo della Procura

L'asterisco

di Arnaldo Capezzuto

Non è vero che Silvio Berlusconi ha convocato Don Merola per intercessione dello spirito Santo. Un bel giorno di buon mattina nella piccola parrocchia vicino alla Stazione di Napoli si sono presentati gli ambasciatori dell'ex premier: gli onorevoli Nitto Palma e Nicola Cosentino. La “visita” non è casuale. Don Merola - il 24 novembre 2012 - lancia un sasso esploratore nello stagno del Pdl. Partecipa al circolo Canottieri all'incontro della “Giovane Italia Napoli”, un'associazione del Pdl dove il vice coordinatore nazionale è Armando Cesaro, il figlio di Giggino 'a purpetta. Occasione è una iniziativa solidaristica: una raccolta di fondi per la Fondazione Onlus “ 'A Voce d’’e Creature”. Alla conferenza partecipano Nicola Cosentino, Luigi Cesaro e Amedeo Laboccetta (trombato alle elezioni) cioè quei personaggi (eccetto Cosentino, secondo il nuovo Vangelo di Don Merola) che - di lì a un paio di mesi - indurranno o consiglieranno il parroco di non accettare la candidatura al Parlamento nelle fila del Pdl perché impresentabili.

L'ex parroco di Forcellanel corso di una intervista alla “Zanzara”spara a zero contro i magistrati: accusandoli di essere ignoranti, saccenti e di studiare poco

La visita in parrocchia...

La nostra inchiesta

Consulta il numero 8 Gennaio/febbraio della Domenica settimanale.it http://www.ladomenicasettimanale.it/images/archivio/ladomenica_8_gennaio_febbraio2013.pdf

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 - N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 5

“Lei deve entrare sarà il capolista nella circoscrizione Campania 1 nelle fila del Pdl. Sarà l'esempio della bella politica. Con il suo impegno e testimonianza anticamorra in Parlamento sarà il nostro Roberto Saviano. Potrà scrivere e far passare una serie di leggi che risolvono i problemi come quelli che vive la sua Fondazione 'A voce d'è creature' che tanto fa per i bambini di Napoli”.

A chi critica la sua disinvoltura, lui risponde : “Sono come Santa Madre Teresa

di Calcutta che in vita pur di realizzare i suoi obiettivi di fede, carità e preghiera incontrava e parlava con chiunque anche con personaggi molto discussi”. Si fa fotografare in piena campagna elettorale con Gianni Lettieri (Pdl), candidato a sindaco di Napoli mentre “casualmente” dona un campetto di calcio. E' uno spot. Siamo ai nostri giorni. Il Pdl lo corteggia. Gli ambasciatori si muovono. Incontri, dibattiti e strizzatine d'occhio. Siamo a Gennaio. Nella sua piccola chiesetta di via delle Brecce di buon mattino si presentano gli impresentabili notabili: Nicola Cosentino e Luigi Cesaro. Il presidente lo vuole incontrare. Il “prete con l'aggettivo” è a palazzo Grazioli e parla fitto fitto con il cavaliere Silvio Berlusconi. La proposta fa

gongolare il “prete con l'aggettivo”: “Lei deve entrare in politica, sarà il capolista nella circoscrizione Campania 1 nelle fila del Pdl. Sarà l'esempio della bella politica. Con il suo impegno e testimonianza anticamorra in Parlamento sarà il nostro Roberto Saviano. Potrà scrivere e far passare una serie di leggi che risolvono i problemi come quelli che vive la sua Fondazione 'A voce d'è creature' che tanto fa per i bambini di Napoli”.

Nel Pdl ci sono molti impresentabili

Don Merola sensibile alle lusinghe, vacilla. Ha gli occhi che gli brillano e le schiocche rosse in faccia. Trattiene il fiato e in apnea salutato con amicizia e gratitudine Silvio Berlusconi promette che ci penserà. Poi guadagna l'uscita e di corsa si catapulta nell'auto blindata. Si attacca al cellulare e parla a raffica con gli amici fidati. Deve pensarci. Deve riflettere. Deve capire se è pronto al grande salto.“Don Merola si candida?” chiede imbronciato l'Arcivescovo Crescenzio Sepe che già a malapena sopporta il “prete con l'aggettivo”. A rompere gli indugi ci pensa lo stesso ex parroco di Forcella che fa filtrare: “Il Cardinale sarebbe pronto a concedermi una dispensa”. A stretto giro la risposta piccata di Sepe: “I sacerdoti non si possono candidare o quanto meno io non autorizzo nessuno”. Per Don Merola non è un problema, cita e quasi si paragona all'esperienza di “Don Luigi Sturzo, un parroco che divenne deputato”. Alla fine Don Merola getta la spugna e spara a zero : “Berlusconi è un grande. Mi ha proposto una ribalta nazionale. Io volevo accettare perché le istituzioni si cambiano da dentro. Io avrei voluto rompere un sistema di potere. Nel Pdl ci sono le faide e molti impresentabili. Non c'è solo il caso Cosentino. C'è Milanese, Cesaro, Laboccetta”. Scende il silenzio. Aumentano le contraddizioni. Poi la stretta di questi giorni.

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Il libro e la ricerca sociale

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 - N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 6

“Il pm Woodcock è diventato magistrato dopo aver ripetuto l'esame per ben due volte. Noi sacerdoti veniamo a conoscenza di parecchi segreti. Conosce molto di sport però sul diritto deve studiare di più molto di più”

Lo scorso 3 luglio alla trasmissione radiofonica “La Zanzara” il “prete con l'aggettivo” si scatena. “Leggendo gli atti che riguardano Cosentino mi sono fatto l'idea che non ci sono le prove per dire che è camorrista e per farlo stare in carcere”. E su Berlusconi : “E' un peccatore come tanti altri. Quello poi che fa lui lo fanno tutti,

politici di sinistra e di destra, alti funzionari e magistrati. Tutta gente che ha la seconda, la terza e la quarta amante da cui si fanno accompagnare con l'auto blu. Farò nome e cognomi”. Prende fiato e conclude: “Berlusconi lo assolvo perché fa mangiare ottantamila famiglie in Italia. I magistrati politicizzati e ignoranti lo perseguitano come hanno fatto con Clemente Mastella”. Il teatrino è solo all'inizio. Sorpreso dell'effetto mediatico della sua uscita ingrana la marcia indietro e detta alle agenzie:“Esprimo apprezzamento per l'opera dei magistrati napoletani e del pm John Henry Woodcock. Purtroppo sarò costretto a chiudere la fondazione di recupero minorile 'A Voce d'e' Creature' mancano i fondi e non ho mai accettato denaro dalla politica”. A questo punto occorre salvare il “prete con l'aggettivo” e

riportarlo in mezzo agli uomini. Qualcuno gli spieghi -almeno- il suo mestiere. L'assoluzione è l’atto con cui il confessore, in nome di Gesù Cristo e della Chiesa, rimette al penitente i peccati da lui dichiarati. Appunto, ad occhio non sembra che il penitente Berlusconi e Cosentino siano presi da contrizione e confessione.

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“Berlusconi è un peccatore come tanti altri. Lo assolvo perché fa mangiare ottantamila famiglie in Italia. Colpa è dei magistrati politicizzati e ignoranti che lo perseguitano come hanno fatto per anni con Clemente Mastella”.

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La passerella elettorale di Don Merola per Gianni Lettieri

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 - N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 7Il cardinale di Napoli contrariato per l'uscita del parroco anticamorra

“Assolvo Berlusconi” l'ira di Crescenzio Sepe pronta la censura canonica

erlusconi lo assolvo perché fa mangiare ottantamila famiglie in

Italia”. Le parole shock sono di Don Luigi Merola, il giovane parroco da otto anni sotto scorta per le minacce subite dai clan del rione Forcella. Occasione una trasmissione radiofonica “La Zanzara” dove il prete a briglie sciolte attacca a testa bassa i magistrati e proclama Nicola Cosentino un innocente ingiustamente detenuto. Non contento assolve dai suoi peccati Silvio Berlusconi. E proprio su quest'ultima “uscita” di Don Merola pare che il cardinale di Napoli voglia far sentire la propria voce come capo dell'Arcidiocesi partenopea.

“B

L'anatema

L'alto prelato potrebbe rivolgere al giovane sacerdote una sorta di “censura canonica” ovvero un avvertimento sulla sua condotta. A far trasalire il porporato sarebbe stato proprio l'uso disinvolto della parola “assolvere”. Termine che pronunciato a sproposito da un prete e per giunta in un'accorata intervista acquista tutt'altro peso. Sembra che Sepe di recente nonostante abbia incontrato i parroci di Napoli nel corso di un pranzo a Largo Donnaregina non avrebbe degnato neppure di un saluto don Merola. Un chiaro segnale di dissenso rispetto

all'ultima, pirotecnica e contraddittoria performace del giovane sacerdote. Sono stati in pochissimi a chiacchierare con l'ex parroco del rione Forcella.

Il colloquio

C'è qualcuno che in un colloquio molto riservato con il cardinale avrebbe sollecitato il capo della chiesa di Napoli a prendere una chiara e netta distanza dalle parole di attacco di Don Merola contro la magistratura e in particolari quelle rivolte al sostituto procuratore Henry John Woodcock. Il timore manifestato dal

consigliore è di una possibile attenzione della magistratura sulla chiesa partenopea. Riflessione sussurrata ma che ha messo di cattivo umore l'arcivescovo non scevro da problemi giustizia.

Le inchieste

Basta ricordare la vicenda che lo vede sott'indagine a Perugia sull’uso degli immobili di proprietà della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ex Propaganda Fide, di cui Sepe è stato prefetto dal 2001 al 2006.

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Ufficialmente la Curia partenopea tace. Ma le parole pronunciate da Don Luigi Merola nel corso della trasmissione “La Zanzara” non sono state gradite dai vertici di Largo Donnaregina. L'attacco alla magistratura e al lavoro del sostituto procuratore Woodcock potrebbero mettere l'attività dell'Arcidiocesi ai raggi x di Arnaldo Capezzuto

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Così fan davvero tuttiFondi pubblici utilizzati per fini personali

Cinquantatré consiglieri regionali risultano iscritti nell'elenco degli indagati stilato dai pm partenopei del pool mani pulite

tempesta di controlli da parte della Procura della Repubblica di Napoli sui

rimborsi spese dei gruppi consiliari della Regione Campania. Sono 53 i consiglieri regionali invitati a comparire e interrogati: l'accusa, per i politici coinvolti nell’indagine, è di peculato, uso illecito ed improprio dei fondi destinati ai gruppi consiliari ed ai singoli consiglieri. Chiariamo è un'ipotesi investigativa ma dal clima che si respira nei corridoi del Centro Direzionale pare che gli inquirenti abbiamo carte pesanti in mano. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e condotta dal pm Giancarlo Novelli inizialmente mirata all’analisi dei fondi per la comunicazione è stata poi indirizzata verso i controlli dei fondi destinati ai gruppi politici presenti nel parlamentino regionale. Gli avvisi, emessi dalla Procura, si riferiscono alle somme di denaro corrisposte nel biennio 2010-2012 nell'ambito dei fondi per il “funzionamento dei gruppi”. Si tratta di dotazioni economiche a disposizione dei partiti per le attività politiche. La somma complessiva contestata dai pm del

E' pool reati contro la pubblica amministrazione è di circa 1,5 milioni di euro. Secondo le ipotesi accusatorie, i consiglieri indagati avrebbero utilizzato le somme di denaro corrisposte per fini strettamente personali, sostenendo le spese

più improbabili, cialde di caffè, tinture per capelli, sigarette e pasticcini. Stilata anche una “classifica” delle irregolarità: tra i partiti che indossano la maglia nera, in testa alla lista, si registra la presenza dell'IDV con il 95% di spese sospette sul totale dei rendiconti. Seguono, a ruota, il PSI con il 91% di utilizzo irregolare dei fondi regionali, il PDL con l'89% ed,

infine, il PD con l'82%. In mancanza di una documentazione sulle spese (l'erogazione dei fondi non prevede la presentazione di ricevute o di qualsiasi “pezza d'appoggio”), saranno, perciò, chiesti chiarimenti e delucidazioni sull'utilizzo del denaro contestato. Alcuni dei consiglieri regionali non fanno più parte dell'Assemblea, essendo stati eletti, di recente, in Parlamento. Uno spaccato che unisce l'Italia: così fan

davvero tutti.© Riproduzione riservata

Il Movimento 5Sdi Beppe Grilloprende il largodopo modestirisultati alle scorseelezioni regionali e comunali

Patatine fritte, scontrini del parcheggio, tarsu, hamburger, barbieri, supermercato. Rimborsi pazzi alla Regione Campania. I papponi della politica a più mani attingono dai fondi dedicati a finanziare l'attività dei partiti. Una torta di oltre due milioni e mezzo di euro l’anno, che ha spinto la Procura di Napoli a muoversi su un doppio binario: tra dicembre e gennaio le accuse di truffa e di false fatturazioni a chi aveva presentato richieste di rimborso per il fondo della comunicazione; a luglio è arrivata la notifica di 53 inviti a comparire a carico di consiglieri regionali, ritenuti responsabili di aver coperto e giustificato spese fatte dal 2010 al 2012 con scontrini e pezze giustificative quanto meno sospette. Il Pdl ad esempio ha ottenuto il rimborso di 1100 euro per una cena in una birreria tra Fuorigrotta e Bagnoli; l’Udc avrebbe ottenuto il rimborso di 200 euro per l’acquisto di fiori e piante; mentre al gruppo Misto sarebbe riconducibile la spesa di 2700 euro, oltre a un rimborso che viene ricondotto al consigliere Carmine Sommese: si tratta di 90 euro per la Tarsu in un domicilio di Saviano, una spesa che dovrà essere motivata. Insomma politici peggio di cavallette fameliche.

E' dicembre quando scoppia lo scandalo dei fondi della regione distratti per altro. Il settore è la datazione per la comunicazione. Un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per truffa aggravata e peculato viene eseguita dalla Guardia di Finanza nei confronti del consigliere regionale della Campania Massimo Ianniciello (Pdl). Secondo l'accusa, avrebbe percepito illecitamente un rimborso di circa 64mila euro esibendo fatture per operazioni inesistenti. L'inchiesta, condotta dal pubblico ministero di Napoli Giancarlo Novelli e coordinata dal Procuratore aggiunto Francesco Greco, riguarda l'uso dei fondi pubblici destinati ai gruppi politici del consiglio regionale della Campania. Dall'inchiesta viene sfiorato anche Fulvio Martusciello, attualmente assessore della giunta regionale, che avrebbe dovuto controllare la regolarità dei rimborsi che vengono erogati ai singoli consiglieri. Nei confronti di Martusciello si ipotizza il concorso in truffa e peculato. Siamo solo all'inizio pochi mesi a due consiglieri regionali della lista “Noi Sud” viene notificata un’ordinanza per truffa aggravata: per Sergio Nappi arresti domiciliari, per Raffaele Sentiero obbligo di dimora. Gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, diretti dal colonnello Nicola Altiero, riscontrato una serie di irregolarità. Nappi e Sentiero si sarebbero impossessati in maniera illecita rispettivamente di 31mila e 22mila euro, parte delle somme destinate al “fondo comunicazione”. Gli inquirenti hanno rinvenuto, tra l’altro, una fattura presentata da Nappi per ottenere il rimborso che presenta una data addirittura anteriore alla sua elezione in Consiglio regionale. Tra le fatture presentate da Sentiero ne è stata rinvenuta una falsa rilasciata da un pregiudicato di Castel Volturno (Caserta) che in cambio avrebbe ricevuto 100 euro.

Ecco i papponi Peggio delle cavallette

Le prime tappe dell'inchiesta Lo stanziamento dei desideri si chiama “comunicazione”

di Filomena Indaco

Naviga a vista il governatore Stefano Caldoro. E' al timone e attraversa da sempre un mare perennemente in tempesta. Scandali, ruberie, giochetti politici, mire personali dei singoli assessori, controcorrenti cosentiniane. Insomma Caldoro di vecchia scuola socialista nonostante tutto rifiuta l'apparente galleggiamento politico e democristianamente senza sussulti sopravvivere. Del resto lo scomparso Giulio Andreotti diceva: meglio tirare a campare che tirare le cuoia. (a.c.)

Il Movimento 5Sdi Beppe Grilloprende il largodopo modestirisultati alle scorseelezioni regionali e comunali

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 -N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 10

Il rituale dell'affiliazione passa attraverso il tatuaggio di fedeltà

I tatoo di Gomorra Ogni clan ha la sua simbologia evocativa da imprimere a fuoco

a 25 anni, vari precedenti per spaccio ma, a sentire lui, ora è

“pulito”. Sono reati vecchi. Ha messo la testa a fare bene. Storie ormai chiuse. Luigi - nome di fantasia, per salvaguardagli l'incolumità - è uscito di prigione. Ha chiuso i conti con la giustizia. Durante un controllo di polizia racconta della sua nuova attività di tatuatore. Ma Luigi non è un tatuatore come tanti altri, la sua clientela è un po' “particolare”. Lui lavora per i clan dell'area Nord di Napoli. Un camorrista deve condividere mode e usanze del clan. Gli scissionisti, chiedono il tatuaggio del kalasnikov, i dilauriani quello della pistola P38. I clan del rione Sanità, per lo più affiliati ai Misso, si fanno tatuare il mastino con la scritta “Mastiffs”, come il gruppo ultrà azzurro, ma anche immagini sacre. Quella del tatuaggio e della simbologia è una vecchia tradizione camorrista. Segna l'appartenenza ad un gruppo ristretto; un marchio a vita: sono del gruppo, la mia identità è l'identità della cosca. E' un'espressione indelebile di vita da camorrista. Come i giovani

H soldati della Wehrmacht (le forze armate tedesche della II Guerra Mondiale) esibivano sulle fibbie dei loro cinturoni militari il motto “Gott mit uns” cioè “Dio è con noi”, i giovani soldati dei clan,invece, portano, sul corpo, tatuaggi che suggellano il loro legame al clan, esibiscono simboli religiosi, comunicano attraverso gesti eclatanti tipo il bacio in bocca il loro essere affiliati-fratelli. I camorristi sono esibizionisti,

plateali. La pelle “segnata” è, per loro, motivo di orgoglio e di vanto. Il tatoo è status symbol, è il dichiararsi fedeli al gruppo che durerà finché quel corpo avrà vita. Quasi come fosse un marchio impresso a fuoco, quello che si usava fare nelle antiche sette religiose, il tatuaggio

diventa l'ennesima prova, da parte dell'affiliato, del suo incondizionato e sincero fondersi anima e corpo con il clan.

© Riproduzione riservata

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Il tatuaggio è da parte dell'affiliato, il suo incondizionato e sincero fondersi anima e corpo con il clan

La pelle segnata è un vanto, un orgoglio,

uno status symbol di appartenenza

da esibire di Filomena Indaco

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 -N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 11

Quello di Lino Romano è uno tra gli omicidi di vittime innocenti tra i più cruenti e violenti degli ultimi tempi registrato tra Napoli e la sua provincia

stata una prima udienza carica di tensione. Lacrime, pianti e sguardi

affilati come lame. In Corte d'assise presso il Tribunale di Napoli si è aperto il dibattimento sull'omicidio di Pasquale Romano, detto Lino, l'operaio trentenne di Cardito ucciso per errore lo scorso 15 ottobre al corso Marianella. Lino alle 21 e 30 dopo aver salutato la sua fidanzata uscì dal portone e raggiunse la sua auto per incontrare i suoi amici e andare a giocare una partitella di pallone. Dal buio spuntò il killer che armato di pistola gli scaricò addosso un intero caricatore. La giovane vittima innocente non riuscì neppure a mettere in moto la sua auto. I giudici della Corte d'assise nel corso dell'udienza hanno accolto la richiesta di costituzione a parte civile del Comune di Napoli, della Regione e della Fondazione Polis, e dei parenti di Lino Romano. Dalle costituzione delle parti è stata esclusa invece la richiesta della fidanzata Rosanna. L'udienza è stata carica

E'

di tensione: per la prima volta si sono trovati di fronte i genitori della vittima ed i due presunti mandanti dell'omicidio. L'agguato - secondo le indagini - fu organizzato e messo in atto nell'ambito dei contrasti fra il clan camorristico degli “Abete-Abbinante-Notturno”, al quale secondo gli investigatori apparteneva Salvatore Baldassarre, 30 anni, oggi alla sbarra e il gruppo della cosiddetta “Vanella Grassi”, per il controllo sulle piazze di spaccio nella zona Nord di Napoli. Baldassarre è stato l'esecutore materiale dell'omicidio, avvenuto in via Marianella - quello che sparò 14 colpi contro il povero e innocente Lino Romano, prima di rendersi conto di aver sbagliato bersaglio. “Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più”. Così confidò il killer a un altro affiliato al gruppo degli scissionisti Carmine Annunziata, il clamoroso errore di persona costato la vita al giovane innocente. Per lo stesso delitto sono stati arrestati anche Giovanni Vitale, detto Gianluca, ritenuto il mandante dell’agguato e Giovanni Marino, 22 anni.

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Omicidio Romano, alla sbarra mandanti e killer

Lacrime e rabbia Prima udienza: costituite le parti civili

La ricostruzione Domenico Gargiulo, detto “sic penniello”, doveva morire. Lui quasi non curante della guerra - l’ennesima - tra gli scissionisti degli Abete-Abbinante-Aprea-Notturno e dei girati della Vannella Grassi (Mennetta-Magnetti-Guarino-Leonardi), pensa di non essere un obiettivo sensibile. Mentre Sic penniello si trova al bar California, scatta l'agguato. E' a tu per tu con il sicario, ma la pistola si inceppa. E' salvo. Pochi giorni dopo, è uno sciagurato sms ad attirare i killer sull'obiettivo sbagliato. Una storia ricostruita dai pm della Dda Sergio Amato e Enrica Parascandolo. Sotto processo sono finiti Salvatore Baldassarre e di Giuseppe Montanera, ma anche Giovanni Marino, Anna Altamura, Carmine e Gaetano Annunziata. La sera del 15 ottobre, il giovane pregiudicato era atteso per una cena in famiglia. L'accordo era che a cena finita Anna Altamura, zia della fidanzata di Gargiulo doveva inviare un sms e indicare ai killer quando quest'ultimo andasse via. il killer Marino vedendo uscire Romano pensò che fosse l'obiettivo senza esitare sparò.

La madre di Lino Romano quando ha incrociato lo sguardo dei sicari di suo figlio non ha retto all'emozione ed ha cominciato a piangere allontanandosi dall'aula del Tribunale di Napoli scortata dai familiari e amici

La domenica settimanale ha

dedicato molte delle sue pagine alla

vicenda dell'omicidio di Lino Romano. Le

vittime innocenti che nulla avevano a che fare con boss, clan e

camorra ammontano a 300 in Campania. Un record negativo

che fanno della nostra disgraziata

regione un anomalia internazionale

Finito nel mirino

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I Sicilianigiovani

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I Siciliani giovani è un giornale, è un pezzo di storia,ma è anche diciotto testate di base ­ da Milano aModica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, aTrapani, a Palermo ­ che hanno deciso di lavorareinsieme per costituire una rete.Non solo inchieste e denunce, ma anche il raccontoquotidiano di un Paese giovane, fatto da giovani, vissuto inprima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori daipalazzi. In rete, e per le strade.

facciamorete!In rete, e per le strade

I Siciliani giovani che cos'è

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engo sete. Dov'è l'acqua? Dove sono le bottiglie? Nel frigorifero non c'è nulla.

Hai capito?. Mamma, l'acqua fredda...Pigliami l'acqua...l'acqua...l'acqua...la voglio fredda...”. Non è voce di figlio. Forse lo è stato. Un primo schiaffo. Poi un secondo. Un pugno sferrato con estrema violenza e diretto all'addome. Un cazzotto nella tempia. Un calcio seguito da un altro. E' un accanimento. Odio e rabbia insieme. Non si ferma. Lei a terra, accasciata. Il volto pallido. Il vomito. Un rigurgito di sangue. Il rantolo. Un lamento tenue. Anna Fiume, 52 anni, era una mamma napoletana. Aveva scelto di stare accanto a Ciro, 28 anni, uno dei suoi figli, il più debole. Era il suo cruccio. Un ragazzo fragile. Non riusciva a liberarsi dalla droga. Anna era ritornata a vivere. Ciro era stato accolto nella comunità di San Patrignano. Una disintossicazione che faceva ben sperare. Era di nuovo lui. Gli occhi delicati del suo bambino ritrovato. I baci inaspettati. Le tenerezze di un figlio. Il sogno dura poco, troppo poco. Ciro ripiomba nel vuoto. Comincia con l'altra di vita. Le uscite notturne con gli amici, le sbandate, le tenebre della cocaina. Anna abitava in via Ghisleri lotto Sc2 quartiere Scampia. Le coordinate geografiche contano poco in questa tragica storia. Certo siamo nella periferia Nord di Napoli. I pusher sono sotto casa, sono parte dell'arredo urbano.

“T E' un andirivieni di zombie ricurvi in cerca della dose quotidiana. Anna non mollava. Un silenzio ostinato, una sofferenza celata, una grande dignità. “Ciro è un bravo ragazzo. E' stato sfortunato. Continuo a volerlo bene. Ne uscirà”. Così si faceva forza. Così raccontava a se stessa quando sentiva affievolirsi la speranza. C'erano momenti di pura disperazione: il cuore, i reni, il diabete la inchiodavano per settimane a letto e i pensieri

lievitavano. Per giunta i soldi dell'assegno del mantenimento mensile dell'ex marito non bastavano mai. A volte restava digiuna per Ciro. Quel figlio non era un Santo. Bastava un non nulla. Aveva il rancore nel cuore. La polvere bianca trasforma, deforma,

devasta l'anima. Randagio, irascibile e violento. Ne sa qualcosa un parroco della zona: gli voleva solo tendere una mano. Ne ha ricevuto pugni e calci. Un'aggressione che Ciro pagherà con una denuncia a piede libero. Aveva un unico pensiero: racimolare i soldi per la dose. Tanti piccoli lavoretti: giardiniere, imbianchino, parcheggiatore abusivo. Una vita di stenti, una vita al buio,

una vita senza la luce della speranza. “Andiamo al Sert parliamo con un medico. Qualcuno deve aiutarci. Ti supplico fallo per me”. Anna ci credeva. E' l'ostinazione di una mamma. “Ciro non è come appare” ripeteva a chi le consigliava di gettare la spugna. Si trascinava con fatica. Camminava sorreggendosi ovunque e quando portava le borse della spesa trovava sempre qualcuno che l'aiutava. Tutti conoscevano Anna e sapevano il peso della sua croce. “Le ho dato due

schiaffi e un calcio” giuria e spergiura Ciro agli agenti del commissariato di polizia che lo interrogano. Trascorrono le ore e nella testa

si riassorbe l'effetto della cocaina, le ombre sfumano diventano immagini messe a fuoco. “Non volevo ucciderla...era mia madre” lo dice, lo ribadisce, lo invoca tra le lacrime e la disperazione durante un nuovo interrogatorio. E' lucido e consapevole della gravità di ciò che è accaduto. Per un attimo intravede suo padre e torna un fanciullo disarmato con gli occhi rigonfi di lacrime. Ciro

ora è in prigione. E' accusato di aver ucciso sua madre. Una violenta lite scoppiata alle 4 del mattino per un bicchiere d'acqua fredda.

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Morte di una mamma napoletanaUna lite nel cuore della notte per l'acqua fredda

Una storia di disperazione e grande solitudine

“Non riusciva a liberarsi dalla droga. Aveva tentato con la disintossicazione e la comunità di San Patrignanoma senza riuscirci”

di Arnaldo Capezzuto

“Le ho dato solo schiaffi e un calcio. Non volevo ucciderla era la mia mamma. Ho chiesto l'acqua fredda. La volevo fredda avevo troppa sete”

Ciro è in prigione: l'accusa è pesante e tragica: omicidioAdesso è lucidoha capito e compreso.Ha ucciso sua madre

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icordando Peppino Impastato, il giovane giornalista siciliano

trucidato a Cinisi che osò sfidare l'avanzata della nuova mafia. Il Comune di Agropoli ricorderà quel giornalista dedicandogli un campo sportivo. Con una piccola cerimonia è stata collocata la prima pietra del futuro impianto sportivo polivalente intitolato a Giuseppe Impastato, il giornalista siciliano ucciso dalla mafia nel 1978. Il progetto per 492 mila euro è stato finanziato attraverso il Pon Sicurezza 2007-2013 nell'ambito dei fondi concessi dal ministero degli Interni per le regioni. Alla cerimonia è intervenuto il sindaco di Agropoli Franco Alfieri. "Agropoli - ha detto - si sta caratterizzando in campo regionale e non solo come città attenta alla pratica sportiva, anche come elemento di crescita umana e come promozione turistica. Con questi due interventi, inoltre, concretizziamo una preziosa azione di riqualificazione e valorizzazione della zona Moio”.

R

Lavori finanziati con i Pon

“Il nuovo campo sportivo - ha aggiunto il sindaco - è stato concepito per creare un luogo nel quale promuovere, tra i giovani del territorio, il rispetto delle regole, l'osservanza della disciplina nella vita e nello sport e l'adozione di comportamenti improntati alla legalità. Significativa, in tal senso, la scelta di intitolarlo a Peppino Impastato”. Nella stessa area, che dovrebbe diventare una cittadella dello sport, sono in via di completamento i lavori di costruzione della palestra per la danza sportiva e sono in corso quelli per l'ampliamento e la sistemazione di via del Piaggese.

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Radio Aut: Tano Seduto ha perso

Agropoli ricorda Impastato A lui dedicato un campo sportivoA 35 anni dall'uccisione resta il suo grande esempio di Monica Capezzuto

ncora ragazzo Peppino Impastato rompe con il padre, che lo caccia di

casa, ed avvia un'attività politico-culturale antimafiosa. Nel 1965 fonda il giornalino L'idea socialista e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi, partecipa, con ruolo di dirigente, alle attività dei gruppi comunisti. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1976 costituisce il gruppo Musica e cultura, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti.); nel 1976 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (spesso chiamato "Tano Seduto" da Peppino), che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candida nella lista di

A Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale; col suo cadavere venne inscenato un attentato, volto a distruggerne anche l'immagine, in cui la stessa vittima apparisse come attentatore suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui

binari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale. Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto vittima di suicidio dopo la scoperta di una lettera

scritta in realtà molti mesi prima. L'uccisione, avvenuta in piena notte, riuscì a passare la mattina seguente quasi inosservata poiché proprio in quelle ore veniva “restituito” il corpo senza vita del presidente della Dc Aldo Moro in via M. Caetani a Roma.

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“Per bilanciare la nomina del Papa gesuitala gerarchia vorrebbe affidare a Sepeil segretariatodi Stato di cittàdel Vaticano”

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l Comune di Napoli invita Papa Francesco al nascente Forum delle

Culture ma il cardinale Crescenzio Sepe non ne sa nulla e oppone il suo veto. I rapporti tra palazzo San Giacomo e l'Arcidiocesi di Largo Donnaregina non

I sono mai stati distesi. Basti pensare alle stilettate tra Sepe e Luigi De Magistris al riguardo del parco dell'amore. Insomma un altro screzio: annunciare di invitare il Papa al Forum senza avvisare il cardinale che senza alcun dubbio si opporrà.

Tornando all'evento internazionale sembra che davvero si parta o almeno pare di capire. Nasce la cabina di regia che coordinerà il Forum delle culture. La manifestazione comincerà prima o dopo il 28 settembre fino al mese di maggio del 2014. Finalmente si parte. É stato un parto travagliato. Ora però sembra che si sia voltato definitivamente pagina. Si è pensato di agganciare l'evento internazionale ai tre anniversari della città.

Le Quattro giornate di Napoli

“I settant'anni delle Quattro Giornate di Napoli, i 30 dalla scomparsa di Eduardo e i 150 anni della Comunità ebraica in città” spiega l' assessore alla Cultura e al turismo, Nino Daniele. E' un filo che lega tutte e tre le ricorrenze alla cultura mediterranea e alla cultura tra i popoli. L'amministrazione sta inoltre lavorando per inoltrare un invito a partecipare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e a Papa Francesco. Appunto. Le linee generali del Forum sono state tracciate durante i lavori in commissione: “Il Forum delle culture non è più quella nebulosa che era sospesa nel limbo dello scetticismo generale”. Insomma si comincia con le Quattro giornate di Napoli evento storico e atto fondante per l' Italia.

Pochi soldi per gli eventi

Da lì si comincia per riflettere sulle Primavere arabe nel quadro del rapporto Europa Mediterraneo. Lo stanziamento totale per il Forum è pari a 16 milioni di euro, 5 per le attività che la Regione farà nei siti Unesco, fuori dalla cinta urbana, e 11 per gli eventi cittadini. Scongiurato il flop ora tocca al direttore generale della Fundaciò Forum di Barcellona Mireia Belil, al commissario della Fondazione Forum di Napoli Alessandro Puca darsi da fare insieme al Comune di Napoli e alla Regione.

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La rincorsa del Forum delle culture

Forum delle Culture, l'enigma Il Comune invita Papa Francesco

Il cardinale Sepe all'oscuro dell'iniziativa mette il veto di Giulia Rosati

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Ai lettori 1984Caro lettore, sono in tanti, oggi, ad accusare la Siciliadi essere mafiosa: noi, che combattiamo la mafia inprima fila, diciamo invece che essa è una terra ricca ditradizioni, storia, civiltà e cultura, tiranneggiata dallamafia ma non rassegnata ad essa. Questo, però,bisogna dimostrarlo con i fatti: è un preciso dovere ditutti noi siciliani, prima che di chiunque altro; di frontead esso noi non ci siamo tirati indietro.Se sei siciliano, ti chiediamo francamente di aiutarci,non con le parole ma coi fatti. Abbiamo bisogno dilettori, di abbonamenti, di solidarietà. Perciò tiabbiamo mandato questa lettera: tu sai che dietro diessa non ci sono oscure manovre e misteriosi centri dipotere, ma semplicemente dei siciliani che lottano perla loro terra. Se non sei siciliano, siamo del tuo stessoPaese: la mafia, che oggi attacca noi, domanitravolgerà anche te.Abbiamo bisogno di sostegno, le nostre sole forze nonbastano. Perciò chiediamo la solidarietà di tutti isiciliani onesti e di tutti coloro che vogliono lottareinsieme a loro. Se non l'avremo, andremo avanti lostesso: ma sarà tutto più difficile. I Siciliani

Ai lettori 2012Quando abbiamo deciso di continuare il percorso,mai interrotto, dei Siciliani, pensavamo che questaavventura doveva essere di tutti voi. Voi che ci aveteletto, approvato o criticato e che avete condiviso connoi un giornalismo di verità, un giornalismo giovanesulle orme di Giuseppe Fava.In questi primi otto mesi, altrettanti numeri deiSiciliani giovani sono usciti in rete e i risultati cilasciano soddisfatti, al punto di decidere di uscire entrol'anno anche su carta e nel formato che fuoriginariamente dei Siciliani.Ci siamo inoltre costituiti in una associazioneculturale "I Siciliani giovani", che accoglierà tutti icomponenti delle varie redazioni e testate sparse danord a sud, e chi vorrà affiancarli.Pensiamo che questo percorso collettivo vadasostenuto economicamente partendo dal basso,partendo da voi. Basterà contribuire con quello chepotrete, utilizzando i mezzi che vi proporremo nelnostro sito.Tutto sarà trasparente e rendicontato, e per esserecoerenti col nostro percorso abbiamo deciso diappoggiarci alla "Banca Etica Popolare", che con i suoiprincipi di economia equa e sostenibile ci garantiscetrasparenza e legalità. I Siciliani giovani

I Sicilianigiovani

www.isiciliani.it Una pagina dei Siciliani del 1993

Nel 1986, e di nuovo nel 1996, i Sicilianidovettero chiudere per mancanza dipubblicità, nonostante il successo dipubblico e il buon andamento dellevendite. I redattori lavoravano gratis, magli imprenditori non sostennero in alcuna

maniera il giornale che pure si batteva per liberare ancheloro dalla stretta mafiosa.Non è una pagina onorevole, nella storia dell'imprenditoriasiciliana.

Chi sostiene i Siciliani

SOTTOSCRIVI IT 28 B 05018 04600 000000148119Associazione I Siciliani Giovani/ Banca Etica

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 -N. 12 | Luglio 2013 - Anno II Anno II 17

Un territorio devastato, saccheggiato, umiliato dove le malattie tumorali sono diventate epidemiche

na distesa di cavoli e tante serre. Un bel colpo d'occhio. In mezzo uno

strato di quattro metri di terra. Sotto negli inferi un nocciolo attivo come quello di una centrale nucleare composto da fanghi industriali, scorie da lavorazione chimiche, risultato di materiali ferrosi, rifiuti medicali, farmaci scaduti, diluenti e resti di vernici ma anche componenti elettronici, pneumatici e amianto. L'epicentro di questa Chernobyl campana è il perimetro della “Terra dei fuochi” a Caivano che con Acerra, Marcianise, Orta di Atella, e Giugliano rappresenta lo stoccaggio dei rifiuti tossici. Don Maurizio Patriciello e Antonio Marfella in missione a Bruxelles hanno illustrato al Parlamento Europeo il dramma, la tragedia, il genocidio campano.“Ci sono circa due milioni e mezzo di scorie interrate sotto i campi coltivati. La produzione dei rifiuti industriali è giunta ai 140 milioni di tonnellate. E se l’emergenza rifiuti urbani ha portato la Campania ad essere lo zimbello d’Europa, le organizzazioni

U

criminali ci hanno fatto diventare, insieme alla Grecia, la discarica tossica d’Italia. Da noi sono smaltiti dai 30 ai 35 milioni di tonnellate di scorie di aziende che producono in nero e cioè in regime di evasione fiscale”. La correlazione tra questa Chernobyl e l'aumento vertiginoso dei tumori è un dato scientifico acclarato. In Campania le neoplasie sono epidemiche. Per troppi anni in molti hanno girato la faccia dall'altra parte. Chi governava ha fatto finta di nulla diventando complice di quel sistema che ha messo criminalmente camorre, economia, politica e istituzioni sullo stesso piano. Una osmosi che ha avuto effetti devastanti e nefasti sui territori e compromettendo la vita di intere generazioni.

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Atto d'accusa di Don Maurizio Patriciello e Antonio Marfella

La nostra ChernobylIl caso Campania a Bruxelles

di Luigi Fonderico

Fanghi tossici nascosti sotto i terreni coltivati, inquinanti hanno contaminato le falde acquifere

Il disastro

Il racconto di una tragedia

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 - N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 18

Hanno abbattuto un muro e armati di scope e ramazze hanno ripulito il giardino annesso all'ex convento delle suore. Poi hanno ristrutturato delle stanze adibendole a laboratori didattici per svolgere attività sociali per il rione

' stato sottratto al degrado, all’abbandono e alla dismissione lo

spazio verde sito all’interno dell’ex Convento delle Teresiane di via Salita San Raffaele al rione Materdei. Un giardino ritrovato di oltre mille metri quadri che è

E

diventato un'oasi e molto di più. Un luogo sensibile per bambini, adulti, anziani dove oltre l'animazione del verde sono state create una serie di attività e laboratori. La fruizione gratuita e collettiva è iniziata con un semplice appello ai residenti: “Vieni a piantare un fiore nel giardino di Materdei” così - insomma - così - insomma - è stato risocializzato alla popolazione uno spazio importante per restituirlo al quartiere. E' stato il comitato civico Rione Materdei a prendere direttamente l'iniziativa dopo circa tre anni di vane trattative, con mille promesse non mantenute da parte delle

amministrazioni comunali passate e presenti, malgrado le mobilitazioni, le migliaia di firme raccolte nel quartiere, col coinvolgimento delle scuole per creare un giardino e uno spazio didattico. una opportunità di cooperazione, di partecipazione dal basso in cui ognuno potrà mettere a disposizione di tutti le proprie competenze e la propria esperienza: nella pulizia, nella gestione e nel progettare le varie iniziative.

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La chiesa e il monastero furono fondati dalle suore Teresiane a seguito dell'eruzione vulcanica del Vesuvio del 1794 che distrusse il loro originario convento, sito non molto distante dalla capitale, a Torre del Greco, e fondato nel 1685.Nel monastero fu istituito un educandato per giovani ragazze, il cui regolamento fu approvato da Ferdinando II di Borbone nel 1854.Il monastero, lasciato in disuso, nel settembre 2009 è stato occupato dal centro sociale di ispirazione fascista CasaPound, ma dopo aspre polemiche nel mese di dicembre è stato sgomberato. Dopo un sopralluogo effettuato da cittadini e Comune nel novembre 2011, dal 2012 è sede di un gruppo di associazioni di quartiere che gestisce la struttura.

di Claudio Riccardi

A via Salita San Raffaele un comitato civico apregli spazi dimenticati, risocializzandoli ai residenti e creando occasioni d'incontro e cooperazione

A Materdei recuperato l'ex convento

Il giardino dei volenterosi Laboratori didattici e animazione

La storia...

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 - N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 19

di Genny Attira

yop&Kaf incastonano la loro arte metropolitana fatta di simboli e

personaggi nei pori dei muri della città. L’ultima trovata - intitolata “Qs” - ed è dedicata ai Quartieri spagnoli. I due writers iniziarono nel 2007 ad esporre nel sotterraneo rifugio di Largo Baracche, le loro creazioni. Con un tour street art si può andare a caccia dei graffiti proprio ai Quartieri spagnoli che li ospitano. Ogni tre, quattro metri, sbucano ominidi oblunghi e creature zoomorfe, fatte di blu, nero, rosso, giallo tufo. Spaventano e divertono. E ormai connotano tout court lo

Cstile delle opere urbane di Napoli. In altri centri europei la street art è un campionario di argomenti rotondeggianti, ironici. Personaggi, pupazzi irriverenti, però in gran parte mutuati dal plateale linguaggio della pubblicità, dai cartoni animati, dai giochi, dai fumetti, dall'immaginario vintage, riconoscibile e mai criptico. Invece la street art partenopea ancoràta alle produzioni di Cyop&Kaf – ma non solo, vedi anche i mostri gonfi enormi e incombenti di Diego Miedo - è più onirica, sibillina, disturbante, a volte spiacevole ma mai compiacente.

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Street art partenopea http://www.cyopekaf.org/

Facciamola breve ché nell’incipit c’è già la fine: ho dipinto (e continuerò a farlo) per tre anni consecutivi per le strade dei Quartieri Spagnoli. Aggredendo da ogni confine: Corso Vittorio Emanuele, Pignasecca, Chiaia, restando imbrigliato nelle maglie fitte della scacchiera pensata a suo tempo per le truppe spagnole, il cuore inesplorato e temuto perché vestito di una corazza di cliché. L’ho fatto di giorno, cominciando da quegli edifici che – distrutti dal terremoto e mai restaurati – sono considerati da tutti terra di nessuno; e quando il primo passante, vedendomi operare (è chirurgia la pittura, l’ho già scritto), si è fatto avanti e mi ha chiesto di dipingere anche la porta del suo basso, inconsapevolmente ha messo in moto una reazione a catena che, come la biglia di un flipper mi ha catapultato da un muro all’altro, di basso in basso, garage dopo garage, per soddisfare le richieste di quanti (tanti, troppi per le mie sole forze) mi chiedevano un dipinto anche per loro.

Nei vicoletti e lungo le stradine di Montecalvario a caccia dei personaggi creati da Cyop&Kaf

Quartieri Spagnoli, ecco i tesori nascosti

L'arte dei graffiti Vibrazioni d'avanguardia

La tendenza

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 -N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 20

FOTOREPORTAGE

La Casa di AliceSfilate di speranza

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Un bene confiscato a un boss in gonnella affidato ad una cooperativa sociale. L'idea di far nascere una sartoria che confeziona abiti con le stoffe africane. L'intuizione di farci lavorare anche donne immigrate per liberarle dalla schiavitù e recuperarle alla vita normale di Pier Paolo Milanese

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 -N. 12 | Luglio 2013 - Anno IIAnno II 21Esistono luoghi che diventano spazi d'ingegno e di buona volontà. Ecco la “Casa di Alice” è più che un esempio. Sembra un altro mondo e infatti è proprio l'altro mondo: quello giusto dove la dimensione umana e i valori etici trovano un loro posto. In una ex villa di camorra è nata una sartoria sociale per resistere e per creare un'alternativa seria e di prospettiva alla strada. E' un miracolo nato e cresciuto nel cuore di Castel Volturno e precisamente a Baia Verde, un territorio devastato e bombardato dalla speculazione abusiva dei clan della camorra

a casa al mare di Pupetta Maresca, la lady camorra inghiottita nelle

tenebre del passato e riemersa dall'oblio grazie a una discutibile fiction targata Mediaset, ora è luogo di solidarietà e amicizia. L'immobile è diventato patrimonio del Comune di Castel Volturno a seguito di un sequestro e di una successiva confisca operata dall'autorità giudiziaria. Nel marzo 2010 definitivamente quel bene è stato assegnato in comodato d’uso decennale all’associazione “Jerry Essan Masslo”. Da qui l'idea di avviare la cooperativa “Altri Orizzonti” per realizzare una sartoria sociale, ribattezzando il bene “Casa di Alice”, il luogo dove i sogni diventano realtà. Una sartoria sociale dove giovani immigrate vittime della tratta degli esseri umani, avviate alla prostituzione e sotto il ricatto dei riti voodoo, sono avviate ad un percorso lavorativo concreto.

L

Immigrate vittime della tratta

Nel laboratorio sartoriale nascono abiti utilizzando stoffe e tonalità africane. Una scelta non casuale visto che a Castel Volturno vive da anni un pezzo di Africa. Fulcro della produzione è una linea di abbigliamento ed accessori in stile africano, adattata alle necessità e ai gusti europei. I tessuti utilizzati provengono direttamente dai paesi dell’Africa. La “Casa di Alice” comincia ad essere una realtà imprenditoriale eterogenea e multietnica che crei lavoro, integrando le diverse culture presenti nel territorio, promuovendo la cultura della legalità e della solidarietà. La “Casa di Alice” è stata dedicata a tutti coloro che

vengono accusati ingiustamente dai pregiudizi, in modo particolare al ghanese Joseph Ayimbora, testimone di giustizia della strage di Castel Volturno dove il 18 settembre 2008 un agguato dei Casalesi trucidò sei immigrati. E' l'inizio della strategia stragista da parte della cosca dei Casalesi. La “Casa di Alice” rientra nel progetto “MADEin CastelVolturno - Vestiamo la libertà” http://www.madeincastelvolturno.com/ e rappresenta un esempio innovativo e concreto di economia sociale. Una struttura produttiva che agisce e si sviluppa nel rispetto delle leggi del mercato, ma i cui proventi devono servire non solo a dare il giusto compenso alle socie lavoratrici, ma anche a finanziare le attività più specificamente assistenziali e sociali dell’associazione. Anna Cecere è l'anima di questo progetto. Lavorava come manager. Un giorno ha chiesto a se stesso se era felice della sua vita : la risposta è stata tassativa e poco sofferta “no”.

Un nuovo modello si fa strada

Anna ha messo a disposizione la sua esperienza e le sue competenze per un progetto sociale dove le performance aziendali non si misurano dalla ricchezza prodotta ma dal bene e dalla solidarietà create. E' un nuovo e vecchio modello alla stesso tempo che si fa strada. E' una strada nuova. Un'inversione di tendenza. Il ritorno a un'etica e pratiche umane dove la donna e l'uomo si trovano al centro del mondo. Non sono ingranaggi della produzione e loro stessi prodotti. La “Casa di Alice” e l'idea che porta avanti rappresenta una storia in discontinuità. E' più che un segnale di speranza, è il nuovo mondo che si fa largo. Sia inteso ciò che luccica non è tutt'oro. I problemi ci sono e continuano ad aggravarsi. Le terre casertane sono state usurpate, oltraggiate e abbandonate. Tutt'intorno s'intravedono solo e unicamente macerie. “Castel Volturno è un posto dimenticato, qui non ci vengono solo gli immigrati che non hanno altri posti dove andare, ma anche tutti gli italiani che perdono il posto di lavoro. Così si creano grandi ghetti, privi di servizi”.

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Il laboratorio sartoriale della “Casa di Alice” dove si realizzano i capi d'abbigliamento

con le stoffe proveniente dall'Africa

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 12 | Luglio 2013 - N. 12 | Luglio 2013 - Anno II Anno II 22

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Dizionario enciclopedico delle mafie conoscere, sapere, combattere

Quello che manca: viaggio intorno a Napoli na città, Napoli, microcosmo complesso e centro di innumerevoli narrazioni; due

autori, uno scrittore e un fotografo, che la vivono e soprattutto la attraversano. Salvatore Esposito e Angelo Petrella, entrambi napoletani, si addentrano tra gli strati di una città multiforme, nei suoi pezzi di società invisibili. Si immergono e si lasciano coinvolgere umanamente e politicamente emergendone con un racconto nello stesso tempo lucido e partecipato. Scampia, Castel Volturno, Forcella, Pinetamare, sono alcune delle tappe di questi attraversamenti verso il “cuore di tenebra” della città. Le fotografie di Salvatore Esposito costruiscono un’eccezionale narrazione fotografica che non risparmia nulla della complicata realtà nella quale si addentra, la sua a volte agghiacciante vita quotidiana, la sua disperazione ma anche l’umanità, tutto filtrato da

U uno sguardo sorprendentemente intimo. I testi di Angelo Petrella accompagnano il lettore nell’esplorazione di quegli stessi luoghi, raccontano le voci di chi lì ci vive, e gli sforzi di chi lì ha deciso non solo di sopravvivere ma di agire per il cambiamento. Le parole non illustrano le immagini né viceversa, al contrario, i due linguaggi percorrono strade parallele di narrazione e di approfondimento, ognuno con la propria sintassi, ognuno prezioso controcanto dell’altro.

Autore Salvatore EspositoAutore dei testi Angelo PetrellaAnno di pubblicazione 2013ISBN 978-88-6965-449-7

Prezzo di copertina: 19.90 Euro

l Dizionario Enciclopedico delle Mafie in Italia è un’opera che non ha precedenti.

Migliaia di voci che costituiscono un punto fermo per disegnare una mappa scientifica delle varie realtà criminali. Il DEM fornisce un completo repertorio alfabetico in cui la trattazione delle voci si estende oltre la semplice definizione del termine, fornendo quindi una più esaurente informazione su tutte le nozioni, gli accadimenti, i personaggi riguardanti il mondo correlato alla criminalità organizzata. Nero su bianco tutti coloro che a vario titolo si sono venuti a trovare coinvolti con le organizzazioni criminali. Siano essi affiliati delle bande. Siano essi vittime della violenza. Siano oppositori. Siano imputati di procedimenti giudiziari che vedano al centro del dibattimento azioni legate alla realtà del crimine organizzato. I primi passi di una organizzazione criminale strutturata attraverso gerarchie, riti di iniziazione, regole condivise e rispettate dai propri appartenenti, risalgono al sedicesimo secolo, esattamente in Campania, nella zona del Napoletano. Da quattrocento anni, l’Italia vive una situazione di conflitto permanente. Una «guerra» che vede lo Stato di Diritto opposto a una serie di consorterie capaci, nel corso del tempo, di controllare intere porzioni di territorio. Organizzazioni

I ramificate profondamente nella cultura locale. Spesso percepite dalla popolazione esattamente come uno Stato parallelo. In grado di offrire lavoro, sostenere il vissuto quotidiano. Una sorta di altra Italia edificata su propri codici morali, su proprie leggi. Presenza reale e tangibile a fronte di un governo troppo spesso avvertito distante, non in grado di predisporre risposte certe ai bisogni della cittadinanza. Si calcola, infatti, che l’insieme dei gruppi di criminalità

organizzata denominati in vario modo riescano ad avere proventi attraverso attività illecite pari al 20% dell’intero Pil nazionale. Si valuta che ogni anno oltre trecento omicidi siano direttamente riconducibili a strategie interne a questi gruppi. Si stima inoltre che oltre trentamila persone facciano parte in modo attivo di organizzazioni criminali, siano per così dire affiliati a tempo permanente. A loro si aggiungono centinaia di migliaia di cittadini che più o meno direttamente

hanno a che fare con queste organizzazioni: operando alle dirette dipendenze di imprese edificate attraverso illeciti proventi, oppure dovendo a queste organizzazioni l’ottenimento del mero posto di lavoro, o ancora, esercitando a loro stessa insaputa all’interno di società utilizzate per riciclare guadagni provenienti da attività criminose.

Donne in carne e ossa cinque storie

inque racconti, cinque storie di disagio e coraggio per altrettante donne del Sud. Donne istintive,

sanguigne, raccontate senza sfumature, in presa diretta, perché queste, anche se trasfigurate dalla penna dell’autrice, sono storie vere. Dal magma di una scrittura incalzante, profonda, emergono così la pasticciera Annina, che non accetta le molestie al suo garzone di bottega; Cristina, che a suo modo si ribella ai soprusi dell’usuraio che vuole approfittare di lei; e ancora Assuntina, donna di camorra che affronta il boss di turno per vendicare i propri figli; e poi Concettina, che si da le regole della realtà chiusa e malavitosa in cui vive, scegliendo la morte come fuga da un amore impossibile. Infine c’è Melania, ragazza madre che squarcia il velo di silenzio e vergogna che l’ha avvolta e fa il nome del sacerdote padre di suo figlio. Magistralmente introdotti da Paola Binetti, Rosaria Capacchione, Monica Guerritore, Manuela Piancastelli e Gloria Sanseverino, questi racconti presentano una galleria di personaggi drammaticamente veri. Di donne indimenticabili, in carne e ossa.

Chi è Luisa Bossa? Sposata, tre figli, è insegnante di latino e greco. Attiva nel volontariato sociale, ha militato nel Movimento per la Pace e nel Movimento Internazionale per la Riconciliazione. E' stata sindaco di Ercolano dal 1995 al 2005 dieci anni passati in trincea contro la camorra e scrivendo una storia in discontinuità. E' stata nominata dall’Unicef “Sindaco difensore dei bambini”. E' stata membro della Commissione Parlamentare Antimafia, nel febbraio 2013 è stata rieletta deputato al Parlamento per il Partito Democratico.

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I Sicilianigiovani

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il coraggio di lottare?"

LIBERTA'

19822012

L'ARIADELLA