l'isola 03_2014

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    Bureau de Dépôt: Bruxelles X

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    Castello denominato " ‘U Cannuni " di Mazzarino

    Foto di Giuseppe Bognanni

    P912772

    PP-PB / B - 01605België (N) - Belgique

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    corollario delle foto sulla marcia per l'indipendenza del 30marzo a Palermo, dell'enfasi e della prosopopea che hannodoverosamente suggellato la giornata.. dobbiamo dire cheL'ALTRA SICILIA c'era, e aggiungiamo noi: purtroppo...

    Però qualche considerazione è d'uopo per chi vuole sapere eper chi vuole conoscere il senso dell'identità e il sussulto di orgoglio cheaccomuna i siciliani...

    Anche per chi di Autonomia si è nutrito nel nord lontano, l'ha cullata cometalismano dismesso e per chi, dopo campagne, impegno, pedagogia edarticoli importanti aveva accolto con gioia la consapevolezza, finalmentecondivisa, che l'Autonomia doveva essere superata, che non era piùsufficiente, visti i tempi che corrono, la crisi galoppante, la povertà chelambisce milioni di famiglie, per chi è ancora convinto che il popolo

    siciliano, sempre disilluso, meriterebbe molto di più.

    Un'Isola continente, "quanto è larghu stu strittu" -, diceva Angelo Musco -proprio a significare due continenti separati, due mentalità e due modi diessere e di concepire la vita divisi da uno stretta striscia di mare, largaperò come può essere largo un oceano.Alla luce di questa consapevolezza abbiamo lasciato nel cassetto lenostre intenzioni e ci siamo precipitati a Palermo dal nostro Nord Lontano,da Bruxelles e Lussemburgo nel nostro caso, proprio convinti di doveresserci per rendere testimonianza per i nostri figli, ma soprattutto per tutti inostri fratelli che nella partenza, nel lieve fastidio, cullano ora la loroesistenza sempre vagheggiando un ritorno, ahimè sempre meno

    probabile.Abbiamo partecipato a Trapani, nel chiostro del museo Pepoli, alla vigiliadella marcia, ad una commemorazione del Vespro... "Mora Mora", conletture accademiche e ipotesi di storia ... Rivolta o congiura ? Noivogliamo sempre credere alla rivolta, perché vorrebbe significareconsapevolezza della lotta, scelta di popolo e questo abbiamo ribaditodavanti ad una platea più attenta alle poesia di una simpatica lettrice cheal senso di quello che si andava dipanando. Poi la notte di sabato, la notteprima degli esami, della marcia.Una Marcia per l'indipendenza è cosa seria, segnale epocale di popolo eal popolo e, secondo noi, avrebbe necessitato di più lunga e consapevolepreparazione. Allenare le coscienze prima per poi portare la menteconvinta alla Marcia... Invece siamo arrivati a Palermo, Francesco Paolo

    Catania ed io, a nome de L’ALTRA SICILIA, daTrapani alle ore 11.10...Nessuna traccia di manifestazione, né dipresenze indipendentiste.... Dopo poco èarrivata una messinese, Rosa Cassata, direttaalla marcia e che si è fermata proprio perché ciha visto noi 2 soli, con le bandieregiallorosse ...Ritorniamo al messaggio dell'Indipendenza cheè messaggio forte, di vera rottura, annunzioanche di tempesta e non di prossima bonaccia.Indipendenza non è più autonomia pattizzia ma

    è nuovo corso, e necessita di nuova genteancora più determinata.Ma diciamo agli organizzatori: un gazebo, unabandiera, una musichetta, gracchiante anche,in mattinata, per preparare i pigri, i dormienti ogli ignoranti ... niente? Era davvero così

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    difficile?In verità abbiamo incontrato gruppi di sardi, con le loro belle bandiere coni 4 mori bendati, i veneti con le bandiere del Leone di San Marco, icatalani giallorossi, certo non moltissima gente, ma buoni almeno per faretestimonianza...

    Purtroppo mancavano i siciliani.... che poi, è vero, sono arrivati solo versole 15.30, come attori protagonisti di una commedia giocosa che si devonofare aspettare... ma solo in poche decine... Per fortuna abbiamo notatoqualche gruppo della provincia di Palermo, di Messina e di altri centri, chehanno fatto ingrossare le fila... ma sempre troppo pochi per una marciacosì enfaticamente annunciata e così volutamente simbolica.Poi le tivù e i media di regime potranno dire quello che vogliono, e gliorganizzatori parlare di successo... Però L’ALTRA SICILIA c'era ed havisto chiaramente che il principe Salina aleggiava ancora e sempre sullapiazza V.Veneto, sotto la sciabola di Garibaldi (o infausta scelta delluogo!) sulla Via Libertà fino a Piazza Politeama e ci ha ricordato lacelebre perorazione al De Chevalley che gli offriva il seggio senatoriale..."I siciliani dormono e odiano chi tenta di svegliarli..." .

    Questo per la cronaca della giornata e di un'occasione... tentata.Eugenio Preta

    Un grazie di cuore ai ragazzi di Priolo!

    Un vivo ringraziamento ai ragazzi di Priolo! Si narra che il suono deltamburo è nato con le origini della vita umana, quando il ritmo delbattito della terra, riempì l’aria del suo Spirito ed entrò nei corpi degliuomini. Questo battito portò alla creazione del tamburo come richiamoal pulsare del cuore della Madre Terra ... Il battito incalzante dellepercussioni genera un ritmo che ci porta a quell’essenza ancestraledella vita, alle pulsazioni del cuore. Un richiamo presente in ognicultura che nelle vibrazioni del suono sembra attingere alle profonditàdella Terra, alla natura e all’essere umano ... Io l'ho sentito ...

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    assata la furia dei primi momenti dopo l’elezione,ingabbiato, o ingabbiatosi, nelle logiche dei partiti, RosarioCrocetta, il rivoluzionario per sua stessa definizione, il castoper sua stessa promessa (mantenuta o meno poco importa

    ai siciliani), ha assunto sempre più le sembianze del classico politicoitaliota o siculo antimafioso.Ha tuonato contro la spartizione delle poltrone e contro la creazionedi feudi, ma poco alla volta, partendo dalle (per noi) incomprensibilinomine assessoriali, quali la Borsellino, di Patrizia Valenti a cui adato il benservito da poco, di Ester Bonafede, che si ricorda per lasua uscita sulla pochezza del lauto stipendio che percepisce qualeassessore, e recentemente per le nomine dei vertici ASP, Crocettasembra avere decisamente imboccato la via impervia, ma sempre

    pagante, della politica del bilancino che può permettere alla suagiunta di galleggiare su un mare in tempesta e senza strumenti perorientare la navigazione.Va a Roma per discutere con Renzi il rimpasto, e già la cosa lasciaperplessi considerato che Roma dovrebbe stare lontano dai fattisiculi, e si mette a dialogare con i gruppi che si sono costituiti condeputati che hanno preferito cambiare casacca per poter avere piùpotere contrattuale.Ed ora, dopo tanti annunci clamorosi, ecco che Crocetta sembrapreferire, per la sopravvivenza della sua strana giunta, quella politicache ha sempre, a parole, contestato e quel manuale, il Cencelli chetutti ripudiano ma che tutti adottato.

    I siciliani, si dice, hanno perso Crocetta il casto rivoluzionario, maforse non l’hanno mai avuto.Ha partorito una finta cancellazione delle province imponendod’autorità ai comuni di “consorziarsi”, quando il consorzio per dettatostatutario è “libero”, ovvero, ognuno decide se consorziarsi o no.Hanno giustamente abolito gli ATO ma ha creato un caos tremendocon la costituzione delle inutili Srr.Tra i fallimenti politici, sicuramente uno non può essere messoin discussione: la questione dell’attuazione dello Statuto.

    Come tutti i suoi predecessori non ha saputo, o voluto, portare avantiquella battaglia d’onore e di orgoglio che tutti si aspettavano.Il riconoscimento totale dell’Autonomia sancita con pattocostituzionale nel lontano 1946, vilipesa e mortificata da unainsipiente casta politica siciliana, interessata per lo più alla creazionedi bacini elettorali e agli interessi dei partiti italiani.Ricordando Sciascia, si può dire che in Sicilia, ancora una volta,vince il partito dell’antimafia di professione.

    Michele Santoro

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    Fridericus III gratia rex SiciliaeFridericus III gratia rex SiciliaeFridericus III gratia rex Siciliae

    uesto grande Re, tutto Siciliano, e che si cerca di nasconderenelle pagine di storia e nei vari siti storici e virtuali con FedericoII d’Aragona, una mezza verità.

    È ancora lì nella Cattedrale di Catania ed io sono andato a cercarlo.Ho visto vescovi e arcivescovi con sepolcri grandiosi e in bella vista,ma niente e poi niente per quello del nostro Re, allora chiedo ad unsacrista, il quale gentilissimo mi ha risposto che non si potevaaccedere perché era chiuso, ma che fra una mezzoretta per unafunzione religiosa si poteva accedere per pochi minuti.Così aspettai e trovai in un agnuni il sarcofago, con bassi rilievi, operadel tardo romano III secolo dopo Cristo, proveniente dall’Asia Minore,di quel Re che iniziò per la prima volta nella storia la lotta politicaarmata per la sovranità della Sicilia in quanto Nazione.Ecco dove si trova la nostra storia, all’agnuni, in un angolo,pudicamente nascosta.

    A destra dell’abside della Cattedrale vi è la piccola Cappella dellaMadonna, restaurata ultimamente con l’abbassamento del pavimentoal suo livello originale. Scendendo alcuni scalini vi è l’abisiodiola con lamadonnina opera del cinquecento, nel muro di fronte l’ingresso vi è ilsarcofago del Re. Nessuna scritta! Nessuna indicazione. Quandosono uscito, ci siamo diretti in un bar antistante la cattedrale. Mentre

    consumavamo un babà ho chiesto alla signora se lei sapesse che lì viera sepolto un Re. Sapesse se lì vi era la tomba di Federico III Re diSicilia?Fece una espressione come dire: ma questo che vuole da me? Poi mirispose un NO che sapeva di niente presa a sbarcare il lunario tra ifrutti di pasta reale e la sua granita di limone. Invito a tutti i Siciliani difare tappa a Catania e omaggiare il più grande Re di Sicilia FridericusIII gratia rex Siciliae.

    Alphonse Doria

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    Storie di SiciliaStorie di SiciliaStorie di Sicilia 

    UNA RACALMUTO DA SOGNOUNA RACALMUTO DA SOGNOUNA RACALMUTO DA SOGNO 

    Racalmuto  è un centro agricolo di circa 10.000 abitanti, distante pocomeno di 25 chilometri da Agrigento. Non ha di certo l’appeal di Taormina odi Erice, nè, i suoi dintorni, la bellezza paesaggistica dellEtna o delleMadonie. Ma attrae. Attrae come la calamita tira a sé il ferro: semplicemagnetismo. Lì è nato e vissuto, per buona parte della sua vita,Leonardo Sciascia, e tanto basta per comprendere il perchè di questopotente r ichiamo. Avevo 15 anni quando arr ivava nel le salecinematografiche “Il giorno della civetta”, il film diretto da DamianoDamiani, tratto dallomonimo romanzo scritto sette anni prima daLeonardo Sciascia.Era la prima volta che vedevo un film di denuncia, e dai contenuti così

    forti. Ricordo una bellissima Claudia Cardinale, nelle vesti dimesse diRosa Nicolosi, il cui volto ammantato dal dolore per la scomparsa delmarito, non era certo meno luminoso di quello dell esuberante Angelicadel “Gattopardo”.Ricordo perfettamente anche il memorabile monologo di Don MarianoArena (lattore Lee J. Cobb) al cospetto del Capitano Bellodi (FrancoNero): “Divido lumanità in cinque categorie: gli uomini, pochissimi, imezzomini, pochi, gli ominicchi, bambini che si credono grandi, iruffiani che stanno diventando un vero e proprio esercito, e iquaquaraquà, un branco di oche”. Un cult della mia generazione! Dallapoltrona del cinema alla lettura del romanzo il passo fu breve. Breve esorprendente. Mi sorpresi infatti, io, incallito lettore di fumetti e giornalisportivi, a leggerlo tutto dun fiato. Quella prosa così asciutta ed efficace,

    mai dialettale, superava linteresse per la trama che ormai conoscevo, e,sopratutto, mi fu da stimolo per andare a

    r i t r oso ne l l a l e t tu ra de l l e opereprecedenti.Cos ì a r r i va i a l l e “Par rocch ie d iRegalpetra”, (opera prima di LeonardoSciascia) e quindi a Racalmuto, paese, ame come a tanti della mia età, del tuttosconosciuto allepoca, nonostante fossericco di storia e tradizioni. “U paisi di lusali” veniva chiamato dalla generazionedei miei nonni e forse anche dei mieigeni tor i , come a voler r imarcare

    d i f f e r e n z e s o c i a l i e c u l t u r a l i ,i gnorandone, o facendo f i n ta d iignorarne, la ricchezza di iniziativeimprenditoriali e culturali, e la prosperitàche per secoli, grazie al contributo digrandi Famiglie e di grandi personaggi

    hanno caratterizzato questoterritorio.I Chiaramonte, che fecerocostruire limponente castellon e l X I V s e c o l o , e ,s u c c e s s i v a m e n t e i D e lCarretto (fino al XVIII secolo),f u r o n o l e F a m i g l i e p i ùb l a s o n a t e a c a p o d iRacalmuto. Ma dall UnitàdItalia in avanti, per quasiventanni, lamministrazionecomunale fu nelle mani di

    unaltra grande Famiglia. Unafamiglia che non aveva alcun

    titolo nobil iare, ma, comescrive Leonardo Sciascia, “digrande e vera nobiltà nel comportamento, negli intendimenti, nelle opere”:la Famiglia Matrona. A loro si deve la costruzione di scuole, strade,fontane, realizzate spesso attingendo alle proprie risorse economiche.Lultimo dei fratelli, Don Gaspare Matrona, sindaco dal 1872 al 1876,uomo prodigo e pieno di passioni, grande viaggiatore, aveva a cuore ilrinnovamento del paese, e per esso spese il suo ingente patrimonio. Morìpovero, ma lintero paese lo ricordò per anni come un mito.Di lui scrive Sciascia: “Il Sindaco provvederà di tasca propria”, questafrase ancora aleggia nellaula del consiglio toccando il sentimento, la

    dignità e lamor proprio di coloro che vi siedono. Che non tireranno denarodalla tasca propria, ma certo avranno sempre ritegno a mettersene in

    tasca di quello pubblico”. Ieri come oggi. Alla Famiglia dei Matrona si devela costruzione del Teatro Comunale Regina Margherita. Progettatodall’architetto Dionisio Sciascia, allievo della scuola di Filippo Basile, fuconcepito nello stesso periodo del Teatro Massimo di Palermo; un verogioiello di arte e architettura che ricalca, seppure in scala minore, il piùcelebre teatro palermitano.Era il simbolo della Racalmuto bene, ed era il teatro amato da LeonardoSciascia che, qualche decennio dopo, tanto si adoperò per la suaristrutturazione. Come il Massimo, purtroppo, anche il teatro di Racalmutoha condiviso il triste primato di una lunga chiusura. Alla riapertura, nel2003, è stato nominato direttore artistico Andrea Camilleri, al quale, da

    qualche anno è subentrato il regista teatrale Fabrizio Catalano. Al tempodei Matrona (nel 1878), un altro notabiledi Racalmuto, Il Cavalier SalvatoreSferrazza, fu insignito da Papa LeoneX I I I d e l l ambi ta onor i f i cenza d iCameriere Segreto di Cappa e Spada.Al contrario dei Camerieri d’onore, chesono quelli incaricati dell’anticamerad’onore, che conduce alla sala del trono,dove il Papa riceve in udienza pubblica, iCamerieri segreti hanno invece l’incaricodi sovrintendere all’anticamera segreta,per le udienze private. Essi pertanto

    devono riscuotere lassoluta fiducia delPontifice.La particolarità, credo unica nella storiadella Casa Pontificia, sta nel fatto che itre Papi successivi, Pio, Benedetto XV ePio XI vollero confermare il

    Questa locandina è stata scritta daSalvatore Petrotto quando era ancorasindaco di Racalmuto. E lo è stato per 13LUNGHI ANNI DI GIOIE E SOFFERENZE...

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    Cavalier Sferrazza in questo delicatissimo ruolo. A lui si deve laricostruzione della Chiesa del Serrone, oggi di proprietà della FamigliaAlessi, da sempre aperta al culto dei fedeli della contrada.Proprio in contrada Serrone, qualche mese fa ho conosciuto una giovanecoppia che da alcuni anni ha scelto di vivere lì: lei, Thuy, vietnamita, lui,Ray, nato a New York ma di nonni racalmutesi, importante top manager

    nel campo del petrolio, fanno la spola con gli Stati Uniti dove lui lavora.Invitano amici da tutte le parti del mondo nella loro bellissima casa chehanno fatto costruire in cima a una collina in posizione panoramica. DiRacalmuto adorano tutto: le campagne, il clima, il cibo, la gente esopratutto Sciascia, di cui Thuy mi mostra orgogliosa le edizioni inglesi dialcuni libri. Racalmuto e Sciascia, un binomio indissolubile! Chi amaSciascia non può non amare Racalmuto e viceversa. Sciascia lha fattavivere e lha raccontata nelle sue opere facendola diventare emblemadella Sicilia, forse anche dellItalia intera.Scrive Sciascia: “Tutti amiamo il luogo in cui siamo nati e siamoportati ad esaltarlo. Ma Racalmuto è davvero un paese straordinario.Oltre al Circolo e al Teatro, che richiamava un tempo le compagniepiù in voga, di Racalmuto amo la vita quotidiana, che ha unadimensione un pò folle. La gente è molto intelligente, tutti sono comepersonaggi in cerca dautore…” Il Circolo citato è il Circolo Unione, di cui lo scrittore fu socio e assiduofrequentatore; per lui luogo dincontro con gli amici, di conversazione, maanche di scontro dialettico. Proprio davanti allingresso del circolo, sulmarciapiede del corso principale, troviamo la statua di Sciascia agrandezza naturale, realizzata dallo scultore Giuseppe Agnello. Loscrittore sembra passeggiare con linseparabile sigaretta tra le dita.Irrinunciabile abbracciarsi alla statua per una foto ricordo! Da buonpalermitano, specialista nel raddoppio delle consonanti, ho potuto notareche a Racalmuto il cognome Sciascia è invece pronunciato con una “sc”delicatissima, quasi un sibilo, un fruscìo. La tappa più importante

    dellitinerario sciasciano è la Fondazione che porta il nome dello scrittore.Negli oltre ventanni di attività ha ospitato importanti personalità del mondo

    della cultura e della politica; nel 2009 in occasione del ventennale dellamorte di Sciascia, il Presidente della Repubblica Napolitano ha voluto, conla sua presenza a Racalmuto, porgergli omaggio.La Fondazione custodisce un vero tesoro: una collezione (donata dallostesso Sciascia) di oltre 200 ritratti, acqueforti, disegni e dipinti, di scrittori,e pensatori, una mostra fotografica con foto di Sellerio, Scianna e perfinoHenry Cartier Bresson, nonchè oltre 2.000 volumi appartenuti allo

    scrittore. Inoltre vi sono custoditi i rapporti epistolari intrattenuti da Sciasciain oltre 40 anni con intellettuali, artisti, politici e uomini di cultura. Non sololuogo da visitare ma sopratutto luogo di studio e di ricerca. Ma se cè unposto verso il quale Sciascia mostrava un attaccamento viscerale questoera la casa di campagna in contrada Noce. Così scriveva: “Le più bellevacanze sono quelle che passo nella campagna del mio paese: ogni

    anno da quando sono nato…Contrada Noce”. Amava camminare per icampi o in mezzo alle vigne, appoggiandosi ad un bastone più per vezzoche per necessità, sempre in compagnia del fedelissimo Nico Patito (fotodel luglio 1979 donatami dallIng. Catalano).Racconta il giornalista Felice Cavallaro, anche lui di Racalmuto, vicino diSciascia in Contrada Noce, che più di cinquant anni fa, in pienacampagna, fu istallata una cabina telefonica per consentire a moltiimportanti politici del tempo di mettersi in contatto con lo scrittore del qualeammiravano il pensiero e, spesso temevano il giudizio. È nella casa dicontrada Noce che lo Sciascia si ritirava ogni estate per dedicarsi allascrittura: “….tutti i miei libri non solo sono stati scritti in quel luogo,ma sono come connaturati ad esso. Al paesaggio, alla gente, allememorie, agli affetti”. Lì si circondava degli amici più stretti, e spesso sidedicava alla cucina. Così scrive Gesualdo Bufalino che ebbe modo diprovare le pietanze cucinate dallamico scrittore: “Tanto è asciutta erigorosa la prosa di Sciascia, tanto invece è barocca e ricca la suacucina”. A proposito di prosa asciutta e rigorosa, recentemente ho letto “Lasciabola spezzata”, un breve romanzo storico ambientato in Polonia,scritto da Vito Catalano. Mi hanno colpito la fluidità della trama e laprecisione nella descrizione, mai prolissa, di luoghi e situazioni. Laparticolarità sta nel fatto che lAutore è nipote del grande LeonardoSciascia, a testimonianza che la genetica non è un opinione!Oddìo, non ho più spazio! Non sono riuscito a scrivere del Castello;♦ del Castelluccio a pochi chilometri dal centro abitato;♦ della Chiesa di Santa Maria dellAnnunziata con le tele di Pietro

    DAsaro detto il monocolo, pittore del 600 nativo di Racalmuto;♦ della Chiesa di Santa Maria del Monte, dove nel mese di luglio i cavalli

    bardati a festa salgono la scalinata per portare le offerte.♦ Non sono riuscito a scrivere nemmeno delle grotte dove si

    nascondeva Fra Diego La Matina, il frate ritenuto eretico, che riuscì auccidere il suo inquisitore;

    ♦ né ho descritto il convento di San Francesco, che ricorda lo Spasimodi Palermo.

    E purtroppo non sono riuscito nemmeno a parlarvi dei deliziosi tarallucci,né dellimpignolata, una sorta di cartoccio con la salsiccia: due peccati digola che vale la pena commettere.

    Mi dispiace! Beh vuol dire che andrete a vedere e a provare dipersona….vi assicuro che non ve ne pentirete. Non posso congedarmiperò senza aver prima ringraziato i miei amici Alberto e Patrizia Alessi elingegnere Antonino Catalano, che mi hanno aiutato a conoscere e quindiad amare Racalmuto.

    Salvatore Petrotto

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    Note siciliane sul Red Carpet degli Oscar ul tappeto rosso del Dolby Theatre di Los Angeles, per lanotte degli Oscar, oltre al trionfo di Paolo Sorrentino, c’èstato un altro pezzetto di Italia. Precisamente di Sicilia.

    Forse non tutti lo sanno, ma il musicista nisseno, GiuseppeVasapolli, originario di San Cataldo ha composto la musica delRed Carpet, che ha accompagnato le star durante le loro

    passerelle. Vasapolli, vive tra San Cataldo e Palermo, doveinsegna al Conservatorio Vincenzo Bellini. Trascorre buona partedel suo tempo anche a Los Angeles, dove ha fatto fortuna dopol’ammissione al prestigioso programma in “Scoring For MotionPictures and Television”   della University of Southern California,una delle più famose università americane.

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    Mario CARUSO

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    STORIE E VECCHIE USANZE DELLA NOSTRA TERRA

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    Cari Lettori, con questo numero L’ISOLA sospende la sua attivitàCari Lettori, con questo numero L’ISOLA sospende la sua attivitàCari Lettori, con questo numero L’ISOLA sospende la sua attivitàper la pausa estiva e vi dà appuntamento a Settembre. Buone vacanze !per la pausa estiva e vi dà appuntamento a Settembre. Buone vacanze !per la pausa estiva e vi dà appuntamento a Settembre. Buone vacanze ! 

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    PASTIERA DI GRANO NAPASTIERA DI GRANO NAPASTIERA DI GRANO NAPOLETANAPOLETANAPOLETANA 

    Ingredienti per la pastafrolla: - 500 gr. di farina - 200

    gr. di zucchero - 250 gr. diburro - 4 uova - 1 bustina divanillina - un pizzico di sale 

    Preparazione:   Mettere lafarina, un pizzico di sale ed ilburro freddo nel mixer frullandoil tutto fino ad ottenere un

    composto granuloso. Versare il composto sulla spianatoia,aggiungere lo zucchero e mischiare. Fare una fontana al centro delcomposto, versare le uova, la vanillina ed amalgamare velocementefino ad ottenere un impasto compatto ed elastico. Formare unapalla, avvolgere in una pellicola e mettere a riposare in frigo peralmeno ½ ora.

    Ingredienti per il ripieno: - 500 gr. di grano cotto - ½ l. di latte - 70gr. di burro - un pizzico di sale - 500 gr. di zucchero - unabottiglietta di fior d’arancio - 6 uova - 500 gr. di ricotta - 2 bustinedi vanillina - 700 gr. di macedonia candita - zucchero a velo q.b. 

    Preparazione: In un tegame versare il grano, la metà del latte, ilburro, un cucchiaio di zucchero, un pizzico di sale e ½ bottiglietta difior d’arancio. Amalgamare tutti gli ingredienti e bollire a fuoco lento fino a quandoil composto diventerà cremoso.In una terrina amalgamare la ricotta con il restante latte.Da parte sbattere i 6 tuorli con i 500 gr. di zucchero e il restante fiord’arancio. Al composto di uova e zucchero unire la ricotta amalgamata con il

    latte, la macedonia candita e le 2 bustine di vanillina.Montare a neve i 6 albumi di uova ed aggiungerli al composto.Stendere col matterello la pasta frolla riponendola in una tegliaimburrata facendo attenzione a rivestire con cura anche i bordi perevitare che il liquido fuoriesca. Versare il composto, che risulterà piuttosto liquido, nella tegliaricoperta di pasta frolla e decorare la superficie con delle strisciolinedi pasta disposte a griglia.Infornare a forno già preriscaldato a 180 c° per 60 minuti e più finoa quando la superficie risulterà ben dorata.Spento il forno lasciar riposare la pastiera per un’altra ½ ora nelforno, quindi sfornarla e spolverizzarla con lo zucchero a velo.  

    PASTA CIPOLLE E PANGRATTATOPASTA CIPOLLE E PANGRATTATOPASTA CIPOLLE E PANGRATTATO 

    Ingredienti: 320 gr di pasta corta, 300gr di cipolle,40 gr di pangrattato, 2spicchi d'aglio, 40 ml di vino bianco,peperoncino, olio extravergine d'oliva,origano, sale

    Preparazione: In una padella farsoffriggere le cipolle tagliate a listarelle e

    gli spicchi d’aglio.Aggiungere il pangrattato e far rosolare perqualche minuto. Quando le cipolle iniziano a restringersi, sfumarecol vino bianco e aggiungere il sale e l’origano. Cuocere la pasta inacqua salata e saltarla in padella. E servire con una spolverata diorigano e di peperoncino  

    BRACIOLE DI MAIALE ALLA CONTADINABRACIOLE DI MAIALE ALLA CONTADINABRACIOLE DI MAIALE ALLA CONTADINA

    Ingredienti: 4 braciole di maiale, 200 grpomodori pelati, 100 gr olive greche,qualche foglia di salvia, 1 rametto dirosmarino, 1 spicchio d’aglio, Farina q.b.,3 cucchiai d’olio extravergine, Sale q.b.,Pepe q.b.

    Preparazione: Lavate ed asciugate ilrosmarino e la salvia realizzando poi un battuto con l'aglio, ilrosmarino e la salvia. Versate l'olio in una padella e lasciatesoffriggere il battuto per alcuni minuti a fiamma bassa per dorarlosenza bruciarlo. Disponete la farina in un piatto e infarinate lebraciole da ambo i lati, poi aggiungetele il battuto in padella elasciatele dorare leggermente. Aggiungete i pomodori a pezzetti e leolive snocciolate, regolando poi di sale e pepe.Proseguite la cotturafacendo restringere bene il sugo, quindi adagiate la carne su unpiatto di portata bagnandola con il liquido di cottura rimasto eservite ben caldo.

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    Ingredienti per 4 persone: unospicchio d'aglio, un bel mazzetto diprezzemolo, 4 fettine di scamone dimanzo; olio evo; burro; farina; vino rosso;sale e pepe.

    Preparazione:  Sciogliete il burro conl'olio e soffriggete dolcemente -attenzione

    a non farlo bruciare- l'aglio tritato finissimo ed il prezzemolo.Infarinate le fettine di carne e scottatele da entrambi i lati inpadella. Salate, alzate la fiamma e sfumate con il vino rosso,quando l'alcool sarà evaporato abbassate la fiamma, coprite elasciate cuocere per una quindicina di minuti. Servite nappate con illoro sughetto.  

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  • 8/20/2019 L'ISOLA 03_2014

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