limiti ed evoluzione dei sistemi di controllo tradizionali
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LIMITI ED EVOLUZIONE DEI SISTEMI DI CONTROLLO
TRADIZIONALI
QUANDO E PERCHE’ I SISTEMI TRADIZIONALI DI CONTROLLO
CAMBIANO• Dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso
(crisi petrolifera del ‘73) si interrompono i tradizionali meccanismi di sviluppo di sistemi industriali
• L’evoluzione dei modelli di produzione e consumo determina importanti modificazioni nel comportamento e nelle condizioni di successo delle imprese
LE CARATTERISTICHE DEI MODELLI VECCHI E NUOVI DI PRODUZIONE E CONSUMO
MODELLO TRADIZIONALE(standardizzazione produttiva)• i bisogni sono elementari (dati,
indifferenziati) o lentamente evolutivi• le conoscenze produttive sono date e
omogenee o lentamente evolutive; sono incorporate nelle tecnologie e nelle professionalità acquisite sul mercato dei beni strumentali e del lavoro o affondate nelle routine della tecnostruttura
• i fattori produttivi sono (tendenzialmente) standard
• i prodotti sono (tendenzialmente) standard (omogenei e intercambiabili)
• l’impresa si rapporta con clienti e fornitori in termini di scambio commerciale
• condizione di successo dell’impresa è l’efficienza
MODELLO POST-INDUSTRIALE(varietà e variabilità della produzione)• i bisogni sono differenziati e variabili • le conoscenze produttive sono sia
esogene che endogene; sono specifiche ed evolutive
• le risorse aziendali sono sia materiali che immateriali; sono specifiche
• la produzione presenta caratteri di varietà e variabilità
• l’impresa si configura come un soggetto progettuale e sistema cognitivo che, grazie al ruolo crescente del sapere e delle conoscenze produttive, persegue l’aumento del valore d’uso della produzione per aumentarne il valore di scambio
• condizioni di successo dell’impresa sono l’efficienza e l’efficacia
LIMITI E LINEE EVOLUTIVE DEI SISTEMI DI CONTROLLO
L’evoluzione del contesto e dei modelli di produzione e di consumo ha messo in luce alcuni limiti dei tradizionali sistemi di controllo, sollecitandone una revisione da due fondamentali punti di vista:
a) l’architettura strutturale articolata su pianificazione strategica, controllo direzionale e controllo operativo
b) l’utilizzo come indicatori per il controllo dei soli valori contabili
a) L’ARCHITETTURA STRUTTURALE DEI SISTEMI DI CONTROLLO• la velocità e l’imprevedibilità del cambiamento determinano una
contraddizione “tra il bisogno di proiettare le scelte dell’impresa in un arco temporale abbastanza lungo da metterla al riparo da scelte valide solo nel breve e la difficoltà di sviluppare previsioni attendibili e di fissare conseguentemente obiettivi in grado di reggere, nel tempo, in un ambiente fortemente perturbato” → la pianificazione formale, concepita come proiezione dei budget nel medio-lungo termine, non è in grado di rispondere alle esigenze di flessibilità determinate dal cambiamento
• il successo economico non dipende solo o tanto dalla implementazione delle scelte strategiche e dei piani operativi quanto dalla capacità di fornire al mercato risposte produttive appropriate e di rispondere a nuovi fattori critici di successo (differenziazione, qualità, servizio, innovazione) → per padroneggiare il cambiamento occorrono nuove e più qualificate risorse (tecnologia, professionalità, know how gestionale) capaci di generare competenze distintive e vantaggi competitivi
Inoltre:
• le differenze tra dimensione strategica ed operativa della gestione, tra formulazione ed implementazione della strategia si attenuano → si parla di controllo strategico come guida del percorso evolutivo dell’impresa, in un ambiente in continuo cambiamento
• il dinamismo delle condizioni operative e la variabilità delle risposte produttive rende più stringenti le interdipendenze tra attività e processi , che non possono più essere coordinati automaticamente dai piani operativi→ i risultati delle unità operative sono meno valutabili singolarmente e meno riconducibili ai singoli comportamenti organizzativi; i risultati aziendali sono più risultati di sistema che somma dei risultati delle singole parti
E quindi:
• Il percorso evolutivo dell’impresa va legato ad una mission capace di orientare il ruolo dell’impresa nell’ambiente e lo sviluppo di competenze distintive appropriate rispetto a questo ruolo → processi ricorsivi di competence building e competence leveraging
• intorno alla mission vanno fondati cultura e valori aziendali e vanno motivate le risorse umane
• in funzione delle sviluppo di queste competenze vanno mobilitate le risorse aziendali all’interno e processi di partnership all’esterno
• il controllo strategico, inteso come coinvolgimento attivo nella risposta ai fattori critici di successo e nel conseguimento del vantaggio competitivo, deve diventare una dimensione diffusa e condivisa nell’ambito della struttura organizzativa
E quindi:
• i sistemi tradizionali di controllo perdono capacità esplicativa e prescrittiva: non sono in grado di assicurare un soddisfacente trade off tra risultati di breve e medio/lungo termine da un lato tra vincoli di efficienza e di efficacia dall’altro
• si elaborano e sperimentano sistemi utili per assicurare una guida dell’impresa che senza separare i momenti della formulazione e della implementazione della strategia (ormai strettamente interdipendenti) supportino una gestione orientata a rispondere in modo bilanciato alle dimensioni dell’efficienza e dell’efficacia, del breve e del medio/lungo termine
b) GLI INDICATORI PER IL CONTROLLO
L’uso dei soli indicatori contabili (costi e ricavi, redditi e redditività) ai fini del controllo non consente il monitoraggio delle performance economiche dell’impresa perché:
• implica una rappresentazione incompleta del patrimonio aziendale , soprattutto con riferimento alle risorse immateriali (sono visibili in bilancio solo i beni immateriali capitalizzati e con un valore residuo contabile)
• l’uso del principio della prudenza nella determinazione del reddito e del capitale comporta, nel periodo, la sottovalutazione dei valori contabili rispetto a quelli economici (Cfr. Tav. 2)
• vengono monitorati esclusivamente i risultati della gestione mentre nell’attuale contesto produttivo occorre monitorare non solo i risultati ma anche le loro determinanti (competenze distintive e vantaggio competitivo)
Tav. 2
LE IMPLICAZIONI DELLE CONVENZIONI CONTABILI
I 10 Costo (capitalizzato o non capitalizzato)
Qual è la redditività dell’investimento?
Costo non capitalizzato Costo capitalizzato
t 0 1 2 3 4 5 μ5 0 1 2 3 4 5 Μ5
R 90 100 100 100 100 100 100 90 100 100 100 100 100 100
C 55 60 60 60 60 60 60 55 60 60 60 60 60 60
I 10 2 2 2 2 2
RO 35 30 40 40 40 40 38 35 38 38 38 38 38 38
K 200 200 200 200 200 200 200 200 208 206 204 202 200 200
ROI 17,5%
15,0%
20,0%
20,0%
20,0%
20,0%
19,0%
17,5%
18,3%
18,4%
18,6%
18,8%
19,0%
18,6%
Inoltre
il riferimento a indicatori contabili di risultato determina• una eccessiva importanza attribuita ai risultati del
passato (cfr. Tav. 3)• la mancata considerazione delle opportunità strategiche
insite nello sviluppo di nuove risorse, competenze e vantaggi competitivi (cfr. Tav. 4)
• la mancata considerazione del valore finanziario del tempo (cfr. Tav. 5)
• la mancata valutazione del rischio che caratterizza le singole scelte (cfr. Tav. 6)
Tav.3
VALUTAZIONE CONDIZIONATA DALLA DURATA DEL PIANO
(progetti alternativi)
In quale progetto conviene investire (piano triennale)
Progetto 1 Progetto 2
t 0 1 2 3 4 5 μ3 0 1 2 3 4 5 μ3
μ5 μ5
RO 34 30 40 40 26 26 37 34 28 38 38 38 38 35
32 36
K 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200
ROI 17% 15% 20% 20% 13% 13% 18% 17% 14% 19% 19% 19% 19% 17%
16% 18%
Tav.4
LA MANCATA CONSIDERAZIONE DEL VALORE DEL TEMPO
I 100 Ammortizzabile in 4 anni
Dove conviene investire?
Alternativa α Alternativa β
t 0 1 2 3 4 0 1 280 3 4
K 200 275 250 225 200 200 275 250 225 200
RO 20 10 20 30 40 20 40 30 20 10
ROI 10,0% 3,6% 8,1% 13,3% 20% 10,0% 14,5% 12,0% 8,9% 5,0%
ROIμ ↑ 11,1% ≈ 10,1%
Tav.5
Tav.6LA MANCATA CONSIDERAZIONE DEL RISCHIO
I 100 Ammortizzabile in 5 anni
Dove conviene investire?
Progetto (a) - Parigi Progetto (b) - Beirut
t 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5
K 280 260 240 220 200 280 260 240 220 200
RO 22 26 29 31 32 28 31 36 40 40
ROI 8% 10% 12% 14% 16% 10% 12% 15% 18% 20%
ROIμ 11,2% 15%
TENDENZE EVOLUTIVE VECCHIE E NUOVE NEI SISTEMI DI CONTROLLO
• l‘evoluzione dei sistemi produttivi ha sollecitato i sistemi di controllo ad adeguarsi a sempre nuove esigenze con l'obiettivo di fornire alla guida delle imprese un supporto adeguato alle esigenze via via emergenti
• si farà riferimento a tre esigenze, vecchie e nuove, per rispondere alle quali i sistemi tradizionali di controllo hanno dovuto modificare la propria fisionomia
LA PRIMA ESIGENZA
riguarda il ruolo che i fattori psicosociali e culturali giocano nel determinare il comportamento organizzativo:
• essi diventano una leva importante del controllo man mano che la dimensione e la complessità dei sistemi aziendali rende necessario ricorrere al decentramento ed alla delega
• e quindi il comportamento organizzativo non può più essere regolato attraverso la gerarchia e la standardizzazione dei comportamenti attraverso le norme e le procedure
LA SECONDA ESIGENZA
riguarda l’assunzione della creazione del valore come indicatore dell'economicità dell'impresa:
• i risultati contabili tendono a non essere rappresentativi della redditività reale dell’impresa
• Il ricorso alla metrica del valore è reso necessario dal ruolo delle competenze distintive e del vantaggio competitivo come determinanti della durevole economicità dell'impresa in contesti ad elevata varietà e variabilità
LA TERZA ESIGENZA
riguarda l'estensione dei referenti dell'accountability dell'impresa:
• l’impresa ormai non utilizza solo il capitale dei proprietari, ma anche le conoscenze diffuse nel sistema e le competenze delle risorse umane che impiega, il contributo di fornitori e partner, risorse naturali ed ambientali che sono patrimonio della collettività, ed inoltre condiziona con i suoi comportamenti i livelli di equità e gli standard etici che contraddistinguono la vita sociale e collettiva
• la creazione del valore va concepita come risposta da generare e da comunicare non solo agli shareholder, ma alla totalità degli stakeholder, al sistema sociale ed alle istituzioni