non di solo pane n°701
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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 701
Domenica 15 Marzo 2015
IV Settimana di Quaresima
Itinerari di preghiera quotidiana
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 2
Marzo 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-
ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-
le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-
nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-
za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-
ché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché quanti sono impegnati nella ricerca
scientifica si pongano al servizio del bene integrale
della persona umana.
Intenzione missionaria
Perché sia sempre più riconosciuto il contributo
proprio della donna alla vita della chiesa.
Intenzione dei vescovi
Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno
stile di sobrietà e di condivisione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Non di solo pane - Numero 701- pagina 3
Domenica 15
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Domenica di Quaresima Cronache 36,14-1619-23 Ciro, re di Persia, fece proclamare per
tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: "Il Signore, Dio del cielo, mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!"».
Vescovo di Cameri-no. Prima consigliere di Ludovico II, re d'I-talia, a Pavia; poi, alla morte del vescovo di Camerino, nell'anno 850, viene nominato suo successore e con-sacrato dal papa Leo-ne IV. Passa alla sto-ria non solo come un santo pastore, ma so-
prattutto come un be-nefattore di poveri, un grande pacificatore tra le fazioni in guerra. Muore il 13 marzo 868, dopo diciotto an-ni di episcopato, e la-scia un ricordo incan-cellabile, vivo anche oggi tra le popolazioni della zona di Cameri-no e in tutte le Mar-
che. Anche a Roma c'era una chiesa in suo onore, abbattuta quando si è allargato il Campidoglio. Reli-quie di sant'Ansovino sono conservate gelo-samente nella città di Camerino.
Il santo del Giorno: San Ansovino vescovo
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel
deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque
crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la
vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il
mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non
è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto
nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta
nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le
loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non vie-
ne alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità
viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state
fatte in Dio».
Brano Evangelico: Gv 3, 14-21:
Contemplo: Potessimo credere sul serio! Qui c'è il cuore della Chiesa, il baricentro del mondo, della storia; qui è il passaggio all'e-terno. Ed è solo silenzio. Un nulla di ostia, dentro. Meno ancora che nell'arca, dove ci stava la verga di Mosè e il libro della legge. Un'ostia che non dice niente, che sa di niente. E tuttavia è un punto che se fosse in un solo luogo della terra, tutta la terra, come dice l'Imitazione di Cristo, graviterebbe verso quel luogo, attratta da questa misteriosa forza di attrazione. (David Maria Turoldo)
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 4
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Il giardino diventa un de-
serto per l’uomo che si
allontana da Dio. E nel de-
serto della sua libertà sen-
za limiti l’uomo incontra
ancora una volta i morsi
velenosi del serpente. Dio
però non abbandona i suoi
figli, e quando si allonta-
nano da lui li segue, pron-
to ad intervenire al biso-
gno. Un serpente simbolo
di guarigione viene innal-
zato ogni volta che il vele-
no affievolisce la vita
nell’uomo. Se l’uomo pre-
ferisce guardare a terra e
stare nel deserto del suo
“faccio da me”, Dio si offre
al suo sguardo comunque
nel solo modo in cui l’uomo
lo riconosce: come un ser-
pente.
Cristo si è fatto peccato,
maledetto, pur di salvare la
sua immagine, pur di non
lasciar spegnere la vita u-
mana. La condanna non ap-
partiene a Dio, è scelta
dell’uomo. Posso non vivere
accanto al calore, liberissi-
mo di farlo. Ma ciò compor-
ta il dovermi procurare al-
tro genere di calore, se mi
voglio scaldare. Con il ri-
schio di provare il freddo, la
fatica, la malattia … la liber-
tà da Dio ha un prezzo di
condanna.
È da persone poco intelligen-
ti non usufruire di un bene
donato, è semplicemente
stolto non accogliere quanto
di meglio ci sia per non sen-
tirsi debitori. Nell’ambito
del l’amore la parola
“debito” non esiste, perché
la gratuità è l’unico vocabo-
lario consultabile. E con la
parola gratuità esplode la
luce: tutto diventa possibili-
tà e occasione.
Opere fatte nelle tenebre
oppure opere fatte in Dio: i
simulacri di fango dal flebile
luccichio di pietre false sono
giocattoli pericolosi per chi-
unque; meglio frequentare
le aule piene di sole di un
discepolato mai finito! Alme-
no la vita si accresce e la
gioia ricolma di bellezza ogni
cosa...
Aule piene di sole Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea
Apri ora, Signore, i nostri occhi
al bagliore delta tua luce, apri
ora i nostri cuori al dono libe-
rante della tua grazia. Così un
giorno aprirai le nostre tombe
per celebrare la vittoria della
vita.
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Contemplatio:
Abbiamo fiducia in te di Mons. Luciano Monari Vescovo
Dio grande, misericordioso e pietoso, eccoci davanti a
Te come Nicodemo.
Sappiamo di avere bisogno di conversione e ci affi-
diamo a Te, o Padre, alla luce e alla forza della
tua parola, alla consolazione e all'energia del tuo
Spirito. "Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto.
Siamo noi che abbiamo peccato, abbiamo agito da
iniqui, allontanandoci da te, abbiamo mancato in
ogni modo." Come il figlio prodigo, ci siamo illusi
di trovare una libertà esaltante lontano da Te, nel
successo mondano – nella ricchezza ostentata, nel
piacere smodato, nel potere cinico; era tutta vani-
tà, solo vuoto vento; ci sentiamo delusi, come se
avessimo perso qualcosa della nostra dignità, della
nostra grandezza. Per questo ascoltiamo con desi-
derio la tua chiamata che ci apre davanti orizzonti
e itinerari nuovi: "Ritornate a me con tutto il cuo-
re, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il
cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Di-
o, perché egli è misericordioso e pietoso, lento
all'ira, grande nell'amore." Proprio così, Signore:
abbiamo vergogna di noi stessi, ma abbiamo fidu-
cia in Te; non torniamo a Te spinti dalla paura, ma
attirati dalla misericordia; non abbiamo meriti da
presentare, ma sappiamo che Tu manifesti la tua
onnipotenza soprattutto con la grazia e il perdono.
Mostra, o Padre, questa tua onnipotenza in noi,
mostra la tua santità. Non permettere che la no-
stra debolezza, la nostra stoltezza, il nostro pec-
cato possa offuscare la tua gloria. Che i pagani,
guardando la nostra vita incoerente, non debbano
dire: "Dov'è il loro Dio?" Se Dio è con loro, dove, in
loro, si incontra la santità di Dio? e il suo amore? e
la sua misericordia?
Shaddai, Dio della montagna,
che fai della nostra fragile vita
la rupe della tua dimora,
conduci la nostra mente
a percuotere la roccia del deserto,
perché scaturisca acqua
alla nostra sete.
La povertà del nostro sentire
ci copra come manto nel buio della
notte e apra il cuore ad attendere
l’ eco del Silenzio finché l’alba,
avvolgendoci della luce
del nuovo mattino,
ci porti, con le ceneri
consumate
del fuoco dei pastori
dell’Assoluto
che hanno per noi vegliato
accanto al divino Maestro,
il sapore della santa memoria.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 5
Lunedì 16
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima
Isaia 65,17-21 Così dice il Signore: «Ecco, io creo nuovi
cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non
verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di
quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per
la gioia, e il suo popolo per il gaudio».
Il Santo del giorno: Beato Giovanni Cacciafronte de Sordi
In quel tempo, Gesù partì dalla Samarìa per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva di-chiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funziona-rio del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non cre-dete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Brano Evangelico: Gv 4,43-54
Non di solo pane - Numero 701 - pagina 6
Nato a Cremona verso il 1125 nella famiglia Sordi, alla morte del padre la madre si rispo-sò con un esponente della famiglia dei Cac-ciafronte. Perciò il bea-to Giovanni è indicato con l'uno o l'altro co-gnome. Entrato nell'ab-bazia benedettina di San Lorenzo, ne diven-ne abate nel 1155. Cre-
mona fu coinvolta nei disordini succedutisi a l l ' e l e z i o n e (appoggiata dal Bar-barossa) dell'antipapa Vittore IV. Rimasto fedele al Papa legitti-mo, Alessandro III, Giovanni venne da questi nominato ve-scovo di Mantova. Poi divenne di Vicen-za, per soli due anni.
Fu, infatti, assassina-to da una uomo che aveva sottratto dei beni alla Chiesa e perciò era stato da lui redarguito. E' se-polto nella cattedrale di Vicenza.
Etimologia: Giovanni = il Signore è benefi-co, dono del Signore, dall'ebraico.
Contemplo: L'eucaristia ci insegna a vedere la profondità del
reale. Il pane e il vino si trasformano nel corpo e nel sangue di
Cristo, che si fa presente nel suo cammino pasquale verso il Pa-
dre: questo movimento ci introduce, corpo e anima, nel movi
mento di tutto il creato verso la sua pienezza in Dio. (Papa France-
sco)
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 7
Quando leggiamo nel Vangelo un miracolo di Gesù
corriamo il rischio di relegarlo in un tempo lonta-
no, nel periodo storico e culturale in cui nostro Si-
gnore è vissuto. Quale errore! Tutti i Miracoli, ogni
Miracolo, devono essere applicati alla nostra vita,
devono parlare al nostro tessuto esistenziale.
Nel brano di Giovanni Gesù guarisce il bambino mo-
rente di un funzionario del re. Oltre a credere che
questo fatto è realmente e storicamente avvenu-
to, subito lo applico alla mia povera vita.
Anche nel mio cuore c’è il volto pallido e malato di
un piccolo bambino. Giace esamine. Questo bimbo
rappresenta il meglio di me, la mia recondita inno-
cenza, quella semplicità che mi permette di avere
confidenza e fede in Qualcuno più grande di me.
«Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Senza di lui non posso vivere, senza la sua voce non
posso rivolgermi a Dio chiamandolo Padre.
E’ la sorgente limpida che rimane nell’acquitrino
della mia vita, è l’otre con l’acqua fresca della mia
sorgente interiore. La mia cattiveria e le mie negli-
genze stanno soffocando il bimbo interiore che an-
cora rantola e vive in me. Ma sta per morire. Vieni
in mio soccorso. Ricordati delle tue parole sante: “
Se non ritornerete come bambini non entrerete
mai nel Regno dei cieli”.
Forse ho perso per strada la mia dignità di Figlio;
sono un semplice funzionario, un misero servo. Vie-
ni in mio soccorso.
“«Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla
parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammi-
no”.
Queste parole mi danno speranza. Prima che il sole
tramonti su questa giornata terrena sentirò l’eco di
una voce che mi dice: «Tuo figlio vive!».
Il passato ritorna,
troppo spesso ce lo
ritroviamo lungo la via
e ferma il nostro passo
e ci blocca, statue di sale,
al punto di partenza.
Ma tu, Signore del cammino,
ci chiami e ci esorti
a non fermarci,
a procedere spediti
sui passi dell'oggi!
Gesù, compagno, amico
e unica strada
per vedere e gioire
dell'inesauribile novità
del tuo amore. La pienezza
di ogni nuovo istante,
sei tu, Signore,
le cose vecchie sono
passate e tu ne generi
continuamente di nuove!
Kyrie eleison!
Preghiamo la Parola
Agisci
Possa il Signore gioire
di noi, almeno una
parte di quanto ha
potuto rallegrarsi per
Maria. Oggi cercherò di dare amore
a tutti coloro che mi circondano,
affinché il Signore possa gioirne e
io con lui.
meditazione
Un piccolo bambino Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 701 - pagina 8
Martedì 17
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima Ezechiele 47,1-9.12 L’angelo mi condusse all'ingresso del tempio del Signore e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente. Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risana-no le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà; perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà».
Nasce in Gran Breta-gna alla fine del secolo IV. A sedici anni viene rapito e condotto in Irlanda come pastore. Lì si dedica alla cono-scenza delle Scritture, matura un forte deside-rio di divenire missio-nario del vangelo. Re-cuperata la libertà, en-tra tra i chierici. Fatto ritorno nella stessa iso-la ed eletto vescovo, annuncia con impegno
il vangelo al popolo e dirige con rigore la sua chiesa, predica la buona novella, bat-tezza quanta più gen-te è possibile. La morte avviene pro-prio in data odierna, nell'anno 461. È stato scelto come patrono dell'Irlanda: è infatti l'apostolo più rinoma-to di quell'importante nazione cattolica. La vita e la fede di san
Patrizio sono espresse in una sua opera, in cui confessa le proprie mi-serie,ma anche l'inten-zione di dedicare tutta la sua vita all'evange-lizzazione. L'Irlanda gli ha dedicato innu-merevoli luoghi di cul-to, lo venera con una devozione e un affetto grandissimo.
Il Santo del giorno: San Patrizio Vescovo
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il mala-to: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cam-mina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammi-na”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allonta-nato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Brano Evangelico: Gv 5,1-16
Contemplo: Nell'eucaristia ti sei fatto «farmaco d'immortali-
tà»: dacci il gusto di una vita piena, che ci faccia camminare
su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi, guardando
sempre al traguardo della vita che non ha fine. Rimani con
noi, Signore. Amen. (Giovanni Paolo II)
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 9
Ecco che Gesù guarisce. Sarebbe bello che ciò av-
venisse sempre. Sarebbe bello che ciò si realizzas-
se ad ogni preghiera, ma così non è, però dalla
preghiera ci viene il coraggio per affrontare le in-
cognite più difficili. Giulia Gabrieli, morta di tu-
more a 14 anni, racconta così la sua esperienza di
malattia, di preghiera, di fede: "Quando i medici
hanno capito che malattia avevo, mi hanno detto:
«Guarda che abbiamo scoperto che purtroppo è un
tumore. Però è guaribile, te lo assicuriamo che
guarirai... ». Allora io non capivo perché mia
mamma pregava così tanto. Mi dicevo: «Tanto
guarisco sicuramente, qual è il problema? Non c'è
bisogno di fare tutte quelle preghiere». Quando la
malattia si è riformata per la seconda volta, allora
finalmente ho capito! Io devo pregare il Signore
affinché lui mi doni, attraverso le chemioterapie,
la grazia della guarigione. Ma questo non basta:
noi dobbiamo pregarlo affinché lui ci dia la forza
di andare avanti, di sopportare le cure, di accet-
tarle! Quest'anno io spero di guarire, ma anche se
ciò non dovesse accadere so che lui mi è sempre
vicino e mi da la forza di andare avanti. Inoltre,
con la mia sofferenza, sto salvando tantissime al-
tre persone e di questo sono felice! Questo
«viaggio», questa «avventura», ha cambiato la
mia fede: è diventata molto più forte... Il primo
giorno del ricovero, per esempio, che è sempre un
po' il più brutto, io arrivo a sera che sono strema-
ta e, nelle mie preghiere, gli chiedo sollievo. In
effetti, il giorno dopo non dico che sono al setti-
mo cielo però, anziché essere al «piano zero», so-
no al «piano secondo». Ed è già tanto... Questa
per me è la fede: abbandonarsi alla volontà di Di-
o, perché lui non ci riserva cose brutte. Lui è buo-
no, riserva solo il meglio per noi".
Trentotto anni di malattia:
quasi una vita intera!
Eppure tu, Signore buono,
fai appello comunque
alla volontà di guarire,
alla parte di noi
che chiede ancora e sempre
vita vera, gioiosa, piena!
C'è sempre un angolo
di noi che risponde
a questo forte appello
e tu ci attendi lì
e lì ci guarisci,
insieme ai nostri fratelli,
nonostante o in forza
della nostra difficoltà
a muoverci, a orientarci,
a provvedere a noi stessi.
Ci sei tu, Signore,
medicina di vita efficace
solo con il nostro assenso.
Kyrie eleison!
Preghiamo la Parola
Agisci
Possano giungere a
noi, per intercessione
di Maria, le acque ri-
generanti della mi
sericordia di Dio. Oggi
pregherò lo Spirito Santo perché
queste acque possano raggiungere
ognuno di noi e il mondo intero.
meditazione
Solo il meglio per noi Meditazione di Fiorella Elmetti
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 10
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Gesù e Nicodemo, l’Antico
e il nuovo testamento. Il sag-
gio israelita va da Gesù di not-
te per paura dei giudei, incon-
tra la verità, che è luce, sotto
un cielo stellato, mentre tutto
tace e il silenzio diventa
grembo fecondo, luogo
d’incontro tra l’infinito di Dio
e la libertà dell’uomo. E’ un
dialogo lungo, profondo, uma-
no e problematico quello tra
Gesù e Nicodemo ma a un cer-
to punto tutto sembra sinte-
tizzarsi nell’espressione che
abbiamo ascoltato nella quar-
ta Domenica di Quaresima:
“Come Mosè innalzò il serpen-
te nel deserto, così il Figlio
dell’uomo, perché chiunque
crede in lui abbia la vita eter-
na”. Gesù fa riferimento
all’episodio che troviamo nel
Libro dei Numeri dove gli Isra-
eliti si lamentano della manna,
un cibo troppo leggero e nause-
abondo. “Allora il Signore man-
dò fra il popolo serpenti vele-
nosi i quali mordevano la gente
e un gran numero d’israeliti
morì”. Mosè riconosce il pecca-
to del Popolo e Dio, come spes-
so accade nell’Antico Testa-
mento, si converte, si pente e
cambia idea: “Fatti un serpente
e mettilo sopra un’asta; chiun-
que, dopo essere stato morso,
lo guarderà resterà in vita”.
E’ un invito a sollevare gli
occhi dalla terra al cielo, a
guardare il rapporto con Dio e
con gli altri con uno sguardo
nuovo, oltre le dune di sabbia
del deserto. Per i Padri della
chiesa tutto questo significa la
necessità di leggere tutti gli
avvenimenti con gli occhi di Dio
affinché il serpente non abbia a
mordere, mordere a morte. Per
S. Agostino la manna rappresen-
ta il dono della libertà, la dignità
più grande che ci è stata conces-
sa dal Creatore; non a casa Dan-
te Alighieri sottolineava che il
dono più grande non è la vita ma
la libertà. Ma per Agostino la
libertà ha bisogno di avere dei
punti di riferimento certi e saldi,
valori autentici dove ancorarsi
altrimenti, come la manna, si
altera, diventa acida e velenosa.
La libertà fine a se stessa è un
cibo leggero e può trasformarsi
in un morso velenoso, trarre in
inganno: «Ma il serpente disse
alla donna: “Non morirete af-
fatto! Anzi, Dio sa che quando
voi ne mangiaste, si aprireb-
bero i vostri occhi e divente-
reste come Dio, conoscendo il
bene e il male”».
La libertà, come la manna, va
colta ogni giorno, non può es-
sere conservata altrimenti si
altera; infatti: “se la libertà
non viene vista come una ric-
chezza da finalizzare diventa
una condanna: l’uomo è con-
dannato ad essere libero”.
E’ necessario quindi finalizza-
re la vita verso valori assoluti,
innalzare nella nostra vita il
Figlio dell’uomo, l’amore che
attrae liberandoci dal morso
della morte.
La manna e i serpenti. Pagina curata da Cristina e Tiziana
Meditazioni quaresimali
da una catechesi del 2009 di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane - Numero 701 - pagina 11
IV Settimana di Quaresima
Isaia 49,8-15 Il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agi-
sco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto viola-
va il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a par-
lare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare
nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo
stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli mani-
festerà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli
vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché
tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il
Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e
crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è
passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa –
in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vi-
vranno.
Brano Evangelico: Gv 5,17-30:
Cirillo è uno dei più noti vescovi di Gerusa-lemme. Più volte invia-to in esilio dai difensori dell'eretico Ario, torna nella sede di Gerusa-lemme, ove insegna la vera dottrina su Cristo e sulla Trinità, fino a far prevalere le sue tesi nel concilio ecumenico di Costantinopoli. San Cirillo è uno dei più grandi maestri dell'anti-
chità. Di lui abbiamo molti scritti e molte prediche. La sua pre-occupazione mag-giore è quella di edu-care i fedeli alla vera fede. Celebri le sue cinque catechesi mi-stagogiche con le quali cerca di spiega-re i riti del battesi-mo, della cresima e dell'eucaristia. An-che oggi si leggono e
si studiano i suoi scrit-ti. Nel programma del-la nuova evangelizza-zione, indicato dal pa-pa Giovanni Paolo II come programma del terzo millennio, le ca-techesi di san Cirillo di Gerusalemme sono più vive che mai. Quando ci capita, leggiamole: ne avremo grande frut-to.
Contemplo: Il Padre mio agisce e anch'io agisco. Quando recitiamo il
«Padre nostro» non fermiamoci solo a meditare sulle parole di Gesù, ma
ringraziamolo per le sue azioni, perché «le mie parole non passeran-
no» (Mt 24,35) «senza avere operato ciò che desidero» (Is 55,10): il No-
me del Padre santifica, il Regno del Figlio viene, lo Spirito Santo ama e
mostra la volontà di Dio. La vita cristiana è dare e ricevere il «pane»
materiale e spirituale, è ricevere e dare «il perdono dei peccati», è vi-
vere «liberi» dal male per fare il bene.
Il Santo del giorno: San Cirillo da Gerusalemme
Mercoledì 18
Marzo
IV Settimana del Salterio
Secondo i contemporanei di Gesù, il
fatto grave contenuto nelle parole di
questo "sedicente profeta" era che egli
si faceva figlio di Dio, cioè uguale a Di-
o, tanto da dire che chiunque "vede me
vede il Padre". Ciò, per loro, era dav-
vero intollerabile, poiché metteva in
crisi una concezione di Dio ratificata
dalla tradizione: secondo tale idea, Dio
era il tre volte santo, assolutamente
separato dalle faccende umane e chiu-
so, per così dire, nella sua splendente
impenetrabilità. Invece, Gesù diceva
loro che Dio stava praticamente cam-
minando per le strade della Palestina e
conversava con loro familiarmente:,
tutto ciò avveniva nella sua persona.
Dio vuole vivere e camminare ancora
oggi per le nostre strade e nelle nostre
città.
Signore Gesù,
ogni giorno sperimentiamo
le conseguenze del nostro
peccato, che nascono dal
nostro cuore immemore e
spaventato, che non ricorda
e non crede più alle grandi
cose che il tuo amore crea
per noi. Aiutaci a vivere
questo tempo di preparazione
alla Pasqua, come un tempo
santo perché le conseguenze
del tuo grande amore,
percepito, creduto, sentito nel
profondo, diventino vita piena,
memore, grata e solidale!
Kyrie eleison!
Preghiamo la Parola
Agisci
Grazie Gesù, per la
tua tenerezza. Come
Maria, cercherò di
riversarla sulle tue creature,
con un gesto gentile verso una
persona, un elemento del crea-
to...
meditazione
Una colpa intollerabile a cura Tiziana e Cristina
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 12
Non di solo pane - Numero 701 - pagina 13
Giovedì 19
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima
Salmo 88 Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono. Romani 4,13.16-18.22 Abramo credette, saldo nella spe-ranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli.
Uno dei santi più po-polari, conosciuti e venerati in tutto il mondo. Giuseppe è lo sposo della beata Ver-gine Maria. Non è il padre vero di Gesù, ma è il padre adotti-vo. Dio, cioè, come disse Giovanni Paolo II in una memorabile visita fatta a Termoli il giorno d'oggi del 1983, lo ha scelto
«come se fosse pa-dre». Nel vangelo è descritto come un uomo giusto, cioè santo. È falegname e vive a Nazaret. Accompagna Maria a Betlemme ove assi-ste alla nascita del Figlio di Dio; si prende cura di Gesù quando è piccolo e nella vita nascosta. Gli insegna anche il
mestiere. San Giu-seppe è amato e ve-nerato in tutto il mondo. Molte chiese e città sono a lui de-dicate. Oggi è la fe-sta del papà; è bene non solo fare gli au-guri a tutti i papà, ma ricordare loro la responsabilità edu-cativa che hanno verso i propri figli .
Il Santo del giorno: San Giuseppe sposo di Maria
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chia-
mato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promes-
sa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta
per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e
non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre
però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del
Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te
Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito
Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il
suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come
gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
Brano Evangelico: Mt 1,16-18: 21-24
Contemplo: Giuseppe è «custode», perché sa ascoltare Dio, si lascia
guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle
persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è
attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui,
cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibili-
tà, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cri-
stiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri,
per custodire il creato. (Papa Francesco)
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 14
San Giuseppe, è una figura umile, ma significativa
nel Vangelo. Non parla e nulla dei suoi pensieri
sappiamo se non attraverso il racconto di questo
sogno. In un articolo, un giornalista ha riferito che
"il Santo Padre fa lavorare tanto san Giuseppe.
Quella per il padre putativo di Gesù è diventata
una devozione per tutti quelli che ruotano attorno
alla residenza di Francesco, comprese le guardie
svizzere.... Bergoglio ha una grande devozione per
san Giuseppe e appena fuori della porta della
stanza 201 della Casa Santa Marta, in uno dei due
cassettoni di legno, c'è una statua del santo sotto
la quale il Papa infila dei biglietti con le richieste di
grazie scritte da lui stesso. Quando i biglietti sotto
il piedistallo diventano numerosi perché il Santo
Padre fa lavorare tanto san Giuseppe, la statua
poco a poco si alza... Anche il pontificato di Fran-
cesco è stato messo sotto la protezione di san
Giuseppe... Non dimentichiamo mai, disse in quel-
la occasione nell'omelia, che il vero potere è il ser-
vizio e che anche il Papa per esercitare il potere
deve entrare sempre più in quel servizio che ha il
suo vertice luminoso sulla croce; deve guardare al
servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giu-
seppe e come lui aprire le braccia per custodire
tutto il popolo di Dio e accogliere con affetto e te-
nerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più
deboli, i più piccoli… Solo chi serve con amore sa
custodire!... La tenerezza, il silenzio e il nascondi-
mento, la mancanza di protagonismo, la vocazione
a custodire: sono questi alcuni degli elementi del
santo protettore dei lavoratori che apprezza Fran-
cesco. Per questo, anche se l'immagine ritrae il
carpentiere di Nazareth mentre dorme, il Papa lo
fa lavorare tanto, chiedendogli spesso un aiuto".
Signore Gesù,
è il tuo volto che cerchiamo,
in ogni incontro,
nel senso profondo
di ogni ricerca,
è il tuo volto che,
appena intravisto,
ci dà la forza di proseguire,
di cercarti ancora e,
soprattutto, di lasciarci
Trovare e amare da te.
Non privarci mai, Signore,
della nostalgia del
tuo volto e rendicene
appassionati cercatori:
ti troveremo in ogni volto
dei piccoli, dei poveri,
nostri maestri di vita.
Kyrie eleison!
Preghiamo la Parola
Agisci
meditazione
Chi serve con amore sa custodire Meditazione di Elmetti Fiorella
Non dobbiamo temere di
prendere con noi Maria.
Giuseppe la prese con sé
e lui stesso e tutta l'u-
manità ne ebbero beneficio. Oggi e
sempre invitiamo Maria nella nostra
casa, nella nostra vita e rivolgiamo a
lei un pensiero, pregando l'Ave Ma-
ria.
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 15
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
“Radunate il popolo, indite
un’assemblea, chiamate i
vecchi, riunite i fanciulli, i
bambini lattanti; esca lo
sposo dalla sua camera e la
sposa dal suo talamo. Tra il
vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Si-
gnore…” Fa impressione questa con-
vocazione corale di un popo-
lo intero, dai bambini agli
anziani; e fa impressione
l’urgenza con cui l’appello è
presentato. Non c’è tempo
da perdere; sarebbe stolto,
per un attimo di distrazione,
lasciare passare inutilmente
il tempo della grazia. “Ecco
ora il momento favorevole –
ci esorta Paolo – ecco ora il
giorno della salvezza!”
Il giorno della salvezza è
quello in cui Dio agisce e
manifesta la forza vittoriosa
del suo amore. Ebbene, que-
sto giorno è venuto, è oggi!
Per questo ci viene detto:
“Lasciatevi riconciliare con
Dio.” Notate; non dice:
“riconciliatevi!” come se la
riconciliazione fosse l’effetto
di un nostro impegno, ma:
“lasciatevi riconciliare!” per-
ché la riconciliazione è un do-
no che ci viene offerto gratui-
tamente dalla bontà e dalla
misericordia del Signore. È
stato Dio a riconciliare a sé il
mondo in Cristo e a noi viene
concesso di entrare in questo
dinamismo di amicizia che Ge-
sù ha inaugurato con la sua
Pasqua. È un dono gratuito,
dunque, e quindi sicuro. Ma,
come tutti i doni di Dio, è im-
pegnativo. Perché se è Dio a
operare la riconciliazione, sia-
mo noi a dover vivere come
riconciliati; quindi con una
piena fiducia in Dio, con
un’obbedienza senza riserve
alla sua parola, con una dispo-
nibilità alla comunione con
tutti.
Se indugiamo e facciamo fati-
ca a deciderci, il profeta porta
il motivo che dovrebbe sve-
gliarci: “perché il Signore è
misericordioso e pietoso, lento
all’ira e grande nell’amore,
pronto a ravvedersi riguardo al
male.” Anche qui è interessan-
te notare che, per smuoverci,
Gioele non minaccia l’ira di Dio
ma ricorda il suo amore. Non ci
convertiamo per paura, ma
mossi dall’amore di Dio. Se Dio
ci chiama a conversione non è
per ottenere qualcosa da noi –
non ne ha certo bisogno! Ma
per stimolare noi a crescere
verso la pienezza della nostra
identità umana. Uomo egoista
o uomo falso o uomo banale
sono espressioni contradditto-
rie in cui l’aggettivo distrugge
la verità del sostantivo; l’uomo
è fatto a immagine e somiglian-
za di Dio e solo quando vive
all’altezza di questa dignità è
vero uomo. Verso questo uomo,
che abbiamo ammirato in Cri-
sto, siamo incamminati; verso
questo uomo ci vuole condurre
il cammino quaresimale. .
Mons. Luciano Monari, Vescovo
Non c’è tempo da perdere Pagina curata da Cristina e Tiziana
Meditazioni quaresimali di Mons. Luciano Monari
Riflessioni di metà Quaresima
Non di solo pane - Numero 701 - pagina 16
Venerdì 20
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima Sapienza 2,1 a. 12-22 Dicono fra loro sragionando: «Tendiamo insidie al giusto, che chiama sé stesso figlio del Signore. È diventato una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e diverse sono le sue strade. Condanniamolo a una morte infa-mante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Francisco Palau y Quer nacque il 29 dicembre 1811 ad Aytona (Spagna). Nel 1828 entrò nel seminario di Lèrida. Completato il triennio di studi filoso-fici e concluso il primo corso di teologia, nel 1832 passò nell'Ordine dei Carmelitani Scalzi dove l'anno successivo emise i voti. Costretto da circostanze politiche
a vivere da exclaustrato, potè ricevere l'Ordina-zione Sacerdotale a Barbastro nel 1836. Dopo un lungo periodo di permanenza in Fran-cia (1840 - 1851), ritor-nò in Spagna e si dedi-cò al ministero della predicazione e delle missioni popolari, spe-cialmente a Barcellona e nelle Isole Baleari. Fu lì che negli anni 1860 -
1861 si occupò dell'or-ganizzazione di alcuni gruppi femminili dando origine a quelle che og-gi si chiamano le Suore Carmelitane Missiona-rie Teresiane e le Suore Carmelitane Missiona-rie. Fondò anche una famiglia di Fratelli della Carità, oggi estinta. Morì a Tarragona il 20 marzo 1872. me porta-rono gloriosamente
Il Santo del giorno: Beato Francesco di Gesù, Maria e Giuseppe
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più per-
correre la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava in-
tanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono
per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni
abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di ucci-
dere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno
forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è;
il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, men-
tre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove
sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritie-
ro, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha
mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani
su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
Brano Evangelico: Gv 7,1-2 10. 25,30
Contemplo: Io affermo che l'essenza del Padre è generare il Fi-
glio, ed essenza del Figlio è che io nasca in lui e a lui conforme. Es-
senza dello Spirito Santo è che io sia arso in lui, completamente fuso
in lui, e divenga totalmente amore. Chi si trova così nell'amore ed è
totalmente amore, si immagina che Dio non ami altri che lui, e non
sa di amare o di essere amato da persona alcuna, se non lui solo. (Meister Eckhart)
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 17
Signore Gesù,
in questa giornata celebriamo
e ti rendiamo grazie
per il silenzio di Giuseppe,
il santo custode
della piccola divina
famiglia di Nazaret.
Impariamo dal suo silenzio:
insegna al nostro cuore
ad accogliere le
insondabili vie di Dio,
senza porre inutili questioni,
ma offrendo la vita,
perché si compia,
accettandone il prezzo,
ciò che deve essere.
Intercedi per noi, Giuseppe,
uomo di fede
e maestro di vita.
Kyrie eleison!
Preghiamo la Parola
Agisci
Con Maria prego lo
Spirito Santo affinché
tolga dai nostri occhi
ciò che ci impedisce
di vedere le meraviglie di Dio. Og-
gi cerco di guardare me stesso e
gli altri con occhi nuovi, rinnovati
dalla grazia.
La tensione è ormai alle stelle, l'agire del Mae-
stro si scontra con la crescente durezza e osti-
lità dei capi del popolo, prima, e con gli umori
della folla, poi. Tendiamo, ahimè, a leggere la
storia di Gesù come se fosse una specie di ro-
manzo di cui conosciamo già il finale. Ma il Si-
gnore ha vissuto questo percorso di progressiva
umiliazione, di spogliazione, ha scelto, veden-
do le reazioni degli uomini, cosa fare, come
muoversi. Ci pensate mai al dolore di Gesù? Io
sì, spesso, molto spesso. Povero Maestro, pove-
ro Cristo, povero Dio che aveva sperato fino
all'ultimo di convincere, di far capire, di far
crescere gli uomini con le parole e l'amore, con
la compassione e la compagnia! E invece que-
sto non accade: incomprensione e indifferenza
lo spingono inevitabilmente verso la scelta de-
finitiva. No, agli uomini non interessa il vero
volto di Dio, non interessa che Dio sia venuto a
raccontarsi... Per carità, Dio esiste, è anche
una bella persona, ma che resti nei cieli, man-
teniamo buoni rapporti, vediamoci a Pasqua e
a Natale, nulla di più! Il tempo è compiuto, or-
mai, tutto ciò che si poteva fare è stato fatto.
Dio ora accetta di rischiare l'impensabile, di
essere ucciso, di essere per sempre dimentica-
to, di vedersi definitivamente messo da parte,
di consegnarsi nelle mani degli uomini che non
vogliono consegnarsi nelle sue mani...
Meditiamo la Parola
Povero Maestro Meditazione a cura della redazione
Sabato 21
Marzo
IV Settimana del Salterio
IV Settimana di Quaresima Geremia 11,18-20 Il Signore me lo ha manifestato; mi ha fatto vedere i loro intrighi. E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me, e dicevano: «Abbattiamo l'albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome».
Figlia di contadini, nac-que il 2 ottobre 1791, nell'entroterra genovese. Nel 1804 si trasferì a Pavia. Pur sentendosi votata alla vita religiosa accettò, per esigenze familiari, di sposare Gio-van Battista Frassinello, operaio e fervente cri-stiano, originario di Ronco Scrivia. Non eb-bero figli. Allora Bene-detta, con il consenso del marito, cercò di realizza-re il desiderio di consa-
crarsi interamente a Dio. Accolta dalle suore Or-soline di Caprioglio, nel Bresciano, dovette la-sciare per motivi di salu-te. Rifugiatasi nella pre-ghiera, ebbe la visione di san Girolamo Emilia-ni che la guarì. Mentre il marito entrò come fra-tello laico tra i Soma-schi, lei avviò un'opera di assistenza per le fan-ciulle povere. Nel 1827 fondò a Pavia la prima scuola popolare. Dalle
ragazze che la frequen-tavano prese avvio la Congregazione delle Suore di Nostra Signora delle Provvidenza. Do-dici anni dopo a Ronco Scrivia nascerà la Casa della Provvidenza. Morì a Ronco Scrivia il 21 marzo 1858. È stata canonizzata da Giovan-ni Paolo II il 19 maggio 2002.
Il Santo del giorno: Santa Benedetta Cambiagio Frassinello
Brano Evangelico: Gv 7,40-53
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dis-senso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi disse-ro loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedente-mente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Non di solo pane - Numero 701 - pagina 18
Contemplo: Mai un uomo ha parlato così! (Gv 7,46) Dicevano di Ge-
sù: «Come mai costui conosce le Scritture senza avere studiato?» (Gv
7,15). E invece, su Gesù, i farisei dicono a Nicodemo, uno dei capi:
«Studia e vedrai!». La Parola di Gesù ha fatto sempre nascere «un dis-
senso riguardo a Lui». La Chiesa studia le parole del Signore e, con Elisa-
betta, loda Maria, la madre di Gesù: «Beata colei che ha creduto nell'a-
dempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). «Beati coloro
che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28).
Non di solo pane - Numero 701 - Tempo di Quaresima - pagina 19
Possiamo scorgerti,
Signore, oltre la coltre
dello smarrimento,
solo se accettiamo con umiltà,
come storia da vivere,
il dramma che si agita
e si compie nel nostro cuore,
lungo la via
di una reale conversione.
Attraversiamo
i conflitti del cuore,
sapendo che questo è il prezzo
per riorientare la nostra vita.
Ci sostenga la preghiera,
mite e potente arma,
per mantenere aperta
la relazione con te,
con noi stessi, con i fratelli.
Kyrie eleison!
Preghiamo la Parola
Agisci
Il Signore è il nostro
rifugio. Anche io, sull'e-
sempio di Maria, voglio
oggi offrire un rifugio, un conforto
a chi soffre.
Dice un proverbio che dove ci sono tante teste vi so-
no pure tanti cervelli, vale a dire che le diverse pro-
spettive di pensiero cambiano da persona a persona.
Anche con Gesù è così e accade che si accende il dis-
senso, che in termine figurato possiamo paragonare
allo scatenarsi di un fragoroso temporale. C'è chi lo
riconosce come Figlio di Dio e chi dice che è solo "un
mangione e un beone", c'è chi gli dà il titolo di Mae-
stro e chi afferma solennemente: "Studia, e vedrai
che dalla Galilea non sorge profeta!". Il dissenso arri-
va fin sulla croce, dove, tra l'altro, i due ladroni cro-
cifissi con lui litigano e si ingiuriano a causa sua. Per
nostra fortuna, Cristo è l'immagine del cuore miseri-
cordioso di Dio, tanto che il vescovo Luciano Monari
afferma: "La vita di Cristo e la sua morte per noi sono
il segno che Dio non nutre ostilità nei nostri confron-
ti. Il nostro peccato non ha cancellato la sua fedeltà
e la sua tenerezza; anzi, è stato una provocazione
alla quale Dio ha risposto con l’incarnazione del suo
Figlio. Gesù, dice Paolo, ha condiviso la nostra condi-
zione di debolezza, si è sottoposto agli effetti tragici
del nostro peccato, si è abbassato fino all’estremo
dell’umiliazione perché anche al livello più basso po-
tesse risplendere la speranza della vita e l’uomo po-
tesse rinascere come autentico figlio di Dio. Dono
gratuito, quindi; dono sicuro, proprio perché non di-
pende dalla nostra fedeltà, ma da quella di Dio. E
però dono che suscita e richiede la nostra risposta
libera. Si tratta, infatti, di liberare la libertà
dell’uomo, di orientare questa libertà verso il bene,
di far salire dal cuore desideri sinceri di comunione
con Dio, decisioni efficaci di amore verso gli altri, di
essere responsabili davanti a Dio e agli uomini". Con-
cordo, e dico ancora "per nostra fortuna".
Meditiamo la Parola
Dio non nutre ostilità Meditazione di Fiorella Elmetti
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 701
Domenica 15 Marzo 2015
Chiuso il 10 Marzo 2015
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
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