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Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri 1

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Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri 1

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Incontriamo questo mese la professoressa Vincenzina Siviglia Purri, la “prof” di

storia dell’arte, colei che ha insegnato a molti nicastresi prima, e lametini poi, ad amare ed appassionarsi all’Arte ma soprattutto alla storia che circonda ogni opera. Una professoressa sempre in movimento, sempre dalla parte degli alunni, sempre desiderosa di trasmettere il suo sapere ma anche di apprendere, infatti il suo, con l’alunno è stato un rapporto basato sul dialogo. Storia dell’arte, Associazione Archeologica Lametina, Museo Archeologico Lametino, i suoi interessi sono diversi ma tutti legati all’Arte, cominciamo con quello che è stato il primo, almeno credo, l’insegnamento. Ci vuole parlare della sua vita da “prof”?Che cosa posso dire della mia vita insegnante, tanto posso dire che per me è stato un periodo felicissimo, anche perché per me l’insegnamento è stato come una missione, credo di avere sempre voluto fare l’insegnante.

Lei è stata ed è una professoressa amata. Crede sia perché lei, nonostante abbia iniziato ad insegnare quando i protocolli scolastici erano molto rigidi e fra professori ed alunni non vi era un rapporto “amichevole”, in un certo senso, aveva rotto quello schema rigido ed era quasi dalla parte dello studente ed anche il suo metodo di studio non era quello solito fatto da appunti e nozioni?

Con gli alunni ho sempre avuto un buon rapporto, infatti loro si ricordano di me con grande affetto, e quando mi capita di incontrarne qualcuno è come una festa e loro sono molto affettuosi con me e parlano con affetto dei giorni passati nei banchi di scuola. Il mio non è stato un insegnamento rigido, di nozioni, è stato un insegnamento di ricerca e di critica. Di ricerca perché li ho abituati a fare delle grandi ricerche a casa, li facevo studiare sottoponendo loro molte immagini, inserendole nel periodo storico, filosofico nel tempo, tenevamo conto della vita dell’artista, per cui era una loro visione completa di ciò che si stava studiando. Loro non imparavano solo la

teoria ma imparavano a leggere l’opera, attraverso le immagini, Con questo metodo di insegnamento, abituando gli alunni alla ricerca, credo di avere dato molto, tutto quello che io sapevo lo ho trasferito agli alunni e loro lo hanno assorbito. Gli alunni, a loro volta, trasferivano in me il loro sapere basato sulla loro ricerca e critica. Quindi mi ritengo fortunata perché dai miei alunni ho avuto molto ed il rapporto con loro, nelle varie generazioni, è stato molto bello ed arricchenteAnche l’interrogazione era diversa, non era una interrogazione di routine, fatta solo di nozioni ma era basata proprio sulla critica.

Ha momenti, del suo percorso di insegnante, ai quali è particolarmente legata?

Gli anni dell’insegnamento li ricordo tutti con piacere perché per me era una festa ritrovarmi a scuola. Discutere con gli alunni sull’arte, sulle loro ricerche, loro erano coinvolti e curiosi del mio modo di insegnare. Si può dire che una prima parte della dell’insegnamento era dedicata a questo scambio di opinioni, loro mi portavano immagini, articoli di giornali, che li avevano incuriositi e volevano saperne di più, erano insomma curiosi di apprendere. Con questo modo di fare si usciva un poco da quella che era la lezione del giorno però si apprendevano tante cose e si instaurava con lo studente un rapporto diverso.

Le manca la scuola ed il rapporto con i giovani?Mi manca tantissimo, avendo io insegnato per amore e con amore, quel dare e avere che ha caratterizzato i miei anni come insegnante mi manca

Credo che lei abbia avuto la possibilità di conoscere almeno quattro generazioni di studenti, dagli anni sessanta ad oggi. Qual è stato, se c’è stato, il cambiamento nello studio della storia dell’arte, da parte degli studenti?Sì, indubbiamente il cambiamento

c’è stato. Una volta la scuola era importante così come lo era l’insegnamento. I professori stessi avevano una preparazione eccezionale. Da parte mia c’era un dialogo con tutti loro, quando avevo un dubbio, quando credevo di non avere collocato bene una determinata opera d’arte nel suo contesto storico/filosofico, senza presunzione e senza temere di essere

Mensile di informazioni varie - anno 4 - n. 13 - Agosto/settembre 2015 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. StampaDirettore Responsabile: Antonio Perri

Edito da: Grafichè PerriLamezia Terme - Via del Progresso, 200Tel. 0968.21844 - e.mail. [email protected]

Stampa: Michele Domenicano - Allestimento: Peppino SerratoreRedazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri - 0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844.Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate.La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società.La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubbli-cate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni even-tualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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gruppo di persone che, come me, avevano la stessa passione e curiosità per la ricerca archeologica del territorio nicastrese.Ed fu così che nacque l’Associazione. Quello che io apprendevo sul territorio lo comunicavo ai miei alunni che si infervoravano, che volevano sapere sempre di più e da qui l’idea di coinvolgerli nella ricerca. Nell’associazione vi erano da una parte gli adulti come me, Aldo Rocca, Giorgio Falvo, e dall’altra una sezione giovanile, formata dai ragazzi che si erano votati alla ricerca anima e corpo. Si girava nelle campagne, ma soprattutto si andava dietro agli aratri ed ai contadini che zappavano. Perché nelle zolle di terra che sollevavano trovavamo tante reperti che testimoniavano la presenza di antiche città nella zona.

Possiamo allora dire che parte del merito di queste scoperte va agli alunni del Liceo Scientifico che la hanno affiancata negli scavi? Assolutamente sì, anche la nascita del Museo è dovuta al lavoro degli studenti del Liceo Scientifico, al loro lavoro spontaneo, sebbene duro, alla loro caparbietà, al loro sacrificio nel rinunciare a divertirsi per venire a scavare con le mani o con mezzi di fortuna, per portare alla luce reperti archeologici, senza il loro contributo non esisterebbe il Museo e nemmeno si sarebbero fatte le importanti scoperte che sono state fatte. Per loro era una grande gioia potere trovare un reperto. La sera, quando ci ritrovavamo nella sede assegnataci dal Comune, li pregavo di fare delle relazioni dei pezzi trovati, quindi loro, per ogni coccio, segnavano tutto, dov’era stato trovato, in che condizioni, ne facevano anche i disegni. I ragazzi lavoravano con entusiasmo, ed io li ricordo tutti, ricordo le loro emozioni per i ritrovamenti importanti, ricordo il loro spirito di sacrificio. Oggi sono tutti professionisti, gente di cultura. Quando vengono nel museo sono orgogliosi di vedere le loro scoperte nelle vetrine. Se

il Museo esiste, lo ripeto, è solo grazie a loro.

Con l’Associazione, voi soci, avete dato vita all’archeologia della nostra città, vuole elencare la prima scoperta fatta che probabilmente sarà quella che ha emozionato maggiormente tutti voi?La prima importante scoperta la abbiamo fatta a Piano delle Vigne, cercando in quella

zona, abbiamo visto che affioravano dei pavimenti in terracotta. La nostra ricerca era limitata alla superficie però dai reperti trovati si capiva, si intuiva che c’era stato

un insediamento molto importante. Quindi il nostro entusiasmo era alle stelle. Da qui l’idea di cercare di coinvolgere le autorità competenti.

A proposito di “autorità competenti”, le sono state vicine e la hanno aiutata in questa ricerca?C’è un aneddoto curioso che riguarda lC’è un aneddoto curioso che riguarda le “autorità” che vorrei raccontare. La scoperta fatta a Piano delle Vigne aveva entusiasmato i ragazzi e me ed avrei voluto, appunto, coinvolgere le autorità in materia, allora rappresentate dal professore Giuseppe Foti, persona di grande cultura, archeologo di fama mondiale, Soprintendente ai beni archeologici della Calabria. I soci anziani però non erano d’accordo, perché temevano che le nostre ricerche fatte con mezzi di fortuna, con i ragazzi, avrebbero potuto non essere viste

di buon occhio, e che avremmo potuto, di conseguenza essere bloccati nelle nostre attività. Caso volle che in quei giorni il professore tenne un convegno a Catanzaro. Noi andammo e alla fine del convegno chiese se qualcuno aveva qualcosa da dire. Nonostante le raccomandazioni fattemi dai miei soci io alzai la mano per raccontare la mia esperienza, del lavoro fatto con i miei alunni del liceo scientifico, della scoperta di reperti al Piano. Lui si dimostrò curioso e fece delle domande su come ci muovevamo, cosa usavamo, e gli spiegai per filo e per segno quelle che erano le nostra attività senza nascondere nulla. Lui mi invitò ad andare a Reggio Calabria per portare queste cartelle che i ragazzi facevano per ogni reperto trovato. Io andai accompagnata da Angela Mercuri, e consegnammo le cartelle. Dopo un paio di giorni mi telefona il professore Foti e mi invita a ritornare a Reggio. Ritorno e lo trovo con le cartelle degli alunni accanto a lui, mi mostra una cartella e mi chiede spiegazioni, sull’oggetto ritrovato, catalogato come “campanello”. Mi spiegò quindi che quei reperti non erano “campanelli” ma erano ritrovamenti di notevole importanza poiché erano valvole di fornace. Si complimentò per il lavoro svolto e disse che voleva farmi “un regalo”. Chiesi allora l’autorizzazione della Sovrintendenza a fare uno scavo a Piano delle Vigne perché per quanto trovato e appreso, a nostro avviso, in quella zona doveva esserci una antica villa romana. Lui annuì e poi aggiunse che poteva darmi l’autorizzazione ma non soldi e che mi avrebbe fatto seguire da un giovane archeologo che non avrebbe chiesto compenso ma al quale avremmo dovuto

giudicata male, chiedevo il parere dei miei colleghi come il professore Italo Leone, la professoressa Serenella Mastroianni, il professore Rubino. L’ultimo periodo di insegnamento non mi è piaciuto molto, molte cose erano cambiate nell’insegnamento, la scuola era presa alla leggera, si seguivano in modo particolare i vari progetti, togliendo tempo allo studio e, di conseguenza, il rendimento dei ragazzi era diverso.

E quale, se c’è stato, il cambiamento nel metodo di insegnamento della storia dell’arte?Il cambiamento c’è stato in tutta la scuola, non solo nel metodo di insegnamento di una certa materia. Sono cambiati i tempi, i metodi di insegnamento, l’attenzione allo studio, il rapporto alunno/professore

Il senso di conoscenza, a volte solo apparente, che mezzi di comunicazione di massa come internet creano negli studenti, è positivo a suo avviso?Credo che questi mezzi di comunicazione che siano stati utili, però c’è anche la contropartita. I ragazzi, a volte, basano la loro lo conoscenza su quello che apprendono dal computer e non dallo studio vero e proprio, senza contare che ora “l’informazione” che si trova in rete è troppa, spesso fatta da gente non molto competente per cui le notizie potrebbero anche essere errate.

Sempre in riferimento all’insegnamento, le nuove tecnologie, come l’audiovisivo, applicate alla storia dell’arte possono essere di aiuto per un maggiore apprendimento della materia?

Assolutamente sì, le indagini sono importanti, come ho detto prima il mio

metodo di insegnamento era basato proprio sulle immagini, più immagini di uno stesso soggetto, con angolazioni diverse, con particolari messi in primo piano, si può dire che io abbia, in un certo senso, anticipato i tempi poiché la mia spiegazione era basata sulle figure dell’opera d’arte, Sulla descrizione minuziosa della parte architettonica.

Per concludere le domande sulla sua attività come docente le chiedo, quali sono, secondo lei, oggi le competenze necessarie ad un neolaureato in storia dell’arte per inserirsi

nel mondo lavorativo? Un neolaureato in Storia dell’Arte non so oggi che sbocchi professionali possa avere, tutto però dipende dalla persona, se vuole essere un buon insegnante deve riuscire a catturare e mantenere l’attenzione dei ragazzi quindi deve essere preparato ed amare la sua materia.

Com’è nata la sua passione per l’archeologia?Quando ero studentessa avevo come insegnante storia dell’arte il professore Alfonso Frangipane, un grande studioso di Mattia Preti. Lui era di Catanzaro e aveva creato a Reggio Calabria un Liceo Artistico privato, dove approdavano ragazzi che avevano passione per l’Arte. Io ero l’unica ragazza della provincia di Catanzaro e in un certo senso lui mi aveva presa sotto la sua ala protettrice, ero la sua pupilla. Parlavamo spesso e lui sottolineava l’importanza della zona

di Nicastro dal punto di vista archeologico e mi diceva che se un giorno avessi avuto la fortuna di insegnare in questa zona mi sarei dovuta dedicare alle ricerche perché nella zona erano state fondate importanti città dai Greci. Spesso parlava di Terina, di Temesa, sosteneva che la famosa città di Terina si dovesse trovare dalle parti di S. Eufemia Vetere e così mi trasmise la passione, la curiosità, per l’archeologia e lo studio del territorio.

Parliamo ora dell’Associazione Archeologica Lametina. Questa associazione si può dire che è stata una mia invenzione. Quando mi fu assegnata la cattedra a Nicastro per insegnare al Liceo Scientifico, fu quasi come un segno del destino. Io sono arrivata già con lo scopo preciso, interessarmi del territorio nicastrese e dei tesori che nascondeva, grazie a quanto detto sopra. La nascita dell’Associazione fu quasi una logica conseguenza. Ai ragazzi insegnavo a conoscere il proprio territorio, quindi parlavo loro di Magna Grecia, di Terina, di archeologia e di possibili scoperte e catturavo la loro attenzione. Alcuni di loro poi mi fecero conoscere Aldo Rocca e lui a sua volta mi fece conoscere un altro

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è arricchita ed è diventata famosa in tutto il mondo creando un indotto di turismo e lavoro non indifferente. Noi abbiamo un “passato archeologico” che comincia nella preistoria, quindi potremmo fare anche di più con il giusto aiuto e la giusta collaborazione. Potrebbe essere questo il modo giusto ed efficace per debellare la mafia: aiutare la cultura.

E la famiglia? coniugare insegnamento e famiglia è stato facile?Facile non è stato, ma io mi sono organizzata in modo da riuscirci. Quando ero a scuola non pensavo alla famiglia, anche se quando ero con la famiglia, a volte, il pensiero per la scuola e soprattutto per la ricerca, mi accompagnava.

I suoi figli hanno la stessa passione per l’arte?Sì, hanno la mia stessa passione, lo stesso amore per l’arte, per l’archeologia. Dai cocci che noi abbiamo trovato negli scavi, mio figlio Rocco, che è ingegnere chimico, ha creato, con prodotti naturali, i colori e poi hanno poi realizzato piatti, brocche, anfore, riproducendo gli stessi colori e gli stessi esatti disegni. Voglio sottolineare che il tutto è stato realizzato con spese solamente personali, i pezzi realizzati attualmente sono esposti al Museo, accanto ai cocci che li hanno ispirati.

Per concludere, una domanda alla Marzullo che faccio sempre: la domanda che non le ho fatto e che avrebbe voluto le facessi?No, non vi è una domanda che non mi è

stata fatta, mi è stato veramente chiesto tutto

Speriamo allora di incontrarci per parlare di nuove scoperte che farete grazie alla sensibilità della nuova amministrazione comunale?Speriamo, io non voglio nulla per me, non voglio mettermi in mostra, voglio solo un aiuto per continuare a fare nuove scoperte anche perché ritengo che l’Associazione ed il Museo siano un fiore all’occhiello per la città.

Visto che le domande, quando l’interlocutore riesce a farti appassionare alla discussione, sono come le ciliegie, ed una tira l’altra, le faccio l’ultima domanda: le scuole sono cambiate, lei non è più nella scuola come insegnante, se dovesse riprendere gli scavi crede che avrà sempre un settore attivo di giovani studenti nell’Associazione?Questo credo di sì. Di certo non come ai tempi passati, non come quando c’era come Preside il professore Eugenio Leone. C’è stato un periodo in cui vi era una grande collaborazione fra il Liceo e la ricerca archeologica. In seguito seppure il tempo che la scuola concedeva agli studenti per gli scavi fosse diminuito, noi abbiamo sempre potuto contare sul loro aiuto grazie sull’entusismo proprio degli studenti che venivano con l’Associazione non per sottrarsi allo studio ma per autentica passione, infatti spesso rinunciavano ad una giornata di svago, di riposo, per venire a scavare, con le proprie mani, sotto il sole cocente, o con temperature piuttosto rigide. Questo per amore autentico verso l’Arte, la scoperta, la storia. Ed è grazie a questa loro partecipazione, fatta con slancio e con bramosia di riuscire che abbiamo fatto queste importanti scoperte. L’ho detto e voglio sottolinearlo: i veri protagonisti di queste scoperte sono stati gli allievi del Liceo Scientifico che hanno partecipato agli scavi. I ragazzi comunque sono curiosi per natura e, sono certa che, anhe oggi, sarebbero felici di essere i protagonisti di nuove scoperte nella loro città

Mi pare che sia stato detto tutto, vuole aggiungere qualcosa?Voglio concludere ringraziando, con stima ed affetto tutti i soci dell’associazione che non mi hanno fatto mai mancare la loro collaborazione.

Ed ecco che un’altra delle nostre interviste è giunta a conclusione, ed ora, come sempre le considerazioni d’uopo.Che dire della mitica “prof” Purri?Chi l’ha avuta come insegnante (me compresa), l’ha amata e la ricorda con il sorriso sulle labbra, ed oggi, a distanza di anni, da quando, con amorevole burbericità (passastemi l’ossimoro) tuonava dalla cattedra per richiamarci all’ordine, è rimasta uguale: qualche ruga in più ma lo stesso entusiamo per ciò che fa, per ciò che ama, per ciò in cui crede.Mi sono ritrovata ad ascoltarla, sentendomi in alcuni momenti, così come mi sentivo “qualche anno” (si fa per dire) fa, rapita da quel che udivo e desiderosa di saperne di più. Mentre raccontava le peripezie delle ricerche archeologiche, il suo battersi per avere l’attenzione delle autorità preposte, mi pareva di vederla ... lei così minuta, in una sala piena di gente, la vedevo allungare la mano ed alzarsi alla conferenza di Foti per richiamarne l’attenzione, nonostante il parere negativo dei soci, la vedevo combattere con le varie amministrazioni per fare capire l’importanza del lavoro che, praticamente a costo zero, e con l’aiuto di appassionati soci e di ancor più infervorati giovani allievi, stava portando avanti, oppure quando ha stremato la Lattanzi perchè le desse il permesso di altre ricerche perchè era certa di potere trovare Terina.E così è stato, così come la sua caparbietà nell’insegnamento ha dato ottimi risultati, quella nell’archeologia l’ha portata a far scoprire la mitica Terina e molto altro, basta andare a visitare il Museo Archeologico Lametino per rendersene conto.Lei afferma che c’è ancora molto da scoprire a Lamezia, tanto che potrebbe portare lavoro e denaro pulito alla città, ed io le credo, speriamo le creda la nuova Ammnistrazione, consentendole di riprendere le ricerche

offrire vitto ed alloggio. Gli dissi che mi bastava, che saremmo stati tutti felici per quell’importante traguardo, che per i mezzi avremmo provveduto come al solito e che all’archeologo avrei messo a disposizione la mia casa. Sorrise divertito e sottolineò l’importanza di quella autorizzazione in quanto era la prima volta che la Sovrintendenza autorizzava giovani alunni a fare scavi così importanti. L’archeologo che ci affiancò è stato Roberto Spadea che poi entrò a far parte della Sovrintendenza per i beni archeologici della Calabria con particolare attenzione a Lamezia Terme, perché il professore Foti voleva fare di Lamezia un centro nevralgico per l’archeologia.

Vogliamo parlare di Terina che credo sia poi la scoperta più importante?Sull’ubicazione di Terina vi erano pareri Sull’ubicazione di Terina vi erano pareri discordanti, alcuni sostenevano si trovasse dalle parti di Nocera Terinese, altri nella zona di S. Eufemia Vetere. Nel 1997 iniziammo a fare scavi in località Jardini di Renda alla ricerca dell’antica Terina. Abbiamo raccolto cassette e cassette di materiali con testimonianze dell’esistenza di una importante città nella zona. Una parte di questi materiali è esposta nel Museo Archeologico Lametino, un’altra parte è conservata nel deposito del Museo. Proprio io ho avuto la fortuna, mentre facevamo le ricerche, di trovare in una zolla di terra ben 47 monete. Avvisai subito il professore Foti che ne fu entusiasta e disse che era una scoperta importante dato avevamo trovato il primo “tesoretto” della città di Terina. Mi invitò a portarle al dott Sabbioni a Vibo Valentia e le monete rimasero alla Soprintendenza fino a quando non aprimmo il Museo a Lamezia. In quell’occasione ci furono restituite. In virtù di questo ritrovamento il dottore Foti donò all’associazione un assegno di £ 250.000. Quando mi chiese cosa ne avrei fatto, risposi che li avrei utilizzati per fare uno scavo come si deve e non con mezzi di fortuna. Ne fu molto felice e mi chiese di fare una relazione accurata sugli scavi. Il

buffo è che tutti questi reperti noi li abbiamo tenuti “inutilizzati” perché le varie Amministrazioni Comunali non credevano fossero importanti e non credevano appartenessero a Terina. E’ stato solo grazie a Doris Lo Moro, che ha creduto in noi, che è stato poi creato il Museo dove finalmente i ritrovamenti videro la luce. Infatti ci diede i locali da adibire a Museo, comprò le vetrine e destinò una congrua somma,

come assicurazione dei reperti, per fare una importante mostra presso il Museo. Fece arrivare dal British Museum di Londra il famoso “Tesoro di S. Eufemia”. Una grande mostra che ha richiamato circa 700 visitatori al giorno per tre mesi. Io avevo visto la mostra tempo prima a Londra e sottolineai alla Lo Moro, l’importanza di farla conoscere ai lametini, visto che ci apparteneva, fui felice della sua

collaborazione e anche del successo che ebbe e che mi diede, in un certo senso, ragione.

Quindi con il tesoretto fu chiara l’ubicazione di Terina?No, non ancora, ancora vi erano dubbi, è stato quando la dott.ssa Elena Lattanzi, che io pressavo per avere il permesso di effettuare saggi ai Jardini di Renda, chiese al professore Roberto Spadea di accompagnarmi per vedere dove volevo effettuare questi saggi. Insieme a Spadea mi recai sul luogo e scoprimmo che, dal proprietario, erano stati fatti fare 300 buchi per piantare degli ulivi. Tutto quello che era stato tolto dal buco era posizionato sui bordi di ogni buco e c’erano centinaia di reperti che stavano a dimostrare che in

quella zona c’era stato un centro abitato. C’erano anche pezzi di un telaio con i quali è stato costruito un telaio che ora è esposto al museo. Ma nonostante questo nessuno voleva ammettere che lì ci fosse stata Terina poiché tutta la zona era ricca di reperti e soprattutto perché non si era trovato nessuno scritto che attestava che quella fosse Terina. Nell’ultima campagna di scavi fu trovata una specie di foglio di metallo accartocciato che fu mandato, con tutti gli altri reperti a Reggio Calabria per il restauro. Questa specie di foglio, una volta disteso, risultò essere una laminetta sulla quale erano incisi alcuni scritti. Grazie ai caratteri usati, al dialetto usato e, anche se frammentari, alla citazione dei nomi di due magistrati che operavano a Crotone, fu finalmente palese che quella era effettivamente la città di Terina. Anche la laminetta è conservata nel Museo. A riprova dell’esistenza della città, Fu anche trovata, grazie agli studenti del Liceo e, ovviamente, dei soci dell’associazione, presenti in ogni fase, una strada larga mt 8,5.

Le nostre zone, a suo avviso, riservano ancora nuove interessanti scoperte?Certamente, ma non è facile più fare scavi, i proprietari delle varie zone non sono disposti a permetterci di fare delle ricerche. Un mio amico, non so quanto scherzosamente, mi disse: “Vincenzina, non permetterti di venire a scavare nelle mie terre, se ti vedo lì ti sparo”.

Spostandoci sulla situazione politica e sociale italiana, si sa che gli archeologi in generale, sono disillusi per la scarsa considerazione che la politica sta dando al settore oggi. Anche per Lamezia è così?Oggi come oggi, anche per Lamezia è così. La precedente amministrazione non ha collaborato con l’Associazione nel modo più assoluto, non ci resta che sperare che questa nuova Amministrazione, invece, ci permetta di continuare in questa ricognizione che andrebbe a tutto vantaggio della città di Lamezia. Basti pensare che Pompei, e zone limitrofe, proprio grazie alle scoperte archeologiche, che sono comunque legate al solo periodo romano, si

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è stato sinora considerato una risorsa, ma una discarica che tutti possono utilizzare pur di risparmiare soldi pubblici e privati.”

Su conseguenze e danni per le popolazioni che vivono nel Golfo d S. Eufemia va consi-derata, ad esempio, l’entità della ricchezza prodotta dal turismo balneare in tutta la re-gione Veneto che dispone della stessa quan-tità di spiagge. E che i 34 Km di spiaggia del lametino con i 68 Km di costa del vibonese formano la stessa lunghezza e disponibilità di tutte le spiagge balneabili della regione Emi-lia Romagna dove arrivano più di 5 milioni di turisti balneari all’anno (più della metà degli 8 milioni che visitano la regione).

Sulla rilevanza e potenzialità delle ricchezze dello stesso patrimonio costiero disponibile nel Golfo di S. Eufemia è da aggiungere le spe-cificità degli assetti idro-geomorfologici favo-revoli allo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico

e terrestre. E un microclima favorevolissimo per la più lunga durata della stagione balneare del Mediterraneo; con tratti di costa caratte-rizzati da una ventilazione particolarmente favorevole anche per pratiche sportive come Kitesurf e idonee ad ospitare campionati mondiali come avvenuto nei giorni scorsi.Sulla ricchissima biodiversità è da evidenzia-re la rilevanza delle recenti scoperte delle due specie megabentoniche, Topsentia calabri-sellae e Halicona fimbriata, che vivono nelle acque del mare lametino tra i 70 ed 90 metri di profondità. E in un contesto idrogeomorfo-logico unico che rende possibile in una super-ficie di pochi chilometri quadrati del Golfo di S.Eufemia la presenza, tra l’altro, di varie oasi di Coralli finora non rilevata in nessun altra area dell’intero Mediterraneo. Una specifici-tà oggetto d’interesse anche dell’Università di Cambridge.Sulla geodiversità e grande varietà di spiagge che caratterizzano il Golfo di S. Eufemia va ribadito che le stesse, formate da frammenti

di rocce di tutte le ere geologiche, documen-tano la nascita ed evoluzione sia del paesaggio terrestre sia degli insediamenti umani dell’in-tero Belpaese. Con specificità rare nelle coste della Penisola come gli ammassi granitici di Capo Vaticano generati dallo stesso magma che ha generato le più note coste granitiche della Sardegna e dai quali sono stati separati a seguito d’imponenti movimenti della crosta terrestre iniziati milioni di anni fa e ancora in atto nel Tirreno. Oltre ad una grande varietà di preziosi aspet-ti naturalistici, paesaggistici ed ambientali sui litorali del Golfo di S. Eufemia esiste un rilevante e unico patrimonio archeologico a partire dai manufatti in pietra risalenti al Pa-leolitico Inferiore di Casella di Maida. Non a caso in corrispondenza dei 34 Km di costa del Tirreno lametino e dei 68 Km del Vibonese, ad esempio, tra l’VIII ed il V secolo a.C. sor-gevano importanti centri abitati della Magna Grecia come: Hipponion, Temesa e Terina.

Il prezioso patrimonio costiero disponibile, con le ricche specificità alle quali si è fatto cenno, può e deve essere valorizzato attra-verso interventi concreti. Interventi urgenti e coordinati dall’insieme della classe dirigen-te per impedire di considerare il mare “una discarica che tutti possono utilizzare pur di risparmiare soldi pubblici e privati” come evidenziato nella relazione della Corte dei Conti. E per favorire un futuro ai giovani che desiderano continuare a vivere nel territorio più favorito dalla natura e che ha dato il nome all’intero BelPaese.

(*) geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazio-nale degli “Amici della Terra”

LE CARENZE INFORMATIVE E L’ASSENZA DI ADEGUATA CARTELLONISTICA SUI LITORALI

E’ difficile, anche in piena stagione balneare, individuare sui litorali dei vari comuni dove sono localizzati i punti di prelievo ed analisi dei tratti adibiti alla balneazione. Così come di difficile individuazione sono inizio e fine di tutti gli altri tratti non adibiti alla balneazione e, quindi, non monitorati e non sottoposti a classificazione; tratti con divieto permanente per inquinamento come le foci di corsi d’acqua, per la presenza di porti, zone militari, scogliere inaccessibili, ecc..Per ogni singolo tratto, adibito e non adibito alla balneazione c’è l’obbligo di garantire ai cittadini la tempestiva informazione sulle condizione del litorale, delle acque marine e di ogni altro dato, aspetto e fenomeno che può incidere sulla stessa condizione. Informazione necessaria sia per evitare rischi alla salute dei bagnanti sia per garantire la diffusione delle conoscenze su dinamiche e cause dell’inquinamento e consentire ai cittadini di pretendere i necessari interventi di risanamento dagli Enti preposti. Informazione che deve essere assicurata, con modalità indicate da precise norme e dettagliate direttive dell’Unione europea. Modalità che, tra l’altro, prevedono specifica cartellonistica da esporre in corrispondenza di ogni tratto come si fa in alcune regioni dotati anche di specifici siti web aggiornati in tempo reale. Con grave irresponsabilità si continua con le “carenze informative” più volte denunciate in passato sia dalla Corte dei Conti nella sua relazione sull’inquinamento delle acque di balneazione del Tirreno sia nei precedenti Rapporti sullo Stato di Salute dei Mari degli Amici della Terra. Infatti, all’assenza sui litorali della specifica cartellonistica con tutti i dati e relativi profili, si aggiungono incongruenze e scarsa chiarezza nella deno-minazione e mappatura anche nei dati pubblicati nel sito del Ministero della Salute. In proposito è significativo, ad esempio, il comune di Lamezia Terme per il quale vengono elencati nove tratti adibiti alla balneazione e altri tratti, non adibiti e oggetto di Ordinanze comunali, con divieto permanente di balneazione. La lunghezza degli stessi tratti indicati per il comune di Lame-zia Terme risulta complessivamente di 9.800 metri mentre la lunghezza totale di costa disponibile nello stesso comune è di 8.700 metri. Ma c’è di più: il tratto denominato “Lido Marinella” compreso nell’elenco dei nove considerati idonei alla balneazione del comune di Lamezia Terme, sulle mappe dello stesso ministero viene riportato nel territorio di in un altro comune. Inoltre, in alcuni comuni, come ad esempio, nei capoluoghi di provincia non è indicato nessun nome ed estensione di tratto con divieto di balneazione, e nessuna Ordinanza comunale per i divieti in corrispondenza dei rispettivi Porti e foci dei corsi d’acqua.Queste carenze informative e dell’apposita cartellonistica, da molti anni denunciate dagli Amici della Terra, nelle scorse settimane, sono state evi-denziate anche da Legambiente e alcuni quotidiani nazionali.

Il 30 settembre, in Calabria, ci sarà la for-male chiusura della stagione balneare. Una stagione che ha riproposto i problemi de-gli anni passati. Tra le poche novità l’esposto del Sindaco di Lame-zia Terme Mascaro sul mare sporco e la con-seguente iniziativa del Prefetto Latella. Segnali di attenzione alla que-stione ambientale e che possono e devono favo-rire l’avvio di concreti interventi necessari per rimuovere le cause del degrado e migliorare la qualità delle acque ma-rine. Interventi concreti e necessari sia da parte del comune di Lame-zia Terme che da tutti gli altri Enti preposti al controllo, alla gestione e tutela del territorio e delle risorse naturali esistenti.Per un reale e duraturo miglioramento delle acque marine nel Golfo di S. Eufemia, è evi-dente che non basta la volontà e azione di un solo comune. Non basta, neanche se il comu-ne è quello più esteso e più popolato dello stesso Golfo com’è Lamezia Terme. Così come non basta la necessaria crescita del senso ci-vico dei bagnanti nel pretendere e favorire il mantenimento delle spiagge pulite. D’altra parte, non va ignorato che il divieto di balneazione rappresenta spesso “l’ultimo” effetto in senso spazio-temporale delle varie conseguenze dell’inquinamento a monte e dei corsi d’acqua, essenzialmente legato a discari-che di rifiuti e acque reflue. Il problema del-le acque marine, in pratica, non è separabile dalla condizione dei corsi d’acqua e delle falde idriche. E, quindi, dalla condizione dei cana-

li e corsi d’acqua che attraversano i 162 km chilometri del territorio comunale di Lame-zia Terme, come il Bagni e l’Amato nei quali confluiscono il Cantagalli, il Piazza, il Canne, il S. Ippolito che alimentano importanti falde idriche e sorgenti. Molti degli interventi necessari sono indica-ti nelle due specifiche relazioni della Corte dei Conti della Regione Calabria, aventi per oggetto: “la gestione delle risorse pubbliche finalizzata a prevenire l’inquinamento delle coste, a risanare le stesse, a migliorare la qua-lità delle acque destinate alla balneazione e a tutelare la salute pubblica”.E nelle quali, tra l’altro, si sottolinea: - “ che le amministrazioni hanno mostrato una insufficiente consapevolezza delle pro-prie funzioni e competenze”. - La protezione dell’ambiente e della salute

pubblica impongono alle amministrazioni pubbliche di ridurre l’inquinamento delle ac-que di balneazione e di preservare queste ulti-me da un deterioramento ulteriore, attraverso una serie di politiche pubbliche finalizzate al

raggiungimento di obiettivi immediati quali il miglioramento della qualità misurato attra-verso prelievi, ma anche attraverso obiettivi di programmazione e d interventi infrastrut-turali più articolati e complessi (costruzione di reti fognari e impianti di depurazione, pro-grammazione della gestione dei rifiuti e del ciclo delle acque, previsione di divieti e pre-scrizioni amministrative. - Nel settore dell’ambiente vi è una assenza pressoché totale di quelle di quelle forme di cooperazione e collaborazione tre le amministrazioni diverse, che consentireb-bero una più incisiva politica di salvaguardia delle coste e dei mari e, più in generale della salute pubblica.- Anche sotto il profilo della repres-sione dei fenomeni inquinanti e delle cause dell’inquinamento del mare e del degrado delle coste, appare evidente la mancanza di

una seria volontà tanto di individuare le fonti inquinanti e, soprattutto, di perse-guire i trasgressori.” - Numerosi sono gli scarichi non censiti da parte dei comuni e delle pro-vince, mentre peri-colosi liquami, sia di origine organica che industriale, con-tinuano ad essere riversati nei fiumi ed a confluire nel mare:

ne sono prova i risultati delle analisi effettuate alle foci dei fiumi con valori parecchie decine di misure al di sopra della soglia della tollera-bilità umana.Nelle relazioni si sottolinea “ che il mare non

LE SPECIFICITA’ DEL PATRIMONIO COSTIERO DEL GOLFO DI S. EUFEMIA E

LA NECESSITA’ DI URGENTI INTERVENTI PER LA SUA VALORIZZAZIONE Mario Pileggi

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10 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri 11

La confusione dei sensi, più nota come sinestesia, è privilegio dell’arte nelle forme della musica e del-la scrittura, un po’ meno nota e difficile da trovare, nell’arte figurativa.La prima volta che ho avuto modo di osservare un’opera di Rosanna Cerutti, invece, mi sono accorta che le mie sen-sazioni si confondevano completamete, fino a per-cepire persino dei suoni nelle figure, nei colori, nella rappresentazione

pittorica.I colori usati dalla pittrice sono decisi, accesi, ep-pure fluidi: sembrano frusciare nei dipinti, animarsi, ondeggiare, colpire non solo lo sguardo, ma il tatto, l’udito, l’odorato e persino il gusto.Il rosso dei velluti, il verde delle sete, nelle figure femminili rappresentate, il nero o il quasi violetto accostati, l’azzurro, il giallo, poi il sorriso o la risata delle protagoniste; le espressioni, le emozioni, tutto è rappresentato con contorni nitidi, ma che sfumano in un mondo lontano, come a voler creare un netto distacco tra realtà e fantasia.Rappresentano sempre qualcosa, i quadri di Rosanna Cerutti, e fanno parte, a volte, di serie che hanno un significato, ma, al di là di ciò che porgono al fruitore, offrono una visione ben più ampia dell’esistenza.Molte figure si ispirano, in parte, al quotidiano (Donna al volante, News Universal, Made in Italy...), altre alle emozioni (Essenziami, Chaud Secret, Esporsi, Nostal-gia Confusionaria...), altre ancora appartengono alla fantasia, come la serie Tarocchi, che rappresenta, sia pure attraverso il combinarsi di un gioco di carte, al-tri profondi aspetti della vita (La Forza, L’Arrivo al Mondo, Selene, Lilith, Gli Innamorati...).Questi ultimi dipinti sono molto suggestivi. Qui si confondono non solo le sensazioni, ma, addirittura gli stati interiori, in una sarabanda di evocazioni, non solo attraverso il colore definito, ma attraverso le sfu-mature, che permettono un ampio spettro emozionale.

N e l volto dei due Innamorati, per esempio, non si perce-pisce soltanto il sentimen-to, ma anche il passaggio, attraverso l’amore, da una vita scontata, ad una forma nuova di esistere, così come in Lilith si per-cepisce il fascino oscuro dell’ignoto, attraverso la sensualità di un drappeg-gio d’abito, in una posa plastica...In Chaud Secret si può avvertire il senso delle emozioni non palesate, ma neppure del tutto trattenute, attraverso il contrasto fra il rosso e il nero degli abiti, mentre in Nuda non si avverte,

al contrario, la sen-sualità attraverso il corpo, ma attraverso l’evocazione della nudità dell’anima: nelle figure femmini-li coperte, la sensu-alità si scopre, nelle figure esposte nel corpo, la sensualità si cela, per dare spazio all’interiorità. Il tutto a voler esporre, con linguaggio tipica-mente femminile e di grande levatura, che ogni sensazione rifugge dalla semplice vista, ma abbraccia tutti i sensi, così come ogni emozione dal semplice gioco dei colori, per rivelarsi nelle luci o nelle ombre del cuore. Tipico esempio è

l’opera Lumière, che propone un corpo femminile in evidenza, attraverso le pieghe di un abito che lo rivela-no, ma è il gioco di luci e colori a rendere definita la figura muliebre. Quasi una rappresentazione dell’ ideale femminile, che trascende qualsiasi forma umana. Il bacio di Tiche, poi, propone una suggestione pro-fonda, attraverso un volto espressivo, che trancia la realtà con piccoli giochi di semi di carte che, a parer mio, riportano all’aleatoria voluttà dei sentimenti. La forza, nel turchese dell’abito dalle maniche larghe, ri-porta ad una rara forma di speranza, mentre ne Il Gioco della Vita, i colori forti e definiti, dànno la dimensione dell’esistere, come esplosione di intensità e meraviglia, ma anche come complessità dell’esistenza. La finestra da cui si affaccia la giovane donna del quadro, pone costruisce quella linea netta fra l’esterno e l’interno del proprio mondo: misterioso dentro, variegato, colorato e molteplice fuori, a dimostrazione di una vita con stati d’animo mai scontati, caratteristica essenziale di un’esistenza dagli intensi contorni. Nelle sfumature de Il Richiamo o di Esporsi, il giallo non trionfa, come avviene di solito, ma si fa notare co-munque e in The Rose, il rosso e le pieghe complicate dell’abito che privilegia il volto, sono simboli femmini-li per eccellenza... Per non dire dell’impalpabile gioco di ombre in Nostal-gia Confusionaria, che esalta le sfumature del grigio e del bruno, alquanto rare nei pittori moderni...Le opere di Rosanna Cerutti sono una finestra su in-

numerevoli mondi, che ritroverete nel suo sito internet: www.rosannac-erutti.comNel sito si possono am-mirare, oltre alle opere, le varie attività di questa ar-tista poliedrica e leggere della sua personalità.Raffinata, ma non so-fisticata, Rosanna Cerutti si impone come artista del nostro tempo. Come donna che, attraverso le sue opere, narra della vita come di un film, i cui per-sonaggi autentici (quasi archetipici nella serie dedicata ai Tarocchi) vi-brano del significato pofondo delle cose...

Maria Palazzo

EMOZIONI E SENSAZIONI NELLA PITTURA DI ROSANNA CERUTTI

LA QUALITA’ DELLE ACQUE MARINE e DIVIETI DI BALNEAZIONE NEL LAMETINO

Sulla base delle analisi, dei prelievi del 26 maggio e 23 giugno scorsi, effettuate dall’Arpacal, nel comune di Lamezia Terme sono tre i tratti con divieto di balneazione per complessivi 1.647,29 metri. Due tratti non sono sottoposti a controllo perché permanentemente non adibite alla balneazione per inquinamento riguardano le foci del Torrente Bagni e del Fiume Amato per complessivi 800 metri. Il terzo tratto denominato “200 MT a Sud Fiume Amato” lunga 847,29 metri, adibito alla balneazione e sottoposto ad analisi e monitoraggio non risulta idoneo alla balneazione per inquinamento. Altro divieto per inquinamento esiste in corrispondenza della foce del Fiume Savuto nel Comune di Nocera Terinese.

Come già evidenziato negli anni passati e all’inizio dell’attuale stagione balneare i dati forniti dal Ministero della salute e dalla Regione continuano ad essere poco chiari e con le incongruenze già denunciate.

Resta difficile individuare dove sono localizzati i tratti vietati alla balneazione. Così come non è facile individuare gli altri 27 tratti adibiti alla bal-neazione nei cinque costieri del lametino. I singoli tratti per ogni comune, sulla base della classificazione delle acque effettuata dall’Arpacal, risultano:

1) COMUNE DI CURINGA: •TORREDIMEZZAPRAIA,lungo1.731metridiqualitàEc-

cellente •1KMNORDTORRENTEDIMEZZAPRAIA,lungo1.022

metri di qualità Eccellente •500MTNORDTORRENTES.EUFRASIA,lungo1.604me-

tri di qualità Eccellente

2) COMUNE DI GIZZERIA: •LIDOCAPOSUVERO,lungo830metridiqualitàEccellente •LIDOS.ANTONIO,lungo580metridiqualitàEccellente •DIREZIONEALLEVAMENTOANGUILLE,lungo668me-

tri di qualità Eccellente •200MTNORDFIUMECASALE,lungo1.828metridiqua-

lità Eccellente •RISTORANTEPESCEFRESCO,lungo639metridiqualità

Eccellente

3) COMUNE DI FALERNA: •EUROLIDO,lungo1415metridiqualitàEccellente •850MT.SXPUNTO145,lungo952metridiqualitàEccellen-

te •BARVITTORIA,lungo2104metridiqualitàEccellente •HOTELTORINO2,lungo1.390metridiqualitàEccellente •HOTELOLDAMERICA,lungo1.645metridiqualitàEccel-

lente

4) COMUNE DI NOCERA TIRINESE •200MTSUDCAMPING“LAMACCHIA”,lungo1076metri

di qualità Eccellente•200MTASUDFIUMESAVUTO,lungo626metridiqualità

Eccellente •200MT.NORDFIUMESAVUTO,lungo1.215metridiqua-

lità Eccellente •RISTORANTEMARIS,lungo757metridiqualitàEccellente •800MT.SXPUNTO143,lungo979metridiqualitàEccellen-

te

5) COMUNE DI LAMEZIA TERME •LIDOMARINELLA,lungo1.167metridiqualitàEccellente • 200MTANORDT.BAGNI, lungo1.078metridi qualità

Eccellente •500MT.SUDTORRENTEBAGNI,lungo791metridiquali-

tà Eccellente •200MTASUDT.BAGNI,lungo344metridiqualitàEccel-

lente • 1000MT SUDTORRENTEBAGNI, lungo 1.303metri di

qualità Eccellente •LACONCHIGLIA,lungo1.436metridiqualitàEccellente •200MTANORDF.AMATO,lungo854metridiqualitàEc-

cellente •DIREZIONESTAZ.FF.SS.S.PIETROAMAIDA,lungo1.211

metri di qualità Eccellente •200MTASUDF.AMATO,lungo847metridiqualitàSuffi-

ciente.

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12 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri 13

Prima di uscire da casa per andare a vedere lo spettacolo ci ho pensato un po’, era una serata fredda, lo spettacolo era all’aperto e, debbo esse-re sincera, il nome di Gigi Vigliani, in quel momento non mi faceva venire in mente nessuno, però, sapendo che la Banca Mediolanum offre sempre spettacoli di qualità sono andata, ed ho fatto benissimo.Faceva freddo ma Gigi Vigliani ha fatto sì che non ce ne rendessimo conto perché ha coinvolto il pubblico presente, con la sua comicità contagiosa, pubblico che si è ritrovato ad interagire con lui, a fare quasi lo spettacolo con lui .

Gigi Vigliani, romano, ci ha regalato uno show eccezionale grazie alla sua bravura e ad una ecletticità rara nel mondo dello spettacolo, che gli ha permesso di fare passare, in due ore, sul palcoscenico i nomi degli artisti più famosi ed amati dal pubblico italiano, se poi ci mettiamo una bella voce, lo spettacolo non poteva che essere un successo.Se dovessi etichettarlo, come artista, mi verrebbe difficile, Cantante? anche, Imitatore? anche, Presentatore? anche, Attore? anche, Caba-rettista? anche, Comico? anche ..

Quello che mi ha sorpreso in lui è stata la capacità che ha avuto di fare pubblicità alla banca senza annoiare, anzi, riuscendo a farci sor-ridere anche mentre faceva la “réclame”, come direbbe la Clerici, e

cioè il momento in cui tutti cambiano canale.Non è stato uno show con una scaletta predefinita, grande spazio è stato lasciato all’improvvisazione , tanto che ad un certo punto l’arti-sta ha chiesto al pubblico di fare nomi di cantanti o gruppi musicali che avevano avuto “vita breve” nel mondo dello spettacolo, e lui ha imitato tutti … è stato pronto a soddisfare tutte le richieste, ed ecco che sul palco si sono esibiti (elencati in ordine alfabetico):Gianni Morandi, (chissà perchè al promo posto pur non comincian-do con la A), Adriano Celentano, Antoine, Antonello Venditti, Bia-gio Antonacci, Claudio Baglioni, I Dik Dik, Equipe 84, Gli Alunni del Sole, I Camaleonti, I Giganti, I Nomadi, I Pooh, I Righeira, Il Volo, Ligabue, Little Tony, Marco Mengoni, Mario Tessuto, Massimo Ranieri,MaurizioVandelli,MinoReitano,Nek,RenatoZero,VascoRossi,ZuccheroHo cercato di ricordarli tutti ma non credo di esserci riuscita!Due ore di divertimento, di spettacolo puro, senza interruzioni, vera-mente piacevole, ironico e sarcastico ma con garbo, senza mai scen-dere nel volgare (cosa che oramai fanno tutti per suscitare la facile risata), grazie quindi alla Banca Mediolanum che ha saputo promuo-versi regalando ai propri clienti, ai probabili futuri clienti ed anche a chi, forse, mai sarà cliente (visto che lo spettacolo era gratuito) una serata all’insegna del divertimento e grazie a lui, Gigi Vigliani, per la sua grande professionalità.

La Banca Mediolanum con “Il tour del sorriso” con Gigi Vigliani,

in piazza della Repubblica regala ai lametini una serata di puro divertimento

Gli elementi per una serata di sicuro successo c’erano tutti, in primis l’organizzatore, Raffaele Gaetano, che ha fatto della cultura, a Lamezia Terme, un appuntamento fisso da oltre 10 anni, con serate che hanno visto alternarsi, sui di-versi palcoscenici teatrali, nomi di spicco della cultura e non solo, poi il luogo, il chiostro di San Domenico che co-serva sempre il suo fascino, aggiungiamo il tempo bello, una serata perfetta, nè calda e nemmeno fredda e poi, ovvia-mente, loro: gli ospiti, Valerio Aprea, attore talentuoso che leggeva Francesco Piccolo, scrittore Premio Strega 2014, e Alessandro Chimienti, musicista, forse non noto ai più ma, come abbiamo potuto scoprire nell’arco della serata, veramente bravo con il suo saper sottolineare e chiudere, con le giuste melodie, i vari momenti.Ed ecco che, grazie alla mimica dell’attore, che ha utilizzato solo un microfono ed un leggio, abbiamo visto alternarsi, davanti ai nostri occhi, vari personaggi, che rappresentano l’italiano medio, nei quali, nelle vicissitudini ascoltate, si-curamente a qualcuno di noi sarà capitato di riconoscersi.Una carrellata di figure, tratte dai vari scritti dell’autore, rappresentate con maestria dall’attore, descritte con dovizia dallo scrittore e sottolineate con bravura, nei momenti sa-lienti, dal musicista. Dire quale sia stata la lettura più intrigante, quella che mi è piaciuta di più è impresa ardua: forse il fratello maggiore che non capiva perchè la mamma facesse mettere lui dalla parte della strada, facendogli rischiare la vita?o il romano che descrive la sua vacanza “senza vacanza”, il suo aspettare che la città eterna si svuoti per potere girare indisturbato nei vicoli e nei colli, da solo o con lei ... quella che frequenterà solo per quella breve “vacanza senza va-canza”, o il padre, benestante, che odia i comunisti, che non fa che ripetere al figlio: “poi voglio vedere se arriva davvero ... (il comunismo)” e le discussioni con questo figlio che gli chiede i soldi per la benzina quando dovrebbe chiederli, se-condo il padre, a Berlinguer, o l’uomo che odia le file, che non va al supermercato, o allo stadio, o ai concerti per non farle, che usa il motorino, per non farla nemmeno al semaforo, fino a quando non la incontra, lei, bella bellissima, di fronte a lui e, mentre pensa che per lei farà tutte le file del mondo, ecco che si ritrova costretto già a fare la sua prima fila, perchè già altri si sono accorti della bellezza della donna e quindi lui deve mettersi in fila per parlarle,o la Roma delle bottiglie ... quando la sera si va a cena dagli amici e si porta una bottiglia di vino alla padrona di casa e,

spesso, si prende la prima che ci si trova sot-tomano nella propria di abitazione. Assistiamo quindi alle peripezie di una bottiglia che, regalata all’amica dal prota-gonista della “novella”, la incontra spesso alle varie cene, fino a quando la riportano all’origine, cioè a lui che, rac-contando accorato all’amico del cuore l’odissea di quella bottiglia, dalla quale non si separerà più, scopre che è stato proprio lui a regalargliela, o forse quella, a mio sentire, più nostalgica, di colui che s’alza la domenica mattina presto, quando ancora la mag-gior parte della gente dorme, e gira per i vicoli alla ricerca di un suono ... quello di tacchi che rimbombano, vista l’ora, sul selciato. Sono le donne che escono all’alba da qualche casa, ancora vestite come la sera precedente, inadatte quin-di al momento perchè quei vestiti, quei tacchi, quel trucco, sono della sera precedente...Il tempo è volato, sottolineato da applausi scroscianti del numeroso pubblico presente.Una “sinfonia di sensazioni” ha definito la serata Raffaele Gaetano e, credo, descrizione più corretta non si possa tro-vare.In attesa degli appuntamenti invernali un plauso a Raffaele per quanto fa per la cultura, perchè non solo ci regala bei momenti con i suoi appuntamenti ma, credo spesso, dopo una serata così, si è spinti ad andare in libreria per comprare il libro o i libri di quell’autore e questo mi sembra veramen-te un traguardo ragguardevole.

VALERIO APREA legge

FRANCESCO PICCOLO accompagnato da

ALESSANDRO ChIMIENTI alla chitarra

AdottAmi

Rifugio fAtA

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14 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri 15

In qualche bando regionale il territorio della piana di Lamezia Terme è stato definito “costa degli ulivi”. Strana ed esatta osservazione da parte di un potere locale che alla data odierna non è riuscito a dare la spinta pro-pulsiva per lo sviluppo dell’area in questione, pur avendone notato una delle peculiarità. È chiaro anche agli occhi dei più miopi che dai balconi delle colline dell’i-stmo calabrese si può ammirare un susseguirsi di gradazioni di verde con sopravvento del color olivo ed il brillante andante verso il blu dei vigneti cosparsi di verderame, fino a mescolarsi con l’azzurro del cielo e del mare. Potrebbe essere definito un palcoscenico su cui si svolgono ogni giorno spettacoli meravigliosi, dalla crescita dei frutti, al volteggiare della fauna a quel fantastico appuntamento quotidiano che è l’ipnotizzante tramonto sul mare.Effettivamente promuovere i prodotti locali valorizzandone i territori di provenienza è uno degli intenti anche di Expo 2015. Se acquistando un prodotto riuscissimo a percepire le sensazioni piacevoli che si provano alla vista del territorio da cui proviene, saremmo invogliati a comprare ed incentivati a rispettare l’ambiente. Immaginate la sensazione di fre-sco che potreste vivere mangiando una semplice insalata condita con un profumato olio extra vergine estratto a freddo; Oppure rivivete il fruscio del vento che vi scompigliava i capelli mentre sorseggiavate un bicchiere di vino durante una cena all’aperto in quelle poche ore piacevoli di ferie strappate al tran tran quotidiano. Questo è l’obiettivo di Symbola, la Fondazione per le Qualità Italiane, nata nel 2005 con l’intento di promuovere un nuovo modello di sviluppo orientato alla qualità ed in cui si fondono tradizione e territorio ma an-che innovazione tecnologica, ricerca, design. Sto parlando di quella che gli esperti definiscono Soft Economy: un’economia della qualità in grado di coniugare competitività e valorizzazione del capitale umano, crescita economica e rispetto dell’ambiente e dei diritti umani, produttività e co-esione sociale. “Io sono cultura” è il dossier annuale, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, che quantifica il peso della cultura e della creatività per rafforzare l’economia nazionale, come insegnano Germania, Gran Bre-tagna, Giappone e Corea. Dal report 2015 si può leggere il dato che le imprese più lungimiranti hanno capito e stanno raccogliendo i frutti di questa proficua connessione ma sempre troppo poco se non pochissimo. Mettere in rete imprenditori, istituzioni e cittadinanza attiva sul fronte delle associazioni (e non solo) è la peculiarità del movimento culturale “Symbola” ma è anche il sogno che sta finalmente dilagando in una Ca-labria ancora per poco (spero) intorpidita dall’inerzia. Numerosi sono i

movimenti spontanei, i gruppi indipendenti di cittadini attivi ed associa-zioni che autogestiscono l’economia che può produrre il paesaggio. “Orme nel Parco”, primo parco eco-esperienziale in Calabria, immerso nel rigoglioso Parco Nazionale della Sila, dove si respira l’aria più pura d’Europa, è un esempio di sogno realizzato da un “eretico”. Così ama de-finirsi Massimiliano Capalbo, uno dei manager dell’impresa turistica, che da ormai quasi quindici anni persegue la convinzione dell’attrattività del territorio montano calabrese e dell’unicità delle esperienze eco-sensoriali che si possono fare immersi nella natura (come il bagno di foglie sec-che). Il grande carisma che possiede si intuisce già dallo sguardo diretto e fermo. Sentirlo parlare, poi, non può non suscitare una reazione: di sgo-mento per l’audacia dei discorsi o di esaltazione per l’energia che riesce a trasmettere. Imperdibile, a tal proposito, sarà l’11 ottobre il 4° Raduno delle Imprese Eretiche, l’appuntamento più atteso dagli imprenditori eretici calabresi, quelli che hanno scelto una diversa via per interpretare il ruolo imprendi-toriale e commerciale, ponendo l’uomo e la natura al centro delle proprie attenzioni pur senza tralasciare l’aspetto economico: tradizione culturale, innovazione e condivisione vengono messi al centro di una trama di rela-zioni umane e commerciali.Nella Patria della manifattura e della cultura il paradosso è proprio questo: mancano una visione e un’azione di sistema. Il passo in avanti e necessa-rio sarebbe una fase di coordinamento di iniziative ed energie territoriali, ed una maggiore diligenza e responsabilizzazione degli amministratori locali. Non basta produrre del buon cibo se poi per arrivare dove degu-starlo bisogna percorrere strade reduci da bombardamenti atmosferici ed interfacciarsi con operatori “fatti in casa”, non formati adeguatamente né linguisticamente né tecnicamente né educativamente. A Lamezia Terme vive uno dei più attivi e riconosciuti cultori del paesag-gio in particolare calabrese: Francesco Bevilacqua. Tra le sue numerose attività relativamente a quello che deve essere uno dei suoi più grandi amori, la natura, c’è anche quella di fotografo naturalista. Imbattersi nelle immagini e riflessioni che condivide dopo le sue escursioni non può non far scaturire una forte sensazione di orgoglio per la bellezza del territorio immortalato e di interesse per i percorsi attraversati. I miti, gli aneddoti, le curiosità che emergono dai suoi racconti potrebbero affascinare anche i più scettici degli industriali e magari invogliarli ad investire nel paesaggio con modalità ecosostenibili. Se #perdersinellabellezza è il leitmotiv della campagne di promozione territoriale della verde ed ondulata Toscana, direi che #bellezzainveran-da può diventare quello della verde ed increspata Calabria. Una bellezza indiscutibile, inebriante ad ogni apertura di finestra, che solletica tutti i 5 sensi. Una bellezza che potrebbe essere attraversata grazie a dei percorsi che prevedano delle esperienze sensoriali, che facciano assaporarne gusti inattesi e sensazioni inimmaginabili… In tutto ciò, di proprietà organolettiche interessanti ne sono pieni olio, vino ed acqua che annaffiano le tavole dei nostri pasti. Eppure da una lettura incrociata dei dati presenti sul portale di ICE-Agenzia per la pro-

Solidarietà, arte e spettacolo nella serata “E.T. sotto le stelle”, orga-nizzata dalla Fondazione “Carlo Rambaldi” e dalla famiglia Ram-baldi, nel terzo anniversario della scomparsa del maestro Carlo Rambaldi il 10 agosto scorso. Nella suggestiva cornice di Villa Ventura, insieme a tanti artisti e a tante espressioni della creati-vità lametina, ha partecipato anche il Liceo Campanella insieme a “Fascino Bizantino” di Manuelita Iacopetta, un sodalizio ormai consolidato che ha dato un tocco “stellare” a quella che viene con-siderata la notte delle stelle cadenti. Bellezza e arte protagonisti del Fashion-show a cura di Fascino Bizanti-no jewels, con 4 giovani modelle che hanno sfilato indossando i gioielli realizzati dall’arti-sta Manuelita Iacopetta, impersonificando le sirene Leucosia, Partenope, Ligea e Calipso. A seguire l’intervento della docente Michela Cimmino, che ha delineato la figura di Carlo Rambaldi definendolo un “filosofo e poeta post- esistenzialista”, un artista che ci ha fatto innamorare di nuovo della nostra capacità di sognare, di quel “cuore bambino” che dobbia-mo sempre custodire e donare agli altriMichela Cimmino: Rambaldi un filosofo post-esistenzialista. Ha ridato anima alla tec-nicaSento il bisogno di dire grazie alla fondazione Rambaldi e alla famiglia del maestro per l’op-portunitàdi poter testimoniare , in occasio-ne di quest’evento, la mia ammirazione per il papà di E.T. E sento il dovere di dire alla famiglia “ scusate il ritardo…”!! Ma questo numeroso pubblico è dimostrazione dell’or-goglio che noi lametini sentiamo per aver avuto, per due lustri, un concittadino cosi illustre .Mi piace definire Carlo Rambaldi un filosofo e un poeta “post esistenzialista”. Non credo sia necessario comporre versi o saggi filosofici per essere definiti poeti e filosofi; Rambaldi l’ha fatto at-traverso lo sguardo, attraverso gli occhi dei personaggi a cui ha dato vita: da King Kong ad Alien fino a raggiungere l’apice della meraviglia e dello stupore con E.T, con i suoi occhi liquidi, azzurri, laghi parlanti che bastano da soli a tutto il resto. Gli occhi sono la sede dell’anima e lo sguardo viene prima dell’atto del parlare. Ram-baldi era consapevole di tutto questo e attraverso gli occhi dell’“a-

lieno buono” ci ha mandato messaggi di accoglienza, solidarietà, tolleranza, amicizia. L’incontro con E.T. è l’incontro di ognuno di noi con un cuore bambino, che Rambaldi ci invita a tenere caro, come lui ha fatto per tutta la sua vita.Carlo Rambaldi ha ridato l’ “anima” alla tecnica di cui faceva uso per realizzare i suoi capolavori, ha rimesso l’uomo al centro, ri-spondendo così agli esistenzialisti che accusavano la tecnica di aver marginalizzato l’uomo. Con Rambaldi la tecnica e la tecnolo-gia si rivestono di un nuovo umanesimo.

Rambaldi era un uomo umile, come tutti i grandi, e forse non era consapevole del gran-de lascito che ha consegnato alla nostra terra. Lui in fondo era un “filosofo del Sud”: parlava di “infiniti mondi” come ne parlava Giorda-no Bruno, di questo sole straordinario “la più luminosa tra le stelle” di cui parlava Tomma-so Campanella. Rambaldi ci ha presentato un extraterrestre che esce fuori dall’accezione negativa dell’alieno, del diverso, del cattivo. Non c’è persona più buona di ET!! E.T, è l’a-lieno buono!! L’alieno che viene qui su questa terra e chiede: è questo il migliore dei mondi possibili? E.T. è il tenero alieno amico del bimbo ter-restre; è la nostalgia struggente di “telefono casa”; è messaggero di amore, pace, amici-zia, accoglienza, valori di cui oggi avremmo estremamente bisogno oggi più che mai di fronte ad un esodo biblico che dovrebbe toc-care il cuore e la mente di tutti e di ognuno, in un’Europa che malamente accoglie o non accoglie i nostri fratelli meno fortunati, tanto

vicini a noi. Stasera il maestro è lassù, l’uomo che guardava le stelle ora è sulla stella più bella, la prima stella della sera e l’ultima stella del mat-tino. Vuole essere stella sentinella, vuole vedere se la sua eredità diventa amica della nostra vita. Ci guarda dopo averci lasciato il desiderio di sognare, la meraviglia, lo stupore, di cercare ancora l’utopia che ci fa uomini. Noi lo ringraziamo per tutto quello che ha fatto. E speriamo di ricordarlo ancora tanto volte, come avrebbe voluto lui: sotto le stelle, guardando le stelle.

Liceo Campanella e Fascino Bizantino a

“E.T. Sotto le stelle”

AdottAmi

Rifugio fAtA

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16 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri 17

A Sud delle cose di Pasqualino Bongiovanni (Edizioni Lepisma, 2006), poe-ta lametino. Una poesia di acqua e di pietra. È questa l’immagine suggerita dall’universo poetico di Pasqualino Bongiovanni che dell’acqua riporta la profondità, la malinconia e la leggerezza e della pietra la forza e durezza ma anche il ricordo certosino degli scalpellini, questi “scultori senza arte” che, pazienti e muniti di bocciarde e scalpelli, lavorano per sottrazione fino a creare oggetti e forme. Così il nostro autore con le parole, scelte, vagliate, soppesate una ad una per uno stile solo apparentemente semplice ma che in realtà è complessità risolta.Di acqua e di pietra dicevamo.L’acqua, o più in generale l’elemento liquido che assume valenza catar-tica, è presente in immagini analogiche come nella poesia A mio padre, la seconda della silloge: Sciacquo ricordi/ in bicchieri vuoti/[..] / Per sentirti vicino/ lavo e consumo vita/ dalla tua camicia/ […]E ancora l’acqua traslata in lacrime e pianto come ne Gli occhi sono lucidi, Spleen, A piedi nudi, È solo vita che scorre, Il senso della pioggia.Mentre la pietra, come pietra della storia e, in senso estensivo, come el-emento “terra” ma anche indizio materico di fatica o status sociale, è un tòpos ricorrente. È “la campagna umida e gonfia” (Canto d’autunno); è “Il fango/ sotto le scarpe” (Non chiedete); è “durezza amara/ di scoglio,/ di pietra di mare” (Perdona questo uomo); è testimonianza di memoria soprav-vissuta al tempo e agli uomini per restituirci frammenti di passato attraverso i ruderi delle torri costiere o del Castello Normanno-Svevo (Gente di terra).Ancora la sua poesia esprime una musicalità (non dimentichiamo che l’autore è anche un musicista diplomato in chitarra) che non è solo dovuta all’accostamento eufonico delle parole condotto, tuttavia, con grande periz-ia e tecnica da maestro ma è contenuto interiore o suggestione, sentimento o esperienza di vita, emozione mentale o visione.Quasi il suono del dolore dell’anima che si riproduce in mille echi, con vari-azioni minime che in alcuni passaggi ricordano i ritmi lenti e malinconici - a volte solenni -dei blues afro-americani.I versi rifuggono da tutte le strutture metriche chiuse, non conoscono al-tra norma se non il libero abbandono all’ispirazione, all’illuminazione, allo scavo. Le strofe, di diversa misura, si susseguono obbedendo ad un’armonia tutta interiore. Versi più lunghi lasciano spazio ad altri ben più brevi, fino al dominio di una semplice parola, isolata ed amplificata, secondo il modello ungarettiano.L’inquietudine e la solitudine del poeta diventano, allo stesso tempo, ricerca e bisogno di esprimersi, per se stesso e per gli altri, ma senza gratuite conces-sioni al lettore.Nei versi la parola si carica di risonanze, di effetti suggestivi, obbedendo ad un ritmo severo, austero, meditativo, che assorbe anche le note dissacranti, il realismo di certi passaggi poetici.È il Sud, il suo, il nostro Sud attraversato dai fremiti dell’anima e della na-tura. Natura che spesso diventa specchio che riflette e amplifica l’io lirico: “[…]/soltanto così / potrò continuare a specchiarmi / nel candore della neve, / sentire i suoi fiocchi / sciogliersi freschi / sulla mia faccia. (Presagio d’inverno)

O ancora l’autunno che appare come un simbolo di stanchezza, di estenuazione mentre nei versi si nasconde, come in un cifrario, la verità delle cose:“Scricchiola l’autunno/tingendo i viali/di ruggine/e di rame,/ed io/non mi curo/del tempo torpido/che sento/scivolare addos-so/come nei pomeriggi d’agosto/ingan-nati/scacciando mosche,/versando vino/su pensieri indolenti/appena sbiaditi/dal sole.” (Scricchiola l’autunno)Ma è anche natura-madre, che sa riconcili-

are l’uomo con la vita come ne La porta dei sogni, che ricorda nell’incipit una fiaba antica “Lungo la siepe/ di mughetto fiorita/ c’è una porticina/ vecchia e sgangherata/ come la vita passata./ Non colonne ai lati,/ né bas-sorilievi dorati./ Un numero/ appena si vede/ pennellato su tavole/ di poco valore./ Al di là/si scorge un cielo/ lucido di speranza./ Un profumo di buono/ innamora l’aria/ e, in silenzio,/ chiudendo gli occhi,/ fa la vita.”Il suo Sud è anche quello che condivide con l’altro nostro poeta, Franco Costabile, e i cui echi – in forma di omaggio, unitamente a quelli di altri grandi autori italiani e stranieri- sono presenti nelle sue liriche.È il Sud della terra riarsa, bruciata dal sole, della vite, dell’ulivo e della gin-estra, del canto incessante delle cicale, del suono “grave e lento delle cam-pane”, della “morte meridionale”, della pietà popolare con le immaginette sacre attaccate a pareti imbiancate di calce, delle case non finite, del conta-dino che impreca spaccandosi la schiena e delle donne davanti ai focolari, “addolorate di tutti i tempi” con il volto solcato dalle rughe, gli occhi senza futuro e nelle mani il peso del dolore e della fatica senza requie. È il Sud vilipeso, inascoltato, sfruttato e abbandonato. Abbandonato dai suoi stessi figli che oggi, come allora, vanno via. Tuttavia, al di là di questi frammenti amari e potentissimi, in cui – tra gesti prosaici e crude verità - c’è tutto il senso della sconfitta e dell’impotenza; al di là, dunque, di questi motivi “evidenti” che costituiscono il repertorio poetico della silloge, c’è una verità che emerge prepotente. Il Sud non ha solo precise coordinate geografiche, ma è una attitudine mentale, il Sud è un pensiero che ci portiamo dentro, è un ricordo che riproduciamo nei nostri gesti, il sud è una vita da “pendolari” che si consuma “nella desolazione / di marciapiedi ingialliti / il fumo e l’alcol / delle sale d’attesa” tra la nos-talgia della partenza e l’attesa di ritornare a “camminare a piedi come un fanciullo / per le strade del paese”; è il disappunto gridato controvento, è “l’estate della terra bagnata ed arsa da sole e mare”, è “la vita silente carica di dignità che nessuno ha mai ascoltato”.Così, oggi, le liriche di Pasqualino Bongiovanni ci arrivano con la sorpren-dente intensità di una riscoperta necessaria che ci consente di riavvicinare la ragione e lo spirito affidando la speranza alla chiosa della poesia Gemme da innesto: “[…] Perché noi oggi/ siamo gemme da innesto/ capaci di dare buoni frutti/ anche con altre radici/ e su altri rami.”La raccolta è stata tradotta in spagnolo e in inglese e, recentemente, alcune poesie possono essere lette anche in lingua francese nella bella traduzione curata da Marie Marazita che esalta e sublima la loro musicalità intrin-seca. Complesso e affascinante il mestiere di “tradurre” - che condivide la medesima radice del verbo “tradire”- perché la traduzione implica sempre una conversione culturale del testo: ogni parola non è solo un lemma che appartiene ad un determinato ambito semantico ma porta in sé una sto-ria, un vissuto, una energia ed è proprio questa energia che bisogna saper restituire. “Né mettere, né omettere” diceva Miguel Cervantes a proposito delle traduzioni e la Marazita, con tecnica e sensibilità, è riuscita a restituirci intatti “parole, spirito e intenzioni” dell’autore.Giovanna Villella

Di acqua e di pietraViaggio nell’universo poetico di

Pasqualino Bongiovanni

mozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, per il periodo 2009-2013, emerge un quadro intricato dal quale, secondo me, non usciamo vincitori.Se da un lato siamo tra i primi esportatori di olio d’oliva e vino, dall’altro siamo anche i primi importatori di olio (ma non anche di vino, per fortu-na). Sia nel caso del vino che dell’olio il mercato di approvvigionamento maggiore è sempre la Spagna, mentre i mercati di sbocco migliori per tasso di importazione prodotto sono Usa e Germania. Ma forse il dato più assurdo è che l’Italia si approvvigiona di acque pro-venienti da Austria e Germania, principali Paesi esportatori, avvilente in considerazione della qualità della nostra acqua e di quanta ne viene per-duta perché non incanalata.Alla luce di questi elementi, risulta necessaria la considerazione che per aumentare la competitività bisogna cambiare il target qualitativo, elevan-dolo. Ed inoltre bisognerà trasformare in loco i prodotti per puntare su soluzioni innovative ed originali. L’olio d’oliva è un prodotto dall’estrema versatilità, ad esempio. Conosciu-to in tutto il bacino del Mediterraneo, dove da generazioni rappresenta un elemento insostituibile dell’alimentazione e un prezioso alleato della salute, è ora apprezzato in tutta Europa e nel mondo per le sue proprietà nutritive, gli effetti benefici sulla salute. Interessante è stata l’idea della start-up Gel-Oil, che produce olio in gel ed è vendibile in bustine mo-nodose. C’è chi, invece, ispirato dall’uva, il vino e i miti ad esso collegati, ne ha fatto un evento culturale ed enogastronomico insieme, che ne esalta il genius loci: è il caso di Bacchanalia, il festival che negli ultimi anni ha mo-vimentato le estati di Tiriolo, uno dei borghi più belli della Calabria. nella provincia di Catanzaro. Una festività misterica e propiziatoria in onore di Bacco, il dio del vino venerato dagli antichi romani e da alcune popola-zioni italiche, verosimilmente celebrata nello stesso periodo storico anche in Calabria.Dell’acqua, invece, la carenza di iniziative di valorizzazione mi farebbe

pesare alla poca consapevolezza che ancora regna in Calabria relativa-mente all’importanza dell’acqua come fonte di vita. E mentre l’albero della vita svetta al centro del padiglione Italia, come quello della cuccagna al centro della piazza, più e meno consapevoli i vi-sitatori Expo attraversano il suo spazio d’ombra, ammirandone la verde bellezza.

Era inverno, il cielo pumbleo creava un’at-mosfera pesante. Dietro i vetri di una finestra che dava in un cortile silenzioso e buio, una donna, come in attesa, osservava un gatto che sonnecchiava su una panchina sgangherata.

Un cane spelacchiato girava in cerca di cibo. Dovunque regnava il silenzio, non un rumo-re, non una luce.

Da tanto tempo le finestre della casa di fronte restavano chiuse. Nessuna alzava lo sguardo per srcutare dentro, quasi per paura di rive-dere la sciagura di quella notte..

Maria non si era mai ritirata così tardi, usciva raramente. Ma quella notte, forse lo splen-dore della luna, forse il caldo afoso, forse un incontro da tanto tempo desiderato, le aveva fatto perdere la cognizione del tempo, dimen-ticando che il marito, non vedendola arrivare le avrebbe fatto sicuramente una scenata di gelosia.

L’uomo, infatti, passeggiava nervosamente

per la casa; ogni tanto dava un calcio ad una sedia, apriva e chiudeva le imposte, bestem-miava.

Sembrava un leone in gabbia. I passi della donna rimbombavano nel silen-zio della notte.

Forse quel modo sicuro di camminare, quella voluttuosa sinuosità quel viso felice, quel sorriso disarmante fece perdere completa-mente la testa all’ uomo che, all’ improvviso, appena fu sul davanzale della porta, la afferrò dai capelli e con fare violento la sbattè contro la parete di fronte.

Fu un attimo, la donna fece un giro su se stessa poi cadde a terra.

Solo allora l’ uomo si rese conto di ciò che era successo, come impazzito la chiamava gridando. Avrebbe voluto svegliarla da quel sonno mortale ma non c’ era più niente da fare, così andò nella camera da letto, aprì un cassetto, prese una pistola, si sdraiò accanto

alla moglie

e...portò la pistola alla tempia...

Con un solo colpo passò ad altra vita

Da quel giorno la casa di fronte rimane chiusa, nessuno osa sollevare lo sguardo in alto, verso le finestre, nessuno osa nominare il nome di Maria.

Le amiche più intime ricordano i suoi capelli castani che tutti le invidiavano per il caldo colore di bosco che le incorniciava il pallido viso, lo sguardo sognante, il suo sorriso, la sua voglia di vivere.

Così ogni sera, in silenzio, si radunano nel cortile, si siedono sui gradini della scala che portava alla sua casa e... aspettano un’ ombrache lieve scivola tra di loro, lasciando un lieve fruscio e un dolce profumo.

INES PUGLIESE 12-9-2015

Anna Sciarrino, laureata in Giurisprudenza a Bologna durante un meraviglioso peregrinare in giro per l’Eu-ropa. Sostenitrice di internazionalizzazione d’impresa ed appassionata di scambi culturali, non potrebbe sopravvivere senza tramonto sul mare e risotto ai funghi.

L’Angolo della Poesia

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18 Editore: Tipografia Perri Lameziaenonsolo

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Ingredienti,Per 6 persone12 pomodori a meta semidry, (classici pomodorini es-siccati sotto olio) 9 punte di asparagi verdi al naturale(vanno bene se fuori stagione anche surgelati) 90gr di olio di oliva,sei filetti di dentice per un totale di 1100gr due melanzane lunghe 120gr di pinoli 9 foglie di basilico sale e pepe quanto basta

PROCEDIMENTO

Lavare le melanzane e con l’aiuto dell’affettatrice tagliarle per il lungo.In una padella antiaderente scaldare un poco d’olio extra-vergine e soffriggere le melanzane rigirandole su entrambi i lati.Nel frattempo dividere ciascun filetto di pesce in tre pezzi di ugual misura.Insaporire il dentice con sale e pepe ,quindi avvol-gere ciascun trancio in una fetta di melanzana in modo da otte-nere degli involtini.Accomodare in una teglia rivestita di carta forno i filetti di denti-ce poi infornare a 180 gradi per 10 minuti.A questo punto tagliare per circa 3 cm le punte degli asparagi dividendole poi a meta per il lungo,il resto del gambo va tagliato a rondelle sottili dividere anche i pomodori e preparare una ju-lienne di basilico.In una casseruola scaldare l’olio rimasto e farvi rosolare gli asparagi;aggiustare di pepe e sale e toglierli dal fuoco incorporare ora agli asparagi e pomodori la julienne di basilico e i pinoli pre-cedentemente tostati.

Distribuire meta’ delle verdure al centro dei piatti e sistemarvi sopra gli involtini di dentice; completare con il condimento e servire......BUON APPETITO

DENTICE IN MANTELLO DI MELANZANE CON ASPARAGI PINOLI E POMODORI CONFIT