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Gruppo «Leggere per…» COSTRUIRE INNOVARE GESTIRE le biblioteche scolastiche Presentazione di Romano Montroni Introduzione di Giovanni Solimine ilpepeverde.it – Cepell

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Gruppo «Leggere per…»

COSTRUIRE INNOVARE GESTIRE

le biblioteche scolastiche

Presentazione di Romano Montroni

Introduzione di Giovanni Solimine

ilpepeverde.it – Cepell

,!7II8ji-fijdcg!ISBN 978-88-98589-32-6

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Gruppo «Leggere per…»

COSTRUIRE INNOVARE GESTIRE

le biblioteche scolastiche

Presentazione di Romano Montroni

Introduzione di Giovanni Solimine

ilpepeverde.it – Cepell

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ilpepeverde.itCepell© 2016 ilpepeverde.it - Cepell (Centro per il libro e la lettura)

ISBN 978-88-98589-32-6

www.ilpepeverde.it

Finito di stampare nel dicembre 2016 dalla Csr via di Salone 131- Roma

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Indice

5 L’importanza dei libriPresentazione di Romano Montroni

7 Alla ricerca di una lege perdutaIntroduzione di Giovanni Solimine

11 1. Il Piano Nazionale Scuola Digitale l’organizzazione, l’innovazione tecnologica

15 2. Un nuovo profilo di biblioteca

19 3. Biblioteche e bibliotecariLe esperienze positive, p. 21

Le biblioteche di classe, p. 23

Il bibliotecario, p. 24

33 4. Il rinnovamento dei materiali librari e informatici

37 5. La biblioteca fra piacere e sapereQualche esempio di attività con i più piccoli, p. 40

Qualche esempio di attività con i più grandi, p. 41

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43 6. La formazione

47 Riferimenti bibliografici

4 COSTRUIRE, INNOVARE, GESTIRE, LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

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L’importanza dei libri

Presentazione di Romano Montroni

L a scarsa affezione degli italiani nei con-fronti della lettura è un dato ormai acqui-sito, purtroppo non solo tra la popolazione

adulta, ma anche tra i più giovani. In Italia oltre un milione di ra-gazzi sono colpiti da «povertà educativa», ovvero «la privazione,da parte dei bambini e degli adolescenti, della possibilità di ap-prendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente ca-pacità, talenti e aspirazioni». La povertà educativa incide in mododrammatico sulle facoltà cognitive dell’individuo, cioè la capacitàdi apprendere nozioni e informazioni indispensabili per poter cre-scere, conoscere e vivere una vita rispettabile e dignitosa.

Nel 2015 il 64% degli studenti non ha avuto accesso a nessunaattività ricreativa o culturale, il 48,4% dei minori tra i 6 e i 17 anninon ha letto neanche un libro nell’ultimo anno trascorso.

Sono numeri che fanno riflettere e che riflettono una situazionedi difficoltà capillarmente diffusa su una buona parte della popo-lazione giovanile.

Il problema è che non sono solo le facoltà legate alla sferadell’apprendimento a non venire stimolate, ma anche quelle noncognitive. Vuol dire che una parte importante dei più giovani si

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trova nella condizione di non essere capace di sognare, di imma-ginare una condizione diversa dell’esistenza, di porsi degli obiettivie delle aspettative per il futuro.

Questa situazione può essere affrontata e risolta stimolando iragazzi con attività culturali ed è qui che trova il suo posto la let-tura, un’attività basilare nello sviluppo dell’individuo.

In questo contesto è palese come il ruolo della scuola e dellabiblioteca scolastica diventi strategico e di vitale importanza; è im-possibile pensare di avere una politica di promozione della letturasenza investire risorse ed energie nella scuola.

Le priorità quindi sono la scuola e le biblioteche: dobbiamo darecentralità alle pratiche di lettura nella scuola, con azioni mirate ecorrettamente calibrate secondo il target di riferimento, e valorizzarela funzione culturale e interculturale delle biblioteche scolastiche.Queste biblioteche devono essere portali d’accesso all’informazionee alla conoscenza, luoghi vivi e animati; un punto di riferimento perla comunità, una zona di inclusione dove a dettare il ritmo degliscambi tra gli individui siano i libri e nuovi progetti di lettura.

Promuovere una biblioteca multimediale, dotata di tecnologiaper l’accesso alla conoscenza, significa costruire un ponte di con-giunzione tra la scuola e il mondo esterno, una possibilità in piùper gli studenti.

Una buona scuola non ha la biblioteca, ma è essa stessa unabiblioteca. Un luogo con personale preparato e attento alle esi-genze dei giovani lettori e dell’intera comunità, dove poter cercarelibri, partecipare a progetti di promozione della lettura e impararea usare le nuove tecnologie che il mondo digitale offre.

Romano Montroni

6 COSTRUIRE, INNOVARE, GESTIRE, LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

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Alla ricerca di una legge perduta

Introduzione di Giovanni Solimine

T ante volte si è avuta la sensazione che fos-simo di fronte a un provvedimento che final-mente avrebbe prodotto un assetto diverso

delle nostre biblioteche scolastiche, capace di riconoscere loro unruolo meno marginale nella vita degli istituti, valorizzandone lafunzione di laboratorio del sapere, sperimentando modelli di in-segnamento meno rigidamente legati a una parcellizzazione di-sciplinare, realizzando una didattica a contatto con le fonti e congli strumenti dell’apprendimento. Si è sperato che ciò accadesse,per esempio, a cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio deglianni Duemila, con le due circolari ministeriali 228/1999 e229/2000, che vararono un programma di sviluppo delle biblio-teche scolastiche di base e di potenziamento delle biblioteche dieccellenza e delle reti di biblioteche, quali – come recita in pre-messa la CM 228 – «centri di risorse multimediali a sostegno delladidattica e della ricerca nella scuola, nello spirito di apertura e ra-dicamento sul territorio proprio dell’autonomia scolastica». In quelprogramma furono investite risorse cospicue, di cui una parte de-dicata alla formazione di trecento docenti bibliotecari impegnatinelle biblioteche che erano state finanziate.

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8 COSTRUIRE, INNOVARE, GESTIRE, LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

Se siamo riandati con la memoria a quella iniziativa, portataavanti dai Ministri Luigi Berlinguer e Tullio De Mauro, è perché dob-biamo chiederci come mai, pur dopo un intervento così forte e ar-ticolato, la realtà attuale è ancora caratterizzata da bibliotechepiccole e invisibili, poco accessibili e poco aperte a collaborazioniesterne, non aggiornate e spesso in uno stato di semi abban-dono, prive di una indispensabile figura di docente-bibliotecario,non prevista nei ruoli della scuola. Forse perché quell’interventoera sbagliato? O perché quei finanziamenti sono stati spesi male?Niente di tutto questo. Personalmente, ritengo che quell’interventofosse ben congegnato e continui a essere il momento più alto epiù qualificato di attenzione che i vertici ministeriali abbiano dedi-cato alle biblioteche scolastiche. Se esso non ha prodotto gli effettidesiderati è per mancanza di organicità e continuità: condizioniche si possono concretizzare non solo in un costante flusso di fi-nanziamenti, ma nella messa a fuoco di compiti precisi da affidarealla biblioteca nell’attività scolastica e nella individuazione di unafigura di riferimento. Un altro elemento di continuità potrebbe ve-nire da stabili rapporti con le realtà del territorio e da un pieno in-serimento delle biblioteche scolastiche nei circuiti dellacooperazione col sistema delle biblioteche pubbliche.

Da tre anni attende di essere approvata una proposta di legge(AC 1504-2267) in cui si dice che «le scuole di ogni ordine e gradoassicurano il servizio bibliotecario promuovendo l’istituzione di retidi biblioteche, in cui operi personale qualificato nella gestione diservizi di biblioteca e di promozione della lettura, in conformitàagli obiettivi educativi e didattici elaborati nell’esercizio della loroautonomia»; che il Miur ha il compito di stabilire «standard minimidi personale, attrezzature, dotazioni bibliografiche, funzionamentoe accessibilità delle biblioteche scolastiche»; che «per assicurare

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il pieno utilizzo e la migliore gestione delle risorse, le bibliotechescolastiche si organizzano in rete tra loro e promuovono la coo-perazione collaborando con i sistemi bibliotecari territoriali e na-zionali»; che presso le scuole opererà «un docente-bibliotecario,referente per la lettura, le competenze informative e la documen-tazione, formato secondo gli standard nazionali».

In attesa che questo quadro normativo si realizzi e responsa-bilizzi quindi l’amministrazione scolastica nei confronti del serviziobibliotecario, è da salutare con grande favore lo spazio che ilPiano Nazionale Scuola Digitale dedica alle «biblioteche scolasti-che innovative», concepite come centri di informazione e docu-mentazione anche in ambito digitale. L’interesse che questaazione ha suscitato, l’elevato numero di domande di finanzia-mento pervenute, e la mobilitazione di soggetti che da tempooperano in questo campo, come i promotori di questa pubblica-zione, lasciano ben sperare che questo possa essere un altromattone nella costruzione di solide biblioteche scolastiche nellescuole italiane.

Giovanni Solimine

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10 COSTRUIRE, INNOVARE, GESTIRE, LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

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1. Il Piano Nazionale Scuola Digitalel’organizzazionel’innovazione tecnologica

D alla lettura non dipendono direttamente il benessere elo sviluppo di un paese, ma un popolo che legge è unpopolo più colto e consapevole e quindi meno esposto

all’inferiorità sociale ed economica, spesso più incline alla par-tecipazione e alla cittadinanza.

L’Italia purtroppo non è un paese di lettori, anzi rappresentail fanalino di coda d’Europa e il problema non accenna a risol-versi se è vero che – secondo i dati Istat – tra il 2010 e il 2015 ilnumero complessivo di lettori è diminuito invece che aumen-tare. Nell’ultimo anno sembra che questa deriva si sia arrestata,ma siamo ancora lontani da una tendenza di crescita.

Nella maggior parte dei paesi europei la promozione dellalettura occupa un ruolo importante, soprattutto quella rivolta aipiù giovani ed è per questo che le scuole – oltre a essere dotatedi biblioteche ricche ed efficienti – prevedono bibliotecari e do-centi formati e periodicamente aggiornati come specialisti dilettura.

Già dai tempi di Dewey, che nella sua scuola del fare la po-neva fisicamente al centro dell’edificio, considerandola il «cuorepulsante» dell’intera istituzione, la biblioteca è stata considerata,

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almeno formalmente, un luogo di centrale importanza perl’istruzione, un ambiente di apprendimento per eccellenza. Cosìanche in Italia, difatti già nelle indicazioni nazionali del 2009, ri-badito poi in quelle del 2012, tuttora vigenti, nel paragrafo rela-tivo agli ambienti di apprendimento si afferma che «particolareimportanza assume la biblioteca scolastica, anche in una pro-spettiva multimediale, da intendersi come luogo privilegiato perla lettura e la scoperta di una pluralità di libri e di testi, che so-stiene lo studio autonomo e l’apprendimento continuo; un luogopubblico, fra scuola e territorio, che favorisce la partecipazionedelle famiglie, agevola i percorsi di integrazione, crea ponti tralingue, linguaggi, religioni e culture».

Troppo spesso però ai princìpi e alle dichiarazioni non è se-guita un’azione abbastanza efficace.

Romano Montroni, presidente del Cepell, sostiene che «inquesto paese non sono mancate politiche e azioni di promo-zione della lettura, anzi, le buone pratiche sono molte e inte-ressanti; è mancata invece una politica organica in grado diracchiudere e coinvolgere più soggetti, al fine di coordinare eorganizzare azioni per raggiungere un unico grande successo:vedere finalmente un paese che legge e che considera la letturaimportante» (Progetto In vitro).

Purtroppo non sono necessarie analisi scientifiche per capirequale è stata ed è la situazione delle biblioteche scolastiche inItalia. È sufficiente un’occhiata alla realtà delle nostre scuole eagli interventi che da Casati a oggi (quindi da oltre 150 anni)hanno cercato di legiferare in materia, per rendersi conto diquanto poco questi interventi abbiano giovato. Ancora oggi ilfunzionamento delle biblioteche scolastiche è a intermittenza,

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muta da scuola a scuola e anche all’interno della stessa scuolacol mutare della disponibilità e dell’impegno del personale edella dirigenza. Si alternano momenti di attività più o menopiena con momenti di chiusura assoluta. Questa mancanza dicontinuità determina una situazione inaccettabile: spesso at-trezzature costose, acquistate con un qualche finanziamentostraordinario, finiscono superate senza che siano mai state uti-lizzate, libri impolverati e vecchie enciclopedie (quest’ultimeormai largamente superate dalla informazione offerta da inter-net) rappresentano solo uno spreco di risorse.

Negli anni questa situazione non è cambiata, anche se nonsono mancati interventi lodevoli come quello firmato dal Mini-stro Luigi Berlinguer (Circolare Ministeriale n. 228 del 5 ottobre1999), denominato Programma per la promozione e lo sviluppodelle Biblioteche Scolastiche, anche in quel caso con un serioinvestimento di milioni destinato a dotazioni didattiche e librarie.In seguito il progetto Amico Libro per due anni ha finanziatotutte le scuole d’Italia con 1000 euro da spendere in libri o altromateriale documentario, destinati alla biblioteca scolastica. E

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non sono mancati altri piccoli interventi a pioggia, privi di un ca-rattere sistematico, che si sono posti il problema della gestionedella biblioteca scolastica.

Nel 2016 il Miur, con l’Avviso pubblico per la realizzazione daparte delle istituzioni scolastiche ed educative statali di Biblio-teche scolastiche innovative, concepite come centri di informa-zione e documentazione anche in ambito digitale – PianoNazionale Scuola Digitale (PNSD)1, ha proposto alle scuole unbando per ottenere finanziamenti consistenti per le bibliotechescolastiche. È la dimostrazione di una disponibilità concreta ainvestire in libri e in cultura, si tratta infatti di complessivi 5 milionidi euro.

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1 Si veda: Miur.AOODGEFID.REGISTRO UFFICIALE (U). 0007767.13-05-2016. Leggibile sul sito:http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2016/prot776716.pdf. Dell’argomento si sonointeressate più volte anche le nostre edizioni: cfr. Giovanni Solimine, Scuola digitale andata eritorno, «il Pepeverde», n. 69, luglio/settembre 2016; Donatella Lombello, 5 milioni di euro perle biblioteche scolastiche, «il Pepeverde», n. 70, ottobre/dicembre 2016.

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2. Un nuovo profilo di biblioteca

O ltre all’aspetto economico, che è di grande impor-tanza, il documento contiene anche significative rifles-sioni sulla filosofia della biblioteca scolastica, per

esempio l’affermazione che chiarisce il senso e la portata del-l’uso delle nuove tecnologie in ambito pedagogico: «L’educa-zione nell’era digitale non deve porre al centro la tecnologia,ma i nuovi modelli di interazione didattica che la utilizzano».

La scelta di parlare di biblioteche e non di biblioteca scola-stica non è riferita solo alla quantità di strutture coinvolte, il plu-rale ricorda anche che non esiste un’unica tipologia di bibliotecascolastica, sebbene da molti anni siano stati definiti gli standardIfla (International Federation of Library Associations and Institu-tions). Si può dire che ogni istituto scolastico, di ogni ordine egrado, richiede una particolare tipologia di biblioteca che do-vrebbe rispettare non solo l’età dei giovani fruitori nella tipologiadi attrezzature, nella organizzazione degli spazi, nella scelta do-cumentaria (libri e ogni altra tipologia di media), ma anche ilcontesto scolastico in cui si va a innestare la biblioteca; in pocheparole si tratta di rendere vivo e attraente questo particolareambiente di apprendimento, anche attraverso la gestione at-tenta e competente del personale addetto.

Il Piano nazionale digitale pone al centro l’innovazione. Nel-l’ambito della riqualificazione degli ambienti di apprendimento,

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le biblioteche scolastiche innovative dovrebbero diventare centridi informazione e documentazione anche in ambito digitale, icui punti qualificanti sono:

– l’organizzazione o la riorganizzazione degli spazi;– la dotazione delle attrezzature anche informatiche e tecnologiche;– la gestione della biblioteca, anche come organizzazionedel prestito.

Le caratteristiche, le funzioni, le modalità di funzionamento,sono contenute nelle linee guida dell’Ifla del 2015 e nel manife-sto Ifla-Unesco, agili documenti di riferimento per progettare eprogrammare una biblioteca scolastica.

Gli spazi fisici dedicati alla biblioteca, anche aperti e flessibili,devono essere comunque ben individuabili, riconoscibili dal-l’utenza, adatti a una fruizione sia singola sia di gruppo, inmodo da rendere possibile l’accesso sia alle risorse informativetradizionali quanto a quelle digitali, sia attraverso postazioni inloco sia mediante i dispositivi personali degli utenti.

L’allestimento deve tenere conto dell’età dei giovani fruitori,ma anche, ove possibile, favorire l’accesso dei docenti e delpersonale della scuola, nonché delle famiglie e del territorio.

La dotazione di attrezzature informatiche e tecnologiche ènecessaria per l’acquisizione, la fruizione e l’elaborazione dicontenuti digitali negli spazi della biblioteca: quindi non solocomputer, ma anche strumenti come e-reader e tablet.

I servizi tradizionali di una biblioteca scolastica (apertura, di-sponibilità di un catalogo del materiale documentario posse-duto e possibilità di prestito agli utenti) ricevono una forte spinta

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innovatrice dal prestito on line, dalla digitalizzazione o catalo-gazione di risorse informative, ma anche dalle più recenti inno-vazioni quali ad esempio il prestito bibliotecario digitale (digitallending). Quest’ultimo, attraverso la stipula di contratti di ac-cesso a piattaforme specializzate, consente a studenti e docentidi ottenere in lettura libri e quotidiani con modalità simili a quelledel tradizionale prestito bibliotecario, ma in formato digitale. Ilvantaggio di utilizzare il digital lending, rispetto all’acquisto di-retto di e-book e agli abbonamenti (dotati di licenza individuale),è quello di abbassare i costi permettendo di aumentare sensi-bilmente il numero degli utenti coinvolti e di allargare il campodei contenuti disponibili, con la possibilità di accedere a unaquota assai ampia della produzione editoriale corrente.

La promozione e la comunicazione con l’esterno delle attivitàdella biblioteca scolastica si possono avvantaggiare dei socialnetwork per la comunicazione di attività, incontri, conferenzeaperte al territorio. Ma le stesse attività di promozione della let-tura (tornei, giochi, attività di scrittura creativa, produzione, au-toproduzione e distribuzione di contenuti informativi e didatticiaperti) possono viaggiare in rete realizzando una piattaformaModle all’interno del sito d’istituto.

Infine, come si sottolinea nell’allegato 1) del Miur, l’impor-tanza di fare rete tra biblioteche scolastiche è quella di «coope-rare con i sistemi bibliotecari degli enti locali e con i relativiservizi di e-lending, allo scopo di formare cittadini in grado diutilizzare al meglio i servizi bibliotecari anche dopo l’uscita dalmondo della scuola».

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3. Biblioteche e bibliotecari

U n ottimo inizio sicuramente, ma ancora una volta sitratta solo di un inizio, un bando per premiare 500 pro-getti di buone pratiche che ha ancora il sapore della

sperimentazione.Ma facendo un passo indietro, se si vogliono comprendere

le ragioni di questa situazione tutta italiana, può essere utilequalche riflessione non solo sulla storia legislativa quanto sullastessa cultura pedagogica sottesa nei più all’idea di biblioteca.

Con le sole leggi non si modifica la realtà, è vero, ma unavera e propria legge quadro sulle biblioteche è di fatto inesi-stente. Chi vuole documentarsi può farlo su internet dove com-paiono tutti gli interventi sulle biblioteche scolastiche dal 1859 aoggi: troverà qualche decreto, molte circolari o ordinanze mini-steriali, effimere ripetizioni inconsistenti. Non di rado si è inve-stito in Italia su iniziative definite «progetti» o «sperimentazioni»,come se ci fosse un percorso innovativo da mettere alla provae valutare; il risultato è che le poche risorse realmente disponibilifiniscono con il disperdersi in mille rivoli, realizzando, nella mi-gliore delle ipotesi, delle nicchie fortunate.

Si tratta quindi di mettere mano a norme chiare e definitive,in luogo di una miriade di provvedimenti effimeri.

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Sul piano pedagogico-didattico la biblioteca scolastica è an-cora considerata in larga misura una buona istituzione, utile manon indispensabile, importante e positiva in linea di principio,ma non al punto da essere vissuta come un pezzo fondamen-tale e insostituibile della stessa idea di scuola. E questa visionedella biblioteca è strettamente legata a quella di apprendi-mento e di crescita culturale. A nessuno verrebbe in mente diconcepire un corso di studi di informatica o di biologia senzal’impiego di appositi laboratori o di poter insegnare qualsivogliadisciplina senza l’ausilio di libri di testo. La biblioteca scolasticanon è, evidentemente, un luogo di conservazione di libri – car-tacei e no – ma uno spazio e uno strumento profondamenteradicato nella didattica; naturalmente in una didattica che abbiasuperato il modello rigidamente trasmissivo-frontale, a favoredi un approccio in cui l’allievo sia autenticamente al centro delprocesso di apprendimento; un allievo oggetto di stimoli diversi,da valutare, elaborare e condividere. In questa ottica la biblio-teca di scuola diventa un laboratorio di approfondimento e diampliamento, nel quale è possibile costruire percorsi di ricercae supportare progetti didattici.

Eppure ancora in troppe scuole del nostro paese si accettatranquillamente di non avere per niente una biblioteca (e nonmancano quelli che la considerano una risorsa obsoleta, deltutto sostituibile con l’utilizzo fai da te delle nuove tecnologie) odi avere un deposito disordinato e poco fruibile di materiale li-brario, o anche – laddove è presente una biblioteca degna diquesto nome – di non poter contare su personale specializzatoe stabile.

Ma se anche i ministri ci credono e anche noi ci crediamo,se gli studiosi ci ripetono che una solida cultura generale è lo

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strumento di base per renderci utenti più responsabili anchenell’uso delle nuove tecnologie, allora è venuto il momento diinvestire seriamente in biblioteche scolastiche e soprattutto inpersonale ben definito nei ruoli dello Stato.

Le esperienze positive

Nel contesto desolato delle biblioteche scolastiche sono esi-stite ed esistono ancora realtà di eccellenza. Riteniamo utile se-gnalarne alcune perché, con i dovuti aggiustamenti, possonocostituire punti di riferimento per il futuro.

Tralasciamo le numerose esperienze virtuose di singolescuole, dove grazie all’impegno di docenti, di dirigenti scolastici,e a volta anche di personale Ata, si sono realizzati e si stannorealizzando progetti anche duraturi di attivazione della biblio-teca, con positiva incidenza sulla didattica e veniamo a realtàpiù complessive (sarebbe interessante una ricognizione dellenumerose esperienze positive delle nostre scuole, che non èmai stata fatta). La prima, viva e anzi pare in sviluppo, è la re-altà delle biblioteche scolastiche della provincia di Bolzano,dove presso gli istituti scolastici è istituita una biblioteca come«centro di risorse educative e multimediali» per alunni e inse-gnanti. Queste biblioteche sono gestite da bibliotecari dipen-denti dai ruoli dell’Amministrazione provinciale. Formati equalificati, curano tutti gli aspetti relativi al funzionamento,dall’acquisto al trattamento dei documenti, dalla collocazionedei libri/media al prestito, fino alla messa in rete delle risorsee alle attività di promozione della lettura. Sarà forse solo uncaso che il Trentino Alto Adige è una delle regioni d’Italia in cuiè più diffusa la lettura?

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Vale la pena poi di ricordare una notevole iniziativa della Pro-vincia di Roma. Verso la fine degli anni Settanta, con riferimentoalla legge 285 del 1977 sull’occupazione giovanile, l’Assessorealla cultura della Provincia di Roma, Lina Ciuffini, formò circa 150borsisti bibliotecari da destinare alle oltre 100 scuole di sua com-petenza, ovvero i licei scientifici e gli istituti tecnici della provinciaromana. Nel 1981, al momento dell’insediamento nelle scuole,si tenne un grosso Convegno promosso dalla Provincia di Romae dall’Associazione Italiana Biblioteche, con la partecipazionedei dirigenti scolastici (all’epoca presidi), del personale scola-stico e degli stessi borsisti. Tra i relatori, oltre all’Assessore e alPresidente della Provincia, ci furono tra gli altri il Ministro dellaPubblica Istruzione Guido Bodrato e il professor Tullio De Mauro.

I borsisti, divenuti poi dipendenti nei ruoli dell’Amministra-zione provinciale di Roma, entrarono in servizio nelle scuole.Grazie alla loro preparazione,

aprirono immediata-mente le bibliotechescolastiche alleclassi, partendo dalprincipio che le do-tazioni bibliotecarievanno conosciute eclassificate nonprima, ma durantele attività didatti-che. L’esperienzafu molto positiva edurò oltre un de-cennio. Poi lenta-

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mente le giunte successive cominciarono a trasferire i bibliote-cari ad altri incarichi senza sostituirli, molti furono chiamati asvolgere funzioni burocratiche all’interno degli uffici provinciali.Oggi di quell’iniziativa resta poco (forse l’ottima classificazionedel materiale librario che ha permesso a quelle biblioteche unacerta organizzazione), ma è giusto che sia ricordata per le rica-dute che essa ebbe sulla didattica, sugli studenti e sul territorio:per anni quelle biblioteche scolastiche rimasero aperte agli stu-denti anche dopo il diploma e alle famiglie, organizzarono in-contri con gli autori, operarono per la promozione della lettura,a volte in collaborazione con le biblioteche di quartiere e altrerealtà culturali del territorio.

Le biblioteche di classe

Quando si tratta di biblioteche scolastiche spesso si parladella loro apertura al territorio e della collaborazione con le bi-blioteche di quartiere. Più raramente si parla della loro organiz-zazione interna alla scuola, in sostanza dell’articolazione dellabiblioteca centrale in biblioteche di classe, fiore all’occhiello diesperienze di grandi maestri, da Mario Lodi a Bruno Ciari, daMaria Maltoni a Maria Luisa Bigiaretti, da Alberto Manzi fino adon Milani, che metteva a disposizione degli alunni libri e ciclo-stilati. Anzi per la precisione Mario Lodi, rifacendosi alle tecnichedi Célestin Freinet, parlava di «Biblioteca di lavoro», perché labiblioteca di classe comprendeva, accanto ai libri di narrativa edi divulgazione, anche gli strumenti per la stampa del giornalinoscolastico.

A ogni modo una biblioteca scolastica organizzata – e tuttociò richiede una buona organizzazione, precisa e flessibile allo

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stesso tempo – deve prevedere la possibilità di dare, per un pe-riodo limitato di tempo, in prestito interno alcuni libri che, in ge-nere sotto la responsabilità di uno o più insegnanti, andrannoa costituire le biblioteche di classe. Si tratta in pratica di un nu-mero limitato di libri custoditi, spesso in un armadio, all’internodelle classi e messi a disposizione degli allievi per determinatistudi o ricerche o semplici letture su tematiche o su autori utilialla realizzazione della programmazione didattica. Al terminedello studio previsto i libri devono tornare alla biblioteca cen-trale.

La biblioteca di classe – stando anche alle esperienze citate– è particolarmente utile nella scuola primaria. Negli altri ordinidi scuola è resa a volte difficile dalle strutture scolastiche (pen-siamo al caso in cui le classi ruotino in aule diverse), ma restavalida comunque la possibilità che intere classi possano fruiredi prestiti specifici per i loro studi.

Il bibliotecario

Uno dei nodi fondamentali dei punti di criticità della biblio-teca scolastica è la figura del bibliotecario. Detto esplicitamente:non esiste il bibliotecario scolastico come figura istituzionale nelnostro paese, fanno eccezione, come si diceva prima, alcunerare esperienze.

Nel nostro paese, fino a questo momento, la biblioteca, làdove è presente, è gestita nei modi più diversi e fantasiosi. Il piùdelle volte si tratta di docenti che, o per attribuzione di ore distraordinario o all’interno delle attività di funzione strumentaleo per semplice volontariato si occupano per alcune ore alla set-timana della biblioteca scolastica. Un’altra delle situazioni più

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frequenti è quella dell’affidamento della biblioteca al docentecosiddetto inidoneo all’insegnamento. L’esonero dalla funzionedidattica è un giustissimo e antico provvedimento (la prima nor-mativa in merito risale ai Decreti Delegati) che prevede l’attribu-zione di altro incarico per quei docenti che, per inabilità fisica opsichica, vengano giudicati inadeguati al rapporto con la classe.Talvolta si tratta di patologie alle corde vocali o di altre patologiefisiche, spesso di veri e propri disturbi psichici. Nella maggiorparte di questi casi la funzione di bibliotecario può essere as-solta solo nella sua parte burocratica; se a questo docente nonsi affianca nessun altro, la biblioteca si svuota delle sue poten-zialità di stimoli e invece che risorsa diventa un mero deposito,un luogo marginale o del tutto inutile.

Quella del responsabile della biblioteca scolastica è inveceuna figura di grande importanza, che dovrebbe avere un ruoloben definito, sia a livello di inquadramento che di profilo pro-fessionale, e dunque con adeguata e specifica formazione.

C’è oggi una figura nuova, quella del docente assegnato al-l’organico di potenziamento, previsto dalla legge 107/15. I do-centi di potenziamento fanno parte dell’organico dell’istituzionescolastica al pari dei docenti di base, con la funzione appuntodi potenziare, arricchire cioè l’offerta formativa. La stessa leggeprevede inoltre – in base alle esigenze specifiche delle singolescuole – la chiamata diretta di quei docenti che presentino incurriculum le competenze richieste. In questa direzione vaanche l’eventuale utilizzo di docenti con competenze di biblio-tecario presenti sull’ambito territoriale. Sarebbe auspicabile l’uti-lizzo di questa risorsa anche nelle biblioteche scolastiche. Ma ildocumentato possesso delle competenze richieste non è suffi-ciente a risolvere il problema, è necessaria la diversificazione

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IL BIBLIOTECARIO DEVE POSSEDERE

COMPETENZE BIBLIOGRAFICHE

Conoscere e conservare il patrimonio librario

già acquisito

Conoscere la letteraturaper ragazzi

Conoscere saggi e rivistespecializzati

e le novità editoriali

Saper costruirebibliografie ragionatedivise per età e filoni

Fornire consulenza su libri e percorsi

bibliografici ai docenti

Organizzare gli spazi

e i supporti in modo funzionale alle attività

di bibliotecacreando un ambiente

flessibile e accogliente

Conoscere strategie e strumenti

per la costruzione di percorsi didattici

che intreccino e integrino

piacere di leggere e apprendimento

Conoscere le tecniche di classificazione

Conoscere le strategiemotivazionali

e le modalità della didattica laboratoriale

COMPETENZE DI ORGANIZZAZIONE

E DI GESTIONE

COMPETENZE PROGETTUALI DIDATTICHE

E DI ANIMAZIONE

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del ruolo di questi docenti, così da garantirne la stabilità e lacontinuità della funzione.

Il fatto è che di competenze il docente bibliotecario deveaverne veramente tante. Quella che di seguito viene propostaè una schematizzazione esemplificativa.

Le competenze del bibliotecario scolastico si possono cosìsintetizzare:

a). competenza relativa alla letteratura per l’infanzia/adolescenzae alle tendenze della produzione editoriale contemporanea, informa cartacea ed elettronica,b). competenza pedagogico–psicologicac). competenza metodologicad). competenza tecnologicae). competenza sui servizi di documentazione e comunicazione.

a). Competenza sulla letteratura per ragazzi in forma carta-cea ed elettronica

Per promuovere e sostenere l’interesse dei bambini e dei ra-gazzi verso i libri è indispensabile che almeno (ma sarebbe au-spicabile che fosse una competenza di tutti i docenti) ilresponsabile della biblioteca scolastica conosca un buon nu-mero di «materiali di lettura» presenti negli scaffali, ne padro-neggi i contenuti e si orienti nella loro collocazione per fasced’età. Per viaggiare tra i libri con competenza il bibliotecario,oltre ad aver letto sempre i testi che propone/consiglia, devedocumentarsi e aggiornarsi sui libri attraverso riviste specializ-zate (ce ne sono alcune di alta qualità) e saper attingere infor-mazioni, sia sui classici sia sulle novità editoriali, attraverso sitie blog dedicati alla lettura per tenersi al corrente anche delleiniziative editoriali.

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b). Competenza pedagogico-psicologica I bambini e i ragazzi dovrebbero essere sempre al centro del

processo di apprendimento e quindi ogni proposta deve essereattenta alla motivazione; prima di raggiungere la lettura comecapacità trasversale a tutte le discipline, va promosso il «piaceredi leggere», la possibilità di identificarsi in una storia o in un per-sonaggio, l’intensità delle emozioni, la ricchezza della condivi-sione di significati e del confronto con le reazioni degli altri pari.

La motivazione alla lettura scatta per molteplici motivi espesso i libri hanno una funzione «terapeutica»: il bisogno distorie scatta a volte per allontanarsi da un presente difficile, percercare risposte a curiosità di vario tipo, per saperne di più sulmondo vicino o lontanissimo, per il desiderio di capire cosa ac-cade tra gli adulti, fino a comprendere che emozioni, disagi, dif-ficoltà personali sono ugualmente vissute da altri (e questosolleva dal sentirsi soli e diversi).

c). Competenza metodologicaL’approccio pedagogico non è unico, va individuato in rela-

zione alle caratteristiche dei ragazzi, alla loro età e ai bisognispecifici, alla composizione del gruppo.

Questo non significa che non servano strategie specifiche,da studiare e predisporre accuratamente.

È sicuramente indispensabile che bambini e ragazzi vivanoesperienze concrete di lettura. È ormai risaputo il ruolo della let-tura ad alta voce come promozione del piacere, tuttavia va ri-badito che non si tratta di una strategia da riservare ai piccoli,ancora non padroni di lettura autonoma. Ascoltare leggere adalta voce un testo è coinvolgente (si acquisiscono storie anchecomplesse senza la fatica della decifrazione) e facilita la proie-

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Page 30: Leggere per… Gruppo « le biblioteche scolastiche · teche scolastiche di base e di potenziamento delle biblioteche di eccellenza e delle reti di biblioteche, quali – come recita

zione/identificazione. Dal punto di vista didattico promuove oc-casioni di ascolto, fa scoprire il valore di un silenzio attento. Me-todologicamente la lettura ad alta voce del docente può averevarie caratteristiche: proporre testi brevi di autori diversi suun’unica tematica scelta dai ragazzi; un romanzo letto a pun-tate, in tempi stabiliti insieme; brevi albi da leggere ai più piccolie in tal caso la lettura dei testi deve procedere di pari passo conl’osservazione attenta e partecipata delle immagini.

Per coinvolgere i ragazzi, la biblioteca deve proporsi comeluogo quotidiano della promozione e dell’animazione della let-tura, centro di iniziative (incontri con autori e illustratori, mostre,premi, laboratori) e soprattutto luogo d’incontro e di scambioculturale tra ragazzi.

Coinvolgere i ragazzi nella catalogazione dei libri, nell’orga-nizzazione della sala lettura, nel servizio prestiti, serve sicura-mente a gettare le basi della vitalità della biblioteca.

d). Competenza tecnologicaDigitalizzazione delle risorse informatiche, accesso alla rete

bibliotecaria, prestito bibliotecario digitale, gestione delle ricer-che in rete, come già spiegato nel primo paragrafo.

e). Competenza sulla documentazione e comunicazione Chi si occupa della biblioteca deve essere un abile tessitore

di rapporti, organizzare eventi, giornate dedicate ai libri, ancheaderendo a iniziative nazionali o locali. Ma soprattutto deve in-tessere rapporti con il territorio, sia stimolando la partecipazionedelle famiglie alle attività della biblioteca sia costruendo sinergiecon altre agenzie culturali o educative presenti nel quartiere. Èimportante creare appuntamenti precisi in cui la biblioteca si

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apre al pubblico, anche per esporre il materiale in dotazione edocumentare periodicamente le attività dei docenti e deglialunni, attraverso produzioni di vario tipo.

La biblioteca deve essere aperta alla partecipazione e al con-tributo di soggetti diversi e al tempo stesso deve «uscire», nonsolo metaforicamente, sul territorio. L’organizzazione di visiteguidate alla biblioteca di quartiere o cittadina e alle librerie piùfornite e ben organizzate sarà un’occasione in più per i ragazzidi incontrare libri diversi in contesti diversi, così che possanoscoprire, sfogliandoli, le tante possibilità che contengono i libri.

La biblioteca, oltre a potenziare la rete di relazioni interistitu-zionali della scuola attraverso il rapporto e le iniziative comunicon enti e associazioni, può vivere un momento privilegiato diterritorialità nell’apertura alle famiglie degli alunni. L’accesso deigenitori o dei nonni alla biblioteca e il loro coinvolgimento inspecifici progetti contribuisce in modo concreto e costruttivo aldialogo e alla collaborazione scuola-famiglia.

Può sembrare banale ma è invece fondamentale che le mol-teplici competenze del responsabile della biblioteca siano con-nesse al progetto complessivo dell’istituto a cui appartiene labiblioteca. Perché la biblioteca sia viva è necessario che sia uti-lizzata in maniera continuativa da tutte le classi e quindi le atti-vità vanno organizzate in maniera coerente alle sceltepedagogico-didattiche (non solo quelle formali documentatedal PTOF, ma, cosa più difficile, anche concretamente collegateai percorsi elaborati dai singoli docenti). Non è cosa impossibile,ma richiede certamente momenti di condivisione e progetta-zione a inizio d’anno e in itinere, conoscere le risorse esistenti emettere in comune la progettualità docente che si espliciterà in

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azioni didattiche. È su queste scelte e su queste azioni che si in-nestano le competenze specifiche del responsabile della biblio-teca. Va precisato che la funzione della biblioteca non si develimitare all’uso del suo spazio fisico, per ascoltare storie, per vi-sionare film, per consultare testi specifici (ricerche tematiche sulcartaceo o on-line), per realizzare il prestito (a docenti, per laloro classe, o a singoli alunni, per la lettura autonoma) ma deveessere motore/stimolo/approccio motivazionale a molteplici at-tività scolastiche. Per questo il bibliotecario ha bisogno di com-petenze pedagogiche e di partecipare alla programmazionedidattica della scuola.

Risulta evidente che la preparazione specifica dell’addettoalla biblioteca difficilmente può averla chi si occupa di gestire,come avviene oggi, la biblioteca nei momenti liberi.

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4. Il rinnovamento dei materiali librari e informatici

P er la vitalità della biblioteca, occorre un rinnovamentoperiodico dei materiali. Molte scuole, pur attuando sceltepedagogiche di qualità, hanno un patrimonio librario e

informatico vecchio. Tutti i libri, dagli albi illustrati per i piccoliche ancora non leggono, ai manuali, ai romanzi per ragazzi,agli atlanti, proprio perché ritenuti piacevoli, amati, necessari,sono sottoposti a deterioramento. Sarebbe necessario riacqui-stare quelli ritenuti indispensabili e far crescere la dotazionedella biblioteca con le novità editoriali più interessanti e aderentialle esigenze dei ragazzi e dei docenti. Ma anche tutto questorichiede competenze che si ottengono non solo con la forma-zione astratta ma soprattutto con la viva partecipazione a fieree a eventi culturali del paese, con l’abbonamento a riviste spe-cializzate, con la capacità di sapersi orientare, anche tramiteinternet, sui vari cataloghi. Non solo di edizioni italiane: a volte,soprattutto per i bambini piccoli, possono essere acquistati libricon sole immagini (silent book) mai pubblicati nel nostro paesee oggi facilmente (se non lo impediscono pastoie burocratiche)reperibili su internet.

Le scuole sopperiscono alla mancanza di fondi stabili perquesti acquisti con modalità talvolta ingegnose, istituendo ad

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esempio «mercatini» di materiali autoprodotti aperti alle famigliee al territorio. Altra possibilità lodevole è quella della donazionedi libri o materiali provenienti da privati ma è necessario valu-tare e fare cernite, per non affollare gli scaffali di volumi nonidonei.

È chiaro che uno degli elementi necessari è la catalogazionedei materiali presenti in biblioteca. Si tratta di un tasto dolente,la perenne mancanza di un docente competente in informaticae dedicato a tempo pieno alla biblioteca è evidenziato dalla fre-quente assenza di un catalogo informatizzato. I programmi uf-ficiali di catalogazione sono complessi, sono materia di studiobiblioteconomico e prevedono corsi ed esercitazioni e, oltretutto,

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spesso non sono idonei a inventariare i libri (anche se molti) diuna «bibliotechina» scolastica. La figura del bibliotecario puòovviare anche a questa criticità: è possibile fare un inventariodei libri in dotazione anche con un semplice file excel: se sul fo-glio di lavoro si inseriscono, oltre alle colonne Autore, Titolo, Edi-tore, Anno di pubblicazione, le Colonne Tematiche e le ParoleChiave, basterà copiare l’elenco su un altro foglio di lavoro e or-dinarlo secondo la categoria interessata (se si cerca uno scrit-tore in particolare si ordina per Autore).

Soprattutto nel Sud non esiste ancora una rete bibliotecariaa cui collegarsi e a cui attingere materiali utili. Questa carenzaè determinata anche dal fatto che sul territorio, accanto agrandi biblioteche di prestigio anche storico, non esistono le bi-blioteche comunali di quartiere a cui fare riferimento.

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5. La biblioteca fra piacere e sapere

L a biblioteca scolastica, al di là delle criticità fin qui eviden-ziate, anche quando ben fornita e funzionante, rimanenell’immaginario collettivo un luogo di conservazione e

consultazione. Dalla lontana istituzione di una biblioteca in ogniscuola ci sono stati, in una stanzetta buia o in armadi nei corri-doi, libri per i ragazzi, spesso rivestiti con carta da pacchi e or-dinatamente muniti di etichette con lettere e numeri, a cuicorrispondeva un inventario scritto a mano. Quell’epoca è lon-tana e superata, tuttavia le raccolte di libri ne conservano tracce,relativamente alle fasce d’età delle singole scuole. Ne sonoesempio i libri per bambini della primaria: libri di fiabe conpoche illustrazioni e lunghi testi, poco adeguati al lettori «inerba», molti classici, da Piccole donne ai libri di Salgari, e perquanto riguarda la divulgazione, grossi libroni di geografia, vo-lumi sulla storia e le immancabili enciclopedie.

Salendo nell’età dei ragazzi soprattutto se ci riferiamo aquando non c’era il web a consentire una rapida informazionefai-da-te e le case non erano sempre fornite di materiale librarioadatto allo studio e alla ricerca, la biblioteca scolastica era con-siderata il luogo naturale per l’approfondimento delle disciplinedi studio. Enciclopedie, testi di divulgazione scientifica e tecnica,saggi di filosofia, di storia, di critica letteraria costituivano la più

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o meno ampia dotazione della biblioteca scolastica. La narra-tiva era rappresentata (ma in moltissimi casi, soprattutto negliistituti di istruzione superiore, è ancora così) quasi esclusiva-mente dai grandi classici della letteratura italiana e straniera.

Il risultato di questa concezione di biblioteca scolastica haprodotto, anche nei ragazzi buoni lettori, uno iato profondo trail leggere per piacere e il leggere per dovere, o meglio una se-parazione netta tra il piacere e l’apprendimento.

In realtà invece, in classe come in biblioteca la spinta ad ap-prendere, al di là delle prescrizioni, resta la motivazione intrin-seca. E la scuola oggi decisamente arranca su questo piano;l’alunno demotivato rappresenta il quotidiano fallimento di unaistituzione che non riesce più a suscitare interesse forte e spon-taneo e anche quando si serve di strumenti innovativi e accat-tivanti, sembra che non riesca a integrare in maniera organicagli strumenti con i contenuti, in un approccio didattico autenti-camente innovativo e motivante.

Scriveva Gianni Rodari: «Non si nasce con l’istinto della let-tura, come si nasce con quello di mangiare e bere. Si tratta diun bisogno culturale che può essere solo innestato nella per-sonalità infantile. Operazione quanto mai delicata, perché il soloparagone che sopporta è quello con l’innesto di un nuovosenso: il senso del libro» (Il cane di Magonza). Leggere non ènaturale, e lo hanno dimostrato anche recenti studi di neuro-scienze, la lettura è una «forzatura» per il cervello umano, un’at-tività che una volta appresa modifica però la struttura stessadella mente e accresce le possibilità del pensiero, nell’immagi-nazione e nella comprensione del mondo.

La scuola ha un ruolo fondamentale in questo processo, nelbene e nel male; l’apprendimento a scuola è di straordinaria

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pregnanza, non solo per i bambini e i ragazzi più deprivati, chehanno nella scuola la loro unica possibilità di crescita culturale,ma anche per i più fortunati, nati in contesti ricchi e stimolanti,la scuola rappresenta un’esperienza importante e altamenteformativa, anche se talvolta in senso negativo.

Il leggere, prima ancora dello scrivere, è attività trasversalea tutti i saperi e a tutte le discipline; non esiste – dalla comuni-cazione orale a quella iconica – altra possibilità ricca e completacome la lettura nella trasmissione della conoscenza e nello svi-luppo del pensiero. Ma leggere, più ancora che scrivere, èun’attività difficile e faticosa. La difficoltà del bambino alla suaprima esperienza con il testo, il senso di impotenza e di frustra-zione di fronte a un codice che appare indecifrabile, a un con-tenuto irraggiungibile, non è molto dissimile dallo scoramentoche prova, una volta diventato ragazzo, di fronte a un libro ditesto di una disciplina scolastica o a un classico della letteraturadi diverse centinaia di pagine. Se la famiglia prima, ma soprat-tutto la scuola dopo, non lo hanno accompagnato alla gioiosascoperta della bellezza delle storie e dell’apprendere, una bel-lezza che vale tutta la fatica iniziale.

Le storie sono la chiave di volta del problema. Non c’è bam-bino a cui non piace una bella storia che fa immaginare mondivicini o lontani, che suscita curiosità, che fa vivere emozioni, chefa proiettare nei personaggi e nelle loro emozioni le paure, leansie, le dinamiche quotidiane del bambino stesso. Se l’approc-cio è forte e positivo, la voglia di leggere, di appropriarsi auto-nomamente di quella magia, fa superare ogni fatica. Anzi,l’esperienza della lettura come attività gratificante diventa un’ot-tima mediazione con le fatiche dello studio. Se il «mediatore» èconsapevole e competente.

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Fin dalla scuola dell’infanzia il libro deve essere presentatocome la scatola delle risposte, che al tempo stesso suscita sem-pre nuove domande.

Ecco qualche esempio di come il mediatore esperto riesce asuscitare interesse e motivazione alla lettura e all’apprendi-mento.

Qualche esempio di attività con i più piccoli

Ecco alcuni esempi di attività con i più piccoli:La lettura ad alta voce di una storia ai piccoli potenziali lettori,

nella situazione accogliente di tappeti e cuscini, si può protrarrecon la ricerca, effettuata dagli stessi bambini, di altri albi (similiper vari criteri: stessa tematica, medesimo autore-illustratore,oppure perché hanno testi brevi e con caratteri maiuscoli). Quiè evidente la condivisione della buona pratica di promozionedella lettura tra il bibliotecario (che ha individuato con cura i libritra cui i bambini sceglieranno) e il docente di base che destinadel tempo in classe sia per la lettura silenziosa individuale, siaper le «assemblee» circolari su riflessioni e scoperte dei bam-bini.

Le domande sulla nascita dell’universo, espresse da ragaz-zini del secondo ciclo di scuola primaria, possono sfociare inpiù visite alla biblioteca; il bibliotecario offrirà una panoramicadi testi su cui documentarsi, che possono spaziare dai libri suimiti che gli antichi popoli della Terra hanno elaborato, ai libri didivulgazione scientifica (esiste un’editoria per ragazzi di qualitàe specializzata nel fornire informazioni con linguaggio adeguatoe supportate da belle illustrazioni, un nome tra gli altri è Edito-riale Scienza).

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Per i bambini è molto piacevole poter realizzare con le manie con semplici attrezzi oggetti autoprodotti (per i docenti questotipo di attività risponde a obiettivi quali le capacità progettuali,l’affinamento della motricità, l’originalità del senso estetico, ilpotenziamento dell’autostima). Queste esperienze possono es-sere sostenute dalla consultazione di manuali operativi o dallaesplorazione on-line di tutorial o di siti specializzati (v. Pinterest).

Qualche esempio di attività con i più grandi

Con i ragazzi più grandi il discorso si fa più complicato permolteplici ragioni. C’è innanzitutto da rilevare che, mentre i livellidi lettura si mantengono buoni (all’altezza degli standard europei)per la fascia di età che va dalla scuola dell’infanzia al primo/se-condo anno della media inferiore, il numero di lettori comincia lasua inarrestabile discesa a partire dall’adolescenza; l’ingressonella scuola superiore dà il colpo di grazia all’amore per la lettura.Non è certo questa la sede per un’analisi approfondita del feno-meno, che andrebbe dalle scelte del tempo libero degli adole-scenti all’atteggiamento dei docenti; resta il fatto che più o menodai quattordici anni in poi il libro non è più oggetto del desiderio,ma più spesso suscita una vera e propria avversione, soprattuttoperché da fonte di piacere si trasforma in strumento di lavoro. Einvece proprio la narrativa, la lettura per diletto può diventare me-diatore di apprendimento e amore per la conoscenza. «La buonaletteratura oltre a dilettare può insegnare molto. Può insegnarela storia, per esempio». Così Carla Poesio nell’intervista sul nu-mero 69 della rivista «il Pepeverde».

Si tratta di un esempio importante perché proprio l’appren-dimento della storia nella scuola è un tema di grande attualità,

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la storia non è più amata dagli studenti, da molti è ritenuta noio -sa o addirittura inutile e anche con la guida di abili docenti e in-teressanti laboratori di certo non ha più il fascino che esercitavasu altre generazioni di studenti. Studenti «in bianco e nero» che,privi del supporto di altri vivacissimi media, avevano solo le pa-gine del manuale e la riproduzione di qualche dipinto d’epocaper immaginare il passato, per ricostruire le vicende di altreepoche e di altri luoghi.

Un buon libro di narrativa, un buon film e perché no un buonfumetto, possono oggi avvicinare i ragazzi al passato; gli uo-mini, le donne, il loro modo di sentire e di vivere, le loro vicendequotidiane sono la linfa vitale, la memoria vera della storia.

Per fortuna oggi c’è tanta buona letteratura per ragazzi, libridi storie – romanzi, racconti – avvincenti, appassionanti, storiedi ragazze e ragazzi nei quali rispecchiarsi, identificarsi nelleloro paure, nelle loro sofferenze come nelle loro gioie; ragazzee ragazzi appartenuti a luoghi e tempi lontani eppure capaci difar emozionare il lettore al punto di immergersi in quei mondi,provando interesse e curiosità per culture e ambienti profonda-mente diversi dal presente.

Anche le problematiche della storia più recente, dell’attualitàpolitica, delle dinamiche socio-economiche o della filosofia pos-sono essere introdotte a partire da letture che tra realtà e fin-zione, suscitano interesse ed emozioni e poi voglia diapprofondire, di studiare in modo diverso.

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6. La formazione

T utto quanto detto fino a questo momento si riallaccia ne-cessariamente a un altro importantissimo tema: quellodella formazione.

Nel nostro paese la formazione dei docenti – iniziale comein itinere – rappresenta un nodo problematico; è sempre man-cata cioè la capacità di interventi sistematici in grado di affian-care stabilmente gli insegnanti, preparandoli prima esostenendoli poi, nel difficile percorso di formazione della pro-fessionalità.

L’importanza della lettura sembra essere generalmente con-divisa e molto sentita, eppure gli interventi istituzionali relativi aquesta specifica formazione hanno avuto sempre carattere diframmentarietà e sono mancanti della sistematicità e organicitànecessarie per incidere significativamente sui comportamentipedagogico-didattici dei docenti.

Oggi, soprattutto la nuova concezione della biblioteca sco-lastica impone, come abbiamo visto, competenze nuove espesso complesse. Competenze che non si possono né igno-rare né improvvisare e che richiedono interventi mirati di forma-zione e di aggiornamento periodico.

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Nel caso del docente-bibliotecario c’è anche da dire che cia-scun insegnante possiede un bagaglio teorico-pratico costruitonegli anni, a cui attinge, a volte in modo inconsapevole, per ilsuo lavoro quotidiano. Questo patrimonio di esperienze può es-sere oggetto di momenti di condivisione e aggiornamento reci-proco, oltre a costituire un momento di confronto, verifica emessa a punto dei saperi e delle strategie, anche all’interno deipercorsi ufficiali di formazione.

In ogni caso, nell’ipotizzare l’istituzione del ruolo di bibliote-cario, proveniente o no dalle file dei docenti, è necessario pre-vedere un adeguato percorso di formazione messo a puntodall’Università.

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Riferimenti bibliografici

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G. Roncaglia, La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro,Roma-Bari, Laterza, 2010.

G. Solimine, L’Italia che legge, Bari, Laterza, 2010.S. Campanile (a cura di), Buona lettura! Buone pratiche di promo-

zione della lettura in Campania, Napoli, Liguori, 2011.M. Marsano,  I videogiochi a scuola e in biblioteca, Roma, AIB,

2014.G. Solimine, Senza sapere. Il costo dell’ignoranza in Italia, Bari, La-

terza, 2014.A. Cantatore, L. Marquardt (a cura di), Una, cento, mille biblioteche

nelle scuole (Atti del congresso promosso in occasione della Giornatamondiale UNESCO sul libro e il diritto d’autore, 23 aprile 2013), Bari,AIB, 2015.

Page 49: Leggere per… Gruppo « le biblioteche scolastiche · teche scolastiche di base e di potenziamento delle biblioteche di eccellenza e delle reti di biblioteche, quali – come recita

Di Domenico – Paoloni – Petrucciani (a cura di), Percorsi e luoghidella conoscenza. Dialogando con Giovanni Solimine su biblioteche,lettura e società, Milano, Editrice Bibliografica, 2016.

Dalle riviste

Si segnalano prima di tutto i recenti interventi di D. Lombello, 5 mi-lioni di euro per le biblioteche scolastiche, («il Pepeverde», n. 70/2016,p. 38) e di G. Solimine, Scuola digitale andata e ritorno («Il Pepeverde»,n. 69/2016, p. 44). Inoltre un interessante dibattito del 2006 (sempreattuale) sul bibliotecario scolastico in «VS La Rivista», quindicinale delleedizioni Valore Scuola: R. Tommasi, Biblioteche scolastiche. Le buonepratiche degli insegnanti invisibili («VS La Rivista», n. 3, 2006, p. 15);A. Catalano, Biblioteche scolastiche. Una risorsa nella polvere («VS LaRivista», n. 19, 2006, p. 9); A. Gente, Biblioteche scolastiche. Un gro-viglio inestricabile di norme («VS La Rivista», n. 19, 2006, p. 10); A.Leoni, Biblioteche scolastiche. La scuola alla rovescia («VS La Rivista»,n. 19, 2006, p. 13); P. Serreri, Biblioteche scolastiche. Quali competenze(«VS La Rivista», n. 19, 2006, p. 16). A. Valentino, Biblioteche scolasti-che. Garantire la presenza («VS La Rivista», n. 19, 2006, p. 19); A.D’Itollo, Biblioteche scolastiche. Bibliotecari viziosi («VS La Rivista», nn.21-22, 2006, p. 16); A. Marciano, Biblioteche scolastiche. Strumentodi democrazia culturale («VS La Rivista», nn. 21-22, 2006, p. 20).

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