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“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesseinfermieristico, previa approvazione del Comitato diRedazione. L’articolo è sotto la responsabilitàdell’Autore o degli Autori, che devono dichiarare:nome, cognome, qualifica professionale, ente diappartenenza, recapito postale e telefonico. Il conte-nuto non riflette necessariamente le opinioni delComitato di Redazione e dei Consigli Direttivi.Quando il contenuto esprime o può coinvolgere laresponsabilità di un Ente, o quando gli Autori parlanoa suo nome, dovrà essere fornita anche l’autorizzazio-ne dei rispettivi responsabili.Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibil-mente con la chiarezza di esposizione. Le bozze ver-ranno corrette in redazione. I lavori non richiesti enon pubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamen-te pertinenti e riferirsi a tutti gli Autori citati nel testo.Le citazioni da periodici devono comprendere: ilcognome e l’iniziale del nome dell’Autore o dei primidue Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indica-to il nome del primo, seguito da “et al”; il titolo origi-nale dell’articolo, il titolo del periodico; l’anno di pub-blicazione, il numero del volume, il numero dellapagina iniziale.Le citazioni di libri comprendono: il cognome e l’ini-ziale del nome degli Autori, il titolo del libro (even-tualmente il numero del volume e della pagina, se lacitazione si riferisce ad un passo particolare), l’editore,il luogo e l’anno di pubblicazione. Gli Autori che desi-derano la riserva di un certo numero di copie delnumero contenente il loro articolo, devono farnerichiesta esplicita al momento dell’invio del testo.Tutto il materiale deve essere spedito o recapitatoal Collegio IPASVI di Roma, Viale Giulio Cesare, 78- 00192 Roma.

Rubriche

Organo Ufficiale di Stampadel Collegio IPASVI di Roma

Direzione - Redazione - AmministrazioneViale Giulio Cesare, 78 - 00192 ROMA

Tel. 06.37511597 - Fax 06.45437034

DIRETTORE RESPONSABILE

Gennaro Rocco

SEGRETERIA DI REDAZIONE

Nicola Barbato, Stefano Casciato, Mario Esposito, Matilde Napolano, Carlo Turci

COMITATO DI REDAZIONE

Bertilla Cipolloni, Rodolfo Cotichini, Maurizio Fiorda, Maria Vittoria Pepe, Francesca Premoselli,

Maria Grazia Proietti, Ausilia M.L. Pulimeno, Emanuela Tiozzo, Marco Tosini.

Rivista trimestrale ottobre/dicembre 2006Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A.

- Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 90del 09/02/1990

FOTO: MARIO ESPOSITO

STAMPA: GEMMAGRAF EDITORE00171 Roma - Via Tor de’ Schiavi, 227Tel. 06 24416888 - Fax 06 24408006e-mail: [email protected]

Finito di stampare: Luglio 2007

Tiratura: 26.000 copie

1 EDITORIALEdi Gennaro Rocco

3 “Le competenze culturali dell’infermiere:un progetto formativo”di Edda Oliva Piacentini

17 Il Burnout come malattiaprofessionaledi Paolo Tarantino

20 Il ruolo dell’infermiere nella gestionedel Servizio Sanitario Aziendaledi una Centrale Nucleare indisattivazionedi Menchella Massimo

24 “Il metodo SPIVAK” applicazione allapersona affetta da demenza seniledi Paola Ferri, Antonio Giannone

33 Il Senato licenzia in CommissioneIgiene e Sanità un Ddl che escludeinfermieri e altri professionistisanitari dall’attività intramurarianelle strutture pubbliche. Passasolo quella per i mediciIntramoenia, indietro tutta

36 Infermieri in rete

38 Viaggio di studio in Cina:Confronto tra Oriente ed Occidentedi Alessandro Stievano, Gaetano Romigi,Maurizio Brunelli, Matilde Napolano

49 CONCLUSA CON SUCCESSO A ROMALA CAMPAGNA NAZIONALE DIORIENTAMENTO ALLA PROFESSIONE

51 CARENZA INFERMIERISTA:AL SAN FILIPPO NERI SCOPPIA ILCASO. LETTERA APERTA DELPRESIDENTE DEL COLLEGIO IPASVIDI ROMA ALL’ASSESSORE ALLASANITA’ DELLA REGIONE LAZIO

53 SANIT 2007: IL COLLEGIO DIROMA ANCORA PROTAGONISTAGuadagnare salute:il ruolo dell’infermiere

56 RECENSIONE La ricerca infermieristicadi L. D’Alesio, E. Vellone, M.L. Rega, C. Galletti

57 RECENSIONEStrategie Sanitarie applicate alleScienze Infermieristichedi R. Alvaro, S. Amato, N. Barbato,M. Bozzi, M. Petrangeli, G. Rocco, L. Sasso

58 L’angolo dei media

60 L’AVVOCATO DICE…I doveri dell’infermiere dipendentepubblicodi Alessandro Cuggiani

65 Riaffermato l’obbligo di iscrizioneall’Enpapi per tutti gli infermieriliberi professionisti

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Cure primarie e governoclinico: infermiere

protagonistadi Gennaro Rocco

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C ure primarie, governo cli-nico, assistenza laddove ilcittadino la chiede: sul ter-

ritorio. Sono le parole chiave chegli infermieri ripetono da tempo ealle quali affidano le loro speranzedi cambiamento. Un cambiamentotroppo spesso annunciato senzache poi seguissero fatti concreti.Ma che può realizzarsi davvero conl’attribuzione agli infermieri del ruolo guidache spetta loro nella pianificazione di un’assi-stenza diversa, più vicina ai cittadini, alle esi-genze e alla vita quotidiana della gente.L’impressione è che siamo al cospetto di unafase determinante per il futuro della sanitàpubblica. E se in passato l’opportunità permodernizzare e aggiornare l’offerta dei servi-zi è sfumata sotto i colpi di chi, a livello poli-tico e professionale, rifugge i cambiamenti,oggi abbiamo un’importante possibilità in piùper cogliere l’obiettivo. La presenza degli infermieri al tavolo ministe-riale e nell’apposito gruppo di lavoro è già unbuon segnale. Che però non basta. Occorreoperatività, quella che finora è mancata.Mettere gli infermieri nelle condizioni dipoter incidere sulle scelte,di essere conside-rati al pari delle altre professioni sanitarie intutte le circostanze ecco cosa serve. Eppure siprocede a passo di gambero. Ad esempio,escluderli dall’attività intramoenia, come si èfatto con il Ddl 1598 del luglio scorso (vediservizio a pag. 33), va giusto nella direzioneopposta.D’altronde è impossibile concepire una retesanitaria che ponga finalmente al centrodella sua azione il cittadino e le sue necessi-tà senza coinvolgere la figura dell’infermiere,

naturale riferimento per un model-lo sanitario incentrato soprattuttosul territorio, lì dove il cittadinovive, lavora, studia, dove si amma-la e dove forma la sua coscienzaigienica e sanitaria.L’obiettivo è presto detto: più sani-tà territoriale, meno ospedale. Contutti i benefici che ciò comporta, apartire dall’abbattimento delle

code nei Pronto soccorso e delle liste d’atte-sa per le visite specialistiche. Ecco dunque ilmodello delle “cure primarie”, adottato consuccesso in tutti i Paesi a sanità avanzata mache in Italia stenta perfino ad essere ricono-sciuto come modello virtuoso, come direzio-ne obbligata per un’assistenza all’altezzadelle attese. Allestire una rete sanitaria ispirata al concet-to di “cure primarie” vuol dire creare un filtroselettivo che si interpone fra il cittadino e l’o-spedale, sia per il post-ricovero sia per noningolfare oltremisura le strutture di cura. E perrisparmiare tanti soldi. Risparmi da investiremagari in prevenzione, con l’infermiereancora protagonista assoluto.Non è un sogno. E’ un progetto complessoche va costruito a più voci e con più mani.Perciò inevitabilmente difficile. In questosenso il ruolo dei medici di medicina genera-le è essenziale. Ma non è l’unico. E forseneanche il principale. E’ la figura dell’infer-miere che, in questo scenario, si sobbarca glioneri più gravosi e le responsabilità più deli-cate. Per questo ha l’assoluta necessità diagire in modo autonomo, anche rispetto aimedici di base.Ecco allora il primo “paletto” da fissare sullavia dello sviluppo dell’assistenza territoriale:

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infermiere e medico che lavorano in sinergiama anche in piena autonomia, secondo lerispettive attribuzioni e competenze, diverse,specifiche, complementari. Non c’è sanitàche funzioni se manca una delle due figure.Né se l’una prevarica l’altra. Occorre evitare uno scontro su quale figuradebba prevalere. Davvero non serve e anzicomplica maledettamente tutto. A prevaleredeve essere solo e soltanto l’interesse del cit-tadino-utente. Quindi infermiere e medicodevono poter lavorare in team, in base allapratica della multidisciplinarietà, con spiritodi collaborazione, ma con ruoli ben distinti.E nel rispetto reciproco.Belle parole e niente più? La nostra storia e leumiliazioni che gli infermieri hanno subitoper troppo tempo lascerebbero temere chepossa finire così, che alla fine prevarranno lesolite logiche “protezionistiche”, i risaputiinteressi di categoria che badano più alleposizioni di rendita che agli interessi veridella cittadinanza. Possibile. E’ accaduto di sovente con i medi-ci. Noi però confidiamo che le cose stianocambiando, che la difesa a oltranza di certiprivilegi abbia i giorni contati, che i mediciarroccati nelle torri d’avorio della sanità ita-liana siano ormai un’eccezione e che tantimedici di base siano d’accordo con noi.Almeno sull’obiettivo: prima gli interessi del-l’assistito, poi tutti gli altri.Si tratta di un’opportunità storica, di un’occa-sione concreta per cambiare lo stato dellecose e per lanciare su vasta scala la speri-mentazione del nuovo modello di sanità ter-ritoriale. Un modello che, naturalmente,necessita della collaborazione e dell’integra-zione tra figure professionali diverse.D’altronde il sistema delle “cure primarie”fonda su tanti pilastri quante sono le profes-sioni sanitarie, ognuna con la sua specificità,col suo sapere, con la sua mission.

In tutto il mondo l’infermiere è al centro diquesto tipo di assistenza; ne è anzi il protago-nista assoluto. Ciò comporta gratificazioni esacrifici, nuove opportunità di crescita eresponsabilità. E una formazione specifica dialto livello. Per gestire al meglio una sanità spiccatamen-te territoriale, l’infermiere deve poter fornirerisposte assistenziali complesse. Deve quindipossedere un bagaglio culturale e professio-nale elevato, una forte attitudine alla cono-scenza e all’aggiornamento. In una frase,deve essere specializzato, un vero esperto disanità territoriale, perfettamente capace direlazionarsi con gli attori tra i quali si frappo-ne come un filtro: il cittadino e l’ospedale.Ebbene, la professione infermieristica è l’uni-ca che può fregiarsi di una preparazione spe-cifica nel campo, quella della figura di“esperto clinico”. Lo prevede peraltro laLegge 43/2006 che proprio in questo tipo dimodello assistenziale trova il suo corona-mento. Anche per quanto riguarda l’impor-tantissima funzione di primo avamposto del-l’educazione sanitaria e della promozionedella salute nelle scuole, sui luoghi di lavoro,nelle comunità.La stessa legge consegna all’infermiere pro-prio questo ruolo primario, valorizzandodoverosamente la formazione specialistica(master di 1° livello) e i percorsi di carriera(dirigenza). Ci pone nella condizione dirivendicare per intero il nostro ruolo nell’as-sistenza territoriale, un ruolo di primissimopiano. Certo è che l’esperienza ci suggerisce di dif-fidare. Non per questo, però, possiamorinunciare a batterci perché le cose cambino.Abbiamo dalla nostra un alleato troppoimportante: il cittadino. Entrambi sappiamoche più “territorio” significa più salute e che,come in un circolo virtuoso, la salute dellagente è la cura migliore per la sanità malata.

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“Le competenze culturalidell’infermiere:

un progetto formativo”

di Edda Oliva Piacentini

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INTRODUZIONE

L’immigrato è uno straniero:“Strano, alieno, persona aventela cittadinanza di uno stato este-

ro” che si è stabilita o vuole stabilirsi inun paese straniero. La realtà svela che questa definizione èdistante dall’esprimere la ricchezza, lacomplessità dell’immigrazione, di queimilioni di donne e uomini che si trasferi-scono per avere una vita migliore.L’immigrato è anche un emigrante e l’e-migrazione è un’esperienza triste e irtad’ostacoli; la separazione, la distanza dalluogo originario, sono, infatti, camminicritici della vita.L’irruzione degli immigrati, in Italia, hadeterminato diversi comportamenti daparte della popolazione residente, dallaxenofobia associata dal suo corredo d’at-teggiamenti quasi razzisti, all’accoglien-za acritica; dal paternalismo assistenzialea reali comportamenti di ricerca di undialogo transculturale. Ci sono molte ragioni che giustificano lanecessità di una rapida trasformazionedell’infermieristica verso una formazionee una pratica infermieristica transcultura-le, con delle modifiche dei programmid’insegnamento e apprendimento.Il mandato imperativo è di formare infer-mieri in grado di: affrontare i bisogni cri-tici attuali e futuri a livello mondiale edassistere le persone di diverse o simili cul-ture. Il tempo per raggiungere questameta è limitato e vanno intrapresi i giustipassi, per prevenire un’assistenza cultu-

ralmente dannosa o sfavorevole o l’insor-gere d’altri problemi.Un ruolo importante e definitivo, perciò,lo svolgeranno, i formatori dovendo, essi,riflettere, decidere, elaborare e coopera-re alla progettazione di piani d’interven-to formativo.L’azione propria della formazione, sarà diadeguarsi a sopperire alle esigenze che sisono andate evidenziando nel tempo,anche in Italia, sul fenomeno immigra-zione. Il prendersi cura, d’altra parte, sirealizza efficacemente se i formatorisono in grado di formare infermieri capa-ci di offrire un’assistenza culturalmentecompetente e congruente. A tal fine, l’o-biettivo del presente lavoro, è di elabora-re un progetto formativo per l’acquisizio-ne di competenze culturali.

IL DISEGNO DEL PROGETTO

Il significato della progettazione Progettare significa impegnarsi nel trova-re la soluzione ad un problema non risol-to. Un progetto pertanto nasce per risol-vere i problemi e raffigura il disegnocomplessivo di una costruzione. Ogni progetto è scandito da quattromomenti:a) La fase conoscitiva (o di analisi dei

bisogni): è considerata il momento piùimportante in quanto determina lascelta dei contenuti, metodi e stru-menti per la valutazione dell’interven-to. Per analizzare i diversi aspetti delproblema, i professionisti lavorano,ogni qualvolta è possibile, in equipe, e

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coinvolgono anche i destinatari nel-l’individuazione degli obiettivi.

b) La fase di programmazione: si defini-scono obiettivi, metodi, strumenti evalutazione.

c) La fase operativa: si mette in opera ilprogetto, restando sempre all’erta perverificare se occorra correggere qual-che passo.

d) La fase della valutazione: si attuanoprocedure di verifica per evidenziarela validità o meno del progetto.

Queste fasi sono da considerarsi comeelementi di una unica struttura perciòintimamente correlati.Il progetto che seguirà è di tipo formativo.

La fase conoscitivaLa fase conoscitiva costituisce un’azionepropedeutica dell’intero processo forma-tivo e si articola in tre momenti procedu-rali:1. Revisione della letteratura: ha consen-

tito di individuare le variabili da consi-derare ed avere una visione complessi-va dell’argomento. Dopo un primoreperimento generale si è delineatouna ricerca bibliografica specifica. Inmerito a quest’ultima si è rilevato chela ricerca infermieristica italiana haaffrontato poco l’argomento, tutte lepubblicazioni fatte in merito proven-gono da altri paesi.

2. Raccolta dati statistici: al 1 Gennaio2005, l’ISTAT segnala che gli stranieripresenti in Italia sono 2402157; rispet-to l’anno precedente gli iscritti in ana-grafe aumentano di 411998 unità (+20,7%) senza peraltro considerarecoloro che sono entrati illegalmente.L’aumento della popolazione stranie-ra residente in Italia è dovuto anche,in misura non trascurabile, al continuoaumento dei nati di cittadinanza stra-niera che si traduce in un saldo natu-rale in attivo (+ 45994 unità).L’apporto della popolazione stranieraalla crescita demografica è certamen-te rilevante, soprattutto se contrappo-sto al bilancio naturale della popola-zione residente di cittadinanza italia-na che risulta negativa nella maggiorparte delle regioni. Indicativi i rapporti dell’ufficio di stati-stica del ministero della salute sulleschede di ricovero ospedaliero (SDO)

degli stranieri in Italia, pubblicati nel2001 e 2003 riferiti al 1998 e 2000 eduno studio del 2005 della Società ita-liana di Medicina delle Migrazioni,riferito al 2003. Questi rapporti nazionali, pur facendoriferimento ad uno specifico eventoassistenziale (il ricovero) e con alcunilimiti nell’utilizzarlo come strumentostatistico, hanno il merito di esseresignificativi per consistenza numericae distribuzione nazionale. La medesi-ma associazione nel rendiconto del2005 rivela che sono stati esaminatiquasi 400000 ricoveri in un anno.Rapporti più recenti, attestano che ilnumero degli immigrati in Italia èmaggiore di tre milioni (rapportoCaritas 2006).

3. Indagine descrittivo-esplorativo: unprogetto formativo orientato all’ac-quisizione di competenze culturali èda attuare in un contesto che bisognaindividuare ed analizzare attraversoun’indagine descrittivo- esplorativa. Èperciò indispensabile indagare anchesulla percezione degli studenti sulleculture “altre” per meglio identificarefinalità e obiettivi da predisporre erealizzare.

DISEGNO DELLA RICERCA:STRUMENTI, MATERIALI E METODI

Il campione: caratteristicheIl campione considerato, convenzionale,è costituito da 100 unità.Criteri di sceltaLe unità intervistate sono studenti iscrittial I° anno del Corso di Laurea inInfermieristica dell’Università degli studidi Roma “La Sapienza”. E’ stata chiesta lacollaborazione a tutti gli studenti senzadistinzione d’età e sesso. Criteri di reclutamentoIl reclutamento è stato eseguito recando-si nelle sedi selezionate, in seguito all’au-torizzazione dei Presidenti, richiedendoagli studenti la partecipazione allo stu-dio, offrendo nel frattempo tutte le delu-cidazioni necessarie e assicurando l’ano-nimato. Strumenti utilizzatiLo strumento utilizzato per lo studio èstato il questionario: “Valutazione dellapercezione delle culture altre”.

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Il questionario si compone di 3 parti,nella prima si raccolgono i dati socio-demografici dei rispondenti, nella secon-da le conoscenze e interessi delle culturealtre, nella terza la capacità di affrontarealcuni momenti con persone d’altre cul-ture. E’ uno strumento costruito dal gruppodi studio, si compone di 30 items arisposta chiusa, a risposta aperta ed ascelta multipla che raccolgono leseguenti informazioni:– dati socio-demografici;– dati sulle conoscenze dei gruppi cultu-

rali della propria città;– dati sulla capacità di interagire con

persone d’altra cultura;– dati sull’eventualità di lavorare con

persone d’altra cultura;– dati su incontri/situazioni con persone

d’altra cultura.In una prima fase di sperimentazionedello strumento, è stato eseguito unostudio-pilota attraverso la somministra-zione di 10 questionari a studenti esclusidallo studio. Sulla base dei risultati otte-nuti si sono effettuate modifiche e corre-zioni al questionario.

MetodoIl questionario, anonimo ed autocompila-to, è stato somministrato agli studenti,previa spiegazione delle finalità partico-lari dell’intervista e generali dello studio,è stato garantito l’anonimato nell’utiliz-zo dei dati.La somministrazione è stata compiutadirettamente dal gruppo di studio, con-cedendo agli studenti 30 minuti di tempoper la compilazione.

Analisi statisticaPreliminarmente è stata condotta un’a-nalisi descrittiva univariata, consistentenel calcolo delle percentuali di risposteper singolo items e, ove opportuno, dimedia e deviazione standard; i dati sonostati inoltre riportati su un diagramma didispersione per una visione d’insiemedella casistica, ma anche per individuareeventuali dati anomali o errati.Come seconda fase, al fine di valutare ladipendenza fra le variabili considerate,è stato calcolato il test Chi quadrato diPearson; nel caso in cui il Chi quadronon fosse utilizzabile per la presenza di

frequenze teoriche troppo basse (<5) èstato utilizzato il test esatto di Fisher(per tabelle 2x2) o il test G di Woolf (pertabelle NxM). Come di consueto è statofissato un livello di significatività pariallo 0,05.I risultati più interessanti, sia significativiche non, sono stati rappresentati grafica-mente tramite diagrammi a barre, isto-grammi e diagrammi circolari.

Analisi dei risultati: caratteristichedel campione ed analisi delle asso-ciazioni Il campione esaminato, comprensivo di100 soggetti, è costituito per il 38% dauomini e per il 62% da donne. (Grafico I)L’età media è di 24,1 anni.

Del campione, il 49% conosce la linguainglese, il 33%, il francese, l’8%, lo spa-gnolo, il 2,5%, il tedesco, il 2,5% altra lin-gua, mentre il 5% dichiara di non cono-scere alcuna lingua. (Grafico II)

Il 13% del campione dichiara di non esse-re attratto dal conoscere abitudini, reli-gioni e rituali d’altre culture a differenzadel restante 87%. Il dato non è da sotto-valutare, soprattutto, se si considera chealcuni autori ritengono che la competen-za culturale significa avvicinarsi all’altrocon un desiderio di comprendere il suopunto di vista e il desiderio di apprende-

GRAFICO I DISTRIBUZIONE PER SESSO

38%

62%

maschi femmine

GRAFICO II LINGUE CONOSCIUTE

48%

33%

8%3% 3% 5%

INGLESE FRANCESE

SPAGNOLO TEDESCO

ALTRA LINGUA NESSUNA

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re come vive una determinata situazione.(Grafico III)

Indagando sugli immigrati presenti nellecittà del campione intervistato, il 91%dichiara di non conoscere la situazionedemografica, mentre l’81% non è aconoscenza delle caratteristiche sociocul-turali dei diversi gruppi etnici presentinella propria città. (Grafico IV e V)

Il 17% del campione ritiene di non esserein grado di accogliere in modo sensibilele persone di varie culture, mentre il 55%ammette di non essere in grado di capireuna persona di cultura diversa, che ricor-re a guaritori popolari e/o altre figurealternative. (Grafico VI e VII)All’item che domanda “ti senti a tuo agiocon persone di diverso background cultu-rale?”, l’84% del campione rispondepositivamente, mentre il 16% rispondenegativamente. (Grafico VIII)

Il 51% del campione afferma di non sen-tirsi a suo agio a trattare con persone chenon conoscono l’italiano. La maggiorparte del campione ammette il disagioriguardante il livello d’incomprensionelinguistico; è quello della difficoltà piùimmediata e chiara quando i protagoni-sti non parlano la medesima lingua. Nonmeno importante è la semantica, delleparole, che può portare ad errori d’inter-pretazione. E’ quindi probabile che lacomunicazione tra soggetti di cultura dif-forme, possa fallire. (Grafico IX)Indagando sui comportamenti e praticheconcernenti convinzioni culturali nocive,il 72% del campione consiglierebbe adun amico di modificare i suoi comporta-

GRAFICO III SEI MAI STATO ATTRATTO DAL CONOSCERE ABITUDINI,

RELIGIONI E RITUALI D'ALTRE CULTURE?

87%

13%

SI NO

GRAFICO VI SECONDO IL TUO PARERE, SEI IN GRADO DI ACCOGLIERE IN

MODO SENSIBILE LE PERSONE DI VARIE CULTURE?

83%

17%

SI NO

GRAFICO VII SECONDO IL TUO PARERE, SEI IN GRADO DI CAPIRE UNA

PERSONA DI CULTURA DIVERSA CHE RICORRE A GUARITORI POPOLARI E/O ALTRI MEDICI ALTERNATIVI?

45%

55%

SI NO

GRAFICO VIII TI SENTI A TUO AGIO CON PERSONE DI DIVERSO

BACKGROUND CULTURALE?

84%

16%

SI NO

GRAFICO IV CONOSCI I DATI DEMOGRAFICI DEI DIVERSI GRUPPI ETNICI

PRESENTI NELLA TUA CITTA'?

9%

91%

SI NO

GRAFICO V CONOSCI LE CARATTERISTICHE SOCIOCULTURALI DEI DIVERSI

GRUPPI ETNICI PRESENTI NELLA TUA CITTA'?

19%

81%

SI NO

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menti, mentre il 28% risponde il contra-rio. Attraverso una domanda aperta, aquesti ultimi è stato chiesto di spiegarneil motivo. I termini maggiormente espres-si sono stati: responsabilità personale esoggettiva (54%), rispetto delle opinionialtrui (25%) e libertà di agire (21%).(Grafico X)

Il 96% degli intervistati condivide che aduna persona d’altra cultura è data l’op-portunità di lavorare nell’amministrazio-ne sanitaria italiana. (Grafico XI)

Il 13% dei rispondenti non gradirebbelavorare con persone di diverso back-ground culturale, mentre il 96% nonlavorerebbe con un collega che fa osser-vazioni sprezzanti su gruppi etnici diver-si. Il disinteresse nel conoscere le diverseculture si contrappone al risultato di que-st’ultimo item, infatti, la quasi totalitàdel campione non lavorerebbe con uncollega che esprime osservazioni sdegno-se nei confronti d’utenti d’altre culture.(Grafico XII e XIII)

In seguito al campione è stato chiesto, sead una persona d’altra cultura bisognadare la possibilità di attuare le proprieabitudini alimentari, il 91% rispondepositivamente. (Grafico XIV)Il 92% del campione ritiene che bisognasostenere le necessità delle persone dipraticare le proprie religioni. (GraficoXV)Secondo il 95% del campione, uno stra-niero deve avere gli stessi diritti sanitaridi un cittadino italiano. (Grafico XVI)Indagando sulla situazione ospedaliera,

GRAFICO IX TI SENTI A TUO AGIO A TRATTARE CON PERSONE CHE NON

CONOSCONO L'ITALIANO?

49%

51%

SI NO

GRAFICO X CONSIGLIERESTI AD UN AMICO DI MODIFICARE

COMPORTAMENTI O PRATICHE CONCERNENTI CONVINZIONI CULTURALI NOCIVE?

72%

28%

SI NO

GRAFICO XI SECONDO IL TUO PARERE,E', GIUSTO, CHE AD UNA PERSONA D'ALTRA CULTURA, SIA DATA L'OPPORTUNITA' DI LAVORARE

NELL'AMMINISTRAZIONE SANITARIA?

96%

4%

SI NO

GRAFICO XII GRADIRESTI LAVORARE CON COLLEGHI DI DIVERSO

BACKGROUND CULTURALE?

87%

13%

SI NO

GRAFICO XIII LAVORERESTI CON UN COLLEGA CHE FA OSSERVAZIONII

SPREZZANTI SU GRUPPI ETNICI DIVERSI?

4%

96%

SI NO

I

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88

l’88% del campione considera importan-te l’alimentazione condotta dall’utente adifferenza del restante 12% che rispondeil contrario. Di questi ultimi, il 67%sostiene che bisogna adattarsi alla cultu-

ra del paese in cui si vive, il 25% affermache l’ospedale non può preoccuparsi ditutte le culture, mentre l’8% dichiara chenell’ospedale, tutti i degenti sono uguali.Nella serie di risposte previste dall’itemfigurava anche la scelta “altro-specifica-re”, ma questa non è stata optata da nes-suno dei partecipanti. (Grafico XVII eTabella I)

Secondo l’84% del campione durante ilricovero è opportuno considerare la reli-gione condotta dalla persona di diversacultura a differenza del 16% che rispon-de il contrario. Di questi ultimi, il 25%afferma che bisogna adattarsi alla cultu-ra del paese in cui si vive, il 25% sostieneche l’ospedale non può preoccuparsi ditutte le culture, mentre il 50% ammetteche negli ospedali tutti i degenti sonouguali. Come riportato, nella serie dirisposte previste dall’item, figuravaanche la scelta “altro (specificare)”, ma

91%

9%

SI NO

GRAFICO XIV SECONDO IL TUO PARERE AD UNA PERSONA D'ALTRA

CULTURA, BISOGNA DARE LA POSSIBILITA' DI ATTUARE LE PROPRIE ABITUDINI ALIMENTARI?

92%

8%0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

SI NO

GRAFICO XV BISOGNA SOSTENERE LE NECESSITA' DELLE PERSONE DI

PRATICARE LE PROPRIE RELIGIONI?

95%

5%

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

SI NO

GRAFICO XVI SECONDO TE, UNO STRANIERO DEVE AVERE GLI STESSI

DIRITTI SANITARI DI UN CITTADINO ITALIANO?

GRAFICO XVII DURANTE IL RICOVERO IN OSPEDALE, E' NECESSARIO

CONSIDERARE L'ALIMENTAZIONE CONDOTTA DALLA PERSONA DI DIVERSA CULTURA?

88%

12%

SI NO

GRAFICO XVIII DURANTE IL RICOVERO IN OSPEDALE, E' OPPORTUNO

CONSIDERARE LA RELIGIONE CONDOTTA DALLA PERSONA DI DIVERSA CULTURA?

84%

16%

SI NO

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99

questa non è stata optata da nessuno deipartecipanti. L’espressione religiosa èuna delle costanti nella vita dell’uomo el’identificazione e la considerazione delleidee religiose e filosofiche s’inserisconoentro la linea del rispetto della persona.La preghiera e la lettura del Corano odella Bibbia aiutano nel dare sollievoall’utente. Tra i fattori socioculturali cheinfluenzano l’alimentazione, quelli reli-giosi sono spesso legati alla scelta delcibo. Fondamentale per l’infermiere èmantenere un ruolo attivo nell’aiutarel’utente nel rispettare un opportunostato nutrizionale all’interno dell’ambien-te culturale.(Grafico XVIII e Tabella II) Il 93% del campione, dichiara di non avermai avuto screzi, litigi ed incomprensioni,per varie ragioni, nei confronti di perso-ne straniere. (Grafico XIX) Il 44% del campione afferma di aver assi-stito ad episodi discriminatori e più preci-samente riguardanti: il colore della pelle,religione e lingua parlata. Solo il 7% delcampione non considera importante chela scuola deve promuovere la cultura efavorire le esperienze, attraverso scambiculturali.(Grafico XX)

Il 48% del campione dichiara di averavuto nella propria classe una persona dicultura diversa a differenza del 52%. Deiprimi, il 96% risponde di non aver avutodifficoltà a differenza del restante, 4%del campione. (Grafico XXI e Tabella III)Infine è stato chiesto di esprimere un giu-dizio, attribuendo un valore da 1 a 10,sull’importanza dell’accoglienza, accetta-zione ed incontro tra le culture, il risulta-

TABELLA 1 - La motivazione di non considerare l’alimentazione condotta dalla persona di diversacultura in ospedale.

TABELLA 2 - La motivazione di non considerare la religione condotta dalla persona di diversa cultura inospedale.

93%

7%

0 20 40 60 80 100

SI

NO

GRAFICO XIX HAI MAI AVUTO EPISODI DI SCREZI, LITIGI ED

INCOMPRENSIONI, PER VARIE RAGIONI, NEI CONFRONTI DI PERSONE STRANIERE?

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1010

to avuto è in media di 8,52.Comparando i dati dell’item che investi-ga sulla capacità di accogliere in modosensibile le persone di varie culture conl’item che indaga se la scuola deve pro-muovere la cultura e favorire le esperien-ze, attraverso scambi culturali emerge unX 2 = 4,56. La scuola dovrà divenire scuo-la totale, quindi promuovere l’opportuni-tà di favorire scambi culturali tra docenti,discenti, utenti di tutti i continenti,cominciando anche da quello d’apparte-nenza. Perciò la scuola è vista come quel-la che deve promuovere cultura, maanche quella che deve favorire esperien-ze attraverso scambi culturali. (Tabella IV) Confrontando i dati dell’item che indaga

sulla capacità di capire una persona dicultura diversa che ricorre a guaritoripopolari e/o altre figure alternative conl’item che analizza il sentirsi a proprioagio con persone di diverso backgroundculturale emerge un X2 = 33,2. Sicura-mente un’adeguata cultura della salutecostituisce un presupposto essenzialeaffinché le persone acquisiscono capaci-tà d’autotutela della propria salute. E’compito del SSN a tutti i livelli, e in tuttigli ambienti, promuovere la crescita ditale cultura mediante un’azione informa-tiva ed educativa che veda tra i suoi pro-tagonisti, l’infermiere. (Tabella V) Raffrontando i dati dell’item che indagasul sentirsi a proprio agio con persone di

TABELLA 4 - Comparazione tra i dati dell’item riguardante la capacità di accogliere in modo sensibile le per-sone di varie culture, con l’item inerente se la scuola deve promuovere la cultura e favorire le esperienzeattraverso scambi culturali.

TABELLA 3 - Difficoltà con uno studente di diversa cultura.

GRAFICO XX SEI D'ACCORDO, CHE LA SCUOLA DEVE PROMUOVERE LA

CULTURA E FAVORIRE LE ESPERIENZE, ATTRAVERSO SCAMBI CULTURALI?

93%

7%

SI NO

GRAFICO XXI DURANTE IL TUO PERCORSO SCOLASTICO,

HAI AVUTO NELLA TUA CLASSE UNA PERSONA DI CULTURA DIVERSA DALLA TUA?

48%

52%

SI NO

X2=4,56, g.d.l.=1, alfa=0,05

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1111

diverso background culturale, con l’itemche analizza il sentirsi a proprio agio conpersone che non conoscono l’italianoemerge un X2 = 27,4. Inoltre confrontan-do i dati dell’item che indaga se consi-gliare ad un amico di modificare compor-tamenti o pratiche concernenti convin-zioni culturali nocive con l’item che ana-lizza se in ospedale è opportuno conside-rare la religione condotta dalla personadi diversa cultura emerge un X2 = 4,07.L’aumento delle persone straniere inItalia porta alla necessità di una nuova

coscienza culturale da parte dell’infer-miere. Presuppone il superamento degliatteggiamenti di chiusura e la presa dicoscienza delle differenze culturali, peressere d’aiuto a chi parla un’altra linguaed esprime bisogni con modalità diverse.In questo mondo multiculturale, è indi-spensabile comprendere il linguaggioverbale e non verbale delle persone. E’fondamentale capire il valore dellecomunicazione non verbale, soprattutto,quando non si conosce la lingua dell’al-tro. (Tabella VI e VII)

TABELLA 5 - Comparazione tra l’item che indaga la capacità di comprendere una persona di diversa culturache ricorre a guaritori particolari e/o altre figure alternative, con l’item che analizza il sentirsi a proprioagio con persone di diverso background culturale.

TABELLA 6 - Comparazione tra i dati dell’item che indaga sul sentirsi a proprio agio con persone di diverso back-ground culturale, con l’item che analizza il sentirsi a proprio agio con persone che non conoscono l’italiano.

TABELLA 7 - Comparazione tra l’item che indaga se consigliare ad un amico di modificare comporta-menti o pratiche concernenti convizioni culturali nocive, con l’item che analizza se in ospedale èopportuno considerare la religione condotta dalla persona di diversa cultura.

X2=4,07, g.d.l.=1, alfa=0,05

X2=27,4, g.d.l.=1, alfa=0,05

X2=33,2, g.d.l.=1, alfa=0,05

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Filosofia del progetto formativoVengono di seguito riportate idee e con-cetti che costituiscono la base del proget-to.1) Il progetto si basa sul principio olisti-

co, da sempre noto e sostenuto dagliinfermieri e trasversale ad ogni cor-rente di pensiero della disciplina infer-mieristica. Secondo questa teoria, sestudiamo una parte, di una personadobbiamo anche valutare come que-sta parte sia in correlazione con tuttele altre parti della persona stessa e ciòrende ancor più complessa l’individua-lità unica di ognuno di noi.

2) La formazione dell’infermiere privile-gia la centralità dell’apprendimentoiniziando dai problemi prioritari disalute della comunità. L’appren-dimento per problemi permette allostudente di partecipare attivamentealla costruzione del sapere, diventandoil principale artefice di se stesso. Contale metodo si “insegna a pensare”.

Gli scopi dell’apprendimento basato suiproblemi sono:

– acquisire una base di competenze econoscenze fondamentali che lo stu-dente potrà più facilmente conservaree alla quale potrà ricorrere, in seguito,per il suo lavoro professionale;

– ottenere la capacità di utilizzare lecompetenze e conoscenze per valuta-re e fronteggiare i problemi di salutedegli individui e della collettività;

- raggiungere la capacità di ampliare osviluppare le sunnominate competen-ze o conoscenze e di procedere inmaniera adeguata alla presenza deifuturi problemi in cui lo studentepotrà imbattersi.

3) La competenza culturale richiede chegli infermieri siano formati sulle cre-denze e sui valori di gruppi etnica-mente diversi all’interno della societàe sulla loro predisposizione a determi-nate condizioni ed a certe malattie.Competenza culturale non vuol affer-mare che si devono conoscere amemoria i valori, usanze e pratiche diquesti gruppi ma porre l’accento chela competenza culturale, richiede chelo studente si deve avvicinare agliutenti con una mente aperta. Si deveavvicinare con un desiderio di com-prendere il loro punto di vista e il desi-

derio di apprendere come vivrannouna certa situazione. Specificata-mente, si dovrà apprendere come iloro sfondi culturali, etnici e razzialiabbiano influenzato i loro modelli divita e l’attuale stato di salute.

IPOTESI DI UN PROGETTO FORMATIVO

IntroduzioneE’ sempre più consistente la presenza inItalia di persone arrivate da diversi paesi eportatrici d’altre culture. Nel settore sani-tario l’introduzione di queste persone,oltre ad un problema d’intendimento lin-guistico, pone una serie di difficoltà sulpiano della relazione interculturale. Sitratta, infatti, di compararsi con altre tra-dizioni culturali, religiose, con diversisistemi di “significazione della realtà”,con diversi avvicinamenti alla corporeità,alla malattia e alla morte, che ineluttabil-mente interferisce nel modo di accostarsiad una struttura sanitaria e nello stessorapporto infermiere/utente. Requisitofondamentale per il personale infermieri-stico è di agire con competenza culturale.

Finalità L’intento finale del progetto è far acqui-sire, allo studente, competenze culturaliper produrre risultati d’assistenza efficaciall’interno del contesto ambientale e cul-turale di riferimento dell’utente. A talescopo occorre:– valutare la persona assistita come

fonte primaria di sapere culturalmen-te determinato;

– interpretare il proprio sfondo cultura-le ed etnico ed essere consapevoledella sua influenza sui propri compor-tamenti, convinzioni ed interazionicon gli altri;

– analizzare le proprie competenzeintellettive, comunicative e gestualinel sostenere lo sviluppo del potenzia-le salute, con decisioni e azioni d’assi-stenza culturale, rivolte alla conserva-zione-mantenimento, adattamento-negoziazione e rimodellamento -ristrutturazione.

Popolazione coinvolta nel progettostudenti docenticonsiglio di corso

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Metodologia 1) Allo scopo di avere una visione olisticadell’individuo, è necessario inserire lareciprocità tra le diverse conoscenze. Intal modo la progettazione dell’interven-to formativo impegna i docenti a comu-nicare e a socializzare.Pertanto è opportuno:F rileggere le discipline in un’ottica

transculturale, in modo da far affiora-re il concetto trasversalmente allediscipline;

F realizzare programmi per mezzo diprogetti in cui si ampliano le temati-che di “transculturalità”, creando col-legamenti tra contenuti ed ambitidisciplinari;

F sviluppare un confronto produttivo ela mediazione di punti di vista diversi,per giungere ad una visione, condivisa.

Rinnovare i settori disciplinari e revisio-nare le metodologie didattiche, introdu-ce immensi mutamenti nel modo di pro-grammare la stessa attività d’insegna-mento/apprendimento. Insegnare attra-verso il riferimento “all’altro”, è requisi-to valido di comparazione tra le singoleculture. In tale prospettiva strumenti,materiali e supporti sono da selezionare,evitando modelli eurocentrici e monocul-turali. 2) Per le particolarità dei discenti che fre-quentano i Corsi di Laurea in Infer-mieristica, per l’esigenza di formare pro-fessionisti curiosi, motivati a conoscere, eper la specificità del contenuto che trattail progetto, il modello proposto è quelloandragogico.F A tal fine la competenza dei formato-

ri deve superare i vecchi modi di fareformazione. In questo contesto il for-matore, deve essere un facilitatore, unconsulente, un agente di cambiamen-to che si preoccupa preliminarmentedi individuare le strategie per coinvol-gere gli studenti nell’avvio del proces-so formativo.

3) I metodi saranno scelti in base al tipodi competenza da raggiungere.I metodi più indicativi da adottare sono:

- studio di un caso- PBL- problem solving- role playing- autocaso- metodologia della ricerca sociale

- etnometodi- brainstorming- autobiografico- brief e debriefing

Strumenti: Laboratorio informaticocomputer e collegamento Internetvideoregistratore e DVDcinepresamacchina fotograficadiapositivetelevisioneFotocopiatriciMateriale didattico cartaceo e di scritturaVolumi, riviste scientifiche, documentiscrittiLavagna luminosa e fissaProiettore

ModalitàIl progetto si articolerà nelle seguentimodalità:incontro con studenti/docenti.incontro docenti/docenti

TematicheI temi sono rappresentati dal confrontointerpersonale ed esperienziali tra perso-ne di diversa appartenenza culturale ed iproblemi prioritari di salute della popola-zione, forniti dagli osservatori. In questomodo il progetto diventa adattabile almutare della richiesta d’aiuto.

Tempi d’attuazioneIl progetto s’inserisce nel triennio delCorso di Laurea in Infermieristica, inquanto i concetti, i principi possono esse-re inseriti nei contenuti dei corsi già esi-stenti.

Verifica e valutazione La verifica e la valutazione rappresenta-no il momento del riscontro della qualitàrispetto alle finalità ed agli obiettivi pro-grammati. Un progetto ben articolatorichiede di verifiche a breve, a medio, alungo termine. Tali verifiche devono esse-re funzionali all’aggiustamento del pro-getto in itinere, nel caso si rivelino man-canze, incertezze, difficoltà ed incon-gruenze per le quali bisogna agire coninterventi rettificativi mirati.In questo contesto la valutazione puòriguardare i tre campi dell’apprendimen-

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to: intellettuale, gestuale e della comuni-cazione interpersonale, pertanto la sceltadei metodi di valutazione dipende daltipo di competenza o abilità che si vuolevalutare.

CONCLUSIONI

In un mondo cambiato in modo significa-tivo ci si rende conto che ciò che s’inse-gna e il modo in cui si assistono le perso-ne, per essere efficace e utile agli altri,richiede preparazione e competenza nelcampo infermieristico. La multiculturalitàporta gli infermieri alla comprensionedelle nuove tendenze e della nuova real-tà. Questa realtà, sarà in ogni modo, dif-ficile da curare completamente perché ilnumero d’infermieri capaci di operareoggi, in qualità di professionisti validi,ricercatori e insegnanti d’infermieristicatransculturale, non è sufficiente. Sono necessari vari cambiamenti in tuttele aree d’infermieristica, dagli ospedali aiservizi territoriali, alla formazione.Questo cambiamento generale rappre-senta una grande ed importante sfida.Per affrontare tali sfide, occorre diveni-re organizzazioni culturalmente compe-tenti. Ciò significa avere la capacità diagire efficacemente come professionistae come organizzatore all’interno di uncontesto di credenze, comportamenti ebisogni presentati dagli utenti immigra-ti e dalle loro comunità. Va tuttavia pre-cisato che lo sviluppo di questa compe-tenza non vuol dire tanto mettere inprimo piano la cultura dell’immigrato,quanto l’esperienza di migrazione cometale e l’interazione fra culture nel conte-sto di migrazione. Pertanto è la personache deve essere al centro, con la sua sto-ria individuale e la sua sfera di vita per-sonale.Si possono così riassumere i principaliobiettivi per il futuro:– Predisporre una quantità maggiore

di personale infermieristico nella for-mazione al fine di conoscere, valuta-re e facilitare l’infermieristica trans-culturale;

– Istituire corsi, convegni, programmi diinfermieristica transculturale;

– Ottenere fondi per attivare la ricercainfermieristica transculturale e model-li di assistenza sanitaria transculturale;

– Sviluppare un numero intenso di pro-getti e di ricerche, cooperando a livel-lo mondiale, al fine di poter migliora-re l’assistenza;

Limiti e consigli Lo studio presentato non ha la pretesa diessere esaustivo, in quanto il progettonon prevede l’esperienza sul campo dellostudente, ma solo in ambiente protetto.Infatti, anche la sede di tirocinio devediventare l’ambiente dove lo studentepuò acquisire competenze culturali. Iltirocinio, deve essere considerato comeuna vera formazione, che si realizzaattraverso la concretezza dell’incontrodiretto con l’utente e la famiglia portatri-ce di una diversa cultura. Chi guida lo stu-dente durante le esperienze di tirocinio,deve permettere lo sviluppo della suaformazione per raggiungere una presa incarico dell’immigrato, sempre più perso-nale, competente, responsabile.L’esperienza sul campo dovrebbe inclu-

dere anche contatti con altri studentiinfermieri, portatori d’altre culture, perconoscere e analizzare i loro valori, con-vinzioni e modelli degli stili di vita cultu-rali e di assistenza.Infine per perfezionare il lavoro, la valu-tazione della percezione delle culturealtre, attuata con lo studio logico-razio-nale, dovrebbe comprendere anchemetodi qualitativi, in quanto consentonodi capire i complessi comportamentiumani più adeguatamente e in profondi-tà di quanto non lo consentano le indagi-ni quantitative.

AUTORE

Dott.ssa Edda Oliva PiacentiniCoordinatore corso di laureain infermieristicadi Gaeta - Formia

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Il termine “burnout” compare per laprima volta negli anni trenta nelgergo sportivo e indica in particolare

il fenomeno per il quale un’atleta, dopoalcuni anni di successi, si esaurisce, “sibrucia” e non può più dare nulla agoni-sticamente. A partire dagli anni settantaentra nella terminologia dell’ambitolavorativo riguardante le professionid’aiuto. Oggi il suo campo di indagine siestende a carico di tutte le professioni aelevata implicazione relazionarla. Già nelPiano Sanitario Nazionale 2003-2005, intema di “Salute e sicurezza nell’ambien-te di lavoro”, inserisce il burnout tra le“patologie da rischi emergenti” legate afattori psicosociali di stress.Occorre distinguere il burnout dallostress: il burnout può manifestarsi in con-comitanza dello stress e lo stress può es-serne una concausa, ma non necessaria-mente quando c’è una situazione distress c’è anche burnout. Lo stress rap-presenta un cambiamento di tendenzadella linea del nostro vivere quotidiano,può essere causato da eventi clamorosi oda piccoli e significativi mutamenti dirotta.Hans Selye sostiene che lo stress non vasempre e necessariamente inteso comeun evento negativo. Anzi, la rottura diun preesistente stato di equilibrio, e laconseguente reazione fisiologica inne-scata, sono l’indispensabile premessa perconsentire l’azione dei processi adattiviall’ambiente.Occorre allora distinguere tra uno stress

“buono” (eustress), funzionale all’incre-mento della capacità di adattamento delsingolo a fronte di mutamenti del suoambiente, e uno stress “cattivo” (dis-tress), che provoca l’annientamento del-l’individuo che soccombe al mutamento.Quando si parla di Burnout, invece, siparla di una sindrome, cioè di una costel-lazione di sintomi e segni correlata a unacondizione di distress.

Gli elementi principali che caratterizzanoquesta sindrome sono: • affaticamento fisico ed emotivo;• l’attegiamento distaccato e apatico nei

rapporti interpersonali, che per quantoconcerne gli infermieri si ha nei rap-porti con i pazienti, con i colleghi e contutte le persone che entrano in con-tatto con loro;

• il sentimento di frustazione dovuto allamancata realizzazione delle proprieaspettative professionali.

La definizione che è stata data delBurnout nel Progetto di Legge 4562 del2.maggio 2000 è : “Sindrome di esauri-mento emozionale, di spersonalizza-zione e di riduzione delle capacità pro-fessionali che può presentarsi in soggettiche per mestiere si occupano degli altri esi esprime in una costellazione di sintomiquali somatizzazioni, apatia, eccessivastanchezza, risentimento, incidenti”.

Uno tra i primi e più importanti stru-menti per rilevare la presenza di burnout

Il Burnout come malattia professionale

di Paolo Tarantino

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è il Maslach Burnout Inventory: un testoche individua tre ambiti di burnout:• l’esaurimento emotivo, o svuotamento

delle risorse emotive e personali. Pre-valgono la stanchezza, la fatica e isintomi psicosomatici. Può presentarsiin concomitanza a sindromi ansiose odepressive, ma non necessariamente.

• la depersonalizzazione, il soggetto sisente inadeguato al suo compito eassume atteggiamenti e sentimenti ne-gativi, cinici, di distacco nei confrontidegli altri.

• la bassa realizzazione professionale, ilsoggetto si valuta in medo negativo sullavoro, ha bassa autostima, viene menoil desiderio di successo, è frustato per lamancata realizzazione delle sue aspet-tative, perchè sente che la propria sod-disfazione dipende da agenti esterni,dalle istituzioni, dalle riforme,ecc.

Individuarne le cause è piuttosto difficile,poichè si tratta di un fenomeno multidi-mensionale, influenzato da più fattori,sia di tipo oggettivo sia soggettivo.I fattori soggettivi sono particolarmenteimportanti, infatti persone diverse checondividono uno stesso ambiente lavo-rativo non tutte sviluppano la sindrome.Molto dipende dalla loro personalità,dalle stategie di cooping, dalle espe-rienze precedenti, dalla resistenza allostress e alle frustazioni. In generale tra lecause principali possiamo nominare un’eccessiva idealiz-zazione della professione, mansioni fru-stanti o inadeguate alle aspettative, or-ganizzazione del lavoro disfunzionale opatologica.Questa sindrome colpisce principalmentele helping professions, cioè quelle pro-fessioni dedite all’aiuto degli altri, quindiinfermieri, medici, psicologi assistenti so-ciali, polizziotti, insegnanti. Sono tutteprofessioni che portano dentro di sè unforte desiderio di affermazione per-sonale sia in campo professionale che re-lazionale, e una delle loro principalimete è quella di poter essere utili ed’aiuto agli altri.

Con il decreto del 27 aprile 2004 (Pianosanitario Nazionale 2003-2005) il Mini-stero del Lavoro ha aggiornato l’elencodelle patologie per cui è obbligatoria la

denuncia all’INAIL da parte del medico,inserendo tra i “nuovi agenti patogeni”le disfunzioni dell’organizzazione dellavoro e le malattie ad esse connesse (GU134 del 10 giugno 2004).

Una proposta consiste nel prevedere al-l’interno delle strutture screening per lemalattie fisiche, si dovrà quindi comin-ciare a pensare in modo serio a screeningvalutativi del disaggio aziendale (valuta-zione clima organizzativo) o individuale(presenza di disturbi psichiatrici indipen-denti dal lavoro e loro contestualizza-zione, ovvero direttamente correlati aproblematiche aziendali), e pianifica-zione percorsi di supervisione individua-lizzati e di gruppo. Si rende dunque ne-cessario un approccio multidimensionaleche deve coinvolgere le istituzioni, leparti sociali, la direzione, le associazionidi categorie degli utenti, e deve operaresu più livelli, politico,sociale,sanitario edeconomico.

Con specifico riferimento al burnoutdegli infermieri possiamo suddividere lemolteplici strategie di cura e preven-zione in:• individuali, le quali propongono cam-

biamenti messi in atto dal soggettosingolo in relazione a se stesso e al-l’ambito lavorativo. Queste tecnichepossono essere “dirette”, e quindi eli-minano la fonte di stress, o “indirette”(tecniche palliative), che cercano sola-mente di mitigare gli effetti. Possonoessere molto utili tecniche mentalicome il guardare le cose da diverse pro-spettive, il cercare il lato umoristicodelle cose o il praticare tecniche fisichedi rilassamento o sport, fare viaggi,avere hobby.

• organizzative, tese a evidenziare gli in-terventi sull’organizzazione sanitaria oanche sull’organizzazione del lavoro.

• isituzionale: analizzano le responsa-bilità, il peso e il supporto provenientidall’istituzione o in certi casi dalla so-cietà.

Alcuni studi effettuati evidenziano comea volte si verifica un’anomala situazionedi “mobbing atipico”, intendendo conesso un processo di allontanamento chegli infermieri in burnout subiscono da

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parte della struttura dove lavorano e del-l’utenza, direttamente proporzionalealla gravità della patologia manifesta.L’infermiere che è in burnout o che sisente ad alto rischio, deve potersi av-valere di esperti e specialisti del settore(psicologo,medico). Gli interventi devonoavere lo scopo sia di risolvere situazionidifficili sia di prevenire quelle future.La formazione deve essere permanente:questo significa che non basta assistere aun paio di incontri con un formatore opsicologo, occorre un’èquipe che lavoriinsieme sotto la costante supervisione diuno psicologo. Un’èquipe non è ungruppo di rivali nè di nemici e lo psi-cologo non è il capo: il gruppo lavora in-sieme per uno scopo comune, per essereluogo di confronto, di critiche co-struttive, di scambio, dove portare leproprie esperienze e i propri vissuti per-sonali.Con questo lavoro possono essere af-frontate difficoltà personali e organiz-zative. E’ fondamentale coinvolgeretutta la struttura in un programma dilotta al burnout, utilizzando tutte le ri-sorse: contesto lavorativo, utenti, infer-mieri, psicologi, dirigenti.E’ possibile sconfiggere il burnout e bloc-carlo prima del suo manifestarsi utiliz-zando alcuni semplici accorgimenti ostrategie operative, e prestando atten-

zione ai primi sintomi dello stress. Sicura-mente gli interventi “migliori” sonoquelli che agiscono sull’ambienteesterno, in quanto intervenire su stressorquali rumori, disordini alimentari, eccessiè più semplice che intervenire sul rap-porto tra individuo e l’ambiente o l’indi-viduo stesso.

AUTORE

Dr. Paolo TarantinoLaurea in Scienze dell’Educazione Laurea magistrale in Scienze Infermieristiche ed OstetricheResponsabile Infermieristico dell’Area Dipartimentale DSM-DIP Del Servizio InfermieristicoASL RM/A

TarantinoP. “ Infermieri e Mobbing” –Infermiere Oggi – n. 4 Ottobre -dicem-bre 2005Pellai A. "Educazione sanitaria, Milano",Franco Angeli, 1998Bailey K.D. "Metodi della ricerca sociale",Bologna, Il Mulino, 2000Pellegrino F. "La Sindrome del burnout",Torino, Centro Scientifico Editore, 2000

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“Il ruolo dell’infermiere nella gestionedel Servizio Sanitario Aziendale di unaCentrale Nucleare in disattivazione“

di Menchella Massimo

2020

PREMESSA

L’infermiere esercita la sua pro-fessione in molteplici ambitilavorativi, abbiamo: l’infer-

miere nelle forze armate, l’infermierenegli istituti penitenziari, l’infermierenei campi di calcio ecc.La presenza della figura infermieristica indiversi ambienti lavorativi e con compitiimportanti è la prova che essere infer-miere significa rappresentare: «un“ingranaggio” fondamentale nell’orga-nizzazione del lavoro in vari ambiti lavo-rativi».

SSCCOOPPOO

Questa relazione ha lo scopo di dare unquadro informativo sulla gestione e lefunzioni di un Servizio SanitarioAziendale in un ambiente lavorativo conrischio d’esposizione a radiazioni ioniz-zanti; indicando le competenze e leconoscenze richieste al personale infer-mieristico che lo gestisce.

LLAA GGEESSTTIIOONNEE DDEELL SSEERRVVIIZZIIOO SSAANNIITTAARRIIOOAAZZIIEENNDDAALLEE ((SS..SS..AA))..

La gestione infermieristica del S.S.A inuna centrale nucleare in “decommissio-ning” implica la conoscenza accurata daparte del personale infermieristico dinormative giuridiche inerenti allaRadioprotezione e conoscenze di base difisica sanitaria.

LLAA RRAADDIIOOPPRROOTTEEZZIIOONNEE

Promuovere, mantenere e sorvegliare lasalute globale della persona sana chelavora con rischio da radiazioni ionizzan-ti è l’obiettivo primario della Radiopro-tezione medica. La radioprotezionemedica è una branca della medicina dellavoro. La medicina del lavoro come sta-bilito dall’OMS e dall’OrganizzazioneInternazionale del Lavoro ha come scopoquello di: «promuovere mantenere il piùalto grado di benessere fisico mentale esociale dei lavoratori in tutte le occupa-zioni; adoperarsi per prevenire ognidanno causato alla salute da condizionilegate al lavoro e proteggere i lavoratoricontro i rischi derivanti dalla presenza diagenti nocivi; destinare i lavoratori inoccupazioni consone alle loro attitudinifisiologiche e psicologiche, in sostanzaadattare il lavoro all’uomo e sistemareogni persona al posto giusto».

IILL QQUUAADDRROO LLEEGGIISSLLAATTIIVVOO

Il Dlgs 230/95 è la norma che regola giu-ridicamente la radioprotezione. L’infer-miere che gestisce un S.S.A in unaCentrale Nucleare deve conoscere inmodo peculiare tale normativa perchépossa collaborare con il medicoCompetente ed il medico Autorizzato el’Esperto qualificato.

L’Esperto QualificatoLa figura dell’esperto qualificato è total-

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mente distinta da quella del medico com-petente e del medico autorizzato.L’esperto qualificato è un laureato in fisi-ca o in ingegneria che ha il compito dieffettuare la sorveglianza fisica dellaradioprotezione e deve essere in posses-so della qualifica prevista dal decretolegislativo 230/95 (valutazione dei rischiradiogeni, sorveglianza ambientale).

IILL MMEEDDIICCOO CCOOMMPPEETTEENNTTEE

Il medico competente ed il medico auto-rizzato, invece esercitano rispettivamen-te la sorveglianza sanitaria (medico com-petente) nei confronti di lavoratori espo-sti a rischi da lavoro (con le procedurepreviste dal decretolegislativo 626/94 edincluse le radiazioniionizzanti, se i lavorato-ri sono classificati incategoria B ai sensi deldecreto legislativo230/95) e la sorveglian-za medica (medicoautorizzato) della radio-protezione (vale a dire,il controllo sanitario suilavoratori classificati incategoria A).La distinzione tra medi-co competente ed auto-rizzato è che, mentrenon esiste un elenconazionale dei medicicompetenti, i mediciautorizzati sono iscrittiin un elenco nominativonazionale (o Albo, tenu-to presso le DirezioniProvinciali del Lavoro)differente da quello incui sono iscritti gliesperti qualificati per laradioprotezione.

Il decreto legislativo230/95 classifica i lavora-tori in due categorie:Categoria A (lavoratoriesposti a dosi assorbiteannue che vanno da6mSv a 20 mSv).• Categoria B (lavora-

tori esposti a dosi

assorbite annue che vanno da 1 mSv a6 mSv).

• Il medico Autorizzato stabilisce unprotocollo di sorveglianza sanitariariferito alla classificazione del perso-nale.

LLAA SSOORRVVEEGGLLIIAANNZZAA SSAANNIITTAARRIIAA::IILL RRUUOOLLOO DDEELLLL’’IINNFFEERRMMIIEERREE..

La figura infermieristica ha un ruolo fon-damentale che è quello di gestire leinformazioni tra le figure sopra elencateed i singoli dipendenti. L’infermiere chegestisce il S.S.A organizza in collabora-zione con le figure mediche, l’attuazionedel protocollo sanitario (Programma di

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sorveglianza sanitaria) che prevedeesami strumentali ed ematici periodiciconformemente alle indicazioni dellamedicina del lavoro. L’attuazione delprotocollo sanitario è fondamentale persottoporre a visita medica periodica ognisingolo dipendente per formulare il giu-dizio d’idoneità alla mansione specifica.E’compito dell’infermiere organizzareprevio accordo con l’ASL le prenotazioniper gli esami ai quali i singoli dipendentidevono sottoporsi. Avere delle conoscenze di base d’infor-

matica è fondamentale per la figurainfermieristica, perché essendo elevato ilnumero delle informazioni da gestire ènecessario utilizzare un Personal compu-ter che permetta mediante un softwareadeguato di catalogare i dati di ogni sin-golo dipendente. L’infermiere deveanche collaborare nell’analisi dei rischiindividuali connessi alla destinazionelavorativa e alle mansioni ai fini dellaprogrammazione d’indagini specialisti-che e di laboratorio atte a valutare lostato di salute del lavoratore.

CCOONNOOSSCCEENNZZEE DDII FFIISSIICCAA SSAANNIITTAARRIIAA

Le conoscenze di base di fisica sanitariasono necessarie in un ambiente di lavorodove esistono esposizioni a radiazioniionizzanti. In una centrale nucleare condisattivazione degl’impianti esistonoattività che possono comportare occasio-nalmente, nonostante i controlli di sicu-rezza e di fisica sanitaria, un rilascio acci-dentale di materiali radioattivi.L’infermiere responsabile del S.S.A deveconoscere dettagliatamente le modalitàdi comportamento in caso di contamina-zione accidentale e attuare le manovre diprimo soccorso predisposte dal Capo cen-trale in protocolli articolati che tengonoconto della modalità di esposizione, delgrado di esposizione, e del tipo materia-le radioattivo.Le conoscenze richieste all’infermieresono basi di fisica sanitaria che dovreb-bero far parte del bagaglio culturale diogni infermiere: « conoscere le unità dimisura delle radiazioni, le diverse radia-zioni ( alfa, beta, gamma) e cosa s’inten-de per dose impegnata e dose assorbi-ta»; non solo in un ambiente lavorativocome in una centrale nucleare ma anche

per poter comprendere i risultati delmonitoraggio dosimetrico che si eseguein numerosi ambienti lavorativi ospeda-lieri.

IIRRRRAADDIIAAZZIIOONNEE EESSTTEERRNNAA EECCOONNTTAAMMIINNAAZZIIOONNEE IINNTTEERRNNAA

La contaminazione da radionuclidi puòessere interna oppure superficiale:esterna. Le vie più comuni d’ingressoall’interno dell’organismo in caso diincidenti sul lavoro sono la via inalato-ria e l’assorbimento tramite ferita;avvenuto l’incidente e stimata la doseassorbita di radionuclide mediantemetodiche specifiche attuate dal teamdi fisica sanitaria, diretto dall’espertoqualificato, si attua un protocollo per larimozione del radionuclide introdotto,in un ambiente idoneo.

IINNTTEERRVVEENNTTOO DDII PPRRIIMMOO SSOOCCCCOORRSSOO IINNCCAASSOO DDII CCOONNTTAAMMIINNAAZZIIOONNEE IINNTTEERRNNAAAACCCCIIDDEENNTTAALLEE

L’infermiere, essendo il responsabile sani-tario presente sul posto quotidianamen-te sarà anche il primo soccorritore in casod’incidente dopo aver consultatol’Esperto qualificato e lo staff di fisicasanitaria ed il medico Autorizzato telefo-nicamente.La consulenza dello staff sanitario è fon-damentale per comprendere se vi sono lecondizioni di sicurezza, per rimuovere lavittima dall’ambiente contaminato.Una volta rimossa la vittima dell’inciden-te bisogna immediatamente attuare lemanovre di primo soccorso se necessariee rimuovere tutto ciò che può esseremotivo di contaminazione esterna cuta-neo mucosa .Se la vittima non ha ferite si cerca di sta-bilire l’entità della contaminazione inter-na per prendere in considerazione trami-te parere del medico autorizzato il trat-tamento necessario.L’infermiere soccorritore deve conoscere idispositivi di protezione individuale. Inuna situazione in cui vi è una seria conta-minazione ed importanti lesioni che ren-dono indispensabili manovre di soccorsosulla vittima, il soccorritore deve proteg-gersi al meglio da una possibile contami-nazione.

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Il rischio per il soccorritore può essereminimizzato grazie all’utilizzo di sempliciindumenti protettivi quali camice guantichirurgici ed eventualmente una masche-ra respiratoria.La contaminazione esterna del soccorri-tore da parte della vittima contaminata odell’ambiente può essere rimossa al ter-mine dell’intervento di soccorso attraver-so semplici procedure di decontaminazio-ne (rimozione del vestiario e accurati eripetuti lavaggi con acqua e sapone).Leprocedure di lavaggio possono essereripetute più volte, ma devono essereinterrotte allorquando vi sia un qualsiasidanno cutaneo.I liquidi utilizzati per le procedure didecontaminazione devono essere raccoltied eliminati in scarichi contenuti.

IILL PPRROONNTTOO SSOOCCCCOORRSSOO AAZZIIEENNDDAALLEE

In riferimento al quadro normativo l’in-fermiere deve essere a conoscenza anchedel decreto ministeriale 388 del 2003. Ildecreto ministeriale 388 ha comportatola modifica dell’art.15 del D.Lgs 626/94inerente il pronto soccorso aziendaledefinendolo appropriatamente secondo icanoni della medicina d’urgenza «Primosoccorso aziendale» perché per primosoccorso s’intende: «l’insieme degl’attiche il personale non medico può attuare>» mentre definisce manovre di prontosoccorso l’intervento operato da perso-nale medico che utilizza tutte le tecnichemedico–chirurgiche disponibili, compre-so l’utilizzo di farmaci.Il decreto ministeriale 388 inoltre rap-presenta anche lo strumento operativoper la realizzazione del pronto soccorsoaziendale. Esso prevede la distinzionedelle aziende in tre categorie e in basea tale classificazione stabilisce il numerodelle cassette di pronto soccorso e deipacchetti di medicazioni che devonoessere presenti in azienda, e dettaglia-tamente stabilisce i contenuti minimidegli stessi. Il personale infermieristicodel S.S.A è responsabile dell’integrazio-ne delle cassette e dei pacchetti dipronto soccorso nonché del controllodelle scadenze dei farmaci in loro con-tenuti.

IILL RRUUOOLLOO DDEELL PPRRIIMMOO SSOOCCCCOORRSSOOAAZZIIEENNDDAALLEE NNEELLLLAA CCAATTEENNAA DDEEII SSOOCCCCOORRSSII

Lo scopo del servizio di primo soccorso èquello di cercare di gestire al meglio iminuti che intercorrono tra l’infortunio el’arrivo dei soccorsi qualificati soprattut-to nei casi di vera «urgenza» medicacome può avvenire in un ambiente dilavoro cosi particolare.Inoltre l’infermiere in collaborazione conil medico competente organizza comeprevisto dal D.M. 15/ 2003 n°338 all’arti-colo n°3 un corso di primo soccorso per laformazione per gli addetti al primo soc-corso.

CONCLUSIONI

Il ruolo dell’infermiere in un’organizza-zione lavorativa complessa come puòessere quella che prevede la disattivazio-ne di una Centrale Nucleare non è sem-plice. La gestione dell’infermeria azien-dale prevede oltre alle conoscenze suelencate anche un’efficiente capacità dicomunicazione necessaria per poter fareeducazione sanitaria tra i dipendenti per-ché come detta l’articolo 4 del nostrocodice deontologico «l’infermiere pro-muove, attraverso l’educazione, stili divita sani e la diffusione di una culturadella salute» e inoltre l’infermiere in taleambito lavorativo non deve mai dimenti-care di rispettare le norme inerenti la pri-vacy di ciascun dipendente.

AUTOREMenchella Massimo

1 - Manuale sul primo trattamento medi-co per incidente con radiazioni Enea 2 - Linee guida AIRM (associazione ita-liana radioprotezione medica)3 - Codice deontologico

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“Il metodo SPIVAK” applicazione allapersona affetta da demenza senile

di Paola Ferri* , Antonio Giannone**

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INTRODUZIONE

L’approccio più usato negli ambitiche si occupano di diagnosi, curae riabilitazione psicogeriatrica,

sembrerebbe quello della gentil-curaispirato a Moira Jones, ciononostanteabbiamo deciso di prendere in esame ilpercorso riabilitativo secondo Spivak inquanto le aree funzionali prese in esame,ovvero : cura della casa, igiene della per-sona ecc … sono le stesse che vengonousate nella valutazione del pazientedemente tramite l’utilizzo delle schede divalutazione BINA, IADL, ADL ecc …Queste schede di valutazione vengonofatte ad ogni paziente affetto da demen-za e sono le stesse che vengono usatedall’Unità di Valutazione Geriatrica per lavalutazione complessiva del paziente.Dopo aver fatto un breve riassunto dellateoria di Mark Spivak tratteremo breve-mente l’argomento della demenza seni-le, per poi redigere un piano terapeuticoe concludere con un piano di assistenza.

BREVI CENNI SUL METODO SPIVAK

Il metodo Spivak è nato nel 1987 e pren-de il nome dal suo fondatore, compren-dendo sia il modello comportamentaleche quello interattivo:– il modello comportamentale è basato

sull’acquisizione di competenze esullo sviluppo di abilità;

– il modello interattivo presuppone cheuna svolta improvvisa nel modo diinteragire possa di per sé cancellare ildanno accumulato negli anni.

Il paziente psico-geriatrico si caratterizzaper il fatto che mette in atto una serie dicomportamenti non socialmente accetta-ti quindi riceve il rifiuto da parte deglialtri e questo comporta una frustrazioneperché la persona si rende conto dellainadeguatezza del suo comportamento. Icontinui fallimenti portano il paziente adentrare in una spirale fallimentare laquale porta alla cronicità, con conse-guente: segregazione ed autoisolamen-to, compromissione della capacità diassumere ruoli sociali, deterioramentodell’autogiudizio, declino della comuni-cazione con compromissione dell’elo-quio, avversione verso gli altri ecc…

LA SPIRALE FALLIMENTARE SECONDOSPIVAK

Questo paradigma descrive il processodinamico che porta alla stabilizzazionecronica della persona malata. Esso com-prende tre gruppi di variabili:1) Stimoli all’azione; 2) Azioni; 3) Conseguenze delle azioni.

Tempo 1 A 1: forte stimolo all’azione, secondo le

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norme sociali correnti, da parte delpaziente e delle altre persone nell’am-biente.B 1: agisce nell’ambiente fisico e sociale.C 1: risposta, fallisce.D 1: conseguenza, attivazione di elemen-ti di ordine inferiore del percorso delladesocializzazione.

Tempo 2A 2: minore stimolo all’azione secondo lenorme sociali correnti.B 2: agisce in un ambiente fisico e socialepiù ristretto.C 2: risposta, fallisce.D 2: conseguenza, attivazione di elemen-ti di ordine superiore del percorso delladesocializzazione.

Tempo 3A 3: ancora minore stimolo all’azionesecondo le norme sociali correnti.B 3: agisce in un ambiente fisico e socialeancora più ristretto.C 3: risposta, fallisce.D 3: conseguenza, attivazione di elemen-ti di ordine ancora superiore del percorsodella desocializzazione

Tempo 4A 4: poco o nessuno stimolo all’azionesecondo le norme sociali correnti.B 4: agisce in un ambiente fisico e socialeimpoverito le cui norme sono dirette almantenimento del sistema.C 4: risposta, successo.D 4: conseguenza, soddisfatte con succes-so le aspettative degli elementi di ordinepiù elevato del percorso della desocializ-zazione.

Per evitare il percorso del processo di sta-bilizzazione , risulta efficace l’interventosu tre livelli:

1) relazione persona-operatore;2) attività per l’acquisizione delle compe-tenze mancanti;3) struttura del contesto fisico e ambien-tale in cui articolare e sviluppare i livelli.

Il principio ispiratore del metodo Spivakè quello di cercare di arrestare la cascatadi eventi che porta alla cronicità ed even-tualmente di farla regredire. Risultaquindi fondamentale il rapporto perso-

na-operatore, dove il professionistainfermiere deve cercare di instaurare unrapporto profondo con il paziente cer-cando di capirne le emozioni, i suoi biso-gni e soprattutto supportando i suoi con-tinui fallimenti. Il terapeuta quindidovrà:

1) stabilire il contatto;2) accettare il paziente e fornirgli suppor-to;3) offrirgli una struttura terapeutica chene desti l’interesse e che rispondendo aibisogni personali, possa neutralizzare l’a-patia e l’evitamento.

L’approccio alle persone affette da pato-logie croniche è spesso ostacolato dallaloro propensione a reagire in modo disor-ganizzato e questo può essere dovuto alfatto che percepiscono ogni nuovo con-tatto esterno come una minaccia, maanche al loro deficit di risorse organizza-te per le attività strumentali quotidiane.L’accettazione dell’infermiere deve esse-re selettiva nel senso che tutti i compor-tamenti che intralciano la terapia vannomodificati. Il paziente cercherà in ognimodo di porre in essere dei comporta-menti atti a scoraggiare l’operatore. Ilcoinvolgimento del paziente deve esserelento e graduale. Il primo momento hacome scopo quello di rompere l’isola-mento del paziente; il secondo momentol’inserimento dell’utente all’interno diuna attività gruppale; il terzo momentonel rafforzare la relazione terapeutica eper tentare di far sviluppare altre relazio-ni alla pari ed infine il quarto momentorappresenta il passaggio delle competen-ze dall’interno (centro) all’esterno (socie-tà). Dopo aver acquisito e consolidato lecompetenze sociali, è necessario far evol-vere l’interesse per il “far da sé” versol’accettazione del “far per necessità” che,dunque, rappresenta il tratto saliente diquesta quarta fase evolutiva dell’attività.

LE AREE RIABILITATIVE

La principale funzione del professionistainfermiere è quella di sostenere la perso-na nell’apprendimento di quelle abilitàtecniche che gli consentono una vitadignitosa ed indipendente: per esempiol’igiene personale o la cura della casa.

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Questo perché la maggior parte dellevolte queste persone hanno perso la capa-cità di portare a termine anche compitimolto semplici. Gli operatori non devonosolo far acquisire competenze, ma devonoanche dare delle motivazioni che spinga-no l’utente a mettere in pratica le abilitàapprese e a non perderle dopo pocotempo. Per la formulazione degli obiettiviinfermieristici, l’accertamento andrà rea-lizzato nell’ambiente nel quale la personavive, affinché ogni comportamento vengadefinito socialmente competente o meno,in relazione al contesto sociale. Inoltrequesto non è un processo definito unavolta per tutte, ma che è necessario ripe-tere ogni volta che lo spazio vitale delpaziente cambia. Il raggiungimento delle abilità tecniche èsuddiviso in cinque aree riabilitative chesono:

1) cura della persona; 2) lavoro;3) casa;4) famiglia, amici;5) tempo libero.

DISORGANIZZAZIONE DELCOMPORTAMENTO

La disorganizzazione del comportamen-to, spesso avviene come la rottura delregolare svolgimento di una sequenza diazioni e la sua sostituzione con un com-portamento frammentario, casuale ecaotico.Fattori di disorganizzazione del compor-tamento:1) presenza nell’ambiente circostante dielementi disturbanti l’attività in corso;2) interruzione dell’interazione persona-infermiere da parte di terzi;3) eccitamento emotivo che rende diffi-cile prestare attenzione a qualsiasi cosa;4) complessità situazionale che si verificaquando nella stessa stanza c’è il televiso-re acceso e contemporaneamente diversepersone parlano; 5) cambiamento ambientale;6) preoccupazione (questo si verificaquando il paziente rivolge tutta l’atten-zione verso l’interno e “vive nel suomondo”);7) difficoltà ad assumere ruoli (riesce adassumere solo il ruolo di malato).

DIMENSIONE GUIDA

Per ridurre la disorganizzazione del com-portamento ci guidano quattro dimen-sioni:1) interazione;2) adeguamento degli obiettivi;3) esecuzione di compiti strumentali;4) espressione delle emozioni.

STRUTTURA DEL PROGRAMMADI RIABILITAZIONE

Il piano di trattamento dovrebbe esserestrutturato in questo modo:1) diagnosi dei comportamenti social-mente competenti;2) elenco dei comportamenti socialmentenon competenti;3) quali comportamenti socialmentecompetenti sono da acquisire;4) in quale unità di attività si devono svi-luppare gli obiettivi;5) quale parte dell’unità di attività biso-gna attivare;6) quali sono gli interventi clinici social-mente competenti da utilizzare.

PROGETTO TERAPEUTICO

Il progetto terapeutico, secondo il meto-do Spivak, mira alla risocializzazione delpaziente e ad aumentare la sua articola-zione sociale, basandosi su quattro con-cetti fondamentali:1) analisi del funzionamento richiestosuddiviso nelle varie componenti; 2) ambiente strutturato per l’apprendi-mento;3) assistenza attiva;4) transizione ai contesti esterni;

1) Analisi del funzionamento richiestosuddiviso nelle varie componenti.Questa analisi viene fatta partendo dallecinque aree riabilitative, per ogni areaviene fatta una lista delle competenzeche il paziente non ha ancora raggiunto.Dopo questa prima analisi vengono stesicinque piani di trattamento.

2) Ambiente strutturato per l’apprendi-mento

L’ambiente deve essere il più semplicepossibile e contenere poco arredamento,deve dare una sensazione di calore e non

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di freddezza. La scelta dell’arredamentodeve essere tale da non distogliere l’at-tenzione dell’utente, la quale, deve sem-pre rimanere incentrata sul programmaterapeutico.

3) Assistenza attiva Questa fase è composta da quattrodimensioni socializzanti che sono:a) SUPPORTO: accettazione del paziente

così com’è, non gli saranno posterichieste, non ci saranno aspettative;

b) PERMISSIVITA’: si permette all’utente,dei tentativi di autodifesa;

c) NON CONFERMA DELLE ASPETTATIVEDEVIANTI: non verranno confermatele aspettative di fallimento e di puni-zione ma bensi’ quelle di risocializza-zione;

d) RICOMPENSA: la ricompensa che puòessere anche un semplice grazie saràla spinta per dare la motivazione perripetere il comportamento adegua-to.

4) Transizione ai contesti esterniIn questa fase l’operatore deve fare inmodo che i premi artificiali siano sosti-tuiti da soddisfazioni reali in modo cheil ciclo terapeutico sia concluso.

LA DEMENZA SENILE

Con il termine “demenza” ci si riferiscead una serie di sintomi riscontrabili inalcune malattie, dove vi sia deteriora-mento o perdita di cellule cerebrali. Laperdita di cellule cerebrali è un proces-so naturale dell’invecchiamento, manelle malattie che conducono allademenza si verifica ad un ritmo cosìveloce da impedire al cervello di funzio-nare normalmente. I sintomi dellademenza sono normalmente determi-nati da un lento e graduale deteriora-mento delle capacità funzionali dell’in-dividuo, senza possibilità di migliora-mento. Il danno cerebrale colpisce lefunzioni mentali (memoria, attenzione,concentrazione, linguaggio, pensiero) equesto si ripercuote sul comportamen-to. In una modesta percentuale dei casila demenza è trattabile e potenzial-mente reversibile, mentre nella mag-gior parte è una malattia che conducealla morte. Oltre ai sintomi cognitivi

sono presenti anche quelli non cogniti-vi, che riguardano la sfera della perso-nalità, dell’affettività, dell’ideazione,della percezione, delle funzioni vegeta-tive, del comportamento. All’inizio i sin-tomi possono essere così lievi da passa-re inosservati, ma con il progrediredella malattia essi diventano semprepiù evidenti, arrivando ad interferirecon le attività quotidiane e con le rela-zioni sociali. Le difficoltà pratiche nelcompiere le azioni più comuni, comevestirsi, lavarsi, diventano a poco a pocotalmente gravi da determinare, con iltempo, la completa dipendenza daglialtri. Non esiste alcuna prova certa cheun particolare gruppo di persone siadestinato a sviluppare la malattia.Infatti, l’età è il maggiore fattore dirischio accertato sinora, seguito dallesostanze tossiche e dallo stile di vita.Sembra che le persone con un più altolivello di istruzione siano meno a rischiodi ammalarsi.

L’ACCERTAMENTO INFERMIERISTICO

Il paziente demente nella maggiorparte dei casi è un caso complesso, inquanto presenta spesso più patologie equindi anche più bisogni da soddisfare.La valutazione deve essere multidimen-sionale e prendere in considerazionetutti gli aspetti della persona, vista infunzione di ciò che è stata, ciò che è, ciòche diventerà. La valutazione vienefatta utilizzando delle scale che si rile-vano ottimi strumenti di lavoro. Questescale, valutano tutti i bisogni fonda-mentali dell’individuo ovvero la deam-bulazione, l’alimentazione ecc …manon solo, in quanto valutano anche ibisogni secondari come la comunicazio-ne, le attività occupazionali. Le scale divalutazione mettono in evidenza i biso-gni del paziente e permettono di impo-stare un piano assistenziale personaliz-zato. Queste devono essere ripetuteogni volta che si verifica un peggiora-mento o un miglioramento e questo peradattare la pianificazione assistenziale.Queste scale misurano le capacità dellapersona nella cura della casa, cura di sestessa, hobby e tempo libero che sonogli stessi parametri presi in considera-zione da Mark Spivak.

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Schede di accertamento tt

Norton/Exton-SmithMNA

B.I.N.A.IADLADL

Nursing GeriatricoTinetti Test

PIANIFICAZIONE DELL’ASSISTENZAINFERMIERISTICA

- MemoriaLa perdita di memoria è il sintomo piùcaratteristico della demenza, la più col-pita è la memoria a breve termine.Questo compromette la capacità diimparare e può essere irritante, inoltrespesso rende difficile instaurare un dis-corso.

Come affrontare la perdita dimemoria

Mantenere un atteggiamento positivo erassicurante e non considerare i suoicomportamenti come rivolti contro dinoi; evitare di sottolineare gli errori; uti-lizzare biglietti o promemoria; Come evitare problemi dovuti alla perdi-ta di memoriaCostruire un ambiente adatto, evitareinutili cambiamenti, creare una routine;

- ComunicazioneSpesso i malati manifestano difficoltànella comunicazione ed hanno problemia capire la lingua parlata e scritta, posso-no insorgere sentimenti di rabbia quan-do non vengono capiti e questo può por-tare all’isolamento. Il malato di demenzausa un linguaggio meno complesso: frasicorte e un vocabolario limitato.

Come facilitare la comunicazioneverbaleSedersi di fianco a lui e cercare di inco-

raggiarlo a parlare; evitare di sottolinea-re i suoi errori; adattare il proprio stile dilinguaggio; usare frasi affermative;comunicargli un messaggio per volta;

Come usare la comunicazione nonverbaleFare in modo di non comunicare messag-gi tra loro contrastanti; interpretare il

“linguaggio del corpo”; dare sicurezza esostegno mediante il contatto fisico emantenere il contatto visivo; usare imma-gini e fotografie per facilitare la com-prensione del messaggio;

- DisorientamentoLa perdita dell’orientamento spazio-tem-porale, è dovuta ad alterazione cerebrali.Tale perdita genera ansia e frustrazione.

Come affrontare il disorientamentoCreare una routine; adattare l’ambienteai bisogni del malato e mantenerlocostante;

- Attività fisiche e ricreativeAvere qualcosa da fare per il pazientedemente è fondamentale perché aiuta astrutturare la giornata, favorisce la socia-lizzazione, inoltre l’inattività può portaread un deterioramento delle condizionifisiche oltre che alla noia. Incoraggiare ilmalato ad avere interessi e a restare atti-vo può aiutarlo a condurre una vita il piùpossibile normale.

Come trovare attività piacevoli per ilmalatoCoinvolgere il malato in attività; enfatiz-zare il divertimento e non il risultato; tro-vargli nuovi interessi e fargli fare motoall’aria aperta;

Come evitare che si senta scoraggiato,frustrato o annoiatoLimitare la durata dell’attività e inter-rompere la stessa ai primi segni di stan-chezza; individuare un compito che ilpaziente sia in grado di assolvere;

- SicurezzaMolti malati non soffrono soltanto di dis-turbi della memoria ma hanno ancheproblemi fisici e questo espone loro adun elevato pericolo di incidenti: prenderela scossa elettrica, avvelenarsi, assumerefarmaci. Tuttavia per eliminare completa-mente il pericolo di incidenti bisognereb-be sorvegliare la persona continuamente.E’ necessario quindi, trovare il giustoequilibrio tra indipendenza e sicurezza.

Come creare un ambiente protetto edare un senso di sicurezza Mettere sotto chiave qualunque cosa

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possa rappresentare un pericolo; disporreadeguatamente l’arredamento per facili-tare gli spostamenti del malato e dotaredi serrature tutti gli infissi interni edesterni; assicurarsi che stanze e corridoisiano ben illuminati.

- Cambiamenti di umore e di comporta-mentoIl malato di demenza si comporta spessoin modo aggressivo sia verbalmente siafisicamente, questo comportamento puòmetterci in grave difficoltà emotiva epratica. Ricordiamo che l’aggressività èdovuta alla malattia quindi non rispar-mia nessuno anche le persone con uncarattere molto mite. La causa più comu-ne dell’aggressività è la paura, si trattaquindi di una naturale risposta dell’orga-nismo contro una falsa percezione dipericolo. Non sempre si riesce a preveni-re l’aggressività bisogna però cercare diridurre al minimo le conseguenze per sée per gli altri. Talvolta il malato di demenza può anda-re in collera, scaraventare oggetti in giroe urlare. Per il malato, la collera può esse-re l’unico modo per esprimere qualcosa,oppure può insorgere per aver dovutochiedere l’aiuto degli altri.

Come affrontare un comportamentoaggressivoMantenere un atteggiamento calmo erassicurante evitando gli atteggiamenti disfida e cercando di distrarre il paziente.

- Ansia e pauraPer alcuni malati l’ansia può essere dovu-ta alla confusione tra il passato ed il pre-sente, oppure alle preoccupazioni rispet-to al futuro. Purtroppo non sempre èpossibile determinare la causa dell’ansiao della paura e questo ci farà sentiresempre più impotenti. Tuttavia non èsempre necessario capire la causa dellasofferenza per prestare aiuto.

Come affrontare l’ansia e la pauraRassicurare con il contatto fisico, cercare

di ridurre i possibili motivi di paura e sel’ansia è grave rivolgersi al medico.

- ApatiaAlcuni malati stanno seduti o rimangonosenza far nulla per molto tempo, può

succedere che smettano di comunicarecon gli altri e che si chiudano in se stessiforse come conseguenza della loro inca-pacità di comunicare.

Come affrontare l’apatiaNon costringere il malato a fare qualcosache non vuole; incoraggiare le attivitàche riesce a svolgere; congratularsi conlui quando riesce a fare qualcosa; lasciareche si fermi quando è stanco; cercare distimolare il suo interesse;

- DepressioneIl malato deve affrontare molte perdite

a causa della sua dipendenza dagli altri,quindi è naturale che si senta giù dimorale. Da questo generico senso dimalinconia può svilupparsi una depres-sione.

- Allucinazioni e deliriUn’allucinazione è qualcosa che la perso-na crede di udire, vedere o sentire mache non esiste nella realtà, generalmentesono spiacevoli. I malati di demenza sof-frono spesso di alterate identificazionideliranti. Le allucinazioni più frequentiriguardano parenti o persone addetteall’assistenza che vengono ritenuti impo-stori. Inoltre, a causa del danno cerebra-le, alcuni malati possono confondere ointerpretare erroneamente ciò che vedo-no, sentono o gustano. Allucinazioni edeliri possono provocare paure intense escatenare reazioni violentissime.

Come affrontare le allucinazioni e ideliriCercare di spiegare e rassicurare, senzamettere in discussione la convinzionedelirante; evitare la contenzione fisica;cercare di scoprirne le cause e modificar-ne l’ambiente.

- Insonnia e girovagare notturnoQuesti malati spesso non riescono a dor-mire e si comportano se fosse giorno dis-turbando con le loro attività anche ifamiliari. Bisogna trovare il modo digarantire a chi assiste ed al resto dellafamiglia un riposo sufficiente, cercandoal tempo stesso di far dormire il paziente.Tuttavia poiché questo non è semprepossibile, occorre ridurre i rischi poten-ziali e aumentare il comfort del malato

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durante le numerose ore che passerà sve-glio.

Come affrontare l’insonnia e il girovaga-re notturnoCercare di rendere il girovagare notturnoprivo di pericoli; Limitare i sonnellini delmalato durante il giorno; cercare di sco-prire se l’insonnia ha qualche causa speci-fica.

- Igiene personaleNella maggior parte dei casi questipazienti hanno perso l’autonomia nelprendersi cura di sé, spesso non sono ingrado di manovrare il pettine o di recarsiin bagno per lavarsi, inoltre è possibileche non avvertano l’importanza di lavar-si regolarmente o di badare al proprioaspetto.

Come affrontare i problemi dell’igie-ne personaleFare in modo che il bagno diventi unacosa piacevole; limitare la scelta degliindumenti; usare cerniere lampo; scarpetipo mocassino senza lacci e gonne opantaloni con elastico in vita.

- AlimentazioneSpesso l’alimentazione è compromessa,infatti, a causa della confusione chedomina il cervello del malato, può suc-cedere che questo mangi troppo spessoo troppo poco. Inoltre sovente soprag-giungono problemi di malassorbimen-to, che associati alla mancanza dello sti-molo della sete portano a disidratazio-ne e malnutrizione. Queste personeinoltre sono soggette ad un aumentodel metabolismo dovuto all’agitazionepsicomotoria che spesso domina la lorogiornata, di conseguenza necessitano diuna dieta ipercalorica e spesso ancheiperproteica a causa delle difficoltà diassorbimento.

Come affrontare le difficoltà nell’ali-mentazioneOrganizzare i pasti in base alle particola-ri esigenze della persona malata; assicu-rare un’adeguata idratazione durante ilgiorno; controllare sempre la perfettatenuta dei denti o della protesi; fareassumere al paziente una postura chefaciliti la deglutizione.

- IncontinenzaIl malato di demenza ad un certo puntopuò soffrire di incontinenza urinaria equesto è motivo di angoscia e può provo-care umiliazione e vergogna. E’ impor-tante rendersi conto che l’incontinenzanon è mai dovuta esclusivamente a causefisiche, ma può essere causata da altriproblemi, quali la perdita di memoria, ildisorientamento, le difficoltà di comuni-cazione o una malattia concomitante.

Come affrontare l’incontinenzaAssicurare il mantenimento di una accu-rata igiene utilizzando eventualmenteanche dei presidi atti a contenere la fuo-ruscita dei liquidi organici; fare in modoche il bagno sia riconoscibile, accessibile,utilizzabile; non somministrare liquidi intarda serata; trovare indumenti facili dasbottonare e togliere.

- StipsiPuò accadere che questi malati soffranodi stipsi, questo può procurargli sofferen-za fisica, perdita dell’appetito, persinoincontinenza fecale. Non sempre il mala-to si rende conto di ciò che gli accade, neè in grado di spiegarlo, si rende necessa-rio prestare molta attenzione ai segnali efare prevenzione.

Come affrontare la stipsiOsservare se va in bagno regolarmente;evitare di somministrare troppi lassativi;cambiare la dieta del malato aumentan-do il consumo di fibre e verdure.

- DeambulazioneL’invecchiamento dell’organismo spessoprovoca problemi nella deambulazionecon conseguente aumento del rischio dicadute, nei casi più gravi questi deficitpossono aumentare fino all’immobilitàtotale e all’allettamento. Il nostro compi-to è quello di evitare le complicanze,mobilizzare il malato per evitare l’insor-gere di lesioni da compressione, renderel’ambiente idoneo per diminuire il rischiodi cadute.

Come affrontare i deficit nella deam-bulazioneMonitorare sempre l’equilibrio e l’anda-tura mediante il Tinetti Test; favorire il

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movimento ed il tono muscolare; elimi-nare pedane e tappeti; consigliare alpaziente calzature antiscivolo e con lacci;non deambulare dopo l’assunzione difarmaci sedativi; utilizzare presidi come ilbastone o il tripode; cercare di rimuoverele barriere architettoniche.

PIANO TERAPEUTICO MODELLO SPIVAK

- Cura della personaComportamenti non socialmente com-petenti:Non è in grado di provvedere alla cura di sé,né vuole farlo; manifesta aggressività duran-te le manovre di igiene nei confronti deglioperatori; nessuna pretesa di autostima;

Obiettivi: Mantenere un adeguato livello di igiene estimolare la partecipazione del paziente.Comportamenti socialmente competentida acquisire: Collaborare durante l’igiene per quantopossibile; evitare atteggiamenti aggressi-vi ma essere ben disposti nei confrontidegli operatori; assumere una correttaautostima e immagine corporea.

Interventi:Far capire l’importanza dell’igiene perso-nale incitandolo ad eseguire la stessa inmodo autonomo; fare i complimentiquando lo troviamo ordinato e ben vesti-to; fare scegliere l’abbigliamento chedesidera giorno per giorno; favorire lasocializzazione.

- CasaComportamenti non socialmente com-petenti: Non è in grado di provvedere ad unaadeguata igiene e cura della casa; man-canza di attaccamento e riconoscimentodelle mura domestiche; totale incapacitàdi badare all’igiene della propria bian-cheria e completo disinteresse nell’auto-nomia del cucinare.

Obiettivi: Mantenere un adeguata igiene dell’abi-tazione e della propria biancheria; rico-noscere le attività in cui necessità di esse-re aiutato, formulare una corretta richie-sta di aiuto per quanto riguarda i tempie i modi.

Comportamenti socialmente competentida acquisire:Svegliarsi la mattina in modo autonomo,provvedere al riordino del proprio letto edella camera; preparare la colazione inmodo adeguato e riordinare il materialeusato; pianificare un piano di pulizie set-timanali in modo da non dimenticarenulla.

Interventi:Stimolare il paziente, al risveglio, a rior-dinare la camera, il letto e a preparare lacolazione senza sostituirsi a lui; segmen-tare ogni attività in tante parti ed ese-guirle molto lentamente; capire i puntideboli del paziente nell’esecuzione del-l’attività e cercare di lavorare su quelli.

- Famiglia, amiciComportamenti non socialmente com-petenti:Difficoltà nel riconoscimento dei familia-ri ed aggressività nei confronti degli stes-si; rischio di manifestazioni di violenzaetero ed autoaggressiva; difficoltà diinterazione sociale legata al comporta-mento impulsivo; perdita dell’affettivitàe del senso di appartenenza familiare.

Obiettivi:Favorire il reinserimento del paziente nelnucleo familiare e assicurarsi la collabo-razione da parte della famiglia.

Comportamenti socialmente compe-tenti da acquisire:Imparare ad ascoltare con tranquillità edaccettare le visite di cortesia anche quan-do è di cattivo umore; accettare la rete disostegno di cui il paziente ha bisogno.

Interventi:Intervenire nelle fasi iniziali dell’agita-zione ed accertarne il livello; favorire laripresa dei rapporti con i familiari e gliamici gradualmente; elaborare dei pro-grammi comportamentali ove siano sta-biliti dei limiti; esortare il paziente aparlare con gli altri delle situazioni cheprovocano rabbia e agitazione; proteg-gere il paziente da interazioni socialidannose; insegnare alla famiglia a rin-forzare positivamente i suoi successi;esortare la partecipazione alla terapiafamiliare.

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- Tempo liberoComportamenti non socialmente compe-tenti:Permanenza a letto per molte ore al gior-no; nessuna attività indipendente in assen-za di stimoli; nessuna programmazionegiornaliera¸ nessun tentativo di avere rap-porti interpersonali con altri pazienti.

Obiettivi:Favorire la socializzazione per evitare lasolitudine e impegnare il paziente perevitare che si abbandoni alla disperazio-ne e alla solitudine.

Comportamenti socialmente competentida acquisire:Riuscire a rimanere attento per un beveperiodo di tempo che consenta di svolge-re qualche attività; esprimere un proprioparere su ciò che vorrebbe fare; eseguireuna breve programmazione giornaliera erispettarne gli orari; imparare ad esserepropositivo per quanto possibile.

Interventi:Elaborare con il paziente programmicomportamentali ed esortarlo a parteci-pare alle decisioni da prendere; assecon-dare prontamente le esigenze del pazien-te; programmare attività giornaliereadatte allo stato mentale del paziente.

CONCLUSIONI

L’unico strumento che ci permette di avvi-cinare in modo abbastanza sicuro la per-sona affetta da demenza è non avere pre-giudizi, non badare all’ordine che le coseo le azioni dovrebbero avere. Tutto ciòche per noi può sembrare strano o disor-dinato può essere visto dal paziente come

normale. Il demente vive una realtàmolto diversa da quella reale; accettareche girovaghi per il corridoio convinto diessere in procinto di zappare l’orto cimette in relazione con lui molto di piùche cercare di mettere in opera terapieparticolari ed eccessivamente strutturate.Secondo il nostro punto di vista non èpossibile valutare se gli interventi social-mente competenti sono stati acquisiti,perché il paziente affetto da demenzanecessita di essere trattato perennemen-te fino alla sua morte, trattandosi di unapatologia progressiva che attualmente,può solo essere rallentata. Gli interventisono mirati a migliorare la qualità di vitadel paziente ed i rapporti interpersonaliche diventano molto difficili da gestire,soprattutto nelle fasi avanzate dellamalattia. Il punto di forza di questomodello terapeutico è che permette alpersonale di provare ad ottenere dalpaziente un comportamento adeguato,inoltre rappresenta qualcosa di scritto chespinge a mettere in atto degli interventiche normalmente in un reparto di geria-tria non sarebbero presi in considerazio-ne. Il punto di debolezza è rappresentatodai deficit della cognitività in quantodiventa impegnativo lavorare quando lerisorse cerebrali residue sono veramentepoche, infatti questo modello è statoideato per pazienti psichiatrici che hannomaggiori potenzialità.

PAOLA FERRI (*)Coordinatrice e docente del C.d.L. in Infermieri-stica (Modena)Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

ANTONIO GIANNONE(**)Docente Master in Infermieristica PsichiatricaUniversità degli Studi di Modena e Reggio Emilia

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Il Senato licenzia in Commissione Igienee Sanità un Ddl che esclude infermieri

e altri professionisti sanitari dall’attivitàintramuraria nelle strutture pubbliche.

Passa solo quella per i medici

Intramoenia, indietro tutta!

3333

Alla fine è andata come temevamo.Così, almeno per ora, gli infermiericome pure altre professioni sanitarie

restano esclusi dalla legge di riordino delle atti-vità intramoenia nelle strutture sanitarie pubbli-che. Il Senato, che da maggio a luglio scorsi haesaminato il Disegno di legge n° 1598 inCommissione Igiene e Sanità, prima in sedeconsultiva quindi in sede deliberante, ha infattideciso di autorizzare lo svolgimento dell’attivi-tà intramuraria per i soli medici. In questa ver-sione, il Ddl è dunque passato all’esame dellaCamera per la sua approvazione definitiva.Il cammino del Ddl in questione è stato lungoe travagliato. Si è tentato a più riprese di correg-gere il tiro ampliando il ricorso alle prestazioniintramoenia per altre professioni sanitarie, masenza successo. In particolare, due emenda-menti al testo della legge discussi inCommissione prevedevano il riconoscimentoanche agli infermieri e ad altri professionistisanitari il diritto di poter optare per il regimeintramurario. Il primo (Em. 4.38) è stato respin-to; il secondo (Em. 5.0.3) è stato trasformato inun “semplice” Ordine del giorno che impegnail Governo a fare in futuro ciò che gli infermie-ri attendono invece oggi da questa legge.Per negare l’accesso delle professioni sanita-rie non mediche all’attività intramoenia sisono addotte principalmente ragioni di cassa.Non ci sono soldi insomma (guarda casomancano solo per gli infermieri,per le altrecategorie si trovano sempre!). E la priorità di

spesa va altrove, magari a rinsaldare i privile-gi professionali di sempre. Confidiamo perciòche il testo attuale del Disegno di legge siaprontamente corretto nell’unica direzionepossibile: l’interesse del cittadino a un’assi-stenza completa che vuol dire pari dignità eopportunità per le professioni sanitarie.Pubblichiamo qui un resoconto sintetico deilavori parlamentari che hanno segnato finorail cammino del Ddl n° 1598. Potrà risultareutile a comprendere la vera posta professiona-le in gioco.

Il Disegno di legge n° 1598 è un atto di inizia-tiva governativa. Viene presentato il 24 maggio2007 dal Ministro della Salute Turco di concer-to con il Ministro per gli Affari regionali e leAutonomie locali Lanzillotta,, il Ministrodell’Economia e Finanze Padoa-Schioppa, ilMinistro dell’Università e Ricerca Mussi. Si compone di 5 articoli. E’ assegnato alla 12ªCommissione permanente (Igiene e Sanità) delSenato in sede referente il 1 giugno 2007.Relatore in Commissione è il Sen. Bodini(nominato il 20 giugno 2007). Sono previsti ipareri delle Commissioni: Affari costituzionali,Giustizia, Bilancio, Pubblica istruzione, Lavoripubblici, Industria, Questioni regionali. E’ nuo-vamente assegnato alla stessa Commissione insede deliberante il 17 luglio 2007 con i pareridelle medesime Commissioni.Il provvedimento approda in CommissioneIgiene e Sanità del Senato con il titolo

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“Disposizioni in materia di sicurezza dellestrutture sanitarie e gestione del rischio clini-co, nonché di attività libero-professionaleintramuraria e di esclusività del rapporto dilavoro dei dirigenti del ruolo sanitario delServizio sanitario nazionale”. E’ approvato insede deliberante il 19 luglio 2007 (modificatorispetto al testo del proponente) con il nuovotitolo “Disposizioni in materia di attività libe-ro-professionale intramuraria e altre norme inmateria sanitaria”. La Commissione dedica al suo esame 18sedute (dal 20 giugno al 19 luglio), di cui 13in sede referente dove si sviluppa la discussio-ne. L’11 luglio 2007, in sede di presentazionedegli emendamenti, il sen. Tomassini propo-ne, fra le altre, due modifiche al testo: l’emen-damento 4.38 riguardante la regolamentazio-ne dell’attività libero-professionale delle pro-fessioni non mediche; l’emendamento 5.0.3ispirato alle stesse finalità ma recante unadisciplina più articolata che riconosce espres-samente alle professioni non mediche l’acces-so alla libera professione intramuraria perampliare l’offerta di servizi all’utenza.Il primo emendamento (4.38) è sottoscrittoanche dai senatori Cursi, Massidda, Bianconi,Carrara, Colli, Ghigo, Lorusso, Gramazio eTotaro. Propone di sostituire il comma 4 delDdl con il seguente: «4. Le regioni e le provin-ce autonome di Trento e di Bolzano dovrannodefinire entro diciotto mesi dall’entrata invigore della presente legge le modalità pergarantire l’effettuazione da parte delle profes-sioni non mediche del Servizio sanitarionazionale, delle prestazioni libero-professio-nali che per la loro particolare tipologia emodalità di erogazione esigono una specificaregolamentazione.». Nella seduta del 12 luglio, il relatore Bodiniesprime parere contrario sull’emendamentononostante il parere non ostativo espressodella Commissione Bilancio. Il 13 luglio laCommissione torna a riunirsi e produceun’accesa discussione. Si fronteggiano in par-ticolare l’idea di dover evitare ulteriori discri-minazioni fra le professioni sanitarie e il timo-re che il proposto ampliamento dell’attivitàintramoenia possa creare difficoltà organizza-tive alle Direzioni generali competenti. Al ter-mine, l’emendamento viene respinto a mag-gioranza.Il destino dell’emendamento 4.0.3. è solo inparte diverso. Viene infatti trasformato in unOrdine del giorno. Come il precedente, l’e-mendamento è sottoscritto dai senatori

Tomassini, Cursi, Massidda, Bianconi,Carrara, Colli, Ghigo, Lorusso, Gramazio eTotaro. Propone di aggiungere al testo del Ddll’articolo 4-bis (a sua volta articolato in 4commi) che istituisce «l’attività libero profes-sionale intramuraria in via autonoma per tuttele professioni sanitarie dipendenti non medi-che del Servizio sanitario nazionale e ricono-sciute con specifiche leggi dallo Stato.» e neregolamenta accesso, requisiti e modalità. Masull’emendamento la Commissione Bilancioesprime parere contrario. Così, nella seduta del 19 luglio 207, laCommissione, riunita in sede deliberante,respinge l’emendamento 4.0.3. a maggioran-za e lo trasforma nell’Ordine del giornoG/1598/4/12 a firma dei senatori Binetti eBaio. Riconoscendo in premessa alle profes-sioni sanitarie non mediche (segnatamente aquella infermieristica) l’elevato livello di com-petenze che le la normativa vigente attribui-sce loro, l’Ordine del giorno G/1598/4/12…«impegna il Governo, in analogia a quantoaccade per la professione medica: 1) a riconoscere anche alle professioni sani-tarie, di cui alle leggi n. 42 del 1999 e n. 251del 2000, la possibilità di svolgere attivitàlibero-professionale intramuraria, soprattuttoper coloro che sono in servizio di assistenzadiretta e hanno titoli e competenze adeguatea corrispondere in modo sempre più efficacealle esigenze dei cittadini e al crescente biso-gno di prestazioni assistenziali per pazienticronici o con patologie che richiedono livellidi assistenza specifica o livelli altrettanto spe-cifici di impegno nel settore diagnostico eriabilitativo; 2) a promuovere, entro sei mesi dall’entrata invigore della legge in esame, l’attivazione diun tavolo di lavoro che coinvolga i presidentidegli Ordini delle Federazioni e dei Collegie/o le Associazioni più rappresentative delleprofessioni, i presidenti regionali, i rappresen-tanti del Ministero della Salute, e i sindacati dicategoria, per regolamentare l’accesso allalibera-professione intramuraria, per i profes-sionisti sanitari non medici, dipendenti distrutture sanitarie pubbliche.».Ancora promesse quindi, impegni, ordini delgiorno ma di fronte alla possibilità di azioniconcrete per valorizzare la professione infer-mieristica, il parlamento dice ancora unavolta no! Quanto durerà ancora la nostra pazienza?

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La 12ª Commissione permanente

del Senato Igiene e Sanità

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PRESIDENTE

SEN. IGNAZIO MARINO (ULIVO)

VICEPRESIDENTI

SEN. CESARE CURSI (AN)

SEN. GIANPAOLO SILVESTRI (IU-VERDI-

COM)

SEGRETARIO

SEN. SANDRA MONACELLI (UDC)

MEMBRI

SEN. EMANUELA BAIO (ULIVO)

SEN. FIORENZA BASSOLI (ULIVO)

SEN. LAURA BIANCONI (FI)

SEN. PAOLA BINETTI (ULIVO)

SEN. PAOLO BODINI (ULIVO)

SEN. DANIELE BOSONE (AUT)

SEN. GIUSEPPE CAFORIO (MISTO-IDV)

SEN. VALERIO CARRARA (FI)

SEN. OMBRETTA COLLI (FI)

SEN. ERMINIA EMPRIN GILARDINI (RC-SE)

SEN. ENZO GIORGIO GHIGO (FI)

SEN. DOMENICO GRAMAZIO (AN)

SEN. NUCCIO IOVENE (SDSE)

SEN. ANTONIO LORUSSO (FI)

SEN. PIERGIORGIO MASSIDDA (DCA-PRI-

MPA) SEN. MASSIMO POLLEDRI (LNP)

SEN. SABINA ROSSA (ULIVO)

SEN. ANNA MARIA SERAFINI (ULIVO)

SEN. ANTONIO TOMASSINI (FI)

SEN. ACHILLE TOTARO (AN)

SEN. TIZIANA VALPIANA (RC-SE)

Concorsi Pubblici, Avvisi Pubblici e Mobilità

Dal mese di Luglio il Collegio IPASVI di Roma, ha attivato un servizio diinformazioni relativo ai concorsi pubblici per Infermieri, Assistenti Sanitaried Infermieri Pediatrici, gli avvisi di mobilità interaziendale come previstodalla normativa vigente.Le notizie riguardano anche l’ambito dei concorsi universitari perRicercatore, Professore Associato ed Ordinario L’esigenza di istituire tale servizio è nata dalle numerose richieste, perve-nute dagli iscritti ad essere informati sulle opportunità di lavoro in ambi-to pubblico.Ulteriore scopo è quello di guidare i colleghi ad orientarsi, al fine di poterscegliere le migliori opportunità occupazionali nel proprio territorio, spes-so poco conosciute e pubblicizzate.

Il servizio è curato dal nostro collega e collaboratore Paolo Tarantino, chesarà disponibile per ulteriori informazioni,e-mail: [email protected]

Il PresidenteDott. Gennaro Rocco

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In questo numero abbiamo voluto segna-lare alkcuni links riguardanti l’assistenzaal malato neurologico, e piu’ in generalealle patologie neurologiche; ecco alcunispunti in rete da cui partire:

A.N.I.N.http://www.anin.it/Forse l'unica risorsa italiana importantenel panorama infermieristico di questaspecialita'; o quantomeno storica.Questa Associazione pubblica l'interessan-tissima rivista istituzionale neu.

ITALIAN STROKE FORUMhttp://www.strokeforum.org/Un'Associazione multidisciplinare per laprevenzione, cura e riabilitazionedell'ICTUS.Informazioni su linee guida, pubblicazio-ni, servizi internet, ecc. Abstract delConvegno in linea.

S.I.N.http://www.neuro.it/La Societa' Italiana di Neurologia ci offre,oltre alla rivista, la possibilita' di consulta-re articoli in full text. Le indicazioni sonoin homepage. Gratuite le linee guida che,anche se a carattere prettamente medico,possono offrire un buon terreno di par-tenza per ulteriori ricerche.

NEURO.CAREhttp://www.neurocare.it/Catalogo di risorse essenziali inNeurologia su Internet, a cura dell’IstitutoMario Negri (purtroppo quasi interamen-te a carattere medico)

SONIA HOME PAGEhttp://digilander.libero.it/SteGioSo/sonia.htmlIl sito curato da una collega infermiera, ciillustra delle valide argomentazionisull'Alzheimer. Da segnalare le presenta-zioni di Microsoft Powerpoint e disquisi-zioni sulla Cartella infermieristica comepianificazione dell’assistenza infermieri-stica.

ALZHEIMER ITALIAhttp://www.alzheimer.it/La Federazione Nazionale che si occupa diquesta problematica clinica; utili notizie.

A cura di Fabrizio TallaritaWebmaster del Collegio IPASVI di [email protected]

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Confronto tra Occidente ed Oriente:il Nursing in Cina

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Il nome Cina, può essere ricondotto alladinastia Qin (221-206 a.C.), quando l’i-dea di una Cina unita divenne realtà, e

fu chiamata Tschin, Tschina o Tzinistannelle lingue indo-germaniche. Il cinesedella dinastia Qin rinominò il paese DaQin, conferendovi così il senso dell’esten-sione del nuovo impero tramite il prefis-so da, che significa dalle grandi dimen-sioni. (In pinyin, la moderna traslittera-zione della pronuncia cinese, qi è pro-nunciato chi.)Il nome ufficiale, comunque, è ZhonghuaRenmin Gongheguo, RepubblicaPopolare Cinese, per tutto il corso dellasua storia questa terra fu sempre, sempli-cemente, Zhongguo, il Medio Regno. La Cina, terza nazione della terra per

estensione territoriale e prima per popola-zione, vanta una storia antichissima, e hadato al mondo alcune delle più importan-ti invenzioni scientifiche e tecnologiche. A Tiantan, il Tempio del Paradiso aPechino, che abbiamo visitato, un altaredi marmo ricorda il centro del mondoantico conosciuto, luogo cui solo l’im-peratore poteva accedere. Secondo lavisione del mondo dell’ antica Cina, ilMedio Regno si trovava precisamente aldi sotto del centro del firmamento.Quello superiore derivava dal tronodell’imperatore, quello inferiore eranella gerarchia cosmica. I malcapitatipopoli e culture collocati nelle oscureperiferie della terra, specialmente verso ilcupo nord e l’arido ovest, e oltre

l’Europa, erano consideratibarbari. Ma anche gli Europei, persecoli, considerarono la Cinaai confini del mondo: unimpero magnifico e d’interes-se culturale, ma di scarsaimportanza nello schema poli-tico geografico mondiale. Dalla fine della Secondaguerra mondiale, comunque,la popolazione è raddoppiatafino ad arrivare oggi a circa1.306.313.000 di persone e lapotenza economica cinese èormai riconosciuta in tutto ilmondo. Sebbene solo il 7 %del territorio sia adatto all’a-gricoltura, un quinto dellapopolazione mondiale abita

di Alessandro Stievano, Gaetano Romigi, Maurizio Brunelli, Matilde Napolano

Foto 1: La Grande Muraglia Cinese

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in 9.596.960 km (tutto ciò è vero inparte in quanto la popolazione è sparsain modo molto irregolare; è infatti con-centrata prevalentemente a est nellegrandi pianure, mentre a ovest, zonapiù aspra e arida, vi è una densità bassis-sima).Immediatamente al nostro arrivo ci hasorpreso un caldo afoso e soffocante cheperò non ci ha impedito di fare unameravigliosa visita alla Città Proibita ealla Piazza Tien An Men (o Piazza dellaPorta della Pace Celeste) che con i suoi 40ettari di superficie è la più grande piazzadel mondo e fornisce una sensazione diimmensi spazi ed imponenza nello stessotempo.

Abbiamo visitato, il giorno seguente laBeijing Medical University situata al cen-tro di una città Pechino (Città del Nord inMandarino standard) che conta comples-sivamente 13 milioni di abitanti.All’interno di una parte del nosocomionell’ in-patient department le numeroseinfermiere cinesi ci hanno accolto caloro-

sissimamente. Il vice-presidente del-l’Ospedale, Dott. Ding Jie per impegnilavorativi non era presente ma inviavaugualmente i suoi calorosi saluti alladelegazione italianaL’ospedale università di Pechino (BeijingMedical University) fondato nel 1915 faparte di una delle più prestigiose univer-sità cinesi: avendo una grande reputazio-

ne per la qualità dell’insegnamento e perla ricerca portata a temine nelle suestrutture che si trovano vicino agli ufficigovernativi. L’ospedale ha nel suo logo i 4 carattericinesi della: virtù, dell’etica professionale,dell’abilità e della conoscenza specifica.Quest’ospedale pubblico no-profitappartenente allo Stato, terziario di clas-se A e anche assicurato, è situato vicino alTempio del Cielo. La struttura nata nel1915 ha una lunga storia, gli operatorisanitari che operano al suo interno, comeci ha confermato in seguito la direttricedel Dipartimento di Nursing, sono moltoorgogliosi di lavorare per una strutturacosì prestigiosa associata ad una delle

Foto 3 : Piazza Tien An Men

Foto 2: Tempio della Città Proibita

Foto 4: Logo della Bejing Medical University

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università più famose della Cina e delmondo intero.I 1206 infermieri dell’ospedale e dellestrutture affiliate rappresentano il 39,6%(attenzione contro il 24% nazionale) esono impiegati in tre settori principali:clinico formativo e di ricerca.La qualità della pratica clinica è alta,come abbiamo visto con i nostri occhi inseguito, e le unità operative molto bencurate dal punto di vista alberghiero edel comfort.Nell’ospedale sono presenti 1 Direttoreinfermieristico 12 Responsabili di area infer-mieristica ed 86 coordinatori gestionali.La maggior parte degli infermieri comedel resto in tutta la Cina sono di generefemminile, la percentuale di maschi èbassissima circa l’1-2%. Il livello educati-vo degli infermieri che hanno il percorsoextrauniversitario è superiore al 90%(bisogna ricordare che in Cina solo i piùmeritevoli possono accedere all’universi-tà). Uno degli obiettivi che ci ha poi spie-gato la Prof.ssa in Nursing Ding JiangMing è quello di elevare la percentuale diinfermieri in tutta la Cina con il baccalau-

reato (5 anni di corso dopo il percorso dibase di 12 anni).L’ Ospedale è diviso in 4 Strutture princi-pali:1) Donne e bambini;2) Anziani, lungodegenti;3 Non residenti nell’ospedale (soprat-

tutto con malattie croniche);4) Pazienti oncologici.Per difficoltà logistiche ci è stato impossi-bile visitare tutte e 4 le strutture affilia-te che si trovano anche distaccate l’unadall’altra. Nominato da poco dall’OMSospedale amico dei bimbi tra poco avràun nuovo edificio per il Pronto Soccorso egli ambulatori.L’ospedale affiliato all’Università possie-de uno staff di 3010 persone di cui 700(dei quali 400 professori e assistenti)medici e 1200 infermieri circa. Ha 60unità operative, 1487 posti letto e 36 cli-niche dipartimentali. Nell’ospedale sihanno quasi 38.000 ricoveri/anno e sieseguono, in media, circa 15.000 inter-venti chirurgici l’anno. La formazioneuniversitaria medico-infermieristica è ini-ziata dal 1977 e molti infermieri vengonoda fuori Pechino per effettuare una for-mazione avanzata.Nell’Impero di Mezzo, dal punto di vistainfermieristico, ci spiega Ms. Xuying, esi-stono 2 percorsi per diventare infermiere: – con un percorso triennale dopo un per-

corso di scuola secondaria superiore;– attraverso il Baccalaureato, corso della

durata di 5 anni universitario di cuil’ultimo anno dedicato completamen-te al tirocinio pratico.

Nella Bejing Medical University alla ricer-ca sono destinati molti fondi economici esono stati prodotti più di 1206 articoli diricerca dal 1977 e più di 100 di questi lipossiamo trovare nei database di rivisteindicizzate a livello internazionale.Indi, ha preso la parola la Dott.ssa inNursing Ding Jiang Ming, Direttriceappunto del Dipartimento di Infermieri-stica del 1° Ospedale dell’Università diPechino. Ha presentato lo staff infermieristico cheera composto da infermiere provenientida varie realtà operative: medicina inter-na, pediatria, nefrologia, chirurgia,malattie infettive, etc..Alcune di queste infermiere indossavanouna divisa rosa senza camice che diffe-

Foto 6: Peking University First Inpatient Depart-ment Women and Children’s Hospita

Foto 5: Peking University OutpatientBuilding

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renziava la loro appartenenza ad unitàoperative per pazienti critici, inoltre, perle coordinatrici gestionali era presenteuna striscia blu sul copricapo. La prof.ssa Ding Jiang Ming ha trattatodiversi aspetti della situazione dello svi-luppo del nursing in Cina. Dal 1950 adoggi il numero di infermieri è passato dapoche migliaia di unità ad oltre 1.400.000

e costituisce il 24,6% del personale ospe-daliero totale dell’intera nazione. Il lavo-ro infermieristico dapprima incentratounicamente sulla patologia, oggi ha spo-stato verso l’assistenza olistica alla perso-na il suo focus, lo spirito di servizio è,quindi, incentrato attorno alla personaumana sotto tutti gli aspetti (sociale, spi-rituale, religioso, culturale, etc..)La formazione infermieristica una voltanon universitaria è oggi universitaria edè presente una formazione post-baseinfermieristica che offre titoli di nursingspecialistico clinico: cure palliative, infer-mieristica di comunità, riabilitazione ededucazione alla salute, area critica, assi-stenza al diabete, alle stomie, ai trapian-ti, in camera operatoria, in oncologia.Per ciò che concerne l’organizzazione ela gestione della salute in Cina chi pensache tutto è statalizzato ha in mente laCina di alcuni anni or sono, dal 1994 inpoi ci sono ospedali privati e ospedalipubblici con unità operative a pagamen-to dove il cittadino usufruisce di servizi

Foto 7-8-9: Saluti tra delegazioni presso la Bejing Medical University

Foto 10: Foto di gruppopresso la Bejing MedicalUniversity

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migliori se ha gli yuan per pagarsi unaqualità alberghiera e assistenzialemigliore. Altra cosa abbastanza sorpren-dente è stato constatare che tutti i con-tratti infermieristici sono di tipo privati-stico con l’istituzione di riferimento enon esistono modalità di concorso pub-blico per gli infermieri. Lo stipendiomedio di un infermiere cinese varia tra200/300 euro-mese, contro i 400-500euro-mese del medico. Se un infermierepossiede delle specializzazioni cliniche lostipendio è superiore.E’ assolutamente vietato e stigmatizzatomoralmente l’accettare ricompense eco-nomiche extra dai pazienti. Di media uninfermiere esegue turni di 8 ore al giornoper circa 40 ore/settimana. La tutelalavorativa da questo punto di vista lasciaabbastanza a desiderare, non esistonosindacati infermieristici e passando adescrivere quello che abbiamo osservatonelle grandi fabbriche di seta o ceramicale condizioni di lavoro per alcuni adole-scenti impegnati in queste attività eranoabbastanza dure.Nel Bejing Medical Hospital il tasso diinfezioni varia tra il 6 e l’8% e il proble-ma della carenza infermieristica non esi-ste in quanto contro la media nazionaledel 24% di infermieri nelle struttureospedaliere della Bejing MedicalUniversity il tasso infermieristico si atte-sta intorno al 39% .La Cina è composta da 30 Provincie chehanno approsimativamente il ruolo chehanno le Regioni nella nostra penisola eda livello provinciale è previsto un entestatale (un Ordine Regolatore) che per-mette la registrazione del personale sani-tario in genere e del personale infermie-ristico in particolare. Senza registrazionenon si può esercitare la professione infer-mieristica. Alla fine dei percorsi formativil’esame di abilitazione all’esercizio pro-fessionale è obbligatorio, si tiene unavolta l’anno nella stessa data in tutta laCina presso il Ministero che potremmochiamare della Salute.Dopo la relazione del Presidente delCollegio Ipasvi di Roma Dott. GennaroRocco che ha presentato magistralmentela situazione universitaria e di progres-sione di carriera del nursing in Italia, ladirettrice del nursing department haaugurato una felice continuazione di

viaggio alla nostra delegazione ed haconcluso sperando in un più proficuoscambio culturale tra i nostri due paesi. Dopo aver visitato alcuni templi tipici diPechino come il famoso Palazzo d’Estateresidenza estiva dell’imperatore, abbia-mo visitato il Nursing Department delChengde Medical College, istituito nel1945 nella Provincia di Hebei a circa 300Km. da Pechino, dove la Direttrice dellaformazione infermieristica dell’Ospedaledi Chengde: Wang Yunhua (Lynn ininglese), ci ha accolto con uno stuolo dicoordinatrici infermieristiche in manierasontuosa facendoci trovare addiritturauno striscione di accoglienza nella SalaMagna del nosocomio con sopra scritto“Nurses Italian Federation”. La Direttrice ha illustrato, con dovizia diparticolari, la situazione del nursing inCina. La formazione infermieristica inCina è iniziata nel 1888 più di 118 anni orsono. Alla fine del 2004 nella terra deiMing erano presenti circa 1.300.000infermieri, su circa 5 milioni di ufficialidella salute (medici, infermieri, etc.) e103 nursing college offrivano, alla finedel 2003, il corso di Bachelor in Nursing.In ogni regione della Cina, paese vastissi-mo, esiste una diversa impostazione sto-rico-culturale per l’interpretazione dellascienza infermieristica. I concetti cardinedella nostra scienza, comunque, sonosottolineati dall’importanza che assumel’ambiente nel quale avviene lo scambiodialogico tra le esperienze particolari diquell’infermiere e di quel individuo-gruppo-comunità al fine di erogareun’assistenza sempre più efficace, effi-ciente, appropriata, tout court, di quali-tà. La maggior parte degli infermieri in

Foto 11: Chengde Medical College aula Magna

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Cina per ragioni storico culturali è disesso femminile, il 18% degli infermieriha meno di 25 anni e il 45% tra i 35 e i 45anni. Per ciò che concerne la differenziazionedei ruoli professionali il sistema cineserispecchia quello anglosassone statuni-tense dove si possono trovare nurse

managers, nurse practitioners, registrednurses, licensed pratical nurses, clinicalspecialist nurses. Certamente la percen-tuale di infermieri con il Diploma inNursing dopo la scuola secondaria è ele-vatissimo. Tra le discipline maggiormenterappresentate nella formazione di baseabbiamo i “Common basic courses” conmatematica, statistica, inglese, informati-ca e le altre discipline trasversali di base,i “Professional basic courses” con lematerie specifiche di clinica infermieristi-ca e le discipline storico pedagogiche conun particolare interesse per il nursing.

Indi ha preso la parola la Direttrice delDipartimento infermieristico dell’ospeda-le Whon Ein Siache ha illustrato la situa-zione strutturale e funzionale dell’ospe-dale di Chengde.Questo Ospedale, composto da 38 Unitàoperative (medicina interna, chirurgiagenerale, otorino, pediatria), ha media-mente 30 posti letto e 20 Infermieri inorganico per unità operativa, ed è dota-to di circa 1200 posti letto. Fondato nel1949 prima della Rivoluzione culturalemaoista era un ospedale a carattere pro-vinciale, oggi è centro di eccellenzanazionale.Ogni anno l’ospedale, che è in espansionecon nuove stanze di degenza e un nuovoampio parcheggio esegue più di 22.330interventi, sono presenti più di 1250 uffi-ciali di salute tra cui più di 500 infermierie il nosocomio può vantare unità operati-ve ad alta specialità tra cui tutto un bloc-co dedicato alla terapia intensiva. Nell’Ottobre 2005 ha ottenuto la certifi-cazione ISO 9001.

Foto 12: Convegno Chengde Medical College

Foto 13: Saluti di commiato presso il ChengdeMedical College

Foto 15: Chengde Medical College: unità operative

Foto 14: Foto di gruppo presso il Chengde MedicalCollege

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Inoltre, molto sentiti sono i confrontinazionali ed internazionali per permette-re una maggiore conoscenza delle dina-miche infermieristiche internazionali emigliorare il servizio; tanto e vero che 20infermieri del nosocomio sono andati incontinuous professional development inGiappone, e Hong Kong nel 2006 e tredelegazioni sono state accolte negli ulti-mi anni (una di queste proprio dal-l’Italia!).Alla fine dell’incontro il PresidenteGennaro Rocco ha illustrato la formazio-ne degli infermieri in Italia ed il gruppodopo aver ringraziato per l’accoglienzasi è diretto in quel di Shanghai cittàcosmopolita e stravagante ma anchetradizionalmente cinese, è la città doveil fascino del vecchio mondo si incontracon l’energia scintillante della moderni-tà. (la New York della Cina come la chia-mano gli autoctoni anche a causa degliinnumerevoli grattacieli che si possono

trovare in questo straordinario centrourbano). L’11 giugno 2007, a circa 15-20 Km dalcentro di Shanghai, dopo un tragitto

mattutino di intenso traffico per uscireda una città che conta circa 18 milioni diabitanti, abbiamo visitato lo “ShangaiShuguang Hospital”,una struttura ospe-daliera che si staglia architettonicamen-te con un grande monoblocco quasi aferro di cavallo costituito 7 piani, alquale sono collegati altri 2 più piccolipadiglioni, uno di degenze a pagamen-to e un altro dove è situato un bellissi-mo Centro di formazione, riunioni ricer-ca scambi, denominato Vip Building. L’intera struttura appare estremamentemoderna, dotata di ampi spazi sia esterniche interni, quasi tutta con vetri per farentrare più luce possibile. L’ospedalesorge nel 1906 e solo dal 1960 apparecome lo vediamo per via della fusionecon un altro ospedale vicino. I posti lettosono complessivamente ben 1320. Civiene riferito immediatamente che noistiamo visitando la struttura periferica,dato che esiste una seconda sede dellostesso ente, appartenente sempre

Foto 16 : Shuguang Hospital affiliato alla TraditionalChinese Medical University a Shanghai

Foto 17: Convegno presso lo Shuguang Hospitala Shanghai

Foto 18: Scambio di saluti presso lo ShuguangHospital a Shanghai tra il Dott. Rocco e il Dott.Yuandong Sheng

Foto 19: Foto di gruppo presso lo ShuguangHospital a Shanghai

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all’Università di Shangai, la quale è situa-ta nel centro della città. La struttura fuuna delle prime a praticare la medicinatradizionale cinese già dall’anno in cuisorse.

Il nostro gruppo era atteso dalla delega-zione cinese costituita da un folto grup-po di ordinate infermiere, tutte rigorosa-mente in divisa e con un’età media assaigiovane, assenti gli uomini. Erano pre-senti tutte le autorità ufficialidell’Ospedale ed in particolare il Pre-sidente Dr. Yuandong Shen, il Direttoresanitario e quello amministrativo, ilDirettore della collaborazione interna-zionale, il Responsabile dell’agopuntura,nonchè la Responsabile del Dipartimentodell’Assistenza Infermieristica, signoraZang, rigorosamente in divisa anche lei.La cornice appariva quella di un eventoeccezionale, ben accolti nel Vip Building,dinanzi al quale ci facciamo le foto di ritosu sollecitazione della stessa Delegazionecinese. Dopo la presentazione ufficiale dellaDelegazione infermieristica italiana daparte del Presidente, Dr. Gennaro Roccoha preso la parola il Presidente,Dr.Yuandong Sheng, il quale ci ha pre-sentato lo Shuguang Hospital Affiliatedto Shanghai University TraditionalChinese Medicine e ci ha illustrato lecaratteristiche pratiche e i vantaggi dellamedicina tradizionale cinese medianteuna ricca presentazione multimediale daltitolo inglese Practical Characteristics andAdvantages of Traditional ChineseMedicine.

La medicina tradizionale cinese vantalunga tradizione ed origini antiche. Sitratta per lo più di pratiche derivate daantiche scienze, assolutamente diversedalle scienze moderne che basano quasitutto su recenti acquisizioni e innovazio-ni tecnico-farmacologiche in campomedico assistenziale. Nella medicina tradizionale cinese si fon-dono tra loro le scienze naturali e la filo-sofia, le credenze e le teorie olistiche.Alla base dell’universo agiscono 2 forzecosmiche Yang e Yin, rispettivamentepositiva e negativa. Yang è l’elementoattivo maschile, caratterizzato dal caldo,dalla luce, dalla salute e dalla vita, men-tre Yin è l’elemento passivo o femminile,caratterizzato dal freddo, dall’oscurità,dalla malattia e dalla morte. Tutto ciòche avviene nel mondo è il risultato degliequilibri esistenti tra queste due forze, lequali governano i 5 elementi: legno,fuoco, terra, metallo e acqua. Per ciò checoncerne il corpo a questi 5 elementi cor-rispondono 5 organi: cuore, polmoni,rene, fegato e milza. Da questi dipendo-no a loro volta altri 5 organi che sono:intestino tenue, crasso, uretere, vescica estomaco. Il numero cinque esercita unfascino particolare lo si può considerareuna sorta di numero magico. Nelle anti-che dinastie esistevano, infatti, 5 speciedi malattie, 5 specie di dolore, 5 specie dilesioni, 5 specie di farmaci o di emozioni,Secondo Lao Tze, fondatore del Taoismo,vissuto nel 600 a.C., che ha profonda-mente influenzato la storia dell’artemedica in Cina, lo spirito del mondo (Tao)entra nel corpo attraverso l’aria e gli ali-menti per spostarsi in un complesso siste-

Foto 21: Trattamento di Agopuntura a livelloambulatoriale

Foto 20: Trattamenti fitoterapici tradizionalicinesi allo Shaguang Hospital a Shanghai

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ma di arterie, dotti e nerviIn realtà da un punto di vista pratico perle diagnosi delle diverse malattie veniva-no messi in atto 4 metodi:• Osservazione;• Auscultazione;• Inchiesta;• Palpazione del polso.Il numero magico 5 coinvolgeva anche laterapia, tanti erano i suoi scopi:1) Curare lo spirito;2) Nutrire il corpo;3) Somministrare medicamenti;49 Trattare l’organismo come un tutto

unico;5) Praticare l’agopuntura.

Tuttavia grande importanza veniva datae viene data ancora tutt’oggi allaPrevenzione. Nell’Ospedale esiste unvero e proprio Dipartimento diPrevenzione basato sulla medicina tradi-zionale cinese dove si effettuano ricer-che, indagini, progetti ed interventi diprevenzione sia primaria che secondaria.I vantaggi indiscussi della medicina tradi-zionale cinese sono legati a:1) trattamento individualizzato, vale a

dire che persone diverse hanno diver-se reazioni alla stessa malattia. Il con-cetto è ben diverso da quello dellamedicina occidentale dove si curaspesso la malattia e non l’individuo.L’Aspirina verrebbe fornita a tutti peril raffreddore. In Cina se 5 personehanno il raffreddore avranno tutte untrattamento diverso! La domandaspontanea è: vi è maggiore efficacia?Secondo quanto esposto sì.Nell’ospedale di Shanghai sono statianalizzati diversi casi di tumori, nefro-

patie, malattie epatiche, fratture, etc..In particolare è stata effettuata unaricerca con studio randomizzato afondo cieco su 225 pazienti, 195 sotto-posti a biopsia epatica. Vi è stata unaregressione della fibrosi nel 58% deicasi con l’utilizzo della medicina tradi-zionale cinese. Anche l’EBM come ciconfermano numerosi studi interna-zionali supportano l’uso della medici-na tradizionale!!

2) Minori effetti collaterali e maggiortolleranza.

3) Possibile utilizzo dell’agopuntura incampo anestesiologico

4) Medicina tradizionale cinese più eco-nomica e meno dispendiosa. Vengonoforniti in proposito i dati ufficiali del-l’anno 2006 dai quali traspare chenell’Ospedale il budget di spesa mag-giore è per la medicina occidentale siache si tratti di pazienti ricoverati, cheper quelli in regime ambulatoriale.

Lo sviluppo della medicina tradizionalecinese rimane legato all’educazione sco-lastica e all’aggiornamento del personalesanitario. Inoltre vi è un settore dellaricerca che si occupa anche di innovazione in questo campo. Per otte-nere una maggiore efficacia dei tratta-menti si tenta anche di coniugare gliantichi principi della medicina tradizio-nale cinese con la moderna tecnologiadella medicina occidentale!Ma la terapia non è solo agopuntura,moxabustione o massaggi. Tante sono leerbe medicinali ancor’oggi utilizzate. Perfare qualche esempio delle tantissimeerbe medicinali utilizzate e presenti nellafarmacia interna dell’Ospedale troviamo:Huan chaing-San conosciuta come Erbadolce del verme del legno ed usata con-tro la malaria oppure Dan Sheng meglioconosciuta come Salvia e tutti i suoi deri-vati ed ancora l’Oing Hao meglio cono-sciuta come Artemisia volgaris che si uti-lizza applicandola assieme al calore sulleparti malate; le vescichette che si forma-no sulla pelle avrebbero un effetto cura-tivo infallibile e infine tanti altri tratta-menti fitoterapici provenienti da alghe,dalle radici del ginseng, etc.. I lavori sono proseguiti con la Direttricedel Dipartimento infermieristico, signoraZang. La nostra collega cinese si dicemolto contenta di vederci e ci illustra

Foto 22: Anestesia tramite agopuntura

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alcuni aspetti relativi alla formazione eall’esercizio della professione infermieri-stica in Cina.A Shanghai esistono ben 432 Ospedali evi lavorano complessivamente 38.000infermieri. In questo caso il rapporto conla popolazione è 2,79:1000, media piùalta di quella nazionale.In Cina vi sono 134 milioni di persone conpiù di 60 anni cioè più del 10% dell’inte-ra popolazione ( percentuale destinata alprogressivo aumento annuale del 3%).Aumentano di conseguenza le malattielegate alla senescenza.Nell’ospedale su 1320 posti letto poten-ziali circa 1000 sono effettivamente uti-lizzati.La struttura possiede 40 distinti repartinei quali lavorano 613 infermieri (4Direttori, 4 Capo-Dipartimento, 40 Coor-dinatori infermieristici e 565 Infermiericon funzioni di assistenza diretta).Dei 613 infermieri sono pochi quelli contitolo universitario. Sappiamo che gliinfermieri appartengono diverse fasce: 1)quelli laureati (nell’ospedale sono circauna dozzina); 2) quelli con titolo di scuo-la media superiore (di cui 80 sono specia-lizzati) costituiscono la stragrande mag-gioranza.Nell’Ospedale esistono uffici dedicati allaprogrammazione, al controllo, alla for-mazione, all’aggiornamento e alla ricer-ca. Attive sono le procedure di accredita-mento internazionale. Ogni anno vengo-no pubblicati mediamente 100 articoli suriviste, e vengono effettuate circa 10ricerche scientifiche. Uno dei principali obiettivi dell’ospeda-le è quello di aumentare il livello dellaformazione. Riprendendo le dichiarazio-ni dell’OMS la formazione deve essereindirizzata: sulla clinica (di base e spe-cialistica), sulla Formazione ed ilManagement (equivalente alle funzionidi amministrazione e gestione dellerisorse umane), sugli ospedali di quartie-re (per consulenza, per le scuole, per leassociazioni, ecc…) ed infine nell’ edu-cazione scolastica.Le speranze del futuro illustrate dallasignora Zang sono:1) Implementare gli scambi internazio-

nali;2) Iniziare la libera professione;3) Aumentare il livello formativo con

l’auspicio della formazione universita-ria non più appannaggio di pocheinfermiere;

4) Aumentare il livello formativo anchetramite una maggior offerta di corsi dispecializzazione;

5) Maggiore attenzione al sociale in par-ticolare al problema anziani;

6) Aumentare il legame con la medicinatradizionale cinese.

Dopo un colazione di lavoro ben organiz-zata a metà mattinata i lavori sono prose-guiti con il dibattito avviato dalla collegaBonometti la quale ha chiesto se esistevaun follow up per i pazienti affetti datumore trattati con la medicina occidenta-le e per quelli trattati con la medicina tra-dizionale cinese per fornire evidenza sulladifferente efficacia dei 2 trattamenti.Nella risposta fornita dal Dott. YuandongSheng pare di intuire che non ci sianostudi ed evidenze su questo tema, alme-no nell’Ospedale di Shanghai, anche seviene ribadita la differenza di approccio:la medicina tradizionale cinese non ucci-de il tumore ma aumenta le difese del-l’uomo, differentemente dall’obiettivoprincipale di chemio e radioterapie.La collega Ciofanelli Elisabetta di Romaha chiesto, inoltre, se nella formazioneinfermieristica fosse previsto l’insegna-mento delle tecniche della medicina tra-dizionale cinese e se successivamente l’in-fermiera potesse praticarle anche auto-nomamente.La signora Zang rispondeva che neglistudi universitari esistavano corsi su que-sti argomenti, ma che le infermiere nonpotevano praticare tecniche di agopun-tura, semmai potevano controllarne glieffetti.Il Dr.Rocco a conclusione del magnificoincontro di arricchimento culturale a sua

Foto 23: Farmacia tradizionale fitoterapica delloShuguang Hospital a Shanghai

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volta ha chiesto quale fosse lo sviluppodella medicina cinese: più verso l’occi-dente o più verso la medicina tradiziona-le ? Pur senza poter fare previsioni ilDott. Yuandong Sheng rispondeva che lapercentuale di popolazione che si rivol-geva a metodiche tradizionali stavacomunque aumentando, soprattutto perciò che concerneva la prevenzione.A questo punto la Conferenza terminacon ringraziamenti e doni ufficiali, foto ecerimoniale. La visita proseguiva con un tourdell’Ospedale durante il quale è statopossibile anche vedere all’opera operato-ri sanitari che praticavano le tecnichedella medicina tradizionale cinese, visio-

nare la distribuzione di erbe e medica-menti presso la farmacia interna, delnosocomio.Abbiamo saputo in seguito dal Dott.Yuandong Sheng che sarebbe venuto aRoma nelle settimane seguenti a presen-tare la medicina tradizionale cineseall’Istituto Superiore di SanitàL’incontro ha permesso un fecondo scam-bio di arricchimento istituzionale traItalia e Cina con un successivo accordo discambi e collaborazione; tutto ciò ci hafatto comprendere ancora una volta cheil futuro di collaborazione tra culture peril bene del cittadino è il fine ultimo e piùimportante per tutti gli operatori sanita-ri di qualsiasi latitudine.

IPERTENSIONE,ASSOLTO IL CAFFÈ

La novità arriva da uno studio olandese cheassolve pienamente il caffè dall'accusa di pro-vocare ipertensione. I ricercatori dell'universi-tà di Utrecht sono riusciti a dimostrare che labevanda mattutina preferita dagli italiani nonnuoce alla salute delle persone sane. Ma nonsolo: chi ne assume più di sei tazzine al gior-no, specialmente se donne, potrebbe addirit-tura correre un minore rischio di pressionealta rispetto ai consumatori “occasionali”. Pergiungere a tale conclusione, gli esperti hanno

seguito per 11 anni un gruppo di 6.400 uomi-ni e donne, che all'inizio dello studio avevanoin media 40 anni. I partecipanti hanno compi-lato questionari sulla loro dieta, sugli stili divita e sullo stato di salute. Fra le donne, èrisultato che le più accanite consumatrici dicaffè correvano un pericolo minore di soffriredi ipertensione rispetto a quelle che ne face-vano un uso moderato; mentre tra gli uomini ilrischio di pressione alta non cambia in baseal numero di tazzine consumate ogni giorno. Ilmotivo alla base del fenomeno sarebbe daricondurre al fatto che i forti consumatori dicaffè svilupperebbero una sorta di tolleranzanei confronti della caffeina e della sua pro-prietà ipertensiva.

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CONCLUSA CON SUCCESSO A ROMA LA CAMPAGNANAZIONALE DI ORIENTAMENTO ALLA PROFESSIONE

Infermiere.Protagonista della vita vera

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Si è conclusa a Roma, con la confe-renza stampa finale svolta nellasede del Collegio Ipasvi, la grande

campagna nazionale “Infermiere. Prota-gonista nella vita vera”, promossa daMinistero della Salute, Ministero del-l’Università e Federazione IPASVI perorientare i giovani verso la professioneinfermieristica. La campagna, realizzata in collaborazionecon il Ministero della Pubblica Istruzione,ha coinvolto direttamente circa 20.000studenti degli ultimi anni delle scuolesuperiori (circa 1.000 nel Lazio) con l’o-biettivo di promuovere le iscrizioni ai corsidi laurea in Infermieristica. Nel mese di maggio, in numerosi istituti diRoma e in altre 41 città italiane, si sonosvolti 200 incontri di sensibilizzazione eorientamento tenuti da infermieri e stu-

denti dei corsi di laurea. Nell’arco di unmese sono stati distribuiti 400.000depliant. Inoltre, il sito Internet creatoappositamente per la campagna(www.infermiereprotagonista.it) ha giàregistrato oltre 15.000 contatti e resteràattivo fino alla fine di ottobre. Sul sito ètuttora aperto un forum molto dinamicoin cui vengono fornite informazioni suicorsi di laurea e della professione.La campagna, inaugurata dal Ministrodella Salute Turco il 24 aprile e chiusa aRoma il 25 maggio, si è articolata ancheattraverso i media. Ha avuto un vasto ecosulla stampa, in particolare sulle testatelocali. Sui network radiofonici più ascol-tati dai ragazzi sono stati trasmessiannunci quotidiani per una platea dicirca 1 milione di giovani fra i 18 e i 24anni. E’ stato infine prodotto un breve

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video che illustra le opportunità offertedalla professione. Il numero record di contatti e l’interessemostrato dai ragazzi lascia sperare chegià dal prossimo anno accademico leiscrizioni possano registrare un aumentoconsistente. D’altronde, l’emergenzainfermieristica fornisce un quadro preoc-cupante e prospettive molto incerte, conl’attività di molti reparti e servizi in gravedifficoltà. E anche il Lazio è fortementeesposto al rischio che la crisi precipiti.I dati dell’emergenza infermieristica equelli con cui si è chiusa la campagnanazionale di orientamento alla professio-ne sono stati illustrati nella conferenzastampa del 25 maggio scorso. Vi hannopreso parte il presidente del CollegioIpasvi di Roma Gennaro Rocco, la profes-soressa Rosaria Alvaro dell’Università diTor Vergata, la dirigente dell’Ufficio sco-lastico provinciale di Roma Livia Brienzae la responsabile dell’Ufficio stampa dellaFederazione nazionale Ipasvi EmmaMartellotti, che ha illustrato le modalitàdi svolgimento della campagna e i suoirisultati.«Affrontare l’emergenza - ha spiegato ilpresidente Rocco - significa sbloccareassunzioni e concorsi, utilizzare in viaprioritaria le prestazioni aggiuntive degliinfermieri, estendere il ricorso alla liberaprofessione intramoenia, attivare con-tratti a termine senza attendere le lun-gaggini dei concorsi. Ma anche investiresulla formazione e sulla comunicazione

per avvicinare i giovani alla professione.Altrimenti l’emergenza è destinata arestare tale. I primi risultati di questacampagna fanno sperare in un cambio ditendenza».Sulla necessità di investire maggiori risor-se sulla formazione si è soffermata laprofessoressa Alvaro: «I quattro poli for-mativi della capitale (Università CampusBiomedico, Cattolica del Sacro Cuore, LaSapienza e Tor Vergata) sarebbero dispo-nibili ad accogliere più iscrizioni e quindiad allargare le sezioni di studio, ma man-cano le risorse per attuare il progetto» hasottolineato.Nella conferenza stampa inauguraledella campagna, il ministro Turco ha assi-curato che il Servizio sanitario nazionalescommette proprio sugli infermieri:«Considero l’infermiere un protagonistaassoluto e un alleato prezioso nellacostruzione di una fase nuova del sistemasanitario che metta al centro il cittadino,la qualità e la sicurezza. La Sanità italia-na - ha aggiunto - ha bisogno di giovaniche si avvicinino a questo percorso pro-fessionale con entusiasmo e passione,apprezzandone fino in fondo potenziali-tà e valore reale, al di là di ogni retorica.Si tratta di un’esigenza per il sistema, chenon può consentirsi quasi nessuno deglisviluppi che ha messo in cantiere per ilsuo futuro prossimo senza contare su unprofilo e un ruolo rinnovati e innovatidella professione infermieristica».

BSE: LO STUDIO DELPRIONE PARLA ITALIANO

E’ nato in Italia, alla Sissa di Trieste, un nuovolaboratorio di neurobiologia per studiare ilprione della “mucca pazza” (Bse). La ScuolaInternazionale Superiore di Studi Avanzati hainfatti istituito il Prion Biology Laboratory,attrezzato per sviluppare nuove ricerche sugliagenti responsabili nell’uomo del morbo diCreutzfeld-Jacob. L’obiettivo è capire il mec-

canismo molecolare che regola la replicazio-ne del prione, la proteina che, pur essendopriva di Dna o Rna, acquista la capacità direplicarsi, accumulandosi nelle cellule cele-brali. L’aspettativa della comunità scientificainternazionale è che la conoscenza delle basimolecolari dell'alterazione del prione possapermettere di individuare una terapia efficacecontro il morbo e fornire nuove prospettiveterapeutiche per altre malattie neurodegene-rative come l’Alzheimer e il Parkinson, chepresentano meccanismi analoghi di alterazio-ne del cervello.

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Quanto accaduto alla fine delloscorso giugno all’ospedale SanFilippo Neri di Roma, con le sedu-

te operatorie sospese per l’elevato nume-ro di infermieri in malattia, non è affattonuovo. Vicende analoghe si sono già veri-ficate in passato, poco prima anche all’o-spedale Grassi di Ostia. E, c’è da scom-mettere, se ne verificheranno ancora. Al di là della responsabilità di ciascun ope-ratore coinvolto e del disagio causato ai cit-tadini, non si può non riconoscere che, spe-cie in coincidenza con il periodo delle ferieestive, i pochi colleghi in servizio siano sot-toposti a uno sforzo insostenibile.In molte strutture sanitarie, pubbliche eprivate, garantire i livelli minimi di assi-stenza vuol dire caricare sulle spalle degliinfermieri turni massacranti e ripetuti,oneri di lavoro impropri e pesanti, stress efatica a dosi massicce. Anche lì dove pro-prio in estate gli ospedali “scoppiano”.Non stupisce allora che alcuni colleghiaccusino il colpo. Se poi questo accade instrutture dove l’assenza dal servizio diuna manciata di infermieri genera il bloc-co dell’attività, lo sguardo va rivolto piut-tosto alla drammatica carenza degliorganici infermieristici. L’emergenza è ancora lì, sempre più pesan-te si ripropone tutto l’anno e ancor di piùin estate. D’altronde, gli impegni assunti apiù riprese in sede politica non si sono maitradotti in realtà. Ne però gli infermierihanno mai smesso di invocare un cambio dirotta, investendo davvero sull’assistenza.E’ il senso della lettera aperta che, all’in-domani dei fatti del San Filippo Neri, il

presidente del Collegio Ipasvi di RomaGennaro Rocco ha indirizzato all’As-sessore alla Sanità della Regione LazioAugusto Battaglia.

Eccola di seguito.

Egregio Assessore,prendo spunto dagli ultimi avvenimentiche, al San Filippo Neri come al Grassi,ripropongono con forza la grave carenzadi personale infermieristico negli ospeda-li di Roma e del Lazio. Le sottopongo per-ciò alcune brevi considerazioni unita-mente a un accorato appello ad interve-nire con urgenza.Come ogni estate, con l’avvento delleferie, la già grave emergenza esplodecon toni drammatici. E’ accaduto da ulti-mo al San Filippo Neri, ma la stessa con-dizione rischia di verificarsi presto inmolti altri presidi. Sulla vicenda che ha condotto al bloccodelle attività operatorie, il Collegio cherappresento non si esprime nelle moredegli accertamenti avviati dalle autoritàcompetenti. Tuttavia è d’obbligo rimar-care come certe situazioni possano scatu-rire anche da condizioni di lavoro parti-colarmente difficili.Le ferie estive fanno saltare un equilibriogià molto precario. I pochi infermieri inservizio sono costretti sobbarcarsi oneri dilavoro incredibili, turni massacranti e con-secutivi, responsabilità aggiuntive, fruttospesso di “precettazioni” indispensabili agarantire il livello minimo di assistenza ela stessa operatività di reparti e servizi.

CARENZA INFERMIERISTA: AL SAN FILIPPO NERISCOPPIA IL CASO. LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE DELCOLLEGIO IPASVI DI ROMA ALL’ASSESSORE ALLA SANITA’

DELLA REGIONE LAZIO

Se non facciamo il miracolo...

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Proprio la Regione Lazio calcola in oltre 4mila gli infermieri che mancano all’ap-pello nelle piante organiche delle solestrutture pubbliche. E neppure il ricorsoagli infermieri extracomunitari è più ingrado di arginare l’emergenza.Il problema va sfrontato in modo struttu-rale, con determinazione e tempestività.Da qui Le rinnovo l’invito ad intervenireper quanto nelle Sue possibilità operative. Sulla base degli impegni da Lei assunti conil Coordinamento del Collegi IPASVI delLazio all’atto del Suo insediamento, Leribadisco la necessità di disporre una seriedi azioni urgenti: sbloccare assunzioni econcorsi quantomeno per coprire il turn-over, utilizzare in via prioritaria le presta-zioni aggiuntive degli infermieri, estende-re il ricorso alla libera professione intra-moenia, attivare contratti a termine senzaattendere le lungaggini dei concorsi.Occorre inoltre investire risorse ed ener-gie sulla formazione e sulla comunicazio-ne per avvicinare i giovani alla professio-

ne infermieristica. Servono più posti nellesedi di formazione convenzionate conl’università e va regolata con urgenza laquestione dei fondi; molte di queste nonricevono finanziamenti da anni, alcunehanno chiuso e altre rischiano di farlopresto. Si tratta di fondi che la Regionenon deve ascrivere al capitolo delle spesema a quello degli investimenti, per potergarantire ai cittadini servizi adeguati nelnumero e nella qualità. Gli infermieri, egregio Assessore, Le chie-dono uno scatto, La invitano ad osare, adattivarsi per individuare una via d’uscitada una situazione non più sostenibile. Lofanno principalmente a nome dei cittadi-ni con i quali ogni giorno si rapportanodirettamente, impersonando per questi ilvolto concreto della sanità.Fiducioso in un Suo pronto intervento, Lasaluto cordialmente.

Il PresidenteGennaro Rocco

ASMA, SFATATO IL MITODEL MARE

Gli ultimi dati elaborati dal CNR, il maggiorente pubblico di ricerca italiano, infrangonouna credenza antica quanto diffusa: che unsoggiorno al mare sia quanto di meglio percurare l’asma. Al contrario, i dati epidemiolo-gici del Centro Nazionale delle Ricerche atte-stano che non vi sono evidenze in questosenso e che anzi l’incidenza dell’asma è piùridotta nelle zone distanti dal mare. Studirecenti mostrano una relazione associativafra i sintomi asmatici e il clima marino. Lamappa nazionale della patologia prende inconsiderazione l’andamento nei sintomiasmatici da Nord a Sud: la presenza di asmaaumenta con il diminuire della latitudine, con

la minore distanza dal mare e con i livelli ditemperatura più elevati. Altri studi evidenzianoinoltre una dissociazione fra la malattia e l'al-titudine: i bambini residenti in montagnahanno una prevalenza di asma e un assentei-smo scolastico per sintomi di asma due voltepiù bassa rispetto ai loro coetanei residenti inzone di mare. La causa degli effetti negatividel clima marino sull’asma potrebbe risiederein almeno due elementi: la temperatura piùelevata a livello del mare che favorisce alteconcentrazioni di ozono, notoriamente asso-ciate a problemi respiratori e alla produzionedi pollini; inoltre l'aerosol marino costituisceun veicolo ideale per il trasporto di materialeorganico e inorganico dalla fase massiva delmare verso l'atmosfera, come pure fa da car-rier per una serie di inquinanti atmosferici(alcani, idrocarburi policiclici aromatici, alcoli,tensioattivi).

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Guadagnare salute ha un duplicesignificato: per il cittadino è unprocesso fondamentale che coin-

volge anche il suo entourage familiare,quello amicale e l’intera società. Per gliinfermieri è la sfida a raccogliere e tratta-re un bisogno forte con un modello diassistenza più vicina ai cittadini, accessi-bile e fruibile.E’ stato questo il tema attorno al quale siè sviluppato il convegno che insieme allostand ha segnato la partecipazione delCollegio Ipasvi di Roma al SANIT 2007, lamostra dei servizi sanitari divenuta ormaiun appuntamento annuale di rilievo inter-nazionale. Il corso di aggiornamento,accreditato Ecm, ha scandagliato una figu-ra professionale innovativa per il nostrosistema, ma già positivamente affermatain altri Paesi a sanità avanzata: l’infermie-re di comunità.Sul tema “Guadagnaresalute: il ruolo dell’in-fermiere” si sono arti-colate relazioni suidiversi aspetti tecnici,etici e professionali checoinvolgono l’infermie-re di comunità. Intro-ducendo i lavori, lavicepresidente del Col-legio Ausilia Pulimenoha rimarcato come <gliinfermieri si interroghi-no molto su come for-nire i loro servizi pro-fessionali dove il citta-dino ha più bisogno:sul territorio>. E che <ilprincipio fondante è

quello della continuità assistenziale e del“to care”>.Nella sua relazione su “Educare alla salu-te e al recupero della salute”, la professo-ressa Loredana Sasso, presidente dellaFEPI e docente all’Università di Genova,ha illustrato le linee guida del nuovoCodice etico europeo, che ha definito<una pietra miliare per la professioneinfermieristica>. Ha poi affrontato i temidell’educazione alla salute, dell’educa-zione terapeutica e del diritto di ognunoad essere informato correttamente e perintero sul suo stato di salute. In questoquadro, ha definito l’azione e la compe-tenza infermieristica, rilanciando la <nonfacile sfida per introdurre la figura del-l’infermiere di comunità nel nostro siste-ma sanitario nazionale che, fino ad oggi,ha riconosciuto solo il medico come figu-

SANIT 2007 - IL COLLEGIO DI ROMAANCORA PROTAGONISTA

Guadagnare salute:il ruolo dell’infermiere

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ra centrale nel rapporto con il cittadino>.Il professor Pietro Quattrocchi, bioetici-sta, ha relazionato su “La responsabilitàetica come risorsa umana e professiona-le”, affrontando con efficacia il delicatotema dell’assistenza ai malati terminali.Nel ribadire il concetto della responsabili-tà etica, ha spiegato come questa si tra-duca <in gesti concreti, come ad esempioquello di rispondere alla chiamata attra-verso il campanello anche se non se ne havoglia o si è stanchi. La responsabilità èanche saggezza e solidarietà. Oggi ilsistema non si comporta come tale macome una cascata di responsabilità daattribuire a questa o quella figura profes-sionale. Così però non funziona. Si devepuntare sulla responsabilità individualedegli operatori>.La relazione di Maurizio Zega, del-l’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio, hafornito con puntualità i supporti statisticisul rapporto fra ospedale e territorio esulla loro integrazione. Concludendo che<bisogna ragionare su un’assistenza perlivelli assistenziali e non più per patolo-gie> e che le <cure intermedie rappresen-tano la vera cerniera tra il letto d’ospeda-le e la poltrona di casa. Per cogliere l’o-biettivo serve una figura gestionale delsistema: il case-management. E servonorisorse adeguate>. Ha infine presentato il

progetto di continuità che coinvolge laAsl RM/D e il San Camillo-Forlanini in col-laborazione con il Collegio Ipasvi di Roma.La relazione conclusiva della dottoressaMaria Grazia Proietti, segretaria delConsiglio Direttivo del Collegio Ipasvi diRoma, ha esaminato più in dettaglio lafigura de “L’infermiere nella comunità”.Denunciandone l’applicazione ancoramolto parziale, ha fornito i dati epidemio-logici delle patologie croniche e delineatoun trend di domanda assistenziale in nettacrescita nei prossimi anni. A più riprese hasottolineato come investire sull’assistenzaterritoriale comporti grandi beneficianche per il vacillante capitolo della spesasanitaria. Ha quindi illustrato i modelliorganizzativi di maggior successo in que-sto campo e i servizi che hanno nell’infer-miere di comunità il loro protagonista.La partecipazione di un pubblico attentoe partecipe ha segnato il successo dell’e-vento, confermato dal buon esito deltest di valutazione e dai giudizi positiviespressi dai partecipanti attraverso ilquestionario di gradimento.Anche l’edizione 2007 del SANIT havisto il Collegio in pole position. Grazieai tantissimi colleghi che hanno visitatoil nostro stand e seguito le nostre ini-ziative.

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E LA STAMPA RACCOGLIE L’S.O.S.

Gli organi di informazione hanno registrato con grande risalto gli esiti e gli obiettividella campagna nazionale di orientamento alla professione infermieristica.Quotidiani, periodici, notiziari radio-televisivi e molti siti web a carattere informativohanno diffuso articoli e servizi inerenti la campagna e l’emergenza infermieristica chel’ha resa necessaria per aumentare il numero delle iscrizioni ai corsi di laurea.La situazione di Roma e del Lazio ha destato particolare attenzione nei media, chehanno rilanciato l’ennesimo allarme lanciato dalla professione. Qui l’eco ottenuta frale emittenti locali radio-televisive locali ha consentito una copertura capillare del ter-ritorio. Fra i molti servizi pubblicati sulla stampa, ne segnaliamo due di “segno” diver-so, entrambi però concordi nel sottolineare la gravità della situazione: “Nel Lazio c'èpenuria di infermieri - Grido d'allarme della Regione: ne mancano almeno cinquemi-la unità”, di Guerino Vitali (Italia Sera del 26/5/2007) e “Infermieri più rari dei diaman-ti - Ne mancano 5 mila, ma la Regione non fa nulla per incentivare la formazione” diTiziana Lapelosa (Libero del 26/5/2007).Quanto all’informazione on line, segnaliamo il servizio pubblicato il 28/5/2007daSalute Europa Sito Web “Il Lazio ha bisogno di infermieri: conclusa a Roma una gran-de campagna nazionale rivolta ai giovani” e quello del 25/5/2007 apparso sul portaleVirgilio.it “Sanità/Regione Lazio a corto di circa 5.000 infermieri”.

I NUMERI DELL’EMERGENZA IN ITALIA E NEL LAZIO

Il fabbisogno di infermieri in Italia Oggi in Italia gli infermieri professionali iscritti all’Albo sono circa 340.000 (337.994nel 2006). Su una popolazione di oltre 58.400.000 abitanti (Istat 2005) ciò equivale aun rapporto di circa 5,4 infermieri per mille abitanti, contro i 9,8 della Germania, i12,8 dell’Olanda o, addirittura, i 14,8 dell’Irlanda. Secondo i parametri dell’Ocse – chefissano in 6,9 infermieri per mille abitanti il rapporto ottimale per la regione europea– per soddisfare le esigenze dell’assistenza sanitaria italiana occorrerebbero almenoaltri 60mila infermieri. Per colmare questo fabbisogno è fondamentale incentivare igiovani a iscriversi più numerosi al Corso di Laurea in Infermieristica, che da dieci annirappresenta la porta di ingresso unica della professione. Molti ragazzi, infatti, nonsono sufficientemente informati sulle opportunità che oggi offre la professione infer-mieristica: ciò si traduce in una incompleta copertura dei posti disponibili (85,5 percento), fenomeno che riguarda soprattutto le regioni del Nord e, in parte, del Centro:nel 2006, a fronte di 13.653 posti assegnati, le immatricolazioni sono state 10.690.

LA SITUAZIONE NEL LAZIO

Nel Lazio, su una popolazione di 5.269.972 abitanti, gli infermieri iscritti all’Albo sono33.105: secondo i parametri dell’Ocse, nella Regione mancano 4.675 infermieri. Il pro-blema è aggravato dall’andamento delle immatricolazioni, dal momento che lenuove iscrizioni al corso di laurea in infermieristica (che è a numero chiuso e che nellaRegione è attivato presso i poli formativi delle Università Campus Biomedico,Cattolica del Sacro Cuore, La Sapienza e Tor Vergata) non riescono a coprire i postiassegnati: nell’anno accademico 2006-2007 le nuove immatricolazioni sono stateappena 2.225 a fronte di una previsione di 2.639 posti assegnati (che sarebberocomunque insufficienti a garantire il fabbisogno anche se venissero coperti al 100 percento).

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L. D’Alesio, E. Vellone, M.L. Rega, C. Galletti,La ricerca infermieristica,Carocci Editore, Roma, 2007

La professione infermieristica, comela medicina, persegue l’acquisizio-ne di nuove conoscenze e abilità

attraverso lo sviluppo della ricerca teori-ca e applicata.In Italia tale attività, recentemente favo-rita dall’inserimento della formazione inambito universitario, è ancora modesta,ma sicuramente in grande crescita.Questo manuale sulla ricerca infermieri-stica viene quindi incontro a varie esigen-ze. Innanzitutto il volume si rivolge a chisi accinge ad intraprendere la stradadella ricerca nella professione infermieri-stica come approccio quotidiano di riso-luzione di problemi e, prima di avventu-rarsi in un ambiente ignoto, deve dotarsidegli strumenti necessari per non crearedisagi e danni ai pazienti.Inoltre il volume si configura come stru-mento indispensabile nella formazione dibase dei futuri infermieri, dei dirigentidei servizi, di coloro che si interessano diformazione e di quanti desiderano acqui-sire conoscenze di base sul pensieroscientifico.Il testo, suddiviso in sette capitoli, è ideal-mente strutturato in due parti. Nellaprima parte, dopo un breve excursus sto-rico e culturale sull’evoluzione del con-cetto di scienza, viene messo in evidenzacome sia possibile passare dal dato allaconoscenza scientifica. La scienza moder-na presenta molteplici aspetti e nelmanuale vengono analizzate le peculiari-tà del sapere scientifico che coinvolgonola professione infermieristica. Nella seconda parte vengono presentati

alcuni aspetti applicativi della ricercainfermieristica quali lo scopo, l’utilità el’approccio etico.Il libro, dopo aver descritto l’evoluzionestorica della ricerca infermieristica in Italia,si conclude con una rassegna dei docu-menti nazionali ed internazionali riguar-danti la ricerca infermieristica, tesa a met-tere in luce le competenze che l’infermieredeve possedere per poter sviluppare laricerca nei vari ambiti professionali.Questo manuale, che introduce alla ricer-ca infermieristica, sarà di aiuto alle nuovegenerazioni di infermieri per inquadrareil campo d’azione, il ruolo e le responsa-bilità nei confronti dei pazienti e dellasocietà, e sarà di stimolo alla professioneinfermieristica per rivedere la prassi assi-stenziale sulla base dei dati ottenuti dal-l’applicazione del metodo scienti-fico.

RECENSIONE

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Organizzazione, didattica e ricercaR. Alvaro, S. Amato, N. Barbato, M.Bozzi, M. Petrangeli, G. Rocco, L. Sasso

Questo testo o meglio questa“antologia” di contributi offreun quadro di riferimento chiaro,

semplice, trasparente, limpido ma nellostesso tempo multitematico della strate-gie sanitarie applicate alla sanità e allescienze infermieristiche in particolare.Emerge con chiarezza la bontà del pro-getto editoriale che vede tra i suoi auto-ri e curatori le più importanti e compe-tenti firme dell’infermieristica italiana. Il libro assume una valenza ancor più spe-ciale e piena di valori etico-morali se pen-siamo che tutti i proventi saranno desti-nati al finanziamento delle borse di dot-torato in scienze infermieristiche!Nella società complessa, plurale, dismor-fica, dinamica, contemporanea si sta rea-lizzando una rivoluzione copernicanadella struttura organizzativa del nostrosistema sanitario e questa “antologiamultitematica” con una semiotica sempli-ce e concreta coglie a prima vista lostraordinario contributo che le scienzeinfermieristiche stanno sviluppando nelmanagement, nella didattica e nellaricerca per mettere veramente il cittadi-no al centro del sistema delle cure e del-l’assistenza e per renderlo protagonistadel suo ben-malessere. Sfogliando il testo si nota immediata-mente un fil-rouge che parte dall’evolu-zione legislativa delle professioni nonmediche in Italia, per passare a descrive-re nuovi modelli organizzativi in sanità eattività di core business della direzionestrategica aziendale, per arrivare alladefinizione di nuovi modelli assistenziali

e di soddisfazione dei clienti, per conclu-dersi con la descrizione dei processi diEBN e di ricerca correlati agli aspettiemergenti di natura bioetica, etica,deontologica e giuridica.Last but not the least viene analizzata lacontrattazione collettiva ed il rapporto dilavoro del personale non dirigente delcomparto sanità.Attraverso questo excursus strategico ildiscente navigherà in mondi talvolta sco-nosciuti ma con un quadro di concretez-za concettuale costituito da saperi, rego-le criteri e metodi certi per avere unparametro stabile nella società del cam-biamento continuo ed incessante.

Dott. Alessandro Stievano

RECENSIONE

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Dopo la tempesta mediatica scate-nata dal “caso Pirani” (di cui cisiamo ampiamente occupati nel

numero precedente), gli organi di infor-mazione sono tornati ad occuparsi degliinfermieri in modo più consono e perti-nente. Fino ad esaltarne le gesta profes-sionali. Così dagli attacchi alla categoriadel noto editorialista agli infermieri cele-brati come esempio civile e professionaleil passo è stato breve. Giusto il tempo diun mese, per toccare con mano quantosbagliato sia il tentativo di dequalificaregli infermieri italiani e impedirne la cre-scita. Ci ha pensato la cronaca a fissare la veri-tà quando, il 21 giugno scorso, un incen-dio si è sviluppato nei sotterranei delpoliclinico Umberto I di Roma. Daimedia, scattati subito a cacciadi… malasanità, si è levato uncoro unanime: bravi gli infer-mieri. Lo hanno scritto edetto un po’ tutti, dalleprincipali testate nazionalialle tv, dalle agenzie allastampa specialistica: gliinfermieri del policlinicosono stati perfetti nelgestire una situazionemolto difficile, operando inmodo da evitare vittime e daridurre al minimo i disagi dovutialla chiusura di alcuni reparti. Acaldo, i media hanno evidenziato, nonsenza toni enfatici, l’esempio di due col-leghi che, feriti in modo lieve, si sonofatti medicare e sono subito tornati sulposto di lavoro per contribuire a gestirenel migliore dei modi l’emergenza.L’immagine pubblica della professioneringrazia.Come ad ogni inizio d’estate, si è moltoscritto e detto sull’emergenza infermie-ristica e sul rischio di chiusura di repartie servizi. Le cronache dei quotidianihanno continuato a riferire di situazionidi enorme difficoltà aggravata dalleferie estive. Sempre più spesso rispetto aun passato non troppo lontano, i media

riferiscono delle difficili condizioni dilavoro per i pochi colleghi in servizio.L’impressione è che finalmente il “circomediatico” si sia accorto degli infermierie dei loro problemi.Non così lo Stato, che continua a noninvestire sulla sfera infermieristica.Almeno a giudicare dai dati elaborati dalMinistero della Salute sulla forza-lavorodipendente del Servizio SanitarioNazionale, pubblicati da Il Sole 24 OreSanità del 29 maggio. Ne emergono alcu-ni paradossi che lo stesso quotidiano eco-nomico non esita a rimarcare: il mancatoincremento complessivo del personalesanitario e addirittura il calo degli infer-mieri in organico. La situazione a tutto il2005 viene definita “stabile” sulla base di

una crescita ridotta ad appena lo0,3%; altro paradosso è che l’incre-

mento è dovuto ai medici, a sca-pito degli infermieri. Scrive ilSole 24 Ore: “i medici cresco-no del 2,6%, mentre gliodontoiatri dipendenti cala-no del -3,6 per cento. E calaanche il personale infermie-ristico del - 2%, ma con unariduzione maggiore tra gli

operatori di seconda catego-ria (-11%) e minore tra quelli

di prima, che sono anche moltopiù numerosi (-1,2%)”.

Sullo stesso numero, Il Sole 24 OreSanità si è occupato con risalto della sen-tenza con cui il Tribunale di Genova haconfermato in sede penale che per nonincorrere nell'esercizio abusivo della pro-fessione infermieristica è obbligatorioessere iscritti all'Albo. Si legge nell’artico-lo dal titolo “Infermieri senza Albo,multa per la coop”: “Il solo diploma diinfermiere professionale non evita lacondanna penale, come precisa il tribu-nale di Genova nella decisione del 13marzo scorso, depositata in segreteria loscorso 28 marzo. Il giudice unico ha con-dannato al pagamento di una multa da450 euro la legale rappresentante di unacooperativa che forniva infermieri e per-

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sonale ausiliario a una residenza sanita-ria protetta, ubicata nel capoluogo ligu-re. Due addetti dalla cooperativa, benchémuniti del titolo di studio, non risultava-no inseriti nell'apposito albo provinciale.Una mancanza dalla quale il tribunale hafatto scaturire la «sussistenza dellacoscienza e volontà dell'imputata di con-correre, mediante la fornitura contrat-tuale di prestazioni infermieristiche,all'esercizio abusivo della professione didue infermieri non iscritti all'albo». I dueinfermieri non finivano sotto processo,mentre la vicepresidente della cooperati-va era costretta a difendersi dal reatoindicato nell'articolo 348 del Codicepenale”.In risalto le questioni di interesse infer-mieristico anche su La Gazzetta delMezzogiorno del 30 maggio, che ha pre-sentato con un ampio servizio il conve-gno su “Il nuovo ruolo degli infermieri elo stato della professione” organizzatodai Collegi Ipasvi di sette regioni. Sempreil Sole 24 Ore Sanità del 29 maggio hapubblicato un articolato servizio sul corsodi formazione sulla sicurezza dei pazien-ti e la gestione del rischio clinico promos-so dal Ministero della Salute in collabora-zione con Ipasvi e Fnomceo. “L'iniziativa- commenta il quotidiano - non è davve-ro di poco conto: per la prima volta sidettano indicazioni unitarie con un corsoFad (a distanza) su vasta scala in materiadi sicurezza e rischio clinico”.Altra nota positiva nel non facile rappor-to tra gli infermieri e i media viene dalsuccesso della campagna “Infermiere.Protagonista nella vita vera”, l’iniziativapromossa dai Ministeri della Salute,dell’Università, dalla Federazione e daiCollegi Ipasvi per orientare i giovaniverso la professione infermieristica. Gliorgani di informazione hanno risposto inmodo positivo rilanciando dati e conside-razioni espresse nella conferenza stampache, proprio nella sede del Collegio diRoma, ha concluso la campagna naziona-le (ne riferiamo in questo numero).Anche Il Venerdì di Repubblica del 6 apri-le si è occupato di infermieri in chiavepositiva. E innovativa. Infatti ha presen-tato con toni compiaciuti l’esperienzadell’Ospedale Morgagni-Pierantoni diForlì. Scrive Emilio Marrese nell’articolo“Qui infermieri col palmare, tarmaci per-sonalizzati”: “Gli infermieri sono dotati

di palmare. Ad ogni codice elettronicocorrisponde un sacchetto di medicinaliconfezionato meccanicamente da unenorme sistema robotizzato, unico inItalia, il Pillpick fabbricato dalla Svvisslogsu brevetto italiano. Con questo marchin-gegno costato 600 mila euro, che prepa-ra le dosi personalizzate per ogni ricove-rato (1800 al giorno), non si butta vianeanche una pasticca e s'è ridotto dell'83per cento l'errore umano. La suddivisionedei settori, illustra il direttoreMariagrazia Stagni, è stata studiata inmodo che i pazienti vengano seguiti sem-pre dalla stessa equipe di infermierilungo la degenza da un reparto all'altro.Così, quando la cura riguarda aree scien-tifiche contigue, il malato non viene sbal-lottato da un piano all'altro. Tutti gliesami pre-operatori vengono sbrigati insole due giornate al massimo e senzaperegrinazioni. Insomma: un'altra sanitàè possibile”. Della stessa iniziativa si èoccupata LA7 con un lungo speciale tra-smesso lo scorso primo luglio, rimarcan-do gli aspetti dell’organizzazione dell’as-sistenza per intensità di cura e del lavoroin team per cogliere obiettivi di qualità.L’ultima segnalazione è per il mensileNewton che nel numero di aprile dedicaspazio alla figura dell’infermiere forense.“Una nuova professione: le infermiereantiviolenza” recita il titolo del serviziodi Luciano Garofano. “Negli Usa - spiegal’autore - esistono già per affrontare casidi stupro, aggressioni domestiche e suiminori. Si tratta di infermieri, soprattuttodonne, in servizio nei pronto soccorso esulle ambulanze, preparate a riconosceree affrontare i casi di morte sospetta, leviolenze sessuali e quelle sui minori. Ed èproprio nei casi di violenza che le infer-miere forensi rappresentano un verovalore aggiunto per gli investigatori e gliscienziati forensi. Proprio perché possie-dono conoscenze specifiche sanno comecomportarsi con queste vittime così parti-colari per farsi raccontare l'accaduto esono capaci di raccogliere tracce e reper-ti in modo corretto senza inquinare leprove. L'Italia dovrebbe prendere esem-pio e organizzare corsi universitari di spe-cializzazione per infermieri forensi,magari creando delle specializzazioni dialto livello all'interno dei corsi già esi-stenti per la formazione del personaleinfermieristico”.

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Nell’articolo pubblicato sullo scor-so numero abbiamo iniziato l’a-nalisi della responsabilità dell’in-

fermiere in quanto lavoratore dipenden-te da un ente pubblico o privato, soffer-mandoci sugli aspetti per così dire proce-dimentali.Oggi ci occupiamo dei doveri del dipen-dente ossia di quegli obblighi che deriva-no dal contratto di lavoro, legati soprat-tutto al modo di rendere la prestazione(più semplicemente al modo di lavorare).Questo articolo riprende molte parti pro-prio dal contratto collettivo e le riportatestualmente per non alterare la vincola-tività giuridica che deriva dalle paroleusate dalle parti sociali.I doveri dell’infermiere sono declinatiall’art. 28 del CCNL comparto sanità pub-blica del 1995, ancora vigente e solo inpiccola misura modificato dall’ultimocontratto.L’infermiere conforma la sua condotta aldovere di contribuire alla gestione dellacosa pubblica con impegno e responsabi-lità, nel rispetto dei principi di buonandamento e imparzialità dell’attivitàamministrativa, anteponendo il rispettodella legge e l’interesse pubblico agliinteressi privati propri ed altrui. Il comportamento dell’infermiere deveessere improntato al perseguimento del-l’efficienza e dell’efficacia dei servizi isti-tuzionali nella primaria considerazionedelle esigenze dei cittadini utenti. In tale specifico contesto, tenuto contodell’esigenza di garantire la migliorequalità del servizio, l’infermiere deve inparticolare: a) collaborare con diligenza, osservando

le norme del presente contratto, ledisposizioni per l’esecuzione e la disci-

plina del lavoro impartite dall’aziendao ente anche in relazione alle normevigenti in materia di sicurezza e diambiente di lavoro;

b) rispettare il segreto; c) non utilizzare a fini privati le informa-

zioni di cui disponga per ragioni d’uf-ficio;

d) nei rapporti con il cittadino, forniretutte le informazioni cui abbia titolo,nel rispetto delle disposizioni in mate-ria di trasparenza e di accesso all’atti-vità amministrativa previste dallalegge 7 agosto 1990 n. 241, dai rego-lamenti attuativi della stessa vigentinell’azienda o ente nonchè attuare ledisposizioni dei medesimi in tema diautocertificazione;

e) rispettare l’orario di lavoro, adempie-re alle formalità previste per la rileva-zione delle presenze e non assentarsidal luogo di lavoro senza l’autorizza-zione del dirigente del servizio;

f) durante l’orario di lavoro, mantenerenei rapporti interpersonali e con gliutenti condotta uniformata a principidi correttezza ed astenersi da compor-tamenti lesivi della dignità della per-sona;

g) non attendere durante l’orario dilavoro ad occupazioni non attinenti alservizio e, nei periodi di malattia odinfortunio, ad attività che possonoritardare il recupero psico-fisico;

h) eseguire le disposizioni inerenti all’e-spletamento delle proprie funzioni omansioni che gli siano impartite daisuperiori. Se ritiene che la disposizio-ne sia palesemente illegittima, ildipendente è tenuto a farne immedia-ta e motivata contestazione a chi l’haimpartita, dichiarandone le ragioni; se

I doveri dell’infermieredipendente pubblico

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la disposizione è rinnovata per iscrittoha il dovere di darvi esecuzione, salvoche la disposizione stessa sia vietatadalla legge penale o costituisca illecitoamministrativo;

i) vigilare sul corretto espletamento del-l’attività del personale sottordinatoove tale compito rientri nelle proprieresponsabilità;

j) avere cura dei beni strumentali a luiaffidati;

k) non valersi di quanto è di proprietàdell’azienda o ente per ragioni chenon siano di servizio;

l) non chiedere nè accettare, a qualsiasititolo, compensi, regali o altre utilitàin connessione con la prestazionelavorativa;

m)osservare scrupolosamente le disposi-zioni che regolano l’accesso ai localidell’azienda o ente da parte del perso-nale e rispettare le disposizioni cheregolano l’accesso in locali non apertial pubblico da parte di persone estra-nee;

n) comunicare all’azienda o ente la pro-pria residenza e, ove non coincidente,la dimora temporanea, nonchè ognisuccessivo mutamento delle stesse;

o) in caso di malattia, dare tempestivoavviso all’ufficio di appartenenza edinviare il certificato medico, salvocomprovato impedimento;

p) astenersi dal partecipare, nell’eserci-zio della propria attività di servizio,all’adozione di decisioni o ad attivitàche possano coinvolgere direttamenteo indirettamente interessi finanziari onon finanziari propri.

Le violazioni dei doveri danno luogo,secondo la gravità dell’infrazione, previoprocedimento disciplinare, all’applicazio-ne delle seguenti sanzioni disciplinari:a) rimprovero verbale; b) rimprovero scritto (censura); c) multa con importo non superiore a

quattro ore di retribuzione; d) sospensione dal lavoro e dalla retribu-

zione fino ad un massimo di dieci giorni; e) licenziamento con preavviso; f) licenziamento senza preavviso. Come abbiamo visto nell’articolo prece-dente, il procedimento disciplinarerisponde ad alcuni princìpi garantisti;abbiamo così analizzato il principio dipubblicità del codice, il principio del con-

traddittorio (l’obbligo di forma scrittadella contestazione e la facoltà del lavo-ratore di dare le giustificazioni), il princi-pio di immediatezza (per cui non devepassare un lasso di tempo abnorme tra lapresunta violazione e la contestazionescritta da parte del datore di lavoro, prin-cipio che si è tradotto nei contratti collet-tivi in una regolazione della “tempisti-ca”). Esistono però altri princìpi.In particolare il principio di proporziona-lità: il datore di lavoro può irrogare lasanzione disciplinare proporzionata allagravità dell’infrazione.I codici disciplinari devono contenere,quindi anche i così detti “criteri di corre-lazione”, ossia devono prevedere gli ele-menti cui il datore di lavoro si deve atte-nere nella scelta della sanzione.Il contratto collettivo del comparto sani-tà pubblica prevede che nel rispetto delprincipio di gradualità e proporzionalitàdelle sanzioni, in relazione alla gravitàdella mancanza, il tipo e l’entità di cia-scuna delle sanzioni sono determinati inrelazione ai seguenti criteri generali: a) intenzionalità del comportamento,

grado di negligenza, imprudenza oimperizia dimostrate, tenuto contoanche della prevedibilità dell’evento;

b) rilevanza degli obblighi violati; c) responsabilità connesse alla posizione

di lavoro occupata dal dipendente; d) grado di danno o di pericolo causato

all’amministrazione, agli utenti o aterzi ovvero al disservizio determina-tosi;

e) sussistenza di circostanze aggravanti oattenuanti, con particolare riguardo alcomportamento del lavoratore, ai pre-cedenti disciplinari nell’ambito delbiennio previsto dalla legge, al com-portamento verso gli utenti;

f) al concorso nella mancanza di piùlavoratori in accordo tra di loro.

La recidiva nelle mancanze previste aicommi 4 e 5, già sanzionate nel bienniodi riferimento, comporta una sanzione dimaggiore gravità tra quelle previste nel-l’ambito dei medesimi commi. Al dipendente responsabile di più man-canze compiute con unica azione odomissione o con più azioni od omissionitra loro collegate ed accertate con ununico procedimento, è applicabile la san-

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zione prevista per la mancanza più gravese le suddette infrazioni sono punite consanzioni di diversa gravità. La sanzione disciplinare dal minimo delrimprovero verbale o scritto al massimodella multa di importo pari a quattro oredi retribuzione si applica, graduandol’entità delle sanzioni in relazione ai cri-teri di cui al comma 1, per: a) inosservanza delle disposizioni di ser-

vizio, anche in tema di assenze permalattia, nonchè dell’orario di lavoro;

b) condotta, nell’ambiente di lavoro,non conforme a principi di correttezzaverso superiori o altri dipendenti o neiconfronti degli utenti o terzi/pubblico;

c) negligenza nell’esecuzione dei compi-ti assegnati, nella cura dei locali e deibeni mobili o strumenti a lui affidati osui quali, in relazione alle sue respon-sabilità, debba espletare attività dicustodia o vigilanza;

d) inosservanza degli obblighi in materiadi prevenzione degli infortuni e disicurezza sul lavoro ove non ne siaderivato danno o disservizio;

e) rifiuto di assoggettarsi a visite perso-nali disposte a tutela del patrimoniodell’azienda o ente, nel rispetto diquanto previsto dall’ articolo 6 dellalegge n. 300/70;

f) insufficiente rendimento nell’assolvi-mento dei compiti assegnati rispettoai carichi di lavoro;

g) violazione di doveri di comportamen-to non ricompresi specificatamentenelle lettere precedenti, da cui siaderivato disservizio ovvero danno opericolo all’azienda o ente, agli utentio ai terzi.

L’importo delle ritenute per multa saràintroitato dal bilancio dell’azienda oente e destinato ad attività sociali afavore dei dipendenti.

La sanzione disciplinare della sospensio-ne dal servizio con privazione della retri-buzione fino a un massimo di 10 giorni siapplica, graduando l’entità della sanzio-ne in relazione ai criteri di cui al comma1, per: a) recidiva nelle mancanze previste dal

comma 4 , che abbiano comportatol’applicazione del massimo dellamulta;

b) particolare gravità delle mancanzepreviste al comma 4;

c) assenza ingiustificata dal servizio finoa 10 giorni o arbitrario abbandonodello stesso; in tali ipotesi, l’entitàdella sanzione è determinata in rela-zione alla durata dell’assenza o del-l’abbandono del servizio, al disserviziodeterminatosi, alla gravità della viola-zione dei doveri del dipendente, aglieventuali danni causati all’azienda oente, agli utenti o ai terzi;

d) ingiustificato ritardo, non superiore a10 giorni, a trasferirsi nella sede asse-gnata;

e) svolgimento di attività che ritardino ilrecupero psico-fisico durante lo statodi malattia o di infortunio;

f) testimonianza falsa o reticente in pro-cedimenti disciplinari o rifiuto dellastessa, fatta salva la tutela del segretoprofessionale nei casi e nei limiti pre-visti dalla vigente normativa;

g) comportamenti minacciosi, gravemen-te ingiuriosi, calunniosi o diffamatorinei confronti di utenti, altri dipenden-ti o terzi;

h) alterchi con vie di fatto negli ambien-ti di lavoro con utenti, dipendenti oterzi;

i) manifestazioni ingiuriose nei confron-ti dell’Amministrazione, salvo chesiano espressione della libertà di pen-siero, ai sensi dell’ art. 1 della L.300/1970;

j) atti, comportamenti o molestie, anchedi carattere sessuale, lesivi della digni-tà della persona;

k) violazione di doveri di comportamen-to non ricompresi specificatamentenelle lettere precedenti da cui sia,comunque, derivato grave dannoall’azienda o ente, agli utenti o aterzi.

La sanzione disciplinare del licenziamen-to con preavviso si applica per: a) recidiva plurima, almeno tre volte nel-

l’anno, nelle mancanze previste nelcomma 5, anche se di diversa natura, orecidiva, nel biennio, in una mancanzatra quelle previste nel medesimocomma, che abbia comportato l’appli-cazione della sanzione di dieci giornidi sospensione dal servizio e dallaretribuzione, fatto salvo quanto previ-sto al comma 7 lett. a);

b) occultamento, da parte del responsa-bile della custodia, del controllo o

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della vigilanza, di fatti e circostanzerelativi ad illecito uso, manomissione,distrazione o sottrazione di somme obeni di pertinenza dell’azienda o enteo ad essi affidati;

c) rifiuto espresso del trasferimento dis-posto per motivate esigenze di servi-zio;

d) assenza ingiustificata ed arbitraria dalservizio per un periodo superiore adieci giorni consecutivi lavorativi;

e) persistente insufficiente rendimentonei compiti assegnati rispetto ai carichidi lavoro ovvero fatti che dimostrinograve incapacità ad adempiere ade-guatamente agli obblighi di servizio;

f) condanna passata in giudicato per undelitto che, commesso fuori del servi-zio e non attinente in via diretta alrapporto di lavoro, non ne consenta laprosecuzione per la sua specifica gra-vità;

g) violazione dei doveri di comporta-mento non ricompresi specificatamen-te nelle lettere precedenti di gravitàtale secondo i criteri di cui al comma 1,da non consentire la prosecuzione delrapporto di lavoro.

La sanzione disciplinare del licenziamen-to senza preavviso si applica per: a) recidiva, negli ambienti di lavoro, di

vie di fatto contro superiori o altridipendenti o terzi, anche per motivinon attinenti al servizio;

b) accertamento che l’impiego fu conse-guito mediante la produzione didocumenti falsi e, comunque, conmezzi fraudolenti;

c) condanna passata in giudicato:

1. per i delitti di cui all’art. 15, comma1, lettere a) , b) , c), d), e) ed f)dellalegge 1990, n. 55 , modificata edintegrata dall’ art. 1, comma 1 dellalegge 18 gennaio 1992, n. 16 (sitratta di disposizioni per la preven-zione della delinquenza di tipomafioso e di altra gravi forme dipericolosità sociale);

2. per gravi delitti commessi in servizio;

d) condanna passata in giudicato quan-do dalla stessa consegua l’interdizioneperpetua dai pubblici uffici;

e) violazioni intenzionali dei doveri nonricomprese specificatamente nelle let-

tere precedenti, anche nei confronti diterzi, di gravità tale, in relazione ai cri-teri di cui al comma 1, da non consen-tire la prosecuzione neppure provviso-ria del rapporto di lavoro.

Il procedimento disciplinare deve essereavviato anche nel caso in cui sia connessocon procedimento penale e rimanesospeso fino alla sentenza definitiva.

*** *** ***

LA SOSPENSIONE CAUTELARE

La sospensione cautelare non è una san-zione disciplinare. Essa piuttosto, rappre-senta una misura volta a salvaguardare ildatore di lavoro nei casi in cui l’infrazio-ne contestata al dipendente si configuridi una certa gravità.Con la sospensione cautelare (che è unatto del datore di lavoro e si configuracome una sua facoltà quella di esercitar-la o meno, salvi certi casi specifici chevedremo appresso) si sospendono glieffetti del contratto di lavoro anzi, piùesattamente, si sospendono gli effettidelle obbligazioni principali che da essoderivano: il dipendente non presterà atti-vità lavorativa, il datore di lavoro nondovrà corrispondere la retribuzione, adeccezione di una indennità (il cui funzio-namento vedremo di seguito).In questa fase di vacatio, insomma, il dipen-dente resta tale ma non può lavorare.Quelle che seguono sono le norme previ-ste dal contratto collettivo.L’azienda e l’ente, laddove riscontri lanecessità di espletare accertamenti sufatti addebitati al dipendente a titolo diinfrazione disciplinare punibili con lasanzione della sospensione dal servizio edalla retribuzione, può disporre, nelcorso del procedimento disciplinare, l’al-lontanamento dal lavoro per un periododi tempo non superiore a trenta giorni,con conservazione della retribuzione. Quando il procedimento disciplinare siconclude con la sanzione disciplinaredella sospensione dal servizio con priva-zione della retribuzione, il periodo del-l’allontanamento cautelativo deve esserecomputato nella sanzione, ferma restan-do la privazione della retribuzione limi-tata agli effettivi giorni di sospensioneirrogati.

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Il periodo trascorso in allontanamentocautelativo, escluso quello computatocome sospensione dal servizio, è valuta-bile agli effetti dell’anzianità di servizio. Il dipendente che sia colpito da misurarestrittiva della libertà personale è sospe-so d’ufficio dal servizio con privazionedella retribuzione per la durata dellostato di detenzione o comunque dellostato restrittivo della libertà. Il dipendente può essere sospeso dal ser-vizio con privazione della retribuzioneanche nel caso in cui venga sottoposto aprocedimento penale che non comportila restrizione della libertà personalequando sia stato rinviato a giudizio perfatti direttamente attinenti al rapportodi lavoro o comunque tali da comporta-re, se accertati, l’applicazione della san-zione disciplinare del licenziamento. L’azienda o l’ente, cessato lo stato di restri-zione della libertà personale di cui alcomma 1, può prolungare anche successiva-mente il periodo di sospensione del dipen-dente, fino alla sentenza definitiva, allemedesime condizioni di cui al comma 2.Al dipendente sospeso dal servizio ai

sensi del presente articolo sono corrispo-sti un’indennità pari al 50 per cento dellaretribuzione fissa mensile e gli assegnidel nucleo familiare, con esclusione diogni compenso accessorio, comunquedenominato, anche se pensionabile. Quando vi sia stata sospensione cautela-re del servizio a causa di procedimentopenale, la stessa conserva efficacia, senon revocata, per un periodo di tempocomunque non superiore a cinque anni.Decorso tale termine la sospensione cau-telare è revocata di diritto e il dipenden-te è riassunto in servizio. Alla luce di quanto appena evidenziato èquindi auspicabile mantenere sempre uncomportamento corretto, diligente econforme alle prescrizioni della legge edella contrattazione collettiva ed indivi-duale, onde evitare di incorrere in san-zioni disciplinari.Questo articolo, come ho già detto,riporta testualmente le parole del con-tratto collettivo con lo scopo di un’operadivulgativa certamente utile.

Avv. Alessandro Cuggiani

Il Genoma sotto la lente

Ad oggi, dopo quattro anni di lavoro, è statotradotto solo l'1 per cento del genoma umano.L’obiettivo però è più ambizioso: tradurre ilrestante 99 per cento in soli due anni. Questolavoro, pubblicato su Nature e in 28 articoli su

Genome Research, è ora nelle mani diEncode (Encyclopedia of Dna elements), unconsorzio internazionale al quale collaborano80 laboratori di 11 Paesi fra Europa e StatiUniti. Il programma prevede un costo com-plessivo di 31 milioni di euro che dovrebbeessere erogato due anni.

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L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, con Messaggio n. 18550 del 16 luglio 2007, ha for-nito chiarimenti in merito all’assoggettamento previdenziale dei compensi derivanti da attività di assi-stenza generale infermieristica svolta da infermieri iscritti all’Albo, affermando che tutti i professioni-sti infermieri, iscritti ai Collegi Provinciali IPASVI, che esercitano in forma individuale, associata o attra-verso rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e comunque in ogni altra forma diversa daquella subordinata, benchÈ svolta contestualmente a quest’ultima, hanno l’obbligo di iscrizioneall’ENPAPI. Nel messaggio, inoltre, l’INPS indica alle proprie strutture periferiche di esaminare conogni possibile attenzione le domande di iscrizione alla gestione separata, al fine di non accettare quel-le che provengano da professionisti infermieri titolari di redditi derivanti proprio dall’esercizio dell’at-tività autonoma, associata o di collaborazione coordinata e continuativa.

L’intervento dell’INPS si pone in piena continuità rispetto a precedenti pronunce in merito. Lapiù lontana è la Circolare INPS n. 201 del 17 ottobre 1996, art. 4.2, con la quale l’Istituto ha precisatoche i liberi professionisti appartenenti alle categorie professionali provvisti di un Ente di previdenzadi categoria, non sono obbligati all’iscrizione ed alla contribuzione presso la gestione separata. Più direcente, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, con nota del 21 novembre 2001, ha affer-mato che l’attività libero - professionale svolta da soggetti iscritti all’Albo implica, in ogni caso, l’as-soggettamento previdenziale all’Ente di categoria. Si vuole insistere, in sintesi, sul concetto che l’ob-bligo di iscrizione alla gestione separata INPS sussiste soltanto per i lavoratori parasubordinati e per iprofessionisti iscritti agli Albi che non dispongano di una tutela previdenziale obbligatoria esercitatada un Ente di categoria. Anche dopo la sua istituzione, avvenuta nel 1998, molti infermieri esercentiin modalità libero - professionale hanno erroneamente attivato, seguendo, spesso, indicazioni perve-nute da parte dei propri consulenti, l’iscrizione presso tale gestione, anziché presso ENPAPI.

Questa dinamica, soprattutto in sede di prima applicazione, è stata condizionata dall’assimila-zione al lavoro dipendente dei compensi derivanti da prestazioni svolte con rapporti di collaborazio-ne coordinata e continuativa, operata dall’articolo 34 della legge 21 novembre 2000, n. 342, che hadisorientato i professionisti, generando, di conseguenza, un afflusso di iscrizioni molto elevato pro-prio verso la gestione separata INPS e sottraendo i professionisti all’alveo naturale della tutela previ-denziale di categoria, con il conseguente consolidamento, all’interno dell’INPS, di un altrettanto rile-vante numero di posizioni contributive. Il fenomeno, peraltro, pur in diminuzione, non è mai cessatodel tutto. La diffusione del messaggio è, quindi, solo la fase iniziale di una necessaria ed articolataoperazione che si realizzerà, successivamente, attraverso una convenzione tra INPS ed ENPAPI, attra-verso la quale, da un lato, sarà regolato il trasferimento delle posizioni contributive di infermieri libe-ri professionisti, erroneamente accese presso la gestione separata INPS, ivi compresi i flussi dei contri-buti previdenziali dovuti, dall’altro, sarà stabilito, una volta per tutte, il principio di obbligatorietà,valido per gli infermieri che esercitino la professione in forma diversa da quella subordinata, di iscri-zione ad ENPAPI e non alla gestione separata INPS. ENPAPI, dal canto suo, ha circolarizzato il messag-gio INPS presso tutte le sedi provinciali dei Collegi Provinciali IPASVI, nonché presso tutti i soggetti chepossono costituirsi come committenti, raccomandando a questi ultimi di instaurare con i liberi profes-sionisti rapporti di contratto d’opera professionale, evitando, così, il ricorso a rapporti di collaborazio-ne coordinata e continuativa o, ancor meno, di collaborazione a progetto e di tenere conto della cir-costanza che, a prescindere dalla forma contrattuale prescelta, l’assoggettamento previdenziale è, perlegge, esercitato da ENPAPI, con il conseguente obbligo, per il professionista, di corrispondere,annualmente, il contributo soggettivo, il contributo di maternità, il contributo integrativo.

Quest’ultimo, in particolare, ai sensi dell’articolo 8, comma 3, del decreto legislativo 10 febbraio1996, n. 103, è pari al 2 per cento del fatturato lordo ed è riscosso direttamente dall’Assicurato mede-simo all’atto del pagamento previa evidenziazione dell’importo del compenso relativo alla prestazio-ne effettuata dal professionista. Il Presidente Enpapi Mario Schiavon.

Il Presidente Enpapi Mario Schiavon

RIAFFERMATO L’OBBLIGO DI ISCRIZIONEALL’ENPAPI PER TUTTI GLI INFERMIERI

LIBERI PROFESSIONISTI

RIAFFERMATO L’OBBLIGO DI ISCRIZIONEALL’ENPAPI PER TUTTI GLI INFERMIERI

LIBERI PROFESSIONISTI

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Corsi itineranti ECM delCollegio IPASVI di RomaCorsi itineranti ECM delCollegio IPASVI di Roma

I corsi itineranti del Collegio si svolgeranno traSettembre e Dicembre in collaborazione con i referenti evarie strutture ospedaliere: Cristo Re – IDI – Policlinico TorVergata – San Camillo – Forlanini - S. Filippo Neri – NuovoRegina Margherita – S.Lucia – Villa S. Pietro – BambinGesù Palidoro – S. Andrea – Umberto I – Roma F – Roma H– Roma G – Roma D – S. Eugenio – Ospedale di Tivoli –Gemelli – Sede Ipasvi Roma.