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LA MANIPOLAZIONE EMOTIVA
O “EFFETTO GASLIGHT”
A cura della Dott.ssa Annalisa Barbier, PhD Psicologo Clinico, Dottore di ricerca in Neuropsicologia
Specialista in Psicologia Cognitivo Comportamentale
Materiale tratto dal libro “COME MI VUOI?” di Robin Stern
Sito web: www.annalisabarbier.com
Blog: www.annalisabarbier.wordpress.com E-mail: [email protected]; [email protected]
Skype: barbier_psicoterapiapersona
DEFINIZIONE DELLA MANIPOLAZIONE EMOTIVA
La manipolazione emotiva (ME) è un fenomeno molto diffuso, del quale non sempre
si è consapevoli. Si parla spesso anche di “Effetto Gaslight”, in relazione al film diretto
da George Cukor nel 1944 (in Italia conosciuto con il titolo “Angoscia”) in cui la protagonista, interpretata da Ingrid Bergman, sposa un uomo più anziano di lei che
vuole farla impazzire per impadronirsi della sua eredità.
Il marito dunque, oltre a far scomparire degli oggetti incolpandola di essere la
responsabile di tali eventi, arriva ad abbassare il gas dell’illuminazione negando che ci
sia un calo di luce, inducendo in lei una tale agitazione ed incertezza che inizia a
pensare di essere pazza. Diventa quindi sempre più confusa, spaventata e fragile
essendo insicura delle proprie percezioni. Nello stesso tempo è riluttante ad incolpare
il marito perché vuole essere amata da lui e ha bisogno di mantenere nella sua
mente, una immagine perfetta ed amabile di lui.
La manipolazione emotiva è una sorta di Tango, ballato da due persone con
caratteristiche complementari: una delle due (tipicamente il manipolatore) ha
bisogno di mantenere la percezione positiva di sé ed avere sempre ragione, mentre
l’altra (la vittima manipolata) è caratterizzata da un bisogno fortissimo di fusione ed
approvazione, che la porta a permettere al manipolatore di ri-definire la sua idea di
realtà, idealizzandolo e cercando costantemente il suo consenso.
COME SI MANIFESTA LA MANIPOLAZIONE EMOTIVA
Può succedere che il/la vostro/a partner vi accusi di farlo ingelosire o di boicottare le
sue iniziative (e voi sapete benissimo che non è vero), con un capo mai contento di
come svolgete il lavoro che vi incolpa di volerlo boicottare o di avercela con lui/lei,
con un genitore che ostacola la vostra autostima. Molte persone non si accorgono di
essere manipolate, tuttavia avvertono un’ansia ed un disagio crescenti quando sono
con una persona particolare. All’inizio cadono nella trappola della spiegazione e
tendono a giustificare il comportamento del manipolatore per un bisogno di
approvazione da parte sua ed il processo può progredire fino alla possibilità che, pur
di non dover rinunciare al rapporto e di non deludere il manipolatore, si finisce con il
vedere le cose solo dal suo punto di vista negando il proprio, e sottomettendo il
proprio senso della realtà al suo. A comportarsi così sono soprattutto le donne, ma
non solo. La ME si manifesta attraverso una comunicazione ambigua, incoerente,
passivo-aggressiva, come negli esempi seguenti:
Ti fanno sentire in colpa: rigirano le tue parole al fine di far sentire te sbagliato e in torto nei loro
confronti.
Sono degli aggressori “passivi”: non affrontano le questioni in modo diretto ma girandoci intorno e
sparlando alle spalle delle persone. Utilizzano modalità subdole per farti capire che non accettano ciò
che fai. Ad esempio possono boicottare di fatto le tue iniziative dopo aver detto invece di volerti
sostenere, in un modo tale che sembrerà assolutamente involontario o casuale.
Negano di aver detto o fatto cose che ricordi bene al fine di difendersi e mettere in discussione le
tue affermazioni, fino al punto di farti dubitare di te stesso (effetto gaslight) Fingono di volerti sostenere o aiutare ma poi boicottano le tue azioni e le tue iniziative in maniera
sottile e apparentemente ingenua
Accentrano l’attenzione sui loro problemi sminuendo i tuoi: se tu hai mal di testa loro hanno un
tumore! Se hai avuto una giornata impossibile la loro è stata catastrofica. Non ascoltano mai
veramente, non dedicano attenzione e pretendono sempre di essere al centro del gioco. Se glielo fai
notare ti accusano di essere egoista.
Danno sempre ad altri la responsabilità dei loro comportamenti: se si comportano male la colpa è
sempre di qualcosa che anno fatto gli altri.
Influenzano lo stato d’animo degli altri attraverso una sorta di “ricatto emotivo” per cui tutti, intorno a loro, finiscono con il preoccuparsi di non farli sentire arrabbiati o tristi e di porre rimedio a
ciò che li infastidisce.
Ma anche attraverso le CRITICHE: in particolare, critiche le che vi vengono mosse,
anche se parzialmente o del tutto vere, sono intese a ferire e ad indebolirvi piuttosto
che ad avere un fine costruttivo e includono:
offese, insulti ed esagerazioni
sono lanciate nel bel mezzo di una lite o una discussione
sono usate per cercare di vincere una discussione
sono provocate dalla vostre obiezioni o dal vostro tentativo di chiudere la discussione
sembrano non avere alcuna relazione con la discussione
spostano l’attenzione dal suo comportamento al vostro
Vi vengono mosse quando non potete facilmente rispondere (in pubblico ad esempio, o al cinema
ecc.)
Il meccanismo della manipolazione inizia in maniera subdola e prende piede nel
tempo, con una velocità ed una chiarezza che dipendono direttamente dalla
resistenza della “vittima”; così possiamo trovarci di fronte a manipolazioni discrete ed occasionali che possono restare tali per mesi o anni, oppure evolvere in fenomeni
caratterizzati da elementi di violenza psicologica o fisica, nell’ambito di relazioni duali francamente patologiche.
DA COSA VI ACCORGETE DI ESSERE COINVOLTI IN UNA RELAZIONE
MANIPOLATIVA?
Il manipolatore inizialmente si presenta come una persona sensibile, empatica,
altruista e molto interessata alle vostre necessità. Gli serve per entrare nel vostro
spazio personale. Ma poi, non ci vorrà molto per accorgervi che avete di fronte un
individuo egoista ed accentratore, interessato unicamente a mantenere il proprio
elevato senso di sé ed il proprio potere. Tuttavia, se la manipolazione prenderà piede
come modalità prevalente nel rapporto, presto la vittima inizierà a sentire che
“qualcosa non va” e, con il tempo, sperimenterà in maniera crescente uno o più dei
seguenti segni:
Incubi o sogni inquietanti ricorrenti
Scarsa fiducia nel proprio senso della realtà
Frequente sensazione di sconcerto o confusione
Incapacità a ricordare i dettagli delle discussioni con il manipolatore
Sintomi ansiosi: disturbi gastrici, tachicardia, senso di costrizione al petto, attacchi di panico
Frustrazione
Timore o agitazione in presenza del manipolatore
Vi sforzate di dire a voi stessi e agli amici che il rapporto con il manipolatore va benissimo
Sentite compromessa la vostra integrità e dignità
Gli amici e i parenti fidati esprimono preoccupazione e disappunto per il vostro rapporto
Non riuscite più a provare gioia e soddisfazione nella vostra vita
Tristezza, fino alla depressione
Rabbia
La ME svilisce la persona che la subisce e la destabilizza profondamente, poiché essa
desidera ottenere l’approvazione del manipolatore avendone idealizzato la persona,
e per farlo si trova a dover rinunciare al proprio punto di vista, alla propria visione
della realtà per abbracciare incondizionatamente quella dell’altro. Ma non solo, deve anche subire i comportamenti sminuenti del suo manipolatore.
COME SI DIVENTA VITTIMA DI MANIPOLAZIONE EMOTIVA?
Le persone che tendono a diventare vittime ella manipolazione emotiva, sono
solitamente persone di spiccata sensibilità, molto vicine ai bisogni degli altri,
emotivamente fragili ed insicure, dotate di un elevata capacità empatica, temono la
solitudine ed hanno paura di essere lasciate, idealizzano l’altro con facilità, non vogliono deludere gli altri, hanno bisogno di dare di sé un’immagine sempre positiva.
I tratti sopra descritti sono comunemente riscontrabili nel disturbo dipendente di
personalità (DPD), e non è infrequente che le persone affette da depressione siano
soggette a rapporti manipolativi.
In linea generale, possiamo indicare alcune elementi che predispongono a diventare
vittime della ME:
Desiderio di approvazione
Desiderio di una relazione intensa e fusionale
Spiccata capacità di empatia
Paura di perdere l’altro (paura dell’apocalisse emotiva) Desiderio che gli altri pensino sempre bene di voi
Bisogno di rassicurazioni e contenimento
Scarsa autostima e fiducia di sé
Disturbo di Personalità Dipendente
In particolare, mi voglio soffermare su 3 importanti caratteristiche che accomunano
le vittime della ME:
1. Paura dell’apocalisse emotiva: viene definita in questo modo la paura, da
parte della persona oggetto di manipolazione emotiva da parte del partner, di
essere abbandonata, o disconosciuta o non approvata. In queste persone è
estremamente forte il desiderio di evitare una “esplosione emotiva” da parte dell’altro, solitamente caratterizzata da:
Grida e insulti, fino ad arrivare a manifestazioni di aggressività fisica (rompere
piatti, sbattere le porte, prendere a pugni il muro, lanciare oggetti o
minacciare la vittima)
Offese che fanno leva sulle paure più profonde (ad es: sei davvero troppo
gelosa-possessiva-insicura-sovrappeso ecc., non vali niente, sei
insopportabile, sei come tua madre e così via. La lista è potenzialmente
infinita)
Critiche distruttive (ad es: non sei capace di portare avanti una relazione
sana; non sai prenderti cura dei bambini, non mi stupisco che litighi sempre
con le persone, ecc.)
Mutismo e distanza emotiva (punizione emotiva particolarmente efficace per
far sentire non amata o colpevole la vittima)
Previsioni catastrofiche (ad es: nessuno ti amerà più, resterai sola per il resto
della tua vita, nessuno ti sopporterà più ecc.)
Utilizzo dei vostri ideali contro di voi in maniera imprecisa (ad es: amarsi non
vuol dire accettarsi incondizionatamente? pensavo che un figlio dovesse
prendersi sempre cura dei genitori, una vera professionista non dovrebbe
prendersela ecc.)
Inculcare dubbi ed insicurezze, come accade nel celeberrimo fil di Cukor
“Gaslight”, mettendo in dubbio le vostre percezioni, la vostra memoria ed il vostro senso di realtà (ad es: io non ti ho mai detto questa cosa, avevi
promesso di fare tale cosa, possibile che non ricordi?, Durante la cena, tutti
hanno pensato che fossi ridicola, non te ne rendi conto? Ecc.)
2. Desiderio fusionale: alcune persone – soprattutto di sesso femminile – sono
particolarmente propense a vivere le relazioni sentimentali in una maniera
definita “fusionale”, in cui l’altro viene vissuto come assolutamente
indispensabile e si tende a condurre una relazione di coppia in cui prevalgono
spazi ed attività forzatamente condivisi , a detrimento di una sana e necessaria
quota di indipendenza ed autonomia individuale. Queste persone –
indipendentemente da quanto siano competenti, forti, attive nelle altre
situazioni di vita - sentono il bisogno assoluto e profondo di avere sempre
l’approvazione del manipolatore, che viene da loro idealizzato. In questi casi,
con il passare del tempo la vittima, pur di non contraddire il suo manipolatore,
inizia a mettere in discussione la propria visione della realtà e a rinunciarvi
insieme ad altre necessità, al fine di mantenere la condizione “fusionale” del rapporto. Questa è la motivazione principale che spinge alcune vittime a
giustificare continuamente il proprio operato anche se sanno di avere ragione,
a discutere per ore ed ore con il manipolatore per dimostrare di essere state
corrette ecc. Fanno insomma di tutto per difendere la loro immagine i suoi
occhi. Infatti, non sopportano di essere disapprovate e giudicate
negativamente dall’altro e questo le spinge ad intavolare snervanti ed infinite
discussioni su questioni anche banali, oppure a rinunciare al proprio punto di
vista per aderire a quello del manipolatore.
3. Trappola dell’empatia: ci si cade quando si possiede una spiccata capacità di
empatia verso l’altro, che porta a sentire profondamente le sue eventuali sofferenze ed il suo disagio, e a desiderare in tal modo soltanto che questo
cessi. Tuttavia, a volte è necessario distaccarsi da questo meccanismo per
tornare a salvaguardare la propria autonomia ed il proprio bene, evitando di
cadere in questa trappola che inevitabilmente finisce con l’allontanarsi da se stessi nel tentativo di curarsi esclusivamente dell’altro.
Riassumendo, voglio ricordarvi una cosa fondamentale: la ME avviene laddove si
incontrano due persone con caratteristiche specifiche:
A) un MANIPOLATORE che ha bisogno di avere sempre ragione per sentirsi
potente e sicuro di sé
B) una VITTIMA che ha bisogno di sentirsi approvata ed amata dal manipolatore
Ed insieme avviano il “tango della manipolazione”, alla stregua di una danza in cui, ad ogni passo dell’uno, corrisponde un passo complementare dell’altro. Ci sono alcuni
elementi che accomunano le persone che finiscono per giocare il ruolo di “vittima” nella danza della ME: la paura dell’abbandono, il desiderio di approvazione, una forte
empatia, l’idealizzazione del partner, il bisogno di dimostrare a tutti i costi la propria buona fede. Queste caratteristiche spingono ad intraprendere attivamente il tango
della manipolazione.
RIASSUMENDO
GLI INGREDIENTI PER BALLARE IL TANGO DELLA MANIPOLAZIONE
. Un manipolatore che ha un compulsivo bisogno di avere ragione
. Una vittima che desidera solamente essere approvata dal suo manipolatore
. Il desiderio di fusione da parte della vittima, nella speranza di trovare l’accordo perfetto
. Il terrore della apocalisse emotiva
. Il tango vero e proprio: la vittima che cerca di dimostrare a tutti che è stata fraintesa e il manipolatore che
desidera solamente avere ragione.
I LIVELLI DELLA MANIPOLAZIONE EMOTIVA
La ME può evolversi in gravità ed intensità, e i suoi effetti negativi sulla relazione e
sulla vita psicologica e pratica della vittima diventare gradualmente più evidenti,
intensi e pesanti, fino a raggiungere una soglia di pericolosità che può portare a
sviluppare gravi disagi psicologici. Ecco elencati di seguito i tre livelli di intensità
riconosciuti da Robin Stern nel suo libro “Come mi vuoi?”:
PRIMO LIVELLO: è il livello iniziale. Può restare tale per molti anni senza subire
variazioni oppure evolversi, più o meno repentinamente, nel livello successivo in
seguito alla comparsa di criticità della coppia o nella vita del manipolatore. A
questo livello raramente ci si rende conto di avere di fronte un soggetto
manipolatore, poiché le manifestazioni del suo agire sono infrequenti e molto
blande. Un esempio potrebbe essere il piccolo malinteso, il fraintendimento
occasionale o la leggera arrabbiatura che occorrono e che vengono considerati
trascurabili ma che vi spingono nella “trappola della spiegazione”. Solitamente,
una sana reazione che si opponga ad instaurare le dinamiche manipolative
prodotta a questo livello, è in grado di bloccare l’evoluzione del fenomeno ai livelli successivi.
ESEMPIO DI MANIPOLAZIONE AL PRIMO LIVELLO
Uscite con il vostro ragazzo che frequentate da poco, e che vi sembra proprio la
persona giusta per voi: è affettuoso, dolce, sincero e desideroso di iniziare una
relazione seria. Mentre siete a cena al ristorante voi, che avete un temperamento
socievole e giocoso, scherzate amichevolmente con il cameriere. A fine serata, del
tutto inaspettatamente, lui mette il broncio e vi accusa di essere state irrispettose
nei suoi confronti, e di aver civettato tutto il tempo con il cameriere. Voi sapete
bene che NON E’VERO, e la sua affermazione vi lascia stupite! Tuttavia tenete a
lui e vi invischiate in una lunga e spiacevole spiegazione finalizzata a fargli capire
che non stavate civettando ma che avete un carattere aperto e amichevole con
tutti. Lui ovviamente non ci crede e continua, più o meno a lungo, a farvi sentire
colpevoli. Scatta la “trappola della spiegazione” e voi vi sentite a disagio, confuse
ed infastidite. Sta iniziando il tango.
Primo livello: i segnali interni
Frequente sensazione di confusione o sconcerto
Irritazione
Sentite di tollerare qualcosa che reputate ingiusto nei vostri confronti
Sensazione di agitazione, disagio vicino a lui
Vi sentite di dover sempre controllare quello che fate e dite quando siete in sua compagnia
Avete il vago timore delle sue reazioni
Temete malintesi e fraintendimenti
I vostri amici sono dubbiosi sulla vostra relazione e su di lui
SECONDO LIVELLO: è il livello successivo. Se nello stadio precedente le sue
reazioni vi lasciano sconcertate, quando vi trovate in questo stadio le reputate
valide e verosimili perché siete ancora più bisognose e caparbiamente decise a
conquistare la sua approvazione. Un’approvazione che arriverà – sia chiaro –
solamente se e quando deciderete di concordare con la sua versione della realtà
e dei fatti. Ma procediamo. A questo punto, il vostro bisogno di sentirvi brave e
degne d’amore è molto forte e lui è ancor più determinato a dimostrarvi che ha ragione. Possono comparire le prime liti ed i primi trattamenti a base di urla,
offese o glaciali silenzi e voi, non essendo in grado di tollerare tali trattamenti
(apocalisse emotiva) siete disposte sempre di più a fare qualsiasi cosa per
evitarli o porvi fine. La danza continua, e diventa sempre più faticosa e
dolorosa. Se nello stadio 1 volevate conquistare la sua approvazione e sentirgli
dire quanto vi apprezza e stima, nello stadio 2 la sua approvazione diventa il
solo modo per sentirvi bene, amata e degna di amore. Per tale ragione
cominciate a considerare il suo punto di vista prima del vostro e a dargli
un’importanza prioritaria. Nel vostro dialogo interno, quando parlate con amici
e parenti e nelle discussioni con lui, vi accorgete che partite dal SUO punto di
vista e non più dal vostro, al quale iniziate ad attribuire sempre meno
attendibilità ed importanza.
Secondo livello: i segnali interni
Vi sentite più deboli e fragili
Siete spesso stanche
Vi occupate meno spesso o con meno piacere delle cose che prima vi interessavano
Vi trovate a doverlo difendere sempre più spesso davanti ad amici e familiari
Non riuscite a ricordare i dettagli delle vostre discussioni
Vi colpevolizzate per averlo fatto arrabbiare
Ruminate spesso su cosa avete potuto fare di sbagliato per provocare il suo disappunto o la sua
rabbia
Tendete a giustificare sempre più spesso le sue reazioni spiacevoli
TERZO LIVELLO: è il livello più grave. Se nello stadio precedente partiva dal
punto di vista del manipolatore ed intavolava discussioni sfibranti per
dimostrare di essere una persona buona e degna d’amore, adesso la vittima
assimila il punto di vista del suo manipolatore fino a farlo proprio. Ha talmente
bisogno di essere approvata ed amata da lui per sentirsi bene con se stessa, che
ha completamente rinunciato al proprio punto di vista e alla propria autonomia.
A questo livello possono subentrare profondi sensi di colpa e depressione,
dovute all’idea prevalente di non essere capaci, di non essere in grado di
soddisfare il partner, di fare soltanto errori ed alla sensazione di aver perso
completamente il contatto con se stesse. Questo è il livello al quale possono
verificarsi episodi di abuso o violenza psicologia e fisica da parte del
manipolatore. A questo punto il meccanismo è talmente automatico, il bisogno
di approvazione talmente profondo, la stima della vittima talmente bassa e la
paura dell’apocalisse emotiva tanto forte da rendere estremamente difficile
fare un passo indietro. La vittima ormai preferisce assumere il punto di vista del
manipolatore, giustificandolo e cercando disperatamente di soddisfare le sue
aspettative. La parola d’ordine a questo punto: E’ TUTTA COLPA MIA.
Terzo livello: i segnali interni
Crescente sensazione di stanchezza e svogliatezza
Perdita di interesse
Evitate di parlare di voi e del vostro rapporto con persone amiche e con familiari
Evitate di parlare del vostro rapporto con persone amiche e con familiari
Vi ritrovate a piangere spesso senza ragione apparente
Vivete un crescente senso di smarrimento
Angoscia
Attacchi di panico
Sintomi legati allo stress (ansia, tachicardia, disturbi gastri-intestinali, tremori, tensioni muscolari,
emicranie, attacchi di asma, disturbi del sonno)
Vi ammalate spesso o sviluppate malattie psicosomatiche (eczemi, dermatiti, difficoltà digestive,
allergie ecc..)
Avvertite un crescente senso di paura e di inquietudine quando dovete incontrare il partner
Vi colpevolizzate per i suoi comportamenti e lo giustificate completamente, assumendovi la piena
responsabilità dei suoi scoppi di ira, dei suoi maltrattamenti o della sua indifferenza verso di voi
TRE TIPOLOGIE DI MANIPOLATORI
Nell’illuminante libro di Robin Stern intitolato “Come mi vuoi?”, l’autrice identifica tre tipologie di manipolatori:
L’intimidatore: il suo stile è la minaccia/intimidazione basata sulla apocalisse
emotiva. Quest’ultima può essere rappresentata da scenate a base di urla ed offese, da minacce di abbandono, da affermazioni aggressive e taglienti che
hanno lo scopo di fare leva sulle peggiori insicurezze della vittima e di ferirla,
dal mettere il broncio e chiudersi in un ostinato e colpevolizzante silenzio. La
distanza emotiva e la profonda disapprovazione del silenzio sono a volte ancora
peggiori delle urla, per le vittime. Alcuni di loro approfittano di situazioni in cui
la vittima non può controbattere (es. cene, cinema e in generale situazioni di
gruppo) per lanciare le loro stoccate e rendere il tutto ancora più terribile.
Il seduttore: è difficilmente riconoscibile subito come manipolatore. Anzi
all’inizio potrà sembrare decisamente l’uomo perfetto e potrà ingannare anche
amici e parenti: sempre attento, gentile e premuroso, sempre pronto a
sorprese romantiche e proposte piccanti. Il problema è che le sue proposte ed i
suoi comportamenti non considerano i reali bisogni della vittima ma piuttosto
sono finalizzate UNICAMENTE a soddisfare se stesso. Sembra che si prenda cura
delle necessità della partner ma in realtà le azioni che sceglie sono dettate dal
desiderio di soddisfare le proprie aspettative, la propria immagine di sé e i suoi
bisogno. Non quelli della partner. All’inizio sembrano perciò perfetti ma dopo un po’ di tempo ci si comincia a sentire “non viste”, non ascoltate, insomma del
tutto sole. Questo particolare tipo di manipolatore reagisce alle proteste
facendo sentire la vittime inadeguata e deludente.
Il bravo ragazzo: infine compare la categoria del bravo ragazzo. Anche questa
figura disorienta la vittima, parenti, amici e tutti coloro che lo conoscono
poiché si presenta i maniera impeccabile: innamorato, affidabile, disponibile ed
accondiscendente. Ma il terrorismo psicologico che mette in atto è
estremamente subdolo e difficile da identificare nel breve periodo: perché si
basa sull’accondiscendere verbalmente alle richieste della vittima, salvo poi adottare un comportamento caratterizzato da freddezza e scarsa
partecipazione, o disappunto silenzioso, accompagnato da parole che negano
ciò che palesemente dimostra con i fatti. E’ sconcertante proprio perché a parole si mostra perfettamente collaborativo, mentre con i fatti boicotta gli
interessi e desideri della vittima, ovviamente attribuendone a lei la
responsabilità.
SEI PREDISPOSTA A FARTI MANIPOLARE?
Il questionario che segue, è stato liberamente tratto da uno dei questionari inseriti nel libro “COME
MI VUOI?” della Dottoressa Robin Stern, psicoterapeuta statunitense. Il questionario NON E’ uno
strumento diagnostico e i risultati sono da intendersi in maniera indicativa e non definitiva: si rivela
utile per evidenziare la presenza o meno di alcune caratteristiche che potrebbero predisporre a
diventare “vittima” di manipolazione emotiva.
Leggete attentamente i singoli casi presentati e rispondete con la massima sincerità, indicando
quale delle alternative proposte scegliete. Alla fine, troverete una breve descrizione del vostro
“profilo” in base alle preferenze che avete espresso ed un breve consiglio su come evitare di cadere
nella trappola manipolativa.
QUESTIONARIO
A) Da un paio di settimane vostra madre vi chiama per fissare un appuntamento e pranzare
insieme, ma voi siete super impegnate: tra il lavoro, le scadenze, una nuova relazione
sentimentale, e l’influenza che vi siete beccati non riuscite proprio a trovare il giorno per
incontrarla. Le quindi vi dice: “ah…a quanto pare non ti interessa molto di me, visto che
non trovi un momento per vederci. È bello sapere che ho allevato una figlia tanto
egoista!”. Voi rispondete:
1. Come puoi dirmi egoista, non vedi quanto lavoro ho da fare?
2. Oddio mamma mi dispiace tanto, hai ragione, sono una figlia terribile! Mi sento
uno schifo…
3. Mamma non riesco a parlare con te quando ti comporti così: ho l’impressione che
mi voglia umiliare e far sentire in colpa!
B) La vostra migliore amica ha appena disdetto - all’ultimo momento come al solito – il vostro
appuntamento per la serata. Voi vi fate coraggio e le dite che siete stufe di questo
atteggiamento e che vi irrita da morire restare all’ultimo momento senza niente da fare nel fine settimana, e senza esservi potute organizzare con qualcun altro! E le dite anche che vi
manca di vederla! Lei risponde: “bè intendevo dirtelo, ma cominci a dipendere un po’ troppo da me. Mi mette un po’ a disagio trascorrere le serate con una persona tanto bisognosa…”. Voi rispondete:
1. Non sono bisogno sa come puoi dirmi una cosa del genere? Facci continuamente
cose per conto mio! Solo che non mi piace quando mi annulli all’ultimo un appuntamento”
2. Allora è questo il motivo per cui ci vediamo così raramente? Sarà meglio che i dia
da fare, mi dispiace molto esserti di peso!
3. Ci rifletterò, ma come mai siamo passate dal fatto che hai disdetto all’ultimo momento il nostro appuntamento, alla questione che sarei bisognosa?
C) Ultimamente il vostro capo è sotto pressione e vi sembra che si sfoghi con voi. A volte vi
riempie di complimenti per il vostro lavoro, mentre altre volte vi ammonisce per questioni di
poco conto. In particolare, oggi vi ha appena redarguito per dieci minuti, sul fatto che nella
presentazione dell’analisi di mercato avete usato un formato che viola lo standard aziendale.
Vi dice: “perché insisti nel rendere così difficile il mio lavoro? Pensi forse di meritare un trattamento di favore o hai qualche problema con l’autorità?” Voi rispondete:
1. Oh si dia una calmata, in fondo si tratta solo di un formato di presentazione!
2. Non so cosa mi stia succedendo ultimamente a lavoro… probabilmente ho qualcosa che non va o delle questioni irrisolte…
3. Mi dispiace, evidentemente non ho seguito la procedura (pensando “odio che i si urli contro!”)
D) Il vostro/a compagno/a è di cattivo umore e resta pressoché muto e chiuso in sé per tutta la
serata. Alla fine, mentre tornate a casa, sbotta e vi dice: “non capisco per quale ragione tu debba raccontare i fatti miei a tutti i nostri amici!”. Voi gli chiedete a cosa si riferisca perché
proprio non capite, e lui vi spiega che è seccato perché avete parlato delle vacanze alla
Hawaii che state progettando. Lui ribadisce che questi non sono affari loro: “la gente ricava ogni genere di informazione da questo: guadagni, lavoro, come mi vanno gli affari. Sono cose
che non ho nessuna voglia di far sapere in giro! Chiaramente non hai alcun rispetto per la
mia privacy e le mie richieste”. Voi rispondete:
1. Ma sei matto? È solo una vacanza, qual è il problema?
2. Non mi sono resa conto di averti mancato di rispetto! Scusami, mi ci sento
malissimo
3. Mi dispiace che ti sia seccato ma abbiamo un modo diverso di vedere le cose!
E) State discutendo da ore con vostro marito/moglie sullo stesso argomento. Avete
dimenticato di ritirare la roba in lavanderia nonostante vi foste offerta/o di farlo voi, ed ora
lui/lei non ha abiti puliti per il viaggio di lavoro che deve fare l’indomani. Voi gli spiegate che non lo avete fatto apposta: siete arrivate con 5 minuti di ritardo e la lavanderia aveva già
chiuso! Lui vi fa notare che ogni volta che si tratta di fargli un favore, voi sempre in ritardo, e
vi dice che non è la prima volta che combinate un casino. Ne convenite, siete ritardatarie è
vero, ma dite che non si tratta d i nulla di personale contro di lui. Allora lui vi accusa di voler
boicottare il suo viaggio di lavoro affinché resti a casa con voi, o perché forse siete gelose
della sua promozione o invidiose della sua posizione. Voi rispondete:
1. Come puoi dire certe cose? Non vedi quanto mi impegno per aiutarti? Se
stessi cercando di boicottarti sarei uscita da lavoro un’ora prima per ritirare la tua roba?
2. Non so.. forse hai ragione, forse sono davvero gelosa del tuo lavoro o sto
cercando di vendicarmi di qualcosa.
3. Tu hai la tua visione di quello che ho fatto ed io ho la mia. A questo punto
accettiamo il fatto che non siamo d’accordo.
RISULTATI
MAGGIORANZA RISPOSTE 1 siete intrappolate nella discussione con il vostro manipolatore e non :
potrete MAI vincere. Il vostro bisogno di conquistare la sua approvazione gli dà il potere di farvi
letteralmente impazzire facendovi sentire in dovere di spiegare e giustificare tutto. Anche se avete
ragione, riflettete su come porre fine alla discussione il prima possibile.
MAGGIORANZA RISPOSTE 2: sembra proprio che il vostro manipolatore abbia il potere di farvi
vedere la realtà dal suo punto di vista. Siete talmente desiderose di ottenere la sua approvazione
che volete essere d’accordo con lui a tutti i costi, anche a spese della vostra autostima. Cominciate a
pensare che le cose siano come dice lui, pur sapendo che non è vero. Anche se avete commesso un
errore, non è necessario concordare con la sua versione negativa di voi.
MAGGIORANZA RISPOSTE 3: bene, siete capaci di ritirarvi dal tango della manipolazione troncando
sul nascere la discussione manipolatoria. Tenete più al vostro senso della realtà che non
all’approvazione dell’altro, e questo vi permette di sostenere il vostro punto di vista e di
interrompere la manipolazione.
PER APPROFONDIRE
“Come mi vuoi?”, Robin Stern. Edizioni Corbaccio
“Donne che amano troppo”, Robin Norwood. Edizioni Feltrinelli
“Donne forti, deboli con gli uomini forti”, Maja Storch. Edizioni Magi
“A tu per tu con la paura”, Krishnananda, Amana (Thomas Trobe e Gitte Demant Trobe).
Edizioni Universale Economica Feltrinelli
“The dance of Intimacy”, Harriet G. Lerner. Perennial Library – Harper & Row Publishers,
New York