processo a henry ford (revised edition)

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E se la crisi finanziaria fosse il frutto dell’insostenibile pretesa al benessere e ai diritti per tutti? E qual è il mistero della “legge della caduta tendenziale del saggio di profitto”? Basterà l’ottimismo e un po’ di liquidità al sistema bancario per uscire vivi dalla crisi? Queste e altre domande in una originale trasmissione televisiva, che mette sotto processo Henry Ford, l’uomo simbolo del capitalismo del ‘900.Un viaggio paradossale e grottesco, lungo il percorso del debito, che da privato diviene pubblico, per finanziare un sistema basato sul profitto.

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PROCESSO A HENRY FORDovvero

perchè un operaiodovrebbe poter acquistare

l’auto che produce?

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Avvertiamo i signori telespettatori che “Processo alla crisi”, il programmache sta per andare in onda, è una reality-fiction, un innovativo prodottotelevisivo, che fa incontrare persone reali e personaggi immaginari in uncontesto di finzione, per produrre nuovi e affascinanti frontiere dell’in-trattenimento televisivo. Quello che tra poco vedrete sullo schermo, è lafedele ricostruzione degli atti di un processo mai tenutosi e che mai si sa-rebbe potuto tenere, essendo l’imputato già da lungo tempo serenamentedefunto, al momento in cui la crisi economica, del cui prodursi egli è ac-cusato, è stata accertata e resa nota alla collettività. Dopo infiniti talk-shaw, servizi giornalistici e programmi di approfondimento, nel corsodei quali sono state analizzate le conseguenze di questa crisi, oggi la no-stra rete, avvalendosi delle più avanzate tecnologie virtuali, è finalmentein grado di offrire ai propri telespettatori, la possibilità di sentire dallaviva voce dei protagonisti, i come e i perchè di questo drammatico eventodi cui tutti subiamo le conseguenze, e soprattutto comprendere se di que-sta crisi è possibile individuare i responsabili. Se con il nostro lavoro po-tremo offrire un contributo di verità e permettere quindi alla Storia dicorreggere, nella sua narrazione, l’errore che il suo procedere crea, equindi accertare i fatti, individuare le responsabilità, condannare i colpe-voli, allora saremo orgogliosi di aver reso un utile servizio ai nostri tele-spettatori. Un ultimo pensiero va alle vittime di questa drammatica crisi,in particolare a quegli studiosi di economia, a quegli operosi uomini d’af-fari, a quei probi servitori dello stato, il cui lavoro è stato vilipeso e la cuireputazione è stata messa in discussione, da quanti nel corso di questigiorni difficili, hanno approfittato del grave momento, per seminare di-scordia, agitare gli animi, fomentare il disordine; a loro va la condannanostra e quella degli sponsor, grazie ai quali questa fiction è stata realiz-zata.Ed ora sigla e buona visione a tutti. I PUNTATA

TA-DA-TA-TA-TA-BUUM

Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Amici telespettatori è il vostro Dick Brewster che vi parla in diretta, quidallo studio di Wolf TV, da cui mi preparo ad assistere, insieme a tuttivoi, al processo del secolo, forse del millennio, e già vi dico che sarà unalunga diretta, quindi preparatevi ad una grande serata di grande televi-

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sione, in compagnia mia e di Alan Friedkin, il famoso notista politico edesperto di economia, e aspettate, sta entrando proprio ora, della bellissimaDeborah Windshaw, vincitrice del popolare reality “Watching in thehole”; insieme ci terranno compagnia e commenteranno con noi le fasipiù salienti del processo; ciao Alan, ciao Deborah, grazie di essere qui connoi.--Grazie a te Dick per l’invito, è un grande piacere per me essere qui, que-sta crisi ci preoccupa tutti e anch’io voglio sapere di chi è la colpa e so-prattutto come andrà a finire.- -Ciao Dick, scusami per il ritardo ma qui fuori c’era della gente con deicartelli e non è stato facile passare…--Ok Deborah, ok, non ti devi scusare, penso che ogni uomo d’Americasarebbe felice di passare ore ad attenderti, ma dimmi piuttosto, tu comela stai vivendo questa crisi?--Ma Dick, sai non è che mi intenda molto di queste cose economiche, peròmi sembra che le cose non vadano bene, c’è tanta gente arrabbiata in giro,e questo mi da un grande dispiacere.--E questo dispiace anche a noi Deborah, ma ora lasciamo la parola al-l’aula, che il processo ha inizio.-Accompagnata dalle note del Dies Irae, sul grande schermo dello studiocompare l’immagine in bianco e nero di una grande aula universitaria,un vuoto emiciclo dalle pareti bianche e nude, vuote le file di banchi,vuota la grande cattedra che sovrasta la sedia su cui siederanno i testi,vuoti i banchi a destra e sinistra della cattedra che accoglieranno le parti;poi, mentre la musica sale d’intensità, una delle due piccole porte postein fondo alla sala si apre, e preceduti da un contractor dal volto inespres-sivo, sei uomini fanno la loro comparsa entrando in fila indiana e pren-dendo posto alla cattedra. Bianchi, anglosassoni, vestiti con sobriaeleganza, tutti intorno alla sessantina, i sei uomini vengono passati inrassegna dalla telecamera, che ne mostra l’espressione attenta e compresa,di chi è abituato allo studio e alla riflessione profonda, mentre in sovrim-pressione compaiono scritte che li presentano al pubblico: Richard Pre-scott, professore di delocalizzazione industriale alla Harward University,membro della Corte, Alvin McEwan, ordinario di elusione fiscale alla YaleUniversity, membro della Corte, Jeremy Lee Stanton, professore emeritodi interesse privato in atto pubblico alla California University, membrodella Corte, Frederick Gaines, professore di aggiotaggio e insider tradingalla Cambridge University, membro della Corte, William Folder dottorein tecnica della bancarotta fraudolenta alla Columbia University, membro

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della Corte, Edward Bayle, premio Nobel per la speculazione finanziariae il riciclaggio di capitali, Presidente della Corte.Ora la telecamera torna alla porta per accompagnare l’ingresso degli av-vocati, la pubblica accusa e la difesa, che sempre preceduti dal contractor,prendono posto ai banchi a loro riservati, da dove si mostrano alla tele-camera in primo piano: sui sessant’anni, piccolo, segaligno, slavato, coni capelli a spazzola e gli occhi grigi e freddi, Ike Bradstreet, procuratoredistrettuale di Detroit, rappresentante dell’accusa; poco più che trentenne,occhi piccoli e scuri, dietro un grande naso evidentemente semitico, suun volto scarno, una barbetta nera a punta e i capelli rasati, Joseph Zim-merman, avvocato del foro di Cleveland, rappresentante della difesa, in-caricato d’ufficio.Inquadratura dall’alto dell’intera scena, poi lenta zoommata fino allasedia vuota al centro, la musica sfuma ed è silenzio. Musica da “Il terzouomo”, mentre in piano americano la telecamera inquadra l’ingresso diun distinto e anziano signore, eleganza un po’ antiquata, lineamenti de-licati e sguardo franco e benevolo, ma in cui traspare la forza di un’ener-gia dinamica; a introdurlo nella grande aula, un giovane studente che loaffianca con evidente rispetto; all’atto di entrare, con uno sguardo abbrac-cia la grande sala vuota, soffermandosi infine sull’ampia cattedra, dietrola quale siede la Corte, dal cui giudizio dipende l’opera della sua interavita: perché lui è l’imputato. Preso posto a fianco dell’avvocato Zimmer-man, l’imputato si siede, non prima però di aver salutato tutti i presenti,chinando quasi impercettibilmente il capo; anche lo studente si siede adun banco al di sotto della cattedra, pronto a verbalizzare. Stop della mu-sica, fermo immagine sul primo piano dell’imputato e scritta a grandi ca-ratteri in sovrimpressione: Henry Ford, magnate dell’industria dell’auto,imputato.Ancora vista dall’alto, poi sulle note dell’Inno Americano, lenta zoomatasul banco dello studente dove al posto della Bibbia su cui far giurare i te-stimoni, troneggia una lussuosa e antica edizione de “La ricchezza delleNazioni”, di Adam Smith. L’inno sfuma sull’inquadratura del PresidenteBailey. -La Comunità Economica Nazionale, contro Henry Ford, uomo d’affari emagnate dell’industria dell’auto, accusato di disastro doloso, per averprovocato, con atti incoscienti e irresponsabili, l’abbattimento del saggiodi profitto, e il conseguente collasso del capitalismo occidentale. L’impu-tato si dichiara colpevole o non colpevole?-In piedi con voce ferma e alta, che sembra esaltare il sorriso appena ac-cennato di curiosità divertita, l’imputato risponde sereno:

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-Non colpevole.-Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Ok amici telespettatori, ci siamo, avete visto l’imputato e so che in moltisarete sorpresi, chi l’avrebbe mai detto che proprio lui, Henry Ford, ungrande americano, possa aver la colpa di tutti i guai che stiamo passando,un vero colpo di scena, te l’aspettavi Deborah?--No, è spero che non sia vero, un signore così distinto, e poi la mia primaauto è stata una Ford e funzionava bene.--Vedremo Deborah, vedremo, ma dicci Alan, cos’è questo saggio di pro-fitto che si sarebbe abbassato e avrebbe procurato tutti questi guai? Neio, ne penso la maggior parte dei telespettatori ne sappiamo nulla.--Nulla di complicato Dick, sai come sono questi professori, usano un lin-guaggio da addetti ai lavori, ma le cose poi sono abbastanza semplici: ilsaggio di profitto è solo il rapporto tra il capitale investito e il profitto chete ne viene; quando il capitale è poco e il profitto tanto, il saggio di profittoè alto, quando il capitale è tanto e il profitto rimane uguale, il saggio siabbassa.- -Penso di aver capito a cosa ti riferisci Allan, è proprio quello che è acca-duto anche a me, sai quand’ero giovane e prestante per far colpo su unaragazza, mi bastava pagarle da bere, oggi che ho l’età e un po’ di pancia,debbo pagarle almeno un weekend a Malibù… , il profitto è semprequello, ma il capitale cresce… saggio di profitto, ora ho capito.--Sei grande Dick…--Oh, Dick ma che dici…--No Deborah, no, con te il capitale investito è sempre troppo poco... okamici, prima di tornare in aula, per vedere come si come si mettono lecose per il vecchio Henry, abbiamo da mostrarvi un documento eccezio-nale, una breve intervista all’imputato, solo poche battute prima del suoingresso in aula, mandiamola subito e poi riprendiamo direttamente conil processo.-Sullo schermo un corridoio male illuminato, sul fondo una porta intornoa cui si accalcano giornalisti con microfoni e videocamere, la porta si apre,due contractor si fanno largo rudemente tra i giornalisti, poi compareHenry Ford, e subito si leva la selva di microfoni, cellulari, videocamereche sgusciano via oltre le guardie, per fermarsi solo a pochi centimetri dalvolto dell’imputato, che visibilmente sorpreso ma anche divertito, si ri-volge al più vicino dei giornalisti, parlando però a voce alta perchè tuttipossano ascoltarlo.

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-Sono spiacente... non so cosa dire... non so nemmeno perchè sono qua...anzi, sono sicuro che non dovrei essere qua...--Signor Ford, come le sembra l’America del 2012?--Non lo so, non ho visto nulla... però l’auto con cui mi hanno portato qui,è veramente fantastica...--Signor Ford, come vanno le cose nell’al di là?--Mi dispiace ragazzi, ma non sono autorizzato a parlare di questo.--Signor Ford le hanno spiegato le ragioni per cui sarà processato?--Pare ci sia qualcosa che non funziona nell’economia... non riesco a spie-garmelo, sembrava che tutto andasse a gonfie vele...abbiamo vinto laguerra, non so cosa sia accaduto dopo... forse qualche problema con i so-vietici, ma non vedo cosa posso entrarci io...--Signor Ford cosa può dirci della crisi?--La crisi era finita, così ricordo... il povero presidente Roosvelt ha fatto ungran lavoro... la produzione è ripresa, tutto andava per il meglio... doponon so... è un problema vostro ragazzi, io non ne so nulla.--Signor Ford, tutti gli americani hanno diritto a un auto?--Certamente, buone auto per tutti... è questo che ha reso grande l’America.Ma adesso basta ragazzi, sono atteso.--Ancora un’ultima domanda signor Ford, che ne pensa del Fordismo?--Fordismo? Basta così ragazzi, devo andare.-Scortato dai contractor l’imputato avanza nel corridoio...dissolvenza...l’inquadratura torna in aula sullo scranno della Presidenza, attorno a cuisono riuniti il procuratore Bradstreet e l’avvocato Zimmerman per unbreve consulto, poi il rappresentante della difesa si avvicina al suo assi-stito, che adesso siede al suo posto, e gli bisbiglia poche parole, ricevendoin risposta un breve cenno di assenso; quindi ritorna dal Presidente cheaccolto l’assenso, congeda le parti e si rivolge all’aula vuota. -Dato il carattere peculiare di questa Corte, composta dai più insigni eco-nomisti mondiali, tecnici usi ad andare all’essenza dei problemi, piuttostoche indugiare in questioni di forma, le parti si sono accordate per unaprocedura semplificata, ridotta alla sostanza del contenzioso processuale,che prevederà l’esposizione delle tesi dell’accusa e della difesa, l’esamedei testi, le arringhe conclusive e la possibilità di una dichiarazione del-l’imputato, quindi infine, la sentenza. Si proceda quindi con le tesi del-l’accusa.-Piano americano sull’accusa, il Procuratore si alza in piedi, e inizia a par-lare rivolgendosi al Presidente; il tono è pacato con una punta di stan-chezza, come chi parla di un argomento spiacevole.-Signor Presidente, signori della Corte, non abuserò della vostra pazienza

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ricordando ciò che a voi tutti è noto, e che ogni cittadino d’America edell’occidente sta sperimentando: la condizione drammatica dei mercati,il clima di sfiducia degli investitori, l’angoscia degli speculatori, la diffi-denza degli operatori finanziari e soprattutto il discredito, si, scusatemi,il discredito, di quanti come voi, hanno dedicato la loro intera vita, al no-bile compito di spiegare, “urbi et orbi”, che il libero e naturale intrecciarsidegli scambi economici e finanziari, era la sola garanzia per il raggiungi-mento dell’equilibrio necessario, al naturale riprodursi dei rapporti so-ciali, e quindi al realizzarsi della più giusta delle società, quella in cuiognuno ha il suo posto e l’ordine regna sovrano. Oggi che questo nobileideale sembra infranto, a voi, si a voi, compete di capire, cosa sia accaduto,come ciò sia stato possibile e individuare e isolare il vizio, la tara, il malesotterraneo, che segretamente covava, minando i fondamenti del sistema,diffondendo vane illusioni, suscitando assurde pretese, nella negazionedel principio fondamentale della civiltà, il “valore”, quel “valore” sullabase del quale si fonda ogni ordine e ogni gerarchia. Nell’impegno a con-tribuire umilmente a questo scopo, dimostrerò a questa Corte come l’im-putato, facendo mostra di se come alfiere della diffusione, del nobileideale della valorizzazione del capitale in ogni ambito della società, nellarealtà, operava in direzione di una costante e progressiva tendenza allasvalorizzazione del capitale stesso, di cui la caduta tendenziale del saggiodi profitto, è la manifestazione più rovinosa e drammatica. Per fare lucesu tali avvenimenti, chiamerò a testimoniare le vittime, o forse gli ignaricomplici, perché attraverso le loro parole emerga chiaro il disegno, eancor più chiara la responsabilità dell’imputato, perché soprattutto siachiara e palese la connessione, tra i più sordidi e ingordi istinti allignantinei livelli più bassi della società, e la malattia che come una peste si dif-fonde fino ai vertici della struttura economica, colpendo i profitti, impe-dendo la valorizzazione del capitale, affossando le basi dell’economia,destabilizzando la Nazione. - il tono sommesso è cresciuto nell’enfasi ora-toria, trasmettendo forte lo sdegno profondo. Poi alla parola Nazione, unapausa, nel silenzio lo sguardo si abbassa e la conclusione ritorna pacata,addirittura sommessa - E’ con dolore profondo che rivolgo l’accusa al-l’imputato, conscio così facendo di colpire un simbolo stesso di ciò chel’America è stata, ma non mi sottraggo al dovere di guardare a ciò chel’America sarà, se le classi dirigenti del paese non avranno il coraggio discelte difficili: spero di poter contribuire umilmente a questo sforzo, fa-cendo quanto mi è possibile per offrire a questa Corte l’opportunità difare giustizia. Grazie.-

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Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Di nuovo in studio amici telespettatori, e devo dirvi che anche se non misono ancora fatto un’idea su come stanno le cose, mi sembra che il Pro-curatore conosca il suo mestiere, che te ne pare Deborah?--Beh, sicuramente parla molto bene, ma non mi sembra che abbia dettomolto… dopotutto non ci ha ancora spiegato perché ce l’ha con il signorFord… o almeno, io non l’ho capito.--Al cosa ci dici, ha ragione Deborah? Effettivamente anche a me è sem-brato che si sia tenuto un po’ sul vago…--Conosco Ike da anni, abbiamo giocato al golf e fatto qualche partita dipesca al marlin, e so che è un osso duro, in qualsiasi campo, ma un pro-cesso è un po’ come una partita a poker, in cui ognuno tiene nascoste lesue carte e le scopre al momento giusto, e Ike è anche un gran giocatoredi poker. Aspetto di vedere le sue carte.--Anche noi qui in studio, e soprattutto voi da casa, ma torniamo in aulaper sentire come rilancia la difesa, questo avvocato Zimmerman, di cuiperò non sappiamo molto.--E’ ancora giovane in effetti, ma a Cleveland si è fatto già un nome conquella storia del sindaco Haines.--Ne parleremo Al, adesso torniamo in aula e sentiamo cosa ha da dirci ilgiovane Zimmerman.-Sullo schermo in piano americano, compare l’avvocato Zimmerman inpiedi, mentre seduto al suo fianco l’imputato lo guarda con un’espres-sione incuriosita, come fosse uno strano animale.-Signor Presidente, signori della Corte, permettetemi innanzi ogn’altracosa di soffermarmi su una delle cose dette dall’esimio rappresentantedell’accusa: egli ha detto che la vostra categoria è sprofondata nel discre-dito - sull’ultima parola lentamente sillabata, la voce metallica rimbalzacome il tintinnio di una monetina – discredito e vero, cos’altro meritarese non il discredito, nel caso aborrito in cui lo studioso, abbandonata lavia della ragione, si affidi ai meandri del sospetto, per giungere infine vi-colo cieco dell’errore, errore tanto più grave, in quanto mina i principistessi, di cui lo studioso è garante. Ma io ho fiducia che ciò non accadrà,e non il discredito, ma la stima e la riconoscenza della Nazione, sarannotributate a questa Corte, quando essa saprà rasserenare il cielo della spe-ranza, cacciando le nubi del timore, con la brezza fresca e pulita della ve-rità. Voi tutti, che siete stati e spero ancora siate, i laici sacerdoti della fedenei mercati, i freddi e lucidi osservatori del libero dispiegarsi dei capitalie delle merci, potrete mai abdicare a questa fede razionale, fino al punto

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di giungere ad affermare, che l’azione irresponsabile di un solo uomo,possa aver prodotto il collasso di ciò che noi tutti sappiamo essere l’unico,sovrano, possibile e caotico ordine: l’ordine del capitale! Signor Presi-dente, signori della Corte, nel presentare la mia tesi, non posso che rile-vare la tristezza dei tempi, quando la sfiducia nell’unico faro che hailluminato la civiltà moderna, il Mercato, ci induce a cercare facili capriespiatori, in singoli individui, la cui unica colpa, se colpa si può dire, èstata quella di portare alle conseguenze estreme la fede che tutti condivi-diamo, la fede nella potenzialità di un sistema, un sistema che tutti coin-volge, in ogni sfera dell’agire umano, un sistema che nella costante einfinita valorizzazione del capitale, porta la specie umana all’apice delprogresso e al dominio sulla natura e sul cosmo intero. Per questo, con ilcontributo di testimonianze e perizie, mi adopererò affinché questa Cortenon cada nell’errore, e riconoscendo la natura effettiva di quanto messoin atto dal mio assistito, inserisca tale azione nella viva realtà della storia,cogliendo gli eventuali errori, solo come conseguenza di un forte stato distress, uno stress che visse un’intera società per un’intera epoca, e di cuiil mio assistito fu solo l’ignaro interprete. Chiedo quindi che la Corte ri-getti l’accusa di disastro doloso, per la semplice ragione che tale disastronon si è mai realizzato, e la crisi che tanto atterrisce il rappresentantedell’accusa, è solo un fisiologico adattamento del capitale alle nuove ne-cessità dei mercati, adattamento che prevede la trasformazione radicaledi tutti i comparti della società. Per questo concludo chiedendo l’assolu-zione completa per Henry Ford, perché il fatto non sussiste, o in via su-bordinata, ma presento tale subordinata solo per rigore professionale,l’assoluzione parziale per acclarata seminfermità mentale. Grazie.-L’inquadratura passa sull’imputato, che a denti stretti sembra mormorarequalcosa, poi di nuovo su Zimmerman che seduto sorride in macchinacon aria soddisfatta.Studio di Wolf TV, Dick Brewster.-A sentire questo Zimmerman la crisi non è esiste, strana linea difensiva.E poi seminfermità mentale! Colpo di scena, chi l’avrebbe mai detto? Nonso come l’imputato la prenderà, ma mi sembra che la difesa voglia farlopassare per mezzo matto. Che te ne pare Al?--Beh Dick, come l’ha preso l’imputato mi sembra chiaro, basta leggere illabiale.--Ok Al, vediamo se la regia può rimandarci l’inquadratura.-Sullo schermo, al rallenty, primo piano su Henry Ford, che mormora dueparole.

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-Sono un po’ imbarazzato, ma il dovere di cronaca è dovere di cronaca, emi sembra proprio che le parole pronunciate da Ford siano “bastardo giu-dio”, è questa è una cosa di cui mi scuso con tutti i telespettatori di fedeebraica, ma i fatti sono fatti, correggimi se sbaglio Al.--No Dick, è proprio così, queste sono le parole e d’altra parte la cosa nonmi stupisce, Ford ha finanziato per anni riviste antisemite e fu addiritturainsignito di un’onorificenza dai nazisti, per il contributo che la Ford diedeall’industria bellica tedesca… poi ovviamente quando scoppiò la guerrafece marcia indietro… ma sai come si dice, il lupo perde il pelo ma…--Scusa Dick, io non ho nulla contro gli ebrei, ma quell’avvocato non si stacomportando bene, non è questo il modo di difendere una persona, farlopassare per un mentecatto, ma chi l’ha scelto quest’avvocato?--Grazie Deborah, questa è la questione, chi è questo avvocato Zimmer-mam? Al ci stava raccontando che si è fatto un nome difendendo il sin-daco di Cleveland, e forse sarà bene raccontare ai telespettatori come èandata quella storia.--Certo Dick è una storia che ha suscitato clamore qualche anno fa: sai aCleveland quando fu eletto sindaco Joshua Haines, un afroamericano cheprese voti nei ghetti, furono in molti a dire che la sua elezione era dovutaall’appoggio delle gang che controllano lo spaccio di droga, così i cittadiniper bene, con l’appoggio dei giornali più influenti, hanno cominciato astargli con il fiato sul collo, fin quando non l’hanno preso con le mani nelsacco mentre prendeva una mazzetta per una storia di affari immobiliari.Haines sembrava senza speranza, ma Zimmerman, a cui fu affidata la di-fesa, scelse una strategia difensiva apparentemente folle, ma che alla finefunzionò.--Spiegaci Al.--Tutto semplice, invece di negare il fatto, cosa impossibile data la fla-granza, lui ammise tutto, anzi documentò anche altre mazzette, e poi riu-scì a dimostrare che con quei soldi Haines aveva costruito due asili e unacasa di riposo per anziani indigenti.--Ma è una storia pazzesca…--E’ la pura verità, e la giuria, composta per lo più da neri e da gente deiquartieri bassi, alla fine l’ha mandato assolto.--Ma sembra una vecchia commedia di Frank Capra!--E non ti ho detto ancora il finale. Sai qual è lo slogan della prossima cam-pagna elettorale di Haines?--Diccelo.--“Se i ricchi non pagano le tasse, pagheranno le mazzette”. E lo dannotutti vincente.-

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-Clamoroso, e con questa storia tipicamente americana, ci fermiamo unattimo per dare spazio ai nostri sponsor; rimanete con noi e tra due minutisaremo insieme in aula per ascoltare il primo dei testimoni.- Riserva Lakota di Pine Ridge, South Dakota, baracca di John Alce Eretto.Un vecchissimo indiano, in una poltrona sfondata, guarda la televisione;dalla stanza vicina una voce giovanile.-Ehi vecchio, vado in città stasera.--Come ogni sera ragazzo.--Ok allora, e non ti addormentare con il televisore acceso.--No, penso che starò sveglio stasera.--Cos’è danno “Balla coi Lupi”? O qualche vecchio film di Custer e ToroSeduto?--No, quel tempo è finito, anche per il cinema, e noi indiani non facciamopiù paura a nessuno, nemmeno in TV.--Bando alle malinconie vecchio, pensa al futuro.--Nel futuro c’è solo la follia dell’uomo bianco, i vecchi lo sapevano e ioquesta sera lo vedo.--Di’ vecchio, hai avuto un sogno, una visione?- -Il tempo delle visioni è finito, l’uomo bianco ha preso tutte le visioni e leha chiuse in quella scatola. Per questo io la guardo. Quando la follia del-l’uomo bianco sarà alla fine, io la vedrò in quella scatola.--Beh, vecchio non credo sia per questa sera comunque. Ti conviene andarea dormire.--No, starò sveglio, guarderò e aspetterò, la follia è alla fine e io la sto ve-dendo… dopo potrò alzarmi e danzare.-Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Rieccoci amici telespettatori, ancora insieme, con Alan Friedkin e Debo-rah Windshaw, per seguire, lo dico per chi si fosse sintonizzato solo ora,il processo del secolo, la Comunità Economica Nazionale contro HenryFord, il grande magnate dell’auto, accusato di aver causato tutti i guaiche stiamo passando per la crisi economica. Ed ora torniamo in aula perascoltare la prima delle testimonianze. Inquadratura sul Presidente della Corte che si consulta con uno dei suoicolleghi, mentre insieme controllano alcune carte, poi solleva lo sguardoe prende la parola.-Bene, ringrazio i rappresentanti dell’accusa e della difesa per la sinteticitàe la chiarezza con cui si sono espressi, e chiedo che venga introdotto il

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primo dei testimoni dell’accusa, Wesley Hampton Junior.-La porta in fondo alla sala si apre, e accompagnato da un robusto con-tractor con occhiali scuri e auricolare, un giovane di colore, poco più cheventenne, entra nell’aula guardandosi intorno con aria eccitata poi, spintoenergicamente dal contractor, va a sedersi sulla sedia al centro della sala.Senza posare su di lui lo sguardo il Presidente rivolge la domande di rito.-Lei è Wesley Hampton Junior, di anni 21, residente a Detroit, Michigan?--Si, si, sono proprio io… non so perché…--Si limiti a rispondere alle domande, e per favore e prima di ogni altracosa giuri di dire tutta la verità. Dica lo giuro.--Va bene, va bene, lo giuro…ma…--E adesso risponda alle domande che il rappresentante dell’accusa vorràfarle. Procuratore proceda.-Senza alzarsi dal suo banco e con una palese espressione disgustata, ilrappresentante dell’accusa inizia il suo interrogatorio.-Signor Hampton, prima di tutto vorrei chiederle se lei è cosciente di ap-partenere ad una minoranza razziale svantaggiata, con prospettive di oc-cupazione e carriera significativamente inferiori alla media nazionale.--Hey che domande sono queste, io sono un americano, un afro-americano,l’America è piena di afro-americani, abbiamo un presidente afro-ameri-cano, nel mio quartiere siamo solo afro-americani, non siamo una fottu-tissima minoranza, non siamo una banda di fottuti portoricani o di musigialli, questa è l’America e non…--Basta così signor Hampton, abbiamo capito. E mi dica qual’è la sua at-tuale occupazione?--Beh, occupazione… molte occupazioni. C’è tutto un giro di…--Intendo dire, se lei ha un’attività retribuita, se opera come libero profes-sionista o ha altri cespiti di liquidità, rendite immobiliari, titoli o altro.--Cosa?--Signor Hampton, lei lavora?--Ah lavoro…no, no, nessun lavoro, come dicevo prima al momento c’èun giro di cose in ballo che…--Lei studia signor Hampton?--Beh ho studiato… il college… e quelle cose lì, no?--Lei si è diplomato al college?--No, no diplomato no, non è roba per me, il mio vecchio voleva, ma tuttiquei fighetti palliducci e quei negri da “si badrone”, da vomito… vera-mente, noo.--Bene signor Hampton, lei non lavora, lei non studia, eppure lei consuma.Agli atti risulta che nel maggio 2009, lei ha acquistato un’auto nuova di

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marca Chrysler, del valore di 18.000 dollari, è vero?--Che c’entra questa storia? Avevo quasi finito di pagarla, mancavano rateper meno di un anno, che colpa ne ho se quel fesso mi è venuto addossoe mi ha spinto giù per un burrone, che non so nemmeno io come ho fattoa buttarmi fuori, prima di volare di sotto, con tanto di cintura di sicu-rezza.--Agli atti risulta che lei dopo aver presentato garanzie da parte di suamadre, la quale ha anche versato un minimo anticipo, ha pagato solo leprime cinque rate, quindi di fronte al tentativo da parte dei creditori dirientrare in possesso dell’auto, ha messo in opera il falso incidente, ten-tando di truffare l’assicurazione. Può confermare?--Nooo, chi ha messo in giro questa storia…--Signor Hampton agli atti risulta una sua condanna a otto mesi, con i be-nefici della condizionale, per questa vicenda, mentre il danno economicoda lei procurato non è stato risarcito che in minima parte: adesso vuoleconfermare?--Ok, ok, confermo tutto, ma si può sapere cosa volete da me?--Signor Hampton, lei è stato convocato qui in qualità di teste, e, al di làdelle mie personali valutazioni sul suo conto, a suo carico non vi è alcunaimputazione, ne ve ne sarà alcuna, salvo quella di falsa testimonianza,qualora lei volesse continuare con questo atteggiamento. La prego quindidi rispondere con esattezza alle domande che le farò. Lei è cosciente diaver procurato un danno all’economia nazionale?--Noo, addirittura…--Risponda.--Si, va bene, lo ammetto--Signor Hapton, rifletta bene prima di rispondere a questa domanda; midica, cosa pensa dei consumatori?--Beh io, giuro che…--Parli liberamente signor Hampton.--Beh, non so se posso… non che ne capisca granchè… però mi sembrauna cosa buona… cioè, la gente consuma, i soldi girano, l’economia tira…il PIL, quelle cose lì.--Ma per consumare si deve pagare, è d’accordo signor Hampton?--Beh si, giusto, si deve pagare.--E chi non paga signor Hampton, come lo definirebbe?--Cioè, non so… povero?--No signor Hampton, i poveri, i veri poveri, non consumano e quindi nondevono pagare, no signor Hampton, io mi riferivo a chi consuma per18.000 dollari e poi non paga.-

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-Ma veramente, non so che dire…--E allora glielo dico io signor Hampton, e poi mi lei mi dirà se è d’accordo:“parassiti”, ecco come li definirei, parassiti, è d’accordo signor Hampton?--…--E’ d’accordo signor Hampton?--Si, si …--Bene signor Hampton, finalmente cominciamo ad andare d’accordo. Eadesso ancora una domanda, l’ultima e mi raccomando, rifletta beneprima di rispondere: perché uno come lei, disoccupato, senza alcuna ri-sorsa, senza una ricca famiglia alle spalle e me lo lasci dire, senza alcunaprospettiva nella vita, insomma un insolvente cronico, perché uno comelei pensa di poter comprare un’automobile?--Ma che diavolo, che significa questa domanda… tutti hanno un auto!--Grazie signor Hampton. Per me è tutto signor Presidente-Nell’aula silenziosa ora tutto è immobile e il teste in primo piano siguarda per un attimo intorno, come a cercare qualcosa, forse una fuga oforse solo un po’ di comprensione; sul banco degli imputati Henry Fordguarda al giovane afroamericano e una punta d’inquietudine inizia farsistrada sul suo viso. La voce del Presidente rompe il silenzio. -La difesa intende porre domande al teste?--Si signor presidente, vorrei fare alcune domande a questo giovane ame-ricano.--Bene, il teste è a sua disposizione.-L’avvocato Zimmerman lascia il suo banco e si avvicina al teste con unsorriso sicuro.-Signor Hampton, lei crede di essere un buon americano?--Beh, non meno di chiunque altro comunque.--Ok signor Hampton, le credo. E mi dica, cosa le piace dell’America?--E’ un paese libero, tutti lo sanno--Giusto signor Hampton, tutti lo sanno. E mi dica, cos’è per lei la libertà?--Beh la libertà è… come dire… ognuno ha la sua idea e fa quello che…cioè non proprio tutto, ma…per esempio…--Per esempio, signor Hampton, girare tutta la notte su una macchina spor-tiva passando da un bar all’altro in compagnia di qualche ragazza allegra,è libertà, possiamo dirlo.--Si, si, ecco quello che intendevo dire… nulla di male, solo divertirsi unpo’.--Bene signor Hampton, e adesso mi dica: cosa sarebbe disposto a fare perdifendere la sua libertà?--Io? Quello che c’è da fare, io non mi tiro indietro, io, ho fatto domanda

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nei marines e se non era per quella storia dell’auto…--Un attimo signor Hampton, un attimo, mi faccia capire, lei ha fatto do-manda nei marines?--Certamente, perché no? E un mio diritto!- -Certo che è un suo diritto signor Hampton, come è dovere di ogni buonpatriota difendere la Nazione. Grazie signor Hampton, la sua testimo-nianza ci è stata di grande aiuto. Per me è tutto signor Presidente.-Mentre il signor Hampton esce dall’aula con l’orgoglio di chi ha fatto ilsuo dovere e il sollievo di chi sa di essersela cavata, inquadratura sull’im-putato che guarda con attenzione e una punta di compiacimento l’avvo-cato Zimmerman.Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Allora amici telespettatori, l’avete visto il nostro primo teste, un ragazzocome tanti, potrebbe essere vostro figlio o magari il mio, certo se fossemio figlio dovrei farmi chiarire qualcosa da mia moglie, ma a parte que-sto, un ragazzo normale, non è proprio un ragazzo modello, ma chi dinoi lo è stato alla sua età? E quanti di questi giovani, a volte teste calde,sempre un po’ incoscienti, quanti di questi giovani hanno dato la vita inEuropa e nel Pacifico, in Corea e in Vietnam, in Irak e in Afghanistan, con-tro i nazi, i rossi, o i talebani? Un ragazzo americano, uno come tanti, ep-pure forse già coinvolto nel meccanismo infernale che rischia di portarcialla catastrofe. Che te ne pare Deborah?--No no, non mi pare possibile, cos’ha fatto di male? Ha avuto un incidentee l’assicurazione si è accanita, è successo anche a me una volta, questi as-sicuratori possono comportarsi in modo orribile… poi non capisco, checolpa può avere il signor Ford, se un ragazzo non paga l’auto che ha com-prato?--Diccelo tu Al, che colpa ne ha Henry Ford?--Beh Dick, prima di tutto fammi dire che Ike c’è andato un po’ giù durocon quel ragazzo, ma penso di capirne il motivo: quanti giovani credonoche tutto sia a portata di mano, che tutto sia loro dovuto? Tanti, troppi,ma non penso sia loro la colpa, è tutto un sistema che forse non va, la vitafacile, i soldi facili e tutto il resto. Ma tu mi chiedi che colpa ne ha HenryFord, e io non so che risponderti Dick. Quello che so è che in questo paese,tutti pensano di aver diritto a un auto, e questo lo capisco, ma per avereun auto si deve pagare e anche questo lo devono capire tutti.--Troppo giusto Al, troppo giusto. Ed ora di nuovo in aula, vediamo chisarà il prossimo testimone.-

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Inquadratura sul Presidente che con una espressione infastidita, guardaverso l’uscita, quasi ad assicurarsi che il giovane Hampton sia definitiva-mente fuori; poi si rivolge di nuovo all’aula vuota. -Procediamo, sia introdotto il prossimo teste a carico, la signora Lynn Car-ter.-Preceduta dal voluttuoso sommovimento di due protesi in silicone for-mato XL, sovrastata da un’imponente impalcatura di capelli, la signoraLynn Carter si fa avanti nella sala con passo deciso, seguita dallo sguardoattento del contractor, evidentemente concentrato nell’esame del poten-ziale sovversivo delle natiche sobbalzanti al movimento dei tacchi da 13e ben evidenziate dalla gonna fasciante di raso nero. La macchina seguela signora Carter che seduta, accavalla le gambe con evidente compiaci-mento e rivolge ai presenti uno sguardo imbronciato e anche un po’ scoc-ciato. Sequenza sull’espressione attenta dei membri della Corte, poizummata sul triangolo di cosce mostrato dalla teste, quindi sul procura-tore Bradstreet, che sembra ritrarsi sul suo banco, quasi temendo una con-taminazione. Dall’alto della cattedra il Presidente si sporge per parlare, ementre si sente la voce solenne e neutra, sempre dall’alto l’inquadraturavola a infilarsi sull’ampia scollatura della teste. -Lei è Lynn Carter, di anni 43, residente a Detroit, Michigan, coniugata aWesley Hampton Senior, madre di Wesley Hamptom Junior?--Si sono io, ma sono separata da mio marito da…--La prego, si limiti a rispondere alle domande, e giuri di dire tutta la ve-rità. Dica lo giuro.--Ok, ok, lo giuro.--Bene, Procuratore il teste è a sua disposizione, può procedere con le do-mande.-A queste parole la signora Carter si volge verso il banco dell’accusa,primo piano sul suo volto, il mento un poco sollevato le labbra carnoseinvitanti e protese verso l’austero Procuratore, che impassibile rivolge lasua domanda ai banchi vuoti della grande sala.-Signora Carter, prima di tutto, può dirci qual è la sua attuale residenza?--Al momento sto trasferendomi in un villino nella zona di…--Signora Carter, a noi risulta che lei vive, insieme a suo figlio, in un resi-dence sulla statale 47, dove peraltro riceve degli uomini, come accertatoda funzionari dell’ufficio della buoncostume della polizia di stato.--Cosa c’entra questo, ho degli amici, non mi risulta che sia vietato, e perquanto riguarda il residence è solo una sistemazione del momento, in at-tesa di trasferirmi.--Una momentanea sistemazione che dura da oltre un anno, da quando

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cioè lei ha perso la sua casa di proprietà per insolvenza, non avendo ono-rato il pagamento delle rate dell’ipoteca che sull’immobile aveva acceso.--Sono una donna che lavora, ho sempre lavorato e ho sempre pagato, nonfosse stato per quell’imbroglione di Al, adesso sarei a godermi la mia pi-scina, invece che in quel buco sulla 47°--Quando dice Al, si riferisce ad Albert Hoover.--Si, Albert Hoover, è a lui che dovreste fare le domande non a me…--Verrà il suo turno signora Carter, verrà il suo turno. Ma adesso torniamoa noi. Può dirci qual è la sua abituale occupazione, quando non riceve isuoi amici?--Sono stilista dei capelli e consulente per cure estetiche, e nel passato holavorato nel cinema… magari qualcuno di voi mi ha anche visto in qual-che film.- L’ultima frase è ammiccante, imbarazzo dei presenti, salvo l’imputato,che si guardano intorno.-A noi risulta che a parte una breve e fallimentare avventura imprendito-riale, con un centro di cure estetiche, lei abbia lavorato come cameriera edonna delle pulizie, e quanto alla sue esperienze nel mondo del cinema,dubito che tra gli esimi professori presenti in quest’aula, qualcuno abbiaavuto l’occasione di conoscere pellicole come “Lingue avide” e “A qual-cuna piace grosso”, dove lei compare con il nome d’arte di Lola The Ton-gue. – flash sul professor Prescott, che sgrana gli occhi come colto daun’improvvisa illuminazione, poi assume un espressione sognante - Puòquindi per favore darci un quadro esauriente della sua carriera profes-sionale?-La signora Lynn ha un moto d’insofferenza, poi abbassa lo sguardo.-Ok lo ammetto, ho fatto la cameriera e la donna delle pulizie, ma ora hochiuso con quella roba, era quando stavo con Wes, mio marito, poi luiperse il posto e io ho capito che dovevo darmi da fare in proprio, e nonammuffire in quel ghetto di negri, ingrassando e guardando commediein TV. C’era un tipo che conoscevo e mi disse che avevo il personale giu-sto per fare del cinema, ma mi mancava ancora qualcosa per sfondare,così mi consigliò una clinica e lì mi rifeci la carrozzeria in versione extra-lusso, solo il davanti che di dietro è tutto naturale, e a parte la fatica diportarle in giro, mi sembra di aver fatto un buon affare. Non pare anchea voi?- Primo piano sulle XL.-Mi scusi a quanto ho capito suo marito era disoccupato e lei viveva conil salario di cameriera, potrebbe dirci come fece a pagare le sue “cure este-tiche”? La spesa deve essere stata rilevante.-Adesso la signora Lynn assume un tono di sufficienza.

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-Guarda le cose dal lato sbagliato, non era una spesa, ma un investimento.Mai sentito parlare di mezzi di produzione?--Va bene, va bene, noto con soddisfazione che lei ha una certa conoscenzadella terminologia economica, e allora le rinnovo la domanda: da dove levenne il capitale da investire? Aveva dei risparmi?--Noo, niente risparmi, quelli li teneva sotto chiave Wes, avevo le mie cartedi credito…--Mi scusi signora Carter, questo è un passaggio importante, lei, pur nonavendo ne risparmi, ne rendite, con un lavoro a basso reddito e presumi-bilmente precario, senza alcuna proprietà, lei possedeva carte di credito,può spiegare alla corte come ne era entrata in possesso.--Ehi ma dove vivete, siete economisti o frati trappisti? Te le mandano acasa le carte di credito, è così che funziona, non devi nemmeno chiederle.C’è gente che vende soldi come fossero aspirapolvere, lo sapete? Anzi pergli aspirapolvere ti bussano alla porta, le carte di credito te le trovi nellacassetta della posta.--Quindi lei fece debiti, per, diciamo così, dare avvio alla sua carriera pro-fessionale.--Noo, continua a guardare le cose dal lato sbagliato; non feci debiti, pia-nificai un’impresa e feci un calcolo dei ricavi presunti.--Come? Scusi non capisco, le mie conoscenze economiche non giungonoa comprendere come un debito possa trasformarsi in ricavo…--Ma è chiaro, è così che funziona, è l’economia; quando sei in affari l’in-teresse sul credito è solo una voce di spesa, come l’affitto dell’ufficio o labolletta del telefono, quanto al capitale che hai preso, quello è investitoin beni durevoli e si ammortizza con gli anni. Va tutto nel bilancio pre-ventivo e si copre con i ricavi, qual è il problema?. E i ricavi c’erano, glielogarantisco; e anche i beni durevoli.- Ancora primo piano sulle XL.-Grazie signora Carter, abbiamo compreso. Quindi lei ottenuti i “mezzidi produzione”, diede l’avvio alla sua nuova carriera e…--Non fu una cosa semplice, Wes non la prese bene. Quando mi incontròper strada nella nuova versione, mi fece un occhio nero e mancò poco chemandasse all’aria il lavoro del chirurgo; e poi c’era il ragazzo… non po-teva stare con me.--Signora Carter, le spiacerebbe sorvolare sulle sue vicende famigliari e sepossibile anche sui particolari della sua carriera artistica; ciò che a questacorte interessa sapere, sono le circostanze in cui lei ha perso la villa conpiscina che aveva acquistato in un quartiere residenziale della città, comee perché si fosse indebitata al punto di non poter più onorare i suoi im-pegni.-

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-La colpa non è mia, non fosse stato per quel porco di Al…--Ci dirà dopo dei suoi rapporti con Albert Hoover, adesso ci dica che cosal’ha spinta ad acquistare un immobile il cui valore era evidentemente aldi sopra delle sue possibilità. Vuole spiegare per favore?--No, io non devo spiegare proprio niente: che significa al di sopra dellemie possibilità? Solo le vostre troie slavate possono girare a fare shoppingnella città alta? Avevo i soldi e l’ho comprata, anche se quelli intorno sba-vavano dalla rabbia, anzi le donne sbavavano dalla rabbia, che i maschisbavavano dalla voglia di essere invitati ai party in piscina che davo. Per-ché a questo mi serviva quella casa, a dare dei party e fare un po’ di publicrelation, che nel mondo dello spettacolo se non sai metterti in mostra, cimettono poco a farti fuori; il mondo è pieno di puttanelle pronte a farti lescarpe alla prima occasione.--Bene signora Carter, abbiamo compreso che anche la casa era da conteg-giarsi, diciamo così tra gli strumenti di lavoro, piscina e camere da lettocomprese. Posso chiederle allora perché nell’aprile del 2007 decise di ac-cendere un’ipoteca sull’immobile per un valore di 600.000 dollari?--Differenziazione, differenziazione degli investimenti è questo che mi hafregato; tutti lì a dire che si deve saper differenziare, che non si può inve-stire in un solo settore, che può capitare una crisi e rimetterci tutto… Beh,la crisi stava arrivando, dai paesi dell’est la concorrenza era spietata, finoa quando c’erano i comunisti almeno le puttane se le tenevano a casa loro,poi hanno cominciato a esportarle e anche a basso prezzo; e poi con questastoria del porno non si fanno più soldi, tra paesi dell’est, Thailandia e SudAmerica, che ti riempiono di roba a basso costo, mettici poi le studentesseche lavorano a casa con una webcam, aggiungici quelli che hanno sco-perto che si arrapano di più con gli uomini e i trans, e alla fine scopri chele tue tette formato XL, non bastano più. E poi era un po’ che avevo pas-sato i trentacinque, la carriera era agli sgoccioli. E fu a quel punto che co-minciai a guardarmi in giro, e capii che nella vita c’è altro che lanciaregridolini e fingere orgasmi davanti a una troupe che mangia sandwich eparla della partita. Volevo un tocco di classe, qualcosa di chic, un postogiusto per gente raffinata, e fu a quel punto che incrociai Al.- -Come aveva conosciuto Albert Hoover?--Niente di eccezionale, lui era un agente immobiliare, aveva fatto qualcheaffare con un regista con cui anch’io avevo lavorato spesso, e ci eravamoincontrati a qualche party, anche a casa mia; veniva per le ragazze, ma senon trovava il modo di infilarsi in una camera da letto, era sempre lì acercare di piazzare qualche affare. Sapete come sono questi agenti immo-biliari, chiacchierano, chiacchierano e alla fine ti trovi a prendere un ap-

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puntamento per andare a vedere un appartamento di cui non ti frega pro-prio niente. Ma non era il caso mio, io non mi faccio portare in giro dallechiacchiere, ma quando mi raccontò che aveva per le mani un vero affare,un centro benessere, palestra, sauna, centro estetico e tutto il resto, glidissi di passare da me per un drink perché la cosa poteva interessarmi.--Signora Carter, immagino che questa volta le carte di credito non le sianobastate a fare l’investimento.--No ovviamente, avevo anche dei risparmi, ma non bastavano. Fu Al aspiegarmi come potevo fare.--Può spiegarlo anche a noi?--Beh era una cosa semplice, da quando l’avevo acquistata la casa era cre-sciuta di valore, potevo andare in banca, ottenere una nuova stima e chie-dere soldi per il valore della nuova stima, circa 600.000 dollari, usare partedei soldi, 250.000 dollari, per chiudere il vecchio mutuo e con la rima-nenza fare l’investimento, che era di 500.000 dollari, di cui 150.000 eranodi miei risparmi. E così ho fatto.--Quindi signora Carter lei si trovò ad essere esposta per ben 600.000 dol-lari.--Ero in affari, proprietaria di una villa in un quartiere residenziale e di uncentro benessere, per un valore di oltre un milione di dollari.--Tutto andava a gonfie vele allora, cosa è accaduto a quel punto?--Beh, in realtà non andava per niente a gonfie vele, il centro benesseresucchiava soldi in continuazione, spese per il personale, pubblicità, com-mercialisti, tasse, e io che passavo le giornate ad accogliere clienti e le nottia fare i conti. Poi gli interessi del prestito crescevano e quando chiedevoad Al, lui mi raccontava non so quali storie di conseguenze del mercatoazionario, di obbligazioni e non so che altro. Non era così che me la eroimmaginata la storia, e alla fine del mese i conti non tornavano mai.--Fu per questo che decise di “differenziare” ancora, ed aprire ad altre at-tività?--A che si riferisce?--Risulta agli atti che il suo centro benessere è stato al centro di un inchiestaper sfruttamento della prostituzione.--Balle, ne sono uscita pulita, e quella puttanella irlandese che mi ha messonei guai adesso batte sui marciapiedi di downtown. Comunque anchequella storia mi è costata soldi.--Va bene, tralasciamo questa storia, prosegua pure.--Non c’è molto da dire, mandare avanti l’attività era dura, ma io non sonouna che si tira indietro, e a fine mese pagavo quello che c’era da pagare.

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Ero negli affari, affari puliti, fuori dal quartiere in cui ero nata e cresciuta,e se le signore perbene non mi invitavano a prendere il tè, comunque pas-savano al mio centro per i massaggi e la manicure; fu a quel punto che sipresentò Wes.--Suo figlio Wes?--Si mio figlio. Aveva lasciato il college e rotto con il padre. Non che primanon ci vedessimo, ma la vita che facevo non mi dava molto tempo da de-dicargli, invece adesso…--Signora Carter, tralasci gli aspetti personali e rimanga ai fatti. Lei pre-sentò garanzie per l’acquisto di una Crysler del valore di 18.000 dollari?--Si certo, qualunque madre l’avrebbe fatto.--Ma non si curò di verificare che le rate del finanziamento fossero effetti-vamente pagate.--La finanziaria prelevava i soldi direttamente dal conto, ma…--Ma?--Ma ci fu un problema, un mese ero a secco sul conto e in ritardo con larata, e allora quando rimediai i contanti, li diedi a Wes perché passasselui all’ufficio della finanziaria e saldasse la rata.--E lo fece?--Si, mi riportò la ricevuta.--E quindi?”-Beh, anche il mese dopo andò così e poi ancora, io davo i soldi a Wes epoi ci pensava lui; un mese ero a corto, ma lui mi disse di non preoccu-parmi, che lì in ufficio aveva un amico che gli avrebbe fermato la praticaper qualche giorno.--Quindi lei non si curò di verificare se i pagamenti erano stati realmenteeffettuati?--Avevo il mio lavoro a cui badare, e poi la storia non durò tanto, avvennel’incidente.--Signora Carter, quello che lei chiama incidente, fu una tentata truffa aidanni dell’assicurazione per cui suo figlio è stato condannato.--Il mio ragazzo è innocente, ha rischiato la pelle in quell’incidente, soloche con le assicurazioni c’è sempre da rimetterci, vogliono i tuoi soldi, maquando è il momento di pagare, mandano i loro avvocati. E’ sempre così,una fottuta mafia. Lo volevano in galera quei bastardi, ma alla fine l’hospuntata io.--E quanto le è costato?--Tanto, troppo. E’ stato a quel punto che mi sono rivolta a Al. Con la bancanon ce la facevo più e avevo deciso di vendere la casa e prenderne unapiù piccola, tanto non ero più in vena di dare party. Contavo di fare un

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po’ di soldi e levarmi un po’ di debiti, chiamai Al e gli dissi che ero inten-zionata a vendere, volevo fare in fretta, ed ero pronta anche a rimetterciqualcosa, mi bastavano 500.000 dollari, tutto ciò che ne cavava in più, eraper lui. Mi disse “ok, passo da te e ne parliamo” e poi non si e più fattovedere; ho continuato a cercarlo ma non c’è stato verso, stavo pensandodi rivolgermi a qualcun altro, poi un giorno lo incontro per caso in un bare allora l’ho bloccato. E’ stato allora, che con la faccia tosta che si trova,mi disse, che “ok, sto lavorando per te e anzi c’è un tipo interessato, èpronto a pagare 250.000 dollari, posso concludere in fretta.” 250.000 dol-lari! Ero furibonda.--Signora Carter, lei conosce l’espressione “bolla immobiliare”?- -Adesso si.--Può spiegare di cosa si tratta?--Dovreste saperlo voi, siete voi gli economisti.--Vorremmo avere il piacere di sentire la sua opinione.--Significa che il mercato tira, e i prezzi salgono, e nessuno si cura di saperese chi compra ha o no i soldi per pagare. Non puoi vendere case a unatorma di negri, messicani e bianchi sfigati, che poi non ti pagano; per loronon cambia nulla, pezzenti erano e pezzenti rimangono, chi ci rimettesiamo noi, la classe media, quelli che lavorano e mandano avanti il paese,quelli che investono e rischiano del loro. Siamo noi la classe media chemandiamo avanti la baracca e siamo noi quelli che ci rimettono quandotutto va in malora. Piccoli bastardi come Al, che per fare il loro sporcomiserabile guadagno, distruggono l’onesto risparmio di chi ha lavoratouna vita: in galera dovrebbero finire. La banca si è presa tutto, casa e cen-tro estetico, 200.000 e 250.000 dollari me li ha valutati, e ancora gli devodei soldi. Una vita di lavoro e adesso un residence e qualche dollaro daspillare al maiale di turno.-La signora Carter chiude il suo sfogo amareggiato, mentre una lacrimascivola su una guancia; il Procuratore ha un attimo di esitazione primadi porre la domanda successiva, poi con gentilezza.-Ancora una domanda signora Carter, l’ultima: cosa intende lei per classemedia?-Primo piano sulla teste, gli occhi spalancati, lo sguardo sognante, poi unsospiro e gli occhi si abbassano. -Classe media… una casa tua, un’auto, le vacanze in Florida, la pelliccia,i figli al college, un conto in banca, è così per tutti… almeno credo.-Silenzio in aula, carrellata sui membri della Corte, volti contriti, primopiano sul professor Prescott, visibilmente commosso, poi inquadraturadal basso della teste, china su se stessa, una mano sulla fronte, le protesi

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XL in silicone, che pendono disfatte sulle ginocchia. Piano americano sulProcuratore Bradstreet, sul cui volto compare un accenno di imbarazzoche forse è comprensione.-La ringrazio signora Carter. Per me è tutto signor Presidente.-Ancora silenzio, il Presidente sembra assorto, inquadratura dall’alto delcorpo chino della signora Lynn, la macchina sale ancora e lei sempre piùpiccola al centro della sala, poi la voce del Presidente.-La difesa proceda con le domande alla teste.-Zimmerman rimane al suo banco.-Solo una signor presidente, non intendo ulteriormente gravare la teste,già duramente provata. Signora Carter, una cosa non mi è chiara, qualepensa siano le cause della fine del suo benessere, il fatto che si sia prodottauna bolla immobiliare o, piuttosto che non la si sia saputa sostenere?--Ma cosa vuole che ne sappia io, io so solo che avevo un più di un milionedi dollari, e adesso vivo in un residence. Siete voi che dovete rispondere.--La ringrazio signora Carter, per me è tutto.-Primo piano su Henry Ford che guarda a bocca aperta Zimmerman, pia-cevolmente stupito.Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Grande televisione questa sera su Wolf TV, la vita vera, le persone incarne ed ossa, una donna di temperamento, una donna energica e spre-giucata, una donna che forse ha fatto delle scelte sbagliate, ma le ha fatteper una ragione che tutti possiamo capire, ed eccola qui ora, travolta dalleavverse circostanze, spinta ai margini della società, costretta alla più ver-gognosa delle professioni, queste sono le vittime della crisi, gente comunecon il loro sogno di benessere e serenità, travolti dagli eventi, ma oggi,grazie a Wolf TV e ai nostri sponsor, possono almeno raccontarci la lorostoria, perché tutti noi si possa riflettere e se necessario cambiare. Debo-rah, cosa ci dice in realtà questa storia, quali insegnamenti ne trai?--E’una storia terribile che mi ha molto colpito, ma io credo che la signoraabbia commesso un grave errore, doveva controllare che le rate dell’autofossero pagate, e non fidarsi di ciò che le diceva il figlio, che in fondo èsolo un ragazzo. Penso che i genitori e i figli dovrebbero comunicare dipiù, questo io penso, oggi in famiglia si parla così poco, è normale che poinascano dei problemi.--Si, Deborah effettivamente oggi in famiglia si parla poco, grazie di aver-celo fatto notare con la tua sensibilità femminile, e certo gli uomini del-l’economia dovranno tener conto anche di questo. E tu Al cosa ne pensidi questa signora?-

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-Beh quella di Lola, cioè… voglio dire della signora Carter, è una storiaemblematica, c’è dentro tutto il sogno americano, la ricerca del successo,spesso senza badare troppo ai mezzi con cui lo si ottiene, ma soprattuttoci segnala un fatto preoccupante, e cioè che chiunque, dico chiunque,anche una signora le cui capacità possono essere certo apprezzate in altricampi, oggi pensa di poter avviare attività imprenditoriali, speculare sugliimmobili, parlare di investimenti e di rapporto costi ricavi, come se l’eco-nomia fosse alla portata di tutti. Non è così, in realtà le cose stanno diver-samente, l’economia ha le sue leggi e le sue necessità, nessuno può crederedi arricchire chiedendo prestiti.--Davvero Al? Beh, questo spiega perché la mia banca ha deciso di chiu-dermi il credito! Ok, a parte le battute, c’è un altro aspetto interessantedella testimonianza della signora Carter, che ci parla di un mondo, quellodella pornografia, poco conosciuto ma che certo ha il suo valore econo-mico, almeno secondo quello che si sente in giro sul proliferare di siti in-ternet in cui e possibile trovare di tutto, e sul gran numero di persone cheli usano. Che idea ti sei fatta di questo fenomeno Deborah?--Ma… è una cosa di cui non so nulla, non me ne sono mai occupata, sosolo così, per sentito dire… e in ogni caso quel video che circola in retenon è il mio, ho già sporto denuncia contro ignoti, perché io non ho maifatto sesso con quattro uomini, e poi il rapporto anale non era neancheprevisto, se ne sono approfittati e…--OK Deborah grazie, abbiamo capito, grazie. Sentiamo cosa ne pensa Alsull’argomento, forse è meglio…--Siamo uomini Dick, inutile essere ipocriti, a tutti noi fa piacere vederedelle belle ragazze in TV, e a chi non è capitato di passare una serata congli amici in un locale notturno, e infilare biglietti da 10 negli slip di unabella figliola, perché negarlo? Ma queste sono cose normali, non roba dadepravati… eppure a quanto sembra di depravati in circolazione ce n’èabbastanza da tenere in piedi un mercato, e questo è un fatto. E allora chedire Dick? Questo è un paese libero, e soprattutto se paga, ognuno è liberodi far quello che vuole e questo è indiscutibile; d’altra parte è bene evitareche la corruzione dei costumi e la depravazione attentino ai valori dellafamiglia… è un problema serio e non so come possa essere risolto. Io perconto mio, tengo segreta la password del mio computer.--Ottimo consiglio Dick, ottimo consiglio, ma adesso parliamo del pro-cesso, e della battaglia tra Bradstreet e Zimmerman, vediamo chi dei dueha segnato qualche punto in questo round, anche se mi sembra che la di-fesa non si sia data molto da fare…--Hai ragione Dick, questo Zimmerman non sta facendo nulla… ha fatto

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una sola domanda, ha chiesto di non so che bolla, e poi si è rimesso a se-dere tutto soddisfatto.--Non sono d’accordo con te Deborah, penso che Ike questa volta abbia difronte un gran furbone, lui ha fatto un gran lavoro per dimostrare a chepunto è arrivato il sistema, ma Zimmerman con una sola domanda l’hariportato al punto di partenza. “Sostenere la bolla immobiliare”, capiteche roba?--Forse è meglio che lo spieghi al pubblico Al.--Questa non è una cosa facile da spiegare, ma il punto è tutto lì: lo statodeve sostenere l’economia, mettendo in circolazione più denaro? E’ lì chevuole andare a parare Zimmerman.--OK Al, lasciamo in suspence i telespettatori, che forse alla fine di questoprocesso avremo le idee più chiare, e adesso andiamo in pubblicità; ci ve-diamo fra due minuti.-Cape Cod, Massacchusset, cottage di Martin WordsworthUna donna, poco più che trentenne, in elegante vestaglia di seta, langui-damente distesa sul divano di un ampio soggiorno illuminato da unacalda abatjour, guarda la televisione; una voce la chiama da fuori.-Cara ho preparato i martini, mi raggiungi in veranda? C’è una lunasplendida e per domani si annuncia una giornata meravigliosa, gli amicidi Boston avranno una stupenda gita in barca a vela.--Oh Martin, come fai ad essere sempre così… frivolo. Sto guardando que-sto programma su Wolf TV che parla di crisi e catastrofi, e tu pensi soloai tuoi martini e alla tua barca a vela.--Ma cara è dai tempi delle streghe di Salem che questo paese attraversaqualche crisi. Comunque ok, ti raggiungo in soggiorno, ma non parlarmipiù di crisi, per favore.-Nel soggiorno fa la sua comparsa Martin Wordsworth, circa quarant’anni,elegante, sportivo, in pantaloni e pullover chiari: posa i due martini sutavolino e si siede su una poltrona:-Se questa crisi ti fa perdere il piacere della luna che si specchia nel-l’oceano, allora deve essere veramente molto grave.--Oh Martin non scherzare su tutto… stanno processando Henry Ford, tirendi conto?--Ah il vecchio filibustiere…sai che mio nonno faceva affari con lui? Avevainteressi nell’industria della gomma o qualcosa del genere, e perché poilo starebbero processando? Ma poi che dici, Henry Ford è morto, ancorprima di mio nonno…--Sai Martin, credo che un giorno o l’altro il tuo snobismo ti farà apparire

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ridicolo… è una reality-fiction, un nuovo genere televisivo naturalmente,tecnologie virtuali, ma per te queste cose sono sciocchezze.--Fiction, tecnologie virtuali… è cominciato tutto con la plastica… tutto èpossibile e nulla ha più valore… scusami ma preferisco le vecchie buonecose di un tempo. Cose che non hanno bisogno di pubblicità.--Ma se la pubblicità è il tuo lavoro.--Lavoro, non esageriamo, ho degli interessi, nulla di più… a proposito,sai quanto è cresciuto il costo di uno spazio pubblicitario in un pro-gramma che parla della crisi? Cifre pazzesche… la paura si vende megliodel sesso.--Snob e cinico.--Ma cara non è colpa mia, è il mondo che è poco serio… le crisi di unavolta erano una cosa seria, tumulti, code davanti alle mense di carità,bambini denutriti e madri angosciate, discorsi incendiari degli agitatori,la polizia mobilitata… e adesso invece? La gente va in piazza solo ad usodei media, e se va bene trova posto in un talk-show, è così anche la crisi,è solo spettacolo. Come tutto in questa società.--Oh ancora con il tuo Debord…--Ok, ok, guardiamo la TV, la crisi, la catastrofe, l’apocalisse e la fine delmondo, e facciamo la nostra piccola parte nel far crescere l’audience…dopotutto anche di questo si vive.- Studio di Wolf TV Dick BrewsterEccoci ancora a voi amici telespettatori, di nuovo in diretta per il processodel secolo, il vecchio Henry Ford contro le teste d’uovo dell’economiamondiale, in studio con Allan Friedkin e Deborah Windshow, per capirecome si metteranno le cose con questa crisi. Ma andiamo subito in aulaper sentire dalla viva voce dei protagonisti, cosa sta accadendo nel nostrogrande paese. Mentre sullo schermo compare la signora Carter che esce dalla sala cam-minando lentamente, china sotto il peso della sua pubblica disfatta e deisuoi inutili “mezzi di produzione”, la voce del Presidente annuncia l’in-gresso del teste successivo.-Sia introdotto in aula il teste Albert Hoover.-A quel nome la signora Carter ha un sussulto, l’imponente architetturadei suo capelli oscilla con violenza, la macchina cattura lo sguardo che siravviva d’odio e rancore, sulle labbra carnose compare una smorfia rab-biosa, e quando l’uomo compare sulla porta, la donna con lucida deter-minazione e velocità felina, solleva fino all’inguine la stretta gonna di

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raso, e liberate le cosce bronzee e muscolose, fa partire un calcio potente,diretto alle parti basse della causa delle sue disgrazie. E’ un attimo, e trai due si frappone il contractor, che scansa il teste, gli fa scudo con il corpo,impedendo che nell’austera sala si consumi il dramma; primo piano sulparainguine d’ordinanza, poi a seguire la nerboruta reazione del contrac-tor, che rudemente spinge fuori la donna inferocita, con la gonna ancorasollevata e una delle protesi, finalmente fuggita oltre la scollatura. -Protesto, protesto, sono stato convocato senza sapere il perché e adessosono oggetto di una brutale aggressione, che storia è questa? Sentirete imiei avvocati, ho i miei diritti…-Albert Hoover, camicia a fiori e bermuda, abbronzatura e ray-ban a spec-chio, esprime la sua sdegnata reazione, con tutto l’affanno e il peso dellasua molle pinguedine.-Signor Hoover si calmi e prenda posto sul banco dei testi; la sua sicurezzaè stata e sarà tutelata da questa Corte.--Ok, ok, ma tutto ciò è intollerabile e pretendo delle spiegazioni.-Con fatica il signor Hoover, riesce a sistemarsi tra i braccioli della sedia alui destinata, quindi il Presidente gli si rivolge con voce cortese, ma in cuivibra un accento di severità:-Signor Hoover, la Corte si scusa per questo increscioso incidente, ma lericorda che lei è stato convocato in quest’aula per compiere il suo doveredi cittadino, contribuendo, con la sua testimonianza, a far luce su un gravereato, quindi la invito a cessare ogni inutile protesta e a rispondere alledomande. Lei è Albert Hoover di anni 49, residente a Miami, Florida?--Si, sono io, e vengo dalla Florida.--Bene, adesso giuri di dire la verità. Dica “lo giuro”.--Lo giuro.--Procuratore, il teste è a sua disposizione.-Ancora una volta il rappresentante dell’accusa rimane fermo al suo banco,guardando con curiosità il teste, che ritrovata la sua disinvoltura gli ri-sponde con un sorriso sornione e sicuro.-Signor Hoover per favore, potrebbe dirci quale è la sua attuale occupa-zione?--Sono un uomo d’affari… nel campo dei servizi ricreativi per adulti.--Servizi ricreativi per adulti… ottima definizione, per chi possiede unasala giochi con slot machine e videopoker… a Miami vero?--Si, la gente laggiù ama divertirsi…, tutto regolare, tutto pulito.--Bene, signor Hoover, questa Corte non ha motivo di dubitare sulla pienaliceità della sua presente attività. Ma prima di trasferirsi a Miami, lei ri-siedeva a Detroit, dove ci risulta si occupasse di transazioni immobiliari,

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può confermare?- -Si, ho fatto dei buoni affari… prima della crisi, intendo dire.--Parleremo dopo della crisi, adesso vorremmo che lei ci confermassequanto dichiarato dalla signora Lynn Carter, e cioè che fu lei a proporlel’acquisto di un centro di cure estetiche, e che fu sempre lei a consigliarladi accendere un’ipoteca sulla sua casa di proprietà, per reperire la liqui-dità necessaria all’investimento. Conferma?--Non so cosa vi abbia raccontato Lynn, ma le cose non andarono propriocosì.--Può darci la sua versione?--Beh Lynn l’avete vista, una ragazza con del temperamento. Eravamo statibuoni amici e anche qualcosa di più, ci capiamo, no? Lei era una che nelsuo campo ci sapeva fare, ma il tempo passa per tutti e a un certo puntocominciava a sentirsi il fiato sul collo, nel suo lavoro gli anni pesano. Ioero un buon amico, con me si confidava, si lamentava quando vedeva ilsuo nome in piccolo sui titoli di coda, fu così che le venne in mente questastoria del centro estetico, e cominciò a parlarmene; io la sconsigliai, nonera il suo genere, “Lynn” gli dicevo “chi te lo fa fare di infilarti in questestorie, tu sei una che ci sa fare nel tuo campo, ok, non sei più una puledradi primo pelo, ma per lavorare, questo non serve. Cambia genere, c’è mer-cato per il tipo “maturo”, c’è gente a cui piace quella roba e tu puoi dar labiada a tutte se vuoi”, ma lei è un tipo che vuole fare di testa sua, e con-tinuava con questa storia. Alla fine mi capitò per le mani l’affare giusto eglielo proposi, tutto qui.--E per quanto riguarda l’ipoteca?--No, di questo non so nulla, quando mi ha detto che non aveva i soldi perfare l’affare, io le dissi di lasciare perdere, ma lei ha insistito, e penso l’ab-biate vista tutti, non le mancano gli argomenti. Alla fine le dissi “Ok,Lynn, vedrò quello che posso fare, ma non garantisco nulla”; avevo unamico direttore di banca, li ho presentati, poi se la sono vista loro.--Bene signor Hoover, verificheremo le sue affermazioni.--E’ la verità, non ho nulla da nascondere.--Adesso ci dica signor Hoover, in quali circostanze la signora Carter leparlato della sua necessità di vendere la propria casa?--Circostanze? Quali circostanze, mi chiede? Pessime circostanze, disa-strose circostanze, una frana, un’ira di Dio, le case andavano all’asta al50%, al 30% del valore, gli ufficiali giudiziari a fare gli straordinari som-mersi da fasci di ingiunzioni, sceriffi e vicesceriffi a sfondare porte e acacciare gente, i mobili ammucchiati nei giardini, una catastrofe, un’apo-calisse e questa tipa che si presenta, con l’aria di farmi un favore, e pre-

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tende che gli trovi un gonzo disposto a cacciare 500.000 verdoni per casasua. Dio ci salvi dai pazzi furiosi. Mi ferma in un bar, mi pianta una sce-nata, cosa devo fare, sono un signore io, non picchio le donne… ma Diom’è testimone…-- Un attimo per favore, chiariamo bene questo passaggio, lei sta tentandodi dirci, che a causa di una generale insolvenza, sul mercato si sono ri-versati una quantità di immobili sotto sequestro giudiziario, che messiall’asta a prezzi ribassati, hanno determinato un calo generalizzato neivalori del mercato immobiliare?--Esattamente, proprio così come ha detto lei, “calo generalizzato nei valoridel mercato immobiliare”, colpa di una massa di fottutissimi “insolventi”,morti di fame che prima firmano degli impegni, e poi vengono a piagnu-colare di crisi e disoccupazione, coi loro figli cenciosi, e per non parlaredi quelli violenti, che ti minacciano anche, a te che hai solo avuto la di-sgraziata idea di offrirgli l’opportunità di una vita decente, da cristiani,dentro una casa vera, e non nelle baracche da cui vengono e in cui allafine sono tornati.- -E lei ne ha offerte molte di “opportunità”.--Beh, non per vantarmi, ma il nome di Albert Hoover valeva qualcosa intutta la zona sud della città. Ho venduto case a decine, case di ogni genere,ville, monolocali, appartamenti, capannoni, di tutto, la gente mi ringra-ziava… e mi rispettava, perchè ho fatto del bene, io.--E ci dica signor Hoover, tra la gente da lei beneficiata, ce ne era forsequalcuno che si è dimostrato poi essere insolvente?--Ce ne era qualcuno? Beh... si qualcuno c’è stato… anche un uomo d’affariprudente e oculato, non può sempre azzeccarle tutte; e poi la gente ha bi-sogno di case, e il nostro lavoro è questo, fare in modo che ognuno abbiaun tetto sulla testa, una missione quasi, so che non sembro il tipo, ma c’èdel cuore sotto tutta questa ciccia, e quando vedi una bella famigliola, ilpapà, la mamma, e i loro bei frugoletti, entrare contenti nella loro nuovacasa, beh … allora, sai di aver fatto un buon lavoro e questo vale più diogni altra cosa.-- Signor Hoover, può darci un’idea di massima, di quale percentuale diaffari, un uomo prudente e oculato come lei non ha azzeccato?-- Che significa non ho azzeccato?-- Mi scuso per il termine improprio, e le pongo la domanda in terminicorretti: quale percentuale tra i contratti di vendita che l’hanno vista comeintermediario, si sono risolti con il pignoramento dell’immobile a causadell’insolvenza dell’acquirente?--Ah… Si, la crisi c’è stata… bisogna esser lì e vedere queste famiglie di

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messicani, portoricani, negri, che ti implorano, perché vogliono una casa,e alla fine, si è successo, qualche volta le garanzie erano effettivamentescarse… ma è difficile dire di no. L’ho detto, ho un cuore io.-- Signor Hoover, ci risulta che nell’ambito della sua attività, l’80% dei con-tratti di vendita per immobili di valore inferiore ai 150.000 dollari, la fasciadi mercato più bassa, si siano risolti con il pignoramento dell’immobile.-- L’80%? Beh, non so… c’è sempre un 20%, comunque… così è la vita, nontutte le ciambelle…-- Signor Hoover lei ha comunque intascato provvigioni sul 100% dei con-tratti.-- Certo, è il mio lavoro: favorire un accordo tra le parti, assisterle in tuttele fasi della vendita, e non oltre… per questo mi pagano. Quello che suc-cede dopo non è affar mio…--Giusto, signor Hoover giusto, e per questo che la pagano. Cambiamo ar-gomento signor Hoover: nell’ambito della sua attività di assistenza del-l’acquirente, era previsto anche indirizzarlo verso particolari istituti dicredito?--Noo, no, io mi occupo di immobili, non di prestiti.--E allora ci dica, signor Hoover, il nome dell’amico direttore di banca chepresentò alla signora Carter, è Irwing Russell, della Wigam & LathamBank?--Si è lui, ma questo…--Lo stesso Irwing Russell, direttore della filiale della Wigam&LathamBank, che ha erogato oltre il 90% dei finanziamenti per l’acquisto di im-mobili ai suoi assistiti, per un valore complessivo di oltre 6.000.000 di dol-lari?--Ehi, che significa questa storia, dove volete arrivare?--Si tranquillizzi signor Hoover, lei è qui in qualità di teste, non di inda-gato, ne questo procedimento è interessato ad appurare eventuali illecitiin aspetti marginali della vicenda in oggetto. Ancora una domanda signorHoover: sulla base della sua esperienza professionale, come è possibilestabilire il valore di un immobile?--Buona domanda…si, buona domanda… ho riflettuto sulla cosa, e misono fatto un’idea… e alla fine la cosa è semplice… tutto quello che puoitirar fuori dal cliente, più il mio 10%... questo è il giusto valore.- - Cioè lei intende dire, che al di la di ogni giudizio sul valore intrinseco,ciò che da valore ad un immobile è il cliente a cui lo si vende?-- Proprio così, hai colto nel segno amico, se vendi case ai pezzenti, il valorenon può che calare… ed è così che è andata alla fine…--Grazie signor Hoover, la sua esperienza è stata veramente preziosa. Ho

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concluso signor Presidente.--Grazie Procuratore, la difesa può esaminare il teste.-Come suo solito il rappresentante della difesa si avvicina al teste, assu-mendo questa volta un atteggiamento rispettoso se non addirittura osse-quioso.-Signor Hoover ho trovato molto interessante le sue ultime affermazioni,circa i criteri con cui lei stabilisce il valore di un immobile, e le sarei moltograto se potesse ulteriormente chiarire questo punto alla Corte, il cuiunico scopo in ultima analisi, è proprio lo studio dei meccanismi che per-mettono la produzione di valore. Nella sua affermazione non mi sembrache si faccia alcun riferimento a fattori che abitualmente vengono consi-derati fondamentali nella definizione del prezzo di un immobile: mi rife-risco a cose come il prezzo dei terreni, il costo dei materiali e dellamanodopera, la remunerazione del capitale investito, oltre ovviamentead un equo profitto del costruttore. Può spiegare, se e come, questi ele-menti influiscono nella definizione del valore di mercato di un immo-bile?--Beh, non che questo sia il mio lavoro, io le case le vendo non le costruisco,ma quando sei nell’ambiente un idea puoi fartela.--E lei che idea si è fatto?- -Per esempio prendiamo i terreni: in centro città, nei vecchi quartieri, deviprima cacciar i pezzenti che ci abitano e i loro figli delinquenti, ma ti civuole l’esercito, poi devi buttar giù tutto e ricostruire, e non è un affaresemplice, per il resto, nella zona degli affari, ormai non c’è spazio neancheper tirar su una scatola di fiammiferi, quindi cosa ti rimane? Campagnaabbandonata subito fuori città e magari qualche vecchia area industrialepiena di capannoni abbandonati, un po’ più vicina al centro, tutta robache puoi aver per due dollari; ti costa di più trovare qualcuno al Munici-pio che mette una firma su un pezzo di carta e ti trasforma tutto in areaedificabile; comunque anche quello è un costo da poco, il prezzo dei po-litici è calato parecchio negli ultimi tempi.--Lei sta parlando di corruzione?--No, io sto parlando d’affari… ma posso anche stare zitto, se vuole.--No, no, la prego, il suo contributo è molto interessante. Mi parli invecedel costo dei materiali.--Marginale, e con gli stessi materiali, puoi fare case di lusso o case permorti di fame, l’unico costo aggiuntivo è il nastro per infiocchettare ilpacco.-- Il nastro?--Ma si, qualche rifinitura o magari un optional, tipo vasca con idromas-

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saggio, roba che fa scena, costa due soldi e fa lievitare il prezzo.--Capisco. Ma la manodopera?--Quanta ne vuoi e il prezzo lo stabilisci tu. Giù tra il Texas e l’Arizona imessicani fanno la guerra per passare il confine e venire a lavorare da noi.Poche assunzioni, tanto subappalto e tieni fuori i fottutissimi sindacati,questa è la regola.--Va bene, ma il capitale va comunque investito…--Nessuno lavora con i propri soldi, che ci stanno a fare le banche? Certose sei così sfigato da non avere gli agganci lascia perdere, ma tra banchee costruttori è tutta una famiglia, e chi ha immobili, ha garanzie da of-frire.--Quindi se abbiamo ben capito, il costo di produzione di un immobile èpiuttosto basso, mentre il rischio nell’investimento è quasi nullo.--Bravo, ci sei arrivato. Per ogni dollaro speso puoi intascarne tre, se lavorisulla fascia bassa, cinque o sei su quella media, e non ci sono limiti suquella di lusso. E tutto quello che non vendi, si trasforma in garanzie ban-carie per nuovi finanziamenti. E il gioco ricomincia.--Quindi questo spiega la sua affermazione, secondo cui la differenza divalore di un immobile è determinato in misura sostanziale, dal potenzialeeconomico di chi acquista. Ma allora, per quale ragione si è costruitoanche per una fascia di mercato più bassa, nella quale, secondo la sua opi-nione, il profitto per unità di prodotto, è evidentemente minore.--Ma come ragioni? Per quanti soldi tu possa fare vendendo una Rolls, nefarai sempre di più vendendo 100 macinini. Finchè pagano, anche i mortidi fame possono essere un buon affare.--Giusto signor Hoover, finchè pagano, e quando non possono più pa-gare?--Dica un po’ signor avvocato, professore o quello che diavolo è, non mipiace il suo tono, né le sue domande. Che significa “non possono pagare”?Neanch’io posso pagare, eppure pago, tutti dobbiamo pagare, manda tuamoglie a battere, venditi il culo, ma paga, chi non paga è un criminale,peggio un traditore della nazione, peggio un bastardo rosso…--Mi scusi signor Hoover sono stato frainteso, non era mia intenzione giu-stificare alcun comportamento dannoso per l’economia nazionale. Maquesta corte ha la necessità di indagare e trovare le ragioni anche dei com-portamenti più ignobili, quali l’insolvenza diffusa e generalizzata.--Ok, ok, basta che ci siamo capiti… “insolvenza diffusa e generalizzata”questo dice tutto… un complotto, un fottutissimo complotto, tutti questipezzenti che smettono di pagare, tutti insieme, allo stesso momento, peg-gio di uno sciopero, fa pensare no? E poi qualche bastardo ebreo, con gli

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occhiali a stanghetta e la laurea appesa al muro, a spiegarci che c’è qual-cosa che non va nel nostro modo di fare affari, poi il solito prete irlandesea farci la morale sugli ultimi che saranno i primi, e alla fine ti trovi conun negro alla Casa Bianca, dico, un negro alla Casa Bianca!--Capiamo il suo stato d’animo signor Hoover. Quindi lei ritiene che lacausa di tutto ciò sia un complotto politico?--Certo, cos’altro? Tutta questa gente che vota e non paga, vota e non paga,politica, fottutissima politica!--Grazie di tutto signor Hoover. Ho concluso signor Presidente.-Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Prima di tutto amici telespettatori permette che mi scusi, anche a nomedi tutta Wolf TV, oltre che ovviamente degli sponsor, per il deprecabilespettacolo di cui purtroppo tutti siamo stati testimoni, a causa del com-portamento della signora Carter. Una simile scena di violenza, così inprima serata, è veramente un brutto incidente per chi è conscio dei doverieducativi del mezzo televisivo, e ha sempre lavorato con professionalità,evitando certi volgari mezzucci per far salire l’audience. D’altra partesiamo giornalisti e non possiamo esimerci dal dovere di mostrare la realtàcosì com’è, senza fronzoli ne censure. E allora permettete che mi congra-tuli con la grande professionalità, e dirò di più il coraggio, dei nostri ope-ratori, che hanno saputo cogliere con tanta immediatezza e verità, la furiasorda e violenta di questa pantera gonfia di sensualità e odio, che si sfogain quel gesto estremo, insieme liberatorio e rabbioso, che mostra le suecarni, le sue cosce, fin quasi all’intimità, mentre quasi si denuda nell’ec-citazione inconsapevole e poi colpisce, laddove l’uomo è fragile, sia altocco violento, quanto a quello più lascivo e invitante, come ben sa questaprofessionista della lussuria. Ma sono sicuro che di tutto questo avremoun replay, con altre e più “profonde” inquadrature, e dalla redazione midicono, che sono già pronte scene dai film girati dalla signora Lynn Car-ter, alias Lola the Tongue, per meglio comprendere la psicologia del per-sonaggio e il contesto che genera tanta violenza, ma tutto questo più tardi,con i nostri colleghi di Xtreme, la rubrica che va in onda dopo di noi …emi raccomando, mandate a letto i bambini. Ma torniamo al nostro pro-cesso, che ora sembra proprio stia entrando nel vivo: un complotto poli-tico addirittura, una congiura dei poveri, sembra impossibile, eppure ilnostro signor Hoover sembrava convinto delle sue opinioni…e effettiva-mente, questa storia per cui tutti smettono di pagare, quasi in contempo-ranea, dà da pensare. Che te ne pare Deborah?--Senti Dick, io non sarò una cima, ma so riconoscere un uomo del Klan,

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quando ne vedo uno, ci sono cresciuta in mezzo a quelli del Klan, miopadre i miei fratelli e anche il mio primo ragazzo erano del Klan, e questosignor Hoover per me è del Klan!--Ku Klux Klan, addirittura! Un vero e proprio fuori campo questo, Debo-rah Windshaw esperta del KKK, chi l’avrebbe mai detto… sembra impos-sibile nell’America del XXI secolo, ma raccontaci Deborah, che esperienzehai con il famoso Klan?--No, io no, ma sai in famiglia eravamo tutti a favore del Klan, per questanon l’hanno presa bene quando ho partecipato a “Watching in the hole”,dove c’erano anche concorrenti neri, poi però ho vinto e allora anche papàsi è ricreduto.--E finalmente una bella storia a lieto fine, merito anche di un reality come“Watching in the hole”, che ci mostra la vita segreta dei giovani ameri-cani, come sanno vivere insieme sotto lo stesso tetto e come sanno com-petere lealmente, per ottenere la simpatia del pubblico e il successo. Maora voglio sentire il tuo parere Al, cosa ne pensi di questo “uomo delKlan”?- -Non so se il Klan c’entri qualcosa, per quanto ne so io è stato sciolto, etempo fa di loro se ne occuparono i Federali, ma certo se questa crisi nonsi risolve, è difficile capire come potrà reagire la gente: abbiamo vistoquella povera donna e adesso questo signor Hoover, che non sembra certoun perfetto gentleman, è un piccolo speculatore sicuramente, forse nontroppo onesto, ma uno dei tanti, un uomo qualsiasi che fino a ieri ha pen-sato solo ai suoi affarucci e oggi è qui a teorizzare di complotti, di con-giure, con tanto di ebrei, cattolici irlandesi, negri e ha dimenticato gliislamici. Stiamo tirando un po’ troppo la corda, questa è la mia impres-sione. Piuttosto come l’avrà presa l’imputato, che è irlandese, a esseremesso tutto in un mazzo con gli ebrei.--Giusta osservazione Al, ma allora se non si tratta di una congiura, cosaè accaduto in realtà, perché tutta questa gente ha smesso di pagare? Pos-sibile che nessuno avesse più soldi?--No Dick, non è solo un problema di soldi, ma di saper dar valore allecose. Ma sappiamo ancora cosa significa avere una casa? Il luogo in cuicrescere i propri figli, secondo i propri valori, il luogo in cui riunirsi nellefeste comandate, il luogo in cui ogni americano è il padrone della sua li-bertà! Questo paese è stato fatto grande da uomini, che per costruire inlibertà la loro casa, hanno portato la civiltà tra le foreste più intricate, nellepraterie più selvagge, oltre le montagne più alte, questo hanno fatto i no-stri Padri. Qualcuno e caduto lungo il cammino, qualcuno non se l’è sen-tita ed è tornato indietro, ma chi ha avuto fede ha raggiunto la meta.

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Questa è l’America, che tu sia bianco, nero, giallo o rosso, questo è il no-stro paese che tu sia ebreo, metodista, cattolico o mussulmano, questa èla democrazia, che permette ha chiunque abbia una fede di realizzare ilsuo sogno. Ma esiste ancora tutto ciò in questa società massificata e con-formista? No, oggi per avere una casa basta affidarsi al signor Hoover diturno, poi alle prime difficoltà, mollare la presa, e magari inveire controle ingiustizie del sistema, tutti in coro ovviamente, come pecore. ScusamiDick ma sono amareggiato nel vedere il paese che amo, ridotto in questecondizioni; senza contare che in questa storia ci ho perso dei soldi.--Particolare non trascurabile Al. E adesso veniamo ai nostri due conten-denti, Zimmerman e Bradstreet, come se la sono cavata? Mi sembra chequesta volta tutti e due si siano dati da fare parecchio con il teste, anchese non mi è chiaro ancora con quale obbiettivo. Che te ne pare Deborah,come valuti l’azione di Zimmerman fino ad adesso?--Mi sembra che finalmente stia facendo bene il suo lavoro: se come diceil signor Hoover è tutto un complotto politico, allora che colpa può averneil povero signor Ford? Lui era un industriale non un politico, è chiaro no?--Sono anch’io almeno in parte d’accordo con Deborah, questo Zimmer-man si sta guadagnando la parcella. Ike ha seguito bene la sua pista, hareso chiare a tutti le conseguenze di un mercato immobiliare che si gonfiapermettendo l’acquisto di una casa a soggetti economicamente a rischio,e ha marcato un punto a favore della sua tesi, secondo cui l’aumento deiconsumi per tutti è la causa della crisi, ma Zimmerman ha avuto fiuto, acontinuare a seguire la pista fino al suo esito estremo e francamente pa-radossale: un complotto politico, un idea assurda, e comunque un’ideache scagiona un uomo come Henry Ford. In conclusione, se il complottoc’è stato, Ford non può averne colpa, se il complotto non c’è stato, alloral’unico cosa che rimane è il fatto che si guadagna di più vendendo 100macinini che una sola Rolls. E di questo Ford, che colpa ne ha?- -Bella domanda Al, e proprio per questo torniamo in aula per seguire lanuova testimonianza.Sullo schermo, primo piano di Albert Hoover, che si gira a lanciare un ul-timo sguardo minaccioso e si avvia verso l’uscita, mentre il Presidenteannuncia il teste successivo.Inquadratura sul contractor che entra in aula e dietro il quale si intravedeuna figura quasi nascosta; zoom sul contractor dietro le cui robuste spallecompare il volto impacciato di un ometto di mezza età, poi la camera siallontana e inquadra dall’alto l’aula con al centro la sedia verso cui il testesi avvia esitante; fermo immagine sulla grande sala in cui il teste sembra

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scomparire, quindi la voce del Presidente, impersonale e severa.-Lei è Irwing Russell di anni 58, residente a Detroit?”-Si.--Giuri di dire tutta la verità: dica “lo giuro”.--Lo giuro.--Bene, Procuratore, il teste è suo.-Il Procuratore Bradstreet guarda il teste con una evidente disapprova-zione, ricevendone in cambio un sorriso che sembra quasi un belato.-Signor Russell, può dirci quale è la sua attuale occupazione?--Beh… non saprei come dire… al momento… si, penso si possa dire…cioè, in attesa, in attesa di… una nuova occupazione… direi, si ecco, inattesa di nuova occupazione, si proprio così.--Parli chiaramente signor Russell, lei è disoccupato?--No, non direi… cioè si, ma… oh, Dio mio…, mia moglie ancora…--Si calmi signor Russell, eviteremo di approfondire l’argomento. Ci parliinvece della sua ultima occupazione, presso la Wigam&Latham Bank,conferma?--Si, certamente, direttore di filiale, un incarico di responsabilità che…--Approfondiremo in seguito, con quale responsabilità abbia svolto l’in-carico affidatole, ci dica piuttosto dei rapporti da lei intrattenuti con Al-bert Hoover, durante la sua attività per la Wigam&Latham Bank.--Rapporti… non direi rapporti… il signor Hoover era nostro correntista,un buon cliente, un’ottima persona…--Signor Russell, vuole forse negare che Albert Hoover le inviava i suoiclienti, perché la sua banca permettesse loro, attraverso un finanziamento,l’acquisto degli immobili di cui lo stesso Hoover curava la vendita?--No, non direi… il signor Hoover era un uomo molto conosciuto nellazona, non posso escludere che… avrà parlato bene della nostra banca…immagino… ma non mi risulta che…--Le risulta che il 90% dei clienti di Albert Hoover ha ottenuto finanzia-menti dalla sua filiale?--90%? Non so, forse, potrebbe essere… tutte operazioni trasparenti… ilnostro lavoro dopotutto…--Ci è chiaro signor Russell, ci è chiaro. Veniamo ad un altro punto; im-magino che la sua banca effettuasse una stima degli immobili, prima didecidere per il finanziamento, vuole dirci a quali professionisti erano af-fidate le stime?- -Beh, erano diversi, ora non ricordo i nomi…--Fra questi professionisti c’era anche Albert Hoover?--Beh, si…penso, credo… è probabile, un professionista noto…-

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-A noi risulta che Albert Hoover ha effettuato la stima di tutti gli immobilidi cui la sua banca ha finanziato l’acquisto, nonché la stima del villinodella signora Lynn Carter, alla quale la sua banca ha garantito un finan-ziamento di 600.000 dollari. Può confermare?--Oh Dio mio…--A noi risulta che la sua filiale ha erogato finanziamenti per oltre 7.000.000di dollari, in assenza di garanzie adeguate, per l’acquisto di immobili ilcui valore alla prova dei fatti è risultato sovrastimato. Può confermare?--No, no, non è proprio così…--Signor Russell, a noi risulta che gran parte dei soggetti a cui la sua filialeha erogato finanziamenti, sono risultati insolventi, e che al netto di quantoricavato dalle aste degli immobili pignorati, lei ha provocato danni allasua società per un valore di oltre 4.000.000 dollari, è che in conseguenzadi ciò lei è stato licenziato. Può confermare?--No, no, per favore…-Irwing Russell, quasi sul punto di piangere, guarda al Presidente che glisi rivolge con paterna severità. -Signor Russell, si comporti con un minimo di dignità. Se come uomod’affari ha dato una pessima prova, cerchi di ricordare i suoi doveri dicittadino. Risponda alle domande con chiarezza e senza timori, ne reti-cenze; dal suo comportamento deriverà la nostra valutazione, ne tengaconto. E’ pronto a rispondere alle domande dell’accusa?--Si, si, risponderò, dirò tutto.--Bene, può procedere con l’interrogatorio.--Signor Russell, il crudo accertamento e la conseguente ammissione dellesue responsabilità, sono le premesse per una testimonianza completa edesauriente. E adesso vuole far comprendere a questa Corte cosa l’ha in-dotta ad operazioni a tal punto spericolate e rischiose, lei che peraltro,per temperamento sembra persona misurata e prudente? Dobbiamo forsecredere che dal favorire le attività di Albert Hoover, lei ricavasse un tor-naconto personale?- -No, questo no, assolutamente no, tutto, ma questo no! La realtà è un’altra,la realtà è che io ho solo operato seguendo le strategie aziendali, e rice-vendo per questo a più riprese il plauso dei miei superiori. Quei finan-ziamenti, per cui oggi io solo pago, erano ampiamente legittimati daglialti tassi di rendimento, tassi che è possibile imporre solo in presenza disoggetti in sofferenza nei rapporti con il credito; non pensate che sia statofacile, accogliere nel mio amato ufficio, nel tempio della decorosa virtùdel risparmio che è una banca, tra il lindo e austero mobilio che mi è caro,

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ricevere, accogliere, omaggiare e stringere mani, di personaggi che maiavrei pensato di incontrare, gente miserabile, ignorante, malvestita eancor peggio educata, gente di ogni razza e nazione, persone nemmenoin grado di parlare la nostra lingua, e mentre soffrivo in silenzio soppor-tando il contatto di questo mondo ignobile, una sola luce rischiarava ilmio agire, l’unica luce che sempre dovrebbe illuminare l’opera del fun-zionario di banca, la luce del rendimento, il rendimento che come graziadivina produce il valore, il valore che, che…”All’apice della sua perorazione Irwing Russell, si ferma, gli occhi sbarrati,le mani sollevate come protese ad una superiore visione, poi si accasciacon un sguardo vacuo e un sorriso ebete. Troppe emozioni, il Presidentee il rappresentante dell’accusa si guardano, poi insieme guardano il rap-presentante della difesa, quindi il Presidente si rivolge all’ex direttore dibanca:-Signor Russell, ritiene di essere in condizioni di rispondere alle do-mande?- -Condizioni? Ottime condizioni, le più vantaggioso condizioni… tassi va-riabili che puntano sulla stabilità… dell’economia… un piccolo rischio,una grande opportunità… questa è l’America…sempre a sua disposi-zione…prego…per favore, per favore, i bambini, tenga fermi i bambini…solo poche firmette… con i migliori auguri della Wigam&Latham Bank…Condizioni? Ottime condizioni…--Signor Russell, ora basta, si calmi.--Si, ora basta… basta.- -Signor Russell le ripeto: si sente in grado di rispondere alle domande chequesta Corte vorrà porle e dare il suo contributo alla giustizia?-Alla parola giustizia lo sguardo dell’imputato ha un lampo di vita, unaluce balena negli occhi, poi tutto il corpo si irrigidisce come fosse sull’at-tenti, mentre un sorriso beffardo compare sul viso.--Si giustizia, questo è ciò che ci vuole… fare giustizia…si, signor Presi-dente, sono pronto a rispondere a tutte le domande, tutte.--Bene Procuratore, può procedere con l’esame del teste.-Il rappresentante dell’accusa guarda il testimone con profonda inquietu-dine, poi con estrema cautela, soppesando e scandendo le parole formulala più innocente delle domande.-Signor Russell, può dire a questa Corte per quanto tempo lei ha lavoratoper la Wigam&Latham Bank?--32 anni, sono stato assunto subito dopo aver ottenuto la laurea.-Il tono pacato e la voce ferma, fanno contrasto con il ghigno, la smorfiacon cui l’ex direttore accompagna le sue parole: visibilmente preoccupato

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Bradstreet continuo con tono cortese.-E immagino signor Russell che, tralasciando le ultime vicende, durantela sua lunga attività lei abbia sempre agito con oculatezza e prudente at-tenzione, nel garantire gli interessi della società per cui lavorava?--Non ne sono sicuro.-L’inquietudine ritorna nella voce del Procuratore, mentre guarda sorpresoil testimone.-Può essere più chiaro per favore?--Ciò che intendo dire è che non sono sicuro che la prudenza e l’oculatezzaabbiano effettivamente garantito gli interessi della Wigam&Latham; e semi è permesso di aggiungere, la considerazione in cui il mio lavoro è statotenuto per quasi trent’anni, mi fa ritenere che effettivamente prudenza eoculatezza, non fossero le qualità richieste per l’attività assegnatami.-Una ruga verticale al centro della fronte segnala lo sconcerto del Procu-ratore sempre più preoccupato per gli esiti incontrollati dell’interrogato-rio.-Vuole forse darmi ad intendere che la sua società si aspettava da lei ope-razioni arrischiate, che hanno prodotto un danno di oltre 4.000.000 di dol-lari, a cui vanno aggiunti il conseguente calo dei valori azionari, e quindile perdite di tanti investitori.--Non mi sento di escluderlo.-Alla risposta sorridente ed enigmatica, Bradstreet ha uno scatto d’ira, poisi rivolge al Presidente.-Signor Presidente, voglio ritenere che l’incongruenza delle risposte delteste, siano conseguenza di uno stato di alterazione emotiva, dal qualeevidentemente egli ancora non si è ripreso. Chiedo quindi che l’esame delteste sia rimandato ad una fase successiva del procedimento, quando ilsignor Russell sarà in grado di dare risposte ragionevoli.--Mi oppongo signor Presidente, l’accusa ha già interrogato il teste, tra l’al-tro dando deliberatamente un immagine distorta della sua personalità,fino al punto di procurargli una condizione di forte stress emotivo, eadesso ottenuti i suoi scopi, chiede di sospendere l’interrogatorio, defrau-dando la difesa del suo diritto ad esaminare il teste nei tempi e nelle mo-dalità previste.--Opposizione accolta, l’esame del teste procede come previsto.- poi conun gesto della mano il Presidente fa cenno al rappresentante dell’accusadi proseguire, ma questi reagisce visibilmente contrariato.-Viste le condizioni del teste, non ho altre domande da porre.--Bene, allora il teste è a disposizione della difesa.-Con lo sguardo visibilmente eccitato il rappresentante della difesa si av-

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vicina al teste.-Signor Russell immagino che lei sia d’accordo con me se affermo, chequalsiasi operazione economica può essere considerata in perdita o inutile, a seconda del punto di vista da cui la si guarda.--Perfettamente d’accordo con lei.--Bene signor Russell, vorrei esaminare con lei, il punto di vista di tutti isoggetti interessati alle operazioni di finanziamento che lei, come diret-tore di una sede periferica della Wigam&Latham Bank, ha autorizzato.E’ disposto a seguirmi?--Non attendo altro.--Allora iniziamo da coloro che hanno acquistato un immobile, grazie aifinanziamenti della banca da lei diretta.--Hanno pagato le rate del mutuo per diversi anni, vedendo crescere gliinteressi, fin quando non hanno perso la casa, oltre ai soldi già versati.--Benissimo, questo è chiaro. Del signor Albert Hoover, agente immobi-liare e del suo 10% siamo già informati, veniamo quindi alla sua posi-zione: lei dichiara perentoriamente di non aver avuto alcun vantaggioeconomico da queste operazioni, ma immagino che il plauso dei suoi su-periori a cui lei ha fatto riferimento, si sia tradotto anche in più tangibiliriconoscimenti.--Il raggiungimento di obbiettivi di crescita nelle attività della filiale, daeffettivamente luogo ad emolumenti economici aggiuntivi, per i funzio-nari con incarichi di direzione.--Quindi signor Russell, al di là del tutt’altro che trascurabile epilogo, chel’ha vista perdere il posto di lavoro, anche per lei, come per il signor Rus-sell, l’operazione è stata profittevole. La stessa cosa si può dire per la suabanca?--L’argomento è più complesso, ma posso darle alcune cifre: a fronte di unfinanziamento di 100.000 dollari, della durata di 25 anni, e di una rata atasso variabile, che si mantiene intorno ad una media di 600 dollari men-sili, pari a 7.200 dollari annui, nell’arco di 7 anni si rientra del 50% del ca-pitale finanziato; l’eventuale pignoramento dell’immobile e la suasuccessiva messa all’asta, anche con una base d’asta equivalente al 50%della stima, compiuta all’atto del finanziamento, permette il recupero in-tegrale del capitale finanziato.--Quindi lei vuol dire che la sua banca potrebbe non aver perso nulla inqueste operazioni, o addirittura aver realizzato degli utili, nel caso in cuiil pignoramento fosse stato effettuato oltre il settimo anno e la venditadell’immobile abbia permesso di realizzare oltre il 50% del valore sti-

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mato.--Esattamente. Aggiunga l’eventualità che i tassi di rendimento crescanoe la rata raggiunga livelli più alti di quelli considerati in questa ipotesi.- -E allora i 4.000.000 dollari di perdite…--Non perdite ma mancati introiti, derivanti dalla risoluzione prematuradei mutui e dalla conseguente perdita dei rendimenti calcolati sul finan-ziamento. Utili già conteggiati in bilancio e trasformati in prodotti finan-ziari immessi sul mercato.- -Chiariremo meglio questo passaggio, per ora continuiamo nell’esame deidiversi punti di vista: l’ultimo da analizzare è quello della società costrut-trice che certamente ha beneficiato dell’operazione, avendo realizzato utilidalla vendita degli immobili…--In parte…--Cosa intende dire con in parte?--Che, almeno nel caso in questione, gli utili della società costruttrice de-rivano solo in parte dalla vendita degli immobili.--Quali altri utili avrebbe avuto il costruttore “nel caso in questione”?--Oltre agli utili, ovviamente c’è il patrimonio immobiliare di cui la societàcostruttrice è tornata in possesso acquistandolo dalla banca, dopo che essal’ha pignorato e reimmesso sul mercato a prezzi ribassati.--Cioè lei intende dire, che la società costruttrice, dopo aver venduto gliimmobili a, diciamo 100.000 dollari, li ha riacquistati a 50.000?--Evidentemente, e a ciò va aggiunto che tutto il piano edilizio in oggettoè stato attuato grazie ad un finanziamento a tasso agevolato della stessaWigam&Latham Bank.--Può dirci qual è la società costruttrice artefice della geniale operazione?--La General Building Co., che attraverso una sua finanziaria, controlla ilpacchetto azionario di maggioranza della Wigam&Latham Bank, e di cuiWilliam Bates, amministratore delegato della stessa banca, è anche il prin-cipale azionista. E questo penso dica tutto sulle reali responsabilità diquanto accaduto, e questa Corte dovrà valutarlo!-Irwing Russell si guarda intorno con uno sorriso nervoso e teso, aspet-tando l’effetto della sua rivelazione… ma intorno a lui tutti rimangonoimpassibili. L’unico a guardarlo con un espressione incuriosita, in cui silegge una vaga simpatia, è il rappresentante della difesa, che però sembranon capire.-Cosa dovrebbe valutare questa corte?--Come cosa, ma è evidente no? C’era un piano, strategie, erano tutti d’ac-cordo su nelle alte sfere e io innocente ho pagato, mentre tutti hanno fattoi loro affari…questa Corte deve fare giustizia!-

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Il tono veemente suscita la reazione indignata del Presidente.-Le ricordo che è qui in qualità di teste, la cui attendibilità è stata peraltroautorevolmente messa in discussione; si limiti quindi a rispondere alledomande senza aver la pretesa di spiegare alla Corte quali siano i suoidoveri. Se poi ritiene di dover denunciare reati specifici, lo faccia nellesedi competenti e se ne assuma la responsabilità.- poi rivolto alla difesa -Ritiene di dover continuare ancora nell’esame del teste?--Si signor Presidente, se mi è concesso.--Va bene prosegua, ma si attenga ai fatti in esame in questo procedi-mento.- -Grazie signor Presidente. Allora signor Russell, veniamo ora ai “prodottifinanziari”, può spiegarci di cosa si tratta?-- Ma come? Ma allora…--Per favore signor Russell.--Ma io pensavo…--Signor Russell, devo riformularle la domanda?-No, no, va bene.- poi con voce impersonale e a occhi bassa prosegue- Ingenerale un prodotto finanziario, come ogni altro prodotto, è il risultatodi un’attività produttiva…--La seguò.--Per attività produttiva si intende un’attività che crea valore; possiamofare il seguente esempio: una boschetto nella foresta dell’Amazzonia, haun determinato valore; se lo si trasforma in una catasta, attraverso un’at-tività produttiva, ne ha uno maggiore; se lo si trasporta nel deserto delNevada, dove non crescono alberi, il valore della catasta crescerà ulterior-mente. Un prodotto finanziario, è come una catasta di legname amazzo-nico portato nel Nevada.--Può essere più esplicito?--In Amazzonia c’è una forte concentrazione di alberi che nel Nevada man-cano, così come ci sono concentrazioni di capitale, e soggetti che ne sonosprovvisti: trasferire capitale da dove ce n’è in quantità, a dove ce n’è pe-nuria, è un attività produttiva che crea valore, valore che si misura in baseai rendimenti, e cioè a quanto è disposto a pagare chi avendo penuria dicapitali, ne vuole la disponibilità.-Al procedere dell’esposizione la voce del teste perde ogni eccitazione, iltono è monotono ma sicuro con una punta di sufficienza nei confrontidell’interlocutore.-Ma, signor Russell, permetta una considerazione: se porto del legnamenel Nevada, immagino di trovare qualcuno che ha soldi per comprarlo,ma se vendo soldi a chi non ne ha, con quali soldi potrà pagarmi?-

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-Ogni impresa ha i suoi rischi: durante il trasporto un carico di legnamepuò perdersi o deteriorarsi o andare soggetto ad altro accidente, a ciòvanno aggiunti gli elevati costi che tale operazione implica. Maggiori i ri-schi, maggiori i rendimenti, e se l’attività finanziaria può comportare ri-schi elevati, essa produce comunque rendimenti ancor più elevati,soprattutto alla luce dei costi relativamente bassi; il fatto che tali rendi-menti, non siano immediati, diciamo così alla consegna, ma siano vinco-lati ad una successiva scadenza temporale, non ne inficia il valore.--Va bene, abbiamo capito in quale senso un finanziamento è un “prodottofinanziario”, ma lei ha parlato anche d’altro; lei prima ha usato questafrase testuale “Utili già conteggiati in bilancio e trasformati in prodotti fi-nanziari immessi sul mercato”; vuole spiegare a cosa si riferisce?--Il principio è lo stesso: se attraverso la vendita di determinati prodottifinanziari, ci si trova in possesso di rendimenti elevati, questi rendimentisono a loro volta un valore, frutto di un’attività produttiva, un valore chepuò essere venduto a chi non sa come far rendere i propri capitali. Tuttiquesti rendimenti si trasformano in titoli, cioè documenti cartacei chedanno diritto a determinati rendimenti, e vengono venduti in cambio diliquidità, con cui continuare la propria attività produttiva, erogazione dimutui e finanziamenti, ma anche carte di credito ecc… Avrà sentito par-lare di “derivati”?- -Ma in questo modo un modesto finanziamento immobiliare, può darluogo ad un giro di interessi significativamente superiore alla liquiditàeffettivamente impegnata.--E’ ciò che si dice “produrre valore”.--Ma se in un determinato momento i soggetti finanziati risultano insol-venti?--E’ evidente che quando ciò accade i rendimenti previsti si azzerano equindi i “prodotti finanziari” perdono di valore, per cui è opportuno av-viare operazioni di rientro; se ci sono garanzie immobiliari o su beni ma-teriali, si fanno valere tali garanzie e si procede con i pignoramenti, seinvece si tratta di titoli, si cerca di vendere e salvare il salvabile, primache il mercato crolli, per rientrare almeno in parte della liquidità. Una si-mile evenienza, determina comunque una distruzione di valore, benchéla liquidità complessiva e gli eventuali beni immobiliari, rimangano so-stanzialmente invariati.--Un ultima domanda signor Russell: alla luce di quanto accaduto e dellasua attuale condizione di disoccupato, come valuta questo meccanismo?-A questa domanda Irwing Russell, solleva lo sguardo e parla con ariasconsolata.

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-Alla luce della mia attuale condizione di disoccupato, in procinto di es-sere abbandonato dalla moglie e ripudiato dai suoi stessi figli, di uomoche non ha niente da perdere se non i suoi debiti, penso di poterle diresinceramente la verità: il sistema è un buon sistema, ma va sostenuto dainiezioni di liquidità. Gente che in questo paese vive, vota e a volte,quando si arrabbia, può anche diventare pericolosa, con questo sistemapuò consumare e vivere, chi ha soldi può fare affari e nessuno si lamenta;se invece di coprire il debito delle banche nei confronti dei possessori dititoli, quando la bomba era già scoppiata, lo stato avesse sostenuto diret-tamente gli insolventi indebitati, tutto avrebbe funzionato e io avrei an-cora il mio posto. Alla fine lo stato, cioè noi come contribuenti, ècomunque stato obbligato a farsi carico del debito prodotto.- All’idea che lo stato avesse potuto sostenere gli insolventi, tutta la corteè scossa da un fremito di disapprovazione, il Procuratore Bradstreet ri-volge uno sguardo soddisfatto al Presidente, e allargando le braccia sem-bra dire “avete sentito, che vi avevo detto?”, mentre anche ilrappresentante della difesa sembrava piuttosto a disagio: anche per lui lacosa è andata un po’ oltre i suoi obbiettivi.-Va bene signor Russell, può bastare.-Studio di Wolf TV Dick Brewster-Ancora con voi amici telespettatori, Dick Brewster, Wolf TV, in studiocon Allan Friedkin e Deborah Windshaw, per seguire il processo del se-colo, Henry Ford contro la Comunità Economica Nazionale. Si entra nelvivo finalmente, si cominciano a individuare delle responsabilità: eccoloqui davanti a voi cari telespettatori, il nostro piccolo direttore di filialedai lauti guadagni, il fallito che dopo aver fatto i suoi sporchi affari, sca-rica le responsabilità sui suoi superiori, il vigliacco che si finge pazzo perevitare di rispondere dei suoi atti, e ancora eccolo l’insinuatore, il calun-niatore, il miserabile delatore, l’uomo che getta fango sulla società che gliha dato da vivere per più di trent’anni, e il tutto per giungere finalmenteal suo vero obbiettivo, la possibilità di usare la tribuna del processo perlanciare deliranti proclami intrisi di bolscevismo: sostenere gli insolventi!E perché non dar direttamente loro una casa, e poi cos’altro ancora, ga-rantire un livello di consumi magari, e poi perchè no, cure mediche gra-tuite, e via continuando, verso il baratro del comunismo. Ma scusate, nonvoglio influenzare il giudizio del pubblico, ne quello dei nostri ospiti acui chiedo: che effetto vi fa ascoltare la voce di un verme strisciante e ran-coroso, intriso di invidia sociale e gonfio di frustrazione? Deborah a te laparola.-

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-Davvero? Non mi sembrava così pericoloso… spero che non sia vero…certo, non sembra del tutto a posto… forse andrebbe curato.--Certo Deborah, e questa volta a spese dello stato, in un bel penitenziarioovviamente. Al, dimmi la tua.--Mi sembra tutto molto chiaro no? Eccolo qua un piccolo funzionario dibanca che usa soldi non suoi per speculazioni arrischiate, al solo scopo digarantirsi la sua quota di guadagni, poi una volta scoperto e punito, lanciaaccuse velenose, e peggio si fa portavoce di idee sovversive. Ma michiedo, come è stato possibile che un simile personaggio possa essersi tro-vato a svolgere ruoli di responsabilità? Penso che dovremmo farci qualchedomanda circa il nostro sistema bancario, un sistema che si è allargato adismisura, è cresciuto in quantità, ma ha perso di qualità. Ma vi rendeteconto cosa sta accadendo? Nuove filiali e sportelli bancari che cresconocome funghi, il mercato del credito che è esploso, non bastava permetterea tutti di consumare, si è concesso loro anche di indebitarsi, è qui il pro-blema; si comincia comprando un auto a rate, si continua con il preten-dere consumi sempre maggiori, si finisce indebitati fino al collo… e a quelpunto la minaccia, il ricatto, “non paghiamo”, “non spendiamo”, crollodei consumi, stagnazione, recessione; finalmente il pacco è pronto contanto di fiocco: lo stato intervenga a sostenere l’occupazione, i consumi,l’economia, e soprattutto le sedicenti “fasce deboli”. Una brutta strada,una strada pericolosa, guardate l’Europa come sta messa: servizi pubblici,pensioni, scuola, sanità, tutto a carico dello stato, e il fisco che si mangiail guadagno di chi effettivamente fa crescere l’economia. Questo Russellè un pesce piccolo, odioso certamente nella sua meschina ipocrisia, ma leresponsabilità vere vanno cercate altrove.--E infatti questo è il processo a Henry Ford, l’uomo che ha fatto grandel’industria americana, anche se quest’ultima testimonianza non ci dàmolti elementi per capire le sue eventuali responsabilità.--Hai ragione Dick, l’aver chiamato questo Russell è stato un errore perIke, il Procuratore, ma anche la difesa, che pensava di approfittarne, allafine ci si è scottata le dita. Noo, penso che a questo punto l’accusa abbiareso chiara la situazione che si è creata con questa esplosione dell’indebi-tamento, adesso quello che ci serve è qualcuno che ci spieghi i “perché”di tutto ciò.--Ed è quello che avremo Al, perché il prossimo teste, non è uno qualun-que, ma uno dei guru della finanza americana, un uomo d’affari di suc-cesso, ma anche noto al grande pubblico per la sua vita mondana, e oggianche scrittore, in testa alle classifiche con il suo “best seller”, “Per il rottodella cuffia”, l’impegnativo saggio in cui ci spiega, come lasciare uno stile

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di vita caotico e frenetico, e tornare ad una vita semplice e naturale. Amicida casa e voi in studio, so che l’annuncio è di grande effetto, perché trapoco in aula avremo William Bates! Ma tutto ciò dopo la pubblicità, a trapoco amici telespettatori.-Deserto a sud-ovest di Ciudad Juarez, Chihuahua, Messico; baracca diSamantha Rodriguez.Due messicani uno più giovane e l’altro più anziano, su un divano fu-mano erba, la televisione è accesa, dalla cucina giunge un rumore di pa-delle.-Ehi Samantha hai mica della birra in frigo?- E’ il più giovane a chiamare.-La birra ce l’ho, sono i vostri dollari che non vedo.--Ma se li hai voluti anticipati?--Quelli erano per il “servizio in camera”, il bar è un’altra cassa.Una donna sui quaranta, corpulenta, vestaglia rossa e trucco pesante,entra nella stanza tenendo in mano due lattine.-E poi non voglio che quando Raul verrà a prendervi domani mattina, vitrovi ubriachi e fumati. Vi aspetta il deserto domani, e i rangers alla finedella pista; c’è chi ci ha lasciato le penne, non è uno scherzo.--Tranquilla mamacita, siamo ragazzi in gamba, questa è l’ultima bevutae la prossima ce la facciamo negli States.--Auguri ragazzi, anche se sinceramente non so proprio chi ve lo fa fare.-Il vecchio risponde a bassa voce.-Ho lavorato nelle fabbriche dei gringos di Ciudad Juarez per pochi pesos,e dall’altra parte del confine pagano in dollari sonanti. Basta un saltodall’altra parte e la vita ti cambia. Ce n’è abbastanza mi pare…--E sentir la televisione pare che la festa sia finita anche di là.--A casa mia non è mai cominciata… e poi anche questa crisi è una storiadei gringos, a noi non ci riguarda, noi con gli avanzi della loro festa ci ap-parecchiamo la tavola.--Ma quali avanzi nonno… questa storia della crisi è un’altra fregatura deigringos! Per una vita sono venuti a casa nostra a fregarci i soldi, e adessoche noi andiamo a casa loro per riprenderceli, si inventano questa storiadella crisi…poveri gringos in crisi, poverini…--Beh ragazzi forse non avete tutti i torti, fin quando metteranno guardiealla frontiera per non far passare i poveri cristi, vuol dire che hanno an-cora qualcosa da perdere…--E noi qualcosa da guadagnare.--Giusto nonno.--Ok ragazzi, io vado a dormire, voi potete arrangiarvi col divano e la pol-

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trona. E mi raccomando spegnete la tele. Domani mattina vi preparo unbuon caffè.-Studio di Wolf Tv, Dick BrewsterAncora con voi amici telespettatori in diretta dagli studi di Wolf TV, in-sieme ad Allan Friedkin e Deborah Windshaw, per seguire insiemel’evento del secolo, il processo alla crisi, imputato Henry Ford, l’uomoche ha dato a tutti un automobile, e chi lo sa che forse non abbia sbagliato?Ma adesso siamo al cloù, dopo aver ascoltato la voce della gente comune,gli uomini e le donne della strada, travolti dalla crisi, adesso è il momentodei VIP, entra in scena William Bates, l’uomo d’affari più ammiratod’America, l’uomo il cui successo è paragonabile solo alla sua simpatia,e lo dico con una certa invidia, l’uomo dal fascino irresistibile; ma oggiquello che attende il nostro William non è ne un party, ne una cena d’af-fari, ma il dovere che compete ad ogni cittadino quando è chiamato da-vanti a una Corte per rendere testimonianza, e siamo sicuri che la sua saràuna grande testimonianza. E allora ok, in aula.La scena si apre sull’inquadratura del signor Irwing Russell, ex direttoredi banca, attualmente disoccupato, che esce dall’aula, seguito da pressodal vigile contractor; quando la porta si chiude, inquadratura sullosguardo di rimprovero del Presidente Bailey verso il suo collega nella giu-ria, il professor Prescott, che a bassa voce ma con una certa agitazione,sta parlando al cellulare; Bailey si schiarisce rumorosamente la gola, e fi-nalmente Prescott chiude la comunicazione e frettolosamente fa sparireil cellulare, mentre la voce del Presidente annuncia il teste successivo.-Bene, ora possiamo proseguire con l’esame dei testi dell’accusa. Sia in-trodotto in aula William Bates.-William Bates, capelli brizzolati, fisico atletico, passo sicuro e disinvolto,vestito con eleganza sportiva e informale, entra in aula sorridendo a tuttii presenti e si siede sulla sedia appena liberata.-Lei è William Bates, di anni 53, residente alle isole Cayman?--Si.--Giuri di dire tutta la verità, dica:”lo giuro”?-Lo giuro.--Bene avvocato può procedere.-La camera segue il procuratore Bradstreet, che, con l’aria cordiale di chiaccoglie un ospite, si avvicina al teste, poi sembra quasi che sia per strin-gergli la mano, ma si ferma e assunta un’espressione professionale, ponela domanda di rito.

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-Signor Bates, per favore, può dirci qual è la sua attuale occupazione?--Nessuna in particolare, ho alcune piccole rendite, e più per passione cheper motivi economici, amministro un piccolo aeroporto per velivoli daturismo, oltre ovviamente ad occuparmi della mia amata tenuta agricola.A parte ciò penso di poter dire di essermi ritirato dagli affari.--Grazie signor Bates, ora se posso permettermi, vorrei farle qualche do-manda circa le sue precedenti attività.--Nulla in contrario, a quali in particolare si riferisce?--Mi riferisco alla sua attività come amministratore delegato dellaWigam&Lathan Bank.--Benissimo, dica pure.--Signor Bates, vorrei chiederle se in qualità di amministratore delegatodella Wigam&Latham Bank fu messo a conoscenza di quanto accadutonella filiale numero 69 dell’istituto, all’epoca in cui era diretta da IrwingRussell.--No, non mi sembra… no, sinceramente questo nome non mi dice nulla…ma penso possa comprendere che nella mia posizione, non potevo certoessere al corrente delle attività di ogni nostra filiale.. ne questo era il miolavoro, effettivamente.--Mi scusi, ha perfettamente ragione. Ma forse potrà aiutarla a ricordarela vicenda, il fatto che in seguito alle operazioni effettuate presso quellafiliale, la banca da lei amministrata, subì perdite per oltre 4.000.000 di dol-lari.--Ah, capisco a quale vicenda fa riferimento, una brutta storia, non l’unicapurtroppo… effettivamente fu un momento piuttosto difficile… un feno-meno complesso… interessante… e a suo modo curioso.--Può parlarcene? Immagino che la sua posizione le abbia permesso diguardare a queste vicende particolari, con una più ampia prospettiva.--Si, effettivamente, “una più ampia prospettiva” questo è ciò di cui c’è as-soluta necessità, al di fuori dei meschini interessi e dei piccoli egoismi;cosa può aver spinto migliaia di persone su una china senza speranza,fatta di speculazione, indebitamento, e infine insolvenza e fallimento. Ciòdi cui abbiamo bisogno è capire la natura di questa spirale fuori controllo,e per fare ciò c’è bisogno di una più ampia comprensione dei meccanismiche sottendono all’agire umano… ecco un punto di vista distaccato, osereidire antropologico… di questo c’è bisogno.--Ci dica signor Bates.--Beh, da dove partire… penso che si, si possa partire dalle virtù ameri-cane… quelle virtù che hanno permesso ai nostri padri di fare grandequesta Nazione… le grandi e sobrie virtù della Frontiera, il lavoro duro,

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la frugalità, la paziente e umile attività che produce il benessere della col-lettività, la solidarietà nei confronti di tutti i membri della comunità, e so-prattutto lo spirito di sacrificio…Ecco, queste cose abbiamo perduto… Emi chiedo, come ciò possa essere accaduto…--Posso chiederle se lei se ne è fatta un’idea?--Ma certo, ho riflettuto sull’argomento, specialmente negli ultimi tempi,fuori dal vortice del mondo degli affari, oggi, che per fortuna vivo unavita più sana, a contatto con le cose semplici e la bellezza della natura…E mi creda, tutto appare piuttosto curioso da questa nuova prospettiva…l’ansia smodata di guadagno, la facile speculazione divenuta attività dimassa, la ricerca di consumi e status symbol estesa anche alle persone piùumili, un tenore di vita assolutamente al di fuori della propria portata, eper cui si è disposti a cedere la propria individuale libertà, accettando ad-dirittura l’indebitamento. Una follia, le dico, una follia. E noi, operatorifinanziari, testimoni e al tempo stesso protagonisti passivi, di questa tem-pesta di passioni e istinti, me lo lasci dire, animaleschi; il risparmio, quelvalore assoluto che garantisce il futuro di una Nazione, trasformato inansia speculativa, vera e propria febbre da rendimenti; il capitale, distoltodalla sua naturale vocazione all’investimento produttivo, alla crescita diricchezza reale, alla creazione di lavoro, e trasformato nel parassitariofondamento di un mirabolante castello di carta, fatto di azioni e obbliga-zioni, titoli e quant’altro; la liquidità, che da parametro di sicura affidabi-lità, diviene oggetto di vorticose transazioni, in cui alla fine essa non puòche perdersi, portando via con se ogni certezza, e lasciandoci confusi edattoniti, in un mondo di ombre, dove è impossibile distinguere le qualitàvere, il valore autentico, e sempre si rischia di cadere nelle trappole delmillantato credito, della presunzione di solvibilità, e quindi infine nel fal-limento.- -Signor Bates, la ringraziamo per le parole toccanti, con cui lei ha resoviva e reale la situazione sulla quale stiamo indagando. E mi scusi se ap-profitterò ancora della sua autorevolezza, per chiederle altri chiarimenti.--Ma prego, per me è un piacere, oltre che un dovere.--Allora la prego, mi dica, in questo fenomeno che nasce da passioni pro-fonde, da animaleschi istinti, dalla natura stessa dell’uomo, è forse possi-bile individuare, un fattore specifico, un elemento contingente oaddirittura accidentale, che possa aver svolto una funzione di accelera-tore, o addirittura di catalizzatore, delle dinamiche da lei così ben de-scritte?--Capisco la sua domanda e soprattutto capisco la necessità di questaCorte, di accertare, attraverso la concretezza dei fatti, le responsabilità

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specifiche, se ve ne sono. Bene, io penso che potrebbe esserle utile, cercarein due direzioni, la prima che, diciamo così, riguarda il contesto, in cui ilfenomeno si esprime, la seconda, che attiene ai meccanismi con cui essosi esprime. Ma non vorrei tediare questa corte con le riflessioni di un exuomo d’affari ormai a riposo.--La prego, la seguiamo con estremo interesse.--Allora, cercherò comunque di essere breve: quando parlo di “contesto”,intendo riferirmi all’abnorme espansione dei mezzi di comunicazione dimassa, alla circolazione incontrollata di informazioni, messaggi e quan-t’altro, che lungi dall’elevare la coscienza collettiva, hanno piuttosto pro-dotto un mediocre ed omologante appiattimento, una sorta di coscienzamedia, che non solo ha incrinato l’eccellenza dei ceti dirigenti, ma ha de-fraudato gli umili, la vera risorsa della Nazione, di quelle virtù di sobrietà,di pazienza, di capacità di adattamento, che erano la loro qualità pecu-liare, trascinandole in una vana competizione, verso un ancor più vanobenessere, nella quale, disgraziatamente, essi non possono che soccom-bere. Sono ormai tre o forse quattro le generazioni di americani, chehanno scelto di orientare la legittima ricerca della felicità, verso un livellodi consumi sempre più elevato, perdendo il senso delle cose semplici, sce-gliendo la quantità a scapito della qualità, e per sostenere questa sceltadella maggioranza, abbiamo prodotto un sistema ormai insostenibile siasul piano delle compatibilità economiche che ambientali; che poi ad uncerto punto ci si trovi ad indebitarsi fino al collo, beh non dovrebbe stu-pire più di tanto.--Mi scusi se la interrompo signor Bates, ma c’è un punto importante sulquale le chiedo di soffermarsi, lei ha parlato di tre o quattro generazionidi americani, possiamo quindi far risalire l’inizio di tutto ciò grosso modoagli anni ‘20 del secolo passato?--Si, indiscutibilmente quello fu il periodo, la radio, il grande sviluppodella pubblicità, e si ovviamente l’auto, l’aumento dei consumi, all’iniziopiccole cose abbastanza innocenti, ma il percorso è continuato, irrefrena-bile.--Grazie signor Bates, può continuare.--Bene, passo brevemente all’altro aspetto del problema, quello che certa-mente ha costituito un importante fattore di accelerazione nel processo.Mi riferisco alle cosiddette opportunità, derivanti dalle nuove tecnologie,che attraverso un semplice PC, da casa propria, da qualsiasi parte delmondo, possono permettere a soggetti improvvisati, privi dell’adeguatapreparazione e della necessaria responsabilità, di accedere al delicatomondo delle transazioni finanziarie, quella cupola in cui un tempo ci si

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muoveva con la prudenza che è sempre legata alla solidità, e dove oggioperano, con frenetica velocità e aggressiva spregiudicatezza, individuie gruppi senza etica, ne responsabilità, apolidi operanti ai quattro capidella terra, e che soprattutto, nell’anonimato spesso nascondono una so-stanziale insolvibilità. E’ una miscela esplosiva: da un lato una società,pronta a tutto pur di accedere a consumi sempre maggiori, a tenori di vitasempre più elevati, dall’altro un mondo della finanza reso anonimo dallatecnologia informatica, e ormai preda degli appetiti di chi è pronto ad ap-profittare di tali pulsioni incontrollate, per dirigerle verso i propri incon-fessati fini speculativi. Permettetemi di concludere con un tocco di lievità,ricordando la famosa favola del grande Walt Disney*, dove il Pinocchioche è in tutti noi, cede le monete frutto del duro lavoro del povero padre,ai due imbroglioni, il Gatto e la Volpe, perché seminandole, possano farnascere l’albero dei denari. Ecco di questo si tratta in fondo. -Breve pausa e carrellata sui membri della corte, qualcuno annuisce, tuttimostrano approvazione, poi di nuovo su Bradstreet che a malapena trat-tiene l’applauso, quindi mostrando per la prima volta un sorriso, si ri-volge al teste. -Mi permetta di prolungare il piacere di questa conversazione per chie-derle: a tanto siamo giunti? Le sorti dell’economia nazionale nelle manidei più sordidi egoismi di un popolo corrotto dai media, e di ignoti spe-culatori forse legati a centrali internazionali?--Ebbene si, temo che questa sia la cruda verità.--Ancora, una domanda, l’ultima signor Bates, perchè da lei ci venga unospiraglio di luce: cosa è ancora possibile fare per la salvezza dell’Americae dell’occidente?--La ricetta è semplice e si basa su pochi concetti: sobrietà, rigore e durisacrifici, e poi fiducia, fiducia negli umili, e infine ridare il giusto valoread ogni cosa, con la coscienza che il valore, come ogni cosa preziosa, nonè dato a tutti.--Grazie signor Bates, la sua testimonianza è stata fondamentale. Presi-dente ho concluso.-*N.d.C. I curatori non assumono alcuna responsabilità circa le conoscenzeletterarie del signor William BatesCircondato dall’ammirazione dei presenti, William Bates, già si rivolgesorridente verso l’avvocato Zimmerman, pronto a offrire anche a lui ilsuo contributo all’accertamento della verità; inquadratura del Presidenteche, colto lo sguardo del teste, con un impercettibile inchino lo ringrazia,prima di prendere la parola per invitare la difesa ad esaminare il teste. E

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quando il rappresentante della difesa si avvicina per formulare le sue do-mande, è visibile sul suo volto un’ombra di esitazione.-Signor Bates, prima di formularle qualsiasi domanda, ci terrei ad ester-narle tutta la mia ammirazione, per la capacità da lei dimostrata di attra-versare quel mondo di passioni animali, che lei stesso ha così bendescritto, mantenendo intatti quei valori che rendono l’uomo la più nobilefra le creature in natura. Ma l’ingrato compito di questa Corte è purtroppoquello di rimestare in questo mondo di passioni, proprio per capire se talipassioni possano sconvolgere i pilastri stessi della nostra comunità, o setali pilastri invece, siano a tal punto saldi, che nemmeno la volontà di sin-goli o di gruppi, possa minimamente incrinarli. A questo scopo e diver-samente dal rappresentante dell’accusa, sarò obbligato a farle domandepiù precise e circostanziate, che spero lei non voglia ritenere, mosse dapregiudizio inquisitorio.--La verità è bene supremo per ogni uomo libero.--Grazie, le sue parole mi sono di conforto nel difficile lavoro che mi ap-presto a compiere. Signor Bates, non le chiederò di soffermarsi su vicendespecifiche di filiali periferiche della banca a cui offriva i suoi servigi, mapenso sarebbe utile a questa Corte sapere, se nel complesso, durante lasua attività, il generale aumento di operazioni di finanziamento immobi-liare e di credito al consumo, ha determinato una crescita degli utili e deidividendi per gli azionisti da lei rappresentati?--Beh, si effettivamente durante la mia permanenza alla Wigam&Latham,la società, e conseguentemente gli azionisti, hanno realizzato risultatiestremamente significativi.- -Grazie, questo è un punto importante. E adesso le sarei grato se potessechiarirmi alcuni passaggi della sua illuminante riflessione: per esempioquando lei dice, cito testualmente, “il risparmio, quel valore assoluto chegarantisce il futuro della Nazione, trasformato in ansia speculativa, febbreda rendimenti”, fa forse riferimento al provvedimento della fine deglianni ’90 del secolo passato, che eliminando la differenza tra banche d’af-fari, aperte al rischio dell’investimento e alla speculazione, e banche com-merciali, deputate alla raccolta del risparmio e coperte dalla garanziastatale, ha di fatto permesso la trasformazione di quel valore assoluto, ilrisparmio appunto, in un valore variabile, soggetto alle dinamiche delmercato finanziario?--Quello fu certo un provvedimento doloroso, seppur necessario. A frontedi una competizione globale che richiede investimenti sempre più rile-vanti, il mancato utilizzo di significative risorse di liquidità, i risparmi dimilioni di cittadini, esclusi dal circuito finanziario a più alta potenzialità

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di valorizzazione, avrebbe privato l’economia nazionale di una risorsafondamentale. E’ evidente che tale risorsa di liquidità, investita nei rischidel mercato finanziario, non poteva per questo perdere la garanzia dellostato, sarebbe stato un danno per milioni di piccoli risparmiatori; è altret-tanto evidente che tale garanzia doveva essere quindi estesa e generaliz-zata a tutte le attività sul mercato finanziario, non essendo più possibileoperare una netta divisione tra i due diversi ambiti di attività.--Da ciò ne consegue che dalla fine degli anni ’90, lo stato è di fatto il ga-rante di ogni attività finanziaria?--Non in modo automatico, ma certo può esercitare questa prerogativa, esempre nell’interesse dell’economia nazionale, ovviamente.--Ovviamente. Veniamo ora ad un altro passaggio, quando lei dice, citosempre testualmente “il capitale, distolto dalla sua naturale vocazione al-l’investimento produttivo, alla crescita della ricchezza reale, alla creazionedi posti di lavoro, e trasformato nel parassitario fondamento di un castellodi carte”, ecco in questo passaggio così rilevante, lei individua una re-sponsabilità precisa, il venir meno di quella grande tradizione impren-ditoriale, di quegli epici capitani d’industria che con concretezza e pugnofermo hanno guidato l’ascesa industriale della Nazione?- -No, responsabilità precise assolutamente no. Dolorose circostanze, que-sta è l’espressione giusta. Da uomo di finanza e non di industria, possosolo testimoniare lo sconforto e l’imbarazzo di responsabili di grandigruppi industriali, che pur di sfuggire ad una concorrenza internazionalesempre più selvaggia, quasi di nascosto e con vergogna, erano costretti arivolgersi a me, per far continuare a vivere i loro capitali, salvaguardatiattraverso dolorose ristrutturazioni aziendali, laceranti riduzioni del per-sonale, sofferti tagli salariali e drammatiche chiusure di stabilimenti; con-tinuare a farli vivere e quindi rendere, di una vita certo meno concreta ederoica, se mi si passa il termine, certo più arida, ma obbiettivamente nonmeno remunerativa. Ne parlavo solo pochi giorni fa al Golf Club, con ilmio amico Frank Guascone, uomo di grandi capacità e lucide vedute checome ben sapete, molto sta facendo per il rilancio dell’industria americanadell’auto, il quale mi narrava della difficoltà di spiegare all’opinione pub-blica di un paese amico, quali vincoli un capitano d’industria sia obbligatoa sopportare, e del dolore provato per la mancata comprensione dei suoisforzi e delle sue sofferenze; un dolore veramente troppo grande, al qualecomprensibilmente ha posto fine, chiudendo stabilimenti ormai sempremeno remunerativi. Si, dolorose circostanze, ma non specifiche responsabilità, e più in là nonmi inoltro, perché penso sia bene che mi astenga dal tentare di spiegare

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un dolore che fortunatamente, non ho provato.--Apprezziamo la sua sensibilità. E adesso ancora un’altra citazione, lad-dove lei dice “la liquidità, che da parametro di sicura affidabilità, divieneoggetto di vorticose transazioni, in cui alla fine essa non può che per-dersi”; ecco è possibile che la liquidità si perda?--No, mai totalmente, questo almeno non può accadere. Ciò che intendevodire in effetti, è che la liquidità, è sottoposta ad una pesante condizionedi stress, dovendo sostenere una sovrapproduzione di valore sempre piùintensa e imponente; mentre il valore cresce in misura esponenziale inse-guendo gli arditi virtuosismi di una speculazione sempre più innovativa,la liquidità, che ha i suoi limiti oggettivi, tende naturalmente, quasi perforza di inerzia, appena liberata dai troppi controlli, a cercare rifugio easilo in luoghi lontani e riparati, luoghi dai nomi esotici e romantici, evo-cativi di condizioni paradisiache, dove potersi rinnovare, depurare, se ne-cessario riciclare, e poi ritornare, con la sua forza intatta, a svolgere il suofondamentale ruolo, nella promozione e incentivazione della produzionedi valore.--Incidentalmente, questa naturale tendenza da lei descritta, permette dievitare gli accanimenti del fisco?--Si, è vero, grazie di avermelo fatto notare, sa che non ci avevo mai ba-dato? Ha perfettamente ragione, c’è anche questo…anche perchè l’impo-sizione fiscale, purtroppo grava direttamente sulla liquidità, non essendoancora possibile, inspiegabilmente, pagare le tasse con titoli e azioni.- -Ora, se permette signor Bates, vorrei provare a fare una sommaria sintesi,di quanto lei ci ha così chiaramente spiegato; punto 1°: la crescita delleattività finanziarie in ambito immobiliare e di finanziamento al consumo,seppur in un contesto di rischio, ha comunque premiato il capitale inve-stito dagli azionisti; punto 2°: la trasformazione del risparmio in poten-ziale capitale speculativo, con possibile garanzia statale, è stato unpassaggio necessario all’economia nazionale nel contesto della globaliz-zazione economica; punto 3°: la trasformazione del capitale industrialein capitale finanziario, ha reso possibile la sua salvaguardia e la sua re-munerazione, sottraendolo ad un mercato manifatturiero reso impratica-bile dalla selvaggia concorrenza internazionale; punto 4°: la liquidità, dicui a volte sembra esserci penuria, a fronte della mole di valore che su diessa si basa, è sempre comunque immutata nei suoi quantitativi e mal-grado la sua momentanea indisponibilità sul mercato, essa è comunquesempre reperibile laddove è protetta e garantita da ogni possibile stressfiscale. Le sembra che questa sintesi sia sufficientemente corretta?--Si, mi complimento con lei.-

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-Bene a questo punto verrebbe da chiedersi, cosa c’è che non va, eppuresappiamo tutti che qualcosa non è andato per il verso giusto. Può darciuna sua valutazione?--E’ ciò che dicevo prima e cioè che il valore, come ogni cosa preziosa, nonè dato a tutti. Mi spiego meglio: voi tutti conoscete la legge fondamentaledella domanda e dell’offerta, per cui il valore di un determinato prodottoo merce è direttamente proporzionale alla quantità della domanda e in-versamente proporzionale a quello dell’offerta; ovviamente ciò determinadei cicli abbastanza prevedibili, per cui una determinata merce, appenaimmessa sul mercato vergine, ha un valore, che cala progressivamenteall’aumentare dell’offerta delle medesima merce, e alla progressiva satu-razione del mercato: semplicemente, lo stesso sandwich potrete venderloa un dollaro a chi non mangia da due giorni, ma varrà pochi centesimi,per chi è sazio per un pasto appena avuto. Questa legge invece sembranon applicarsi sul mercato finanziario, dove la merce in questione è il de-naro; infatti, grazie al fondamentale contributo dei media, che veicolanosempre nuove necessità di consumo, la domanda di denaro è virtual-mente infinita e il mercato non può, ne potrà mai saturarsi; ne consegueche il denaro a differenza di un sandwich, non sazia mai. Alla crescitaesponenziale della domanda, e del valore ad essa connessa, va aggiuntala peculiarità dell’offerta, anch’essa potenzialmente infinità, perché pro-crastinabile nel tempo: tutto il mercato dei titoli finanziari, si basa sul pre-supposto che se io oggi vendo un determinato valore, quel valore“domani”, garantirà a un compratore un determinato rendimento. Attra-verso titoli, azioni, obbligazioni, e altri prodotti finanziari, l’offerta di de-naro, in forma di rendimenti liquidabili a scadenze future, è pressochéinfinita, perché prolungabile in un tempo infinito.--Mi scusi l’interruzione, ma questa potenziale offerta infinita, non deter-mina un calo di valore?--Si, ciò può accadere, ma la perdita di valore è comunque compensatadall’aumento dei rendimenti. Quanto più cresce la quantità di prodottifinanziari immessi sul mercato in rapporto ad una liquidità definita, tantomeno quei prodotti hanno valore, ma proprio perché il loro valore si ab-bassa, per poter essere venduti, devono garantire rendimenti sempre piùelevati.--Se ho ben compreso, abbiamo quindi una domanda potenzialmente in-finita, a fronte di un’offerta, che garantisce rendimenti in rapporto pro-porzionale alla perdita di valore del prodotto offerto, perdita di valoreconnessa alla crescita della quantità dell’offerta. Domanda ed offertaquindi senza limiti?-

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-Si, come senza limiti sono lo spazio ed il tempo: nello spazio la crescitadella domanda non ha limiti, ne per intensità ne per estensione, nel tempol’offerta non ha limiti perché tanto più essa si sviluppa nel futuro tantomaggiori sono i rendimenti garantiti.- -Lei quindi ci sta dicendo che i limiti imposti dalle leggi fondamentalidell’economia, sono stati superati dal mercato finanziario?--Diciamo che ne sono stati prodotti di nuovi. Nulla di ciò che è umano èsenza limiti.--E cioè?--Il rapporto tra liquidità e rendimenti. Quando i rendimenti crescono inmisura tale da non poter essere liquidati, allora siamo al fallimento, al“default”.- -E quindi, per esempio, la mancanza di liquidità di soggetti insolventi sulmercato immobiliare di fascia bassa, determinando la mancata liquida-zione dei rendimenti previsti, può determinare una successiva mancanzadi liquidità a livelli più alti e la conseguente perdita di ulteriori rendi-menti, in una catena che può determinare default a cascata e senza limiti.--No, come dicevo prima, nulla di ciò che è umano è senza limiti. L’uomosaggio nella sua necessaria umiltà, sa tutelarsi contro i rischi di ciò cheappare infinito e incontrollabile, è questa la sua grandezza.--Ci illumini per favore.--Nulla di eccezionale: assicurazioni. Possiamo pagare una polizza peravere un risarcimento nel caso la nostra casa vada a fuoco, possiamo pa-gare una sorta di polizza nel caso la società di cui deteniamo titoli vadain fallimento: CDS, Credit Default Swap. Ovviamente anche questi sonoprodotti finanziari, hanno valori e rendimenti, possono essere ceduti oacquistati.--Ma quindi in teoria sarebbe possibile per qualcuno acquistare un CDS,che lo assicura per la perdita di valore di titoli che non detiene.--Non in teoria, in pratica.--Cioè sarebbe come a dire che qualcuno potrebbe aprire una polizza chelo risarcisce per l’incendio della mia casa?--Esattamente.--Ma ciò potrebbe indurlo a incendiare la mia casa?--Beh, si effettivamente. Sul mercato finanziario l’operazione è un po’ piùcomplessa, ma non impossibile, penso di poterlo dire. D’altra parte inve-stire sulla perdita, sulla distruzione di valore, può sembrare moralmentediscutibile, ma quando si parla di profitto, tutto ciò che è possibile divienedi fatto inevitabile, specialmente se si è nella posizione giusta per condi-zionare il mercato finanziario o direttamente le agenzie di rating. D’altra

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parte il mercato ha una sua fisiologia naturale, per qualcuno che perdec’è qualcuno che guadagna, soggetti deboli e precari sono sacrificati, altrisi rafforzano e il sistema nel suo complesso cresce. Quante vecchie casebruciando, possono offrire nuove opportunità? Ogni costruzione umana,anche la più ardita e complessa, deve essere distrutta per dar luogo alnuovo dispiegarsi della creatività umana. Quante volte il dramma dellaguerra è stato il punto di inizio di un nuovo ciclo di sviluppo? E certo ildefault di un colosso finanziario come la Wigam&Latham è comunquemeno drammatico di una guerra, ma dalla sua distruzione il ciclo di va-lorizzazione del capitale può trarre nuovo impulso. Solo la distruzionepermette di chiudere e ricominciare, e io le posso garantire che ho chiusoe ho ricominciato… e oggi guardando a ciò che è stato, posso solo direche tutto ciò che accade sotto questo immenso cielo, è solo l’eterno e na-turale avvicendarsi del ciclo di creazione e distruzione, di cui l’uomo sag-gio sa cogliere le opportunità, senza avere la presunzione di modificarlo.--Signor Bates le siamo grati per aver portato in quest’aula, dove fino adora abbiamo avuto testimonianza della caducità e precarietà di ciò che èfrutto delle umane passioni, un atto di fede, la fede in un ordine superiore,la certezza che ciò che può apparire solo come caos, disordine e quindideterminare paura, è solo la contingente manifestazione di un ordine chetrascende l’umana comprensione, e attiene alle leggi naturali dell’uni-verso stesso. Ed ora ancora una domanda, su un tema che comprensibil-mente l’accusa ha avuto l’attenzione di evitare, ma che certo un uomocome lei non teme di analizzare. Mi riferisco all’intervento di salvataggio,operato dallo stato nei confronti della Wigam&Latham, sostenendone lasua esposizione debitoria, al momento in cui essa è giunta al default.--Nessun problema, ciò che è accaduto è ciò che doveva accadere. Chi, senon la collettività, e quindi lo stato che la collettività rappresenta, dovevafarsi carico di garantire che il valore fondamentale della Nazione fossepreservato? Mi riferisco a quel valore imprescindibile senza il quale ognisocietà è condannata alla stagnazione regressiva e che la Dichiarazioned’Indipendenza redatta dai nostri Padri Fondatori, ha scolpito nella storia:ogni uomo ha diritto a perseguire la propria felicità. Cos’altro è accadutose non questo? Milioni di uomini, ognuno nel limitato ambito del suoagire, con i mezzi di cui disponeva, a volte con limitate vedute, a voltecon grandi orizzonti, ognuno ha cercato di perseguire la propria felicità,dall’acquisto di una casa per la propria famiglia, al sogno di successo edi ricchezza, ognuno ha solo praticato il diritto che la Dichiarazione ga-rantisce. Se, come ho già ho avuto modo di dire, si sono persi i valori fon-damentali che permettevano di trovare la felicità nelle piccole cose, in uno

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stile si vita sobrio e laborioso, se la pratica di questo diritto si è trasformatain una corsa selvaggia e cieca, in cui si è perso il senso di quell’ordine cheassegna ad ognuno un proprio ruolo e un preciso destino, di chi altri laresponsabilità, se non di una società, una collettività, che ha tentato di sfi-dare il cielo, nella legittima, ma forse cieca aspirazione, al benessere e allafelicità per tutti. Perché una cosa i nostri Padri Fondatori certo sapevanobene: ogni uomo ha diritto a perseguire la propria felicità, ma certo nontutti possono raggiungerla. La felicità, come il valore e come ogni cosapreziosa non è data a tutti. La collettività ha osato, la collettività paghi.-- Perfettamente d’accordo con lei signor Bates, ma, c’è un ultima questioneche è mio dovere chiarire, approfittando del suo illuminante argomentare.Se lo stato, come rappresentante della collettività, deve doverosamenteintervenire per farsi carico del debito che i privati hanno prodotto perse-guendo un diritto garantito dagli stessi Padri Fondatori, non è ancorachiaro come e con quali tempi esso debba intervenire: per esempio, è giu-sto che lo stato sostenga l’indebitamento di soggetti a basso reddito chesi sono impegnati nell’acquisto di un immobile al di fuori della propriaportata, piuttosto che invece garantire i crediti di grandi investitori sulmercato finanziario?--Lo stato è garante dell’interesse nazionale e non di interessi particolari;lo stato non può, ne deve, intervenire per condizionare in alcun modo ilnaturale dispiegarsi dell’individuale diritto al perseguimento della feli-cità. Quando, e solo quando, l’interesse dell’economia nazionale è in pe-ricolo esso ha il dovere di intervenire: ed ora è chiaro a tutti che la perditaeconomica, la mancata retribuzione del capitale investito, per soggetti checostituiscono l’ossatura e il fondamento della ricchezza nazionale, ha benpiù rilevanza, della pur dolorosa perdita della casa, di soggetti marginali,scarsamente determinanti nella produzione della ricchezza della nazione.D’altra parte è inevitabile che a fronte di una sovrapproduzione di valore,qualcosa debba andare distrutto, penso che questo dovrebbe essere chiaroa tutti.--E lo è. Grazie signor Bates, e penso di interpretare i sentimenti di questaCorte, nell’augurarle buon viaggio e buon ritorno ai suoi sereni e assolatilidi, ai suoi aerei da turismo, alle sue isole dal nome esotico e dalle para-disiache condizioni.--Grazie signori, grazie e buon lavoro a tutti voi.-La camera accompagna William Bates che sorridente esce dall’aula, nonprima di aver stretto la mano al Presidente della Corte e di aver salutatotutti i presenti, poi l’inquadratura è per Bradstreet, visibilmente contra-riato, infine l’imputato, che con gli occhi bassi e la fronte segnata da una

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ruga profonda, sembra tutt’altro che convinto da ciò che ha sentito.Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Ancora con voi amici telespettatori, dopo aver ascoltato questa sensazio-nale testimonianza, le parole profonde, i ragionamenti complessi, le ri-flessioni distaccate, di un uomo la cui conoscenza spazia dalla finanzaalla filosofia, dall’arida scienza economica, fino al vitale esprimersi dellepassioni umane, un uomo dall’eloquenza affascinante, dalla personalitàdominante, un uomo che avrebbe potuto puntare ai vertici della nostrasocietà, e che invece rifiuta il mondo del potere e della ricchezza, per ri-tirarsi in una lontana isola, sperduta nell’oceano e vivere una vita sem-plice e sana coltivando la terra. E’ qualcosa che dà da pensare, che ne diciDeborah? Dicono che tu l’abbia conosciuto bene, anche molto in privato?--Oh Dick i giornali hanno parlato tanto, ma non hanno detto la verità, trame e il signor Gates c’è stata solo una semplice amicizia, lui è un uomoveramente eccezionale e quando mi è stato presentato, al matrimonio diMike Dotti, il nuovo capo della famiglia Dotti, sono rimasta folgoratadalla sua intelligenza, e solo per questo ho accettato l’invito sul suo yacht;è stata una esperienza veramente bella, ma i fotografi e i settimanali digossip hanno sporcato tutto con quelle foto di noi nudi sulla spiaggia.--Capisco che non è mai piacevole l’intrusione nella propria vita privata,ma certo questi sono i problemi della notorietà… e quelle foto indiscuti-bilmente di notorietà te ne hanno data parecchia.--Si, ma in questo modo hanno reso tutto così brutto, squallido addirittura.Le foto sono sfocate, io sembro più grassa, e su certe scene le inquadraturesono veramente brutte, e tutto perché hanno voluto fare di testa loro,quando il mio agente gli aveva fatto una proposta piuttosto vantag-giosa…purtroppo le persone sono così avide.--Hai ragione Deborah, l’avidità è certo uno dei problemi della nostra so-cietà, e se non sbaglio proprio di questo scrive Gates nel suo libro, “Per ilrotto della cuffia”, un’opera fortemente critica sul nostro stile di vita, maanche piena di consigli su come sia possibile cambiare. Tu l’hai recensitoAllan, puoi parlarcene?--Ma certo Dick, è un libro che veramente mi sento di consigliare a tutti,c’è dentro la saggezza di un uomo che ha compiuto un viaggio spirituale,un uomo che partito dal nulla, è giunto fino ai vertici e che poi ha avutoil coraggio di ritirarsi. Ma soprattutto è un opera in cui la critica acuta, èsempre accompagnata da un grande spirito positivo, come nei toccantipassaggi sull’importanza dei legami famigliari, lui che nasce orfano, e cheil vecchio John Dotti ha praticamente adottato nella sua famiglia.-

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-C’è chi ha cercato di spargere veleno sui rapporti tra Bates e la famigliaDotti.--Un procuratore di provincia in cerca di visibilità ha cercato di montareun caso, ficcando il naso negli affari della General Building Co., in cui lafamiglia Dotti aveva degli interessi curati dallo stesso Bates; poi addirit-tura qualcuno ha cercato di insinuare che il fallimento della Wigam&La-tham sia stato causato dalla necessità di rimettere in circolo denarosporco, proveniente da non so quali attività illecite. Si sono andate a pe-scare vecchie storie dei tempi del proibizionismo per legare la famigliaDotti a non si sa quali attività mafiose e addirittura si è voluto processareJohn Dotti e suo figlio Mike per una quantità di reati, compreso il trafficodi stupefacenti; la realtà Dick è che il nostro è un grande paese che garan-tisce a ognuno il diritto di raccontare ciò che vuole, e così alla fine si puòaddirittura infangare la reputazione di un uomo d’onore e della sua ono-rata famiglia. Conosco personalmente John Dotti, e di lui non posso chedire “baciamo le mani”.--E io mi unisco a te nel doveroso rispetto. D’altra parte oggi la scelta diBates di ritirarsi su una lontana isola, ad amministrare una tenuta agri-cola, dovrebbe chiudere la bocca a tutte le malelingue.--Certamente, specialmente se pensi che c’è gente che usa quelle stesseisole come base per loschi traffici di droga, valuta o armi, ed è lo stessoBates nel suo libro a denunciare la miseria di chi, anche davanti ad un si-mile paradiso, non pensa ad altro che a fare denaro.--Eppure William Bates è certo un uomo che di denaro se ne intende, lasua testimonianza sui meccanismi del mondo finanziario era estrema-mente interessante, anche se temo che la complessità dei temi trattati, nonl’abbia resa accessibile al grande pubblico. Personalmente non è che ciabbia capito granchè, domanda, offerta, rendimenti, ma anche quandoparlo con il mio consulente finanziario è lo stesso, e malgrado ciò continuoa pagarlo. A te Deborah è sembrata chiaro?--A dir la verità non è che abbia compreso proprio tutto, però era moltobello stare ad ascoltarlo… lui è così... cioè non come gli altri, che dopo sigirano dall’altra parte, lui anche dopo continua a parlare…--E a te Al, è parso tutto chiaro?--Beh sai non si tratta di questioni semplici, però che penso il cuore dellafaccenda sia chiaro: abbiamo costruito un castello di guadagni virtuali, ealla fine il castello ci sta crollando sotto gli occhi, cos’altro dire?--E dei nostri due contendenti che dici? Bradstreet e Zimmerman, comeescono da questo round?--Difficile da dire, Bradstreet ha portato Bates in aula perché dicesse quello

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che effettivamente ha detto, e cioè che il sistema così non tiene, che civuole più rigore, e che in sostanza si deve puntare su una riduzione deiconsumi, ma ancora una volta Zimmerman ha avuto buon gioco quandoBates ha dichiarato che il governo ha il dovere di sostenere l’indebita-mento dei grandi gruppi bancari. Siamo ancora sull’uno a uno direi.--Uno a uno questo risultato, ormai quasi alla fine del primo tempo,quando manca due soli testimoni per l’accusa, ma è un vero fuoriclassequello che Bradstreet sta per fare entrare in campo in questo momento,un uomo che forse può dare una svolta alla partita, un uomo che di sfidese ne intende, come tutti sappiamo, l’imprenditore più famoso delmondo, l’uomo che dopo aver salvato grandi gruppi industriali all’estero,oggi è qui da noi per portare fiducia e speranza, ma soprattutto l’uomoche meglio di ogni altro conosce l’imputato, perché come l’imputato èanche lui un grande, grandissimo, costruttore di auto. Amici telespettatoriil prossimo teste in aula è, il dottor Frank Guascone. Sullo schermo in studio ricompare l’aula universitaria inquadrata dal-l’alto, mentre la voce del Presidente, in piedi alla cattedra, annuncia l’in-gresso del nuovo teste d’accusa- -Sia introdotto in aula Frank Guascone.-Marco Guascone, vestito in modo semplice e dimesso, con l’aspetto ordi-nario di chi esce di casa per far fare i bisognini al cane, scivola oltre il con-tractor che gli apre la porta e entra in aula senza guardare nessuno intornoa se; il passo è veloce e lo sguardo compreso e assorto, tipico dell’uomoimpegnato in un lavoro difficile che richiede concentrazione, e che nonha tempo ne voglia di curarsi di alcuna cosa possa distrarlo. Quandogiunge a sedersi al proprio posto, finalmente guarda il Presidente dellaCorte, e malgrado il saluto educato e deferente, l’impazienza trasparechiaramente insieme ad un fastidio faticosamente celato. L’impazienzasembra trasmettersi allo stesso Presidente che parlando in fretta rivolgeal teste le domande di rito.-Lei è Frank Guascone di anni 57, residente a Los Angeles, California?--Si, sono io.--Giuri di dire tutta la verità, dica lo giuro.--Lo giuro.--Procuratore può iniziare a esaminare il teste.--Grazie signor Presidente.-Il Procuratore si avvicina al teste, mantenendosi comunque ad una certadistanza, come se l’uomo a cui si rivolge sia circondato da un campo ma-gnetico che lo rende inavvicinabile.

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-Dottor Guascone, è noto che lei è un uomo molto impegnato e cerche-remo di non farle perdere troppo tempo. Tutti sappiamo che assumendol’incarico di amministratore delegato della Detroit Motor Corporation, leiha salvato dal baratro un pezzo importante dell’industria automobilisticanazionale, e proprio alla luce della sua esperienza in questo settore, im-magino che abbia avuto modo di conoscere la vita e le opere dell’imputatoHenry Ford. Può dirci cosa ne pensa?-Guascone rimane un attimo in silenzio, la domanda lo obbliga a inter-rompere il suo corso di pensieri, poi senza guardare il suo interlocutoree quasi parlando con se stesso, risponde.-Henry è stato grande ai suoi tempi, senza di lui l’industria dell’auto nonsarebbe mai divenuta quello che è oggi, ma certo se oggi ci troviamo neiguai è anche per colpa sua.--Mi scusi dottor Guascone ma può spiegarci meglio il senso della primaparte della sua affermazione? Che cosa è divenuta l’industria dell’autograzie all’attività dell’imputato?--Prima della Ford T, un’auto era solo un mezzo meccanico che permettevadi andare da un posto all’altro, dopo la Ford T l’automobile è divenuta ilsimbolo di uno stile di vita. Chi ha un’auto è dentro, chi non ha un’autoè fuori. Ovviamente veicolando un intero stile di vita, l’auto ha fatto davolano a tutta un’altra serie di consumi. Il nostro mondo, anzi il mondoin cui siamo vissuti, il mondo del XX secolo, produzione di massa perconsumi di massa, è nato con la Ford T.--Lei si riferisce ovviamente al modello di auto, la Ford T, che costruitacon l’innovativo metodo di produzione Tayloristico, la famosa catena dimontaggio, permise, nei primi decenni del secolo passato, di produrreauto a basso costo con cui inondare il mercato, allargando la fascia di po-tenziali consumatori anche a settori sociali economicamente deboli. Sem-brerebbe un’operazione meritoria, oltre che remunerativa del capitale,perché allora dice che se oggi ci troviamo nei guai è anche colpa sua?-Questa volta Guascone alza lo sguardo verso i suoi interlocutori e liguarda tutti attentamente negli occhi prima di rispondere.-Il problema è che così facendo ha svegliato un mostro affamato e si èmesso nelle sue mani, e da quando quel mostro si è svegliato, il capitali-smo l’ha dovuto alimentare, e per alimentarlo si è dovuto svenare.--Dottor Guascone posso chiederle di rendere più esplicita la sua grave af-fermazione?--Ok, ok, comincerò dall’inizio. La questione è che il sistema capitalisticonasce con un grosso problema, e cioè che la valorizzazione del capitalenecessità di una certa quota di lavoro, lavoro per cui il capitale dipende

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da soggetti tendenzialmente ostili e riottosi che possiamo denominare percomodità “lavoratori”; questi lavoratori, per sopravvivere devono ven-dere il loro lavoro al capitale, che ovviamente cerca di pagarlo al prezzopiù basso. Fin qui già la cosa pone qualche problema, ma il sistema puòfunzionare se si riesce a pagare il lavoro, e quindi i lavoratori, solo il ne-cessario perché possano riprodursi, e garantire quindi in futuro il lavoronecessario alla ulteriore valorizzazione del capitale. E’ evidente che in unmomento di crisi, quando la valorizzazione del capitale è difficile, il la-voro non serve e può essere distrutto, riducendo i costi e favorendo il su-peramento della crisi. E’ comprensibile che la cosa possa non piacere ailavoratori, ma questo è il sistema e così può funzionare, per il bene ditutti; se poi qualche testa calda non vuol capirlo e pianta grane, beh pa-ghiamo le tasse proprio per avere uno stato che ci difenda. Poi arrivaHenry Ford e la cosa si complica…--Ci spieghi.--Beh l’idea di base è che se abbatto i costi di produzione attraverso la ra-zionalizzazione del ciclo produttivo, posso liberare risorse da indirizzarein due direzioni: posso abbassare i costi per unità di prodotto, e questo faaumentare l’offerta, e posso pagare di più per il lavoro, trasformando glistessi lavoratori, che prima potevano appena sopravvivere, in potenzialiconsumatori, e questo fa aumentare la domanda. Produzione di massaper un’offerta in costante crescita, consumo di massa per una domandaegualmente in crescita. Per un bel po’ ha funzionato, e nessuno ha badatoalle conseguenze.--Quali conseguenze?--Dovrebbe essere chiaro no? Se i lavoratori sono anche consumatori, nonpuoi più distruggere lavoro senza distruggere anche il mercato, e allaprima crisi sono guai. Se Ford avesse letto Marx avrebbe saputo che sepaghi il lavoro un centesimo in più di quello che serve alla sua riprodu-zione, non puoi che avere problemi… ma lui credeva che Marx facesseparte di un complotto sionista, e pensava che bastasse pagare un dollaroin più i suoi operai per risolvere ogni problema… tanto quel dollaro glisarebbe tornato in tasca con l’aumento dei consumi. Poi arriva la crisi del’29, e ti trovi con un apparato produttivo gonfio fino ad esplodere e genteche ha bruciato i suoi soldi in attività speculative e consumi fuori con-trollo; cosa fai? Tagli la produzione, ma così riduci il lavoro, comprimi ilmercato interno, vai in recessione e in più ti trovi con una massa di genteche credeva di aver trovato il bengodi, e non è più disposto a tornare aivecchi sistemi, quando la distruzione di capitale era naturalmente accom-pagnata dalla distruzione di forze produttive. Chi sarebbe pronto oggi a

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sopportare una bella carestia?--Beh, effettivamente…--E allora Ok, niente carestia, l’America è un grande paese, e ha sempregrandi idee: New Deal, che tradotto sarebbe, debito pubblico per rilan-ciare crescita e consumi, i soldi ce li mette lo stato che tanto stampar cartanon è un problema, almeno fin quando Fort Knox garantisce. Anche quil’idea sembra giusta, lavori pubblici, un po’ d’assistenza, tanta spesa mi-litare, e in più la democrazia, tanto per non farci mancare niente, che Hi-tler e Stalin, facevano più o meno le stesse cose, ma almeno nonchiedevano il parere ai poveri. E tutto questo per tenere in piedi un si-stema in cui la valorizzazione del capitale dipende dalla capacità di spesadei poveri. E questo quello che stiamo pagando, un sistema che costa, chesi tiene solo con il debito.--Quindi se ho ben capito, lei ritiene l’imputato Henry Ford, responsabiledi aver promosso un’idea di valorizzazione del capitale, basata sul coin-volgimento dei poveri non solo in qualità di produttori, coinvolgimentoquesto purtroppo inevitabile, ma anche in qualità di consumatori…--Le responsabilità le accertate voi, io mi limito a guardare i fatti, e i fattiparlano chiaro: per quasi cinquant’anni la crescita del mercato interno èstata indotta da salari incredibilmente alti, mentre il debito pubblico è cre-sciuto a dismisura per tenere in piedi un sistema di lavori pubblici e ser-vizi sociali, costoso e di scarsa utilità ai fini produttivi. Ma io dico, è maipossibile che un imprenditore debba garantire l’assicurazione sanitariaai suoi dipendenti? E’ possibile che lo stato debba far pagare tasse al ca-pitale per garantire la scuola pubblica? Che ce ne facciamo di un sistemapensionistico che tiene in vita gente ormai improduttiva? E chi l’ha dettoche un operaio deve avere un salario che gli permette di potersi comprarel’auto che costruisce? Tutta questa roba viene sottratta al profitto del ca-pitale, sia attraverso il fisco, come fanno in Europa, sia come salario comeavviene qui in America, e poi vi stupite che c’è la crisi? Siamo arrivati alpunto, che i dati sull’aumento della disoccupazione, possono far abbas-sare il valore degli scambi in borsa, vi rendete conto della follia? Eppureprovate a levare questa roba e vedrete… impiegati pubblici che perdonolavoro, pensionati che non passano più l’estate in Florida, una massa digente che smette di consumare, e che nel frattempo ha imparato a leggeree a scrivere, naviga in internet, vota, accampa pretese e si comporta comese avesse dei diritti. Così per mantenere in piedi questo sistema costosis-simo abbiamo dovuto fare i salti mortali, controllare l’accesso alle materieprime in tutto il mondo e mantenerne basso il prezzo, occupare con i no-stri prodotti il mercato internazionale in regime di sostanziale monopolio,

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utilizzare politiche inflative e scaricarne all’estero i costi approfittandodel fatto che il dollaro era equiparato all’oro, e soprattutto tenere in piediun costoso apparato militare per garantire che nessuno si opponesse; etutto ciò perché? Per garantire la tenuta dei mercati interni, e permetterea due generazioni di americani nullatenenti di credere nel sogno ameri-cano. Poi quando nel ’71, il povero Richard Nixon dice chiaro e tondo atutti, che l’oro di Fort Knox non basta più a coprire i dollari con cui te-niamo in pugno l’economia mondiale, gli Arabi se la prendono a male ealla metà degli anni ’70 ci scatenano la crisi petrolifera; cosa potevamofare? Una guerra? Si, questo ci sarebbe voluto, una bella distruzione dicapitale e di forze produttive su larga scala, come l’ultima volta dopo lacrisi del ’29 e il New Deal, e poi si ricomincia, sapendo chi comanda, male cose non erano più così semplici, i poveri non erano più quelli di unavolta, avevano studiato al college anche loro, l’avevamo visto con il Viet-nam, nessuno ha voglia di morire per il proprio paese, se può starsene acasa propria a fare la bella vita; poi dall’altra parte c’erano i Russi, equindi era necessario trovare altre soluzioni, e le abbiamo trovate, perchéa noi tocca trovare le soluzioni, ci svegliamo tutte le mattine alle 6 per tro-vare le soluzioni, noi. Se il costo delle materie prime cresce, per mantenereinvariati i profitti, devi lavorare sui costi di produzione, razionalizzare iprocessi produttivi, tagliare il costo del lavoro, e questo abbiamo fatto,siamo andati a scuola dai Giap per imparare, che loro il mestiere lo cono-scono, basta con Taylor e la vecchia catena di montaggio, Toyotismo equalità totale: la produzione di massa ti riempie i magazzini di inven-duto? “Just in time” questa è la soluzione, produci quello che il mercatorichiede e nulla in più; che te ne fai di megaimpianti da 20.000 dipendenti,se le nuove tecnologie ti permettono in tempo reale di controllare e coor-dinare un processo produttivo che si organizza su scala planetaria e siframmenta all’infinito? I contratti e la legislazione pongono dei vincoli?Sposta l’investimento dove più ti conviene; cosa fare delle vecchie areeindustriali? Costruisci, che il mattone costa poco e la rendita immobiliareè sempre una sicurezza; basta con il vecchio operaio massa anonimo esindacalizzato, abbiamo bisogno di individui su cui scommettere, chia-mali “risorsa umana”, dagli un incentivo, levagli una garanzia, e buttaloquando non serve, e soprattutto investi in tecnologia, che un robot allalunga ti costa meno di un operaio e rompe meno i coglioni. E’ stato unduro lavoro, ma alla metà degli anni ’80 era fatto, il profitto del capitaleera di nuovo garantito, il vecchio Ford e la sua fabbrica che pensa a tuttoerano finiti, e per dirla in termini chiari, la ricchezza era tornata laddovepuò essere valorizzata, piuttosto che consumata. Rimaneva solo un pro-

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blema, il sistema malgrado tutto aveva bisogno di un mercato interno,anche perché mentre noi eravamo impegnati a ristrutturare il sistema in-dustriale, sui mercati internazionali la concorrenza si faceva sempre piùdura, prima i giapponesi, poi i coreani, Taiwan, e alla fine anche i cinesie gli indiani ci si sono messi. Avevamo ottenuto salari più bassi, minoreoccupazione, ma non potevamo permetterci il lusso di un calo dei con-sumi interni, così ci siamo detti “OK, se dobbiamo metterci dei soldi perfinanziare i consumi, allora che almeno li paghino”, e così carte di credito,finanziamenti al consumo, mutui immobiliari, era la vecchia storia del“Sogno Americano”, ma questa volta era pagato con gli interessi. All’ini-zio funzionava alla grande, sui poveri si poteva guadagnare bene, e so-prattutto avevamo chiuso con la peggiore delle disgrazie ereditate dalsistema di Ford, quell’idea assurda per cui il fatto di lavorare ti dava co-munque diritto a spassartela; adesso era chiaro a tutti, se vuoi spassartela,devi darti da fare, devi stare sul mercato, compra, vendi, indebitati, e poiriciclati, questo è il vero Sogno Americano, se un attore scadente può di-ventare il Presidente degli Stati Uniti, chiunque può avere successo, se cisa fare, se si dà da fare. Ma dei poveri non ti puoi fidare, gli avevamoaperto le porte del credito per finanziare la domanda interna, e ci siamotrovati invasi da prodotti cinesi a basso costo, miliardi e miliardi di dollaridi merci che hanno invaso i Wall Mart di tutta la Nazione, facendo saltarela bilancia commerciale e mandando in crisi il nostro sistema industriale.E a quel punto cosa rimane da fare? Lasci perdere con la produzione epunti sulla finanza, lì i rendimenti sono da capogiro, e i dollari sono unamerce che i Cinesi ancora non sanno fare; eppure lo sapevamo, alla lunganon poteva funzionare, abbiamo continuato a far crescere i profitti virtualiall’infinito, ma il capitalismo è una cosa seria non un trucchetto da pre-stigiatori, e alla fine il banco è saltato e quel che è successo e sotto gli occhidi tutti. Tutti hanno preso a indebitarsi, fino a non poter più pagare, equando il debito privato mette a rischio il sistema economico nazionale,allora lo stato ci deve mettere una pezza, e il debito privato si trasformain debito pubblico.A questo ci ha portato l’avidità di gente come Henry Ford… cercare dimettere a profitto anche i desideri dei poveri, significa alla fine dipendereda quei desideri. Questo abbiamo dovuto vedere, un sistema capitalisticocostretto al compromesso, un capitalismo che si è consegnato mani e piediai poveri e sembra non poter più vivere senza di essi; i poveri ci ricattano,pensano che non possiamo fare a meno di loro e dei loro consumi, ci vo-gliono far credere che se loro falliscono è il sistema che va in fallimento,si sono convinti che tutta la complessità di un sistema economico, serva

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solo a garantire il loro meschino livello di consumi, l’American Way ofLife. Ma hanno fatto male i loro conti se pensano che noi non possiamofare a meno di loro, il mondo è pieno di poveri, poveri non ancora corrottidalle illusioni del secolo passato, poveri pronti a vendere il loro lavoro alprezzo naturale, quel prezzo che coincide con i costi necessari alla suaproduzione e riproduzione, poveri paghi di lavorare per sopravvivere eriprodursi, perché questo il capitalismo garantisce, la produzione e ripro-duzione del reale. I poveri d’America e di tutto l’Occidente, hanno godutodei frutti del capitalismo per oltre un secolo, ne hanno goduto fino a cor-rompersi, approfittando del duro lavoro di classi dirigenti e imprendito-riali intraprendenti e coraggiose, ma ora è giunto il momento che essicapiscano che il tempo dei privilegi è finito, che il capitale non può farloro da balia, i poveri d’America e d’Occidente, con le loro vane pretese,i loro meschini egoismi, debbono comprendere che è giunta l’ora di rim-boccarsi le maniche e camminare insieme, stando però ognuno al proprioposto, e se così non sarà che vadano per la loro strada, che il capitale andràper la sua.-La lunga perorazione aveva fatto il suo effetto nella sala, i membri dellacorte l’avevano accompagnata con evidente approvazione, e il Presidente,evidentemente preso dall’entusiasmo, fece la sua domanda con un’espres-sione beata negli occhi.--Mi scusi, se ho ben capito, lei ritiene possibile un sistema capitalisticoche possa fare a meno dei poveri?--No, non del tutto, una certa quantità di poveri è necessaria alla produ-zione, ciò che immagino in realtà è un sistema che elimini i poveri comeconsumatori, e ne riduca il numero in funzione delle esigenze produttive.Ma vi rendete conto dell’esplosione demografica dell’ultimo secolo? Lapopolazione mondiale è cresciuta dell’600%, e questo è un lusso che nonci possiamo permettere. E l’impatto sull’ambiente? Sappiamo tutti quelche accadrà quando un miliardo di cinesi prenderanno l’auto per andarfuori durante il weekend. E poi lo sapete tutti che il petrolio è quasi esau-rito, o almeno è esaurito quello che è conveniente estrarre, e cosa faremoquando non ne avremo più? Coltiveremo vegetali per produrre biocar-buranti, ecocompatibili e a basso costo, oppure continueremo a utilizzaremigliaia e migliaia di ettari di buona terra per coltivarci patate o so io co-s’altro, per sfamare una popolazione mondiale in costante crescita? E tuttaquesta gente è per lo più povera, i ricchi, che tra l’altro fanno anche menofigli, non crescono con gli stessi ritmi. Il consumo dei poveri è economi-camente ed ambientalmente incompatibile, dobbiamo prenderne atto; ipoveri per loro natura e condizione, consumano male, senza qualità e so-

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prattutto prodotti a basso valore aggiunto; vanno nei discount, compranoda Wall Mart, consumano merci che un imprenditore con un minimo dirispetto di se stesso non osa nemmeno guardare, vivono di plastica, man-giano schifezze, comprano vestiti appariscenti da due soldi, li usano perun mese, poi li buttano; un mercato che si affida ai poveri è un mercatosenza valore, è un mercato senza futuro mentre il futuro è nelle produ-zioni di qualità, ambientalmente sostenibili, e soprattutto ad alto valoreaggiunto; grandi auto di lusso, altro che utilitarie e Modello T, alta tecno-logia, informatica, biotecnologie, ingegneria genetica, e poi c’è lo spazio,il cosmo con le sue risorse potenzialmente infinite, ma per tutto ciò ser-vono investimenti, risorse oggi bloccate per tenere in piedi un sistema diwelfare e di consumi senza alcuna prospettiva reale. A far consumare ipoveri ci pensano già i cinesi, con le loro produzioni a basso costo, su quelmercato la battaglia è già persa; i poveri non sono più un mercato e ser-vono sempre meno alla produzione, sono fuori dalle necessità del circuitoeconomico, ma qui in occidente continuano ad essere un costo. I poveriche non producono costano, costano se consumano, costano se li assi-stiamo, e constano anche se finiscono in galera. Dobbiamo ridurre e qua-lificare la produzione, puntare sui mercati di fascia alta e quindipianificare la quantità di poveri necessaria al ciclo produttivo e togliercidi torno tutti gli altri. E’ finito il tempo in cui un numero maggiore di po-veri sul mercato del lavoro era necessario per tenere bassi i salari, oggipossiamo mettere all’asta l’apertura di uno stabilimento e aprire laddoveil lavoro ci viene offerto a condizioni migliori. Possiamo farcela, possiamofinalmente liberarci di questo peso, possiamo lasciare i poveri al loro de-stino e finalmente prendere il volo, per fare un capitalismo di qualità, uncapitalismo pulito, un capitalismo solo per i ricchi. Ce lo meritiamo perchésiamo noi che abbiamo fatto grande questo paese, ce lo meritiamo e loavremo. Quella che voi chiamate crisi catastrofica in realtà è per me, equelli come me, una grande opportunità, l’opportunità di aprire unanuova stagione del capitalismo, che recuperi lo spirito delle origini, quellospirito dinamico e avventuroso che guarda al futuro senza farsi intrap-polare nel presente.-Attoniti di ammirazione e folgorati da tanta luminosa chiarezza, i membridella Corte, affascinati dalla nuova prospettiva che si apre ai loro occhi,guardano Guascone come scolaretti entusiasti. Il procuratore Bradstreet,visibilmente eccitato, si avvicina al teste con l’espressione di chi ha per lemano il biglietto vincente della lotteria. -Dottor Guascone, la sua ricostruzione dei mali del capitalismo del secolopassato è certamente un contributo importante all’accertamento della ve-

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rità in questo processo, e ancor più importante il fatto che finalmente unesponente della classe dirigente di questo paese, sia in grado di offrireuna nuova prospettiva di sviluppo all’economia nazionale. Le faccio an-cora un ultima domanda, la cui risposta spero possa permettere alla Cortedi far piena luce sulle responsabilità di questa crisi: secondo lei, l’azionedell’imputato Henry Ford, continua a produrre le sue conseguenze ancoraoggi a quasi un secolo dal suo primo affermarsi?-Guascone si ferma a riflettere, l’aula silenziosa attende il verdetto.-Dobbiamo capire cos’è il Fordismo, per rispondere a questa domanda.Non è solo un modo di produrre, e non è neanche solo un modo di con-sumare; quelli lì abbiamo eliminati già da quasi trent’anni. No, il Fordi-smo è qualcosa di peggio, il Fordismo è un compromesso, è l’idea che ilcapitalismo abbia bisogno del consenso di massa, e che questo consensovada perseguito anche a costo di scendere a patti. E questa idea è ancorapresente nella testa di troppa gente. Ed è un’idea sbagliata. Nulla di ve-ramente grande si fa con il consenso della maggioranza, tocca sempre al-l’individuo andare oltre ciò che è senso comune e far progredire la Storia;la democrazia è nata censuaria, perché il voto dei poveri vale talmentepoco che chiunque lo può comprare, ed è proprio per comprarlo che con-tinuiamo a sprecare risorse e a fare debiti. Questa è la verità, che è difficileda mandare giù.- Anche l’avvocato della difesa ha seguito con estrema attenzione la lungaperorazione, ma quando si avvicina al teste per porre le sue domande,l’espressione del viso è atteggiata ad un evidente scetticismo.-Dottor Guascone, certo la prospettiva che lei ci indica è sicuramente sug-gestiva, in sostanza un capitalismo in grado di attuare una pianificazionedemografica e di ridurre i poveri al minimo indispensabile alle necessitàdella produzione. Mi chiedo se effettivamente questa ipotesi sia pratica-bile.--Certo che lo è, andatevi a leggere Marx, che di capitalismo se ne inten-deva. Se nel 1843 il totale della produzione della Francia, poteva esseregarantita con sole tre ore di lavoro quotidiano per ogni membro della po-polazione in età lavorativa, immaginate cosa potremmo fare oggi con letecnologie più avanzate e l’automazione. Il lavoro ci serve sempre meno,possiamo ridurlo al minimo necessario e fare finalmente a meno dei la-voratori. Si, credo che qualcuno dovrà pur sempre andare in miniera ecerto avremo sempre bisogno di domestici affidabili, ma stiamo parlandodi questioni marginali. Pianificare la produzione in relazione alle esigenzedi un mercato di qualità piuttosto che di quantità, eliminare il potenzialeproduttivo in eccesso, far crescere il valore aggiunto in ogni unità di pro-

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dotto, questa è la strada per il nuovo millennio.- -Ma un capitalismo così pianificato e restrittivo, non è di fatto un sistemachiuso, rigido, senza prospettive di sviluppo?--Lo sviluppo c’è, solo che non è più in senso orizzontale come nel secolopassato, quando il capitalismo era obbligato a tener dentro fasce semprepiù vaste di popolazione, ma in senso verticale, con qualità e possibilitàsempre maggiori, per elite sempre più selezionate. Ridurre i mercati e se-lezionare le produzioni, investimento in capitale fisso e capitale variabilestrettamente pianificati, aumento all’infinito del valore aggiunto per unitàdi prodotto, e finalmente saremo alla fine dell’incubo delle periodichecrisi di sovrapproduzione e della caduta tendenziale del saggio di pro-fitto.--Caduta tendenziale del saggio…--Lasci perdere, è una malattia complicata, un’altra “scoperta” di quel-l’ebreo tedesco, nessuno l’ha ancora capita bene, ma c’è, ed è la causa ditutti i guai che abbiamo, e Ford ha fatto la sua parte con questa storia dellaproduzione e del consumo di massa.- -Ma se è così dottor Guascone, c’è qualcosa che non ci è chiaro: noi tuttisappiamo che lei è un uomo di coraggio, ma nessuna la reputa un DonChisciotte che carica i mulini a vento, ci chiediamo qual è la logica delsuo impegno nel settore dell’auto, un settore simbolo della produzione edel consumo di massa; se si impegna in un settore come questo, ciò fapensare che la condizione non è così drammatica come la descrive.- -Lo è drammatica, lo è, basti pensare che il principale azionista della De-troit Motor Corporation, è il fondo pensioni dei suoi dipendenti e che glialtri soldi ce li ha messi il governo. Siamo alla frutta, ma con il duro lavorodi tutti possiamo ancora farcela.--A fare cosa mi scusi?--A salvare l’azienda, a fabbricare e vendere auto di qualità, a far salire ivalori azionari. Stiamo traghettando un colosso industriale fuori dal vec-chio sistema che produceva debiti, verso una nuova strategia industrialepiù competitiva.--E l’operazione è finanziata con i soldi pubblici, il taglio dei salari e l’in-vestimento delle pensioni dei dipendenti.--E con ciò? La nascita del capitalismo in Inghilterra fu finanziata dalle ra-pine di Francis Drake e dei suoi corsari, che derubavano i galeoni Spa-gnoli, che a loro volta avevano rubato l’oro agli Inca agli Aztechi: questaè la Storia che non è un pranzo di gala e non si fa con i guanti di velluto.A me non interessa da dove vengono i soldi, a me interessa come farlifruttare: il valore delle azioni è cresciuto, il prestito statale è già stato in

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parte ripagato, e l’azienda va verso l’utile.--Grazie alla riduzione del costo del lavoro oltre che per l’aumento dellevendite.--Esattamente, questo è il “capitalismo reale”, l’illusione è finita. Non pos-siamo più finanziare il mercato interno, e su quello internazionale la con-correnza si combatte con la riduzione dei costi, prima di tutto quello dellavoro. Vendere auto con costi cinesi e prezzi e qualità americani questoè il futuro per stare sui mercati internazionali. Può piacere o meno ma ècosì.- -Comprendo il ragionamento, ma mi chiedo se ciò non neghi ogni pro-spettiva di “promozione sociale”, ovviamente rigorosamente legata al me-rito.--Non faccio il politico e per quanto riguarda, la cosiddetta “promozionesociale” ciò che posso dirle è questo: abbiamo spacciato il capitalismocome opportunità per tutti di successo e ricchezza, ma questa è propa-ganda, è servita per un po’, quando eravamo in guerra con il comunismo,ma adesso la guerra è finita, e di propaganda non abbiamo più bisogno.Quanto al merito poi, sarà sempre premiato questo è certo, ma deve esserechiaro chi decide cos’è merito e cosa non lo è, e questo significa leadershipaziendali forti e non condizionate dai sindacati. Quello di cui le sto par-lando io è il “capitalismo reale”, non il mondo dei sogni in cui siamo vis-suti per cinquant’anni.--Ancora una domanda dottor Guascone, per tornare alle accuse rivolte almio assistito. Se come lei ha detto, quella che stiamo vivendo non è unacrisi catastrofica ma una grande opportunità, allora anche l’operato delmio assistito, avendo contribuito a produrre questa opportunità, può es-sere considerato sotto un’altra luce.--Beh, se proprio vogliamo… è vero garantire i consumi di una massa dinullatenenti, ci è costato parecchio, ma è vero pure che a quel tempo lecose erano un po’ diverse da adesso: quella faccenda della Russia nel ’17era stata una brutta storia ed è durata parecchio. E’ stato un periodo dif-ficile, indiscutibilmente: per tutto il mondo girava uno spettro, uno spet-tro che raccontava menzogne, ma menzogne capaci di far presa su chi èincapace di farsi strada da solo; eguaglianza sociale, diritti del lavoro, ad-dirittura l’idea di poter fare a meno di noi, l’elite che detiene la ricchezzae ne garantisce un uso produttivo. Dopotutto è meglio che un morto difame vada a fare shopping al centro commerciale, piuttosto che si facciavenire strane idee su come funziona il sistema e magari cominci a masti-care eresie: socializzazione dei mezzi di produzione, valori d’uso piutto-sto che valori di scambio, beni comuni e altre mostruosità. Alla fine, dopo

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tutto, ogni cosa ha una sua logica…--Grazie dottor Guascone, per me è tutto.- La camera inquadra Henry Ford allibito, che guarda Guascone, poi l’im-putato abbassa il capo e se lo stringe tra le mani; l’immagine di un uomoangosciato. Zimmerman al suo fianco lo guarda preoccupato.Studio di Wolf TV, Dick Brewster.-Amici telespettatori eccomi ancora con voi, questa prima puntata del“processo del secolo” è ormai quasi alla fine, ma ci riserva proprio orauna grossa sorpresa, un vero e proprio momento di TV verità, senza filtrine censure, un uomo famoso e importante, conosciuto e apprezzato, parlasenza peli sulla lingua, ci dice cose che certo ci lasciano stupiti e forseanche preoccupati, ma che se fossero vere ci obbligherebbero tutti a fer-marci e a riflettere. Ma prima di tutto chi è quest’uomo che non ha pauradi guardare la dura realtà, chi è quest’uomo che non si cura di essere po-polare, ma lavora con determinazione al raggiungimento dei suoi obbiet-tivi, senza guardare in faccia a nessuno. Deborah, tu che nel mondo deiVIP sei di casa, cosa puoi dirci di Frank Guascone, hai avuto modo di co-noscerlo? Magari a qualche party o a un ricevimento? Sappiamo che èsempre molto impegnato con il suo lavoro, ma immagino che anche luiqualche volta si prenda un minuto di relax.--Beh, in effetti gli sono stata presentata, ma sai eravamo così tante ed èdurato così poco.--Scusa Deborah, non capiamo…--Cioè, non è facile spiegare… sai lui è molto impegnato e quindi… di certecose si occupa la sua segreteria… prende accordi con gli agenti… convocale ragazze… lui arriva, guarda… poi sceglie… molto gentile, poi duratutto così poco… c’è uno stanzino collegato al suo ufficio… sai, ha moltoda lavorare è comprensibile… so che è un po’ imbarazzante, ma comun-que… non è che puoi dire di no, eh!--Certo, certo, effettivamente è difficile dire di no. Ok, abbiamo capito cheMarco Guascone è ancor più impegnato di quanto non credessimo, unuomo che vive solo per il suo lavoro, ed è quest’uomo, attivo, dinamico,determinato a lanciare una sfida senza dubbio affascinante, una nuovaprospettiva nella lotta alla povertà, una prospettiva rivoluzionaria se hoben capito: non più cercare di aiutare i poveri ad uscire dalla povertà,quanto eliminarli direttamente e con essi eliminare la povertà. E’ così Al?--Scusami Dick ma penso che su questo si debba essere precisi: il dottorGuascone ha molti meriti, ma certo non è un filantropo. In realtà non misembra che abbia parlato di combattere la povertà, più semplicemente ha

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preso atto dell’insostenibilità economica e ambientale di un sistema chetiene dentro anche i poveri. Penso che ciò che preme al dottor Guasconenon è tanto l’eliminazione dei poveri, quanto il fatto che essi non gravinopiù sul sistema capitalistico, e su questo penso che sia difficile non dargliragione. Ma la cosa importante è che le parole di Guascone interroganoognuno di noi, ci obbligano a guardarci allo specchio e a farci una do-manda chiara: cosa faccio io per non essere povero? E quindi: cosa faccioio per non gravare sul sistema? Troppa gente evita di farsi questa do-manda, troppa gente non vuol fare i conti con le leggi della natura, la vitaè una competizione, la realtà è una jungla, e se il buon Dio ci ha dato unacoscienza, questa non può che servirci per combattere e vincere nella com-petizione. Guarda il tuo vicino di casa, ha comprato una nuova auto, lapelliccia alla moglie, mantiene un amante, e tu cosa fai? Devi decidere, ècome al poker, o ti metti al suo livello, o sei fuori dalla partita. Ma fino adoggi il sistema del debito ha drogato la competizione, e ognuno ha giocatocon i soldi non suoi. Questo è un grande paese, che offre ad ognuno lasua opportunità, ma bisogna saperla cogliere, altrimenti si rimane indie-tro, si diventa un peso per la collettività, e questo un lusso che temo nonci possiamo più permettere.--Troppo giusto Al, ma c’è qualcosa che forse i nostri amici telespettatorivogliono capire meglio; liberarsi dei poveri, ok, forse è una necessità ine-ludibile, ma come fare, ci vorrà tempo e non è che se ne abbia molto.--Ma, guarda non siamo più ai tempi di Edoardo VI d’Inghilterra, quandoper eliminare i poveri fu istituita la legge che prevedeva l’impiccagioneper il reato di vagabondaggio, una procedura lenta e anche costosa, oggitutto sarebbe più semplice e in fondo naturale. La peste nera che colpìl’Europa nel ‘300, eliminò un terzo della popolazione, oggi i nostri labo-ratori medici hanno isolato virus che ci permettono di raggiungere ob-biettivi di portata maggiore; ovviamente la disponibilità di un vaccino acosti elevati, garantirebbe una pianificazione selettiva che le vecchie epi-demie incontrollate, non permettevano; solo che certe scelte implicanouna leadership mondiale autorevole e coesa, che oggi non c’è: non puoiinvestire in un operazione di tale portata, e poi farti mandare tutto in ma-lora da una nazione ostile, che non rispetta le leggi sui brevetti farmaceu-tici. In realtà il problema è solo politico.--Ma scusa Al, ma forse qualcuno nel nostro pubblico potrebbe sollevareun problema, come dire… morale?--Capisco ciò a cui ti riferisce, ma ti rispondo con due sole parole: Hiro-shima e Nagasaki. Anche allora era in gioco il destino dell’umanità, equella scelta difficile servì comunque a risparmiare vite umane, le nostre

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in particolare, e quindi ne è valsa la pena. E allora il problema è solo uno:oggi ne varrebbe la pena? Beh io non lo so, ma so che qualcuno, a questadomanda deve rispondere, perché il sistema così com’è non può più reg-gere.--Grazie, abbiamo qualcosa su cui riflettere nel week-end. E a te Deborah,come sembra questa prospettiva, leggo sul tuo viso un certo stupore?--Mah, temo di non aver capito bene…parlavate di epidemie?--Beh, si ma in via del tutto ipotetica.--Ah, ipotetica.--Si, ipotetica.--Meno male… sai ammetto di non essere una cima, ma quando sento certepersone intelligenti, beh… ringrazio Dio, di essere un po’ stupida.--Ah ah ah, questa è buona Deborah, giusta per chiudere un discorsotroppo serio con una buona risata, e passare invece ad esaminare l’altroaspetto importante di questa testimonianza, lo scontro tra Bradstreet eZimmerman, e mi sembra che questa volta il Procuratore abbia segnatoun buon punto a suo favore, che te ne pare Al?--Che ti avevo detto Dick? Ike è un giocatore di poker e ha tenuto i suoiassi per l’ultima mano. La testimonianza di Guascone è chiara e limpida,individua nettamente le responsabilità, oltre a cercare anche le soluzionialternative; è stato un colpo duro che è arrivato in profondità, Zimmer-man, non si aspettava niente di così pesante, e alla fine è stato costretto achiudersi in difesa. Ha cercato di dimostrare che il suo assistito ha agitosolo in conseguenza di una particolare contingenza storica, ma così fa-cendo ha ammesso di fatto le sue colpe, potendo al massimo dimostrareche certe scelte erano inevitabili, ma men che mai giuste. Comunque que-sta era la mano di Ike, vedremo chi porterà a testimoniare in aula Zim-merman, penso che anche lui abbia i suoi assi nella manica.--Esattamente Al, e li vedremo alla prossima puntata, dato che ormaisiamo quasi alla fine di questa lunga diretta; ma prima di ascoltare l’ul-tima testimonianza, ancora una domanda Al: non so se ho capito bene,ma alla fine della storia mi sembra che di tutti questi debiti, si sia fatto ca-rico lo stato, cioè i cittadini contribuenti, ho capito male o alla fine ci toc-cherà mettere anche noi le mani al portafoglio?--Hai capito benissimo Dick, il debito privato è cresciuto a dismisura, ealla fine per evitare il crollo del sistema lo stato è dovuto intervenire a ga-rantire la solvibilità delle banche: il debito privato è diventato debito pub-blico e adesso è difficile capire cosa potrà accadere. Chi pagherà? Ancoratasse? E per chi poi? E con un simile debito pubblico, ci possiamo ancorapermettere di garantire sussidi, ospedali, scuole pubbliche e tutto il resto?

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E poi, soprattutto, cos’è il debito pubblico? Lo stato chiede soldi agli in-vestitori, ma questi investitori, chi sono? Arabi, cinesi o chi altro? Tuttagente con cui facciamo affari, ma che ci rispetta anche per i nostri bom-bardieri, ma anche i bombardieri costano e fanno crescere il debito pub-blico. Non so che dire Dick, ma è certo che un grande paese come il nostro,non può farsi prendere per il collo, nessun autentico americano potrà maiaccettare di dipendere da un banchiere saudita o da un fondo di investi-mento cinese, e credo che di questo chi ci governa dovrà tenerne conto.--Su questo non posso che essere d’accordo con te Al, ma penso che le tuedomande forse troveranno qualche risposta nella prossima testimonianza,perché finalmente la parola passa alla politica, e quale politica, una poli-tica giovane e tutta al femminile, perché mi dicono che in aula sta per en-trare Vera Aulin, il volto nuovo della politica americano, governatrice delNew Mexico, la più giovane governatrice della storia americana, voltonuovo del Partito Republicano, donna forte e tenace, ma prima di tuttouna moglie e una madre, in prima fila nella difesa dei valori famigliari.Ed ora in aula.Sullo schermo compare l’immagine di una donna trentenne, elegante eavvenente, che si mostra in camera con un sorriso sicuro e accattivante.Poi la voce del Presidente.-Lei è Vera Aulin di anni 37, residente a Albuquerque, New Mexico?--Si, sono io.- -Giuri di dire la verità, dica lo giuro.--Lo giuro.--Bene Procuratore, può procedere all’esame della teste.--Grazie Presidente. Signora Aulin, solo poche domande per approfittaredella sua esperienza come governatrice di uno stato dell’Unione. Dal suopunto di vista privilegiato, ha avuto modo di farsi un’idea della pressionemigratoria sulla nostra frontiera meridionale?--Purtroppo si, signor Procuratore, purtroppo si; sono nata e cresciuta nelNew Mexico, amo questa terra, amo le sue montagne e i suoi deserti, eamo soprattutto la sua gente, gente dell’ovest, gente forse rude, ma attac-cata alle sue libertà e pronta a difenderle se necessario, e soprattutto amole donne del mio paese, donne della Frontiera, donne che sanno come tra-sformare un cortile polveroso in un giardino fiorito. E per questo che hointrapreso la mia carriera politica, per rappresentare la mia gente e difen-dere i loro diritti, ora che rischiano di essere soffocati da una massa dinon Americani che preme ai confini.--Vada avanti signora Aulin.-

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-Sono una donna semplice e di poche e chiare parole, ma quando vediche intorno al tuo quartiere crescono le baracche come in una qualsiasifavela di Città del Messico, e i tuoi figli rischiano di crescere in mezzo agang di giovani messicani, allora una madre deve farsi delle domande echiedersi: cosa sta accadendo?--Ci dica, cosa sta accadendo?--Sta accadendo quello che temevamo, l’America sta per essere invasa ementre questo accade i politici di Washington, non sanno far altro chechiacchiere, oltre ovviamente a spendere i nostri soldi e farci pagare tasse,per mantenere una massa di persone che entrano clandestinamente, poirivendicano diritti che noi cittadini americani ci siamo guadagnati con ilnostro duro lavoro. Con le nostre tasse Washington finanzia programmidi assistenza sociale e sanitaria per sostenere gente che pensa di trovareil bengodi nel nostro paese. E quelli ovviamente continuano a passare lafrontiera; poi i soliti politici di Washington vengono a raccontarci di de-ficit di bilancio e di crescita del debito pubblico, si inventano una riformasanitaria che serve solo a farci spendere soldi e far guadagnare voti a loro,e in più per mantenere il loro potere, cercano l’appoggio dei gay, che di-sgraziatamente continuano ad aumentare, permettendogli di attentare aivalori sacri della famiglia. Ma la gente è stanca e sta aprendo gli occhi.--Signora Aulin, da quanto lei ci dice, la massiccia presenza di immigrati,sia clandestini che regolari, è quindi conseguenza di politiche di acco-glienza eccessivamente aperte.--Si certamente, ma non è solo questo. Questa gente guarda la TV e si faun’idea sbagliata. Quando il mio trisnonno venne all’ovest, non pensavadi trovare la bella vita, auto a poco prezzo, supermercati pieni di merci,uno stato che ti cura se ti ammali; c’erano solo indiani, deserto e tanto la-voro da fare. Oggi questa gente guarda la TV, vede telefilm in cui tutti sela passano bene, spendono e si divertono, e pensano di poter fare la stessacosa, ma questa storia ormai è finita.--Può precisare meglio questo concetto, quale storia è finita?--E’ finita la storia che questo paese può continuare ad accogliere gente,siamo indebitati fino al collo per tenere in piedi un sistema costoso chegarantisce a chiunque venga qui di godersela. E ora di chiudere le fron-tiere e che ognuno si risolva i suoi problemi a casa propria; come gover-natrice del mio stato ho cercato di dare il buon esempio, abbiamo decisodi fare conto sulle nostre forze e di comandare a casa nostra, non vo-gliamo che Washington ci imponga le sue tasse, e non abbiamo bisognodi fondi federali per tenere in piedi centri d’accoglienza per gli immigraticlandestini e programmi d’assistenza sociale; e soprattutto non abbiamo

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bisogno di Washington per garantire la nostra sicurezza, abbiamo leggichiare per gli immigrati, qualsiasi messicano che non ha in tasca dei do-cumenti in regola e non può dimostrarci che lavora, lo mettiamo in galera,galere pagate da noi cittadini del New Mexico, senza aggravio sul bilanciofederale. E poi in tema di sicurezza ogni buon americano fa i suoi inve-stimenti, ottempera ai precetti costituzionali, che non solo garantisconoil diritto del cittadino di possedere armi, ma in qualche modo lo stabili-scono come un dovere, il dovere di badare a se stessi e alla propria fami-glia con ogni mezzo legale, armi comprese. Non abbiamo bisogno di unostato che con la scusa di badare ai nostri affari, in realtà non fa che spen-dere i nostri soldi. C’è una crisi economica in corso e noi stiamo facendola nostra parte per salvare la nazione, ma a Washington devono capireche è ora di finirla di spremere i cittadini.-—Signora Aulin il suo contributo è stato veramente chiarificatorio, e iola ringrazio per il suo contributo alla verità. Ho concluso signor Presi-dente grazie.--Grazie Procuratore, avvocato Zimmerman, ha delle domande da fare allateste?-L’avvocato Zimmerman guarda a lungo tra le sue carte, poi si gratta dub-bioso la nuca, si accarezza la barba con il pollice e l’indice e finalmenterisponde.-Sinceramente Presidente non mi è chiaro quale contributo la teste potràdare alla verità, almeno in rapporto alle accuse rivolte al mio assistito, madato che l’esimio Procuratore ha voluto offrire a milioni di cittadini-elet-tori l’opportunità di conoscere la signora Vera Aulin, penso di cogliereanch’io questa opportunità.-La voce del Presidente è evidentemente infastidita.-Al dunque avvocato, ha delle domande da fare?--Certamente signor Presidente, certamente.-L’avvocato lascia il suo banco e si avvicina alla teste con un sorriso sor-nione.-Signora Aulin, abbiamo compreso che lei ha le idee piuttosto chiare sucome ridurre il deficit statale e il debito pubblico, ma vorrei chiederle,qualora lei dovesse svolgere un ruolo di rilievo alla Casa Bianca, avvalle-rebbe un aumento del debito pubblico allo scopo di sostenere un sistemabancario a rischio di default, come peraltro è già accaduto in tempi re-centi?-Prima che la teste possa rispondere è Bradstreet a intervenire con vocerabbiosa.-Mi oppongo signor Presidente, la teste non è tenuta a rispondere su fatti

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o ipotesi dei quali non ha esperienza diretta.--Opposizione accolta, avvocato Zimmerman ha altre domande?--D’accordo signor Presidente, cercherò di capire se ci sono altre questioni,oltre all’immigrazione, di cui la teste ha esperienza diretta. Signora Aulinha idea di quanto incide la spesa per la difesa sul bilancio federale, equindi sul deficit di bilancio e sul debito pubblico?--Mi oppongo signor Presidente, il tema della difesa nazionale non puòessere sottoposto a valutazione in questa sede.--Opposizione accolta, proceda avvocato Zimmerman, ma si attenga allequestioni attinenti le accuse rivolte al suo assistito.--Va bene, va bene, evidentemente l’esimia rappresentante del Partito Re-publicano non ha esperienza diretta di alcunchè riguardi gli impegni delnostro governo nazionale.--Signor Presidente chiedo che venga censurata l’affermazione offensivadell’avvocato Zimmerman.--Avvocato Zimmerman per l’ultima volta, rimanga nei limiti del pro-cesso.--Va bene signor Presidente, solo una domanda che spero questa volta nonincontri l’opposizione del Procuratore. Signora Aulin il mio assistito è ac-cusato di aver promosso un sistema economico basato sulla crescita deiconsumi sul mercato interno, e sull’estensione di tale mercato a soggettieconomicamente deboli, anche attraverso sostegni diretti o indiretti. Vor-rei chiederle, sulla base della sua esperienza come governatrice di unostato dell’Unione, lei ritiene che il sostegno al mercato interno sia una mi-sura utile all’economia?-Vera Aulin, evidentemente contrariata dalle interruzioni del Procuratore,può finalmente rispondere all’avvocato Zimmerman e lo fa con un sorrisosarcastico.-Sostegni diretti o indiretti? Chi li paga? Le nostre tasse per i sussidi didisoccupazione? Le nostre tasse per lavori pubblici inutili? Le nostre tasseper mantenere impiegati pubblici nullafacenti? Se lo stato vuole tutelarel’economia nazionale, ci difenda dalle merci straniere che invadono i no-stri supermercati, imponga dei dazi sulle cianfrusaglie cinesi. Se lo statovuole difendere l’economia nazionale ci garantisca materie prime a prezziragionevoli e ci difenda dal ricatto dei fondamentalisti che controllano ilpetrolio; ma per farlo non c’è bisogno di spendere soldi e mandare a mo-rire i nostri ragazzi, abbiamo una supremazia nucleare, facciamola valere.E soprattutto se lo stato vuole difendere l’economia nazionale ci liberadegli ambientalisti di città, quelli che si preoccupano dei caribù dell’Ala-ska e ci impediscono di sfruttare nuovi giacimenti; l’ambiente è una cosa

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seria, lo so bene io che ho cacciato cervi sui monti Sangre de Cristo, finda quando accompagnavo mio padre da bambina. Se l’economia nazio-nale necessita di una crescita dei consumi, faremo la nostra parte: perso-nalmente faccio il possibile, ho ingrandito la mia piscina, ho regalato unSUV a mio figlio per il suo sedicesimo compleanno, e tutti gli anni rin-novo il mio guardaroba; lasciateci i nostri soldi in tasca e noi li spende-remo. Non vedo perché i nostri soldi dovrebbero servire ai consumi diqualcun altro.--Grazie signora Aulin, ora il suo messaggio è chiaro.-Con un sorriso compiaciuto la governatrice si alza in piedi, saluta i pre-senti, stringe la mano al Procuratore Bradstreet che le fa i complimenti, esi avvia verso l’uscita, mentre la camera indugia sul corpo fasciato dal-l’austero tailleur, e la voce del Presidente annuncia la sospensione dellaseduta.-Con la testimonianza della signora Aulin si conclude l’esame dei testid’accusa, e data l’ora tarda sospendo il procedimento, aggiornandolo allaprossima settimana, con l’esame dei testi proposti dalla difesa. E con que-sto è tutto, la seduta è tolta.-Inquadratura dall’alto sui membri della corte e le parti che lasciano i loroscranni, scambiano qualche battuta, si stringono le mani. Musica di sot-tofondo. Studio di Wolf TV Dick Brewster-Solo una breve battuta Al, perchè ormai siamo veramente alla fine dellapuntata: mi è sembrato che questa volta Bradstreet fosse un po’ in diffi-coltà con il controinterrogatorio di Zimmerman, che te n’è parso?--Preferirei non parlarne perché Ike è un amico, ma temo che questa voltaabbia commesso un errore a convocare la Aulin.--Beh il suo contributo sul tema immigrazione mi è sembrato importante,e ha anche delle idee per la Casa Bianca.--Beh se è così doveva lasciarla parlare e non proteggerla come se temessele sue risposte. Quello che temo è che in realtà non sia stato Ike a volerlain aula, ma che ci siano state delle pressioni, sai la TV può essere impor-tante per chi fa politica…--Ma non crederai che il Procuratore Bradstreet…--No, io non credo nulla… ma siamo proprio in diretta… ok, ok, comunqueVera Aulin se l’è cavata benissimo, ha risposto con molta chiarezza, eBradstreet è stato veramente in gamba a impedire che la difesa cercassedi confondere il teste. E penso per questa sera sia tutto, vero Dick?--Si, certamente Al, per questa sera è tutto. Salutiamo i nostri ospiti, Allan

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Friedkin e Deborah Windshaw, che ci hanno accompagnati in tutta la se-rata, e soprattutto il nostro pubblico a casa, dando a tutti ancora una voltaappuntamento alla prossima puntata, tra una settimana, stessa rete stessoorario, per comprendere fino in fondo questa crisi e soprattutto per saperechi è veramente Henry Ford: l’esempio dell’energia e del dinamismo delcapitalismo americano, o il simbolo di un compromesso che ci spinge alladecadenza e al fallimento? Buonanotte a tutti voi, ci vediamo tra una set-timana.-Qualche chilometro a sud di Rhodes, Iowa, fattoria di Harvey BillinghanNella stanza buia, solo la luce del televisore e una coppia di mezz’età suldivano. -Spegni Harvy, mi sembra che per questa sera ne abbiamo sentite abba-stanza. Epidemie e tasse! Mai una buona notizia da questa gente…meglioandare a dormire.--Eppure questa idea dei biocarburanti non mi sembra da buttare, c’è daragionarci su Betty…--Cos’è Harvy, vuoi far concorrenza alle 7 sorelle? Alla tua età dovrestismetterla di credere a tutto ciò che dice la TV.--Eppure questa storia della crisi non mi sembra che vada presa sottogamba.--Aah, tutte storie, van bene per la gente di città, non per chi si sveglia al-l’alba e deve badare a 50 ettari di campi seminati a cereali. La crisi è unastoria da yuppy di Wall street, gente che non ha mai lavorato e ha semprevisto i soldi facili; ben gli sta ti dico io.--Eppure se il governo non sostenesse più i nostri prodotti…--Noo, non converrebbe a nessuno, siamo noi che li teniamo al loro posto,è il loro lavoro badare ai nostri interessi…, poi se c’è da cambiare, si cam-bia, soia o mais, grano o girasole, tanto ormai vien su tutto con i prodottichimici. Vieni a dormire che è meglio.--Vai tu Betty, ti raggiungo dopo, tutte queste cose mi hanno fatto passareil sonno.--Harvy, non raccontarmi storie, tutte le sere ti addormenti alle nove da-vanti alla tele, e stasera invece non hai sonno. E’ quella puttana negra cheti ha mandato su di giri? E adesso gli fanno lo speciale a Xtreme. Ok, ok,fa come ti pare, ma non mi svegliare e se hai delle voglie, pensa alla crisi,che così ti passano.--Oh Betty, ma possibile che tu…--Buonanotte Harvy.-

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II PUNTATA

TA-DA-TA-TA-TA-BUUM

Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Amici telespettatori buona sera da Dick Brewster e da tutta Wolf TV,dopo il grande successo della prima puntata, continua “Processo allacrisi”, la reality-fiction che avvalendosi delle più moderne tecnologie edella collaborazione di esperti di economia di fama mondiale, cercheràdi scoprire le cause della crisi economica e finanziaria che sconvolge imercati di tutto il mondo, e soprattutto tenterà di scoprire le eventuali re-sponsabilità di uno tra i più grandi magnati della storia industriale ame-ricana, uno dei grandi artefici del sogno americano, Henry Ford, l’uomoche ha dato ad ogni americano il diritto ad avere un auto, e forse si è sba-gliato. In studio con noi ancora Allan Friedkin, il giornalista esperto dipolitica ed economia che ci aiuta a districarci nei complicati meandri dellafinanza, e insieme a lui il professor Michael Ogden, scienziato, ricercatore,autentico genio della fisica, un uomo il cui lavoro raramente giunge a co-noscenza del grande pubblico televisivo, ma i cui studi stanno già co-struendo l’America del futuro, per noi e i nostri figli. Professor Ogden,so che non è abituato a frequentare gli studi televisivi, cosa l’ha convintoad accettare il nostro invito, e a lasciare almeno per una sera i suoi studie i suoi esperimenti?--La verità è che io guardo molto poco la TV, e quando ho ricevuto il vostroinvito, sono stato in dubbio se accettare o meno e ho atteso di vedere laprima puntata, per capire qual’era il livello della discussione; ma devodire che sono rimasto molto colpito, dalla qualità delle testimonianze,dalla verità dei protagonisti, e questo mi ha convinto a partecipare, perchécome cittadino e soprattutto come uomo di scienza, sono molto preoccu-pato da quanto sta accadendo.--La ringrazio a nome di tutta Wolf TV per l’apprezzamento del nostro la-voro, solo una fiction certo, ma una fiction di qualità, un grande lavorodi ricerca, e soprattutto, grazie ai nostri sponsor, un grande budget, peravere il meglio in studio e sul set, e offrirlo al nostro pubblico. Ma orapermettetemi di salutare Allan Friedkin e chiedere a lui, che ormai è dicasa, di fare in due parole il punto sulla situazione, per tutti quei telespet-tatori che hanno perso la prima puntata.--OK Dick, ma prima lascia che dica ai nostri telespettatori qualcosa chesappiamo io e te e che il professor Ogden, con il suo riserbo e la sua mo-destia ha preferito tacere. In realtà nulla avrebbe indotto il nostro esimio

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professor a lasciare i suoi importanti studi e venire qui in TV, se non l’al-truismo di chi pur di sostenere la fondazione benefica di cui è presidente,è pronto anche a sacrificare un po’ del suo preziosissimo tempo; per que-sto voglio ringraziarla professor Ogden, perché so che il lauto assegnoche Wolf TV ha versato sul conto della sua fondazione benefica, liberaovviamente da ogni gravame fiscale, servirà sicuramente per una grandecausa.- -Beh dato che ha deciso di parlarne, allora voglio chiarire che la fonda-zione che presiedo sta svolgendo un ruolo fondamentale nell’applica-zione delle conoscenze della fisica nucleare alla ricerca medica, e l’uso deifondi che ci giungono dai donatori è trasparente e ben documentatocome…- -Come tutti noi sappiamo professore, come tutti sappiamo. Ma ora Al,facci un po’ il punto della situazione, prima di andare di nuovo in aula.--Quello che mi chiedi non è per niente facile Dick, la prima puntata è statapiuttosto densa, ne abbiamo sentite tante, ma quello che mi sembra diaver capito è questo: punto 1) perché l’economia cresca si devono fareprofitti, ma per fare profitti devi vendere, e per poter vendere ci deve es-sere qualcuno che ha i soldi per comprare; punto 2) perché la gente abbiai soldi per comprare ci sono solo tre possibilità, o si tengono alti i salari,ma così ci rimettono i capitalisti e questo non va bene, o lo stato trova ilmodo di redistribuire risorse, ma così crescono tasse e debito pubblico enemmeno questo va bene, o le banche finanziano la spesa finchè possono,poi prima che il sistema bancario salti per aria, facciamo intervenire il go-verno e ricominciamo con tasse e debito pubblico, ma neanche questo vabene; punto 3) chiunque si azzarda a dire che il sistema è sbagliato, ov-viamente è un comunista.- -OK Dick, grazie per lo sforzo di sintesi e soprattutto per quest’ultima do-verosa precisazione. Ma ora prepariamoci ad andare in aula per ascoltarele testimonianze raccolte dalla difesa, la prima delle quali giunge addi-rittura da oltreoceano, dalla lontana e bellissima Italia, un paese di granditalenti creativi il cui contributo di fantasia può esserci utile per usciredall’impasse così ben descritta dal nostro amico Allan Friedkin. Non vianticipo nulla, perché la sorpresa è in aula!- Ancora una volta le note del Dies Irae accompagnano il sobrio ingressoin aula della Corte e delle parti, si ripete la sequenza di inquadrature chemostrano e presentano i protagonisti, poi finalmente è inquadrato l’in-gresso, dove scortato dal solito impassibile contractor, compare il primodei testimoni della difesa. Elegante, sorridente, abbronzato, un uomo an-

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ziano ma dal passo giovanile e dai neri e fluenti capelli tinti, fa il suo in-gresso in aula, ma prima di sedersi al suo posto, va a stringere cordial-mente la mano al Presidente e ai membri della Corte, un pochinoimbarazzati da questa inattesa manifestazione di simpatia. Quando final-mente si siede al suo posto, la camera ne inquadra l’espressione compia-ciuta in cui trapela una certa incuriosita eccitazione, mentre il Presidentelo apostrofa con il solito tono impersonale.-Lei è Francesco Varricchio, di anni 74, residente a Benevento, Italia?--Esattamente.--Giuri di dire la verità, dica lo giuro.--Lo giuro.--Bene, a lei avvocato Zimmerman, può iniziare.-L’avvocato Zimmerman si avvicina al teste, lo guarda in silenzio per al-cuni secondi, come per metterne bene a fuoco l’immagine, mentre il testelo ricambia con una espressione franca e serena.-Signor Varricchio, abbiamo ritenuto avvalerci della sua testimonianza,perché lei possa contribuire a chiarire un tema emerso nel corso del pro-cedimento e il cui approfondimento la difesa ritiene centrale per l’accer-tamento della verità, circa le cause e le responsabilità dell’attuale crisifinanziaria. Mi riferisco ovviamente al tema del debito pubblico, di cuilei avrà certo esperienza, come eminente uomo politico di un paese chein questo campo ha raggiunto livelli ineguagliati. Ma prima può dare aquesta Corte una sintetica conoscenza della sua carriera nel complessoambiente politico italiano?--Certamente, ma prima permetta che ringrazi tutti voi per l’opportunitàofferta ad un anziano ex protagonista della vita politica italiana, di parlaredi un tema, quello del debito pubblico, troppo spesso demonizzato a finistrumentali e di parte. Comunque venendo a me, in sintesi, posso dire diaver iniziato il mio impegno politico nella sinistra riformista italiana, giànel corso degli anni ’70 del secolo scorso, quindi dopo aver contribuitoalla marginalizzazione delle correnti massimaliste e antiatlantiche diquella stessa sinistra italiana, ho dato il mio contributo ad una stagionedi governo da parte di forze moderate e riformiste, che nel corso deglianni ’80, ha visto il paese crescere nella ricchezza e fare il suo ingresso trale grandi nazioni dell’occidente. E’ qualcosa di cui vado fiero, al di là dellepiccinerie e della malafede, che troppo spesso caratterizzano la vita poli-tica nel mio amato paese.--Grazie signor Varricchio, e allora veniamo proprio alla questione del de-bito pubblico, e alla sua ipertrofica espansione nel suo paese. Lei mi sem-bra che, in controcorrente rispetto all’opinione più diffusa, non lo

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consideri un elemento negativo?--Evidentemente no! Ma permettetemi prima di fare una doverosa preci-sazione, proprio sul tema del debito in generale, ancor prima che di par-lare di debito pubblico. Cos’è un debito, al di là di ogni banalepregiudizio? E’ un atto di fiducia nei confronti del futuro, cos’altro se nonquesto; l’ottimista, l’individuo energico, non corrotto dall’invidia sociale,può attraverso il debito innescare il processo della propria crescita. Alcontrario il pessimista, colui che incolpa il sistema della propria debo-lezza, colui che guarda all’altrui ricchezza come causa della propria mi-seria, non si indebiterà mai, ma al contrario, tenterà di sottrarre laricchezza a chi ne ha, convinto che non sarà mai in grado di produrnedella propria, e per far questo sarà pronto anche a delinquere. Se ciò èvero per un individuo è ancor più vero per una nazione: il debito pubblicoè un grande e generoso atto di fiducia collettiva verso il futuro, e in talsenso, un forte elemento di coesione sociale; un intero popolo che si in-debita, nella fiducia nella propria crescita, non ha più necessità del lace-rante conflitto sociale, di quello scontro tra le classi di cui il mio paese fuvittima insanguinata negli anni ‘70, ma insieme persegue l’obbiettivo co-mune dell’arricchimento, sostenuto dalla crescita di un debito pubblicogarantito dallo stato.--E questo è ciò che è accaduto in Italia negli anni ’80?--Esattamente. Mentre da voi e in Inghilterra le politiche liberiste del pre-sidente Reagan e della signora Tatcher producevano recessione in econo-mia e lacerazione nel tessuto sociale, in Italia c’era crescita,modernizzazione e una rinnovata coesione sociale, anche attraverso ladefinitiva sconfitta dei comunisti, un tempo forti e radicati. E d’altra partese la liquidazione di un semplice operaio, investita in Buoni del Tesoro,garantisce un rendimento del 15% annuo, che senso ha lotta di classe?Vede, voi qui in America, anche grazie a quel grande imprenditore cheoggi è qui in veste di imputato, avete insegnato al mondo che la possibilitàdi accesso al consumo di grandi masse di popolazione, è la chiave di voltadella crescita, e quindi di uno sviluppo del capitalismo infinito e illimitato.Ciò che ha fatto grande il vostro paese è stata la capacità inclusiva, e men-tre durante il secondo dopoguerra, nella nostra piccola Italia noi eravamodilaniati dal conflitto di classe, da voi in America operai e imprenditorisi univano nello sforzo comune della crescita per il raggiungimento delbenessere. Ma finalmente, durante gli anni ’80, anche nel nostro piccolopaese, senza i mezzi per condizionare l’economia mondiale che ha unagrande potenza come la vostra, una classe politica coraggiosa, e certoanche un po’ spregiudicata, ha perseguito lo stesso fine, crescita dei con-

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sumi, crescita della produzione, ricchezza e benessere per tutti. E chiun-que in Italia potrà dirvi che gli anni ’80 furono anni spensierati e osereidire felici.--Eppure mi permetta di ricordarle che se oggi l’Italia è il paese che rischianon solo il proprio fallimento, ma anche di trascinare con se tutta l’Eu-ropa, con conseguenze drammatiche per l’economia mondiale, lo si deveproprio al debito pubblico immenso prodotto in quegli anni.--Ebbene allora mi permetta di correggerla, perché la vicenda è un po’ piùcomplessa di come oggi la si narra. In realtà non il debito è la ragione, mala mancata crescita, una mancata crescita dovuta in parte a cause endo-gene, ma superabili nel tempo, ma soprattutto alle scelte di una Europamiopemente condizionata dal grigio rigore teutonico, piuttosto che dallasolare fantasia italiana.--Entri nel merito.--Mah, le cause endogeno sono riconducibili alle storture del sistema for-dista prodottesi in Europa, dove l’intervento pubblico dello stato, è ser-vito più che a sostenere la crescita, a garantire privilegi e rendite diposizione, in sostanza elementi di rigidità che hanno penalizzato il dina-mismo dell’economia. Retaggi del tempo della lotta di classe, quali il pre-sunto diritto al lavoro, e quindi la difficoltà a licenziare, lo stesso contrattonazionale, automatismi nella difesa del salario dall’inflazione, il sistemadi welfare pubblico, sanità, scuola, pensioni, trasporti, tutte cose che sot-traggono risorse pubbliche, altrimenti spendibili per il sostegno alle im-prese e alla libera iniziativa. Malgrado ciò in quegli stessi anni ‘80, l’Italiaha visto crescere esponenzialmente il numero di imprese, mentre la con-trazione del lavoro dipendente, salutarmente sottoposto alle ristruttura-zioni post-fordiste, ha permesso l’incremento del lavoro autonomo,inducendo quel fenomeno che in Italia chiamiamo delle “partite IVA”,per cui una quantità sempre maggiore di soggetti veniva sottratto all’ar-retratezza e alla stagnazione del lavoro dipendente, per approdare alleprospettive di profitto di un capitalismo che offre a tutti l’opportunità, especifico l’opportunità e non il diritto, di arricchirsi. E’ ovvio che in questaautentica rivoluzione che finalmente offre ad ognuno le opportunità diun capitalismo democratico e popolare, di una sana e feconda concor-renza, lo stato debba fare la sua parte, garantendo la circolazione di liqui-dità, quella liquidità che è il mare in cui l’impresa può gioiosamentenuotare; questa circolazione di liquidità è stata garantita sia attraverso lacrescita della spesa e del debito pubblico, ma anche, e lo dico senza infin-gimenti, attraverso un’imposizione fiscale elastica, capace di penalizzarei soggetti meno dinamici, parassitariamente legati ai privilegi del lavoro

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dipendente e alle garanzie del sistema pensionistico, e liberando le risorsedi quanti, assumendo su di se il rischio di impresa, contribuiscono allacrescita economica.--Sta parlando dell’evasione fiscale per cui il suo paese è noto?--Si questo è il termine abitualmente usato, ma personalmente preferiscoparlare di “fiscalità di mercato”, intendendo una fiscalità in cui il citta-dino-imprenditore, possa rapportarsi allo stato così come si rapporta almercato, laddove ognuno può ricavare profitto sulla base delle propriepersonali capacità di cogliere occasioni e opportunità. Tutti apprezzanochi sul mercato abbatte i suoi costi e amplifica i suoi profitti, poi perun’ipocrita moralismo, ci si scandalizza di chi, di fronte allo stato, riescea gonfiare i costi e nascondere i profitti: in realtà le due operazioni sonospeculari, ma della stessa natura.--Quindi in questo quadro il debito pubblico e l’evasione fiscale, svolgonole funzioni di finanziatori della crescita economica.--Ma certamente, cos’altro se non questo? Grandi eventi, lavori pubblicicon ricchi appalti e infiniti subappalti, consulenze profumatamente pa-gate, finanziamento diretto alle imprese private senza inutili e umilianticontropartite, un sistema di impresa pubblica libera di indebitarsi senzalimiti, emissioni di titoli di stato ad alto rendimento, tutte modalità attra-verso le quali, quell’opera di redistribuzione della ricchezza, vagheggiatadalle sinistre novecentesche e miseramente naufragato nelle economiepianificate del socialismo reale, finalmente si attuava in una grande com-petizione a cui tutti potevano partecipare, appaltando e subappaltando,guadagnando ed evadendo, acquistando titoli e vendendo immobili, inuna primavera dell’economia in cui cento fiori possono finalmente sboc-ciare. Ricordo che in quegli anni la crescita italiana era seconda solo aquella giapponese. Furono bei tempi, e me lo lasci dire, avemmo anchenoi il nostro piccolo sogno italiano. Purtroppo però non durò a lungo, ea partire dal 1989, dopo il crollo del muro di Berlino, nel mondo le forzedella storia presero un’altra direzione, e nel 1990, con i mondiali di calcioin Italia, celebrammo l’ultima grande festa del sogno italiano di ric-chezza.- -Quindi lei addebita la fine della sua esperienza di governo a ragioni in-ternazionali, piuttosto che alla corruzione e all’indebitamento.--Ma è ovvio, il debito è continuato a crescere anche dopo la fine degli anni‘80, e se la corruzione fosse stata la causa della nostra fine, oggi non do-vremmo avere più corruzione, e invece l’unica cosa ancora in crescita inquesta Italia stagnante di oggi, è proprio la corruzione; no, nessun sistemacrolla per la corruzione, non diciamo banalità. La corruzione in fondo,

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quando non è una prerogativa di pochi eletti, che nascostamente si scam-biano soldi e favori, ma quando effettivamente è sistema, esteso e diffusoin ogni aspetto della vita sociale, e quindi alla portata di tutti, diviene perognuno un’opportunità, tutti possono corrompere ed essere corrotti, si-curi che alla fine il costo sociale di questa individuale opportunità, saràgarantito da uno stato paterno e indebitato.--Certo una curiosa idea della legalità…--Vorrei ricordarle che l’Italia è patria del diritto…ma proprio per questone conosce anche il rovescio.--Capisco, torniamo allora al debito pubblico e alla crescita; se ho ben ca-pito, dal suo punto di vista, questo diciamo così rapporto virtuoso, si in-terrompe alla fine degli anni ’90 per ragioni internazionali.--Evidentemente. Con il crollo del muro di Berlino, la riunificazione tede-sca e l’apertura dei mercati dell’est, l’Europa trova finalmente la locomo-tiva che la guida verso l’unificazione, unificazione peraltro resa necessariadal contemporaneo processo di globalizzazione economica. Purtroppoperò tutto ciò avviene in un clima ipocritamente restrittivo: in Germaniasanno che la prospettiva di una unificazione europea è fortemente attrat-tiva per i paesi dell’est, diffidenti verso una colonizzazione economica te-desca, e cominciano ad accettare l’idea di poter abbandonare il loro marcoper una futura moneta europea, ma non si fidano dei loro partner e co-minciano a imporre la loro linea di rigore su deficit e debito pubblico, in-flazione e tassi di interesse, in pratica la gabbia di Maastricht. E qui,scusate, ma torno all’inizio del mio ragionamento: la fiducia, la fiduciache non c’è, la fiducia in una crescita comune, e quindi la possibilità diun debito comune. E’ con questa Europa, asfittica e luterana, che l’Italia,patria del mecenatismo rinascimentale e delle iperboli barocche, cominciainevitabilmente a declinare. E pensare che nello stesso periodo i tedeschifacevano crescere il loro debito pubblico di 10 punti in cinque anni per fi-nanziare la ricostruzione dell’ex DDR. Che a fronte di questa triste pro-spettiva, iniziata nei primi anni ’90, fatta di manovre rigorose, tagli,contrazioni, e stagnazione economica, nel nostro bel paese tanta gente sirivolgesse nostalgicamente all’ultimo eroe degli anni ’80, il Cavalier Ber-lusconi, è cosa francamente comprensibile; purtroppo quel tempo era fi-nito e mai più ritornerà. Oggi di quel tempo ci rimane il debito pubblico,un debito pubblico senza crescita, vissuto con vergogna, una vergognache deprime lo spirito nazionale e soprattutto alimenta illusioni insensatee defatiganti: abbattere il debito pubblico, ma le sembra una cosa possi-bile? Dovremmo piuttosto usarlo, per rilanciare la crescita, ma chi avrà ilcoraggio di osare in questi tempi oscuri? Ma solo un’ultima considera-

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zione, per l’Europa: ma come è mai possibile che una costruzione euro-pea, così priva di una comune fiducia nella sua possibilità di indebitarsi,possa ottenere la fiducia dei grandi investitori internazionali? Lo ribadi-sco, il debito pubblico è un grande atto di fiducia collettiva nel futuro etanto più grande è il debito, tanto maggiore è la fiducia su cui si fonda.Dopotutto cosa sono questi Eurobond che tutti, a parte i tedeschi, consi-derano come la panacea di ogni male? Debito pubblico europeo, cos’altro?Se gli stati, che un tempo erano i pagatori di ultima istanza, non sono piùpadroni della propria moneta, è evidente che gli investitori non si fidano;oggi questo ruolo lo deve svolgere l’Europa. E questo accadrà, perchèl’ipocrisia del rigore e della sobrietà, serve solo a coprire la scomoda ve-rità: è con i debiti che va avanti il mondo.-La perorazione si era conclusa con un tono declamatorio e comiziesco, ac-compagnando la retorica con la mimica, ma la sala era rimasta piuttostofredda di fronte a tanto calore; l’avvocato Zimmerman, dopo aver attesoche l’eco delle ultime parole si smorzasse, rivolge la sua domanda al testecercando di assumere un tono pratico e pesino sbrigativo.-Ok, ok signor Varricchio, penso che la Corte abbia compreso il sensodelle sue parole. L’intervento dello stato nell’economia, anche attraversol’aumento del debito pubblico, finalizzato alla crescita della produzionee dei consumi, ma non più legato al mantenimento di privilegi e garanziecollettive. Un economia basata sulla crescita dei consumi di massa, manon sui diritti delle masse, per usare un espressione sintetica.--Non posso che apprezzare la capacità di sintesi tipicamente americana.Si di questo si tratta, un capitalismo democratico e popolare, garantitodallo stato; opportunità, piuttosto che diritti, competizione e meritocrazia,per sviluppare le forze dinamiche capaci di trainare in avanti l’intera co-munità. Questo è ciò che fa crescere il paese, ma vede, oggi non posso checonstatare amaramente, che mentre nel mio paese si fa un gran parlaredi crescita, chi quella crescita seppe realmente realizzarla e morto esule econdannato. Ma tant’è, quell’uomo che in Hammamet ebbe la sua Ca-prera, non fece che condividere il destino del grande eroe di cui raccolseogni reliquia.- Le ultime parole, dette con tono melodrammatico e riferite a vicende epersone della realtà italiana, suscitano un certo sconcerto nei membridella Corte, il cui sguardo si volge al Presidente, che risponde a bassavoce, “cose italiane”, accompagnando le parole con un gesto di noncu-ranza. Anche l’avvocato Zimmerman sembra infastidito e ansioso di chiu-dere la testimonianza.-Va bene, va bene signor Varricchio non siamo qui per scrivere epitaffi,

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ma per accertare la verità su questa crisi e difendere il nome e l’immaginedi uno dei più grandi uomini del capitalismo. E per questo le faccio un’ul-tima domanda: sulla base della sua esperienza politica e di governo, leiritiene ancora possibile un modello di capitalismo basato sui consumi dimassa, così come esso si è prodotto nel secolo passato, anche soprattuttograzie all’azione del mio assistito?--Si, non ho esitazioni, si, ma ad alcune condizioni, che certamente il vostrogrande paese è più del mio in grado di soddisfare: eliminare ogni oppri-mente rigidità dal mercato, come i contratti collettivi e il diritto del lavoro;liberare l’impresa dai vincoli burocratici, come le regole sugli appalti, levalutazioni di impatto ambientale, l’obbligo di rispettare i preventivi; eli-minare tutte quelle voci di spesa che distolgono le risorse pubbliche dalfondamentale compito di sostenere la crescita e contestualmente sottrag-gono all’impresa ambiti di competizione: mi riferisco al welfare e ai ser-vizi pubblici, scuola, sanità, pensioni, trasporti, tutte cose che i privatipossono fare con maggior profitto che non il pubblico, grazie al le risorseeconomiche che oggi usa lo stato ; ci tengo anche a sottolineare la necessitàdi una politica non restrittiva sul grande tema dell’immigrazione, perchéquanti più sono i soggetti a competere sul mercato del lavoro, tanto piùil mercato diviene vantaggioso. Ma soprattutto fondamentale è affidarealla politica il ruolo di arbitro della competizione economica, attraversola leva della spesa pubblica, perché solo la politica, che non lo dimenti-chiamo vive del voto e della fiducia dei cittadini, può far si che della ric-chezza prodotta da questa grande competizione, ognuno possa avere unaparte. Fatto ciò il PIL non potrà che crescere, e un paese che cresce ha lafiducia del mondo intero e soprattutto dei grandi investitori, e potràquindi far crescere il suo debito, illimitatamente.--La ringraziamo signor Varricchio. Io avrei concluso.--Mi scusi avvocato, ma ci terrei se possibile a fare una dichiarazione sullavicenda che riguarda il signor Ford.--Prego, prego, se proprio vuole…--Vede è un argomento che so che in America si preferisce evitare, ma chenoi italiani conosciamo bene e di cui ormai parliamo senza inutili pu-dori…- La pausa, studiata fa il suo effetto, tutti guardano al teste incuriositi eanche un po’ preoccupati.-Cioè, quello che intendo dire è che non è colpa del signor Ford, se il mo-dello fordista si è appesantito di inutili garanzie e tutele, fino a divenireuna sorta di compromesso sociale che ha impedito lo sviluppo del capi-talismo. So che non è facile a dirsi, ma forse le cose hanno preso questa

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piega anche perché… come dire… spero che non ve ne abbiate a male,ma forse… cioè, da noi in Italia il problema è stato evidente per tantotempo, ma anche da voi, se non in modo palese… insomma, noi avevamoun Partito Comunista in casa, ma voi vi confrontavate con l’Unione So-vietica, dopotutto qualche condizionamento anche voi…-Un forte mormorio di dissenso attraversa la sala, il Procuratore Bradstreetsi rivolge con veemenza alla Presidenza.-E’ inaudito signor Presidente, è inaudito, la difesa pur di salvare il suoassistito non esita a gettare fango su un interna Nazione che ha combat-tuto e vinto contro il comunismo, senza cedere ad alcun compromesso;chiedo che non vengano messe a verbale queste scellerate dichiarazioni.--Protesto signor Presidente le accuse del Procuratore sono gratuite e privedi fondamento, tutti avete sentito che la dichiarazione del teste è stataspontanea e in alcun modo sollecitata.--Signor Presidente, conosciamo certi trucchetti di cui l’avvocato Zimmer-man è maestro.- -Signori, signori calma per favore calma. Mi rendo conto che la dichiara-zione che abbiamo ascoltato è di estrema gravità; rilevo che dato il carat-tere pubblico di questo processo, anche non mettendola a verbale, ildanno è ormai compiuto. Posso solo aggiungere che fortunatamente taledichiarazioni non è stata fatta da un cittadino americano, ma dal cittadinodi un paese, che per quanto amico e alleato, non è mai stato consideratocampione di affidabilità politica. Concludo dicendo che se l’avvocatoZimmerman ha terminato l’esame del teste, confido nella indiscutibilecompetenza del Procuratore Bradstreet per fare giustizia di ogni offen-siva illazione. Avvocato Zimmerman?--Ho concluso signor Presidente.--Bene può procedere Procuratore Bradstreet.-Tra l’agitazione della Corte, l’indignazione del Procuratore, l’imbarazzodella difesa, il teste Varricchio si guarda intorno con l’aria innocente dichi non capisce le ragioni di tanto clamore, e quando il rappresentantedell’accusa gli si avvicina con espressione accigliata e severa, lo accogliecon un sorriso bonario e comprensivo.-Innanzi tutto signor Varricchio, penso che prima di lanciare le sue insi-nuazioni, sarebbe opportuno che lei aggiunse al suo curriculum di poli-tico, anche la condanna in via definitiva per corruzione e finanziamentoillecito ai partiti, nell’ambito di una delle tante inchieste di quel fenomenoche i media italiani definirono “tangentopoli”. Conferma questa con-danna?--Confermo, confermo, come non potrei, come negare le spiacevoli conse-

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guenze dell’arretratezza del sistema politico italiano, che a differenza delvostro, non permette l’azione ufficiale da parte delle lobby organizzate,considera corruzione quei finanziamenti che nel vostro sistema politicoogni candidato, a qualsiasi livello, ricerca in modo trasparente, offrendoovviamente in cambio attenzioni e facilitazioni per chi lo finanzia. Ho pa-gato purtroppo il grande amore per la civiltà che il vostro grande paeseci insegna. Ma non mi pento, perché sono sicuro di essere dalla parte giu-sta.- -Signor Varricchio non cerchi di mescolare le carte coinvolgendo la de-mocrazia americana nelle miserie del suo paese, e piuttosto ci dica seanche l’acquisto di voti attraverso i favori personali, le inutili assunzioninel settore pubblico, e addirittura la distribuzione di generi di consumonell’imminenza delle elezioni, tutte pratiche per cui lei è stato condannatoin primo grado nel suo paese, siano un segno del suo amore per la civiltàamericana.--No, su questo sarò chiaro, queste sono pratiche originalmente italiche, eil fatto che vengano considerate reati è cosa che dovrebbe essere sottopo-sta a seria valutazione. Vede mio caro Procuratore, il problema è quellodi coniugare due necessità egualmente ineludibili: noi tutti sappiamo chela coesione sociale, passa attraverso la possibilità per quante più personepossibile, di ottenere una parte più o meno grande della ricchezza nazio-nale; d’altra parte lei concorderà con me, sul fatto che tale aspettativa,non può configurarsi come un diritto, quasi che tale ricchezza, apparte-nesse a tutti, secondo un approccio che lei stesso non potrà che qualificarecome “comunista”. E qui entra in campo la politica: chi se non l’uomo po-litico, può effettivamente gestire lo scambio tra adesione ai principi dellacoesione e della stabilità sociale, adesione testimoniata dal voto, e l’aspet-tativa della propria quota di benessere nazionale? Ma le sembra possibileche l’accesso ad un posto pubblico debba egualmente essere possibile perchi fiduciosamente e rispettosamente si adegua al sistema di regole e ge-rarchie, così come per le teste calde, i sobillatori o semplicemente coloroche con un voto non meditato, si affidano a partiti e formazioni politicheinadeguate. Ma questo ci porterebbe all’anarchia, diciamolo. Voto discambio, clientelismo, tutte brutte espressioni per definire in realtà unamodalità di distribuzione della ricchezza, che si dirige anche verso i cetimeno abbienti della popolazione, senza però suscitare in essi, pericolosee inutili pretese. Ma d’altra parte non avremmo dovuto distribuire un po’di pasta e assumere qualche usciere, se nel frattempo stanziavamo mi-liardi a fondo perduto per la principale industria automobilistica nazio-nale? Abbiamo fatto in modo che il debito pubblico beneficiasse tutti, mio

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caro Procuratore.- -Non sono il suo caro Procuratore, sono un Procuratore degli Stati Unitie lei è un teste, si esprima in modo rispettoso. Quindi sarebbe per svolgerequesto ruolo di mediazione, che in Italia i politici hanno sottoposto al lorocontrollo tutto il sistema economico, scegliendo loro i membri dei consiglid’amministrazione in grandi banche e aziende, occupando i giornali e letelevisioni, al punto che nel vostro paese l’apparato politico-burocraticonon è diverso da quello di un paese comunista, al punto che nel vostropaese lo stato e la sua burocrazia esercitano il controllo su ogni aspettodella vita sociale, gravando con costi immensi sulle imprese e sui cittadini,costi che servono principalmente a garantire privilegi e prebende. E iltutto ovviamente con un debito pubblico finanziato magari dai nostrigrandi fondi di investimento, con i soldi dei nostri fondi pensione, con icapitali della nostra finanza, impegnati in titoli pubblici di uno stato pa-rabolscevico. Perchè è ora di svelare la realtà signor Varricchio, lei cheviene in questa sala a darci le sue ricette per rilanciare la crescita capita-listica, lei che viene ad accusare noi di aver subito i condizionamenti delcomunismo, lei è il comunista, lei che vanta il suo essere socialista “rifor-mista”, e viene qui a proporci la sua teoria di indebitamento, il suo statoopprimente, invasivo, costoso, illiberale e burocratico, la sua assistenzapelosa ai ceti meno abbienti, è lei l’espressione più putrida e marcescentedi quel compromesso sociale prodotto dal fordismo, quel fordismo cheoggi finalmente è posto sotto accusa, e se oggi questa Corte deve valutarele responsabilità di un grande americano, credo che primo o poi la storiavaluterà le responsabilità dolose dei piccoli personaggi come lei…--Eeh, e che maniere sono queste! Neanche fosse colpa nostra se da voi legrandi banche hanno chiuso come da noi le botteghe di calzolaio, ma in-somma, ma cosa mi tocca sentire, al mio paese un funzionario di banca oun operatore finanziario, sono ancora persone rispettabili, mica se nevanno in giro per la strada con uno scatolone in mano come è successoda voi; noi abbiamo avuto il coraggio di fare il debito pubblico, voi avetefatto indebitare milioni di poveri disgraziati, e poi li avete lasciati inmezzo alla strada, avete riempito le banche di mezzo mondo di derivatie di altre schifezze e adesso venite a fare le pulci a un onesto e solido de-bito pubblico di grande tradizione e con una grande storia alle spalle. Mainsomma…--Signor Varricchio, lei non può interrompere il Procuratore, parli solo perrispondere alle domande!--Signor Presidente, dica a questo di calmarsi, questo insulta.--Signor Varricchio ora basta, faccia silenzio!—

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-Se no che fate? Chiamate le guardie? E chiamate le guardie, che tantocosì funzionate voi, quando le cose non vi stanno più bene, mandate ibombardieri… ma Sigonella, ancora non vi è andata giù…--Fate uscire quest’uomo dall’aula!--Me ne vado, me ne vado che tanto i ci pensano i cinesi a tenervi per lepalle, perché del vostro di debito pubblico non se ne parla eh, ma il vostroè una cosa seria, mica serve a dar da mangiare a qualche piccolo mariuolo,da voi il debito pubblico sostiene l’industria militare, con il vostro di de-bito pubblico, ci bombardate la gente e ci esportate la democrazia.- -Fuori!-Il contractor ha già sollevato di peso il teste Varricchio e lo accompagnarudemente verso l’uscita, quando questi si volta verso il Presidente.-Un attimo Preside’, ma qui, il mio rimborso spese?--Ho detto fuori.--Mavafangulteechitemmuort !- Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Amici telespettatori non posso che esprimere il mio disappunto per lapiega che hanno preso gli avvenimenti, certo l’intervento di questo per-sonaggio ha creato non poca confusione, ma ci ha offerto uno squarciotanto veritiero quanto deprimente su quella cosa misteriosa che è la poli-tica italiana, anche se spero che in alcun modo ciò possa avere a che farecon le nostre vicende. Al cosa pensi di questa sceneggiata?--Lo sappiamo tutti Dick, quando ci sono di mezzo gli italiani, lo spettacoloè assicurato, è penso che su questa che tu hai giustamente definito unasceneggiata, sia meglio stendere un velo pietoso. Solo una cosa mi chiedo,e cioè se questo sia stato per Zimmerman un incidente, o se come Brad-street ha fatto capire, l’avvocato aveva concordato con il teste la sua di-chiarazione; perchè un fatto è certo, sono state dette delle falsità, ma anchele falsità possono trovare credito, e tirare il sasso e nascondere la mano èuna pratica sempre vantaggiosa.--E’ questo è un dubbio che solo Zimmerman potrebbe sciogliere. Ma èmeglio cambiare argomento; vorrei chiedere al professor Ogden, che certosarà rimasto un po’ sconcertato per quanto accaduto in aula, cosa siaspetta un uomo di scienza dalla politica in questo difficili momentodell’economia?--Beh certo non questo spettacolo, ma la politica americana è altra cosa, diquesto sono certo. Comunque per rispondere alla tua domanda, il mondodella scienza non ha che una domanda da fare alla politica: libertà. La li-bertà di orientare la ricerca in totale autonomia, e soprattutto la libertà di

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ricercare le risorse per finanziare la ricerca, in eguale autonomia. Nonchiediamo nulla allo stato, convinti come siamo che la ricerca scientificasia motore della crescita, pensiamo che tale ricerca debba essere libera daogni condizionamento e per questo debba affidarsi alle forze vive dellalibera impresa. Libera ricerca e libera impresa, su questo patto è cresciutol’occidente, contro ogni condizionamento politico e statale. Alla politicachiediamo ovviamente di non sottrarre all’impresa, attraverso l’imposi-zione fiscale, risorse che essa può destinare alla ricerca. Se mi è permessauna metafora vorrei dire che lo scienziato, il ricercatore, è come uno scoutsulla Frontiera, che per spirito di libertà, scopre nuove terre e traccianuove piste, che l’impresa poi segue per crescere e svilupparsi.--Perfettamente d’accordo con il professor Ogden, ma se permetti Dick,vorrei aggiungere che la libertà dello scienziato americano è ampiamentetutelata dalla generosità di un mondo imprenditoriale, che non solo fi-nanzia università e laboratori di ricerca, ma addirittura si impegna a de-finire gli ambiti di priorità in cui la ricerca deve applicarsi, correggendo,con il taglio delle risorse, quelle iniziative non remunerative o in contrad-dizione con le grandi strategie d’impresa. No, sono d’accordo anch’io,penso che la scienza non abbia nulla da chiedere alla politica, a parte ov-viamente l’aumento del budget della difesa, dove la ricerca svolge il suoruolo insostituibile per la sicurezza nazionale.--Non capisco dove vuole arrivare, signor Friedkin...--Ma da nessuna parte professor Ogden, semplicemente rimarcare il fe-condo rapporto tra scienza e impresa nel comune sforzo per la crescita.- -Ebbene credo proprio che di crescita si parlerà tra poco in aula, perchèdi questo oggi la politica dibatte, ed è un uomo politico quello che frapoco entrerà in aula, un politico noto per la sua moderazione, un uomosu cui gravano importanti responsabilità, un senatore di grande espe-rienza e a voi tutti noto, Warren Hays, autorevole esponente del PartitoDemocratico, e membro della Commissione Bilancio del Congresso; e al-lora in aula.Un brusio appena percettibile accompagna l’inquadratura del Presidenteche si rivolge con aria concitata all’avvocato Zimmerman, mentre pocodistante il Procuratore Bradstreet li osserva con espressione ancora adi-rata; il dialogo si svolge a bassa voce e nulla trapela, ma Zimmerman è acapo chino e fa gesti di scusa, mentre il Presidente gli agita l’indice a duedita dal naso; l’imputato con il gomito sul banco e il mento nel palmodella mano, scuote la testa con aria disgustata. Quando il senatore Haysentra in aula, nessuno sembra notarlo e solo quando si siede al suo posto

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e si schiarisce sonoramente la gola, il Presidente, si accorge di lui e im-mediatamente riassume un espressione impassibile e misurata.-Allora siamo d’accordo avvocato Zimmerman, possiamo procedere conil teste successivo.- poi rivolgendosi al senatore Hays- Lei è Warren Haisdi anni 68, residente a Washington D.C.?-Si sono io.--Giuri di dire la verità, dica lo giuro.--Lo giuro.--A lei avvocato Zimmerman.-Con il viso ancora atteggiata in una espressione platealmente contrita,l’avvocato si avvicina al senatore che nel frattempo ha continuato a guar-darsi intorno perplesso per l‘accoglienza ricevuta.-La ringrazio senatore Hays per la disponibilità mostrata e spero che lasua testimonianza ci aiuti a dimenticare l’increscioso incidente testè av-venuto in quest’aula e a ridare un’immagine dignitosa alla politica, offesada comportamenti indegni, dei quali declino pubblicamente ogni respon-sabilità.--Sono a sua completa disposizione.--Grazie. Veniamo allora al merito: senatore Hays, in qualità di rappresen-tante del partito che sostiene l’attuale Presidente degli Stati Uniti, lei èstato certamente in prima linea nel sostenere l’azione del Governo controla crisi economica, le chiedo quindi di offrirci un quadro di quelle chesono i principali elementi di criticità da affrontare, con particolare riferi-mento ai temi del debito pubblico, dell’imposizione fiscale, della crescitae della disoccupazione.--Cercherò di rispondere in modo esauriente, ma se permette prima di en-trare nel merito vorrei precisare alla Corte, che sono qui non come rap-presentante di un partito politico, ma come rappresentante del popoloamericano, unito nell’azione di contrasto alla grave crisi di cui tutti su-biamo le conseguenze, e questo perchè mai e poi mai accetterei di vedertrionfare le ragioni del mio partito, sulle macerie del mio paese.--Queste parole la onorano senatore.--Grazie avvocato, ma penso sia dovere della politica tutta, essere unitanel momento del pericolo, per la difesa del sovrano interesse nazionale.Bene, vengo alle questioni da lei poste, cercando di essere sintetico e par-tendo dal tema che più mi sta a cuore, quello della disoccupazione, checolpisce gravemente le fasce più deboli della popolazione; la disoccupa-zione purtroppo continua a persistere su livelli eccessivamente elevati, equesto è un problema per cui non bastano misure transitorie, sussidi oaltre iniziative di carattere assistenziale, non solo per l’insostenibilità eco-

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nomica di tali iniziative sul periodo medio lungo, ma perchè tali scelte ri-sulterebbero un carico punitivo e incomprensibile per quella parte delpaese che insiste a scommettere sulla crescita economica, rischiando conil proprio lavoro e i propri capitali. E in un momento in cui c’è necessitàdi grande coesione sociale, non possiamo dividere il paese, tra quantiaspettano assistenza dallo stato, e quanti dello stato lamentano la pres-sione fiscale. Ma d’altra parte la mancanza di reddito ha gravi conse-guenze sul mercato interno, ed è esso stesso ostacolo alla crescita. Ciò dicui abbiamo necessità è di posti di lavoro, veri posti di lavoro, e i posti dilavoro si ottengono solo con la crescita. E veniamo quindi alla secondadelle questioni che mi stanno a cuore, la crescita appunto. Devo dire chein questo ambito abbiamo necessità di operare una vera e propria rivolu-zione: per troppo tempo abbiamo reagito all’aggressività della concor-renza internazionale con eccessiva timidezza, tentando una inutile difesadi piccoli privilegi corporativi e sindacali, o addirittura sperando che ilprotezionismo economico e l’isolamento commerciale potessero essere lasoluzione ad ogni problema; mentre noi ci attardavamo, il mondo cre-sceva veloce, spazzando via ogni rendita di posizione e ogni frontiera, inun disordine vitale e caotico, di cui il nostro paese è comunque stato il vi-gile guardiano e garante della sicurezza. Ma proprio perchè della sicu-rezza di questo nostro pianeta il nostro paese è garante, è ora che essotorni anche a essere protagonista dello sviluppo, usando senza remore netimori, di tutte le risorse economiche necessarie. Abbiamo la necessità dicrescere, e per crescere dobbiamo prima di tutto uscire da schemi conso-lidati e vecchie abitudini: operai e datori di lavoro, sindacati e corpora-zioni, tutele e diritti, vecchie categorie che ci impediscono di guardare lacruda realtà: e la realtà è competizione, libera, aperta a tutti, bianchi oneri, ricchi o poveri, chiunque abbia un’idea e la capacità di metterla inatto deve essere parte di questa grande competizione; che cento fiori na-scano, che ognuno possa dire “si, io posso farcela”, e che a ognuno sianoofferte le risorse perché possa tentare. A questo deve servire il sistemabancario, e per questo abbiamo il dovere di garantire alle banche, le ri-sorse economiche necessarie. E parlando di risorse economiche, veniamoquindi ad una delle questioni dolenti, quella dell’imposizione fiscale: c’èun grande dibattito nel paese e anche nel mio partito, dove vedo affiorarepericolose tendenze populistiche tese ad individuare in una più decisaimposizione fiscale, la chiave per trovare risorse da investire nella crescita;mi permetto di dissentire da questa impostazione, non già per il timoredi colpire le ricchezze, quanto per il timore di colpire quel desiderio diarricchimento che è la ragione prima della crescita. Non è questo il mo-

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mento di deprimere lo spirito vitale del paese, con plumbei orizzonti digravame fiscale. D’altra parte di ciò non abbiamo necessità, o almeno nondovremmo averne, se lo spirito partigiano e fazioso, non albergassetroppo spesso nel partito di opposizione. Come è possibile che un grandepaese come il nostro, debba dare tale prova di piccineria e partigianeriadi fronte alla necessità di innalzare il debito pubblico, da permettere ad-dirittura alle agenzie di rating di dare giudizi offensivi sulla nostra affi-dabilità, come è accaduto per la prima volta nella nostra storia nell’estatedel 2010? Un debito pubblico la cui crescita il Congresso ha più volte au-torizzato nelle passate amministrazioni, e che oggi si vuole comprimeresolo per togliere respiro ad un Presidente considerato nemico. Ma non cisi rende conto che nel meschino tentativo di contrastare un’amministra-zione, si rischia di strangolare il nostro paese? E siamo quindi all’ultimadelle questioni, quella del debito pubblico, tema su cui troppo spesso sifa propaganda elettorale, senza guardare cosa effettivamente significaquesta espressione, una volta tradotta in fatti e opzioni concrete. E alloradiciamolo, debito pubblico significa prima di tutto difesa, quindi non solosicurezza nazionale, ma anche e soprattutto, la garanzia del nostro ruolodi protagonisti nella sicurezza dell’intero pianeta; so che qualcuno puòritenere che non sia più tempo di porre al servizio della sicurezza mon-diale e della democrazia il nostro costoso apparato militare, ma io vi dicoche tale servizio reso alla comunità internazionale, viene ampiamente ri-pagata dal prestigio della nostra grande Nazione, prestigio che nessunaagenzia di rating potrà mai intaccare, prestigio e quindi affidabilità, chesi basano su strumenti e apparati molto più solidi ed efficaci di quelli abi-tualmente considerati dalle agenzie di rating. Il nostro debito pubblico èinattaccabile, e soprattutto esso può crescere in rapporto diretto e propor-zionale con il nostro ruolo internazionale: perché la protezione si paga,ed in un mondo instabile e insicuro, chi la garantisce ha diritto ad un qual-che riconoscimento, e tale diritto ha anche i mezzi per esercitarlo. Altrovesi volga la legittima aspirazione alla valorizzazione del capitale degli ope-ratori finanziari e dei grandi fondi di investimento, sul nostro paese nonsi fanno speculazioni; certo guardiamo con preoccupazione alla sorte ditanti paesi europei, soffocati dal debito e dalla speculazione, ma siamocoscienti che tale non può essere il nostro destino, perché altro è il ruoloche la Storia ci ha affidato. D’altra parte anch’essi su null’altro possonopuntare se non su un debito pubblico europeo, forte e condiviso; ma perun grande debito ci vuole una grande nazione, e una grande Nazione nonsi fa con un trattato. Certo se in questo grande mercato non si dovesserofare presto scelte coraggiose su questo tema, c’è il rischio che anche la no-

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stra economia possa subire delle conseguenze, ed è per questo che dob-biamo puntare sulla capacità dell’Europa di costruire un grande debitopubblico condiviso. Gli Europei non hanno nulla da temere dal loro in-debitamento, fin quando un grande alleato garantirà la loro tenuta poli-tica.-Dopo il suo ingresso in aula quasi ignorato, le ultime parole del senatoreHays, dette con tono perentorio e autorevole, sembrano finalmente rista-bilire il senso della forza e della sicurezza in un’aula scossa dall’epilogodell’ultima testimonianza. L’avvocato Zimmerman dopo aver rivolto unosguardo soddisfatto e orgoglioso ai membri della Corte, riprende la pa-rola.-Senatore Hays la ringrazio per il suo contributo di chiarezza e soprattuttodi orgoglio nazionale, ma se permette vorrei che ci aiutasse a chiarire an-cora un punto. E’ vero il nostro debito pubblico è sicuramente inattacca-bile, ma non è possibile che esso sia anche in qualche modo condizionatoda una bilancia commerciale fortemente squilibrata verso le importazioni,soprattutto a beneficio di competitori, oggi solo economici, ma chissàforse domani anche politico-militari?--Avvocato ha colto nel segno! Le nostre importazioni dalla Cina, paesecomunista, che certo mira ad una supremazia asiatica e forse addiritturamondiale, la nostra dipendenza petrolifera dal mondo islamico, la cuiamicizia è assolutamente certa nel caso di alcuni paesi, esattamente comeè certa l’ostilità in altri, e come è sicura l’ambiguità nella maggioranza diessi, per non parlare di quanto accade in Sud America, dove l’avanzaredi forze legate a ideologie marxiste desta notevole preoccupazione. Certoil nostro debito pubblico è in larga misura nelle mani di questi non sem-pre affidabili partner, ma sicuramente per il momento non è loro interessemettere a rischio il più grande mercato per le esportazioni delle loromerci. D’altra parte non possiamo escludere che una crescita dei loro mer-cati interni possa rendere le loro economie meno legate al nostro di mer-cato, e ciò ovviamente avrebbe delle ricadute anche politiche; per questoil nostro debito pubblico dipende in qualche misura da questi partner avolte discutibili, ma proprio per questo, stabilita con chiarezza la supre-mazia militare, noi non possiamo esimerci dal competere con questi paesisul piano della crescita economica, usando per ciò, proprio del debitopubblico che la supremazia militare ci garantisce. Possiamo mantenerebasso il costo del denaro per finanziare la crescita, abbiamo stanziato cen-tinaia di miliardi di dollari per salvare il sistema bancario, abbiamo varatointerventi diretti per il sostegno all’industria dell’auto, possiamo conti-nuare su questa strada, ma ci vuole unità e spirito nazionale, perché la

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battaglia da condurre è la battaglia di tutti.- -Grazie senatore Hays, per me è tutto chiaro, ho concluso.--Grazie avvocato Zimmermann, Procuratore Bradstreet a lei la parola.-Grazie Presidente. Senatore Hays, seguo da tempo la sua prestigiosa car-riera politica, e sinceramente non ho mai compreso con chiarezza, comel’ideale che ispira le sue parole si pieghi alla realtà che la sua politica so-stiene; spero che avrò oggi l’occasione di chiarire questi miei dubbi, of-frendo al contempo alla Corte elementi di verità a volte scomode. Vengoalla prima e più rilevante delle questioni: senza voler in alcun modo ac-comunare la sua persona all’ignobile personaggio che l’ha preceduta e lacui presenza la difesa ha avuto l’ardire di imporci, non posso fare a menodi rilevare che la ricetta da lei proposta non mi sembra sostanzialmentediversa dai vaneggiamenti che abbiamo già dovuto ascoltare: aumentodell’indebitamento per finanziare la crescita? Mi dica se sbaglio.--Procuratore ammetto che ad una prima impressione ciò possa sembrarevero, ma sono sicuro che lei sa perfettamente riconoscere la differenza trasostegno pubblico alla crescita, e uso del denaro pubblico per ottenere unfacile consenso o peggio per fini personali. E in questo è la differenza,chiara ed evidente, così come è chiara la differenza, tra onestà e disonesta.E immagino che lei non dubiti dell’onestà delle mie parole.--No... non dubito... non ne ho alcuna ragione.--E io sono sicuro che non ne avrà mai.--Di questo sono anch’io sicuro, e infatti in quest’aula la sua persona è pre-sente in qualità di teste e non d’imputato. Anche se lei ci presenta l’ipotesidi un debito pubblico come fonte di finanziamento per la crescita econo-mica, quando invece è noto che il debito pubblico è stato spesso fonte eoccasione di malaffare per una classe politica che anche qui, in America,l’ha utilizzato per lucrare illecitamente: appalti per opere pubbliche inu-tili, pagamento di consulenze, rimborsi spese gonfiati, sono anche da noiuna malattia endemica, una malattia il cui costo grava sui contribuenti.Di questo cosa mi dice?--Non posso che constatare che ciò che dice è assolutamente vero, ma nonè certo questo l’utilizzo del debito pubblico a cui facevo riferimento. Vedeho fatto cenno prima alla necessità di una rivoluzione per rilanciare lacrescita nel nostro paese, e anche a questo mi riferivo: io non credo cheabbiamo bisogno di un’amministrazione che ai suoi vari livelli, federale,statale e addirittura di contea, continui non solo a garantire programmid’assistenza, istruzione, sanità ecc…, ma anche a occuparsi di infrastrut-ture, servizi pubblici, pianicaficazione urbanistica e chi più ne ha più nemetta. Lasciamo che la libera impresa possa cimentarsi in questi ambiti

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di valorizzazione del capitale, e che la legge della domanda e dell’offertaselezioni le reali esigenze della collettività, quelle esigenze che non esi-stono solo come una ideale aspirazione, ma si sostanziano nella concre-tezza di una tariffa. Se permette le faccio un esempio: in un paese del IIImondo l’accesso all’acqua non grava sulla collettività, ma grazie all’azionedi gestori privati, è opportunità per la valorizzazione del capitale; al con-trario nel nostro paese il 96% delle risorse idriche è gestito dal settore pub-blico: le sembra una cosa possibile? Ma le dirò di più, guardi alle nostreesperienze all’estero, in Iraq, in Afghanistan, lì le nostre imprese di sicu-rezza privata, hanno dato prova di grande efficienza, e quindi mi chiedose non sia il caso di aprire in modo significativo questo settore ai privati;perché continuare a pagare un povero poliziotto perché pattugli un ghettodove nessuno lo vuole? Sarebbe forse più felice di operare per una im-presa privata che gli assegna clienti regolarmente paganti e quindi ingrado di apprezzare il suo lavoro; lo stato avrebbe dei costi in meno e ilservizio sarebbe più efficiente. Ciò che dobbiamo assolutamente smetteredi fare è spendere soldi pubblici per presunte pubbliche necessità; questoè un modello di spesa assolutamente improduttivo. Stanziare i soldi pub-blici per garantire la crescita privata, questo è il futuro: sostenere un si-stema bancario in grado di erogare credito alle imprese e al consumo,riaprire il circuito virtuoso della crescita, far crescere il PIL insieme al de-bito pubblico, tener bassi i rendimenti del debito, attraverso una politicamoderatamente inflazionistica, e con un dollaro flessibile cercare di rie-quilibrare la bilancia commerciale. Di questo dovremo discutere senzapregiudizi ideologici.--Comprendo il suo ragionamento ma da esso deriva necessariamente unadomanda: se la politica rinuncia finalmente alla rappresentanza delleparti sociali in conflitto, se rinuncia finalmente alla gestione della pub-blica amministrazione, mi chiedo allora a cosa serve la politica, e mi scusila crudezza, a cosa serve lei?-La brutalità della domanda non scuote il senatore Hays, che anzi apparedivertito.-Capisco il senso della sua domanda Procuratore e ho anche la risposta:la politica serve a dare le regole. Anni di amministrazioni prive di regolee di misura hanno portato il sistema finanziario americano alla crisi di cuiancora subiamo le conseguenze: questo non deve più accadere. Non vo-glio parlare male dei Presidenti che hanno preceduto l’attuale, ma certoessi ci hanno lasciato nella situazione nota a tutti. La politica attraverso ildebito pubblico mette a disposizione le risorse per il sistema bancario equindi per l’economia, ma ha diritto di verificare che tali risorse vengano

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effettivamente usate a tale scopo, ed esercita tale diritto con regole sem-plici e controlli efficaci. A ciò va aggiunto che la capacità di direzione po-litica è la chiave del nostro ruolo internazionale: e qui non posso fare ameno di notare che gli incidenti in politica estera delle passate ammini-strazioni, hanno certo contribuito a rendere più difficile la nostra situa-zione economica. La politica, in quanto espressione della parte più sanadella Nazione, che democraticamente si esprime e seleziona la classe di-rigente, è garanzia interna e internazionale del debito pubblico, e quindiessa ha un ruolo insostituibile; come in ogni famiglia, in cui l’autorevo-lezza, l’onestà e la laboriosità del capofamiglia è garanzia di affidabilitàe solvibilità, così nella Nazione una politica autorevole è la base per la fi-ducia degli investitori. Ma perché essa meriti questo ruolo deve saper ri-trovare coesione e capacità di dialogo, abbandonando partigianerie cherappresentano solo gli umori più retrivi di ceti sociali, incapaci di contri-buire alla crescita nazionale.--Secondo lei quindi la politica del governo dovrebbe essere quella di fa-vorire l’indebitamento dei privati, anche quando essi non offrono garan-zie di solvibilità, come è accaduto nel recente passato con il gonfiarsi dellabolla immobiliare.--No, penso di essere stato frainteso, io parlavo di un indebitamento chefavorisca la crescita, quindi prima di tutto della possibilità di finanziaregli investimenti delle imprese, grandi e piccole, purchè in grado di ri-schiare, di osare, di misurarsi con il mercato, non certo di finanziare bolleimmobiliari speculative; solo in questo quadro di crescita imprenditoriale,l’indebitamento pubblico può essere sostegno a quello privato, anche fa-cilitando l’accesso al consumo.- -Vorrebbe quindi farmi credere che secondo lei crescita e debito pubblicopossono continuare a tenere in piedi una società in cui tutti consumano,in cui tutti si indebitano, in cui tutti accampano diritti, una società in cuiogni immigrato ritiene di poter trovare un posto, ogni individuo pretendeil benessere, e questo avanti così all’infinito? Non faccia oltraggio alla no-stra intelligenza…--Non ho assolutamente inteso dire questo. Ciò che intendevo dire è chela crescita economica garantisce il mantenimento del sistema. Che questosistema poi garantisca il benessere o meno, è argomento d’altra natura;personalmente non è cosa che metto in discussione, almeno se consideroil concetto di benessere in termini relativi. In tal senso il sistema permetteil raggiungimento del benessere nella misura in cui lo si interpreta inmodo conseguente. In altri termini, dato che il sistema si basa sull’im-presa, chi saprà fare impresa avrà benessere, chi non ne sarà capace non

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potrà averne; ma a tutti sarà data la possibilità di tentare, tutti dovrannopoter accedere alle risorse per giocare le loro carte, perché la crescita habisogno di tutti nessuno escluso. Questo è il sistema, non credo spetti allapolitica sottoporlo a critica; fortunatamente è passato in tutto il mondo iltempo in cui la politica ambiva alla critica del reale; quella politica pro-dusse mostri e totalitarismi; oggi la politica è tecnica pragmatica, neces-sariamente abbellita, da un tocco di enfasi retorica, nulla di più.--Quindi se ho ben capito, pur di rilanciare la crescita di imprese e consumidovremo finanziare con il debito ogni velleitaria aspettativa, e magari af-fidare la Nazione ai tassisti pachistani e alle lavanderie cinesi, dovremoadattarci a vedere orde di messicani occupare i nostri posti di lavoro, do-vremo trasformare la nostra ordinata società in una jungla selvaggia, incui ognuno ha diritto a competere, senza alcuna garanzia per chi da sem-pre risiede in questo paese, senza garanzie per chi da generazioni contri-buisce alla crescita economica nazionale, senza rispetto per le elite delpensiero che hanno dato lustro alla nostra cultura; una jungla democraticain cui lo spirito nazionale sarà soppiantato da una volgare marmellataconsumistica e multietnica, e il tutto sotto il controllo di un intreccio trala lobby delle banche e la casta della politica, un potere oligarchico, in unquadro fosco di decadenza che quasi legittima gli atavici timori di uncomplotto di stampo giudaico-massonico, quella società cosmopolita,priva di anima e di identità che forse legittimamente alcune correnti po-litico-culturali paventano, è questo a cui portano i suoi melliflui appellialla coesione e al dialogo?--A queste offensive affermazioni non ho nulla da rispondere.--E io non ho più nulla da chiederle, ho concluso signor Presidente.- La scena si chiude sull’immagine del Procuratore che volta sdegnosa-mente le spalle al teste, mentre questi volge lo sguardo al Presidente,come a chieder conto del trattamento ricevuto. Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Amici telespettatori come avete avuto modo di vedere lo scontro ormaisi fa sempre più acceso, e mi sembra che il Procuratore Bradstreet abbiatrovato nel senatore Hays una vecchia volpe della politica, difficile damettere in difficoltà. Eppure mi sembra che ci sia del buono in ciò chedice Hays, dialogo, coesione, unità del mondo politico, mi sembrano tuttecose buone, e se ho ben capito anche lui è contrario ad aumentare le tassee a spendere i soldi pubblici in sussidi e assistenza. Che ne dici Al, nonsarebbe una buona base per cercare di mettersi tutti d’accordo?--Hai detto bene Dick, Hays è una vecchia volpe, un democratico moderato

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che certo sa come parlare anche a quegli elettori preoccupati per certescelte del Presidente, ma qui non si parla di politica, questo è un processo,qui si tratta di capire se un certo modo di intendere l’economia, rappre-sentato dall’imputato, sia ancora sostenibile o no. Bene il senatore ci diceche si può andare avanti così, qualche correzione, un po’ di rigore, maquello che non ci dice è che continuando di questo passo tra due genera-zioni l’America sarà irriconoscibile, chi sarà a guadagnarci da questo vasodi pandora del finanziamento illimitato? Dubito che sarà l’America mi-gliore, quella del risparmio e della sobrietà, e alla fine in questo gran ri-mescolio di debito e di crescita economica artificiale, chi ci rimetteràsaranno proprio i ceti medi, chi oggi ha delle certezze e domani chissà.--Capisco la tua preoccupazione Al, e allora chiedo al professor Ogden cheidea si è fatto delle cose dette dal senatore Hays, è proprio così rischiosoandare avanti così?--Ma vede signor Brewster, uno scienziato ha il dovere di osare, ma anchel’obbligo di misurare e sottoporre a verifica ogni propria iniziativa: è que-sta l’essenza del metodo sperimentale, fondamento della scienza mo-derna. Ora io mi chiedo, cos’è questa crisi se non una grande occasionedi sperimentazione? Non intervengo nel merito delle varie ipotesi econo-miche e politiche, ma quello che pongo è un problema di metodo. Ab-biamo la necessità di sperimentare, e la sperimentazione rigorosa, nonprevede alcun pregiudizio. Perché non immaginare di trovare un ambitosperimentale neutro le cui condizioni permettano la verifica di una o piùopzioni. Un laboratorio sociale, di questo ci sarebbe bisogno, non di solodibattito, ma di fatti concreti, misurabili e verificabili, poi a conclusione,i dati oggettivi che potrebbero costituire la base comune da cui partire.--Beh professore abbiamo bombardato Bikini per fare un test nucleare, maprima l’abbiamo evacuata, fare esperimenti con la gente dentro è un po’più complicato.--Che dice dell’obbiezione del nostro Allan Friedkin, certo non stiamo par-lando di test nucleari, ma comunque di scelte che hanno conseguenzesulla vita delle persone.--Ho l’impressione che il signor Friedkin tenda a mal interpretare le coseche dico. Comunque non intendevo nulla di così distruttivo ovviamente.Dopo tutto stiamo parlando di debito pubblico e della sua sostenibilità,un problema che non è solo nostro; io dico per esempio, guardiamo al-l’Europa, magari proprio all’Italia, dove mi sembra che il fenomeno siapiù accentuato. L’ideale sarebbe avere delle persone fidate sul posto, tec-nici autorevoli, persone competenti, non coinvolte nelle diatribe della po-

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litica, ma comunque in grado di fare scelte importanti, magari di avereruoli di governo, se potessimo affidargli una sperimentazione precisa, peresempio che so’, abbattere il debito pubblico. Dovrebbero avere mano li-bera, godere del sostegno dei media e dell’apparato statale, lasciamoli la-vorare e poi vediamo i risultati; si tratta di sperimentare una cura e capirese funziona, nulla di più, può andare bene, può andare male, ma noi cosaci rimettiamo?--Beh la sua ipotesi è interessante, certo c’è un problema di ingerenza negliaffari interni di un paese amico…--Oh no Dick questa volta sono veramente d’accordo con il professorOgden, l’ipotesi è sensata, anzi a quanto ho capito è proprio ciò che gliitaliani stanno facendo, e penso che quando si tratta di innovazioni poli-tiche quel paese è sempre all’avanguardia: hanno inventato il fascismoche è durato vent’anni, il sistema democratico a partito di governo unicoper altri 40, poi c’è stato quel divertente esempio di genialità italiana cheè stato il cavalier Berlusconi, e anche lui incredibilmente è durato quasialtri 20, e adesso mi sembra che abbiano una cosa chiamata “governo tec-nico”, più o meno quello di cui parlava il professore, e pensa che nonhanno nemmeno fatto la fatica di eleggerlo. Penso che sarà interessantevedere come va a finire lì da loro, a quel che mi dicono amici esperti dicose italiane, tutte le persone più autorevoli sono convinte che la cura stafunzionando, nessuno sa come stia il malato, ma sembra che la cura siagiusta. Per il momento il debito non cala, ma sicuramente lo stanno pa-gando fino all’ultimo centesimo; a dirla tutta sembra che questi tecnicistiano li apposta per garantire che il debito sia pagato, e che chi ha inve-stito non ci rimetta dei soldi.- -Bene amici, ma in attesa di sapere come andranno le cose nella bella elontana Italia, sentiamo cosa hanno da dirci i nostri sponsor e poi ci rive-diamo tra pochi minuti.-Brooklin, New York, una vecchia casa nel quartiere italiano.Un uomo sulla cinquantina guarda con aria annoiata la TV, vicino a lui ilvecchio padre sulla sedia a rotelle.-Va beh papà, io di questa storia solo una cosa ho capito, che il tuo vecchiocompaesano ci ha fatto fare una bella figura di merda a noi italiani.--E perché mai? Gliele ha cantate no? E poi Ciccio è uno co’ le palle, l’haivisto dov’è arrivato? Quello da ragazzino ci aveva più toppe al culo chepidocchi in testa.--Ciccio chi?--Ciccio, Francesco al paese nostro si dice Ciccio, Ciccio Varricchio, me lo

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ricordo ch’era nu guaggliuncell sveglio, ma la fame se la capava.--E va’bbe’, questo al tuo paese, ma qui in America le cose sono diverse, enoi con queste pagliacciate non ci facciamo una bella figura.--Ma a te ch’te ne’mpuort, tu in America ci sei nato, ormai sei americano,foss’io a parlare che m’arricuord ancora da puzza do ciuccio che dormivain casa.--Papà ma davvero dormivi col somaro?--E che no? E non c’era neanche la crisi, solo la fame c’era, la fame e i pi-docchi, la crisi è una cosa moderna, ai tempi miei, ma che parlavi di crisi?- -Eh papà tu la fai leggera ma la crisi c’è, lo sai quanto ci ho rimesso con icali in borsa?--E vva be’, vorrà dire che quando ti puzzerai dalla fame emigrerai in Cina,pare che lì i soldi si fanno a palate. E poi i cinesi sono brave persone, edu-cate e rispettose, solo tengono ‘na cucina ch’è na fetenzia.--Va’bbe’ papà co’ te non si può parlare.--Tonì, ma de che vuo’ parlà, d’a crisi? E che problema c’è, basta guardaredalla parte giusta no? E invece voi guardate tutti sopra, sempre guardarechi ve sta ‘ngopp, sempre c’a paura che coccheruno ve caghi ‘ncape. Guar-date a chi sta sotto, sotto di noi ci stanno i negri, sotto i negri ci stanno iportoricani, sotto i portoricani i messicani, fino a che tieni qualcuno sotto,di che ti preoccupi? A merd tant scenne sempr abbascie.-Suona un citofono, il figlio risponde.-Ok cara adesso scendo. Va be’ papà io vado, Liza mi aspetta giù conl’auto, ci vediamo domenica prossima.--Buonanotte Tonì.- Studio di Wolf TV Dick Brewster-Amici telespettatori siamo di nuovo con voi, io, l’amico Allan Friedkin eil professor Michael Ogden, l’uomo nei cui laboratori si prepara il nostrofuturo, insieme per seguire il prossimo testimone, un uomo il cui puntodi vista è quello della gente comune, perché dopo aver sentito imprendi-tori, banchieri e politici, è tempo che parli anche la controparte, il sinda-cato. So che in molti hanno accusato la nostra rete di ostilità verso ilmondo sindacale, ma noi rispondiamo alle accuse con il nostro lavoro,equilibrato, obbiettivo e soprattutto sempre alla ricerca della verità, daqualunque parte provenga. Per cui andiamo in aula e sentiamo cosa hada dirci il sindacato.-Ancora una volta la scena si apre sul Presidente impegnato in una repri-menda, ma questa volta è il Procuratore Bradstreet a fronteggiare impas-

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sibile il volto severo che chino verso di lui parla a bassa voce; ma nessunagitare di dita e nessun tono minaccioso, che l’età e l’autorevolezza delProcuratore non tollererebbero. Poi l’inquadratura si sposta sull’ingressodell’aula, dove appare un personaggio tarchiato, gessato chiaro su unacamicia di un azzurro splendente, senza cravatta ma con una vistosa ca-tena d’oro; la carnagione olivastra tradisce l’origine latina, una rada bar-betta incornicia il viso, i ray-ban a specchio nascondono lo sguardo,l’uomo avanza guardandosi intorno con aria circospetta; quando si siede,il sorriso ammiccante che rivolge al Presidente, mostra un dente d’oro. IlPresidente lo guarda con aria perplessa, poi scuote la testa e finalmentesi atteggia alla solita espressione neutra e imperturbabile.-Lei è Josè Romualdo Ibanez, di anni 48 residente a Monterey California?--Si, sono io.--Giuri di dire la verità, dica lo giuro.--Lo giuro.--Allora procediamo, a lei avvocato Zimmerman.--Grazie signor Presidente, signor Ibanez vuole dirci qual’è la sua attività?--Sono il presidente e il fondatore del FWU, il Free Worker Union, un li-bero sindacato con migliaia di iscriti in California e in altri stati dell’ovest.--Bene signor Ibanez, per iniziare vuole fornirci un quadro sommario dellasua attività come sindacalista, come è iniziata, da quanto tempo la svolge,quali sono gli obbiettivi che l’organizzazione da lei diretta persegue?--Certamente, posso dire tutto e parlare con il cuore in mano, sincero eonesto come davanti al prete. Sono venuto su al nord dal mio paese piùdi dieci anni fa, ho passato il confine con tutti i documenti a posto e hocominciato a lavorare con un regolare contratto semestrale nel settoreedile; questo per i primi due anni. Sono stati anni difficili, l’America è ungrande paese, ma all’inizio è stata dura. Comunque non mi lamento, hofatto il mio dovere, ma mentre passavo da un cantiere all’altro mi guar-davo intorno e quel che vedevo non mi convinceva; e così ho cominciatoa pensare.--Che cosa in particolare non la convinceva signor Ibanez?--Non vorrei essere frainteso, non voglio parlar male del paese che mi haaccolto, ma le cose non sono uguali per tutti, e non parlo di ricchi e poveri,che quella è una cosa normale, è così che va il mondo ed è così che deveandare. No, quando dico che le cose non sono uguali per tutti, parlo dicome vanno le cose sui posti di lavoro, dove c’è chi se la prende comodae alla fine della settimana ha la paga garantita e quelli che invece devonosaltare da un posto all’altro per rimediare la giornata. Eppure siamo tuttilavoratori.-

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-Lei sta facendo riferimento alla diversità di trattamento e condizione tralavoratori tutelati da contratti e sindacati nella grande industria e nel set-tore pubblico, e il gran numero di lavoratori precari e meno tutelati al difuori di questi settori?--Io penso che i lavoratori dovrebbero essere tutti uguali, poi però quelloche vedo è che chi è iscritto al sindacato prende i posti migliori e ha buonepaghe, chi invece non è iscritto al sindacato, prende i posti peggiori e lopagano una miseria. E allora io dico tra me e me, bella cosa questo sinda-cato, è utile, tutti dovremmo avere un sindacato, un sindacato che ci faavere un buon lavoro e buone paghe, e allora mi metto a cercare un sin-dacato, un sindacato che vada bene per quelli come me, quelli che nonlavorano alla Ford, che non prendono i soldi da un’agenzia governativa,quelli che passano da un cantiere all’altro, e che se serve possono ancheandare a pulire i cessi. Ma non è facile trovare un sindacato per quellicosì; una sera in un bar un amico mi ha presentato un tale che dice che fail sindacalista, e allora io gli dico che voglio iscrivermi, e allora quello mifa “Ok, dov’è che lavori?”, dico “Come dove lavoro? Sono disoccupato.E per questo che volevo iscrivermi al sindacato.” E quello allora miguarda strano e mi dice che se non ho una busta paga, non posso nem-meno pagare la quota e quindi come faccio a iscrivermi. E allora ho capitoche quello era un sindacato per quelli che il lavoro già ce l’hanno; e alloraho chiesto in giro, se c’era un sindacato per quelli che il lavoro ancora nonce l’hanno, e nemmeno i soldi per la quota, e alla fine un amico mi diceche lui ha il posto che fa per me, un sindacato per quelli che il lavoro nonce l’hanno e neanche i soldi per la quota. Era vero, era proprio un sinda-cato di tutti quelli senza lavoro; ci andavo una volta a settimana, parla-vamo e c’era lì il capo del sindacato che ci diceva a tutti che il lavoro è undiritto e che ce lo dovevano dare, poi facemmo anche una dimostrazionecoi cartelli e tutto: c’era scritto che volevamo il lavoro. Beh un giorno allafine ho trovato un lavoro, un buon lavoro, vado al sindacato tutto con-tento e dico “Ehi ragazzi, io so’ dov’è il lavoro, ce n’è anche per voi.” Behnon ti arriva il capo del sindacato, con una faccia ingrugnata e cominciaa dirmi che c’è lo sciopero e che in quel cantiere non si può lavorare, poimi chiede di quanto mi pagano, di quante ore devo lavorare, e poi l’assi-stenza sanitaria, e poi non so cos’altro e alla fine se ne esce che un lavorosimile è inaccettabile, e che se lavoro per quella paga sono un traditore eun venduto e non so cos’altro. L’ho piantato lì e sono andato a lavorare,e con me sono venuti altri cinque amici. E allora ho capito che c’era il sin-dacato di quelli che il lavoro già ce l’hanno, poi c’era il sindacato di quelliche il lavoro non ce l’hanno, ma quello che mi serviva a me, era il sinda-

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cato per quelli che il lavoro lo vogliono. E dato che non c’era l’ho fattoio.- -Cioè vuol dire che lei ha fondato un sindacato?--Beh all’inizio non lo sapevo, ma poi è andata proprio così. E’ stato il bossdel cantiere dove lavoravo a farmi venire l’idea, mi dice “Josè tu sei unragazzo in gamba, e anche i ragazzi che mi hai portato sono in gamba,ma a quei piantagrane del sindacato voi non piacete, e io non vogliorogne, per cui se la storia non si risolve in fretta, domani puoi anche ri-manertene a casa.”. Ci sono rimasto male, ma ci ho pensato su e alla finedella giornata sono andato dal boss: “Senti boss, io non ho nulla contro ilsindacato, se per lavorare bisogna essere iscritti al sindacato ok, ma il sin-dacato che fa per me è il sindacato di quelli che vogliono lavorare, ma unsindacato così non l’ho ancora trovato, e allora dico come si fa a fare unsindacato?”, lui mi guarda dritto negli occhi e mi fa “Sei proprio un ra-gazzo in gamba Josè, se ne può parlare, anzi ho qualche amico che po-trebbe essere interessato a questa storia.”. All’inizio non è che avessi benchiaro come funzionava, ma c’è chi mi ha dato una mano, ho capito chein un paese democratico, chi lavora e chi da lavoro devono tutti rispettaredelle regole, a questo serve un sindacato, a fare le regole, poi i lavoratorile rispettano, e tutto fila liscio.--Mi scusi un chiarimento, lei dice che qualcuno le ha dato una mano, in-tende forse dire che il suo sindacato è nato con il sostegno economico delmondo datoriale.?--Assolutamente no, l’unico aiuto è stato per qualche contatto in banca,ma noi soldi ai padroni non ne chiediamo, noi i soldi li prendiamo solodai lavoratori; all’inizio per aprire un ufficio e attaccare il telefono, mapoi null’altro, e se gli chiedevamo subito i soldi a quelli il sindacato nonconveniva più. No, il sindacato lo pagano i lavoratori, così stanno tran-quilli che i padroni li fanno lavorare. Adesso abbiamo decine di migliaiadi iscritti in California e altri stati dell’ovest, ognuno paga la sua quota, ilsindacato trova il lavoro, stabilisce le regole, e se qualcuno non le rispettalo sbattiamo fuori. Abbiamo anche un motto, sta scritto proprio sul mo-dulo d’iscrizione, in inglese e in spagnolo così lo capiscono tutti: “Il lavororende liberi”. Bello no?- -Immagino che all’inizio non sarà stato facile far conoscere la sua orga-nizzazione ai lavoratori, e penso che gli altri sindacati non si siano trovatid’accordo con la vostra linea. Avete avuto problemi?--Noo, non abbiamo avuto problemi a farci conoscere, siamo tutti paesani,la voce gira, un amico porta l’altro, e poi un sindacato che parla spagnoloancora non c’era. Quanto agli altri sindacati non è un problema, l’America

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è un paese libero, e tutti hanno diritto a costruire libere associazioni; e poichi paga le quote ha diritto alla protezione quando va a lavorare, e il sin-dacato ha una voce in bilancio proprio per garantire la protezione. Fortu-natamente in questo paese ognuno ha diritto di difendersi. All’inizioquelli degli altri sindacati ci chiamavano pezzenti, venduti, crumiri, manoi non ci offendiamo, siamo qui per lavorare non per discutere, e il no-stro lavoro e metterci al tavolo con qualcuno che ha del lavoro da fare,garantirgli la manodopera, mettersi d’accordo sul prezzo. Facciamo se-riamente il nostro lavoro e i nostri clienti non si sono mai lamentati, que-sto è un buon sindacato.--Immagino che organizzerete anche delle vertenze, lancerete delle riven-dicazioni, difenderete i diritti dei lavoratori.--No, questa roba no, e allora che ci sta a fare il sindacato? Ve lo immagi-nate un cantiere o una fabbrica in cui il primo che si sveglia con la luna ditraverso si mette a lanciare una rivendicazione? Così non si lavora, e allafine se non si lavora si chiude, e se si chiude si rimane tutti a spasso. Noo,non è questo il modo, se qualcuno ha un problema ne parla con il sinda-cato, il sindacato ne parla con il boss, e si cerca di aggiustare le cose, sicerca una soluzione, poi se la soluzione si trova vuol dire che c’è, se nonsi trova vuol dire che non c’è. E se la soluzione non c’è, che vuoi rivendi-care?--Beh immagino che allora difenderete i lavoratori in caso di licenzia-mento.--Ma dove ci siamo noi i licenziamenti non si fanno, e per questo che il no-stro sindacato funziona: quando un’impresa ha un problema, che bisognoha di licenziare, ne parla con il sindacato e ci si mette d’accordo; c’è da ri-durre un po’ il salario? E si riduce. Non si possono pagare gli straordinari?E non si pagano. C’è da stare a casa per tre mesi senza stipendio? E si staa casa. Così si garantisce il posto di lavoro. Poi se proprio proprio si develicenziare perché non c’è lavoro, allora vuol dire che non c’è nulla da fare,inutile perdere tempo, è meglio che te ne cerchi un altro, paga la quota alsindacato e vedrai che qualcosa scappa fuori. Poi questa cosa di rimanereattaccati sempre allo stesso lavoro io neanche la capisco; e nella vita sideve pure cambiare, se non cambi è una noia. Con il nostro sindacato illavoro lo puoi cambiare pure tutte le settimana, una settimana ti man-diamo da una parte, poi per un mese da un’altra, paga la quota e stai tran-quillo che al tuo lavoro ci pensiamo noi. Ma non ci piantare grane, perchéil sindacato è una cosa seria, niente teste calde e sobillatori.--Immagino che comunque le vostre scelte siano discusse con i lavoratori,farete delle votazioni sugli accordi.-

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-E’ certo che le facciamo le votazioni, siamo un sindacato democraticonoi; quando firmiamo un accordo, chiamiamo tutti i lavoratori a votare,poi chi è d’accordo lavora e chi non è d’accordo se ne può pure andare,noi mica obblighiamo nessuno.--Beh, mi sembra che il suo sindacato sia un po’ diverso da quelli classici,penso per esempio al sindacato dei lavoratori del settore automobilistico.--Noo, una volta forse, adesso siamo tutti nella stessa barca. L’ho visto ilcontratto dell’auto, un buon contratto, si poteva fare di meglio, ma tuttosommato un buon lavoro. Prima di tutto un aumento dei ritmi perché sideve lavorare, mica è una vacanza; e poi l’eguaglianza, che significa que-sta storia degli avanzamenti di livello, siamo tutti uguali e quindi si ri-mane tutti allo stesso livello; e poi i contratti diversificati a parità dimansioni e anzianità, perché è vero che siamo tutti eguali, ma un po’ diflessibilità ci vuole, è anche uno stimolo, è una fabbrica mica una caserma;niente aumenti salariali, un gruzzoletto da mettere in saccoccia alla firmadel contratto, tanto per capire chi sono i fessi e chi sono i furbi, e poi se lecose vanno bene si vedrà; hanno fatto un bel risparmio sui fondi per lasanità e la pensione, che uno non è che può star sempre a pensare ad am-malarsi, così si tira la mala sorte, poi la pensione che ci pensi a fare, oggici stai, domani che ne sai, mica hai fatto un patto con Nostro Signore?L’unica cosa che non m’ha convinto è questa cosa di assumere 15.000 ope-rai a mezza paga nei prossimi anni; così si rompe la solidarietà tra lavo-ratori. E non è mica una cosa bella che tu prendi 20 dollari, e un poverodisgraziato che lavora come te a malapena ne prende dieci: il sindacato lìsi doveva imporre, mezza paga per tutti, che figura ci facciamo davantiai padroni, loro si sacrificano per assumere 15.000 poveri disgraziati, e tunon vuoi cacciare neanche un centesimo. No, questa cosa non m’è pia-ciuta. Comunque, a parte questo, un buon contratto, perché se vuoi lavo-rare devi capire come va il mondo; certo che se il sindacato dell’autolavora così bene, quello è un settore in cui noi non entriamo.--Mi scusi ma se ho ben capito lei ritiene inutili gli stanziamenti per la sa-nità e le pensioni da parte delle imprese; crede forse che se ne debba farcarico lo stato attraverso la fiscalità?--Ma se posso dire quello che penso, io penso che lo stato dovrebbe tenersifuori da queste faccende; io non ho mai chiesto niente allo stato, e mi pia-cerebbe che lo stato non chiedesse niente a me. Ma non parlo solo di me,parlo anche a nome delle migliaia di lavoratori del nostro sindacato a cuilo stato rende la vita difficile. I datori di lavoro devono fare i contratti perdimostrare al fisco che hanno delle spese, così un povero disgraziato chefa la sua giornata, si trova a dover pagare le tasse allo stato, invece di

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prendersi i suoi quattro soldi senza dover rendere conto a nessuno, e que-sto perché? Per mantenere uno psicologo liberal, pagato da un’agenziadel governo, che se perdi il lavoro e sei depresso, ti inserisce in un pro-gramma di sostegno, così una volta a settimana puoi riunirti insieme aun altro gruppo di sfigati e piangerti addosso. Se non ci fossero le tasse,i lavoratori potrebbero versare quote maggiori per il sindacato, e noi siche li faremmo fruttare i loro soldi, i modi non mancano.- -Beh i fondi pensione dei lavoratori gestiti dai sindacati abitualmente sonoben investiti.--Si titoli, azioni, ma non è che parlavo di queste cose, no, io parlavo d’al-tro, ma sono idee così, nulla di ancora commesso. Comunque su questastoria delle pensioni io ho le mie idee.--Ci dica.--Il fatto è che la vecchiaia è brutta per chi non può campare di rendita, el’unica cosa che ha, è il tempo che gli è dato da campare e i figli che hamesso al mondo. Mio nonno buonanima ai suoi tempi, aveva nove figli,dai sette anni in su tutti a lavorare in campagna, braccianti, perché di terranon ne aveva, quasi una piccola impresa, e lui poteva invecchiare tran-quillo. Adesso viene lo stato e ti porta i figli a scuola, in mezzo a unamassa di delinquenti drogati, dove imparano solo a non portare rispettoalla famiglia, così quando sei vecchio stai solo e abbandonato. Un poverodisgraziato una volta almeno ci aveva i figli, oggi che gli rimane, solo iltempo che ha da campare, ma il tempo di un povero disgraziato valepoco, giusto quello che gli serve per campare fino al giorno dopo, cosìpuò tornare a lavorare e aver di che campare un altro giorno ancora, ecosì fino a quando hai la forza di lavorare. Non è che puoi pretendere cheoltre a pagarti un’ora di lavoro, il principale ti paghi pure tutte le ore chenon puoi lavorare quando sei vecchio; se non ti vogliono mantenere i tuoifigli, perchè dovrebbero farlo i padroni? E allora uno si guarda in giro esi chiede “ma una rendita come faccio a farmela?”; titoli, azioni, ma chene capisce un povero disgraziato di queste cose, tutte cose complicate,difficili... ma questi come fanno a far crescere i soldi? Al sindacato qualcheproposta di questi fondi di investimenti, c’era pure arrivata, ma io nonmi fidavo, investimento di che? Questi parlavano, parlavano, ma io nonli capivo e loro si tenevano sul vago. Poi due anni fa, ero tornato al miopaese a trovare i parenti, e lì ho capito tutto, le cose sono semplici, è sem-pre una questione di sindacati: lì il sindacato non funziona come da noi,lo stato non si impiccia, i contratti non si fanno, le tasse non si pagano etutto funziona più liberamente. Lì per esempio si può lavorare pure den-tro la discarica, basta che paghi la quota al sindacato locale, non devi es-

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sere maggiorenne, pure i ragazzini possono lavorare, non c’è un orario,puoi lavorare pure tutto il giorno, e magari anche la notte, anzi c’è genteche per stare più comoda dentro la discarica ci si è fatta la casa; e dentrouna discarica è pieno di roba buona, un lavoro ecologico, una cosa di ri-ciclaggio, metalli, plastica, tutta roba a disposizione, te la raccogli, te lasmonti, poi la vendi e campi come puoi. Ma la cosa bella è che tutta questaroba chi te la compra non è un altro disgraziato come te, che oggi puòcomprare e domani chissà, ma una società seria che paga e compra sem-pre, e che è collegata con un’altra società ancora più seria, sapete megliodi me come funzionano queste cose, e alla fine di tutto cosa c’era? Proprioquel fondo di investimento che non voleva dirmi effettivamente i nostrisoldi come li avrebbero fatti fruttare: e che ti vergogni dico io? Così va ilmondo che ci vuoi fare. E che io mi vergogno di prendere la percentualesui rendimenti dell’investimento? Sono io che ho la responsabilità! E chequalcuno mi può dire qualcosa? E poi gli avvocati che ci stanno a fare?--Ci è chiaro signor Ibanez, ci è chiaro. Quindi se ho ben capito il suo sin-dacato non solo si preoccupa che i suoi iscritti abbiano sempre da lavo-rare, ma si preoccupa anche di garantire loro una pensione, un vero eproprio sindacato. Ora che la Corte ha avuto modo di verificare la sua in-discutibile sensibilità e attenzione per le condizioni di vita dei lavoratori,vorrei venire al tema specifico di questo procedimento e farle una precisadomanda: lei crede che il sistema così come è, libero e senza regole vadabene oppure crede che lo stato potrebbe in qualche modo intervenire permigliorarlo, per correggere eventuali errori o squilibri. Mi dica libera-mente ciò che pensa.--Io allo stato come ho già detto non ho niente da dire, ma se volete che vidica quello che per me non funziona, io ve lo dico chiaro e tondo, e sequalcuno si offende mi dispiace, ma io sono uno che parla chiaro.--Se sarà rispettoso della Corte potrà dire ciò che vuole.--Rispettosissimo con la Corte, ma con le banche da un po’ di tempo a que-sta parte non si va più avanti. E con questa storia della crisi non si campapiù; se le banche non fanno girare i soldi qui non si lavora più. Uno chelavora tutto il giorno per due soldi, se si presenta in banca e chiede unprestito per un auto, il televisore nuovo, o magari una vacanza, deve tro-vare qualcuno che gli permette di indebitarsi, e se no come si fa? Non èsolo che l’economia non gira, ma è che si cominciano anche a prenderedelle brutte abitudini. Ma provate a immaginare se domani tutti quelliche vanno a lavorare per pagare i debiti, smettono di indebitarsi, che puòsuccedere? Io i lavoratori li conosco, quando stanno indebitati, lavoranoe zitti non è che piantano grane; di un uomo indebitato ci si può fidare,

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un uomo indebitato si sveglia la mattina e comincia a correre, e non lasmette più fino alla sera. I debiti fanno aumentare la produttività; ve lodico io che in mezzo a queste cose ci campo, quello che ha il mutuo dapagare, si è fatto l’auto nuova, ci ha la moglie con le manie di grandezzae i figli che vogliono fare la bella vita, quello è il lavoratore ideale, quelloche c’è da fare fà, non ti dice mai di no, quello che gli dai si prende; guar-date invece quello che non si indebita, che spende poco e fa il passo conla sua gamba, non vi fidate di lui, quello è il tipo che prima o poi ti piantauna grana. Con i debiti la gente è più affidabile; prima le cose andavanobene, ognuno aveva le sue buone carte di credito, la gente si indebitava,così doveva lavorare di più, e se si lavora di più l’economia cresce, cre-scono i consumi e nessuno rompe le scatole. E’ arrivata la crisi e nessunosi fida più, fare debiti è diventato complicato, ma guardate che se conti-nuiamo così, le cose si mettono male: se la gente capisce che si può cam-pare spendendo poco e lavorando di meno, qui va tutto a puttane, conrispetto parlando.- -Quindi se ho ben capito lei sarebbe favorevole ad un intervento dellostato per indurre le banche a favorire la circolazione di liquidità, anche acosto di far crescere il debito pubblico e di rischi inflazionistici.--Queste sono cose complesse, io non me ne intendo, ma una cosa l’ho ca-pita: nella vita si deve lavorare e produrre; poi si deve pure consumare,perché qualche sfizio te lo devi pure levare; poi alla fine si crepa e chi s’èvisto s’è visto. Questa è la vita, produci, consuma e crepa, che altro vuoifare?--Grazie signor Ibanez, per me è tutto signor Presidente.--Grazie avvocato Zimmerman, il teste è suo procuratore Bradstreet.Il Procuratore Bradstreet, che durante l’interrogatorio della difesa haesplicitamente mostrato il suo disinteresse continuando a consultare lesue carte, si rivolge al teste senza nemmeno alzarsi in piedi, con unaespressione stanca e infastidita.-Signor Ibanez, abbiamo compreso che le sue conoscenze sulle dinamichedell’economia sono alquanto limitate; d’altra parte non è certo sua l’ini-ziativa di essere presente in quest’aula, a parlare dei problemi di una Na-zione che non è la sua, e da cui lei cerca di trarre solo i propri profitti.Comunque dato che le sue opinioni sono state messe a verbale, sarà benefare alcune puntualizzazioni. Per esempio lei parla tranquillamente dipermettere a chiunque, anche a soggetti economicamente a rischio, di in-debitarsi; non so se si è reso conto che tutto ciò è stata la causa della nostracrisi e non certo la soluzione, visto che proprio l’indebitamento dei privati,ha messo a rischio il sistema bancario e obbligato lo stato ad intervenire,

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con un conseguente aumento del debito pubblico. Ovviamente è il debitopubblico di uno stato di cui lei non si sente parte, ma spero si renderàconto che per i veri Americani la sua soluzione sarebbe una catastrofe. Sene rende conto?- -Signor Procuratore, perchè mi dice che non sono un vero Americano?Faccio di tutto per essere un vero Americano, forse ancora non mi riesce,ma stia sicuro signor Procuratore che ce la farò, io e quelli come me, esiamo tanti, alla fine saremo tutti veri Americani, proprio come lei. Co-munque per rispondere alla sua domanda, è vero io di economia ne capi-sco poco, ma guardo i fatti miei e cerco di capire come va il mondo; eallora mi dico, ma come è possibile che il fondo in cui ho messo i soldidel mio sindacato, vada a investire in una discarica al mio paese? E perchèlì i soldi fruttano. E allora io dico, perchè nessuno viene qui a investire inquesto grande paese? I cinesi non aprono mica le fabbriche qui, siamo noiche apriamo le fabbriche da loro: e ci credo, qui fare lavoro è una cosacomplicata, ma se le cose fossero più semplici, allora tutti investirebberoqui, e allora i soldi girerebbero e problemi non ce ne sarebbero, quandoc’è il lavoro e l’economia cresce, tutti ti fanno credito. E allora io ve lodico: bisogna cambiare il modo di fare sindacato, fare delle nuove regoleper lavorare. Guardate in Cina, che quelli sono pure comunisti: lì si lavorae zitti. Poi pure il debito pubblico, se si deve pagare si paga.--Signor Ibanez non pretendo che chi proviene da un paese atavicamentearretrato sia in grado di comprendere i valori fondamentali della nostracomunità nazionale, ma spero che si renderà conto che i cittadini e i lavo-ratori americani, che hanno costruito con fatica il loro standard di vita,non accetteranno mai di vederlo insidiato da gente come lei e quelli chelei rappresenta, che hanno modelli di riferimento come la Cina. E allorale faccio un ultima domanda: dato che avete tutta questa intraprendenza,questa voglia di lavorare, che sapete anche accontentarvi di poco, perchèdiavolo non ve ne rimanete al vostro paese, a cercare di fare quello chenoi abbiamo fatto nel nostro, invece di venire qui a rubare lavoro e a di-struggere il nostro stile di vita?--Non se la prenda signor Procuratore, che colpa ne abbiamo noi, mical’abbiamo inventata noi questa storia della globalizzazione. Noi ce ne sta-vamo al nostro paese, eravamo poveri ma nessuno aveva grilli per la testa.Non c’era la televisione, non c’erano i computer, non c’erano i telefonini,e chi si sognava di prendere un aereoplano; poi arrivate voi che siete civili,ci portate l’economia avanzata, una quantità di cose che se non ce l’hai, tisenti un pezzente, e ci fate vedere un mondo in cui tutti se la spassano. Eche pretendete? Comunque non vi preoccupate, che se le cose vanno così,

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tra un po’ qui non viene più nessuno; qui tra un po’ tutto il mondo èpaese, perchè a me questa cosa della globalizzazione mi sembra una bellacosa, un paese povero diventa un po’ meno povero, un paese ricco di-venta un po’ meno ricco, i fessi e i furbi stanno da ogni parte e da ogniparte ci staranno i ricchi che prendono tutto e i poveri che se la prendononel solito posto. Pensa un po’ che bella armonia.--Signor Presidente ho concluso, ne ho abbastanza di questa pagliacciata.--Procuratore la invito ad esprimersi in modo più rispettoso.--Signor Presidente mi scuso, ma temo che l’avvocato Zimmerman vogliatrasformare questo procedimento in una commedia.--Signor Presidente mi oppongo, le dichiarazioni del Procuratore Brad-street sono lesive dei diritti della difesa.--Adesso basta, richiamo le parti a mantenere un atteggiamento consonoalla dignità di quest’aula. Gli occhi della Nazione sono su di noi.-Wolf TV, Dick Brewster-Amici telespettatori stiamo assistendo ad un dibattito al calor bianco,ormai lo scontro tra Zimmerman e Bradstreet è all’ordine del giorno, maquesto è solo un aspetto del problema perchè dietro le dispute verbali cisono i problemi veri e reali, portati all’attenzione dei telespettatori daiprotagonisti in carne ossa, come questo signor Ibanez, che con il suo sin-dacato certo viene incontro alle esigenze di un impresa moderna, impe-gnata nella dura competizione internazionale, ma che suscita anchequalche perplessità. Professor Ogden, cosa le viene in mente sentendoquesta testimonianza così autentica e contraddittoria?--Diciamo che non sono stupito signor Brewster. E’ evidente che un orga-nismo complesso come la nostra società non può che scontare qualchecontraddizione; vede, da un punto di vista scientifico, ogni fenomeno, siaesso di natura fisica, biologica o sociale, non può essere valutato assu-mendo il punto di vista di una delle parzialità che concorrono al suo pro-dursi, ma verificando la risultante dell’interazione tra tutte le parti. Chisi sofferma a misurare la rilevanza dell’agire di una minuscola formica odi una semplice ape? Eppure tutti guardiamo con stupore all’affascinantee rigida articolazione delle funzioni all’interno di un alveare o di un for-micaio; ad un livello ancor più alto, guardiamo con commosso stupore aquel meraviglioso meccanismo che ha permesso all’evoluzione biologicadi toccare il suo apice nella specie umana a cui apparteniamo, ma chispende una lacrima sulla sorte dell’estinto bradipo gigante che abitò que-sto stesso continente molto prima di noi; e in ultima analisi, tutto il cosmonon si fonda sul principio generale della conservazione dell’energia? E

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allora io penso a questo semplice e un po’ primitivo signor Ibanez, e colgoin lui l’uomo elementare, ancora vincolato alle leggi fondamentali che cilegano all’universo, quell’umiltà, tipica dei popoli primitivi, che permettela serena accettazione della propria condizione, come parte di un ordinepiù grande. Guardate con quale placida accettazione egli risolve il temadel conflitto sociale: ricchi e poveri ci sono sempre stati e sempre ci sa-ranno, verità questa sperimentalmente verificabile in ogni società com-plessa e in ogni epoca storica, quindi a partire da questa indiscutibileverità scientifica, egli appronta lo strumento tecnico, il suo sindacato, chepermette alla semplice conoscenza teorica, di inverarsi in una prassi fun-zionale all’interazione di tutte le parti, affinchè la risultante sia la perpe-tuazione dell’organismo. Ecco è di fronte a uomini come questo signorIbanez, io non posso che pensare che il fenomeno migratorio sia ungrande contributo alla crescita del sistema nel suo complesso; dubito in-fatti che un uomo della nostra cultura sarebbe mai stato in grado di ren-dere con tale semplicità, l’apparente complessità in cui viviamo.--Certo, questa prospettiva è sicuramente molto interessante. E tu Al, chemi dici di questo signor Ibanez?--Fuori dai denti Dick, quello che vedo io è solo un furbastro che si arric-chisce sulla pelle dei suoi compaesani; comunque su questo nulla da ec-cepire, questo è un paese libero e ognuno può farsi largo come vuole,purchè rispetti le leggi. Il problema è un altro, ed è che il lavoro ormaivale talmente poco, che chi di mestiere fa l’intermediario, il più delle volteè veramente nei guai. Perchè cos’è un sindacato quando ci levi le ideolo-gie, l’infiocchettamento della retorica, i nobili valori, e le grandi idealità:nulla di più di un’agenzia per l’intermediazione della merce-lavoro sulmercato. Cosa fa un sindacato se non proporre il prezzo della merce e farein modo che chi vende e chi compra si mettano d’accordo? Si, lo so unavolta c’erano i sindacati che facevano le lotte, i sindacati in cui si annida-vano sobillatori e sovversivi, i sindacati rossi e bolscevichi, ma per fortunaè roba del passato: dopotutto, che senso ha scioperare contro qualcunoche non ti vuol far lavorare? Oggi il sindacato è un’impresa come un’altra,ha i suoi manager, i suoi dipendenti, amministra fondi pensione, cerca dimettere qualche suo uomo nel consiglio d’amministrazione, e vende lasua merce cercando di spuntare un prezzo ragionevole. Ma oggi è unamerce che ha poco valore, il prezzo lo stabilisce il mercato, e sul mercatomondiale di questa merce c’è sempre eccedenza; i sindacati lo sanno e aparte qualche gruppo di irriducibili senza speranza, non fanno troppestorie, più che altro cercano di far ingoiare il rospo a chi ancora un lavoroce l’ha. L’unica cosa che non capisco è perchè un servizio simile non lo

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paghino anche le imprese, dopo tutto funziona anche per loro. Comunquecosì vanno le cose, per cui ben venga anche il nostro semplice e un po’primitivo furbastro signor Ibanez. Professor Ogden perchè non lo invitaa qualche conferenza, qualcosa tipo “Società multietnica e nuove oppor-tunità”, c’è gente che prende soldi dal governo per queste storie, univer-sità, istituti di ricerca sociologica, associazioni culturali.--Se sta facendo dell’ironia posso solo dirle che non la comprendo.--Nessuna ironia, ma mi sembrava di aver capito che lei fosse di quelli chefanno i salti di gioia a vedere le nostre città piene di gente capitata qui daogni parte del mondo.--Di certo non sono tra quelli che pensano che l’immigrazione sia un pro-blema; questa gente dopotutto viene qui per lavorare, fa i lavori che gliAmericani non vogliono più fare, e con la metà di quello che guadagnaun lavoratore americano, mantiene anche i famigliari nel paese d’origine;alcuni di loro sono laureati e in generale sono persone giovani e intra-prendenti. Non ho problemi a dirle che gli immigrati sono una grande ri-sorsa per il nostro paese.--Almeno su questo sono perfettamente d’accordo con lei, dopotutto neipaesi del terzo mondo le risorse ce le siamo prese tutte, non vedo perchèdovevamo lasciar fuori questa: senza contare che se rimangono a casaloro c’è il rischio che si mettano a piantar grane ai governi che noi soste-niamo. No, meglio che vengano a riempire i nostri ghetti, a curare i nostrivecchi, a pulire le nostre case, una bella risorsa d’energia per questo oc-cidente vecchio e inflaccidito. Un bel po’ di esuberante gioventù a tenerevivo quest’occidente senza più voglia di combattere.--C’è una nota amara nelle tue parole Al.- -Davvero Dick? Mi scuso, ma con tutto il rispetto per l’esimio professore,la signorina Windshaw mi metteva di buon umore.- -Buona questa Al, hai sempre la battuta pronta e sono sicuro che anche ilprofessor Ogden potrà riderci su. Comunque adesso è tempo di tornarein aula perchè a quanto mi risulta la prossima testimonianza sarà vera-mente eccezionale.Sullo schermo compare l’immagine dei giurati, poi l’inquadratura si con-centra sul professor Prescott, che ascolta con espressione contrariata il cel-lulare, mentre vicino a lui, preoccupato, il professor Mac Ewan lo seguecon lo sguardo, poi gli fa cenno si smettere , indicandogli l’ingresso del-l’aula, da dove nel frattempo sta entrando il nuovo teste. L’uomo checompare è poco più che trentenne, elegante, abbronzato, volge lo sguardoal Presidente con espressione rispettosa e sicura al tempo stesso, e mentre

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cammina davanti al contractor, sembra abituato ad avere con se unascorta. Il Presidente lo guarda come se cercasse di capire dove l’ha giàvisto, legge qualcosa su un foglio che ha davanti e assume un espressionesorpresa e contrariata al tempo stesso. Guarda di nuovo il teste, poichiama l’avvocato Zimmerman, i due confabulano brevemente, poi lo ri-manda al suo posto e si rivolge al teste.-Lei è Mike Dotti, di anni 35 residente a Chicago, Illinois?--Esattamente.--Giuri di dire tutta la verità, dica lo giuro.--Lo giuro.--Proceda avvocato Zimmerman.--Signor Dotti lei ha chiesto spontaneamente di rendere testimonianza inquest’aula. Vuole per favore spiegarci, per quale ragione ritiene di poterdare un contributo all’accertamento della verità. e eventualmente soste-nere l’innocenza dell’imputato?--Ho fatto questa scelta perché come cittadino americano ritengo mio do-vere fare il possibile per sostenere il mio paese in questa difficile congiun-tura economica; non è mia intenzione parlare specificamente in favoredell’imputato, ma solo contribuire all’accertamento della verità su questacrisi e offrire anche proposte per il suo superamento. Pur essendo un sem-plice uomo d’affari, con interessi nel settore dell’edilizia e delle infrastrut-ture, oltre che nella produzione di cemento e nel movimento terra, le nonsempre piacevoli vicissitudini della vita, mi hanno messo nella condizionedi conoscere aspetti dell’economia del nostro paese, spesso tralasciati oaddirittura nascosti, anche nelle analisi più accurate.--A quali vicissitudini e a quali aspetti dell’economia si riferisce signorDotti?--Devo dire che purtroppo io e la mia famiglia siamo stati spesso oggettodi ingiuste accuse riguardanti il nostro presunto coinvolgimento in atti-vità definite illegali. Nella necessità di difendere l’onorabilità mia e dellamia famiglia, sono stato obbligato a comprendere le accuse che ci sonostate rivolte, e quindi ad approfondire la conoscenza su un mondo di at-tività, che in vario modo coinvolge ampi strati della popolazione, e su cuispesso si stende un velo di silenzio ipocrita, quando non ci si accaniscecon una persecuzione oltre che ingiusta, inutile e costosa.--Sta parlando di attività illegali, penalmente perseguibili, vuol forse con-testare la giustezza del codice penale?--Sono un cittadino rispettoso delle leggi, quali che esse siano. Sono ancheil cittadino di un paese democratico che garantisce ad ognuno il diritto adissentire dalla legge e di operare con gli strumenti della libera discus-

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sione e della partecipazione politica per modificarla. Ovviamente nel-l’esercizio di questo diritto mi assumo ogni responsabilità, confidandonella tutela che la nostra Costituzione garantisce alla libertà di espres-sione.--E infatti lei qui può parlare liberamente, senza timore e soprattutto conchiarezza. Ci dica quindi quali sono queste attività illegali che lei ritieneingiustamente perseguite.--Certamente, ma prima se permette vorrei fare una breve premessa. Il no-stro grande paese è fondato sul principio indiscutibile della libertà indi-viduale, libertà che ha il suo limite, solo laddove essa si eserciti comelimitazione dell’altrui libertà o in danno dell’altrui sicurezza o proprietà.Compito della legge è intervenire a salvaguardia di tale limite: penso cheognuno concorderà. E allora io chiedo per quale ragione debbano esseredefinite illegali e perseguite, attività di offerta di servizi e merci alla per-sona, che offrendo soddisfazione a esigenze e bisogni assolutamente na-turali, in alcun modo condizionano altri che non siano coloro cheliberamente decidono di fruire di tali servizi o merci. Aggiungo altresìche questa persecuzione, sottraendo all’economia legale e ufficiale unaquantità notevole di risorse, di fatto altera e sottostima i dati sul PIL esulla crescita economica reale del paese, contribuendo a deprimerne lospirito e la fiducia nelle proprie potenzialità. Per crescere abbiamo biso-gno di fiducia, ma come è possibile avere fiducia in un mercato in cui lalibera iniziativa è depressa da vincoli, monopoli e divieti. Liberalizzarequesta e solo questa è la strada, una strada su cui il nostro paese è semprestato all’avanguardia, e che non può proprio ora abbandonare.--Signor Dotti apprezziamo la sua disquisizione, ma lei non ci ha ancoradetto di quali attività parla.--Se permette le illustrerò una alla volta. Comincerò dalle vessatorie di-sposizioni che fanno si che il naturale piacere del rischio e dell’azzardo,piacere in cui si misura la forza di carattere e la tempra di un uomo, sianosottoposti a inconcepibili limitazioni e punitivi trattamenti fiscali, tali dafar si che solo l’1% delle imprese che operano nell’offerta di questi servizi,possa vivere nella legalità. Eppure stiamo parlando di attività che muo-vono ingenti risorse finanziarie, occupano un gran numero di operatori,e soprattutto coinvolgono persone adulte e responsabili che decidono inassoluta libertà di usufruire di tali servizi.--Lei sta parlando di liberalizzare totalmente scommesse, gioco d’azzardo,poker on line, ma la nostra legislazione già permette tali attività, nei modie nelle forme regolate dalla legge.--E’ esattamente questo il problema, la legislazione non può vietare questa

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attività, in se non lesiva di alcun principio di civile convivenza, ma ciònonostante lo stato ne limita arbitrariamente l’esercizio, giungendo a per-seguire e ad arrestare quanti disgraziatamente si trovano ad operare fuorida tale arbitrio. Ma così facendo esso sottrae a tutta la comunità nazionalela ricchezza prodotta da tale attività, ricchezza che certo farebbe lievitareil PIL in modo significativo.--Abbiamo compreso, prosegua nella sua elencazione.--C’è poi un’attività che solamente se citata suscita imbarazzo ipocrita osorrisi ammiccanti, ma che spero quest’aula voglia considerare con l’au-stera serietà che essa merita. Mi riferisco all’offerta di servizi per la sod-disfazione sessuale attraverso personale specializzato e qualificato; lasoddisfazione di uno dei bisogni fondamentali di ogni individuo, condi-zione sine qua non della salute psico-fisica individuale, è per legge de-precabilmente delegata al casuale e contraddittorio prodursi dellerelazioni umane, spesso causa di gravi conflitti relazionali, e addiritturadi estenuanti procedimenti legali. Un oscurantismo medievale, uno statoetico illiberale, vietano di fatto che moderne imprese di servizi possanogarantire in modo razionale, pratico e se necessario anche veloce, la sod-disfazione di un fondamentale bisogno umano; si sceglie invece di per-seguitare chi a questa attività si dedica professionalmente, e soprattuttoancora una volta si sottrae al computo della crescita dell’economia nazio-nale, una significativa quantità di ricchezza.--E così dopo il gioco d’azzardo, liberalizziamo anche la prostituzione?--Quella che lei chiama prostituzione e che dal mio punto di vista è unaordinaria offerta di servizi alla persona, risponde a necessità ataviche, alpunto che non casualmente essa è popolarmente definita “il mestiere piùantico del mondo”. Voglio aggiungere che piuttosto che perseguire questaattività, lo stato dovrebbe ben valutare la carenza di qualsiasi servizio diofferta sanitaria in questo ambito, specialmente rivolto a soggetti con dif-ficoltà relazionali; è impensabile che nessun welfare abbia tenuto contodi tale esigenza. Una liberalizzazione del settore, potrebbe permettereanche al settore pubblico, attraverso specifiche convenzioni con impreseprivate, di aprire strutture attrezzate e con personale adeguato. Anche daquesto l’economia potrebbe trarre giovamento.--Abbiamo compreso, possiamo andare oltre?--L’ultima di queste attività, ma certamente la più importante e significa-tiva dal punto di vista economico, è la vendita di prodotti farmaceutici,sintetici o naturali, per l’appagamento e la soddisfazione individuale. Talevendita è oggi vietata e perseguita; eppure il diritto alla ricerca della feli-

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cità è scritto nella Dichiarazione di Indipendenza, mentre nulla vi è scrittocirca i modi in cui tale felicità può essere ricercata; manca quindi di fon-damento giuridico il divieto fatto ad un libero cittadino di assumere qual-sivoglia sostanza, sia essa alimentare piuttosto che farmaceutica o di altranatura. Stiamo parlando di un’attività che da vita al terzo mercato mon-diale, dopo armi e petrolio, un giro d’affari immenso, con un indottoesteso e ramificato, che investe la nostra politica estera e le nostre relazioniinternazionali, specialmente in Asia e Sud America, e che soprattutto ga-rantisce lavoro ad un gran numero di soggetti disagiati, dai lontani con-tadino dell’Afghanistan e della Colombia, fino ai giovani più poveri deinostri ghetti urbani. E’ questa un attività costantemente perseguitata, chepure malgrado ciò ha visto lo sviluppo di grandi imprese multinazionali,che hanno prodotto un flusso di liquidità che certo ha sostenuto anche lacrescita esponenziale del sistema finanziario; ma di ciò nessuno darà maimerito a quegli oscuri uomini d’affari artefici di tale successo.--Ma si renderà conto che la liberalizzazione della vendita di sostanze stu-pefacenti produrrebbe conseguenze sociali e sanitarie devastanti!--Basta con questo equivoco. Troppo facile dar la croce a chi solo si limitaa offrire ciò che il mercato richiede, incolpandolo di drammi sociali le cuicause sono ben più complesse. I fatti parlano: l’esperienza sul campo hadimostrato che l’uso di una medesima quantità di una determinata so-stanza per uno stesso periodo di tempo, ha determinato conseguenze to-talmente diverse fra due soggetti di diversa condizione economica esociale. Nel caso di un giovane portoricano residente in un quartiere di-sagiato di una delle nostre grandi città, l’uso di sostanze ha dato luogocome fenomeno collaterale, ad una maggiore disponibilità a commetterereati, ovviamente per poter rifornirsi della sostanza e trovare così soddi-sfazione, oltre a gravi crisi psico-fisiche in assenza di tale soddisfazione;al contrario nel caso di un operatore della borsa di Wall Street, l’uso dellamedesima sostanza non ha dato luogo ad alcun comportamento penal-mente perseguibile, anzi, la vita sociale e sessuale del soggetto è risultatasignificativamente più intensa, mentre l’assunzione continua ha evitatofastidiose conseguenze fisiche. In realtà penso si possa dire chiaramenteche non è la sostanza a produrre conseguenze sociali e sanitarie deva-stanti, quanto la mancanza della sostanza stessa. Che tale mancanza siaspesso determinata da una condiziona di precarietà economica, non ècerto addebitale all’operatore del settore, il cui unico dovere semmai èquello di garantire il rifornimento costante del mercato.--Signor Dotti come premesso, la sua libertà d’espressione è tutelata, mapenso comprenderà che il suo originale punto di vista possa lasciare un

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po’ perplessi i membri della Corte. Vuole forse fare qualche considera-zione finale per rendere più accettabili queste sue affermazioni?--Si ovviamente. So di rivolgermi a persone di grande competenza in am-bito economico; confido quindi che abbiano già valutato i vantaggi del-l’inserimento di queste voci nella valutazione del PIL e del tasso dicrescita dell’economia nazionale. Voglio però aggiungere, che sulla basedelle informazioni in mio possesso, non pochi tra gli imprenditori del set-tore sarebbero disponibili ad accettare una moderata imposizione fiscale,a fronte dei costi indiretti a cui il divieto statale attualmente li obbliga. Miriferisco ovviamente alla corruzione dei politici, magistrati, poliziotti ealtri pubblici funzionari, alle spese di difesa legale, alle perdite determi-nate da periodici sequestri di merci, e dalla occasionale chiusura coattadi attività, per non parlare dei costi umani derivanti dal mancato dirittoal pubblico riconoscimento dei propri meriti imprenditoriali. All’indi-scusso vantaggio di un aumento degli introiti fiscali, va aggiunta la ridu-zione dei costi derivanti dalla sospensione dell’iniqua e soprattutto inutilepersecuzioni delle presunte attività illegali; forze dell’ordine, magistratioggi costosamente impegnati in una battaglia ingiusta e fortunatamentesenza alcuna prospettiva di vittoria definitiva. A fronte di ciò la possibilitàdi dare dignità e nuovo impulso a mercati sui quali la domanda è sostan-zialmente inesauribile, e che addirittura tendono ad alimentarsi in misuracrescente quanto più sono soddisfatti. Faccio notare che il desiderio dirischio, il desiderio sessuale, e il desiderio di sostanze appaganti, condi-vidono la comune caratteristica della reiterazione illimitata, e in questonon sono diversi da quel desiderio illimitato e mai appagato di profitto,che è alla base della nostra stessa civile convivenza. Ma se tutto ciò nonbastasse a suscitare una riflessione laica e senza pregiudizi, allora per-mettetemi di ricordare in quest’aula un grande Americano e un grandePresidente, Franklin Delano Roosvelt, l’uomo che trovatosi a fronteggiarela drammatica crisi del ’29, seppe riunire l’America in un grande sognodi libertà e avanzamento economico, l’uomo del New Deal, il nuovocorso, l’uomo che ancora oggi è punto di riferimento per quanti credono,che questa crisi possa essere superata con la crescita economica e il co-raggio. Ebbene quest’uomo, nel mezzo della battaglia contro la crisi, capìche anche una buon bicchiere di birra può dare il suo contributo al rilanciodell’economia: era la fine del Proibizionismo. Da allora, quanti erano statiperseguitati nella loro missione di garantire il diritto di ognuno a bere aproprio piacimento, poterono tornare nella legalità e dare il loro contri-buto al bene comune; e ci tengo a ricordare che tra quanti svolsero questoruolo non va dimenticato il capostipite di una grande famiglia americana,

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quel Joseph Patrick Kennedy, padre di due martiri della democrazia ame-ricana, il presidente John Fitzgerald Kennedy e suo fratello Robert Ken-nedy; ebbene questo grande patriarca fu tra i primi cogliere le opportunitàofferte dalla fine del Proibizionismo; è anche ricordando questi uominiche mi sento di fare appello a voi, perché è del loro coraggio che avremmobisogno oggi.- Mentre i nomi dei grandi protagonisti della storia americana echeggianonella sala, l’avvocato Zimmerman, in piedi di fronte al teste rivolge unosguardo ispirato al Presidente, il cui sguardo è invece rivolto al teste,guardato con un misto di stupore e ammirazione. Mentre tra i membridella Corte qualcuno si lascia sfuggire un impercettibile segno di assenso,solo il Procuratore Bradstreet mostra evidenti segni di insofferenza. L’im-putato da parte sua ha guardato tutti i testi che si sono avvicendati con lastessa espressione di disappunto.-Signor Dotti la ringrazio della sua spontanea collaborazione; credo chela Corte abbia adeguatamente valutato il suo contributo. Per quanto miriguarda ho concluso signor Presidente.--Grazie avvocato Zimmerman; il teste è a sua disposizione ProcuratoreBradstreet.-Con un evidente sforzo di volontà per mantenere la calma, il ProcuratoreBradstreet si avvicina al teste fissandolo negli occhi.-Signor Dotti, se non sbaglio non è questa la prima volta che ci incon-triamo in un’aula di tribunale. Sia lei che suo padre, siete stati più volteposti sotto processo per gioco d’azzardo illegale, sfruttamento della pro-stituzione, traffico internazionale di stupefacenti.--Ho già avuto modo di accennare alle mie traversie giudiziarie, tutte co-munque felicemente conclusesi con l’assoluzione.--Sempre per insufficienza di prove.--A ulteriore dimostrazione dell’inutilità dell’accanimento giudiziario.--Oggi invece lei è qui non in qualità di imputato ma di testimone, e inquesta qualità lei viene addirittura ad offrirci una sua proposta di solu-zione della crisi moralmente inaccettabile e che solo la grottesca architet-tura difensiva dell’avvocato Zimmerman, può ritenere degna di essereascoltata in una aula di tribunale o davanti ad una platea di studiosi. Perquanto mi riguarda non ho alcun interesse a prendere in considerazionenessuna delle sue affermazioni, che considero peraltro assolutamenteestranee all’oggetto del dibattimento, unico mio interesse in questa sede.E proprio per tornare all’oggetto del procedimento vorrei ricordare chetra le responsabilità dell’imputato, non vi è certamente quella di aver pro-mosso comportamenti illegali o moralmente riprovevoli; non a caso pro-

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prio Henry Ford fu tra i promotori delle leggi proibizioniste, e addiritturaistituì una commissione di controllo e investigazione sulla moralità pub-blica e privata dei propri dipendenti, dalla cui valutazione dipendevanogratificazioni economiche e avanzamenti di carriera. Il tutto ovviamenteall’interno di una illusoria concezione, che vedeva nel miglioramentodelle condizioni salariali e di lavoro, la chiave per un complessivo miglio-ramento sociale, anche dal punto di vista della moralità dei comporta-menti. E’ invece ormai accertato che tali opportunità di miglioramento,piuttosto che produrre una più dignitosa condotta di vita, si sia risoltasemplicemente in corsa spregiudicata ai consumi, compresi quelli eviden-temente riconducibili al vizio e alla corruzione dei costumi. Quindi sullabase della sua esperienza, penso di poter chiedere al teste, se ritiene checi sia un nesso tra una distribuzione delle risorse che favorisca i soggettieconomici subalterni, e la loro propensione al vizio e alla corruzione?--Premesso con non ho esperienze dirette in attività riconducibili al vizioe alla corruzione, e che in termini generali considero queste due categoriedifficilmente definibili, penso di poter rispondere alla sua domanda dalpunto di vista di un uomo d’affari con la presunzione della lungimiranza:in tal senso ciò che posso dirle e che ogni aumento delle risorse economi-che in favore di soggetti subalterni, va valutato in relazione alle opportu-nità che offre al sistema nel suo complesso. Con un esempio sarò piùchiaro: volendo mettere a disposizione 1.000.000 dollari in favore dei gio-vani meno fortunati della mia città, sarà meglio che garantisca loro la pos-sibilità di seguire corsi di studio che ne alimentino vacue domande,presuntuoso senso critico e pretenziose aspettative, o piuttosto che offraa loro la possibilità di un piacevole godimento che insegni loro quanto ildenaro possa offrire, e come da esso dipenda ogni soddisfazione? Nelprimo caso l’investimento sarà stato totalmente improduttivo, anzi addi-rittura dannoso, nel secondo il denaro investito avrà attivato l’esuberanzae l’energia di un giovane a difesa dei valori fondamentali del sistema nelsuo complesso. Posso garantirle che nei nostri quartieri più disagiati, unasimile lungimirante politica, attuata da quelle imprese costrette ad iniquaillegalità, sta dando vita a dinamiche di coesione sociale assolutamenteoriginali, laddove il vincolo della relazione economica, sta producendocomunità unite, dalla condivisa prospettiva di un profitto facile e imme-diato. Laddove fallisce la scuola o altre pubbliche istituzioni, un adeguatoinvestimento distributivo, sta formando intere generazioni di giovanipronte a gettarsi nella competizione per il profitto, senza scrupoli ne ri-serve. E’ evidente che a fronte di tali risultati, le sue preoccupazioni mo-ralistiche non hanno alcuna rilevanza economica.-

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-Quello di cui ha bisogno la nostra economia è di giovani formati per ilmondo del lavoro, di università che producano eccellenze, di ricercatori,professionisti e manager preparati, non certo di comunità di giovani cri-minali, drogati e prostitute.--Mi scusi pensavo che stesse parlando di quella quota di popolazione abi-tualmente esclusa da tali opportunità; se poi lei ritiene possibile che chiproviene da un ghetto possa accedere all’istruzione universitaria di qua-lità, le faccio i miei migliori auguri per il suo ingresso nel club degli il-lusi.--Non le permetto di fare del sarcasmo.--Mi scusi, era assolutamente involontario.--Quindi lei non fa altro che confermare ciò che è evidente, l’inutilità diogni politica di distribuzione sociale in favore dei poveri, il cui unico ap-prodo è una loro progressiva corruzione dei costumi.--Non intendevo dire questo. Ciò che intendevo dire e che una eventualeredistribuzione della ricchezza può alimentari la conservazione e il raf-forzamento del sistema, purchè tale redistribuzione sia fatta in base a cri-teri coerenti con i principi del sistema stesso: la capacità di competere inprimo luogo, l’indifferenza verso tutto ciò che sia ostacolo all’afferma-zione del profitto, la comprensione che al di fuori delle dinamiche di mer-cificazione, nessuna valorizzazione è possibile. Quando ciò è chiaro, nonè importante chi sia ad affermarsi, se un membro dell’elite o un arrampi-catore sociale proveniente da una periferia abbandonata, un bianco an-glosassone protestante come lei, il figlio di immigrati italiani come me, oil messicano appena giunto nel nostro paese; il sistema se ne gioverà co-munque.--Sono convinto che il sistema di cui parla lei e quello che difendo io nonsiano la stessa cosa.--Almeno in questo sono d’accordo con lei, quello che difende lei è un si-stema del passato che si alimenta di paure, il sistema di cui parlo io è unpresente da vivere senza limitazioni, un capitalismo di eccessi, un capi-talismo i cui campioni si sono formati nelle scuole di partito cinesi e nellefacoltà di matematica indiane, così come nei riti antichi della camorra ita-liana, un capitalismo in cui il mondo degli affari parla arabo, cinese e spa-gnolo, un capitalismo veloce, frenetico, che spazia dalla Silicon Valley aibordelli thailandesi, un capitalismo che non ha più bisogno di ammantarsidi ideali democratici e di vocazione alla civilizzazione, un capitalismo vi-tale e libero da ogni sovrastruttura ideologica, religiosa o culturale, uncapitalismo in cui la naturale vocazione dionisiaca alla potenza, non cercapiù ipocritamente la legittimazione del consenso, ma si esprime come

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forza primordiale, istinto animale, di fronte a cui tutto si piega, perchéesso tutto compra, la politica, i governi, le vecchie filosofie, gli inutili sen-timentalismi, e soprattutto le armi, con cui il mondo si domina, la ricercascientifica che del profitto è la serva, e ogni forma di relazione umana cheal profitto è soggetta. Il capitalismo di cui parlo io è un’avventura ad altaintensità emotiva. Signor Procuratore lei, proprio lei, ha inviata i suoiagenti a perquisire la mia casa alla ricerca di cocaina: io non ne ho biso-gno.- -Queste sono le farneticazioni di un drogato.--Il suo mondo è finito.--Signor Presidente non ho più nulla da chiedere al teste, e chiedo che que-st’aula sia liberata dalla sua presenza.--Signor Presidente chiedo che il rappresentante dell’accusa sia richiamatoad un comportamento più rispettoso dei diritti del teste, che comunque èvenuto qui spontaneamente...--Avvocato Zimmerman, abbiamo ben visto a Cleveland il rispetto che leiha per certi personaggi!--Signor Presidente, è evidente che il Procuratore Bradstreet non è più nellecondizioni psichiche per svolgere in modo equilibrato le sue funzioni.--Signor Presidente, è evidente che la strategia della difesa è un provoca-torio tentativo di trasformare in una farsa questo processo.--Signori adesso basta. Signor Dotti, lei può andare. Quanto a voi avvocatoZimmerman e Procuratore Bradstreet, avvicinatevi perchè abbiamo qual-cosa da chiarire.-Mentre le parti si avvicinano al Presidente, sul banco dei giurati, il pro-fessor Prescott tira fuori dalla tasca il cellulare, digita velocemente un nu-mero, mentre ai suoi lati Mac Ewan e Lee Stanton, sembrano quasi fargliscudo con il corpo per proteggerlo dall’inquadratura delle telecamere.

Dick Brewster, Wolf TV-Amici telespettatori, il Presidente Bailey ha veramente un compito diffi-cile da svolgere, le parti sono sempre al limite della lite. Certo quello acui stiamo assistendo è comunque un grande spettacolo. Dopo tutto noncredo accada tutti i giorni di sentir parlare così liberamente in televisionedi argomenti così spinosi, immagino che in molti sarete perplessi, certola maggioranza non condividerà molte delle cose che abbiamo sentito,ma ovviamente non spetta a me giudicare, ma solo mostrare la realtà e larealtà è anche un personaggio come Mike Dotti, un uomo d’affari con ideedifficili da mandare giù, ma di questi tempi chi può dire ciò che è giusto

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e ciò che è sbagliato. Tu cosa ne pensi Al?--Dick, prima di tutto voglio dire che ho fiducia nel sistema giudiziario delmio paese, e se questo sistema giudiziario ha stabilito che Mike Dotti nonè colpevole di alcun reato, allora io dico che Mike Dotti è un cittadinocome tutti gli altri; so che Ike, il Procuratore Bradstreet, ha con lui il denteavvelenato, d’altra parte lui fa il suo lavoro, con severità e rigore, ma allafine ciò che conta è il verdetto del giudice, e il verdetto è di assoluzione.Quanto alle sue idee, beh io prima ancora di giudicarle, apprezzo il co-raggio di esporle in pubblico, senza ipocrisie e sfidando anche ogni con-formismo; credo che l’America abbia bisogno di uomini come Mike.--E lei professor Ogden che ne pensa, mi sembra che anche la scienza siastata tirata in ballo, e non certo in modo rispettoso.--Mah, credo che quando si ascoltano simili idee, è bene considerare dachi provengano. Fortunatamente non conosco questo signor Dotti, ne luine la sua famiglia, anche se mi sembra che la sua moralità sia quantomeno discutibile. Quanto alla sua affermazione secondo cui la scienza siaal servizio del profitto, non posso che condividere il giudizio del Procu-ratore Bradstreet: farneticazioni, forse dovute all’uso di sostanze stupe-facenti.--Beh parlando di farneticazioni e di stupefacenti, mi viene in mente chefu un ricercatore della Bayer, la nota casa farmaceutica tedesca, a sinte-tizzare a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, sia l’eroina che l’aspi-rina, poi per più di vent’anni la Bayer e altre case farmaceutiche hannocontinuato a produrre tonnellate di eroina, pare che il nome fosse più at-traente sul mercato, esportandola in tutto il mondo e consigliandola aibambini per curare la tosse; le cose andavano così bene che nessuno cre-deva che l’eroina potesse indurre dipendenza. Poi per fortuna negli anni’30, dopo che, qualche stato aveva cominciato a vietare l’uso di questa so-stanza, qualche ricercatore si rese conto che anche l’aspirina poteva andarbene per fare soldi proprio come l’eroina, avendo anche qualche pro-blema in meno. Ci si deve fidare della ricerca scientifica, cerca cerca, allafine un modo di far soldi lo trova.- -Signor Brewster, non sono venuto in questo studio per sentire offenderepersone che fanno con scrupolo e sacrificio il loro lavoro.--Sono sicuro che Al non intendeva essere offensivo. Al conosco il tuo stileun po’ ruvido, ma…--Hai ragione Dick, mi scusi professor Ogden, solo mi sembrava correttoricordare che nessun gangster ha mai pubblicizzato l’uso di eroina per ibambini su un giornale a grande tiratura. Con ciò non voglio dire che leindustrie farmaceutiche abbiano necessariamente torto, anzi da un punto

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vista meramente economico, l’aver inventato dal nulla un mercato in cuigirano soldi quasi come in quello del petrolio e delle armi, è un risultatodi grande rilievo.--Chi fa ricerca pura è mosso solo dal desiderio della conoscenza, e nonpuò essere considerato responsabile dell’uso che si fa delle sue scoperte.--Perfettamente d’accordo con lei, cosa vuole che ne sappia una poveratesta d’uovo chiusa nel suo laboratorio, delle nequizie del mondo? Lui hasolo un budget, un buon stipendio e magari se le cose vanno bene qualchelegittima soddisfazione. Tocca agli uomini assumersi responsabilità.--Lei insiste con questo atteggiamento offensivo…--Mi scusi professor Ogden, ma è il momento dei nostri sponsor, pubbli-cità, andiamo con la pubblicità.-Appartamento di Eva Betances, periferia di Los AngelesUna donna addormentata davanti al televisore acceso; su un tavolinobasso i resti di un pasto pronto. Un giovane entra nella stanza.-Ma’… sveglia ma’, vattene a letto che è tardi.-La donna si sveglia di soprassalto.-Cosa?, Si Tomas, si… ci vado a letto… tanto sono tutti una manica di fot-tuti bastardi… e io domani ho la sveglia alle 4. C’era quell’Ibanez in TV,quel bastardo che ci passa il lavoro…--Cos’è l’hanno arrestato finalmente… magari qualcuno a cui ha fatto rom-pere le gambe l’ha denunciato…- -No, lo intervistavano… parlava della crisi.--Ancora con la crisi ma’? Che t’aspetti che il popolo si sollevi? Abbiamovotato Obama no?--Tomas non fare il cinico con tua madre… lo sai che non m’aspetto piùnulla. Tu piuttosto dovresti aspettarti qualcosa… hai finito di studiare?—-No, ne ho ancora per un po’… Che dovrei aspettarmi ma’? Tu ti sveglialle 4 per andare in centro a pulire uffici, i miei amici sono in qualchegang di strada in attesa di farsi ammazzare o di finire in galera, e io sonoqui che studio per farmi un avvenire… poi magari il tuo sindacato mitrova un buon posto.--Non chiamarlo sindacato, neanche per scherzo!--Ok ma’, ok, il sindacato è un’altra cosa…quando c’era.--Non parlare così Tomas, sono discorsi da vecchio.--No ma’, la speranza è una cosa da vecchi, l’avvenire è una cosa da vecchi,i giovani vivono oggi per oggi, non c’è tempo da perdere aspettando chequalcosa cambi.--Eppure le cose cambiano, lo sai meglio di me.-

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-Non lo so ma’, forse hai ragione tu… e forse è meglio crederci… poi seriesce a te, posso provarci anch’io. Vai ma’, vai a dormire che è tardi. Buo-nanotte.--Buonanotte Tomas.-Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Ancora con voi amici telespettatori e prima di tutto permettete che viporti i saluti del professor Ogden, che ha dovuto lasciare lo studio, richia-mato al suo laboratorio dove la sue presenza era necessaria per un espe-rimento di grande importanza, il cui esito si va definendo proprio inquesti minuti. Lo ringraziamo per averci fatto compagnia per quasi tuttala serata, e torniamo al nostro processo, per avviarci alla conclusione diquesta lunga serata. Ma ora in aula dove sta per entrare l’ultimo testimonedi questo processo, un uomo della strada, un lavoratore colpito dalla crisi,ma che ha saputo rialzarsi in piedi e riprendere il suo cammino, contandosolo sul suo coraggio e sul suo lavoro. Abbiamo già conosciuto la sua exmoglie e suo figlio ed ora lo vedremo in aula, perchè lui è Wesley Ham-pton Senior.Wesley Hampton Senior, cinquantenne, afro-americano, il volto segnatodalle rughe, jeans e giubbotto, si ferma appena entrato nella grande aula,alza gli occhi quasi a misurare l’altezza del soffitto, poi continua con unalenta panoramica su tutti i presenti, lancia veloce uno sguardo versol’uscita presidiata dal contractor, poi con un sospiro china la testa, infilale mani nelle tasche del giubotto, svogliatamente percorre il corridoio, esenza guardare nessuno va a sedersi sulla sedia che l’attende. Il Presidente, che ha notato la scena, interroga con uno sguardo preoccu-pato l’avvocato Zimmerman, che gli risponde con un sorriso e un cennorassicurante; il Presidente non sembra sentirsi rassicurato, perchè dopoaver riflettuto un momento si alza in piedi e prende la parola.-Signori, questo procedimento di carattere così particolare, sta ormai av-viandosi verso la conclusione; che si tratti di un procedimento particolarepenso che sia risultato chiaro a tutti durante l’esame delle diverse testi-monianze; a differenza di quanto accade in un normale processo, qui leopinioni hanno avuto sicuramente più rilevanza che non i fatti, anchequando queste opinioni erano assolutamente discutibili o palesementeassurde. Come Presidente di questa Corte, e in considerazione della na-tura assolutamente peculiare di questo processo, mi sono assunto la re-sponsabilità di lasciar procedere le parti con una certa libertà, anchequando le loro strategie sembravano scarsamente attinenti con l’oggetto

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del procedimento. Ma a questo punto credo di dover chiarire che il liberoconfronto delle idee non può scadere in una rissa, per cui diffido le partida usare espressioni irrispettose nei confronti di alcuno in quest’aula, eal tempo stesso non tollererò che l’esame dei testi sia occasione per gagda commedia di Broadway. Ed ora procediamo. Lei è Wesley HamptonSenior di anni 52 residente a New York?--Si sono io.--Giuri di dire tutta la verità, dica lo giuro.--Lo giuro.--A lei avvocato Zimmerman, e ricordi le mie parole.- -Grazie signor Presidente.-Con un sorriso angelico e accattivante, l’avvocato si avvicina al teste, chereagisce sospettoso aggrottando la fronte.-Signor Hampton può dire alla Corte qual’è la sua attuale attività?--Autista di taxi.--Indipendente vero?--Si, lavoro in proprio.--Un libero imprenditore quindi; e può dirci cosa l’ha spinta a dedicarsi aquest’attività?- -La mia fabbrica ha chiuso e ho dovuto inventarmi qualcosa per campare.--E in quale fabbrica lavorava?--Una piccola società dell’indotto GM a Detroit.--E cosa produceva?--Rifiniture in metallo cromato per le scocche e gli interni.--E quando ha perso il lavoro?--Alla metà degli anni ‘90, durante la crisi del mercato dell’auto.--Signor Hampton, lei era iscritto al sindacato?--Si.--E il suo sindacato durante la crisi?--Lasciamo perdere.--No, no, ci dica.--Che c’è da dire, la fabbrica ha chiuso e trasferito all’estero la produzione...che potevamo fare, riaprirla noi?--E dopo la perdita del lavoro, lei ha chiesto sussidi allo stato, è stato inse-rito in progetti di formazione, ha avuto accesso a programmi governatividi sostegno alla disoccupazione?--No, non c’era niente... solo migliaia di persone a spasso-Così lei, perso il suo lavoro, si è rimboccato le maniche e ha deciso di di-ventare imprenditore di se stesso. E immagino che sia stato per tentarequesta nuova avventura che ha anche cambiato città?-

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-Si...diciamo di si.--Quindi a più di quarant’anni, inizia una nuova vita, una nuova città eun nuovo lavoro, c’è voluto del coraggio... ma il coraggio è stato pre-miato.—-Beh, il lavoro non manca... per fortuna.--Non sia modesto signor Hampton, la sua dichiarazione dei redditi parlachiaro, e ci dice che il suo reddito è due volte quello medio di chi svolgela sua professione e notevolmente superiore ai salari migliori nel settoredell’auto. E se permette aggiungo i miei complimenti per la sua onestànei confronti del fisco.--Nessuno è contento di pagare, ma c’è una legge...--Perfettamente d’accordo con lei. E mi dica signor Hampton, come è riu-scito ad ottenere la sua licenza?--L’ho comprata.--Ah, e quanto l’ha pagata?--Beh qualche anno fa costavano meno... 180.000 dollari.--Immagino che avesse dei risparmi?--Si, ma ho dovuto chiedere un mutuo.--E la banca le ha chiesto garanzie?--No, a quel tempo le banche non la facevano così difficile.--Mi scusi signor Hampton, ma dobbiamo parlare di una persona il cui ri-cordo potrà forse aprire vecchie ferite: mi riferisco alla sua ex moglie, lasignora Lynn Carter che ha reso testimonianza in questa stessa aula. Leiè a conoscenza delle vicende che l’hanno portata alla bancarotta dopo unaspregiudicata carriera nel mondo dell’intrattenimento e ancor più spre-giudicate iniziative finanziarie e immobiliari?--Si.--Immagino che avrà fatto delle riflessioni in merito.--Preferirei non parlarne.--Comprendo il suo riserbo signor Hampton, ma certo senza entrare nelmerito delle sue dolorose vicende personali, converrà con me, che mentrelei si rimboccava le maniche e cercava di ricostruirsi una vita dopo la per-dita del lavoro e la fine del suo matrimonio, la sua ex moglie ha preferitopuntare tutto sui soldi facili, a ogni costo.--Lei è fatta così.--Eppure entrambi avete potuto scegliere liberamente il vostro futuro apartire dalle opportunità offerte dal sistema bancario?--Pare di si.--Quindi mentre per la signora Carter l’accesso al credito ha significato in-seguire inutili sogni di ricchezza, per lei invece ha rappresentato l’oppor-tunità di un lavoro onesto e ben remunerato.-

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-Si, effettivamente è andata così.--Quindi signor Hampton se abbiamo ben compreso, la sua esperienza di-mostra chiaramente che un sistema bancario disponibile e fiducioso, puòoffrire un’alternativa valida a quanti non possono più essere sostenuti inuna condizione rigidamente dipendente da un rapporto di lavoro a tempoindeterminato?--Si, ma le banche si prendono il loro bel guadagno.--Ovviamente signor Hampton, il guadagno, il profitto, il grande stimoloalla crescita economica, crescita a cui anche lei ha dato il suo piccolo masignificativo contributo, con il successo della sua iniziativa; un successoche come spesso accade, lei forse non immaginava quando venne licen-ziato dalla fabbrica in cui lavorava, vero?--No, non immaginavo tante cose...poi la vita...--La vita offre sempre un’opportunità. Così signor Hampton il suo licen-ziamento è stata di fatto una grande occasione?--Se vogliamo metterla così.--Signor Hampton, la sua storia, una piccola storia, porta in quest’aula ungrande insegnamento: ci insegna la fiducia nella capacità dell’uomo dicogliere le opportunità, ci insegna come rispondere alla fine di un vecchiomondo basato su rigidità che impedivano ogni dinamismo sociale, masoprattutto ci insegna che il sistema capitalistico, basato sul profitto indi-viduale, è ancora in grado di tenere unita la nostra grande Nazione, of-frendo ad ognuno la sua possibilità. Ma ora se permette vorrei farle unadomanda che riguarda più direttamente l’imputato, il signor Henry Ford,di cui immagino che lei abbia sentito parlare, un uomo accusato di averavuto fiducia in persone come lei, accusato di aver creduto che il sistemacapitalistico potesse offrire a tutti l’opportunità di vivere nel benessere econ uno standard di consumi adeguato. Oggi qualcuno ritiene che questosogno sia finito e che non ci siano più le risorse per offrire ad ognuno lasua opportunità, immagina il nostro grande paese chiuso in una morsadi asfissiante di rigore, impaurito nella difesa di interessi particolari, dicasta, di etnia, di corporazione, di regione, e per questo processa l’uomoche invece quel sogno fece divenire realtà. E allora io le chiedo: lei, uomodella strada, che ha conosciuto per esperienza diretta il fondo della crisi,ma ha saputo risalire la china, grazie alla sua volontà e al suo coraggio,lei, crede ancora nel sogno americano?--Io? ...Si...Si,si!--Grazie signor Presidente ho concluso.--Grazie avvocato Zimmerman, a lei Procuratore Bradstreet.-Bradstreet si avvicina al teste, ma quando gli giunge vicino, invece di ri-

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volgersi a lui si volta verso l’avvocato Zimmerman con espressione disfida.-Il signor Hampton è veramente uomo di poche parole… virtù apprezza-bile dopo aver sentito in quest’aula tanti discorsi vani e assurdi. Virtù ap-prezzabile, quando non serve a nascondere qualcosa. Lei ha qualcosa danascondere signor Hampton?- Voltatosi di scatto il Procuratore ora guarda con severità il testimone, sucui viso traspare chiaro il disagio.-No, no… nulla da nascondere.--Eppure non ci ha detto tutta la verità. Per esempio non ci ha detto chequando si trasferì a New York lei non aveva ancora alcuna idea di ciò chevoleva fare, e che per alcuni mesi visse in una camera d’albergo, bevendoe dilapidando i suoi risparmi, finiti i quali si ridusse a vagabondare e dor-mire nei parchi pubblici e in ricoveri occasionali, come risulta dal verbaledell’agente che la fermò e la trattenne in camera di sicurezza per ubria-chezza molesta nel maggio del 1998. Certo questo mal si adatta con la suaimmagine di piccolo imprenditore di successo nel settore del trasportoprivato.--Si è vero, dopo che mia moglie mi ha lasciato ho passato un brutto mo-mento.--La comprendo signor Hampton, immagino che non le sia stato possibilerimanere a vivere nello stesso quartiere e nella stessa città, sapendo che isuoi vicini e conoscenti, potevano godersi le esibizioni della sua ex mogliesolo acquistando un video.-Nessuna risposta, solo uno sguardo torvo d’ira repressa.-Prendo il suo silenzio come un assenso, signor Hampton. Andiamo oltre,e mi dica invece quali sono i suoi rapporti con i fratelli Patrick e GeraldO’Bannion?--Erano colleghi in fabbrica… amici, ci vediamo ogni tanto.--Anche loro trasferiti a New York.--Si, anche loro.--E di Andy McSwain, allias “Quattrodita”, cosa mi dice?--Beh anche lui lavorava nella stessa fabbrica, poi ebbe l’incidente e…--E anche lui è ora a New York.--Si, credo di si.--E di Raimundo Isidro Cruz alias “El Loco”.--Si, anche lui era in fabbrica.--E, immagino per pura coincidenza, anche lui oggi è a New York.--…--Vuole rispondere.-

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-Si, anche lui.--E veniamo all’ultimo di questa amichevole compagnia, Frank Locatelli,alias “Big Frank”, Anche lui in fabbrica e anche lui a New York, ce lo con-ferma?.--Si.--L’amicizia è certo una bella cosa e la vostra dura da tanto, almeno daitempi in cui frequentavate insieme le riunioni del sindacato, vero?--Si, qualche volta.--E quindi dai tempi in cui tutti insieme foste notati mentre vi aggiravatecon tre furgoni intorno alla fabbrica, e il vostro fare sospetto mise in al-larme gli agenti della sicurezza, che vi accusarono di tentare di trafugarealcuni macchinari?--Non c’erano prove, e poi tutti quei macchinari sarebbero finiti comunqueall’estero.--Comunque la notizia girò in città. Perche qualunque cosa possa crederelei o il suo sindacato, i mezzi di produzione sono una proprietà privata,e chiunque attenti alla proprietà privata dei mezzi di produzione, forsepuò scampare alla legge, ma certo non troverà più nessuno disposto adassumerlo. O sbaglio?--…--Il signor Hampton si conferma uomo di poche parole. Ma adesso che ciconosciamo meglio capiamo che aveva più di una ragione per lasciare lacittà. Ma veniamo all’oggi: è a conoscenza dell’attività lavorativa svoltanella città di New York dai suoi vecchi compagni di sindacato?--No, non con precisione… penso che abbiano dei lavori saltuari…--Peccato, perché immagino che avessero una bella competenza nella la-vorazione dei metalli… voi fabbricavate quelle rifiniture luccicanti cheabbelliscono l’estetica delle nostre auto, listelli, fregi, pomelli, e ancheplacche di metallo. A lei invece il lavoro non manca, lei e il suo taxi sicu-ramente avete un’attività frenetica; ciò spiega quindi come il suo taxipossa subire una multa occasionalmente, anche due multe, anche duemulte nello stesso giorno, possono capitare, certo, ma diviene difficilecomprendere come si possano prendere due multe nell’arco di pochi mi-nuti, in due punti diversi dalla città lontani l’uno dall’altro svariati chilo-metri. E quando poi si scopre che lo stesso taxi, ha addirittura due targhediverse, allora tutto diviene meno comprensibile. Certo l’avvocato Zim-merman ci ha fatto le lodi di questo intraprendente imprenditore, ma aquanto risulta egli è proprietario di un solo taxi, chiaramente identifica-bile dalla placca di metallo posta sulla carrozzeria, con il suo numeroidentificativo, fornita in numero limitato e definito dalla amministrazione

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della città di New York. ed eventualmente acquistabile da coloro a cui ilcomune la rilascia. Una sola placca di metallo quindi, ma due targhe perdue auto dello stesso modello e colore. Può spiegarci questa sua miraco-losa attività?--Non so nulla di questa storia, qualche agente avrà commesso un errore,con il mio lavoro mi capita spesso di prendere multe, a fine mese le mettoinsieme e le pago, senza badarci più di tanto.--Stia attento signor Hampton, lei deve solo dirci la verità e non avrà nullada temere: è evidente che qualcuno, probabilmente qualcuno con espe-rienza nella lavorazione di placche di metallo, usa abusivamente dellasua regolare licenza, frodando il fisco, ed esponendola alla possibile ac-cusa di complicità. Lei mi capisce, di fronte al danno che sta subendo, leiha il diritto ed il dovere di denunciare chi ha falsificata la sua placca dimetallo, usandola per la propria auto ed esercitando abusivamente la suaprofessione.- -Io non denuncio proprio nessuno.--Quindi lei non ritiene di denunciare quello che è un palese reato di fronteall’amministrazione del comune di New York, e del fisco? Vorrà dire chequeste amministrazioni denunceranno lei per frode aggravata e conti-nuata, perché in possesso di una licenza valida per l’attività di un singoloautomezzo, lei l’ha utilizzata per mettere in attività più automezzi, fa-cendo lavorare illegalmente alcuni suoi ex colleghi di fabbrica, sul cui la-voro ha illecitamente lucrato evadendo il fisco e i versamenti obbligatorial servizio sanitario.--Questa è una fottuta menzogna.--Stia attento a come si esprime signor Hampton, qui chi dice menzogne èlei.--Io non ho lucrato proprio su nessuno, e se pensate che sia disposto a de-nunciare i mie compagni per uscirne pulito, allora non sapete chi è WesHampton.--Quindi lei ci conferma che a usare abusivamente della sua placca iden-tificativa sono i suoi ex colleghi.--No, io non confermo proprio niente…cazzo, io qui non ci volevo venire,lo sapevo che c’era una fregatura.--Signor Hampton la sua condizione si fa sempre più grave…--Grave… che cazzo ne sapete voi di cosa è grave...--Per un cittadino onesto è grave essere accusato di aver commesso reati.--No, no questo non è grave... grave è perdere il lavoro e tornare a casa esentire tua moglie che ti tratta come un fallito, grave è vedere la gente concui lavoravi, mettersi in fila davanti al capo del personale per cercare di

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salvarsi il culo e trovare un posto miserabile in un altro impianto, gravee vedere il sindacato che viene a dirti “ci dispiace ragazzi, non c’è nullada fare”, questo è grave, ma a voi questa roba non succede, voi ve ne statecon il culo al caldo a trovare ricette per la crisi che pagano gli altri, e ma-gari ci spacciate pure qualche predicozzo sulla necessità che tutti faccianola loro parte di sacrifici. Fottetevi tutti.--Signor Hampton, per le sue parole potrei farla cacciare dall’aula, ma hol’impressione che il suo punto di vista, renderà chiare parecchie cose aibuonisti che a vario titolo fanno appello ai valori della solidarietà e dellacoesione sociale. E evidente che lei di questi valori se ne infischia.--Ma di che parla, ma che dice… la solidarietà non sapete nemmeno dovesta di casa… dove la imparate voi la solidarietà, alle feste di beneficenza?La solidarietà si impara alle sei del mattino, quando il freddo ti gela e da-vanti hai una fottuta giornata di merda e l’unica cosa che può tirarti su èun collega che dice una cazzata e ti fa fare una risata mentre prendi ilcaffè; la solidarietà è fumare una sigaretta insieme in pausa, prima di ri-prendere a darci dentro appresso ai ritmi della macchina; la solidarietà èfare un lavoro di merda insieme, ma sapere di saperlo fare bene insieme,e che quando è finito puoi guardare chi ti sta vicino e dire “ok, anche oggiè fatta”. Io lucrare sul lavoro di qualcun altro… non sono dei vostri, io.--Però avrebbe lucrato insieme ai suoi “compagni”, vendendo i macchinariche voleva trafugare.--Voi non capite un cazzo! Quei macchinari erano i nostri, frutto del nostrolavoro, e noi li volevamo per continuare a lavorarci; avevamo già trovatoil posto, per due soldi potevamo prendere una vecchia officina di-smessa… avremmo atteso un po’ di tempo per far calmare le acque,avremmo dovuto dare un po’ di soldi in giro per far risultare quei mac-chinari come regolarmente acquistati, e poi avremmo cercato di trovareclienti sul mercato… conosciamo il lavoro, potevamo provare… forse nonavrebbe funzionato, ma avevamo il diritto di provare; se il padrone nonè più capace di fare il suo sporco mestiere, si levi dalle palle e faccia pro-vare qualcun altro.--Lei è un uomo pieno di iniziativa, peccato che i suoi progetti si siano ri-solti in sbronze e vagabondaggi nei parchi pubblici di New York.--Posso garantirle che ho trovato gente migliore di lei in quei parchi. Horitrovato Andy “Quattrodita”, che aveva perso il posto prima di me, dopol’incidente alla mano; è stata lui a tirar fuori l’idea del taxi, ma a lui labanca non avrebbe mai dato nulla, era già stato schedato come insolvente;io invece ero pulito, così mi ha dato una mano a rimettermi in sesto, adarmi una ripulita, e poi mi sono rivolto ad una finanziaria. Davvero, a

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darmi i soldi non si sono fatti problemi, ma me li hanno fatti pagar cari;tutti i mesi 2.000 dollari per venti anni. Significa che tutte le mattine devitrovare 70 dollari solo per pagare il mutuo, poi ci sono le tasse, l’assicu-razione, il carburante, la manutenzione, il taxi doveva lavorare almenodiciotto ore al giorno, così ci lavoravamo su due turni, io e Andy. Eradura. pagavamo le spese e facevamo la fame nera, ma era meglio che nonlavorare. Andy era in contatto con i fratelli O’Bannion, anche loro a spassoe senza che nessuno fosse disposto a farli lavorare dopo quella storia; ven-nero a trovarci e insieme pensammo che potevamo metter su una piccolacooperativa, ma per una licenza collettiva ci volevano almeno 600.000 dol-lari, più l’acquisto delle auto e tutte le altre spese. Avremmo dovuto su-dare per pagare la casa in Florida di un fottuto colletto bianco di WallStreet, che tutte le mattine avrebbe trovato i nostri 300 dollari sul como-dino insieme al caffè caldo; e tutto per una fottuta patacca di metallo,come quelle che abbiamo fabbricato a migliaia. A quell’epoca venimmoa sapere da amici che Big Frank e Raimundo, disperati, avevano tentatodi rapinare la cassa di un negozio con una pistola giocattolo; solo che ilproprietario del negozio ne aveva una vera e la cosa è finita con un fiascoridicolo, ma per fortuna il tipo s’è commosso a pietà e non li ha denun-ciati; comunque avevano bisogno di cambiare aria e così ci raggiunseroanche loro. A quel punto eravamo tutti insieme un’altra volta. Io e Andyindebitati fino al collo e gli altri disoccupati. Big Frank come rapinatorenon vale nulla, ma è un uomo con delle idee, e quando gli dissi che chiguida un taxi a New York fa la fame perché ormai le tariffe sono bassis-sime a causa della concorrenza, lui ci spiegò che per stare sul mercato bi-sogna essere concorrenziali, e per essere concorrenziali bisogna abbattereogni costo improduttivo; e che c’è di più improduttivo del profitto delpadrone che non ha mai lavorato in vita sua? E che c’è di più improdut-tivo della rendita di una banca che ti da un dollaro e senza una goccia disudore se ne riprende due in cambio? Quelli sono costi veramente impro-duttivi. Andy a quel punto disse che noi un costo improduttivo l’avevamogià abbattuto, perché non avevamo nessun padrone da mantenere, il pro-blema erano quei banditi delle banche, il loro mutuo ci stava ammaz-zando. Allora Jerry O’Bannion disse che per pagare un mutuo similedovevi far lavorare almeno tre auto tutti i giorni, ma se poi hai tre autodevi chiedere una licenza che ti costa tre volte di più, e allora non valepiù la pena. Fu a quel punto che Raimundo maledì quella fottuta placca,che a fabbricarla costa pochi spicci, e a comprarla ti ci vuole un capitale.Pat O’Bannion, che non parla quasi mai, sbattè un pugno sul tavolo, cheper poco non mandò in aria le lattine di birra. Io ero stato zitto tutto il

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tempo ma la cosa mi frullava in testa da quando Big Frank aveva fatto lasua tirata sui costi improduttivi, così ho buttato lì l’idea: fabbrichiamociquesta fottuta placca, uguale con in numeri e tutto a quella che stavamogià pagando, anzi facciamone due, troviamo due auto dello stesso mo-dello e colore e cominciamo a lavorare. Big Frank, che dopo l’ultima espe-rienza preferiva rigare dritto, ci fece notare che la cosa era illegale, maquesto era un falso problema: se è legale togliere il lavoro alla gente, sbat-terla fuori di casa, farla morire perché non può pagarsi l’assistenza me-dica, e magari bombardare a scopo umanitario un po’ di gente in giro peril mondo, allora questa legalità non è un granchè. Secondo la legge, gentecome noi deve sputare sangue per far arricchire qualcuno che se ne stadietro una scrivania a dare ordini o a fare i conti sugli interessi: una leggecosì non la puoi prendere sul serio. Adesso abbiamo tre auto su cinqueturni al giorno, due dalle 7 alle 15, due dalle quindici alle 23 e uno di notte,dalle 23 alle 7, paghiamo il fottuto mutuo, abbiamo diviso per sei tutte lespese e tutti i guadagni e così possiamo anche campare; così finalmenteho fatto venire mio figlio da me, invece di lasciarlo con sua madre, e glialtri possono mandare soldi alle famiglie. E adesso se volete parlare disolidarietà, parlate di questo.--Signor Hampton, quella che lei chiama solidarietà, io la chiamo associa-zione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di servizioe alla frode fiscale. Ma avrà tempo per riflettere sulla differenza, come ènoto le leggi del nostro paese stabiliscono pene esemplari per i reati fi-scali.--Quando a compierli è un povero cristo.--Lei non è un povero cristo, lei è un evasore, un parassita che si sottrae eai suoi doveri verso la società.--Io parassita? Io che mi faccio un culo così dalla mattina alla sera da unavita, io che ho lavorato vent’anni per ingrassare una manica di bastardiche un giorno hanno deciso che potevano guadagnare di più in Messicoe che noi potevamo andare tutti a farci fottere. Io sarei il parassita perchécon i due soldi che mi servono per campare non pago le vostre fottutetasse, per comprare i vostri fottuti bombardieri. I soldi andate a prenderlida quelli che possono pagarsi fior di commercialisti, quelli non fannoniente di illegale, banche, assicurazioni, costruttori, gente che fa falli-mento e poi prende i soldi dello stato, e poi quelli come voi, che in questosistema ci sguazzano, ci campano da signori, raccontando balle sulla le-galità e i doveri verso la società. I parassiti siete voi, manica di servi e distrozzini, gente che non ha mai fatto un cazzo in vita sua e campa sullespalle di chi lavora, continuate a romperci le tasche con questa storia del

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costo del lavoro, quando il vero costo siete voi, che non servite a un cazzo,ma verrà il giorno in cui ci prenderemo il lavoro che è nostro e lo useremoper vivere in grazia di Dio, e non per far arricchire gente di merda comevoi.--Bene signor Presidente, a questo punto possiamo aggiungere ai reati giàconfessati anche l’oltraggio alla Corte. In altra sede mi occuperò perso-nalmente di garantire l’avvio di un procedimento contro il signor Ham-pton, per i reati da lui stesso confessati e per quelli qui commessi. Per ilmomento mi accontento di aver finalmente permesso a un frammento diverità di esprimersi in quest’aula, cosicchè ognuno possa comprendereche tra i ceti meno abbienti che qualcuno si illude di arruolare alla suacausa buonista e compassionevole, ancora oggi alligna una feccia irridu-cibile, che ben si guarda dal cogliere le opportunità che il sistema può of-frire, e solo mira a dare sfogo alla sua ostilità livorosa, un’ostilitàpregiudiziale, che in altro modo non posso definire se non “odio diclasse”. Per me è tutto signor Presidente.--Grazie Procuratore Bradstreet.- Dick Brewster, studio di Wolf TV-Amici telespettatori, scusatemi ma non so cosa dire. Tanti anni di televi-sione, sempre pronto a mostrare la realtà per quello che è, anche quandosi presenta in modo crudo e violento, eppure mai avevo sentito tanta rab-bia, tanta aggressività, tanta frustrazione. Non ci si venga a dire che quic’è un uomo che ha perso il suo lavoro, la sua famiglia, perché questo nongiustifica e soprattutto non spiega; ogni giorno in America qualcunoperde qualcosa, se ognuno di loro dovesse ridursi alla condizione che ab-biamo appena visto, in questo paese non ci sarebbe più spazio per l’ordi-nata e civile convivenza. No amici telespettatori, non è il lavoro non è lafamiglia, la causa delle parole che abbiamo sentito, qui c’è qualcosa dipeggio, qualcosa che sempre si presenta nei momenti di crisi, io non socome definirla con precisione, ma voi tutti la conoscete, e quella specie difollia che invece di portare gli uomini a unirsi di fronte al comune peri-colo, lì fa sbranare l’un l’altro, come marinai ubriachi dopo l’ammutina-mento, ignari della tempesta che li sovrasta. Ecco di fronte a questa folliaegoista e rancorosa, la comunità può e deve tutelarsi, la legge serve anchea questo. Ma scusate questo sfogo personale e torniamo a parlare dei veriprotagonisti del processo, il nostro Procuratore Bradstreet, che certo inquest’occasione ha fatto un grande lavoro, e l’avvocato Zimmerman, checon questa testimonianza ha fatto veramente un passo falso. E’ anche latua impressione Al?-

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-Si certamente, ma prima permettimi di fare una considerazione suquanto abbiamo appena visto, questo Wes Hampton che completa il qua-dro di una famiglia disgraziata. Lascia che te lo dica Dick, quest’uomo cimostra un pericolo reale, qualcosa che può veramente portarci al caos to-tale: quest’uomo pensa di poter fare a meno di manager e capitani d’im-presa, non ha più fiducia nel sindacato, non credo che sia iscritto a unpartito, quest’uomo non crede alla legalità, disprezza ciò che noi chia-miamo classe dirigente, se lo reputa conveniente è capace di mentireanche sulle sue più intime convinzioni, come quando prende in giro Zim-merman, organizza la sua sedicente cooperativa come fosse una bandadi gangster, ma a differenza di questi non sembra volere ne la ricchezzane il potere, quest’uomo non cerca la protezione ne la comprensione dinessuno, non crede in niente e tutto il suo codice morale si esaurisce inun animalesco senso di appartenenza, nell’istintiva coscienza di essere dauna parte, e da ciò la irriducibile volontà di rifiutare il nostro mondo, quelmondo di impegno e si, anche di competizione, per il successo e la ric-chezza, a cui contrappone un sentimento primitivo, quella che chiama so-lidarietà, ma che in realtà è solo la trasposizione in forma organizzata eaddirittura produttiva, dell’unico sentimento che lo muove, l’odio diclasse, quell’odio frutto di una forma malata di coscienza, che un tempoqualcuno chiamava coscienza di classe.- -Al devo ammettere che non ti ho mai sentito così preoccupato…--Dick, quest’uomo non ha interesse al profitto, capisci cosa significa? E’non è un caso isolato… in Argentina c’è addirittura gente che mandaavanti fabbriche, senza alcun interesse al profitto, ti rendi conto? E alloraio mi chiedo, cosa li spinge? Gente che non ha interesse al successo, allaricchezza, al potere, a tutto ciò su cui si fonda la nostra società, eppure ècapace di mandare avanti una fabbrica… e non c’è un partito, un leader,non partecipano alle elezioni, semplicemente rifiutano i nostri valori, ilnostro sistema. Zimmerman questa volta ha fatto veramente un passofalso: ha portato in aula questo signor Hampton per dimostrare che il si-stema può ancora basarsi sul consenso, se sarà ancora in grado di offrirebenessere e opportunità, e invece quello che è saltato fuori è che c’è genteche dal nostro sistema non vuole nulla, se non che vada definitivamentein malora. Ha ragione Bradstreet, odio di classe, solo odio.--Grazie Al, e con le tue parole ci avviamo alla chiusura di questa secondapuntata di “Processo alla crisi”, e diamo... scusate un attimo, una comu-nicazione dalla regia … come? Ah, capisco… bene, allora… si, ok…ok,ok… amici telespettatori c’è un colpo di scena, in aula sta accadendoqualcosa di imprevisto, pare che quest’ultima testimonianza abbia obbli-

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gato l’avvocato Zimmerman a rivedere la sua strategia difensiva e a chie-dere l’audizione di un altro teste. E allora andiamo in aula e vediamo cosasta accadendo.- Inquadratura dall’alto dell’aula, l’avvocato Zimmerman è a consulto conil Presidente, Bradstreet rimane al suo posto, mentre dalla porta sul fondoscompare Wesley Hampton, il contractor si affaccia all’uscita per seguirlocon lo sguardo, e anche l’imputato, dal suo posto sembra guardare nellastessa direzione: un membro della Corte, è già in piedi come per prepa-rarsi ad andare via. La camera scende verso il Presidente e il professorementre il sonoro porta le loro parole.-... ho ritenuto che questa testimonianza potesse essere evitata, ma a que-sto punto ho il dovere di chiederle di sentire ancora un teste.--Avvocato Zimmerman, non le sembra di aver già raggiunto i limiti con-cessi dalla sua deontologia professionale? Non voglio usare le stesseespressioni del Procuratore Bradstreet, ma certo alcuni dei testimoni dalei convocati sembravano essere in aula più per dare mostra di se, che peroffrire un contributo alla verità, quanto poi all’ultimo...-Signor Presidente quando saprà il nome del teste che ho intenzione diconvocare...--Ebbene fuori questo nome allora.-L’avvocato Zimmerman si avvicina al Presidente e bisbiglia un solo nome,che produce sul volto del Presidente una viva reazione.-Avvocato ma si rende conto di cosa sta dicendo, lei pensa di portare inaula...--Io devo tentare...--E va bene, Procuratore Bradstreet può avvicinarsi per favore? C’è qui larichiesta della difesa per l’audizione di un altro teste, non mi interrompa,so già quello che pensa, ma prima attenda di conoscere il nome del testeche la difesa vuole portare in aula, si avvicini...-Bradstreet è ancora più scosso del Presidente, ma subito atteggia il visoad una espressione scettica.-Non ho ragioni di oppormi, e non temo questa eventuale ulteriore testi-monianza, ma dubito che la difesa riesca ad arruolare nel suo caravan-serraglio... ma per me comunque è ok, non abbiamo nulla da temere.--Bene, allora d’accordo nella prossima udienza ascolteremo l’ultimo testedella difesa, con questa decisione sospendiamo il procedimento, aggior-nando la seduta alla prossima settimana, quando ascolteremo le arringhedelle parti, poi il verdetto. Con questo è tutto la seduta è tolta.-

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Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Amici telespettatori, io ne so quanto voi, chi sarà questo misterioso te-stimone? Purtroppo a questo punto non ci rimane che attendere la pros-sima puntata, perchè tra imprevisti e colpi di scena questa sera abbiamofatto tardi e dobbiamo lasciarci, quindi saluto il nostro amico Allan Fried-kin e tutti voi amici a casa, e vi do appuntamento prossima settimana,stessa ora stessa rete per l’ultima puntata di processo alla crisi. Mi racco-mando non mancate, scopriremo chi sarà il testimone misterioso, senti-remo le arringhe dell’accusa e della difesa, e finalmente conosceremo ilverdetto. Ci vediamo alla prossima puntata, buonanotte a tutti.-Jersey City, New Jersey, appartamento di Frank LocatelliUn uomo alto e corpulento al telefono in una stanza illuminata solo dalloschermo della televisione.-Pat, sono Frank, hai visto la tele?--Si, temevo che finisse così, quel bastardo ci ha incastrato. Wes è nei guaifino al collo e noi con lui...--Quanto abbiamo nel fondo comune?--Qualcosa c’è, almeno per la cauzione, ma dovremo pagare un avvocato.--Ragione di più per andare a lavorare domani, usciamo con le auto cheabbiamo e continuiamo finchè non ce le sequestrano, tanto cosa abbiamoda perdere?--Niente da perdere, niente, New York è piena di auto e anche di abusivi,solo che con tutta questa pubblicità qualche infame può denunciarci efarci pizzicare... abbiamo un buon giro e buone zone, possono far gola aqualcuno.--Sicuro che accadrà, i pezzenti e i venduti non mancano mai.--Beh, per fortuna ci avevamo visto lungo.--Abbiamo fatto giusto in tempo a venderla la fottuta patacca e a mettereal sicuro un bel gruzzolo. Quando hanno chiamato Wes per questa storia,lo sapevamo che sarebbe finita così. Alla fine con un buon avvocato pos-siamo uscirne solo con il reato di esercizio abusivo.--Un buon avvocato costa, comunque. E poi che si fa?--Cosa vuoi che ne sappia? Senti, chiama tuo fratello e Raimundo, io parlocon Andy ci vediamo domani mattina alle sei al solito bar, ok?--Sempre dell’idea di andare a lavorare?--Che vuoi fare? Servono soldi, ora più che mai.--Ok, ok, tanto è sempre e solo una questione di soldi.--No, non è tutto questione di soldi...sentir dire per una volta la verità aquei bastardi, così in TV, beh... non si vive di solo pane.-

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-Frank, non dire cazzate, tu sei solo, io ho una famiglia.--Appunto, andiamo a lavorare domani.-III PUNTATA

TA-DA-TA-TA-TA-BUUM

Studio di Wolf TV Dick Brewster-Buonasera amici telespettatori, e benvenuti alla puntata conclusiva di“Processo alla crisi”, l’incredibile reality-fiction che ci ha portato a sco-prire gli aspetti più nascosti della difficile fase economica che sta attra-versando il paese, e soprattutto ad indagare sul ruolo e le responsabilitàdi uno degli uomini più importanti per la storia del nostro paese, HenryFord, il grande magnate dell’industria, l’uomo che ha permesso a tutti dipossedere un auto, e forse si è sbagliato. Siamo qui in attesa di collegarcicon l’aula, dove ci attende una testimonianza importante, l’ultima, primadelle arringhe e del verdetto, ma prima permettetemi di salutare il nostroamico Allan Friedkin, che ci ha accompagnato nelle due puntate prece-denti, e soprattutto di presentarvi l’ospite di questa sera, un personaggioche forse non è ancora noto al grande pubblico, una donna giovane, mail cui parere ha certo un grande valore: stiamo parlando della dottoressaShirley Cunningham, una delle più giovani imprenditrici del nostropaese, erede di una grande famiglia e a capo di una delle più significativetra le imprese emergenti della nostra economia, un’azienda che si sta fa-cendo largo nel mondo delle cure estetiche. Dottoressa Cunningham,sono veramente felice di averla qui in studio, lei, una giovane donna,un’imprenditrice con un grande avvenire e soprattutto una persona chepuò guardare alla realtà con fiducia e ottimismo, grazie veramente dellasua presenza qui in studio. Permetta prima di tutto che mi congratuli conlei, dato che so, e la notizia è solo di ieri, che lei è stata eletta Presidentedell’Associazione dei Giovani Imprenditori Americani--Grazie a tutti voi di Wolf TV per la bellissima trasmissione che ci aveteofferto, e per favore Dick chiamami semplicemente Shirley e dammi deltu, l’ultima volta che mi hanno chiamato dottoressa Cunningham è statoin occasione del dottorato in “Management aziendale e trattamento dellerughe” alla Yale University, e la cosa mi imbarazza ancora un po’. Co-munque si, è vero, ieri i giovani imprenditori americani hanno volutoeleggermi a questa carica, attraverso la quale spero di poter dare il miocontributo per superare questo difficile momento.--Grazie Shirley, e io, e sono sicuro tutto il nostro pubblico, ti facciamo i

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migliori auguri per il tuo nuovo incarico: l’America ha bisogno di giovanicome te. E adesso Al, veniamo a te, cosa puoi dirci di questo testimonechiamato all’ultimo minuto, ormai ne conosciamo il nome, Charlie Fraeb,ma a parte questo non ne sappiamo molto, e penso che il nostro pubblicone sappia ancora meno. Eppure il Presidente della Corte, il ProcuratoreBradstreet, tutti sembravano piuttosto impressionati da questo nome, chiè questo signor Charlie Fraeb?--Beh Dick anch’io quando ho saputo che il signor Fraeb ha accettato divenire in aula ho fatto un salto sulla sedia… sai, ci sono uomini chespesso non compaiono, ma che proprio lavorando, diciamo così, dietrole quinte, possono dare un grande contributo alla Nazione. Ecco il signorCharlie Fraeb è uno di loro.--Una specie di agente segreto?--No, tutt’altro, un consulente, un esperto di relazioni internazionali, ungrande conoscitore di questioni strategiche e militari, ma non un agentesegreto, anzi la sua attività è molto nota fra gli addetti ai lavori e le per-sone più attente; ha scritto anche alcuni saggi, no, il signor Fraeb svolgela sua attività completamente alla luce del sole.--E quale sarebbe questa attività?--Beh è difficile da dire, lui viaggia, parla diverse lingue, penso che sia unapersona che ama stare al posto giusto al momento giusto, e quando è lì,sa come rendersi utile… ecco una persona che sa come rendersi utile.--Allora la sua sarà certo una testimonianza interessante.--Di questo sono sicuro, anche se non capisco come possa essere utile alladifesa. L’ultimo teste, quel tassista abusivo, è stato proprio un autogolper Zimmerman. Se voleva dimostrare che il capitalismo può ancora pro-durre consenso garantendo consumi, direi che quel tipo l’ha sonoramentesmentito. E adesso chiama il signor Fraeb… non so veramente cosa aspet-tarmi.--E tu Shirley sai nulla di questo signor Fraeb?--Ma non so, mentre preparavo il master in “Comunicazioni integrate egestione delle eccedenze lipidiche” alla Georgia University, ho sentitoparlare di un professor Charlie Fraeb, ma è una vecchia storia di moltianni fa, un accademico espulso per un storia molto brutta, ricatti, sesso,violenza credo, ma ovviamente non è la stessa persona… o si ?--No, credo di no ovviamente… non è la stessa persona, vero Al?--No comment.--Ok, ok, comunque ora è il momento di andare in aula e conoscere e farconoscere il signor Charlie Fraeb, “un uomo che sa come rendersi utile”.-

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Sul grande schermo in studio è riproposta la sequenza dell’ingresso inaula della Corte e delle parti, le inquadrature in primo piano di tutti i pro-tagonisti, tutti con un’espressione tesa; accigliato e severo il Presidente,corrucciato il Procuratore Bradstreet, perfettamente concentrato l’avvo-cato Zimmerman; solo l’imputato mostra un sorriso quasi impercettibile,e lo sguardo quasi assente, come di chi segue un corso di pensieri lontanodal momento presente. Ancora una volta il Presidente chiama a se Brad-street e Zimmerman, dice loro poche parole a bassa voce, poi dopo averlicongedati, si rivolge all’aula vuota.-Concludiamo questa fase del procedimento, con l’ultimo dei testimonichiamati dalla difesa. Sia introdotto il signor Charlie Fraeb.-Alle spalle del contractor, si intravede una piccola figura che si muove ascatti, spicca per il vestito nero, la cravatta nera e gli occhiali neri, e soload un esame più attento risulta che vestito, cravatta ed occhiali, aderi-scono e ricoprono un corpo umano e non vivono di esistenza propria;quando poi il signor Fraeb si avvicina ulteriormente, l’inquadratura per-mette di individuare i rudimenti di un volto al di sopra della cravatta eal di sotto degli occhiali, ma è solo quando si siede, che una lenta zoom-mata, mostra il volto cereo e glabro, le sopracciglia quasi invisibili, il nasoappena accennato, le labbra assenti, il cranio calvo, le orecchie piccole;più che un volto, la base su cui disegnarne infiniti. L’avvocato Zimmer-man si avvicina lentamente, quasi mostrando riluttanza.-Signor Fraeb, ogni persona che ricopre responsabilità nel nostro paese,conosce la sua grande esperienza internazionale, sia per ciò che concernele dinamiche politiche, sia per quanto riguarda quelle economiche, e ognipersona attenta ha avuto modo di apprezzare il suo contributo in più diuna difficile crisi internazionale.--Sono solo un privato cittadino che si diverte a viaggiare e guardare ilmondo, godendo dei molti piaceri che esso può offrire… ma dovunquemi trovi, non dimentico mai i miei doveri di buon americano, e collaboroper quanto mi è possibile con le autorità, le stesse autorità con cui mi sonoconsigliato prima di accettare il vostro invito. E devo dire che, a parte ildoveroso riserbo su questioni particolari, di scarso interesse per il grandepubblico, ma piuttosto sensibili per la sicurezza nazionale, sono stato au-torizzato a fornire la più ampia collaborazione a questa Corte. E’ diver-tente questa idea di un processo in TV, non come una pubblicaesecuzione, ma magari per il futuro si può sperare.-La voce è infantile, quasi allegra, addirittura irridente, e non sembrauscire dalla stretta fessura della bocca, che si muove come dotata di vitapropria, mentre il volto rimane impassibile, senza una ruga ne un’espres-

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sione, nulla che tradisca la minima possibilità di interazione con l’inter-locutore.-Immagino che stia scherzando signor Fraeb, e comunque siamo felici chel’interesse per la verità abbia ispirato il consiglio delle nostre autorità, per-chè sono convinto che la sua esperienza potrà permettere a questa Cortedi guardare sotto una diversa luce alcune questioni trattate in quest’aula.Signor Fraeb, questa Corte è riunita per valutare l’operato del signorHenry Ford, accusato di aver promosso un modello economico caratte-rizzato dall’espansione della produzione e dei consumi sul mercato in-terno, mercato sostenuto da politiche salariali o da interventi statali,ritenuti da alcuni, alla lunga incompatibili con la tenuta economica delsistema, specialmente a fronte di una difficile concorrenza internazionale.Le chiedo intanto una prima valutazione di tali accuse.--Mi avevano accennato al curioso carattere di questo procedimento, ecerto è il sintomo di un cambiamento dei tempi; così se ho ben capito inquest’aula, in un pubblico processo, si vogliono svelare quegli arcani, chese ignorati, garantiscono la serenità e il consenso del cittadino comune.Comunque non ho nulla in contrario ad esprimere un’opinione: dopotutto il fenomeno è più complesso, o forse più semplice, di quello da leidescritto, ma temo che per queste valutazioni, più che alla mia esperienzadi viaggiatore, dovrò far riferimento ai miei lontani anni di università eagli studi filosofici che conducevo un tempo. Il fatto è che a certi livelli laconoscenza tende a divenire un patrimonio per iniziati, quasi una sortadi esoterismo moderno, e ciò forse per tutelare il cittadino comune e lasua quotidiana esistenza, cittadino non sempre in grado di cogliere il ri-svolto comico e paradossale di un sapere, le cui implicazioni possono tur-bare gli animi semplici. Comunque, benchè questo processo sia pubblico,i soggetti a cui mi rivolgo sono insigni rappresentanti del mondo deglistudi economici, immagino che sapranno fare un uso adeguato di queipochi principi generali, che ricordo dal tempo lontano dei miei studi.--Faccio affidamento sulla sua poliedrica conoscenza, confidando nel fattoche la semplice esposizione di principi generali, non possa creare turba-mento nell’animo del vasto pubblico.--Effettivamente i principi sono solo principi, e a volte il turbamento derivadalle loro applicazioni; ma poi chi può dire che il turbamento sia un male,dopotutto violenza, distruzione e sopraffazione sono l’ingrediente prin-cipale della nostra industria dell’intrattenimento. Comunque per iniziare,penso che dovrò sottoporre alla vostra attenzione una bella immagine, ri-cordo del tempo dei miei studi giovanili. Immagino che tutti voi ricordiatequella massima del Rinascimento italiano, per cui le menti più illuminate

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del tempo definivano se stessi, “nani sulle spalle di giganti”, intendendocosì se stessi come i produttori di un valore culturale aggiunto, rispettoalla grande produzione di valore culturale accumulato dall’antico mondoclassico; così immaginate la fatica di questi eruditi, il cui principale sforzoera quella di riappropriarsi del sapere dei secoli passati, e solo dopoaverlo riprodotto dentro di se, aggiungere ad esso un rigo di poesia o unframmento di speculazione filosofica. Bene, io penso che questa bella me-tafora possa applicarsi in economia, a tutto il ciclo di produzione del va-lore, laddove la creazione di un valore aggiunto, pur dipendendodall’attività di produzione, il “nano”, non può darsi, senza la riprodu-zione di tutta la realtà economica accumulata, “il gigante”, senza la qualel’attività produttiva è impossibile. E quindi immaginate di produrre va-lore aggiunto in una società come la nostra sempre più ricca, complessae articolata, dove per produrre tale valore, sarà necessario investire unagran quantità di risorse ed energie per la riproduzione di tutta realtà, ilgigante appunto, piuttosto che per l’attività effettivamente produttiva, ilnano. Se questo concetto è sufficientemente chiaro, possiamo tradurlo intermini più rigorosi, nel diverso rapporto che si produce tra capitale fisso,il gigante, e capitale variabile, il nano, intendendo con il primo terminela quota di capitale necessario alla riproduzione del reale accumulato, econ il secondo, il capitale produttivo che crea valore aggiunto e ulterioreaccumulazione. E’ evidente che cambiando il rapporto proporzionale trai due termini, con il primo in costante crescita, il saggio di profitto, che èil rapporto tra la totalità del capitale investito e il valore prodotto, nonpuò che tendere alla riduzione. E di questa cosa effettivamente è difficileincolpare il signor Ford, il quale dopotutto voleva solo vendere automo-bili.--Signor Fraeb, ovviamente questa Corte, in cui siedono alcuni fra i mas-simi esperti economici mondiali, è a conoscenza di queste dinamiche, maormai questo procedimento è seguito anche da un pubblico più vasto,per cui forse non sarebbe inopportuno precisare alcuni punti del suo ra-gionamento. Per esempio lei parla di capitale fisso e variabile, ma cos’èinnanzitutto il capitale fisso? Liquidità’? Patrimonio? Rendita? Beni im-mobili?--Ma no, assolutamente, queste sono solo le sue forme esteriori, il capitalefisso è prima di ogni altra cosa, solo e semplicemente lavoro accumulato,il frutto dell’attività e dell’energia umana, quell’attività e quell’energiache ha prodotto tutto il nostro mondo. Esso è quindi materiale e concretocome un macchinario, o un’infrastruttura stradale, così come immaterialee intangibile come una conoscenza o una relazione sociale: in tutto ciò c’è

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del lavoro immagazzinato e accumulato. Ovviamente il semplice accu-mulo di lavoro non produce un valore; il capitale in realtà produce valoresolo se può essere scambiato; una volta immesso nel ciclo dello scambioesso definisce il suo valore di scambio in termini monetari, diventa de-naro, ma può essere scambiato solo per il fatto di poter essere usato, ecioè trasformato in merci per le quali ci sia una domanda. Purtroppo peroperare la trasformazione del capitale in merce, c’è bisogno di ulteriorelavoro, cioè capitale il cui valore è variabile, come è variabile e potenzial-mente infinita la possibilità e l’intensità di utilizzo, sfruttamento e appro-priazione dell’energia e della creatività umana. Perchè l’essere umano, èl’unica vera ricchezza, dalla cui appropriazione e dal cui dominio, si pos-sono ottenere godimenti e piaceri raffinatissimi e tendenzialmente infiniti.Il resto, il capitale fisso è solo un fattore necessario, spesso costoso, semprenoioso.--Signor Fraeb comprendiamo che forse lei voglia alleggerire la sua com-plessa esposizione, con il suo particolare umorismo, ma le chiedo, per fa-vore, di tornare al tema.--Umorismo? Si umorismo, l’umorismo aiuta. Va bene farò come chiede,allora a che punto eravamo? Ah si, il lavoro accumulato che è un capitalefisso, il capitale fisso che si trasforma in merce grazie al lavoro vivo, chea sua volta è capitale variabile, quindi la merce, che ha un valore d’uso,ma ha anche un valore di scambio, valore di scambio la cui crescita, de-terminata dalle leggi della domanda e dell’offerta, produce un ulterioreaumento di capitale, secondo un semplice schema: denaro-merce-denaro.E’ lo scambio che valorizza il capitale, e il capitale si trasforma in merce,perchè così ha un valore di scambio, e quindi può aumentare. Senza scam-bio il capitale non può che perdere di valore, e alla fine essere consumatoin modo improduttivo. Al contrario con l’aumento degli scambi il capitaleproduce un plusvalore, che si trasforma in profitto, semplicemente nonretribuendo una quota di lavoro vivo. Ovviamente c’è chi ha diffuso lascellerata idea di restituire integralmente alla retribuzione del lavoro ilplusvalore prodotto, eliminando così il profitto, ma è un’idea controna-tura, perchè mai rinunciare ad appropriarsi di qualcosa quando c’è la pos-sibilità di farlo?--Mi scusi ma se ho ben capito, lei intende dire che il profitto, questogrande stimolo alla crescita economica e allo sviluppo sociale, questo fon-damento del nostro stile di vita, è in un ultima analisi, solo un prodottoaccessorio e non necessario del processo di valorizzazione?--Non si allarmi, i fondamenti del nostro stile di vita sono al sicuro. Si, ilprofitto non è che una semplice appropriazione, possibile perché chi non

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ha capitale, cioè lavoro accumulato, non può che vendere l’unica cosa dicui dispone, cioè il lavoro vivo che il suo corpo o la sua mente possonoprodurre. Una sostanziale prostituzione. Così il mondo è regolato da ungrande, gigantesco rapporto di prostituzione collettiva, e come ben saogni uomo di mondo, la prostituzione può offrire notevoli piaceri; cosìquesta triste miserabile valle di lacrime, si trasforma in un giardino di de-lizie, per chiunque sia nella condizione di possedere, usare, dominare equindi se vuole, distruggere. Perchè chi ha il profitto, ha in ultima analisi,il potere.--Signor Fraeb, forse siamo andati un poco oltre con il discorso, torniamoal tema. Da ciò che lei dice è chiaro che il capitale va costantemente scam-biato, e se le cose stanno così, quale miglior sistema di quello Fordista,che ha aumentato la quantità di bisogni materiali e immateriali, ha coin-volto masse sempre più grandi nei meccanismi del consumo e così fa-cendo ha aumentato a dismisura la quantità degli scambi e quindi...--Calma, c’è un elemento che non va dimenticato; il risultato di ogni scam-bio è l’aumento del capitale fisso. La crescita degli scambi a livello mon-diale ha fatto crescere a dismisura il capitale fisso, principalmente inOccidente ovviamente, ma ha avuto conseguenze in tutto il mondo;l’esplosione della popolazione mondiale nell’ultimo secolo, non è forseandata di pari passo con la diffusione dei vaccini e i grandi profitti del-l’industria farmaceutica? E non è anche l’aumento della popolazionemondiale di fatto, un aumento di capitale fisso? In se non è un grave pro-blema, purchè non si pretenda di alimentarla, istruirla, curarla, e in ge-nerale garantirle diritti e benessere. Tutte cose che hanno un costo, uncosto che tradotto, si trasforma in aumento dell’investimento in capitalefisso, con un calo proporzionale della quota di capitale variabile, una con-seguente riduzione del saggio di profitto. Fortunatamente è facile trasfor-mare questo capitale fisso in lavoro a basso costo, cioè capitale variabile,o se il mercato non ne ha necessità, per esempio per una crisi di sovrap-produzione, semplicemente distruggerlo, come effettivamente facciamoin quella grande riserva di capitale variabile che è il continente africano.Dopotutto sono processi semplici, il potenziale distruttivo degli esseriumani è infinito come il suo potenziale produttivo.- -Ma lei intende forse dire che è imputabile al nostro stile di vita, il fattoche in altre parti del pianeta qualcuno soffra la fame, dopotutto il nostromodo di produrre ha portato anche in altre parti del mondo benessere ericchezza.--Non turbi la sua coscienza con inutili preoccupazioni, lei non è tenutoad alcuna responsabilità, la responsabilità deriva dalla coscienza, ma la

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coscienza non è ne un dovere, ne tanto meno un diritto: ci sono uominiche guardano la verità negli occhi, e altri che davanti alla verità gli occhili abbassano e questo che fa la differenza tra chi può dominare e chi puòsolo servire. E tornando alla nostra piccola esposizione, la verità è che lapossibile distruzione di quote di realtà, libera quantità di capitale fisso,impegnato nella semplice riproduzione, aumentando proporzionalmenteil capitale variabile, trasformando quello che era un costo di riproduzionein opportunità di valorizzazione. Questo è un fatto. Ecco da ciò se ne ri-cava che la distruzione, non è poi quel gran male che può sembrare: im-maginate quanto può crescere, sulla base di questa legge, il saggio diprofitto, passando dalla situazione di un paese moderatamente ricco, ci-vile e ordinato, alla situazione di un paese distrutto dai bombardamenti,con una popolazione ridotta alla fame, un sistema istituzionale asservitoagli interessi di chi ha capitale da investire. Tutti possono capire che ladistruzione è la premessa della produzione; una verità che può forse tur-bare le personalità deboli, incapaci di comprendere come tutto nella realtàsia intrinsecamente legato, così come il piacere e il dolore che si alimen-tano l’un l’altro: ma questa è cosa che non tutti sanno apprezzare.- -Signor Fraeb, devo ammettere che alcune delle sue affermazioni mi la-sciano perplesso, ma se ho ben capito lei intende dire che il sistema oltreai rischi di periodiche crisi di sovrapproduzione, potrebbe addirittura ri-schiare un crollo strutturale, dovuto alla difficoltà di produrre profitti,dovendo investire quote di capitale sempre più imponenti, vuoi per la ri-cerca, sempre più difficile di materie prime, vuoi per l’acquisto di mac-chinari con tecnologie sempre più costose, vuoi per mantenere un sistemadi relazioni sociali e infrastrutture logistiche sempre più complesso, mapurtroppo necessario per garantire l’ambiente adatto all’investimentoproduttivo di capitali; lei ci sta dicendo che il sistema è destinato al col-lasso, e che per evitare tale collasso periodicamente si deve in qualchemodo produrre un processo distruttivo.--Ma, fortunatamente i processi distruttivi non mancano mai; il bellicismonazista per esempio, è stato una vera manna, ha determinato la grandedistruzione della II Guerra Mondiale, dopo la quale in Europa il rapportotra capitale fisso e capitale variabile è ritornato vantaggioso, e il ‘900, ilsecolo del pieno sviluppo del capitalismo, inizia in realtà solo con la IGuerra Mondiale, la prima vera distruzione su vasta scala. Comunquequella che ho illustrato è una legge generale, il cui valore è puramentetendenziale. Ci sono anche altri modi per mantenere alto il saggio di pro-fitto; una scoperta scientifica per esempio, può modificare il rapporto tracapitale fisso e variabile, offrendo possibilità di risparmi energetici. Ma

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la distruzione rimane il sistema più sicuro e garantito, e noi occidentaliper lungo tempo abbiamo potuto attuare i necessari processi distruttivi,fuori dal nostro sistema, all’esterno del mondo civile, e ciò ha dato ottimirisultati; quanto valore abbiamo prodotto con la doverosa distruzione diforme sociali, aggregazioni umane, modalità economiche, esistite per se-coli e millenni e poi finalmente travolte dallo spirito distruttivo e produt-tivo del capitale? Per oltre quattro secoli, la spinta del capitale al profitto,ovviamente mascherata da progresso, ha fatto si che tutto il pianeta po-tesse entrare nel circuito di distruzione e produzione, investendo in ca-pitale fisso risorse minime, e utilizzando al massimo il capitale variabiledel lavoro umano e di risorse energetiche vergini. Pensiamo alla storiadel nostro paese, dove l’indiano delle praterie, il nobile e romantico guer-riero, è ridotto come un bambino e indotto dalle opportunità del com-mercio a trasformare il rapporto con l’ambiente in cui da millenni vive inrelativo equilibrio; la pelle di un animale non ha più valore per il suo uso,come riparo dal freddo durante l’inverno, ma diviene valore di scambio,per ottenere merci che l’indiano non sarà mai in grado di produrre, e dicui quindi non potrà decidere il prezzo. E in questa condizione non si faràscrupolo di distruggere gli stessi bisonti che nutrono lui e la sua famiglia,pur di ottenere le merci dell’uomo bianco, e garantirgli così un saggio diprofitto elevatissimo. Le grandi fortune del capitalismo americano, si sonoprodotto agli albori della nostra storia dalla distruzione del castoro, delbisonte e ovviamente dell’indiano. Analogo processo ha riguardato i po-poli dell’Africa, dell’Asia e del Sud America, tutti inevitabilmente sacri-ficati alla necessità di mantenere un elevato saggio di profitto, investendoin contesti in cui il rapporto tra capitale fisso e capitale variabile è piùvantaggioso. Dopotutto se si può avere manodopera a bassissimo costo erisorse energetiche quasi gratuite, che necessità c’è di investire in macchi-nari e ricerca; e aggiungo, se si può mantenere l’ordine, con il costo mi-nimo di governi locali prezzolati, che senso ha spendere soldi per cercareil consenso. Questa è la nostra storia, la storia del più forte che si imponesul più debole, lo distrugge e attraverso la sua distruzione, si rafforza.Questa è la realtà, possiamo ipocritamente dolercene, o goderne, come ènaturale godere ad ogni affermazione della propria forza, perché il pia-cere è nell’affermazione di se, e l’affermazione di se, è nel dominio del-l’altro e se opportuno, nella sua distruzione.--Ma signor Fraeb, quello di cui lei parla è il colonialismo, quel fenomenoeuropeo che noi americani abbiamo sempre contrastato nel nome dei va-lori della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli. Altra cosadalla legittima aspirazione a un futuro dignitoso che ha mosso l’avanzata

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di milioni di persone sulla Frontiera americana, anche a costo di doloroseconseguenze per le popolazioni autoctone.--Noi ci siamo sempre battuti contro il colonialismo, un monopolio delladistruzione garantito agli stati coloniali, che di fatto impediva la liberaespansione del sistema capitalistico a livello mondiale, un espansione dicui noi siamo stati gli autentici garanti. Ai vecchi monopoli statali ab-biamo sostituito le grandi società multinazionali, che ovviamente sannooperare con maggior efficienza e senza dover ammantare la loro azionecon inutili discorsi sulla civiltà e il progresso sociale. Per non parlare deimissionari, un inutile costo, e alle volte addirittura un fastidioso ostacolo,per chi viaggiando ama godere dei piaceri che la bellezza, la gioventù el’innocenza possono offrire a chi sa approfittarne.--Si, ma forse è meglio tornare al cuore del problema. A questo punto misembra di comprendere che la sempre maggiore espansione del sistema,e quindi la crescita, è una delle chiavi principali per contrastare il calodel saggio di profitto?--Si, l’aumento degli scambi è un fattore importante di espansione, soprat-tutto quando si affianca all’aumento della quota di capitale variabile, cioèlavoro produttivo e materie prime, appropriandosene laddove essa nonha ancora dato luogo a processi di accumulazione che sia necessario ri-produrre; questa possibilità è stata garantita per oltre tre secoli dal ruoloche l’occidente ha avuto nell’imporre a tutto il mondo la sua più avanzataciviltà; un’imposizione non sempre bene accetta, ma che alla fine sembraaver soddisfatto tutti, almeno tutti quelli che sono rimasti vivi, dato cheoggi in tutto il mondo si tenta di emularci. --E’ qui il nodo infatti, questa quindi è l’unica e vera ragione della crisi,un problema strutturale, laddove in un quadro di economia globalizzatae di progressivo esaurirsi delle risorse energetiche e con la comparsa dinuovi protagonisti sulla scena mondiale, questa opportunità di espan-sione e appropriazione tende inevitabilmente ad esaurirsi, riducendo cosìstrutturalmente i margini di crescita... ma allora il problema è strutturalee non connesso ad uno specifico modello economico, ma se è così , al-lora…--Si, ma non sarà questo che porterà al collasso il sistema, ne tanto menola nostra leadership: le vie dell’espansione e della crescita sono infinite,guardate con quale inventiva abbiamo creato nuove opportunità di valo-rizzazione del capitale, totalmente svincolate dai limiti imposti dall’eco-nomia reale. Abbiamo guidato l’espansione e la crescita del sistema benoltre gli angusti orizzonti del vecchio mondo industriale, l’abbiamo libe-rata dalle grevi necessità della produzione materiale, per aprirgli l’uni-

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verso infinito dell’immateriale. Mentre i Cinesi continuavano a scavarecarbone, che tanto con gli incidenti in miniera ci contrastano la crescitademografica, mentre le nostre imprese delocalizzavano, dato che nessunovuole una Bophal sotto casa e gli investimenti in sicurezza fanno crescerea dismisura il capitale fisso, mentre la produzione si spostava negli scan-tinati delle bidonville africane e asiatiche, senza ovviamente deturpare ilpaesaggio a disposizione dei turisti occidentali, il nostro PIL continuavaa crescere sull’onda dei rendimenti dei prodotti finanziari. Mentre il pia-neta intero ci inseguiva attardandosi in questo mondo della produzionefatto di grasso e sudore, maleodorante e rumoroso, noi, nei punti alti dellosviluppo capitalistico, individuavamo le nuove frontiere della valorizza-zione, nel mondo immateriale e infinito dei desideri e delle aspettativeumane, desideri e aspettative che si traducono nel gioco potenzialmenteinfinito del credito e della rendita; è la rendita che è la chiave di tutto, fon-diaria, immobiliare, finanziaria, una ricchezza che cresce da se nel tempo,e anzi il tempo che è esso stesso ricchezza, il futuro messo a valore, la si-cura coscienza che domani un terreno, un immobile, un pacchetto azio-nario, varranno di più e su questa base l’opportunità del credito, infinito,illimitato, com’è infinita e illimitata la natura umana, la sua favolosa ca-pacità di acquisire sempre nuove esigenze, trasformarle in bisogni, rea-lizzarle in consumi. La produzione di auto, di elettrodomestici, di case,di un qualsiasi bene materiale, si libera finalmente di ogni residuo legameal vincolo del valore d’uso, e finalmente è puro valore di scambio, feticciodella valorizzazione del capitale, semplice oggetto di transazione sul mer-cato infinito e immateriale dei piccoli e meschini sogni di cui si alimentala miseria umana. Il mercato della produzione materiale è solo il neces-sario e volgare prodotto di risulta, del vero e unico mercato ideale, il mer-cato immateriale delle aspettative e dei desideri, quel mercato infinito chenon è più un ideale platonico irraggiungibile, ma oggi è realtà nel grandeinfinito mondo delle transazioni finanziarie, dove il valore svincolato dailacci della produzione e della liquidità, può crescere in un mercato soste-nuto da un credito senza limiti, perché senza limiti è il desiderio di pos-sedere, di consumare, e infine di distruggere. Possesso, consumo,distruzione, questo è il processo del piacere infinito, dove il possesso èdominio sull’oggetto, il consumo è godimento dell’oggetto, la distruzioneè libertà dall’oggetto. Affascinante.- -Capisco ma torniamo all’oggetto della questione. Mi scusi ma non mi èchiaro, allora nelle transazioni finanziarie, il saggio di profitto è svincolatodal rapporto tra capitale fisso e capitale variabile?--No, ma cambia totalmente la natura dei due termini: il capitale fisso da

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riprodurre non è più un macchinario o un impianto industriale, ma l’in-sieme dei rendimenti che costituiscono il titolo oggetto di transazione,rendimenti che essendo puramente ipotetici, possono essere riprodotti odistrutti a secondo delle convenienze con estrema facilità; il capitale va-riabile non coincide più con il lavoro produttivo, soggettivamente limitatocosì come è limitato il potenziale energetico del lavoro umano o di un ba-rile di petrolio, ma è strettamente connesso alla soggettiva capacità crea-tiva dell’operatore finanziario, in grado di cogliere le opportunità divalorizzazione illimitata, prodotto dall’infinita possibilità di trasferimentodel capitale, laddove maggiori sono le opportunità di valorizzazione. Macome è possibile produrre un valore immenso standosene davanti ad unterminale, in egual modo, davanti allo stesso terminale, si possono di-struggere valori immensi, spostando semplicemente un investimento, ecosì facendo, determinare l’affamamento di intere popolazioni, l’emergeredi conflitti locali, la crisi di stati nazionali. E’ veramente affascinante unsimile potenziale distruttivo, anche se personalmente lo considero piut-tosto asettico, dubito che possa dare piacere, diciamo così... sensuale.- -Ehm… signor Fraeb, siamo in prima serata. Rimanendo alle questionieconomiche signor Fraeb, sembra però che questa potenzialmente infinitapossibilità di valorizzazione del capitale attraverso la crescita esponen-ziale del capitale finanziario, potrebbe essersi esaurita, laddove la bollaimmobiliare frutto di questa crescita del mercato finanziario, ha trovatoun limite nella carenza di liquidità, e in un processo di insolvenza a ca-tena, che di fatto ci ha portato all’attuale situazione di crisi.--Davvero? Eppure a me sembra che tutto continui ad andare avanti comeprima.--Beh, questo è quanto di cui si discute in tutto il mondo.--Il fatto che se ne discuta non significa che sia vero... fortunatamenteognuno può discutere di ciò che preferisce.--Mi scusi vuol forse dirci che non c’è crisi di liquidità?--Non so, è possibile... ma il tema della liquidità è tema che si affronta fa-cilmente, basta immetterne di nuova e aggiuntiva, cosa che qualsiasibanca centrale può decidere di fare, e cosa che effettivamente è stata fattodalla nostra Banca Federale già da molto tempo, e che più recentementeha fatto anche la stessa Banca Centrale Europea, oltre 1.000 miliardi dieuro in pochi mesi. In alternativa all’immissione di liquidità, che puòavere conseguenze di tipo inflattivo, e dare luogo a bolle di liquidità, èsempre possibile la vendita sul mercato di titoli pubblici, garantiti dallestesse banche centrali, cosa che il nostro paese fa come prassi abituale, eche la stessa Europa si prepara a fare con gli Eurobond, sostituendo il pa-

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gatore di ultima istanza, dai vecchi stati nazionali, ormai screditati e prividi controllo sulla moneta, con una nuova autorità europea. E’ con questecose che si dilettano gli economisti: mettiamo in circolazione un po’ di li-quidità per finanziare la crescita e rischiamo l’inflazione, oppure ci te-niamo una moneta forte e rischiamo la stagnazione? Ho lasciato gli studieconomici anche perché queste cose mi sembravano banali.--Eppure da queste scelte può dipendere la crescita del debito pubblico.--Ovviamente.--E ciò non rappresenta un problema?--Forse… in qualche caso… dipende.--Da cosa?--Beh, evidentemente in primo luogo dall’entità degli interessi, poi dal-l’eventuale esigibilità del debito. Un tasso di interesse inferiore al tassodi crescita economica, non rappresenta certo un problema ed è assoluta-mente sostenibile; ovviamente nella definizione del tasso di interesse in-tervengono molteplici fattori, ma è certo che qualora i creditori richiedanotassi di interesse troppo elevati e insostenibili, è evidente che si trovereb-bero di fronte a una sola possibilità: rinunciare a rinnovare il prestito erichiedere la sua l’immediata restituzione, obbligando il debitore al de-fault. E qui la faccenda comincia a diventare interessante. Il risultato è co-munque una distruzione di valore, cioè una riduzione di capitale fisso, equindi dopo la distruzione, la possibilità di riavviare il ciclo di valorizza-zione con un rapporto tra capitale fisso e capitale variabile più conve-niente e soprattutto con un saggio di profitto adeguato; la distruzione divalore è un passaggio necessario per riavviare il processo, l’unico pro-blema è capire a chi tocca subirla. E’ accaduto in Argentina, dove il defaultha comportato la distruzione di valore per i creditori, e, anche se nessunosembra averci fatto molto caso, è stata un esperienza illuminante, e chesoprattutto ha reso chiaro che in generale il principio fondamentale a ga-ranzia del sistema, è l’inesigibilità del debito sovrano degli stati; non acaso per la Grecia, tutto il mondo ha trattenuto il fiato nel timore che i co-munisti andassero al governo, e si rifiutassero di pagare. Se qualcuno co-mincia a non pagare, centinaia di miliardi di dollari vanno in fumo, e poialtri possono seguire la stessa strada: i processi di distruzione passanodal debitore al creditore.—Ma questo per i greci avrebbe significato la ca-tastrofe.--L’argomento può essere discusso, ma certamente sarebbe stata la cata-strofe per quei greci che sono in possesso di oltre la meta del debito pub-blico del loro paese... e alla fine le elezioni le hanno vinte loro. Pare che la

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democrazia funzioni ancora. Ciò che è certo è che se i comunisti avesserovinto, lo stato greco non avrebbe pagato, e i creditori per rivedere i lorosoldi avrebbero dovuto mandare i bombardieri... ma non è una cosa cosìsemplice.-Ma allora ciò può significare che ogni stato può indebitarsi e poi non pa-gare?--Tutto si paga!--Ma lei ha appena detto...--Mio caro avvocato, la nostra chiacchierata è stata veramente dilettevole,mi ha riportato ai tempi lontani dei miei studi accademici, e mi ha per-messo di ricordare quando giovane e curioso cercavo di comprendere leparadossali dinamiche di questo mondo assurdo. Adesso però mi sembrache stiamo entrando in un altro campo e se lei vuole avere delle risposte,dovrà farmi domande precise e circostanziate, alle quali valuterò se ecome eventualmente rispondere.- -Capisco signor Fraeb. Allora cercherò di essere preciso, rimanendo co-munque su questo tema che è certamente il più rilevante. Le chiedoquindi in quale modo si può indurre a pagare uno stato indebitato e in-solvente, se di fatto il debito sovrano di uno stato è inesigibile.--Lei ha parlato di debito sovrano. Il tema è appunto quello.--Cioè inducendolo a cedere la sua sovranità?--No comment.--Ma nell’ipotetica eventualità di una cessione di sovranità da parte di unostato indebitato, quali sono i vantaggi per i creditori.--E’ evidente, l’acquisizione di sovranità e quindi di potere in un determi-nato quadrante economico e geopolitico.- -Cioè, quello che in altri tempi si otteneva con la conquista militare o so-stenendo un colpo di stato.--Effettivamente.--Ma questo è un vantaggio sul piano politico, senza però alcuna possibi-lità di rientro del danno economico determinato dall’insolvenza.--Tutt’altro, il fine principale dell’acquisizione di sovranità, è quello di co-stringere il paese indebitato e insolvente a subire la distruzione di capitalefisso, necessaria per ristabilire un adeguato saggio di profitto, e trasfor-mare così il prestito non restituito, in un investimento remunerativo; sitratta sostanzialmente di bonificare un territorio da tutti quegli elementiche riducono il saggio di profitto potenziale: apparati istituzionali demo-cratici, reti di garanzia sociale, sistema dei diritti, con particolare riferi-mento a quelli sindacali ovviamente. Una buona attività di bonifica puòpermettere poi l’acquisizione a prezzo di fallimento di risorse produttive,

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l’occupazione di un mercato con i propri prodotti dopo aver distrutto laproduzione locale, l’utilizzo della manodopera a condizioni salariali enormative più vantaggiose, la possibilità di un controllo sociale meno co-stoso, tutte modalità attraverso cui si opera una distruzione di capitalefisso, totalmente a carico del paese indebitato, mantenendo immutato ilvalore del credito, e anzi producendo le condizioni di un ulteriore inde-bitamento e quindi di ulteriori successive distruzioni.--Ma così un paese indebitato, lo rimarrà eternamente.--E’ un eventualità probabile. D’altra parte è anche attraverso episodichecontingenze economiche, che si producono duraturi assetti geopolitici.--Quello che ci fa è un quadro inquietante, nel quale il debito pubblico puòdivenire la chiave per l’asservimento di un’intera nazione.--E’ un rischio reale… che noi non corriamo.--Il nostro debito pubblico è garantito?--Il nostro debito pubblico è inesigibile.--Ma anche quello della Grecia di fatto lo è, eppure...--Noi non siamo la Grecia, la nostra sovranità è inattaccabile.--Questo lo capisco, ma come possiamo garantirci dal fatto che potenzeemergenti, possano anche in un futuro lontano, ridefinire il quadro deirapporti di forza internazionali e magari...--C’è chi lavora per prevenire questi rischi.--Non è mia intenzione farle domande che possano mettere a rischio la si-curezza nazionale. Ma posso almeno chiederle se sulla base della suaesperienza di cittadino americano che ha viaggiato in ogni parte delmondo, si è fatto un’opinione sulle linee che ispirano la nostra strategiadi sicurezza nazionale?--Penso di poter rispondere alla sua domanda, ovviamente senza entrarenel meriti di questioni specifiche. Diciamo che laddove si producono pro-cessi di valorizzazione che possono dare luogo a meccanismi di accumu-lazione significativa, è opportuno bilanciare tali processi con paralleliprocessi di distruzione, proprio per evitare che i processi di accumula-zione sedimentino e possano da un lato modificare il rapporto tra capitalefisso e capitale variabile, rendendo meno vantaggioso l’investimento,dall’altro determinare un coagulo di interessi tali da rappresentare unaminaccia alla sicurezza nazionale. Ormai un conflitto mondiale è impos-sibile e forse nemmeno auspicabile, non siamo ancora in grado di estrarreprofitto da un territorio contaminato dalla radioattività, quindi i processidi distruzione vanno attuati con altre modalità, pianificando gli interventidistruttivi direttamente in relazione con le potenzialità di accumulazione

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di capitale: non sono certo i bombardamenti a tappeto di Dresda, ne Hi-roshima, anche se dopotutto il risultato è comunque notevole e le oppor-tunità che tali distruzioni offrono sono significative e soprattutto varie;avete mai visitato una città colpita da un bombardamento “intelligente”?In pochi giorni gli abitanti divengono disponibili e gentili con chi può of-frire loro qualcosa, e i più giovani, i bambini, sono quelli che per primisanno adattarsi alle nuove condizioni.--Signor Fraeb, per favore… Per maggior chiarezza, un esempio della con-dizione da lei descritta può essere la conflittualità permanente nelle areepetrolifere?--Le cose accadono.--E le eterne guerre civili africane?--Idem.--Ma la Cina?--No comment.- -Non insisto. Comunque se ho ben capito il successo economico di unanazione e quindi la sua ricchezza dipende non solo dal suo potenzialeproduttivo, ma anche da quello, diciamo così distruttivo.--Bombardieri, potenziale nucleare, se necessario singoli professionisti ingrado di eliminare in modo chirurgico eventuali ostacoli; purtroppo il no-stro Ministero delle Attività Distruttive, esiste ancora solo in via ufficiosa,ma è comunque efficiente. Tutte queste cose ovviamente hanno i lorocosti, ma la cosa divertente è che possiamo permetterci questi strumenti,proprio attraverso il debito pubblico finanziato dai nostri potenziali com-petitori; è questa la grandezza di un sistema finanziario sostenuto da unimportante debito pubblico: quanto di più immateriale, il rendimento diuna obbligazione o di un titolo di stato, alla fine di un lungo processo sisostanzia nella concretezza di un bombardiere, il quale a sua volta hacome principale funzione, quello di trasformare se necessario, un valorealeatorio, in una concreta minaccia. Questa è la parte più interessantedell’economia, ma di questo ovviamente gli economisti non si occupano.--Grazie della chiarezza signor Fraeb. In sostanza potremmo dire che lasostenibilità del sistema, compresi i suoi costi e in particolare il debitopubblico, sono strettamente legati alla sua possibilità di espansione e cre-scita, espansione e crescita che dipendono in egual misura dalla poten-zialità produttiva, quanto da quella distruttiva. E’ corretta questaschematica sintesi?--Sostanzialmente si.--Allora ancora un ultima domanda, centrale per la valutazione dell’ope-rato del mio assistito: lei ritiene quindi che il modello economico ameri-

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cano, basato su una costante crescita dei consumi, anche finanziato da unforte indebitamento, possa essere garantito dalla parallela capacità di in-vestimento in zone sostanzialmente bonificate dall’eccessivo accumulodi capitale fisso, attraverso oculate operazioni distruttive? E che tali ope-razione distruttive possano essere finanziate da un debito pubblico total-mente inesigibile?--Si, la cosa è possibile…- -Grazie signor Fraeb, ho concluso signor Presidente.-Mentre Zimmerman ritorna al suo posto a capo chino ed evitando diguardare chiunque, la camera, con una rapida carrellata inquadra tutti ipresenti, sui cui volti si legge perplessità e imbarazzo, esplicito disgustosu quello di Bradstreet; sull’abbozzo di volto del teste, solo la fessura dellabocca è appena piegata in una smorfia che forse è un sorriso. Il Presidenteguarda con rimprovero in direzione dell’avvocato Zimmerman, poi conevidente fatica, tenta di riassumere la sua espressione neutra e si rivolgeal Procuratore.-Procuratore Bradstreet, immagino che anche lei voglia rivolgere delledomande al teste.--Si, signor Presidente… è mio dovere.--Bene, ne ha facoltà.-Mentre Bradstreet si sposta davanti ai giurati, dietro di lui il professorPrescott è colto mentre è impegnato a scrivere un messaggio sul cellulare;davanti all’esitazione del Procuratore, tocca al Presidente Bailey interve-nire con un espressione severa sul volto.-Proceda Procuratore, sono sicuro che il professor Prescott cesserà imme-diatamente la sua momentanea occupazione, per prestare attenzione alsuo interrogatorio.-Con imbarazzo Prescott fa sparire il cellulare, mentre Bradstreet inizia aparlare.-Signor Fraeb, partirò dalle conclusioni dell’avvocato Zimmerman e dallasua ultima risposta. Lei ci ha spiegato che è sostanzialmente possibilemantenere un sistema basato sugli alti consumi, sull’indebitamento sta-tale, e su costose politiche di consenso sociale, quindi in sostanza su unacrescita fuori controllo del capitale fisso in rapporto a quello variabile,spostando i processi distruttivi di capitale fisso al di fuori del contestonazionale. Ora io le chiedo, il fatto che sia possibile, significa che è anchevantaggioso?- -Dipende da cosa lei intende per vantaggioso.--Ovviamente intendo ciò che produce un vantaggio per l’interesse nazio-nale.-

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-Dipende da cosa lei intende per interesse nazionale.-Bradstreet a questo punto guarda con impazienza il teste, mordendosi unlabbro come a frenare una reazione troppo immediata. Poi riprende concalma.-Signor Fraeb, dubito che un uomo che ha reso così tanti servigi al nostrogrande paese, non abbia chiaro il concetto di interesse nazionale.--E infatti io ho ben chiaro il concetto di interesse nazionale, solo mi chiedose lei ha il mio stesso concetto, così come l’avvocato Zimmerman o l’esi-mio presidente della Corte, o ognuno dei valenti accademici qui riuniti.Sa, quando il bilancio di una grande impresa multinazionale è superiorea quello di uno stato nazionale, si deve ben capire il senso di concetti comeinteresse nazionale, perché tali concetti perdono il loro valore quasi sa-crale, per divenire semplici variabili di fenomeni molto più complessi.--Capisco cosa intende dire. Allora le do la mia definizione di “interessenazionale”: tutto ciò che contribuisce a garantire il benessere e la sicurezzadei cittadini americani.--Beh se questo lei intende per interesse nazionale, allora posso dirle chesi, è possibile e anche vantaggioso per i cittadini americani, continuare amantenere un sistema basato sul consumo di massa e l’indebitamentopubblico, garantito dalla possibilità di estrarre plusvalore da aree del pia-neta in cui il rapporto tra capitale fisso e capitale variabile, garantisce unelevato saggio di profitto; questo ovviamente anche ricorrendo a pratichedistruttive come la guerra, purchè al di fuori dei confini nazionali. Ov-viamente questa mia valutazione è conseguente alla sua definizione diinteresse nazionale.--Perché lei ne conosce altre?- il Procuratore è evidentemente contrariatodalla risposta e irritato dal tono di sufficienza assunto dal teste.-Nella mia esperienza ho sempre individuato nel concetto di interesse na-zionale, più che la vaga e indistinta categoria di “cittadini americani”, ilpiù concreto connubio di interessi e strategie finanziarie e industriali, daiquali derivano dividendi e profitti per una determinata categoria di cit-tadini americani, categoria alla quale appartengo io e suppongo appar-tengano tutti i presenti in questa sala. Questo intendo per interessenazionale.--Cioè lei intende dire che l’interesse nazionale, non può che coinciderecon quello delle elite e delle classi dirigenti, che hanno la responsabilitàdi guidare tutta la Nazione, garantirne il benessere e la sicurezza.--Se così le sembra più accettabile.--Così è più vero.-

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-Come preferisce.--Bene, finalmente ci siamo capito sul concetto di “interesse nazionale”;adesso posso avere una risposta precisa alla domanda che le ho fatto? E’vantaggioso oltre che possibile continuare a mantenere un sistema costosoche produce debito pubblico?--No, sono sicuro che i nostri interessi industriali e finanziari, in questomomento abbiano principalmente necessità di ricostruire un equilibrio.Il fatto è che la finanza garantisce ampi profitti, ma rinunciare al pianodella produzione materiale è impossibile, e soprattutto non possiamo la-sciarla totalmente in mano delle potenze emergenti, dove tra l’altro i pro-cessi di accumulazione crescono in misura esponenziale, modificando allalunga il rapporto tra capitale fisso e variabile. Abbiamo bisogno di rilan-ciare la produzione, ma per fare questo c’è bisogno di un nuovo equili-brio, equilibrio che si ottiene bilanciando i processi di delocalizzazionedella produzione, con equivalenti processi di delocalizzazione della di-struzione.--Mi scusi ma questo concetto non mi è chiaro.--Me ne rendo conto. Cercherò di farmi comprendere. Immagino che siain grado di capire che il processo di globalizzazione, e con esso l’avanzaredi nuovi protagonisti sulla scena economica mondiale, ha ridefinito quellache era la divisione del lavoro su scala planetaria. Nel vecchio mondo,all’occidente avanzato competeva il ruolo di grande produttore di merci,e di unico mercato per lo scambio e la valorizzazione del capitale trasfor-mato in merce, mentre il resto del pianeta era il luogo di appropriazionedi risorse energetiche, materie prime e manodopera a basso costo; il pro-fitto era così frutto da un lato della crescita degli scambi in occidente,dall’altro dell’elevato saggio di profitto prodotto nel resto del pianeta.Ciò ha dato luogo al costante accumularsi di capitale fisso in occidente,dato che nei processi di scambio la valorizzazione del capitale, non puòprescindere dalla sua riproduzione, come già accennato...--Può spiegare meglio questo passaggio?--Dovrebbe essere chiaro… perchè possa ottenere profitto dalla vendita diuna merce, devo garantire la riproduzione di tutte le condizioni sociali elogistiche che possono permettere la vendita di quella merce, cioè in pra-tica l’esistenza di un mercato, intendendo come mercato, la potenzialitàdi scambio complessiva, costituita da una gran quantità di fattori: dallepossibilità economiche dei potenziali acquirenti, redditi e salari, ai luoghideputati allo scambio stesso, le reti commerciali, al sistema di regole chesovrintende allo scambio, leggi e istituzioni, fino alla sovrastruttura cul-turale che induce allo scambio, pubblicità e comunicazione in genere: in

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ultima analisi la nostra realtà, che di fatto coincide con il mercato. Ma cosìfacendo il semplice atto di vendere una singola merce, allargando il mer-cato, alimenta la quantità di condizione da riprodurre successivamente;tutto ciò costituisce il capitale fisso, cioè il lavoro accumulato che costi-tuisce la nostra realtà e che rappresenta un costo da riprodurre. E mentrenoi per produrre un topolino di profitto, abbiamo dovuto spostare unamontagna, in Cina o in India la valorizzazione del capitale si realizza suun mercato in via di formazione, dove i costi di riproduzione sono mi-nimi, in rapporto alle possibilità di valorizzazione; è normale che la pro-duzione si sposti da loro, ciò che dobbiamo decidere e dove vanno iprocessi di appropriazione e distruzione che un tempo avvenivano inCina, India o Sud America. Sono assolutamente convinto che se volessimotutelare lo stile di vita e lo standard di consumi del cittadino medio ame-ricano, basterebbe bombardare Pechino, o diffondere l’ebola in India, tuttecose che ristabilirebbero l’equilibrio precedente, quando da noi c’era laproduzione e il consumo di merci e da loro c’era l’appropriazione di ma-terie prime e la distruzione di rapporti sociali. La cosa non è impossibile,e alla fine la maggioranza dell’opinione pubblica, adeguatamente infor-mata, dovendo scegliere tra rinunciare al suo standard di consumi o fareun po’ di vittime civili, non avrebbe esitazioni. Ma credo che questa cosanon convenga a chi si spartisce i dividendi e i profitti di grandi societàmultinazionali e può far affari su un mercato globale che si estende inogni parte del mondo. Non ha senso bombardare e distruggere un gigan-tesco mercato mondiale per difendere un mercato interno; oggi piuttosto,quello che c’è da fare e riportare le condizioni del mercato globale, anchesu quello interno, e per fare ciò bastano delle oculate operazioni di boni-fica, bonificare il territorio, da tutto ciò che in questi anni ha costituito uncapitale fisso non più riproducibile e quindi inevitabilmente da distrug-gere, e questa bonifica va fatta da noi. E questa è certamente una grandeopportunità, almeno per chi ha chiaro che nessuno, ma proprio nessuno,può sottrarsi al grande ciclo della produzione e della distruzione. Perso-nalmente colgo il vantaggio di non dover più cercare nel mondo quelleoccasioni di piacere, che si possono riprodurre a casa nostra... ormai houna certa età e viaggiare mi costa sempre più fatica.--Signor Fraeb, quelle che lei chiama occasioni di piacere, non sono og-getto di dibattito, la prego quindi se possibile di sorvolare su di esse. Piut-tosto, può spiegare cosa intende per bonifica?--Signor Procuratore, se non sbaglio la sua morale le produce qualche im-barazzo, la invidio, l’imbarazzo può essere molto eccitante. Bene parliamodi bonifiche. Si tratta semplicemente di trasformare ciò che oggi è un costo

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di riproduzione, in una opportunità di valorizzazione. Quanto costa man-tenere e riprodurre un sistema di servizi pubblici garantiti a tutti, e qualiopportunità di valorizzazione offre lo stesso sistema di servizi offerto sulmercato a chi può pagarlo? Questa è una operazione di bonifica. Quantocosta mantenere e riprodurre dei minimi standard di istruzione pubblicaper tutti, e quali possibilità di valorizzazione potremmo avere utilizzandole stesse risorse per garantire una formazione strettamente limitata allenecessità della produzione? Anche questa è una bonifica. Che senso hagarantire redditi, salario e accesso al consumo sulla base di vecchi accordie garanzie sindacali, quando potremmo mantenere gli stessi redditi e lostesso standard di consumi, in cambio di maggior tempo di lavoro e diuna maggiore intensità produttiva. Questa è la principale tra le bonifiche.E infine, la democrazia e la ricerca del consenso hanno dei costi che moltinostri concorrenti non si sobbarcano, mentre la spesa in apparati militarie di repressione, oltre ad essere inferiore, alimenta uno dei mercati piùimportanti del mondo. Ecco queste sono operazioni di bonifica, cioè didistruzione mirata di pezzi della nostra società, così come si è costituitanel ‘900. E’ inevitabile e necessario che questi processi di distruzione sicompiano, perché dopo questa distruzione, il rapporto tra capitale fissoe capitale variabile tornerà vantaggioso, il saggio di profitto sarà ristabi-lito, la produzione potrà ripartire, e saremo usciti dalla crisi. Dopotutto èciò che la Germania sta facendo in Europa, a partire dalla Grecia e poi intutti i paesi dell’area mediterranea; così potranno disporre di una grandearea europea bonificata e in grado di competere alla pari con le potenzeeconomiche mondiali. E si sa che i tedeschi, se adeguatamente diretti,hanno già dato ampie prove di saper fare con scrupolo questo genere dilavori.—Bene signor Fraeb, sono felice di sentire finalmente delle paroledi buon senso, pronunciate da un teste della difesa; in effetti quelle chelei definisce operazioni di bonifica, si traducono nella distruzione di tuttigli elementi costituenti di quel compromesso fordista che tanti danni haprodotto all’interesse e all’economia nazionale. Penso che questo sia piùche sufficiente per comprendere che la condanna dell’operato del signorHenry Ford, sia la premessa necessaria per il rilancio della comunità na-zionale.—Ne è così convinto?--Il suo discorso è stato chiaro, spero non voglia ritrattare le sue afferma-zioni.--Tutt’altro.--E allora?--Non so se la cosa può interessare quest’aula, ma è certo che questo pro-cesso di bonifica obbliga a rivedere il concetto di comunità nazionale.-

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-Cos’altro può essere una comunità nazionale, se non l’insieme dei citta-dini che appartengono a una nazione?--Apprezzo la sua sicurezza signor Procuratore, certamente frutto di unasolida coscienza nazionale, ma mi permetto di farle notare che è difficileparlare di comunità nazionale, quando questa comunità nazionale nontrova più la sua ragion d’essere, nella necessaria relazione economica chelega tutti coloro che ad essa fanno riferimento. Oggi per il cosiddetto in-teresse nazionale, ha sicuramente più valore strategico ciò che accadenella zona di frontiera con il Messico, dove moltissime imprese hanno de-localizzato i loro stabilimenti, approfittando di manodopera a basso costo,e quindi di un rapporto migliore tra capitale fisso e capitale variabile,piuttosto che nei sobborghi industriali della città di Detroit, ormai abban-donati ed economicamente desertificati. Lei non tiene conto del fatto chela nostra idea di comunità nazionale, è saldamente legata a quella di unmercato nazionale, e quindi attraverso il mercato nazionale, a quel si-stema costoso e inefficiente, che lei giustamente considera frutto del com-promesso fordista; è quello che tutto insieme viene definito conl’espressione “coesione sociale”. Oggi abbiamo bisogno di andare oltrequesto concetto di nazione, con tutto ciò che a esso è collegato, interessenazionale, comunità nazionali, solidarietà nazionale e via continuando.Ciò di cui abbiamo bisogno, per garantire profitti e dividendi, è di grandiaree macroeconomiche, aree strutturalmente disomogenee, che racchiu-dano in se i vecchi concetti di nord e sud del mondo, aree all’interno dellequali sia possibile pianificare una nuova ripartizione del lavoro, aree incui sia possibile affiancare processi di distruzione e valorizzazione, areenelle quali il tema della cittadinanza e dei diritti collegati, cessi di essereun dogma astratto e venga riconsiderato in relazione a diversi parametri.Guardate la realtà, immaginate cosa potrebbe significare garantire dirittidi cittadinanza ai milioni di contadini cinesi che quotidianamente si spo-stano nelle città industriali dalle campagne più arretrate; ovviamente i ci-nesi non ci pensano affatto. In India, quasi un miliardo di “cittadini”,condivide la partecipazione ad un simulacro di democrazia parlamentare,mantenendo inalterato il sistema delle caste. In Corea o nel Sud-Est Asia-tico, nessuno si illude che l’interesse dell’economia coincida con l’au-mento dei diritti e del benessere per tutti i cittadini. Nella stessa Europaè evidente che la costruzione di una grande area economica, non prevedein alcun modo un comune livello di diritti e di consumi, ne tra i diversistati nazionali, ne all’interno degli stessi stati nazionali; non esiste un cit-tadino europeo, perchè un lavoratore italiano o greco, vive in competi-zione con uno rumeno o un polacco, e perchè tutti insieme costoro, non

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raggiungeranno mai gli standard di un lavoratore tedesco. E poi guardateLondra, la capitale del capitalismo finanziario, sconvolta dai saccheggi diuna plebe che certo non ha molto a cuore l’interesse nazionale. Solo noiin America ci attardiamo a presentare il nostro sistema, come un corpoomogeneo di interessi, in cui crescita economica, aumento dei consumi egaranzie del diritto, legano ogni cittadino, dal disoccupato immigrato diprima generazione che vive in un sobborgo urbano, fino all’uomo d’affari,in cui interessi spaziano in ogni parte del globo. E chiamiamo tutto ciòinteresse nazionale. Ma questo era vero nel secolo passato, quando solol’occidente era luogo di scambi e quindi di valorizzazione del capitale, enel vecchio terzo mondo si attuavano principalmente le dinamiche di di-struzione e appropriazione; su questa divisione si basava il compromessofordista, compromesso che oggi non ha più senso.- -Signor Fraeb, mi rifiuto di credere che la fine del compromesso fordistadebba coincidere con la fine di una storia nazionale gloriosa, di cui ognicittadino americano può trarre ragione di vanto ed orgoglio.--Lei può credere ciò che preferisce, è nel suo diritto, ma ciò non cambia ilfatto che oggi le più grandi aggregazioni urbane e produttive, sorgano aldi fuori dell’occidente, e sono immense bidonville, in cui si ammassa unagran quantità di forza lavoro e in cui le dinamiche di relazione sociale,sono regolate da fattori che nulla hanno a che vedere con la nostra ideadi cittadinanza e di nazione. Una immensa miseria che convive neglistessi luoghi in cui i processi di valorizzazione danno luogo a immenseaccumulazioni di capitale; e in questi luoghi dove i processi di valorizza-zione e di distruzione convivono, è possibile il permanere di un rapportoadeguato tra capitale fisso e capitale variabile e quindi un adeguato sag-gio di profitto. Ciò che accade sulla frontiera del Messico è significativo,oltre che molto eccitante, laddove l’immensa crescita industriale, causatadai processi di delocalizzazione, non si accompagna certo alla crescita didiritti, ma piuttosto, l’accumulo di grandi ricchezze ha prodotto il sorgeredi una distruttiva economia illegale, corruzione, massacri, morti perdroga, un inferno estremamente profittevole, in cui i processi di distru-zione e produzione, avvengono in contemporanea. Ciudad Juarez è unacittà che ha molto da offrire, soprattutto le sue giovani femmine, che nes-suno tra l’altro, chiede indietro. E’ in questo il futuro, il capitalismo del-l’occidente non può che adeguarsi, e se possibile assumere la leadershipdi questo processo, facendo valere la sua forza militare, il suo potenzialefinanziario e soprattutto la sua possibilità di attuare un’immensa e rige-neratrice distruzione di tutti i rapporti sociali che l’hanno fin qui caratte-rizzato. Può considerarla un impresa gloriosa, e di cui le classi dirigenti

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americane potranno trarre ragione di vanto e di orgoglio, se questo le puòfar piacere.--Signor Fraeb, non posso credere che gli interessi del grande capitale ame-ricano, possano essere diversi da quelli del popolo americano, di quellacomunità operosa, proba e fiduciosa in Dio, che ha costruito il nostrogrande è bel paese!--Signor Procuratore non si inalberi, condivido con lei la coscienza dellasuperiorità morale di questa America, bianca, anglosassone e protestante,che oggi vive assediata nei sobborghi residenziali, circondati da guardiearmate private, e che lei pensa di poter difendere con una politica econo-mica rigorosa e moralizzatrice, contrastando l’immigrazione clandestina,inasprendo le pene per chi delinque, e ovviamente salvaguardandol’identità cristiana dall’attacco di omosessuali e abortisti. Quando vorràscatenare una crociata sarò con lei. Ma non è con questo che si fanno isoldi, non è con questo che pagherà la sua iscrizione al Golf Club, ne lecure estetiche della sua bella moglie.--Signor Fraeb, il suo grande prestigio non l’autorizza comunque a espri-mersi...--Non se la prenda Procuratore Bradstreet, siamo fra persone che condivi-dono i medesimi valori fondamentali, persone dello stesso ambiente, nonho di fronte a me un avvocaticchio ebreo che vive difendendo gangsternegri, e sono convinto che nel vecchio sud dove sono nato, abbiamo molteamicizie in comune fra quelli che lei chiama Veri Americani. Per questole dico di guardare la realtà, la nuova realtà: il futuro dell’America, il no-stro futuro, dipenderà da quanto sapremo distruggere il vecchio mondointorno a noi e imparare a convivere con il nuovo che cresce. Già oggi,mentre la politica si attarda in futili discussioni sul debito pubblico e ilpareggio di bilancio, l’appartenenza etnica, il credo religioso, l’affilia-zione a organizzazioni criminali, l’appartenenza ad un gruppo con unparticolare orientamento sessuale, stanno disegnando un’altra Americae un altro Occidente, la distruzione e la decadenza avanzano, producendonuove sovrastrutture, nuove forme di relazione sociale, e con essa nuoveopportunità di profitto e di valorizzazione del capitale, e voglio aggiun-gere, nuove opportunità di piacere, di godimento: questo è il mondonuovo. Quando ogni città americana saprà garantire i profitti di una Ciu-dad Juarez, e ovviamente i suoi stessi piaceri, quando nei nostri sobborghigli scontri tra minoranze etniche saranno paragonabili ai massacri tra in-duisti e mussulmani che vivacizzano la democrazia indiana, quandoavremo risolto il problema della casa facendo dormire gli operai negliscantinati dei laboratori come fanno in Cina, e magari offrendo ai più gio-

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vani fra loro l’opportunità di arrotondare, assecondando i desideri delloro caporeparto, quando ogni stato dell’Unione scoprirà che i suoi inte-ressi vengono prima di quelli della stessa Unione, e quindi li difenderàcon una propria milizia armata, quando per ottenere il consenso sociale,sapremo far tesoro dell’esperienza delle mafie, capaci di guadagnare at-traverso il consenso, invece di spendere per esso, come ben sanno in Italia,allora il lavoro sarà completo, e le elite a cui la storia ha assegnato il do-vere e il diritto di dominare, potranno usare del loro capitale, delle loroimmense risorse finanziarie, per imporre un nuovo ordine, sulle maceriedel vecchio, un ordine in cui finalmente la violenza, l’abuso e la sopraffa-zione saranno l’indice dell’autorità e dell’eccellenza, l’autorità e l’eccel-lenza senza limiti dell’uomo superiore. Ma perchè ciò sia possibile nonc’è bisogno di lanciare crociate, basta affidarsi all’unica forza reale, al-l’unica forza incontrastabile, quella del capitale che produce e distruggeincessantemente, l’unica vera forza della storia, ed è nel dominio di questaforza che l’uomo si riscatta dalla sua triste condizione di ombra di unadivinità da lui stesso inventata, e che lo obbliga alla frustrante coscienzadella propria inevitabile alienazione. Ma tutto ciò credo che esuli, dai pic-coli problemi di contabilità che questa Corte affronta.- -Signor Fraeb questa Corte non è interessata a valutare le sue discutibilie apocalittiche visioni.--Ne io sono interessata a convincerla. Fate il vostro lavoro, vi auguro disvolgerlo bene e fino in fondo.--Signor Presidente ho esaurito le mie domande, per quanto mi riguardapossiamo permettere al signor Fraeb di tornare ai suoi numerosi impe-gni.--Grazie signor Procuratore, e grazie anche a lei signor Fraeb.--Di nulla sempre a vostra disposizione.-La figura in nero si alza con uno scatto dalla sedia, quasi mettendosi sul-l’attenti, poi con le sue movenze quasi meccaniche, si dirige verso l’uscita,seguita dallo sguardo sollevato dei presenti. Sul volto dell’imputato, unespressione di angoscia, come il ritorno di un rimorso antico.-Dick Brewster, studio di Wolf TV-Amici telespettatori, spero che dopo aver sentito questa testimonianzaci stiate ancora seguendo, perchè mi rendo conto che quanto abbiamovisto mal si concilia, con un pur intelligente intrattenimento televisivo.Mi scuso con voi, abbiamo dovuto ascoltare delle complesse e poco com-prensibili elucubrazioni, condite da molto discutibili valutazioni perso-nali, e posso solo dire a discolpa mia e di tutta Wolf TV, che questa

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testimonianza non era prevista nel canovaccio, si è aggiunta in corsod’opera, e non è stato possibile saperne nulla, prima di ascoltarla in direttainsieme a voi. Ma questa è una reality-fiction, un prodotto televisivo in-novativo e sperimentale e quando si ha il coraggio di sperimentare puòaccadere anche questo... Non so se i nostri ospiti in studio vogliono com-mentare quanto abbiamo visto o se invece sia più opportuno...--Scusami Dick credo di dover dire assolutamente qualcosa, dopo quantoabbiamo sentito. Io presiedo un associazione di giovani imprenditori epenso di dover dire anche a nome di tutti coloro che rappresento, chequanto abbiamo visto e sentito non rappresenta in alcun modo il nostrospirito, lo spirito del giovane capitalismo americano. Per chi come me hafrequentato i seminari di formazione alla Columbia University sul tema“Meritocrazia ed estetica: l’eccellenza come apparenza”, queste conce-zioni di una presunta superiorità, sono una pura e semplice assurdità.Oggi, nel nostro mondo basato sulla comunicazione visiva, ciò che vera-mente produce un discrimine, non è l’appartenenza a una razza, o il co-lore della pelle, ma la bellezza, attraverso cui si esprime tutto ciò che èsano, positivo, giovane. E’ finito il tempo delle razze superiori, oggi graziealle cure estetiche, alla chirurgia plastica, al fitness, alle diete, tutti po-tranno apparire belli e attraverso la bellezza farsi avanti nella vita; stiamomettendo sul mercato nuove linee di prodotti, alla portata di tutti, con iquali finalmente potremo eliminare quegli inestetismi, come i capelli cre-spi, la carnagione olivastra, il naso camuso, che tanto hanno influito nelprodursi di insensati pregiudizi razziali. Stiamo lavorando con fiducia adun mondo migliore, un mondo in cui non ci sarà più la possibilità di di-scriminare qualcuno per la sua razza o il colore della pelle, ma solo la bel-lezza sarà un valore, una bellezza alla portata di tutti, anche per le classimeno abbienti, che finalmente potranno aspirare ad apparire eguali hacoloro che sono ai vertici della scala sociale. L’estetica è la chiave di unnuovo egualitarsmo, e ancora una volta sarà il mercato a offrire questanuova opportunità di eguaglianza. E’ con questo spirito, con questi ideali,che faccio il mio lavoro di imprenditrice.--Grazie Shirley, il mondo ha veramente bisogno di bellezza. E tu Al haiqualcosa da dire su questo signor Fraeb?--Capisco Dick che il signor Fraeb non abbia le caratteristiche giuste peressere un divo della televisione, eppure personaggi come lui possono farecose che altri non oserebbero fare, cose a volte spiacevoli, ma necessarie...Penso comunque che alla fine la sua testimonianza non abbia giovato anessuna delle parti; uomini come il signor Fraeb, sono difficili da maneg-giare, non si piegano all’interesse di nessuno, forse perchè hanno chiari

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quali sono i loro interessi...- -Interessi, lasciamelo dire che sembrano piuttosto discutibili...--Hai ragione Dick, discutibili è dir poco, forse sarebbe più preciso direpatologici... ma io per principio evito di andare a curiosare negli angolibui della mente degli altri... e penso che sia la cosa migliore da fare.--Forse hai ragione, forse hai ragione... va bene, è il momento della pub-blicità, ci vediamo tra poco amici telespettatori, per entrare nella fase fi-nale del processo, il momento in cui accusa e difesa, scopriranno le carte,il momento delle arringhe finali. A tra poco amici.-New Orleans, Louisiana, una baracca in un quartiere distrutto dall’ura-gano CathrinaUna camera da letto in disordine, bottiglie di alcolici e lattine di birra ingiro, sul comodino siringhe e un laccio emostatico; un uomo con i panta-loni abbassati al ginocchio è disteso supino sul letto, la donna , bianca,giovane e sfiorita, in mutandine e reggiseno, guarda il televisore.-Joe, ehi Joe, quel tipo in televisione, quella specie di mostro...--Che vuoi, lasciami in pace... me la sto godendo...--Lo conosco Joe, lo conosco quel bastardo in televisione, lo conosco...--Ahaa... che vuoi che me ne fotta … lasciami in pace...--L’ho incontrato in un bar, il depravato... e adesso è lì in televisione... esembra uno importante...--Ok, ok, c’è una celebrità nella tua clientela, alza le tariffe, così la prossimavolta che devi farti non toccherà a me pagare...--Un bastardo depravato... mi ha detto che voleva una ragazza bionda, erastanco di puttane negre... a dirla tutta mi faceva un po’ schifo... ma la robaera buona, roba di prima qualità... e il portafoglio gonfio... --E dov’è adesso? Te lo sei lasciato scappare? Non dovresti farti quandolavori, ai clienti non piace e a letto non vali un cazzo...--Me l’ha data lui la roba, voleva vedermi fatta... te l’ho detto è un depra-vato... e poi violento, fino a che era lui a strillare potevo stare al gioco...ma poi mi ha messo paura...--Ecco una volta che c’era da fare un po’ di soldi sei scappata.--Non sono scappata... c’era quella roba e il portafoglio... sono riuscita achiamare un amico... quando l’abbiamo lasciato con il sangue che gli co-lava da quella specie di naso, non sembrava più in vena di fare giochini...abbiamo fatto festa quella sera.--E chi è quest’amico così fortunato?--Un amico, lascia perdere...--Chi se ne fotte, infatti.-

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-E adesso è lì in televisione... come uno importante... hai capito?--Si ho capito, ho capito...--Io no invece, io non ho capito...--Che vuoi capire... che c’è da capire? Una puttana drogata e un pervertitocon i soldi e la roba buona... tutto chiaro no? Semplice.--Però uno così non dovrebbe andare in televisione...--Ok, allora cambia canale e non rompere le palle.-Dick Brewster, studio di Wolf TV-Ancora con voi amici telespettatori, inizia il rush finale di questo lungoviaggio nelle ragioni profonde della crisi. Siamo giunti finalmente alpunto in cui si dovranno tirare le fila, accusa e difesa dovranno convincerela giuria delle loro tesi, e per farlo non basteranno le capacità oratorie,perchè questa giuria, composta di insigni studiosi, non si farà certo sug-gestionare dalla retorica, ne condizionare dai sentimenti. Per convincerliserviranno ragionamenti chiari, analisi rigorose, conclusioni incontesta-bili: sarà una dura prova per loro, e un grande spettacolo per noi e pertutti voi che ci guardate da casa. E quindi in aula, si comincia.-L’inquadratura è sul procuratore Bradstreet che al suo banco si attardanella consultazione degli appunti; zoommata e primo piano sulle maniche con una punta di nervosismo raccolgono e sistemano i vari fogli. Lacamera si allarga lentamente sulla sala inquadrando la giuria, raccolta in-torno al professor Prescott, ancora una volta impegnato al telefono. Il Pre-sidente li guarda scuotendo la testa.-Signori giurati , per favore, posso avere la vostra attenzione?-Mentre Prescott con la fronte contratta dalla tensione, si attarda al tele-fono ancora un minuto, gli altri giurati seppur con una certa riluttanza,riprendono il proprio posto. Bailey guarda con impazienza Prescott, chefinalmente chiude la comunicazione, poi prende la parola.-Prima di dare la parola al Procuratore Bradstreet, devo purtroppo farmiinterprete di esigenze estranee al procedimento in corso, ma strettamenteconnesse alla fruizione televisiva del processo stesso, processo che cometutti sappiamo è presentato in diretta TV a tutta la Nazione. Le esigenzee i tempi televisivi non rendono possibile l’ascolto in aula della dettagliatadisamina delle testimonianze, per cui chiedo alle parti di esporre solo gliaspetti salienti della loro tesi, mettendo a disposizione della giuria il testointegrale delle arringhe, che sarà così messo agli atti. Vi chiedo quindi difarmi avere copia delle arringhe della difesa e dell’accusa in tempo utile,perchè la giuria possa esaminarle in separata sede con il doveroso scru-

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polo.--Signor Presidente ho qui già pronto in cinque copie il testo integrale dellamia requisitoria--Grazie Procuratore Bradstreet.--Anch’io ho pronto il testo in cinque copie della mia arringa.--Grazie avvocato Zimmerman. Bene a questo punto possiamo procedere,Procuratore Bradstreet, a lei la parola per l’arringa conclusiva.--Grazie signor Presidente.-Bradstreet lascia il suo banco e con lentezza che tende alla solennità, rag-giunge il centro della sala, da dove in piedi, si rivolge alla Corte.-Signor Presidente, signori della CorteQuando ho accettato questo incarico, sostenere l’accusa nei confronti diun grande personaggio della storia americana, sapevo che mi sarei alie-nato la simpatia di molti e che io stesso avrei provato un profondo disa-gio; ciò nonostante non mi sono sottratto a quello che consideravo un miodovere, per la profonda convinzione che il servizio alle istituzioni, è ancorpiù onorevole quanto più esso è gravoso o addirittura odioso. Ma nell’af-frontare questo doloroso incarico, mi è stata di sostegno la convinzione,che quando ci si applica al proprio dovere, con serietà, discrezione, rigoree sobrietà, nulla si deve temere dalla propria coscienza, quand’anche, edico ciò per ipotesi ad absurdum, quand’anche in assoluta buona fede, cisi dovesse trovare in errore. E non è questo il caso! E allora signor Presi-dente, signori della Corte, lo ribadisco, serietà, discrezione, rigore e so-brietà, cioè in una sola parola, i fatti, semplicemente i fatti, concretamentei fatti. Perciò in questa mia modesta perorazione, non mi perderò dietrole mille opinioni, i variegati ragionamenti, le grottesche affermazioni, concui la difesa ha voluto beneficiare il pubblico televisivo, ma rimarrò aifatti, quei fatti che attraverso precise e circostanziate testimonianze sonostati ricostruiti in quest’aula, e che ognuno di voi ha avuto modo di con-statare. E la Corte mi scuserà se l’improvvida se non risibile linea delladifesa, mi obbliga a partire dal primo di questi fatti, il reato stesso, che ladifesa sostanzialmente nega, e che con brevi e precise parole voglio inquest’aula ricordare, in tutta la sua drammatica concretezza: la crisi eco-nomica, l’indebitamento, la riduzione dei profitti per le imprese, cioè inuna sola espressione, la svalorizzazione di tutto il nostro sistema econo-mico, cioè del nostro stesso vivere sociale.Eppure questo fatto, indiscutibile e concreto nell’esperienza di milionidi cittadini americani, cessa di esistere nell’esposizione delle tesi difen-sive, per trasformarsi in un ambiguo e indefinito “fisiologico adattamentoalle nuove necessità dei mercati”, di cui ovviamente nessuno, e ancor

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meno l’imputato può essere considerato responsabile, quasi non fossimonoi liberi cittadini di una libera nazione, gli artefici e i responsabili dellanostra storia, ma i passivi e succubi esecutori di disegni imperscrutabili emisteriosi, a cui non possiamo che “fisiologicamente adattarci”. Così conla negazione stessa dei fatti, che la difesa pretende “non sussistenti”, nonsolo si nega la palese evidenza, ma con essa il diritto e il dovere di ognicittadino all’assunzione di responsabilità rispetto alla propria storia e alproprio presente. Certo se questo fosse solo l’inconsistente tentativo disottrarre un personaggio importante al giudizio della storia, nonavremmo granchè di cui dolerci, salvo forse per la futura carriera di ungiovane avvocato la cui fama è dovuta più al clamore dei media, che aigiudizi dell’aula. Purtroppo però non di solo questo si tratta, perché die-tro l’apparente cialtroneria, in realtà si cela un disegno ambiguo di levan-tina raffinatezza, disegno che proseguendo nell’esame dei fatti si paleseràcon nettezza, e di cui ora solo posso dire, che il suo esito è quello di di-sarmare l’occidente intero, di fronte al più grave attacco mai condottocontro la sua leadership planetaria. Questo attacco, che punta a spostarei processi di valorizzazione del capitale lontano dai luoghi in cui il capi-talismo stesso affonda la sua storia, può ben avvantaggiarsi dei guastiprodotti dal sistema fordista, che riducendo saggio di profitto e opportu-nità di valorizzazione sui nostri mercati, è stato la quinta colonna interna,di un complotto internazionale contro l’occidente.Bene signor Presidente e signori della Corte, ho troppa fiducia nel vostrobuonsenso, per attardarmi a confutare la presunta “non sussistenza” deifatti, so per certo che voi, come me e come ogni cittadino americano nonmosso da malafede, sapete che la crisi è vera e reale. Vengo ora invecealla richiesta di assoluzione per seminfermità mentale fatta in via subor-dinata dalla Difesa, e vi giuro che è per me doloroso anche solo il soffer-marmi sull’offensiva eventualità che uno tra gli uomini più notevoli dellanostra storia nazionale, possa essere considerato incapace di intendere evolere. Ma tant’è, con la leggerezza superficiale, di chi non sente il doveredi difendere la propria storia, si offende una nazione intera, che da un de-bole di mente sarebbe stata condizionata, e con il presunto tentativo disalvare l’imputato, se ne distrugge in realtà l’immagine e la dignità. Soche a voi, la cui mente ispirata allo studio e alla conoscenza è indenne daogni malafede, questo tentativo di difesa offensivo e platealmente infon-dato, potrà sembrare solo l’inciampare incauto di un giovane avvocatoinesperto, ma io, uso per competenza ed esperienza a considerare e so-spettare le nequizie del mondo, sono di tutt’altro avviso e non posso chetemere, che ciò che appare solo come una richiesta assurda e irricevibile,

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sia in realtà un tentativo di colpire a fondo la fiducia negli ideali ameri-cani, quegli ideali che se anche possono produrre alle volte errori, sempresono mossi dallo spirito della generosità, del coraggio e della libertà. Si-gnor Presidente, signori della Corte, può forse apparire un paradosso, chel’accusa nel momento in cui chiede la condanna dell’imputato, si preoc-cupi di tutelarne l’immagine e la dignità, a fronte di una difesa che con ilpretesto di ottenerne l’assoluzione, mira a mostrarlo come mentalmentedebole, ma se pure ciò può sembrare un paradosso, tale non è, perchécompito dell’accusa non è quello di demolire la personalità dell’imputatoattraverso la condanna e la pena, ma riscattarla, perché l’imputato messodi fronte alla verità della propria colpa possa da essa redimersi. Era per me doveroso iniziare la mia arringa rimarcando l’inconsistenzadelle tesi della difesa, ma certo non è questo il più importante dei mieidoveri. Più importante certamente è sottoporre alle valutazioni dellaCorte i fatti così come sono accaduti, perché da essi emerga chiara la re-sponsabilità dell’imputato. Signor Presidente, Signori della Corte i fattihanno parlato con chiarezza in quest’aula, attraverso le testimonianzedell’accusa, testimonianze per il cui esame vi rimando al testo completodella mia requisitoria che è già a vostra disposizione. Da quell’esame, cheil carattere peculiare di questo procedimento non mi permette di riper-correre in aula, risulta chiaro e coerente il quadro accusatorio narratodalla viva voce dei testimoni dell’accusa, gente comune, come il giovaneWesley Hampton, sua madre Lynn Carter, l’uomo d’affari Albert Hoovero il meschino Irving Russell, oppure personaggi pubblici di grande im-portanza, come il finanziere William Bates, l’industriale Frank Guasconeo la governatrice Vera Aulin. Dallo stesso esame emerge l’inconsistenzadella strategia della difesa, i cui testi sembrano essere stati chiamati piùche per testimoniare su fatti a loro noti, per intrattenerci con legittimequanto vacue opinioni, come nel caso del senatore Warren Hays, o peggioper offendere l’aula con lo spettacolo delle loro miserie, come nel caso delguitto politico italiano Francesco Varricchio, del sedicente sindacalistaJosè Romualdo Ibanez, del noto gangster Mike Dotti e del sovversivo eva-sore fiscale Wesley Hampton Senior. Unica a offrire un qualche interessetra le testimonianze della difesa è quelle del signor Charlie Fraeb, questoconradiano signor Kurtz, che ci guida nel Cuore di Tenebra del capitali-smo, senza peraltro offrire alcun elemento utile alla difesa. Signor Presidente, signori della Corte, nel rimandarvi ad una attenta ri-flessione sulla dettagliata disamina delle testimonianze, il cui testo è a vo-stra disposizione, non posso che richiamarvi alla solennità del vostrocompito, all’importanza fondamentale di un verdetto che non solo giu-

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dichi l’operato di un uomo, ma segni di fatto un discrimine, ci permettadi abbandonare le sirene ipocrite che hanno funestato il secolo passato;l‘egualitarismo, primo fra tutti, che sconfitto nella sua forma più rozza,quella del comunismo, espulso dalla storia umana, oggi si ripresenta nellasua variante più ambigua, un liberismo plebeo, interetnico, consumistico,indebitato e insolvente, dove ognuno può misurarsi con l’altro solo sullabase della propria meschina avidità. Signor Presidente, signori dellaCorte, quando i Padri Pellegrini affrontarono l’oceano per fondare unanazione, quando il meglio dell’aristocrazia anglosassone, venne nelNuovo Mondo, per sfuggire alla decadenza del Vecchio, non lo fecerocerto per lasciare ai loro discendenti un paese senza identità, senza regole,senza principi, un paese satollo e grasso dei suoi consumi e incoscientedelle sue catene, le catene del debito i cui anelli scorrono fra le mani dipersonaggi ignoti e oscuri, personaggi senza una storia e senza una patria,personaggi che fanno dell’usura il loro terreno d’elezione, e il cui unicoobbiettivo e l’omologante appiattimento con cui asservire ogni nobiltà,ogni merito, ogni eccellenza.Signor Presidente, signori della Corte, all’inizio di questa mia requisito-ria, avevo accennato ad un disegno ambiguo di levantina raffinatezza, eora che mi avvicino alla conclusione, penso di aver reso chiaro questo di-segno: il mondo delle transazioni finanziarie, degenerato in un grandemercato usuraio, in cui gli stessi stati sono dominati da interessi oscuri;una politica imbelle asservita ai poteri dell’usura e ricattata dal consensoelettorale; una società frammentata, senza identità, senza principi, senzastoria, corrotta e imputridita da un consumismo sfrenato. Non spetta ame in questa sede identificare l’oscura regia che si cela dietro questo di-segno, ma posso almeno rilevare il paradosso, che ha fatto si che l’uomoa cui si deve la pubblicazione e la diffusione dei “Protocolli dei Savi diSion”, sia divenuto l’incosciente strumento di un disegno, che sembra ri-calcare le orme dello scellerato complotto giudaico-massonico del secolopassato.Questa è la realtà, signor Presidente signori della Corte, una realtà che atutti impone scelte chiare e senza compromessi. L’operato dell’imputatoHenry Ford, la sua incosciente illusione di un mondo di consumi per tutti,un mondo di alti salari, il mondo di uno stato perennemente indebitato edi una politica debole e strutturalmente soggetta al ricatto del consenso,questo mondo va condannato, perchè da questa condanna, le forze mi-gliori della Nazione potranno trovare impulso e incoraggiamento, nel dif-ficile compito di contrastare la barbarie avanzante. Signor Presidente, signori della Corte, c’è un America che attende con

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ansia e voglia di riscatto il vostro verdetto, un America sana, che lavoranelle nostre fattorie, che vive nelle piccole comunità di provincia, lontanodai clamori di metropoli invase da non Americani e corrotte dal vizio, c’èun America solidale all’interno della sua comunità, e pronta a difenderequella stessa comunità da ogni pretesa esterna, c’è un America in cui ilpadrone e l’operaio salutano insieme la bandiera che s’alza al mattino nelgiardino di casa, c’è una America generosa con i meno fortunati, quandoessi chiedono con doverosa umiltà, e non pretendono con ingiustificataarroganza, c’è un’America che crede nella famiglia naturale, nella sacralitàdella vita, che depreca la devianza sessuale quando nasce dal vizio e lacommisera, quando è frutto di malattia, c’è un America che sa che il giustoprofitto è il frutto del merito e dell’eccellenza e quindi il seme della ric-chezza della Nazione, c’è un America che accetta la subalternità del la-voro, perché sa che da essa nasce la valorizzazione del capitale,valorizzazione che è il terreno su cui competono le eccellenze umane. Si-gnor Presidente signori della Corte, c’è un’America che sa che la valoriz-zazione del capitale è il segno stesso della Grazia Divina, e come talespetta a chi a questa Grazia è predestinato, e non a chi al di fuori di questaGrazia vive. Questa era l’America prima di Henry Ford, questo saràl’America dopo la sua condanna.Signor Presidente, signori della Corte, mi appello a voi.Grazie.-Si allarga l’inquadratura, nel silenzio dell’aula, i passi del Procuratore chetorna al suo posto.Studio di Wolf TV, Dick Brewster-Eccoci a voi amici telespettatori, sgomenti e preoccupati per quanto ab-biamo ascoltato. Un attacco alla leadership mondiale dell’occidente, el’imputato definito addirittura una quinta colonna interna. Avete ascol-tato tutti le parole del Procuratore Bradstreet, c’è veramente di che esserepreoccupati? Shirley voglio sentire la tua opinione, pensi anche tu che igiovani imprenditori americani che tu rappresenti, dovranno misurarsicon un occidente sotto attacco, assediato e a rischio di declino?--Ma no, ma no, il Procuratore Bradstreet, lo dico con il massimo rispetto,parla di un America ormai residuale, oggi il concetto di valorizzazione siapre a nuove frontiere e nuove opportunità. Noi giovani imprenditorinon temiamo il confronto con il mondo, siamo sicuri che se sapremo an-dare oltre le vecchie certezze, puntare sull’innovazione, guardare a nuovimodelli, possiamo aprire a nuovi mercati, mercati sui quali non dovremotemere la concorrenza di nessuno. Le faccio un esempio, ho tenuto lezioni

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nelle principali università dell’occidente sul tema “Promozione sociale,valorizzazione economica e depilazione maschile: quando anche un peloè di troppo”, e l’ho fatto non solo per dimostrare i vantaggi sociali di unepidermide liscia, morbida, piacevole al contatto, ma anche e soprattuttoper spiegare come dal rinnovamento della nostra immagine possono na-scere nuove opportunità. Ma sapete che malgrado la crisi, l’unico settoreche continua ad espandersi è quello delle cure estetiche? Perché la gentesa che qualcosa sta cambiando, che è ora di rinnovarsi e riscoprirsi. E al-lora è questo di cui abbiamo bisogno di un vero e proprio restyling, dirinnovare la nostra immagine nel mondo, renderla gradevole, affasci-nante, seducente, non è più il tempo di rozzi cow-boy, di detective conl’alito pesante di whisky e tabacco, di Rambo sudaticci e unti, non è questal’America che può far sognare, e i sogni sono ancora la nostra principaleesportazione. Con tutto il rispetto per il Procuratore, basta con questa vec-chia America maschile, aggressiva, bigotta e sessuofobica, dobbiamo rin-novarci, e per competere c’è bisogno di un America giovane, bella, sana,gioiosa, disponibile e aperta a ogni esperienza, ad ogni incontro, un Ame-rica che combatta la nostra piaga nazionale, il grasso in eccesso, che inse-gni nelle scuole il valore anche economico di un corpo attraente, cheselezioni su criteri estetici la sua classe dirigente, perché questo è il mondodell’immagine, e noi qui in America l’abbiamo creato. Per fortuna ab-biamo un presidente che sta facendo molto per affermare questa nuovaimmagine dell’America, un uomo giovane, affascinante, che spicca edemerge negli incontri internazionali, e il cui fascino è l’evidente garanziadel ruolo del nostro grande paese. Guardatelo a confronto con quel dit-tatore iraniano, è evidente che fra i due non c’è partita. Ma forse sono an-data un po’ fuori tema?--Ma no Shirley, il tuo contributo è interessantissimo, una visione forse unpo’ particolare, ma che offre comunque nuove opportunità. Tu che nepensi Al? E soprattutto volevo chiederti, se fossero vere le accusi del Pro-curatore, a questo punto basterebbe condannare Henry Ford?--Beh, in attesa di diventare i parrucchieri e i visagisti del sistema econo-mico mondiale, penso che dovremmo confrontarci con i timori di cuiBradstreet si fa portavoce. Tu mi chiedi se a questo punto servirebbe aqualcosa condannare Ford? Io credo di si, credo che se verranno accertatele responsabilità, la condanna di Henry Ford, sarebbe assolutamente ne-cessaria, e questo perché tutti sappiano, che chi sbaglia, anche involonta-riamente, paga: dopo la sua condanna, nessuno potrebbe più pensare difarla franca, ne un giovane irresponsabile, ne un politico accomodante.E’ questo ciò a cui punta Bradstreet, la fine di un sistema di acquiescenza,

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tolleranza, connivenza di cui in qualche modo Ford e il fordismo, sonostati i responsabili. Ognuno torni al suo posto, ognuno faccia il suo lavoroe chi sgarra paga… anche questo è un modo per uscire dalla crisi. Certopuò sembrare non troppo popolare, specialmente per chi in questa societàoccupa un posto scomodo, o addirittura non ha nessun posto, ma è pro-prio lì la questione, i posti buoni sono pochi e già occupati e chi arrivadopo o prende quel che rimane, o è meglio che sloggia. Dopotutto ognunoa casa propria ragiona così, e questo è un ragionamento che alla fine puòessere facilmente compreso da tutti.--Si ma scusa Al, forse Bradstreet non sottovaluta un po’ troppo la dimen-sione internazionale della crisi, le conseguenze della globalizzazione eco-nomica…--Si forse, ma penso che di ciò si curi poco… dopotutto Bradstreet ha par-lato chiaramente di un’America prima di Henry Ford, e quell’Americaera l’America della dottrina Monroe, l’America contraria al presidenteWilson e all’intervento nella 1° Guerra Mondiale, un America che non sicurava del mondo, ma che non permetteva a nessuno di entrare nel suodi mondo. E anche questa è una cosa semplice a capirsi, sai quando lecose si mettono male, ognuno bada ai fatti suoi, impara a contare su quelche ha, non permette a nessuno di ficcare il naso in casa propria; bastaguardare quello che accade in Europa, dove ognuno cerca di farsi unostato a casa sua: una quantità di staterelli nati come i funghi in Europadell’est, e una quantità di movimenti indipendentisti all’ovest, che nonaspettano che l’aggravarsi della crisi per giocare le loro carte.- -Ok Al, ho capito di cosa parli e a dirla tutta li capisco questi europei chevogliono comandare a casa loro, io ho il loro stesso problema, ma non mibasta l’indipendenza, a me serve il divorzio, che però costa molto di più.- -Sei sempre grande Dick.--Grazie Al, e con questa rivelazione possiamo andare in pubblicità.-Dintorni di Lancaster, Pennsylvania, all’uscita di un bar lungo una stradastatale.Due uomini, vestiti di scuro con semplici abiti di foggia ottocentesca, lun-ghe barbe e ampi cappelli a larga tesa, stazionano vicino ad un calessenero, fermo fra le auto del parcheggio. -Fratello Isaac, non penso che questa sera abbiamo fatto una buona cosasecondo le regole della comunità.--Hai ragione fratello Jacob, ma non sempre l’uomo può fare delle buonecose, per questo egli non si affida alla sua vana presunzione, ma al PadreNostro che ci dona la salvezza, e che saprà guardare a un povero pecca-

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tore, cui il cibo pesante della cognata, procura spasmi intestinali estrema-mente dolorosi, oltre che imbarazzanti, quando si è in viaggio, lontanidalla propria casa.--Fratello Isaac, il male non è stato entrare nel bar, che la necessità puòportare l’uomo in ogni luogo, ma l’essercisi fermati più del dovuto, e so-prattutto per guardare cosa…--Hai ragione fratello Jacob, mai nella mia vita ho subito le lusinghe del-l’aborrito schermo, ma quell’uomo che parlava nella televisione, sem-brava avere qualcosa da dire…--Di cosa poteva dire se non della vanità di colui che crede di parlare allemoltitudini, mentre in realtà attraverso di lui parla lo schermo, e attra-verso lo schermo il demonio. E noi l’abbiamo guardato!--Hai ragione fratello Jacob, eppure se anche era un peccatore, forse nonlo era in malafede. Abbiamo sentito solo le ultime parole, ma parlava con-tro la corruzione della società, la vanità dei consumi e dei lussi, chiedevauna società più sobria, più unita, più rispettosa della vita e delle tradi-zioni, diceva che ogni uomo deve stare al suo posto e collaborare con glialtri, ammoniva contro l’inutile orgoglio della ricchezza economica equindi…--La via della Salvezza non è nella declamazione del Verbo, la cui veritàè già manifesta a chi ha il dono della Fede, perché la Fede è dono di Dio,e solo da lui può essere dispensata; la via della Salvezza non ha bisognodi falsi profeti, ma di umili testimoni, che nella vita d’ogni giorno si tra-sformano nell’immagine del Salvatore.--Hai ragione fratello Jacob, ma ha fatto anche appello alla Grazia Di-vina…--Peggio fratello Isaac, peggio, fare appello alla Grazia Divina, parlandodallo schermo da cui si diffonde ogni umana nequizia, un vero sacrile-gio…-Hai ragione fratello Jacob, ma la Grazia Divina non è un privilegio dellanostra comunità, e solo il Signore Onnipotente sa come, quando, e a chiessa si manifesta.--Ma l’uomo modesto e timoroso del Signore, non cerca la Grazia come unbambino disperso sui sentieri sconosciuti del Mondo, dove il Vizio e ilPeccato sono in agguato, ma umilmente l’attende, vivendo con sobrietànel rispetto della Tradizione.--Hai ragione fratello Jacob, ma la Tradizione non impedisce di aver fidu-cia nell’uomo, che è fatto a immagine di Dio.--Fratello Isaac, fratello Isaac, ma quell’uomo chiedeva la condanna di unaltro uomo!-

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-Davvero?--L’ho sentito con le mie orecchie!--Hai ragione fratello Jacob, mai fidarsi di un Calvinista.-Studio di Wolf TV, Dick BrewsterOK ci siamo amici telespettatori, bentornati con noi in studio dopo questabreve pausa, perchè è già il momento di collegarci all’aula dove l’avvocatoZimmerman, e pronto per dare inizio alla sua arringa difensiva; ecco lovediamo adesso inquadrato in primo piano al centro della sala, l’espres-sione sicura, il volto sorridente, è voltato verso il Presidente, ma con lacoda dell’occhio sembra non perdere di vista Bradstreet: bene, questo è ilsuo momento, a lui la parola.L’inquadratura in primo piano si allarga fino a comprendere tutti i mem-bri della Corte, alla quale l’avvocato Zimmerman si rivolge.-Signor Presidente, signori della Corte permettetemi di iniziare questa mia arringa con una doverosa premessa:a più riprese nel corso del procedimento, e ancora pochi minuti fa nelcorso della sua requisitoria, il Procuratore Bradstreet ha usato espressionie parole offensive, non solo nei confronti della mia persona, ma anche neiconfronti del ruolo che essa in quest’aula svolge. Di fronte a questi attac-chi immotivati e inaccettabili ho mantenuto un atteggiamento calmo e re-sponsabile, pur non potendo evitare qualche spontanea umana reazione,riservando ad altra sede l’esercizio del diritto di querela e il risarcimentoeconomico di eventuali danni alla mia immagine; ciò nonostante nonposso fare a meno di esprimere il mio sincero apprezzamento per questavecchia tempra di combattente, cui l’età ha fatto fatto perdere il senso delreale, ma non ha intaccato lo spirito volitivo e intransigente, uno spiritodi cui l’America avrà certo bisogno, non per combattere i mulini a ventoche il nostro anziano Don Chisciotte ci indica, ma per concorrere almenoalla pari nelle grandi sfide dell’economia mondiale.Vengo adesso alle accuse rivolte al mio assistito, accuse esposte con sco-lastica chiarezza, dal Procuratore Bradstreet: l’imputato Henry Ford,avrebbe agito, coscientemente o incoscientemente, come la quinta colonnainterna di un progetto internazionale, mirante a distruggere la leadershipeconomica e politica dell’occidente, in favore di un oscuro grumo di in-teressi, riconducibili ad un anonimo e indefinito sistema finanziario in-ternazionale, all’interno del quale opererebbero forze ostili al nostro paesee ai valori dell’occidente capitalistico e cristiano. Sempre secondo l’accusa,il progetto dell’imputato si sarebbe attuato nel corso di svariati decenni,

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a partire dalla perdita di valore del sistema economico occidentale, per-dita di valore perseguita attraverso l’instaurazione di un sistema ricatta-torio nei confronti del legittimo profitto, reso subalterno alla crescita delmercato interno, e quindi alla crescita dei costi per il sostegno di tale mer-cato, redditi e salari in particolare, ma anche garanzie sociali e diritti de-mocratici, e soprattutto spesa pubblica, un sistema che con una sempliceespressione è stato per lungo tempo definito “Fordista”. Il risultato di ciòsarebbe un occidente tarato dall’interno da una sempre maggiore diffi-coltà nel realizzare processi di valorizzazione dei capitali, e da un calotendenziale del saggio di profitto, entrambi causati da costose rigidità so-ciali e da un indebitamento apparentemente fuori controllo; in conse-guenza di ciò, l’Occidente sarebbe oggi reso vulnerabile all’attacco diun’alleanza internazionale capace di condannarlo definitivamente al de-clino. Da tutto ciò l’accusa giunge alla conclusione che l’imputato, inquanto promotore del suddetto sistema Fordista, è colpevole dell’attualefase di crisi. L’accusa pretende di portare a sostegno di questa tesi fatticoncreti e incontestabili, costruendo attraverso un uso accorto dei testi,una narrazione oggettivamente organica, coerente e apparentemente inat-taccabile. Questo è il quadro accusatorio con cui la difesa si misura, unquadro accusatorio monumentale, una cattedrale di certezze, tutte fon-date su un principio, apparentemente indiscutibile come un assioma, im-placabile come una sentenza: la crisi è il male, la crisi è il dramma, la crisiè la colpa, la crisi è quindi, il reato.Ebbene allora signor Presidente signori della Corte, guardiamo allora aquesto male, a questo dramma, a questa colpa, a questo reato, guardiamoalla vera essenza di questa crisi, ma guardiamo ad essa senza senili timorio atavici pregiudizi, guardiamo a questa crisi nei suoi esiti finali ma anchenelle sue eventuali opportunità, seguiamola nel suo agire nelle dinamichereali, così come i testi, anche quelli dell’accusa, ce l’hanno descritta, e ve-diamo alla fine di questo viaggio, cos’è questa crisi, questo male, questodramma, questa colpa, questo reato.Signor Presidente, signori della Corte, nella dettagliata disamina delle te-stimonianze, che per legittime esigenze della produzione e degli sponsor,non è opportuno esporre nel corso di una diretta TV, questo viaggio nel-l’apparente crisi è compiuto, seguendo le tracce delle tante storie ascoltate:la piccola storia di chi ha subito i timori che questa apparente crisi ha evo-cato, come nel caso della signora Carter e del suo figliolo, la storia corag-giosa di un piccolo ed energico uomo d’affari come il signor AlbertHoover, la storia miserabile del pauroso Irving Russell, le grandi storiedi grandi uomini come William Bates, Frank Guascone, Warren Hays, uo-

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mini che danno lustro al nostro paese, le storie nuove di uomini nuovicome il signor Ibanez e il signor Dotti, e purtroppo anche le storie falsedi persone false, persone che non nomino nemmeno, come vi viene in unaula per cercare voti, o chi giura il falso per il proprio miserabile torna-conto; e infine abbiamo sentito anche le storie dure e forse spiacevoli delsignor Fraeb, questo novello maggiore Kurtz, che ci guida nell’apparenteApocalipse Now del capitale, solo per farcene cogliere la forza profondae inarrestabile.Signor Presidente, signori della Corte, all’esame di queste storie vi ri-mando, ad un esame attento e scrupoloso, non vessato dai tempi televi-sivi, perchè alla fine di quell’esame a tutti voi sarà chiara l’inconsistenzadella tesi dell’accusa, tutta fondata su un reato non accertato e anzi, so-stanzialmente inesistente. La crisi, di cui il mio teste è accusato di essereresponsabile, non esiste come male, non esiste come dramma, non esistecome colpa e quindi non esiste come reato, e ciò è evidente perchè comesi evince dalle testimonianze, il sistema della finanza continua a produrreimmensi profitti, il debito pubblico è sostenibile in rapporto al potenzialepolitico-militare che esso stesso produce, e la produzione, i consumi e leopportunità di valorizzazione, pur riducendosi in aree limitate, conti-nuano a crescere su scala globale. E allora io vi dico, guardate a questaparola “crisi”, nella suo stesso etimo, il greco crysis, che significa sempli-cemente trasformazione, e da cui deriva anche crisalide, il bozzolo in cuisi imprigiona il misero bruco, e da cui finalmente si libera la leggiadrafarfalla; ecco, questa è ciò che in occidente chiamate crisi, solo una tran-sizione verso nuove opportunità di valorizzazione. Per questo ribadiscola richiesta già avanzata di assoluzione completa per il mio assistito, per-chè il fatto non sussiste.Signor Presidente, signori della Corte, la tesi dell’accusa è tutta basatasull’apparente nesso di causa ed effetto tra un modello sociale, quello for-dista, di cui il mio assistito è considerato responsabile, e una apparentecrisi, di cui avrete modo di verificare l’insussistenza. Avendo quindi resocon chiarezza l’insussistenza di uno dei due termini della relazione, nonmi sottrarrò ad una riflessione anche sull’altro dei due termini, la presuntaresponsabilità del mio assistito, per un modello sociale basato sul com-promesso e la mediazione, tra gli interessi del capitale e quelli del lavoro.In effetti su cosa si baserebbe questa presunta responsabilità? Forse sulfatto di aver il mio assistito garantito un dollaro in più sulla paga giorna-liera nelle sue fabbriche? Sull‘aver il mio assistito immaginato che la tra-sformazione di un semplice produttore in un potenziale consumatoreavrebbe dato impulso alla crescita dei consumi e all’estensione dei mer-

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cati? E sia, ammettiamola questa responsabilità, ammettiamo che il mioassistito abbia incautamente e incoscientemente dimenticato il principiosecondo cui il salario non può eccedere la quantità di risorse necessariealla mera riproduzione dei lavoratori, ammettiamo che obnubilato daldesiderio di realizzare il suo unico fine, vendere più auto, il mio assistitoabbia peccato di sacrilegio verso un dogma dell’economia, ammettiamoche un uomo, travolto dalla passione per il profitto, sia scivolato in unaparziale perdita della capacità di intendere e volere; possiamo per questocredere che ciò sia sufficiente a spiegare la malattia che ha infettato l’oc-cidente, sottoponendolo al ricatto e alle vessazioni delle classi subalterne,alla loro pretesa di essere parte integrante di un sistema di consumi, ga-ranzie sociali e diritti politici, insostenibile per la valorizzazione del ca-pitale e un elevato saggio di profitto? Possiamo credere che un singoloatto di follia possa aver prodotto l’intero sistema, che dal mio assistitoprende il nome? Chi altri ha reso possibile che ciò accadesse, dove vannocercato le complici connivenze che su quel singolo atto di follia hannopermesso l’instaurarsi di un sistema malato? Chi altri poteva giovarsi ditale follia? Signor Presidente, signori della Corte, c’è un colpevole di tutto ciò, manon è presente in quest’aula, o almeno in quest’aula è solo minimamenterappresentato: è un colpevole diffuso, presente in ogni ambito della nostravita sociale, un colpevole insinuante, codardo, che agisce nell’ombra, na-scondendosi dietro le forze vere della storia, quelle forze, il capitale e illavoro, che nel loro conflitto eterno forgiano il cambiamento, quandol’uno dall’appropriazione del plusvalore trae alimento per la propria va-lorizzazione, mentre l’altro, esercitando i suoi primordiali ed egoisticiistinti, ad esso si oppone con la forza ottusa della barbarie primordiale.Ma in questo sano e inconciliabile conflitto, in cui emergono e si selezio-nano i campioni del profitto, i più forti, astuti, spregiudicati e innovativirappresentanti del capitale, si è inserito un terzo soggetto, un soggetto ti-moroso e affascinato da questo scontro tra titani, un soggetto grigio, mol-liccio e farraginoso, un ceto medio e mediocre, cresciuta all’ombra dimiserabili e decorose certezze, prima fra tutte quella della propria servitùnei confronti del più forte. E così, quando nel corso del secolo passato, loscontro tra capitale e lavoro ha raggiunto il suo acme, rischiando addirit-tura lo stallo, ecco che il servo si è fatto garante di quello che per il capitaleè stato un insultante compromesso. Chi ha approfittato del compromessosociale, se non a questa miserabile pletora di scribacchini e mercanti divaria natura, sedicenti intellettuali, politici in cerca di consensi, sindaca-listi esperti di bizantinismi, pedagoghi gonfi di morale e buoni sentimenti,

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giornalisti venduti ad ogni causa, e intorno a loro l’esercito dei mille me-diatori, avvocati come me, professori come voi, e poi notai, ragionieri,commercialisti, e infine i piccoli mercanti, residuo di un capitalismo sor-passato, e i moderni pubblicitari, autentici sacerdoti del consumo dimassa, tutti insieme a lucrare sul corpo in decomposizione di un occidenteabbandonato dall’autentico spirito del capitalismo. Chi se non questocorpo sociale parassitario e improduttivo, espandendosi in modo ipertro-fico, ha castrato lo spirito vitale del capitale, ha inibito la forza creatricedel lavoro, entrambi unificati in un compromesso sociale senza fertilità?Quale miglior conferma di questa decadenza, se non il rifiuto del lavoromanuale nelle classi subalterne e quello del rischio d’impresa nei ceti di-rigenti, tutti ormai trasformati in una specie di eunuchi della produzionee dell’economia? Chi se non loro costituisce quel grumo di privilegi pa-rassitari, basato su ideologie e pregiudizi del passato, timoroso di ogninovità, chiuso ad ogni cambiamento, inguaribilmente legati ad un’ideadell’America, che esiste ormai solo nella loro immaginazione? E nonsono forse proprio costoro, quelli a cui guarda il rappresentante dell’ac-cusa quando ci espone i suoi vaneggiamenti sulla Grazia Divina, le suebucoliche e menzognere rappresentazioni di una nazione unita, intornoa presunti valori comuni, che altro non sono che il paravento dietro cui sinasconde l’interesse meschino di un borghese piccolo piccolo? E’ questoil borghese piccolo piccolo, che dalla crisi verrà travolto, perchè final-mente la storia torni nelle mani di chi la storia la fa, le forze antagonistedel capitale e del lavoro, mai più irretite dalle miserie del compromessoe del patto sociale. Signor Presidente, signori della Corte, c’è un’America fuori dal ristrettoe angusto mondo rappresentato dall’accusa, c’è un’America giovane, dirazze, lingue e culture diverse, c’è un’America che anche dalla povertàtrae ragione per una voglia di vivere avida e irrefrenabile, c’è un’Americache non si fa scrupoli, non cerca compromessi, è pronta a tutto per averetutto, c’è un America colma di un’energia vitale, pronta a distruggerecome a costruire, c’è un America che non si cura di morali ipocrite, maha un solo credo, la valorizzazione del capitale, e attraverso di esso il pro-fitto, a questa America competono le sorti di tutto l’Occidente, perchèesso torni ad essere il luogo avanzato dello sviluppo capitalistico. C’è unAmerica che non ha nulla da perdere, se non le catene del compromesso,e tutto un mondo di profitti da guadagnare. Questa America farà stramedi ogni regola del passato, di ogni inutile sentimentalismo, e soprattuttodelle miserabili paure di chi paventando una crisi di sistema, mira in re-altà solo a tutelare il suo particolare interesse .

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Signor Presidente, signori della Corte, spetta a voi stabilire la verità, e conla verità la giustizia per il mio assistito. Ho già dimostrato come il reatodi cui è imputato sia insussistente, spero adesso di aver dimostrato comeeventuali errori nel suo agire, frutto di una parziale incapacità di inten-dere la realtà, siano stati spregiudicatamente utilizzati per costruire unsistema di compromesso sociale, di cui altri hanno parassitariamente be-neficiato, e di cui a lui è stata addossata la colpa; concludo perciò riba-dendo le mie richieste: assoluzione completa, perchè il fatto non sussiste,o in via subordinata, assoluzione per parziale incapacità di intendere evolere.Signor Presidente, signori della Corte, il mondo intero vi guarda.Grazie.- Inquadratura di spalle dell’avvocato Zimmerman che torna al suo posto,dove l’imputato Henry Ford l’attende con espressione visibilmente irri-tata.Dick Brewster, studio di Wolf TV -Eccoci di nuovo con voi amici telespettatori per informarvi che sul sitodi WolfTV, il cui indirizzo potete leggere in sovrimpressione, sono dispo-nibili per tutti coloro che sono interessati ad approfondire la questione, itesti integrali delle arringhe della difesa e dell’accusa, con l’esame detta-gliato delle testimonianze, esame che ci è sembrato inopportuno trasmet-tere integralmente. Bene, siamo ormai giunti quasi all’epilogo di questainteressantissima reality-fiction, anche la difesa ha tirato fuori i suoi ar-gomenti, ha ribadito la sua tesi, la crisi non esiste, e devo ammettere cheadesso questa tesi, non mi sembra più così folle. Ma Zimmerman ha fattodi più, ci ha detto che seppure ci sono state colpe, tali colpe non sono del-l’imputato, ma ha chiamato in una sorta di correità un gran numero dicategorie e persone, ha chiamato in causa tutti noi, ha citato anche i gior-nalisti e quindi sarà interessante sapere cosa ne pensa una grande firmadella stampa nazionale come il nostro amico Allan Friedkin, ma prima disentire il suo parere voglio chiedere cosa ne pensa di questi argomentialla nostra ospite, la dottoressa Shirley Cunningham, neopresidente deigiovani imprenditori americani. Allora Shirley quali sono le tue impres-sioni?--Non sono assolutamente sorpresa, anzi era ora che qualcuno parlasse inmodo chiaro, c’è tutto un mondo di nuove possibilità, ciò che fino a ieriera un handicapp, oggi può divenire un’opportunità, come ho avutomodo di spiegare nel corso di formazione per manager che ho tenuto allaHouston University, sul tema “Outing e opportunità di carriera: e se il

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tuo capo fosse gay?”. Ci sono tanti giovani pronti ad andare oltre le vec-chie consuetudini, le vecchie certezze, le vecchie abitudini, dobbiamosgombrare il campo da ogni pregiudizio, aprirci a nuove occasioni, con-taminarci con nuove esperienze. La crisi riguarda i vecchi, le loro rigidità,le loro incrostazioni, ma noi dobbiamo puntare sui giovani, e i giovaninon hanno pregiudizi, guardano a ciò che può aiutarli, favorirli, senzapregiudizi di razza, sesso o d’altra natura, cercano il benessere, il piacere,in ogni modo, con ogni mezzo, questi giovani sono la nostra forza nellacompetizione globale. Mentre nel mondo ritorna l’oscurantismo fonda-mentalista, ci si attarda in cruenti e distruttivi conflitti etnici e di religione,si continua a perseguitare gli individui per il loro orientamento sessuale,l’Occidente è ancora il faro della libertà individuale, il luogo in cui è pos-sibile una piena e totale realizzazione di ogni aspettativa, per tutti e intutti i modi. C’è un grande e ricco mercato per il benessere e il piacere, esolo noi lo possiamo occupare.--E’ un piacere sentirti parlare Shirley, c’è fiducia e ottimismo nelle tue pa-role, ma non so se il nostro amico Al condivida il tuo spirito...--Beh forse non ho più l’età per aprirmi a nuove esperienze, ma quello cheho sentito dall’avvocato Zimmerman mi preoccupa parecchio, soprattuttoperchè penso che non ha tutti i torti. Non mi piace la gente che parla inquel modo, senza rispetto e pronto a sputare nello stesso piatto in cuimangia, ma forse non ha tutti i torti, anche se parlando di giornalistipronti a vendersi, penso che anche gli avvocati non sembrano aver nullada imparare. Comunque il problema c’è, che la si chiami crisi o transi-zione il problema è sempre lo stesso, qualcuno perderà la poltrona su cuista comodamente seduto, e non perchè qualcun’altro prenderà il suoposto, ma perchè si riduce il numero delle poltrone; questa storia del For-dismo dopotutto era abbastanza comoda, tutti quanti potevano sentirsimiddle-class, ceto medio, oggi mi sembra che quello che si prospetta al-l’orizzonte sarà un mondo più duro, chi sta sopra sta sopra, chi sta sottosta sotto, e in mezzo niente; forse è così che deve andare, ma se è così, al-lora di parole come Patria, Democrazia, Giustizia, Famiglia e compagniacantando, possiamo farne tranquillamente a meno. Mi sembra che questoZimmerman ha già capito l’aria, ma forse è per questo che non riesco afidarmi di lui. Forse ha ragione Shirley, l’Occidente ha bisogno di un re-styling, ci faremo belli e lasceremo agli altri il compito di dominare ilmondo.--Forse la metti giù troppo dura Al, siamo sempre la maggiore potenzamondiale.--Per quanto ancora? Mentre noi stiamo qui a preoccuparci dei rischi di

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default in Europa, mentre i nostri partner europei fanno la questua tra ipaesi emergenti in cerca di investimenti, e cercando di piazzare i loro titolipubblici, Cina, India, Brasile, Russia e Sudafrica, si preparano a farsi unabanca mondiale per conto proprio, intensificano la loro rete di scambi pernon dipendere dal nostro mercato, e soprattutto si stanno mettendo d’ac-cordo per fare a meno del dollaro come moneta di scambio. E noi qui, an-cora non abbiamo chiuso i conti con il vecchio Henry Ford. Ce neabbastanza mi sembra.--Forse hai ragione Al, tu che ne pensi Shirley?--Non capisco questo pessimismo, come ho avuto modo di scrivere nellamia tesi di laurea alla New Delhi University, “La cellulite il declino del-l’Occidente”, il potere stressa, i soldi no, e in questo mondo globale, leopportunità di fare soldi crescono in continuazione, quindi perchè stres-sarsi?--Giusto, perchè stressarsi? E allora prendiamocela comoda e sentiamocosa ci consigliano i nostri sponsor. A tra poco amici telespettatori.Kimberly, Twin Falls county, Idaho, villino della famiglia Olson.La stanza di soggiorno della famiglia Olson: trofei di caccia alle pareti,cervi, alci, bighorn, antilocapre, un’imponente testa di bisonte, un grizzlyimpagliato in un angolo, due scalpi, ancora ornati di penne d’aquila,sopra il televisore. Jack Olson, quarantenne corpulento con barba e capellia spazzola, in mimetica e anfibi, seduto sul divano impegnato a smontareun M16, la moglie Cindy seduta al suo fianco, accarezza voluttuosamentela canna di un fucile a pompa, un bambino è tutto preso dal suo video-gioco.-Chi l’avrebbe mai detto, anche Henry Ford... c’era dentro pure lui nelfottuto complotto. Ormai sono dappertutto, hanno messo un negro allaCasa Bianca e un muso giallo candidato alla presidenza della Banca Mon-diale.—Un cinese?--Noo Cindy, un coreano, uno di questi musi gialli venuti su qui da noi,nelle nostre università. Il Nuovo Ordine Mondiale avanza, il tempo del-l’Armageddon s’avvicina.--E poi ci sono quegli indiani che hanno preso il villino dei Fraser.--Sono dappertutto ormai.--Pa’, ma non li avevamo ammazzati tutti gli indiani?--Certo che li abbiamo ammazzati tutti, ma questi sono nuovi, sono indianidi fuori, non quelli di qui.--E sono cattivi anche loro?--Certo che sono cattivi, tutti gli indiani sono cattivi, l’unico indiano buono

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è un indiano morto.--E allora ammazziamo anche loro?--Al tempo Rick, al tempo, non è ancora il momento. Ci stiamo prepa-rando, in tutti gli Stati le milizie si stanno organizzando, voglio vederliquei comunisti del governo federale se proveranno a venire qui, a coman-dare a casa nostra.--Oh Jack, quando sarà il momento tu non mi lascerai a casa vero, vogliocombattere quando ci sarà da combattere, non voglio finire nelle mani diquella gente, arabi, comunisti, omosessuali, non oso immaginare cosa po-trebbero fare di una donna bianca.--Non ti preoccupare Cindy, non accadrà, non finchè sarò in grado di im-bracciare un fucile. E poi sai qual’è la regola: lascia sempre per te l’ultimocolpo.--Ok Jack, ok, ma alle volte ho paura, tutta questa gente che ce l’ha connoi, ed ora sono qui, a un solo isolato di distanza, quegli indiani.--Devono solo avvicinarsi al nostro cortile. Anzi domani vado a posizio-nare il sistema di puntamento del lanciarazzi sul retro... devono solo pro-varci.—A volte mi chiedo perchè? Perchè ce l’hanno tanto con noi?--Non lo so so, non lo so, dopotutto noi vogliamo solo vivere in pace a casanostra, nel nostro paese, l’America, perchè noi siamo Americani, veriAmericani... e loro invece sono stranieri, gente che viene qui a imporci leloro abitudini, a distruggere le nostre tradizioni... ma li cacceremo, l’Ame-rica agli Americani!--Non ti arrabbiare Jack.--Hai ragione Cindy, non ne vale la pena... senti, ti andrebbe uno spun-tino?--Volentieri Jack, guardo cosa c’è in frigo.-La donna si alza, poi la sua voce giunge dalla cucina.-Allora Jack, abbiamo dei tacos al chili, riso alla cantonese, pollo al curry,pizza napoletana, kebab oppure degli squisiti involtini primavera.--E la birra?--Budweiser.--E Dio salvi l’America.-Dick Brewster, studio di Wolf TVAmici telespettatori, bentornati con noi in studio, ormai ci siamo, l’oradel verdetto si avvicina, ma prima di giungere alla fine, c’è ancora unavoce da ascoltare, una voce che tutti aspettiamo con ansia, l’uomo che èil protagonista di questa vicenda e che fino ad ora non ha ancora parlatoin aula, lui l’imputato, il grande magnate...scusate la regia mi fa dei cenni,

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sta accadendo qualcosa..-La trasmissione si interrompe, lo schermo si oscura, ma si sente la vocedi di Dick Brewster.-Scusate, cosa accade... regia, per favore... cosa accade?-La voce si spegne in un fastidioso gracchiare, una musica disturbata e malregistrata, Money dei Pink Floyd, quindi l’immagine del retro di una pol-trona compare sullo schermo. Lentamente la poltrona ruota mostrandouna figura imponente, grassa, strabordante sotto una t-shirt nera che nonriesce a coprire l’addome flaccido, le braccia bianche incrociate sul pettoin una posa imperiosa, il volto nascosto da passamontagna e occhialiscuri, sulla testa, a mo’ di mantello, un telo di plastica dorato; l’inquadra-tura si allarga, intorno all’uomo computer e monitor su cui compaionografici, e dappertutto scatole di pizza, resti di pasti precotti, dolciumi, lat-tine di birra, e qua e la, scatole di medicinali; su un muro un grande postercon due ragazze in topless su una spiaggia dei tropici e la scritta “Can-cun”. L’inquadratura torna lentamente in primo piano, sulla musica chesfuma si sovrappone una voce affannata e cavernosa.-Comunicato n°1 del Sacro e Segreto Ordine Speculativo dei Cavalieridel Santo Valore.Ascoltate.L’ora si appresta! In ogni luogo giunge agli Eletti la voce potente dell’En-tità, cui tutto è sottomesso, perchè Essi alfine si mostrino. A me Primo Ca-valiere e Ultimo dei Suoi Servi spetta il privilegio di indicare la ModernaPietra Filosofale, attraverso cui ogni Merce raggiunge la sua Esistenza Ce-leste, ciò che voi tutti chiamate Denaro è che invece è la Legge, la Leggeche è Mistero, Mistero che si fa Sostanza, Sostanza che da Immanente sifa Trascendente, perchè il mondo intero ad essa si uniformi.Ascoltate la Legge, ascoltate e subite.*Io sono il Valore di Scambio, il Valore che è nello Scambio, e lo Scambioche è in ogni Valore. Perchè nello Scambio è il Reale, e dello Scambio iosono la Sostanza. Io sono il Reale.*Io sono il Valore del Creato, che è creato dal Valore. Non disperdere ilValore, nulla sia scambiato invano.*Io sono la Trascendenza che si fa Immanenza, la Transustanziazione delValore in Ricchezza. Santifica la Ricchezza nel Consumo, ogni giorno è laPasqua del Valore.*In me tutte le cose sono eguali, sono il Molteplice che si fa Unità e l’Unitàche si fa Molteplice. Io sono la Comunione Universale.*Io dono la Grazia del Rendimento, lo Spirito della Finanza, la Ricchezzache si fa Trascendenza, l’Infinito che si fa Immanenza. Io sono Dio.-

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L’affanno cresciuto nel corso della declamazione, strozza in gola l’ultimaparola, poi cinque rosei salsicciotti si avventano su un Big Mac, lo gher-miscono, il ketchup tinge le dita e cola a lordare la maglietta, mentre ilpassamontagna appena calato, mostra la bocca aperta che in un grugnitodi soddisfazione, ingoia tutto. Dallo schermo solo il respiro affannato, poiin un raptus la massa oscura si gira, i salsicciotti si spostano su una ta-stiera, digitano freneticamente, sugli schermi i grafici registrano improv-vise variazioni, alcuni indici si impennano, altri crollano, i salsicciottipassano da una tastiera all’altra, mentre il corpo è scosso da sussulti enell’ansimare affannato si colgono parole sconnese.-Balance sheet... buy and reverse... greenshoe...option naked... SWAP...range... spread, spread... ah … ah... default...default...default-Con un mugolio appagato il corpo si spalma sulla poltrona, poi è dinuovo il volto in primo piano e la voce è un sussurro cupo.-Il sacrificio è compiuto. L’ora si appresta, il Grande Reggitore è in cam-mino, Colui che tutti solleva dall’oppressione del libero arbitrio, il TecnicoSupremo cui le genti guardano per la Salvezza, Colui la cui parola è laLegge. Sacrificatevi ! Immolatevi sulla piramide del Valore e che ogni vo-stra rinuncia Gli sia gradito dono.E a voi empi che che il Sacro Mistero vendete co...-Lo schermo si oscura, per alcuni lunghi secondi nulla accade, poi final-mente ricompare Dick Brewster in studio.-Finalmente amici telespettatori siamo riusciti a risolvere il problema, cene scusiamo con tutti voi, i nostri tecnici sono già al lavoro per capirecome ciò sia potuto accadere, e i nostri legali stanno già preparando ladenuncia alle autorità giudiziarie contro questo ignobile personaggio; nonsappiamo chi sia, ma lo sapremo, e quando lo sapremo sarà punito comemerita.--Scusami Dick, ma io credo che si debba avere un po’ d’indulgenza versoquest’uomo che è evidentemente malato e vittima di un sistema basatosulla cattiva alimentazione, sulla mancanza di cura per il proprio aspetto,un uomo che è l’immagine del malessere di una società. Spero che nonvogliate mandarlo in carcere, perchè, come ho avuto modo di spiegarenel seminario tenuto al Penitenziario di Allenwood sul tema “Promiscuitàcarceraria e deodoranti maschili: quando la puzza uccide”, fin quando ilnostro sistema carcerario non si sarà dotato di efficienti Centri Benessereinterni, è irrealistico sperare nel recupero di chi ha sbagliato... e questosignore è sicuramente un caso molto grave.--Non sono d’accordo Shirley, anche se mi rendo conto del fatto che man-dare in galera questo tipo, sia una condanna ulteriore per chi avrà la di-

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sgrazia di stare in cella con lui... Questo tipo è pericoloso e va fermato...èun pazzo, ma un pazzo che può fare danni gravi... un paranoico con lafissazione delle transazioni finanziarie, un monomaniaco della specula-zione; con un mercato in cui tutto è possibile, anche la vendita allo sco-perto di titoli di cui non si è ancora in possesso, un tipo così può produrreun bel po’ di guai.--Ma davvero Al tu credi che un simile personaggio possa veramente ope-rare nel mondo della finanza e magari far fallire qualcuno con le sue spe-culazioni...--E tu Dick, credi di no?--Non so... spero di no!--E allora speriamo... comunque sarei più sicuro se lo vedessi dietro lesbarre e ovviamente lontano da un PC.--Quanto a questo puoi starne sicuro... ma ora torniamo al nostro processo,siamo indietro con la scaletta e in aula ci aspetta Henry Ford.-Sullo schermo ricompare l’immagine dell’aula, due membri della giuriaconfabulano tra loro, Prescott quasi nascosto dai colleghi Gaines e LeeStanton, è incollato al cellulare, lo studente che dall’inizio del processoha verbalizzato tutte le testimonianze senza mai muoversi dal suo banco,adesso è in piedi davanti al Presidente a cui sottopone alcune carte, Brad-street seduto al suo posto guarda con attenzione verso l’imputato, mentrequesti ostentatamente evita di volgersi verso il suo difensore; Zimmer-man, a occhi bassi sembra piuttosto preoccupato. Nessuno sembra al cor-rente dell’interruzione della trasmissione. Il Presidente congeda lostudente, poi si alza in piedi e sta per rivolgersi all’aula, quando la vocealterata del professor Prescott lo interrompe.-No, assolutamente no, inaccettabile…e allora ve ne assumete voi la re-sponsabilità…vedrete!-Mentre Prescott chiude bruscamente la comunicazione, Bailey intervieneirritato.-Professor Prescott, adesso basta! Il suo comportamento sta andando oltreogni possibile tolleranza, la invito a comportarsi con maggior rispetto neiconfronti della Corte.-Mentre tutti i giurati guardano in direzione di Prescott con espressionecupa, lui risponde con voce gelida.-Mi scuso signor Presidente, le posso garantire che non accadrà più.--Lo spero bene professor Prescott, come spero di poter procedere senzaulteriori interruzioni. Ringrazio le parti per aver evitato, almeno nelleconclusioni, toni e argomenti che potessero mettere in discussione la di-

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gnità di questa Corte; siamo ormai giunti alla fine di questo impegnativoprocedimento, ma prima che la giuria si riunisca per valutare gli atti edesprimere il proprio verdetto, chiedo all’imputato se ritiene di dover fareuna propria dichiarazione. Signor Ford, se lo ritiene opportuno, la Corteascolterà le sue parole.-L’imputato si alza in piedi.-Grazie signor Presidente... si, credo che sia opportuno che anch’io dicaqualcosa. Non so come sia accaduto che io mi trovi qui, in questo tempocosì lontano dal mio, ne quale sia la parte che ci si aspetta da me in questoprocesso. So solo ciò che ho sentito in quest’aula, so che vengo consideratocolpevole dei guasti di un modello economico di cui qualcuno mi ha ri-tenuto responsabile, e che addirittura prende nome da me. Tutto ciò ov-viamente mi riempie di stupore, ma l’età mi ha insegnato che spesso leproprie azioni producono, sul lungo periodo, conseguenze che era diffi-cile immaginare; se ciò è accaduto ovviamente questa Corte vorrà consi-derarmi responsabile; che lo faccia o meno mi è indifferente: non è unverdetto d’innocenza quello che cerco. Per avere un verdetto d‘innocenzami sarebbe bastato dimostrare che tutto ciò che ho fatto nella mia vita, èstato solo cercar di guadagnare del denaro; quasi tutti coloro che hannoparlato in quest’aula hanno ammesso che le loro azioni erano motivateda questo stesso fine, e nessuno li ha incriminati per questo. Se cercassidi scampare ad un verdetto di colpevolezza, mi basterebbe seguire le di-scutibili opinioni del mio avvocato difensore, che reputa il mio agirefrutto di una debolezza mentale causata dalla durezza dei tempi; eranoeffettivamente tempi duri, tempi in cui la peste del Bolscevismo dopoaver conquistato la lontana Russia, si espandeva a corrompere la mentedegli operai di tutto il mondo, tempi in cui in molti pensarono di cedereal compromesso, temendo che la rabbia cieca e bruta dei lavoratori po-tesse travolgere il sistema nel suo complesso. In tutto il mondo, davantial terrore della sovversione sociale, in tanti furono obbligati a concessionie accomodamenti, mentre coloro che ebbero il coraggio della fermezza,furono obbligati a venire a patti con forze e poteri, la cui vera natura ab-biamo conosciuto solo dopo la più disastrosa delle Guerre Mondiali, e unOlocausto di cui anch’io porto la colpa. In molti sbagliarono e in molti fu-rono giustificati. Ma non è questo il mio caso, e non ho timore di affermarein quest’aula, che mai la paura della sovversione, fu ragione di una miascelta.Lo ribadisco non è un verdetto di innocenza che cerco, non è un verdettodi colpevolezza che temo. Non so se questa Corte sarà in grado, ma ciòche eventualmente potrei chiederle nel valutare il mio operato, è solo di

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ristabilire la verità, cercando questa verità nella ragione autentica che haispirato ogni mia scelta, la fiducia nella forza inarrestabile dello sviluppoe della espansione delle forze produttive. Di molte cose ho sentito parlarein quest’aula, ma non di questa fede che ha ispirato le menti migliori delsecolo passato, questa fede che è fatta di tecnica razionale, di efficienzaproduttiva, di fiducia nell’individuo, questa fede che ha permesso al-l’umanità di uscire dall’oscurantismo medievale, dai privilegi del sangue,per non dire della schiavitù, ancora legale nel nostro paese, solo pochegenerazioni fa; di questo processo sono stati protagonisti le forze produt-tive, il capitale e il lavoro, entrambi liberati dalle pastoie di un pluriseco-lare sistema di caste, che vincolava il genio ai limiti della propria umileorigine, e sottraeva all’umanità il contributo che quel genio avrebbe po-tuto offrire. Lo sviluppo e l’espansione delle forze produttive, di cui il ca-pitale e il lavoro sono protagonisti, e di cui il profitto e un giusto salariosono la ragione, è la chiave che spiega la storia umana e che la guida versoil benessere. E’ nella fiducia nelle forze produttive, che ho sempre operatoper il miglioramento dell’efficienza produttiva, per la riduzione dei costiper unità di prodotto, per l’aumento della produzione, e per l’estensionedei mercati e dei consumi. E’ per la fiducia nello sviluppo delle forze pro-duttive, e non nel timore della sovversione sociale, che ho mantenuto piùelevati i salari nelle mie fabbriche, è nella fiducia dello sviluppo delleforze produttive, che ho creduto nella possibilità per ognuno di godere,in ragione del suo ruolo nel ciclo produttivo, della ricchezza che tale svi-luppo produce, perchè tutti quanti potessero essere parte di questo im-menso sforzo. E’ facendo tutto ciò che ho avuto immensi profitti, e ilprofitto è stata la conferma di quanto fossi nel giusto. Di questo sono ef-fettivamente il responsabile.Ciò che ho sentito in quest’aula, mi ha però fortemente colpito. Ho cono-sciuto la crisi, il crac finanziario del 1929 e poi la Grande Depressionedegli anni ‘30, e non so se ciò che sta accadendo oggi sia la stessa cosa osia ancora più grave, ne spetta a me stabilirlo: a quel tempo credemmonello sviluppo delle forze produttive e contrastammo la distruzione. Ciòche ho ascoltato in quest’aula, ha invece fortemente scosso le mie opi-nioni: ho sentito parlare di indebitamento e insolvenza, ho sentito parlaredi finanza e debiti sovrani, molte cose non le ho capite, ma una cosa misembra di aver compreso: il profitto non è più conseguenza dello sviluppodelle forze produttive, ma sempre più spesso nasce dalla loro distruzione,o questo almeno è ciò che accade in Occidente. Ed è questa la ragione veradella mia imputazione: sembra che il profitto, almeno in occidente, debbadistruggere, per potersi realizzare, tutto ciò che è stato costruito dal capi-

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tale e dal lavoro nel secolo passato, e dato che a tutto ciò voi date il mionome, allora io devo essere il colpevole, il colpevole da eliminare. Perquesto mi avete chiamato? Potevate farlo senza bisogno di questa messain scena, da sempre i posteri giudicano il passato con la miopia del pre-sente, ma voi mi avete voluto qui, presente, perchè lo sfacelo in cui avetetradotto la mia opera, fosse spettacolo e pubblicità per i profitti di questavostra televisione. E così per il profitto voi volete distruggere non solo unuomo, ma ciò in cui quest’uomo ha creduto, la potenza inarrestabile delleforze produttive, quelle forze creative che nella fucina della Storia si scon-trano e si fondono dando all’uomo il senso della propria vita. Non ci sieteriusciti, l’unica cosa che siete riusciti a dimostrare è che oggi, per il vostroprofitto, la crescita del valore è svincolata dallo crescita delle forze pro-duttive; ciò che avete mostrato è che il vostro profitto, è un limite, è unagabbia per lo sviluppo delle forze produttive; ciò che a me è chiaro è cheil vostro profitto, come un tempo il privilegio dell’aristocratico, è solo unvincolo, parassitario e improduttivo, allo sviluppo delle forze produttive,e come quel privilegio anche il vostro profitto, sarà prima o poi destinatoa cedere il passo.Non mi interessa il vostro verdetto, io ho fatto la mia parte quando era ilmio tempo, il tempo in cui la crescita, non era un mito da rimandare alfuturo, ma un atto produttivo da compiere nel presente, il tempo in cuila valorizzazione del capitale produceva, insieme al profitto, infinite re-lazioni sociali, costruiva, attraverso l’egemonia del capitale, lo sviluppodel lavoro, l’unica vera fonte del capitale. Abbiamo distrutto i vecchi vin-coli e abbiamo prodotti nuove relazioni, con un modello produttivo effi-ciente e razionale, abbiamo liberato il tempo dell’uomo, cui otto ore sonbastate non solo per garantire la sopravvivenza per se i propri figli, maanche la possibilità di usare del tempo che gli rimane, consumando ciòche egli stesso produce, e così facendo alimentando il ciclo di produzioneda cui la sua vita dipende. Questo è stato il mio tempo, se questo tempoè finito, se il capitale e il lavoro non si alimentano più l’un l’altro, e il pro-fitto diviene il premio per chi distrugge questo legame, io sono finito conquel tempo, e nulla voglio sapere di questo vostro tempo, senza speranzae senza fiducia.Ma speranza e fiducia non possono mai mancare per chi ha occhi per ve-dere e sa dove volgere lo sguardo. Nulla accade invano, e ciò che è acca-duto in America e in tutto l’Occidente, e di cui voi oggi mi incolpate, ècosa che non ha eguali nella Storia, e per quanto voi vogliate distruggere,mai potrete riportare il lavoratore, il cittadino, l’uomo, indietro da queipunti alti che lo sviluppo del capitalismo ha prodotto nel secolo passato,

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quando la valorizzazione del capitale, oltre a produrre profitto, è stata ingrado di garantire benessere e diritti alla maggioranza della popolazione.Tutti hanno diritto a un auto, tutti hanno diritto al lavoro, tutti hanno di-ritto al benessere, se questo diritto il profitto non è più in grado di offrire,le forze produttive della Storia troveranno altre forme e altri protagonisti.A loro spetterà il giudizio, a coloro che sapranno guardare oltre la gabbiadi rapporti sociali e modi di produzione vecchi e inutili, a coloro che sa-pranno guardare a nuove forme di relazione sociale e a nuovi modi diprodurre. Se in tutto ciò il profitto è ostacolo, spetterà alle forze produttivetrovare le nuove forme, per la valorizzazione dell’attività umana. Non riconosco questa Corte, ne quindi il verdetto di questa Giuria, altripotranno giudicare la mia opera, quanti nella mia opera hanno trovatoopportunità di crescere, di migliorarsi, di istruirsi e oggi, che il mio tempoè finito, sapranno come andare oltre: forse tra essi ci sono i figli e i nipotidei miei operai, a loro spetta parlare.-Nel silenzio dell’aula, carrellata sui protagonisti: Bradstreet sorride gelidopregustando il successo, Zimmerman è a capo chino, le mani sulla nuca,sconfitto, il Presidente Bailey, a bocca aperta, l’espressione scandalizzata,è immobile.Dick Brewster, studio di Wolf TV-Amici telespettatori l’avete sentito, il vecchio leone non demorde, il pa-triarca del capitalismo non ci sta a farsi processare e reagisce ruggendo etirando zampate. Cosa devo dirvi amici telespettatori, abbiamo lavoratoad una creazione virtuale, abbiamo inserito i dati a nostra conoscenza inun computer, su questi dati abbiamo delineato una personalità, l’elabo-ratore ha fatto il resto, e questo è quello che ne è venuto fuori. Sincera-mente non so cosa dire. Che te ne pare Al?- -Nulla da dire Dick... questo è Henry Ford, il vostro cervellone ha fattoveramente un buon lavoro... forse anche troppo buono...--E a te cosa te ne pare Shirley?--Ma siamo pazzi? Ma chi è questo vecchio scemo... fare a meno del pro-fitto? E allora che me ne faccio di tutte le lauree, i dottorati, i master etutte le altre idiozie? Una vita di sacrifici, sempre disponibile, professio-nale, positiva e soprattutto sempre a dieta. E per cosa allora? Tanto valevarimpizzarsi di hot-dog e farsi crescere i peli sotto le ascelle. Vuoi sapereche ne penso? Condannatelo e buttate la chiave!- -Ok, ok Shirley, sei stata chiarissima... scusate ma dalla regia mi comuni-cano che la Giuria si è già ritirata in Camera di Consiglio... bene ormai cisiamo, manca poco al verdetto... nell’attesa andiamo in pubblicità, ci ri-

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vediamo tra poco in studio.-Una piattaforma mobile posizionata all’esterno di una delle grandi fine-stre dell’aula universitaria in cui si tiene il processo.Sulla piccola piattaforma ingombra di secchi, stecche tergivetro, insapo-natori, spugne, due operai, uno sulla cinquantina, l’altro poco più cheventenne; sotto di loro dodici metri di vuoto, intorno a loro la sera silen-ziosa illuminata dai neon stradali. Lo slang locale usato nella conversa-zione, viene qui liberamente tradotto. -Che gente di merda, se so’ accorti solo stasera che ‘ste vetrate erano lercee che domani devono fa’ bella figura cor solito pezzo grosso in visita.--L’avevo pure avvertiti, ho accompagnato n’amica a pagà le tasse univer-sitarie, e me so‘ accorto che il lavoro nun era finito, je l’ho detto, ma pe’risparmia’ du’ sordi, hanno preferito fa’ finta de niente. Poi ovviamentearriva la telefonata dall’alto e tutti sull’attenti.--Sai quanto je ne frega, tanto te chiamano quanno serve a loro, e tu prontodevi scatta‘. Cazzo, guarda ‘ndo semo capitati, questo è er posto ‘ndofanno quella trasmissione, quella der processo a Ford, l’hai vista no?--Ma dai, possibile... c’hai ragione, guarda li, c’è l’avvocato, er Procuratore,er Presidente, i tecnici, i cameramen... nun vedo Ford però.--Aho svejaa! Ford è morto ner ‘47, quella in televisione è n’immagine vir-tuale.--Oh, che pretenni, io stanotte so’ annato a dormì alle quattro, e è tutto ergiorno che trotto. Comunque è interessante, io l’ho seguita, volevo purevede’ come finiva, e invece questi c’hanno chiamato a lavora’...Certo cheer monno è strano forte... noi che stamo qui, dove er processo se fa, nunne potemo sape’ niente, mentre a 1000 chilometri di distanza, c’è quar-cuno spaparanzato in poltrona, che ne sa più de noi.--E’ normale no? E’ così pe’ tutto, le cose virtuali c’hanno un senso, le cosereali nun significano un cazzo... funziona così pure l’economia, te l’hannospiegato no? Il lavoro e la vita reale della gente se ponno distrugge, l’im-portante è tene’ in piedi la montagna de valore prodotto da la finanza...quer Fraeb è ‘na chiavica d’omo, ma parlava chiaro.--Che poi, che cazzo è sto valore...--Niente, è come di’... ‘na misura de conto, come a di’ “me devi da’ untot”... e su quello che me devi da’, io ce campo... e ce speculo pure.--Sta gente sta alla frutta...quanno la borsa cala senti che dicono “miliardidi dollari andati in fumo”, poi se n’azienda licenzia, er titolo sale e allorava tutto bene...-

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-Nun l’hai capito che funziona così... è a storia der capitale fisso e der ca-pitale variabile no?--Oh, io già in condizioni normali faccio fatica a capille ste cose, figuratestasera che so’ cotto.--Ma che nun l’hai visto la puntata de stasera, quer bavoso che ha testimo-niato proprio all’inizio...io l’ho visto prima de uscì da casa...--Te l’ho detto che è tutto er giorno che sto in giro, quanno m’hai chiamatoar cellulare, stavo giusto a tornà a casa.-- Lo dovevi sentì, era istruttivo... praticamente diceva, che quanno pe’ fa’profitti devi tene’ in piedi tutta la baracca, perchè se la baracca va in ma-lora nessuno se po’ comprà più quello che fabbrichi, vole di’ che sul la-voro nun ce guadagni più quanto voresti, cor rischio che te trovi co’ ‘naquantità de merce sur groppone, che a usalla po’ sempre servi’, ma ascambialla, cioè a vennela, nun ce fai du’ sordi. E’ a ‘sto punto che se so’inventati ‘na merce, che nun costa un cazzo, nun serve a un cazzo, ma lapoi scambià all’infinito e a ogni scambio te cresce de valore... e ‘sta robageniale l’hanno chiamata “prodotto finanziario”... e noi cojoni, annamoancora a lavorà...--Io nun lo so, a me m’hanno sempre insegnato che se voi campa’ devisapè fa quarcosa che serve, se nun sai fa niente che serve, prima o poi itempi se fanno duri, e allora t’attacchi.--E invece questi se so inventati un sistema per cui stanno sempre a vennee a compra’, della roba che nun serve a niente, e ce campano da signori...armeno ‘na vorta facevano e macchine, i frigoriferi, e lavatrici, a gente licomprava, li usava e campava mejo, loro ce guadagnavano, ma la cosac’aveva un senso. Er capitalismo è sempre ‘na fregatura, ma così è pure‘na presa per culo.--Si ho capito, vendono, comprano, ma in pratica che se vendono, la carta?Che se magnano, la carta?--Nun l’hai capito? Se vennono i rendimenti no? Come li voi chiamà, l’in-teressi.—-L’interessi de che?--Sur debito.--Sur debito de chi?--Come de chi? Er tuo.--Er mio? Senti io c’ho un buffo co’ ‘na finanziaria, artri buffi nun n’hofatti.--Debito pubblico, l’hai mai sentito?--Ah ho capito, hanno magnato hanno bevuto, e mo’ chiamano a me pe’paga’... --E tu paghi!-

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-Ma che stai a di’, io nun pago un cazzo...--Svejete, hai messa la benzina stamattina? Ecco appunto, mo’ attaccamoche è tardi...-Dick Brewster, studio di Wolf TV-Amici telespettatori ci scusiamo per la prolungata interruzione, ma siamoin attesa che la Giuria torni in aula per il verdetto; evidentemente la di-scussione in Camera di Consiglio deve essere molto approfondita e im-pegnativa, e per quanto i membri della Giuria hanno già avuto modo diconfrontarsi nei giorni precedenti, certo quanto è accaduto nel corso diquest’ultima udienza, avrà richiesto un ulteriore approfondimento. In-tanto nell’attesa del responso della Giuria, sentiamo i pronostici in studio;cominciamo da te Shirley, mi sembra che dopo le dichiarazioni dell’im-putato tu ti sia esplicitamente convinta della necessità di una condanna.--Grazie di avermi dato l’opportunità di chiarire, perchè effettivamentequelle dichiarazioni mi hanno indotto ad una reazione emotiva fuori con-trollo. No, in realtà io non credo nella necessità di una condanna, datoche in tutto il procedimento mi è sembrato che le argomentazioni dell’av-vocato Zimmerman fossero più aderenti alla realtà. Però se permetti vor-rei fare una notazione critica, dato che mi sembra che in qualche modoquesto processo stia assumendo una caratterizzazione politica, e questocredo sia fuorviante; lasciamo fuori la politica, le polemiche tra democra-tici e republicani, cose vecchie, sorpassate, come ho detto nel mio inter-vento al corso di formazione per giovani imprenditori sul tema “Dalfeticismo ideologico al narcisismo dell’ego: la politica come perversionesessuale ”. C’è da giudicare un uomo, un uomo che certamente non è to-talmente presente a se stesso, le sue stesse dichiarazioni lo dimostrano,un povero vecchio che viene da un mondo lontano, un mondo finito,come ho spiegato nel mio seminario alla Sorbona sul tema “Operaismo eseduzione maschile: la fine di un mito”. Non accaniamoci per ragioni po-litiche, su un povero vecchio incapace di intendere e di volere, il mondoormai già si occupa d’altro, e qui in Occidente le vecchie contrapposizionisono superate, i giovani guardano in altre direzioni, per il successo, lacarriera, la promozione sociale ci sono nuove strade, mentre noi siamoqui a discutere di produzione, debito pubblico, finanza, migliaia di gio-vani fanno la fila per partecipare ad un reality televisivo, si iscrivono aconcorsi di bellezza, aspirano a un posto da cubista o da tronista. Il futuroè questo ed è di questo che ci dobbiamo occupare, come ho avuto mododi scrivere nel mio recente saggio “Edonismo fase suprema del capitali-smo: la bellezza come egemonia”.-

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-Grazie Shirley, molto interessante il tuo punto di vista. E tu Al come lavedi a questo punto, ormai ti sarai fatto un’idea?--Se vuoi che ti dica come la penso, la mia idea è che con questa storia cisiamo infilati in un vicolo cieco.--A cosa ti riferisci in particolare.--Beh Dick, scusa la franchezza, ma dubito che gli sponsor, il cui obbiettivoè far si che la gente consumi, potranno mai permettere che passi una tesicome quella di Bradstreet, che in ultima analisi vuol far condannare Fordproprio perchè ha permesso a tutti l‘accesso al consumo. Sbaglio o tra glisponsor ci sono anche importanti case automobilistiche?--Scusami Al, ma non credevo che tu potessi insinuare simili sospetti, tusai perfettamente che la nostra rete ha un rapporto franco e leale con isuoi sponsor, ma non ne ha mai subito i condizionamenti, e di questo mene faccio garante, con la mia professionalità e i lunghi anni di lavoro te-levisivo, sempre al servizio del pubblico.--Scusami tu Dick, non volevo insinuare alcun sospetto, volevo solo rile-vare che la produzione e gli sponsor potevano avere interessi diversi circal’esito del processo, ma in ciò non c’era nulla di offensivo...--Posso garantirti Al, che sponsor e produzione non hanno nulla a che ve-dere con l’esito di questo processo, che è affidato alle valutazioni di unaGiuria composta da uomini di grande valore intellettuale, e soprattuttoindipendenti nel loro giudizio da ogni condizionamento. La regia mi co-munica che stanno proprio ora entrando in aula, e quindi è il momentodi riprendere il collegamento per ascoltare in diretta il loro verdetto, unverdetto libero e imparziale.- Sullo schermo ricompare l’aula inquadrata dall’alto: tutti i protagonistisono seduti al loro posto, una veloce carrellata inquadra uno dopo l’altroBradstreet, Zimmerman, Ford, il Presidente Bailey, poi tutti i membridella Giuria, poi di nuovo sul Presidente Bailey, che si rivolge al più di-stante tra i giurati.-Professor Prescott, in qualità di Presidente della Giuria, vuole esprimereil verdetto e dichiarare se ritenete l’imputato, il qui presente Henry Ford,innocente o colpevole?--Signor Presidente devo purtroppo dire, con profondo imbarazzo, chequesta Giuria dopo approfondita e coscienziosa valutazione dei fatti, haritenuto non sussistenti le necessarie condizioni di serenità per poteresprimere un verdetto libero e imparziale.-Alcuni secondi di silenzio. Lo sconcerto e lo stupore del Presidente Bailey,di Zimmerman, di Bradstreet, inquadrati in rapida successione, poi il sor-

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rise sprezzante dell’imputato. Ancora silenzio e inquadratura in primopiano di Prescott, che guarda alla sala con espressione impenetrabile; ilsilenzio immobile dura ancora un secondo poi è la voce di Bailey a ridarevita all’aula.-Professor Prescott devo forse ritenere che la Giuria abbia subito tentatividi condizionamento o addirittura intimidazioni, miranti ad alterare l’im-parzialità del suo giudizio? Insomma professor Prescott, ci dica cosa è ac-caduto?--Signor Presidente sono obbligato a mantenere il riserbo, su una imba-razzante vicenda che coinvolge l’onorabilità e il prestigio di insigni acca-demici, la cui prestazione professionale è stata richiesta a fronte di precisiaccordi, accordi il cui rispetto è ancora inspiegabilmente in via di defini-zione.-Nel silenzio impietrito dell’aula la voce di Henry Ford esplode come unarisata.-Non li hanno pagati!-Buio sullo schermo Dick Brewster, studio di Wolf TV-Un vero colpo di scena amici telespettatori, non è chiaro cosa sia acca-duto, ma una cosa è certa: i tecnici hanno fallito, gli scienziati della finanzanon se la sentono di esprimere un giudizio definitivo e lasciano a ognunodi noi la responsabilità di fare le sue valutazioni e di esprimere il propriogiudizio. Ma non vi preoccupate, la nostra rete era pronta anche a questaeventualità, se i tecnici sospendono il giudizio, allora tocca a tutti voi par-tecipare in prima persona, perché dopotutto è ciò che pensa la gente co-mune, ciò che effettivamente conta. E allora decidete voi la sortedell’ìmputato, stabilite voi se Henry Ford è colpevole o innocente, siatevoi a prendere in mano le sorti della Nazione e a indicare la via per usciredalla crisi. Amici telespettatori siamo andati ben oltre i tempi previsti perquesta lunga serata televisiva, non c’è tempo per ulteriori commenti, ementre io saluto e ringrazio gli ospiti in studio e tutti voi da casa, a voinon resta che prendere nota dei numeri di telefono in sovrimpressione;inviate i vostri SMS per la condanna o l’assoluzione, soli 10 centesimi perdecidere il futuro del nostro paese, e mi raccomando fate sentire forte lavostra voce, 10 centesimi per un voto via SMS e, con uno speciale con-tratto offerto da uno dei nostri sponsor, puoi inviare, solo al numero insovrimpressione, 15 SMS al costo di un solo dollaro, o addirittura sce-gliere la grande offerta speciale che ti permetterà di inviare ben 100 SMSal nostro numero, al costo di soli 5 dollari, perché, non lo dimenticate mai,

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PIU’ SPENDI, PIU’ CONTI.Grazie a tutti voi, buonanotte, buonanotte e vai con la sigla.-Ogni riferimento a persone reali o a fatti realmente accaduti è puramentecasuale. Tutti i diritti riservati.Vietato la riproduzione non autorizzata anche per uso privato; tutti i con-travventori saranno penalmente perseguiti.La produzione si riserva il diritto di agire legalmente contro ogni uso im-proprio di questo prodotto televisivo.Cazzi vostri.

FINESouth Bronx, New YorkAll’ingresso di un di un grigio e imponente condominio popolare, su untratto di marciapiede disselciato, circondata da bidoni di rifiuti e quasinascosta dalle auto in sosta, una piccola aiuola delimitata da vecchie assidi legno, ospita pochi variopinti tulipani che qualcuno inspiegabilmenteha lì trapiantato, e che ancora più inspiegabilmente riescono a sopravvi-vere. Una bambina dai tratti latini e dai riccioli neri, si avvicina curiosa,si ferma a guardarli estasiata, poi con cautela e guardandosi intorno concircospezione, avvicina la manina allo stelo più vicino. Una voce didonna, la ferma.-Anita, cosa vuoi fare?--Niente mamma, solo prenderne uno.-Una giovane donna si avvicina, in una mano una busta della spesa, l’altrala porge alla bambina.-E una volta che l’hai preso che vorresti farne?--Tenerlo, guarda che bei colori che ha.--E sarebbe più bello se lo avessi solo per te?--No, ma sarebbe mio.--Non credo che saresti contenta alla fine... c’era una volta un paese dovetutti volevano i tulipani, ma alla fine tutti se ne pentirono.--Questi fiori si chiamano tulipani?--Si, ma adesso è ora di salire in casa e preparare il pranzo.--Ma poi me la racconti la storia dei tulipani.--Se farai la brava, mangerai tutto, anche la verdura, senza fare storie, dopoti racconto la storia dei tulipani.-

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A tavola davanti a un piatto con i resti del pasto, fra cui spiccano gliavanzi di verdure cotte.-Ho mangiato tutto, adesso me la racconti la storia dei tulipani?--Hai mangiato quasi tutto, c’è ancora della verdura lì... comunque va benete la racconto lo stesso. Allora, c’era una volta tanto tempo fa, un paeselontano che si chiamava Olanda, dove non c’era il re e nemmeno la regina,e tutti vivevano lavorando e commerciando in pace e armonia. In questopaese viveva un mercante, un mercante sempre in viaggio in terre lon-tane, che per questa ragione aveva sempre poco tempo per stare con lasua unica figlia, una bambina piccola come te; il mercante voleva per suafiglia un futuro ricco e felice, e per questo era sempre in giro a trafficare,comprava la lana in un posto e la vendeva in un altro, lo stesso facevacon tutto ciò che gli capitava a tiro. Fu così che un giorno, tornando daun viaggio nel lontano oriente, il mercante portò con se degli stranibulbi...--Cosa sono i bulbi?--I bulbi sono cose come le cipolle che a te non piacciono.--E fanno piangere come le cipolle?--No quei bulbi lì non facevano piangere, quelli erano i bulbi che facevanonascere i tulipani.--Come i semi che si mettono in terra e poi si innaffiano?--Proprio così. Ma il mercante non li mise in terra e invece li portò subitoal mercato per venderli, e anche se all’inizio nessuno sapeva cosa farsene,lui raccontò a tutti che quei bulbi erano magici e facevano nascere i fioripiù belli che si fossero mai visti al mondo, e alla fine tanto disse e tantofece che riuscì a venderli tutti. Poi come al solito, con i soldi guadagnati,ripartì per l’oriente per comprare altri bulbi e quando tornò scoprì chetutti li volevano, perchè veramente facevano nascere i fiori più belli chesi fossero mai visti al mondo.--Erano più belli di quelli che ho visto io?--Non lo so, ma certo erano i più belli che mai si fossero visti in quel paese.Così quando il mercante li portò al mercato, tutti li volevano e tutti offri-vano denaro e chi non aveva denaro offriva il maiale o le pecore della suafattoria, e chi non aveva il maiale o le pecore offriva direttamente la fat-toria, e allora il mercante diventò ricchissimo e tutti lo invidiavano.--E allora tutti ebbero i loro tulipani in giardino?--E invece no, perchè quando videro quanto era diventato ricco il mercantevendendo i suoi bulbi, tutti pensarono che quei bulbi erano troppo pre-ziosi per poterli sotterrare in giardino, e dato che erano così preziosiognuno ne voleva sempre di più, e da tutti i paesi dei dintorni venivano

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a comprare i bulbi al mercato, e tutti davano via ogni cosa, chi i suoi ri-sparmi, chi i frutti del suo orto, chi le pecore del suo gregge, e per quantoognuno dava via tutto ciò che poteva, i bulbi costavano sempre di più, echi ne aveva, era sempre più ricco e chi non ne aveva era sempre più po-vero. E fu così che in tutto il paese la gente impazzì per i bulbi di tulipano,e l’ortolano smise di coltivare cavoli e piselli, e il pastore non si curò piùdel suo gregge, e il falegname non costruì più tavoli e sedie, e tutti invecesi incontravano al mercato per vendere e comprare i bulbi, ognuno van-tando il valore dei suoi, che certo avrebbero dato i fiori più belli e vario-pinti, una volta piantati, e che quindi valevano più di ogni altro bulbo chec’era al mercato. E poi la notte ognuno si chiudeva in casa propria da solo,e contava i bulbi che aveva, calcolava il loro valore, immaginava quantoavrebbe guadagnato vendendoli al mercato e andava a dormire contento,perchè era convinto di essere ricchissimo.--Ma i fiori?--Nessuno badava più ai fiori, i fiori son belli a vedersi, danno piacere aguardarli e a sentirne il profumo, ma dopo che hanno dato piacere allagente, appassiscono e lasciano solo un bel ricordo; invece i bulbi son bruttia vedersi, ma non appassivano mai e anzi crescevano sempre di valore edavano sempre più ricchezza, anche se la gente non aveva nulla di belloda ricordare.--A me questi bulbi non piacciono, come le cipolle.--Neanche alla figlia del mercante piacevano, anche perchè lei che perprima aveva visto i bulbi, non aveva ancora mai visto un tulipano. E poicon tutti quei bulbi in giro, non si trovavano più cavoli ne piselli per man-giare, le pecore erano sparite e non c’era più lana per coprirsi durante l’in-verno, e i tavoli e le sedie si rompevano e nessuno più li aggiustava.Insomma erano tutti ricchissimi, ma a parte i bulbi non avevano più altro.--E non c’erano nemmeno i tulipani.--Infatti. E fu così allora che la figlia del mercante chiamò a raccolta tutti ibambini del paese, per discutere insieme sul da farsi, perchè le cose cosìnon potevano più andare avanti. I grandi non ne seppero nulla, perchèerano tutti al mercato a vendere e a comprare i bulbi, e anzi nessuno diloro aveva più tempo per badare ai bambini. Così nella riunione un bam-bino disse “io non ho più ne cavoli ne piselli nel piatto, il pancino è vuotoe io ho tanta fame, eppure il mio papà ha i bulbi più preziosi di tutto ilpaese”, e poi fu la volta di una bambina che si mise a piangere perchèaveva tanto freddo, il suo vestitino era pieno di buchi, eppure il suo papàaveva più bulbi di tutti in paese, e quindi un altro bambino si alzò arrab-biato perchè il suo lettino si era rotto e lui doveva dormire sulla nuda

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terra, eppure il suo papà aveva il materasso pieno di bulbi; per ultimaparlò una bambina che disse che il suo papà aveva perso tutti i suoi bulbie che era diventato così triste che non voleva più giocare con lei. Allora lafiglia del mercante si alzò in piedi e spiegò a tutti cosa dovevano fare.--E cosa fecero?--Nottetempo, mentre tutti i grandi dormivano, ogni bambino si alzò dalsuo lettino, e senza farsi sentire, prese i bulbi dei suoi genitori, li portò ingiardino e li sotterrò per bene, poi li annaffiò con cura, e poi sempre senzafarsi sentire se ne ritornò nel suo lettino. Quando al mattino i grandi sialzarono, ognuno di loro andò a contare i suoi bulbi, e non trovandoli alloro posto cominciò a gridare “al ladro, al ladro, il nostro tesoro è statorubato”, ma poi uscendo in giardino lo trovò tutto fiorito, i tulipani cre-scevano d’ovunque e il profumo rendeva l’aria deliziosa. E allora ognunoguardò i suoi bambini sorridenti e capì che non erano stati i ladri, e che ilvalore vero di ogni cosa non è nel prezzo che ha al mercato, ma nel piacereche da nella vita.--E allora anche la bambina potè vedere i tulipani?--Certo, e ancora adesso in quel paese lontano che si chiama Olanda, intutti i giardini crescono i tulipani.- NdA: La cosiddetta “bolla dei tulipani”, si produsse nei primi decennidel ‘600 in Olanda, in conseguenza della grande richiesta di pregiati bulbidi tulipano, e fu quasi certamente la prima bolla speculativa storicamentedocumentata; esplosa nel 1637 determinò la rovina economica di un grannumero di speculatori.

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