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Ufficio stampa Rassegna stampa domenica 13 novembre 2011 Pagina 1 di 120

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Ufficio stampa

Rassegna stampadomenica 13 novembre 2011

Pagina 1 di 120

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Il Resto del Carlino Ravenna

Corriere Romagna Ravenna

INDICE

Prima Pagina13/11/11 Prima pagina 6

Pansac: picchetti 24 ore su 2413/11/11 Lavoro 7

Da giorni notavamo brutti segnali Ma non eravamo preparati a questo13/11/11 Lavoro 8

Portafogli clienti di prim’ordine Possiamo farcela anche da soli13/11/11 Lavoro 9

Abituati a lavorare su tre turni Devono darci un’altra chance13/11/11 Lavoro 10

‘Guidarello’, tutto pronto per il gran galà13/11/11 Politica 11

Tavola rotonda: economia e territorio dal passato al 201913/11/11 Politica 12

Fronzoni ‘piace’ a Spadoni e Ancarani13/11/11 Sanità e Politiche sociali 13

Argini invasi daarbusti, corsa ai ripari13/11/11 Ambiente 14

Gente di Mare, il bilancio dei primi mesi di Welfare13/11/11 Politica 15

«Il Comune di Ravenna è tra i meno indebitati d’Italia»13/11/11 Politica 16

Fate qualcosa per la Pansac13/11/11 Lavoro 17

Via Manzoni, un solo tratto tombinato13/11/11 Ambiente 18

L’assessore Monti è stata brava per Fadikarajeh13/11/11 Sanità e Politiche sociali 19

Taglio di poltrone nel comitato Hera13/11/11 Ambiente 20

Pediatria, già raccolte 1.200 firme13/11/11 Sanità e Politiche sociali 21

La raccolta a domicilio nel forese: solo di lunedì e giovedì13/11/11 Ambiente 22

Accordo con i privati per il lungomare13/11/11 Edilizia e Infrastrutture 23

Prima Pagina13/11/11 Prima pagina 24

Fronzoni direttore pro tempore dell’Asp13/11/11 Sanità e Politiche sociali 25

QUATTRO SANZIONI NEI CANTIERI13/11/11 Edilizia e Infrastrutture, Lavoro 26

Picchetti ai cancelli13/11/11 Lavoro 27

La Filtcem fa il pieno13/11/11 Politica 28

Ancisi: «Vogliono tombare la Darsena»13/11/11 Edilizia e Infrastrutture, Politica 29

«I retroscena dello “scippo”»13/11/11 Ambiente, Politica 30

«Posti di lavoro preservati anche a scapito degli utili»13/11/11 Lavoro, Politica 31

Confcommercio Workshop su donne ed economia13/11/11 Economia e Territorio 32

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La Voce di Romagna Ravenna

Corriere della Sera

Il Resto del Carlino

Il “valzer in tre tempi” di Augé per la candidatura a Capitale13/11/11 Turismo, Cultura, Spettacoli 33

Pediatria, quasi un assalto al banchetto13/11/11 Sanità e Politiche sociali 34

La domenica dedicata alla pera volpina13/11/11 Agricoltura 36

Capanno “sospetto” la decisione tocca alla Provincia13/11/11 Ambiente 37

Quando bastava un elzeviro13/11/11 Turismo, Cultura, Spettacoli, Politica 38

Prima Pagina13/11/11 Prima pagina 40

Anche in regione comincia l’emergenza sfratti13/11/11 Economia e Territorio 41

Bilancio Confcooperative “Numeri in crescita”13/11/11 Economia e Territorio 42

No alla violenza sulle donne Federici: “Protocollo doveroso”13/11/11 Politica 43

La Tassinari lascia l’incarico C’è Fronzoni13/11/11 Politica 44

Si è insediato il Capitano di Vascello Francesco Saverio Ferrara13/11/11 Politica 45

“Nel Parco del delta il turismo non può essere una priorità”13/11/11 Turismo, Cultura, Spettacoli 46

La bontà parte da Sant’Antonio e arriva in Kenia13/11/11 Sanità e Politiche sociali 47

Da oggi “Le vie del mosaico” si scaricano sull’i-phone13/11/11 Turismo, Cultura, Spettacoli 48

Boom di firme per riaprire Pediatria13/11/11 Sanità e Politiche sociali 49

Azienda di Sant’Agata ha presentato macchinari innovativi a Ecomondo13/11/11 Economia e Territorio 50

In salita, molto13/11/11 Politica Nazionale 51

Berlusconi ha dato le dimissioni Il giorno dell'incarico a Monti13/11/11 Politica Nazionale 52

Niente veti e mandato fino al 2013 In Parlamento un foro per le riforme13/11/11 Politica Nazionale 54

Il professore subito a consulto con Draghi13/11/11 Politica Nazionale 56

Il voto sarebbe un massacro13/11/11 Politica Nazionale 57

Io sponsor di Monti con gli amici di centrodestra13/11/11 Politica Nazionale 58

Consultazione a tappe forzate Colle contro il rischio incidente13/11/11 Politica Nazionale 60

Bossi, il no definitivo 'Caro Silvio ora bado ai miei elettori'13/11/11 Politica Nazionale 61

Bersani: è il giorno della liberazione13/11/11 Politica Nazionale 62

Ma nel Pd dopo la festa è il momento dei timori per la linea dei sacrifici13/11/11 Politica Nazionale 63

Via al pareggio anticipato di bilancio13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 65

Fondo monetario e Bce, la rete scatta solo a richiesta13/11/11 Economia Nazionale 67

Dietro la crisi, c'è il rischio nascosto di sospendere le regole13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 69

Le due velocità di mercati e istituzioni13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 70

IN BREVE13/11/11 Agricoltura 71

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Il Sole 24 Ore

La Repubblica

La Stampa

Parmigiano e Grana, vola l’export Mala produzione cresce troppo13/11/11 Agricoltura 72

‘Enologica’: vini, sapori e non solo13/11/11 Agricoltura 73

L'anomalia italiana è l'inedia della politica13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 74

Con le urne si perdono euro e onore13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 75

Per Monti un mandato da curatore fallimentare13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 76

Berlusconi sale al Colle: mi dimetto13/11/11 Politica Nazionale 77

Via libera a Monti 'solo per le misure della lettera Ue'13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 78

Ici o patrimoniale, poi la crescita13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 79

Squadra di tecnici eccellenti13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 80

Legge di stabilità in tempi record13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 84

Anche l'agricoltura è risorsa anti-crisi13/11/11 Agricoltura 88

Aiuti Ue solo ai veri produttori13/11/11 Agricoltura 89

UN CITTADINO AL SERVIZIO DEL PAESE13/11/11 Politica Nazionale 91

Ore 21:40, Berlusconi si è dimesso trattativa con Monti fino all’ultimo “Garanzie per me e le mie aziende”13/11/11 Politica Nazionale 93

Napolitano punta alla soluzione-lampo Berlusconi incontra Monti e dà il via libera13/11/11 Politica Nazionale 95

Silvio chiede il voto a maggio ma il neosenatore lo gela “Io punto a finire legislatura”13/11/11 Politica Nazionale 96

Vertice con Draghi, nasce l’agenda Monti Pensioni d’anzianità, Ici e patrimoniale13/11/11 Pubblica Amministrazione, Economia Nazionale, Politica Nazionale 98

È battaglia sui vice premier Tabellini verso l’Economia Mosca in pole per gli Interni13/11/11 Politica Nazionale 100

Il Pdl tenta di mettere i paletti “Programma Ue e solo tecnici”13/11/11 Politica Nazionale 102

Bossi: “All’opposizione” ma adesso vanno in crisi le alleanze nel centrodestra13/11/11 Politica Nazionale 103

Pd: con Monti senza scadenze Di Pietro: via i gerarchi e dico sì13/11/11 Politica Nazionale 104

“Potevamo vincere le elezioni ma avrei trionfato sulle macerie ora governo di caratura tecnica”13/11/11 Politica Nazionale 105

“Bebè in provetta, è colpo di mano” nuovo stop alla diagnosi preimpianto13/11/11 Sanità e Politiche sociali 106

PERCHÉ L’ITALIA PUÒ FARCELA13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 107

Monti al lavoro sul programma Primo ostacolo la patrimoniale13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 109

ANCHE I SACRIFICI PRETENDONO UN FUTURO CI VUOLE UN MINISTRO PER IL DIGITALE13/11/11 Economia Nazionale 110

Stabilità, anche la Camera vota sì13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 111

Ecco la patente a punti per diventare italiani13/11/11 Sanità e Politiche sociali 113

L’OCCASIONE PER LE RIFORME13/11/11 Economia Nazionale, Politica Nazionale 114

Il premio Guidarello13/11/11 Turismo, Cultura, Spettacoli 115

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Unità «Festa dimezzata Il Pd vigili sulle scelte del governo Monti»13/11/11 Politica Nazionale 116

«Io ministro? Ho rifiutato perché dalla Cisl voglio lavorare alla pacificazione»13/11/11 Politica Nazionale 118

3,3 miliardi di ore di cassaintegrazione I «conti» della Cgil13/11/11 Lavoro 120

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il Resto del Carlino Ravenna

press unE 13/11/2011

a Servizio a pagina 9 Si rifarà il processo d'appello. Parla la fidanzata del giovane ucciso a. Porto Corsini

E Alle pagine 6-7 I tour dei ca rino fa tappa h un pae se dove erznna tutto , .

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Domenica 13 novembre 2011

Redazione: via Satara 40, 48100 Ravenna TeL 0544 249611 Fax 0544 39019 E Pubblicità: S.P.E. Ravenna L.B. Atberti, 60 TeL 0544 278065/ Fax 0544 270457

Omicidio T «Tragedia

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Fabbrica fantasma

Pan sac, la dura vita dei picchetti 24 ore su 24

A€te pagine 2-3

Presi con 50nnila euro

Rapinatori traditi. dal borsone

pagina 11

Fiumi sotto osservazione Ar e

invasi. dagli arbusti

A pagina 10

Oggi atte 18 al teatro Alighieri

Si alza il sipario sul premio `Guidarello n A pagina 5

Cioccolato in piazza Cervia, accordo coi privati

fra prelibatezze e show LtmoDittare, • • finale ecco i fondi Oggi gran

C A pagina 31 pagina 4

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Testi di MARCELLO REMAMMO

Fateservisia ELIERIMO ZAM1

press unE il Resto del Carlino

13/11/2011 Ravenna

UItL L, IL V.ENERDI NERO

IN AUDIOCONFERENZA L'AMMINISTRATORE- LUPI HA COMUNICATO LA CESSAZIONE DELL'ATTIVITA' IN TUTTI GLI STABILIMENTI DEL GRUPPO

LA MOBILIU\SIONE IERI MATTINA E SCATTATO IL PRESIDIO DEI CANCELLI PER EVITARE L'USCITA DI PRODOTTI O DEI MACCHINARI DALLA FABBRICA

INCOTRI MERCOLEDÌ VERTICE AL MINISTERO. INTANTO I SINDACATI CHIEDONO ALLE ISTITUZIONI LOCALI DI ATTIVARSI PER TROVARE UN ACQUIRENTE

IERI MATTINA alle 6.03 l'ulti-mo turnista ha timbrato il cartelli-no ed è uscito dalla portineria, di-retto verso via Trieste. La vigilan-za ha sbarrato i cancelli e da quel momento Nuova Pansac Interna-tionl è diventata una fabbrica fan-tasma. Così ha deciso l'amminista-tore delegato Stefano Lupi. «Le banche hanno chiuso i rubinetti del credito — aveva detto poche ore prima in audioconferenza dal quartier generale di Mira — e non siamo in grado di pagare di-pendenti e fornitori. Fermiamo l'attività in tutte le aziende del grup po».

MA GIÀ DA venerdì mattina si era capito che la situazione stava per precipitare: sei camion con ri-morchio si sono presentati ai can-celli della fabbrica di Ravenna per ritirare il maggior quantitati-vo possibile di prodotto finito. Non era mai capitato prima. Gli operai hanno consentito di carica-re due Tir. «Per non mettere in difficoltà i nostri clienti». Poi han-no detto stop. E da ieri mattina, quando i cancelli sono stati sbarra-ti, hanno attivato un presidio per-manente. Ogni quattro ore, a gruppi, di giorno e di notte, si al-ternano davanti all'ingresso. Con i cellulari in tasca per chiamare i 'rinforzi' in caso di ulteriori blitz. «Da qui non esce più neanche un grammo di prodotto». Nel sabato

pomeriggio in cui il resto della cit-tà si dedica allo shopping, loro si ritrovano in una ventina davanti alla fabbrica. Si interrogano per l'ennesima volta sul loro futuro. Ci sono trentenni accanto ai vete-rani. Su quelle facce non c'è trac-cia di rassegnazione. «Siamo ar-rabbiati, ma non ci arrendiamo. Questa fabbrica funziona bene e produce meglio. E' un delitto te-nerla ferma».

IL SITO INDUSTRIALE è di quelli storici. Qui nel secolo scor-so è sorta l'attività di produzione dei sacchi in juta per confeziona-re cereali e fertilizzanti sbarcati al porto. Dalla fibra tessile si è passa-ti alla plastica e l'insegna è diven-tata quella della Montecatini. Poi è arrivato il Gruppo Lori di Man-tova con il suo marchio Pansac. E Ravenna ha formato generazioni di operai estrusori, maestri nel mi-scelare i granuli di polietilene e ri-cavarne film per imballaggi di pri-ma qualità. Oggi in fabbrica sono rimasti 62 dipendenti. Tutti con-vinti che Nuova Pansac Interna-tional debba avere un futuro. E aspettano l'incontro di mercoledì al ministero delle attività produt-tive. «Non per un intervento assi-stenziale. Ci aspettiamo che ven-ga individuato un imprenditore fi-nalmente capace, che sappia met-tere a frutto le potenzialità di que-sto stabilimento».

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CATIA PEZZI Tecníco dì laboratorio Lavoro in Pansac da 26 anni. Siamo tutti Legatissimi a questo nome e a questa • • azienda. Siamo una famiglia

DONNE POCHE MA BA l'AGI_ ERE E PRONTE A RESISTERE

«Da giorni notavamo brutti segnali Ma non eravamo preparati a questo»

press unE 13/11/2011

«S()NO

il Resto del Carlino

Ravenna

m questa. azienda da parecchio tenipo. E i segnali che la situazione stesse precipittindo lì avevo colti da qualche giorno, Certo nessuno si aspettava questa bomba: fabbrica hiusa per

ncaliza di liquidità, E stata una notizia dolo rosa», Catia Pezzi rappresenta la fierezza dei .cli-perideriti Psac. S3 Per irte questa tizieridtt è

valore., una risorsil della città. Ivit sento legata al nc)me Pansac, ai colleghi, al lay -01^0 che sappia-mo fare qtudentro» dice indicando i capannoni oltre / cancelli sbarrati 'S°, 1°unCamion nel Plu-rale altrimenti cleSet'10. «E Un tra513orlatore della ditta — spiegano sindacalisti — che abita in

Puglia. Dormirà in cabina per qualche notte. Poi si vedirti. Lei, lutarito, Catia, resta in silen-zio qualche inoinento, (.'.erca le parole, «Siamo legati anche sentimentalmente all'azienda. No

sbotta non possiamo arrenderci all'idea che non abbia un futuro». Una convinzione che prende fo 'Z'a dal fatto che la fabbrica di Riveri-rla, pur alUinterno del gruppo, ha saputo inarca-re la sua differenza e una spiccata truionoiriia. nostri prodotti — sottolinea un deieaato so-no i migliori. Abbiamo una clientela fidelizzata. Siamo in gado di carnininare da soli. Ora speria-mo nell'incontro al ministero»,

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

FACILE PIEGA E Al COLLEG

quattro

,stato assunto Hpirra dopo vari contrati

erano, M cos1 derv privítegiato. E adesso?

NUOVA CR S

ord ffie

cuti la cassa integrazi 3Fie, c'erano persone su 62 che entravano in fab-

p a ntire la P -

oreodurzdfle i Pe che, malgrado la crisi por

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o ordirli. i o si riesce piega co i e - . perché la situ sia precipitata lilla a L uesto pu o ggiunge, scuotendo la testa. Luca è an-che delegato sindaca «Il controllo de11"azi en-da e state preso dalle banche per addrizzare i £otiti e assicurare 1F3 li uidita?necesSaria po r

arare 1'azieridda. erta si vede che i soldi sono a vati cori il contagocce, eppure da qui il prodotto

a spedito tutti i giorni». Così ora qualcuno del picchetto quasi sperache 1'ai innistratore porti i libri in ti. u rse cori i3XEF3 gestio ne straordinaria I avennapo bbe essere s o parata 'O\ are uria 501uzic nes

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LA CASSA int azione Be li ultimi riiesi n el

grande fabbrica di via este, n Fi era sris t

some l'anticamera di uria i senza ritorni. ,:,.F i o al . 09 quest'azienda andava coree una o

LUC21 ZOCCIÚ ha 30 anni. Da gtaatcro ha un a tecopo indetertnur i.. «Una conqu

sta nx parecchi precanat . lJ n lavoro sicur a sì. Ma sopratunto un'azienda cl nut ia u t in

b -o qu 4 bica i l ne.roprio Nuo a Pan

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FAB O M LANESE Operaio

Lavoro da quando avevo 1i annì. Sono entrato ín Pansac nel 2006: attore Lo conskleravo un traguardo •,‘..•"•‘‘

press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

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«lavorare GNAZION

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e e Devono darci un'altra chance» «LE AZIENDE chiudono perché non hanno la- all'improvviso a portar via il prodotto, abbiamo

capito e ci si è spezzato il cuore». Molta gente è andata via negli ultimi due anni, quando la ge-stione del gruppo ha cominciato a navigare a vi-sta. Energie e competenze, pero, in via Trieste non si sono affievolite, «Ravenna conserva risor-se umane e competenze tecniche superiori a quelle delle altri stabilimenti — riferisce un'al-tra dipendente ----- visto che quando hanno trasfe-rito a Ilarghera alcune nostre produzioni non ne è venuto fuori nulla di buono. Non si dovreb-be

-A ■ giustoip,

anche quelli che la nostra fabbrica non la cono- scono». Un tratto comune, che deriva daì coni- menti dei dipendenti più maturi e delle giovani

dire, Ma interviene una ragazza —.ci sen- leve, è la forte identità, io spirito di squadra che tiamo davvero lnome una filuiglia. E quando ab- c'è in Pansac, Una risorsa supplementare, se ben bianio visto arrivare tutti quei camion venuti gestita da chi sta al timone di un«

. iaziend a.

E

voro. Ma noi, perché ci fernlianio?». Fabio Mila-nese è uno dei giovani. «Ho 31 anni. Ma lavoro da quando ne avevo 14. Sono entrato qui nel 2006 e ho visto un'azienda in sviluppo costante. I colleghi più anziani mi dicevano che il turno di notte per loro era una rarità. Ma fino a poco fa in Pansac per almeno otto mesi all'anno si lavo-rava sui tre turni, per rispettare le consegne. A me non dispiaceva. Si prendeva qualche soldo in più. Possibile che in così poco tempo la situa-zione sia precipitata?». I racconti, le storie personali si susseguono men- tre davanti ai cancelli sbarrati scende la sera e il freddo si fa più pungente. «Non è un modo di

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C'ERA UNA VOLTA Anno 2006, Mario Monti, ora

prernium in pectore, al Guidarello con Vespa (Foto Zani)

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

PER il ON RICONOSCIMENTO A ROOERTO WARM ì ROBERTO Giardino, palermitano, vive a Berlino dove è corrispondente del Quotidiano Nazionale i La Nazione, il Resto del Carlino, il Giorno) per la Germania e l'Europa Orientale. Ha seguito gli avvenimenti in Germania, dal tempo di May Brandt alla caduta del muro. E autore di vari libri,

`Guidarello', tutto pronto per il gran galà Alle 18 al teatro Alighieri va in scena il premio dedicato al giornalismo d'autore

SI ALZA il sipario sull'attesa edi-zione numero 40 del Premio Gui-darello per il Giornalismo d'Auto-re, assegnato nel 2006 anche all'economista Mario Monti, pro-prio in queste ore incaricato di fbr-mare il nuovo governo. La corni-ce è quella consueta del Teatro Alighieri, a partire dalle 18: come ormai tradizione, la manifestazio-ne è presentata da Margherita Chinassi e condotta da Bruno Ve-spa, presidente della giuria nazio-nale.

LA GIURIA, composta anche da Ferruccio De Bortoli, Stefitno Fol-li, Giancarlo Mazzucca, Cristina Mazzavillani Muti, Giuliano Mo-lossi, Piero Ostellino, Antonio Pa-tuelli e Pierluigi Visci, oggi asse-gna i premi per il Giornalismo Na-zionale e quello di Romagna. Ma-

VOLTI NOTI SUL PALCO Fra i prescelti Simona Ventura Edoardo Raspetti e Luigi Giampaotino

rio Pirani, è editorialista e tra i fondatori di Repubblica si vedrà consegnare il premio Guidarello sezione cultura per il libro «Poteva andare peggio-mezzo secolo di ragionevoli illusioni». Roberto Giardina e Maurizio Molinari, ri-spettivamente corrispondenti da Berlino per QN e da New York per la Stampa, saranno premiati nella sezione società. Per la sezio-ne radio e televisione il premio Guidarello va ad un volto noto: Si-mona Ventura. Già consegnato il premio Guida-

rello Giovani alla classe quarta D dell'Oliveti" di Ravenna. Fashion e Nanan. Sempre oggi, invece, ver-ranno consegnati i premi per il Giornalismo Romagna. Tra i pre-miati Armando Torno (sezione cultura) editorialista del Corriere della Sera che ha intervistato l'edi-tore Livio Garzanti. Poi Antonio Castronuovo (sezione società) di-rettore de La Piè, la più antica ri-vista di cultura romagnola, fonda-ta nel 1920. Infine Maria Valeria Miniati (sezione studi e ricerche) per il saggio: «Italiano di Roma-gna: storia di usi e di parole». Il Guidarello Turismo verrà offerto a Fulco Pratesi, presidente onora-rio del Wwf e Edoardo Raspelli, critico gastronomico. Infine Con-findustria Ravenna ha deciso di conferire il Guidarello alla memo-ria al poeta Andrea Zanzotto.

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

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Tavola rotonda: economia e territorio dal passato al 2019

CULTURA Alberto Cassoni

PORTO Giuseppe Parrello

APPUNTAMENTO di sicuro interesse, martedì alle 17,30 alla Sala Muratori della Biblioteca Classense, organizzato dal nostro giornale su un tema quanto mai sentito in città: 'L'economia rea-le, innovazione, passione, tradizione, territorio Ravenna ieri, og-gi, domani per il 2019'. Dopo i saluti istituzionali, affidati al sin-daco di Ravenna Fabrizio Matteucci, al presidente della Provin-cia, Claudio Casadio e a Davide Urban, direttore regionale Con-fcommercio Emilia-Romagna, si entrerà nel vivo dell'incontro. Nel salotto del Resto del Carlino interverranno Alberto Cassani, nella sua qualità di coordinatore del progetto Ravenna 2019, se: guito da Aniko Ferreira da Silva, mosaicista e vincitrice del pre-mio Ram 2011, nonché il saggista Gianni Atorelli e il presidente della Camera di Commercio di Ravenna, Graziano Parenti. Segui-ranno gli interventi del presidente dell'Autorità Portuale, Giusep-pe Parrello e del responsabile delle Pmi di UniCredit, Stefano Rossetti. L'incontro è organizzato assieme a Unicredit e Con-fcommercio,

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

AW NUOVO DIRE I ORE

Fronzoni ° piace' a Spadoni e Ancarani

L'INCARICO di direttore pro-te mpore dell'Azienda servizi alla persona è stato affidato al direttore amministrativo Federico Fronzoni. Una scelta che per Gianfranco Spadoni (Udc) «concorre a rasserenare le diffuse preoccupazioni. Si tratta infatti di un tecnico di alto valore nella carica di direttore dell'ente, il quale da subito sarà in grado di assicurare continuità e regolarità nell'erogazione dei servizi». Alberto Ancarani (Pdl) chiede per Fronzoni il doppio incarico, direttore generale a pieno titolo e direttore amministrativo, per risparmiare «un ulteriore stipendio, anche se andrà senz'altro adeguato, e un periodo di interim che non giova mai alle istituzioni».

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Lo stato di attenzione viene con-fermato da Sergio Nannini, re-sponsabile dell'ufficio geologico e della protezione civile. «L'elemen-to di pericolo è costituito dall'argi-ne — dice —: bisognerebbe fare un'azione di pulizia degli alberi e degli arbusti all'interno della gole-na. Dal nostro monitoraggio è pa-lese una situazione abbastanza precaria».

Tra i punti più critici c'è il tratto del Ronco, lungo la Ravegnan.a all'altezza di Ponte Assi, e poi più avanti prima della deviazione per Madonna dell'Albero, Da tenere d'occhio anche il Savio, in partico-lare nel tratto verso il mare.

INTANTO, come è stato riporta-to dal Carlino nei giorni scorsi, è stata installata una rete di rilevato-ri elettronici lungo i Fiumi Uniti e il Montone in grado di segnala-re eventuali problemi di tenuta: 15 centratine sparse lungo 8 chilo-metri per un investimento di 460 mila euro. Il progetto prevede an-che l'installazione del sistema di monitoraggio sul Lanione e sul Savio. Nel frattempo, è scritto in una nota del Comune, «l'attenzio-ne si concentra sui fenomeni in-vernali, come neve e ghiaccio, e sulle misure da intraprendere per la sicurezza dei cittadini e delle scuole. E' fissato per lunedì 21 un incontro per discutere insieme con la polizia municipale, il servi-zio strade e viabilità, l'istituzione infanzia e istruzione la bozza del protocollo operativo».

LA SPONDA SINISTRA DEL DARIO SEGNALAZIONI

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LE CENTRALINE

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

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1 ANDREA COR9N1 ABBIAMO CHIESTO UN INCONTRO PER DEFINIRE IN BREVE TEMPO UN PROGRAMMA DI MANUTENZIONE

Argini invasi da arbusti, corsa ai ripari Pericolo in Luso di jOrti piogge, seive un intervento urgente di pulizia

di" MATTEO ALVISI

FIUMI non sono a rischio, ma gli argini sì. Arbusti, piante e per-fino alberi sono cresciuti sulle sponde in molti tratti dei fiumi principali che attraversano il terri-torio: il Ronco e il Montone, che si uniscono dando vita ai Fiumi Uniti, poi il Bevano e il Savio. E meglio sottolineare subito che an-che in caso di forti temporali non. c'è un vero pericolo di esondazio-ni ma qualche problema ci può es-sere a causa dell'acqua che non de-fluirebbe correttamente.

preoccupato anche l'assessore alla Protezione Civile Andrea COI:-

sii-ti. che, dopo le verifiche compiu-te dai tecnici sulle rive dei corsi. d'acqua, ha chiesto un incontro con Regione e prefetto per fare il. punto,

I TECNICI della protezione civi-le, infatti, hanno svolto degli ac-certamenti sulle condizioni di si-curezza dei fiumi a fronte dei pos-sibili rischi derivanti da cospicue piogge. «Gli alvei dei tratti ispe-

zionati — fa sapere Corsini so-no ingombri da abbondante e ri-gogliosa vegetazione che in caso dì piena provocherebbe sicura-mente effetti negativi: diminuzio-ne della sezione idraulica di pro-getto, rallentamento della veloci-tà di deflusso con conseguente ul-teriore minore portata; accumulo di tronchi sradicati a ridosso dei

ponti e problemi al deflusso. Alla luce di lutto questo abbiamo rite-nuto opportuno segnalare alle au-torità competenti lo stato dei cor-si d'acqua che attraversano il terri-torio del Comune chiedendo un urgente incontro con le autorità ed enti coinvolti per definire un programma di manutenzione de-gli argini».

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

Gente di Mare, ii bilancio

dei primi mesi di Weifare

RIMPATRIATI in pochi giorni i marittimi di tre navi mahnesse e se-questrate, trasferita la salma di un marittimo deceduto per cause natura-li a bordo della nave dove lavorava, individuata una nuova sede dove ospitare nel tempo libero gli equipag-gi in transito dal porto di Ravenna. E un primo bilancio dell'attività svol-ta in questi mesi dal Welfare della Gente di Mare, operativo nel porto di Ravenna, e presieduto da Carlo Cor-done con l'aiuto di padre Gand.olfo. «Ouando ci siamo insediati a Raven-na spiega Cordone , abbiamo constatato una situazione drammati-ca per quanto riguarda l'accoglienza dei marittimi nel nostro porto: infatti più del 90% dei marinai intervistati ha dichiarato la quasi inesistenza dei trasporti vetro la città, la mancanza di servizi primari e lunghi tempi di at-tesa in caso di vertenza con gli arma-tori di navi sequestrate». In questi mesi sono stati filai passi in avanti notevoli. Tant'è che Cordone è stato chiamato a tenere la relazione introduttiva a Roma all'assemblea nazionale di tutte le organizzazioni di IV /fare del mare. Tre gli interven-ti per l'immediato rimpatrio di marit-timi abbandonati a loro stessi dall'ar-matore dopo il sequestro delle navi: Mv Servet Ka, Berkan B„ Mv Zodi-ac. li 6 luglio è deceduto il marittimo turco che sorvegliava la Berkan B; il Comitato per il Welftor ha accelera-to tutte le pratiche per poter far torna-re in Titrchia la salma del marittimo, considerate le pessime condizioni eco-nomiche della famiglia. ll Comitato ha lavorato anche per aumentare la qualità della vita dei marittimi una volta sbarcati al porto. E' il caso del-la richiesta di maggiori collegamenti con autobus dal porto verso il centro, di pensiline„ e di una nuova sede — nel cenno direzionale della Sapir ---dotata. di un piccolo negozio di pro-dotti alimentari, computer, tela foci. «Qui spiega Cordone sarà alle-stito anche un centro di prima assi-stenza ai marittimi. La sede dovrebbe essere disponibile nel giro di pochi me-si». In febbraio il Comitato Welfare organizzerà anche 'Voci del Mare'.

Lorenzo Tazzari

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

SODDISFATTO sindaco Matteucci

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«Il Comune di Ravenna è

tra Ì meno indebitati d'Italia» IL SOLE 24 ore ha pubblica-to ieri l'indagine sull'indebi-lamento per abitante dei Co-muni italiani. Ravenna con 465 curo di de-bito per abitante si colloca nella parte alta della classifi-ca. Cioè fra i Comuni meno indebitati. Così il sindaco Fabrizio Mal-leucci: «Per fare qualche pa-ragone con città delle nostre dimensioni: Siena ha un de-bito pro-capite di 2.457 curo, Chieti di 1.764. Per non par-lare di città come 'l'orino e Milano che hanno un debito superiore a 3.000 CUM pro-capite. Ravenna è nettamen-te sotto la media nazionale dell'indebitamento medio dei Comuni italiani. E una buona notizia, proprio in queste ore nelle quali l'Italia si gioca il proprio futuro sul-le soluzioni che troveremo al-la voragine del debito pubbli-co. Sono dati che incoraggia-no la mia amministrazione a proseguire sulla strada della gestione oculata e responsa-bile dei nostri bilanci».

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press unE

il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

Noi ravennati di ANDREA DEGID1

Fate qualcosa per la Pansac MI SEMBRA incredibile che dopo tanti an-ni la vicenda della fabbrica Pansac abbia preso questa piega, fatale. Mi chiedo: le isti-tuzioni cosa fanno? Perché non reagiscono? Ogni azienda che chiude è una sconfitta per questa città.

Luciano Ferretti

Non posso e non voglio abituarmi a foto come quelle della Pansac. In questo dannato inizio di millennio, che in D anni ha portato soprattutto guai a non finire, assistiamo sempre più spesso a scene come queste. Non abbiamo fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo per la lieta novella della Vinyls, che è arrivata un'altra valanga. Ci sono tanti lati oscuri nel dramma-Pansac, a partire dallo stop impresso a un'azienda anima-ta ancora da una fortissima vitalità. E questo il paradosso di una tempesta che sta annientando

una sessantine di famiglie. Ci si sente impotenti, sì. Però credo che raccontare questa odissea ser-va assolutamente, anzi, sia necessario. il proble-ma c'è, ce ne saranno altri così, non possiamo ignorarli anche se viviamo in un'epoca di gran-di contraddizioni, dove nonostante la crisi impe-rante ci dibattiamo in un mondo double face: da un lato c'è sempre chi fa festa, dall'altro c'è chi picchetta l'ingresso dell'azienda per difendere con i denti l'ultimo centimetro di una fitne che assomiglia tanto a un cordone ombelicale.

andreaodegidi@iicarlinoonet

le lettere (mox 15 righe) vanno indirizzate o:

Resto del Conino via &Aunt, 40 - 48100 RAVENNA

fel 0544 249611 - fax 0544 39019

creralco.ravermagicorlina.net

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

URSTCA

Via Manzoni, un solo tratto tombinato

SONO l'architetto Chiara Bencivelli progettista della lottizzazione in corso di rea-lizzazione accanto allo sco-lo tombato di cui si tratta nella lettera in oggetto pub-blicata venerdì scorso sul Carlino. Vorrei rassicurare la signora scrivente, in quanto l'unico tratto tombi-nato dello scolo, è proprio quello che passa sotto viale Manzoni e che ha provoca-to mesi. fa la voragine nella strada stessa a causa di un dilavamento dovuto ad una perdita. Come è possibile ve-dere sul posto, infatti, lo sco-lo Ferrari, che termina :n.eirldrovora Rasponi.di Punta Marina, è tutto a cie-lo aperto e la costruzione a lui pii] vicina, prevista nella nuova lottizzazione, sarà a non meno di 15/20 metri dalla sommità del suo attua-le argine. Il Consorzio di Bo-nifica Romagnolo è molto severo in tal senso e impone ampie fasce di rispetto sia per scoli a cielo aperto che in prossimità di scoli sotto-suolo.

Chiara Bencivelli

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press LinE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

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press unE 13/11/2011

il Resto dei Conino

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1L C TIENE ANCORA BANCO LA SOSPENSIONE DELLA REPERIBILITA NOTTURNA

Pediatria, già raccolte 1 200 firme Comitato m pia7-a. E Spadoni (Udc) chiama in causa le is tuziom PARTENZA col botto per la rac-colta firme (foto) lanciata dal Co-mitato per la difesa di Pediatria: in cinque ore (tre la mattina e due il pomeriggio), sono state già rac-colte 1.200 firme. Il comitato si è dato tempo fino al 25 novembre per raccogliere firme in tutti i co-muni che gravitano sull'ospedale di Faenza per protestare contro la decisione dell'Ausl di sospendere la reperibilità notturna dei pedia-tri. Una decisione che l'Ausl ha definito «temporanea» e resa ine-vitabile dalla scarsità di pediatri, che i tempi e le modalità di gra-duatorle e concorsi hanno fin.ora impedito di sostituire. Giustifica-zioni che non hanno soddisfiitto il sindaco Giovanni Malpezzi pro-tagonista nei giorni scorsi di un duro scontro con il dg dell'Ausl di Ravenna Tiziano Carradori do-po il voto unanime del consiglio comunale che chiedeva all'azien-da di tornare sui suoi passi. Sul tema interviene però anche il consigliere Udc Gianfranco Spa-

doni che chiama in causa le istitu-zioni che, a suo parere, aldilà del-le dichiarazioni «non potevano non sapere». Per Spadoni man-cato «il ruolo degli enti locali» all'interno della Conferenza socio sanitaria presieduta dal numero uno della Provincia, Claudio Casa-dio. «Sindaci e presidente rano probabilmente a conoscenza e in qualche misura hanno espresso la loro approvazione, forse anche con un silenzio assenso». Per Spa-

doni l'aspetto più complesso è «l'oggettiva mancanza di speciali-sti di pediatria». Il consigliere rile-va che pare che «una delle variabi-li negative che influiscono sulla mancanza di appeal da parte degli specialisti, sia il frazionamento dei servizi fra Ravenna, Faenza e Lugo» che costringe al pendolari-sino. Quindi la proposta: «Perché non pensare a un tandem autono-mo e autogestito fra Faenza e Lu-go, liberando Ravenna?».

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La raccolta a domicilio

nel forese: solo di Lunedì e giovedì Dalla prossima settimana Hera, in accordo con Comune e Ato, introdurrà due novità per la raccolta differenziata nel cervese che coinvolgeranno circa 750 utenze. Nella frazione di Savio sono in arrivo 25 nuovi cassonetti per la raccolta della frazione vegetale. Si tratta di contenitori in alluminio con il coperchio marrone e l'adesivo 'solo rifiuti vegetali', nei quali sarà possibile introdurre rifiuti derivanti esclusivamente da lavori di giardinaggio, sfasi e ridotti di volume. Il materiale raccolto verrà conferito ad impianti di compostaggio. La seconda novità riguarda il forese dove da diversi anni è attiva la raccolta del rifiuto indifferenziato, con ritiro a domicilio. L'attenzione degli abitanti alla raccolta differenziata è aumentata molto negli ultimi mesi, facendo registrare alti volumi di rifiuti conferiti e raccolti in modo differenziato. Di pari passo si è registrata una diminuzione della produzione di rifiuti indifièrenziati. Quindi la raccolta passa da tre a due volte alla settimana e verrà. effettuata lunedì e giovedì.

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PASS EGMATA La pista ciciabile tra via

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press unE il Resto del Carlino 13/11/2011 Ravenna

san SECONDO STRALCIO DEI LAVORI SULLA FASCIA TRA BAGNI E HOTEL DI MILANO MARITTIMA

Accordo con i privati per il lungomare Gli operatori sborseranno 500mila euro. Un milione arriva da fondi europei SEMBRA essersi sbloccata la si-tuazione relativa al rifacimento della fascia retrostante gli stabili-menti balneari di Milano Maritti-ma. Da tempo l'amministrazione comunale ha predisposto un pro-getto con cui rifare il look a tutta l'area retrostante i bagni, dal Por-to canale all'ultima traversa di Mi-lano Marittima. Inizialmente pre-visto in tre distinti stralci il dise-gno dell'amministrazione Zoffo-

si è arenato dopo il primo su-al-ci°, realizzato tra via Ponchielli e viale Baracca, e portato a termine grazie al fondamentale contribu-to economico dell'albergatore An tonio Batani. Poi il piano si è are-nato. Almeno fino ad oggi. Sem bra infatti che per il secondo stral cio, che dovrà estendersi dal por-to canale fino a via Toti, si sia for mata una cordata composta da al be rgatori, bagnini ed alcuni priva-ti decisi ad offrire la propria dispo-nibilità a cofinan.ziare l'opera. L'intervento, che seguirà nelle forme e nello stile il primo stral-cio, avrà un costo di circa un mi lione e mezzo di C1137(/ Potrà gode-re del finanziamento dell'Unione Europea, tramite lo strumento dei fondi Fas. La Provincia ha fat-to sapere che dall'Ue arriverà un milione, a patto che ci sia la coper-tura finanziaria relativa alla parte mancante. Da questa necessità so-no nati i contatti tra il sindaco e i privati che, infine, si sono detti di-sponibili a coprire i 500inila euro necessari. In questi giorni, gli uffi-ci tecnici comunali si sono messi in moto per stilare un protocollo che regolerà i rapporti tra i sogget-ti pubblici e la cordata di operato-ri. Così, il progetto che intendeva portare ciclabili e aree verdi fiori-te quasi in riva al mare potrà ri-prendere quota. In ogni caso, se tutto andrà per il meglio, i cantie-ri verranno aperti durante l'inver-no 2012.

Lorenzo Lenii

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press LIETE 13/11/2011

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39 Il Ravenna va all'assalto della Bagtiole

RAVENNA. Dopo la nomina di Susanna Tassinari a presidente al posto di Sanzio Rossi

Asp, Fronzoni direttore Incarico pro tempore al responsabile amministrativo

RAVENNA. Dopo l'uscita di all'ex direttore Susanna Tas- amministrativo Federico scena di Sanzio Rossi, che ha sinari, il Cda dell'ente ha as- Fronzoni. Una nomina que-lasciato la presidenza dell'A- segnato l'incarico di diretto- sta, che potrebbe tranquilliz-sp di Ravenna. Cervia e Russi re pro tempore al direttore zare l'insurrezione dell'oppo-

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L'ASSALTO. È partita col botto la raccolta di firme del L'MCONTRO. La mobilitazione non si ferma ed è stata Comitato in difesa della pediatria contro la sospensione del creata anche una pagina facebook. Intanto l'Ausl ha deciso servizio di reperibilità notturna. Ieri al banchetto si sono di incontrare il comitato mercoledì 16 novembre. presentati 1.208 cittadini. • ISOLA a pagina 10

Crisi Pansac, picchetti

ai cancelli • SERVIZIO a pagina 6

RAVENNA. Ferito venerdì sera

Tamponamento tra auto, 23enne

in gravi condizioni RAVENNA. Ferito in un tampo-

namento venerdì sera, un 23en-ne di Lido Adriano è stato rico-verato in prognosi riservata.

',SERVIZIO a pagina 5

In manette dopo il colpo tre pendolari delle rapine

RAVENNA. Alloggiavano a Lido Adriano i tre pendolari della rapina arrestati dopo un colpo commesso a Rimini.

• SERVIZIO a pagina 3

«No al parcheggio al posto del parco»

RAVENNA. Un Comitato rac-coglie firme contro il parcheggio nell'ex vivaio di via C. Battisti.

• SERVIZIO a pagina 7

Cervia: la Provincia deciderà sul capanno

CERVIA. Un capanno troppo vicino al ponte di via Stazzone, blocca il regolamento di gestio-ne.

• SERVIZIO a pagina 19

Imola, auto incendiate fra Imola e Castello

IMOLA. Ieri mattina un furgo-ne bruciato a Castello, la scorsa settimana quattro auto a Imola.

• SERVIZIO a pagina 13

A Dozza l'Idv attacca: «Pronti a bloccare il Psc»

DOZZA. L'Idv dice di avere i numeri in consiglio comunale per far saltare i piani del Pd.

• SALOMONI a pagina 16

oggi. la consegna del Guidarello

del Settecento faentino

sizione, sconcertata di fronte a questo avvicendamento di poltrone.

• SERVIZIO a pagina 3

Ravenna capitale vola alto

con Marc Augé • SERVIZIO a pagina 8

II

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Pagina 3

Frotaom direttore pro tempore dell Asp

A lato,

Federico

Fronzoni

press LIETE 13/11/2011

Assegnato l'incarico all'attuale direttore amministrativo dopo l'uscita di scena di Sanzio Rossi che ha lasciato la presidenza a Susanna Tassinari

Fronzoni direttore pro tempore dell'Asp La nomina placa l'opposizione, sconcertata di fronte all'avvicendamento di poltrone

RAVENNA. Dopo l'uscita di scena di Sanzio Rossi, che ha lasciato la presidenza dell'Asp di Ravenna, Cervia e Russi all'ex direttore Susanna Tassinari, il Cda dell'ente ha assegnato l'incarico di diret-tore pro tempore al direttore amministrativo Fe-derico Fronzoni.

Una nomina questa, che potrebbe tranquilliz-zare l'insurrezione dell'opposizione, scon-certata di fronte a questo avvicendamento di pol-trone. C'era infatti la preoccupazione che una stessa persona, Susanna Tassinari, potesse rico-prire contemporanea-mente il ruolo di diretto-re e presidente dell'Asp senza il nullaosta di un regolare concorso pubbli-co e pur «non possedendo i requisiti tecnico-profes-sionali, a cominciare da uno straccio di laurea», come ha commentato Al-varo Ancisi di Lista per Ravenna che tra l'altro non ha perso l'occasione per ricordare che proprio giovedì scorso «sono sca-duti i termini per concor-rere alla promozione e conseguente maggiore consistente retribuzione di quattro assistenti so-ciali dell'Asp a vice-diri-genti». Come a dire, che nel difficile passaggio dall'ex Consorzio per i

avvicendamento con l'ex direttore Susanna Tassi-nari «è la rappresentazio-ne plastica di come il Pd consideri i consigli di am-ministrazione e le presi-denze di organi a control-lo pubblico: null'altro che fonti di potere per le quali elargire poltrone rigoro-samente lottizzate per i

propri funzionari - hanno commentato Nereo Fo-schini e Alberto Anca-rani -. La stessa compo-sizione del Cda appare l'e-sempio più degradante di questo, con ex consiglieri comunali del Pci, tessera-ti di partiti privi di qua-lunque competenza in materia assistenziale, ad-

dirittura un cervese, no-nostante ormai il Comu-ne di Cervia abbia lascia-to in gestione ad Asp pra-ticamente le briciole dei propri servizi sociali».

Ma la nomina di Fron-zoni parrebbe aver fugato ogni possibile preoccupa-zione. «Si tratta infatti di un tecnico di alto valore -

ha confermato il consi-gliere provinciale Udc Gianfranco Spadoni - il quale da subito sarà in grado di fornire assicura-zioni di continuità e di re-golarità nell'erogazione dei servizi, in uno dei mo-menti più duri e critici sia per l'economia sia per lo stato sociale. Occorre una riflessione di pro-spettiva in grado di met-tere in campo una serie di strategie adeguate ac-compagnate da risorse certe per far fronte a un sistema che sino a poco tempo fa sembrava aves-se un equilibrio stabile, ma allo stato attuale è continuamente scosso da pesanti cambiamenti». Alberto Ancarani del P-dl, che in questa nomina vede confermata la stra-tegia del Pd per la lottiz-zazione delle poltrone, propone di affidare defi-nitivamente a Fronzoni il ruolo di direttore genera-le a pieno titolo, elimi-nando la figura ammini-strativa. «Si risparmie-ranno così un ulteriore stipendio - afferma - an-che se quello di Fronzoni andrà senz'altro adegua-to e un periodo di interim non giova mai alle istitu-zioni».

Ancarani (Pdl) propone di affidare a pieno titolo il ruolo eliminando la figura amministrativa

Per la minoranza la vicenda «è l'emblema della logica improntata alla lottizzazione del Pd»

Servizi sociali all'attuale Asp, si sono aggiunti «prima un direttore am-ministrativo, per affian-care Susanna Tassinari, maestra elementare, e a-desso quattro assistenti sociali capo».

Per il Pdl le dimissioni del presidente Sanzio Rossi ed il conseguente

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C :21Mit'ffl e orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

press LIETE 13/11/2011

EDILIZIA • QUATTRO SANZIONI NEI CANTIERI

Quattro illeciti amministrativi so-no stati riscontrati dalla polizia mu-nicipale in alcuni cantieri in città e nel forese. Due delle violazioni hanno riguardato la mancata recinzione dell'area del cantiere stesso; le altre due invece sono relative all'occupa-zione di suolo pubblico con attrez-zature e macchinari edili in assenza di autorizzazione.

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Grave 23enne dopo tamponamento

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C Itt.ttiblUe orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

Sopra

e a lato,

i presidi

davanti

all'azienda

(fotoservizio

Fiorentini)

La Filtcem fa il pieno •

press LIETE 13/11/2011

Picchetti ai cancelli Lavoratori della Pansac mobilitati contro la chiusura

RAVENNA. Come annunciato, da ieri i lavoratori della Pansac hanno presidiato a turno i cancelli dello stabilimento per evitare che venga svuotato il magazzino

Il picchetto sarà mantenuto fi-no a giovedì, data fissata per l'as-semblea dei lavoratori in modo tale da evitare che vengano sot-tratti beni strumentali. Un ulte-riore episodio che segna la crisi in cui versa l'azienda, alle prese

con serie difficoltà economiche al punto che l'amministratore delegato Stefano Lupi venerdì ha comunicato ai sindacati l'insol-venza della ditta e la conseguen-te fermata di tutti gli stabilimen-ti produttivi.

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C Itli.Wiliffl e orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

Sopra, il polo chimico

LaFilteem fa il pieno

press LIETE 13/11/2011

La Filtcem fa il pieno Altissima l'affluenza dei lavoratori alla tornata elettorale

RAVENNA. Al distretto petrolchimico ravennate tira aria di cambiamento. Lo rende noto la Filctem Cigl dopo le elezioni dei giorni scorsi che hanno vi-sto coinvolte quattro im-portanti aziende, di cui tre multinazionali (Acomon, Borregaard e Orion) e una italiana (Endura). Negli scrutini delle multinazio-nali il sindacato ha riscon-trato un'importante affer-mazione, mentre in Endu-ra è riuscito ad ottenere un numero di consensi tri-plo rispetto ai propri i-scritti. «Questo è il risul-tato di un eccellente lavo-ro durato anni - ha com-mentato Massimo Marani della Filctem provinciale -con grande merito delle nuove Rsu che sono riu-

scite a trasmettere ai lavo-ratori il valore delle posi-zioni mantenute dalla Cgil in questi anni drammatici di crisi e a darne grande concretezza sul campo».

La Filctem Cgil si è di-chiarata soddisfatta an-che per l'alta affluenza dei lavoratori chimici alla tornata elettorale: 98,2% a Orion Enginereed Car-bons, 97,4% a Borregaard, 90% a Acomon, 96% a En-dura. «I segnali si erano già visti in altre elezioni del distretto - spiega il se-gretario generale Filctem

Ravenna Renzo Fabbri -ma questi risultati confer-mano la presenza di un nuovo spirito tra i lavora-tori ed una rinnovata de-terminazione nella parte-cipazione alle attività sin-dacali. La voglia di cam-biamento è diventata an-che una necessità e il cam-bio di generazione ha fi-nalmente consentito il re-cepimento di idee e perso-ne nuove anche in ambiti da sempre fossilizzati sul-lo stesso schema politi-co-sindacale di cin-quant'anni fa».

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C Itt.tiit'ffi e orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

press LIETE 13/11/2011

L'esponente di Lista per Ravenna ritiene sia l'obiettivo che si cela dietro la "progettazione partecipata"

Ancisi: «VoelionotombarelaDarsena» «Una barbarie che affissa l'idea di una ri qualificazione legata all'acqua»

RAVENNA. Dietro la co-siddetta "progettazione partecipata" si nasconde l'intenzione di tombare la Darsena. Lo dichiara Al-varo Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in Comune, dopo che nell'in-contro formativo della settimana scorsa Leonar-do Rossi, tecnico della progettazione urbanisti-ca, ha dichiarato che si sta valutando «se è il caso di prevedere un arretra-mento del filo banchina in allineamento con gli e-difici esistenti in via Ma-gazzini Anteriori». In pratica, la cementifica-zione della Darsena di cit-

disponibili nella stessa zona d'acqua recuperata, almeno due piani di par-cheggi interrati pubblici e privati. Di tutto questo, lo studio di fattibilità do-vrà approfondire modali-tà, costi di realizzazione e di esercizio su di un'area che, comprese le banchi-ne della Darsena di città, misura 33.600 metri qua-drati di superficie. «Una vera e propria barbarie -afferma Ancisi -, che af-fossa la dichiarata conce-zione di una Darsena del-la città che abbia come e-lemento centrale l'acqua, da decenni principale fon-te di reddito dell'econo-

falda «di gran lunga inso-stenibili, a prescindere dall'onerosità della ge-stione e manutenzione dell'opera». Per Ancisi di tratta quindi di un per-corso urbanistico illegit-timo, contrario anche al Piano strutturale comu-nale (Psc) del 2007, nel quale l'obiettivo dichia-rato è di «potenziare le funzioni di terminal pas-seggeri e le relative infra-strutture e attrezzature, per i flussi da e per l'A-driatico e il Mediterra-neo, verificando anche la fattibilità di un collega-mento diretto via acqua con la Darsena di città».

tà attraverso il tomba-mento della parte finale del Candiano, con il bene-placito del protocollo d'intesa sul riassetto dell'area compresa tra la stazione ferroviaria e la Darsena di città, che Co-mune, Regione, Rete Fer-roviaria Italiana, Fs Si-stemi urbani e Autorità portuale hanno sotto-scritto il 24 giugno 2009. L'accordo prevede fra l'al-tro di estendere gli attuali spazi a terra sugli ambiti ferroviari della stazione per creare una grande piazza sull'acqua, anche nell'ipotesi di realizzare negli spazi interrati resi

mia cittadina, trascuran-do la finalità turistica, ri-chiamata addirittura nel-la delibera con cui la giunta comunale (non il consiglio) ha approvato il protocollo d'intesa in que-stione, del "decollo del trasporto persone, con ri-ferimento al nuovo im-portante segmento della

crocieristica, attestato su Porto Corsini per le gran-di unità e sulla stessa Dar-sena per le mini crocie-re"». Senza contare che per realizzare un par-cheggio su due piani , ag-giunge il consigliere, ser-viranno almeno 15 metri di profondità, di cui 12 in-terrati sotto il livello di

Se realizzato, «sarebbe un percorso urbanistico del tutto illegittimo»

A lato,

la Darsena

(foto

Massimo

Fiorentini) Pagina 6

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C :21tUrriffi e orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

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retroscene

press LIETE 13/11/2011

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«I retroscena dello "scippo"» Ancisi: «Esclusivamente per motivi politici. Solo 13 voti su 25»

RAVENNA. «A Ravenna è stata sottratta la sede le-gale del Consorzio per essere trasferita a Cesena e-sclusivamente per motivi politici». Il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi svela «i retro-scena» sul trasferimento del Consorzio di bonifica.

«È vero che la sede lega-le del Consorzio di Bonifi-ca della Romagna era sta-ta assegnata a Ravenna, all'atto della costituzione del nuovo ente oltre un an-no e mezzo fa, solo prov-visoriamente, ma con tut-

te le ragioni di merito -spiega Ancisi -. L'attività di bonifica del Consorzio infatti si esplica sostan-zialmente nella pianura ravennate». Il consigliere chiarisce che la sola pia-nura servita da Ravenna

ricopre 90.950 ettari, con-tro una superficie totale del comprensorio di Rimi-ni di 57.400 ed una pianura del comprensorio di Cese-na-Savio di 43.066.

«È stato dunque esclusi-vamente per motivi politi-ci che a Ravenna è stata sottratta la sede legale del Consorzio per essere tra-sferita a Cesena, baricen-trica solo per ragioni geo-grafiche, non certo per

funzioni e attività», ag-giunge Ancisi, che parla dell'ennesimo «scippo po-litico» ai danni della città, «come ogni volta che la riorganizzazione dei ser-vizi pubblici assume di-mensioni romagnole».

Il consiglio di ammini-strazione del Consorzio ha approvato il trasferi-mento della sede legale con «appena 13 voti a fa-vore su 25 membri», cin-que dei quali hanno vota-to contro e sette si sono a-stenuti, dunque secondo il consigliere «sarebbe ba-stato poco poco per punta-re i piedi con successo».

Troppo tardi ora per porre rimedio alle distra-zioni di Provincia e Comu-ne a detta di Ancisi, che e-sorta però a salvare il sal-vabile. «Il presidente del Consorzio Roberto Brolli -conclude il capogruppo -ha dichiarato pubblica-mente che il "Consiglio ha deliberato la sede legale definitiva presso la sede di Cesena, lasciando la se-de organizzativa-ammini-strativa su Ravenna". È il riconoscimento che, per la struttura idrogeologica della pianura ravennate, su di esso è richiesto l'im-pegno massimo dell'am-ministrazione dell'orga-nizzazione del Consorzio. Questo deve essere scritto nero su bianco e attuato».

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press LIETE 13/11/2011

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«Posti di lavoro preservati anche a scapito degli utili»

RAVENNA. Capitale intergene-razionale (+12,3%) e commesse al-la cooperative sociali di inseri-mento lavorativo (+43,70%) in cre-scita. Sono alcuni dei dati emersi durante la presentazione del bilan-cio sociale 2010 di Confcooperative Ravenna. Sono circa 107mila i soci (+10,85% dal 2008) di oltre 200 real-tà imprenditoriali che fanno rife-rimento al gruppo (su una popola-zione totale di circa 392mi1a abi-tanti), per un totale di oltre 12mila addetti. «Adesso più che mai, vista la difficoltà a controllare le condi-zioni di mercato delle merci e a causa di flussi finanziari specula-tivi sempre più veloci e indifferen-ti a meriti e valori - ha sottolineato in apertura di convegno Raffaele Gordini, presidente provinciale di Confcooperative Ravenna - au-menta l'importanza della presenza cooperativa per accrescere le abi-tudini democratiche e partecipati-ve che attivino la solidarietà e l'im-pegno civico tra i cittadini». Uno dei dati più incoraggianti del bi-lancio sociale è stato l'aumento del capitale intergenerazionale: «E' un segnale forte - ha detto il diret-tore di Confcooperative Ravenna, Andrea Pazzi - che, soprattutto in un periodo di crisi, dimostra lun-gimiranza e un forte impegno in fa-vore dell'occupazione. Come ab-biamo detto più volte, ed i numeri oggi lo confermano, le imprese cooperative negli ultimi 2 anni hanno preservato posti di lavoro anche a discapito degli utili».

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Pagina 8 Crona. Raven

press LIETE 13/11/2011

Confcommercio Workshop su donne

ed economia RAVENNA. Ha per tema

"Un percorso da protago-niste nell'economia" il workshop che si svolgerà domani, a partire dalle 9.30, alla Sala Bini di Con-fcommercio (via Oriani, 14 ). Il workshop fa parte di un più ampio progetto forma-tivo finanziato da Fse, Re-gione Emilia Romagna e Provincia di Ravenna. Do-po i saluti di Graziano Pa-renti, presidente Confcom-mercio Ravenna, Nicola Spagnuolo, direttore I-scom Emilia Romagna, e Paola Morigi, segretario generale della Cciaa di Ra-venna, interverranno Pa-trizia Di Dio, presidente nazionale Gruppo Terzia-rio Donna Confcommercio (Donne e governance un'im-presa possibile), Claudia Miti, esperta di politiche di genere (Il percorso forma-tivo del Gruppo Terziario Donna di Ravenna), Lidia Marongiu dello Studio as-sociato Giaccardi di Ra-venna (Presentazione ri-cerca Fattore D), Marisa A-meli, responsabile comu-nicazione di Confcommer-cio International (Politiche di genere e imprenditoria femminile nell'Ue), Giovan-na Piaia, comunale Politi-che e di genere (I rapporti fra le istituzioni e l'impren-ditoria femminile), Ales-sandra Servidori, consi-gliera nazionale di Parità (I recenti provvedimenti in materia di welfare: le poli-tiche di genere e il main-streaming interistituziona-le). Modera Claudia Fab-bri, presidente Gruppo Terziario Donna Ravenna.

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Il francese Marc Augé

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press LIETE 13/11/2011

La seconda delle "Cinque tracce"

Il "valzer in tre tempi" di Augé per la candidatura a Capitale

RAVENNA. Un "valzer in tre tempi". E' la metafora che l'antropologo e et- nologo Marc Augé ha proposto ieri nel corso dell'incontro organizzato al Pa- lazzo dei congressi in Largo Firenze nell'affrontare il tema "La danza dei contrari", titolo del secondo appunta- mento della rassegna "Cinque tracce", promosso per la promozione del proget- to "Ravenna capitale della cultura 2019". Il primo tempo sviluppa il rap- porto fra "ambiguità" e "ambivalenza",

e, in secon- do ordine, del rappor- to fra "glo- bale", "loca- le" e "gloca- le": «Tutte le culture meritano ri- spetto per- ché sono u- niversali». Le domande che sono af- frontate in ogni società sono sem- pre le stes- se: quelle sulla vita e

sulla morte, quelle sullo spazio e sul tempo, sulla relazione fra uomo e donna. «Le difficoltà e-mergono quando ci

interessiamo delle risposte», ha pun-tualizzato l'intellettuale francese, cele-bre autore della categoria dei "non luo-ghi". Il secondo tempo è relativo alla relazione fra realtà e finzione. Quest'ul-tima non è «né vera né falsa: ha il com-pito di interrogare il reale». Il terzo tempo, infine, è caratterizzato dalla diade "senso" e "forma di libertà", con-cetti che si declinano entrambi nella di-mensione dell'arte, l'esperienza della quale - ha continuato Augé - non è né individuale né collettiva: è altro. Anche per questo, la stessa arte può essere considerata una modalità di supera-mento dei conflitti della società. Infatti, essa "va oltre": «Nemmeno l'arte uffi-ciale si può considerare quella di colui che comanda. Vi è sempre una distin-zione fra espressione e creazione: si possono ammirare i mosaici di Raven-na o ascoltare Bach senza credere in Dio». (s.o.)

L'antropologo e etnologo francese ospite d'onore all'incontro organizzato al Palazzo dei congressi per affrontare il tema "La danza dei contrari"

Sopra e a lato, due momenti dell'incontro di ieri al Palazzo dei congressi (fotoservizio Massimo Fiorentini)

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Pediatria. quasi unassalto albanchetto

press LIETE 13/11/2011

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Pediatria, quasi un assalto al banchetto In tanti dicono no alla sospensione del servizio notturno. Mercoledì 16 incontro con l'azienda

Sono state 1.208 le firme subito raccolte dal comitato per protestare contro l'Ausl di Riccardo Isola

FAENZA. Sono stati 1.208 i faentini, per lo più genitori ma non solo, che hanno su-bito risposto all'appello lan-ciato dal Comitato in difesa della pediatria. Nella matti-nata di ieri il comitato, all'ombra della fontana mo-numentale di piazza della Li-bertà, ha infatti allestito un banchetto per la raccolta fir-me per dire «no alla sospen-sione della reperibilità not-turna del medico pediatra nell'ospedale degli Infermi di Faenza». Un banchetto preso d'assalto da faentini pronti a mettere la propria firma e de-cisi anche a spendersi in pri-ma persona per cercare di far cambiare idea all'Ausl.

Per Stefano Maretti, membro del comitato «que-sta iniziativa, la prima di una serie che realizzeremo, nasce dalla preoccupazione e dall'e-sigenza che come famiglie sentiamo nei confronti della qualità dei servizi sanitari della città. Oltre alle firme raccolte - afferma - abbiamo ricevuto la disponibilità di più di una trentina di perso-ne nel farsi promotrici esse stesse della raccolta firme. La reperibilità notturna di un medico pediatra - spiega Maretti - è un servizio che pa-ghiamo e per questo ritenia-mo che non debba essere im-prontato in funzione del "di-sturbo" che potrebbe recare al pediatra qualora venisse chiamato nelle ore nottur-ne».

È un attacco duro quello che il comitato fa verso la di-rezione dell'azienda sanita-ria ravennate, attacco che per Maretti è suffragato an-che da testimonianze dirette di alcuni genitori. «Diverse mamme e papà ci dicono che succede non raramente di do-ver aspettare diverse ore, nei

corridoi del pronto soccorso, prima che il proprio figlio possa essere visitato da un pediatra. Una situazione che riteniamo non più tollerabi-le».

Alla direzione provinciale e a quella dello stesso ospe-dale manfredo, che più volte hanno sottolineato come que-sta decisione fosse «tempora-nea» e soprattutto «equili-brata da un servizio interno di eventuale mobilità dei pic-

coli pazienti, qualora ve ne fosse l'esigenza, verso gli o-spedali vicini di Forlì e Imo-la» i membri del comitato ri-spondono che tutto ciò «non ha senso». Per Maretti infatti «è chiaro che se manca un servizio l'efficienza viene corrisposta attraverso solu-zioni alternative ma noi -sbotta il giovane padre - ri-badiamo la nostra contrarie-tà alla decisione presa dalla direzione dell'Ausl. Per que-

sto diciamo no alla sospen-sione delle reperibilità not-turna a Faenza, no ai trasfe-rimenti dei nostri figli in al-tri ospedali della Romagna e un determinato sì alla pre-senza di uno staff pediatrico definitivo nell'ospedale di Faenza».

Per cercare di trovare una soluzione che accontenti tut-ti il comitato ricorda come il 16 novembre «su iniziativa e volere della stessa direzione dell'Ausl si terrà un incontro con noi». Intanto però la mo-bilitazione non si ferma. «La nostra intenzione - conclude Maretti - è di continuare nel-la raccolta firme che conse-gneremo all'Ausl ma anche all'assessore provinciale E-leonora Proni e a quello re-gionale Carlo Lusenti. Per questo invitiamo tutti i citta-dini a firmare oppure a ve-nire il 27 novembre alla par-rocchia di San Giuseppe dove si terrà un concerto e conti-nuerà la raccolta firme».

Per conoscere tutte le ini-ziative è presente una pagina facebook del comitato oppu-re si può scrivere a: pedia-triafaenza@gmail. com.

Quella

di ieri

in centro

è solo

la prima

di una serie

di iniziative

che il

comitato

intende

organizzare

in protesta

contro la

sospensione

del servizio

notturno

(Foto

Mauro

Monti)

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Le vere ragioni del "rottamatore"

La querelle, aperta dal sindaco di Faenza sulla sospensione tempora-nea della guardia notturna pediatri-ca al Pronto Soccorso di Faenza e Lu-go risulta oggi assai più chiara. Ad illuminarmi è stato l'articolo appar-so oggi sul Corriere di Faenza che, per portare acqua al sindaco e al suo nuovo ruolo di rottamatore, ha evi-denziato come a Lugo, "colpito" dallo stesso problema, il clima sia diverso e "tiepido". Miglior servizio per com-prendere cosa in realtà si celi dietro le barricate del sindaco manfredo, non poteva essere meglio esplicitato. Alle volte quando si persegue a tutti i costi la strada di sponsorizzare qualcuno, sono i dettagli a fornire il risultato opposto. Ebbene, mi chiedo, cosa può spingere un sindaco ad alzare le bar-ricate a fronte di un problema tran-sitorio, legato ad una situazione di e-mergenza, che a detta dell'Ausl, do-vrebbe trovare soluzione fra qualche mese a concorso ultimato? Attenzione caro sindaco che la logica di fomen-tare i cittadini, favorire petizioni, po-trebbe rivelarsi un boomerang, in u-na situazione di difficoltà per le fi-nanze comunali. Perché no allora u-na petizione per il rifacimento di una strada o per una nuova illuminazio-ne in un parco pubblico? Il sospetto che dietro all'acrimonia con la quale Malpezzi affronta le questioni, si celi qualcosa d'altro. L'immagine di chi ha come unico scopo quello di rappre-sentare gli interessi dei propri citta-dini, è ormai molto debole.

Un cittadino faentino deluso Caro anonimo lettore, ci fa pia-

cere averla illuminata ma per cortesia non ci affibbi etichette. Noi non portiamo acqua né spon-sorizziamo nessuno. Registrare la differenza delle reazioni (non solo dei sindaci) tra Faenza e Lu-go è semplicemente fare crona-ca: il nostro mestiere. (mand)

Pediatria. quasi ututssalto al banchetto

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press LIETE 13/11/2011

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La domenica dedicata alla pera volpina Oggi la kermesse con mostre, mercatini, intrattenimenti lungo le vie e le piazze del paese

BRISIGHELLA. Guai a chi si permette di rubarle il titolo di "regina" dei frutti dimenticati. Anche se a forza di sagre ormai è "straricordata" la pera vol-pina merita gli onori regali a lei riservati oggi sot-to i tre colli.

Assieme ad altri frutti di stagione più o meno "selvatici", la pera volpi-na è al centro di una delle kermesse di paese tra le più attraenti della regione con mostre, mercatini e intratteni-menti.

Piccola, tonda, dura questa va-rietà di pere è gustosissima solo cotta, ricca di proprietà. È pos-sibile cucinarla in vari modi: bollita in acqua o vi-no assieme a chiodi di ga-rofano, oppure al forno ri-solverando antiche ricet-te tipiche della valle del Lamone. Sapori e tradi-zioni si fonderanno per le vie e le piazze durante una sagra che «vuole valoriz-zare i gusti poveri ma ge-nuini delle tavole contadi-ne» spiega la Pro loco. Gu-sti che il tempo ha quasi cancellato dalle abituali abitudini alimentari.

Accanto alla pera si pos-

sono trovare altri frutti stagionali tipici del pano-rama agreste collinare, ma degni di vaste conside-razioni nella ristorazio-ne: azzeruoli, corbezzoli, nespole, sorbe, melogra-

ni, giuggiole e zucche. Tutti diven-tano ingre-diente pri-mario di

marmellate, torte, crosta-te, sciroppi e perfino di-stillati che paiono "speri-mentali" alle nuove gene-razioni, ma che invece rappresentano un ritorno ai sapori presenti sulle ta-vole dei bisnonni. Se oggi è ancora possibile apprez-zare simili prelibatezze va dato merito a piccoli produttori locali che han-no saputo mantenere in vita coltivazioni per anni in declino, ma che ora rap-presentano un un valore aggiunto nel settore a-groalimentare.

Della pera volpina incu-

riosisce il nome. Per talu-ni è da attribuire alla sua speciale durezza, che ne a-vrebbe fatto oggetto di predilezione per le fauci delle volpi, per altri è il suo colore, simile alla pel-liccia ad averle dato il simpatico appellativo.

Nelle domeniche di no-vembre in concomitanza con le sagre brisighellesi sono visibili varie mo-stre: alla galleria d'arte comunale, l'Associazione

"C'era una volta il rica-mo" espone gli elaborati del concorso sul tema "La natura dipinta con l'ago". Nella Chiesa del Suffra-gio, mostra "Natale ... un grande evento racchiuso nella semplicità della ter-racotta" delle ceramiste Pia Tomba e Camilla Vas-sura. Nella hall dell'alber-go Gigiolè, mostra "Gesti antichi per nuove atmo-sfere" della stamperia Bertozzi. (f.d.)

«Valorizzare i gusti poveri ma genuini

delle tavole contadine»

Piccola

tonda, dura

questa

varietà

di pere

è gustosa

solo cotta ed è ricca

di proprietà

Pagina 11 La domenica dedicata allaperavolpina

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C :211Mit'ffle orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

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La zona dei capanni

press LIETE 13/11/2011

Il caso. Per la Fds sarebbe troppo vicino al ponte

Capanno "sospetto" la decisione

tocca alla Provincia Congelata l'approvazione del regolamento che riguarda una settantina di strutture CERVIA. Un capanno

troppo vicino al ponte di via Stazzone, blocca il re-golamento di gestione. De-ciderà la Provincia, se quella distanza sia irrile-vante oppure degna di es-sere presa in considera-zione; ma nel frattempo, l'ordine del giorno che a-vrebbe introdotto, fra l'al-tro, il pagamento di una piccola quota da parte dei capannisti, è stato ritira-to.

Assommano a 69, i pro-prietari che nel 2004 hanno aderito al Piano comuna-le, costruendo ex novo la propria struttura da pe-sca, sul demanio statale, marittimo e comunale. Do-po tante costruzioni a mac-chia di leopardo, alcune delle quali fatiscenti, il Piano particolareggiato ne indicava le aree di in-sediamento, le dimensioni ed anche i materiali da u-tilizzare. Ne è nato un com-plesso di fabbricati con tanto di terrazza, bilanci-no, padellone e passerella, tutti ben ordinati, oltre che realizzati con la stessa tipologia. E' decisamente un bel colpo d'occhio, in un'area suggestiva come quella del canale immissa-rio, tanto che questo mo-dello sarà copiato da alcu-ne località del Parco del delta del Po, e verrà espor-tato pure in Toscana.

Resta quel piccolo neo, relativo al capanno che "fa ombra" al ponte, ed è stato contestato dalla Federazio-ne della sinistra. Ma per il resto, il Piano redatto dal Comune è già uscito dalla fase della sperimentazio-ne, ed ora si può conside-rare ampiamente rodato.

«Il nuovo regolamento prende atto dei capanni e-

sistenti - afferma l'asses-sore Fabiola Gardelli - e quindi di una situazione completamente diversa ri-spetto a 7 anni fa, quando si ricominciava tutto dac-capo. Ora, con l'esauri-mento delle graduatorie, occorre solo stabilire il passaggio delle licenze che si liberano per cessio-ne volontaria, oppure con-

sentire una titolarità plu-rima, e non solo singola, per ogni struttura. In que-sto modo si possono divi-dere le spese, garantendo al contempo la socializza-zione, il principio con cui abbiamo inaugurato que-sto nuovo corso».

E certo, molti anziani e pensionati trovano nel proprio capanno una ra-

gione di vita, trascorren-dovi molte ore. Si pesca, ed è già un vantaggio per le tasche sempre più vuote, ma si trascorrono pure al-cune piacevoli ore in com-pagnia, con il superbo con-torno della pineta e delle saline. Non tutti se lo pos-sono permettere, soprat-tutto in città.

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C Itt.Urriffi e orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

di Alessandro Fogli

RAVENNA. La 40a edizione del Premio Guidarello per il giornalismo d'autore -questa sera alle 18 al teatro Alighieri -premia nella categoria "Giornalismo Ro-magna - Sezione Cultura" l'editorialista del Corriere della Sera Armando Torno per l'intervista all'editore Livio Gar-zanti in occasione del suo 90° complean-no. Torno, milanese, è anche scrittore e saggista di grande spessore e dai molte-plici interessi. Lo abbiamo sentito alla vigilia del suo arrivo

in città. Torno, Li-

vio Garzan-ti è nato a Milano, ci spieghi dunque il nesso con la Roma-gna.

«Il padre di Garzanti,

All'editorialista del Corriere della Sera va il riconoscimento

per l'intervista all'editore di origine romagnola Livio

Garzanti in occasione del suo 90° compleanno

«Avvicinare Garzanti è quasi impossibile, è un uomo particolarmente riservato e schivo Ma non bisogna dimenticare che stiamo parlando dell'ultimo grande editore vivente»

press LIETE 13/11/2011

Il giornalista Armando Torno: «Oggi i libri escono un po' come capita e non c'è più il prodotto di un'intelligenza»

Quando bastava un elzeviro Oggi al teatro Alighierí di Ravenna la consegna dei premi Guidarello

Aldo, era di origine roma-gnola, e quindi Livio e la sua famiglia si sentono molto legati alle tradizio-ni di questa terra, senza dimenticare che lui que-sta tradizione la ricorda in ogni situazione. Evi-dentemente nel giudizio del premio è stato tenuto presente proprio questo. Aldo Garzanti nacque a Forlì nel 1883, partecipò alla rivista "La Roma-gna", si laureò a Bologna con una monografia sul Comune di Forlì. Poi, sì, si trasferisce a Milano, dove rileva la Treves, lasciata quindi al figlio. L'intervi-sta a Livio Garzanti usci-ta sul Corriere della Sera per cui ricevo il Guidarel-lo rimanda molto a questa famiglia di tradizione ro-magnola e a come i Gar-zanti siano poi divenuti e-ditori conosciuti in tutto il mondo, ed è questo che il premio ha voluto mette-re in evidenza».

È stata un'intervista particolarmente diffici-le?

«Conosco Livio Garzan-ti, che mi fu presentato da

Giovanni Arpino, da mol-to tempo, è una persona che ho incontrato più vol-te, dunque l'intervista non è stata così complica-ta. In effetti avvicinare Garzanti è quasi impossi-bile, è un uomo partico-larmente riservato e schi-vo, ma in occasione dei suoi novant'anni è stato molto disponibile con me. È comunque indubbio che un'intervista con lui pre-senti qualche difficoltà: non è una persona che si adegua e favorisce l'inter-vistatore, ma anzi cerca di renderti la vita difficile, a-ma un po' di cattiveria nell'intervista, ma pro-prio questo lo rende affa-scinante. E non bisogna dimenticare che stiamo parlando dell'ultimo grande editore vivente, tutti gli altri sono dei di-scendenti - se non pro-prietari di cessioni -, per-ché Einaudi non c'è più, non ci sono più Mondado-ri, Rizzoli. Invece Garzan-ti è l'uomo che ha avuto dal padre la casa editrice e che, pur anziano, è ancora lì, splendido testimone di

incontri tra i più incredi-bili: è stato amico di Gad-da, di Pasolini, di Calvino, confidente della Morante,

non c'è una figura, nel mondo della cultura di og-gi, che abbia avuto la sua possibilità di vivere un

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Livio Garzanti ama ricordare le origini romagnole della sua famiglia. Sotto Armando Torno

do bastava un elzetiro

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C telttittriffie orriere di Ravenna Faenza-Lugo e Imola

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do bastava un elzetiro

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momento così particolare dell'editoria come lui ha vissuto».

Dai racconti e dalle ri-flessioni di Garzanti nella sua intervista e-mergono nostalgia per il passato culturale e letterario italiano e scetticismo nei confron-ti del presente. Lei si ri-trova in quelle riflessio-ni?

«Per molti aspetti con-cordo su ciò che ha detto Livio. Certo, Garzanti è un uomo di una certa età, e ovviamente abituato a certe liturgie e tradizioni, però non dimentichiamo che la cultura e le indica-zioni di Garzanti parlano di un mondo in cui ogni libro aveva un peso e ogni opera letteraria un signi-ficato. Oggi i libri escono un po' come capita e non c'è più il prodotto di un'in-telligenza; di solito il libro è un prodotto di marke-ting, perché non ci sono più gli editor che decido-no il miracolo, il libro è or-mai puramente un pro-dotto commerciale che dura in libreria una quin-

mani sono molto cam-biate?

«Lo sono perché sono lo specchio dell'editoria, non possono prescindere da un mondo editoriale che in fondo devono regi-strare. E l'editoria è di-ventata un'altra cosa, le o-pere fondamentali si stampano sempre meno, molte case editrici sono scomparse, c'è molto chiacchiericcio, ci sono romanzi che si dimentica-no dopo un mese, la poesia praticamente non esiste quasi più. Non basta più, per diventare uno scritto-re, pubblicare presso un e-ditore, occorre diventare dei costruttori mediali per poter incidere e la-sciare una certa traccia. I valori si sono complicati e allo stesso tempo rarefat-ti, quindi la situazione è completamente diversa, comunichiamo cose di-verse in maniera diversa. Le pagine culturali subi-scono un po' questo, sono una specie di inseguimen-to per capire quello che succede in situazioni che non durano».

dicina di giorni dopodiché svanisce. Il mondo di Garzanti è un mondo in cui un elzeviro poteva lanciare uno scrittore, le parole avevano un peso e un valore. Non voglio rimpiangere quel mondo, ma è chiaro che era un mondo di valori e per-lomeno di persone la cui parola aveva un significato. Oggi possono uscire pagine e pagine su certi libri ma non saremo mai sicuri che questi siano effettivamente di qualità. Faccio un esempio: per lanciare Moravia bastò un elzeviro di Borgese sul Corriere della Sera, oggi con un elzeviro

sul Corriere, pur con tut- ta la sua im- portanza, è difficile riu- scire a lan- ciare uno scrittore».

Da quan- do lei fa il giornalista le pagine culturali dei quoti-_

RAVENNA. Condotto da Bruno Vespa, presidente della giuria nazionale, e presentato da Margherita Ghinassi, il Premio Guidarello annovera come sempre vari riconoscimenti. Il Guidarello ad honorem, che va a personalità che si sono distinte nei propri ambiti di attività, è stato assegnato al presidente della Corte dei

Conti, magistrato Luigi Giampaolino. Per il giornalismo nazionale i premiati sono Mario Pirani, editorialista di Repubblica, di cui è stato tra i fondatori, per il libro "Poteva andare peggio. Mezzo secolo di ragionevoli illusioni" (sezione cultura); Roberto Giardino, corrispondente da Berlino di QN e Maurizio Molinari, corrispondente da New York de La Stampa (sezione società); per la sezione radio-televisione la conduttrice Simona Ventura. Per, il giornalismo Romagna i riconoscimenti vanno, oltre a Torno, ad Antonio Gastronuovo, direttore de La Pié, la più antica rivista di cultura romagnola (società) e M. Valeria Miniati per saggio "Italiano di Romagna: storia di usi e di parole" (studi e ricerche). Il Premio Turismo va a Fulco Pratesi, fondatore e presidente onorario del Wwf (società) e a Edoardo Raspelli, critico gastronomico. Il Guidarello alla memoria sarà attribuito al poeta veneto Andrea Zanzotto.

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inunigrati, pensionati lavoratori rimasti senza occupazione

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nche Emilia Reintagn• è emergenza sfratti. i5e-

• . co.ndo l dati di. Mestre, In

ne nel 201(3 si e registrato li pib. al- to numero di sfratti ogni. mille fa-

alfitio: 22,7, più del 17, l. delta Toscana e del l (1,5 dell'Uni-bria, rispettivamente seconde terze. Lanalisi dello CgtiblpreS0 in considerazione 'la generaie i. provvedimenti emessi per moro-

., -lel periodo 2001-2010, con statando che a. livello naZiOna:e

S431 ♦ i pftt che raddoppiati. Se nel

2001 li 1 03:0 numero aveva sfiorato le 27mila. unità (precisamente 26.937), nei. 201d harti1.0 superato quota 5dmila (esattainente S0.147), registrando, questo pe-riodo di tempo, un InCre:rlaa:0

del -i l 08,4 per cento. Nonostante una leggii a ridu-

ione del numero di:ft . al possesso Udì Cela

liata) ailit:0 - :l 200_1 ed. 2009 i 3. diminuzione è stata del 2,9 per cento - 30 crescita degli sfratti per morosi:là, dunque, ha subito una impimnata fortis-sirna. Alla fine del 2009 (ultimo claio disponiti:le) il nuinero di nuclei faiffilia.ri che viveva. zione in affitto era di circa 4.215.000, por. al 17,1 per cento del totale delle farifiglie italiane.

.i 'tiì ,..1• 1 te alp0 commenta Giuseppe Bor tolussi segretario d di Wlestie -

anche le tipologie colpite So

quaichii anno fii 10 pii: infiires-saie erano quelle guidate da lavo-ratori dipendenti, da pensiona•ti o da persone che erano stalle eSpiii.-

e (13l mercato dei lavoro, negfi timi anni, invece, hanno assunto dimensioni niimericilie sempre pii: preoccupanti •ll ♦ h• _elle

composte da ininii.giati, da ami-glie con a capo un arano. un

couunerciante od. giova-

l'itggravacsi della crisi, sono scivo-laici M condizioni di marginalitti ecioncimiCa".

Nella ;..30ia io. Cgia, di Mesir• so i-tolinea ♦ lt.e in. questa analisi sono stati presi in consiilerazione solo provveilii nenti di iifratlo emessi

per niorosita, Se31Za consideène Or:Meste eli esectu,done presen-

tate all'uffici oi iziarici o gli sfratti eseguiti con lintenTento deliufficiaie Chiarartiert:e,

inette lii Cgia, ii numero di sfratti eniessi per morosità e cresciuto soprattutto negli tre

anni. ''Se nel 2007- conclude .Bortolussi- qUiC3te sure scesero a CpA01:a 33.959, l'anno siiiicessivo sa iirono ii. 4:203 e :lel 2009 raggiunsero quota 51.576. ..1 valore record, COMilinqUie, toccate nel 2010 Cplarldei Sfratti elriaeSSi per morosila superano la

ai 56.1(i0 provvedinienii".

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sarà ricoperto ad. nuerim da l-lederl-e° Franzoni, attuale direttore anArdi.-

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COdSig110di arriministrazione„ dopo le dimissioni di Sanzto iftossi, si é :1;31a Vene -cdì.„ Resta da vedeae sa

Frorizoni sarà confermato conie di-rettore generale oppure se tornei:ala 'diarchia' che vedeva due dirigenti sotto la preSidenza. Insornhia, le di-missioni di Rossi potra3bero essere ar:Che SiSada per snellire l'azienda dei Sepzizi.S ,,iciaii, :E qUe.[I: Che Spe

ra Alberto Ancaranj, C (3 nS: Ocre co-munale del Pd "sì approdiil dellterim .ven.ga. affidato definiti.Va-

nleiite ., ad.Che per reiez:zo nriOdific a ai regolanient.O.

FrOVIZOni il ruolo di direttore geme- rale a. pieno titolo aSSOrbend0 U -

nica figura i. d:13e risparmie- ranno COSÌ Un Llite ri0 DE' Stipendio,

anch.e se quello di F ';':Ortí at3.dr

Se n/31Lp.) adeguato aia periodo di intertm (the non giova mai alle tuzioni". A. questo -i_Ta mio, insomma,

Mtteitcci che é qUel.ta. rinertiirsp o ns abi lo

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corsa", Arriva a.fiehe corninerito di Gian- franco Spadoni. (consigliera preiaau- ciale. deS4-;naZia-

tle de.1 dilettOtC nella persomi di Eronzoni concorre a tasse:i:alare le diflitse preorct mazietni. S.: tratta, in fatti, dell.a. nomina di Un. teCI:iC0

di aito valiate a :[3. Cad.Ca di direttore delliie Me, il quale da subito sarà in grado di fornire iiissicurazitat.i di etra- tinitità e di regolarità ne dia Sel"ViZi„ in uno dei rdeimenn

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pita.ndo personalmente ai destmatari cin che raccoglimi:n. in Bosnia sianto an.dati per tre aihni, Veder:C:O creècere i frutti del nostro aiuto. imessaggio dei RovennaFestival per i hilllhi di Naircli no pot.va SI -è:vet-

ta i'associazione Amati.; ad essere qui

con nei per ritirare la SOI3Eha". S'IaA0

infatti DitinUUSC.0 Cavai:4 vice presiden-te :r1.1 Aradh, Danno venereCn. diiiil'Africa e diretlo Mí;a1U), a ritirare dalle main

di agnani e di Crislina Muti gigan-tografia (e l'originaie) dell'assegrm di 4.000 curo rancolti in Sai ri3e-Si

sociazione "t3' Pàis".. Cristina Muti, cralono in raah0, conirneritato

311110 odo: rrao e, in tunaúniare, ';ido: girato da Davide

bernic clie SaShe da 1'i:E:CC:32:a a Nairobi le fasi doli'aniic7:ia n(ita. fra Cor-rad, hiUSICiata dCIll'Oteheda 2c.i0"Vahlle

Chardhirti, 0Iax:, arti,in dei gruppo 1(e-

r:ioni. di 0'-adreK0.2te, Chil3d03 -ide, Chi VOI--

sorridenti di (:orge Munyun Gatlimrn e del volontario r...l_arco hainai scamparsi. fra ie one dell'Adria-du0 pennalleflZarmkari nate. -Infine

è stato proiettato il video di Hai. del conc.erto di :imitai. al Paia de And e a.

Nairobi :1: )\';'I) feja3C.Zihne di tai

frriperibila harabill: del coro

"Giorgio Gai:danzi," 5". C rylordmi.1, di-retti do Cada G.'-ori, so son.o sovrapposti

(Inetta alle vot..i dei pii ,t,011 cantoi.i Or--:00 del 'W: pensiero' verdiano in un

COhlh [le all'Ah° di libertà Che fa hall

Sperare per 0 A:t 33:o.. Al costo :1.1.0 euro è I) :0:01':' 011 050001030i0ne "1 -2

Pans" (Ifo Magnard 335 8190151, Fa-brls 0000R:28, .Don Paolo Teent.M. 347 2(3i.1454).

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Ravenna .neln_tiiatra

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Presentata la 'nappa curata da C.,Irla con la coi laborazi one del Centro -o..----,-,-,- :lei mosaa_ o oe ,Aar e etelia

e

"ttsts L> A..

E' stata presentata venerch ripa Le Vie dei Ntosalco"

realizzata dalla Cria. con la col- laborazione de_ Centro Iter121;03:tle C. ,2}. Mosaico nei Mar

e della FOrida:,'iOne H3Venr:A:1- tiCa: "QUeSt'aiinG -- ha spiegato Marcello isvionte, mesi:acni:e di Cr:a Arl- StiC:0 e Tetídizionale - tl contributo che abbiamo :voluto dare al. Festiva: Internazionale del iViosaico è stato ctsuesto in

StRiMen;b che, per la printa volta, raccoglie tutte le testimonianze del 333.0S1.:CO aEl-de0, moderno e delle botteghe ereitiglane. Parnappa sarete distei-buita in tutti i centri di infor-irazione turistica, le biglietterie dei. montiment: e negli hotett per Melirizzare i tur.isti. verso i :1-10Salei antiChi, anChe Ver- so le testimonianze di ti:tosa:ci moderni come tl Parcet della Pace, la Fontana :Ardua Purpu-rea e le Pinte piccole e, a VOIte,

:11SCOS:C opere in MC:sajeo pre sentl negli. angoli della clita", Alla 3:1: ,.nana è associat- a, per la prima volta a :Ravenna, pticazione i-phone gratuita con pereurst e le descdzituti delle

botteghe artigiane, <T obiettivo ci: candidare Ravenna a Capi-tale della Culttira -- ha aggiunto Mano Petrosino, respetnitabile ciella rima c 0:).?de può es-sere una grande o ppo ttu:irta anche per valorizza:e il t rosari co ra,,Tennate, E' però necessa-rio inciterei in campo iniziative concr°te a ti:ippon° del patri-monio dihriprese e tmprendt-tori che operano nel settore", In oe:Gasion.e della presentirdone, Enrlco Raso, socio dellAgen-zia "Pagind e Giatilitca reni socio della Web Agency "Rama htemei: senice", en-trarabe da E raenr a. ha aro p:e-sentato i materiali realizzati mostlicish che hanno parteci-

pato al progetto sono .Akomena Sparlo 13tuitiata. Five-

Studio, Domusaurea 1510-

Enurte -F -31 .1:30171-;0110 di Irà..tiostiico, Gruppo I'vlosaicisti Raverhva, lmad Punto Mosaico, Kolen Mosaico, Laberatoric, DU-- SC:13:31 Bravura, Irà..tialastrarta., Noittrenl In lana. Sia rora Mo-S:,alei., Selanna Enzo, Durante h mattinata sono stati anche pre-miati dallssessore EI Orali e da Nitarcello Monte i. vtncitori c'e' bando per la progettazione

due opere nausive di arredo urbano per la decorazione del-la facciata del Palaz:zo del Cine-ma e della sede Cna di. viale Cilia., Si tratta dì.1113ca Barbe:ani per it progetto SU ila Celata. Paia:gZG del Cinema in Largo F5renZe dal li:010 «Mille" e dì. lipp0 :FaMet; pei- la SC:11:Ura nella nuova sede C:na di viale Cilia dal titolo "Le Man: e

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Anche i bebè se potesse: -o artd: - ebbero a franco te riai CoM :t«EitO..,

: ii

LA BATTAGLIA In 5 ore fl Comitato a (Illesa del Reparto, chiuso nel turno di notte dalrAust Ravenna ha raccolto l'app)ggio dihen 1208 pers(ille, Spalrai (Ude): una querdie Eargarnente

Boom di i le per 1. rire eu atria. ":.

5 ore, ai ritmo di 4 finne

tintito, 1203 persone di I:aeriza„ Brisighelia, Fogna- no„ Ctistel Bolognese., Sola-

rold C:asole:Valseti:o Ieri sono ari-date in Piazza del :Popolo r so-stenere la battagli:a dei reparto di Pediatria., E si San() preSenta:C

banchetto del Comitato per mare la petizione contro la so-spensione della reperibilità noi-turna del medico pediatra sull'o-spedale di FaenZa, Un SUCCCSSO

andato forse oltre le migliori a-spettative tanto che il Comitato, itt serata, ha diTarnatO Una D.Oila:

"La COSI inriaOrtante è die ol-

tre i 00 persone danno prelevali: moduli. e continueranno la rac-colta si golarrnente, Questo sentirsi comunità, Invitiamo tuni cittadini a tenersi ag?;i0rinall

rr.d,tvr-de.i triné,- to visitando la -pagina creata su_ facebook (WWWSaCe1300k.COMipageS/CO-

mitat.o.-pee-la-Difesa

tria-di-i-7aenza) da dove ci tini- torte può scaricare :modulo Le firme raccolte

550 rio Csacre consci-gnate alla Pro Lec o Eartnza torte Si nella entro e non oltre

25 novembre", Senlpi'è SU ipellatritt ieri sue se-

gnalato rintervento del consiglie-re provinciale :Dile, Gianfranco Spadoni. Torig approvato in mo-do Una.drne dai COI:Sigli() COnit:-.

nate faentino e lar:sctettente fi rapporto tra manager

AUSI C enti 10C311 d(Y,, ,Tebbe essere ;ìltenS0 e piena:nen:te COU.abora

t:: C)r anche un -preciso obbligo derivato da disposizioni tegisla-dve dello Stato, F legge at - tirata per non emarginat"e COMII-ní e :Province dalle scelte sanitarie

introducendo una forma di col- legamento tra enti e gestione

, LJna sorta dico:t-respon- sabilità nelle con.diVú;:01(ij. delle strategie sanit:li -ie nnche nella la-

se di valutazione e revoca del di-rettore generale. La COn.diViSibile

Cp.lefC}.12 S3dl'assistenza

onxttil a 'livellh di est:spera -zie:ne si

sostanzia in buona parte sulla

TrtarleanZa di :1;010 degli enti O-

all'h:ne:O:W della COPSCrenZa

soio-sanitaria territoriale ora presieduta da Claudio Casadlo„ numero uno della Provincia, In alt r e parole, sindaci e presidente delta Conferenza erano probabil-mente a COD.C:SeenZa C ltanno

Spire;-:So.ta li 'o approvazinte, ma-ari attraverso un silenzio assen-

so. Ciò premesso t'aspet difficile da dipa.nare r0:4-;CliriVa.

nlanCanZa spediti:à:indi pedia-tria e i. conseguenti organici in-sufficienti per fronteggiare te Te-

-per:bit:i:à e lit consulenze nottur-

L ora e su VaceDooK eiìe continuano ad arn ure aoesioni

ne, Per fettunitt oggi la si fronteg-gia con una collaborazione Mie-raziendale, supplita dai reparto pediatria ciell'Ospedà::i di Imola, 31:3 e urna situazione transitoria.. In afresa di irrobustire gli orgtuaici vale la pena porre 33..il tavolo delle vaintaziemi anChe ':- aSpe;t0 ,U.31

possibile "smeibramento' dei- Ifnità operativa di Perla-

da. con serie a lEtverma. Pa.re ;ali.: de vizi fra Pavenna,„ Faenza e Digo --

tsr-

che sì traduce in un duro pendo larismo da alla base del non-ap peai ','orso la nostra pediatria dia parte degli specialisti aspiranti a. un posto, che optano per sedi la-vorative Men() irnpegnatke. Per-ché non pensare a ne tandem autonomo e autogestito tra Faen.- za e Etigo }ibeTand0 RaVenna.pei'

altre funzioni. importanti CODIC

terapia intensiva pediatrica?"

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\N netta distribuzione dei fiturarniapi sul-

le piante tii.drl; - che cosi si aggira si:311'85%, anche -in presenza di vento". Quanto alle ricadute favorevoli sul-l'ambiente derivanti dall'appliudzione ch si 1:3P1i0a aovoìa

rduzione deffinciuitiatnento, riduzione del 70% della possibile

no da da pes1i:70di dell>tperatere agricolo, re che la pussibilitit di avere

più sane e, dl consegueriza, una 3i31-

-- ECCELLENZE suoi ileou n mzzai i api , in arìcuftura riducono _

1(1' aPre( a diStd bitZkdle (1(.1 11;0 ae • plarde

nit . sk i

di :Materia ed Energia e dalli) I. sostenibile., ;Sesti:i:à edizione si é chiusa ieri a 111frii fOtO _Alar.::2.1.td

1 .1..naligfiraZ.10Heil Mir»':iSt()

Sigrlik‘a can- tare S31 :31U3. reS:j.;g:OSa sii (i I, capace.

sitifeiite guicide visibilità e prestigio

alle aziende e al prodotti (7. -iie S.:presen-

tano, Crioccifrirza, seitglittee ssi=iii riservalio soio a e:RE:2', sog-

getti produttivl e conitnerciali che hanno mite le carte in tiiis.grila .per qualificazione all'altezza dell'evento lieristico aadn We3"..it):3::-.0

rnat1C-i -. d'avanguardia. relative all'e-culagia. e alla sostenibilità al31131eT31.31e.

Sar:::›A..galla S:31 Santer.n.C, eSj.Ste 31:3. > ;E:-

Zj.en.d3., Sr:, che, operan-do da decenni nel settore della greefl. e:canon -1y e ‘,-;Odend0 allif,2.33.1d0 nina.

serie cli significativi vie:incisi -i( -lei:ti 3 .1", }-,:c ,.. ) .moyào quescan.

arakta, vericlo, serubreretibe, tutti i reqisiti -per ;)resenziarvi, pro-doili in esposìzione cono, icWatt eccellenze nel Cal-Up.) dell'agricoltura "verde'', si tratta. dei. Martignani.-KWIL

Cakì dei 70 la !Jshì contamhvazione da

nebullzzatorl pneumatici COn di3p()-

SittS70 catie:a elatirostatica, struniiin-taziout orniai conosciute. e utilrzticite. nella agi ' icula in. a di -

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con reitilivo rispar-31.31'3U LeSti.n3.031i3.re SUI sito intertiet della lvlartignani inite qualità è direttatnente t.a clientela: "Can eptattro ebulizzatori ti:: - spiega Sani, re-

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CaS1-.Oli ù di Gabbia -tiri di San. Case:lanci:fai di:Pesa - riuscianio ci trat-tare GO ettari. di vigneto in un giorno e iniezzo. Davverci un ottimo standard di produttività., soprattutto, se si tiene conio della si iiiazicitie ambientale in cui. c-à iroviairto a operare nella nostra zonif.

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a strada è acciden- tata e per percorrer- la non si devono fa-

- re errori. Il gover-no Monti può nascere e vi-vere solo grazie a «patti chiari». Bisogna dire tutta la verità e agire di conse-guenza. Nelle situazioni di emergenza si ricorre a soluzioni di emergenza. Tale sarà, se nascerà, il go-verno Monti. Sarà un go-verno del Presidente e non un governo tecnico come assurdamente si continua a dire. I tecnici esistono, i governi tecnici no. Formalmente non c'è differenza fra un governo del Presidente e un nor-male governo parlamenta-re: anche il primo deve avere la fiducia dei Parla-mento salvando così le for-me. La differenza è di so-stanza: l'emergenza spo-sta, per un tempo che si in-tende (e si spera) limitatis-simo, dal Parlamento alla presidenza della Repubbli-ca il potere sovrano. In passato ne abbiamo già fatto esperienza. Fu il caso del governo Ciampi del 1993: il Parlamento era nel marasma per le inchieste sulla corruzione e il pote-re sovrano si trasferì, di fatto, nelle mani del presi-dente della Repubblica.

Data la sua eccezionali-tà la soluzione adottata de-ve avere un chiaro limite temporale: i pochi mesi che servono per fare le co-se necessarie (gli incisivi interventi da sempre pro-

messi e mai attuati) al fine di rimettere in sicurezza ii Paese. Dopo di che, il go-verno si dimette e la paro-la passa agli elettori.

ti secondo errore da evi-tare è quello delle me77e misure: si fa un governo del Presidente ma, con-temporaneamente, se ne contratta la composizione con i partiti. Il «toto-mini-stri» e l'emergenza non so-no compatibili. P presi-dente della Repubblica e Monti devono stabilire lo-ro, autonomamente, la li-sta dei ministri sceglien-doli fuori dai partiti, aven-do cura di scartare quelle personalità che per la loro caratura politica potrebbe-ro dare un segno, «di de-stra» o «di sinistra», al go-verno mettendo così qual-che forza parlamentare in difficoltà. Ai partiti si de-ve chiedere un tempora-neo sostegno esterno e nient'altro.

Un altro errore da evita-re (è il problema più deli-cato) riguarda la naviga-zione dell'esecutivo. Con i suoi provvedimenti, il go-verno Monti non dovrà da-re l'impressione di pena-lizzare sistematicamente gli elettori di una parte ri-spetto a quelli dell'altra, mettendo così In una si-tuazione insostenibile qualcuna delle forze che lo appoggiano. Qui conte-rà soprattutto la grande esperienza politica di Na-politano.

CONTINUA A PAGINA 32

N SAJ,1"1:A, Al 01:1 ,0 di ANGELO PANEBIANCO

Né si potrà permettere che il governo diventi la copertura di giochi che hanno finalità. diverse da quelle di fronteggiare l'emergenza: se diventasse l'alibi che alcuni cercano per togliere definitivamente di mezzo il bipolarismo, le forze che il bipolarismo difendono avrebbero il diritto, e forse il dovere, di far saltare il banco. Da ultimo, occorrerà molto rispetto peri travagli dei partiti poiché essi sono chiamati In questa fase ad accettare lo scomodo ruolo dei. comprimari. È insopportabile l'ipocrisia di chi parla con deferenza della democrazia ma poi mostra disprezzo per i politici alle prese con la questione del consenso. li il mestiere dei politici preoccuparsene. I governi del Presidente sono forzature del sistema costituzionale giustificate da situazioni eccezionali. Come quella che stiamo vivendo. Poi però la parentesi va chiusa e si deve tornare a quelle rispettabilissime e difficilissime attività che consistono nell'organizzazione del consenso e nella «caccia ai voti»: la democrazia, appunto.

Angelo Panebianco O RIPRODUZIONE RISERVPIO

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Berlusconi ha dato le il.. ssiom •

Il giorno dell'incarico a Monti Il Cavaliere chiede un governo a tempo e che il premier e i ministri non si ricandidino

ROMA — Cala il sipario sul governo di Silvio Berlusconi. In serata il Cavaliere è salito al Quirinale per rassegnare le di-missioni nelle mani del capo dello Stato Giorgio Napollta-no. Il gesto del Cavaliere apre ufficialmente la crisi, il cui sbocco sarà il più rapido pos-sibile secondo gli auspici del presidente. In mattinata Napo-litano avvierà le consultazio-ni concludendole alle i8. E con tutta probabilità convo-cherà. subito dopo Mario Mon-ti per conferirgli l'incarico di formare il governo, non si sa se sarà un mandato esplorati-vo o, come appare più realisti-co, un mandato pieno. Certo è che già domani alla riapertu-ra dei mercati finanziari, che hanno mostrato di apprezza-re questa soluzione attenuan-do le tensioni sui titoli del de-bito pubblico italiano, vi sarà un premier con le caratteris ti-che del senatore a vita.

Sui tempi della formazione del nuovo gabinetto ci sarà da attendere ancora un po', questione di ore al massimo un giorno. Ciò significa che il voto di fiducia in Parlamento non avverrà prima di merco-ledì, quando saranno definiti tutti i dettagli: dalla agenda politica alla sua composizio-ne (se cioè ministri e sottose-gretari saranno tecnici o poli-tici) sino alla sua durata.

Del resto nell'incontro tra il Cavaliere e Monti alla pre-senza di Gianni Letta e di An-gelino Alfano, durato un paio di ore, c'è stato un confronto franco, durante il quale sono stati affrontati questi temi, ma non si sarebbe chiuso un accordo. Anzi sarebbe comin-ciata una sorta di partita a scacchi il cui esito è ancora del tutto aperto. Perché se ap-pare certo il via libera al go-verno dell'ex commissario eu-ropeo è altrettanto certo che

Berlusconi lo condiziona al-l'accettazione di una serie di garanzie indicate nel docu-mento che di lì a qualche ora sarebbe stato diffuso a con-clusione dell'ufficio di presi - denza del Pdl.

In pratica, il Popolo della li-bertà chiede che Gianni Letta faccia parte dell'esecutivo, co-me vicepreinier (ma lui in se-rata dirà: «Faccio un passo in-dietro, non voglio costituire né un problema né un ostaco-lo»), che Monti si impegni a non modificare la legge elet - torale e che il governo abbia un limite temporale. Non so-lo. Tutti i ministri, compreso

Le Borse Già domani alla riapertura dei mercati vi sarà un premier incaricato in grado d rassicurarli 11

il premier, secondo il partito del Cavaliere, non dovranno candidarsi alle prossime ele - zioni politiche.

In ogni caso, questa lunga giornata si apre con il Cavalie-re che riceve nella sua resi-denza di palazzo Grazioli il leader della Destra Francesco Storace e il ministro Renato Brunetta. Intorno alle 14 si sposta a Palazzo Chigi per ve-dere Mario Monti.

Terminato questo incontro si reca nell'aula di Montecito-rio dove è in corso la discus-sione sulla legge di stabilità. Quando entra, il dibattito è agli sgoccioli. Sta parlando Fa-

voto alle Camere La fiducia non sarà votata prima di mercoledì: prima dovranno essere definiti agenda e composizione

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brizio Cicchitto che replica con durezza di argomentazio-ni all'intervento del capo-gruppo del Pd Dario France-schini, Non appena fa il suo ingresso nell'emiciclo, dai banchi occupati dai deputati del Pdl si leva un coro: «Sil-vio, Silvio»,

La Camera, di lì a poco do-po, licenzia la legge di stabili-tà con 38o sì, 26 no e due aste-nuti. A favore si sono espres-si i gruppi del Pdl, della Lega e del Terzo polo.

Berlusconi lascia l'aula mentre parla Roberto Anto - nione, uno dei transfughi ac-cusati dal Cavaliere dà essere dei «traditori». Antonione gli chiede conto degli «epiteti in-degni» che gli sono stati rivol-ti. Ma Berlusconi è già fuori. Sta andando nella sala del go-verno per un rapido summit con alcuni ministri, il coordi-natore Denis Verdini, Angeli-no Alfano e i leghisti Roberto

Calderoli e Roberto Maroni, L'incontro serve soprattutto a tentare di piegare la resi-stenza degli uomini del Car-roccio, contrari ad appoggia-re l'esecutivo Monti. La preoc-cupazione è che l'asse Pdl-Le-ga, che sin qui ha retto il cen-trodestra„ possa rompersi de - finitivamente, creando effetti a catena che coinvolgerebbe-ro le amministrazioni locali guidate appunto da coalizio-ni Pdl-Lega. Tanto che la scel-ta del Pdl di sostenere solo un «governo tecnico a tem-po» viene letta proprio in que-sta prospettiva, cioè di non perdere il contatto con la Le-ga, Del resto, lo stesso Umber-to Bossi (che non ha parteci-pato all'incontro) lasciando Montecitorio si mostra per-plesso: «Rompere con Berli] - sconi? Vedremo».

Lorenzo Fuccaro TwitterLorenzoFueetzro

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«Nienty e i e and tlo fino al 2013 In Parlamento foro per le riforme»

ROMA ---- Un governo di tecnici, che duri sino alla fine della legislatu-ra, per attuare un programma rigo-roso che ci riporti a pieno titolo tra, big europei. Un foro politico che va-ri in Parlamento le riforme improro-gabili, compresa la legge elettorale. E niente veti da parte di chi sostiene il governo. Enrico Letta, vicesegreta-rio del Pd, sostenitore dalla prima ora del governo di «larghe intese», è convinto che l'esecutivo Monti cambierà le cose nel nostro Paese. Ma anche in Europa.

Non è un'aspettativa troppo ele-vata?

testa è una svolta per l'Italia, ma anche per l'Europa, dove la Com-missione è in crisi, sostituita dall'as-se franco-tedesco, Merkel e Sarkozy fanno i giocatori e gli arbitri e que-sto non va bene».

E iI senatore Monti, in veste di presidente del Consiglio, riporterà l'orologio indietro?

«Monta ha gli strumenti per tratta-re alla pari con gli altri leader. Sarkozy e Merkel, d'altro canto, san-

no che c'è bisogno dì un'Italia che non affondi».

Qualcuno dice che Monti sareb-be addirittura un'emanazione del-l'asse franco-tedesco.

«Monti è propugnatore di un'idea di Europa diversa da quella interpretata da Merkel e Sarkozy, un'Europa comunitaria, alla. De-lors».

Che tipo di governo sarà quello di Monti?

«Dovrà essere un esecutivo soste-nuto da una fiducia piena e un man-dato a durare per tutta la legislatu-ra».

Per fare cosa prima di tutto? «Cose impegnative, che stanno

nell'alveo dei temi della lettera della Bce, di quella del governo a Bruxel-les, dei 39 punti del questionario un po' umiliante del commissario Rehn, il tutto reinterpretato con le parole equità e rilancio».

Proprio la lettera della lice è sta-ta oggetto di divergenze nel suo partito...

«La lettera della Bce è molto in-

vecchiata: è di quattro mesi fa. Era un'altra Ile e un'altra Italia. L'urgen-za oggi è maggiore e quindi quel te-sto va aggiornato».

In che modo? «In questo momento pesa molto

eli più la capacità di sintesi, di creati-vità che può mettere in campo Mon-ti: lo ascolteremo».

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Senza porre veti? «Non è stagione di veti questa.

Ogni partito dovrà accettare che il proprio programma non sarà del tutto rispettato. Servirà uno spirito come quello espresso fin qui dal pre-sidente Napolitano».

Ma a sinistra, come a destra, c'è già chi dipinge Monti come espres-sione dei poteri forti...

«Assurdo, Monti è il migliore in-terprete di quella economia sociale di mercato che può essere il punto di sintesi politica della maggioranza di larghe intese che lo sosterrà. Un'economia sociale di mercato, al-la Wilhelm Riipke, che in Italia ha sempre faticato a imporsi».

Sarà un governo di tecnici? Ala nostra richiesta legata al mo-

mento che stiamo vivendo. C'è biso-gno di decantazione: è inimmagina-bile che dopo 17 anni si possano mettere uno accanto all'altro politi-ci di fronti contrapposti».

Quali altre condizioni avete po-sto?

«Che accanto al governo ci sia un foro politico che affronti riforme po-litiche pqrlamentari e ritrovare cre-dibilità, E la stagione in cui possia-mo risolvere problemi come il bica-meralismo perfetto, il numero dei parlamentari, la legge elettorale, che è uno dei grossi guai italiani.

Ma c'è il clima adatto per affron-tare queste riforme?

«Su molti di questi temi si erano già fatti passi avanti importanti, ma. la sovrastruttura dello scontro ha re-so impossibile il lavoro comune».

Veramente il problema non sem-bra solo la divisione tra i soliti fronti, ma la dispersione che si sta manifestando all'interno di cia-scun fronte, Tra i partiti del «patto di Vasto», ad esempio, chi voterà Monti?

«Lo vedremo tra poche ore. I com-

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testo va aggiornato con

portamenti saranno determinanti: chi sosterrà il governo avrà voce in capitolo anche sulle riforme. i ce-sto 12 novembre è come il 9 novem-bre dell'89, come la caduta del muro di Berlino. Il cambiamento della po-litica sarà tale che noi non ne vedia-mo ancora i contorni. Spero che ven-ga rispettato il travaglio in corso nei partiti».

Antonella Bucar° RIPRODULWIE RIERVATA

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Il professore subito a consulto con Draghi Dall'estero arrivano le lodi di Nair e t.agarde. I complimenti. «anticipati» di Obama

ROMA La mattina, .nell'al- bergo che ha la vista sui Fori Im-periali, è cominciata bene per Ma-rio Monti: i giornali esteri che gli portano parlano di lui come del si-curo successore di Silvio Berlusco-ni. E una serie di personalità auto-revoli, dal direttore del Fondo mo-netario, Christine Lagarde, a Tony Blair io incoronano alla guida del Paese, Arriva anche la voce che la. coppia. Merkel -Sarkozy avrebbe già progettato di venire a Roma, subito dopo il varo del suo gover-no, per incoraggiare la ripresa po-litica ed economica italiana. E, in effetti, nel giorno delle dimissio-ni del Cavaliere, alla vigilia delle consultazioni che si terranno og-gi al Quirinale, ii candidato pre-mier in pectore si muove come fosse già nominato. Alle 9.30 rag-giunge il suo ufficio di palazzo Giustiniani dove continua a met-tere a punto i suo programma. Fondamentale, alle il, la visita del neopresidente della Bce Ma-rio Draghi: un'ora di colloquio in cui fa il ripasso delle misure che vengono considerate indispensa-bili dall'Europa. Sempre in mat-tinata vede anche i leader del Pd, Pierluigi Bersani ed. Enrico Letta, che gli confermano il lo-ro sostegno: «A Monti non c'è alternativa».

Ma è alle r che si consuma l'incontro più importante della giornata: Berlusconi lo invita a pranzo per tro-vare una via d'uscita alla crisi. Si mangia non molto (lo chef parla dì «menù me-diterraneo»), si parla invece tanto, ma alla fine il senato-re a vita da una parte, il pre-mier, Gianni Letta e Angeli- no Mano dall'altra, non riescono a siglare una vera e propria inte-sa. C'è l'accordo di fondo per il via libera all'economista «chiama-to» alla politica, ma non sui detta-gli che a volte sono altrettanto de-cisivi. Solo per fare un esempio, la presenza dello stesso Gianni Letta nell'esecutivo, anche se rien-tra nel complesso rapporto tra il Cavaliere, il suo partito e il timore che regna in tutto il centrodestra di fronte a un nuovo governo.

Che Monti desidera più tecnico possibile perché conosci: bene, es-sendo stato commissario a Bruxel-les, cosa vogliano dire i veti incro-ciati della politica.

Uscendo attorno alle 16 da. Pa-lazzo Chigi conosce per la prima volta un assaggio di reazione po-polare: accanto alle grida «dimet-titi» rivolte a Berlusconi c'è an-che chi urla «forza. Monti». Torna in albergo, ma non per riposarsi: una telefonata dopo l'altra per riempire le caselle dei futuri mini-stri con una lista ancora da com-pletare nonostante la quasi certa riduzione dei dicasteri. Alle i8 torna a palazzo Giustiniani e ri-mette mano ai punti del program-ma, anche perché se, come sem-bra, tutto accadrà in pochissime ore non dovrà solo avere pronta la lista dei ministri, ma anche pre-parare subito il discorso che do-vrà presentare per chiedere la fi-ducia in Parlamento.

Continua perciò le sue consui-tazioni. E la volta dei Terzo polo: sente il presidente della Camera Gianfranco Fini ma soprattutto si intrattiene con Pier Ferdinando Casini, dal quale ottiene il via libe-ra forse più incondizionato di tut-ti gli interlocutori politici sentiti in giornata: «Per noi può fare il governo che vuole». Perché farà comunque, del governo tecni-co che si appresta a varare, la sua bandiera. Un governo che ha in programma di durare fino alla fi-ne della legislatura, nonostante paletti che stanno emergendo nel-le ultime ore dal fronte del centro-destra. E che parte con l'autorevo-le benedizione dì Barack Obama, il quale in serata parla di «svilup-pi positivi in Italia e Grecia». For-se per colpa dei fuso orario il com-plimento sembra arrivare prima delle dimissioni di Berlusconi. «Buonasera — saluta. Monti a fine giornata è la dichiarazione più lunga che vi lascio». Ma già oggi pomeriggio se, come Patto fa pen-sare, sarà già incaricato da Napoli- tana di formare il nuovo governo, tutti si aspettano che dica qualco-sa in più.

Roberto Zuccohní RIPRODIJZIONE12:SERVATA

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professore subito a consulto con Droghi

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vo10 sarebbe un massacro» Sconfini i falchi, Tiia libera tra le recriminazioni, Bordi allacca Tremonti

ROMA Daniela Santanchè è stata. la più accorata: «Non devi andartene, non devi dargliela vinta, non dimetter-ti presidente!» ha implorato Berlusco-ni nell'anticamera del Consiglio dei mi-nistri, costringendo il premier ad allar-gare le braccia: «Devo farlo, devo...». Poi, nell'ufficio di presidenza affollato di voci e umori contrastanti, di emozio-ni forti moltiplicate dai cori che saliva-no da via del Plebiscito, ha insistito: «State sbagliand.o tutto, non capite niente voi che vi gettate nelle braccia di Monti! Il vero popolo del centrode-stra non è qui, è fuori, i nostri elettori la pensano come me, non come voi!».

Erano in tanti a pensarla come lei an-che lì, nella sala gremita dove un solo componente dell'ufficio di Presidenza mancava, quel Franco Enti:ani che l'al-tro ieri si era sfogato a suon di «fasci-sti, che vogliono mandare il Paese allo sbando per i loro comodi» contro i col-leghi dell'ex An e che ieri — dicono i suoi avversari non si è fatto vedere perché «si vede che è in imbarazzo, avrà capito che il clima nei suoi con-fronti non era dei migliori...». Erano in tanti a pensarla come Gianfranco Ro-tondi, che alla fine è stato l'unico a non condividere il documento partori-to dal vertice: «lo Monti non lo voto in ogni caso» (come lui farà anche Anto-nio Martino, che rifiuta «un'Italia com-missariata, dai tecnici».

Mai contrari, alta fine, hanno dovu-to acconciarsi a seguire una via che sa-

rà pure lastricata da pali e paletti, ma. che sembra portare (in tempi che co-munque Raffaele Fitto prevede «non brevissimi, ci sarà d.a trattare») al go-verno Monti. Hanno resistito fino alla fine gli ex forzisti Sacconi, Brunetta, Romani, gli ex An guidati dai duri e pu-ri Matteoli e Meloni, dal più «realista» La Russa, Che hanno preparato ieri un documento con ampio sostegno di parlamentari per chiedere un governo meramente tecnico, basato sul pro-gramma della lettera alla Ue e a scaden-za ravvicinata «e in fondo ---- si accon-tenta Massimo Corsaro molto ah-biamo ottenuto...».

Ma troppo slancio ha ormai preso ormai il governo tecnico per pensare davvero che qualcuno possa fermarlo, anche se Berlusconi si è riservato di de-cidere. Troppi nel Pdl ormai sostengo-no che «non possiamo permetterci il voto, sarebbe un massacro per noi e per il Paese». Poi, certo, ci sono le feri-te. Ministri che temono che il collega entri al governo al posto suo. Ex mini-stri contro quelli più invisi, come San-dro Bondi, che a brutto muso ha af-frontato Tramonti perché «se tu e Bas-si non vi foste messi di traverso ad ago-sto, quando abbiamo fatto la manovra, adesso non saremmo a questo pun-to!». A far da sfondo, aria di addii. Non c'era a Palazzo Grazioli Gianni Letta, che aveva annunciato la sua decisione di tirarsi indietro già in Consiglio dei ministri: «Auguro ai più giovani so-

prattutto tanta fortuna e buon lavo-ro», è stato dicono nel Pdl il com-miato di «un uomo stanco, anche delu-so dai veti e le troppe parole».

«Una cosa è certa, amici: comunque vada questa vicenda, comunque fini-sca la trattativa., noi dovremo rimane-re uniti e restare fedeli alle indicazioni del partito. La nostra forza si misurerà nell'unita», ha predicato a inizio riu-nione Angelino Affari°, di fronte alle

facce stanche e provate dei colleghi. Hanno tutti detto sì, certo. Più convin-ti i tanti, la maggioranza., che il gover-no tecnico l'avevano digerito e consi-gliato da tempo. Come Fitto, Cicchitto, Quagliariello, Gasparri, Lupi, gli stessi fedelissimi Bonaiuti e Verdini, e la Car-fagna, e alla fine Bondi, e tra loro — obbligato e insieme convinto Alta-na. Vicini al capo fino all'ultimo, ma al-l'ultimo rassegnati se non soddisfatti perché «questa era l'unica strada possi-bile da imboccare». Lo pensavano fin dall'inizio i tre big che da settimane ve-

La profezia di Bruchi L'ex ministro: «Dovremo tornare sui territorio e ricostruire il partito, c'è tanta gente che non capisce quello che siamo costretti a fare»

devano questo come l'unico esito pos-sibile di una crisi durata mesi: «Ades-so, piuttosto, stiamo attenti a non ren-dere impossibile il governo tecnico», ha avvertito Roberto Formigoni. «Non mettiamo troppi paletti, rischiano di essere controproducenti», ha suggeri-to Scajola. E Alern.an.no, a nome di tut-ta l'ex An romana, ha annuito.

Adesso bisognerà incamminarsi su una strada difficile, e nessuno nel Pdl se lo nasconde: «Dovremo cercare di capire se si può salvaguardare un rap-porto con la Lega, che per noi è impor-tante», ragiona Quagliariello. »Adesso dovremo tornare sul territorio e rico-struire il partito, perché c'è tanta gente che non capisce quello che siamo co-stretti a fare», si rammarica Ronchi. Sa-rà una marcia difficile, quanto inevita-bile. Qualcuno ha già cominciato a far-la. Come Giorgia Meloni, che è uscita a piedi tra la folla che le urlava di tutto, alzando le spalle, comunque non spa-ventata: «Faccio politica da una vita, e so che anche questa è democrazia».

Paola Di Caro

2 gli anni dalla fondazione del Pd l, avvenuta nel marzo 2009

1,2 milioni le tessere degli iscritti al Pdi. «Un risultato straordinario» per il Cavaliere

340 onorevoli del Pcii: si tratta di 212 deputati e di 128 senatori

R ■ PRODUZCIJE RGERVATA

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«Io sponsor di Monti con g Cattanco: «Non c una Spectre

dei poteri forti che fa cadere i governi»

an C di ce [r( d ia»

ROMA — «Sul governo di Mario Monti non ci sono alternative, i mer-cati hanno forti aspettative su un esecutivo tecnico che faccia interven-ti di qualità per rilanciare l'econo-mia del Paese». Flavio Cattaneo, 48 anni, amministratore delegato di. Terna, è appena tornato da un road show in giro per l'Europa e oggi ri-parte alla volta degli Stati Uniti per spiegare quanto è buono investire nel colosso elettrico. Così come nei giorni scorsi ha spiegato ai politici di «abbassare i toni della polemica contro Monti, è un momento delica-tissimo ci vuole un grande senso di responsabilità».

Cosa si aspetta dal professor

Monti come prima mossa? «Dovrà ridurre il debito pubblico

e poi, al più. presto possibile, prende-re provvedimenti per lo sviluppo e per le imprese. Uno di questi potreb-be essere un bonus fiscale per chi in-veste più del passato, oppure azzera-re gli interessi per le aziende che si indebitano per investire».

1. vero che con i suoi conoscenti politici del centrodestra lei ha fat-to una certa mural suasion per in-durli a non fare le barricate contro Monti?

«Sì è vero, ma anche coni riottosi. centrosinistra. Come cittadino

mi sono posto il problema di far ca- pire loro che la nostra situazione di

credibilità sui mercati e la mole di stock del debito pubblico sono a un punto di non ritorno. Gli investitori esteri, che io conosco molto bene avendo in Tema oltre Ton fondi in-ternazionali, si aspettano interventi rapidi e incisivi per diminuire il ri-schio di comprare i nostri titoli di Stato e obbligazioni. Al di là delle sensibilità politiche deve prevalere la responsabilità».

E loro come hanno reagito? «Prima hanno esibito l'orgoglio

del loro ruolo, essendo stati eletti dai cittadini. Poi ha prevalso il buon-senso. E non solo per il via libera al governo Monti ma per un impegno costruttivo di lungo periodo. Perché si illude chi pensa che in un mese o due il futuro governo possa risolve-re tutto. Ci vorrà più tempo».

Nel centrodestra, ma non solo, vi è una diffusa convinzione che

Berlusconi sia caduto per una sor ta di congiura dei poteri forti, della Goldman Sachs, degli gnomi inter-nazionali. ila senso questa critica?

«E assurda, non esiste una Spectre (l'organizzazione segreta ne-mica di fames Bond, acir) internazio-nale che si diverte a far cadere i go-verni. Bisogna capire che dietro i mercati e gli investitori ci sono per-. sone che hanno il mandato dei fon-di e dei risparmiatori a ridurre al mi-nimo il tasso di rischio dei loro por-tafogli. Tutto qui. L'Italia è entrata nell'occhio del ciclone anche delle agenzie di rating perché il debito pubblico aumentava e le riforme non si vedevano».

Terna però sembra aver retto al ciclone dei ribassi.

«Potevamo fare molto meglio. Ma il governo ci ha dato troppe legnate, dalle tariffe forzate alla Robin Tax

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che da sola ha innalzato la pressione fiscale a quasi il 60%. E stata una vi-sione miope, troppo burocratica».

fl herlusconismo resterà o è de-stinato a sparire?

«Silvio Berlusconi è stato protago-nista di un sogno liberale che poi non si è realizzato, ma un'area cultu-rale di riferimento rimarrà sempre. E una considerazione che faccio da manager e non da politico, non mi permetto di insegnare il mestiere a nessuno».

Ora tocca al presidente della Boc-coni. Pensa che ce la farà a rimette-re in sesto i conti del Paese?

«Deve farcela perché non ci sono più alternative. Mi auguro che nel suo governo metta persone di valore seguendo una logica che premi il me-rito e non le amicizie. Come cittadi-no vorrei comunque rilevare che ho ammirato l'impegno del presidente della Repubblica senza il quale que-sta crisi poteva prendere una deriva davvero grave e imprevedibile».

Roberto Bagnoli RIPAODUSQNE RISERVATA

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Consultazioni a tappe forzate Colle contro il «rischio incidente» Napolitano preferireb)e un «presidio» di politici nell'esecutivo

ROMA — «Ho fatto la mia parte, secondo l'impegno che avevo preso. Sono giri a firmare le mie dimissioni». E un Berlu-sconi sotto stress e con un sorri-so amaro che gli segna il volto quello che alle nove di sera sigil-la con una stretta di mano al presidente della Repubblica la fine del suo quarto governo. Si è presentato al Quirinale en-trando da una porta seconda-da, per evitare la folla che fe-steggia in piazza «la caduta» in-- tonando cori di alleluja e Bella Ciao, e così ne esce, dopo appe-na mezz'ora. Non ha granché da dire, del resto. Offre la «di-sponibilità» del Pdl al conferi-mento di un incarico a Mario Monti, senza altre subordinate, per formare un nuovo esecuti-vo.

Un via libera condizionato, però. Che alle consultazioni di oggi sul Colle dovrebbe trovare uno sbocco definitivo, mentre il sottosegretario e braccio de-stro Gianni Letta, presente al colloquio e oggetto di mediazio-ne politica e veti incrociati, dice a lNapolitano: «Non voglio costi-tuire un problema, né un osta-colo e neanche un pretesto per alcuni... quindi, con senso di re-sponsabilità e dello Stato, fac-

cio un passo indietro». Un nodo che si scioglie, Funi-

co, in una giornata lunghissi-ma e convulsa anche per il capo dello Stato, impegnato a racco-gliere e incrociare informazioni sui negoziati politici. Inchioda-to al telefono per ore, distri-buendo consigli ed esortazioni a tutti o quasi. da Monti ad Alfa-no, da Bersani a Bossi e Letta, appunto.

Le notizie che il presidente attendeva con maggior ansia, perché si riferivano a un incon-tro potenzialmente divisivo o ri-solutore, erano quelle sul faccia a faccia tra Berlusconi e Monti. Due ore di riflessioni sull'oriz-zonte temporale che dovrà ave-

re il nuovo governo (pronto a. lasciare già in primavera o de-stinato a durare fino alla sca-denza naturale della legislatu-ra?), sulla sua composizione (tecnica o tecnico politica?), sul programma (limitato ai 2g pun-ti della famosa 'lettera dell'(Jnio-ne Europea?).

Tre questioni ancora aperte, per quanto le diffidenze e i pro-blemi sollevati dal Cavaliere non siano parsi al Quirinale davvero «ostativi» sull'ipotesi Monti. Insomma: la prova di forza resta delicatissima, espo-sta al rischio di un incidente dell'ultimo minuto. Perché, nel gioco di interdizioni e rilanci, alla fine potrebbe non essere

raccolta quella «sfida per la coe-sione» raccomandata pure ieri da Napolitano, in un messaggio al congresso nazionale della De-stra. in cui ha evocato con toni drammatici «il grave momento di crisi economica e finanzia-ri:a».

Sul Colle ovviamente incro-ciano le dita, in attesa delle con-sultazioni a tappe forzate con-vocate per oggi. Sarà una dome-nica ad alta tensione. Al termi-ne della quale il presidente del-la Repubblica spera di riuscire a formalizzare l'incarico all'ex commissario europeo, per quel nascituro governo che ha già raccolto consensi e fiducia dal-le cancellerie di mezzo mondo.

Secondo gli orientamenti del premier in pectore, condivisi dal capo dello Stato, dovrebbe avere un orizzonte cronologica-mente pieno (fino al 2013), do-vrebbe essere formato da perso-nalità autorevoli e competenti, tecniche, e dovrebbe contare magari su alcuni presidi politi-ci (basterebbero pochi mini-stri, ma di rango), in modo (la vincolare i partiti che accettano ad impegnarsi nella larga inte-sa.

Sgombrato il rebus Letta, gli altri ostacoli saranno sciolti o confermati durante le consulta-zioni. Un confronto che ha recriminato ieri qualcuno del centrod.estra sarebbe ormai solo un esercizio platonico. La tesi di chi parla di forzature che questa partita è cominciata già prima della formalizzazione della crisi e che i passaggi per risolverla (dalla pre-indicazio-ne di Monti «con l'escamotage della nomina a senatore» alle trattative politiche), tutto è an-dato in scena mediaticamente e senza riservatezza, più nei talk show che nei luoghi deputati. Certo, qualcosa d'irrituale c'è stato. Ma è stato un frutto obbli-gato dell'emergenza,

Mando Breda C,RIPRODUZCOE R:SEPVATA

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Bossi, il no definitivo «Caro Silvio, ora bado ai miei elettori» Maroni: il futuro è da ricontral lare

INIILANO ---- L'ultimo tentati-vo è con «i due Roberti»: Maro-ni e Calderoli. Nel suo giorno più lungo, all'arrivo a Moriteci-torio, Silvio 13erlusconi vuole in-contrare il Carroccio per l'appel-lo finale: che senso ha andare al-l'opposizione (quasi) da soli? Perché esporre a un rischio al-tissimo quel rapporto tra Pdl Lega durato oltre un decennio? «Abbiamo saputo fare tanto, ab-biamo cambiato questo Paese e anche se molti non ce lo ricono-sceranno mai, anche il suo mo-do di pensare. Perché buttare via tutto?».

Troppo tardi. Umberto Bossi rimane al suo posto in aula, e al faccia a faccia neppure si pre-senta. Al suo posto, arrivano i due più importanti generali le-ghisti. Che però, lasciano ben pochi spiragli. Anzi. Se la gran-de paura di Silvio Berlusconi è la rottura di un asse che per il futuro resta comunque strategi-co, i due leghisti non fanno mEl-la per rassicurarlo: «Adesso tu sei al governo con il Pd, noi al-l'opposizione. Inutile far finta

che nulla sia accaduto». Berlu-sconi tenta di spiegare le sue ra-gioni: «Persino Ennio Doris (il patron di Mediolanum) mi ha. garantito che senza un appog-gio a Monti da lunedì sarebbe un'apocalisse». Ma i due pada-ni hanno detto tutto quello che avevano da dire: «Una lunga fa-se si è conclusa. Certo, non è

detto che in futuro non se ne possa aprire un'altra. Ma, ap-punto, sarà un'altra: e tutta da ricontrattare». Inoltre, sottoli-neano che il Carroccio «garanti-rà la democraticità. del Parla-mento, perché un Parlamento senza opposizione era quello di Gheddafi». In ogni caso, proba-bihnente a margine dell'ultimo

Consiglio dei ministri i due lea-der si sono visti di persona. Ber-lusconi avrebbe invitato Bossi a pensare «al Paese e anche agli elettori». Ma la risposta sareb-be stata secca: «Tu pensa agli elettori tuoi, che io penso ai miei».

Nel frattempo, Bossi abban-dona gli scranni del governo e

si avvicina a Davide Marantelli, deputato pd varesino ma anche amico di vecchia data: «Con questo governo gli dice i. gruppi europei si prenderanno le nostre banche e le nostre rnu-rticipatizzate». Il democratico insubrico resta della sua opinio-ne: «Bersani avrebbe potuto chiedere le elezioni e certamen-te vincerle. Ma ha anteposto l'interesse dell'Italia a quello di partito e personale. Restare fuo-ri è pavidità».

Poi, è veramente finita. Uscendo da Montecitorio, Bussi ribadisce: «Andremo all'opposi-zione. Come si fa a sostenere un governo che farà portare via tutto e che privatizzerà le muni-cipalizzate?». Le agenzie parla-no di un leader padano che si sentirebbe «tradito» da Berlu-sconi. Ma chi ha parlato con lui lo definisce, semmai, sconcerta-to: «E più di un anno che gli di-ciamo che sta sbagliando. E adesso ci viene a chiedere di fa-re il governo con il Pd e l'Udc».

Roberto Maroni sta per parte-cipare all'ultimo Consiglio dei

ministri del quarto governo Ber-lusconi. Lascia il più importan-te ministero della Repubblica ma sembra genuinamente sen-za rimpianti: «Ho fatto tutto quello che potevo fare, anzi, de-vo dire qualcosa di più di quel che mi aspettavo». Resta il fatto che ora siete all'opposizione: «Io credo che ora si apra una prospettiva sul piano politico davvero interessante».

Per il Carroccio d'opposizio-ne, il primo banco di prova sa-ranno le amministrative 2012.

E lì che la Lega dovrà dimostra-re la sua forza per reimpostare un eventuale rapporto nuovo con il Pdl. Sarà un caso, ma ieri mattina Marmi era in compa-gnia del sindaco di Verona Fia-vio Tosi. Che pare assai tentato dalla corsa solitaria, senza il Pdl: «Andare da soli non ci spa-venta, lo abbiamo fatto anche nel 2607. Se Lega e Pdl si divi-dessero a livello nazionale, è chiaro che diventerebbe una conseguenza quasi naturale».

Marco Cremonesì RIPRODUZiONE RISERV:7A

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Bersani: è ora della liberazione L'esultanza del leader. Di Pietro apre: Però si vada al voto nel 2012

ROMA Il governo Berlu- sconi si è dimesso «ed è il Pd che lo ha mandato a casa». Pier Luigi Bersani, il segretario dei Democratici, non nasconde la sua soddisfazione: «Una giorna-ta di liberazione dell'Italia., que-sto è il battesimo del Pd».

Si volta pagina, cambiano gli scenari e così, alla vigilia della sua chiamata al Quirinale, Ma-rio Monti ieri ha sondato di nuovo l'opposizione. Giornata lunga, per lui, cominciata al mattino con un colloquio, defi-nito «informale», con lo stesso Bersani. ed Enrico Letta, il vice-segretario del Pd, ricevuti nel suo nuovo studio di senatore a vita, a Palazzo Giustiniani. Poi,

l'ex commissario europeo ha incontrato anche il leader del-l'Udc Pier Ferdinando Casini e ha parlato al telefono con gli al-tri esponenti del Terzo polo, il presidente della Camera Gian-franco Fini e il fondatore di Al-leanza per l'Italia, Francesco

Il bilancio finale per Monti è lusinghiero: dal Pd, infatti, ha avuto un sostanziale via libera. Bersani e Letta hanno rassicura-to il premier in pectore: «Da. noi lei deve sentirsi coperto, il Pd le lascia ampia libertà nella scelta della squadra». I Demo-cratici, tradotto, non porranno paletti a un governo tutto com-posto da tecnici. L'incontro, pe-

rò, si è chiuso in modo interlo-cutorio. Le condizioni poste a. Monti da Silvio Berlusconi, in-fatti, come la presenza di Gian-ni Letta nel futuro esecutivo, non sono piaciute per niente ad Antonio Di Pietro: l'I& nei giorni scorsi aveva già annun-ciato il suo «no» a una squadra di governo con «il Richeiieu» del Cavaliere di nuovo in cam-po.

Nel pomeriggio, comunque, finita la seduta della Camera, Bersani ha incontrato per un'ora a Montecitorio lo stesso :Di Pietro, incassando l'ok dell'I-& a dare la fiducia al «governo del Professore». Ma restano le distanze. Di Pietro, per esem-

pio, vorrebbe conoscere una da-ta certa di scadenza dell'esecuti-vo, per tornare a votare già nel 2012. «Per noi va bene se que-s to governo arriva tino al 2013», è la tesi invece sostenu-ta dai Democratici. Bersani pe-rò ha definito ugualmente «molto positivo» il faccia a fac-cia con il leader dell' Idv: «Ci è sembrato di cogliere una dispo-

Passo Indletro Casini: la politica sa fare un passo indietro per farne fare uno in avanti al Paese EZZIWWW25202020202022

nibilità...». Di Pietro, dal canto suo, ha ribadito che non accet-terà mai Gianni Letta. «Noi — ha detto aspettiamo con fi-ducia di vedere cosa vuole fare Monti, con chi e come». Insom-ma, se la squadra, il program-ma e la durata del governo fos-sero compatibili con le richie-ste dei dipietristi, sarebbe pos-sibile il voto di fiducia. Altri-menti resterebbe l'appoggio esterno. La linea dell'Idv tutta-via si è notevolmente ammorbi-dita rispetto ai «niet» iniziali: «Possiamo arrivare a votare la fiducia a Monti se si fanno tre o quattro misure qualificate nel segno dell'equità sociale e se il governo di emergenza du-

rerà finché deve gestire appun-to l'emergenza», la sintesi effi-cace di Massimo Donadi, capo-gruppo alla Camera dell'Italia dei Valori. Dal Terzo polo, inve-ce, sostegno assoluto: «Non c'è spazio per furberie e giochini sulle spalle degli italiani — ha detto Pier Ferdinando leader dell'Udc . Bisogna da-- re vita a un nuovo governo e Monti è la persona giusta». Fi-ducioso anche Francesco Rutel-li, dell'Api: «Domani (oggi, ndr) si aprirà una nuova era. Non avremo un governo delle opposizioni ma un governo di. larga convergenza».

Fabrizio Caccia C RIPRODUCA:. RISERVA.Th

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11 retroscena I cubbi nel partito

Ma nel Pd dopo la festa. è il momento dei. Umori

-per la linea dei sachfici segretario va in sezione: non svenderemo i valori

ROMA C'è la soddisfazione, per- ché Berlusconi se n'è finalmente anda-to. Ma c'è anche la preoccupazione per l'avventura che il Pd si accinge a intra-prendere. Pier Luigi Bersani, accompa-gnato da Enrico Letta, ha cercato di ta-stare il terreno con Mario Monti, per ca-pire quali sono le sue intenzioni. So-prattutto sulle linee di politica econo-mica, il segretario ha avanzato le propo-ste del suo partito, aia non ha ricevuto risposta.

Su un punto, però, il leader del Pd è stato tassativo e dopo l'incontro ha con-fidato ai suoi di aver strappato almeno questa condizione: «Al governo devono esserci solo tecnici». E se il Pdl dovesse fare muro su Letta? il «no» del segreta-rio è stato netto. Ma se Berlusconi do-vesse insistere veramente fino in fon-do? Nel Pd ci si rende conto che non si può far saltare il tavolo del governo: bi-sognerebbe accettare, benché Di Pietro abbia già fatto sapere che su quel nome lui non può transigere. A quel punto per il Partito democratico potrebbe en-trare Enrico Letta oppure Sergio Chiam-parino e per il Terzo polo

Sono tanti i problemi che il Pd dovrà

affrontare, esaurito l'entusiasmo della prima ora. C'è soprattutto una data che preoccupa Bersani e i suoi. Quella di gennaio, quando gli ammortizzatori so-ciali saranno esauriti. Allora nella Cgil, inevitabilmente, salirà la tensione. A lar-go del Nazareno si terne che una politi-ca economica troppo dura crei dei pro-blemi nei rapporti tra il partito, il sinda-cato e gli elettori. «Se pensano di tocca-re l'articolo tS, io e molti altri andremo in trincea», minaccia Cesare Damiano. E anche il responsabile economico Stefa-no Fassina. è in allarme. .Del resto, in questi giorni non ha mai fatto mistero di ritenere che «un gover-no d'emergenza non sia necessa-riamente meglio delle elezioni anticipate».

La paura di una politica «la-crime e sangue» è grande dentro il Par-tito democratico. E altrettanto for-te è quella di non. essere capiti dai militanti. Per questa ragione ieri Bersani è an-

dato nella sezione del Pd di via dei Giub-bonari, storica sezione del fu Pci. Il se-gretario vuole rassicurare il «suo» popo-lo e far comprendere a tutti che il parti-to non svenderà i propri valori imbar-candosi in questa avventura governati-va. L'ansia di spiegare, smussare gli an-goli e sopire sospetti e inaldipancia è ta-le che l'altro giorno Bersani ha inviato una e mali a tutti i parlamentari per mo-tivare la ragione del suo sì a Monti: in questa fase è più che mai necessario «un governo di emergenza per i cittadi-

Confronto Francesco

Rutelli (a sinistra)

e Sergio Chiamparino

ni e i lavoratori». Ha usato un lessico ti- pico del partito comunista, il segretario, pur di fugare le inquietudini dei suoi. Che sono molte. Persino un bersaniano come il presidente della Regione tosca- na Enrico Rossi appare molto prudente. Non dice di no al governo Monti, però ritiene che «se l'Italia fosse un Paese normale bisognerebbe andare al voto».

Ma nel Pd non c'è solo chi teme che questa avventura governativa finisca male, I massimi dirigenti, da D'Alema a Veltroni e Letta sono convinti della bon - tà di questa operazione. Quarantenni co- me Andrea Martella e Francesco Boccia, addirittura, esultano: «E come se fosse caduto il muro di Berlino, adesso final- mente ci divideremo non su chi è più

antiberlusconiano ma sulle cose serie: sulla linea di politica economica e so-

ciale». E in verità il Pd su que- sta materia si sta già divi- dendo: il dalemiano Matteo Orfini ha dichiarato che con-

sidererebbe una «provocazio- ne» l'ingresso del senatore Ichino nel governo Monti e il veltroniano Tonini lo ha rim- beccato accusandolo di pro-

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nunciare «parole sconsiderate» , --,,\, s•-•. , , -.' h:« :,hkt&.» k... ‘k. Ma nonostante le tensioni e le paure. Bersani, pur procedendo con i piedi di M ns, .~w, ~---,

:' \-""' P\-"u piombo, non si tira indietro, Nemmeno di fronte alle obiezioni di chi, come Ar- A Palazzo Giustiniani il turo .Parisi, ritiene che con l'esito di que- «premier in pectore» sta crisi siano «morte la politica e, .for-- Mario Monti ha avuto se, anche la democrazia». Sono dubbi un incontro con il che il segretario comprende, ma non. segretario democratico condivide. Dubbi a cui replica con que- Pier Luigi Bersani ed ste parole: «Non abbiamo abdicato alla Enrico Letta. Il Pd ha politica: abbiamo messo sopra tutto gli fatto sapere che Monti interessi del Paese». E Bersani lo ha fat- ha carta bianca to sul serio, perché, come diceva l'altro giorno al Senato Marco Pollini, «senza ''l 7,,,... ,,,tin ,,:ki .,:dv

sprecare tempo e soldi, abbiamo fatto il congresso del partito». Una battuta che Ue 3 ,IMW uece,\:,'ve contiene una verità. Con il nuovo gover- no dei tecnici tramonta, senza bisogno Alle sei del pomeriggio, di un congresso o delle primarie, l'ipote- all'interno della Camera si, osteggiata da una parte del Pd, di Ber- dei deputati, il segretario sani candidato premier: il segretario vi pd Bersani ha incontrato ha rinunciato pur di dare subito un go-- il leader dell'Italia dei verno al Paese. Alle prossime elezioni, Valori, Antonio Di Pietro. chissà a chi toccherà... forse a quel Ren- Al centro: la posizione zi che con il suo staff sta preparando la dell'Idv sul nuovo discesa in campo. governo Monti

Maria Teresa Meli C9) RPROUAIZiONE RISERVAM

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Via al pareggio anticipalo di bilancio Sì alla Legge di Stabilità. La ex maggioranza si ferma a 309 voti

ROMA La Legge di Stabili- tà, contenente il maxiemenda-mento del governo, è stata pro-mulgata dal presidente della Repubblica ieri sera, poche ore dopo 'l'approvazione definitiva in Parlamento e in anticipo sui tempi promessi all'Unione Eu-ropea.

La Camera ha approvato il provvedimento, ultimo atto del governo Berlusconi, con 380 voti, 26 voti contrari e due astenuti. La maggioranza si è fermata però a quota 309 (uno

in più rispetto alla votazione sul Rendiconto) perché 71 «sì» provengono dal Terzo Po-lo: 35 Udc, 23 Fui, 6 Api, 4 Mpa, 3 Liberaldemocratici.

La Legge di Stabilità è stata. lo strumento attraverso cui il governo ha risposto alle pres-santi richieste dell'Unione Eu-ropea di prevedere misure eco-nomiche ulteriori rispetto alle manovre varate in estate. In origine il governo aveva pensa-to di proporre un decreto sullo Sviluppo, poi, a fine settem-

bre, ha presentato alflite una lettera d'intenti in cui ha rias-sunto i principali interventi che il governo aveva intenzio-ne di assumere. Alla richiesta di maggiori specificazioni da parte dell'Ue e di fronte all'at-tacco subito dai titoli di Stato sui mercati, il governo ha deci-so di rispondere con un rnaxie-mendamento alla Legge di Sta-bilità, promettendo di accele-rame l'approvazione.

Nel maxiemendamento so-no spariti alcuni dei temi che

ta del proprio patrimonio im-mobiliare per ricavarne 5 mi-liardi all'anno, per tre anni. An-che sulle pensioni la legge non introduce novità, limitandosi a introdurre una clausola di sal-vaguardia in base alla quale, a partire dal 2026 tutti, uomini e donne, andranno in pensione di vecchiaia a 67 anni Il requi-sito crescerà ulteriormente per raggiungere i 70 anni attorno al 2050.

Timido anche il passaggio sulle liberalizzazioni degli ordi-

6,5 per cento, il tasso dei Btp a 10 anni sui r-rìercato secondano v?nerdi , scorso in deciso calo r spetto a pochi giorni prima

3,7 ,1 rapporto tra deficit e Pii stimato per l'italia nei 2011, molto più contenuto di Ari Paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna

campeggiavano nella lettera al-l'Ue, come le modifiche alle norme sul licenziamento e il piano per il Sud, o le privatizza-zioni delle aziende pubbliche locali. E' stata introdotta ex no-vo, invece, una norma con cui gli enti locali sono stati chiama-ti a concorrere alla riduzione del debito pubblico. Obbligo cui dovranno fare fronte anche attraverso la dismissione del patrimonio immobiliare. Allo stesso modo lo Stato si impe-gna a varare un piano di vendi-

ni professionali con l'elimina- zione delle tariffe minime dei professionisti entro 12 mesi dall'entrata in vigore della leg- ge. Sul terna del lavoro sono stati individuati interventi per agevolare l'apprendistato, l'as- sunzione delle donne e il part time. Hanno fatto discutere l'aumento dell'accise sulla ben- zina per finanziare il bonus fi- scale dei gestori dei distributo- ri di carburante e i 150 milioni. per la legge-mancia. Venerdì scorso il ministro dell'Econo- mia, Giulio Tremonti, ha rispo- sto al questionario dell'Ue, con i chiarimenti in merito alle mi- sure da attuare per rispettare gli impegni presi dal governo.

Antonella Baccano e P:ODUZCNE RiSEr4JA7A

i punti base (0 25%) deil'abbassa-- mento dei tassi deciso dalla Bce (ora a i' 3.,25%) per sostenere e la crescitz3

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\.ia ai iart2Vgit, anticipalo dibiianrio

03,

r)er cento, la crescita striata dei Pii italiano nel 2011, uno dei tassi più bissi tra le grandi econoi-nie rtdtistrtaltzza te o enlergenti

25

per cento, la disoccupazio-ne in italia. Andrebbero però poi aggiunti gli ‹...scoraggiati», vale a dire chi ha smesso di cercare un lavoro

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Fiecítema

In pensione a 67 anni nel 2026

Certificato ratanCate dell'età pensionabile. Pensione di vecchiaia per tutti i lavoratori a 67 anni entro il 20a6 e a 70 nel zop,o. Nel sistema previdenziale, con le ultime riforme,

è l'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa. di vita. e l'allungamento delle «finestre d'attesa» per il primo assegno a 1a-18 mesi.

ti

Laverei

Contributi leggeri sui giovani

Azzeramento, per i primi tre anni, della quota di contribuzione a carico del datore di lavoro che occupi fino a g addetti, per i contratti di apprendistato stipulati negli anni 2012-2016. Successivamente l'aliquota sarà del rozr. Incentivi economici anche per il lavoro femminile.

Stadi

Dipendenti pubblici, mobilita alf8097

Gli statali in soprannumero potranno essere posti «dn disponibilità» con un'indennità pari all'Sost dello stipendio per due anni. Soppresse alcune indennità e rimborsi per trasferimento (esclusi i comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico).

Cessioni

Vendite di immobili ai fondi comuni

Sarà possibile cedere immobili pubblici attraverso il conferimento o il trasferimento degli stessi a uno o pili fondi comuni di investimento immobiliare o a una o più società, l proventi andranno alla riduzione del debito pubblico. Prevista la dismissione di terreni agricoli.

PrefesskEd

'I ariffe minime, addio in 12 mesi

Liberalizzazione degli ordini professionali con l'eliminazione delle tariffe minime dei professionisti entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge. Si all'introduzione delle società di capitale, Ma dal mondo dei professionisti sono arrivate diverse critiche,

Bemina

Tasse più care sui carburanti

Nuovo aumento delle accise sulla benzina e sul gasolio dal 2012. Le aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio sono fissate dal primo gennaio 2012 a 614,20 C a 47120 erro per mille litri di prodotto e dal 2°13 a 614,7o curo e a 473,70 curo per nulle litri di prodotto.

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>l L'analisi Le ipotesi sulle richieste ci crecito all'Fmi e gli interventi ci Francoforte

Fondo monetario e .Bce ,

la rete scatta solo a richiesta MILANO Le procedure si è

incaricata di ricordarle ieri da To-kyo in prima persona Christine Lagarde, direttore generale dell'F-mi. Qualunque sostegno finana ziario dell'Italia al Fondo moneta-rio internazionale, ha detto La-garde, può partire solo da una ri-chiesta «volontaria» da parte del-l'Italia.

Non è un segreto, anche se la francese lo ha smentito giorni fa a Cannes, che i'Fmi aspetta con impazienza quel gesto da parte di qualunque governo sia in fun-zione a Roma. Anche ieri Lagar-de ha tenuto a precisare che il ca-so italiano è diverso da quelli di Grecia, Irlanda e Portogallo. I tre piccoli Paesi della periferia sono coperti, e di fatto isolati dal mer-cato per anni, da un programma congiunto di finanziamenti del Fondo monetario e dell'Unione europea. Per l'Italia invece si trat- ta soprattutto ha insistito ieri. Lagarde • di ritrovare stabilità politica e credibilità nelle misure di riforma dell'economia.

Rispetto agli altri Paesi in diffi-coltà tuttavia resta anche un'al-tra differenza. Anche qualora ser-visse, un piano per togliere com-pletamente l'Italia. dal mercato colmando i suoi bisogni di finan-ziamento con fondi degli organi-smi internazionali, sarebbe lini-possibile. Il Fondo da solo avreb-be problemi a coprire gli oltre 650 miliardi di euro che sarebbe-

Francoforte Per Stephen King (Hsbc) unica «linea di fuoco» in grado di fermare il contagio oliò essere attivata dalla Bce di Mario Draghi

WashIngton Ma alla Bce manca il consenso necessario per una linea aggressiva e risolutiva di interventi sui debito come negli Usa

ro necessari per un pro-gramma triennale come per l'Irlanda (più almeno 50 per il sistema banca-rio). E il nuovo fondo sal-vataggi europeo potenzia-to, dopo lunghi mesi di ne-goziati feroci, appare nato morto: l'assicurazione sul primo 20-25 per cento di per-dite sui bond. viene oggi gin.- dicato, dagli investitori, insuf-ficiente a coprire il rischio Ita-lia; e il «veicolo» speciale per raccogliere i contributi dei Paes emergenti per adesso stenta a partire.

In questo quadro piuttosto pre-cario, gli attori del mercato se-- gnalano per l'Italia aspettative sempre più precise. Una nota di Jp Morgan di venerdì sostiene che il livello alla lunga insosteni-bile dei tassi su Bot e Btp e la fra-- gilità della situazione politica non danno molta scelta all'Italia. Secondo jp Morgan, il nuovo go-verno dovrà accordarsi con l'Fmi per una linea di credito sui pros-

Pagina 18 Via ai imregido anticipato di ['lincio

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simi 12-18 mesi e nel frattempo dovrà continuare a finanziarsi in parte da solo sul mercato.

L'analisi sempre di venerdì di Stephen King, capoecono-

mista di Hsbc, è anche più drastica: l'unica. «linea di fuoco» in grado di fer-mare il contagio può es-

sere attivata dalla Banca centrale europea di Mario

Draghi. Eppure dentro e at-torno alla ISce manca il con-senso necessario per una li-nea aggressiva e risolutiva di interventi sul debito come in Gran Bretagna o negli Stati Uniti (e anche in Svezia ne-gli Anni go).

Il queste condizioni il fu-turo governo di Mario Mon-ti, se riuscirà a decollare la prossima settimana, avrà su di sé le attese dell'intera

comunità internazionale. La speranza di molti è che riesca a rispondervi con un avvio bruciante di interventi che

riportino fiducia e accesso ai mercati per l'Italia. In

caso contrario, si apri-. ranno per Monti, per

Christine Lagarde e per la Bce molti di-lemmi complicati.

Federico Fubini RIPPODU2IGN ■I RISERVA

li numero uno della Banca centrale europea Mario Draghi e la responsabile del Fondo monetario internaziona-le Christine Lagarde

Pagina 18 Via A greggio anticipalo li bilancio

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Dietro la crisi, c'è il rischio na5coslo di «sospendere» le regole di PIERO (MULINO

Da noi, il governo si dimette e gliene subentra uno — presieduto da un senatore a vita, il professor Mario Monti, nominato alla bisogna dal presidente della Repubblica — denso di molte incognite e di qualche (inquietante) certezza. Primo scenario: il governo Monti ha il sostegno, oltre che di altri partiti, del Popolo della libertà — già al governo — e del Partito democratico, finora all'opposizione. ll singolare connubio salutato come prova di responsabilità. Ma nessuno si chiede se, e come, sarà possibile fare quelle «riforme di struttura» che il Pdl aveva sempre promesso, e mai fatto, e il Pd sempre avversato. Secondo scenario: il governo Monti ha il sostegno solo del Partito democratico e di qualche altro partito d'opposizione. Governa chi ha perso le elezioni. Si ignora ---- per le stesse ragioni del primo scenario — se le «riforme di struttura» vedranno mai la luce. Terzo scenario: il governo Monti non ottiene la fiducia del Parlamento. Si va ad elezioni. Sarebbe la soluzione migliore se le campagne elettorali non durassero uno sproposito, mentre la speculazione internazionale minaccia di farci a pezzi. Traiamone qualche conclusione. Prima: governo e Parlamento non erano certi di voler, o poter, tenere fede alla legge eli stabilità addirittura subito dopo averla approvata. Seconda: ll presidente della Repubblica ha supplito al loro immobilismo con una decisione che sarebbe difficile definire di democrazia rappresentativa e non piuttosto ascrivibile, se non a una monarchia costituzionale, a una Repubblica presidenziale. Riassumiamo: approvata, pro forma, la legge di stabilità, e licenziato il governo che la aveva presentata in Parlamento, ottenendone il consenso, tornano in forse le «riforme di struttura». Impegnare il governo Berlusconi a farle, non lo avrebbe assolto da non averle fatte prima, ma sarebbe stata, almeno, una prova di elementare senso comune. :Berlusconi era caduto non per essere stato sfiduciato dal Parlamento — gli era già accaduto in varie circostanze di «andare sotto» — ma perché le opposizioni, i media e una parte dell'opinione pubblica avevano deciso che se ne doveva andare. Che il suo governo non godesse più della credibilità dei mercati, dei nostri partner europei e della fiducia di molti italiani era un fatto. Ma,

in democrazia, i fatti, per tradursi in politica, devono essere certificati da procedure previste; non possono essere generati dai desideri, ancorché legittimi, dei giocatori. Diciamo, allora, che, forse, tutti quelli che le riforme non le vogliono si sono presi un po' di tempo con l'intenzione di non parlarne più. Un caso di opportunismo politico, legittimato da un machiavello presidenziale. Un ;Atto fatto e che la Girenza di credibilità dei nostri governi, quale ne sia il colore, è dovuta a quella parte dell'Italia., politica, economica, sociale, la cui :Attira è antitetica ai principi di una democrazia liberale. Ma è un altro fatto che, per recuperare credibilità, bisognerebbe uscire dal circolo vizioso «cultura: politica ad esse ostile-riforme strutturali necessarie» e farle, le riforme. Invece, ad ogni crisi, il sistema diventa sempre più chiuso e la «società aperta» sempre più lontana; si invoca più interventismo pubblico; si promuovono nuovi diritti sociali che aumentano la spesa e le tasse, danno nuovi poteri alla classe politica, ne alimentano clientelismi e corruzione. Per uscire dalla crisi si parla, adesso, di una patrimoniale. Che finirebbero col pagare i poveracci che si sono comprati l'appartamentino in città e in qualche modesta località balneare (vista-cimitero invece che vista-mare) e investito i

quattro risparmi in buoni del Tesoro, essendo i grandi patrimoni già stati infrattati da tempo in qualche società estera. Gli italiani silenziosi e pazienti, che lavorano sodo, pagano le tasse, risparmiano nonostante tutto, ci avevano evitato, finora, la bancarotta, cui sono stati, invece, lo statalismo e il dirigismo ad avvicinarci, con un debito eli quasi duemila miliardi; relazioni industriali congelate; una giustizia civile lenta, farraginosa, e penale, lunatica; una crescita prossima allo zero; una molteplicità di veti di fronte a ogni novità. E, quesfultima, l'Italia minoritaria delle oligarchie occulte, progressiste a parole, conservatrici nei fatti, che è sempre alla vigilia di un qualche 25 luglio e tiene il Paese in una condizione di perenne 8 settembre. Ha dissipato la credibilità che, nell'immediato dopoguerra, i De Gasperl, gii Einaudi, i Costa, avevano ricostituito in un regime di libertà. Ora, ha «sospeso» quei tanto di democrazia che ancora c'era e che si concretava nella scelta elettorale fra destra e sinistra in un sistema bipolare. Con hegeliana, e gattopardesca, «astuzia della ragione», promette di salvarci dalla crisi. Ma resta ancorata a tutto ciò che l'ha provocata.

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IL CAMBIO l 2

e due velocità di mercati e ist zioni di MASSIMO NAVA.

"•••.:'" a nascita del governo Mon- ti, annunciata prima del parto ufficiale, ha fatto scendere lo spread e risali-

- „„2". re la Borsa. Un crore in-formatico di un'agenzia di rating lla gettato nel panico, per una mancia-ta di minuti, la Francia e fatto teme-re l'allargamento del contagio. So-no due facce della stessa proble ma-fica: il peso delle notizie sulle eco-nomie e i tempi di reazione della politica. In altre parole, la velocità con cui i mercati reagiscono a noti-zie che circolano globalmente in tempo reale non coincide con il rit-mo delle decisioni politiche nazio-nali e continentali, che dovrebbero accompagnare o contrastare i mer-cati stessi.

DM le gravi responsabilità dél go-verno Berlusconi c'è la lentezza del-la reazione, oltre ad avere camuffa-to le notizie sulla crisi, negando l'evidenza («i ristoranti sono pie-ni»), Il che è paradossale per il Cava-liere mediatico. La crisi Italiana, e in generale della zona euro, può es-sere raccontata come somma di due lentezze: quella dei governi ri-spetto all'allarme e quella dell'Euro-pa nel fronteggiare il problema, quando sarebbe stato addirittura necessario anticipare le contromi-sure. Ma la velocità, pur necessaria, apre un problema di democrazia, come delega delle decisioni e ruolo

della politica nell'economia. I gover-ni devono tenere conto dei partiti e delle opinioni pubbliche, risultano prigionieri di veti e in ritardo rispet-to alle urgenze. li governo europeo, oltre che lento e impacciato, non sembra essere la somma di volontà dei governi membri, ma espressio-ne di chi in questa fase ha più peso, ovvero Francia e Germania. La legit-timità dell'asse Berlino-Parigi è nel-la logica delle cose, ma c'entra poco

col consenso degli europei e ancora meno con decisioni che non sono davvero tutte prese all'Eliseo o alla Cancelleria, ma alla Bce o al Fondo Monetario. Talvolta sull'onda dei pareri delle agenzie di rating. Agen-zie che dovrebbero essere finalmen-te oggetto di profonda riflessione, non solo per metterne in discussio-ne potere e autorevolezza, ma so-prattutto abnorme influenza sulla politica e sull'economia reale, in

quanto, troppo spesso, «centro» persino inquietante della notizia.

In questo quadro, il motore euro-peo rischia d'impazzire, essendo una realtà istituzionale in cui la poli-tica ha poteri d'intervento limitati sui mercati e sulla moneta.

La corsa contro il tempo del Par-lamento italiano per approvare la legge di stabilità e la possibile nasci-ta in ventiquattro ore del governo Monti rientrano in questa dinami-ca, L'urgenza delle decisioni contra-sta coni tempi di un processo elet-torale e con i tempi fisiologici della politica. La velocità può aprire un problema di legittimità democrati-ca, Ma è evidente la volontà del Pae-se (istituzioni, pwti sociali, media, opinione pubblica, una parte mag-gioritaria del partiti) di fare in fret-ta. Con queste premesse, la fretta può restituire primato alla politica, oltre che fiducia nel sistema Italia.

Nell'epoca in cui la notizia può condizionare l'economia e la veloci-tà è la misura della politica, il con-senso reale e il sostegno di una lar-ga maggioranza di forze politiche diventano però criteri di salute di una democrazia. I ritardi della poli-tica sono gravi, ma gli effetti di deci-sioni senza consenso possono esse-re catastrofici. La Grecia è stata un esempio. L'Italia potrebbe essere un modello.

C M PODUZ,), E RISERVA

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IN BREVE

TRAGUARDO. L'Europa assegna atta Coppa di Parma la denominazione igp

BOLOGNA – Con il definitivo ri-conoscimento europeo attribui-to alla Coppa di Parma Igp (pro-dotta a Parma, Reggio Emilia, Modena e in Lombardia) salgo-no a 34 le denominazioni Dop e lgp della regione. «Un riconosci-mento — commenta l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni — che premia i produt-tori e l'intero settore agroalirnen-tare della nostra regione.

PAC. Bruni (Cogecab «Tutela dell'ambiente e sostegno alla produzione»

BOLOGNA — «La prossima ri-forma della Pac deve perseguire un equilibrio tra le esigenze di tu-tela dell'ambiente e la crescita pro-duttiva agricola». A dirlo è Paolo Bruni, presidente del Cogeca, che ha aggiunto: «Ora che è stata pre-sentata una proposta di riforma dobbiamo passare dal momento delle critiche a quello delle propo-ste».

L'APPELLO. Coldiretti: «Le risorse devono andare agli agricoltori veri»

ROMA — «Le risorse devono an-dare agli agricoltori professiona-li, quelli che lavorano e vivono di agricoltura». Lo ha detto il presi-dente della Coldiretti Sergio Ma-rini nel presentare al primo Fo-rum nazionale dell'agroalirnenta-re il documento comune delle or-ganizzazioni agricole sulla rifor-ma della politica agricola al Mi-nistro Saverio Romano.

LA PREVISIONE. Cia: «Per l -agricoltura un 2011 ancora molto difficile»

ROMA — «Per l'agricoltura italia-na si annuncia un 2011 ancora dif-ficile. Frena la produzione (meno 0,5-0,8%) e il valore aggiunto che, pur registrando un aumento tra lo 0,7 e l'1,29A:), mostra un certo rallen-tamento rispetto ai risultati positi-vi dei primi mesi dell'anno». Que-ste le prime stime della Cia- Confe-derazione italiana agricoltori sull'andamento del settore sulla base delle rilevazioni Ismea.

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press unE 13/11/2011 il Resto del Carlino

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PREOCCUPATE Nei primi sei mesi la produzione del Parmigiano Reggiano è cresciuta del 6,8%: il suo prezzo, ora, è di l 0,5 euro al chilo

press unE 13/11/2011 il Resto del Carlino

IL BORSINO ALL'INGROSSO RILEVAZIONE PREZZI SETTIMANALI 7.11 NOVEMBRE

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Parmigiano e Grana, vola Veva. Ma la produzione cresce troppo Per il re dei formaggi torna l'incubo delle quotazioni 'dal-aule'

Lorenzo FrassoldatI PARMA

ALLARME sovrapproduzione per il Parmigiano Reggiano. Nella fo-od vallee emiliana le cifre sull'au-mento della produzione di forme del re dei tbrinaggi (-t 6,8% la me dia dei primi dieci mesi del 2011, dati del Consorzio) evocano scena-ri da incubo, cioè il ritorno a quel-le quotazioni da fame (tra 7 e i 9 curo al chilo) da cui sí è usciti solo nella primavera del 2010 grazie a una politica di programmazione produttiva e rilancio dell'export,

OGGI le quotazioni sono sui 10,5 curo ed ecco che la stabilità dei prezzi, dice Giuseppe Alai, presi-dente del Consorzio «diviene ele-mento imprescindibile per pro-grammare investimenti, rafforza-re l'export e rendere più efficaci le azioni della società commerciale 14S, che ha raggiunto l'obiettivo record di 188,000 forme ritirate». Per questo l'assemblea del Con-sorzio ha votato quasi all'unanimi-tà le linee guida dei piani produtti-vi che limitano allo 0,8% all'anno la crescita dei volumi produttivi, introducendo anche contributi ag-giuntivi a carico di quanti supera-no il plafond. «Il tenia del gover-no della produzione insiste Alai — è una condizione essenzia-

le per dare stabilità ai redditi dei produttori e superare le oscillazio-ni di prezzo».

COME per vino, ortofrutta, pasta e salumi la chiave è l'export: 'giri il Consorzio investirà 7 milioni di curo destinati al mercato europeo (Germania, Regno Unito e Fran-cia) e al resto del inondo (Usa, Giappone, Canada, Cina e Rus-sia). Intanto il settore dei formag-gi duri (in primis Parmigiano, il più imitato, e Grana padano,

più esportato) macina record in Ylii comparto, il lattiero-caseario, che coi suoi 14,2 miliardi di fattu-rato è la punta di diamante dell'affine EltarC nazionale,

SECONDO dati Assolate, il com-parto ha visto crescere dal 2005 al 2010 le proprie vendite all'estero del 40% in valore, e il trend conti-nua: nei primi sette mesi del 2011 le quantità esportate crescono di crescono un ulteriore 5%. 1 due Grana dop da soli sviluppano i tre quarti del

totale del valore dei formaggi top esportati; e il loro export nel 2011 continua a tirare (+4%).

SE IL SETTORE non è. così per il :latte destinato s l'.

Tant'è che finora il mercato del latte andava su un doppio binario: chi produ-ceva per i due Grana dop spunta-va un prezzo tra i 50-60 centesimi/ litro, chi per il consumo fresco un altro, molto più basso. E anche il recente accordo sul prezzo del lat-te alla stalla siglato in Lombardia,

L,TTE ii ROSSO Il prodotto per il consumo fresco non spunta più di 40 centesimi al litro

ma a valere per tutte le regioni del Nord, per poco più di 40 centesi-mi/litro non entusiasma gli alleva-tori. «Pura sopravvivenza», commenta Tiziano Fusar Poli, presidente di latteria Soresina e vicepresidente Fedagri «Francia e Germania producono a meno, è vero. Ma noi abbiamo costi peculiari tutti nostri: gli affitti dei terreni, la ma-laburocrazia, l'energia più cara del 30%, E poi dal 2015 scompari-ranno le quote».

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CURATORE Gorgo Melandrì

FAENZA UNA frase di Jorge Luis Borges («Nessuno è la patria, tutti insie-me lo siamo») è il filo conduttore di Enologica 2011, il salone del gu-sto emiliano-romagnolo in pro-gramma da venerdì a domenica prossimi a Faenza Fiere (uww. enologica,ag), (di n'affe r mazio ne che è lo specchio dell'Italia in cu-cina», spiega il curatore Giorgio

Melandri. Anche in omaggio ai 150 anni dell'unità d'Italia, Enolo-gica 2011 guarda alle radici della nostra cucina con lo sguardo rivol-to alle tendenze del Momento. Accanto alle 150 cantine presenti coi loro vini sono previsti eventi, incontri, Ilash-mob e nogastron o-miei. Grande spazio ai social-network: domani dalle 11,30 alle 13 il presidente di FaenzaFiere, Francesco Carugati, e Giorgio Me-

landri risponderanno alle doman-de degli enonauti Skype giorgiornelandri'. Poi `Ca-ravanserraglio', luogo di scambio e confronto, su cibo e dintorni. Ambiente diverso in 'Are you experienced?', laboratori tra lezio-ne e degustazione. Da ultimo 'Il Teatro dei cuochi', in compagnia di grandi chef dell'Emilia Roma-gna.

Lorenzo Frassotdatì

FAENZA DA VENERDÌ LA FIERA DEDICATA AL GUSTO DELL'EMILIA ROMAGNA

'Enologica' vini, sapori e non solo

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press unE 13/11/2011 il Resto del Carlino

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n si tratta di un colpo di stato dei mercati- come qualcuno vorrebbe far credere -, ma di un tentativo disperato di salvarci da soli e non

essere commissariati dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Se i politici temono le lacrime e sangue che un governo tecnico potrebbe imporre, si consolino che la ricetta dell'Fmi sarebbe di gran lunga peggiore. Basta chiedere agli abitanti di tutti queipaesi che hanno sperimentato l'amara medicina dell'Fmi.

Un curatore fallimentare deve essere una persona super partes e rimanere tale. Se ci fosse anche il più vago sospetto che il curatore volesse comprarsi l'azienda, non potrebbe operare serenamente. Per questo l'incarico deve essere dato ad un persona non politica che si impegni a rimanere tale. Assumendo rindisponibilità di Mario Draghi, la persona ideale è Mario Monti. Dini ed altri personaggi di cui si è parlato sono politici, non super partes. Ma proprio per evitare che Monti diventi un nuovo Dini, sarebbe d'uopo che annunciasse fin da subito la sua intenzione a non entrare nell'agone politico dopo la fine del governo tecnico. Nell'interesse di operare in fretta, il curatore fallimentare non costruisce una sua squadra, ma al massimo porta con sè qualche esperto fidato e poi si avvale delle competenze presenti nell'azienda, dopo aver rimosso i manager implicati con il fallimento. Lo stesso dovrebbe fare Monti. Probabilmente non ha tempo per costruire una sua squadra competente. D'altra parte non puo' tenere gli attuali ministri. Come diceva Einstein la defmizione di follia è ripetere le stesse azioni e aspettarsi risultati diversi. Come potrebbe lo stesso governo che ci ha portato a questa catastrofe, farcene uscire? Qualcuno potrebbe obiettare che l'assenza di Berlusconi fa la differenza. Però si deve evitare l'idea che, per i, ministri coinvolti, si tratti di un Berlusconi bis. La presenza di Letta certamente darebbe questa impressione. Meglio promuovere sul campo i direttori generali a ministri e gestire un governo puramelfre tecnico con qualche ~- persona di massima fiducia (come potrebbe essere l'attuale rettore della Bocconi Guido Tabellini) portata da fuori.

Con quale maggioranza? Come Papademos, Monti dovrebbe presentare un prograníma e poi trovarsi una maggioranza, non vice versa. Il Pd e l'Udc gli hanno già garantito il sostegno, difficile immaginare che anche grosse fette del Pdl alla fine non lo votino. L'alternativa e' andare alla urne e molti parlamentari perderebbero posto e pensione.

Monti ha il coltello dalla parte del manico e deve usarlo.

Con quale programma? Da bravo curatore, Monti non deve fare grandiprograrnmi, ma il minimo delle misure urgenti per rimettere il Paese in grado di funzionare. Proprio perché tecnico il governo potrebbe permettersi di fare quelle riforme che i politici sanno necessarie, ma non vogliono fare per paura di perdere le elezioni. Cominciamo dall'eliminazione delle Province e l'accorpamento dei Comuni più piccoli. Proseguiamo poi con il taglio delle pensioni di anzianità e l'introduzione della pensione a 67 anni da subito, per uomini e donne. Per liberare il Paese dai famosi lacci e lacciuoli, il governo Monti dovrebbe liberalizzare le professioni ed abolire il contratto unico. Per liberare l'economia dalla corruzione della politica, Menti dovrebbe privatizzare le municipalizzate, le grandi imprese statali, ed espropriare le fondazioni bancarie, la moderna manomorta ecclesiastica che infetta di politica il mercato del credito e sperperai nostri soldi. Con queste operazioni dovrebbe essere in grado di riportare il rapporto debito su Pil intorno al 100%, una cifra più gestibile. Per impedire poi che i governi futuri sperperino i sacrifici effettuati, come i governi dopo Ciampi sperperarono quelli del governo Ciampì, Monti dovrebbe inserire una legge che rende obbligatorio il pareggio di bilancio, come ha fatto la Spagna.

Monti è sempre stato un campione della concorrenza. Come tale deve ricostituire condizioni concorrenziali sul mercato televisivo. L'oligopolio esistente in questo mercato ha dominato e distorto il dibattito politico. Ricreando la concorrenza, Monti toglierebbe alla Sinistra la più grossa arma contro Berlusconi, forzando il dibattito ad essere sulle proposte e non sulle persone. Una semplice misura, non punitiva, per ristabilire le condizioni di concorrenza nel mercato televisivo, sarebbe introdurre un tetto massimo del 20% dipubblicitàper ciascun gruppo, sia esso la Rai, Mediaset, o chiunque altro, tetto che andrebbe calcolato sommando tutti i mezzi di comunicazione di un gruppo (siano essi giornali, televisioni, o internet).

Il governo dovrebbe poi lasciare che si svolga il referendum sulla legge elettorale, impegnandosi a rispettarne l'esito. Dopo di che Monti potrebbe ritirarsi come Cincinnato, consapevole di aver salvato la Patria.

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LE COSE DA CAMBIARE

L'anomalia italiana è l'inedia della politica di Guido Rossi

ingiusta anomalia, nella quale è venuta a trovarsi l'Italia nella crisi globale,

non trova esclusiva motivazione. nello scontro tra le due forze do-minanti: da una parte il vincitore, cioè la finanza globale e dall'altra il vinto, le politiche nazionali del-le democrazie parlamentari.

Infatti, sia pure in un'economia stagnante, la crisi fmanziaria glo-bale fino a poco tempo fa non ci aveva toccato, per la ragione (che sembrava determinante) che il nostro Paese da tempo teneva una rigorosa linea di contenimen-to della spesa e pertanto del defi-cit e del debito; e.inoltre il sistema

• bancario, a volte anch'esso ingiu-stamente accusato di provinciali-smo, non si era riempito di titoli tossici rischiando il fallimento. Ora ci sono la presenza di garan-zia del capo dello Stato, la decisa approvazione da parte del Parla-mento dei provvedimenti richie-sti, le dimissioni-e il prossimo in-sediamento di un nuovo governo.

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Berlusconi si diniett e, si condiziona

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Il Sole12

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LE COSE DA NON FARE

Con le urne si perdono euro e onore di Giuliano Amato

Tel 1992 l'euro non c'era e le valute dei Paesi europei erano legate fra loro nello

Sme, un sistema monetario comu-ne che le teneva agganciate l'una all'altra entro bande di oscillazio-ne che non potevano superare il 2,5%. Se la pressione dei mercati ne spingeva una in prossimità del margine, scattava l'obbligo di tut-te le banche centrali di sostenerla ed evitarne così la fuoriuscita. Era una garanzia molto forte, ma fum-mo proprio noi italiani a dover constatare per primi che non era (come pensavamo) illimitata e che dallo Sme, quindi, si poteva an-che uscire.

Ai primi di settembre di quell'anno la Bundesbank comuni-cò alla Banca d'Italia che ormai so-stenere la lira metteva a repenta-glio la solidità del marco e quindi dell'intero sistema. Dal lunedì suc-cessivo, perciò, non avrebbe più servito marchi contro lire. L'Italia manifestò la sua sorpresa e tutta-via non poté che prenderne atto.

Svalutò, ma pochi giorni dopo, a causa della debolezza della ster-lina (che avrebbe dovuto fare al-trettanto ma non ritenne di farlo), uscirono dallo Sme prima la stes-sa sterlina e poi la lira, che qual-che mese più tardi, sistemati i suoi conti interni, rientrò. Ora c'è l'eu-ro e, ci dicono i giuristi, con l'euro siamo tutti più garantiti, perché dall'euro non si può uscire. L'euro infatti è la valuta non dei Paesi che l'hanno adottata, ma dell'intera Unione, tant'è che ne stanno tem-poraneamente fuori i soli Stati membri non ancora in grado di farne parte (più i pochissimi che per Trattato hanno ottenuto il co-siddetto "opting out"). Di conse-guenza - questa è la conclusione-si può uscire dall'Unione (il Trat-tato ha una apposita clausola a tal fine) ma non dall'euro.

Temo che contare oggi su que-sta conclusione ci possa portare a scontrarti con la realtà, esatta-mente come capitò quando ci giunse la comunicazione della

Bundesbank, che ho ricordato. Guardiamo a quanto sta succe-dendo in Grecia. Da tempo le ban-che greche sono di fatto escluse dal circuito interbancario euro-peo, cioè dalla canalizzazione che consente alla liquidità che si for-ma nelle nostre banche di scorre-re fra di loro e di alimentarle in permanenza attraverso prestiti re-ciproci secondo le rispettive ne-cessità. È un effetto tipico della cri-si di fiducia che si è determinata e nessuno può costringere unaban-ca a fare diversamente. Da dove vengono allora le risorse fmanzia-He che, sia pure in misura ridotta, continuano a circolare nell'econo-mia greca?

Vengono dalla "Emergency as-sistance liquidity", vale a dire dal-la liquidità che le banche centrali da sempre immettono nella loro qualità di prestatrici di ultima istanza e che nella nostra Unione è consentita dall'articolo 123 del Trattato, a condizione che nonva da direttamente a coprire debiti

sovrani. Ciò significa che la Gre-cia vive oggi con la sola liquidità che le mette a disposizione la sua banca centrale, sino a quando ciò sarà consentito dalla Banca cen-trale europea. E che cosapuò acca-dere il giorno che la banca centra-le greca riceve da Francoforte una comunicazione simile a quel-la che ricevemmo noi nel settem-bre 1992? Checché diciamo noi giuristi, quel giorno la Grecia o chiude i battenti, o lascia che la sua banca centrale continui a im-mettere liquidità, che, comunque denominata, non sarebbe più co-stituita dagli euro dell'Unione.

Realismo vuole, dunque, che la conclusione che sino a poco tem-po fa ritenevamo pacifica venga a dir poco emendata Resta vero che gli Stati non possono lasciare l'euro, ma è un fatto che l'euro può lasciare gli Stati. Alle ragioni della stabilità non si comanda. Se così è, due domande si affacciano subito. La prima è se davvero dob-biamo opporci alle proposte che stanno maturando in Germania (ne discuterà in questi giorni il congresso della Cdu, il partito di AngelaMerkel) per dare unarego-

lazione all'uscita dall'euro. La se-conda è se, regolazione o non re-golazione, l'Italia corra il rischio, vent'anni dopo l'uscita dallo Sme, di uscire anche dall'euro.

Alle proposte tedesche avrei dato mesi addietro una risposta negativa, ora ci penserei un po' di più. Ritengo contraria alla natura stessa dell'euro quale moneta dell'Unione la creazione di due fa-sce - euro debole ed euro forte -dalle quali l'Unione sarebbe spac-cata Ma di sicuro avrebbe più sen-so prendere atto dell'asimmetria che abbiamo creato quando abbia-mo previsto che gli Statinon anco-ra in linea con i parametri richie-sti per l'ingresso nell'euro non possano entrarvi, mentre posso-no invece restarci e non essere neppure sospesi i Paesi che vanno fuori linea dopo esserci entrati. È duro trovarsi soli sul marciapie-de, con una valigia di cartone e al-la mercé dei mercati. Ma la sola prospettiva può indurre ad ado-prarsi con più efficacia per evitar-lo e in ogni caso, come si è visto, può accadere anche oggi a regole immutate.

Può accadere anoi? Nonripete-

rò qui l'elenco delle ragioni, e del-le cifre, che testimoniano della no-stra distanza dalla Grecia e delle molteplici risorse di cui disponia-mo per uscire dai guai in cui ci tro-viamo. È un elenco che tutti i no-stri interlocutori, e gli stessi mer-cati, conoscono benissimo e che può indurli a una domanda ricon-venzionale per noi ogni giorno più imbarazzante: e allora perché non vi decidete a usarle le vostre risorse, perché non riducete i vo-stri costi, perché non eliminate le vostre diseconomie esterne, per-ché non aumentate la vostra pro-duttività, perché non abbassate più decisamente il vostro debito?

La riconvenzionale del resto è arrivata e si è tradotta nelle ben trentanove domande che al Go-verno italiano ha rivolto il com-missario europeo agli Affari eco-nomici e monetari, 011i Rehn. Leggiamole queste trentanove domande e capiremo subito per-ché, nonostante le nostre diffe-renze dalla Grecia, corriamo il ri-schio, al momento, di finire negli stessi guai. In Grecia il governo Papandreou, prima di dimettersi giorni fa, ha adottato e fatto ap-

provare dal Parlamento decine dimisure, tutte quelle che l'Unio-ne europea e lo stesso Fondo mo-netario gli avevano via via chie-sto di adottare. Ma quelle Che si traducevano in norme auto-appli-cative (riduzioni di stipendi e au-menti di tasse) sono diventate operative, tutte le altre, e quindi le riforme più impegnative, sono rimaste sulla carta. La volontà e la capacità di "implementare" de-gli apparati sono state prossime allo zero e la Grecia è soltanto di-ventata più povera.

Ebbene, 011i Rehn, attraverso ciascuna delle sue domande, chie-de all'Italia come e quando "imple-menterà" le sue misure. Quale ri-sposta potrà dare l'Italia, se dopo averle approvate di gran carriera in Parlamento, lascia le misure in Gazzetta ufficiale, il Parlamento lo scioglie e si mette in campagna elettorale? È difficile per forze po-litiche aspramente divise sostene-re insieme un governo che eviti un simile epilogo. Ma devono far-lo se vogliono salvare, insieme all'Italia, il loro stesso onore.

Giuliano Amato RIPRODUZIONE RISERVATA

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Quell'inediadellapoliticaitaliana

LE COSE DA FARE

Per Monti un mandato da curatore fallimentare di Luigi Zingales

n'impresa malgestita, in cui le normali regole di ri- cambio interno non fun-

zionano, o fallisce o viene acqui-sita da un'impresa più efficien-te. Per Stati come l'Italia l'opzio-ne del takeover ostile (altresì no-

' to come invasione straniera) for-tunatamente oggi non è pensabi-le. Resta quindi il fallimento. Nei fallimenti aziendali un cura-tore, non un manager, viene no-minato dal tribunale. Il suo man-dato non è quello di far piani di sviluppo, ma di ristrutturare l'impresa per trasferirla o liqui-darla. Nel caso di un Paese la se-conda opzione non è fattibile, quindi rimane la prima.

Questo deve essere il senso dell'incarico che conferirà oggi Napolitano. Non l'incarico di un governo politico, ma quello di un curatore fallimentare. Un in-carico a tempo, con l'unica fun-zione di risolvere i problemi che questo sistema politico non è sta-to in grado di risolvere da solo.

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Tutti fattori che dovrebbero al-lontanare la minaccia della speculazione sui nostri titoli del debito pubblico. Inoltre

questo, pur superiore a quello di Ger-mania e Francia, non ha avuto gli stessi recenti incrementi, né qualitativamen-te risulta peggiore per due considera-zioni fondamentali. La prima è che cir-ca il 6o% di esso è nelle mani di investi-tori istituzionali italiani e la seconda è che l'Italia ha un debito privato molto più basso rispetto a quello degli altri Paesi europei e che sembra essere il so-stituto dell'atavica vocazione dei citta-dini italiani al risparmio, che anni fa ve-niva seconda solo a q'uella giapponese. L'anomalia italiana può essere spiega-ta individuando le cause della recente crisi finanziaria, che ha origine in un'in-giustificata fede nella razionalità ed ef-ficienza dei mercati e nelle tecniche della finanza globale, che hanno porta-to a indebitamenti vistosi, a gravi squi-libri economici fra Stati e al loro inter-no, con regolatori e legislatori assoluta-mente corrivi.

Le politiche di deregolamentazione, la creazione di incontrollati strumenti della finanza, il convergere di una mas-sa monetaria infilata nei derivati e nel-le banche ombra, che hanno oramai un peso ben maggiore del sistema banca-rio tradizionale, sono fenomeni che, partiti dagli Stati Uniti d'America han-no creato un facile contagio nella stes-sa Europa, in un gioco di flussi finanzia-ri molto più liberi che non il commer-cio ad attraversare i confini nazionali. La tecnologia infatti tiene strettamen-te legate le operazioni delle grandi ban-che, degli hedge fund, degli equity fund, delle security, delle shadow bank, che sono sempre più internazio-nali e globali per loro natura. La man-canza di una disciplina internazionale del sistema monetario ha facilitato il ri-lassamento della politica, sia in Euro-pa, ma soprattutto negli Stati Uniti, do-ve l'alta spesa per i consumi e un conti-nuo deficit di bilancio, oltre che l'enor- me bolla speculativa immobiliare, so-no stati aiutati dalla politica del gover-no cinese che, facilitando al massimo le industrie all'esportazione, ha creato un enorme surplus nella propria bilan-cia dei pagamenti, acquistando beni ma soprattutto titoli americani a bassi tassi e garantendo così il continuo cre-scere della finanza globale. Ma la crisi è scoppiata con la bolla immobiliare e con l'enorme quantità di titoli tossici che hanno devastato via via la solvibili-tà di grandi protagonisti della finanza

globale, costringendo i governi a inter-venire con il denaro dei contribuenti. La storia americana recente ne è l'esempio lampante, così come lo sono state le misure adottate dalla Banca centrale europea e dalla Fed, la quale ultima almeno è soggetta a qualche controllo da parte della politica.

La massa dei flussi di denaro mera-mente finanziario, slegati dall'econo-mia reale, dalle grosse perdite sui titoli tossici, si sono allora spostati alla spe-culazione sui debiti sovrani di Grecia,

Portogallo, Spagna e ora Italia. Né è ora pensabile che questa crisi di siste-ma, di squilibri che mettono a repenta-glio non solo la vita economica, ma quella politica e sociale dei vari Paesi, possa essere guidata esclusivamente dalle filosofie delle banche centrali o delle grandi istituzioni finanziarie. I connessi problemi con le agenzie di ra-ting, con le stesse politiche sul sistema bancario tradizionale di Basilea, piut-tosto che quelle, oltre che della Bce, della agenzia europea di controllo ban-cario (Eba), che deprezza le banche ita-liane, ben meno inquinate di titoli tos-sici rispetto a quelle francesi e tede-sche, rendono evidente l'urgenza di una riforma dei mercati finanziari a li-vello globale. È indispensabile un ri-sveglio non solo della politica, ma di tutti i cittadini che, in mancanza di si-stemi autoritari di passaggio, come era per brevi periodi nell'antica Roma il "dictator", da Cincinnato a Fabio Mas-simo, poi prontamente dismessi, so-stengano governi capaci di stabili mag-gioranze democratiche.

L'anomalia italiana è stata causata da un difetto di democrazia dovuto a una maggioranza che si è sempre più affievolita, continuamente in conflitto con se stessa, che ha messo da parte il ministro dell'Economia, dileggiato co-me novello Catone il censore, per aver tenuto in ordine i conti dello Stato, e con una democrazia basata non sulla di-scussione deliberante ma su provvedi-menti di fiducia. Questa, a stento rag-giunta all'interno del Parlamento, è persa completamente nel mondo. È per l'inedia della politica che è iniziato l'attacco ai titoli del debito pubblico ita-liano e il circolo vizioso dello spread. Qualunque nuovo governo dovrà quin-di avere l'appoggio non solo del Parla-mento, ma di tutti i cittadini per varare immediate misure necessarie, e farsi in-terprete delle riforme della finanza glo-bale a livello non solo interno ma an-che europeo, rivendicando la centrali-tà del benessere di tutti i cittadini e la tutela dei più deboli. Solo così potrà tor-nare il dovuto primato della politica.

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Berlusconi sale al Colle: «Mi dimetto» Nella piazza del Quirinale e a Palazzo Chigi contestazioni e lancio di monetine

Barbara Fiammeri ROMA

Non pensava che il suo ad-dio a Palazzo Chigi avvenisse così, costretto a uscire dal re-tro del Quirinale per evitare i dileggi della folla festante, as-siepata sulla piazza antistante la residenza del Capo dello Sta-to da ore, in attesa delle sue di-missioni. Per Silvio Berlusconi quella di ieri è stata una giorna-ta drammatica perché vissuta con la consapevolezza che si sa-rebbe inevitabilmente conclu-sa con la fine della sua esperien-za di Capo del governo. In mez-zo ci sono stati però alcuni pas-saggi fondamentali. A partire dal pranzo con Mario Monti svoltosi a Palazzo Chigi, prima del voto sulla legge di stabilità che si sarebbe tenuto di lì a qualche 'ora alla Camera. Un faccia a faccia avvenuto a po-chi giorni dal passaggio di con-segne ufficiale con il presiden-te della Bocconi e nel quale il Cavaliere ha sondato la dispo-nibilità del suo successore a mantenere Gianni Letta nel prossimo esecutivo.

La risposta di Monti non è stata positiva («ha detto che la sinistra non vuole», riferirà più tardi). Berlusconi ne pren-de atto e prosegue in quello che si trasforma in un vero e proprio calvario. L'unica nota positiva è la dichiarazione di stima che in mattinata gli ha fat-to pervenire Vladimir Putin, definendolo «uno degli ultimi mohicani della politica».

Davanti a Palazzo Chigi e a Montecitorio sono schierate le troupe televisive di tutto il mondo. Tutti i principali lea-der dell'Occidente attendono di capire che cosa farà il Cava-liere. Berlusconi raggiunge la Camera dall'interno, riunisce alcuni ministri e deputati nel-la sala del governo ed entra

nell'aula. In quel momento a parlare c'è Fabrizio Cicchitto, il capogruppo del Pdl. Tutti i deputati della maggioranza plaudono all'ingresso del Ca-valiere e lo salutano con una standing ovation.

Berlusconi si siede, probabil-mente per l'ultima volta, sullo scranno del premier. Alla sua sinistra c'è Giulio Tremonti. Poco più in là Umberto Bossi. I volti sono tetri, non ci sono scambi di battute. Il premier è impassibile, ascolta Cicchitto che termina il suo intervento. Probabilmente non vede l'ora di lasciare quel banco, dove si concentrano i teleobiettivi del-le macchine fotografiche assie-pate in tribuna stampa. I depu-tati della maggioranza urlano

IL COLLOQUIO L'incontro dura solo venti minuti: al termine il Cavaliere deve uscire da una porta laterale per evitare la folla

«Silvio, Silvio», lui si alza e fa un inchino in segno di ringra-ziamento. È il congedo del Ca-valiere che rapidamente guada-gna l'uscita per tornare a Palaz-zo Chigi, dove presiederà il suo ultimo Consiglio dei mini-stri. Il premier ringraziai colle-ghi, in particolare Gianni Let-ta, che fin dal 1994 è stato il suo sottosegretario alla presiden-za del Consiglio. Di fronte a Pa-lazzo Chigi ci sono centinaia di persone che gridano «dimissio-ni». Il Cavaliere sale in auto e si avvia verso la sua residenza do-ve i membri del'ufficio di presi-denza arrivano alla spicciola-ta. Anche davanti a Palazzo Grazioli trova ad attenderlo una folla di persone che lo inci-

tano ad andarsene. Qualcuno come Roberto Formigoni rea-gisce male e e replica ai manife-Stanti alzando il dito medio. Po-co più in là c'è anche qualche sostenitore: «Silvio non molla-re». Ma tutto è già stato scritto.

Berlusconi deve far rientra-re la fronda del Pdl che minac-cia di votare contro Monti mettendo in pericolo l'unità del partito. La riunione che si tiene nel parlamentino di Pa-lazzo Grazioli è animata ma il Cavaliere fa capire che non ci sono vie d'uscita, che il tempo della trattativa è concluso. La protesta rientra, il Pdl appro-va all'unanimità il documen-to. È il momento del commia-to prima di compiere il passo decisivo. L'appuntamento con Napolitano era stato fissa-to per le 20,30, Berlusconi è in ritardo. Quando il corteo arri-va sulla piazza del Quirinale, è costretto ad attraversare due ali di folla che lo incitano ad andarsene. Qualcuno lancia delle monetine. Il viso del pre-mier è una maschera. Sale da Napolitano, il colloquio dura poco, neppure una ventina di minuti. Tutto del resto era già stato detto.

Quando dal Colle arriva il co-municato ufficiale delle dimis-sioni, Berlusconi ha già abban-donato il Quirinale dall'uscita laterale. La piazza è gremita, sventolano i tricolori; si intona il coro che ha accompagnato l'Italia vittoriosa ai Mondiali di calcio, l'inno dr Mameli, Bella ciao. Il rientro a Palazzo Gra-zioli avviene mentre nelle vie del centro della Capitale co-minciano a suonare i clacson delle auto. Ad aspettarlo l'en-nesimo vertice per mettere a punto la strategia in vista delle consultazioni di oggi. Poi cale-rà definitivamente il sipario.

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Berlusconi sale al Colle: «Aii dimetto,'

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Il Sole

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Via libera a Monti «solo per le misure della lettera Ue»

ROMA

A chiudere il cerchio ci pensa Gianni Letta. Quando Silvio Berlusconi si presenta davanti a Giorgio Napolitano, per rassegnare le sue dimissio-ni, il sottosegretario alla presi-denza del Consiglio ribadisce quanto già aveva detto ai colle-ghi di governo nell'ultimo Con-siglio dei ministri, ovvero che non è intenzionato a partecipa-re al nuovo esecutivo. Un ge-sto che spazza via l'ultima car-ta che Berlusconi aveva tenta-to di giocare in vista delle con-sultazioni oggi al Quirinale. «Non voglio costituire né un problema né un ostacolo», ha detto Letta al Capo dello Stato, ribadendo «il passo indietro».

Berlusconi lo sapeva già. An-che quando durante l'ufficio di presidenza, tenutosi a Palaz-zo Grazioli prima della salita al Colle, l'ipotesi di puntare su Letta viceprepaier aveva ripre-so forza. Quella strada Berlu-sconi aveva già provato a im-boccarla durante il pranzo con Mario Monti a Palazzo Chigi, ricevendo però una ri-sposta negativa dal suo succes-sore. «La sinistra non vuole Letta perché sostengono che sarebbe un segno di continui-tà», confermerà poi il Cavalie-re parlando con i suoi. Ma nel Pdl la fronda che punta a far saltare il banco (gli ex colon-nelli di An più Sacconi, Roma-ni, Rotondi) per tornare subi-to al voto non ci sta. Berlusco-ni torna a ripetere quanto va di-cendo da giorni: «Non possia-mo assumerci questa reponsa-bilità, ne va di mezzo l'Italia e non solo...». Qualcuno prova a convincerlo che non è così, che non si può subire il ricatto dei mercati, ecc. Ma alla fine l'obiettivo prevalente diventa quello di evitare pericolose fratture interne. «Ricordate che siamo sempre noi ad ave-re la golden share, quando vo-gliamo gli stacchiamo la spi-na», ha detto Berlusconi per rabbonire i riottosi.

Si tratta però di definire i pa-letti per l'appoggio esternò al governo Monti. Qualcuno te-me che Monti «lavorerà per il suo futuro politico», di qui la richiesta, a dir poco anomala, di pretendere la «non candida-

bilità» dei tecnici che faranno parte del prossimo esecutivo. La presenza di politici è stata infatti esclusa. Una scelta che consente a Berlusconi di ren-dere meno traumatica la rottu-ra con la Lega.

«Non ci compromettiamo e spingiamoli a mantenersi all'in-terno degli obiettivi indicati dalla Ue», ha confermato il pre-mier uscente. Una linea su cui si schiera gran parte del Pdl. Le «condizioni» che oggi Angeli-no Alfano, assieme ai capigrup-po parlamentari del Pdl, porte-rà all'attenzione del Capo dello Stato sono proprio queste: ov-vero che il programma sia basa-to solo sugli impegni contenuti nei 39 punti della lettera della Ue, che la durata del governo

I VINCOLI Sull'agenda: no alla patrimoniale e sì alla revisione dell'articolo 18 Sui tempi: esaurite le priorità, subito alle elezioni

sia legata alla realizzazione de-gli stessi, che non ci sia nessun ministro politico e che nessun componente del nascente ese-cutivo, premier compreso, si candidi alle prossime elezioni. Alla fine la,riunione del partito si risolve con l'approvazione all'unanimità del documento con cui il partito di Berlusconi dà ufficialmente il via libera al sostegno al governo Monti. È chiaro che l'attenzione si con-centrerà soprattutto sul pro-gramma e la composizione dell'esecutivo. Il voler mante-nere lo spazio d'intervento all'interno della lettera Ue si-gnifica voler a priori escludere interventi quali ad esempio la patrimoniale. I 39 punti di ri-chieste fatte pervenire da Bru-xelles sono infatti strettamente legate alle scelte fatte in prece-denza dal governo Berlusconi. «In questo modo si dimostra che l'esecutivo Monti non do-vrà che attuare quel che il go-verno Berlusconi aveva già pre-visto», spiega un dirigente del partito del Cavaliere.

B.F. E) RIPRODUZIONI- RISERVATA

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le o patrimoniale9 poi la crescita Operazione in due fasi, subito un decreto legge - Manovra correttiva da almeno 25 miliardi

Marco Rogari ROMA

Un decreto al primo consi-glio dei ministri utile, con una pa-trimoniale o, in alternativa, il ri-pristino dell'Ici sulla prima,casa, per dare un segnale rassicurante all'Europa e ai mercati. E con un pacchetto anti-evasione imper-niato sul ricorso alla tracciabili-tà dei pagamenti a tutto campo (almeno dai 200-300 euro) per dare al Paese un messaggio anco-ra più marcato sul terreno dell'equità. Per il momento non ci sono conferme ufficiali, ma le coordinate su cui sembra inten-zionato a muoversi Mario Mon-ti, un volta ricevuto dal capo del-lo Stato l'incarico di formare il

STRETTA SULLE PENSIONI Tra le ipotesi il contributivo per tutti nella forma pro-rata e la progressiva abolizione delle anzianità da affrontare con le parti sociali

nuovo Governo e aver sciolto la riserva, sembrano abbastanza definite. Così come il punto di approdo: mettere in sicurezza i conti pubblici, anche facendo le-va su un nuovo intervento cor-rettivo da almeno 20-25 miliardi, e ridare spinta allo sviluppo con riforme, in primis pensioni e libe-ralizzazioni, e misure mirate per la crescita.

Quella che si prefigura è una sorta di operazione in due tappe congegnata sulla falsariga della lettera inviata dalla Bce al nostro Paese e tenendo conto della mis-siva successivamente recapitata a Bruxelles dall'Esecutivo Berlu-sconi. Un'operazione che sareb-be stata discussa e, almeno in par-te, sviluppata nei colloqui che Monti ha avuto ieri mattina a Pa-lazzo Giustiniani con il numero uno della Bce; Mario Draghi, e ve-nerdì pomeriggio con il nuovo Governatore della Banca d'Ita-lia, Ignazio Visco.

La tabella di marcia prevede-rebbe un intervento d'urgenza immediato subito dopo l'insedia-mento a Palazzo Chigi e un piano di riforme da avviare successiva-mente, ma comunque in tempi stretti, attivando anche su un ta-volo con le parti sociali, almeno per quanto riguarda il lavoro e la previdenza.

Proprio le pensioni potrebbe-ro anche rientrare tra gli inter-venti della prima fase, con l'acce-lerazione del percorso per porta-re per tutti i lavoratori la soglia di vecchiaia a 67 arini(non più nel 2026 ma nel 2020) e l'adozio-ne a tutto campo del metodo contributivo nella forma pro ra-ta per il calcolo dei trattamenti. L'eventuale intervento per giun-gere all'abolizione delle pensio-ni di anzianità dovrebbe essere in ogni caso definito solo dopo il confronto con le parti sociali per poi essere adottato con la manovra correttiva, probabil-mente a fine anno. Manovra che potrebbe però essere anticipata già nella prima fase del Gover-no. E questo non è il solo nodo da sciogliere.

Con tutta probabilità anche te-nendo conto dei numeri e del ti-po di appoggio che avrà in Parla-mento Monti deciderà tra il ricor-so alla patrimoniale e il ripristi-no dell'Ici sulla prima casa per da-re corpo al decreto che sarà vara-to (preceduto soltanto da quello con cui verranno riaccorpati i mi-nisteri). Anche se c'è chi conti-nua a non escludere il varo di en-trambi gli interventi magari non contemporaneamente. Un'altra questione aperta è l'entità del-l'eventuale prelievo sui patrimo-ni. La base di partenza potrebbe essere, sostanzialmente in linea con la proposta contenuta nel manifesto delle imprese, un in-tervento sui patrimoni superiori a 1,5 milioni di euro. Ma tra le va-rie ipotesi in campo c'è anche quella messa a punto da Guido Tabellini, dato nel toto-ministri in corsa per il super-dicastero dell'Economia, che poggia su un prelievo regolare con un aliquo-ta del 5 per mille nell'ambito di un progetto di riforme incentra-to sul rilancio della crescita.

Proprio in chiave sviluppo Monti sarebbe orientato ad am-pliare il ventaglio delle liberaliz-zazioni abbracciando anche i servizi pubblici locali e a discu-tere con le parti sociali un pac-chetto lavoro che, almeno nelle linee guida, prenda spunto dalla proposta Ichino sulla flessibilità in uscita. Anche le dismissioni e la riduzione dei costi della politi-ca (in primis l'eliminazione del-le Province) verrebbero guarda-te con attenzione dall'ex com-missario Ue.

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Legry,e elettorale. nfonna

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Squadra di tecnici «eccellenti» All'Economia Tabellini o interim del premier - Gianni Letta: «Passo indietro, esco di scena»

Lina Palmerini ROMA

Si va verso un Governo di tecnici. Dopo due giorni di tratta-tive, con un Pdl che chiedeva po-sti nella squadra, sembra che Ma-rio Monti sia arrivato a un punto fermo: la lista che sarà sottopo-sta al capo dello stato sarà com-posta di professori ed esperti nei vari settori dell'amministrazio-ne dello Stato. Resta però uno spazio ancora aperto per l'ingres-so di alcune figure politiche ma di certo i margini sembrano assai ridotti. Il via libera ai tecnici è ar-rivato, in primis, dal Pd ma alla fine anche il partito del premier si è arreso. E stato soprattutto il ruolo di Gianni Letta ma anche la posizione di ministro dello Svi-luppo eonomico - in particolare per la delega alle Telecomunica-zioni - a essere oggetto di nego-ziato: il Cavaliere voleva garan-zie ma l'offensiva è stata respin-ta. Ed è stato lo stesso Letta ad an-nunciare il «passo indietro» an-che per il veto del centro-sinistra a una linea di continuità con l'ex Governo Berlusconi. Ma oggi in fase di consultazioni la questio-ne tornerà sul tavolo anche se al

posto di Letta potrebbe arrivare Antonio Catricalà (che lascereb-be libera la guida dell'Antitrust a Bini Smaghi).

Ecco dunque che prende for-ma una lista fatta prevalentemen-te di eccellenze nel mondo dell'università e delle professio-ni. I nomi? Guido Tabellini, retto-re della Bocconi, all'Economia

I PROFESSORI Il rettore della cattolica Lorenzo Ornaghi verso l'Istruzione, il bocconiano Carlo Secchi candidato allo Sviluppo economico

ma non è escluso che sia lo stesso Mario Monti premier a tenere per sé la delega. Ma il vero nome a sorpresa potrebbe essere quel-lo di una donna, Anna Maria Ta-rantola, vicedirettore generale di Bankitalia, che ha una partico-lare esperienza sul mondo banca-rio. Ma restano in pista anche i nomi di Lorenzo Bini Smaghi (che si è dimesso dalla Bce) e Vit-torio Grilli, direttore generale

del Tesoro. E un altro professore bocconiano è candidato allo Svi-luppo economico, Carlo Secchi. Ci si sposta all'Università Cattoli-ca di Milano per trovare il candi-dato all'Istruzione su cui il Vati-cano ha una particolare attenzio-ne: il nome di cui si parla è il retto-re Lorenzo Ornaghi. In realtà, sembra che sul rettore della Cat-tolica ormai sia fatta.

Il vero dilemma sono le figu-re femminili. Finora non ne tra-pela nessuna, l'unica Emma Bo-rino, sembra esclusa per la sua caratura più politica che tecni-ca. Si torna alla Bocconi, a Lan-franco Senn, per uno dei candi-dati al ministero delle Infrastrut-ture, anche se in molti fanno no-tare che un Esecutivo tutto - o molto - targato Bocconi è poco credibile. Sembra invece piutto-sto credibile che Enzo Moavero possa andare al posto di Gianni Letta, ossia diventare sottose-gretario alla Presidenza del Con-siglio. La lunga conoscenza e condivisione dell'esperienza eu-ropea - Moavero era capo di ga-binetto di Monti quando era Commissario Ue a Bruxelles -lo portano in pole position per

affiancare il presidente della Bocconi a Palazzo Chigi.

La vera poltrona che scotta, in-vece, e quella su cui Berlusconi ha combattuto fino alla fine, è la Giustizia. L'ultimo nome è quel-lo di Cesare Mirabelli, ex presi-dente della Consulta e attuale componente del consiglio supe-riore della Banca d'Italia. Anco-ra si sussurra il nome di Umber-to Veronesi alla Salute anche se viene dato in discesa. Molto for-ti - e stabili - sono le quotazioni di Giuliano Amato agli Esteri. Dell'ex premier si parla anche per un ritorno al dicastero degli Interni e nel ruolo di vice di Mon-ti proprio per la sua esperienza politica - necessaria - se davve-ro l'Esecutivo sarà fatto solo da tecnici. Servirà dunque una figu-ra di raccordo con il mondo del-la politica e con le Camere. In questa chiave diventa cruciale il ruolo di ministro per i Rapporti con il Parlamento anche se que-sto potrebbe essere uno dei dica-steri cassati. L'altro punto fermo è infatti quello del dimezzamen-to delle poltrone, dei ministri e dei sottosegretari.

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L'APPELLO

La nuova credibilità passa anche dalle donne di Donatella Stasio e Karima Moual

I e donne? Il governo che dovrà traghettare l'Italia

/oltre la crisi dovrà essere credibile e autorevole, per aggregare attorno a sé il massimo dei consensi, recuperare la fiducia dei mercati, ridare speranza a un intero popolo. Eppure, dalle indiscrezioni che tutti leggiamo, ci sembra che possa nascere zoppo.

Qualche nome è circolato (molto autorevole è quello di Anna Maria Tarantola, vicedirettore della Banca d'Italia) alla vigilia della "formazione" della squadra guidata da Mario Monti, ma non si vede ancora una rappresentanza femminile adeguata alla sfida che abbiamo davanti, sebbene siano tante le figure importanti nel panorama politico, economico e sociale del nostro Paese. Questo è il Governo che dovrà trattare con la direttrice del Fondo monetario Christine Lagarde

e con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Le donne possono non essere marginali.

In vista della nuova stagione politico-istituzionale - e speriamo anche culturale -che abbiamo davanti, sarebbe bene ricordare la spinta propulsiva al cambiamento, civile e morale, di cui le donne sono state protagoniste in questi anni difficili. Tanto più che la crisi di credibilità dell'Italia è un po' anche legata all'immagine distorta della donna che il premier uscente ha contribuito a dare.

Non è questione di quote, ma di sostanza. Ora più che mai è necessario dare all'Europa un segnale forte e chiaro, riconoscendo anche il valore delle competenze e delle energie femminili e l'apporto decisivo che possono dare alla crescita del Paese. Non farlo sarebbe perdere un'occasione di riscatto proprio nel momento in cui l'Italia ha bisogno di recuperare, oltre al debito, anche la dignità perduta.

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I possibili nomi

ECONOMIA SVILUPPO ECONOMICO ESTERI INTERNI

Guido Tabellini

IMACOECONOMICA

Carlo Secchi

AGF

Giampiero Massolo o Giuliano Amato

ANSA

Giuliano Amato o Beppe Pisanu

Per la guida di via XX Settembre prende quota il nome di Guido Tabellini (foto), rettore della Bocconi, università di cui Mario Monti è presidente. Il futuro premier, però, potrebbe anche tenere per sé l'interim. Un'altra ipotesi è quella di Anna Maria Tarantola, vicedirettore generale della Banca d'Italia

WELFARE

Un altro "bocconiano" è da ieri in pole per occupare il ruolo di ministro dello Sviluppo economico: è Carlo Secchi (foto). Per la stessa poltrona restano in campo i nomi di Antonio Catricalà (presidente dell'Antitrust), Enrico Giova nnini (presidente dell'Istat), Piero Gnudi (ex presidente dell'Enel)

GIUSTIZIA

Alla Farnesina potrebbe esser promosso Giampiero Massolo (foto) che al ministero ricopre attualmente il ruolo segretario generale. Non è escluso però che alla guida della diplomazia italiana possa andare Giuliano Amato (che resta in corsa anche per il ministero dell'Interno). Con un governo tecnico esclusa l'ipotesi di conferma per Franco Frattini

INFRASTRUTTURE

*IY L'ex premier (foto) potrebbe tornare al ministero che ha guidato dal 2006 al 2008 durante il secondo governo Prodi. Ma per lui si parla anche della Farnesina. Negli scorsi giorni era circolata l'ipotesi di un altro ritorno, quello di Beppe Pisanu. Idea che però si scontrerebbe con la connotazione prettamente tecnica dell'eventuale governo Monti

ISTRUZIONE MAGOFCONOMICA

Cesare MiràbeUi

Al ministero che Silvio Berlusconi avrebbe voluto conservare a Nitto Palma, dovrebbe andare Cesare Mirabelli (foto), già membro di Csm e Consulta. Ma in alternativa si fanno i nomi di due presidenti emeriti della Corte costituzionale: Ugo De Siervo o Piero Alberto Capotosti

Lanfranco Senn

Lanfranco Senn (foto), ordinario di Economia regionale alla Bocconi, dove ha rivestito l'incarico di direttore dell'area ecomomica della &h ed è direttore Certet (Centro di ricerca in economia regionale, trasporti e turismo). Esperto di infrastrutture, è consulente della Ue. Presidente di Metropolitana milanese

Lorenzo Ornaghi

» Lorenzo Ornaghi (foto), rettore della Cattolica, sembra avere molte chance per assumere la guida del ministero di Viale Trastevere, una posizione sulla quale massima è l'attenzione del Vaticano. Esclusi tutti i nomi politici circolati finora, come quello di Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera vicino a Cl

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Carlo Dell'Aringa

Favori bipartisan sembra incontrare l'ipotesi che al Welfare vada Carlo Dell'Aringa (foto), docente dell'università Cattolica e amico di Marco Biagi, ma gradito anche alla Cgil. Non è ancora stata scartata l'idea del giuslavorista di Pietro Ichino, senatore democratico autore delle proposte di legge sulla «flexsecurity»

IMAAOECONOA ICA AGOECONOMICA

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La composizione. Torna la riforma Bassanini, via i dicasteri senza portafoglio

Marco Rogari ROMA

Dodici, o al massimo 15, mi-nisteri. Con la riduzione al mi-nimo dei dicasteri senza porta- foglio, che potrebbero anche scomparire del tutto. Lo sche-ma del governò ultra-leggero sembra essere quello preferi-to da Mario Monti, che nelle prossime ore dovrebbe riceve-re dal presidente della Repub-blica l'incarico di formare il nuovo esecutivo.

Se l'ipotesi di una squadra in formato light dovesse esse-

re confermata, la nuova strut-tura di governo verrebbe co-struita sul solco della riforma Bassanini, che era stato invece abbandonato dal quarto gabi-netto Berlusconi, giunto ieri sera a fine corsa. Dovrebbero quindi rinascere il super-mini-stero del Welfare, anche sa la Salute potrebbe mantenere al-la fine una struttura autono-ma, e quello delle Infrastruttu-re, Trasporti e Ambiente, che erano stati spacchettati dal Go-verno Berlusconi. Il Turismo potrebbe essere assorbito dal-

lo Sviluppo economico o esse-re trasformato in un semplice dipartimento della Presiden-za del Consiglio, mentre le Po-litiche europee dovrebbero rientrare nell'orbita del dica-stero degli Affari esteri. Dei ministeri senza portafoglio po-Arebbero sopravvivere solo i rapporti con il Parlamento, magari accorpato alle Rifor-me, e forse quello della Pubbli-ca amministrazione, anche se ,

l'obiettivo sarebbe azzerare tutti i mini-dicasteri.

Una netta inversione di rot-

ta, insomma, rispetto all'esecu-tivo Berlusconi, composto da 24 ministeri, alcuni dei quali delle novità assolute. Come quelli per la semplificazione normativa, affidato al leghista Roberto Calderoli, e quello del-le Riforme per il federalismo (il precedente era limitato alle "riforme" istituzionali), guida-to dal leader del Carroccio, Umberto Bossi. Anche il venti-cinquesimo ministero, quello su sussidiarietà e decentramen-to con al timone Aldo Bran-cher che è rimasto in vita solo per poco più di tre settimane (dal 18 giugno al 6 luglio 2010), non aveva precedenti.

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Team «snello»: tetto di 12 ministeri

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Legge di stabilità in tempi record Provvedimento già promulgato da Napolitano - Domani in «Gazzetta»

Valentina Melis Francesco Nariello

In soli due giorni la legge di stabilità 2012 ha completato il suo passaggio in aula al Sena-to e alla Camera. Dopo il via li-bera di Palazzo Madama, ve-nerdì, ieri l'assemblea di Mon-tecitorio ha approvato in via definitiva il provvedimento, con 38o sì, 26 contrari, 2 astenu-ti: A comporre l'ampio fronte di voti favorevoli hanno contri-buito, oltre a Pdl e Lega, i depu-tati del Terzo polo: 35 Udc, 23 Fli, 6 Api, 4 Mpa, 3 Liberalde-mocratici. I deputati del Pd non hanno votato, mentre l'Idv ha scelto il no. Dopo il via

libera al Ddl di stabilità, la Ca-mera ha approvato anche il Ddl di bilancio e la nota di va-riazione. Il presidente della Re-pubblica, Giorgio Napolitano, ha promulgato la legge di stabi-lità, che ora attende solo la pub-blicazione sulla «Gazzetta Uf-ficiale», che dovrebbe avveni-re già domani.

I punti cardine della legge La legge di stabilità (si vedano le schede in pagina e la prima parte del testo riportata nelle pagine 11-15) prevede tagli alle spese dei ministeri per oltre i8 miliardi nel triennio 2012-2014.

Le principali modifiche in-

trodotte al Senato in seguito agli impegni assunti dall'Italia con Bruxelles riguardano enti locali, pensioni, dismissioni e li-beralizzazioni. Dal Patto di sta-bilità degli enti locali, per esem-pio, sono esclusi i cofmanzia-menti Ue, le spese per il censi-mento e quelle per gli stati di emergenza e i grandi eventi, Bei limiti dei finanziamento sta-tale. Si semplificano i criteri per individuare gli enti «virtuo-si».Il comune di Milano, nel ca-so di sforamento del Patto di stabilità nel 2011, nel 2012 non dovrà bloccare gli investimen-ti per Expo e subirà tagli limita-ti sia alla spesa corrente sia al

fondo di riequilibrio. Dal 2026, l'età minima per ac-

cedere alla pensione di vec-chiaia sarà di 67 anni. Gli im-mobili pubblici potranno con-fluire in uno o più fondi di inve-stimento immobiliare o a socie-tà di nuova costituzione. L'in-casso andrà a ridurre il debito. Dismissione in arrivo anche per i terreni agricoli di proprie-tà dello Stato.

Sul fronte delle professioni, è abolito il riferimento al tarif-fàrio per fissare il compenso, che deve essere pattuito per iscritto fra professionista e cliente. Prevista l'istituzione di società fra professionisti.

Gli Ordini dovranno essere ri-formati, tramite Dpr, entro un anno dall'entrata in vigore del-la legge di stabilità.

La protesta degli awocati L'avvocatura, riunitasi ieri a Ro-ma con la partecipazione di 130 Ordini, Cassa forense e associa-zioni, ha annunciato l'intenzio-ne di mobilitarsi contro le misu-re che introducono la riforma delle professioni e ha dichiara-to di essere pronta a sollevare la questione di costituzionalità sia sul Ddl stabilità, sia sulla ma-novra di agosto. A chiarire la posizione dei legali è stato il presidente del Cnf, Guida Al-

pa: «Solleveremo eccezioni di incostituzionalità sul decreto di agosto, che in materia di pro-fessioni è contrario alla Carta, così come eccepiremo l'illegit-timità dei regolamenti ministe-riali che secondo la legge di sta-bilità dovrebbero disciplinare gli ordinamenti».

Sotto accusa, in particolare, c'è il ricorso alla delegificazio-ne, attraverso lo strumento del Dpr, per attuare la riforma. Se-condo Alpa, poi, le norme sulle società di mero capitale «ri-schiano di penalizzare soprat-tutto i giovani professionisti ren-dendoli solo dei dipendenti».

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TAGLI AI MINISTERI

ENTRATA IN VIGORE 1 ° GENNAIO 2012

TAGLI PER 18,2 MILIARDI La legge di stabilità prevede

tagli alle spese dei ministeri, con l'obiettivo di determinare minori oneri per lo Stato. Dovranno essere ridotte le spese rimodulabili (owero quelle derivanti da fonti legislative o da adeguamento al fabbisogno) e anche quelle non rimodulabili (come le spese obbligatorie di ciascuna amministrazione). Il taglio complessivo delle spese rimodulabili dei ministeri vale 9,606 miliardi nel 2012, 4,401 miliardi nel 2013 e 4,259 miliardi dal 2014

MINISTERO DELL'ECONOMIA Il taglio delle spese previsto, fra

rimodulabili e non rimodulabili, è di 3,4 miliardi nel 2012,1 miliardo nel 2013 e 1,4 miliardi nel 2014

SVILUPPO ECONOMICO Spese da ridurre per 3,89

miliardi nel 2012, 2,6 miliardi nel 2013 e 1,88 miliardi nel 2014

MINISTERO DELLA DIFESA Spese da ridurre per 1,44

miliardi nel 2012, 606 milioni nel 2013 e 786 milioni nel 2014

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA I tagli previsti dalla legge di

stabilità valgono 273 milioni nel 2012,101,6 milioni nel 2013 e 132 milioni nel 2014

MINISTERO DELL'INTERNO Le spese dovranno essere

ridotte di 550,8 milioni nel 2012, 208,5 milioni nel 2013 e 270,9 milioni nel 2014.

MINISTERO DEGLI ESTERI I tagli ammontano a 206 milioni

per il 2012, 71,8 milioni nel 2013 e 93,4 milioni ne12014.

MINISTERO DELL'ISTRUZIONE Le spese dovranno essere

ridotte di 145 milioni nel 2012, 49,5 milioni nel 2013 e 64,3 milioni nel 2014

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Le spese del ministero dovranno essere ridotte di 222,2 milioni nel 2012,81,2 milioni nel 2013 e 109 milioni nel 2014

MINISTERO DELL'AMBIENTE Le spese dovranno essere

ridotte di 124,1 milioni nel 2012, 45,2 milioni nel 2013 e 58,8 milioni nel 2014

MINISTERO DEL LAVORO Il taglio previsto per le spese del

dicastero è di 107,2 milioni nel 2012, 43,6 milioni nel 2013 e 34,6 milioni nel 2014

ENTI LOCALI

ENTRATA IN VIGORE 1 ° GENNAIO 2012

PATTO DI STABILITÀ DEGLI ENTI LOCALI

La legge di stabilità fissa le percentuali che i Comuni e le Province devono applicare alla spesa corrente media 2006/2008 perindividuare gli obiettivi del Patto di stabilità dal 2012. Dal Patto sono esclusi i cofinanziamenti Ue, le spese perii censimento e quelle per gli stati di emergenza e i grandi eventi, nei limiti del finanziamento statale. Semplificati i criteri per individuare gli enti «virtuosi», che saranno esclusi dal contributo alla manovra: le pagelle saranno basate su rispetto del Patto, equilibrio di parte corrente, capacità di riscossione e autonomia finanziaria

NORMA PER MILANO uu Se il Comune di Milano sfora il Patto di stabilità nel 2011, l'anno prossimo non dovrà bloccare gli investimenti per Expo e subirà tagli limitati sia alla spesa corrente sia alfondo di riequilibrio

PATTO DI STABILITÀ DELLE REGIONI « La legge di stabilità fissa le riduzioni di spesa che ogni Regione, a Statuto ordinario o speciale, dovrà apportare alle spese complessive in termini di cassa e di competenza per rispettare il Patto di stabilità dal 2012. Le uniche eccezioni sono rappresentate dalle Province autonome di Trento e Bolzano che, in virtù dell'Accordo di Milano, calcoleranno il Patto in termini di obiettivi di bilancio di competenza mista, come accade a Comuni e Province, e non di tetti alla spesa complessiva

INDEBITAMENTO LOCALE La legge di stabilità inserisce

due nuove regole finalizzate alla riduzione del debito locale. La prima inasprisce il tetto massimo al rapporto fra spese per interessi ed entrate da tributi, trasferimenti e tariffe, oltre il quale gli enti locali non possono più attivare prestiti: il tetto, oggi fissato al 12%, scenderà progressivamente per attestarsi a14%da12014. L'altra norma, inedita, impone la riduzione dello stock di indebitamento, in primo luogo attraverso la cessione di immobili, agli enti che oggi registrano un passivo superiore alla media del loro comparto. Le modalità attuative per la riduzione del debito, e le percentuali annue minime, sarannofissate da un decreto del ministero dell'Economia, che indicherà anche gli strumenti alternativi alla cessione di immobili per raggiungere l'obiettivo

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INTERVENTI FISCALI

ENTRATA IN VIGORE 1 ° GENNAIO 2012

TRACCIABILITÀ I soggetti in contabilità

semplificata e i lavoratori autonomi, che effettuano operazioni con incassi e pagamenti interamente tracciabili possono sostituire gli estratti conto bancari alla tenuta delle scritture contabili

LIQUIDAZIONE IVA Peri soggetti destinatari della

semplificazione contabile appena descritta, valgono i limiti della liquidazione tri mestra le Iva fissati per il regime di contabilità semplificata

RISCOSSIONE IN ABRUZZO Da gennaio 2012 riprenderà la

riscossione dettributi e dei contributi sospesi per le popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009: la restituzione potrà avvenire in 120 rate mensili per un importo del 40% del dovuto

FILIERA DEI CARBURANTI È introdotta a regime la

deduzione forfettaria in favore degli esercenti impianti di distribuzione del carburante introdotta per la prima volta nel 1998 e poi più volte prorogata. Aumenta l'accisa sulla benzina e sul gasolio per gli anni 2012 e 2013

MISURE SULLA GIUSTIZIA

ENTRATA IN VIGORE 1° GENNAIO 2012

ESTINZIONE VECCHI PROCESSI I contenziosi civili fermi in

Cassazione di pronunce precedenti il luglio del2009, e quelli in attesa di appello da prima del1 ° novembre 2009, decadono se nessuna delle parti dichiara entro sei mesi dall'awiso di cancelleria di volerli ancora perseguire

RADDOPPIO DELLE SPESE Il contributo unificato per i giunzi

di impugnazione è aumentato del 50%, per quelli in Cassazione è raddoppiato.I maggiori introiti non potranno essere utilizzati per le spese di personale

COLLEGIO SINDACALE Nelle Srl il sindaco diventa

unico, come nelle Spa sotto 1 milione di ricavi o patrimonio netto. Le funzioni di vigilanza del decreto 231/2001 (responsabilità amministrativa degli enti) possono essere svolte dal collegio sindacale

ENTRATA IN VIGORE 1 ° FEBBRAIO 2012

CAUSE PIÙ RAPIDE, USO E—MAIL v L'utilizzo della Pec diventa regola per le notifiche processuali e per le comunicazioni tra le parti. Gli ordini che non comunicheranno gli elenchi degli indirizzi mail degli iscritti saranno sciolti o commissariati

REGOLE PER LE IMPRESE

ENTRATA IN VIGORE 1 ° GENNAIO 2012

BUROCRAZIA ZERO Applicazione in via sperimentale,

fino al 31 dicembre 2013, su tutto il territorio nazionale, della disciplina delle zone a burocrazia zero, previste dall'articolo 43 del Dl 78/2010 solo per il Sud d'Italia. In ciascun capoluogo di provincia viene istituito l'Ufficio Locale del Governo

SEMPLIFICAZIONE v Ridotti gli adempimenti per la costituzione delle Srl: chiariti i termini della procedura semplificata periltrasferimento delle quote

Le Srl che non hanno nominato il Collegio sindacale possono redigere il bilancio secondo uno schema semplificato: le regole saranno definite con decreto del ministero dell'Economia da emanare entro 90 giorni

DECRETO DI ATTUAZIONE ENTRO IL l'APRILE

CREDITI VERSO LA PA v Modificata la disciplina per chi vanta crediti verso la Pa. Gli enti hanno 60 giorni (e non più 20) per provvedere alla certificazione. Scaduto il termine, su nuova istanza del creditore, provvede alla certificazione la Tesoreria dello Stato. Vengono esclusi gli enti del Ssn, gli enti locali commissariati per mafia e le Regioni sottoposte ai piani

'di rientro dei deficit sanitari

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DISMISSIONI DI IMMOBILI

ENTRATA IN VIGORE 1 GENNAIO 2012

IMMOBILI DELLO STATO Il ministero dell'Economia potrà

conferire a fondi immobiliari gli immobili non residenziali dell'amministrazione centrale e degli altri enti pubblici non territoriali. Piani di razionalizzazione dell'amministrazione potranno contribuire ad aumentareil numero di immobili cedibili, liberando parte di quelli oggi utilizzati per le funzioni istituzionali. Gli immobili destinati a essere conferiti nei fondi immobiliari saranno inseriti in elenchi periodici dal ministero dell'Echnomia; il primo elenco dovrà essere redatto entro il 30 aprile 2012, e dovrà contenere immobili dello Stato e il 20% delle carceri e delle caserme inutilizzate. Sono affidati ad altri decreti le tappe fondamentali dell'attuazione: creazione della Sgr, trasferimento degli immobili nel fondo, collocazione delle quote della Sgr

IMMOBILI DEGLI ENTI LOCALI Gli immobili degli enti locali e

territoriali inseriti negli elenchi del federalismo demaniale sono espressamente esclusi da questa misura. Gli enti sono però invitati a conferire i loro immobili nei fondi immobiliari come strumento di riduzione del debito, obbbligatoria per le amministrazioni troppo indebitate .

RIFORMA PROFESSIONI

ENTRATA IN VIGORE 1 ° GENNAIO 2012

TARIFFE E SOCIETÀ Abolito il riferimento al tariffario

per la determinazione del compenso, che deve essere pattuito per iscritto tra le parti. Si prevede l'istituzione di società tra professionisti (Stp), che potranno indifferentemente essere società di persone, società di capitali e società cooperative. Basta che nella ragione sociale, vi sia l'espressione "società tralrofessionisti"

DECRETO ATTUATIVO ENTRO IL 12 MAGGIO 2012

INCOMPATIBILITÀ Il ministro della Giustizia, di

concerto con lo Sviluppo economico, ha tempo sei mesi dalla data di approvazione della legge di stabilità per disciplinare i criteri di esecuzione dell'incarico, l'incompatibilità a partecipare a più società e l'assoggettamento delle società alla deontologia

DECRETO ATTUATIVO ENTRO IL 16 AGOSTO 2012

ALBI RIFORMATI IN 12 MESI Modificato l'articolo 3, comma 5

del decreto legge 138/2011 (convertito con legge 148 e in vigore dal16 agosto scorso): gli Ordini dovranno essere riformati con Dpr «entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge»

LAVORO E PENSIONI

ENTRATA IN VIGORE 1 ° GENNAIO 2012

APPRENDISTATO È azzerata, peri primi tre anni, la

quota di contribuzione a carico del datore di lavoro che occupi fino a 9 addetti, peri contratti di apprendistato stipulati negli anni 2012-2016. Con un decreto ad hoc, il ministero del Lavoro destinerà ogni anno, nell'ambito delle risorse del Fondo per l'occupazione, una quota fino a 200 milioni di euro all'apprendistato (il 50% delle risorse sarà destinato all'apprendistato professionalizzante)

PART TIME E TELELAVORO Semplificato il ricorso al lavoro

part-time, favorendo l'uso delle clausole flessi bi li ed elastiche, che potranno essere stabilite dalle parti individuali, nel rispetto di quanto eventualmente stabilito dalla contrattazione collettiva

I contributi economici previsti dalla legge 53/2000 per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro potranno essere riconosciuti anche in caso di telelavoro in forma di contratto a termine o reversibile. Gli obblighi in materia di assunzioni obbligatorie potranno essere adempiuti anche usandoil telelavoro. Per facilitare il reinserimento dei lavoratori in mobilità, infine, le offerte di lavoro a questi rivolte potranno comprendere anche ipotesi di telelavoro

INCENTIVI FISCALI E CONTRIBUTIVI

Sono previste agevolazioni fiscali e contributive per la contrattazione di prossimità. Le Regioni potranno disporre la deduzione dall'Ira p delle somme erogate ai lavoratori dipendenti del settore privato, in attuazione di contratti collettivi aziendali o territoriali di produttività

PENSIONI gt Per chi andrà in pensione a partire dal 2026, l'età minima di accesso alla pensione di vecchiaia sarà di 67 anni

DECRETO ATTUATIVO ENTRO IL 31 GENNAIO 2012

CONTRATTI DI INSERIMENTO Si potranno applicare i contratti di

inserimento per le donne di qualsiasi età prive di lavoro da almeno sei mesi, che vivono nelle aree con maggiore differenza di genere nel tasso di occupazione. Le aree in cui si potrà applicare il contratto di inserimento dovranno essere individuate da un decreto del ministero del Lavoro da adottare entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di stabilità, e per gli anni successivi al 2012, da un decreto da adottare entro il 31 dicembre di ogni anno

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Anche l'agricoltura è risorsa anzi-crisi LA BATTAGLIA SULLA PAC

prima di tutto, che ci sia un ministro. La partita del-la nuova Pac non è finita. Anche se l'agricoltura

italiana, per ora, la sta perdendo. Nelle prossime settimane fra Bruxelles e le capitali europee si gioche-rà il secondo tempo. E il mondo agricolo, in tutte le sue componenti, cova una preoccupazione. Che, a discute-re degli interessi italiani, debba andare un sottosegreta-rio. Finora l'interesse nazionale è stato difeso poco. O, almeno, con scarsa efficacia. Ha prevalso una imposta-zione della politica agricola comunitaria coerente con la struttura produttiva francese e tedesca. Non è soltan-to un problema italiano. La questione riguarda tutti i Paesi mediterranei, i quali in generale escono malridot-ti dalla riforma, che invece risulta obiettivamente più favorevole ai Paesi del nord. L'uliveto vale meno del terreno messo a pascolo. A questo punto, però, è neces-sario che il prossimo governo non sottovaluti le esigen-ze del comparto. Prima di tutto che non cancelli il mini-stero. E che lo affidi a una personalità in grado di riapri-re la questione. La nuova Pac è un capitolo che non si può cancellare. Alcuni correttivi, però, si possono an-cora apportare. Il prossimo governo non sottovaluti questo dossier.

Quell'inedia della political

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press unE 13/11/2011

Il Sole12

«Aiuti Ue solo ai veri produttori» Pressioni per rimodulare il peso dei tagli - 1118 vertice con Ciolos

Paolo Bricco

Emanuele Scarci Cremona. Dai nostri inviati

Effetto nuova Politica agri-cola comunitaria. Prove tecni-che di unità di settore. L'impren-ditoria agricola, segnata da anni di divisioni, protagonismi e inte-ressi divergenti, ritrova una vo-ce unica. O, almeno, ci prova.

Nella notte tra venerdì e saba-to Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri hanno infatti fir-mato un'intesa sulla nuova Pac e ieri mattina, al forum na-zionale di Cremona, l'hanno consegnata al ministro uscen-te delle Politiche agricole, Sa-verio Romano.

La linea comune della nostra agricoltura sarà presentata, il prossimo i8 novembre, al com-missario Ue all'Agricoltura Da-cian Ciolos. Su di essa, già dalla prossima settimana, si cerchérà di far convergere Federalimen-tare e Confagri.

Primo punto: solo l'agricolto-re "attivo", secondo la definizio-ne delle norme nazionali, potrà beneficiare degli aiuti della Pac. Anche se è necessario prevede-re assicurazioni agevolate e fon-di mutualistici a favore dei pro-duttori, oltre a garanzie a tutela del reddito nei momenti di crisi dei mercati.

«L'intesa è un passo impor-tantissimo per l'agricoltura ita-liana - osserva Sergio Marini, presidente di Coldiretti - Con l'accordo definiamo chi sono i destinatari privilegiati, e 'non unici, della Pac. Gli agricoltori professionali, quelli che lavora-no e vivono di agricoltura, devo-no incassare le risorse. In segui-to, ci occuperemo di come appli-care la regionalizzazione degli aiuti». Peraltro il 29 novembre il commissario Ciolos sarà ospite della Coldiretti in un incontro a porte chiuse.

Sulla stessa linea Mario Guidi, presidente di Confagricoltura: «Lo sforzo

compiuto per avvicinarsi alle altre organizzazioni - sostie-ne - ha comportato sacrifici, ma abbiamo stabilito che an-che gli "agricoltori associati" possano accedere alla Pac. Se è accettabile dalla Ue? Ne so-no convinto. Del resto, non abbiamo detto che vogliamo modificare la riforma di Cio-los, ma solo adattarla. E per fare questo capiremo gli spa-zi di manovra dopo l'incon-tro con il commissario. Ora, però, è vitale che anche la po-litica italiana faccia la sua par-te, superi le divisioni e il i8 novembre, all'incontro con Ciolos, offra un ministro all'altezza della situazione».

Pac

La politica agricola comune (Pac) è un pilastro del bilancio comunitario: nel 2010 ha rappresentato il 47% delle uscite, per un totale di 58,2 miliardi. La nuova Pac 2014/20 presentata dalla Commissione europea prevede che gli aiuti diretti agli agricoltori vengano versati sulla base degli ettari e non della produzione, con l'obiettivo di riequilibrare il sostegno finanziario tra vecchi e nuovi Stati membri. Per l'Italia significa una perdita di circa il 6%, pari a 285 milioni nel 2019. La Francia è riuscita a contenere il taglio degli aiuti nell'1,5%. L'Italia nel 2007-2013 ha goduto dello% degli aiuti. Il progetto presentato dal commissario Dacian Ciolos ora deve passare dal parlamento europeo e dal consiglio.

Daparte del mondo cooperati-vo e confindustriale, di fronte al documento siglato da Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri, arrivano segnali che sembrano preludere a un superamento del-le divisioni del passato e a tempe-rare il particolarismo di una rap-presentanza che ben riproduce la segmentazione e la polverizza-zione di un settore frastagliato e ricco di diversità e sovrapposi-zioni. Maurizio Gardini, presi-dente di Fedagri-Confcooperati-ve, si dice «disponibile a costrui-re una piattaforma unica italiana, che sia però incentrata sul tema della competitività e delle sfide dei mercati e non su interessipar-ticolari». Filippo Ferma, presi-dente di Federalimentare, peral-tro molto critico con la riforma della Pac, si augura di poter sotto-- scrivere l'intesa del mondo agri-colo al più presto «per unificare la filiera agroalimentare».

Certo, ora il problema è che il documento unitario consegna-to a Romano, con la caduta del governo Berlusconi, non resti nel cassetto del ministero. Se, un ministero, ancora ci sarà. Sì, perché la preoccupazione di molti, se non di tutti, qui a Cre-mona è che, nell'architettura del governo prossimo venturo, un ministero dell'Agricoltura non trovi spazio. Un timore in-terpretato da Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura dell'Europarlamen-to: «La Pac ha bisogno di un mi-nistro italiano che si sieda ai ta-voli di Bruxelles allo stesso livel-lo del ministro francese o tede-sco. Un pari grado che, da Ro-ma, vada nelle altri capitali a trat-tare, trovando punti di incontro da portare poi in Europa».

La nuova Pac non favorisce, anzi, l'agricoltura del nostro pa-ese. Gli interessi italiani sono molti. Un sottosegretario o una pletora di assessori regionali non basteranno a tutelarli.

t. RIPRODUZIONE RISERVATA

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COMPOSIZIONE DEL BILANCIO UE Dati in %

7//// Altre politiche Pac I pilastro Pac II pilastro

100

2000.06 2007-13 20111-20

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II Soler /,1

Gli effetti della nuova Pac

Chi guadagna e chi perde regione per regione Stime % sugli aiuti da Bruxelles

CALABRIA -44

VENETO -44

LOMBARDIA -43

PUGLIA -32

UMBRIA -29

CAMPANIA -27

PIEMONTE -11

FRIULI V. G

EMILIA ROMAGNA 1 -

MARCHE

MOLISE

LAZIO 27

BASILICATA 28

SICILIA 36

TOSCANA 43

ABRUZZO 108

LIGURIA 118

SARDEGNA 127

TRENTINO A.A.

VALLE D'AOSTA

Fonte: Inea

408

550

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EUGENIO SCALFARI

ENTRE scrivo queste mie ri-flessioni domenicali Giorgio Napolitano ha ricevuto la let-

tera di dimissioni del presidente del Consiglio, salito al Colle tra la folla che gli urla «buffone» e canta l'Inno di Ma-meli, E mentre oggi il nostro giornale è nelle edicole le consultazioni al Quiri-naie sono già cominciate e dureranno per l'intera giornata.

Non sarà una giornata facile quella del Capo dello Stato. Le forze dell'op-posizione-tutte senza alcuna eccezio-ne - indicheranno Mario Monti e un esecutivo di soli tecnici per portare l'e-conomia italiana fuori dal disastro che ne sta devastando la stabilità dei cosid-detti "fondamentali": al tempo stesso la competitività e la coesione sociale.

Ma l'ex maggioranza aggiunge a questo quadro già di per sé assai fosco un ulteriore tasso di drammaticità che la dice lunga sulla natura dei due parti-ti che la compongono, ilPdi e la Lega. La dice lunga sul prevalere dei loro gruppi dirigenti, degli interessi individuali, settoriali e clientelari su quelli generali della Nazione e quindi sulla loro irre-sponsabilità di fronte alla crisi che sta imperversando su tutto l'Occidente.

Il gruppo dirigente del Pdl è spacca-to in due tra chi si oppone alla candida-tura di Monti e chi l' accetta come l'uni-ca via d'uscita possibile. Quanto alla Lega il suo vero obiettivo sono le ele-zioni immediate e la separazione dal Pdi per non subirne il contagio d'una inevitabile sconfitta elettorale.

(segue dalla prima pagina)

Berlusconi galleggia nel mare tempestoso che lo circonda ma, dalle sue recenti sor-

tite, dai suoi cambiamenti di rotta improvvisi, dalle propo-ste assurde e dagli anatemi ri-petitivi, dà l'impressione d'es-sere in uno stato distordimen-to e di incoerenza totale, come un pacco sballottato nella sti-va d'una nave che imbarca ac-qua dalle falle del suo scon-nesso fasciame.

P evidente che la disgrega-zione del Pdl complica ulte-riormente il quadro; è anche evidente che il Capo di quel partito non è più in grado di comandare ma è altrettanto evidente che non c'è nessuno ingrati() di sostituirlo. E tutta-via i voilinParlarnento deide-putat i e dei senatoriberlusco-Mani. sono un ingrediente si-gnificativo per la sussistenza d'un governo di emergenza.

Per risolvere questo pro-blema Napolitano ha dodici ore di tempo. Conoscendone le capacità politiche, la luci-dità delle intuizioni e la dedi-zione al bene comune, confi-diamo nella sua riuscita. In mezzo a tanti guai, errori e manchevolezze che hanno agitato la storia del nostro Paese negli ultimi vent'anni, abbiamo però avuto la fortu-na di tre presidenti della Re-pubblica, Scalfaro, Ciampi, Napolitano, che hanno costi-tuito l'antemurale difensivo della .Repubblica contro le ondate del populismo, della

demagogia e dell'avventura.

Prima di far e il p un to aggior-nato sulla situazione della fi-nanza e dell'economia italia-na di fronte ai mercati che lu-nedì. daranno il loro giudizio sulle decisioni politiche che nel frattempo saranno state prese, va chiarita una questio-ne importante che finora ha diviso la pubblica opinione: l'eventuale nascita d'un go-verno Monti rappresenta la sconfitta della politica e la vit-toria della tecnocrazia? Un go-verno di tecnici che confisca i diritti del popolo sovrano?

Napolitano, più volte inter-rogato in varie occasioni pub-bliche su questo argomento, ha dato unarispostadefinitiva: «Non esistono governi tecnici poiché un governo, coniati-qu.e composto, ha bisogno per esistere d'ottenere la fiducia del Parlamento, cioè dei rap-presentanti del popolo depo-sitari pro tempore della sovra-nità popolare». Del resto la no-mina di Mario Monti a senato-re a vita e in quanto tale mem-bro del Senato a tutti gli effetti è stato un elemento in più, mi-rato a rafforzare la politicità dell'eventuale candidato.

Ma aggiungo un'ulteriore considerazione: le dimissioni di Berlusconi non sono un evento caduto dal cielo; sono avvenute a causa d'una scon-fitta parlamentare in occasio-ne del voto sul Rendiconto ge-nerate dello Stato, avvenuto la scorsa settimana. Quel Rendi-

conto è un atto fondamentale nella vita dello Stato perché senza la sua approvazione non si può approvare né la legge di Bilancio né la legge Finanzia-ria.

In quell'occasione le oppo-sizioni, rafforzate da un grup-po di dissidenti usciti dalle file del Pdl, decisero di astenersi e in questo modo di contarsi e di contare ivotidellamaggioran-za. ll risultato fu duplice: da un lato il Rendiconto fu approva-to come era assai opportuno per non bloccare la macchina dello Stato; dall'altro il risulta-to della co nta fu di 308 voti del-la maggioranza e di 321 voti dell'opposizione. Poiché la maggioranza, per esser tale, deve avere almeno 316 voti, da quel giorno ha cessato di esi-stere tant' è che:Berlusconi, re-sponsabilmente, andò al Qui-rituale e presentò le proprie di-missioni "a scadenza"..La sca-denza è arrivata oggi ed oggi infatti quelle dimissioni sono diventate esecutive.

Conclusione: la caduta di questo governo è avvenuta in Parlamento ed è stata un even-to politico a determinarla, con buona pace di chi continua a parlare d'una politica asservi-ta al dominio dei tecnocrati.

* * *

Per completare quanto scrit-to lin qui voglio ora trascrivere l'inizio del discorso che Carlo Azeglio Ciarnpi pronunciò da-vanti alle Car ,ereii6maggiodei 1993, dopo essere stato nomi-nato presidente del Consiglio

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UN CITTADINO UN CITTADINO AL SERVIZIO

DEL PAESE

S ERVIZIO DEL PAESE EUGENIO SCALFARI

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da Scalfaro. Sono parole di estrema attualità, forse non di-verse claquelle che cliraMontiin analoga eventuale circostanza.

«P. per la prima voltanell'ap-plicazione della Costituzione repubblicana che un semplice cittadino, senza man dato elet-to rale, parla davanti a voi nelle funzioni di presidente del Consiglio ed io sento innanzi-tutto di dover testimoniare in quest'Aula il rispetto profon-do, l'amore civico mai venuto meno, l'orgoglio degli italiani per le istituzioni rappresenta-tive.La storiadella democrazia italiana, della progressiva at-tuazione dei suoi valori, dello stesso avanzamento civile del nostro Paese, coincide con la storia del Parlamento.

Con grande emozione sono qui per ottenere la vostra fidu-cia non soltanto ai sensi del-l'articolo 94 della Costituzio-ne, nia in un senso molto più largo. Intendo una fiducia che prescinda dalla contabilità dei voti dati o dei voti negati. Mi ri-ferisco ad una fiducia morale del Parlamento anche da parte dachiriterràdidarevoto nega-tivo riconoscendo però l.' uti-lità e forse la necessità e l'one-stà dello sforzo che questo go-verno si propone di compiere.

Cometa stragrande maggio-ranza dei nostri concittadini, guardo con speranza al moto di profondo rinnovamento che attraversa il Paese».

Quel governo durò un anno ponendo le basi della ripresa economica e morale. Votò an-che la riforma della legge elet-torale e poi si dimise avendo

assolto al compito che gli era stato affidato. Purtroppo do-po di lui arrivò Berlusconi e sappiamo che cosa è avvenu-to e quale sia stata la devasta-zione delle istituzioni che ne è seguita.

Ora siamo ad una svol ta e mi è sembrato che rileggere le pa-role di Ciampi sia di buon au-spicio per il futuro.

Ed ora facciamo il punto l'economia, lo stiamo facendo ogni settimana perché ogni giorno i mercati operano sotto stelle diverse e spesso addirit-tura sotto cieli coperti di neb-bia e di nuvole.

Quella alle nostre spalle è stata una settimana di tregen-da, conclusa da due giorni di pausa e di respiro in attesa del meglio. Per i mercati il meglio è Monti il peggio è l'incertezza. e l'indecisione.

Nei giorni di tempesta lo "spread" è arrivato a 600 punti dal "Bund" tedesco e il rendi-mento dei nostri titoli plurien-nali ha raggiunto il 7,10 per cento, un livello che provoche-rebbe l'avvitamento del siste-masenon fosse un picco madi-ventasse uno standard. Il pro-fessor Penati ha spiegato su queste colonne che un rendi-mento del 7 per cento provo-cherebbe illiquidità nelle ban-che e poi insolvibilità, Penati teme che questi fenomeni sia-no già in atto. Forse è troppo pessimistamaci vavicino. Per-sonalmente penso che una te-rapia sia ancora possibile pur-

ché applicata con urgenza. Credo sia questo il programma di Monti: efficacia e urgenza, crescita e rigore. Ho scritto al-tre volte, parafrasando Draghi, Roubini e Stiglitz, che a questo punto i provvedimenti di cre-scita sono più urgenti del rigo-re perché consentono un rigo-re "sano". Senza crescitaitrigo-re diventa una tremenda ma-lattia che si chiama deflazione e recessione.

Concludo sul tema di even-tuali elezioni. anticipate. Ci so-no ragioni che le sconsigliano ed altre che le motivano tiran-do in ballo il popolo sovrano. Ma ce n'è una che è decisiva e definitiva: le elezioni significa-no a dir poco due mesi di cam-pagna elettorale, due mesi do-minati dall'incertezza del ri-sultato. Una festa per i rib assi-sii che avrebbero una prateria a disposizione in una fase di scadenze massicce dei nostri titoli pubblici. .Per di più con un'ipotesi di maggioranze di-verse tra Camera e Senato e quindi con un'incertezza pro-tratta ancora oltre i risultati.

Pare che i sostenitori di ele-zioni immediate siano sordi da quest'orecchio. Portano l'esempio di Spagna e Grecia nia si tratta d'un esempio profondamente sbagliato: la Spagna non ha i titoli in sca-denza come noi e la Grecia ha già un debito sovrano svaluta- to del 50 percento. nostro de-bito è il terzo del mondo e se salta, salta Feltro. Il punto è questo. Perciò noi facciamo il tifo per .Monti.

PRODUZIONE R!S ERVATA

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CONCITA DE GREGORIO

A BERLINA blu di Silvio Berlusconi avanza lentissima so il Colle, la folla grida, piazzaVenezia è blindata dalle caxnionet-te della polizia, migliaia di persone hanno occupato via del

Corso, il traffico è interrotto, gli accessi a palazzo Chigi sono bloc-cati, la piazza del Quirinale invasa da una moltitudine.

CONDITA DE GREGORIO

Ore 21:40, Berlusconi si è dimesso trattativa con Monti fino all'ultimo "Gar ie per me e le mie aziende" Folla infesta al Quirinale, e Silvio esce dal retro

NON ci sono monetine, questa volta, che coi tempi che corrono è meglio tenerle in tasca. «Poi magari ci andiamo a riem-

pire i ristoranti», dice sprezzante una ragazza. Non cisono fuochicomenelfilm diMoretti ma il tramonto del Caimano somiglia moltissimo, davvero in modo impressionante a quegli ulti-

mi fotogrammi., Non è livida, però, l'aria di Ro-ma. E' festosa e anche le grida sono di sollievo, molti brindano, si bagnano di spumante o di birra, va bene anche la birra, i ragazzi che san-no l'inglese si fanno intervistare da Al Jazeera, «abbiamo estirpato un cancro». Le strade ri-suonano delle voci forti dei cronisti di tutto il

mondo che annunciano la fine della farsa del cartone animato, "that' alt, folks", nightmare before Christmas, l 'incubo finisce prima diNa-tale, come in quell'altro film Livida è la faccia dell'uomo che sognava di andare al Quirinale da Presidente, di coronare la sua incredibile carriera con l'elezione al Colle, e invece si sente gridare in piazza "qui-ri-na-le", che vuoi dire dimissioni, e che al termine del colloquio con Napolitano è costretto a guadagnare l'uscita da una porta secondaria. Livida, una maschera gonfia che per tutto il giorno ha scansato i foto-grafi, gli effetti dei farmacie della sconfitta trop-po vistosi, le fessure degli occhi troppo sottili, la piega della bocca un taglio, ormai.

Dovendo scegliere tra la politica, l'interesse generale, e se medesimo, l'interesse delle sue aziende e il suo, Berlusconi ha fatto come sem-pre in questi vent'anni: ha scelto se stesso. Gli hanno spiegato bene, ma proprio benissimo che Mediaset e le oltre trecento aziende che controlla avrebbero rischiato iltracollo, ha fat-to un conto rapidissimo e gli sono bastati dieci minuti per dire: ok, però voglio le garanzie. Co-sì di primo mattino, ieri, ha invitato a pranzo il senatore Mario Monti, successore designato dal Colle colfavore dell'Europa di ()barna e po-tremmo dire di tutti coloro che sono in grado di

scrivere il destino dell'Italia, di conseguenza e per dettaglio del suo. Ha convocato Monti per le due a Palazzo Chigi (mai il professore sareb-be andato a pranzo a palazzo Grazioli, una re-sidenza privata) e con lui ha discusso le condi-zioni della resa. Semplici, in fondo: un salva-condotto per se stesso e per le sue aziende, Gianni Letta a far da garante del patto. Niente legge sul conflitto di interessi, nessun provve-dimento che p ossa danneggiareMediaset, una soluzione per i processi, che qui certo dovreb-be intervenire Napolitano sul. Csm ma certo

che Monti può avere influenza. La lista dei mi-nistri, di seguito. Di fronte al proposito ferreo di Monti— 12 ministri e 25 sottosegretari, tutti tecnici — Berlusconi ha stabilito la linea Magi-not su Letta: almeno lui, solo lui, in fondo «più tecnico di Letta in Italia non c'è nessuno, certo

non Aimato», avrebbe detto secondo quel che raccontano coloro che hanno saputo dal pove-ro Alfano, presidente in pectore solo nelle fan-tasie!, cosa è successo a tavola. Letta presente, ovviamente. Poi Alfano, Berlusconi e Monti. Due ore e un quarto, e nemmeno una barzel-letta.

Nelle stesse ore, intanto, Altero Matteoli fa-ceva gli scatoloni al ministero, Marcello De An-gelis, direttore delSecolo salutato oggi in aula da Fini («ha avuto due gemelli, Giano e Bruno, tan-ti auguri da tutti noi». Giano come Accame, Bruno come Bruno de Angelis, suo padre) la racconta così: «Matteoli ha fattole scatole all'u-na, mentre Berlusconi si preparava a trattare con Monti la salvezza della "roba". Fra la potai-C a e la "roba" la sua roba, ha scelto ovviamente questa. DelPdlnon glifrega niente. La roba tor-nerà utile in futuro, invece».

Ecco, questo. Questo mentre l'ultimo giorno della Seconda Repubblica e la fine dell'incubo grottesco è salutato in aula dalle rninistre e sot-tosegretarie che sipresentano vestite di nero, a lutto. Fa eccezione Daniela Santanchè che in rosso fuoco è già pronta per il futuro prossimo venturo: le va bene anche Monti, lo spiega ani-matamente adAifano che sembra non capire.I1 voto al Bilancio è atteso per le 16, folla delle grandissime occasioni. Grande nervosismo a destra, nessuno sa cosa stia succedendo, nes-suno, nemmeno gli intimi, ha no tizie di prima mano, Circola una nota degli ex di .An, dispera-ti tra i disperati, che sarebbero pronti ad ap-poggiare Monti solo se a termine fino a prima-vera. Tra i peones e i ministri lo sconcerto: se non si va a votare con questa legge elettorale nessuno di loro sarà rieletto, addio pensioni e vitalizi Il dibattito inizia stancarne nte. Gabriel-la Carlucci nei banchi dell'Udc riceve in dono un libro, lo sfoglia, Casini seduto accanto glielo spiega. Letta junior va da D'Alema, che gli illu-stra qualcosa con grandi gesti delle mani. An-che Bossi, solo al banco del governo accanto a Tremolai, usa le mani per contare fino a tre: Tremonti gli batte sulla spalla e sorride. La Le-ga è pronta per l'opposizione, Berlusconi ha cercato in tutti i modi a convincerla di sostene-re Monti e non rompere l'alleanza, è il suo vero cruccio, nell'ora del congedo. Ma Bossi non è affatto persuaso, a lui diMediaset non importa un granché. Uscirà dall'aula davvero cupo, qualche ora dopo: dicendo qualcosa di cui l'u-nica parola comprensibile è vaffanculo. Anche Sacconi, del resto, mostra il dito indice alla gen-te che lo contesta per strada. Un linguaggio uni-versale. I cronisti del Tgl, fuori, sono quelli che Minzolini ha lasciato in cantina per mesi: tor-

nano alla luce gli epurati, è il segnale della fine. Alle cinque Monti rientra in albergo un mo-

mento, dopo ilpranzo (non ha casa a Roma, per molti un bel dettaglio) Franceschini dice che se il governo fosse caduto il 14 dicembre non avremmo sprecato un un'oche è costato così tanto agli italiani, Scilipoti si prepara al suo in-tervento. I deputati della lega sii:amano coi cel-lulari, uno fa segno di vittoria con le dita, poi scandiscono e-le-zio-ni. Tocca a Cicchitto, ed è mentre parla il suo collega diP2 che fa ingresso inaula la maschera diBerlusconi. Sono le 17.20. La destra dell'emiciclo si alza in piedi. Urlano Sil-vio, Sii-vio, la cerimonia funebre è una stan-ding ovation dei morituri. Lui si alza in piedi, china ilcapo, accoglie tutto l'applauso. Sembra un ciak. Torna a sedersi, chiede a Mara Carfa-gna di lasciare il posto alla sua destra per ceder-lo a Frattini, Mara si sposta imbronciata, è dav-vero un'epoca che finisce. Fratini ascolta il Ca-po, Barbareschi l'attore si fa avanti per primo e li interrompe per andare a rallegrarsi conil pre-sidente, riceve in cambio una distratta pacca

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sulla spalla. Un'epoca è finita, belle donne e guitti possono accomodarsi fuori.

Ai banchi dei governo &malta:i parla all'o-recchio alla magrissima Brambilla, Tremonti muto («poteva essere il suo giorno, oggi, e inve-ce .. ..» ride perfido Marco Milanese) Brunetta isolato. Sono le seimeno un quarto quando Cic-chitto dice «B erlusconi si è dimesso pur non es-sendo obbligato a farlo», brusio in aula, Berlu-sconi non si è affatti dimesso si vede che Cic-chitto sa parecchio più degli altri. Applausi in piedi, comunque, l'unico che non batte le ma-ni è B o ssi -- che spina nel fianco la Lega,. , - fino a che Tremonti non gli sussurra all'orecchio e allora sì, due colpi di mano sul banco li dà an-che il lombardo. Un attimo prima del voto il quarto d'ora tragicomico è di Scilipoti che par-la a titolo personale ed esordisce così: «ragio-nare, si dice in Sicilia, è una parola astratta». Boato. Oggi «c'è un colpo di stato», Fischi. Vo-glio dire qualcosa «ai mercenari». Nuovo boa-to, Fini, dalla presidenza: onorevole Scitipoti, il suo tempo è scaduto, In tutti i sensi, il suo tem-po è scaduto. Passa la legge di Bilancio, S cilip o-ti continua a parlare a microfono spento poi esibisce un cartello con scritto "Fini vergo gna",

ridono tutti. Roberto Antonione è l'ultimo a parlare «per fatto personale», I deputati pdl la-sciano l'aula, e Berlusconi con loro. Gli urlano: Giuda, spegnila luce quando esci. Fa un bel di-scorso „snt o nione. Tabacci e La Malia vanno a congratularsi, ma in aula non c'è più nessuno. Berlusconi è tornato a palazzo Chigi, mezz'ora di consiglio dei ministri poi un'ufficio di presi-denza a palazzo Grazioli. Nessuno, nemmeno i suoiministri, a quest'ora sa ancora se Letta sarà nel nuovo governo o no. Loro comunque non ci saranno di certo. Il centro di Roma è blindato, la folla si riversa per strada. Il Caimano esce per andare ai Quirinale. «Sono amareggiato per le contestazioni». Amareggiato, La macchina fende blindati e transenne, compare Formigo-ni. Anche lui mostra il dito medio. E' tutto. Il corrispondente della Bbc vuoi. sapere se anche per gli italiani quel gesto significa la stessa cosa che significa per gli inglesi. Game over. Sipario.

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press unE 13/11/2011 la R ubblica

Napolitano punta alla soluzione-lampo Berlusconi incontra Monti e dà il via libera Gianni Letta: "Faccio un passo indietro, non voglio essere ostacolo "

UMBERTO ROSSO

ROMA—Mezzora di colloquio, e il primo tempo dell'operazione voluta da Giorgio Napolitano si è concluso, con successo. Dimis-sioni rassegniate da Berlusconi nelle mani del presidente della Repubblica, e via alle consulta-zioni da questa mattina, Strada spianata anche dal «passo indie-tro» annunciato da Gianni Letta al capo dello Stato, e già comuni-cato prima nel corso della riunio-ne del Consiglio dei ministri, «non voglio costituire né un pro-blema né un ostacolo». Ma resta ancora da chiudere il secondo tempo per dare il via libera al go-verno Monti. B eri ha avan-zato Nap olit ano le sue richieste, i paletti sul cammino del nuovo governo, ma nel corso dell'incon-tro «nessuna condizione ostati-va» è stata sollevata sul nome di Monti. Per cui, sul Colle dopo il faccia a faccia si respirava una certa aria di ottimismo. Una par-tita che il p resici ente della Rep- ub-

blicaintencle giocarsiinteramen-te in ventiquattro ore: nella gior-nata di oggi, nel giro di incontri con le fo rze p olitiche. Si comincia con gli ex presidenti della Repub-blica sentiti telefonicamente, quindi i presidenti delle Camere, poi via tutti i partiti in ordine di grandezza.E'lasedeveraperlica-po dello Stato per sciogliere «gli aspetti problematici» che ancora Napolitano ha registrato nel fac-cia a faccia delle dimissioni, quel-le condizioni avanzate da Berlu-sconi su «composizione, pro-gramma e tempi» del nascente esecutivo. Ma sul Colle c'è fidu-cia, confortata da un pranzo fra Monti e Berlusconi a Palazzo Chi-gi lungo due ore, e giustificata da una considerazione di fondo emersa nell'incontro di ieri sera con Napolitano: Berlusconi, co-me appunto confermato diretta-mente al capo dello Stato, «non ha sollevato ostacoli sul nome di Monti, non ne mett e in. discussio-ne il ruolo».Vuole però rassicura-zioni sul resto dell'operazione, «ci sono ancora molti dubbi e re-sistenze nel mio partito» ha spie-gato al capo dello Stato, chieden-dogli di fare da "garante". Trenta minuti esatti di colloquio, stavol-ta asciutto e secco , e conpochere-criminazioni o sfoghi personali suitraditori e sulla fine del suo go-

verno e della sua lunga stagione. Al Quirinale si lavora tenace-

mente alla soluzione-lampo del-la crisi, che già questa sera do-vrebbe concludersi con l'investi-tura piena di Mario Monti, esau-rito l'ultimo incontro in pro-gramma (alle cinque del pome-riggio col ?di.). Con l'ex commissario Ue nella giornata decisiva il capo dello Stato ha te-nuto un filo costante, informato

passo passo di tutti i contatti che il premier ili pectore ha avuto. A cominciare da plitimportante, pranzo con Berlusconi a Palazzo Chigi, che ha di fatto sbloccato la situazione. Monti era reduce da un lunga conversazione con il presidente della &e Draghi, poi ha visto Bersani e Enrico Letta, e quindi Casini. D alla sala regia del Colle, linea diretta sempre aper-ta con. Gianni Letta, ma sentiti

più:volte:l segretario del PdlAlfa-no e quello del Pd Bersani. par-ticolar modo Napolitano ha vo-luto parlare direttamente con il più duro degli° ppositoridi Mon-ti, Bossi, per ve rificare margini di manovra. Così quando, mentre la folla sotto il Quirinale festeg-giava, Silvio Berlusconi ha avan-zato le sue condizioni, il capo dello Stato aveva già una fotogra-fia esauriente dello stato dell'ar-

te. Comprese le ragioni che han-no fatto slittare via via quell'ap-puntamento decisivo e inizial-mente fissato subito dopo l'ap-provazione della legge di stabi-lità. Berlusconi ha chiesto tempo al Quirinale, lo ha spostato dopo l'ufficio di presidenza, per trova-re una linea comune dentro il Pdl...Allen.ove della sera infine, si-pario, nello studio cliNapolitano,

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FRANCESCO BEI ALBERTO D'ARGENIO

ROMA—il braccio di ferro è con-cluso. Alle quattro del pomerig-gio Berlusconi comprende di aver perso l'ultima mano e si de-ve rassegnare: passa la mano al "tecnico" Monti senza condizio-ni. Ma per quasi due ore, duran-te una tesa colazione di lavoro organizzata al terzo piano di pa-lazzo Chigi, nello studio del pre-sidente del Consiglio, il Cavalie-re tenta in ogni modo — aiutato da Angelino Alfano e Gianni Let-ta — di infrangere la resistenza del Professore.

:Berlusconi chiede anzitutto garanzie sulla durata limitata del nuovo esecutivo, che non dovrà superare qualche mese. «Po-tremmo votare insieme alle am-ministrative — butta li il premier uscente—magari organizzando un "election day" a maggio». Niente da fare. Monti ascolta, ma cortesemente rifiuta: «Io lavoro per arrivare fino a fine :legislatu-ra, non mi prendo una simile re-sponsabilità per quattro mesi soltanto». Emolto determinatoil presidente della Bocconi. Anche quando il Cavaliere passa a di-scutere della composizione del nuovo esecutivo. Sebbene l'idea iniziale di Monù fosse quella di inserire alcune figure p olitiche di rilievo ---- gli stessi leader dei par-titi, Bersani e Casini, oltre a Gian-ni Letta — per dare più forza e una maggiore tenuta parlamen-tare al suo governo, onnai questa ipotesi è venuta meno per i veti reciproci delle forze politiche. Bersani e Casini hanno rifiutato. E tuttavia Berlusconi insiste con

la sua lista dei desideri. Ai primo posta, oltre a Gianni Letta in ve-ste di vicepremier, c'è anche la casella dei ministero di Grazia e Giustizia. Da lasciare nelle mani di Francesco Nitto Palma, «che —assicura premier — è un ma-gistrato, quindi un tecnico an-che lui, lo abbiamo appena no-minato». Segue la richiesta dello Sviluppo economico, da cui di-pendono le Comunicazioni. Processi e aziende, dunque. Monti si fa scudo dell'articolo 92 della Costituzione, quello che af-fida all'esclusiva responsabilità del capo dei governo la scelta dei ministri. Compreso comunque a cosa mira quel discorso del pre-mier, il Professore alla fine assi-cura di non a vere «intenzi oni p 11.- nitive» di alc un tip o. Anzi, ribadi-sce che la sua presidenza sarà neutra rispetto ai partiti che la sostengono: «Io ho intenzione di mantenere un ruolo terzo». Co-me dire: niente vendette politi-

che su giustizia e 1VIediaset. Berlusconi non ottiene soddi-

sfazione nemmeno quando pre-tende dall'ex commissario Ue l'impegno a non candidarsi alle prossime politiche. «Non è che poi, caro professore, ce la ritro-viamo candidato del centrosini-

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stra eh?». Monti resta una sfinge. Ma proprio il timore di una can-didatura Monti alla testa di un'alleanza Pd-terzo polo è stato uno degli argomenti principali che ha portato il Cavaliere a non dare retta a chi, come i La Russa e i Ferrara, gli suggeriva di andare dritto al voto anticipato. L'unica

concessione il premier la ottiene sulla. egge elettorale. Il governo Monti non se ne occuperà pro-prio, lasciando che la scottante materia, insieme alle riforme della Costituzione, sia gestita in Parlamento dai partiti. Una sor-ta di polizza sulla vita, che met-terà il suo governo al riparo dalle tensioni più laceranti.

C'è poi la grande spina: il ruo-lo di Gianni Letta nel governo. Monti, trainontata l'ipotesi di un gabinetto misto di tecnici e poli-tici, a questo punto preferirebbe che il sottosegretario non ci fos-se. Lo stesso Letta, visto il rifiuto diBersani e Casini, nonvorrebbe entrare. Ma, di fronte all'insi-stenza del Cavaliere, il Professo-renonesclude categoricamente. Si fa scudo dei no posto dal Pd e dal terzo polo. Un'opposizione alla fine superata dal «passo in-dietro» che lo stesso Letta an-nuncia davanti a Napolitano in serata.

Silvio chiede il voto a maggio ma il neosenatore lo gela "Io punto a finire legislatura" Bervani e Casini non entrano e Gianni salta

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Una richiesta a Berlusconi an-che Monti la fa. «Le sarei grato se provasse ancora a coinvolgere la Lega». Il Professore è infatti stu-pito dall'atteggiamento di bossi, assicura che lavorerà «anche per salvare le imprese e le aziende

del nord». Oltretutto il nuovo presidente del Consiglio in pec-tore è di Varese, ha fatto le scuo-lelì.IlpdDatiieleMaranteliilo ri-corda a Umberto Bossi e Rober-to Maroni quando li incrocia in Transatlantico. Berlusconi in ef-fetti un ultimo tentativo io farà, in un colloquio a Montecitorio

con Marmi e Calderoh, ma an-drà a vuoto.

Si passa poi a parlare del pro-gramma. Le priorità di Monti so-no la riforma delle pensioni e un pacchetto di misure incisive che taglieranno i costi della politica. Ma anche sulla patrimoniale il Profess ore non esclude nulla, «se dovesse essere necessario ci sarà». Anch e s e conunnorne me-no doloroso.Uniinpegno diffici-le da far digerire agli italiani. Per questo a Monti servirà il soste-gno delle istituzioni europee. «Sono molto contento — dirà in un colloquio con un leader poli-tico — degli attestati di fiducia che stanno arrivando da tutta Europa. Sono il miglior viatico, perché ihnio impegno è quello di. lavorare per un'Italia che ritrovi il suo posto in Europa». Berlu-sconi invece mastica amaro peri provvedimenti impopolari che anche il Pdl dovrà sostenere. A partire dalla patrimoniale. E, ter-minato il colloquio, auando si sfoga coni deputati Pdl, trova un motivo di consolazione: «Dopo un anno e mezzo di governo tec-nico, gli italiani ci porteranno in palmo di mano».

L'ultimo giorno del Cavaliere a palazzo Chigi si chiude tra le contestazioni di piazza e le lacri-me delle sue ministre. E con qualche nota di commozione da parte dello stesso Berlusconi: «Io voglio bene all'Italia e spero che Monti la risollevi. Avrò pure fatto degli errori ma li ho fata in b nona fede». Infine il sollievo per la spe-ranza che «la tenaglia dei magi-strati in questo modo si alleni.».

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Amato II Berlusconi II Berlusconi III Prodi II

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Apr. 2005 Mag. 2006 Mag. 2006 Data fine Dir. W99 Apr. 2000

Lo spread e i governi

D'Aleme I D'Alema II

23 34

Nov. 2011

Vertice con Draghi, nasce l agenda Monti Pensioni d'anzianità, lei e patrimoniale Ilpiano: subito decreto per tagliare il debito, poi misure per la crescita

ELENA POLMONI

ROMA Nasce l'agenda Monti. li d unq u e: un decreto subito, per metterei conti pubblici in sicu-rezza, con misure forti in grado di rassicurare i mercati e le isti-tuzioni europee. Poi una serie di interventi per far crescere il p ae-se, «insabbiato» nei suoi ritardi strutturali. Sono gli obiettivi che ha in mente il premier in pecto-re, dopo una serie di incontritut-ti dedicati all'economia. Con il nuovo governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, per co-minciare. Quindi, ieri, con il neopresidente della B ce, Mario Draghi: un colloquio di un'ora, a palazzo Giustiniani.

Fonti vicine a questi dossier non escludono una nuova nia-novra correttiva per centrare il pareggio di bilancio nel 2013. Danno per scontato, nei menù, le pensioni di anzianità, la rein-troduzione di una imposta sulla prima casa, forse la patrimonia-le, sicuramente liberalizzazioni, privatizzazioni, dismissioni. Si parla d spending review, di tagli ai costi dellapolitica, di elimina-

zione dei privilegi, di sburocra-ti zzazi one della pubbl ica animi - nistrazione. Più delicato un in-tervento sulmercato dellavoro e l'articolo 18, magari puntando sul "contratto unico" proposto da Pietro Ichino. E poi, più tute-le per i giovani.

Idee per rinascere, ecco il punto. Piani per spuntare le ar-rai speculazione e tampo-nare le diffidenze crescenti dei partner, che oggi individuano nell'Italia un «punto di vulnera-bilità» per la tenuta stessa del-l'euro, secondo l'interpretazio-ne che offre Draghi, dal suo nuo-vo osservatorio. Pur nel massi-mo riserbo, trapela ima certa preoccupazione del presidente della Bce per la reazione dei mercati. La sua competenza e la conoscenza tecnica gli fanno te-mere conseguenze incontrolla-bili se l'Italia non si impegna a realizzare con adeguate riforme il binomio risanamento-cresci-ta, suggerito dalla stessa Euro-tower, come pure dalla [_le e dal Enti. Senza interventi - questo il succo - la situazione può sfuggi-re di mano. Tanto più adesso che aumentano le resistenze dei partner sugli acquisti straordi-nari di titoli di Stato nazionali

che costantemente effettuapro-prio lui, dalla tecnostruttura di Francoforte, puntellando di fat-to VI talia s ballo data dallaspecu-'azione. Operazioni specialissi-me, quelle suibond, che però so-no nate per soddisfare esigenze di efficienza della politica mo-netaria, sono a tempo e limitate negli importi. Significa che pre-sto o tardi possono cessare, con tutte le conseguenze del caso.

Bisogna quindi intervenire in fretta. Guai se domani, alla ria-pertura dei mercati, il paese si trovasse ancora nell'incertezza. Va invece sfruttato il senso di fi-ducia che il cambio politico sta ispirando agli operatori, da quando il nome di Monti s'è af-facciato all'orizzonte.

SuperMarii. Raccontano che i due si siano intesi al volo, su questo delicatissimo punto. Da

anni del resto condividono co-noscenze e studi sulle dinami-che dell'economia. Sicuramen-te, pur nelle differenze dei vari ruoli che hanno ricoperto — la Commissione tJe e la. Bocconi per l'uno, la direzione generale del Tesoro e la Banca d'Italia per l'altro, un'esperienza alla Gold-man Sachs per entrambi— non si sono mai persi di vista. Ancora affine o dobre,nelgiorno delpas-

saggio delle consegne tra Tri-chet e Draghi, Monti era a Fran-coforte, ai party di festeggia-mento, invitato per l'occasione. li achigliparlava,neisalonidel-l'Alte Oper, sembrava lontanis-simo dall'idea di caricarsi sulle spalle quel «lavoro enorme che c'è dafare», da lui stesso evocato l'altro giorno. Ma adesso alme-no l'agenda c'è.

C RIPRODUZIONE PPS EFEZ,C A

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Vedice conDragh usee agendaMonti Pensioni dirdianità,ki padíaoniale

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2008

13 5 miloni senza s'avom Tra disoccupati e scoraggiati, in Italia quasi 5 milioni di persone sono senza lavoro. A cui si aggiungono oltre 900 mila lavoratori in cassa integrazione

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2008

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il debito pubblico italiano, oltre 1.900 miliardi di euro, secondo le previsioni della Commissione europea resterà invariato nel 2012 al 120% del Pii

Il premio Nobel F,ngle: il presidente della Bce e 'ex commissario europeo aiuteranno l'integrazione europea

"Un tandem fo 'labile che vi riscatterà." EUGENIO OCCORSIO

ROMA— «E' importante che vada a buon fine il tentativo di Monti di formare un governo. Riscatterà di colpo l'immagine dell'Italia, con una straordinaria concomitanza con il debutto di Draghi alla Bce, e quel che è più importante avrà il. miracoloso risultato di riavviare l'integrazione europea». Robert Engle, economista della NEW York University, premio No b el2 00 3 per i suoi studi sui fattori di volatilità del mercati, conosce bene la situa-zione italiana: «La Camera ha pas-

sato la legge di stabili( à?», ci chiede subito. E' sicuro che la soluzione Monti rimuoverà il più pesante fra questi fattori di volatilità, fino ad rilanciare il disegno comunitario.

Non sarà troppo ottimista? «L'Italia è centrale: se Header te-

deschi e francesi con quelli italiani non parlai io nemmeno, come fa a proseguire la costruzione euro-pea? Vedete quante indecisioni sui rifinanziamento del fondo sal-va-stati e sui ruolo della Ecc? Se l'I-talia rientra in campo, si troverà una soluzione razionale ed effica-ce. Si tornerà a lavorare seriamen-

te sui rafforzamento del fondo e sui ruolo di "tender of last resort" della Ecc. Insomma si potrà rico-minciare a pensare all'Europa non più solo come unione monetaria, che si è visto che non può reggere senza un'unione politica in grado di coordinare le rispettive politi-che finanziarie. Con un attacco speculativo come quello in corso sull'Italia non è possibile ragiona-re, è tutto fermo».

Quale dovrebbe essere il primo provvedimento dell'ex commis-sario Ue Monti?

«Pensioni, liberalizzazioni, fa-

cilitazioni per chi vuole fare im-presa, spostamento dei peso tri-butario dal lavoro ai consumi: mi-sure necessarie, come sapete già, ma dilungo termine. Sul breve, te-mo che un aggravio fiscale sarà inevitabile. Quanto alla patrimo-niale, bisogna fare attenzione: con una lotta all'evasione zoppicante è difficile riscuoterla e si rischia la. fuga dei capitali. Meglio una mi su-ra europea: ma per farla serve un'Europa forte, unita e convinta. Quale potrete presto tornare ad avere».

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2008, 200.0R NB: andamenti non in scala tea loro

ess,,escLa zeraUt Crescita economica quasi azzerata. Secondo le più recenti previsioni Ue, H Pii italiano nel 2012 farà segnare un più 0,1% e nel 2013 un più 0,7%

Dopo le due manovre estive, H pareggio di bilancio (deficit zero) sarà raggiunto nel 2013. Secondo la Ue, l'Italia mancherà questo pareggio

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TABELLINI Professore di Economia alla Bocconi, è in predicato per diventare il nuovo ministro dell'Economia

AMATO L'ex premier Giuliano Amato è candidato ai ministero degli Esteri. In alternativa si fa il nome di Giampiero tvlassolo

IIRABE LLI L'ex presidente della Consulta è in pale per la Giustizia. Alternative Piero Alberto Capatosti e Carlo Nordio

MOSCA MOSCHINE li consigliere militare del presidente della Repubblica, Rolando Mosca Moschini, favorita per la Difesa

LIANA MILELLA

ROMA—ElattagliasuGianniLetta. Per tutta la giornata, Berlusconi e il Peli insi-stono, pongono la sua permanenza in qualità di vice premier come questione politica pregiudiziale per un pieno so-stegno all'ormai prossimo governo Monti. Ma lui, l'eminenza grigia del Ca-valiere, l'uomo che in questi anni ha te-nuto i rapporti con il Colle e li ha ricuci-ti più volte quando sembrano ridotti al-lo stremo salvando il premier da situa-zioni imbarazzanti e alla soglia della rot-tura definitiva, sceglie invece il low pro-file. Alle 20 e trenta esce dal suo ufficio al secondo piano di palazzo Chigi e saluta i dipendenti come se non dovesse più tornare. Dice loro: «Non farò sicura-mente parte del nuovo esecutivo». Poi, quando SORO quasi le 23, si rivolge diret-tamente a Napolitano e chiude la parti-ta: «Non voglio costituire un problema, faccio un passo indietro».

Apoche ore dall'incarico dell'excom-missario Ue alla Concorrenza, sono più le indiscrezioni e le ipotesi che le certez-ze per i dodici posti del nuovo esecuti-vo. C'è, però, un punto fermo. Non solo per i dodici ministri prevarrà la scelta dei tecnici, ma lo stesso criterio sarà se-guito anche peri sottosegretari. Anche quelli ridotti all'osso, ovviamente. Niente esagerazioni e sprechi dopo l'in-digestione berlusconiana.

Economia, Esteri, Interno, Giustizia i nodi più intricati da sciogliere. Per via XX settembre resta l'incertezza tra l'in-terim dello stesso Monti e l'incarico a Guido Tabellini, docente di economia allaBocconi ormai dal 1994. Dal mondo dei docenti potrebbe arrivare anche il nuovo ministro del Welfare, un altro economista, ma stavolta della Cattoli-ca, Carlo Dell'Aringa. Mentre per le In-frastrutture è probabile la scelta dell'at-tuale presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà, il cui nome però viene dato per probabile anche per un sottosegre-

tariato a palazzo Chigi. Sempre meno probabile appare il

coinvolgimento ministeriale di Federi-co Saccomanni che, nel caso, lascereb-be Bankitalia per lo Sviluppo economi-co. Ugualmente fuori dai possibili in-carichi, almeno stando alle ultime indi-screzioni, sarebbe pure Lorenzo Bini Smaghi, che ha sì lasciato ilboard della Ecc, ma perunincarico all'università di

arvard, e non per un posto nel gover-no, mine tutti invece avevano ipotizza-to.

Esteri, ecco il vero rompicapo. Non è ancora sfumata la possibilità che Giu-liano Amato, ex premier ed ex titolare dell'Interno con Prodi, si aggiudichi la Farnesina. Che però potrebbe, per la prima volta nella sua storia, veder tran-sitare nella stanza del ministro l'attua-

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le segretario generale Giampiero Mas-solo. Per Amato pare del tutto tramon-tata la via del ~nate che ieri sera ve-deva in pole position Carlo Mosca, ex prefetto di Roma ed ex capo di gabinet-to, sempre all'Interno, di Beppe Pisa-nu. L'ipotesi che torni al dicastero lo stesso Pisanu circola già da due giorni, eia non appare fondata, come quella che arrivi il democratico Marco -ti, anche lui un ex del Viminale, ma in qualità di sottosegretario all'epoca di Prodi.

Un vero nodo è quello del ministero della Giustizia. Dove, più che in altri settori, il Pd chiede che si dia il segno della massima discontinuità dopo una lunga stagione di leggi ad personam.

È battaglia sui vicepremier Tabellini verso l'Economia Mosca in pole per gli Inte Amato candidato agli Esteri, Mirabelli alla Giustizia

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MOSCA L'ex prefetto di Roma, Carlo Mosca, è il candidato dell'ultima ora per fare il ministro degli Interni

DELL'ARINGA Carlo Dell'Aringa, docente di econornia alla cattoiica di Milano resta favorito come ministro del Welfare

CATRICALA Il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà in pole position per il ministero delle Attività produttive

ORNAGHI Il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, molto vicino a CI, è candidato a fare il ministro dell'Istruzione

Colaninno: "Ora può tornare credibilità" Profumo: "Iniezione di fiducia per i mercati -

ROMA — «Credo che sia ormai chiaro che l'unica via di uscita è la cre- scita. Senza, l'Italia non ha storia. Il ooverno Monti, se contribuirà a ri- solvere questo problema, segnerà una tappa importante per il Paese».

Così Roberto Colaninno, presidente di Piaggio e Alitalia, ieri a mar-gine di un convegno della Fondazione ItalianiEuropei a San Casciano Vai di Pesa (Firenze). «Monti ha una grandissima esperienza europea - ha aggiunto Colaninno - è un grande economista. Ed è la figura più indicata per ridare all'Italia un profilo credibile e affidabile. In questo momento serve una persona che goda del prestigio delle autorità eu ropee».

Altrettanto ottimista anche l'ex ad di UniCredit, Alessandro Profu mo: «Sono sicuro che se Mario Monti sarà nominato farà tutto ciò che è necessario per ripristinare la fiducia nei mercati finanziari in Italia», ha commentato ieri il banchiere da Mosca.

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Il Pdl tenta di mettere i paletti "Progr a Ue e solo tecnici" "Incarico a tempo, non dovrà candi darsi con nessuno"

CARMELO LOPAPA

ROMA ---- «Dobbiamo dare il via li-bera al governo Monti, gli diamo un anno di tempo per attuare le misu-re della lettera alla Ue, dopo di che state tranquilli che stacchiamo la spina quando vogliamo». Le ultime sacche di resistenza Silvio Berlu-sconi le aggira provando a infonde-re coraggio allo stato maggiore del Pdl riunito ai gran completo a Pa-lazzo Grazioli. Sono passate da po-co le 20 e il premier uscente sta sa-lendo al Colle per rassegnare le di-missioni. Non prima di aver impo-sto ai suoi, con amarezza («Il rischio default ce lo impone»), il disco ver-de. Ma è vincolato da uno stuolo di condizioni, La più pesante— e dif-ficile da far recepire al Quirinale e allo stesso Monti ---- l'incarico a tempo.

Per il Cavaliere è inevitabile per contenere la fronda dei ministri uscenti ex An, riuniti da La Russa con una trentina di deputati nel po-meriggio. E poi di Sacconi, di BPJ.-

netta. Una resa obbligata che alla fi-

ne non basterà a piegare le resi-stenze degli oltranzisti Gianfranco Rotondi e di Anto nio Martino: «Noi non. lo votiamo comunque», Fran-co Frattini al vertice non si è nem-meno presentato, reduce dallo scontro del giorno primo a suon di «fascisti» con i colleghi di destra. Silvio Berlusconi arriva a Palazzo Grazioli dopo le 19 sommerso dalle contestazioni. Agli ormai ex mini-stri e dirigenti Pdt appare provato, cupo: «Queste contestazioni sono qualcosa che n:i amareggia profo n.- darnente» confessa. E reduce dal pranzo di due ore con il premier in pectore Mario Monti, per lui piut-tosto magro dirisultati.«Avrei volu-to Gianni Letta vicepremier, ma la sinistra non vuole» racconta. Si fa forte però di aver dettato alcune condizioni; governo a tempo, per affronta re le emergenze finanziarie e tornare subito al voto, Un «gover-no di soli tecnici» che nei suoi piani dovrebbe anche consentire di sal-vaguardare il rapporto con la Lega. È stato vano il tentativo estremo di convincere Bossi, incontrato subi-

to dopo l'aula. Altra condizione di cui paria il Cavaliere ai dirigenti —ma di cui non si ha traccia dai reso-conti d el pranzo ---- è che Monti non si ricandidi quando si tornerà alle urne. Ma il Pdl, come si legge nel do-cumento redatto dal segretario Al-fano, si riserva di confrontarsi col futuro premier sulla «composizio-ne dellf esecutivo», sul «program-ma proposto», oltre che sui «tempi del mandato». Poi l'ufficio di presi-

denza sarà riconvocato. B eriusconi cede il testimone, ma vuole dettare ancora le regole del gioco.

Sono ore di altissima tensione, non tinti la reggono, Raccontano di un pianto sconfortato della Gelmi-ni a margine del Consiglio dei mi-nistri, come di un momento di sco-ramento e lacrime a porte chiuse, subito dopo il voto in aula, anche per il sottosegretario Santanché. Molte deputate berlusconian.e si

presentano a Monteitorio vestite di nero. A Palazzo Grazioli in serata Gianni Letta non va. «Faccio un passo indietro, non voglio costitui-re un problema» scrive al capo del-lo Stato. Ma già lasciando Palazzo Chigi si era congedato dai collabo-ratori: «Ho fatto il mio percorso, in questi anni ho servito il Paese, ora tocca ai giovani, con questa espe-rienza ho concluso».

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Pdl tett, di mettere i paletti 'Programma Oc e solo tecnici"

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Bossi: "All'opposizione" ma adesso vanno in crisi le alleanze nel centrodestra La Lega non esclude la rottura con Silvio

SILVIO BUZZANCA

ROMA — Opposizione. È la parola magica dei ileg- histi. Liberatoria, ca-pace di co mpattare un partito diviso e lacerato dietro a Unlberto Bossi. La parola, la pronuncia proprio il Sena-t ur, lasciando la Camera dopo il voto di ieri: «Andremo all'opposizione. Come si fa a sostenere un governo che farà portare via tutto, che privatizzerà le municipaliz-zate?», chiede il leader leghi-sta ai giornalisti che lo atten-dono al varco.

Bossi viene da un'ultima riunione, dopo il voto in aula, con Silvio Berlusconi: il Ca-valiere ha tentato di convin-cerlo ancora una volta ad ap - p oggiare il governo tecnico di Monti ed è finita ad urla. Ci aveva provato anche prima del voto incontrando :Rober-to Maroni e Ro b e rto Caldera-li.

Ma la risposta è stata sem-pre picche: i leghisti non vo-gliono partecipare, non vo-gliono appoggiare, non vo-gliono mischiarsi con i tec-nocrati dell'Europa. Anche a costo di rompere con. Berlu-sconi. A domanda precisa Bossi risponde con un «ve-dremo». E Roberto Maroni spiega «se il Pdl entra nel go-verno e la Lega rimane fuori, va in crisi un sodalizio inizia-to nel 1994 e non e' affatto scontato che si possa tornare

insieme». E a doma Bossi è arrabbiato con. il Cavaliere.

Anche se capisce le pressiani erianni che ha subito, vede incrinato, s trap pato quei rapporto di amicizia con Silvio che ha caratterizzato l'ultimo decennio. «Berlusconi appare com-missariato dall'Europa», — dicono i leghisti— «è stato costretto a tradire B o ssi».11,1a lui, il leader, rimprovera al Cavaliere di non essersi battuto per un altro governo di centrod.estra. Uscendo da Montecitorio, ricorda. infatti che la Lega vuole sostenere un esecutivo sulla basedelvoto de12008.

Intanto gli altri leghisti civanno giù pesante: «Noi fino alla fine siamo sta-ti leali, lui ha ceduto al governo Mon-ti solo per paura di vendette sulle sue

aziende e per evitare che gli esplo-desse ilpartito». Così quando al Bas-si chiedono se l'alleanza con il Pdl è ancora in piedi arriva il sibillino «ve-dremo». Perché adesso in ballo non c'è solo il governo nazionale. Ci sono le giunte regionali del. Nord, centi-naia di sindaci, decine di province. Bossi con il suo «vedremo» forse allu-deva proprio alle maggioranze che

tengono in vita queste esperienze e che potrebbero cominciare a fibrilla-re. Soprattutto quella lombarda di Roberto Formigoni. E al voto ammi-nistrativo della prossima primavera, la Lega potrebbe correre da sola.

Senatur e il vertice leghista han-no pero un altro problema di non po-co contro che li turba: la legge eletto-rale. Il loro timore è che alla fine del-

la giostra il "governo tecnico" e Ma-rio Monti tirino fuori dai cilindro un nuovo meccanismo per ripartire i seggialleelezionipoiitiche che pena - lizzi proprio ilCarroccio. E soddisfi le richieste di Pier Ferdinando Casini e dell'Udc, all'indice leghista, fra l'al-tro, per avere votato contro il fed era-lis trio fiscale.

Comunque la linea al momento è chiara. E illustrata in aula da Maurizio Fugatti, quasi incredulo di poter tirare fuori dal cassetto il vec-chio canovaccio leghista. La Lega vota sì al ci di Sta-

bilità, che è in linea con quanto l'Europa ha chie-sto al nostro Paese, ala è contraria a un governo che andrà a toccare le pensio-ni, l'Ici sulla prima casa e che metterà la patrimo-niale», annuncia fra gli ap -plausi convinti dei colle-ghi deputati. Finalmente può riparlare male del- l'Europa, dare addosso a Prodi, strappare un'ova-zione dicendo «gli italiani hanno capito che la tec-nocrazia europea ha co-struito per loro uno deipiù grandi inganni».

La tattica leghista è semplice: nei Carroccio pensano che Monti forse mangia il panettone, ma la colomba non l'assaggia e il voto è dietro l'angolo. Allora bisogna pazientare

solo qualche mese, forti del fatto che la. Lega ha uomini e risorse sul terri-torio, come ricorda Maroni. L'idea è diripr esentarsi alprossimo giro elet-torale incassando almeno i voti dei pidiellini scontenti.

E comunque, se a Monti va bene e riesce ad arrivare al 2013, spiegano i leghisti, avrà fatto lacrimare e san-guinare gli italiani in tal modo che sarà facile portare all'alleanza con il P dltan ti v oti e rivincere ancora. Dun-que lo schema sembra quello del. 2006: andare all'opposizione, lascia-re fare il lavoro sporco agli avversari e passare ad incassare i dividendi elet-torali. Alleandosi poi, forse, con Sil-vio Berlusconi.

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Pd: con Monti senza scadenze Di Pietro: via i gemelli e dico sì E Casini chiede unprogramma limitato ali' economia

GIOVANNA CASADIO

ROMA—La parola d'ordine del-le opposizioni è tutta in una bat-tuta: «Ri-montiamo». Se la dico-no i deputati dal Pd a Fli, dopo l'ok a Montecitorio alla legge distabilità, che è il gong per le di-missioni di. Berlusconi. Fuor di battuta, a Mario Monti (che ha incontrato il segretarioPdBersa-ni e il vice, Letta; poi il leader cen-trista Casini; quindi ha sentito al telefono Fini) le opposizioni hanno detto: può contare su di noi. Ma mentre Casini e il Terzo Polo gli danno carta bianca, i De-mocratici pongono alcuni palet-ti. Non sul tempo di durata del governo d'emergenza. Non è pensabile che un governo nasca con la data di scadenza. Enrico Letta dice: «Confermeremo la nostra fiducia a Monti per un. go-verno di fine legislatura per fare riforme importanti». Significa?

Che dovrebbe avere strada libe-ra fino al 2013. Altro che «l'inca-rico a tempo», di cui parla Berlu-sconi. E i Democratici prendono su questa questione anche le di-stanze da Di Pietro.

Il leader di Idv ora apre a Mon-ti: «Lo aspettiamo con fiducia». Però avverte sulla durata: «Spe-riamo non si attorni dei gerarchi di un tempo, e si torni al più pre-sto alle urne per dare ai paese un governo politic o». Nella giornata

che le opposizioni chiamano «della Liberazione», di «fine del regime», mentre in modo unita-rio tifano per Monti, su due pun-ti il via libera si ingarbuglia: sulla durata appunto, e sulla squadra. Pd e Idv sono d'accordo su un go-verno di tecnici. Stop alla richie-sta di Berlusconi di fare Gianni Letta vice premier. Bersani lo ha ribadito al senatore Monti: «Se deve essere di tecnici, allora vale per tutti». Di Pietro invece attac-

ca pesantemente: «Non credo che in un governo di ricostruzio-ne possa entrare il Richelieu di un governo piduista come quel-lo diBerlusconi, è come se ci fos-se chi ha fatto il palo mentre il complice svuotava la cassafor-te». Casini smorza ogni polemi-ca: la nascita del governo di tran-sizione è "alto fragile", e bisogna stare in queste ore particolar-mente cauti. Inoltre spiega al Tg2 che «l'emergenza è l'economia;

tutti gli altri problemi,a partire dalle riforme istituzionali e nat u-ralmente dalle legge elettorale, vengono dopo». Non è l'opinio-ne dei Pd, e soprattutto dei refe-rendari.

Roberto Rao, deputato centri-sta, scrive un nveet, criticando l'intervento in aula di. Dario Franceschini: «Dario è stato un tantino sopra le righe». Dobbia-mo fare un armistizio o no, per salvare l'Italia? Il capogruppo democratico nell'aula di Monte-citorio us a parole durissime con-tro l'ex premier e il berlusconi-smo: «Siamo chiamati a rico-struire sulle macerie finanziarie e morali. Il Pd sarà dentro la fase di transizione». Nell'euforia del-la giornata Veltroni e D'Alema mostrano una straordinaria sin-tonia. «Certo che il Pd preferireb-be un governo tecnico, ma si affi-da Monti», commenta Veltroni che, già nell'agosto scorso, pro-poneva un governo "modello

Ciampi" con l'ex commissario Ue alla guida. E D'Alenta in Tran-satlantico, alla fine del voto sulla legge di stabilità, loquace con i cronisti, afferma: «Questo è un governo del presidente, è un ese-cutivo di emergenza, non di unità nazionale perché non è frutto di un accordo tra i partiti». Sulla durata. «Un governo a tem- po?E senzasenso ritieneiipre- sidente del Copasir I governi stanno fino a quando hanno lafi-ducia del Parlamento». Fioroni è ottimista: «Si comincia con una palla di neve ed ecco diventa una slavina».RosyBindi, lapresiden-te dei Democratici, si mescola in mezzo alla folla: «Sapevamo che la risposta della folla ci sarebbe stata, è almeno un anno che c'è».

Quindi, i festeggiamenti, quell'atmosfera di prendersi «cinque minuti di pausa» (lo ha detto Bersaninell'a-ssemblea del gruppo dei Pd alla Camera), pri-ma di assumersi la responsabi-lità di fare ripartire l'Italia. Il se-gretario democratico lo ripete come un .mantra: «Noi siamo ge-nerosi, e ora c'è bisogno di. esser-lo. La politica non abdica: o si sta a messa o si va a casa... «. Oggi ci sono le consultazioni al Quirina-le: Idv al mattino; le altre opposi-zioni nel pomeriggio.

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ALESSANDRA LONGO

ROMA — E' fatta. E' finita. Pierlui-gi Bersani si accende un sigaro nel suo ufficio alla Camera, prima di affrontare l'entusiasmo dei mili-tanti nella sede storica di via dei. Giubbonari e prima di scendere, con loro, in piazza. Scorrono i tito-lidi delPd puòla-sciarsi andare: «E' il giorno della li-berazione! Tutti, chi più chi meno, hanno portato un sassolino per ar-rivare a questo passaggio di imp or-tanza incalcolabile». Berlusconi -dice Bersani. - è caduto in Parla-mento nel rispetto delle regole ma dietro c'è la no- stra forza, la forza reale del Pd, che non è il partito a impronta perso- nalistica del "ghe pensi mi" ma un partito solido, de- mocratico, che discute, e ha scel- to compatto di appoggiare un governo di emer- genza». Strana serata per la sini-stra, il senso di euforia non scaccia la prudenza. I nodi sono tanti: la composizione del governo, il caso Letta, che poi, però, si risolve nella .notte con un passo indietro. E sul quale Bersani dice: «Nonne facevo una questione personale ma a chi chiedeva garanzie politiche ho sempre detto: per noi la garanzia è Monti». E lui, e Bersani? Quale sarà il suo destino politico? Se si fosse andati subito ad elezioni sarebbe stato il candidato premier. Persa. l'occasione della vita? Aspira il si-garo e sorride: « Non mi interessali vincere sulle macerie».

ungiorno da ricordare. «Credo che ognuno di noi abbia

in questo momento emozioni e ri-flessioni personali. lo ricordo co-sa dissi quando partii con le pri-marie:"Ilpittantiberiusconiano di tutti sarà quello che lo man-derà a casa..."».

Allora è lei il più antiberlu-sconiano.

«No, è il Pd. Da due anni a questa parte abbiamo iniziato a denunciare la gravità della si- tuazione e non ci siamo mai acco-dati ai cori eli complemento nellt fase dell'omaggio alle fortune ber-lusconiane».

I cori di chi? «Non scendo nei dettagli. Parlo

di un largo conformismo a cui si è sempre contrapposto il pensiero autonomo del Pd. Abbiamo sem-pre avuto come punto fermo il te-ma democratico e sociale e sempre lavorato perché l'opposizione non si dividesse tenendo il filo tra la piazza e i1 Parlamento. E' il nostro Dna, nuova o vecchia generazione che sia. Rappresentiamo una cul-

tura politica nazionale e democra-tica».

E adesso arriva Monti. i sondag-gi vi danno vincenti ma non ci sa-ranno elezioni. A metterla sul per-sonale, lei "rischia" di non incas-sare il risultato del suo lavoro...

«Non miinteressa divincere sul-le macerie. Mi interessa futuro del .Pd, un partito che non ha anco-ra quattro anni, battezzato al Lin-gotto e poicon le primarie. Mailve-ro battesimo avverrà proprio attra-

versando questa crisi, l apingrande dal Dopoguerra. Un passaggio che non sarà breve. Scommetto che il Pd si affermerà come un grande partito riformista di governo e na-zionale. Se non è questo non è».

Come sarà il governo Monti, un governo di tecnici o di politici?

«Me lo aspetto di prevalente contenuto tecnico, direi di caratu-ra tecnica. Se si parla di politica si parla di esperienze d'area, di so-cietà civile».

Monti è un liberale, non affron-terà la crisi con le vostre ricette...

«Non a caso questo è ungoverno di emergenza e transizione, né lar-ghe intese né grande coalizione, nel quale potranno esserci le trac-ce di alcune cose che dobbiamo fa-re e nel quale ognuno prende [asili]. parte di responsabilità. E' chiaro che la grande opera di ricostruzio-ne potrà avvenire solo con il soste-gno del popolo, cioè solo conte ele-zioni».

I detrattori parlano di "governo delle banche".

«Bisogna intendersi su cosa si- gnifica banche. Le banche sono i

luoghi dei ban-chieri m a an.che luoghi dove si custodiscono i soldi dei rispar-miatori e credo che questa sia una preoccupa-zione di .Monti. tema della Rià è il tema che ci differenzia

dall'Europa, così come l'evasione, la pletora della Pubblica Ammini- strazione, le liberalizzazioni. Tutto questo è in sintonia con l'ottica li- berale di Monti. Credo che sia a lui ben chiaro che la micidiale dise-

guaglianza sociale che affligge il Paese .imbrigha la crescita.

Quando Monti parladell'aho- lizione dei privilegi, non evo- ca forse il tema dell'equità?».

Via Berlusconi, rimane il berlusconismo.

«Nonabbiamo ancorari- solto l'esperienza del ber- lusconismo. La grande di- scussione, che avrà i suoi riverberi nella futura. campagna elettorale, sarà su due modelli: il modello riformatore di democrazia rappre- sentativa e costitu- zionale e il modello populista, dell'uo- mo solo al coman- do, diffidente delle regole e della divi- si° Re dei poteri, che ha agitato il Paese in

questi anni». Quale sarà, secondo lei,

il tratto distintivo, il segno di di-scontinuità, di questo governo nascente?

«Me lo aspetto .improntato a cri-teri di sobrietà e concentratissimo a risolvere i problemi degli italiani che vivono normalmente, siano essi elettori del Pd o del Peli».

Torno sul personale. E se Bersa-ni avesse perso definitivamente il treno di una possibile futura pre-sidenza del consiglio?

«Le rispondo così: la vita è bella e lunga».

"Potevamo vincere le elezioni ma avrei trionfato sulle macerie ora governo di caratura tecnica" Bersani: "Il miofuturo? La vita è lunga e bella"

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20110 Perfarnerrto sullo stato eli ~ione deike legge 40, Uniste, della Salute

"Bebè inprovetta, è colpo di mano ",

_ nuovo stop alla diagnosi prehpianto Roccella: era già vietata" ginecologi.falso, la anno in tutta Italia

CATERINA PASOLINI

ROMA — «Prima di crollare que-sto governo cerca con un colpo di mano eli vietare l a diagnosi pre ini-p ianto sugli embrioni. In barba al-la legge, alle sentenze delTar e del-la Consulta». E Filomena Gallo, avvocato, presidente dell'asso-ciazione Luca Coscioni, da anni in prima linea in difesa di coppie con malattie genetiche, a far divampa-re la polemica in un. pomeriggio in cui l'attenzione è tutta rivolta alle ultime ore di Berlusconi prernier.

Secondol'esponente radicale le nuove linee guida sulla fe-condazione assistita, inviate ieri al Consiglio superiore di sanità, prevedono il divieto alla diagnosi preimpian- to. Non tarda la risposta del sottosegretario alla Salute Roccella: «La dia- gnosi preiinpianto è vietata dalla legge 40 sulla fecondazione as- sistita, non c'è niente di nuovo».

Una frase che tra stu- pore e sdegno provoca reazioni a catena. Tra meclicidelcalibro diCar- lo Flamigni e avvocati che citano sentenze contrarie alle parole del sottosegre- tario, raccontano dei centri dove questi esami si fanno abitualmente, circa cento l' anno ,mentre in Toscana si stu- dia una convenzione. Perché chi ha problemi di salute non debba pagare 3mila e uro a diagnosi oltre alla fecondazione assistita.

«Abbiamo appreso che le nuo-ve linee guida della legge conse-gnate al Consiglio superiore di sa-nità sono illegittime sui piano scientifico e giuridico. Vietereb-bero infatti le indagini cliniche sull'embrione restringendo l'ap-plicazione di tecniche consolida-te». Non ha dubbi [avvocato Gal-lo, secondo lei la diagnosi è con-sentita proprio dagli articoli 13 comma 2 e 14 comma 5 della leg-ge 40. «Prevedono che la coppia possa chiedere di conoscere lo stato di salute dell'embrione e poi ci sono 10 sentenze che confer-

LA LEGGE in Italia :a materia della fecondazone

dalla legge 4Q, varata

di oerotrodestra

REFERENDUM

au eterooga, numero di embrioniedrftti dell embrione non

208 IL TAR Dopo le sentenze d Cagliari e Firenze anche

Tar del Lazio boccia le linee guida nella parte che vieta la diagnosi ore impianto sull'embrione

Z309 LA CONSULTA Ad apr::e la Corte costduzionaleccniara I 'illegittimità della legge su numero degli embrioni, congelamento e diagnosi ore i mpiama

mano questa interpretazione». Sulla stessalineal'avvocato Co-

stantini, che con le associazioni Fiera e Cittadinanza attiva ha cu-rato e viri to i ricorsi contro dMe - to alla diagnosi, «Con la semenza del Tar del Lazio del 2008 e con quella della Consulta del 2009 è stato possibile aumentare il nu-mero degli embrioni prodotti aprendo la strada alla diagnosi pre impianto che altrimenti non avrebbe avuto alcun valore medi-co».

Il sottosegretario all a S alate Eu genia Roccella non ci sta. «Nelle nuove linee guida io ho solo accol-to le difettive europee sulla trac-ciabilità delle cellule e dei tessuti, sul funzionamento dei centri per la fecondazione assistita. Di dia-gnosi non mi sono occupata. È già vietata dalla legge 40 che impedi-scequaninqueinteiventochenon. sia indirizzato al bene dell'erri-

brione. Ele sentenze dell'ar o del-la Consulta non cambiano la leg-ge».

Contestano le certezze del sot-tosegretario medici come Carlo Flamigii, pioniere della feconda-zione assistita, ed Ettore Cittadini, membro della Consiglio superio-re di sanità che dovrà valutare le nuove linee guida: !<Nella legge 40 non c'è un impedimento preciso alla diagnosi. Tanto che nel mio centro a Palermo io facciamo alle coppie con talassemia». Lo stesso succede a Bologna, nella clinica diretta da Andrea Borini. «Mai avuto problemi, Nessuna denun-cia. Quello che mi stupisce caso-mai è che nessuno protesti contro uno Stato che non passa questi esami. Anche perché chi vi si sot-toponenonio fa per avere untigli() biondo o con gli occhi blu, ma per non trasmettere 'avi malattie».

RIPRODUZIC,NE RISERVATA

Pagina 23 RICORSI

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del divieto sulla fecondazione eterologa

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PERCHÉ L'ITALIA

PUÒ FARCELA BILL EMMOTT

uardare l'Italia negli ultimi anni è stato come guardare un inci- dente d'auto al

rallentatore. O forse un'analo-gia migliore, più inglese sa-rebbe quella di paragonare il Bel Paese al Titanic. E' forte, piena di gente ricca e ben co-struita ma il proprio autocom-piacimento la sta portando lentamente verso un iceberg. Ora, però, bisogna cambiare analogia. Dobbiamo chieder-ci che cosa può fare il profes-sor Mario Monti per rianima-re e curare il malato italiano.

Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rom-puy, ha sicuramente ragione quando ha detto, venerdì, che «l'Italia ha un rendimento economico potenzialmente elevato ma ha bisogno di enor-mi sforzi per realizzarli in mo-do strutturale e permanen-te». Questo è molto simile ha quello che ha detto il profes-sor Monti negli ultimi mesi nei suoi articoli e nei suoi di-scorsi sempre più schietti.

BILL EMMOTT SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

1- . . n verità, la forza economica dell'Ita- lia ha giocato un ruolo alquanto con- traddittorio durante la lunga fase di preparazione a questa crisi. Molti

economisti hanno giustamente det-to che i «fondamentali» del Paese sono buoni: alti livelli di ricchezza e di rispar-mio delle famiglie, basso debito privato, un sistema bancario stabile e una bilan-cia commerciale favorevole per i manu-fatti. In questo senso, l'Italia non è come la Grecia. Eppure i politici hanno abusato di tale argomento usandolo per suggerire che non c'era bisogno di fare molto.

Il limite dell'argomento dei «fonda-mentali» inizia con il fatto che quando il problema è una crisi di fiducia nel debito sovrano, questi punti di forza sono quasi irrilevanti. Il problema è il fatto che il go-verno italiano deve 1,9 trilioni di euro, una cifra pari al 120% del Pil, lo stesso li-vello del 1994 quando Silvio Berlusconi entrò in politica. Tutto ciò che importa a coloro che prestano denaro al governo italiano è se il governo è in grado di ono-rare i debiti.

La ricchezza privata e il basso indebi-tamento delle imprese sono rilevanti sot-to questo profilo solo se questo significa che il governo può raccogliere più tasse dal settore privato o convincere i rispar-miatori ad acquistare più titoli di stato. Eppure, il più significativo fatto «fonda-mentale» mostra perché ciò è difficile: l'economia in Italia è cresciuta appena del 3% nel decennio 2001-2010, mentre in Francia è cresciuta del 12%. In questo

senso l'Italia non è come la Grecia: è peg-gio. Il reddito pro capite della Grecia è cresciuto in media di circa il 2% all'anno nel 2001-2010, mentre in Italia in realtà è precipitato.

L'Italia si sentiva e in qualche modo sembrava forte e ricca, ma in realtà, non solo stagnava ma s'impoveriva. I redditi delle famiglie sono più bassi di quanto non fossero dieci anni fa Il debito del go-verno è più grande di quanto non fosse al-lora. L'idea che il Paese fosse comunque in una bella posizione è stata utilizzata, dal Presidente del Consiglio, dai suoi mi-nistri e, a volte, da dirigenti d'azienda an-che come pretesto per evitare la necessi-tà di decisioni difficili.

Il buon argomento «fondamentale» è, comunque, corretto nel modo in cui l'ha usato il Presidente Van Rompuy: il poten-ziale dell'Italia rimane forte. Questo è il motivo per cui questa crisi finanziaria è tanto una tragedia come un crimine: mo-desti ma costanti cambiamenti fatti anno dopo anno, negli ultimi dieci anni o più, avrebbero potuto sia ridurre il debito pub-blico e rendere il Paese meno vulnerabile sia liberare la naturale forza economica del Paese, rendendo il debito più gestibile, il tutto senza causare troppa pena. Il com-pito del nuovo governo sarà di fare que-sto, e non in maniera graduale e modesta, ma rapidamente e ambiziosamente.

Nessuno, meno di tutti il professor Monti, si aspetta che questo sia facile. La parte più facile, infatti, sarà tagliare il de-ficit di bilancio più rapidamente rispetto ai piani che sono ora passati in Parlamen-to. Il forte senso nazionale della crisi fi-nanziaria farà in modo che questo sforzo ottenga supporto, almeno per i prossimi

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PFRCHI-1 L'ITALIA

PUÒ FARCVLA mesi, nonostante le inevitabili proteste contro questo o quel taglio. Idealmente, l'austerità iniziale dovrebbe essere an-che parte di un quadro più a lungo termi-ne per ridurre il peso del debito pubblico dell'Italia fino a, diciamo, l'80% del Pil nei prossimi dieci anni.

Il problema per il nuovo governo, tut-tavia, sarà simile a quello della Grecia: la riduzione fiscale potrebbe essere neces-saria per ripristinare la fiducia degli inve-stitori e ridurre gli oneri finanziari in Ita-lia, ma rischia di precipitare il Paese nel-la recessione, forse anche in modo grave tanto più che il resto dell'eurozona è de-stinato, secondo Mario Draghi nella sua prima conferenza stampa come presiden-te della Banca centrale europea, a una «lieve recessione». Una recessione italia-na potrebbe deprimere ulteriormente le entrate fiscali, rendendo più difficili gli obiettivi di bilancio e innescando un cir-colo vizioso al ribasso.

Quindi ciò che è necessario è una com-binazione di austerità e di riforma che sol-leciti i veri punti di forza del Paese, agevo-lando la crescita. E' probabile che la vita del governo Monti sarà troppo breve per poter attuare un programma di riforma davvero profondo. Ma potrebbe avviare le cose in quella direzione e porre le basi per le riforme. Poi, qualunque sarà il go-verno eletto nel 2012 o nel 2013 sarebbe in una posizione migliore per realizzarle.

L'Italia può davvero accettare la rifor-ma? Questa è una domanda che mi viene spesso rivolta dai miei amici non italiani. Grazie al viaggio in giro per l'Italia che ho fatto per il mio libro, «Forza, Italia: Come ripartire dopo Berlusconi» (pubblicato un anno fa da Rizzoli) ho fiducia che la ri-sposta sia sì. La mia fiducia comincia, in-fatti, a Torino.

La riforma richiede la costruzione del consenso e una visione di un futuro mi-gliore da condividere. Questo, mi pare, è ciò che il sindaco Valentino Castellani ot-tenne a Torino negli Anni 90, quando for-mò l'equivalente cittadino di un «governo tecnico», poi il piano è stato esteso e rea-lizzato dal suo successore, un politico più convenzionale, Sergio Chiamparino. La crisi finanziaria e politica di Torino ha portato al cambiamento. Lo stesso può accadere a livello nazionale.

La fede in un tale cambiamento richie-de anche esempi di successo di aziende che si sono costruite un ruolo di leader non solo in campo nazionale ma anche mondiale e possono ispirare gli altri. Troppo spesso, i commenti sul successo italiano si limitano ai produttori di picco-le e medie dimensioni. Molti sono eccel-lenti, ma non è sufficiente avere l'eccel-lenza in un settore che rappresenta appe-na un quinto dell'economia. E le piccole

imprese spesso non sono in grado di com-petere a livello globale. Quindi ciò che oc-corre è un successo più ampio, in tutti i settori del business del Paese, e la crea-zione di aziende più grandi.

Gli esempi ci sono, in settori nuovi co-me in quelli vecchi: la leadership di Luxot-tica nel mercato mondiale negli occhiali da sole, Ferrero per il cioccolato, ma an-che Technogym per i centri benessere, Autogrill nella ristorazione di massa e du-ty-free al dettaglio, e la Rainbow, nell'ani-mazione per i bambini.

Quello che queste aziende dimostrano anche, però, è che gli ostacoli alla cresci-ta sono molti e vari. E, in quanto eccezio-ni, mostrano quanto gli ostacoli impedi-scano alle altre imprese di emularli. Pri-mi della lista la legislazione in materia di lavoro che scoraggia le imprese dall'assu-mere lavoratori e le pratiche di lavoro che rendono le aziende italiane meno pro-duttive rispetto ai Paesi vicini. Ma così sono le regole restrittive e i cartelli che fanno aumentare i costi e impediscono al-le imprese di entrare in nuovi campi, ren-dendo più gratificante espandersi al-l'estero che in patria, in Italia.

Il tipo di programma di riforma neces-sario per innescare il potenziale d'Italia è quello che elimina diritti, tutele e privile-gi da una gamma molto ampia di gruppi e organizzazioni. Come si arriverà a que-sto è molto controverso. Quindi sarà ne-cessario costruire attentamente il con-senso, un processo reso più difficile dalla legge elettorale vigente, che incoraggia la polarizzazione e si focalizza sulla perso-nalità. Come è stato ampiamente discus-so, è vitale una riforma di questa legge elettorale.

Tale consenso sarà inoltre essenziale per la grande riforma delle leggi sul lavo-ro che è necessaria per realizzare un mer-cato unico del lavoro, coniugando flessibi-lità e sicurezza. Questo richiederà una collaborazione tra governo, sindacati e associazioni dei datori di lavoro che non è mai facile. Eppure è stato fatto in passato per eliminare la scala mobile, quindi po-trà sicuramente essere fatto di nuovo.

Il più grande, necessario sforzo dovrà essere l'accurata rimozione dei diritti e dei privilegi che ostacolano la concorren-za e l'innovazione. In «Forza, Italia», pro-ponevo che il nuovo governo italiano si ri-volgesse a un uomo che aveva appena compilato un rapporto per la Commissio-ne europea sul modo di approfondire il mercato unico europeo, chiedendogli di fare lo stesso per l'Italia, e poi incaricarlo della sua applicazione. Il nome dell'uomo era professor Mario Monti. Egli ora dovrà trovare qualcun altro per fare quel lavo-ro, ma almeno sa cosa vuole che sia fatto.

Traduzione di Carla Reschia

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10% 7% Molto Peggiore

40% 17% Abbastanza Uguale

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srd plugnulima Primoostacolo la i eirhunillale

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press LinE 11111Ignil LA STAMPA Il sondaggio dell'Istituto Piepoli Quanto avrebbe fiducia in un governo tecnico guidato da Mario Monti?

E quanto ha fiducia in Mario Monti come eventuale Presidente del consiglio?

E secondo lei rispetto all'attuale governo guidato da Silvio Berlusconi il futuro governo guidato da Mario Monti sarà migliore, uguale o peggiore?

20% Poco+Per nulla

58% FIDUCIA 22%h Molto+ab.astanza

Senza opinione

5% Per nulla

15% Poco

Il sondaggio guí presentato <è stato eseguitol'11 Novembre 2011 dall'Istmo NOI con tnetodoiogia C.A.11.,.su un campione di $00 casi rapprI

santalko dalla porialaalone italiana maschi e femmine dai 18 anni in su, segmentato per sesso, età. Grandi Ripartizioni Geografiche e Ampiezza Cenni proporzionalmente all'universo della popolazione talian

documento d Ila ricerca è pubblicato sul sito www,agtorn.i

Centimetri - LA STAMPA

48% 20% Abbastanza Poco

10% 7% Molto Per nulla

27% Poco+Per nulla

50V O FIDUCIA 23% Molto+abbastanza

Senza opinione

+43% Saldo

Migliore-Peggiore

50% Migliore

Monti al lavoro sul programma Primo ostacolo la patrimoniale

I:ipotesi in campo: un prelievo per tutti i redditi sopra il milione di euro

Occorre mettersi l'anima in pace: l'arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi si-gnificherà nuovi sacrifici per tutti. Per uscire dal

tunnel nel quale ci siamo cacciati nelle ultime settimane, dopo l'aumento degli spread e dei rendimenti dei titoli italia-ni, serviranno nuove misure, più severe di quelle che sono state fin qui imposte dal governo Berlusconi. Secondo i cal-coli di alcuni economisti - lo ha fatto ad esempio Tito Boeri - il solo aumento de-gli interessi sul debito costerà nel 2012 una spesa aggiuntiva di almeno quindi-ci miliardi di euro. L'Unione europea l'ha già detto chiaro e tondo, a noi e alla Francia. Per ristabilire la fiducia verso l'emittente Italia servono segnali forti. Su un punto però Mario Monti sembra fermissimo: i sacrifici dovranno essere «equi». Il premier in pectore per ora non scuce una parola sul programma. Ai cronisti che ieri lo aspettavano da-vanti all'albergo del rione Monti non ha concesso più di un «buonasera». Ma a chi lo ha incontrato in queste ore ha

espresso l'intenzione di affrontare i pro-blemi senza guardare in faccia a nessu-no. In quel «basta con i privilegi» rim-balzato due giorni fa da Berlino c'è la convinzione di spiegare a tutti che solo così eviteremo il baratro e le conse-guenze di una crisi senza precedenti senza trovarsi, come è avvenuto in Gre-cia, i disordini nelle strade.

L'emergenza costringerà i partiti a fare di necessità virtù, ma non per que-sto la strada per Monti sarà priva di ostacoli. Il primo risponde al nome di patrimoniale: ipotizzata, invocata, dete-stata, alla prova dei fatti il governo Ber-lusconi non ha voluto o non è stata in grado di imporla. Secondo alcune indi-screzioni Monti ne avrebbe già ampia-mente parlato nei colloqui riservati con Ignazio Visco e Mario Draghi: un'impo-sizione, da definire nei dettagli, su tutti i patrimoni sopra il milione di euro. La chiedono da tempo il Pd, i banchieri e Confindustria, mentre non è ancora chiara la posizione del Pdl. «Abbiamo dato un sì condizionato, un anno per ap-provare un programma strettamente legato alla realizzazione della lettera in-viata a Bruxelles», diceva ieri Berlusco-ni ai vertici del suo partito. In quella let-tera della patrimoniale non c'è traccia: l'Europa chiede di raggiungere gli obiet-tivi di risanamento, la scelta degli stru-menti spetta al governo. Sempre ieri, nel discorso alla Camera, il capogruppo

Fabrizio Cicchitto ha evocato un inter-vento «sui grandi patrimoni»: è il segno che anche da quelle parti lo considerano ormai un male necessario, e però pensa-no ad una soglia più alta.

L'altro capitolo al quale Monti dovrà mettere mano è quello delle pensioni. Qui gli ostacoli potrebbero arrivare da più parti: contrarissime Lega e Italia dei Va-lori, quando nel Pdl c'è stato chi ha chie-

sto l'abolizione degli assegni di anzianità, dal Pd si è levato il sì isolato del veltronia-no Enrico Morando. Nei giorni scorsi, con il governo ormai agonizzante, il vice-segretario Enrico Letta ha aperto uno spiraglio purché la misura venga accom-pagnata dall'abolizione dei vitalizi per i parlamentari. Quell'intervento non baste-rà comunque: nell'ultima lettera del com-missario 011i Rehn c'è ad esempio l'espli-

cita richiesta di un'accelerazione dell'au-mento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato prevista per il 2030. D'altra parte, se ci si ferma alle posizioni espresse fin qui da Pd e Pdl, Monti avrà problemi su ciascuna delle questioni po-ste dalla lettera: c'è da piegare il no del Pdl alla piena liberalizzazione delle pro-fessioni o quello del Pd al licenziamento per motivi economici.

Giovedì sera dal Tesoro è partita una circostanziata risposta - in tutto 80 pagi-ne - ai quesiti posti da Bruxelles. Sul ri-spetto dei tempi la parola passa al nuovo

governo. È improbabile che il governo de-creti subito dopo l'insediamento. L'«effet-to Monti» sui mercati dovrebbe permet-tere al neopremier due o tre settimane di tempo. Il primo atto del nuovo governo arriverà probabilmente entro la metà di dicembre, in coincidenza con il consueto decreto di fine anno. Sempre che lunedì mattina, all'asta dei Btp, la situazione sia davvero normalizzata. Quello sarà il vero banco di prova dell'effetto Monti: in asta ci sono fino a tre miliardi di euro di Btp quinquennali.

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A\CHE I SACRIFICI PRETE\DO\O U\ FUTURO CI VUOLE U\ MINISTRO PER IL DIGITALE

JUAN CARLOS DE MARTIN

I acrifici è una parola ricorren- te nelle cronache di questi giorni. E certamente ci aspet-

ta un ulteriore sforzo collettivo per rilanciare il Paese e per creare mi-gliori prospettive per tutti e in par-ticolare per coloro, come i giovani, che in questi anni hanno sofferto di più. Tuttavia i sacrifici devono esse-re una delle due gambe del rilancio. L'altra deve essere costituita da sforzi mirati in settori strategici per il nostro futuro. In altre parole, bisogna sì ricalibrare ulteriormen-te la dieta del paziente, per salvar-gli la vita, ma allo stesso tempo bi-sogna anche assicurargli le neces-sarie vitamine nonché i muscoli ri-chiesti per correre nel 21° secolo. Altrimenti rischieremmo di ritro-varci, dopo anni di sforzi, con un corpo tecnicamente risanato, ma debilitato.

Il consenso pressoché unanime -

in Usa, in Asia, in Europa - è che i settori in cui si deve trovare il mo-do di investire anche nel mezzo di un crisi - anche per superare la cri-si stessa! - includono istruzione, ri-cerca e digitale. In questi settori, l'Italia, secondo i parametri euro-pei (ma anche quelli Ocse), è in gra-vissimo ritardo. Occorre quindi in-tervenire con urgenza, prima che il distacco con gli altri Paesi avanzati diventi incolmabile.

Mi concentrerò sul digitale. Con-trariamente a quello che pensano ancora in molti, il digitale non è so-lo un comparto dell'economia, per quanto importante. Il digitale, infat-ti, permea ogni settore economico e ogni attività, dall'agroalimentare alla cultura, dai trasporti all'ener-gia, dall'istruzione ai media. Que-sta trasversalità va compresa a fon-do se si vogliono cogliere i frutti del-la rivoluzione digitale. Così stanno facendo tutti i Paesi avanzati.

E l'Italia? L'Italia ha, invece, fi-

nora latitato. È ora di risalire dal fondo della classifica europea, per superare uno «spread» digitale che rischia di azzoppare i nostri sforzi quasi quanto lo «spread» fi-nanziario. In questo momento di transizione è quindi essenziale che la politica capisca l'importanza di dare subito un'agenda digitale al-l'Italia: banda larga in tutto il Pae-se, superamento dell'analfabeti-smo digitale, azioni mirate per por-tare il digitale in settori trainanti come turismo, cultura, artigiana-to, piccole imprese. Preservando allo stesso tempo i diritti civili digi-tali, precondizione per una demo-crazia - ma anche un'economia - vi-brante e moderna.

In tal senso, sarebbe auspicabile un ministro per il digitale, come in Francia e in Australia. Ma anche so-lo la definizione di un Chief Digital Officer nazionale, con adeguati po-teri, sarebbe un passo molto impor-tante per risollevare il Paese.

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Monti al lavoro sul programma Primo ostacolo la patrirnoniale

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Licenziamenti facili regola

-77 Stabilità, anche la Camera vota sì

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Stabilità, anche la Camera vota, sì Il pareggio di bilancio nel 2013 è legge: per centrarlo però bisogna risparmiare altri 20 miliardi

RAFFAELLO MASCI ROMA

Mancano pochi minuti alle 18 quando la Camera vota la leg-ge di stabilità, varandola defi-nitivamente dopo il placet espresso dal Senato sullo stesso testo. Si consuma così l'ultimo atto del governo Ber-lusconi IV, dopo di che ci sa-ranno le già annunciate dimis-sioni dell'esecutivo, precedu-te da un formale consiglio dei ministri di congedo. Quando il presidente della Camera Gianfranco Fini legge il risul-tato della votazione, scoppia l'applauso di rito, più per le implicazioni politiche che quel voto presuppone che non per la legge in sé, pure im-portante: 380 sì, cioè quelli della maggioranza - pur sfron-data dai transfughi - più quel-li dell'Udc, del Fli, di altri del terzo polo. L'Idv ha votato contro come la Svp, il Pd -pur presente in aula per ga-rantire il numero legale - non ha partecipato al voto. Tutto come previsto.

Eppure la discussione è stata accesa, per il carattere simbolico che l'«ultima vota-zione» dell'era berlusconiana recava con sé. Tant'è che quando in aula è entrato il presidente del Consiglio (sta-va parlando il capogruppo del Pdl Cicchitto), dai banchi del-la maggioranza si è alzato un coro da stadio.

E tuttavia la legge di stabi-lità è passata, e questo è il se-

Ha votato sì il Pdl, con l'Udc, il Fli ed alcuni esponenti del

terzo polo. Italia dei valori ha votato no

Marco Minghetti subentrò a Quintino Sella e guidò il

governo che nel 1873 centrò il pareggio dei conti

gnale che i mercati e l'Unione europea attendevano, in quan-to con essa si introduce, tra le altre norme, anche il vincolo della parità di bilancio entro il 2013. «Il governo ha fatto - ha commentato in proposito il mi-nistro dell'Economia Giulio Tre-monti - e il Parlamento ha vota-to il pareggio di bilancio, la pari-tà fra le entrate e le uscite, non è una cosa facile. L'ultima volta

o la prima è stata 138 anni fa. Il pareggio di bilancio è una cosa molto buona per l'Italia». Va detto, tuttavia, che per ottene-re il pareggio auspicato occor-re produrre 20 miliardi di ri-sparmi correlati alla riforma fi-scale e assistenziale che è anco-ra in alto mare.

Tra le principali misure, già previste nel documento uscito da palazzo Chigi o aggiunte nel passaggio al Senato, vanno ri-cordati i tagli ai ministeri, lo snellimento dei processi, la libe-ralizzazione delle professioni, le dismissioni degli immobili

dello Stato e le misure che fissa-no a 67 anni l'età per andare in pensione del 2026, le nuove nor-me che agevolano l'apprendi-stato. Con la stessa legge, però, vengono tagliati i fondi per le vittime dell'usura e della mafia, per i ciechi e per i malati di tu-bercolosi. Mentre 150 milioni sono stanziati per finanziare la legge mancia, il provvedimento che consente di distribuire ri-sorse per piccoli interventi di opere pubbliche. Meno risorse saranno destinate, però, alle forze armate e alla scuola, men-tre in Abruzzo si torna a versa-re i tributi, anche se con una ra-teizzazione e uno sconto.

p- ensionati e pensionandi, state tranquilli. Non perché le cose vadano bene, ma perché non sono ulteriormente peggiorate. Il maxiemendamento,

all'articolo 4 bis conferma una cosa già nota, e cioè che si andrà in pensione a 67 anni, ma solo a partire dal 2026. Su questo fronte ha vinto la Lega che aveva posto un argine invalicabile: le pensioni di anzianità (di cui beneficiano soprattutto i lavoratori del nord) non saranno toccate. Quindi si potrà ancora andare in pensione anche prima dell'età stabilita se si hanno 40 anni di contributi. Fatta salva '- ovviamente - la finestra di 12 mesi che porta gli anni necessari, di fatto, a 41. Sostanzialmente - quindi - le norme restano quelle definite dall'ultima riforma.

, articolo 18 dello statuto dei lavoratori non si tocca e i / licenziamenti facili sono scomparsi dall'orizzonte. .4 Confermato, invece, il pacchetto lavoro con gli sgravi sui contratti di apprendistato, le agevolazioni per il part time e il telelavoro e gli sgravi Irap sui contratti di produttività. Sui contratti di apprendistato stipulati tra il 2012 e il 16 non sono dovuti i contributi per i primi tre anni, ma per gli anni successivi resta l'aliquota de110%, compensata da un punto in, più a carico degli autonomi. Per le donne è previsto il contratto di inserimento ma solo per le aree in cui il cui tasso di occupazione femminile sia inferiore di almeno 20 punti a quello maschile o il cui tasso di disoccupazione femminile superi di 10 punti quella maschile.

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ìmoo pt bbhco

Al via la vendita di

, , \ •••••:,-.......g.„.,„„ . immobili Immo e terreni \ \, ,, i tenta, per l'ennesima volta, ciò che non è ancora riuscito a nessuno, e cioè la dismissione dei beni immobili (edifici e terreni), allo scopo di abbattere il

debito pubblico. Le vendite avverranno attraverso il conferimento dei beni a uno o più fondi comuni di investimento immobiliari e a una o più società, le cui quote o azioni . saranno poi oggetto di offerta pubblica di vendita. Un primo decreto sugli immobili sarà emanato entro il 30 aprile 2012 e sì occuPera di carceri e caserme non utilizzate. Entro febbraio, invece, il ministro dell'Agricoltura dovrà individuare anche i terreni agricoli da vendere, a trattativa privata se valgono meno di 400 mila euro, altrimenti attraverso gara. Prelazione

i imprenditori per giovani imprendtor agricoli.

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.■;seb

ord m si b. i cam Riforma in un anno

ntro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge di

professionisti professional i .

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professio tra professionali. La società t

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più attività

f ssstanbiislittàguli ordini professionalim

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fneosrsionali devono .. . ....2 riformati. Tra le novità l'abolizione delle tariffe. L, a

riforma degli ordini consentirà la costituzione di società per l'esercizio di

o ess ere costituita anch e per l'esercizio

di

a molto controversa e vede una forte perplessità da parte degli i

Particolarmente ostili sembrano le vari organizzazioni dell'avvocatura che già nell'agosto scorso, quando una riforma delle professioni fu presentata all'interno della manovra correttiva, presero una dura posizione e invitarono i 150 parlamentari-avvocati a bloccare il provvedimento.

N

cve

Più facile chiudere . . ,

processi con intese rriva una miniriforma della giustizia volta a diminuire il contenzioso civile pendente. Per i

. procedimenti, in corso da oltre due anni presso le Corti di appello o la Cassazione, «la cancelleria avviserà le parti costituite dell'onere di presentare istanza di trattazione del procedimento. Le impugnazioni si intendono rinunciate se nessuna delle parti dichiara entro sei mesi la persistenza dell'interesse alla loro trattazione». Insomma: si faciliterà un accordo. Lo stesso

i maxiemendamento conferma, poi, che le aree interessate alla realizzazione della Torino-Lione sono di «interesse strategico nazionale». Quindi chi vi si introduce sarà punito a norma dell'articolo 682 del codice penale: arresto da tre

..„......... Cresceranno ancora le accise sulla verde ,...\

.p assi i i amo stare sereni: anche per prossimi anni carburanti aumenteranno, indipendentemente dalle

. quotazioni internazionali del greggio. Il governo stabilisce, infatti, un incremento delle accise fino al 2013, fissando le aliquote fiscali - rispettivamente per benzina e gasolio - «a 614 20 euro e a 473 20 per mille litri di prodotto e - a decorrere dal primo gennaio 2013 - a 614 70 euro e a 473,70 per mille litri di prodotto». In compenso consente alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto, di restituire le tasse sospese dopo il sisma del 6 aprile, in 120 rate mensili dal primo gennaio 2012 per un importo del 40 per cento del dovuto, quindi con un abbattimento del 60%, come avvenuto per i terremotati di Umbria-Marche e Molise.

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IN GAZZETTA UFFICIALE LE REGOLE PER OTTENERE IL PERMESSO DI SOGGIORNO

Ecco la patente a punti per diventare italiani Due anni di tempo per "guadagnare" crediti

GRAZIA LONGO ROMA

Sì al permesso di soggiorno, ma a punti. Lo straniero che vuole coronare il sogno di vi-vere nel nostro Paese regolar-mente, dovrà guadagnarsalo a suon di italiano corretto e conoscenza delle principali re-gole di educazione civica. Chi impara in fretta accumula bol-lini, chi no li perde. Il meccani-smo è lo stesso della patente a punti e dei crediti universita-ri. Due anni, il tempo a dispo-sizione per dimostrare di po-ter soggiornare tranquilla-mente in Italia. Cinque milio-ni, gli extracomunitari tirati in ballo da questa lotteria del-la legalità, pubblicata ieri sul-la Gazzetta ufficilale. E che già scatena le polemiche di chi la ritiente una «iniziativa di matrice leghista».

Filippo Miraglia, responsa-bile immigrazione dell'Arci: «Il provvedimento ostacola ul-teriormente il diritto degli im-migrati ad ottenere un docu-mento indispensabile. Di fat-

to contribuisce a creare citta-dini di serie A e serie B». Al momento della richiesta della carta di soggiorno si ottiene un bonus di 16 punti, 30 quelli da raggiungere alla verifica, dopo due anni. I crediti po-tranno essere accresciuti o decurtati. Lo stabilisce il rego-lamento sulla disciplina del-l'accordo di integrazione con-tenuto nel decreto del presi-dente della Repubblica.

La norma entrerà in vigo-re fra quattro mesi. A partire da quella data, l'immigrato che fa domanda per ottenere il permesso dovrà sottoscrive-re contemporaneamente un accordo di integrazione con lo Stato, con il quale si impe-gna a maturare una conoscen-za della lingua italiana parla-ta equivalente almeno al livel-lo A2. Mentre al momento del-l'iscrizione il livello attestato è Al. Dovrà inoltre dimostra-re di conoscere i principi fon-damentali della Costituzione,

del funzionamento delle istitu-zioni pubbliche e della vita ci-vile in Italia. Qualche esem-pio? L'organizzazione basila-re di sanità, scuola, servizi so-ciali, lavoro e obblighi fiscali. Non solo. Lo straniero dovrà anche: garantire l'adempi-mento dell'obbligo di istruzio-ne dei figli minori; assolvere gli obblighi fiscali e contribu-tivi. Il banco di prova è un me-se prima della scadenza bien-nale: lo sportello unico per l'immigrazione ne avvia la ve-rifica invitando lo straniero a presentare, entro 15 giorni, la documentazione necessaria ad ottenere il riconoscimento dei crediti.

Chi non è in grado di esibi-

re prove scritte, può chiedere di essere sottoposto ad un test ad hoc che verrà valutato dallo Sportello unico per l'immigra-zione. Promosso solo chi otter-rà un punteggio punteggio pari o superiore a 30. Rimandato, con la proroga di l anno, chi ha ottenuto crediti tra 1 e 29. Boc-

ciatura assicurata per chi ha un credito pari o inferiore a 0. Per questi ultimi scatta, quindi, l'espulsione. Non basta, tutta-via, essere sufficientemente in-formati. I crediti vengono taglia-ti in caso di condanne penali, an-che non definitive e sanzioni pe-cuniarie di almeno 10 mila euro.

Lievitano, invece, grazie alla partecipazione a corsi, il conse-guimento di titoli di studio, ono-rificenze, svolgimento di attivi-tà economico-imprenditoriali. E ancora: attraverso la scelta di un medico di base, partecipazio-ne ad attività di volontariato, sottoscrizione di un contratto di affitto o acquisto di una casa. Lo Stato, da parte sua, si impe-gna ad assicurare, entro un me-

se dalla stipula dell'accordo, la partecipazione gratuita ad una sessione di formazione civica e di informazione sulla vita in Ita-lia della durata di un giorno. La buona volontà e l'impegno sono fondamentali: chi non seguirà quell'unico giorno di lezione si vedrà immediatamente cancel-lati ben 15 dei 16 punti inizial-mente assegnati.

www.lastampa.it/longo

le: N

È il livello di crediti che il richiedente deve

raggiungere entro due anni

Pagina 22 Euwia i);;;1 ■ .:. 1i111-Iii IX T diventare italiani

Rappresentano il livello base di crediti (A1)

assegnati a ogni richiedente

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DOCCASIO\ E PER LE RIFORME FTDFRTCO GURFv4CF4 SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

FEDERICO GEREMICCA

( mi , è un errore che il na- scente governo Monti,

) e i partiti che decide-ranno di sostenerlo, non dovreb-bero commettere: e cioè defini-re il proprio orizzonte program-matico solo in rapporto all'emer-genza economico-finanziaria che pure si troverà a fronteggia-re. Segnando la sua nascita, nei fatti, la fine della cosiddetta Se-conda Repubblica, il nuovo ese-cutivo dovrebbe rapidamente porsi l'obiettivo di sostenere la Terza con quelle innovazioni co-stituzionali (e di regole elettora-li) la cui assenza ha certo contri-buito anche al mesto naufragio del governo Berlusconi.

L'OCCASIONE PER FARE

LE RIFORME

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L'addio di Berlusconi ora Monti

press LinE i .5n 112011 LA STAMPA

vendo i partiti politici autolesionisticamente di- mostrato, fin qui, di non esser in grado di vara- re riforme che ne scalfiscano l'influenza e il po- tere (a vantaggio, naturalmente, di un miglior funzionamento del sistema nel suo insieme) tale

opera riformatrice può esser invece tentata oggi - con spe-ranze di successo - da un governo nel quale i partiti, appun-to, si limitano ad assolvere a un compito da retrovia. Non riuscire nell'impresa - o non tentarla nemmeno - rischia in-fatti di condannare anche la prossima legislatura (e dun-que l'avvio della Terza Repubblica) ad una vita stentata e grama: e ad una conclusione che potrebbe essere non mol-to diversa dalla fine toccata alla Prima ed alla Seconda.

Già troppi elementi, infatti, rendono assai simili l'epilo-go delle legislature 1992-'94 e 2008-2011, per non ritenere che sia il caso finalmente di intervenire. Il primo elemento è senz'altro l'assoluta e deludente incapacità mostrata dai partiti di autoriformare un sistema - ieri come oggi - evi-dentemente contraddittorio e traballante. Alla fine del ter-ribile biennio '92-'94, furono fondamentalmente Tangento-poli e i magistrati a suonare la campanella di fine ricreazio-ne: oggi i titoli di coda scorrono per la spinta dei mercati e le pressioni dell'Europa. In entrambi i casi, crisi pratica-mente imposte dall'esterno: ieri in ragione della corruzio-ne dilagante, oggi a causa di inettitudine e cattivo governo.

Non può essere considerato un caso il fatto che la prima legislatura della cosiddetta Seconda Repubblica - con l'av-vento al governo di Silvio Berlusconi - durò quanto durò (appena due anni) e finì come finì. A fronte di una legge elettorale marcatamente maggioritaria e di un assetto sempre più bipolare, infatti, il sistema istituzionale non fu dotato degli aggiustamenti e delle semplificazioni necessa-rie. E' da allora che si cominciò a discutere di fine del bica-meralismo perfetto, di uno statuto dell'opposizione, della riduzione del numero dei parlamentari, eccetera eccetera. Da allora ad oggi, ad ogni scadenza elettorale, i partiti han-no inserito queste riforme nei propri programmi elettora-li: non se ne è mai fatto nulla, e il sistema politico-costitu-zionale è rimasto bicefalo (un po' maggioritario, un po' pro-porzionale) con conseguenze che sono - da anni - sotto gli occhi di tutti.

Oggi si ripropone - e non per una libera scelta dei parti-ti, ma in ragione di un'emergenza drammatica - la possibili-tà di pensare seriamente agli aggiustamenti di cui il siste-ma politico ha mostrato di avere un disperato bisogno. A quindici anni di distanza dall'ultimo esecutivo (presieduto da Lamberto Dini) in qualche modo paragonabile a quello che dovrebbe esser guidato da Mario Monti, il ritorno di un governo tecnico potrebbe render possibile le riforme pro-messe e mai realizzate da tre lustri in qua. Occorrerà, natu-ralmente, l'impegno e il consenso dei partiti: quantomeno dei partiti maggiori. E non è detto che, giunti al punto cui si è giunti e in un clima che dovrebbe rapidamente «raffred-darsi», stavolta questo non diventi realmente possibile.

La pre-condizione, ovviamente, è che il governo Monti veda la luce. L'alternativa, del resto, rischia di essere esi-ziale. Chi chiede che «la parola torni al popolo» e che «la democrazia non ceda il passo alla tecnocrazia» dovrebbe infatti avere l'onestà di dire che parola potrebbe mai pro-nunciare il popolo e che successo marcherebbe la demo-crazia con una legge elettorale che - stando a tutti i son-daggi - non produrrebbe alcuna maggioranza al Senato, con tutto quel che ne discende. L'occasione per completa-re un percorso riformatore finora appena accennato, dun-que, c'è. Buttarla al vento assieme al governo Monti - al di là del possibile tracollo economico che questa ipotesi de-terminerebbe - sarebbe un delitto: e a guardarla dal punto di vista degli stessi partiti, anzi, qualcosa di assai simile a un suicidio...

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Il premio Guidarello Si tiene oggi al teatro Alighieri di Ravenna, alle ore 18, la cerimonia del 40 ° Premio Guidarello per il Giornalismo. Tra i premiati di quest'anno Maurizio Molinari, corrispondente della Stampa da New York, Mario Pirani, editorialista di Repubblica, Roberto Giardina, corrispondente da Berlino del Quotidiano Nazionale e (per la sezione tv) Simona Ventura. Altri riconoscimenti a Fulco Pratesi, Edoardo Raspelli, Armando Torno e, alla memoria, a Andrea Zanzotto.

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Foa, c l'automobile elle ha liberato gli operai

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I P( vigili sulle se «Festa dimezzata

del governo Monti»

Intervista a Ni i vendola

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il -«1 vigili;e.laxelte

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:eaew ffi S a Pechino, segue dal web: «La gente in piazza mi emoziona, ma il beriusconismo resta ed è una minaccia incombente per H Paese»

ANDREA CARUGAIN ROMA acarugalkii)unitait

una festa dimezzata, o forse rinviata. Berlusconi esce da Palazzo Chigi ma il beriusco-nismo è saldamente insedia-

to nelle istituzioni e nel potere, l'Ita-lia non si sta ancora congedando da un ciclo politico-sociale durato 15 an-ni e che avrebbe meritato di arrivare al naturale punto di consunzione at-traverso il voto democratico». Nicht. Vendola risponde al telefono da Pe-chino, dove è in missione con una de-legazione di imprenditori pugliesi. Eppure ie immagini dal Colle e da Pa-lazzo (bigi mostrano un popolo in fe-sta. «Ho visto su Internet le immagini dei cori di "Alleluia" <d Quirinale e mi so-no emozionato. Mi unisco a quei co-ri, ma non dimentico che il berlusco-nismo è ancora una minaccia incom-bente sulla vita del Paese. E un'uscita da palazzo Chigi, non un'uscita di scena. Il Cavaliere viene messo alla porta da banche e mercati, e non dal-le opposizioni. È il liberismo che si libera dal populismo. [i poi: è credibi-le un governo di discontinuità che ab-bia come vicepremier una persona. come Gianni Letta, che è stato l'om-bra dei Cavaliere? Il Pdi deve fare un passo indietro radicale». Come giudica passaggio a un gover-no tecnico, di Larghe intese? «Mi inquieta la ricerca di soluzioni extrapolitiche, l'invocazione, che leg-go da tante parti, di un demiurgo do-tato di poteri quasi sovrannaturali, l'evocazione della Tecnica come me-dicina necessaria per curare i dolori del Paese. C'è il rischio di un suicidio della politica. E un clima di intimida-zione che colpisce chiunque osi met-tere paletti: io sono stato insultato in tv, Di Pietro è stato fatto oggetto di

un assedio». Un giudizio molto severo. «Mi aggrappo con tutta la forza ad una parola chiave usata da Bersani e da Susanna Camusso: discontinuità. Se un governo di transizione serve per fare il primo passo in questa dire-zione, allora evviva». Cosa dovrebbe fare li nuovo governo? «Bisogna intervenire sulla struttura della ricchezza, non solo per ragioni di giustizia sociale, ma anche per sti-molare la crescita e ridurre il debito. Noi lo sosterremo se sarà un governo

l'avvedìwento «Se il nuovo esecutivo aggredisce il mercato del lavoro finisce l'Ulivo»

di scopo e a termine: tre mesi per fa-re la patrimoniale, tassare le rendite e tagliare le spese militari». Più che il programma del governo Monti sembra quello di Vendoia candi-dato alle primarie... «Non sto pensando a me o alle prima-rie, ma alle necessità vitali del Paese. E la vera emergenza sono povertà e precarietà. O si colpiscono i ricchi o i

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poveri: tertium non datur. E se si colpiscono i ricchi sarò il più appas-sionato sostenitore del governo .

Non Mi voglio mettere pregiudizial-mente di traverso. Ma il governo di transizione, per tre mesi, deve ser-vire a mettere in campo i binari per una discontinuità. Il centrosini-stra, quando vincerà le elezioni, sa-rà il treno che camminerà su quei binari». Solo tre mesi? «Non ci vuole più tempo per fare queste cose». E poi che succede? «Si può votare nella primavera 2012». Con quale legge elettorale? «Non vorrei che questo tema servis-se per menare il can per l'aia. Per tornare il Mattarellum bastano due giorni di lavoro in Parlamento. Cosi si dà una risposta a chi ha fir-mato i referendum, e si salvano il pluralismo e le coalizioni». Che rischi vede per ll Nuovo Ulivo in questo passaggio? «Se il governo Monti farà cose di destra, il rito di sepoltura del nuo-vo Ulivo sarà immediato. Penso ad esempio a norme per rendere più selvaggio il mercato del lavoro. Ma non credo che accadrà, perché ho visto molta determinazione in Ber-sani». Anche quelle norme fanno parte del-le richieste dell'Europa.

«No:n si parli genericamente di Eu-ropa, ma di governi di destra che chiedono cose di destra». Tutto li suo ragionamento portereb-be a un "no" al nuovo governo. Quan-to le costa la non belligeranza verso Monti? «I miei alleati, a partire dal Pd, han-no deciso di investire sulla persona-lità di Monti per una fase di decon-gestione della vita politica per usci-re dal tunnel e dare segnali di spe-ranza e di decoro. Per questo, in co-scienza, ho deciso di non avere at-teggiamenti pregiudiziali. Mi sen-to vincolato alla foto di Vasto e all'immensa speranza che il Nuovo Ulivo ha creato nel. Paese», Si parla di Monti anche come prossi-mo candidato del centrosinistra. «Mi sembra fantapolitica. Il centro-sinistra farà le primarie, quella via. è segnata. La sinistra dovrebbe smettere di camuffarsi e di delega-re e candidarsi a governare. Nel caso, Monti dovrebbe candidarsi alle primarie? «Non ha il phishique du rose per le primarie. E poi, mi creda. Non ci sarà un centrosinistra. tecn ocrati-co, semmai un centro di quel tipo e una grande sinistra». E il Pd dove starà? «Spero che starà dove ha cercato di portarlo Bersani, a organizzare un'alternativa reale».•

Pagina 11

Dir

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». 33 rnitudi di ore

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011ti), Cgil

gno anche di una personalità di alto prestigio, che abbia la fiducia dei no-stri creditori, dei nostri partner euro-pei e per certi versi anche mondiali, perché l'Italia può trascinare nel bara-tro anche l'Europa. La figura di Monti ha queste caratteristiche». Eppure con il governo uscente avete avuto rapporti buoni. «C'era una dialettica che ci consenti-

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«Io nistro. Ho rifiutato erché dalla Cisl voglio

avocare alla pacificazione» seg - ;wb esz «La Cgil è libera di scegliere. Ma non si possono chied(

le urne a mercati aperti. Patrimoniale sì ma non per chi ha una sola casa»

BIANCA D& GIOVANNI ROMA

affaele Bonanni si di-chiara ,, preoccupato dallo spettacolo di alcu-ni politici in queste ore», che non hanno il

senso di responsabilità per affronta-re gli enormi rischi che l'Italia sta correndo. Qualcuno in questi gior- ni ha fatto il suo nome come futuro ministro, vero? «Vero, ma ho rifiuta-to perché penso di dover mantene-re fede al mio impegno sindacale». La Cisl ha firmato insieme ad altre sigle sindacali e datoriali (esclusa la Cgil) un documento dal segno in-controvertibile: lunedì serve un nuovo esecutivo. Un nuovo governo subito, qualun-que esso sia? «No, non un governo purchessia. Per noi dev'essere un esecutivo di larghe intese, sostenuto dal più am-pio numero di forze parlamentari. E una cosa che la Cisl chiede da me-si. Per liberarsi dei detriti accumula-ti da anni l'Italia ha bisogno della cooperazione di forze riformiste: le forze finora contrapposte devono dare segnali di unità che prevalga-no sulla concorrenza e lo scontro, altrimenti perdiamo le basi del no-stro stare insieme. Abbiamo biso-

va un riconoscimento reciproco, cosa che per un sindacato come il mio è essenziale per arrivare al confronto. Se avessimo esasperato il confronto, si sarebbe creato anche nel sociale quei black out che si è verificato an-che in Parlamento, rimasto preda di un bipolarismo distruttivo. Negli ulti-mi 1.5 anni si è ritenuta un'infamia ar-rivare ad una sintesi, quando invece

la mediazione è l'arte nobile di un sin-dacato autonomo a tutto tondo. Nel carnet di questo modo di intendere il sindacato ci sono molti risultati, che hanno protetto lavoratori e pensiona-ti. Mi auguro che anche gli altri sinda-cati possano dire lo stesso». Si riferisce alla Holm o alla Cgil? «Voglio metterla solo in positivo». Quando si è rotta questa dialettica?

«Si è rotta quando si è tirato avanti sull'articolo 18 e sulle pensioni senza discutere con le parti sociali. Durante la discussione sulla manovra di Ferra-gosto si discusse di pensioni ad Arco-re in un summit politico tra Berlusco-ni e Bossi, senza nessun coinvolgi-mento delle organizzazioni sindaca-li. Fu allora che finì quel reciproco ri-conoscimento».

Cosa pensa del fatto che la Cgil non ha firmato il documento sul nuovo go-verno? «La Cgil è liberissima di fare quello che meglio crede. Mi è difficile da ca-pire, però, come si possa a borse aper-te e con i mercati ostili auspicare il voto e dire no a un governo di larghe intese, che possa rimettere la palla al centro e tornare a una costruttiva dia-lettica parlamentare». In Spagna Io si è fatto: si sono annun-date le elezioni nel pieno della crisi. «In Spagna non c'è lo scontro violen-to come quello che viviamo noi. Anco-ra in queste ore sono annichilito dal comportamento di alcuni politici». Secondo voi la lettera delle Boe è un diktat ineludibile? «Quella lettera è stata scritta interlo-quendo con le autorità italiane. Ave-te fatto caso che prima c'erano le pen-sioni al centro del dibattito e poi sono arrivati i licenziamenti? Un proble-ma solo ideologico, perché si sa benis-simo che tl problema italiano non è affatto quello, visto che da noi pur-troppo si licenzia eccome».

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press unE 13/11/2011 runità

Vuoi dire che c'è stato lo zampino di Roma? «Voglio dire quello che ho detto». Può dire che ha difeso anche dipen-denti della scuola e pubblici? «Sulla scuola dico senza alcun timore che abbiamo fatto quasi un miracolo: abbiamo consentito l'assunzione di circa 80mila precari negli ultimi. due anni: non avveniva da 30 anni». Eppure gli insegnanti denunciano molte unità in esubero... «Getto, partiamo da un precariato di circa 400mila unità accumulato nell'ultimo quarantennio, dal nume-ro sempre accresciuto e mai diminui-to. Partiamo da questo dato. Quanto ai pubblici, noi abbiamo ottenuto fos-sero solo congelati e non tagliati, co-me è successo perfino in Francia e Germania, i loro stipendi». Cosa si aspetta dai nuovo governo? «Prima di tutto un patto sociale in cui si coniughi il rigore con l'equità. I la-voratori devono sapere perché si fan-no i sacrifici. Noi chiediamo poi l'at-tuazione della delega fiscale già in Parlamento e la patrimoniale, esclu-so su chi ha una sola casa, per sposta-re la pressione fiscale dal lavoro alla rendita. Sulla questione licenziamen-ti, credo che un governo di larghe in-tese abbia a cuore la coesione socia-le, elemento necessario allo svilup-

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3,3 nAlardi di ore di c3s,inLegrzzinvle

«out o. ticlla Cgil

press unE 13/11/2011 ùità

Dall'inizio della crisi nel 2008 le cose sono andate sempre peg-giorando, fa sapere l'Osservato-rio della Cgil. La Cig ha interes-sato 500mila lavoratori nel Pae-se. Al Nord, in Lombardia, la ri-chiesta maggiore.

MARCO TEDESCHI MILANO

Poco meno di 3 miliardi e 300 milio-ni di ore di cassa integrazione regi-strate in tre anni, dall'ottobre del 2008, quando la crisi finanziaria ini-ziò ad avere ripercussioni sull'econo-mia reale, a ottobre di quest'anno. il bilancio della Cgil, attraverso le ela-borazioni dell'Osservatorio cig del di-partimento Industria nei rapporto di ottobre, di questi 37 mesi di crisi eco-nomica e dei suoi riflessi sull'appara-to produttivo e sui lavoratori, in pre-visione della manifestazione dei 3 di-cembre incentrata sul tema lavoro. «Una mole enorme - spiega la Cgil -ripartita tra :1 miliardo e :160 milioni di ore di cassa ordinaria e poco più di 2 miliardi e 122 milioni tra straordi-naria e in deroga, che ha inciso sul reddito degli oltre 500mila lavorato-ri mediamente coinvolti in questi tre anni per una cifra pari a 11,4 miliar-di, circa 22 mila euro in meno nel sa-lario di ogni singolo lavoratore in cas-sa». Intanto lo scorso mese la cassa integrazione ha registrato un legge-ro calo sul mese precedente, ecce-zion fatta per la straordinaria, men-tre si conferma una crescita delle aziende che fanno ricorso ai decreti di cassa integrazione straordinaria, pari al +3,5% da inizio anno sui pri-mi dieci mesi del 2010.

Così come sono stabilmente in cig a zero ore circa 500rnila lavoratori che hanno perso nel loro reddito ol-tre 3,1 miliardi di euro, pari a più di 6.600 euro per ogni singolo lavorato-re. Numeri che fanno dire al segreta-rio confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, «che dopo aver messo fine al governo Berlusconi adesso c'è biso-gno di decisioni politiche che metta-no al centro il lavoro come unico agente per la crescita». Una richiesta che la Cgil ribadirà in occasione del-la manifestazione di Roma in piazza San Giovanni il 3 dicembre. Il timore del sindacato è, infatti, che i circa

190 tavoli di crisi aperti, ll crollo della produzione industriale a set-tembre e i dati sulla cassa, «possa-no determinare il serio rischio per il prossimo anno di in un micidiale mix fatto di stagna.zione e disoccu-pazione», osserva ancora Scudiere sostenendo che «il nuovo governo deve rispondere a Bruxelles con il lavoro: introduca una patrimonia-le e mette al centro l'occupazione a partire da quella giovanile».

Nel corso dei primi dieci mesi dell'anno le ore di cigs sono state 351.137.044 per un -13,66% sul periodo gennaio-ottobre 2010. Infi-ne si segnalano cali per quanto ri-guarda la cassa integrazione in de-roga (cigd). A ottobre conta 26.282.908 di ore richieste, se-gnando così un -8,86% su settem-bre, mentre da inizio anno le ore sono state 276.327.236 per un. -13,71% sui primi dieci mesi del 201.0, Secondo i dati diffusi dalla Cgil, cresce ancora il numero di aziende che fanno ricorso ai decre-ti di cassa integrazione straordina-ria, con quasi il 60% per motivi di «crisi a.ziendale,

LOMBARDIA IN TESTA

Le regioni del nord si segnalano an-cora una volta per il ricorso più alto alla cassa integrazione da inizio an-no. Dal rapporto della Cgil emerge che al primo posto per ore di cig au-torizzate c'è la Lombardia con 182.836.039 ore che corrispondo-no a 105.808 lavoratori (prenden-do in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). 'È` la meccanica il settore in cui si conta il ricorso più alto allo strumento della cassa inte-grazione: da gennaio a ottobre pe-sa per 294.532.413, coinvolgendo 1.70.447 lavoratori (prendendo co-me riferimento le posizioni di lavo-ro a zero ore). Nel mese di ottobre, considerando un ricorso medio alla cig, pari cioè al 50% del tempo lavo-rabile globale (22 settimane), risul-tano essere 940mila i lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si con-siderano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 43 settimane lavora-tive, si determina un'assenza com-pleta dall'attività produttiva per 410.136 lavoratori, di cui. 200 mila in cigs e 160 mila in cigd.

3,3 miliardi di ore di cassaintegrazione I «conti» della Cgil

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