parole strabiche - luglio2013

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1 http:///osservatorionovara.liberapiemonte.it - Anno 2 - n° 5 - luglio 2013 Il 730 delle ‘ndrine Domenico Rossi L’inchiesta della DDA di Milano, che ha portato all’arresto di un novarese, ha svelato ancora una volta quanto il nostro territorio sia interessato dal triangolo criminale cave-rifiuti-mafie. Un richiamo per tutti ad assumere più responsabilità e coraggio nel difende- re i nostri territori. Anche in questo caso risulta evidente come delegare il problema alla magistratura significa arrivare tardi, quan- do i rifiuti sono già stati sversati e il territorio contaminato, invece di attuare strategie precise e concrete in tempi immediati. Da parte nostra invitiamo da tempo a valutare alcuni passaggi. In primis occorre partire dalla formazione di dipendenti e ammini- stratori, per una maggiore sensibilità e competenza sul tema. Inoltre, tutti i funzionari e gli assessori della provincia che si occupa- no di cave e rifiuti potrebbero fare squadra, anche per condividere esperienze e conoscenze. E’ necessario, poi, rivedere l’obsoleta legge regionale su cave e torbiere, la 69 del 1978. Come? Modificando il valore pecuniario delle sanzioni, fermo al 1978; adottando il principio di proporzionalità tra sanzione e materiale estratto irregolarmente; introducen- do dei meccanismi che favoriscano le ditte oneste e che escludano dai bandi quelle più volte sanzionate e/o con contenziosi aper- ti con la PA. La legge in questione, in realtà, non è ancora del tutto applicata: abbiamo già riportato la denuncia di Alessandra Stefani, Comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, secondo cui l’articolo 17 non viene mai applicato. Esso prevede che “la concessione e l’autorizzazione si estinguono per decadenza qualora il coltivatore non osservi le prescrizioni contenute nel decreto di autorizzazione o di concessione”. C’è infine il tema dei controlli su quanto sversato in cava e/o in discariche: devono essere più efficaci e frequenti. Controlli che non devono essere effettuati dal “controllato”, ma dall’ente pubblico o da un ente terzo indipendente. Occorre rivedere l’organizzazio- ne degli uffici al fine di potenziare quelli preposti a tale compito, nonché valutare il reperimento delle risorse economiche neces- sarie all’interno del procedimento di assegnazione. Nessun alibi per un territorio già permeato da presenze mafiose che si candida a “pattumiera lombarda” in vista dell’Expo. Nessuna barriera naturale: dobbiamo pensarci noi, o nessuno lo farà al nostro posto. Rifiuti e mafie: io speriamo che me la... cave Si chiude il processo Minotauro: I PM torinesi chiedono condanne record per 74 imputati Al termine della lunga requisi- toria che ha visto impegnati, per diversi giorni i PM della Procura di Torino , il 5 luglio sono state effettuate le richie- ste di pena per gli imputati del Processo Minotauro che hanno chiesto di essere giudi- cati con rito ordinario. In totale sono state formulate 74 richieste di condanna per un totale di 733 anni ed una sola richiesta di assoluzione; tra gli imputati eccellenti 7 anni sono stati richiesti per Antonino Battaglia, ex segretario del comune di Rivarolo Canavese e 10 anni per Nevio Coral, ex sindaco di Leinì. L’ unica richie- sta di assoluzione è per l’impu- tato Sabato Davide. Intense e dettagliate le requisi- torie dei pubblici ministeri. Il primo a parlare alla corte è stato Roberto Sparagna. Segue a pagina 2

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Il nuovo numero di Parole Strabiche, la newsletter di approfondimento dell'Osservatorio Provinciale sulle Mafie di Libera Novara. Nel numero articoli su Minotauro, il trentennale dell'omicidio di Bruno Caccia, 'ndrangheta e cave e molto altro.

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Anno

2 - n

° 5 -

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Il 730 delle ‘ndrine

Domenico Rossi

L’inchiesta della DDA di Milano, che ha portato all’arresto di un novarese, ha svelato ancora una volta quanto il nostro territorio siainteressato dal triangolo criminale cave-rifiuti-mafie. Un richiamo per tutti ad assumere più responsabilità e coraggio nel difende-re i nostri territori. Anche in questo caso risulta evidente come delegare il problema alla magistratura significa arrivare tardi, quan-do i rifiuti sono già stati sversati e il territorio contaminato, invece di attuare strategie precise e concrete in tempi immediati.Da parte nostra invitiamo da tempo a valutare alcuni passaggi. In primis occorre partire dalla formazione di dipendenti e ammini-stratori, per una maggiore sensibilità e competenza sul tema. Inoltre, tutti i funzionari e gli assessori della provincia che si occupa-no di cave e rifiuti potrebbero fare squadra, anche per condividere esperienze e conoscenze.E’ necessario, poi, rivedere l’obsoleta legge regionale su cave e torbiere, la 69 del 1978. Come? Modificando il valore pecuniariodelle sanzioni, fermo al 1978; adottando il principio di proporzionalità tra sanzione e materiale estratto irregolarmente; introducen-do dei meccanismi che favoriscano le ditte oneste e che escludano dai bandi quelle più volte sanzionate e/o con contenziosi aper-ti con la PA. La legge in questione, in realtà, non è ancora del tutto applicata: abbiamo già riportato la denuncia di AlessandraStefani, Comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, secondo cui l’articolo 17 non viene mai applicato. Esso prevedeche “la concessione e l’autorizzazione si estinguono per decadenza qualora il coltivatore non osservi le prescrizioni contenute neldecreto di autorizzazione o di concessione”.C’è infine il tema dei controlli su quanto sversato in cava e/o in discariche: devono essere più efficaci e frequenti. Controlli che nondevono essere effettuati dal “controllato”, ma dall’ente pubblico o da un ente terzo indipendente. Occorre rivedere l’organizzazio-ne degli uffici al fine di potenziare quelli preposti a tale compito, nonché valutare il reperimento delle risorse economiche neces-sarie all’interno del procedimento di assegnazione.Nessun alibi per un territorio già permeato da presenze mafiose che si candida a “pattumiera lombarda” in vista dell’Expo. Nessunabarriera naturale: dobbiamo pensarci noi, o nessuno lo farà al nostro posto.

Rifiuti e mafie: io speriamo che me la... cave

Si chiude il processo Minotauro: I PM torinesi chiedono condanne record per 74 imputati

Al termine della lunga requisi-toria che ha visto impegnati,per diversi giorni i PM dellaProcura di Torino , il 5 lugliosono state effettuate le richie-ste di pena per gli imputati delProcesso Minotauro chehanno chiesto di essere giudi-cati con rito ordinario.In totale sono state formulate74 richieste di condanna per untotale di 733 anni ed una solarichiesta di assoluzione; tra gliimputati eccellenti 7 anni sonostati richiesti per AntoninoBattaglia, ex segretario delcomune di Rivarolo Canavesee 10 anni per Nevio Coral, exsindaco di Leinì. L’ unica richie-sta di assoluzione è per l’impu-tato Sabato Davide.Intense e dettagliate le requisi-torie dei pubblici ministeri. Ilprimo a parlare alla corte èstato Roberto Sparagna.

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Che il nostro territorio fossesoggetto agli appetiti criminali,soprattutto nel settore delmovimento terra, non è cosanuova. Il fatto che la disponibi-lita di alcune cave della nostraprovincia fosse a piena dispo-sizione di soggetti vicini adambienti criminali 'ndrangheti-sti, fino alla prima settimana digiugno si era solo intuito. Oggi è scritto nelle carte diun'inchiesta della Dda diMilano, costola della maxi ope-razione “Infinito” del luglio2010, che travolge in pienoRomentino e una delle suecave “storiche”, per altro giachiusa e formalmente “ripristi-nata”: la Molinetto.

Secondo gli investigatori eanche il Gip del Tribunale diMilano Andrea Ghinetti (che hafirmato otto ordinanze di custo-dia cautelare), in quell’impian-to, di proprieta di VincenzinoRicciardo – ad oggi dichiarato-si soggetto leso e con intenzio-ne di costituirsi parte civile - magestito da Francesco Giugni(finito agli arresti domiciliari),sono state portate migliaia ditonnellate di rifiuti “speciali”provenienti da alcuni cantierilombardi di Expo e Brebemi. Inparticolare si fa riferimento aquasi 5mila camion in transitonella nostra provincia dal 2008al 2009. Per gli inquirenti siparla di un guadagno per l’or-

ganizzazione criminale da cen-tinaia di migliaia di euro. Dalle indagini e emerso cosìche Ricciardo aveva affidatoalla ditta individuale diFrancesco Giugni l’incarico ditrovare la terra da scavo ido-nea al riempimento della cavaMolinetto, «affidandogli di fattol’intera gestione dell’area».Giugni si attiva, riuscendo acostruire un contatto con laditta di autotrasporti “ElleElle”di Stefano Lazzari e OrlandoLiati.Per Francesco Giugni l’ipotesidi reato e quella di organizza-zione di traffico illecito di rifiuti,per i fatti avvenuti tra il 2008 eil 2010. Non e tanto questa ipotesi direato a destare scalpore quan-to l’evidente collegamento(stando almeno agli investiga-tori) tra le “menti” del traffico,Liati e Lazzari, e la ‘ndranghe-ta. Per la prima volta viene cosìscritto nero su bianco che la'ndrangheta aveva disposizio-ne di una cava nel nostro terri-torio. Accuse che fortificano ciòche già da tempo si andavadicendo nei comitati di sensibi-lizzazione, in particolar mododopo le motivazioni alla con-danna di Francesco Gurgoneper l'omicidio di Ettore Marcoli.Per quanto riguarda Liati eLazzari, ci sono tracce gia in

’Ndrangheta a Romentino

Minotauro: chieste settantaquattro condanne

Gli arresti della Dda di Milano fanno luce sulla situazione novarese

Ore decisive per l’operazione che ha “fotografato” la ‘ndrangheta piemontese

Mattia Anzaldi

Domenico Rossi

altre inchieste sulla malavitaorganizzata in territorio lombar-do. Nell’inchiesta “Parco sud”del 2009 viene sentito unimprenditore che racconta diessere stato vittima di atti inti-midatori affinche si servisse diditte legate alla ‘ndrangheta.Quella raccontata è una dina-mica destinata a fare scuolanel settore e a mostrare comel'alta presenza di cave nelnostro territorio si configuricome una specificità. Più caveda riempire vuol dire più oppor-tunità di generare economia equasi sempre ad un minorprezzo. E' la legge delladomanda e dell'offerta ad inse-gnarcelo. Un'inchiesta destinata ad evi-denziare anche forti criticità sulfronte dei controlli e delle inda-gini. I primi quasi del tuttoassenti a fronte di una media diquasi sei camion al giorno intransito per due anni (festivitàcomprese); le indagini, perquanto riguarda questo capito-lo, baricentrate sostanzialmen-te su Milano e lontane dagliocchi e dall'esperienze dellenostre forze dell'ordine.Dove si creano dei coni d'om-bra, la domanda di economiadelle associazioni criminali siinsinua. Abbiamo imparato acapirlo; oggi ne abbiamo evi-denza.

Segue dalla prima

Ha iniziato raccontando un'in-tercettazione ambientale incarcere della quale è protago-nista Giuseppe Catalano (exgestore del bar Italia a Torino)che, a un certo punto dice: "Mispiace perché hanno scoper-to quello che ero, quella cheera, quella che è". Il PM haricostruito il contesto genera-le, l'attendibilità dei testimonie dei collaboratori di giustizia.Ha ripercorso il senso del 416bis e le sentenze dellaCassazione che ne certificano

il significato. Ha poi ricostrui-to l'organizzazione della‘ndrangheta in Piemonte e irapporti con la "madre" inCalabria.Il procuratore capo Caselli,invece, ha sottolineato i lega-mi tra la ‘ndrangheta e alcuniesponenti politici piemontesidi primo piano. Il Procuratoreha messo l’accento sulle rela-zioni esterne che la ‘ndran-gheta ha saputo costruirsi nelcorso degli anni è che rappre-sentano la spina dorsale delpotere mafioso. “Ma se lamafia ha saputo espandersi –

avverte il Procuratore – è per-ché c’è un mercato per i suoiservizi”.Anche le parti civili, tra cuiLibera, hanno ribadito leragioni della propria costitu-zione: la ‘ndrangheta esiste,ha prosperato sul nostro terri-torio, distorcendo i meccani-smi dell’economia e della vitademocratica. L’operazione Minotauro primae il processo in corso stannodimostrando quanto il ruolocriminale sia un freno allo svi-luppo dei nostri territori.

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Come già annunciato dalPrefetto Castaldo nei mesiscorsi, il protocollo esistentesulle cave sta per essere rivi-sto. La novità più significativaconsiste certamente nel coin-volgimento dei Comuni noncoinvolti nel precedente accor-do. Abbiamo chiesto un’intervi-sta al Prefetto per capire qualisaranno le maggiori novità.

Qual è la situazione del“Protocollo cave” siglato inprefettura nell’aprile del2012?Occorre fare una distinzione:quello firmato l’anno scorsonon è un protocollo, ma unaccordo proposto dal mio pre-decessore per dare rispostaimmediata ai fatti accaduti.Quello che noi andremo a fir-mare nelle prossime settima-ne, invece, sarà un protocollodi legalità, che coinvolge ancheil Ministero.Sul precedente accordo non èvero che il tavolo non si è mairiunito (come è stato riportatodalla stampa). Ci sono statedue riunioni tecniche - il 13novembre e il 3 luglio 2012 -ma non le potevamo renderlepubbliche, avendo affrontatomaterie oggetto di attività inve-stigativa.Quali saranno le novità pre-viste nel nuovo protocollo?Il vecchio accordo gravava

troppo sulla Provincia. Nelnuovo documento ci sarà piùspazio e responsabilità per iComuni. Ai Comuni verrà chie-sto di adottare, d’intesa con laProvincia, una convenzionetipo. Ho coinvolto 39 sindaci,perché ho chiesto di partecipa-re anche ai Comuni dove sonopresenti cave dismesse.Assieme all’Asl, sono coinvolteanche le associazioni di cate-goria, trasportatori compresi,alle quali chiederemo di espel-lere o sospendere le ditte coin-volte in fatti di mafia. Firmeràinoltre anche l’ASL. I Comuniavranno l’obbligo di segnalare

a Provincia e a Prefettura tuttala filiera coinvolta nelle lavora-zioni, tutte le autorizzazioni etutti gli atti a seguire.Ritiene possibile ipotizzarecosti a carico del cavatoreper controlli indipendenti,esterni alla ditta?Certamente. Noi non abbiamotolto nulla del precedenteaccordo. Solo aggiunto. L’art. 2del protocollo prevede “l’obbli-go di mettere a disposizione ea proprie spese mezzi d’operaed apparecchiature idonee aconsentire ,mediante prelievi dimateriale in profondità, l’accer-tamento da parte delle Forze di

Protocollo cave: Atto II«Più responsabilità ai Comuni in accordo con la Provincia»

Domenico Rossi

«Un impegno concreto per contrastare la criminalità»

Dopo i recenti fatti di cronacaavvenuti a Romentino abreve si attende l’entrata invigore del nuovo protocolloprovinciale sulle cave.Claudio Nava, assessore allecave della Provincia diNovara, spiega brevementeche cosa dovrebbe cambiare.“La Prefettura ha fatto unlavoro di cesello molto accu-rato” commenta Nava, “per-ché ha preso il vecchio proto-collo e lo ha integrato con duenuovi soggetti”. Sono infattientrati in gioco anche iComuni, che nel nuovo proto-collo saranno coinvolti sia

sulle cave attive che su quel-le chiuse. I trentanove comuni della pro-vincia di Novara si dovrannoimpegnare nel fornire infor-mazioni sulla situazione dellecave del loro territorio, maanche con atti concreti. Saràpossibile, infatti, per tutti iComuni stipulare con laProvincia una convenzione-tipo per certificare gli impegniche i comuni fanno sottoscri-vere alle aziende per la con-cessione di autorizzazioni eper la gestione dei controlli.Nel nuovo protocolla sarannocoinvolte anche le associa-

zioni di categoria. RaccontaNava che “nel nuovo proto-collo, riprendendo il protocol-lo di legalità a livello naziona-le, le associazioni di categoriasi impegnano all’adozione diprincipi che prevedano sial’espulsione delle impreseassociate se coinvolte con lacriminalità organizzata”.“Non possiamo fermare tutti icamion che arrivano” conclu-de Nava, “ma possiamo direuna volta per sempre che ciimpegniamo a contrastare lecriminalità e a far sì cheNovara non diventi la pattu-miera del nord Italia”.

Polizia e degli altri organi dicontrollo di illeciti conferimenti;campionamento dei materiali diconferimento e relative analisia cura dei competenti organi-smi pubblici, con spese a cari-co degli esercenti”.Quali sono i tempi previsti?Ho consegnato una bozzadando 10 giorni ai firmatari perinviarmi osservazioni e/o pro-poste di modifiche. L’8 luglio ciritroveremo (il documento èstato siglato, ndr) per mettereinsieme quanto emerso e invia-re tutto a Roma per l’approva-zione.

Alessandro Buscaglia

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Tredici anni passano in fretta equando ti senti ormai a casa ègià ora di ripartire. «Torno inVeneto, a Treviso, dopo averimparato ad apprezzare que-sto territorio tanto particolare,direi unico». Franco Lattanzio,lascia il posto di comando delCorpo Forestale dello Stato aNovara, assunse l'incarico nel2010 con il trasferimento diAlessandra Stefani a Torino, econ l'incarico anche una situa-zione profondamente diversada quella trovata all'arrivo nelgennaio 2000. «Il primo impat-to con il novarese fu impressio-nante – spiega – venivo daBelluno, un territorio di monta-gna, lontano dai grandi interes-si, e mi ritrovai in un territorioprofondamente antropizzato.Nel novarese non c'è un centi-metro di terra che non sia statotrasformato dall'uomo... altroche pianura monotona, per chisa leggere il territorio, c'è unaricchezza infinita tra le risaie». Un “forestiero” che prende con-fidenza con Novara e dintorni ea cui non sfugge «la capacità dimantenere una propria identitàforte nonostante la vicinanzacon il milanese, forse ancheper una notevole consapevo-lezza della propria storia». Untestimone delle trasformazioniche nell'ultimo decennio hannoattraversato il territorio traTicino e Sesia. «Con la dotto-ressa Stefani – illustraLattanzio - individuammo unpercorso ed una strategia ope-rativa chiara: un controllo capil-lare ed interventi, magari pocoappariscenti, ma efficaci e pun-tuali: la percezione della legali-tà sta tutta qui». Una ricettasemplice che consente di farcoincidere le necessità, dettatedall'organico ridotto, al compitodi controllo. «Un'operativitàcostante che conferisce – pre-cisa - medesima dignità a pic-coli interventi e importanti ope-razioni». Non che gli interventidi rilievo mancassero, il seque-stro di terreni di proprietà dellacantina di Fara per smaltimen-to illecito di rifiuti nel 2002,quello sull'impianto di compo-staggio di Bellinzago (2003)per il medesimo reato, ma finoal 2006 la situazione novareseviveva in uno stato di fermoimmagine. «Ogni anno – spie-

ga Lattanzio – stendiamo unrapporto sulla criminalitàambientale e fino alla metàdegli anni 2000 non si eviden-ziavano casistiche che ricon-ducessero a forme di criminali-tà organizzata. Certo è che ilfatto che non siano riscontrabi-li escluda la loro presenza, tan-t'è che nelr a p p o r t o2007 per laprima voltainserii que-sta conside-razione». Irecenti arre-sti per'Ndrangheta,le indaginimilanesi chesempre piùcoinvolgonoil territorio,l'omicidio Marcoli, confermanoquella intuizione. «Le granditrasformazioni oltre il Ticino –argomenta Lattanzio - la pre-senza di importanti spazi perconferire rifiuti e scarti di can-tiere portano a considerare ilterritorio novarese comeun'area da tenere sotto control-lo e non certo facile da control-

Arrivederci comandanteL’intervista a Franco Lattanzio in partenza da Novara dopo 13 anni

Emanuele Navazza

lare poiché spesso i confiniamministrativi rappresentanodei muri difficili da superareche impediscono di dare unosguardo complessivo sulledinamiche in atto».Il novarese, insomma, è un ter-ritorio ricco ed affascinante, manasconde anche grandi critici-

tà, quelladel busi-ness delm o v i -m e n t oterra inp r i m i s .«E' il set-tore chepiù ci hai m p e -gnati –chiarisceLattanzio– e su cui

inviterò il mio successore (pos-sibile la temporanea reggenzadel Comandante Martinoli delVco in attesa del nuovo incari-cato, ndr) ad insistere speran-do che aumentino gli strumentia sua disposizione». Nonsono, infatti, un mistero i pro-blemi legati all'attuale normati-va. «Serve – puntualizza - una

revisione della normativanazionale che sappia interpre-tare le dinamiche territoriali,predisponga un impianto san-zionatorio forte e che dia glistrumenti necessari per opera-re agli agenti di polizia giudizia-ria». Mettere mano alla normanazionale, insomma, senzatrascurare quella regionale,«con sanzioni proporzionali alreato commesso e alle quanti-tà estratte illecitamente», epotenziamento degli strumentilocalizzati sul territorio. «LaProvincia di Novara è stata laprima a varare un piano caveche contingenta le quantità dimateriale da estrarre» illustraLattanzio ricordando poi unadelle peculiarità di quelProtocollo Cave riunitosi mar-tedì mattina a Palazzo Nattadopo un anno di stasi. «Il con-trollo è uno dei punti di forzadel documento: ogni due mesiun controllo a campione effet-tuato in contraddittorio, ovverocon un campione nei laboratoridei consulenti dell'azienda unaltro in quelli di Arpa... serve ilpersonale per effettuare le veri-fiche e una programmazioneattenta delle stesse».

In questi anni ho visto cambiare

profondamente la percezione del territorio

e dei suoi problemi

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Sono passati trent’anni daquel 26 giugno 1983, giornoin cui fu assassinato BrunoCaccia, Procuratore Capodella Repubblica di Torino,una delle prime vittime dellemafie al nord. Eppure, in spe-cial modo ai più giovani, que-sto nome dice poco; si parladi una storia lotana, di anni incui molti erano gli avveni-menti di sangue dovuti al ter-rorismo e alla criminalità. Ciònon toglie che la figura diBruno Caccia resta fonda-mentale per comprenderecosa significa lottare controle mafie, soprattutto per il

Settentrione.La ‘Ndrangheta, già nell’83,era presente sul territorio pie-montese e già allora eraabbastanza forte da arrivaread uccidere un Procuratore ,perché onesto e incorruttibi-le, una figura scomoda amolti. La famiglia Caccia hapartecipato, come ogni anno,alle celebrazioni dell’anniver-sario dell’omicidio.Quest’anno, però, lo ha fattocon un altro spirito e unarichiesta: «Alla Città di Torinoe al Palazzo di Giustiziaabbiamo chiesto esplicita-mente che le celebrazioni in

ricordo di nostro padre – que-ste le parole di Paola Caccia– mettessero in luce non solola sua persona, ma anche ilsuo lavoro, le sue inchiesteche ancora attendono rispo-ste». Una richiesta formulataapertamente con una lettera,che il procuratore Gian CarloCaselli ha letto all’inaugura-zione dell’anno giudiziario.Molti sono i dubbi della fami-glia; nonostante la sentenzadefinitiva che condannaDomenico Belfiore, bossdella ‘ndrangheta di Torino,come mandante dell’omici-dio. Quella giudiziaria, per lafamiglia è una verità parziale.«Siamo convinti che nellesentenze di Milano non siastato esaminato e approfon-dito tutto il materiale», prose-gue Paola Caccia. I giudici,per il loro lavoro, devonoattenersi alle prove raccolte esu queste basare una sen-tenza, ma molti sono gli ele-menti emersi dagli atti, nonsolo rispetto a questo pro-cesso. Rilevanti sono i colle-gamenti del clan deiCalabresi con i Catanesi gui-dati dai fratelli Miano (la col-laborazione di FrancescoMiano ha permesso di attri-buire l’omicidio Caccia aDomenico Belfiore) e conaltri personaggi della cittàcome l’affarista Gianfranco

Trent’anni: è tempo di verità

Georgofili: «Troppi profili restano ancora oscuri»

Alle celebrazioni la famiglia chiede l’impegno delle istituzioni

L’appello del presidente del Senato, Piero Grasso, per onorare i morti ed i sopravvissuti dell’attentato

Angela Emanuele

Alessandro Buscaglia

Gonella, notato spesso al barMonique, sotto gli uffici dellaProcura di Torino, che appar-teneva alla sua convivente.Gonella, che gestiva la partefinanziare dei Belfiore, iniziaad interessarsi delle lorovicende giudiziarie «median-te la richieste di consiglio e diaiuto ai magistrati suoi cono-scenti». Queste le parole diFrancesco Miano. Nel casoCaccia iniziano così asovrapporsi alle organizza-zioni criminali altre vicende,che coinvolgono personaggidelle istituzioni e della politi-ca; molte erano infatti leindagini che la Procura porta-va avanti su truffe e corruzio-ne (il caso Petroli e la “primatangentopoli” italiana). C’èda chiedersi quale sia l’altraverità, quella che non emer-ge dalle sentenze, ma chetrapela dalla storia di altrepersonaggi.In questo anniversario nonvogliamo solo ricordare chifosse e cosa rappresentaancora Bruno Caccia, guidamorale di tanti altri magistratiche hanno lavorato con lui,ma vogliamo unirci alla fami-glia Caccia per chiederequella verità e quella giustiziache molte volte, nel nostroPaese, su fatti della nostrastoria, si fatica ad ottenere.

Nella notte del 27 maggio 1993un Fiat Fiorino imbottito di trito-lo radeva al suolo la Torre de’Pulci, sede dell’Accademia deiGeorgofili, stretta tra la Galleriadegli Uffizi e l’Arno, a pochipassi da Piazza della Signoria.Tra le macerie della torre resta-vano i corpi dei custodi;Fabrizio Nencioni, AngelaFiume e le figlie Nadia eCaterina. Nell’esplosione morìanche lo studente DarioCapolicchio, altre 48 personerestarono ferite.Cosa Nostra si ribellava controil Decreto Martelli-Scotti, che

permetteva l’applicazione del41-bis anche per i detenutifacenti parte delle organizza-zioni criminali. Fu il primo degliattentati contro il patrimonioartistico e culturale italiano, alquale il 27 luglio dello stessoanno sarebbe poi seguito quel-lo al PAC di via Palestro aMilano, che avrebbe causato lamorte dei Vigli del Fuoco CarloLa Catena, Sergio Pasotto eStefano Picerno, dell'gentedi  PoliziaMunicipale  Alessandro Ferrarie di Moussafir Driss, immigratomarocchino, e quelli di San

Giovanni in Laterano e SanGiorgio in Velabro a Roma, for-tunatamente senza vittime.Rapida fu la ricostruzione deibeni architettonici distrutti odanneggiati in quella stagionedi attentati, più lento invecel’accertamento della verità.“Troppi profili di quel tragicodisegno rimangono ancoraoscuri. Spesso verità storica egiudiziaria non si sovrappongo-no” ha affermato il Presidentedel Senato Piero Grasso“Bisogna insistere perché glieventi vengono ricostruiti intutte le loro implicazioni e sfac-

cettature, senza aver paura,senza omissioni, perché solo laverità può dare onore ai morti eai sopravvissuti”.

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Dopo un incontro con l'asses-sore regionale Gian LucaVignale a Cavaglià, nel bielle-se, è successo un pandemo-nio. Forse nulla rispetto aquello che potrebbe succede-re nel Novarese. L'assessoretorinese, ex dirigente naziona-le del Fronte della Gioventù, siè fatto scappare pubblicamen-te la soluzione per rilanciarel'economia del settore dell’edi-lizia: abbassare i costi di esca-vazione. La discutibile intuizionepotrebbe prendere formaall'interno di un pacchetto diriforme per il settore che laRegione avrebbe in cantiere.Ma su questo nulla di più chia-ro. «Della proposta di modificanormativa non sappiamo nulla– ammette l'assessore provin-ciale Claudio Nava – ma sequesta esiste, ci auguriamoche modifichi tutti gli aspetticritici della legge 69 del1978». Intanto le critiche daiComuni, come presumibile,sono cascate a pioggia.Una scelta che va in direzionediametralmente opposta allerichiesta di tutti coloro chenella società civile hanno deci-so di prendere parola sultema. Tutti, si fa per dire, natu-ralmente tranne gli imprendi-

tori interessati.Sommariamente parlando,sono tre i grandi punti criticievidenziati dagli esperti nellaregolamentazione del settore:impossibilità (ad oggi) nel-l'eseguire controlli tecnicicapillari e in tempi rapidi, tantoda disincentivare i numerosicasi di traffici illeciti di rifiuti(soprattutto per questo sifanno i protocolli di legalità);regole obsolete e sanzioni irri-sorie “una tantum” per chicommette illeciti; costi di esca-vazione troppo bassi.Basti pensare che in GranBretagna un imprenditore èchiamato a pagare all'entelocale il 20% del prezzo divendita della terra. In Italia, inmolte zone, cavare è ancoradel tutto gratuito. Dove inveceesiste un Piano Cave – ilNovarese rappresenta uno diquesti casi – se va bene siarriva al 4%. Per capirci,siamo nell'ordine dei 45 cente-simi di euro al metro cubo, dicui 30 destinati all'ente locale.«Non sono d'accordo con l'as-sessore regionale – continuaNava – se il mercato è fermonon è certo per colpa dei 45centesimi al metro cubo,quanto piuttosto dello stallogenerale dell'edilizia».

Polemica sugli oneri di scavoLa boutade dalla Regione solleva un polverone

Mattia Anzaldi

L'assessore provinciale rimar-ca anche come tra i destinata-ri dei ricavi di escavazione siaproprio l'ente provinciale ilgrande escluso. «Nessunafetta della “torta” infatti spettaall'ente provinciale – specifical'assessore Nava - che poiperò, insieme ai Comuni, difatto assume notevoli respon-sabilità nel monitoraggio delsettore». E si parla di una tortaimportante, come raccontatodai rapporti di Legambiente:oltre 5,2 milioni all'anno deri-vanti dalle concessioni nelsolo Piemonte. Cifre rilevanti,ma ingiustificatamente bassese paragonate al giro d'affaridella terra estratta, che a prez-zo di produzione ammonta aoltre 65 milioni di euro, perschizzare a prezzo di venditaad un giro di capitali da 140milioni di euro. Non occorreessere fini economisti per ren-dersi conto che il pubblico inquesta partita ci perde sostan-zialemente moltissimo, esenza neanche analizzare ilbilancio ambientale dello sfrut-tuamento del territorio. E' dunque evidente perchéquando si parla di cave spes-so si faccia riferimento a un“doppio business” perfetto,dove in fase di escavazione è

possibile guadagnare moltovendendo la terra estratta e,come spesso capita, venden-done molto più del pattuito:l'eccesso di scavo oltre i limiticoncordati è fisso alla sanzio-ne di mille euro scarsi. “Fisso”nel senso che se si scava uncentimetro in più o 10milametri cubi in più, l'entità dellasanzione sostanzialemente èla stessa. «Rinnovare il siste-ma sanzionatorio e renderloproporzionale al danno – con-clude Nava – Questa deveessere una delle priorirà dellaRegione; non lo sconto aicavatori di 5 centesimi».Con molti territori piemontesiche solo negli ultimi anni sistanno rendendo conto delcosto sociale ed ambientale diconcessioni affidate ormai lon-tano nel tempo, l'assessoresarà chiamato sicuramentepresto a dare spiegazioni. Eprima di tutto ai suoi assesso-ri provinciali, ad oggi non inter-pellati sui provvedimenti ipo-tizzati.All'opposizione regionale cheaccusa la Giunta Cota ormaida tempo di aver toccato ilfondo, Vignale smentisce congarbo: c'è ancora molto dascavare.

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Trascorsi i cento giorni senzache il 416-ter venisse riforma-to, ma in attesa della discussio-ne in aula del 15 luglio, vale lapena di tracciare le coordinatefondamentali del fenomenocorruzione. Per farlo, è utilepartire dal testo di riferimentodella campagna: Atlante dellacorruzione di Alberto Vannucci,professore di Scienza politica aPisa. Il libro è caratterizzato da unapratica divisione in capitoli,ognuno dei quali dedicato auna domanda riguardante lacorruzione, dal "che cosa", al"quanto" e al "come": mantene-re quest'impostazione renderàpiù facile delineare l'identikitdel fenomeno.Che cos'è la corruzione?La corruzione è un «gioco atre», in cui il corrotto tradisce ilrapporto fiduciario che lo legaal suo «datore di lavoro», avantaggio di un terzo, il corrut-tore, con il quale si accorda dinascosto. Fuori di metafora, la corruzionesi realizza quando un soggetto(ad esempio un amministrato-re) dotato di un potere (in que-sto caso decisionale) attribuito-gli in funzione di un servizio daun superiore (i cittadini), utiliz-za tale facoltà a vantaggio delcorruttore (l'imprenditore),anziché per il fine originale (ilbene collettivo).Dall'utilizzo distorto del potere(decisioni, ma anche informa-zioni o influenze) derivano«posizioni di rendita», chesaranno spartite tra corruttoree corrotto.Chi sono i corrotti?I principali attori sociali che par-tecipano al «gioco della corru-zione», sono imprenditori, poli-tici, burocrati, professionisti e,naturalmente, mafiosi.Per quanto riguarda il settoreeconomico, la corruzione trovaterreno fertitle in mercati mono-polistici od oligopolistici.Quando alla concorrenza èpreferita la tangente, con tuttele conseguenze che comporta,ritenute dunque razionalmentemeno gravi del normale rischiod'impresa, il mercato viene fal-sato e il merito e gli investimen-ti crollano. Dal lato politico invece, se inpassato i partiti fungevano da

veri e propri «regolatori dellacorruzione», oggi le impresecercano il singolo referentepolitico, il quale sfrutta favori econoscenze per la propria sca-lata al potere.Decisioni e informazioni fonda-mentali per il funzionamentodella macchina statale sonodetenuti anche da funzionari eprofessionisti. Il loro ruolo nelgioco della corruzione è tantopiù pesante, quanto è maggio-re la discrezionalità attribuitaalle loro scelte.Infine, personaggi come fac-cendieri e mafiosi fornisconoulteriori garanzie a un sistemache, pur reggendosi sulla fidu-cia e, più efficacemente, sullareciproca ricattabilità, è compo-sto da soggetti disonesti. Se iprimi sfruttano le proprie rele-zioni per far incontrare doman-da e offerta, i secondi fannorispettare le regole con la vio-lenza e l'intimidazione.Quanto vale la corruzione?Dati allarmanti provengono inparticolare da due statistiche: isondaggi sulle esperienzedirette di corruzione tra i cittadi-ni e la percezione del fenome-no da parte degli esperti, perlo-più stranieri.

Nome: CorruzioneIdentikit di una piaga da 60 miliardi all'anno

Ryan Jessie Corretta

Nel 2011, secondoEurobarometer, il servizio son-daggistico della Commissioneeuropea, il 12 per cento degliitaliani si è visto chiedere unatangente nell'ultimo anno: 4milioni e mezzo di nostri concit-tadini! E nello stesso annol'ONG TrasparencyInternational ci classificavacome 69° (su 182) Paese almondo per trasparenza, conun indice del 3,9 su 10 (la mas-sima integrità).Se analizzati singolarmente, idati forniti da queste due fontipossono anche sembrareimprecisi e inattendibili; il verodramma è che si confermanovicendevolmente! E, peggioancora (se possibile), le stati-stiche di denunce, arresti enotizie di cronaca riguardanti ilmondo della corruzione gioca-no al ribasso, dopo il boomdegli anni di mani pulite.Se vogliamo dare credito ainumeri, possiamo dire che inItalia sta aumentando semprepiù quello che Vannucci defini-sce lo «spread della corruzio-ne», il differenziale tra attivitàillegali condotte nell'ombra e laquota che emerge.Perché si corrompe?

Sicuramente uno dei maggiorifattori che causano corruzioneè il retaggio culturale degli indi-vidui. Ma la corruzione non èsolo immoralità. Spesso agenerarla è un semplice calco-lo razionale, rappresentabilecon la formula C=M+D-T-A.Maggiori sono le «posizionimonopolistiche di rendita» (M)e i poteri discrezionali (D) ingrado di attribuire tali rendite eminori sono la trasparenza (T)e la rendicondabilità (A comeaccountability), politica o giudi-ziaria, dei percorsi decisionali,maggiore è il grado di corruzio-ne.A rassicurare i tangentisti, infi-ne, contribuisce eventualmen-te la buona strutturazione eresistenza della rete di rapportiilleciti coltivati. Un'impalcaturafissata da rapporti fiduciari, maanche da segreti condivisi e daorganizzatori e controllori,come faccendieri e criminalitàorganizzata. Più l'edificio sidimostra solido, più sarà appe-tibile «entrare nel giro».

l’intervista integrale adAntonio Vannucci su:osservatorionovara.libera-piemonte.it

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La cava Allara, in località casci-na Bettole di Romentino, nascecome cava di prestito. Si trattadi una tipologia particolare dicava, che ha come finalitàestrazioni finalizzate alla realiz-zazione di opere pubbliche. Nel2007 la cava si trasformò incava ordinaria con un procedi-mento che scatenò la reazionedi altri tre cavatori della zonache ricorsero al TAR ipotizzan-do un vizio di procedura. Il TARdiede ragione ai cavatori ricor-renti che però ritirarono ladenuncia. La cava, attualmen-te, deve essere ripristinataentro dicembre del 2015. Secondo la ditta, però, causa lacrisi che investe il campo del-l’edilizia è difficile reperire terree rocce da scavo, perciò occor-re utilizzare anche altro mate-riale. Ecco perché Allara spa hafatto richeista alla provincia diNovara di modifica del progettodi chiusura. Il nucleo della varia-zione consisterebbe nella pos-sibilità di usare non solo terre erocce da scavo “pulite”, maanche terre e rocce da scavoclassificate come “rifiuto” (nonpericolosi). Le prime sarebberoutilizzate per i ritombamenti“sotto falda”, mentre le secondeper quelli “sopra falda”. Il “rifiu-to” sarebbe disponibile sul mer-cato perché derivante dallaPiastra Espositiva dell’EXPO2015. Tutto secondo quantoprevisto dalla legge (D. Lgs152/2006). Tuttavia ci chiedia-mo se sia un bene per il nostroterritorio candidarsi a esserepattumiera per i rifiuti dell’expo.Ed interroghiamo a propositol’assessore provinciale compe-tente.Assessore Nava, che cosa

pensa della richiesta di Allaras.p.a. di utilizzare terre erocce da scavo classificatecome “rifiuto” per ripristinarela cava?Su questo aspetto devo direche non è mio compito espri-mermi. Si tratta di questioni tec-niche sulle quali si esprimerà laconferenza dei servizi dellaProvincia di Novara (giovedì 18luglio, ndr).Nel Piano Cave la Provinciaadotta la soluzione delle terree rocce da scavo per evitareche sui nostri territori arrivas-sero rifiuti strani. Corretto?Certo. Quando lo abbiamo fattoera sicuramente la via migliore.In realtà, come Claudio Nava,ho sempre ritenuto che perl’ovest Ticino l’ ideale sarebbenon ritombare, ma rinaturalizza-re il più possibile per consentirefruizioni pubbliche. Meglio qual-che laghetto, piantumazioni opercorsi ecologici. Tornandoalle rocce da scavo, l’idea eraquella di cercare di ottenere iriempimenti con materialemeno pericoloso. All’epoca lacosa migliore era no le terre erocce da scavo. Poi i decretisono stati modificati. Ora si pos-sono usare anche rifiuti nonpericolosi. E dal punto di vista d’indiriz-zo politico?Io sono in grande difficoltà, per-ché devo seguire la legge. NelPaep non è stato citato ilcomma e l’articolo specifico, mal’intero decreto (successiva-mente rivisto). Anche il prof.Gallo, al quale abbiamo chiestoun parere tecnico e RegionePiemonte ci dicono che il Paep,anche se redatto in preceden-za, deve essere coerente con le

Sul Paep confronto in RegioneIl “caso Allara” per riflettere sulla pianificazione territoriale

Domenico Rossi

nuove norme. Sempre a condi-zione che sia possibile “il buonritorno all’agricoltura”. Abbiamoanche chiesto a Torino l’inter-pretazione autentica del “buonritorno all’agricoltura”.Vorremmo parametri tecnicispecifici da applicareQuesta richiesta può cambia-re le cose? Farà arrivare aNovara terre e rocce spor-che? Quanto sporche?Stiamo stringendo un accordocon la Provincia di Milano (tresettimane fa ho avuto un incon-tro) affinché ci segnalino tutti imovimenti derivanti da Expo2015. Tutto deve uscire con for-mulario rifiuti. Questo dovrebbeaumentare il livello di sicurezza.E per quanto riguarda larichiesta di Allara?Giovedì 11 la conferenza deiservizi effettuerà le verifichetecniche. Allara ha presentatotutto il piano scavi di Expo2015. Il fatto che la cava sia infalda aumenta la complessitàdella situazione.

E’ possibile modificare ilpiano cave e far sì che da noisi utilizzino solo terre e roccepulite?Mi tiro addosso i ricorsi. Se laRegione dice che si può io nonposso fare diversamente. IlPAEP andrà modificato, maprima voglio sapere che cosapensa la Regione, soprattuttoalla luce delle ultime dichiara-zioni dell’assessore regionale,che vuole diminuire gli oneri dicava per aiutare un settore incrisi. Io credo non serva a nulla.Quali sono le sue obiezioni?Non posso pensare che se unoche scava 100 mila metri cubipaghi senza che nessuno glichieda dove li ha messi, a chi liha venduti, dove sono le fatture,ecc. Il danno oltre la beffa: pagosolo mille euro di multa e hopure l’obbligo di ritombare.Quindi guadagno due volte: iltutto alla modica cifra di 1000euro. La legge va modificata.Occorre stabilire regole ugualiper tutti, come ad esempio gliorari di cava e le indicazioni peri controlli.Che cosa ne pensa della pro-posta del Comune diGhemme di creare un gruppointerforze che si occupi deicontrolli nelle cave e nellebonifiche?Il gruppo interforze c’è già. Siaquello di polizia sia quello ditavoli di confronto inter-istituzio-nale. Occorre controllare anchele bonifiche, ma anche i vuoti dicava rimasti aperti come le vec-chie cave di prestito dei lavoriautostradali. Se si parla di pool,invece, l’idea mi piace. Ma ilcontrollo deve partire dalComune. Se la proposta vieneaccettata, a me non dispiace.