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CASA DEL MANTEGNAMantova31 agosto 200811 gennaio 2009
L MANTEGNA
2008o 2009
I DOCUMENTI E LA STORIA
Cquaderno didattico
Istituzioni e potere tra XI e XII secolo
Codici e centri scrittori
Paleografia e diplomatica
Tipologie scrittorie
Le parti del documento
Bolle e sigilli papali
exultet
L’opera d’arte racconta
Documenti papali
Le tecniche artistiche
Toponomastica e legami matildici
Dictatus papae
Storia e tradizione popolare
Bibliografia
Le fonti della storia
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I primi due secoli dopo l’anno mille vedono confrontarsi a viso aperto i
due poteri universali – Papato e Impero – per l’affermazione del primato
sugli uomini e sulle cose.
Confronto di personaggi illustri, di idee, di concezioni del potere e di
ciò che esso signifi cava in senso spirituale, morale ma anche politico e
sociale.
In un mondo che conosceva una rinascita demografi ca, popolato da
uomini legati alla terra e che allo stesso tempo si apriva agli scambi
commerciali, ai viaggi e al rinnovamento spirituale, le vicende di Gre-
gorio VII, Enrico IV e Matilde di Canossa illustrano il cambiamento e la
costruzione delle radici cristiane dell’Europa.
Quando Ottone I restaura il Sacro Romano Impero nel 962 riafferma
con forza il principio, già Carolingio, della piena collaborazione tra im-
peratore e i vescovi. Il potere dei sovrani aveva avuto quindi per secoli
una profonda natura sacrale che rendeva impossibile confi narlo al solo
mondo delle cose civili o terrene. La sedimentazione di questo atteg-
giamento aveva prodotto un’inestricabile commistione tra religione e
politica.
Gli imperatori pertanto trovavano naturale affermare il proprio diritto
a controllare le qualità morali del clero ed esercitavano tale diritto desi-
gnando i titolari delle cattedrali. Dall’altra parte i vescovi erano abituali
portatori di prerogative politiche pubbliche da quando la dissoluzione
dell’Impero romano li aveva lasciati unici rappresentanti dell’autorità
nelle comunità cittadine. Non c’era quindi nessun contrasto tra le fun-
zioni di pastori di anime e gli affari politici ed amministrativi di cui
dovevano occuparsi quotidianamente.
Nei primi decenni del secolo XI assistiamo ad un deciso movimento
di rinnovamento spirituale della Chiesa, che si manifesta nella conti-
nua azione dell’ordine monastico di Cluny e nell’opera di alcuni Papi
riformatori, che, a partire da Niccolo II (1059-1061) si adopereranno
per affrancare la nomina del Papa e dei vescovi dalla tutela imperiale e
combatteranno la corruzione dei costumi di parte del clero.
Queste sono le premesse dello scontro tra Papato e Impero, tra Gregorio
VII e Enrico IV, che si concluderà solo con i loro successori Callisto II
ed Enrico V grazie al concordato di Worms del 1122: vi si prevedeva la
distinzione tra l’investitura pastorale, che spettava al Papa, e l’investitura
feudale, che spettava all’Imperatore. In Italia la consacrazione religiosa
precedeva l’investitura feudale, in Germania l’investitura precedeva la
consacrazione.
I tempi però erano mutati per sempre e sullo sfondo di queste lotte si
affacciano le nuove realtà cittadine con rinnovate istanze di autonomia
sul piano politico, sociale e culturale.
ISTITUZIONI E POTERE TRA XI E XII SECOLO
Gregorio VII a Guglielmo
il Conquistatore, 1080 d.C.
“Dio Onnipotente ha attribuito a questo
mondo, perché ne venga governato, due
dignità di gran lunga superiori a tutte le
altre, cioè quella apostolica e quella regia.
Come infatti ha disposto, per far compa-
rire dinnanzi agli occhi della carne nei
diversi momenti la bellezza del mondo, il
sole e la luna come lumi di gran lunga
più eminenti rispetto agli altri, così, affi n-
ché la creatura che la sua volontà aveva
creato in questo mondo a sua immagine
non fosse tratta in pericoli di errore, ha
provveduto che fosse retta, secondo diversi
uffi ci, dalla dignità apostolica e da quella
regia. Tuttavia con questo intervallo fra
maggiore e minore si muove la retta osser-
vanza cristiana, che la dignità regia sia
guidata e condotta, dopo Dio, dalla cura
e dalla disposizione apostolica.”
LE CITTÀ
Dal VI al X secolo le città ebbero
un’importanza molto ridotta all’inter-
no dell’area geografi ca e politica della
cristianità occidentale. La loro soprav-
vivenza fu assicurata unicamente dal
fatto che i vescovi avevano conservato
la città come luogo di residenza.
Le città italiane - a partire dall’XII sec
- mostrano una tendenza ad estendere
i propri poteri fuori dalle mura, assog-
gettando il contado e i centri urbani
minori, entrando così in confl itto con
gli altri detentori del potere: i conti, i
vescovi, i sovrani e i signori.
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ESECUZIONE MINIATURA Diffi cilmente lo scriptor e colui che
minia sono la stessa persona: rara-
mente coincidevano dal momento
che si tratta di due competenze, di due
conoscenze tecniche completamente
diverse. Lo scrittore scrive e lascia al
miniatore lo spazio per l’iniziale a
matita.
L’iniziale viene prima tracciata con
una punta d’argento che segna una
sottile linea; poi si esegue il disegno
con un pennellino sottile e l’inchio-
stro. Per la decorazione si utilizzano
colori a tempera e, qualora la com-
mittenza fosse particolarmente ricca,
si aggiungevano oro, rosso cinabro e
lapislazzuli; altrimenti tinte naturali
poco costose.
CODICI E CENTRI SCRITTORI
Un codice è un libro manoscritto.
L’origine del nome deriva dal latino caudex “tronco d’albero”, poi con-
tratto in codex e riferito all’uso antico di scrivere su tavolette di legno
ricoperte di cera, unite insieme da anelli metallici o da una striscia di
cuoio.
Durante l’epoca medievale con l’istituzione di vere e proprie scuole di
scrittura i codici furono scritti prevalentemente da monaci; all’interno
di conventi ed abbazie famose sono le sale chiamate scriptoria in cui
venivano copiati e decorati.
L’impiego dei codici cominciò a diffondersi dal I secolo d. C. e si protras-
se fi no all’invenzione della stampa (XV sec.).
Il codice si presenta formato da uno o più fascicoli, composti a loro vol-
ta da più fogli, pergamenacei o cartacei, piegati e inseriti l’uno nell’altro.
La raccolta viene anche indicata con il numero dei fogli che la compo-
ne: Bifolio, un foglio; Duerno, due fogli; Ternione, tre fogli; Quaternione
o quaderno, quattro fogli; Quinterno, cinque fogli ecc. Ciascuna metà di
un foglio piegato viene chiamata charta: l’uso antico non prevede la
numerazione dei fogli, ma, appunto, delle carte (cartulazione), di cui
vengono distinti il recto e il verso.
La pergamena si otteneva dalla pelle di vitello, di capretto, di cervo o di
maiale a seconda delle culture locali. La pelle veniva privata del pelo, ra-
schiata per ottenere una superfi cie liscia. Il lato del pelo risultava gialla-
stro, quello con la carne più bianco. Liberata dalla carne, la pelle veniva
immersa nella calce per eliminare qualunque parte vivente della super-
fi cie, quindi asciugata e tesa su telaio; con un raschietto ulteriormente
ripulita, rifi lata, assottigliata. Con la schiena di un capretto si ottiene un
bifoglio (un foglio piegato a metà). Per realizzare un grande corale serve
un intero gregge, 50/60 pecore. Si tratta quindi di un materiale estrema-
mente costoso.
Il libro nella forma del codice diventa sinonimo della religione cristiana
in quanto contenitore della parola divina. È attraverso la parola scritta
che si manifesta ai fedeli la parola di Cristo. La conoscenza del divino
avviene tramite il libro rivelato, il libro diventa il centro della liturgia.
La caratteristica del libro dei monaci era una certa austerità d’aspetto dal
momento che il libro serviva per la meditazione individuale, per la pre-
ghiera, lo studio e la rifl essione personali, mentre i codici usati durante
la liturgia, manifestando tangibilmente la santità della parola divina in
essi contenuta, hanno legature preziose, miniature, pagine scritte in oro
sul fondo purpureo. Sono i grandi libri posti sull’altare, i grandi evan-
geliari.
ATTIVITÀ E RICERCHE
DISEGNA LA TUA INIZIALE MINIATA.
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La Paleografi a è la disciplina che studia criticamente l’evoluzione delle
scritture antiche in tutte le loro manifestazioni al fi ne di interpretare e
localizzare i testi presi in esame e anche di ricavare dall’evoluzione dei
segni alfabetici e dai fenomeni grafi ci, elementi per la storia della cultu-
ra. Alla base dello studio paleografi co vi è dunque la scrittura.
Ma cos’è la scrittura? Essa non è altro che un mezzo di comunicazione
di cui si serve l’uomo per fi ssare in forma visiva, cioè mediante simboli
e segni, il linguaggio e quindi il proprio pensiero. Esistono tante paleo-
grafi e quante sono le scritture, cinese, araba, greca, etc.
Il compito del paleografo è quello di datare i manoscritti, riuscire ad in-
dividuare il luogo di produzione, analizzare gli elementi estrinsechi per
potere fornire informazioni preziose alla critica delle fonti, ma più in
generale, la paleografi a è in grado di apportare contributi a favore degli
studi sulla storia medioevale perchè coglie le evoluzioni della scrittura
dovute ai cambiamenti politici, sociali, economici e culturali
del peiodo.
Lo studio del paleografo si basa anche sulla conoscenza di alcune tec-
niche come i sistemi abbreviativi antichi e medievali, i formulari nota-
rili attraverso cui egli deve ricostruire quando la testimonianza è stata
scritta e dove oltre ad individuare il motivo per cui una testimonianza
è stata redatta.
La diplomatica è la disciplina scientifi ca che studia il documento per
accertare, tramite l’analisi comparativa dei suoi caratteri, se esso sia un
documento autentico.
“Il documento indagato dalla diplomatica è una forma scritta mediante la
quale viene manifestato un fatto giuridico, redatta secondo caratteri adibiti per
procurare ad essa fede giuridica entro un determinato ordinamento giuridico.”
(P. Selmi)
Il documento nasce come testimonianza uffi ciale o sostanziale di
un atto in cui si manifesti una volontà o l’accordo fra due più volontà.
Questa volontà si manifesta negli attori del documento:
• autore dell’azione (colui che compie l’atto giuridico: venditore,
donatore, x es. sovrano che concede investiture e beni)
• destinatario (colui a cui è rivolta l’azione, erede, donatario, x es.
vassallo cui sono rivolti benefi ci)
• autore della documentazione (rogatario, colui che redige l’atto e
autentica il documento, x es. il notaio)
La produzione documentaria è stata sempre affi data a personale specia-
lizzato, riconosciuto come tale dalla società: i notai per quanto riguarda
gli atti privati e il personale di cancelleria per quanto riguarda gli atti
pubblici.
ATTIVITÀ E RICERCHE
LA PALEOGRAFIA A LIVELLO TE-ORICO INGLOBA TUTTA LA PRO-DUZIONE SCRITTORIA, IN TUTTE LE LINGUE E SU QUALSIASI MATERIALE SCRITTORIO, TUTTA-VIA ESISTONO ALTRE DISCIPLINE AFFINI CHE SI DIFFERENZIANO IN BASE AL MATERIALE SCRITTO-RIO. TROVA LA DEFINIZIONE:• PAPIROLOGIA • EPIGRAFIA • NUMISMATICA • SFRAGISTICA
PALEOGRAFIA E DIPLOMATICA
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TIPOLOGIE SCRITTORIE
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Dal VII sec. a.C., fi no all’inizio del XVI sec., fu usata la scrittura latina,
con una notevole produzione di scritti, per lo più di carattere documen-
tario, privato o pubblico, letterario su diverse materie scrittorie (iscri-
zioni su pietra, su marmo, papiro, pergamena, carta). La scrittura non è
mai statica e uniforme, ma in una continua evoluzione, formando tipi
e sottotipi, che presentano caratteri distintivi l’uno dall’altro. A seconda
del momento storico la forma dei segni alfabetici si modifi ca, rivelando
il luogo e il tempo d’origine.
ONCIALE
Scrittura dal carattere elegante, calligrafi co. Il testo appare compatto,
privo di divisioni tra una parola e l’altra, e di punteggiatura. L’aspetto
rotondeggiante delle lettere contrasta con quello angoloso e rettilineo
della lettera capitale. Nell’XI e nel XII sec. verrà usata per i titoli e le pa-
role iniziali dei capitoli.
CAROLINA
La ricostituzione politica dell’Impero di Carlo Magno si tradurrà in
un’unità grafi ca Occidentale con questa scrittura caratterizzata dalla
semplicità e dalla regolarità, ariosa, chiara, equilibrata, rotondeggiante.
Le lettere risultano ingrandite e separate; il tratteggio è regolare; c’è equi-
librio tra corpo ed aste; le aste superiori sono allungate e presentano una
forma clavata; scarse le inferiori (soprattutto la p e la q).
GOTICA
Si svilupperà nel Basso Medioevo. Scrittura compatta e pesante, caratte-
rizzata da un’estrema stilizzazione e da un’elaborazione geometrica. Il
tratto è angoloso, le curve spezzate, gli angoli acuti e allungati; esibisce
un attento calcolo di pieni e di vuoti, di tratti grossi che contrastano con
i sottili, un’armoniosa corrispondenza di curve e di angoli.
ATTIVITÀ E RICERCHE
TRASCRIVI UN TESTO UTILIZZANDO LE LETTERE DELL’ALFABETO ONCIALE
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PROTOCOLLO
Insieme di formule collocate all’inizio del documento fi nalizzate a con-
ferirgli perfezione legale e formale e carattere di solennità (personalità).
Le formule costituenti il protocollo sono:
• invocatio: pio appello alla divinità. Può essere simbolica (croce, Chri-
smon, C di Chrismon, ecc.) o verbale (es.: In nomine sanctae et indivi-
duae Trinitatis …, ecc.).
• intitulatio: nome, titoli e qualità dell’autore del documento.
• inscriptio: nome, titoli e qualità del destinatario.
• salutatio: espressione di saluto variabile a seconda della tipologia del
documento e delle qualità del suo autore.
TESTO O CONTESTO
Parte centrale del documento, in cui si esprime il fatto documentato
unitamente alle formule letterarie e giuridiche della retta compilazione.
Il testo o contesto si compone di:
• arenga: complesso di sentenze morali o religiose, rafforzate talvolta da
massime solenni, fi nalizzate ad illustrare le ragioni ideali che muovono
l’autore del documento o a bendisporre il destinatario.
• notifi catio: formula in cui si esprime il contenuto del documento.
• narratio: esposizione delle circostanze che hanno provocato l’azione
giuridica.
• dispositio: dichiarazione dell’atto giuridico che si compie
• clausulae: formule tese a garantire l’osservanza e la validità dell’atto
giuridico e del documento emanato.
• sanctio: minaccia di pene per i trasgressori delle disposizioni espresse
nel documento.
• corroboratio: indicazione delle formalità messe in atto per garantire la
forza probatoria e l’autenticità del documento.
• apprecatio: formula di buon augurio, destinata a chiudere felicemente
il documento.
ESCATOCOLLO
Parte fi nale del documento contenente le formule necessarie alla sua
autenticazione, datazione e pubblicazione. L’escatocollo comprende:
• subscriptio/subscriptiones: fi rme (o altri segni che le rappresentano)
di coloro che hanno concorso a comporre, autenticare, datare e pub-
blicare il documento (autore del documento, funzionari di cancelleria,
redattori del documento, testimoni).
• Datatio: indicazione del tempo (data cronica) e del luogo (data to-
pica) in cui è redatto il documento. Nei documenti privati la datatio si
divide fra protocollo (data cronica introdotta dalla parola Datum) ed
escatocollo (data topica introdotta dalla parola Actum).
“Lo stesso signum della comitissa è frutto
di una elaborazione avvenuta negli anni,
che corrisponde probabilmente all’acqui-
sizione di una consapevolezza prima di
tutto politica. Matilda Dei gratia si quis
est, prima vergato in lettere capitali ro-
mane soltanto su una riga, e poi inseri-
to negli spazi quadripartiti dei bracci di
una croce, esprime una forma di umiltà
e di riconoscenza religiosa e d’altra parte
nega che il suo dominio su uomini e ter-
re abbia una qualsiasi origine umana o
politica […]”
Renata Salvarani
ATTIVITÀ E RICERCHE
COSTRUISCI IL TUO SIGNUM UTILIZZANDO LE INIZIALI DEL TUO NOME O ELABORANDO UN MOTTO CHE TI RAPPRESEN-TI ED INSERENDOLO IN UNA SIMBOLOGIA DA TE SCELTA.
LE PARTI DEL DOCUMENTO
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BOLLE E SIGILLI papali
Fin dai tempi molto antichi, i romani pontefi ci
imitarono le modalità adottate, in questa materia,
dall’aula regia e dai magistrati bizantini: per conva-
lidare i documenti adoperarono le bolle di piombo
(bullae), appendendole alle pergamene.
I più antichi documenti bollati, emanati dai roma-
ni pontefi ci, che ci sono pervenuti, risalgono al sec
VIII.
Da un punto di vista iconografi co solo con papa Pa-
squale II (1099-1118) le bolle dei romani pontefi ci
acquisirono la loro forma defi nitiva, mantenendo
uno schema compositivo immutato fi no ai giorni
nostri. Tale rigidità espressiva, pur con le inevitabili
varianti di realizzazione dovute al gusto artistico dei
diversi tempi, indicava la volontà di trasmettere mediante un’immagine
fi ssa la continuità della Chiesa attraverso i secoli.
Le due facce delle bolle mostrano nel recto le teste dei santi Pietro e Pa-
olo con la scritta S(anctus) PE(trus)/ S(anctus) PA(aulus), in mezzo alle
quali c’è la croce spesso appoggiata su di un piccolo monte che raffi gura
il Calvario; nel verso, il nome del papa, il titolo e il numero ordinale di
successione. I volti degli Apostoli sono caratterizzati da particolari che
li identifi cano: Pietro a destra con barba corta e capelli ricciuti, Paolo a
sinistra con barba e capelli fl uenti.
Prima che Pasquale II codifi casse l’iconografi a corrente della bolla papa-
le, le raffi gurazioni mostravano oscillazioni più o meno vistose: alcuni
papi avevano voluto presentare, nel verso delle bolle, il loro sigillo em-
blematico (l’aquila, l’occhio, la croce, una scena di corte, perle, monti,
ghirlande, rose, api); frequente per i pontefi ci del IX-X secolo l’uso di
motti in versi impressi sulla matrice recante l’immagine degli Apostoli.
Fu Gregorio VII (1073-1085) il primo papa a presentare nelle sue bolle le
teste dei santi Pietro e Paolo, indicati dai nomi abbreviati.
Esistono essenzialmente due consuetudini nella prassi di sigillatura dei
documenti: l’uso della bolla plumbea (o raramente aurea) da una parte
e l’impiego del sigillo cereo o anulus piscatoris, dall’altra. Nel primo caso
avremo un sigillo pendente, nel secondo uno aderente.
La tecnica di apposizione della bolla al documento prevedeva che
quest’ultimo venisse ripiegato su se stesso per una piccola porzione nel
margine inferiore; questo procedimento formava la cosiddetta plica che,
avendo uno spessore doppio, aumentava la resistenza del supporto scrit-
torio alla trazione esercitata dal peso del sigillo metallico. Nella plica si
praticavano dei fori o delle incisioni utili a far passare i fi li ai quali la
bolla veniva appesa. La materia costitutiva dei fi li era di regola la seta o
la canapa; ai diversi fi li corrisponde in certa misura un differente conte-
nuto giuridico del documento.
LA REALIZZAZIONE DI UNA BOLLA Avveniva mediante impressione di
un tondello di piombo effettuata con
matrici metalliche, montate su uno
strumento a tenaglia, sostituito pro-
gressivamente con morse più grandi.
La pressione sul piombo, provocando
lo schiacciamento del metallo nonché
la sua impressione, imprigionava il
fi lo di appensione che veniva intro-
dotto in un foro precedentemente
effettuato nel piombo. Alla morte
di ogni papa la matrice con il nome
veniva distrutta, mentre quella con i
volti degli Apostoli era riutilizzata dal
successore e sostituita soltanto se dan-
neggiata.
7
L’Exultet, che viene chiamato anche Pre-
conio pasquale, è uno dei più antichi inni
della tradizione liturgica cattolica di rito
romano. Se ne hanno testimonianze sin
dalla fi ne del IV secolo, benché il testo
si sia consolidato e uniformato nell’at-
tuale versione solo nella seconda metà
del XIII sec. Viene cantato integralmente
la notte di Pasqua, nella solenne Veglia
Pasquale, da un diacono o un cantore.
Con questo inno il declamante invita la
Chiesa tutta a gioire per il compiersi del-
la profezia del mistero pasquale, riper-
correndo nel canto i prodigi della storia
della salvezza.
“Exultet” non é altro che la parola con
cui inizia il testo di questa liturgia, la
quale, proprio per la sua specifi cità col-
legata alla Resurrezione del Cristo, viene
individuata e ricordata con il suo verbo
iniziale che invita i fedeli tutti ad esul-
tare per il compimento del Mistero Pa-
squale.
Nella stesura é molto enfatizzata la “E”
iniziale, maiuscola, tra i cui “bracci” é spesso scritto il resto della parola.
L’Exultet veniva scritto su un lungo rotolo di pergamena che il diacono-
cantore faceva scorrere giù dal pulpito mentre ne narrava il contenuto.
La caratteristica di questo strumento di divulgazione del culto religioso
sta nel fatto che il testo é scritto nel senso di lettura del cantore, mentre
le immagini miniate che precedono ciascuna “quartina” sono incise (e
poi dipinte), sullo stesso lato del rotolo, ma nel verso opposto a quello
della parte scritta. In tal modo, mentre la pergamena veniva fatta scor-
rere giù dal pulpito, anche i fedeli che non conoscevano il latino colto
potevano seguire la storia vedendo le illustrazioni, quasi l’ Exultet fosse
come un moderno fumetto, se non addirittura un antesignano dei car-
toni animati.
Di questi rotoli ne esistono in tutto il mondo oltre trenta, ma solo 28
sono da defi nirsi propriamente Exultet, in quanto iniziano con questa
parola e descrivono la liturgia principale che si celebra durante la Veglia
Pasquale. Il più antico di essi, denominato “Exultet 1”, é datato tra il
1025 ed il 1030 e misura in lunghezza 525 cm.
L’Exultet è un esempio di come le immagini venivano utilizzate nel pro-
gramma della Chiesa per la persuasione dei fedeli e per la catechesi.
Già Gregorio Magno nel 600 d.c. aveva scritto: “ciò che per chi legge è
FUMETTO
Parliamo di una forma letteraria che
utilizza l’immagine grafi ca e la scrit-
tura, racconta storie attraverso l’im-
magine, e trova sulla pagina di carta
il supporto.
Quando nasce il fumetto italiano?
La data uffi ciale, comunemente accet-
tata, è il 27 dicembre 1908, quando
appare nelle edicole il primo numero
del Corriere dei piccoli. Questo per
due motivi: il primo è che la celebre
testata è stata la prima vera edizione
“industriale”, a larghissima diffusio-
ne, che puntasse primariamente sui
personaggi a fumetti, con una produ-
zione continua; la seconda è che in
quello storico numero 1 si pubblicava
anche il primo personaggio italiano
serializzato, il negretto Bilbolbul di
Attilio Mussino.
EXULTET
la scrittura, questo offre la pittura
agli incolti che la osservano: onde
in modo precipuo per le genti la
pittura sta al posto della lettura”.
8
L’OPERA D’ARTE RACCONTA
i
Titolo
Contesto storico
Tecnica e materiali
9
Committente
Soggetto
Osservazioni
10
La Curia Pontifi cia fu l’organismo dal quale venne emesso il maggior
numero di documenti del Medioevo europeo ed anche nella prima Età
Moderna fu superata soltanto da poche cancellerie laiche. In totale, fi no
ai nostri giorni, dovrebbero essere stati redatti non meno di trenta mi-
lioni di documenti pontifi ci.
Il connotato di un documento pontifi cio dipende essenzialmente
dall’epoca della sua redazione e dall’iter seguito nella cancelleria.
I documenti pontifi ci del primo periodo (corrispondente all’incirca al
primo millennio) sono caratterizzati dal papiro come materia scrittoria,
dalla curiale romana come scrittura e dalla sottoscrizione del pontefi ce
sotto forma di augurio-benedizione. I documenti proseguono nella for-
ma dell’antica lettera romana, iniziano cioè con il nome dell’estensore
al nominativo e con quello del destinatario al dativo. Quindi segue il
testo. La datazione e la sottoscrizione di proprio pugno del mittente ne
costituiscono la conclusione. La transizione dal primo al secondo perio-
do è effetto di un processo graduale: la sostituzione del papiro con la
pergamena si protrae per oltre mezzo secolo, la sostituzione della curia-
le romana con la curiale maiuscola per oltre un secolo e mezzo (rispet-
tivamente tra 1000-1050 e 975-1125). All’incirca nello stesso periodo si
compie la trasformazione dei privilegi (sotto Leone IX, 1049-1054). Le
regole allora sviluppatesi, per i documenti in genere, restarono valide
sino all’età moderna.
PRIVILEGIO
Scritto su papiro e poi su fogli di pergamena di grandi dimensioni, è il
più antico e solenne dei documenti pontifi ci, si tratta di un documento
probatorio di diritti e possessi duraturi. Le sue principali caratteristiche
sono: il primo rigo in lettere allungate; la rota e il bene valete; le sotto-
scrizioni del papa e dei cardinali (a partire da Pasquale II). È munito del
sigillo plumbeo pontifi cio pendente, appeso ad un fi lo di seta (sericum)
intrecciato a due colori (rosso e giallo).
LITTERAE
Sono i documenti pontifi ci più frequenti. Scritti su papiro e poi su per-
gamena, mancano dei caratteri solenni dei privilegi e si presentano di
dimensioni ben più ridotte. Sono documenti destinati ad avere un’effi -
cacia temporanea, non perpetua:
Litterae cum serico: sono di regola documenti che accordano una grazia
(litterae gratiae o gratiosae); Litterae cum fi lo canapis: sono documenti
impiegati solitamente per impartire un ordine o per prendere una deci-
sione giuridica; Litterae clausae: che vengono spedite chiuse, tra cui quel-
la dell’annuncio dell’elezione papale.
ROTA
È uno dei segni in cui si articola la sot-
toscrizione papale nei privilegi. Consi-
ste in una croce inscritta in due cerchi
concentrici, all’interno dei quali ven-
gono a delinearsi quattro quadranti.
A partire da Pasquale II (1099-1118)
nei quattro quadranti interni fi gurano
i nomi dei principi degli apostoli (Pe-
trus | Paulus) e il nome del papa (p.
es.: Paschalis | PP. II). Il circolo ester-
no accoglie il motto del papa (p. es.,
per Pasquale II: Verbo Domini coeli
fi rmati sunt).
I DOCUMENTI PAPALI
BENE VALETE
Sottoscrizione
del pontefi ce
in forma di
augurio con-
clusivo realiz-
zata, a partire
da Leone IX
(1049), come
monogram-
ma, nel quale il papa può intervenire
talvolta di proprio pugno. È caratteri-
stica dei privilegi.
11
Queste opere sono state realizzate con differenti tecniche artistiche.
Quali?
LE TECNICHE ARTISTICHE
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SAN BENEDETTO PO
Dialetto: San Banadèt.
Fonti storiche: Anno 962, Adal-
berto Atto di Canossa è giuridica-
mente costituito proprietario “de
rebus positis in insula Muricula
seu Sancti Benedicti prope fl uvio
Padi sive Gurgo Pedanno”; anno
1007, il marchese Tedaldo crea ac-
canto alla chiesa di S. Benedetto
da lui costruita, un centro mona-
stico che dota di case e poderi per
buona metà dell’isola ; Anno 1115
muore a Bondeno di Roncore
(Bondanazzo vicino a Gonzaga)
la contessa Matilde che, a favore
del Monastero di Polirone, inte-
grò con beni strettamente perso-
nali i lasciti degli antenati.
Etimo: dal latino “benedictus” -
colui del quale si dice bene.
CAMPITELLO
Dialetto: Campdèl.
Fonti storiche: Anno 1077, Elenco
di beni matildici, si ricordano “de-
cimas scilicet de Campitello...”;
TOPONOMASTICA E LEGAMI MATILDICI
anno 1091, Enrico III conferma
alla chiesa di Mantova “Castel-
luclo, Campetello, Rhetaldesco”;
anno 1093, Enrico III su richiesta
del vescovo Conone, gli concede
la conferma di Campitello.
Etimo: dizione locale del Medio
evo - “picolo campo”.
PEGOGNAGA
Dialetto: Pigugnaga.
Fonti storiche: Anno 1102, do-
nazione al Monastero di Poliro-
ne convenuta a “Pegognaria” dal
marchese Bonifacio; anno 1195,
conferma di vecchie concessioni
matildiche al Monastero di Poli-
rone tra cui “in curte Picugnage”.
Etimo: dal latino “pecus” - bestia-
me.
RONCOFERRARO
Dialetto: Roncafrèr.
Fonti storiche: Anno 1088 Matil-
de di Canossa vende al vescovo di
Mantova la corte di Barbasso con
la villa “Runcoferrarium”.
Etimo: vocabolo composto da
“ronco”, dal basso latino “run-
care” - sarchiare, liberare la terra;
“ferraro” nelle forme latine “fera”,
genitivo plurale “ferarum”, come
terra prima e dopo la sarchiatura
ricchissima di selvaggina.
VOLTA MANTOVANA
Dialetto: la Olta.
Fonti storiche: Anno 1053, Beatri-
ce, vedova di Bonifacio di Canos-
sa, dona alla chiesa mantovana
“curtem unam Volta cum castro et
capella S. Marie”; anno 1073, Bea-
trice e Matilde donano alla chiesa
di Mantova “medietas de curte et
castro Volta et plebis infra curtem
in onore S. Ptri ad usum et sum-
ptum Canonicorum qui ibi sine
premio ordinati fuerint”.
Etimo: da “volvita” - svolta. Le
colline moreniche, infatti, piega-
no verso oriente.
ATTIVITÀ E RICERCHE
INGRANDISCI LA CARTINA E COLLOCA LE LOCALITÀ.
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1. La chiesa Romana è stata fondata
solo dal Signore.
2. Solo il Romano pontefi ce è chiama-
to, di diritto, universale.
3. Soltanto lui ha il potere di deporre
o di reintegrare i vescovi.
4. Il suo inviato al concilio, anche se
di grado inferiore, è superiore a tutti i
vescovi e può emettere contro di loro
sentenza di deposizione.
5. Il papa ha il potere di deporre gli
assenti.
6. Non dobbiamo avere relazioni e
soprattutto non dobbiamo rimanere
nella stessa casa con quanti sono stati
da lui scomunicati.
7. Solo a lui è permesso emanare
nuove leggi secondo le necessità dei
tempi, riunire nuove congregazioni,
rendere abbazia una canonica e vice-
versa, dividere un episcopato ricco ed
accorpare quelli poveri.
8. Solo lui può servirsi delle insegne imperiali.
9. Solo al papa tutti i principi devono baciare i piedi.
10. Solo il suo nome deve essere recitato nelle chiese.
11. Il titolo di papa è unico al mondo.
12. A lui è lecito deporre gli imperatori.
13. A lui è lecito, quando la necessità lo richiede, trasferire i vescovi da
una sede all’altra.
14. Il papa ha la facoltà di ordinare un chierico da una chiesa qualun-
que, per il luogo che vuole.
15. Chi è stato da lui ordinato può essere a capo della chiesa di un altro,
ma non prestare servizio in essa, e non può ricevere un grado superiore
da nessun vescovo.
16. Nessun sinodo deve essere considerato generale se non comandato
da lui.
17. Non si può ritenere canonico un articolo o un libro che non abbia
la sua autorizzazione.
18. La sua sentenza non può essere revocata da nessuno; solo ed esclusi-
vamente lui può revocarla.
19. Egli non deve essere giudicato da nessuno.
20. Nessuno abbia l’ardire di condannare chi si appella alla sede apo-
stolica.
21. Le cause di maggior importanza devono essere rimesse alla sede apo-
Il documento segue uno sviluppo
lineare e logico, teso ad affermare il
primato della Chiesa e del Vescovo di
Roma in senso gerarchico e giurisdi-
zionale.
La cura formale e retorica nella stesura
dei documenti di Gregorio VII è una
scelta consapevole: la retorica dise-
gnava i confi ni dei problemi, li defi ni-
va, ne dava le sfumature, costringendo
entro i codici di un discorso formaliz-
zato il potere degli uomini. La retorica
era la scienza della comunicazione
DICTATUS PAPAE (1075)
stolica.
22. La chiesa Romana non ha
mai sbagliato e, come attesta la
scrittura, non sbaglierà mai.
23. Il Romano pontefi ce, se ca-
nonicamente ordinato, è senza
alcun dubbio santifi cato in vir-
tù dei meriti del beato Pietro;
fa testo sant’Ennodio, vescovo
di Pavia, con il quale concor-
dano molti santi padri, come i
decreti del beato papa Simma-
co riportano.
24. Ai subordinati è permesso
formulare accuse su licenza del
papa.
25. Egli ha il potere, anche indi-
pendentemente dall’assemblea
sinodale, di deporre i vescovi e
di reintegrarli nella carica.
26. Non si deve considerare
cattolico chi non concorda con
la chiesa Romana.
27. Il papa può sciogliere i sud-
diti dalla fedeltà verso i malva-
gi.
14
La storia e i suoi protagonisti trovano da sempre spazio nell’immagina-
rio popolare, che trasfi gura la memoria di uomini ed eventi in prover-
bi, leggende, modi di dire, storie fantastiche. In ogni luogo assistiamo
all’appropriazione e all’adeguamento identifi cativo di racconti che, pur
conservando un legame certo con la storia uffi ciale, diventano tradizio-
ne della comunità.
È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende
Andare a Canossa
Ogni prete loda le sue reliquie
Hai capito l’antifona?
L’abito non fa il monaco
Sera rossa e bianco mattino, rallegrano il pellegrino
ATTIVITÀ E RICERCHE
SPIEGA IL SIGNIFICATO DI QUESTI MODI DI DIRE E CERCA UNA RELAZIONE CON IL CONTESTO STORICO DEI SECOLI XI E XII.
STORIA E TRADIZIONE POPOLARE
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Studi e approfondimenti
• Il papa ed il sovrano: Gregorio VII. ed Enrico IV. nella lotta per le inve-
stiture / a cura di Glauco Cantarella, Dorino Tuniz, Europia, 1998. - 258 p.
• Il sole e la luna: la rivoluzione di Gregorio VII. papa 1073-1085 /
Glauco Maria Cantarella, Laterza, 2005. - 354 p.
• Un’ arte orientata: riforma gregoriana e iconografi a / Helene Toubert,
Jaca Book, 2001. - 477 p.
• Le arti minori nel Medioevo / Liana Castelfranchi Vegas, Jaca Book,
1994. - 118 p.
• I simboli del medioevo / testo di Gerard de Champeaux, Sebastien
Sterckx, Jaca Book, 1992. - 490 p.
• Medioevo da leggere: guida allo studio delle testimonianze scritte
del Medioevo italiano / Armando Petrucci, Einaudi, 1992. - 210 p.
• L’aristocrazia della preghiera: politica e scelte religiose nel Medioe-
vo italiano / Giuseppe Sergi, Donzelli, 1994. - 208 p.
• Matilde di Canossa: potenza e solitudine di una donna del Medioevo
/ Vito Fumagalli, Il mulino, 1996. - 91 p.
Ragazzi
• Il tesoro del bigatto / Giuseppe Pederiali ; a cura di Ada Gigli Marchetti,
Bruno Mondadori, 1994. - 224 p.
• Il medioevo: contadini, eroi, mercanti, re e santi / testo Andrea Bachini,
Volo, 2006. - 91 p.
• Un monaco del medioevo / Giovanni Caselli. - Mondadori, 1987. - 29 p.
• Il principe scalzo / Laura Mancinelli, Einaudi, 1999. - 138 p.
• Il Medioevo spiegato ai ragazzi / Jacques Le Goff ; con la collaborazione
di Jean-Louis Schlegel, Laterza, 2007. - 145 p.
• Atlante storico della cultura medievale in Occidente / a cura di
Roberto Barbieri, Jaca Book, 2007. - 277 p.
• Autunno 999 nel segno della profezia / Rosanna Guarnieri, Fabbri,
2000. - 251 p.
Romanzi
• La pantoffola di Matilda : ovvero degli acidenti, guerra, peste e sacco di
Mantua et della trafugazione del corpo della Gran Contessa dall’abbazia del
Polirone negli anni 1629-1633 / Stefano Scansani, Bottazzi, 1986. - 195 p
• Il Templare: i segreti della Citta Santa / Paul Doherty, Newton Compton,
2008. - 263 p.
• La grancontessa: vita, avventure e misteri di Matilde di Canossa /
Edgarda Ferri. Mondadori, 2002. - 252 p.
SUL WEB
www.medioevoitaliano.org
www.storiamedievale.com
www.bibliolab.it
www.tuttostoria.net
www.medievale.it
www.silab.it
www.templaricavalieri.it
BIBLIOGRAFIA E LETTURE
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Il corretto rapporto con le fonti costituisce
il cuore del lavoro dello storico.
L’esercizio del mestiere di storico non por-
ta ad altro che a capire “la vita prima di
noi” per capire meglio “la vita, quale noi,
qui e adesso, la viviamo”.
Marc Bloch
LE FONTI DELLA STORIA
La parola storia, in tutte le lingue romanze ed in inglese, deriva dal
greco ionico antico istorie a sua volta di origine indoeuropea, da
widweid=vedere.
Donde il sanscrito vettas - testimone ed il greco istor - testimone nel sen-
so di colui che vede.
Questa concezione della vista come fonte essenziale di conoscenza por-
ta all’idea che istor “colui che vede “ sia anche colui che sa: istorein in
greco antico signifi ca cercare di sapere, informarsi; istorie signifi ca dun-
que indagine.
Conoscere la storia signifi ca sostanzialmente ricostruire: che si tratti di
ricostruire il modo in cui si sono formati il volto architettonico e l’asset-
to di una città, o il modo in cui si sono conformate e trasformate le re-
gole della produzione e dello scambio economico; che si tratti di capire
come si è formato un paesaggio della campagna o di individuare come
si sono conformati e trasformati gli usi e costumi religiosi.
Ciò che però deve sempre aver presente chi fa storia è che in questa
opera di ricostruzione non può avere la presunzione di tracciare quadri
oggettivi. Ogni narrazione storica è, di per sé, soggettiva e ogni storico
deve necessariamente essere consapevole che egli suggerisce un possi-
bile percorso della ricostruzione della realtà: quella che a suo parere e
sulla base della sua interpretazione delle fonti è stata la vicenda storica.
Lo storico elabora, quindi, memorie prodotte da altri e le riorganizza,
secondo schemi e parametri interpretativi, in una nuova sistematizza-
zione, in una nuova memoria.
Fare storia presuppone un contatto continuo con il “documento”: dal-
la pergamena all’oggetto di cultura materiale, dal ritrovamento arche-
ologico all’analisi delle strutture in elevato, dall’iconografi a al cinema,
dall’opera d’arte alla testimonianza orale.
Le proposte didattiche legate alla mostra “Matilde di Canossa, il Pa-
pato, l’Impero” partono dal presupposto che i Musei e le esposizioni
temporanee sono da considerare come un’occasione per strutturare
un lavoro di ricerca e conoscenza della storia basato sul contatto
diretto con le fonti documentarie, artistiche e materiali in modo da
offrire una prospettiva diversa da quella realizzabile entro il tradizio-
nale ambiente scolastico.
Le collezioni museali e le mostre devono diventare una risorsa educa-
tiva per la società, in virtù del fatto che esse conservano la memoria
degli uomini: in questi spazi, i percorsi culturali, le vicende storiche
di un popolo nel suo divenire, si materializzano, si evidenziano.
ATTIVITÀ E RICERCHE
APPLICA IL PRINCIPIO DELLA PLURALITÀ DELLE FONTI (FOTOGRAFICHE, DOCUMENTA-RIE, ARCHITETTONICHE, ORALI) PER FARE UNA RICERCA SULLA STORIA DELLA PIAZZA DELLA TUA CITTÀ/PAESE. PARTI DA UNA FOTOGRAFIA DA TE SCATTATA E CERCANE UNA DI 30/50/100 ANNI PRECEDENTE. QUALI EDIFICI E CON QUALI FUNZIONI RICONOSCI?CHI ABITA E LAVORA IN PIAZZA? SONO GLI STESSI DI 30/50/100 ANNI FA? INTERVISTA PROTAGONISTI DI ETÀ DIFFERENTE E SCOPRI CHE MEMORIA DELLA PIAZZA CONSERVANO.DA DOVE VIENE IL NOME DELLA PIAZZA? È CAMBIATO NEL TEMPO? ESISTONO DOCU-MENTI SCRITTI CHE RACCONTA-NO LA STORIA DELLA PIAZZA?COME SI COLLOCA LA PIAZ-ZA RISPETTO ALL’IMPIANTO URBANO E AGLI EDIFICI PIÙ RILEVANTI?DI CHI È LA PROPRIETÀ DELLA PIAZZA? INTERVISTA IL SINDACO O IL FUNZIONARIO DEL COMUNE.
I DOCUMENTI E LA STORIA
MOSTRA POSTA SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
www.mostramatildedicanossa.it
CASA DEL MANTEGNA, Mantova
Matilde di Canossa,il Papato, l’Impero
Via Acerbi 4731 agosto 2008 - 11 gennaio 2009
Mostra a cura di Renata Salvarani e Liana Castelfranchi
Percorsi didattici a cura di Charta società cooperativa (MN)
Quaderni didattici a cura di Matteo Rebecchi
Con il coordinamento editoriale diUffi cio Beni Culturali e MuseiAssessorato Cultura e TurismoProvincia di Mantova
Prenotazioni Civita
DESTINATARI: SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO
DURATA: 75 MINUTI
ORARI: MARTEDÌ-VENERDÌ 10.00-18.00 | SABATO 10.00-13.00
PRENOTAZIONI: CALL CENTER 199 199 111
INFORMAZIONI: WWW.MOSTRAMATILDEDICANOSSA.IT
TARIFFA DI PRENOTAZIONE: SCUOLE EURO 10,00
COSTO: 2,50 EURO AD ALUNNO (ESCLUSO INSEGNANTI)