origini della lingua italiana
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Origini della lingua italiana
La letteratura italiana è una forma di comunicazione e di espressione artistica trasmessa attraverso un codice
preciso:
la lingua italiana.
I primi testi in lingua italiana, però, non sono testi letterari.
La storia della lingua italiana nasce come evoluzione della LINGUA LATINA.
Il latino, infatti, nel corso dei secoli andò estinguendosi, a causa delle invasioni barbariche, ma anche per una naturale trasformazione che ogni lingua subisce
quando è lingua dell’uso, cioè viene usata quotidianamente per comunicare.La lingua latina, comunque, non era mai stata una lingua del tutto unitaria,
parlata in modo uniforme in tutto l’impero romano. Essa, invece, spesso non riusciva a sostituirsi del tutto alle lingue native dei popoli conquistati e così
finiva per unirvisi, dando luogo a “dialetti” specifici di quelle aree geografiche.
L’italiano che noi conosciamo deriva direttamente dal latino VOLGARE,
cioè dal latino parlato dal popolo (il volgo), da non confondere col latino classico (quello di Cicerone, per
esempio).
Mentre il latino classico ci è giunto attraverso i testi scritti, quelli della letteratura latina appunto, grazie al lavoro di copiatura nel corso dei secoli dei COPISTI AMANUENSI, il latino volgare è sopravvissuto
nell’uso quotidiano, trasformandosi e dando vita alle cosiddette LINGUE ROMANZE.
COPISTI AMANUENSI
La Romània (da non confondersi con lo stato rumeno)
è l’area in cui si sono sviluppate, dopo la caduta dell’impero romano, le lingue figlie del latino, cioè le LINGUE ROMANZE o NEOLATINE, che prendono il
nome “romanze” dall'avverbio latino Ro m anic e riferito al parlare volgare (ro m a nic e
lo q ui) rispetto al parlare in latino(la tine lo q ui).
Da Ro m a nic e deriva la forma francese ro m a nz , da cui l'italiano romanzo.
La Romània
Uno dei documenti più importanti che ci permette di conoscere questo passaggio dal latino volgare alla nuova lingua è la cosiddetta App e nd ix Pro bi, una
sorta di manuale di grammatica redatto da un certo Valerio Probo tra il IV e il VI secolo d.C.
Latino classico Latino volgare Italiano
DOMINA DOMNA DONNACALIDUM CALDUM CALDOOCULUM OCLUM OCCHIONEBULA NEBLA NEBBIAIGNIS FOCUS FUOCOEQUUS CABALLUS CAVALLOOS BUCCA BOCCA
Come spesso accade nella trasformazione di una lingua parlata, alla fine l’errore prevalse e nei secoli seguenti divenne la norma per tutti i parlanti, dando
vita alle lingue neolatine, ma assumendo anche influenze dall’esterno e cioè dalle lingue degli
invasori barbari (fe d e ra , g ua nto , b io nd o , a s tio s o no tutte p a ro le d e riva nti d a l g e rm a nic o ).
L’affresco della basilica di San Clemente
Un altro documento che ci ricorda questo passaggio dal latino all’italiano, passando attraverso l’uso del volgare, è un affresco,
risalente all’VIII-IX secolo d.C., che si trova a Roma.
Leggendolo alla luce della nostra cultura potremmo definire questo affresco come un fumetto, dato che il pittore aveva
aggiunto alle immagini anche delle brevi didascalie che indicavano i discorsi dei personaggi dell’affresco.
Qui, il latino è usato dai personaggi più nobili, il volgare, invece, dai plebei, proprio come doveva accadere nella realtà quotidiana.
L’affresco della basilica di San Clemente
Sisinium: «Fili de le pute, traite, Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!», San Clemente: «Duritiam cordis vestri, saxa traere meruistis».
Sisinnio: «Figli di…, tirate! Gosmario, Albertello, tirate! Carvoncello, spingi da dietro con il palo», San Clemente: «A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare sassi».
L’Indovinello Veronese
Quello che è universalmente riconosciuto come il primo documento in lingua italiana, anche se in una forma ancora arcaica, è l’INDOVINELLO
VERONESE.
Si tratta di un indovinello contenuto in un codice (cioè in un libro) scritto in Spagna nell’VIII secolo.
Il libro giunse poi a Verona dopo varie peregrinazioni e da qui prese il suo nome.
L’Indovinello VeroneseSe p a re ba bo ve s , a lba p ra tà lia a rà ba
e t a lbo ve rs ò rio te ne ba , e t ne g ro s è m e n
s e m ina ba
Teneva davanti a sé i buoi,
arava bianchi prati,e un bianco aratro
teneva e un nero seme
seminava.
Qual è la soluzione?
I Placiti cassinesi e il Placito capuano
Un altro importantissimo documento per le origini della lingua italiana è il PLACITO CAPUANO.
Si tratta di un documento notarile, redatto nel 960 d.C. a Capua, su pergamena, e serviva a dirimere una controversia nata
riguardo al possesso di alcune terre.
L’abate di Montecassino affermava che quelle terre erano utilizzate dal monastero da più di trent’anni e che quindi erano
entrate nei loro domini, mentre Rodelgrimo di Aquino rivendicava le sue terre, occupate abusivamente dai monaci.
Il Placito di Capua« Sa o ko ke lle te rre , p e r ke lle fini q ue ki c o nte ne , tre nta a nni le p o s s e tte p a rte
Sa nc ti Be ne d ic ti» .So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent’anni
l’abbazia di San Benedetto.
Mappa concettualeLetteratura italiana Lingua italiana Origini Lingua latina volgare
La lingua parlata dal volgo, cioè dal popolo, diffusa nell’area geografica della Romània
Nascono le lingue romanze o neolatine
I primi documenti in lingua italiana
Alcuni esempi del passaggio dal latino all’italiano: l’Appendix Probi e l’affresco della Basilica di San Clemente
L’Indovinello Veronese
Il Placito di Capua