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SOMMARIO

ATTUALITA’ NORMATIVE

Gli obblighi informativi delle banche rispetto all’attività di trasferimento dei fondi svolta da Swift. 1

Dalla Ue chiarimenti sulla valutazione prudenziale delle acquisizioni di partecipazioni nel settore finanziario. 1

Classificazione delle operazioni creditizie per la rilevazione dei tassi effettivi globali medipraticati dagli intermediari. 1

Provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate del 12 novembre 2007. 2

Nuove indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali sull'utilizzo della legge "privacy". 2

Garante Privacy: cautele e limiti per la diffusione dei dati sui redditi. 2

Call center. Servizi non richiesti e telefonate indesiderate, sanzioni per oltre 260 mila euro ai principali gestori telefonici. 3

Gentiloni presenta il primo Bando di Gara per l'Assegnazione di Impianti-Frequenze TV. 3

DOTTRINA: LETTURE E ORIENTAMENTI

La responsabilità del socio “gestore” di s.r.l.. 4

La disciplina giuridica delle SIIQ: profili problematici e spunti di riflessione. 4

Alienazione abusiva del fiduciario e revoca di essa ex art. 2901 c.c.. 5

Note minime in tema di delega, priva di procura, ad operare in un conto corrente bancario di corrispondenza. 5

Violazione dei doveri informativi da parte degli intermediari finanziari tra culpa in contrahendo e

responsabilità professionale. 6

Brevi note sull’eccezione revocatoria nella legge fallimentare tra vecchio e nuovo regime. 7

Sull’onere di formulare il “quesito di diritto” nel (nuovo) ricorso per cassazione. 7

Le rimesse bancarie revocabili nelle movimentazioni giornaliere del conto corrente e nel mancato rientro delle anticipazioni su credito del fallito. 8

Pignoramento di titoli di credito eseguito nelle forme di diritto comune ed “errore” nella dichiarazione ex art. 547 c.p.c.. 8

Il regime probatorio della pagina web. 9

La pregiudizialità dell’accertamento del diritto sul marchio rispetto al diritto d’autore. 9

Deduzioni dalla base imponibile IRAP - Riduzione del cuneo fiscale. 9

GIURISPRUDENZA

Selezione delle decisioni più recenti della Corte di Cassazione e dei tribunali. 10

OSSERVATORIO

DIRITTO CIVILE, CONCILIAZIONE E “ADR” 22

Contratto di locazione - Diritto di recesso del conduttore in caso di impianti non conformi alle disposizioni di legge. 22

CREDITO AL CONSUMO, LEASING E FACTORING 23

La trattativa individuale come strumento di esclusione dell’applicazione della disciplina di protezione del consumatore. 23

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DIRITTO SOCIETARIO 24

La circolazione dell’azienda ed il divieto di concorrenza. 24

DIRITTO BANCARIO 25

Litispendenza tra decreto ingiuntivo e citazione in prevenzione. 25

MERCATI FINANZIARI 26

La direttiva MIFID e il processo di trasposizione nazionale delle fonti comunitarie. 26

DIRITTO FALLIMENTARE 27

Concordato preventivo e cessione dei crediti: limiti della clausola di cessione ed opponibilita’ delle notifiche ai debitori ceduti. 27

ESECUZIONI IMMOBILIARI 28

La predisposizione del progetto di distribuzione: questioni sostanziali e procedurali relative alle spese di giustizia ed al privilegio di cui all’art. 2770 c.c.. 28

INTELLECTUAL PROPERTY AND INFORMATION TECHNOLOGY 29

Introdotto in Italia il divieto di pratiche commerciali scorrette. 29

DIRITTO TRIBUTARIO 30

Disegno di legge approvato dal Senato della Repubblica. 30

BREVISSIME

Biglietti on-line. 31

Cancellazione delle ipoteche. 31

Carte d’identità elettroniche. 31

Fatture on-line. 31

Riduzione dei fallimenti. 31

Ritardi nei mutui. 31

Trasloco Tribunale di Arezzo: disagi. 31

COSE NOSTRE

Nuove dallo studio 32

Convegni 32

BIBLIOTECA

Nuovi acquisti 34

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ATTUALITA’ NORMATIVE

GLI OBBLIGHI INFORMATIVI DELLE BANCHE RISPETTO ALL’ATTIVIT À DI TRASFERIMENTO DEI FONDI SVOLTA DA SWIFT.

Alla luce dell’intenso dibattito in corso tra le Autori-tà europee per la protezione dei dati ed il governo statunitense, relativamente all'operato di Swift - Society for Worldwide Interbank Transaction – che, come è noto, è la società, con sede in Belgio, di cui si servono i soggetti operanti nel settore fi-nanziario europeo per i trasferimenti internazionali di valuta, anche in Paesi al di fuori dell'Ue come gli Stati Uniti – precisiamo quanto segue.L'utilizzo dei servizi di Swift potrebbe compor-tare, in prospettiva, la possibilità per le autorità Usa di accedere ad informazioni su trasferimenti interbancari effettuati all'interno del territorio Ue o del territorio dei singoli Stati Membri.Per quanto concerne gli istituti di credito, il Garante Privacy italiano evidenzia come questi non abbiano ancora provveduto ad informare la propria clientela in merito al trasferimento dei dati verso gli Usa. Né Swift sembra, allo stato, avere adottato un pro-gramma preciso di misure di medio-lungo termine tese a favorire il rispetto delle prescrizioni indicate dalle Autorità europee per la protezione dei dati e, in special modo, dall'Autorità privacy belga, que-st’ultima territorialmente competente rispetto alle attività di Swift (cfr. Newsletter del Garante Priva-cy n. 287 del 29-3-2007).In sintesi, l’impegno che viene chiesto alle banche consiste nell’informare la propria clientela me-diante un’apposita informativa da trasmettere agli interessati nonché tramite idonee forme comu-nicative sulla stampa od altri canali di informazione. A tal fine è stato predisposto un fac-simile di in-formativa ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. n. 196/2003 - già sottoposto al vaglio del Garante Privacy italiano - (cfr. circolare ABI del 11 giugno 2007 Prot. LG/003018).Posto che l’attività di trattamento dei dati per-sonali è considerata dalla legge come una attivi-tà pericolosa (ex art. 15 d.lgs. n. 196/2003) - con il conseguente regime probatorio particolarmente oneroso per l'operatore - ci pare opportuno segna-larVi l’importanza di tali semplici attività informati-ve.Rimaniamo a disposizione per qualsiasi chiarimento, anche con riguardo alle modalità pratiche per assol-vere a detto incombente. (a.a.)

DALLA UE CHIARIMENTI SULLA VALU-TAZIONE PRUDENZIALE DELLE ACQUI-SIZIONI DI PARTECIPAZIONI NEL SET-TORE FINANZIARIO.- in Diritto e Pratica delle Società, n. 19/07, pag. 12.

Il provvedimento, adottato il 5 settembre 2007, modifica le direttive precedenti 92/49/Cee, 2002/83/Ce, 2005/68/Ce e 2006/48/Ce per quanto ri-guarda le regole procedurali e i criteri per la valuta-zione prudenziale da parte delle autorità di controllo nei casi in cui una persona fisica o giuridica intenda acquisire o aumentare una partecipazione qualifica-ta in un ente creditizio, in un'impresa di assicura-zione o riassicurazione o in un'impresa di investi-mento. Finalità del provvedimento è quella di assi-curare, per le operazioni nazionali e per quelle transfrontaliere, che la valutazione prudenziale sia effettuata nel contesto di una procedura chiara e trasparente e sulla base di un numero limitato di criteri di valutazione chiaramente definiti, di natura rigorosamente prudenziale. A tal fine la nuova direttiva 2007/44/Ce stabilisce disposizioni uniformi sul piano procedurale e va attuata dagli Stati membri entro il 21 marzo 2009. (v.a.)

* * *

CLASSIFICAZIONE DELLE OPERAZIONI CREDITIZIE PER LA RILEVAZIONE DEI T A S S I E F F E T T I V I G L O B A L I M E D I PRATICATI DAGLI INTERMEDIARI.- in Diritto e Pratica delle Società, n. 19/07, pag. 13.

Ai fini della rilevazione dei tassi effettivi globa-li medi praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari, il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha individuato, tenuto conto della natura e dell'og-getto, le seguenti categorie omogenee di ope-razioni: aperture di credito in conto corrente, fi-nanziamenti per anticipi su crediti e documenti e sconto di portafoglio commerciale, crediti personali, crediti finalizzati all'acquisto rateale, credito revol-ving e con utilizzo di carte di credito, operazioni di factoring, operazioni di leasing, mutui, prestiti con-tro cessione del quinto dello stipendio, altri finan-ziamenti a breve e medio-lungo termine. (v.a.)

IUSLETTER n. 45/07 ATTUALITA’ NORMATIVE

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PROVVEDIMENTO DEL DIRETTORE DEL-L ' A G E N Z I A D E L L E E N T R A T E D E L 12 NOVEMBRE 2007.- in www.agenziaentrate.it.

Con provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate è stato approvato il nuovo schema di certificazione degli utili corrisposti e dei pro-venti ad essi equiparati, delle ritenute operate e delle imposte sostitutive applicate di cui all’arti-colo 4, commi 6-ter e 6-quater, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322.L o s c h e m a , d i s p o n i b i l e s u l s i t o www.agenziadelleentrate.it, deve essere utilizzato per la certificazione degli utili e degli altri proventi equiparati corrisposti nell’anno 2007, da utilizzare per il 2008, sostituisce quello approvato con prece-dente provvedimento del 27 dicembre 2006. Nel nuovo schema di certificazione, il termine del rilascio da parte del sostituto d’imposta ai singoli percettori di utili e proventi equiparati è previsto entro la data del 28 febbraio dell’anno successivo a quello dell’erogazione delle somme. (a.d.c.)

* * *

NUOVE INDICAZIONI DEL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSO-NALI SULL'UTILIZZO DELLA LEGGE "PRIVACY".- in Diritto e Pratica delle Società, n. 19/07, pag. 13.

La legge sulla "privacy" non può essere utiliz-zata per fini di tutela diversi da quelli della pro-tezione dei dati personali. Il Garante privacy si è così pronunciato a seguito del ricorso presentato da numerosi utenti che avevano contestato l'utilizzo dei loro dati personali da parte di una società su-bentrata alla gestione comunale per il servizio idri-co. Gli utenti, in particolare, avevano precisato di non aver mai stipulato alcun contratto con la socie-tà e quindi avevano contestato il passaggio di ge-stione lamentando un trattamento illegittimo dei loro dati personali. I fruitori del servizio idrico ave-vano richiesto prima alla società e poi all'Authority la cancellazione e il blocco dei dati che li riguarda-vano. Il Garante ha ritenuto infondato il ricorso in quanto il passaggio di gestione è avvenuto nel ri-spetto di disposizioni di legge e il consenso degli utenti per il trattamento dei dati indispensabili al-l'erogazione e alla fatturazione del servizio non è richiesto. (ma.p.)

* * *

GARANTE PRIVACY: CAUTELE E LIMITI PER LA DIFFUSIONE DEI DATI SUI REDDITI. - in www.filodiritto.it.

Il Garante per la protezione dei dati personali si è pronunciato in merito ad una questione che negli ultimi anni si è proposta all'attenzione della cronaca con una certa frequenza: la pubblicazione sulla stampa dei dati relativi ai redditi di profes-sionisti. Nel caso di specie il ricorso è stato pre-sentato dall'Ordine dei dottori commercialisti di Bo-logna e da altri singoli professionisti a seguito della pubblicazione su due testate giornalistiche dei dati reddituali dei professionisti.In linea generale, il Garante ha rilevato che la disci-plina di riferimento è contenuta nell'articolo 69 del d.P.R. n. 600/1973 che regola la pubblicità degli elenchi dei contribuenti, demandando all'Ammini-strazione finanziaria la pubblicazione di alcu-ni elenchi di contribuenti, depositati per la dura-ta di un anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia presso lo stesso ufficio delle imposte, sia presso i comuni interessati. "Più precisamente, negli elenchi di cui al comma 4 del citato art. 69 è previsto che siano indicati i nominativi dei contri-buenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi e dei soggetti che esercitano imprese commerciali, arti e professioni. Con apposito de-creto del Ministro delle finanze (ora, provvedi-mento dell'Agenzia delle entrate), sono stabiliti annualmente i termini e le modalità per la forma-zione di tali elenchi". Riportandosi a propri prece-denti, il Garante ha ribadito che, "come è desumi-bile dai numerosi pronunciamenti di questa Auto-rità in materia di trasparenza, non vi è incompati-bilità tra la protezione dei dati personali e deter-minate forme di pubblicità di dati previste per fi-nalità di interesse pubblico o della collettività".Tuttavia, è risultato che nel caso di specie, "il Co-mune di Bologna, anziché attendere l'annuale formazione degli elenchi dei contribuenti da parte dell'Agenzia da diffondere ai sensi del citato art. 69, ha trasmesso ai quotidiani i dati reddituali dei professionisti bolognesi relativi all'anno di imposta 2004 ricavandoli direttamente e autonomamente dal sistema Siatel". Mentre "le finalità istituzionali per le quali i comuni possono accedere attraverso tale sistema alle informazioni contenute nel si-stema informativo dell'Amministrazione finanzia-ria (c.d. anagrafe tributaria) non sono riconducibili all'attuazione dell'art. 69 del d.P.R. n. 600, ma, come evidenziato dall'Agenzia delle entrate, solo alla partecipazione all'accertamento dei redditi dei contribuenti ed alla pianificazione e gestione della propria autonomia tributaria".In conclusione, secondo il Garante "fermo restando che non vi è un'incompatibilità di fondo tra la pro-tezione dei dati personali e determinate forme di pubblicità di dati che siano giustificate per finalità

IUSLETTER n. 45/07 ATTUALITA’ NORMATIVE

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di interesse pubblico o della collettività, la comu-nicazione dei dati reddituali in questione effettuata dal Settore entrate del Comune di Bologna non risulta avvenuta nel rispetto della specifica disci-plina di settore (artt. 44 e 69 d.P.R. n. 600/1973; art. 3, comma 153, l. 23 dicembre 1996, n. 662; art. 19, comma 3, del Codice). Va pertanto pre-scritto all'ente di conformarsi a questa stessa di-sciplina e di dare conferma a questa Autorità, en-tro il 15 dicembre 2007, delle misure adottate".(Garante per la protezione dei dati personali, Prov-vedimento 18 ottobre 2007). (a.a.)

* * *

CALL CENTER. SERVIZI NON RICHIESTI E TELEFONATE INDESIDERATE, SAN-ZIONI PER OLTRE 260 MILA EURO AI PRINCIPALI GESTORI TELEFONICI.- Fonte: Newsletter Garante Privacy.

I principali operatori telefonici hanno già pagato sanzioni per oltre 260 mila euro - in via anticipata ed in misura ridotta - a seguito degli accertamenti del Garante Privacy a tutela dell'utenza. Le sanzio-ni comminate ai gestori di telefonia fissa e mobile per illeciti trattamenti di dati personali riguar-dano, prevalentemente, l'attivazione di servizi non richiesti (cambi di operatore, linee Internet veloci, servizi aggiuntivi) e, in misura minore, telefonate pubblicitarie indesiderate.Le sanzioni sono conseguenza dell'applicazione, da parte del Garante, del provvedimento generale del 16 febbraio 2006 cui avevano fatto seguito cinque specifici provvedimenti del 30 maggio 2007, con i quali l'autorità aveva imposto a gestori e relativi call center di interrompere i trattamenti illeciti di dati.Il Garante ha effettuato una serie di ispezioni presso i call center, sia interni che esterni, di cui si servono i principali gestori telefonici. Dalle verifi-che è emerso che la maggior parte dei call center non informava adeguatamente le persone contatta-te od operava addirittura senza precisare all'utente che si stavano raccogliendo i suoi dati, per quali finalità venivano usati, se era obbligato o meno a comunicarli, quali erano i suoi diritti. I call center hanno l'obbligo di informare con la massima trasparenza gli utenti sulla provenienza dei dati e sul loro uso e, se richiesto, di registrare la volontà dell'abbonato di non essere più disturbato. Per omessa o inidonea informativa il Codice Privacy prevede una sanzione che va da 3.000 a 18.000 euro, che può essere aumentata sino al triplo a se-conda delle condizioni economiche della società. (a.a.)

* * *

GENTILONI PRESENTA IL PRIMO BAN-DO DI GARA PER L'ASSEGNAZIONE DI IMPIANTI-FREQUENZE TV.- in www.filodiritto.it.

Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha presentato oggi il Bando di Gara che assegna per la prima volta in Italia impianti-frequenze per l'esercizio dell'attività televisiva attraver-so una procedura competitiva. Il Bando di Gara verrà pubblicato il 16 novembre prossimo sulla Gaz-zetta Ufficiale della Repubblica Italiana.I 108 impianti-frequenze (su 24.680 censiti in Italia) che verranno assegnati con la procedura competiti-va, sono quelli risultati disponibili tra le risorse as-segnate all’Italia dalla Conferenza internazionale di Ginevra del 2006 e da altre risorse frequenziali indi-viduate a seguito di una verifica effettuata sul «Da-tabase» delle frequenze, l'opera di classificazione e verifica dello spettro nazionale, conclusa a giugno dal Ministero delle Comunicazioni e dall'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni, per porre fine al far-west delle frequenze degli ultimi 20 anni.Le risorse frequenziali sono state suddivise in due elenchi (Allegato A e Allegato B), relativi ri-spettivamente alle frequenze coordinabili a livello internazionale, censite ai sensi della L.223/90 (Alle-gato A) e alle frequenze presenti nella lista degli Assignments attribuiti dalla Conferenza di Ginevra 2006 all’Italia (Allegato B). L’assegnazione delle frequenze avverrà secondo distinte procedure: nel primo caso (Allegato A – frequenze coordinabili) le assegnazioni saranno effettuate sulla base di un esame tecnico che darà la precedenza alle richieste degli operatori che conseguono il miglior incremen-to percentuale di copertura territoriale; nel secondo caso (Allegato B - frequenze già coordinate) le fre-quenze saranno assegnate per mezzo di una proce-dura d’asta.E’ la prima volta in Italia che lo Stato adotta proce-dure competitive pubbliche, trasparenti e non di-scriminatorie per l’assegnazione di frequenze televi-sive. Il bando odierno apre una fase nuova, in cui vengono applicati per la prima volta i principi di gestione efficiente dello spettro previsti dall’or-dinamento comunitario.La procedura di gara in questione trae origine dalla decisione del Ministero delle Comunicazioni di non ricorrere in appello ma dare esecuzione alla senten-za del TAR Lazio n. 13415/06 del 23 novembre 2006 che ha accolto il ricorso presentato da un’emittente televisiva nazionale avverso un prov-vedimento di diniego adottato nella scorsa legislatu-ra dal Ministero delle Comunicazioni (8 febbraio 2005), con il quale si assumeva l’impossibilità di dar corso alla richiesta di assegnazione di frequenze televisive presentata. (a.a.)

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DOTTRINA:LETTURE E ORIENTAMENTI

LA RESPONSABILIT À DEL SOCIO “GE-STORE” DI S.R.L..- di Sergio Patriarca, in Le Società, n. 10/07, pag. 1191.

Con il settimo comma dell’art. 2476 c.c. è stata introdotta nell’ordinamento la possibilità che un socio - non amministratore - di una società a responsabilità limitata sia chiamato a rispondere dei danni provocati a seguito di atti di gestione da lui decisi o autorizzati. Si tratterebbe di una responsabilità solidale tra soci/gestori ed amministratori, identificabile allorché esista un organo amministrativo nominato e distinto dal socio/gestore.L’articolo in commento si pone l’obiettivo di indivi-duare le ipotesi nelle quali detta responsabilità possa trovare concreta applicazione.L’Autore reperisce una prima ipotesi di emersione del fenomeno nell’alveo del primo comma dell’art. 2479 c.c. che determina le materie che, pur es-sendo riservate alla competenza degli amministra-tori, vengono riservate alle decisioni dei soci, per volontà espressa nell’atto costitutivo, ovvero su decisione di uno o più amministratori o tanti soci che rappresentino almeno un terzo del capitale sociale. In questi casi la responsabilità del socio/gestore deriverebbe dall’avocazione di poteri che, in base al sistema normativo ordinario, com-peterebbero agli amministratori. Altra ipotesi rilevante per l’argomento trattato è individuata nell’art. 2479, comma 2, c.c., riguardo le decisioni dei soci “di compiere operazioni che comportano una sostanziale modifica dell’ogget-to sociale determinato nell’atto costitutivo o una rilevante modificazione dei diritti dei soci”. Se-condo l’Autore tale previsione evocherebbe il com-pimento di atti gestionali da parte dei soci o comunque l’assunzione di decisioni “modificative” cui farà seguito un atto specifico da parte dell’or-gano amministrativo. In questo caso i soci che hanno deciso l’operazione risponderanno in solido con gli amministratori, ai quali compete la “tradu-zione” in atti vincolanti, per i terzi, della decisione stessa.Ancora, secondo l’Autore, la norma in discussione potrebbe trovare applicazione nei casi in cui gli atti costitutivi attribuiscano ad un socio “particolari diritti riguardanti l’amministrazione” ai sen-si dell’art. 2468, terzo comma c.c. E’ la circostanza in cui, ad esempio, un socio abbia particolari diritti riguardo il potere di nomina dell’organo ammini-

strativo. Detto potere di nomina, ove riguardi la maggioranza o la totalità degli amministratori, può nel caso concreto mettere il socio nelle condizioni di influenzare in modo decisivo l’operato dell’orga-no di gestione. In altri termini, sono situazioni nel-le quali gli atti di gestione sono formalmente compiuti dagli amministratori i quali, però “a monte” sono influenzati in modo decisivo dai soci.Un’ultima possibile ipotesi che rientrerebbe nel perimetro di applicabilità dell’articolo in esame è, infine, ravvisata quando un socio, indipendente-mente da qualsiasi formale investitura, abbia addi-rittura deciso una singola operazione di gestione. (c.c.)

* * *

LA DISCIPLINA GIURIDICA DELLE SIIQ: PROFILI PROBLEMATICI E SPUNTI DI RIFLESSIONE.- di Roberto Cornetta, in Le Società, n. 10/07, pag. 117.

Il legislatore italiano, scrive l’Autore, adeguandosi alla maggior parte dei sistemi stranieri che già prevedono misure analoghe, ha introdotto, con la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (la “Legge Finan-ziaria”), una nuova tipologia di veicolo societario, le Società di Investimento Immobiliare Quo-tate (SIIQ), che, affiancandosi allo strumento dei fondi di investimento immobiliare, punta a rendere il mercato immobiliare più dinamico e competitivo. Nello specifico, il legislatore ha previsto un parti-colare regime agevolato a favore delle società per azioni residenti nel territorio dello Stato che svolgono in via prevalente l’attività di locazione immobiliare e i cui titoli siano negoziati in mercati regolamentati italiani. Tale regime si applica a par-tire dall’esercizio in corso al 30 giugno 2006. Allo scopo di dare rilievo ai fatti di gestione dell’attività di locazione immobiliare rispetto a quelli relativi alle altre attività, la società, che ha optato per il regime speciale, ha l’obbligo di tenere conta-bilità separate.Le società immobiliari, per aderire al regime di cui sopra, devono possedere cinque requisiti: (i) la residenza in Italia della società per azioni; (ii) il capitale rappresentato da titoli di partecipazio-ne quotati in Italia; (iii) un flottante non in-

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feriore al 49%; (iv) un minimo del flottante, il 35%, ripartito tra soggetti che, individualmen-te, non superino, in termini di diritto di voto nel-l’assemblea ordinaria e di diritti di partecipazione agli utili, l’1% di possesso diretto e indiretto e (v) la prevalenza dell’attività di locazione im-mobiliare.Allo stato attuale, si legge nel testo in commento, la normativa prevede, mediante un apposito regi-me sanzionatorio, la definitiva cessazione del regime agevolato SIIQ esclusivamente con rife-rimento a due ipotesi: la prima nel caso in cui la SIIQ non osservi, per due esercizi consecutivi, anche uno soltanto tra il requisito patrimoniale e quello reddituale, la seconda in relazione alla mancata distribuzione degli utili nella misura mi-nima stabilita.L’Autore, poi, accenna anche ai diversi profili pro-blematici e punti aperti che presentano le temati-che concernenti il procedimento di ammissione a quotazione della SIIQ e la verifica dei requisiti per le società già quotate.Da ultimo, l’Autore analizza i principali profili ri-guardanti la “vigilanza prudenziale” (relativamen-te alla quale la Legge Finanziaria non fornisce nessun chiarimento circa la sua natura ed i suoi confini), espressione che, nella sua accezione strettamente tecnica, individua il controllo eser-citato da Banca d’Italia sulla struttura patrimo-niale degli operatori del mercato finanziario e si manifesta attraverso poteri di natura regolamenta-re, ispettiva e informativa. (v.a.)

* * *

ALIENAZIONE ABUSIVA DEL FIDUCIA-RIO E REVOCA DI ESSA EX ART. 2901 C.C..- di Ugo Carnevali, in Trust e attività fiducia-rie, n. 4/2007, pag. 556.

L’Autore esamina il testo della sentenza emessa dal Tribunale di Genova, 23 maggio 2005 (per la cui massima si rimanda alla Sezione Giurispruden-za), per commentare criticamente la decisione assunta dal Giudice ligure.Assolutamente immotivata appare, infatti, la scelta di escludere l’accertamento della simulazione nel rapporto intercorrente tra il fiduciario e il terzo acquirente del bene costituito in trust.Al pari, del tutto infondata sembrerebbe la scelta di giustificare il ricorrere dei presupposti dell’azio-ne revocatoria sulla scorta della sola volontà, del fiduciario e del terzo, di impedire l’adempimento dell’obbligo di trasferimento al fiduciante.A parere dell’Autore le motivazioni di cui sopra comportano di fatto un uso anomalo e distorto dell’art. 2901 c.c., destinato esclusivamente a con-servare la garanzia patrimoniale del creditorie. (m.bi.)

* * *

NOTE MINIME IN TEMA DI DELEGA, PRIVA DI PROCURA, AD OPERARE IN UN CONTO CORRENTE BANCARIO DI CORRISPONDENZA.- di Carmelo Massimo De Iuliis, in Banca Borsa e Titoli di Credito, n. 4/07, II, pag. 437.

La sentenza in commento (Corte di Cassazione 28 giugno 2005, n. 13906, per la cui massima si ri-manda alla Sezione Giurisprudenza) ha per ogget-to l’ipotesi in cui, in seguito ad accordo tra il clien-te e la banca, un altro soggetto (c.d. delegato) venga autorizzato a compiere operazioni su un conto corrente.I giudici di legittimità hanno precisato che in tal caso al delegato viene conferito il potere di agire in nome del rappresentato, ma non per conto di quest’ultimo.Partendo dalla citata pronuncia, l’Autore si soffer-ma dapprima ad esaminare le clausole tipica-mente contenute nelle deleghe ad operare in conto corrente, evidenziando che queste ul-time sono, per lo più, redatte sotto forma di lette-ra indirizzata dal correntista all’istituto di credito.Viene quindi rilevato che l’autorizzazione concessa al delegato costituisce un negozio accessorio ri-spetto al contratto di conto corrente e, dunque, deve rimanere circoscritta nel perimetro del con-tratto principale: da ciò consegue che al delegato

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non può mai essere concesso il potere di recedere dal contratto di conto corrente.Secondo l’Autore, la sentenza della Suprema Corte sembra aver aperto la strada al riconoscimento in Italia del negozio autorizzatorio di tipo tedesco, in base al quale, senza apposita procu-ra, è valido l’atto di disposizione compiuto dal non dominus con il consenso del domi-nus. Tuttavia, deve essere sottolineato che non vi è perfetta identità tra detto negozio giuridico e la delega autorizzatoria, che infatti presentano una struttura diversa (unilaterale il primo e trilaterale la seconda). Elemento comune è, però, dato dal fatto che in entrambi i casi si instaura un rapporto giuridico tra delegato e banca, tale da svolgere i suoi effetti direttamente nella sfera patrimoniale del delegan-te, senza necessità di una successiva manifesta-zione di volontà di questi. (s.d.)

* * *

VIOLAZIONE DEI DOVERI INFORMATI-VI DA PARTE DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI TRA CULPA IN CONTRAHEN-

DO E RESPONSABILIT À PROFESSIONA-LE.- di Stefano Panzini, in Contratto e Impresa, n. 4-5/07, pag. 982.

L’Autore compie un attento esame delle teorie ela-borate dalla dottrina e dalla giurisprudenza circa la responsabilità professionale degli interme-diari finanziari e la violazione dei doveri comportamentali di informazione previsti dalla legge (art. 28 del D.Lgs. n. 58 del 1998) e dalla norma regolamentare dettata dalla Consob (artt. da 26 a 30 del regolamento n. 11522 del 1998), poste entrambe a salvaguardia della posizione economica dei risparmiatori. Viene così tracciato il sentiero sul quale si sono mossi, e dai quali si stanno muovendo, sia la dottrina che la giurispru-denza, partendo dall’iniziale rimedio adottato dalla giurisprudenza, soprattutto di merito, ossia l’azione di nullità del contratto, per viola-zione di norme imperative (art. 1418, I com-ma, c.c.), in virtù della violazione di norme com-portamentali da parte dell’intermediario finanzia-rio.Tale ipotesi di responsabilità, per quanto suggesti-va e maggiormente protettiva per il risparmiatore, parte dal criticato presupposto che la violazione delle norme comportamentali costituisca un vizio genetico (strutturale ovvero contenutistico), inci-dente sulla conclusione del contratto di acquisto dei prodotti finanziari (la censura è avvalorata dal richiamo alla nota sentenza n. 19024 del 29 set-tembre 2005 della Corte di Cassazione, che ha

rilevato come i comportamenti tenuti dalle parti nel corso delle trattative, o durante l'esecuzione del contratto, rimangano estranei alla fattispecie negoziale, potendo esser valutata la violazione di detti doveri in termini di inadempimento).L’abbandono “obbligato” dell’azione di nullità del contratto, ha così stimolato le azioni di respon-sabilità contrattuale da inadempimento e precontrattuale (ex art. 1337 c.c.), a seconda che la violazione sia stata compiuta prima o dopo la conclusione del contratto di acquisto dei prodot-ti finanziari.La teoria della responsabilità precontrattuale ha come evidente fine quello di rendere edotto il ri-sparmiatore sulla natura dei rischi delle operazio-ni, affinché le sue scelte siano consapevoli. Ma secondo l’elaborazione di tale teoria si dovranno scindere due fasi negoziali distinte: la “fase pro-priamente precontrattuale”, collocata prima della stipulazione del contratto di base e la “fase im-propriamente precontrattuale”, seguente alla sti-pulazione del contratto di prestazione del servizio, ma anteriore ai singoli contratti di investimento.Tale teoria non è però immune da critiche. L’Auto-re sottolinea infatti come tale responsabilità “a geometria variabile” amplia notevolmente la por-tata della “buona fede” nelle trattative e nella formazione del contratto, anche perché il contratto base e i successivi contratti null’altro sarebbero che un corpus unicum.Maggiori garanzie presta dunque, secondo l’Auto-re, l’azione di responsabilità contrattuale, che emergebbe dalla responsabilità professionale del-l’intermediario (anche da c.d. “contatto sociale”) e dall’obbligo di protezione verso l’investitore, at-traverso i canoni di diligenza e professionalità.L’Autore fa notare infine come solo attraverso l’art. 1173 c.c. si possa individuare un’unica azione di responsabilità, dando prova del “contatto sociale” con l’intermediario, ampliando e anticipando così anche la tutela alle situazioni di “primo contatto”. (v.a.)

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BREVI NOTE SULL’ECCEZIONE REVO-CATORIA NELLA LEGGE FALLIMENTARE TRA VECCHIO E NUOVO REGIME.- di Riccardo Conte, in Il Fallimento, n. 8/07, pag. 942.

L’Autore commenta una recente sentenza del Tri-bunale di Milano del 26 febbraio 2007 n. 2423 (per la cui massima si rimanda alla Sezione Giuri-sprudenza) che, nell’ambito di un giudizio derivan-te da un’insinuazione tardiva, ha ritenuto ammis-sibile l’eccezione di revocabilità ai sensi del-l’art. 67, I comma, n. 4, l.f. dell’ipoteca giudizia-le iscritta dal creditore ricorrente nell’anno an-teriore al fallimento, in relazione alla quale ve-niva richiesta l’ammissione del relativo privilegio, nonostante fossero ormai decorsi i termini di prescrizione per l’esercizio della relativa azione.La sentenza ha ritenuto applicabile anche all’istitu-to della revocatoria fallimentare il principio tem-poralia ad agendum perpetua ad excipiendum, ponendosi, peraltro, in contrasto con un preceden-te di legittimità (Cass. 16 febbraio 1998, n. 1635) che aveva sottoposto al termine prescrizionale anche l’eccezione.Nel commento viene, inoltre, precisato come la pronuncia di merito si collochi in linea con la ri-forma introdotta con il d.lgs. 5/06, il quale ha espressamente sancito il principio in esame nel novellato art. 95, I comma, l.f.; è altresì osservato che i problemi posti da tale questione di diritto dovrebbero risultare superati in ragione sia del più breve termine previsto per il deposito delle do-mande tardive (un anno a decorrere dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo), sia dell’introduzione della natura decadenziale in rela-zione all’esercizio delle azioni revocatorie fallimen-tari. (s.b.)

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SULL’ONERE DI FORMULARE IL “QUE-

SITO DI DIRITTO” NEL (NUOVO) RICOR-SO PER CASSAZIONE. - di Aniello Nappi, in Giustizia Civile, n. 5/07, I, pag. 1119.

L’articolo in oggetto, commentando la sentenza della Corte di Cassazione n. 27130 del 19 dicem-bre 2006 (per la quale si rinvia alla Sezione Giuri-sprudenza), esamina una delle innovazioni più significative introdotte dalla riforma del giudizio civile di Cassazione di cui al d. lgs. n. 40 del 2006 e cioè il disposto sulla formulazione dei motivi di ricorso di cui all’art. 366 bis c.p.c..Dispone infatti il nuovo art. 366 bis c.p.c. che nei casi previsti dall’art. 360, comma 1, n. 1, 2, 3 e 4, c.p.c. l’illustrazione di ciascun motivo si deve con-cludere, a pena di inammissibilità, con la for-mulazione di un quesito di diritto; nel caso previsto dall’art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., inve-ce, l’illustrazione di ciascun motivo deve contene-re, a pena di inammissibilità, la chiara indicazione del fatto controverso in relazione al quale la motivazione si assume omessa o contraddit-toria, ovvero le ragioni per le quali la dedotta in-sufficienza rende la motivazione inidonea a giu-stificare la decisione.Ora, atteso che la giurisprudenza tende a dare un’interpretazione rigorosa della nuova disposizio-ne, l’Autore si chiede se debba essere formulato un quesito e quale debba esserne la tecnica di formulazione in quei casi nei quali è difficile scin-dere le censure di violazione o falsa applicazione delle norme di diritto (art. 360, comma 1, n. 3, c.p.c.) dalle censure di omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione circa un fatto contro-verso e decisivo per il giudizio (art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c.).Premesso innanzitutto che, in tali casi, il giudice, da una parte, è libero di scegliere tra le massime di esperienza o le leggi scientifiche i criteri di infe-renza destinati a garantire le proprie argomenta-zioni probatorie e le conseguenti conclusioni sui fatti rilevanti e che, dall’altra, talune regole di infe-renza per il giudizio di merito sul fatto sono invece dettate dalla legge (a quest’ultimo riguardo l’Auto-re fornisce peraltro un breve inventario dei princi-pali criteri legali di giustificazione del giudizio di merito sul fatto), ne consegue che quando viene denunciata in cassazione la violazione delle norme giuridiche dalle quali quei criteri sono imposti, la sentenza impugnata deve ritenersi censurata solo per un vizio di motivazione e, pertanto, l’art. 366 bis c.p.c. risulta osservato già solo con l’indi-cazione delle ragioni per le quali la motivazione è inidonea a giustificare la decisione. (l.t.)

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LE RIMESSE BANCARIE REVOCABILI NELLE MOVIMENTAZIONI GIORNALIE-RE DEL CONTO CORRENTE E NEL MAN-CATO RIENTRO DELLE ANTICIPAZIONI SU CREDITO DEL FALLITO.- di Giorgio Tarzia, in Il Fallimento, n. 8/07, pag. 912.

L’Autore, traendo spunto da una recente pronun-cia della Corte d’Appello di Torino relativa ad una controversia patrocinata da questo studio (App. Torino, 27 aprile 2007, per la cui massima si ri-manda alla Sezione Giurisprudenza), propone al-cune riflessioni sulla revocatoria delle antici-pazioni accreditate in conto cui faccia o meno seguito l’incasso degli importi anticipati.In sostanza, l’Autore illustra le ragioni che induco-no la giurisprudenza ad escludere la revocabili-tà delle anticipazioni accordate dalla banca al cor-rentista fallito nell’eventualità in cui i crediti anticipati non vadano a buon fine.Parte della trattazione è, invece, dedicata ad un ulteriore profilo rilevante ai fini della determina-zione delle rimesse revocabili in caso di movimen-tazioni in dare ed avere registrate nella medesima giornata.In particolare, vengono illustrate le varie soluzioni elaborate in proposito dalla giurisprudenza di legit-timità, ponendo una peculiare attenzione alla te-ma dell’opzione fra “saldo giornaliero o di fine giornata” (soluzione cui ha aderito la Corte d’Ap-pello di Torino) e “saldo infragiornaliero”. (f.s.)

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PIGNORAMENTO DI TITOLI DI CREDI-TO ESEGUITO NELLE FORME DI DIRIT-TO COMUNE ED “ERRORE” NELLA DI-CHIARAZIONE EX ART. 547 C.P.C..- di Federico Briolini, in Banca Borsa e Titoli di Credito, n. 4/07, II, pag. 447.

Nell’articolo vengono esaminate due sentenze, non più recenti, del Tribunale di Milano, entrambe datate 28 dicembre 2005 (per le cui massime si rimanda alla Sezione Giurisprudenza) ed emesse in materia di pignoramento di titoli di credito.Con la prima pronuncia il Giudice milanese si è adeguato ad un orientamento della Suprema Cor-te pacifico sino a qualche tempo fa, secondo il quale è affetto da nullità insanabile il pigno-ramento eseguito nelle forme del pignora-mento presso terzi ex art. 543 c.p.c., cioè pres-so l’obbligato principale, e non, invece, nella for-ma del pignoramento presso il debitore diretto, con materiale acquisizione del titoli ex art. 513 c.p.c..L’Autore rileva, tuttavia, che l’idea posta a base di tale orientamento è stata recentemente contrad-detta da alcune sentenze della Suprema Corte, le quali hanno stabilito che l’esecuzione avente ad oggetto titoli di credito, operata secondo il diritto comune non è nulla, bensì è soltanto inefficace rispetto ai terzi e, dunque, non può essere oppo-sta ai nuovi possessori del titolo.La seconda sentenza afferma, invece, che il terzo pignorato, il quale renda la dichiarazione ex art. 547 c.p.c. senza precisare di aver emesso dei titoli cambiari a pagamento del proprio debito, determina la formazione nei suoi confron-ti di un ulteriore titolo esecutivo, con il rischio di dover effettuare due volte il pagamento.L’Autore, che non condivide la citata decisione, ne esamina quindi criticamente il contenuto.Nella parte conclusiva dell’articolo viene, infine, affrontata la questione lasciata irrisolta dalle sen-tenze in esame, ovvero quella relativa alla sorte del vincolo nell’ipotesi in cui il titolo non rimanga nel possesso del primo prenditore, ma sia tra-smesso a terzi. (s.d.)

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IL REGIME PROBATORIO DELLA PAGI-NA WEB.- di Cristiano Cori, in Diritto e Pratica delle So-cietà, n. 19/07, pag. 85.

Il Tribunale di Bari, con sentenza dell’11 giugno 2007 (per la cui massima si rimanda alla Sezione Giurisprudenza), ha stabilito che la pagina di un sito web utilizzata come “vetrina” dei prodotti dell’azienda, e contenente tutti gli elementi essen-ziali del contratto, si traduce in un’offerta al pubblico, ai sensi dell’art. 1336 c.c.. Inoltre, e questa è la parte più interessante della decisione, detta pagina ha il valore probatorio proprio di quello che l’art. 2712 c.c. attribuisce alle riprodu-zioni meccaniche, disponendo che le stesse fanno piena prova dei fatti e delle cose rappresen-tate se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti ed alle cose me-desime. Infine, posto che la fattispecie aveva ad oggetto un caso di imitazione servile e paras-sitaria, il Tribunale ha stabilito che non vale a scriminare la condotta illecita la circostanza che sarebbero stati i bandi di gara degli enti pubblici destinatati degli arredi urbani della società resi-stente a richiedere la similarità e l’equivalenza ri-spetto ai prodotti della ricorrente, per la ovvia considerazione che i provvedimenti amministrativi si intendono resi con salvezza dei diritti dei terzi e non possono giustificare condotte previste come illecite dalla legge. (a.a.)

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LA PREGIUDIZIALIT À DELL’ACCERTA-MENTO DEL DIRITTO SUL MARCHIO RISPETTO AL DIRITTO D’AUTORE.- di Cristiano Cori, in Diritto e Pratica delle So-cietà, n. 19/07, pag 82.

Con la sentenza in commento la Corte di Cassa-zione, 31 gennaio 2007 n. 2089 (per la cui massi-ma si rimanda alla Sezione Giurisprudenza), riba-disce che i diritti d’autore e quelli di marchio hanno strutturalmente oggetto e presupposti diversi. Inoltre, aggiunge la Corte, nessuna di-sposizione di legge sancisce la pregiudizialità del-l’accertamento del diritto sul marchio rispetto al diritto d’autore. La Corte ha quindi escluso che si possa configurare una sospensione – ope iudi-cis – fuori dai casi previsti dall’art. 295 c.p.c., qualora lo stesso giudice od un altro debba risolvere una controversia dalla cui definizione dipende la risoluzione della causa. Più precisamen-te, la Corte ha escluso che l’accertamento della lesione dei diritti d’autore su un pupazzo, chiesta in un giudizio, dipenda dalla decisione sulla do-manda di accertamento della violazione dei diritti

di marchio sul segno comprensivo del nome del pupazzo, proposta in altro giudizio. (a.a.)

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DEDUZIONI DALLA BASE IMPONIBILE IRAP - RIDUZIONE DEL CUNEO FI-SCALE.- da Circolare Agenzia delle Entrate, n. 61, del 19/11/2007.

A pochi giorni dalla scadenza per il calcolo dell’ac-conto di novembre l’Agenzia delle entrate fornisce i primi chiarimenti sulle modifiche apportate dalla Finanziaria 2007 alle disposizioni contenute nel d.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, recante la disci-plina dell’imposta regionale sulle attività produtti-ve (decreto IRAP).Le modifiche, riguardano l’introduzione di partico-lari deduzioni dalla base imponibile IRAP per volute per la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale e contributivo, costituito dalla differenza tra il co-sto del lavoro a carico dell’azienda e la retribuzio-ne netta percepita dal lavoratore.Di particolare importanza, infine, i chiarimenti e conteggi forniti in tema di pro rata di deducibi-lità ai fini IRAP degli interessi passivi per banche e per Banche e intermediari finanziari.Deprecabile la circostanza richiamata dalla circola-re in base alla quale l’indeducibilità degli interessi (misura compensativa a fronte della maggiore de-duzione di costi del personale) opera per il 2007 anche per le Banche e Società che nel 2007 non si avvalgono delle disposizioni agevolative in materia di cuneo fiscale. (a.d.c.)

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GIURISPRUDENZA SELEZIONE DELLE DECISIONI PIÙ RECENTI DELLA CORTE DI CASSAZIONE E DEI TRIBUNALI.

DIRITTO DI FAMIGLIA

Cass., 2 maggio 2007, Sez. I, n. 10133.- in Giustizia Civile, n. 5/07, pag. VIII.

Il provvedimento di revisione dell’assegno divorziale – previsto dall’art. 9 1. n. 898 del 1970 – postula non soltanto l’accertamento di una so-pravvenuta modifica delle condizioni economi-che degli ex coniugi, ma anche l’idoneità di tale modifica a mutare il pregresso assetto patrimonia-le realizzato con il precedente provvedimento at-tributivo dell’assegno, secondo una valutazione comparativa delle condizioni economiche di en-trambi le parti. Nella particolare ipotesi in cui il motivo di revisione si palesi di consistenza tale da condurre alla revoca dell’assegno divorziale, è indispensabile procedere, poi, al rigoroso accer-tamento dell’effettività dei predetti mutamenti e verificare l’esistenza di un nesso di causalità tra essi e la nuova situazione patrimoniale conse-guentemente instauratasi, onde dedurne, con mo-tivato convincimento, che l’ex coniuge titolare del-l’emolumento abbia acquisito la disponibilità di mezzi idonei a conservagli un tenore di vita analo-go a quello condotto in costanza di matrimonio o che le condizione economiche del coniuge obbliga-to si siano a tal punto deteriorate da rendere inso-stenibile l’onere posto a suo carico. Pertanto, in sede di revisione, il giudice non può procedere a una nuova e autonoma valutazione dei presuppo-sti o dell’entità dell’assegno, sulla base di una di-versa ponderazione delle condizioni economiche delle parti, ma, nel pieno rispetto delle valutazioni espresse al momento della attribuzione dell’emo-lumento, deve limitarsi a verificare se e in che misura le circostanze sopravvenute abbiano alterato l’equilibrio così raggiunto e ad adegua-re l’importo o lo stesso obbligo della contribuzione alla nuova situazione patrimoniale.

Cass., 6 ottobre 2006, Sez. I, n. 21572.- in Giustizia Civile, n. 5/07, I, pag. 1142.

Il diritto agli alimenti è legato alla prova non solo dello stato di bisogno, ma anche della im-possibilità di provvedere, in tutto o in parte, al proprio sostentamento mediante l’esplicazione di un attività lavorativa. Ove, pertanto, l’alimen-tando non provi la propria invalidità al lavoro per incapacità fisica o l’impossibilità, per circostanza a lui non imputabile, di trovarsi un’occupazione con-facente alle proprie attitudini e alle proprie condi-zioni sociali, la relativa domanda deve essere ri-gettata.

Cass., 10 febbraio 2006, Sez. II, n. 3013.- in Giustizia Civile, n. 5/07, I, pag. 1235.

Poiché la collazione ha la funzione di assicurare nella divisione della massa attiva del patrimonio del de cuius l’osservazione delle quote spettanti agli eredi – estendendo l’art. 737 c.c. ai figli, ai loro discendenti e al coniuge l’obbligo del conferi-mento di ciò che hanno ricevuto in vita dal defun-to per donazione senza attribuire alcun rilievo alla loro qualità o meno di legittimari – l’istituto ope-ra sia nella successione legittima sia in quel-la testamentaria, secondo quanto si desume anche dallo specifico riferimento contenuto nel-l’originaria formulazione dell’art. 737 c.c. alla fa-coltà di testatore di dispensare l’erede dalla colla-zione.Tenuto conto che la collazione tende unicamente ad evitare disparità di trattamento fra gli eredi non ricollegabili alla volontà del de cuius, la relativa disciplina legale non ha carattere inderogabile né sotto il profilo oggettivo né sotto quello sogget-tivo, anche se l’imposizione dell’obbligo della col-lazione disposto dal testatore si configura come imposizione di un legato, sicché il correlativo ob-bligo degli eredi tenuti al conferimento incontra il solo limite del rispetto della quota di riserva, ai fini della cui determinazione – fermo il divieto posto dall’art. 549 c.c. di imporre su di essa pesi o con-dizioni – i legittimari devono comunque imputare, ai sensi dell’art. 553 c.c. ed in conformità di quan-to previsto nella clausola testamentaria impugna-ta, quanto hanno ricevuto dal de cuius in virtù di donazioni o legati (nella specie è stata ritenuta legittima la disposizione testamentaria con cui il

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de cuius aveva imposto ai legittimari – figli e co-niuge – istituiti nella quota loro riservata per legge l’obbligo di conferire ai coeredi – nipoti ex filio ai quali era stata attribuita la disponibile – quanto ricevuto in vita dal de cuius a titolo di liberalità).

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CONTRATTI

Cass., 18 aprile 2007, n. 9246.- in Diritto e Pratica delle Società, n. 19/07,pag. 58.

Il riferimento al nomen juris dato dalle parti al negozio risulta di maggiore utilità in tutti quei casi in cui i caratteri differenziali tra due o più figu-re contrattuali appaiono non agevolmente trac-ciabili. La valutazione del documento negoziale diventa tanto più rilevante quanto più labili ap-paiono i confini tra le figure contrattuali astratta-mente configurabili, e non può non assumere inci-denza incisoria anche allorquando tra dette figure vi sia quella del rapporto di lavoro subordinato. (massima non ufficiale)

Cass., 27 marzo 2007, n. 7485.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 599.

In tema di transazione, la disposizione di cui all’art. 1304, comma 1, c.c., secondo cui la tran-sazione fatta dal creditore con un o dei debitori solidali giova agli altri che dichiarino di volerne profittare, si riferisce soltanto alla transazio-ne stipulata per l’intero debito solidale e non è quindi applicabile quando la transazione è limita-ta al solo rapporto interno al debitore che la stipu-la; in questo caso, infatti, si riduce l’intero debito dell’importo corrispondente alla quota transatta, con il conseguente scioglimento del vincolo solida-le fra lo stipulante e gli altri condebitori, i quali pertanto rimangono obbligati nei limiti della loro quota (nella specie la suprema corte ha cassato con rinvio la sentenza della corte di merito perché aveva ritenuto che il ricorrente – chiamato a ri-spondere insieme ai rispettivi concessionari della simulazione di due diversi contratti d’affitto agrario – non avendo dichiarato di volerne profittare, non poteva avvalersi della transazione, intervenuta tra gli attori ed alcuni altri convenuti, secondo cui i primi avrebbero proseguito il giudizio per la liqui-dazione dei danni ma rinunziavano a chiedere ai secondi – per la quota di debito degli stessi – il

pagamento di quanto sarebbe stato loro liquidato dal giudice).

Cass., 15 marzo 2007, Sez. III, n. 6004.- in Il Corriere Giuridico, n. 9/07, pag. 1235.

A prescindere dalla natura contrattuale o meno della fattispecie disciplinata dagli artt. 1754 ss. c.c., l’attività di mediazione e il diritto alla provvigione sono conseguenza dell’incontro delle volontà dei soggetti interessati (sia che esse risul-tino da dichiarazioni esplicite, sia che si manifesti-no per fatti concludenti) e dell’utile messa in con-tatto delle parti dello stipulando del contratto. In ogni caso il rapporto di mediazione non può con-figurarsi – e non sorge quindi il diritto alla prov-vigione – qualora le parti, pur avendo concluso l’affare grazie all’attività del mediatore, non siano state messe in grado di conoscere (ed abbia-no pertanto potuto ignorare incolpevolmente) l’opera di intermediazione svolta dal predetto e non siano state perciò messe in condizione di valutare l’opportunità o meno di avvalersi della relativa prestazione e di soggiacere ai conseguenti oneri, come nel caso in cui il mediatore abbia, con il suo comportamento, potuto ingenerare nelle parti una falsa rappresentazione della qualità at-traverso la quale egli si è ingerito nelle trattative che hanno condotto alla conclusione dell’affare.

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SOCIETA’

Cass., 24 aprile 2007, Sez. I, n. 9909.- in Giustizia Civile, n. 5/07, pag. XIX.

In tema di società, la proclamazione del risul-tato segna il momento conclusivo del proce-dimento di votazione in ordine ad ogni singola proposta sulla quale l’assemblea dei soci è stata chiamata ad esprimersi, onde non è consentito, nella medesima riunione, procedere ad una se-conda votazione sulla stessa proposta, salvo che in presenza di specifici e accertati vizi della precedente votazione, i quali ne legittimava-no la rinnovazione, purché nel verbale ne sia dato puntualmente atto (nella specie, la sentenza im-pugnata aveva ritenuto legittimo l’operato del pre-sidente dell’assemblea, il quale, dopo aver pro-clamato il risultato di una prima votazione, in cui la proposta non era stata approvata perché non aveva raccolto la maggioranza dei voti espressi,

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aveva indetto una seconda votazione, in virtù del rilievo che la prima, svoltasi per alzata di mano, non aveva consentito di verificare il numero di deleghe di cui era portatore ciascuno dei votanti: in applicazione dell’enunciato principio, la Supre-ma Corte ha cassato la predetta sentenza, osser-vando che il mero dubbio sulla legittimità del pro-cedimento di votazione avrebbe potuto giustificare un nuovo conteggio dei voti,e non anche l’imme-diata indizione di una nuova votazione, la quale postulava l’instaurazione di un nuovo e diverso procedimento assembleare).

Cass., 11 dicembre 2006, Sez. I, n. 26325.- in Le Società, n. 11/07, pag. 1362.

L’atto compiuto dagli amministratori in nome della società è estraneo all’oggetto sociale se non è idoneo in concreto a soddisfare un interesse economico, sia pure mediato e indi-retto, ma giuridicamente rilevante della società. Sebbene l’appartenenza al medesimo gruppo societario consenta, in linea di principio , di rico-noscere connessioni economiche rilevanti tra gli interessi, formalmente distinti, dei vari soggetti giuridici che compongono il gruppo (si da giustifi-care attività dirette al perseguimento di un inte-resse che esula da quello proprio e specifico delle singole società, inteso in senso stretto, ma vi è ricompreso in senso mediato), tuttavia la mera ipotesi della sussistenza di vantaggi compensativi non è sufficiente al fine di affermare la legittimità dell’atto sul piano dei limiti imposti dall’oggetto sociale, ma l’amministratore ha l’onere di allegare e provare gli ipotizzati benefici indiretti, connessi al vantaggio complessivo del gruppo, e la loro idoneità a compensare efficacemente gli effetti immediati negativi dell’operazione compiuta.

Cass., 20 giugno 2006, Sez. I, n. 14267.- in Le Società, n. 9/07, pag. 1111.

Ai fini della configurabilità di un definitivo vinco-lo contrattuale parasociale, è necessario che tra le parti sia raggiunta l’intesa su tutti gli elementi dell’accordo, non potendosene ravvisare pertanto la sussistenza là dove, raggiunta l’intesa solamente su quelli essenziali ed ancorché riporta-ti in apposito documento, risulti rimessa ad un tempo successivo la determinazione degli elementi accessori. Pertanto, anche in presenza del comple-to ordinamento di un determinato assetto nego-ziale parasociale, può risultare integrato un atto meramente preparatorio di un futuro contrat-to.

Cass., 8 febbraio 2006, Sez. VIII, n. 1466.- in Le Società, n. 11/07, pag. 1411.

In presenza di un organo amministrativo col-legiale, la legittimazione all’impugnativa delle deliberazioni assembleari invalide spetta al consiglio di amministrazione e non ai singoli am-ministratori.Il singolo consigliere d’amministrazione può impugnare la delibera ritenuta invalida solo allor-ché questa leda direttamente, o metta in pericolo, un suo personale interesse.

Trib. Milano, 10 gennaio 2007, n. 14144.- in Le Società, n. 9/07, pag. 1118.

La violazione dell’art. 2481 bis c.c., nella par-te in cui prevede che la decisione di aumento di capitale debba assegnare un termine di almeno 30 giorni ai soci per esercitare il diritto di sottoscri-zione, comporta la nullità della relativa deli-bera di aumento di capitale per contrarietà a norma imperativa.

Trib. Bari, 24 maggio 2006.- in Le Società, n. 10/07, pag. 1261.

Ricorre l’ipotesi dell’abuso del diritto di voto allorché l’esercizio del diritto di voto in una deter-minata delibera sia fraudolentemente preordi-nato ad esclusivo danno della minoranza; ne consegue che qualora la delibera abbia comunque una propria ed autonoma giustificazione, sulla base di una valutazione discrezionale dei soci e la finalità di danno non sia l’unica ragione di es-sa, va esclusa l’annullabilità.Il fatto che una deliberazione appaia inutile per la società costituisce un elemento presuntivo di pro-va di un abuso del diritto di voto commesso dalla maggioranza che utilizza il potere del quale gode per conseguire vantaggi particolari dei propri componenti; in tali casi il Giudice opera un con-trollo pur sempre di legittimità volto ad impedire che la maggioranza faccia, anziché una scelta di politica economica, una manovra speculativa in danno della società.E’ legittima la deliberazione assembleare assunta in via di rinnovazione o sostituzione di altra prece-dente delibera.

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DIRITTO BANCARIO E FINANZIARIO

Cass., 14 febbraio 2006, Sez. I, n. 3140.- in Banca Borsa Titoli di Credito, n. 4/07, II, pag. 413.

A integrare l’illecito amministrativo di emissione di assegno privo di provvista previsto e sanziona-to dall’art. 2 della legge 15 dicembre 1990 n. 386, come modificato dall’art. 29 del d.lgs. 30 dicembre 1999, n. 507, è sufficiente che l’assegno, portato all’incasso in tempo utile, non sia pagato dalla banca trassata per mancanza di provvista. Non è invece richiesto che il traente sia persona diver-sa dal prenditore, essendo la norma sanzionatrice diretta a tutelare principalmente la fede pubbli-ca, ossia la fiducia dei consociati nell’idoneità astratta dell’assegno ad assolvere al sua tipica funzione di pagamento.

Cass., 28 giugno 2005, Sez. III, n. 13906.- in Banca Borsa Titoli di Credito, n. 4/07, II, pag. 437, con nota di Carmelo Massimo De Iuliis.

In tema di assegni bancari, requisiti per la vali-da assunzione di una obbligazione cartolare in nome altrui sono, ai sensi dell’art. 14 r.d. 21 di-cembre 1933 n. 1736, non solo l’esistenza di una procura o di un potere “ex lege”, ma anche (atteso il principio di letteralità, in base al quale solo ciò che sul titolo è scritto determina la sussistenza e le caratteristiche dei diritti sul mede-simo fondati) l’apposizione della sottoscrizione con l’indicazione della qualità, ancorché senza l’uso di formule sacramentali e con le sole modali-tà idonee a rendere evidente ai terzi l’avvenuta assunzione dell’obbligazione per conto di altri.L’accordo tra il cliente e la banca in base al quale anche altro soggetto (c.d. delegato) è auto-rizzato a compiere operazioni sul conto corrente spiega unicamente l’effetto di vincolare la banca, per le operazioni e nei limiti di importo stabiliti, a considerare alla stessa stregua di quella del dele-gante la firma del delegato, e non comporta anche il conferimento a quest’ultimo di un potere generale di agire in rappresentanza del delegan-te legittimante al compimento di qualsiasi tipo di atto.

Trib. Milano, 18 agosto 2005.- in Banca Borsa Titoli di Credito, n. 4/07, II, pag. 453.

Deve considerarsi illegittima la segnalazione di un inadempimento che la banca effettui presso una centrale rischi privata (nella specie, il Con-sorzio Tutela Credito) qualora non sussista col-pa in capo al debitore, il cui ritardo nella restitu-zione delle somme finanziate sia dipeso dalla tra-smissione dei bollettini di pagamento a un indiriz-zo erroneo da parte del creditore.Il cliente della banca, il quale assuma l’illegittimità della segnalazione del proprio nominativo a una centrale dei rischi privata, deve dar la prova di aver subito in conseguenza di ciò un danno, che non può consistere nel diniego della carta di credito (di per sé non traducibile in un pregiudizio economicamente apprezzabile) né può presumersi qualora l’attore non sia imprenditore commerciale.

Trib. Genova, 23 maggio 2005.- in Trust e Attività Fiduciarie, n. 4/07, pag. 583, con nota di Ugo Carnevali.

E’ revocabile l’alienazione dei titoli azionari posta in essere dall’intestatario fiduciario in viola-zione dell’obbligo di trasferimento dei titoli stessi al fiduciante o al soggetto da costui predetermina-to, con conseguente inefficacia dell’atto di co-stituzione dei titoli in fondo patrimoniale da parte del terzo acquirente, consapevole del pre-giudizio.

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OBBLIGAZIONI

Cass., 19 marzo 2007, n. 6451.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 553.

L’istituto dell’avallo è riconducibile alla categoria negoziale della fideiussione, con la conseguenza che è applicabile all’avallo, sia il disposto del-l’art. 1949 c.c. che, nel richiamare il più generale principio sancito dall’art. 1203 n. 3 c.c., prevede la surrogazione del fideiussore che ha pagato nei diritti che il creditore aveva contro il debitore, sia il disposto dell’art. 1954 c.c., che stabilisce che se più persone hanno prestato fideiussione per un medesimo debitore e per un medesimo debito, il fideiussore che ha pagato ha regresso contro gli altri fideiussori per la loro rispettiva porzione.

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Trib. Milano, 28 dicembre 2005.- in Banca Borsa e Titoli di Credito, n. 4/07, II, pag. 447, con nota di Federico Briolini.

Qualora un’obbligazione sia stata assolta mediante l’emissione di titoli cambiari, il creditor creditoris non può procedere al pi-gnoramento del credito con le forme di cui agli artt. 543 ss. c.p.c., ma deve sottoporre a vincolo espropriativo i titoli secondo le forme di pignora-mento di cose (diretto o presso terzi).Il terzo debitore che renda la dichiarazione ex art. 547 c.p.c., senza precisare di aver emesso dei tito-li cambiari a pagamento del proprio debito, de-termina la formazione nei propri confronti di un ulteriore titolo esecutivo, esponendosi al rischio di dover effettuare il pagamento sia al portatore del titolo, sia all’assegnatario del credito.

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FALLIMENTO

Cass., 22 maggio 2007, Sez. I, n. 11850.- in Il Fallimento, n. 8/07, pag. 969.

In tema di azione revocatoria fallimentare, al fine di escludere che l’estinzione di un’obbliga-zione da parte del debitore mediante una presta-zione diversa dal denaro costituisca una datio in solutum, qualificabile come mezzo anormale di pagamento e quindi revocabile ai sensi dell’art. 67, secondo comma, della l. fall., non è sufficiente l’accertamento che tale possibilità sia stata previ-sta dalle parti all’atto della stipulazione del contratto, con la conseguente configurabilità della fattispecie come obbligazione alternativa o con facoltà alternativa; occorre infatti considerare anche la funzione della clausola contrattuale, e cioè verificare, in base al comportamento del-le parti anche successivo alla stipulazione, se tale pattuizione sia stata da esse voluta a tutela dell’in-teresse del debitore, che non può normalmente liberarsi se non effettuando il pagamento, ovvero di un apprezzabile interesse del creditore, indi-pendentemente dal soddisfacimento del credito vantato, dovendo altrimenti ritenersi che essa co-stituisca uno strumento contrattuale preordinato ad assicurare al creditore la possibilità di sottrarsi alla legge del concorso. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha cassato la sentenza impugna-ta, la quale, in riferimento ad una concessione d vendita di autovetture, aveva escluso la revocabili-tà della restituzione dei veicoli venduti e non pa-gati, effettuata dal concessionario fallito al conce-dente a seguito dello scioglimento del contratto,

limitandosi a rilevare che la possibilità di tale resti-tuzione in luogo del pagamento era prevista dal contratto di concessione).

Cass., 2 aprile 2007, Sez. Un., n. 8085.- in Il Fallimento, n. 8/07, pag. 885.

In tema di assicurazione obbligatoria della respon-sabilità civile per la circolazione dei veicoli, e con riferimento all’ipotesi in cui l’impresa assicura-trice sia stata posta in liquidazione coatta amministrativa, qualora il risarcimento o l’in-dennizzo da corrispondere al danneggiato o all’as-sicurato superino l’ammontare del massimale per effetto di interessi, maggior danno da svalutazione monetaria o spese, incombe al commissario li-quidatore dell’impresa posta in liquidazione coat-ta, che assume la veste di litisconsorte necessario nel giudizio promosso dal danneggiato o dall’assi-curato nei confronti dell’impresa designata ai sensi dell’art. 20 della legge 24 dicembre 1969, n.990, l’onere di dedurre in quel medesimo giudizio gli elementi dai quali si possa eventualmente desu-mere che il superamento del massimale è di-peso da un comportamento imputabile alla stessa impresa designata, e, se del caso, impugnare la sentenza che di quegli elementi non abbia ade-guatamente tenuto conto. In mancanza, ed in ogni caso in cui la sentenza che chiude definitiva-mente quel giudizio condanni l’impresa designata al pagamento in favore dell’attore di una somma eccedente il massimale (per interessi, maggior danno da svalutazione o spese) senza farne esclu-sivamente carico a detta impresa, l’accertamen-to della mala gestio che legittima il superamen-to del massimale, rientrando nella causa pretendi della domanda proposta dall’attore, fa stato an-che nei confronti del commissario liquidato-re, con la conseguenza che non può essere suc-cessivamente contestata l’ammissione al passivo della liquidazione coatta dell’impresa assicuratrice, richiesta dall’impresa designata per l’intero impor-to pagato, in relazione al quale quest’ultima è sur-rogata nei diritti del danneggiato o dell’assicurato.In tema di assicurazione obbligatoria della respon-sabilità civile per la circolazione dei veicoli, la sur-rogazione legale prevista all’art. 29, secondo comma, della legge 24 dicembre 1969, n. 990 dà luogo ad una vicenda di tipo lato sensu successo-rio, riconducibile all’art. 1203, n. 5, c.c., in virtù della quale l’impresa designata ai sensi dell’art. 20 della medesima legge, che avvia provveduto al risarcimento in favore del danneggiato o al paga-mento dell’indennità in favore dell’assicurato, su-bentra nei diritti vantati da questi ultimi nei con-fronti dell’impresa assicuratrice posta in liquida-zione coatta amministrativa: pertanto, nel caso in cui il pagamento abbia avuto luogo a seguito del pacifico riconoscimento dei diritti del danneggiato

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o dell’assicurato, l’impresa designata ha l’onere di far valere la propria pretesa nei confronti di quella in liquidazione coatta entro il termine breve di prescrizione previsto, rispettivamente, per l’eserci-zio dei diritti risarcitori o di quelli derivanti dal con-tratto di assicurazione; nel caso in cui il pagamen-to abbia avuto invece luogo a seguito di un giudi-zio definitivo con sentenza di condanna, la prescri-zione, soggetta al termine decennale dei cui al-l’art. 2953 c.c., rimane interrotta per tutto il corso del giudizio, ai sensi dell’art. 2945, secondo com-ma, c.c, e riprende a decorrere soltanto per effet-to del passaggio in giudicato della sentenza, la quale, accertando definitivamente il credito in con-traddittorio con il commissario liquidatore, legitti-ma l’impresa designata ad insinuarsi al passivo della liquidazione coatta.

Cass., 7 marzo 2007, Sez. I, n. 5264.- in Il Fallimento, n. 8/07, pag. 968.

Posta la diversità tra l’azione di inefficacia de-gli atti a titolo gratuiti, ai sensi dell’art. 64 l. fall., e l’azione revocatoria ai sensi dell’art. 67 della stessa legge, incorre in extrapetizione il giudice di merito che accolga la prima azione quando, anche indipendentemente dalla qualifica-zione data dall’attore, sia stata, invece, in concre-to proposta la seconda, non avendo l’attore alle-gato, a fondamento della domanda, la gratuità dell’atto: allegazione che può ritenersi non neces-saria solo allorché l’atto impugnato abbia natura essenzialmente gratuita.

Cass., 15 dicembre 2006, Sez. I, n. 6935.- in Giustizia Civile, n. 5/07, pag. 1127.

Nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, disciplinata (ratione temporis) del d.l. 30 gennaio 1972 n. 26, conv. In l. 3 aprile 1979 n. 95, l’azio-ne revocatoria non può essere qualificata come aiuto di Stato, vietato dell’art. 87 (già art. 92) del Trattato Ce, trattandosi di istituto privo del requisito della specificità, sotto i due profili, delle selettività e della discrezionalità, che, alla stregua di C. giust. Ce 1° dicembre 1998 in causa C-200/97 e 17 giugno 1999 in causa C-295/97, caratte-rizzano gli aiuto di Stato, avuto riguardo all’identi-tà funzionale di detta azione con quella esercitata in sede fallimentare, di generale applicazione, e tenuto conto, altresì, della mancanza del requisito ulteriore dell’impiego di risorse pubbliche, non potendo lo Stato e gli enti pubblici essere conside-rati naturali soggetti passivi dell’azione revocato-ria.

In tema di revocatoria fallimentare, la conoscen-za dello stato di insolvenza del debitore da parte del creditore, della cui dimostrazione è one-rata la curatela ai sensi dell’art. 67, comma 2, l.fall., sebbene debba essere effettiva e non po-tenziale, può tuttavia essere provata anche at-traverso indizi aventi requisiti della gravità, pre-cisione e concordanza, purché idonei a fornire la prova per presunzioni della conoscenza ef-fettiva ( nel caso di specie, la sentenza impugnata – confermata in cassazione – aveva attribuito rile-vanza, ai fini del raggiungimento della prova della scientia decoctionis, alla circostanza che a carico della società debitrice pendevano numerose pro-cedure esecutive, tra l’altro nella stessa città ove il creditore risiedeva ed operava professionalmente, ed al fatto che lo stesso creditore aveva avviato varie procedure monitorie, convenendo poi un piano di rientro prevedente una decurtazione del suo credito ed un pagamento rateale).

App. Torino, 27 aprile 2007, Sez. I.- in Il Fallimento, n. 7/07, pag. 909, con nota di Giorgio Tarzia.

Il mancato incasso dei crediti anticipati dalla banca (c.d. insoluto) esclude la revocabilità dell’accredito in conto corrente dell’anticipazio-ne.Agli effetti dell’azione revocatoria fallimentare, nel caso di plurime operazioni di accredito e di adde-bito sul conto corrente bancario “scoperto” nella medesima giornata, vanno considerati i saldi giornalieri, ove il curatore non provi la cronolo-gia dei singoli movimenti.

App. Torino, 7 febbraio 2007, Sez. I.- in Il Fallimento, n. 7/07, pag. 813.

I pagamenti parziali compiuti dal fideiussore in bonis in favore del creditore dopo la dichiarazione di fallimento del debitore principale non compor-tano la riduzione del credito insinuato al pas-sivo dal creditore garantito.Il decreto del giudice delegato che ammette un credito allo stato passivo del fallimento esplica effetti preclusi endofallimentari, ossia limitati all’ambito del concorso dei creditori.

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Trib. Bari, 14 giugno 2007, Sez. IV, n. 1573.- in Diritto Comunitario e Internazionale, n. 5/07, pag. 92.

In materia di azione revocatoria fallimentare, non si applica la legge italiana, quale lex con-cursus, se il contratto è stato concluso ed ese-guito all’estero con persona giuridica straniera e la domanda, così proposta, deve essere dichiarata inammissibile.

Trib. Milano, 26 febbraio 2007, Sez. II, n. 2423.- in Il Fallimento, n. 7/07, pag. 941, con nota di Riccardo Conte.

E’ ammissibile anche nel regime normativo previgente alla riforma della legge fallimentare, anche in assenza di una norma specifica quale quella introdotta con la modifica dell’art. 95 l.f., che il curatore fallimentare proponga in via d’ec-cezione la revocabilità di una garanzia ipo-tecaria, pur essendo decorso il termine per proporre l’azione revocatoria fallimentare.

Trib. Firenze, 31 gennaio 2007, Sez. III.- in Giustizia Civile, n. 6/07, pag. 1521.

Ai fini della dichiarazione di fallimento, l’art. 1 l. fall. come modificato dal d. lgs. 9 gennaio 2006 n. 5, presuppone un espresso rinvio, rilevante an-che ove il debitore risulti al di sotto dei parametri fissati dal comma 2, alla nozione di piccolo im-prenditore contenuta nell’art. 2083 c.c.. Al fine di escludere il fallimento, la dimostrazione della qualità di piccolo imprenditore si connota come eccezione, il cui onere probatorio incombe sul debitore che la invoca.

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PROCEDIMENTO CIVILE

Cass., 29 marzo 2007, n. 7767.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 618.

Il giudice di merito può utilizzare, in mancan-za di qualsiasi divieto ed in virtù del principio del-l’unità della giurisdizione, anche prove raccolte in un diverso giudizio fra le stesse o anche altre parti, e da esse desumere elementi che – al di fuori dei casi di opponibilità dell’accertamento derivante dal giudicato – devono, peraltro, costi-tuire oggetto di autonoma valutazione (e non es-sere, perciò, solo acriticamente recepite) dei fatti sottoposti alla sua cognizione; tuttavia, occorre che dette prove gli siano indicate e di esse, ove se ne lamenti l’omesso esame in sede di legit-timità, siano riprodotti il tenore letterale degli atti e dei documenti in cui si sostanziano.In tema di azione revocatoria ordinaria non è richiesta, a fondamento dell’azione, la totale compromissione della consistenza patrimo-niale del debitore, ma soltanto il compimento di un atto che renda più incerto o difficile il soddisfa-cimento del credito, che può consistere non solo in una variazione quantitativa del patrimonio del debitore, ma anche in una modificazione qualitati-va di esse; tale rilevanza quantitativa e qualitativa dell’atto di disposizione deve essere provata dal creditore che agisce in revocatoria, mentre è one-re del debitore, per sottrarsi agli effetti di tale azione, provare che il suo patrimonio residuo sia tale da soddisfare ampiamente le ragioni del credi-tore (nella specie, la suprema corte ha confermato la sentenza impugnata, rilevandone la logicità e l’adeguatezza della relativa motivazione, con la quale, per un verso, era stato correttamente af-fermato che gravava sul debitore l’onere della prova della propria possibilità di garantire idonea-mente il credito della banca che aveva agito in revocatoria per la declaratoria dell’inefficacia di una cessione di una quota parziale della nuda proprietà di un immobile effettuata dallo stesso debitore al coniuge e, per altro verso aveva con-gruamente esposto, a riprova del consilium frau-dis, una situazione paradigmatica di intesa tra i contraenti diretta a vanificare la garanzia del cre-dito del terzo).

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Cass., 16 marzo 2007, n. 6292.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 547.

L’eccezione di interruzione della prescrizio-ne integra un’eccezione in senso lato e non in senso stretto e, pertanto, può essere rilevata d’ufficio dal giudice sulla base di elementi probato-ri ritualmente acquisiti agli atti, con l’effetto che tale definizione della suddetta eccezione, pur comportando conseguenze in ordine alla rilevabili-tà ex officio e alla diversa configurabilità dell’onere di proposizione, non determina, tuttavia, la facoltà di produrre per la prima volta in ap-pello il documento attestante l’avvenuta interru-zione, ove una qualche prova in merito non sia stata acquisita né il fatto interruttivo sia sta-to allegato in primo grado (principio affermato in controversia concernente opposizione avverso car-tella esattoriale per il pagamento di contributi pre-videnziali nelle gestione commercianti dei quali era stato omesso il regolare versamento per un perio-do assertitamente prescritto, ex art. 335 del 1995, in assenza di validi atti interrottivi).Nell’azione di arricchimento senza causa, l’or-dinario termine decennale di prescrizione de-corre dal momento in cui il diritto all’inden-nizzo può essere fatto valere; se normalmente tale momento coincide con quello in cui si verifi-cano l’arricchimento del beneficiario e la correlati-va diminuzione patrimoniale dell’altra parte, esso può essere, in ipotesi di arricchimento per ri-sparmio di spesa, successivo al perfezionamento dell'arricchimento, qualora non sia ancora comple-tamente verificato o completato il depauperamen-to dell’altro soggetto (nella specie – espletamento in via di fatto, dopo la scadenza di pregressa con-venzione, del servizio obitoriale da parte dell’istitu-to di medicina legale dell’università, in assenza di strutture comunali – la suprema corte ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva indivi-duato il dies a quo della prescrizione nella scaden-za della convenzione anziché nel perfezionamento della fattispecie di arricchimento).Allorquando trovi applicazione l’art. 23 d.l. n. 66 del 1989, che disciplina la procedura di impegno di spesa per le amministrazioni locali, deve escludersi la proponibilità dell’azione di indebito arricchimen-to nei confronti delle p.a., salvo che questa, ai sensi dell’art. 5 d. leg. N. 342 del 1997, riconosca con esplicita deliberazione consiliare il debito sorto per effetto della condotta del proprio funzionario o amministratore; tale riconoscimento può riguarda-re anche una parte soltanto della prestazione, nei limiti della utilità e dell’arricchimento che vengano accertati e dimostrati.

Cass., 8 marzo 2007, n. 5327.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 536.

In tema di prescrizione, le trattative per com-porre bonariamente la vertenza, non avendo quale precipuo presupposto l’ammissione totale o par-ziale della pretesa avversaria, e non rappresen-tando, quindi, riconoscimento del diritto altrui ai sensi dell’art. 2944 c.c., non hanno efficacia interruttiva, né possono importare rinuncia taci-ta a far valere la prescrizione medesima, perché non costituiscono fatti incompatibili in maniera assoluta – senza, cioè, possibilità alcuna di diversa interpretazione – con la volontà di avvalersi della causa estintiva dell’altrui diritto, come richiesto dall’art. 2937, 3° comma, c.c., a meno che dal composto diritto di credito, e si accerti che la tran-sazione è mancata solo per questioni attinenti alla liquidazione del credito e non anche all’esistenza di tale diritto (nella fattispecie, la ricorrente aveva lamentato che la corte di merito avesse dichiarato prescritta la sua domanda di risarcimento per i danni patiti a causa dell’investimento stradale, in quanto, nel periodo di corrispondenza telefonica epistolare, vi erano state trattative per addivenire ad un accordo amichevole sulla liquidazione del danno: sulla base dell’enunciato principio la su-prema corte ha confermato la sentenza impugna-ta).

Cass., 1 marzo 2007, Sez. III, n. 4793.- in Giustizia Civile, n. 5/07, pag. 1085.

Il difensore dell’appellato può proporre appello incidentale anche nel caso in cui la procura sia stata apposta in calce alla copia notificata dell’atto di citazione in appello, ossia ad uno degli atti previsti dell’art. 83, comma 3, c.p.c., at-tribuendo la legge direttamente al difensore, in base al successivo art. 84. la facoltà di proporre tutte le domande ricollegabili all’interesse del suo assistito e riferibili all’originario oggetto della causa.

Cass., 5 gennaio 2007, Sez. Un., n. 36.- in Giustizia Civile, n. 5/07, n. I, pag. 1119.

Ai sensi dell’art. 366-bis c.p.c. è inammissibile il motivo del ricorso per cassazione che si concluda con la formulazione di un quesito di diritto in alcun modo riferibile alla fattispecie o che sia comunque assolutamente generico.

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Cass., 19 dicembre 2006, Sez. III, n. 27130.- in Giustizia Civile, n. 5/07, I, pag. 1119, con nota di Aniello Nappi.

In tema di ricorso per cassazione, secondo la nuova disciplina introdotta dal d.lgs. n. 40 del 2006, il quesito di diritto prescritto dal nuovo art. 366 - bis c.p.c. non può essere unico per l’in-tero ricorso, ma dev’essere formulato separata-mente rispetto a ciascuna censura formulata, come si evince sia dall’indicazione separata nella norma dei singoli motivi di ricorso, sia dall’espres-sione “ciascun motivo”, che si legge nel suo comma 2.

Cass., 18 dicembre 2006, Sez. trib., n. 27082.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 479.

L’acquiescenza alla sentenza, preclusiva del-l’impugnazione ai sensi dell’art. 329 c.p.c. (e con-figurabile solo anteriormente alla proposizione del gravame, giacché successivamente allo stesso è possibile solo una rinunzia espressa all’impugna-zione da compiersi nella forma prescritta dalla legge), consiste nell’accettazione della sen-tenza, ovverosia nella manifestazione da parte del soccombente della volontà di non impugnare, la quale può avvenire sia in forma espressa che tacita: in quest’ultimo caso, l’acquiescenza può ritenersi sussistente soltanto quando l’interes-sato abbia posto in essere atti da quali sia possibi-le desumere, in maniera precisa ed univoca, il proposito di non contrastare gli effetti giuridici della pronuncia, e cioé gli atti stessi siano asso-lutamente incompatibili con la volontà di avva-lersi dell’impugnazione; ne consegue che la spon-tanea esecuzione della pronunzia di primo gra-do favorevole al contribuente da parte della p.a., anche quando la riserva dell’impugnazione non venga dalla medesima a quest’ultimo resa nota, non comporta acquiescenza alla sentenza, preclusiva dell’impugnazione ai sensi del combina-to disposto di cui agli artt. 329 c.p.c. e 49 d.leg. 31 dicembre 1992 n. 546, trattandosi di un com-portamento che può risultare fondato anche sulla mera volontà di evitare le eventuali ulteriori spese di precetto e dei successivi atti di esecuzione; tale principio, tuttavia, non può trovare applicazione nell’ipotesi in cui l’amministrazione annulli l’avviso di mora dopo la sentenza di primo grado favorevo-le al contribuente; ciò rappresenta, infatti, com-portamento concludente dal quale può desumer-si, in maniera precisa ed univoca, il proposito di non contrastare gli effetti giuridici della pronuncia, atteso che, in relazione alle imposte sui redditi, venuto meno l’avviso di mora, che costituisce, nel-

la sua funzione primaria e necessaria, atto equi-valente al precetto nel processo di esecuzione for-zata, viene meno lo stesso oggetto del contende-re, costituito (nella specie) proprio dall’impugna-zione dell’avviso medesimo.

Cass., 5 dicembre 2006, Sez. I, n. 26419.- in Giustizia Civile, n. 5/07, pag. 1136.

Quando il processo di falso si conclude con l’ac-certamento della falsità del documento, il giudizio di rilevanza del documento dichiarato fal-so, implicitamente confermato dalla sentenza che accerta la falsità, non impedisce che la causa di merito principale, nel corso della quale è stato promosso il giudizio incidentale di falso, possa essere definita con una sentenza che accoglie la domanda proposta dalla parte che si è avvalsa del documento dichiarato falso, qualora il giudice, nell’esercizio del proprio potere discre-zionale di decisione, sulla base delle altre risultan-ze processuali e preso atto della falsità, irrevoca-bilmente dichiarata, del documento prodotto, ac-colga la domanda medesima in quanto ritenuta in altro modo dimostrata.

Cass., 6 novembre 2006, Sez. II, n. 23628.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 467.

Il difetto di integrità del contraddittorio per omessa citazione di un litisconsorte necessario, non costituendo un’eccezione in senso proprio, può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio e sollevata per la prima volta anche nel giudizio di legittimità; tuttavia in que-st’ultimo caso, una tale eccezione, può essere formulata soltanto alla duplice condizione che gli elementi di fatto posti a suo fondamento emerga-no, con ogni evidenza, dagli atti già ritualmente acquisiti nel giudizio di merito, senza quindi la ne-cessità di nuove prove e dello svolgimento di ulte-riori attività, vietate in sede di legittimità e che sulla questione non si sia formato il giudicato.

Cass., 5 settembre 2006, Sez. III, n. 19067.- in Giustizia Civile, n. 5/07, pag. 1153.

Qualora sia applicabile l’art. 345 c.p.c. novellato, non è possibile proporre istanza di verifica-zione ex art. 216 c.p.c. per la prima volta in appello con riferimento ad una scrittura privata

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prodotta in primo grado e nel medesimo discono-sciuta ai sensi dell’art. 214 c.p.c..

Cass., 8 maggio 2006, Sez. III, n. 10501.- in Il Foro Italiano, n. 7-8/07, I, pag. 2208.

La copia fotostatica di un atto pubblico no-tarile forma piena prova, anche in assenza di attestazione di conformità all’originale, qualora detta conformità non sia espressamente disco-nosciuta dalla controparte.

Cass., 10 febbraio 2006, Sez. II n. 3013.- in Giustizia Civile, n. 6/07, pag. 1417.

La notificazione è inesistente soltanto se effet-tuata in un luogo o consegnata ad un soggetto diversi da quelli dovuti ed in difetto di qualsi-voglia attinenza, riferimento o collegamento di quel luogo o soggetto con il destinatario rituale dell’atto: ne deriva che, negli altri casi, ed in parti-colare se eseguita in luogo o nei confronti di un soggetto diverso dal destinatario, la notifica è me-ramente nulla.

Trib. Milano, 31 ottobre 2006, Sez. VIII.- in Il Corriere Giuridico, n. 9/07, pag. 1299.

La procura, prodotta solo in copia, sottoscritta da nominativo illeggibile, con mancata indicazio-ne dell’ordine del giorno e non assistita dai docu-menti idonei ad accertare i poteri di colui che la rilascia, è priva dei requisiti idonei a qualificar-la come valida procura rilasciata dal socio per par-tecipare all’assemblea.

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PROCESSO ESECUTIVOE PROCEDIMENTISOMMARI

Cass., 24 aprile 2007, Sez. I, n. 9912.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 4/07, pag. 802.

La compensazione, quale fatto estintivo dell’ob-bligazione, può essere dedotta come motivo di opposizione all’esecuzione forzata, fondata su titolo esecutivo giudiziale coperto dalla cosa giudicata, qualora il credito fatto valere in com-pensazione, rispetto a quello per cui si procede, sia sorto successivamente alla formazione di quel titolo, mentre in caso contrario resta preclusa dalla cosa giudicata, che impedisce la proposizione di fatti estintivi od impeditivi ad essa contrari; né ha alcun rilievo il fatto che anche il credito del de-bitore esecutato sia assistito da titolo esecutivo giudiziale, quest’ultimo non privando di efficacia esecutiva il titolo del creditore esecutante in quan-to non vale a estinguerne il credito.Il titolare di un credito ammesso in via definiti-va al passivo fallimentare contenuto in giudizio dal curatore per il pagamento di un credito dovuto all’imprenditore insolvente, può opporre in compensazione, fino a concorrenza, il proprio credito, senza che gli si possa eccepire la rinuncia tacita alla compensazione, quale automatica con-seguenza della domanda di ammissione al passi-vo, o l’efficacia preclusa del provvedimento di ammissione al passivo in via definitiva.

Cass., 27 marzo 2007, Sez. II, n. 7526.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 4/07, pag. 754.

Il decreto ingiuntivo deve essere revocato nel giudizio di opposizione esclusivamente quando risulti la fondatezza anche solo parziale del-l’opposizione stessa con riferimento alla data di emissione del decreto; quando il debito si estingua per un adempimento successivo alla suddetta data e debba quindi escludersi l’indicata fondatezza, anche se il provvedimento viene ugualmente revocato, devono comunque porsi a carico dell’ingiunto le spese del procedi-mento, salva restando l’opponibilità dell’avvenuto pagamento se il creditore, ancorché soddisfatto, si avvalga del decreto non revocato come titolo ese-cutivo (in base al suddetto principio, la suprema corte ha confermatola sentenza di merito che ave-va posto le spese del giudizio a carico dell’ingiun-to, il quale aveva proceduto al pagamento dell’im-

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porto dovuto nella stessa data in cui era stata emessa l’ingiunzione).

Cass., 28 febbraio 2007, Sez. II, n. 4653.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 524.

L’art. 1997 c.c., nel disporre che il pignoramento ed ogni altro vincolo sul diritto menzionato in un titolo di credito o sulle merci da esso rap-presentate non hanno effetto se non si attua-no sul titolo, trova spiegazione nella circostanza che, se il pignoramento od il vincolo si attuassero con la mera ingiunzione al terzo in possesso del titolo di non pagare al debitore, il terzo - non ri-sultando impedita la circolazione del titolo - si troverebbe esposto a pagare due volte, cioè al creditore procedente assegnatario del credito do-cumentato dal titolo ed suo portatore, legittimato a pretendere il pagamento.

Cass., 8 febbraio 2007, Sez. III., n. 2745.- in Il Massimario del Foro Italiano, n. 3/07, pag. 503.

L’ordinanza di assegnazione di un credito, costituendo l’atto conclusivo del procedimento di esecuzione forzata per espropriazione di crediti, ha natura di atto esecutivo; pertanto essa va impugnata con il rimedio dell’opposizione agli atti esecutivi tutte le volte in cui si facciano vale-re vizi riferibili ai singoli atti esecutivi o ad essa medesima, ovvero con quello dell’appello, qualora essa abbia assunto carattere decisorio, per aver inciso su posizioni sostanziali di diritto soggettivo del creditore o del debitore, ma non anche - a pena di inammissibilità dell’impugnazio-ne - con il ricorso per cassazione ex art. 111 cost., non avendo natura decisoria, né carattere di defi-nitività.A seguito dell’assegnazione al creditore esecutan-te della somma di danaro dovuta dal terzo al debi-tore esecutato, si verifica la sostituzione del creditore esecutante all’originario creditore-debitore-pignorato, sicché, da quel momento, il terzo è tenuto ad adempiere, nei limiti della som-ma assegnata, nei confronti del creditore esecu-tante; tale pagamento estingue contemporanea-mente il credito dell’assegnatario nei confronti del debitore esecutato e quello del terzo nei confronti del proprio creditore-esecutato; tuttavia permane la legittimazione di quest’ultimo a fare valere i diritti nascenti dal rapporto con il creditore esecu-tante e particolarmente a pretendere la restituzio-ne della somma che risultasse pagata dal terzo ma

non fosse dovuta.Il vizio di costituzione del giudice è ravvisabile solo quando gli atti giudiziali siano posti in essere da persona estranea all’ufficio e non investita della funzione esercitata, e perciò non è riscontrabile nell’ipotesi in cui si verifichi una sostituzione fra giudici di pari funzione e competenza appartenenti al medesimo ufficio; né rileva che la sostituzione (nella specie, relativa a giudice dell’esecuzione) sia avvenuta senza l’osservanza delle condizioni stabi-lite dagli artt. 174 c.p.c. e 79 disp. att. stesso co-dice, perché tale violazione costituisce una mera irregolarità di carattere interno, che non incide sulla validità del procedimento o della sentenza.

Trib. Milano, 28 dicembre 2005.- in Banca Borsa Titoli di Credito, n. 4/07, pag. 447.

Qualora un’obbligazione sia stata assolta mediante l’emissione di titoli cambiari, il creditor creditoris non può procedere al pignora-mento del credito con le forme di cui agli artt. 543 ss. c.p.c., ma deve sottoporre a vincolo espropriativi i titoli secondo le forme di pigno-ramento di cose (diretto o presso terzi).Il terzo debitore che renda la dichiarazione ex art, 547 c.p.c., senza precisare di aver emesso dei tito-li cambiari a pagamento del proprio debito, de-termina la formazione nei propri confronti di un ulteriore titolo esecutivo, esponendosi al rischio di dover effettuare il pagamento sia al portatore del titolo, sia all’assegnatario del credito.

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DIRITTO D’AUTORE

Cass., 31 gennaio 2007, Sez. I, n. 2089.- in Diritto e Pratica della Società, n. 19/07, pag. 82, con nota di Cristiano Cori.

Deve escludersi nell’ordinamento vigente la con-figurabilità di una sospensione del giudizio di-sposta ope iudicis fuori dei casi, previsti dal-l’art. 295 c.p.c., nei quali lo stesso giudice o un altro debba - in forza di una disposizione di legge - risolvere una controversia della cui definizione dipenda la decisione della causa. Deve escludersi che l’accertamento della lesione dei diritti d’autore sul pupazzo XXX (omissis) chiesto in un giudizio dipenda dalla decisione sulla domanda di accer-tamento della violazione di diritti di marchio sul

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segno che comprenda il nome del pupazzo XXX (omissis) proposta in altro giudizio, dal momento che i diritti d’autore e quelli di marchio han-no oggetto e presupposti diversi, e che nes-suna disposizione di legge sancisce la pregiudizia-lità dell’accertamento del diritto sul marchio rispet-to al diritto d’autore.(Massima non ufficiale)

Trib. Bari, 11 giugno 2007, Sez. IV.- in Diritto e Pratica della Società, n. 19/07, pag. 85, con nota di Cristiano Cori.

La pagina del sito web in cui un’azienda espon-ga il catalogo dei propri prodotti si traduce in un documento informatico rappresentativo di un negozio giuridico qualificabile in termini di offerta al pubblico (art. 1336 c.c.). La stampa della pa-gina web ha il valore probatorio che il Codice Civi-le, all’art. 2712, riconnette alle riproduzioni mec-caniche, disponendo che le stesse fanno piena prova dei fatti e cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime. La tutela concorrenziale, afferendo al mero pericolo di sviamento di clientela, concerne anche il solo ri-schio confusorio della condotta rispetto al consu-matore medio. In tema di concorrenza sleale la tutela contro colui che si appropri delle caratteri-stiche distintive di un prodotto, imitandole in modo servile, non presuppone che il prodotto imitato abbia i connotati della novità e della origi-nalità necessari per la brevettabilità dello stesso, essendo invece sufficiente un qualsivoglia ca-rattere di originalità del prodotto, che presenti cioè aspetti formali nuovi rispetto al già noto. Non vale a scriminare la condotta illecita la circostanza secondo cui sarebbero stati gli stessi bandi di gara pubblicati dagli enti pubblici destinatari degli arre-di urbani della resistente a richiedere la similarità o la equivalenza rispetto ai prodotti della ricorren-te, per l’ovvia considerazione che i provvedimenti amministrativi s’intendono resi sempre fatti salvi i diritti dei terzi, e non possono giustificare condotte considerate illecite da norme di legge.

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MARCHI E BREVETTI

Corte Giustizia Comunità Europee, 20 settembre 2007, Sez. VI.- in Diritto Comunitario e Internazionale, n. 5/07, pag. 82.

Una società che produce articoli di abbiglia-mento non può invocare la protezione derivante dalla normativa in materia di marchi per alcuni prodotti, come i jeans, che hanno una particolare forma se la società non ha provveduto alla regi-strazione del marchio. Non è sufficiente la notorietà di una forma del prodotto, che pure dà un valore sostanziale al bene, acquisita attra-verso campagne pubblicitarie, ad attribuire a detto prodotto la protezione prevista per le società che abbiano provveduto alla registrazione del marchio. Il segno costituito unicamente dalla forma di un prodotto o dalla sua riproduzione grafica non può essere registrato come marchio secondo la diretti-va comunitaria.

Cass., 24 marzo 2006, Sez. I, n. 6685.- in Giustizia Civile, n. 5/07, pag. 1221.

In tema di marchi, l’art. 66, comma 2, r.d. 21 giugno 1942 n.929 (ora trasfuso nell’art. 124 d.lgs. 10 febbraio 2005 n. 30), nella parte in cui attribuisce al giudice il potere di fissare, con la sentenza che accerta la contraffazione, una somma dovuta per ogni violazione o inosser-vanza successivamente constatata e per ogni ritardo nell’esecuzione dei provvedimenti contenuti nella sentenza stessa, non presuppone che con quest’ultima si sia provveduto anche alla liquida-zione del danno, ma solo l’avvenuta adozione di provvedimenti inibitori. La collocazione della nor-ma nel medesimo comma dedicato alla liquidazio-ne del danno, giustificata dal riferimento di en-trambe le disposizioni alle obbligazioni risarcitorie conseguenti alla commissione dell’illecito, non esclude infatti la distinzione tra le due forme di risarcimento, l’una riguardante i danni accertati, e quindi già verificatasi, l’altra eccezionalmente rela-tiva ad un pregiudizio futuro, la cui incerta verifi-cazione ed imprevedibile collocazione nel tempo comportano l’inutilizzabilità degli ordinari criteri di liquidazione del danno.

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OSSERVATORIO

DIRITTO CIVILE, CONCILIAZIONE E “ADR”

CONTRATTO DI LOCAZIONE - DIRITTO DI RECESSO DEL CONDUTTORE IN CA-SO DI IMPIANTI NON CONFORMI ALLE DISPOSIZIONI DI LEGGE.

Come noto, la legislazione in materia locatizia pre-vede - mediante disposizioni imperative - una tu-tela rafforzata del conduttore, quale parte contrat-tualmente più debole.Nella pratica, assume particolare rilievo la que-stione dei rimedi a disposizione del conduttore per la tutela del suo diritto a ricevere - all’atto della consegna - un immobile conforme alle norma-tive tecniche vigenti (tra tutte, quelle della l. n. 46/1990) in materia di sicurezza degli im-pianti elettrici, idraulici e di fornitura di gas me-tano, nonché di prevenzione del rischio di incendi. Si tratta di un tema di non secondaria importanza: ciò non solo perché l’obbligo di garanzia della con-formità degli impianti si pone come strumento di protezione dei valori, costituzionalmente tutelati, del diritto alla vita ed alla incolumità fisica del conduttore e dei suoi familiari o conviventi, ma anche perché sono tristemente noti gli episodi di incidenti - anche gravi - riconducibili alla difformità degli impianti alle normative tecniche.Nella pratica contrattuale, infatti, il conduttore spesso non si sofferma adeguatamente sulla ne-cessità di verificare, all’atto della consegna, la sus-sistenza dei requisiti minimi di sicurezza; non è infrequente, poi, che il conduttore dichiari ab ori-gine di essere consapevole della non conformità degli impianti o della necessità di provvedere al-l’adeguamento degli stessi. Sul punto, tuttavia, ci pare che nonostante ogni dichiarazione o manleva espressa del conduttore, le parti non possano in alcun modo prescindere dalle disposizioni inderogabili. Con la conseguenza che - giusta il regime vincolistico di tutela del conduttore - il Lo-catore resti sempre e comunque obbligato a con-segnare alla parte conduttrice un immobile i cui impianti siano tutti conformi alla legge. In caso di inadempienza del Locatore a tale obbligo, ci pare che non possa negarsi il diritto potestativo del conduttore di recedere dal contratto, nonché di richiedere il risarcimento dei danni patiti per l’inadempimento del Locatore.

Ciò perché anche l’eventuale preventiva rinuncia del conduttore ad avvalersi di tale rimedio non può che valere limitatamente ai requisiti del bene di cui le parti possono disporre; non con riguardo a quelli imposti da norme inderogabili, come le prescrizioni attinenti alla sicurezza degli edifici.Qui l’eventuale accettazione del conduttore sareb-be del tutto irrilevante, non potendo le parti dero-gare con i loro accordi alle disposizioni imperative di legge. Tale principio trova riscontro, fra l'altro, nella norma dell'art. 1580 c.c., secondo cui il con-duttore può sempre chiedere la risoluzione del contratto per i vizi della cosa locata che esponga-no a pericolo la salute, anche quando tali vizi gli fossero noti e nonostante qualunque rinuncia.Tale principio è stato confermato da una recente sentenza (Cass. civ., sez. III, sentenza 30 ottobre 2007 n° 22886) con cui ha ribadito che “è legitti-mo il recesso anticipato del conduttore con rife-rimento ad un contratto di locazione, laddove la cosa locata non sia in regola con la normativa in tema di sicurezza, restando totalmente irrilevan-te che il conduttore fosse a conoscenza delle suddette irregolarità, perché trattandosi di nor-me imperative non possono essere derogate dalle parti”. Nel caso di specie, infatti, la Corte ha confermato che l’inosservanza delle prescrizioni in tema di sicurezza integra la fattispecie dell’im-possibilità-illiceità dell'oggetto, cui consegue la nullità del contratto di locazione e la giustifica-tezza del recesso del conduttore per l'impossibilità di perseguire lo scopo convenuto. In secondo luo-go, sempre secondo la Corte, il mancato rispetto delle norme sulla prevenzione degli incendi e sul-l'adeguamento dell'impianto elettrico costituirebbe inadempimento del locatore, a cui l'art. 1575 c.c. impone l'obbligo di mantenere la cosa locata in stato di servire all'uso a cui è destinata, mentre l'art. 1578 c.c. giustifica la risoluzione del rapporto qualora i vizi del bene locato ne diminuiscano in modo apprezzabile l'idoneità all'uso pattuito.

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DIPARTIMENTO DI DIRITTO CIVILE, FAMI-GLIA E ADR:

Paola Ventura ([email protected]);

Diego Tresoldi ([email protected]);

Stefano La Porta ([email protected]).

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CREDITO AL CONSUMO, LEASING E FACTORING

LA TRATTATIVA INDIVIDUALE COME STRUMENTO DI ESCLUSIONE DELL’AP-PLICAZIONE DELLA DISCIPLINA DI PROTEZIONE DEL CONSUMATORE.

L’art. 34 n. 4 del Codice del Consumo stabilisce che non sono vessatorie le clausole o gli elementi di clausola che siano stati oggetto di trattativa individuale. La ragione giustifica-trice della disposizione è chiara: le esigenze di tutela e protezione del contraente debole vengono meno nel caso in cui vi sia una trattativa indivi-duale, quale esplicazione dell’autonomia privata ed applicazione del principio di autoresponsabilità. La ricostruzione giuridica di tale limite è stata va-riamente fondata in dottrina, tuttavia, secondo l’orientamento preferibile, la trattativa individuale si pone quale elemento impeditivo della declarato-ria di vessatorietà e dell’applicazione della discipli-na del consumatore alle clausole oggetto di nego-ziazione, anche ove le stesse, da un punto di vista contenutistico, presentino elementi astrattamente tali da fondare una dichiarazione di vessatorietà. Assume rilievo centrale soffermarsi sulla nozione di trattativa, il suo oggetto, i requisiti per inte-grarla ai sensi dell’art. 34, nonché la dimensione probatoria. La nozione di trattativa è determinabile tenendo conto della sua negazione, ovvero della determinazione unilaterale della pattuizione ad opera del professionista, non solo nel momento genetico della formazione del contratto, ma so-prattutto in fase di prestazione del consenso ne-goziale. Condizione necessaria per escludere la trattativa individuale è rappresenta dalla mancan-za di concreta ed effettiva possibilità per il consu-matore di influire sulla determinazione del conte-nuto della clausola del contratto in cui è inserita. Passando quindi ad una valutazione più specifica del requisito della trattativa, occorre soffermarsi sui requisiti che essa deve presentare per gli effet-ti della norma in commento, ovvero l'individuali-tà e l'effettività. Si tratta di qualificazioni che rilevano ai fini dell’estensione e del rigore dell’one-re probatorio gravante sul professionista, nonché della valutazione che ne farà il Giudice. La prescri-zione legislativa, in tema di individualità, richiede che il consumatore partecipi personalmente alla contrattazione, discutendo e ponendo in essere la trattativa con il professionista. Al di là dei problemi interpretativi circa la nozione di indivi-dualità soggettiva, si pone la questione della ne-cessità, ai fini dell’esclusione del giudizio di vessa-torietà, di una trattativa individuale per ogni clau-sola contrattuale, ovvero della sufficienza di una valutazione globale del contratto. La rilevanza

del c.d. negoziato parziale si è posta proprio con riferimento al tenore della Direttiva CEE 93/13 che legittima una forma di propagazione del re-quisito della trattativa all’intero negozio, ove ciò risulti fondato in base ad un apprezzamento com-plessivo. Invero, il silenzio del legislatore naziona-le, che non ha recepito tale indicazione, e un’in-terpretazione maggiormente garantista, fanno propendere per una soluzione interpretativa diffe-rente: oggetto della valutazione giudiziale, ai fini della sussistenza del requisito della trattativa, non è il contratto nel suo complesso, ma la singola clausola. Altro requisito fondamentale è l’effettivi-tà, elemento che impone un'indagine circa il carat-tere sostanziale della negoziazione. Al consuma-tore deve essere attribuito un effettivo po-tere sostanziale di incidere sul contenuto del contratto: l’effettività della trattativa richiede la prova, da parte del professionista, ed una valu-tazione, da parte del Giudice, di particolare rile-vanza, che fugge da presunzioni e valutazioni for-mali in favore di indagini sostanziali volte a verifi-care la sussistenza della possibilità di influire sulla formulazione delle clausole contrattuali. Più com-plessa e rigorosa risulterà la prova e la valutazione giudiziale circa l’effettività, in caso di predisposi-zione unilaterale del contratto da parte del profes-sionista. Con riferimento a tali delicati problemi di accertamento possono individuarsi alcuni indici rilevatori di effettività i quali presentano valore indiziario e non assumono, secondo la dottrina maggioritaria, valore presuntivo. Si richiama in primo luogo la circostanza dell’avvenuta modifica del contenuto di certe clausole negoziali da parte del consumatore. Dall'altro lato, avrà senza dubbio rilevanza l'eventuale inerzia ed il silenzio del con-sumatore che, messo in condizioni di partecipare effettivamente alla formazione del contenuto con-trattuale, non lo abbia fatto: rileva la prova dell’ef-fettiva possibilità di incidere sul contratto, anche ove ad essa non faccia seguito una concretizza-zione per scelta del consumatore.

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CREDITO AL CONSUMO, LEASING E FACTORING:

Paola Guidi([email protected]);

Sabrina Savazzi([email protected]);

Laura Terenzi([email protected]).

CREDITO AL CONSUMO, LEASING E FACTORING:

Paola Guidi([email protected]);

Sabrina Savazzi([email protected]);

Laura Terenzi([email protected]).

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DIRITTO SOCIETARIO

LA CIRCOLAZIONE DELL’AZIENDA ED IL DIVIETO DI CONCORRENZA.

L’azienda, in quanto complesso unitario, può formare oggetto di atti dispositivi di diversa na-tura. Può essere ceduta, conferita in società, con-cessa in affitto, donata o concessa in comodato, possono su di essa essere costituiti diritti reali di godimento (usufrutto) o diritti reali di garanzia (pegno) e può essere usucapita a seguito del pos-sesso continuato per venti anni. Accanto alla circo-lazione dell’azienda come bene unico, è anche possibile compiere atti dispositivi di beni (mobili o immobili) dell’azienda singolarmente considerati.Anche se la legge tace, risulta dalla natura stessa dell’azienda che tutti gli atti dispositivi devono necessariamente riguardare il complesso dei beni funzionalmente e potenzialmente ido-nei all’esercizio dell’impresa. Pertanto indi-pendentemente dal nomen iuris che le parti dan-no al contratto, occorre valutare - caso per caso - se i beni trasferiti siano oggettivamente destinati nella loro inscindibile unità alla gestione aziendale. Con riferimento agli atti dispositivi aventi ad og-getto l’azienda o i singoli beni aziendali, si pone a volte la problematica di individuare la disciplina applicabile tra quella relativa all’affitto d’azienda e quella inerente la locazione di singoli beni. Que-stione centrale da risolvere, indipendentemente dalle modalità con cui l’operazione è condotta, resta quella della natura giuridica dell’azienda che, ai sensi dell’art. 2555 c.c., deve essere intesa come il complesso di beni organizzati dall’impren-ditore per l’esercizio dell’impresa. Secondo un principio costantemente affermato dalla giurispru-denza, per l’esatta qualificazione dei negozi aventi ad oggetto l’azienda, occorre aver riguardo alla destinazione prevista dalle parti contrattuali per il complesso dei beni oggetto del contratto. Si ha, pertanto, affitto d’azienda quando i beni, ogget-to del contratto, non sono considerati nella loro individualità giuridica ma nel loro complesso inteso come tutti quei beni mobili, immobili, materiali ed immateriali, legati da un rapporto di interindipen-denza e di complementarietà con altri elementi, in ragione del fine economico e produttivo persegui-to. Si ha, invece, locazione di immobile adibito ad attività produttive quando l’immobile è con-siderato nella sua specifica consistenza ed indivi-dualità, con funzione prevalente rispetto ad altri beni che assumono carattere solo accessorio e non sono ad esso collegati funzionalmente in posi-zione di subordinazione ai fini produttivi. Strettamente collegato agli atti dispositivi d’azien-da, è il divieto di concorrenza che costituisce un obbligo legale che trova applicazione ogni qualvolta vi sia sostituzione - a seguito di atti inter

vivos - di un imprenditore nell’esercizio d’impre-sa. Tale divieto è finalizzato a tutelare l’acquirente dal pericolo di sviamento della clientela che sussi-ste tutte le volte in cui, direttamente o indiretta-mente, vi sia un’attività potenzialmente idonea a sviare la clientela (e quindi, ad impedire l’effettivo trasferimento all’acquirente dell’avviamento). Giova precisare che il divieto legale, previsto dal-l’art. 2557 c.c., è limitato all’inizio di una nuova impresa che per l’oggetto, l’ubicazione o altre cir-costanze sia idonea a sviare la clientela dell’azien-da ceduta. Di conseguenza, il divieto non può im-pedire all’alienante di svolgere qualsiasi attività professionale ed esso è comunque circoscritto sol-tanto alle nuove iniziative, non operando con rife-rimento ad imprese preesistenti al trasferimento. Inoltre, il divieto di concorrenza può avere una durata massima di cinque anni a decorrere dal-l’alienazione dell’azienda. Per l’ipotesi di affitto e di usufrutto d’azienda, il concedente ed il nudo pro-prietario concedente devono astenersi, per tutta la durata dell’affitto e dell’usufrutto, dal fare concor-renza all’affittuario.In quanto diretto a tutelare ed a consentire all’ac-quirente la piena disponibilità ed utilizzazione del-l’azienda, il divieto di concorrenza può anche essere escluso o ampliato convenzionalmen-te dalle parti. Il divieto, infatti, può comprendere anche attività non direttamente concorrenziali o attività concorrenziali relative ad un’altra azienda precedentemente posseduta. In ogni caso, l’acqui-rente non può impedire all’alienante di svolgere qualsiasi tipo di attività professionale e non può, comunque, estendere il limite concorrenziale ad un termine superiore a cinque anni.

IUSLETTER n. 45/07 OSSERVATORIO

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DIPARTIMENTO CORPORATE - M&A:

Carlo Emanuele Rossi([email protected]);

Claudia Casagrande([email protected]);

Valentina Zanelli([email protected]);

Simona Nicolosi([email protected]).

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DIRITTO BANCARIO

LITISPENDENZA TRA DECRETO IN-GIUNTIVO E CITAZIONE IN PREVEN-ZIONE.

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la re-cente ordinanza n. 20596 del 3.4.07, ha posto fine a un contrasto giurisprudenziale che si era recen-temente verificato in seno a diverse Sezioni della stessa, circa quale fosse il momento determi-nante al fine di verificare la pendenza di una lite, instaurata tramite ricorso per decreto ingiuntivo.Infatti il consolidato orientamento giurisprudenzia-le del Supremo Collegio, prendendo spunto dal dato esclusivamente letterale dell’art. 643 c.p.c., riteneva che una controversia introdotta con ricor-so finalizzato all’emissione del decreto ingiuntivo, benché instaurata al momento del deposito del ricorso stesso presso la Cancelleria del Tribunale competente, dovesse ritenersi pendente solo dal momento del perfezionamento della notificazione del ricorso - nonché del pedissequo decreto d’in-giunzione - ai debitori.L’applicazione pratica della tendenza giurispruden-ziale ora esposta, sinora nettamente prevalente, era suscettibile di creare pregiudizi e disagi agli Istituti di Credito, i quali richiedevano tutela giuri-sdizionale del proprio credito, tramite il ricorso monitorio.Infatti, in particolare nei casi in cui tramite ricorso veniva richiesta l’emissione di un’ingiunzione di pagamento in via provvisoriamente esecutiva, ai sensi dell’art. 642 c.p.c., al fine di poter successi-vamente acquisire garanzia circa l’esazione del credito, sebbene anteriormente alla notificazione del decreto stesso, tramite l’iscrizione di ipoteca giudiziale sui beni o diritti reali vantati dall’ingiun-to, i debitori maggiormente accorti potevano, do-po aver verificato l’iscrizione di ipoteca giudiziale sui propri beni immobili, (derivante dall’emissione del decreto ingiuntivo provvisoriamente esecuti-vo), affrettarsi a notificare un atto di citazione con cui venivano contestate (magari pretestuosamen-te) le ragioni di credito della Banca. Nel caso in cui la notificazione dell’atto di citazione da parte del debitore nei confronti dell’Istituto di Credito si fos-se perfezionata in data anteriore rispetto alla noti-ficazione dell’ingiunzione di pagamento richiesta dall’Istituto di Credito, veniva ritenuto applicabile il menzionato art. 643 c.p.c. (nella sua interpreta-zione letterale) e pertanto, qualora il debitore avesse instaurato anche un tempestivo giu-dizio di opposizione al decreto ingiuntivo, rile-vando la litispendenza (rectius: la continenza) del giudizio monitorio con l’azione ordinaria introdotta tramite detto atto di citazione, avrebbe ottenuto

una sentenza che oltre ad accertare la sus-sistenza di un rapporto di continenza tra i due giudizi, stabiliva anche la nullità del de-creto ingiuntivo emesso in favore della Banca, travolgendo conseguentemente l’ipoteca giudiziale iscritta in ragione di detto provvedimentoQuanto ora esposto avveniva poiché doveva esse-re considerato, secondo l’unanime interpretazione giurisprudenziale, instaurato precedentemente il giudizio introdotto tramite atto di citazione.Ultimamente alcune Sezioni della Corte di Cassa-zione hanno emanato dei provvedimenti contra-stanti con il principio ora esposto.Le Sezioni Unite della Corte Suprema sono quindi intervenute per dirimere detto contrasto stabilen-do che, ai fini della valutazione circa la pendenza del procedimento monitorio, si deve aver ri-guardo non tanto al momento in cui il ricorso per decreto ingiuntivo, una volta che è stato emesso, viene notificato ai debitori, quanto al momento in cui lo stesso viene presentato, tramite il deposito in Cancelleria, all’organo giudiziario competente per la sua emissione.Detta decisione è stata motivata sia da ragioni di opportunità sostanziale, quali quelle di tutelare maggiormente il sistema Bancario, sia da ragioni di portata costituzionale, atteso che l’orientamento precedentemente adottato è stato ritenuto essere in contrasto col principio della celerità dei giudizi previsti dall’art. 111 Cost..Alla luce quindi di quest’ultimo orientamento, gli Istituti di Credito potranno godere di maggiori ga-ranzie in merito alla validità delle iscrizioni ipoteca-rie effettuate in ragione dell’emissione di decreti ingiuntivi muniti della provvisoria esecutività, poi-ché dette iscrizioni non potranno più venire vanifi-cate da frettolose e pretestuose citazioni in giudi-zio operate dai debitori, al solo fine di ottenere, nel corso del giudizio di opposizione al decreto ingiuntivo stesso, una pronuncia di nullità del de-creto ingiuntivo per litispendenza o continenza, nonché la conseguente nullità dell’ipoteca iscritta dalla Banca.

IUSLETTER n. 45/07 OSSERVATORIO

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DIPARTIMENTO DIRITTO BANCARIO:

Luciana Cipolla([email protected]);

Simona Daminelli([email protected]);

Raffaella Tavacca([email protected]);

Guido Malberti([email protected]);

Cesare Grassini([email protected]).

DIPARTIMENTO DIRITTO BANCARIO:

Luciana Cipolla([email protected]);

Simona Daminelli([email protected]);

Raffaella Tavacca([email protected]);

Guido Malberti([email protected]);

Cesare Grassini([email protected]).

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MERCATI FINANZIARI

LA DIRETTIVA MIFID E IL PROCESSO DI TRASPOSIZIONE NAZIONALE DELLE FONTI COMUNITARIE.

Nell’ultimo biennio, il contesto normativo italiano concernente l’intermediazione dei prodotti finan-ziari è stato interessato da rilevanti interventi legi-slativi sia dal lato della disciplina del prodotto sia da quello del rapporto tra gli intermediari e i sin-goli investitori.Tali interventi si sono intrecciati con la conclusione del processo di produzione normativa di fonte co-munitaria in materia di servizi e attività d’investi-mento e mercati, che ha trovato un primo esito nella direttiva 2004/39/CE (c.d. MiFID) ri-guardante i mercati degli strumenti finanziari (en-trata in vigore in tutti i Paesi dell’Unione Europea il 1° novembre scorso), le cui principali direttrici sono: (i) centralità della posizione del cliente (ossia, gli intermediari, nella prestazione dei servi-zi, agiscono sempre in modo da servire al meglio gli interessi dei loro clienti); (ii) più accentuata “modularità” dei servizi (si registra una netta differenziazione e graduazione delle regole di con-dotta per gli intermediari, in relazione ai differenti servizi prestati e alla tipologia di clienti coinvolti); (iii) contrattualizzazione, nei rapporti con la clientela, dei rispettivi diritti e obblighi delle parti; (iv) obblighi di best execution (assume rilievo centrale la capacità degli intermediari di dotarsi di strategie idonee a garantire per gli ordi-ni dei clienti i migliori risultati ottenibili); (v) di-sciplina degli incentivi (inducements); (vi) re-golamentazione degli obblighi informativi (si introduce una regolamentazione dettagliata degli obblighi di informazione degli intermediari nel rapporto con gli investitori, compreso l’importante momento delle comunicazioni di marketing, delle quali si sottolineano i necessari requisiti di chia-rezza, correttezza e identificabilità).Il processo di cui sopra ha successivamente avuto una compiuta definizione con l’emanazione, da parte della Commissione europea, della direttiva 2006/73/CE (recante modalità di esecuzione della direttiva MiFID “per quanto riguarda i requisiti di organizzazione e le condizioni di esercizio dell’at-tività delle imprese di investimento e le defini-zioni di taluni termini ai fini di tale direttiva”) e del regolamento CE n. 1287/06 (recante modalità di esecuzione della direttiva MiFID “per quanto riguarda gli obblighi in materia di registrazioni per le imprese di investimento, la comunicazione delle operazioni, la trasparenza del mercato, l’ammissione degli strumenti finanziari alla nego-ziazione e le definizioni di taluni termini ai fini di tale direttiva”).

Sul piano sostanziale, gli ambiti di rango primario, nei quali l’attività regolamentare si è sviluppata, si caratterizzano per: (i) una disciplina comunitaria dei servizi e delle attività di investimento di livello avanzato, con un grado di dettaglio talvolta supe-riore a quella (pre)vigente e con specifici vincoli all’introduzione di nuovi obblighi in capo agli in-termediari (c.d. divieto di goldplating). In partico-lare, in una prospettiva di armonizzazione ampia ed effettiva delle regolamentazioni nazionali di settore, la direttiva 2006/73/CE introduce rigorosi limiti alla possibilità per gli Stati membri, di man-tenere o introdurre obblighi aggiuntivi rispetto a quelli rivenienti dalla trasposizione della disciplina comunitaria (c.d. goldplating). Tali limiti, espres-samente richiamati dal legislatore italiano, si inse-riscono in un contesto nel quale la prestazione transfrontaliera dei servizi è governata, di norma, dalle regole nazionali del Paese di origine; (ii) una normativa nazionale che si è mossa nella direzione del livellamento del campo di gioco (level playing field) delle norme sostanziali di correttezza e tra-sparenza applicabili a prodotti diversi e del preva-lente radicamento dei relativi poteri di vigilanza in capo alla Consob.Il processo di trasposizione nazionale delle menzionate fonti comunitarie si è concluso, a livel-lo, primario, con il d.lgs. 17 settembre 2007, n. 164, pubblicato in data 8 ottobre 2007. A livello secondario, invece, esso si è definito con l’emanazione del testo aggiornato con le modifiche apportate dal decreto legislativo ora citato del d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 in materia di inter-mediazione finanziaria (c.d. TUF), del Regolamen-to Consob n. 16190/07 recante norme di attuazio-ne del TUF in materia di intermediari, del Regola-mento Consob n. 16191/07 recante norme di at-tuazione del TUF in materia di mercati, del Rego-lamento della Banca d’Italia e della Consob ai sen-si dell’art. 6, comma 2-bis, TUF e del Protocollo d’intesa tra Banca d’Italia e Consob ai sensi del-l’art. 5, comma 5-bis, TUF.

IUSLETTER n. 45/07 OSSERVATORIO

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DIPARTIMENTO MERCATI FINANZIARI/REAL ESTATE:

Christian Faggella([email protected]);

Sabrina Galmarini([email protected]);

Vittorio Accarino([email protected]);

Barbara Bandiera([email protected]).

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DIRITTOFALLIMENTARE

CONCORDATO PREVENTIVO E CESSIO-NE DEI CREDITI: LIMITI DELLA CLAU-SOLA DI CESSIONE ED OPPONIBILITA’ DELLE NOTIFICHE AI DEBITORI CEDU-TI.

Con il presente Osservatorio si intende segnalare ai lettori di Iusletter una recente sentenza emessa dal Tribunale di Firenze del 20 luglio 2007 n. 3188/07, Dott.ssa Breggia (a disposizione degli interessati) nell’ambito di un giudizio seguito da questo Studio, in tema di validità ed opponibili-tà delle cessioni di crediti nei confronti di una procedura di concordato preventivo.La vicenda in fatto è così riassumibile: una società stipula con un Istituto di credito un contratto di anticipazione che contempla tra le condizioni generali una clausola che prevede la cessione a favore della Banca, a garanzia degli importi antici-pati, di tutti i crediti rappresentati dagli effetti (nella specie, per lo più, ricevute bancarie) pre-sentati dal cliente.Durante lo svolgimento del rapporto e successi-vamente alla presentazione di un considerevole numero di ricevute bancarie, la correntista deposi-ta domanda di ammissione alla procedura di con-cordato preventivo.Dopo tale evento, la Banca verifica che parte degli effetti presentati – aventi tutti scadenza posteriore all’apertura della procedura concorsuale – risulta-no insoluti, in quanto non pervenuto il pagamento del debitore ceduto, e provvede a notificare a tutti i debitori ceduti la cessione del credito.A seguito della notifica, giungono presso l’Istituto di credito una serie di pagamenti, il cui importo viene trattenuto dalla Banca in compensazione con il maggior credito vantato nei confronti del debitore in concordato e, per l’effetto, viene preci-sato il credito al Commissario Giudiziale della pro-cedura nella misura determinata alla luce della dedotta compensazione, dando regolarmente atto di quest’ultima.A seguito dell’omologazione del concordato, il no-minato Liquidatore Giudiziale provvede alla predi-sposizione di un piano di riparto parziale, nel qua-le non riconosce alla Banca la percentuale dovuta ai creditori chirografari in proporzione al credito precisato, ma sottrae a tale importo teorico quan-to incassato dall’Istituto in seguito al pagamento dei debitori ceduti, ritenendo non opponibili alla procedura tali cessioni e ritenendo sostanzialmen-te l’incasso quale “anticipo” del riparto.In seguito, la Banca notifica alla società ed al Li-quidatore Giudiziale un atto di citazione volto ad

ottenere il pagamento di quanto effettivamente dovuto in esecuzione del piano di riparto parziale, previo accertamento della validità ed opponibilità delle cessioni – la mancanza di una fase en-do-concorsuale di accertamento dei crediti e del loro grado consente la proposizione di un giudizio autonomo di cognizione – cui replicano i convenuti affermando, da un lato, l’invalidità delle cessioni, non potendo la clausola prevista nel contratto di anticipazione soddisfare il requisito di determinabi-lità dei crediti ceduti ai sensi dell’art. 1346 c.c. e, dall’altro, l’inopponibilità delle cessioni, essendo le stesse state notificate ai debitori ceduti solo suc-cessivamente all’apertura della procedura di con-cordato preventivo.Il Tribunale fiorentino ha risolto in senso favorevo-le a parte attrice entrambe le questioni, precisan-do che quella relativa all’invalidità delle cessioni per indeterminatezza dell’oggetto ha scarso rilie-vo, posto che l’individuazione del credito ce-duto avviene con la presentazione dell’effet-to da parte della correntista e non risulta ne-cessario porsi il problema volto a determinare se l’esigibilità del credito si sia verificata prima del-l’apertura del concordato preventivo, atteso che l’art. 2914, n. 2, c.c. non è applicabile a detta pro-cedura.Relativamente, invece, alla presunta inopponibilità delle cessioni, essendo le stesse state notificate successivamente al deposito della domanda di concordato, il Giudice ha ribadito il pacifico orien-tamento giurisprudenziale che nega l’applicabi-lità al concordato preventivo dell’art. 45 l.f. – norma limitata al solo fallimento – consenten-do pacificamente al creditore cessionario di notificare ai debitori ceduti le intervenute cessioni anche dopo l’apertura della proce-dura concorsuale.

IUSLETTER n. 45/07 OSSERVATORIO

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DIPARTIMENTO DIRITTO FALLIMENTARE:

Luciana Cipolla ([email protected]);

Daniela Calvano ([email protected]);

Monica Biella ([email protected]);

Simone Bertolotti ([email protected]);

Flora Schiavenato ([email protected]);

Davide Greco([email protected]).

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ESECUZIONIIMMOBILIARI

LA PREDISPOSIZIONE DEL PROGETTO DI DISTRIBUZIONE: QUESTIONI SO-STANZIALI E PROCEDURALI RELATIVE ALLE SPESE DI GIUSTIZIA ED AL PRI-VILEGIO DI CUI ALL’ART. 2770 C.C..

Per una più esaustiva trattazione della fase relati-va alla predisposizione del progetto di distribuzio-ne di cui all’art. 596 c.p.c., non si può prescindere da un approfondimento sulle modalità di asse-gnazione delle spese di giustizia imputabili al privilegio secondo quanto disposto dall’art. 2770 c.c..Infatti, dal tenore letterale della norma in esame, si può agevolmente comprendere che detti cre-diti non sono autonomi, ma bensì accessori a quello azionato, in virtù del fatto che sono a carico dell’esecutato, anche alla luce di quanto disposto dall’art. 95 c.p.c., le spese di giustizia sostenute dal creditore procedente e dagli inter-venuti.Pertanto le suddette spese di giustizia, una volta accertate e liquidate, gravano in prededuzione sulla massa attiva del patrimonio, essendo preferi-te anche allo stesso credito ipotecario.Appare dunque necessario concentrarsi più sull’ an che non sul quantum delle succitate spese, posto che le problematiche relative a questo ultimo aspetto attengono esclusivamente all’imputazione di diritti e onorari; invece, per quanto attiene il primo aspetto, stante la necessità del creditore procedente di poter pervenire con la massima ce-lerità alla vendita del bene, al fine di poter soddi-sfare il prima possibile la propria esposizione, que-sti si troverà nella situazione di dover anticipare tutte le spese relative all’iter della procedura.Invero non tutte le spese del creditore procedente e degli intervenuti potranno essere assegnate in prededuzione, ma in realtà solo quelle soste-nute a vantaggio di tutti i creditori; ogni altra spesa sarà assegnata nello stesso grado del credi-to azionato, e, pertanto, non potrà essere assistita dal privilegio di cui all’art. 2770 c.c.: in tal senso si è espressa anche giurisprudenza maggioritaria (fra tutte Cass. Civ. III, 29 maggio 2003, n. 8634).Quanto appena esposto incontra innanzitutto un primo limite soggettivo nel fatto che, qualora vi siano più pignoramenti effettuati da diversi cre-ditori, potranno essere ricomprese nella succitata prededuzione solo quelle relative al primo pi-gnoramento, e, dunque, solo quelle del primo pignorante.A fronte di tale limite, sono ricomprese nell’ambito di applicazione dell’art. 2770 c.c., tutte le spese

sostenute dal primo pignorante, dal pignoramento sino al progetto di distribuzione; è noto, infatti, che anche la giurisprudenza prevalente è orientata positivamente circa la possibilità di potervi far rientrare quelle precedenti l’atto di pignoramento, ovvero quelle relative al precetto.Ciò posto, è sicuramente da escludersi che le spese precedenti la formazione del titolo possano essere ricomprese nella prededuzione.A quanto appena esposto vi sono però delle ec-cezioni; difatti sono comunque riconosciute alcu-ne spese di giudizi di cognizione, quali, a titolo esemplificativo, quelle sostenute per l’azione sur-rogatoria, ovvero per quella di simulazione.Vengono inoltre riconosciuti al privilegio i giu-dizi cautelari, stante la loro natura “conservati-va”, in particolare il sequestro conservativo che trova la sua naturale prosecuzione nel pignora-mento.In ultimo possiamo ricordare che possono essere riconosciuti al privilegio gli importi spesi dal custode sostenuti dal creditore procedente, solo ove il provvedimento del G.E. riconosca che tali spese sono state sostenute nell’interesse di tutti i creditori. Per completezza nella trattazione si ricordi, infine, che è sempre possibile promuovere relativo giudi-zio innanzi al G.E. al solo fine di far accertare e dichiarare l’interesse di tutti i creditori in relazione a determinate spese.

IUSLETTER n. 45/07 OSSERVATORIO

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DIPARTIMENTO ESECUZIONI IMMOBILIARI

Paola Guidi([email protected]);

Silvia Folcini([email protected]);

Isabella Rago([email protected]);

Manuela Riva([email protected]).

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INTELLECTUAL PROPERTY AND INFORMATION TECHNOLOGY

INTRODOTTO IN ITALIA IL DIVIETO DI PRATICHE COMMERCIALI SCORRET-TE.

Dal 21 settembre 2007 sono entrati in vigore i decreti legislativi n. 145/2007 e 146/2007 con i quali sono state recepite le direttive comunitarie 2006/114/CE e 2005/29/CE. La prima modifica la vigente normativa sulla pubblicità ingannevole e comparativa illecita, limitatamente all’ambito dei rapporti tra imprese; la seconda introduce in-vece la nuova disciplina delle pratiche commer-ciali scorrette nei rapporti tra imprese e consu-matori. Nel decreto legislativo 146/2007 viene definita scorretta la pratica commerciale contraria alla dili-genza professionale che falsa o è idonea a falsa-re in misura rilevante il comportamento economico del consumatore medio nella scel-ta del prodotto o servizio offerto.Le pratiche commerciali scorrette sono poi distinte in “pratiche ingannevoli”, lesive della libertà di scelta del consumatore (e che possono consistere in “azioni” o in “omissioni”), e “pratiche ag-gressive”, che inducono il consumatore, median-te molestie, coercizione o altre forme di indebito condizionamento, ad assumere decisioni di natura commerciale che diversamente non avrebbe as-sunto.La nuova disciplina, inoltre, individua una serie di pratiche ingannevoli e di pratiche aggressive che sono considerate tali di per sé, senza necessità di dimostrare la loro idoneità a falsare le scelte del consumatore. A mero titolo di esempio, sono pra-tiche in ogni caso ingannevoli l’esibire un marchio di fiducia o qualità senza aver ottenuto la necessa-ria autorizzazione; l’asserire, falsamente, che un professionista, le sue pratiche commerciali o un suo prodotto o un codice di condotta sono stati autorizzati, accettati o approvati, da un organismo pubblico o privato o di altra natura.Sono pratiche in ogni caso aggressive, tra le altre, il creare l’impressione che il consumatore non possa lasciare i locali commerciali fino alla conclu-sione del contratto; l’effettuare visite presso l’abi-tazione del consumatore, ignorando gli inviti del consumatore a lasciare la sua residenza o a non ritornarvi; l’effettuare ripetute e non richieste sol-lecitazioni commerciali per telefono, via fax, per posta elettronica o mediante altro mezzo di comu-nicazione a distanza.

Con riferimento alla nuova normativa introdotta dal d.lgs. 145/2007 sulla pubblicità ingannevole e comparativa illecita a tutela delle imprese nei loro rapporti commerciali essa ricalca senza sostanziali modifiche la precedente disciplina prima applicabi-le e collocata nel Codice del Consumo. Viene in sostanza sanzionata la pubblicità che, risul-tando ingannevole, può pregiudicare il com-portamento economico dei soggetti ai quali è rivolta, ovvero è idonea a ledere un concorren-te. La pubblicità costituisce quindi una species dell’ampio genus delle pratiche commerciali scor-rette.L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) applicherà la nuova disciplina per le con-dotte che costituiscono pratiche commerciali scor-rette e pubblicità ingannevole e comparativa, rea-lizzate successivamente al 21 settembre. L’AGCM ha oggi il potere di avviare i procedimenti an-che d’ufficio e, sotto il profilo investigativo, di richiedere ed accedere a qualsiasi documento o informazione con la facoltà di sanzionare l’even-tuale rifiuto nonché di effettuare ispezioni, di av-valersi della Guardia di finanza, di disporre perizie.Una volta accertata la violazione l’Autorità può inibirne la continuazione, disporre la pubbli-cazione di dichiarazioni rettificative a spese dell’impresa responsabile e irrogare una san-zione pecuniaria va da 5.000 a 500.000 euro. Se la pratica riguarda prodotti pericolosi o può minacciare la sicurezza di bambini o adolescenti la sanzione minima è di 50.000 euro. In caso di inot-temperanza ai provvedimenti dell’AGCM la sanzio-ne va dai 10.000 ai 150.000 euro e, in caso di re-iterazione, potrà disporsi l’interruzione dell’attività di impresa sino ad un massimo di 30 giorni.E’ stato introdotto infine l’istituto degli “impegni” con il quale, ad eccezione dei casi di manifesta scorrettezza e gravità, l’Autorità potrà rinunciare all’accertamento dell’infrazione se l’impresa si im-pegna a eliminare i profili di illegittimità rilevati.

IUSLETTER n. 45/07 OSSERVATORIO

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DIPARTIMENTO INTELLECTUAL PROPERTY AND INFORMATION TECHNOLOGY:

Daniela De Pasquale([email protected]);

Massimiliano Pappalardo([email protected]);

Luisa Fiorina([email protected]);

Andrea Antognini([email protected]);

Matteo Martorana([email protected]).

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DIRITTO TRIBUTARIO

DISEGNO DI LEGGE APPROVATO DAL SENATO DELLA REPUBBLICA.(il 15 novembre 2007 - stampato Senato n. 1817)

Salvo sorprese dell’ultimo momento la Legge Fi-nanziaria del 2008 conterrà diverse novità in ma-teria di determinazione del reddito per le società (IRES). Ci permettiamo, in anticipo, di segnalare alcuni argomenti per così dire “strutturali” e di sicuro interesse per gli operatori.Deducibilità degli interessi passivi.La disciplina attuale, introdotta dalla riforma fisca-le del 2003, prevede ben tre disposizioni in tema di deducibilità degli interessi passivi (articoli 96; 97; 98) due delle quali, Pro-rata patrimoniale e thin capitalization, non sempre di facile interpre-tazione. La riforma si propone di sostituire tali tre discipline una sola norma di più immediata appli-cazione. Sulla base della nuova impostazione, l'impresa dovrà verificare annualmente la "congruità" del costo dell'indebitamento rispetto al risultato ope-rativo lordo della gestione caratteristica.La definizione di risultato operativo lordo valevole ai fini fiscali coinciderà con quello desumibile di-rettamente dai dati del conto economico (differen-za A - B) con esclusione delle voci 10, lettere a) e b), (ammortamenti).Se gli interessi passivi (al netto, tuttavia, degli interessi attivi) maturati nell'anno superano il 30 per cento del risultato lordo del conto economico, l'eccedenza diventa indeducibile di un determinato periodo potrà comunque essere portata in dedu-zione in periodi di imposta successivi ma non oltre il quinto. Sul riporto della deducibilità degli inte-ressi passivi è stata inserita una disposizione anti-elusiva simile a quella sulla riportabilità delle per-dite.Disciplina della partecipation exemption.Con riferimento alla predetta disciplina la finanzia-ria, pur mantenendo l’impianto originario, prevede un’ampliamento della quota di esenzione, ricondu-cendo la parte tassata delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni con requisiti pex (attualmente fissata al 16%) al 5%. La riduzione, che opera a partire dal periodo d'imposta succes-sivo a quello in corso al 31 dicembre 2008, rialli-nea, di fatto, la tassazione delle plusvalenze a quella prevista in tema di dividendi. Unica ecce-zione alla minore base imponibile del 5% riguarda le quote di plusvalenze che costituiscono recupero di minusvalenze dedotte ai fini fiscali in anni pre-cedenti l'entrata in vigore della riforma del 2003 (in genere quelle dedotte fino al 2003), la cui tas-sazione rimane ferma al 16 per cento attuale.

Modifica delle aliquote e adeguamento tas-sazione dividendi.La finanziaria prevede una modifica dell’articolo 77 del TUIR attraverso la quale la precedente aliquo-ta IRES del 33% è sostituita con quella minore del 27,5%. Come sottolineato dalla relazione illustrativa tale riduzione di aliquota in capo alla società, ha com-portato la necessità di adeguare il livello di tassa-zione dei dividendi nonché dei capital gains realiz-zati dai soci. Se delle modalità dovrà occuparsi un apposito decreto ministeriale, sin d’ora è possibile evidenziare come l’adeguamento dovrà avvenire in modo da garantire l’invarianza del livello di tassa-zione attuale.Non sono previste modifiche per il trattamento dei dividendi nazionali pertinenti a partecipazioni non qualificate non detenute nell'esercizio d'impresa e nei corrispondenti capital gains. L'adeguamento, pertanto, riguarderà i dividendi e i capital gains pertinenti a partecipazioni qualificate detenute da privati e, in generale, tutti i dividendi e i capital gains pertinenti a partecipazioni detenute nel-l'esercizio d'impresa. Nessun ritocco, dunque, sarà operato della misura della ritenuta prevista dall'ar-ticolo 27, comma 1, del D.P.R. n. 600 del 1973 e della collegata imposta sostituiva prevista dall'arti-colo 27-ter dello stesso decreto. Analogamente, nessun adeguamento dovrà essere operato sulla misura della ritenuta prevista da comma 4 dello stesso articolo 27 in relazione ai dividendi esteri relativi a partecipazioni non qualificate.

Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi tramite e-mail al Dott. Alberto De Candia.

IUSLETTER n. 45/07 OSSERVATORIO

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DIPARTIMENTO TRIBUTARIO:

Angelo Carlo Colombo ([email protected]);

Alberto De Candia ([email protected]);

Marilena Biella ([email protected]);

Cristina Fontana([email protected]);

Luca Nicoletti([email protected]);

Enrico Tosi([email protected]);

Enrico Bezzi([email protected]).

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BREVISSIME

BIGLIETTI ON-LINE.

Uno studio di Bruxelles ha accertato che quasi un consumatore su due viene ingannato allorché ac-quista un biglietto aereo on-line. Nell’ipotesi in cui tale acquisto sia effettuato su una pagina web italiana, allora la probabilità di irregolarità sale fino all’80%.

CANCELLAZIONE DELLE IPOTECHE.

L’Agenzia del Territorio, con circolare n. 13 del 20 novembre 2007, ha precisato che la nuova proce-dura di cancellazione delle ipoteche, mediante l’invio della comunicazione di avvenuta quietanza dalla banca non si applica alle ipoteche frazionate.

CARTE D’IDENTITÀ ELETTRONICHE.

E’ stato pubblicato, sul supplemento ordinario n. 229 alla Gazzetta Ufficiale 261 del 9 novembre scorso, il decreto dell’Interno con le nuove regole tecniche e di sicurezza relative alle tessere di rico-noscimento che i Comuni dovranno assegnare a chi si presenterà per rinnovare l’attuale documen-to cartaceo.

FATTURE ON-LINE.

Dal 2008 l’emissione, la trasmissione, la conserva-zione e l’archiviazione delle fatture, emesse da chi intrattiene rapporti economici con le amministra-zioni statali, dovranno essere effettuate esclusi-vamente in forma elettronica (come previsto dal d.lgs. 52/2004).

RIDUZIONE DEI FALLIMENTI.

Da uno studio condotto dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e dalla Fondazione Aristeia – Istituto di ricerca dei dottori commercialisti, con-s u l t a b i l e s u i s i t i w w w . c n d c . i t e www.livepage.apple.comaristeia.it, è emerso che i tassi di fallimento delle società di capitali dotate di collegio sindacale (in particolare s.r.l.) sono più bassi di quelli registrati nelle imprese dove detto organo manca.

RITARDI NEI MUTUI.

Un’analisi condotta dall’agenzia di rating Standard & Poor’s ha accertato che, pur essendo ancora limitati gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea, tuttavia an-che in Italia il mercato dei mutui comincia ad es-sere sotto pressione. In particolare, i ritardi nei pagamenti dei mutui a tasso variabile sono au-mentati nell’ultimo anno del 18%.

TRASLOCO TRIBUNALE DI AREZZO: DISAGI.

E' di recente stato ultimato il trasferimento del Tribunale di Arezzo presso la nuova sede di P.zza Falcone e Borsellino n. 1.Permagono ancora alcune difficoltà nella consulta-zione dei fascicoli della Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, che sono ancora in fase di sistema-zione.

IUSLETTER n. 45/07 BREVISSIME

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COSE NOSTRE

NUOVE DALLO STUDIO

SI PARLA DI NOI.

Nel corso dei mesi di settembre e ottobre lo Stu-dio e/o i suoi professionisti sono apparsi, in quan-to intervistati su temi specifici, ovvero in quanto oggetto di attenzione da parte dei media, su di-verse testate giornalistiche nazionali.Questa in sintesi la press coverage dell’ultimo bimestre:

• In tema di MIFID:

Milano Finanza del 13 ottobre 2007 – “Retroces-sioni vietate? Me ne infischio”;Milano Finanza del 20 ottobre 2007 – “Per chi vuole reclamare, le norme valgono da subito”;Milano Finanza del 24 ottobre 2007 – “Vale 870 mld la private bank Italia”;Milano Finanza del 27 ottobre 2007 – “Studi al servizio della Mifid”.

• In tema di energia:

Milano Finanza del 17 novembre 2007 – “Studi italiani sull’energia”.

• In tema di rapporti tra Commercialisti e Studi Legali:

Milano Finanza del 10 novembre 2007 – “Studi al lavoro sulle rendite”.

• In tema di Avvocati imprenditori:

Top Legal di ottobre 2007 – “Così nasce lo studio holding”.

• In tema di Governance:

Panorama Economy del 26 settembre 2007 – “Ora i conti tornano per legge”.

• In tema di Data redemption:

Italia Oggi del 22 ottobre 2007 – “Conservazione dati ferma ai blocchi”.

Tutti questi articoli sono disponibili anche sulla rassegna stampa on line del relativo giorno di pubblicazione (www.lascalaw.com).

CONVEGNI

“Piccolo Imprenditore e Procedure concor-suali (art. 1 legge fallimentare)” - Milano, Aula Magna UniCredit, 21 settembre 2007, Orga-nizzato UGC Banca, con il patrocinio dell’Associa-zione Europea.

Partecipazione di:Luciana Cipolla([email protected]);Davide Greco([email protected]);Daniela Calvano([email protected]).

“Corso sul nuovo diritto dell’arbitrato” - Asti, 11-18-25 ottobre 2007 e 8 novembre 2007, orga-nizzato dalla Camera di Commercio di Asti

Partecipazione di:Edoardo Natale([email protected]).

“Le innovazioni nel Codice della Proprietà Industriale e le altre più recenti”, Milano - Auditorium Assolombarda, 9-10 Novembre 2007, Organizzato da Sispi (Società Italiano per lo Studio della Proprietà Intellettuale), materiale già dispo-nibile riguardante le proposte attualmente in di-scussione relative sull’accertamento comunitario delle controversie aventi ad oggetto il brevetto europeo.

Partecipazione di:Matteo Martorana ([email protected]).

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“Accordi di Ristrutturazione e Transazione Fiscale, artt. 182 bis e 182 ter Legge Falli-mentare” - Roma, Università Europea, 9 novem-bre 2007, organizzato da UGC Banca S.p.A. con il patrocinio dell’Associazione Europea per il diritto Bancario e Finanziario.

Partecipazione di:Giuseppe Caputi([email protected]).

"Licensing in the information technology environment: (i) software licenses; (ii) content licenses for the new media" - Tori-no, 26 ottobre 2007, WIPO LL.M. in diritto della proprietà intellettuale - .

Partecipazione in qualità di relatore di:Daniela De Pasquale.([email protected]).

"Le regole della Pubblicità viste dalle Isti-tuzioni del settore", Milano, 8 e 9 novembre 2007, organizzato dall'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria, materiale già disponibile.

Partecipazione di:Luisa Fiorina([email protected]).

“Forum MiFID la nuova disciplina del mer-cato finanziario Italiano”, Milano, 10 - 11 - 12 Ottobre 2007, organizzato da Paradigma.

Partecipazione di:Christian Faggella([email protected]);Sabrina Galmarini([email protected]);Vittorio Accarino([email protected]).

“Società di investimento immobiliare quo-tate (SIIQ) - Regole e Mercato”, Milano, 5 ottobre 2007, organizzato da Paradigma.

Partecipazione di:Christian Faggella([email protected]);Sabrina Galmarini([email protected]).

“Direttiva MiFid nuova disciplina dei mer-cati finanziari dal 1° novembre 2007”, Mila-no, Excelsior Hotel Gallia, 22 ottobre 2007, orga-nizzato da Synergia Formazione.

Partecipazione in qualità di relatore di:Christian Faggella([email protected]).

“IP and Technology European Strategy and Business Planning”, Londra Merchant Taylors’ Company, 31 ottobre 2007, organizzato da Ite-chLaw.

Partecipazione in qualità di relatrice di:Daniela De Pasquale([email protected]).

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BIBLIOTECA

NUOVI ACQUISTI

• AA.VV. (a cura di), Compravendita e figure collegate, UTET, 2007.

I volumi VII e VIII sono collettanei all'opera, già recensita su questa rivista.Nella parte prima del volume VII vengono affronta-te le singole figure di vendita: partecipazioni azio-narie; cessione di know how; vendita di generi di monopolio; concessione di vendita in esclusiva; vendita con patto di riscatto; vendita con riserva di proprietà; vendita tra imprese e subforniture; ven-dita a distanza di prodotti finanziari.Nella seconda parte, invece, viene illustrata la ven-dita immobiliare in tutti i suoi aspetti: le fonti, la disciplina urbanistica, i preliminari, la disciplina delle formalità di trascrizione dei contratti e di iscrizione delle ipoteche, le responsabilità del Notaio rogante e la disciplina fiscale.Il volume VIII si incentra sulla tutela sia del com-pratore che del venditore avuto riguardo ai reciproci diritti ed obblighi e offre una panoramica esaustiva dell'intervento della pubblica amministrazione in materia di vendita.

• Briguglio A. e Capponi B. (a cura di), Commen-tario alle riforme del Processo Civile, Volume II - Processo di esecuzione,CEDAM, 2007.

Il Commentario propone un'entusiasmante analisi dell'intero codice di procedura civile, il volume II effettua un’analisi del processo di esecuzione po-nendo in rilievo, tramite le più recenti pronunce del-la Corte di Cassazione, le innovazioni della riforma.Esso è, dunque, un prezioso strumento per la reda-zione di atti e la stesura di pareri che potranno es-sere arricchiti dalla copiosa giurisprudenza e dagli autorevoli commenti riportati a corollario dell'opera.

• Carriero G. (a cura di), Autonomia privata e disciplina del mercato - Il credito del con-sumo, Trattato di diritto privato diretto da Mario Bessone, Volume XXXI, GIAPPICHELLI EDITORE, 2007.

Il manuale, che ha lo scopo di esaminare l’applica-zione dell’autonomia privata nel settore del credito al consumo, muove da una disamina comparata della disciplina di quest’ultimo nei principali Paesi europei; richiama le più importanti tutele offerte dal diritto comunitario; definisce limiti soggettivi ed oggettivi della fattispecie legale; sottopone a valu-tazione critica categorie giuridiche, istituti e tecni-che di tutela del consumatore; esamina gli scenari futuri con riferimento alle diverse fonti del diritto ed ai nuovi modi di conclusione del contratto nella di-sciplina del commercio elettronico e della vendita a distanza di servizi finanziari.

• Fusi M. (a cura di), I contratti nuovi. Pubblici-tà commerciale. Tecnica, modelli, tipi contrattua-li, GIAPPICHELLI, 2007

Il volume, facente parte del "Trattato di diritto pri-vato" diretto da Mario Bressone, esamina la disci-plina dei contratti di pubblicità ovvero la eterogenea categoria di negozi giuridici riconducibili ad un co-mune scopo pubblicitario in quanto posti in essere da operatori pubblicitari e diretti a regolare i rap-porti inerenti la pubblicità. L'autore analizza, par-tendo dai tratti comuni a questi negozi giuridici (no-zioni, concetti, situazioni e definizioni), le caratteri-stiche distintive dei principali contratti pubblicitari, con particolare riguardo alla diffusione, concessio-ne, agenzia e commissione pubblicitaria.

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• Minneci U. (a cura di), Trasferimento di azienda e regime dei debiti, Giappichelli Edito-re, 2007.

Il volume si propone di far luce su alcuni aspetti inerenti al trasferimento di azienda, ed in particola-re, sul passaggio dei debiti aziendali. A tal riguardo, l’autore esamina in dettaglio l’imputazione dei debiti aziendali (puri) nei rapporti interni tra cedente e cessionario, il regime esterno dei debiti (puri) ine-renti all’azienda ceduta ed il regime dei debiti inse-riti nei contratti soggetti alla regola della successio-ne legale.

• Nigro A. e Santoro V. (a cura di), La tutela del risparmio, Giappichelli Editore, 2007

Il testo è un Commentario della legge 28 dicembre 2005, n. 262, recante “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”, e del d.lgs. 29 dicembre 2006, n. 303, recante “Co-ordinamento con la legge 28 dicembre 2005, n. 262, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia e del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che coniu-ga la lettura critica delle nuove norme con l’esigen-za di fornire celermente a studiosi e operatori del diritto un utile strumento di lavoro.Alcuni punti salienti del manuale sono: l’introduzio-ne di meccanismi volti a garantire la rappresentanza delle minoranze sia nel consiglio di amministrazio-ne, sia nell’organo di controllo e l’abbassamento del quorum richiesto per l’esercizio dell’azione sociale di responsabilità.

• Tentati A. (a cura di), Le responsabilità da controllo nelle società di capitali, UTET, 2007.

Il testo pone attenzione ai profili processuali delle azioni di responsabilità contro i sindaci, gli organi equivalenti nei “modelli alternativi di governo so-cietario” ed i revisori. In particolare, l’autore foca-lizza l’analisi sulle polizze per responsabilità civile, sulle disposizioni comuni nelle azioni di responsabili-tà (rito, sequestro conservativo, arbitrato), sulle azioni spettanti ai creditori ed ai singoli, anche con-tro le Autorità di vigilanza, ed infine sulle azioni at-tribuite alla società ed alle minoranze qualificate.

• Consolo C. e Mariconda V. (a cura di), Processo civile - Formulario Commentato - i procedi-menti speciali, IV libro, IPSOA, 2007.

• Fabio M. e Romanin A. (a cura di), Codice del-l’Unione europea, IPSOA, 2007.

• Nicodemo M. (a cura di), Formulario delle So-cietà, UTET, 2007.

• Sandullo M. e Santoro V. (a cura di), La riforma delle società aggiornamento commentato, GIAPPICHELLI, 2007.

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In questo numero la selezione delle riviste è aggiornata ai numeri ricevuti sino al 9 novembre 2007:

Banca Borsa e Titoli di Credito, n. 4/2007;

Banche e Banchieri, n. 1/2007;

Bollettino Tributario, n. 19/2007;

Circolari Assonime, n. 60/2007;

Contabilità Finanza e Controllo, n. 7/2007;

Contratto e Impresa, n. 4-5/2007;

Contratto e Impresa/Europa, n. 4-5/2007;

Corriere Tributario, n. 39/2007;

Diritto Comunitario e degli Scambi Internazionali, n. 5/2007;

Diritto dell’Informazione dell’Informatica, n.3/2007;

Diritto e Pratica delle Società, n. 19/2007;

Diritto e Pratica del Fallimento, n. 2/2007;

Diritto del Turismo, n. 3/2007;

Famiglia e Diritto, n. 11/2007;

Fiscalità Internazionale, n. 3/2007;

Giurisprudenza Commerciale, n. 3/2007;

Giurisprudenza di Merito, n. 10/2007;

Giustizia a Milano, n. 7-8/2007;

Giustizia Civile, n. 7-8/2007;

Guida al Diritto, n. 42/2007;

I Contratti, n. 7/2007;

Il Corriere Giuridico, n. 9/2007;

Il Corriere del Merito, n. 10/2007;

Il Diritto d’Autore, n. 2/2007;

Il Diritto Fallimentare e delle società commerciali, n. 3-4/2007;

Il Diritto Industriale, n. 1/2007;

Il Fallimento, n. 8/2007;

Il Fisco, n. 40/2007;

Il Foro Italiano, n. 9/2007;

Il Massimario del Foro Italiano, n. 4/2007;

Impresa Commerciale e Industria, n. 4/2007;

La Settimana Fiscale, n. 40/2007;

Le Nuove Leggi Civili e Commentate, n. 3-4/2007;

Le Società, n. 11/2007;

Pratica Fiscale e Professionale, n. 37/2007;

Rivista dell’Esecuzione Forzata, n. 1/2007;

Rivista delle Società, n. 4/2007;

Rivista dei Dottori Commercialisti, n. 4/2007;

Rivista di Diritto Industriale, n. 1/2007;

Rivista di Diritto Tributario, n. 9/2007;

Trust & Attività Fiduciarie, n. 4/2007.

I redattori di IUSLETTER esaminano inoltre tutte le massime della Cassazione Civile pubblicate dal

Massimario del Foro Italiano.Questo numero è aggiornato alla

sentenza n. 12347 del 25 maggio 2007(n. 4/2007 - fasc. n. 7-8).

Questo numero è stato chiuso il giorno20 novembre 2007.

IUSLETTERE’ una testata registrata il 24.9.2001

presso il Tribunale di Milano, al n. 525/01.

E’ di proprietà dell’Associazione Professionale

LA SCALA VENTURA PESENTIFAISSOLA GUIDI FAGGELLA

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STUDIO LEGALE E TRIBUTARIO

MILANO 20123, Corso Magenta, 42 - TEL. 02/43925.1 - FAX 02/48011624 - [email protected]

ROMA 00187, Via Lazio, 6 - TEL. 06/42011978 - FAX 06/42085939 - [email protected]

TORINO 10143, Corso Francia, 25 - TEL. 011/4340782-FAX 011/4344737 - [email protected]

VICENZA 36100, Contrà Do Rode, 14 - TEL. 0444/541689 - FAX 0444/546778 - [email protected]

PADOVA 35131, Via Niccolò Tommaseo, 70/D - TEL. 049/661780 – FAX 049/655813 - [email protected]

VERONA 37122, Vicolo S. Domenico, 16 - TEL. 045/8008182 - FAX 045/8008484 - [email protected]

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Tutti i numeri di Iusletter, dal n. 1 della V° serie (febbraio 2000), sono disponibili in formato elettronico sul sito

www.lascalaw.com.

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