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Anno II – Numero 106 Venerdì 01 Febbraio 2013, S. Verdiana Notizie in Rilievo Nutrizione e Salute 1. La depressione passa con il rosso. Patologie e Salute 2. Bambini. Meglio giocare fuori anche quando è freddo. 3. Gotta: le ciliegie per prevenire gli attacchi. Limitare carne, sardine e molluschi. Stili di vita e Salute 4. Fanatiche del Deodorante: lo usa anche chi ha un sudore neutro Bellezza e Salute 5. Fanatici dello spinning? Occhio al mal di testa Curiosità 6. Quando sono stati inventati gli occhiali? NUTRIZIONE E SALUTE LA DEPRESSIONE PASSA CON IL ROSSO E’ il rosso del pomodoro che, secondo gli scienziati, se consumato un paio di volte a settimana può combattere depressione e malumore. Lo studio. A volte, a dare una mano a chi ha la tendenza e essere depresso, di malumore, ci pensano dei rimedi semplici e inaspettati: è il caso del pomodoro che, secondo gli scienziati, se consumato almeno un paio di volte a settimana può prevenire proprio la depressione. STUDIO: lo studio che incorona il pomodoro quale frutto preventivo della depressione è stato pubb. sul n° di gennaio 2013 del Journal of Affective Disorders. Analizzando le abitudini alimentari e la salute mentale di 986 persone, quello che è apparso subito evidente è la benefica efficacia dei pomodori nei confronti dell’umore, rispetto a tutti gli altri tipi di frutta o verdura che, in questo specifico caso, non producevano effetti. L’analisi ha permesso di scoprire che chi consumava i pomodori, da 2 a 6 volte alla settimana, aveva il 46% in meno di probabilità di soffrire di depressione, rispetto a chi mangiava i pomodori meno di una volta a settimana. La valutazione della correlazione tra la salute fisica e mentale indagata dai ricercatori si è concentrata sugli effetti del licopene, la sostanza contenuta nel rosso frutto, che è un noto antiossidante. Il potere di ridurre lo stress ossidativo si può mostrare utile non solo nell’azione sull’organismo in generale, proteggendo dalle malattie correlate (come quelle dell’apparato cardiovascolare o il cancro, per es.), ma anche nel prevenire o limitare i danni alle cellule cerebrali: da qui, la possibile spiegazione di questo effetto benefico nei confronti della depressione. Infine, a differenza del mangiare pomodori, assumere cavoli, carote, cipolle e zucche pare sortisse pochi o nessun effetto sul benessere psicologico. Ovviamente, una dieta equilibrata e corretta prevede anche l’assunzione di altri tipi di frutta e verdura che, come risaputo, possono prevenire diversi generi di malattie. Se tuttavia vogliamo favorire il buonumore, possiamo consumare un po’ più pomodori. Sito web Istituzionale Sito web Istituzionale Sito web Istituzionale Sito web Istituzionale: www.ordine farmacistinapoli.it E-Mail: [email protected] ; info@ordinefarmacistinapoli.it Social Social Social Social -Seguici su Facebook Seguici su Facebook Seguici su Facebook Seguici su Facebook, Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli

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Page 1: NUTRIZIONE E SALUTE LA DEPRESSIONE PASSA CON IL ROSSO · da 2 a 6 volte alla settimana, aveva il 46% in meno di probabilità di soffrire di depressione, rispetto a chi mangiava i

Anno II – Numero 106 Venerdì 01 Febbraio 2013, S. Verdiana

Notizie in Rilievo

• Nutrizione e Salute

1. La depressione passa

con il rosso.

Patologie e Salute 2. Bambini. Meglio

giocare fuori anche

quando è freddo.

3. Gotta: le ciliegie per

prevenire gli attacchi.

Limitare carne, sardine

e molluschi.

Stili di vita e Salute 4. Fanatiche del

Deodorante: lo usa

anche chi ha un sudore

neutro

Bellezza e Salute 5. Fanatici dello spinning?

Occhio al mal di testa

Curiosità 6. Quando sono stati

inventati gli occhiali?

NUTRIZIONE E SALUTE

LA DEPRESSIONE PASSA CON IL ROSSO E’ il rosso del pomodoro che, secondo gli scienziati, se consumato un paio di volte a settimana può combattere depressione e malumore. Lo studio. A volte, a dare una mano a chi ha la tendenza e essere depresso, di malumore, ci pensano dei rimedi semplici e inaspettati: è il caso del

pomodoro che, secondo gli scienziati, se consumato almeno un paio di volte a settimana

può prevenire proprio la depressione.

STUDIO: lo studio che incorona il pomodoro quale frutto preventivo della depressione è stato pubb. sul n° di gennaio 2013 del Journal of Affective

Disorders. Analizzando le abitudini alimentari e la salute mentale di 986 persone, quello che è apparso subito evidente è la benefica efficacia dei pomodori nei confronti dell’umore, rispetto a tutti gli altri tipi di frutta o verdura che, in questo specifico caso, non producevano effetti. L’analisi ha permesso di scoprire che chi consumava i pomodori, da 2 a 6 volte alla settimana, aveva il 46% in meno di probabilità

di soffrire di depressione, rispetto a chi mangiava i pomodori meno di una volta a settimana. La valutazione della correlazione tra la salute fisica e mentale indagata dai ricercatori si è concentrata sugli effetti del

licopene, la sostanza contenuta nel rosso frutto, che è un noto antiossidante. Il potere di ridurre lo stress ossidativo si può mostrare utile non solo nell’azione sull’organismo in generale, proteggendo dalle malattie correlate (come quelle dell’apparato cardiovascolare o il cancro, per es.), ma anche nel prevenire o limitare i danni alle cellule cerebrali: da qui, la possibile spiegazione di questo effetto benefico nei confronti della depressione. Infine, a differenza del mangiare pomodori, assumere cavoli, carote, cipolle e zucche pare sortisse pochi o nessun effetto sul benessere psicologico. Ovviamente, una dieta equilibrata e corretta prevede anche l’assunzione di altri tipi di frutta e verdura che, come risaputo, possono prevenire diversi generi di malattie. Se tuttavia vogliamo favorire il buonumore, possiamo consumare un po’ più pomodori.

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PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 106

PATOLOGIE E SALUTE

BAMBINI. MEGLIO GIOCARE FUORI ANCHE QUANDO È FREDDO

Gli esperti dell’Osp. pediatrico Bambino Gesù forniscono a mamme a papà una serie di consigli per difendere i bambini dal gelo e permettergli così di giocare all’aria aperta anziché a restare chiusi dentro casa. "Negli ambienti chiusi e caldi i virus prolificano e si diffondono con maggiore facilità".

Sono arrivati i giorni della merla (gli ultimi 3 giorni di gennaio, tradizionalmente i più freddi dell’anno) e con essi il picco influenzale. Si tratta del periodo in cui le malattie delle vie respiratorie (otiti, tonsilliti, bronchiti,

bronchioliti, polmoniti) registrano il picco maggiore. A dispetto di quella che sembrerebbe una logica correlazione, è tutt’altro che evidente se il freddo rappresenti realmente un fattore favorente le infezioni respiratorie, anche perché l’incidenza di tali patologie non sembra maggiore nei Paesi con temperature più rigide. Ciò che invece è certo è che il soggiornare in ambienti chiusi permette il

diffondersi dei virus attraverso gli starnuti, i colpi di tosse, il

contatto con oggetti manipolati da altre persone affette. Per evitare le trappole del freddo - molto meglio coprirsi bene e uscire un pò di casa che non restare chiusi in un ambiente caldo in cui i virus prolificano e si diffondono con maggiore facilità. Ecco perché gli esperti dell’Osp. Pediatrico Bambino Gesù di Roma invitano

a mamme e papà a portare i loro figli a giocare all’aria aperta e forniscono una serie di consigli per proteggerli dal freddo mentre si trovano in giardino. La prima regola è semplice: “Sfruttare le

ore più calde della giornata”, spiega A. Reale, responsabile del Pronto Soccorso ed Emergenza dell’Osp. Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Questa prima accortezza, insieme a un appropriato abbigliamento invernale, “non aumenterà le probabilità di prendersi un bel raffreddore e, anzi,

diminuiranno le occasioni di entrare in contatto con virus che attaccano le vie respiratorie”. Di seguito le informazioni e i suggerimenti utili. COME REAGISCE L'ORGANISMO: più i bambini sono piccoli più hanno difficoltà a mantenere una corretta termoregolazione (es. ai bambini nati di basso peso che necessitano di stare nella culla termostatica); quando sono più grandi sono messi in atto dei meccanismi difensivi come la vasocostrizione periferica (le manine e i piedini potranno apparire un pò più scuri per non

disperdere il calore), i brividi o l’aumento della motilità degli arti per produrre maggior calore. COME VESTIRSI: la classica vestizione “a cipolla” conserva intatta la sua validità; è utile quando si entra in ambienti più caldi alleggerirsi dei vestiti, in quanto le eccessive variazioni termiche possono costituire un fattore favorente l’instaurarsi di infezioni, specie virali. Anche se i bambini non gradiscono molto cappelli e guanti, coprire maggiormente le estremità evita un’importante dispersione termica. COSA MANGIARE E COME IDRATARSI: per mantenere un’adeguata temperatura corporea è necessario un adeguato “carburante” che produca energia termica; per far fronte alle richieste metaboliche, si consiglia un maggior apporto calorico e un adeguato apporto di liquidi. PRECAUZIONI: per i bambini con patologie croniche, quali cardiopatie o anemie croniche, in caso di freddo particolarmente intenso devono essere osservate maggiori precauzioni; è quindi sconsigliato recarsi in montagna a quote elevate. (farmacista online)

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PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 106

STILI DI VITA E SALUTE

«FANATICHE» DEL DEODORANTE LO USA ANCHE CHI HA UN SUDORE NEUTRO La presenza del gene ABCC11 impedisce la formazione di odori nelle ascelle. «Molte donne usano prodotti del tutto inutili»

Il 75% delle persone produce un sudore neutro ma usa lo stesso il deodorante, perché metterlo è un

rituale ritenuto "necessario" come lavarsi i denti o le mani, anche se (al contrario di questi ultimi) del tutto inutile. Lo dimostra una ricerca inglese pubblicata sul Journal of

Investigative Dermatology, che sottolinea quanto la vita quotidiana sia dettata da ciò che è considerato "normale".

COLPA DI UN GENE - «La gente spende soldi ed espone la

pelle a ciò che non sempre è buono per il loro corpo, come se

fosse suggestionata. Questo mi fa pensare che ci sono molti

conformisti in giro», ha spiegato il ricercatore e co-autore dello studio Ian Day, epidemiologo genetico dell'Università di Bristol. Anni fa è stato scoperto che la presenza di un gene chiamato ABCC11 determina la produzione di un sudore neutro, senza odori. «Questo è un gene chiave ed è sostanzialmente l'unica determinante del fatto che si produca o meno odore nelle ascelle».

LO STUDIO - Il nuovo studio inglese ha riguardato 6.495 donne e i loro bambini. I ricercatori hanno prelevato dalle volontarie dei campioni di sangue (che contengono materiale genetico) chiedendo loro quali tipi di prodotti utilizzassero per l'igiene quotidiana: è risultato che circa il 98% delle signore possedeva il gene di cui sopra e che il 95% di esse usava regolarmente il deodorante. Inoltre, su 117 donne che non producevano alcun odore avendo un sudore neutro, oltre i tre quarti usava ogni giorno il deodorante. «La maggior parte delle donne utilizza un prodotto anche quando non ne ha bisogno - ha concluso Day -, perché la pressione sociale o la conformità gioca un ruolo importante in alcune delle nostre procedure igieniche più comuni». La ricerca non ha riguardato gli uomini: altri studi hanno sottolineato che il sesso maschile è un po' meno "fanatico" nell'utilizzo del deodorante. (Fonte: Dire) CURIOSITA’

QUANDO SONO STATI INVENTATI GLI OCCHIALI? Se non si tiene conto delle leggende che ne attribuiscono il merito ai cinesi o agli indiani, gli occhiali furono inventati con ogni probabilità a Venezia nel corso del 1200. Nella Cronaca del convento di Santa Caterina di Pisa è detto che il frate domenicano Alessandro della Spina (morto nel 1313) «rifece e rese nota

l’invenzione degli occhiali, che qualcun’altro aveva per primo realizzata

ma non voluto diffondere». Documenti uffficiali. Sin dalla fine del ‘200, in alcuni capitolari delle arti veneziane, si fa menzione degli occhiali (“roidi da ogli”) come di oggetti già da tempo fabbricati dagli artigiani vetrai di Murano. Una delle prime rappresentazioni pittorica degli occhiali appare nel ritratto del cardinale Ugo di Provenza, affrescato nel 1352 dal pittore Tomaso da Modena nel seminario vescovile di Treviso.

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PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 106

BELLEZZA E SALUTE

FANATICI DELLO SPINNING? OCCHIO AL MAL DI TESTA Si tratta di una cefalea da sforzo: chi ne soffre di più sono le donne, nelle quali la frequenza arriva al 54% Non siamo nella stagione ideale per una bella gita in bicicletta, ma molti hanno trovato come usufruire ugualmente dei benefici delle due ruote con lo spinning bike o indoor cycling. È un’attività di fitness inventata negli anni '90 da un atleta californiano noto come Johnny G e ormai di moda anche nelle palestre italiane dove si possono osservare sale piene di giovani e meno giovani che si affaticano su biciclette fisse al ritmo di una musica a volte incalzante. Il programma spinning prevede l’impiego di una speciale bicicletta dove

il perno dei pedali può variare la sua resistenza simulando il piano, la salita o la discesa in modo da far

affrontare sforzi muscolo-articolari variabili a seconda dell’esercizio programmato.

MAL DI TESTA - La musica diffusa nella palestra durante le lezioni di spinning è un fattore importante

perché, grazie al ritmo musicale, aiuta a modulare i movimenti allo sforzo sincronizzandosi con la resistenza dei pedali. Il pedalatore viene così coinvolto sia in senso fisico che psichico, anche se, per quanto grande possa essere il rilassamento infuso ad es. dalla sesta sinfonia di Beethoven adatta a una pedalata in piano non ottiene gli stessi effetti della vista di un prato fiorito che offre una pedalata all’aria aperta. Ma se è vero che la filosofia dello spinning è quella di ricreare in tutto e per tutto il reale utilizzo della bicicletta, anche i ciclisti di spinning devono stare attenti agli svantaggi che le due

ruote possono produrre. L’utilizzo agonistico della bicicletta, può provocare mal di testa, un tributo che d’altronde può richiedere qualsiasi esercizio fisico che richieda sforzi muscolari concentrati. Fra tutti gli sportivi però, i ciclisti sarebbero fra i più esposti a questo tipo di mal di testa: secondo uno studio olandese pubb. sulla rivista Headache ne avrebbe sofferto almeno una volta il 45% dei 4mila ciclisti valutati, il 37% almeno 1 volta al mese e il 10% ogni settimana.

CEFALEA DA SFORZO - Chi ne soffre di più sono le cicliste, nelle quali la frequenza arriva al 54% e il

dato non stupisce dato che le donne soffrono di mal di testa il doppio dei maschi. Un chiaro indizio sulla natura di questa cefalea deriva dal fatto che a esserne meno colpiti sono gli anziani: si tratta

infatti di una cefalea da sforzo e l’anziano tende a evitare sforzi eccessivi. Nella popolazione generale la frequenza di questa cefalea è del 26% circa e se non si svolge un’attività sportiva o lavorativa che richiede particolari sforzi, non va sottovalutata. Segni importanti sono la sua comparsa improvvisa e la gravità subito molto intensa: il cosiddetto dolore a rombo di tuono. Ancor più gravi sono la comparsa di confusione o addirittura lo svenimento. Altri segni e sintomi d’allarme possono essere facilmente individuati dal medico, anche se fortunatamente spesso la sua ricerca risulta infruttuosa: uno studio pubb. sul Journal of Headache Pain nel 2008 ha indicato che l’82% di questi mal di testa non deriva da altre malattie ed è di carattere benigno. I pazienti devono comunque insospettirsi se il mal di testa si presenta in occasione di sforzi di ordinaria amministrazione come ad es. il coito nell’attività sessuale o

una defecazione particolarmente impegnativa.

CALCIATORI - Negli atleti le occasioni di scatenamento non mancano a causa della vasodilatazione indotta da un esercizio prolungato o da un danno procurato da un trauma. In quest’ultimo caso, che interessa soprattutto calciatori che colpiscono la palla di testa, giocatori di football, pugili o judochi, si parla di cefalea post-traumatica, una forma dovuta all’interessamento delle fibre nervose simpatiche cervicali del collo al momento del trauma. Ha le caratteristiche di una cefalea tensiva cronica e spesso si accompagna a vertigini, ronzii, disturbi visivi e questo quadro sintomatologico, prima di risolversi nell’arco di qualche mese, spontaneamente o con l’aiuto di un adeguato trattamento farmacologico, fa in tempo a generare nell’atleta irritabilità, ansia prestazionale, depressione, senso di affaticamento, disturbi del sonno, mancanza di concentrazione, reazioni rallentate e calo delle performance sportive.

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PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno II – Numero 106

PATOLOGIE E SALUTE

GOTTA, LE CILIEGIE PER PREVENIRE GLI ATTACCHI LIMITARE CARNE, SARDINE E MOLLUSCHI La malattia in aumento ovunque. Gli esperti suggeriscono di diminuire il consumo di birra e di bevande a base di fruttosio Come prevenire gli attacchi di gotta con modifiche dello stile di vita? Quali sono i

farmaci più adatti per curarla? Quale terapia preventiva è considerata più efficace? A queste e altre domande rispondono le linee guida sulla gotta pubbl. su Arthritis Care and Research,

IN AUMENTO – Secondo i dati statunitensi, negli ultimi 20 anni il numero di nuove diagnosi ha

continuato a crescere; lo stesso è accaduto nel nostro Paese, dove si stima una prevalenza fra l'1-2 % della popolazione generale (circa un milione di persone) ma soprattutto si sottolinea che si tratta di un problema misconosciuto negli anziani e in continuo aumento fra «insospettabili». Stando ai dati, la prevalenza sfiora addirittura il 7% fra gli over 65, mentre la malattia sta pian piano diventando un problema non più quasi esclusivo di uomini di mezza età, ma anche appannaggio di giovani donne che

usano i diuretici per dimagrire: questi farmaci infatti ostacolano l'eliminazione dell'ac. urico

favorendo l'iperuricemia. Gli accumuli di ac. urico provocano la deposizione di cristalli nelle articolazioni causand attacchi acuti molto dolorosi e debilitanti. Accanto all'invecchiamento della popolazione e alle manie di magrezza delle giovani donne fra le cause della maggior frequenza della malattia ci sarebbe anche l'incremento del n° di pazienti ipertesi, diabetici, obesi, con sindrome metabolica o in cura con i diuretici.

PREVENZIONE – Qualunque sia il motivo, ci ritroviamo con un bel po' di pazienti che devono fare i conti con gli attacchi di gotta. Per prevenirli e gestirli al meglio gli esperti hanno stilato un documento in due parti. La prima parte, dedicata alla prevenzione, sottolinea l'importanza dell'educazione dei

pazienti a un corretto stile di vita e a una buona gestione di eventuali patologie concomitanti. Primo passo, una dieta adeguata: chi soffre di gotta deve tenere sotto controllo il consumo di carne e anche

di alcuni tipi di pesce ricchi di purine (come acciughe, sardine e molluschi), riducendo al minimo frattaglie e selvaggina; non sono “pericolosi” invece vegetali come gli spinaci, che contengono purine ma probabilmente anche sostanze che ne contrastano gli effetti. Da diminuire il consumo di birra e di

bevande dolcificate a base di fruttosio, mentre il vino sembra non avere molti effetti sul rischio di attacchi di gotta e l'acqua si riconferma fondamentale per «drenare» via i cristalli di acido urico (se ne dovrebbe bere almeno un 1,5litri al giorno). Gli attacchi, si manifestano spesso dopo che si è esagerato a tavola: essere morigerati e non abbuffarsi è quindi un'altra regola d'oro da non dimenticare.

TERAPIE – Le linee guida sottolineano, nella seconda parte, che è opportuno mantenere i livelli di urati al di sotto dei 6 mg per decilitro di sangue; per riuscirci, il farmaco di prima scelta è l'ALLOPURINOLO, iniziando con dosi pari a 100 mg/giorno per poi salire, se necessario, intorno ai 300 mg; altrettanto efficaci i farmaci con analogo meccanismo d'azione (inibiscono un'enzima, la xantina-

ossidasi, che porta alla formazione di acido urico), che in caso di necessità possono essere associati agli uricosurici, medicinali che facilitano l'escrezione degli urati. Per risolvere gli attacchi acuti le linee guida raccomandano di iniziare la terapia entro 24h dall'inizio dei sintomi utilizzando antinfiammatori,

cortisonici o colchicina per via orale, senza interrompere i trattamenti per ridurre l'ac. urico.

CILIEGIE – Chi infine vuole prevenire in modo piacevole gli attacchi di gotta potrebbe provare con le

ciliegie: uno studio pubb. su Arthritis and Rheumatism ha dimostrato che mangiare regolarmente ciliegie (la dose opportuna pare sia mezza tazza, pari a 10-12 frutti) o consumarne estratti potrebbe ridurre fino al 75% la probabilità di recidive. I ricercatori sostengono che le ciliegie siano ottime per diminuire i livelli di ac. urico e abbiano pure preziosi effetti antinfiammatori. «Il rischio di attacchi di

gotta scende all'aumentare del consumo di ciliegie: il max si ottiene con 3 porzioni in 2 giorni».(E. Meli)