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Tempo di Grazia per lo Spirito Tempo di Grazia per lo Spirito Anno 2 Numero 6 12 Febbraio 2011 SPECIALE PAG.15 “un vero padre, mae- stro, testimone di gesù” PAG.6 EDITORIALE PAG.2 SOMMARIO San Valentino V appuntamento del progetto Tharaka ORSOLA TREPPICCIONE PAG.12 Centro Sportivo Italiano ANTONIO RAIA / MICHELE CECIO Federalismo fiscale le sue ripercussioni TERESA PAGANO L’undici febbraio, nel giorno della memoria della prima apparizione della Vergine Immacolata a Lourdes a santa Bernardette, la Chiesa ha ce- lebrato la XIX Giornata Mondiale del Malato. Voluta dal venerabile Giovanni Paolo II, nel 1992, “quale peculiare occasione per crescere nell’atteggiamento di ascolto, di ri- flessione e di impegno fattivo di fronte al grande mistero del dolore e della malattia”, la Giornata fu posta sotto la materna protezione della Beata Maria Vergine di Lourdes “il cui santuario ai piedi dei Pirenei è di- ventato come un tempio dell’umana sofferenza”. Qui, infatti, milioni di pellegrini, immergendosi nelle pi- scine appositamente realizzate, riem- pite con l’acqua che sgorga dalla sorgente presso la grotta delle appa- rizioni, o bevendone l’acqua stessa, invocano la speranza di una guari- gione fisica e spirituale. Il tema della giornata di quest’anno è stato “Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt2,24) perché, come scrive Benedetto XVI nel suo mes- saggio, “Il Figlio di Dio ha sofferto, è morto, ma è risorto, e proprio per questo quelle piaghe diventano il segno della nostra redenzione, del perdono e della riconciliazione con il Padre”; lo stesso Papa sottolinea come “diventano, però, anche un banco di prova per la fede dei disce- poli e per la nostra fede.(…) Per loro, come per noi, la sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da accettare e da portare”. In effetti ciò è vero. Chi di noi, solo pensandoci, non ha esclamato: “Mai sia!!”. La pa- rola sofferenza fa paura. Evoca ter- mini come malattia, dolore, infermi- tà, anche la morte. Il nostro essere uo- mini, con i nostri limiti e le nostre paure, ci porta ad associare la soffe- renza alla vecchiaia perché ci è più facile pensare, con molta superficia- lità, che l’essere giovani ci preserva, sempre e comunque. Eppure, soffe- ORSOLA TREPPICCIONE Segue a pag. 2 “Dalle sue piaghe siete stati guariti” 11febbraio 2011 - XIX Giornata Mondiale del Malato Creare ponti d’amore e solidarietà per avvicinarsi a Dio e ai suoi figli

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TempodiGraziaper loSpirito

TempodiGraziaper loSpirito

Anno 2 Numero 6 12 Febbraio 2011

SPECIALE

PAG.15

“un vero padre, mae-stro, testimone di gesù”

PAG.6

EDITORIALE

PAG.2

SOMMARIO

San Valentino

V appuntamento del progetto TharakaORSOLA TREPPICCIONE

PAG.12

Centro Sportivo ItalianoANTONIO RAIA / MICHELE CECIO

Federalismo fiscalele sue ripercussioniTERESA PAGANO

L’undici febbraio, nel giorno dellamemoria della prima apparizionedella Vergine Immacolata a Lourdesa santa Bernardette, la Chiesa ha ce-lebrato la XIX Giornata Mondialedel Malato. Voluta dal venerabileGiovanni Paolo II, nel 1992, “qualepeculiare occasione per crescerenell’atteggiamento di ascolto, di ri-flessione e di impegno fattivo difronte al grande mistero del dolore edella malattia”, la Giornata fu postasotto la materna protezione dellaBeata Maria Vergine di Lourdes “ilcui santuario ai piedi dei Pirenei è di-ventato come un tempio dell’umana

sofferenza”. Qui, infatti, milioni dipellegrini, immergendosi nelle pi-scine appositamente realizzate, riem-pite con l’acqua che sgorga dallasorgente presso la grotta delle appa-rizioni, o bevendone l’acqua stessa,invocano la speranza di una guari-gione fisica e spirituale.Il tema della giornata di quest’anno èstato “Dalle sue piaghe siete statiguariti” (1Pt2,24) perché, comescrive Benedetto XVI nel suo mes-saggio, “Il Figlio di Dio ha sofferto,è morto, ma è risorto, e proprio perquesto quelle piaghe diventano ilsegno della nostra redenzione, delperdono e della riconciliazione con ilPadre”; lo stesso Papa sottolinea

come “diventano, però, anche unbanco di prova per la fede dei disce-poli e per la nostra fede.(…) Per loro,come per noi, la sofferenza rimanesempre carica di mistero, difficile daaccettare e da portare”. In effetti ciòè vero. Chi di noi, solo pensandoci,non ha esclamato: “Mai sia!!”. La pa-rola sofferenza fa paura. Evoca ter-mini come malattia, dolore, infermi-tà, anche la morte. Il nostro essere uo-mini, con i nostri limiti e le nostrepaure, ci porta ad associare la soffe-renza alla vecchiaia perché ci è piùfacile pensare, con molta superficia-lità, che l’essere giovani ci preserva,sempre e comunque. Eppure, soffe-

ORSOLA TREPPICCIONE

Segue a pag. 2

“Dalle sue piaghe siete stati guariti”11febbraio 2011 - XIX Giornata Mondiale del Malato

Creare ponti d’amore e solidarietà per avvicinarsi a Dio e ai suoi figli

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2 anno 2 Numero 612 Febbraio 2011

Sul Sentiero dei giornia cura di Giuseppe Centore

Sogno sul colle

Sotto gli ulivi vorrei in un mattino fresco saliree salutare di là dalle lievi chiome d’argentoil pallore del sole ed il volo delle nuvole lente verso il mare.

Vorrei cogliere un mazzodi pervinche fioritenei cavi tronchie camminare per il viale oscuro dei leccicon il mio dono azzurropresso il cuore.

Rasentare così le antiche muraricoperte dall’edera vorreie bussare alla porta del convento.

Vorrei essere un frate silenzioso che va con i suoi sandali di cordasotto gli archi di un chiostroe attinge acqua all’antica vera del pozzoe disseta le lavande e le rose.

Vorreidinnanzi alla mia cella averequattro metri di terra ed ogni sera al lume delle prime stelle scavarmilentamente una fossa pensando al tramonto dolcissimo in cui verranno salmodiandoi fratellie in mezzo ai cespi delle lavande mi coricheranno ponendomi sul cuore come fiorimortiqueste mie stanche mani chiuse in croce.

Assisi, 24 gennaio 1933.

Antonia Pozzi

Con queste parole Mons. BrunoForte ha iniziato l’omelia della ce-lebrazione per i 90 anni di Mons.Luigi Diligenza, Arcivescovo eme-rito di Capua. Una celebrazione pre-sieduta dal cardinale di Napolitenutasi lo scorso 9 febbraio nel se-minario dove mons. Diligenza èstato amatissimo rettore per diecianni prima di diventare Pastoredella Chiesa di Capua. Una folla diseminaristi, sacerdoti e amici sisono stretti attorno al vecchio padre,maestro e testimone. Sono tre paroleognuna delle quali basterebbe dasola a dare significato ad una vitaeccezionale. Mons. Diligenza, in-vece, è riuscito a incarnarle tuttecon il suo “fare sornione fra il com-passato ed il sorridente” , come hasottolineato Mons. Forte nella suabellissima omelia, attraverso ilquale riesce a comunicare i valoripiù alti in un clima di confidenzia-lità e di rispetto. Potremmo dire chequeste due caratteristiche hanno se-gnato in modo irreversibile laChiesa di Capua nei 19 anni del suoepiscopato. Chiunque lo avvicinavaprovava allo stesso tempo un grandedistacco ed una profonda cordialità.Anche le persone a lui più vicinesentivano sempre una distanza che

ANTONIO CASALE

EDITORIALE

“UN VERO PADRE, MAESTRO,

TESTIMONE DI GESU’”

Antonia Pozzi

né il tempo né la confidenza potevanoaccorciare. In questo modo tutti cisentivamo uguali di fronte a lui purnella diversità dei ruoli e delle re-sponsabilità. Laici o sacerdoti avver-tivamo lo stesso senso di paternitànella fede, senza distinzioni o gerar-chie, in modo tale che la Chiesa po-tesse essere avvertita veramentecome la casa di tutti. Con lui, infatti,la nostra Diocesi è entrata nel Con-cilio rinnovandosi nelle strutture e neicomportamenti. Mons. Diligenza in-nescò un virtuoso meccanismo di par-tecipazione a tutti i livelli della realtà

ecclesiale. Ogni parrocchia costituì ilConsiglio Parrocchiale con le rappre-sentanze di tutte le componenti dellacomunità. Le Foranìe diventaronovive e operanti, in alcuni casi guidatedagli stessi laici. Il Consiglio pasto-rale diocesano divenne il terminale ditutte queste esperienze di base che“gareggiavano nello stimarsi a vi-cenda”. Ricordo ancora con vivaemozione la stagione del Sinodo Dio-

cesano in cui il Duomo di Capua sitrasformò in aula conciliare dovetutti potevano prendere la parola perdisegnare il futuro della Chiesa.Non importa se poi nei fatti concretinon si siano mai attuate tutte le no-vità proclamate. Quello che conta èil fatto rivoluzionario che ognuno sisentiva responsabile del destinodella Diocesi. Un destino pieno difiducia e di speranza che culminònella storica visita di GiovanniPaolo II, il momento più alto del-l’episcopato di Mons. Diligenza.Con il Rosario sempre in mano econ l’espressione: “Dio Buono” o“Santa pace” smorzava sempre ogniinutile discussione o controversiaconfidando nel buon senso e nelProvvidenziale intervento di Dio.Una serenità ed una fiducia incrol-labili che lo convinsero a restare insede anche dopo l’elezione delnuovo pastore, Mons. Schettino, lacui amabilità e saggezza garanti-vano la prosecuzione del suo lavoroe del suo attaccamento alla Chiesadi Capua. La convivenza dei due ve-scovi è stata per tanti anni un veroesempio di comunione sacerdotalee di fraternità. A 90 anni mons. Di-ligenza ha ancora tante cose da dire,come padre, maestro e testimone.La redazione di Kairos si unisce alplauso unanime per la sua lunga einimitabile vita e augura a Lui edalla sua famiglia ogni bene e conso-lazione divina.

renza e malattia non sono solo sino-nimi di vecchiaia. Esistono malattieche colpiscono i giovani fin dalla na-scita: malattie genetiche, malattieneuromuscolari, e altre se ne possonoelencare. Sono patologie complesse,che rendono la loro vita per certi versilimitata, ma non per questo spengonola loro voglia di essere considerati ra-gazzi normali, capaci di raggiungerei loro sogni e traguardi. A loro ilSanto Padre rivolge un particolarepensiero, invitando “tutti voi giovani,malati e sani, a creare ponti di amoree solidarietà, perché nessuno si sentasolo, ma vicino a Dio e parte dellagrande famiglia dei suoi figli”. Infine,ci sono mali che, pur causando soffe-renze, non lasciano trapelare segni.Sono sofferenze che non apparten-gono al corpo, ma sono quelle del-

l’anima che il Papa affida “a Cristocrocifisso e risorto, perché vi doni lapace e la guarigione del cuore”. La Giornata Mondiale del Malato èanche occasione di riflessione. GiàGiovanni Paolo II, nel messaggio perla I Giornata Mondiale del Malato,scriveva: “La malattia e il dolore in-teressano ogni essere umano: l’amoreverso i sofferenti è segno e misura delgrado di civiltà e di progresso di unpopolo”. Oggi ancora, lo ribadisce,con forza, Benedetto XVI: “Una so-cietà che non riesce ad accettare i sof-ferenti e non è capace di contribuiremediante la compassione a far sì chela sofferenza venga condivisa e por-tata anche interiormente è una societàcrudele e disumana” (Lett. enc. Spesalvi, 38)”. Anche per questa ricor-renza, come per tante altre religiose o

laiche che siano, non scadiamo nellacelebrazione della giornata fine a sestessa. Non facciamo che ai malati siastato dato il “contentino”: vi ricor-diamo e vi siamo vicini. Un malato,purtroppo, lo è nella giornata a lui de-dicata, ma lo era anche il giornoprima e lo sarà anche nei giorni a ve-nire. Le iniziative che abbiamo vis-suto nelle nostre parrocchie, inoccasione di questa Giornata, ci sianoda sprone; ognuno di noi conosceràpersone malate a cui farà piacere ri-cevere una visita, parole di confortoe un sorriso. Facciamo nostro l’in-vito di Sua Santità: “nei volti dei ma-lati sappiate vedere sempre il Voltodei volti: quello di Cristo”.

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“Dalle sue piaghe siete stati guariti”11febbraio 2011 - XIX Giornata Mondiale del Malato

Creare ponti d’amore e solidarietà per avvicinarsi a Dio e ai suoi figli

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Nella persona di Gesù di Nazarethtrova compimento tutta la rivelazionedi Dio. Non dobbiamo attendere piùnulla che Dio debba rivelare. Il mi-stero nascosto nei secoli è stato rive-lato definitivamente nel Verboincarnato, nella sua Parola, nel suomistero pasquale. Dunque, tutta la ri-velazione antico testamentaria non èabolita ma trova pieno compimentoin Lui. La Legge mosaica, fulcrodella vita e della spiritualità giudaica,è superata. Gesù, però, non è venutoné a distruggere la Legge e tuttal’economia antica, né a consacrarlacome intangibile, ma a darle, con ilsuo comportamento, forma nuova edefinitiva, dove si realizza nella pie-nezza ciò verso cui la Legge stessaera avviata. Ciò si applica in partico-

3CHIESAanno 2 Numero 612 Febbraio 2011

lare alla giustizia, di cui le sentenzedel brano del Vangelo odierno dannoparecchi esempi significativi. Gesù èil “nuovo Mosè” che sulla montagnaa ridosso del lago di Tiberiade pro-mulga la nuova Legge, fondata e ra-dicata su quella antica, con l’autoritàche possiede in quanto Figlio di Dioe rivelatore della sua volontà:«Amen, io vi dico». Il precetto anticodiventa interiore e raggiunge il desi-derio e il movente segreto, che pos-sono sfuggire agli uomini ma non aDio, che «vede ogni cosa», che scrutale profondità del cuore dell’uomo.Oltre a questo monito, il Siracide sot-tolinea l’importanza dell’intelligenzae della volontà umane di fronte allescelte morali. Dio ha dotato l’uomodi queste facoltà grazie alle quali èreso capace di dare identità a ciò chegli sta davanti e di scegliere, nella li-

bertà piena che ilSignore gli hadonato e che dic o n s e g u e n z acomporta una re-s p o n s a b i l i t àdelle proprieazioni. Con l’av-vento di Cristo eil dono delloSpirito SantoDio è venuto inaiuto alla debo-lezza umana,alla fragilità cheha investito lesue facoltà intel-lettive e volitivea causa del pec-cato primordiale.Nella loro dram-maticità, dice

san Paolo, lamorte e la crocedi Cristo hannorivelato l’auten-tica sapienza diDio, che avevatutto preordinatonel mysteriondella sua infinitabontà e miseri-cordia, così chetutti coloro chepassano attra-verso la portadel Battesimo,attraverso laporta che è Cri-sto stesso, hannoaccesso alle pro-fondità di Dio.

VI Domenica del Tempo Ordinario

“Sono venuto a dare pieno compimento”

sogni, ha messo bene in evidenzacome dare da mangiare non sia soloquestione di arte culinaria, di bravura,

di perfezione maanche di cuore,di amore, di at-tenzione verso lapersona per laquale si preparada mangiare: siaessa un cliente,un famigliare, unbisognoso. Per-ciò dobbiamoguardare sempree col cuorecolmo di gioiaalla mensa euca-ristica, che cinutre dell’amoreinfinito e incon-dizionato di Dioe ci indica la viamaestra per

aprirci al servizio del prossimo, spe-cialmente quello più bisognoso.

III Venerdì della Carità nella Parrocchia Santi Filippo e Giacomo

Il servizio mensa della Casa della Divina Misericordia: una risposta concreta

Avevo Fame...L’ appuntamento mensile con il “Ve-nerdi della carità” (ogni primo ve-nerdi del mese) è stato dedicato loscorso 4 febbraio al tema: “Avevofame … e mi avete dato da man-giare”. Quest’opera di misericordiatrova la sua espressione concreta nelservizio della mensa, che recente-mente si è trasferito, così come ormaitutti gli altri servizi di carità attivatidalla parrocchia SS. Filippo e Gia-como di Capua, nella “Casa delle Di-vina Misericordia”. Come sempre,l’incontro è stato preceduto dalla ce-lebrazione eucaristica, che, come si èsottolineato, è il vero “modello” dimensa, a cui i volontari devono ispi-rarsi e da cui possono trarre forza peril loro servizio. All’offertorio è statoportato, come “simbolo”, un cappelloda cuoco, mentre ai fedeli è stata of-ferta un’immaginetta con la preghierache i cuochi rivolgono al loro celestepatrono, S. Francesco Caracciolo.I responsabili della mensa hanno po-tuto illustrare il funzionamento del

servizio, che è piuttosto complessoconsiderato il numero elevato diutenti che ogni giorno ne beneficiano.Le sorprese non mancano mai, poichénon si sa quanti saranno gli ospiti, siaquelli che si fermano a tavola siaquelli che vengono a ritirare un pastocaldo da portare a casa. Inoltre, comein qualsiasi ristorante, bisogna prov-vedere all’approvvigionamento (a cuicontribuiscono anche molti benefat-tori (come ad esempio il mercato or-tofrutticolo di S. Tammaro chefornisce frutta e verdure ogni gio-vedi), alla preparazione dei pasti,all’accoglienza e al servizio in sala,al riordino della struttura. Anche lamensa, dunque, richiede un grandenumero di volontari, essendo apertatutti i giorni della settimana. Da que-sta esigenza e dalla considerazioneche per aiutare è necessario saperfare, è nata la proposta, illustrata dallaresponsabile Commissione Carità, diorganizzare dei brevi corsi di cucina,rivolti principalmente ai giovani, perattirarne l’attenzione su questo speci-fico tema, e, perché no, per formare

nuove “leve” di volontari preparati ecapaci. I mini-corsi (4 incontri) si av-varranno dell’esperienza di cuochiprofessionisti.

Per illustrare ilmondo della cu-cina, è stato pro-posto unospezzone delfilm “Sapori edissapori” cheracconta la storiadi una lady-chef:una giovanedonna di grandicapacità profes-sionali ma condifficoltà rela-zionali, la cuivita viene stra-volta dall’arrivodi due persone:in casa una suapiccola nipote rimasta orfana, e sullavoro un aiuto-chef estroverso e ori-ginale. L’incontro/scontro fra questepersone diverse per età, carattere, bi-

NICOLA CARACCIOLO

DON PASQUALE VIOLANTE

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4 CHIESAanno 2 Numero 612 gennaio 2011

Eminenza, Eccellenze,Fratelli nel sacramento dell'ordine, Fra-telli e sorelle nella grazia battesimale!È per me un onore e una gioia tenerel'omelia in questa celebrazione eucari-stica per i novant'anni dell'amatissimoMons. Luigi Diligenza, Arcivescovoemerito di Capua, già Rettore di questoSeminario Maggiore Arcivescovile, nelquale tanti di noi si sono formati. Il solomotivo di questo privilegio è la cono-scenza un po' speciale che ho di lui:siamo "entrati insieme" in Seminario nel1967, Lui come Rettore, io come semi-narista; sono stato accompagnato da Luial presbiterato; da che sono sacerdote èstato la mia guida spirituale, seguendocon pazienza e amore il mio cammino alservizio della vigna del Signore. Com'èfacile comprendere, è immensa la grati-tudine che nutro per lui e vivissimo ilsenso di fraternità che mi lega ai tantialtri che come me hanno avuto in Mons.Diligenza un vero padre, maestro e testi-mone di Gesù. Per questi motivi, tantisono i sentimenti e i ricordi che si affol-lano nel mio cuore parlando di lui: con lariconoscenza, ci sono l'ammirazione, l'af-fetto profondo, la simpatia, motivataanche da quel fare sornione, fra il com-passato e il sorridente, che caratterizza intanti momenti il suo dire e specialmenteil suo narrare storie. Era anche per questoche noi, suoi studenti nel corso di storiadella Chiesa, notavamo che Monsignoresapeva farci imparare la grande storianarrandoci con gusto... tante storie! Perdare ordine, allora, ai pensieri e alle emo-zioni, mi lascio guidare dalla Parola diDio proclamata in questa liturgia delgiorno, riconoscendovi la lettera d'amoreche proprio oggi, qui e ora, per questacircostanza di festa, il Signore indirizzaa noi dalla Gerusalemme del cielo. "Daquella città - scrive Agostino - il Padrenostro ci ha inviato delle lettere, ci hafatto pervenire le Scritture, onde accen-dere in noi il desiderio di tornare a casa"e illuminare la via da percorrere peravanzare nel tempo verso la patria pro-messa e attesa.L'odierna liturgia della Parola ci presentauna sorta di "dittico della libertà": da unaparte, col libro della Gènesi, ci ricorda lanostra vocazione originaria a essere e vo-lerci custodi responsabili del creato eprotagonisti consapevoli della storia chec'è dato di vivere; dall' altra, col branotratto dal Vangelo secondo Marco, ci facapire che questa libertà si nutre d'inte-riorità e di motivazioni profonde. Mi sof-fermo anzitutto sulla prima tavola deldittico. Dopo aver descritto la condizionedel creato prima della creazione del-l'uomo come quella di un ambiente in at-tesa - una sorta d' "incompiuta" protesaverso il compimento - l'autore jahvista(siamo nel racconto più antico della crea-zione) descrive l'opera del grande Giar-diniere che dapprima pianta il giardino,popolato di "alberi graditi alla vista ebuoni da mangiare", poi vi mette al cen-tro "l'albero della conoscenza del bene edel male", metafora della libertà intesacome possibilità di scelta di fronte all' al-ternativa radicale, e infine vi collocal'uomo, coronamento del creato, custodedel giardino stesso: "Il Signore Dio presel'uomo e lo pose nel giardino di Eden,

perché lo coltivasse e lo custodisse". Illibro della Genesi usa qui il verbo "sha-mar", la cui radice si ritrova nel sostan-tivo "shomer", "custode", termine usatoper riferirsi al Dio creatore, provvidentee salvatore, ad esempio nel Salmo 121:"Non lascerà vacillare il tuo piede, non siaddormenterà il tuo custode. Non si ad-dormenterà, non prenderà sonno il cu-stode d'Israele. Il Signore è il tuo custode,il Signore è la tua ombra e sta alla tua de-stra". L'idea è che l'uomo è nel creato ilrappresentante di Dio, e di questa mis-sione di rappresentanza ha gli onori e glioneri: immensa è la sua dignità e gravela sua responsabilità. La libertà che ilCreatore gli ha donata va finalizzata a tu-telare la vita di tutte le creature, a custo-dire il giardino, a fare del mondo lagrande casa abitabile e accogliente pertutti. Mai la dignità dell' essere umano èstata più fortemente affermata! È a par-tire da questo versetto che la religione bi-blica ha potuto essere definita la religionedella libertà, che riconosce all'uomo il

ruolo di interlocutore di Dio, chiamato adagire con piena responsabilità come par-tner dell' alleanza e vertice dell' opera delcreato.Che questo discorso sia tutt'altro che teo-rico, gravido anzi di conseguenze prati-che, lo mostra proprio lo stile dieducatore che ha caratterizzato l'opera diMons. Diligenza come rettore di questoSeminario e poi come vescovo: da lui cisentivamo accolti sempre e al tempostesso responsabilizzati, chiamati a eser-citare la nostra libertà davanti a Dio, conattenzione e sollecitudine verso gli altri.Uomo dell'ascolto, il nostro Rettore sa-peva dire le parole giuste al tempo giusto:a volte ci sembrava che aspettasse troppo(lo chiamavamo scherzosamente "il tem-poreggiatore"!), ma il tempo sembravaproprio suo alleato e alla fine gli dava ra-gione! In realtà, con questo suo dare eprendersi tempo Monsignore offriva spa-zio alla nostra libertà di maturare, di farele sue scelte con consapevolezza e re-sponsabilità, di essere attenta ad aspettiche a prima vista il nostro impeto giova-nile non ci faceva cogliere. Ci trattava,insomma, da adulti, senza ingenuità ogiovanilismi, sapendo anche dirci parole

forti quando era necessario richiamarci aldovere e al peso delle nostre scelte. Pro-prio così lo sentivamo "padre", non cede-vole né rigido, non autoritario népermissivo, attento a ciascuno, custodedella dignità e della libertà data da Dio aognuno, pronto a "perdere tempo" per ilbene più grande di ciascuno e di tutti.Non che qualche volta non sbagliasseanche lui: suppongo che questo sia avve-nuto, anche se piuttosto raramente, e co-munque all'interno di un rischioconsapevolmente assunto, quello di darfiducia alla nostra libertà per aiutarci acrescere come uomini liberi e responsa-bili, cristiani adulti nella fede e nella ca-rità e un giorno capi affidabili del popolodi Dio.Per arrivare a questa meta, Mons. Dili-genza puntava sulla via della convinzionee della maturazione del cuore: a illustra-cela è oggi l'altra tavola del dittico dellaParola, e cioè la pagina tratta dal Vangelosecondo Marco. Il contesto è quello dellaresistenza farisaica a Gesù. Il Maestro ne

è ben consapevolee non si lascia inti-midire dal clima digiudizio e di so-spetto che si vuolecreare intorno allasua opera. Reagi-sce, anzi, andandodritto al cuore delproblema, invi-tando i suoi ascolta-tori a pensare: "Inquel tempo, Gesù,chiamata di nuovola folla, dicevaloro: Ascoltatemitutti e comprendetebene! Non c'è nullafuori dell'uomoche, entrando in lui,possa renderlo im-puro. Ma sono lecose che esconodall'uomo a ren-derlo impuro".

L'invito è a guardare a ciò che conta, aquanto cioè può rendere l'uomo libero oschiavo, autentico o falso, trasparente oipocrita: il cuore. "Cuore", "leb" inebraico, ricorre oltre 750 volte nell' An-tico Testamento, più di parole fondamen-tali come ad esempio "mayim", "acqua". Con "leb" l'ebraico designa l'interioritàdell'uomo, la sede della conoscenza, dellamemoria, della volontà, delle passioni edel coraggio: in altre parole, il doppio in-teriore dell'essere personale, la sua radicenascosta e sorgiva. L'uomo nuovo deltempo messianico dovrà avere perciò uncuore nuovo: "Vi darò un cuore nuovo,metterò dentro di voi uno spirito nuovo,toglierò da voi il cuore di pietra e vi daròun cuore di carne". La conversione, in-tesa come ritorno e consacrazione totalea Dio, si esprime nella circoncisione delcuore. Quello che veramente conta agliocchi di Dio è, appunto, il cuore:"L'uomo guarda l'apparenza, il Signoreguarda il cuore". A sua volta, la tradi-zione rabbinica gioca sulla corrispon-denza fra "leb" (lb) e "bal" (bl), termineche significa "no", per dire che solo nelcuore che si può dire veramente "sì" o"no".

A questi significati il Nuovo Testamentoaggiunge il rapporto fra Cristo e il cuore,che arde al sentire Lui che spiega le Scrit-ture, e fra il cuore e lo Spirito, che ef-fonde in esso l'amore di Dio, vi dimora egrida nei nostri cuori: "Abbà, Padre". Latradizione giovannea assicura: "Caris-simi, se il nostro cuore non ci rimproveranulla, abbiamo fiducia in Dio", facendoeco alle parole di Gesù: "Non sia turbatoil vostro cuore. Abbiate fede in Dio e ab-biate fede anche in me". Nel brano evan-gelico di oggi Gesù motiva così il suorichiamo anti-farisaico: "Neanche voisiete capaci di comprendere? Non capiteche tutto ciò che entra nell'uomo dal difuori non può renderlo impuro, perchénon gli entra nel cuore ma nel ventre e vanella fogna?". E aggiunge: "Dal di dentroinfatti, cioè dal cuore degli uomini,escono i propositi di male... Tutte questecose cattive vengono fuori dall'interno erendono impuro l'uomo". Perciò, "l'edu-cazione è cosa del cuore", come amavadire San Giovanni Bosco. Ed è così cheMons. Diligenza è stato educatore: con-vinto che dov'è il nostro tesoro, lì è il no-stro cuore, ci ha formati al dono delcuore. Dare a Dio il proprio cuore è rico-noscere in Lui il proprio tesoro. Egli nonci chiede qualcosa, ma noi stessi, il no-stro cuore. Anche per questo i medievalileggevano nel termine "credere" le parole"cor dare", "dare il cuore".Con l'esempio della sua vita e con le sueparole essenziali il nostro Rettore ci fa-ceva capire la vera posta in gioco nellanostra formazione: consegnare perduta-mente a Dio il nostro cuore, appartener-gli, lasciandoci far prigionieri dell'Invi-sibile. Se il cuore dimora in Dio, tutto innoi sarà pace. Se Dio dimora nel nostrocuore, tutto sarà carità, benevolenza. Eperciò Mons. Diligenza ci rendeva attentialla custodia del cuore, fatta anzitutto divigilanza sui sensi, che sono la porta delcuore, e poi di scelte fedeli e coraggiose,anche nelle piccole cose. Custodire ilcuore è fare di tutto perché esso sia sem-pre pieno di luce: a tal fine è necessariodifendere il cuore dagli assalti del mali-gno, senza presumere mai delle nostreforze, in un continuo affidamento a Dio.Non sarà mai troppo ciò che faremo pervivere la custodia del cuore. La ricom-pensa sarà che il nostro cuore abiteràdov'è il nostro tesoro: nascosto con Cristoin Dio. A questo Mons. Diligenza ci haeducato e questo ha trasmesso al suo po-polo negli anni del Suo ministero episco-pale, come posso testimoniare umi-lmente, avendo anch'io più volte corri-sposto alla sua richiesta di contribuire apreparare le lettere pastorali per il suo po-polo.È così che vorrei compendiare allora ilmessaggio che i novant'anni di vita gene-rosa e fedele di Mons. Diligenza offronoa tutti noi: Dio solo è l'ultima, vera custo-dia del cuore, il grembo accogliente, ilporto di salvezza, l'abbraccio benedi-cente, la dimora della vita, la patria delcammino. A Lui dobbiamo affidarcisenza paura e senza esitazione, ponendoil nostro cuore nel suo. Non a caso, lagiaculatoria più amata dal nostro Rettoreera - ed è: "Dolce cuore di Gesù, fa' chet'ami sempre più. Dolce cuore di Maria,sii la custodia dell'anima mia".

Mons. Diligenza compie 90 anniOmelia dell’Arcivescovo di Chieti-Vasto Mons. Bruno Forte

Napoli, Seminario di Capodimonte, 9 febbraio 2011

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5ATTUALITA’anno 2 Numero 612 gennaio 2011

Il 13 Febbraio 1861 venne ammai-nata a Gaeta la bandiera borbonica edissata quella italiana: si concludevanocosì la storia millenaria del piùgrande Regno d’Italia.L’assedio ad opera dell’esercito pie-montese era iniziato ai primi di no-vembre 1860. Durante i continuibombardamenti di quei lunghi e ter-ribili mesi, furono lanciate sulla città,nelle mura, quasi 57mila bombe,mentre 35mila caddero nello spaziourbano del Borgo. L’esercito piemon-tese del Generale Cialdini aveva oc-cupato tutta l’area urbana al di fuoridella piazzaforte, tutto il territoriocollinare ed agricolo fino ad una di-stanza di circa cinque chilometri, pro-vocando danni irreparabili ai campicoltivati, alla piante arboree ed ai rac-colti. Le conseguenze dell’assedio fu-rono devastanti per la città ed i suoi

abitanti, e negli anni successivi moltigaetani furono costretti ad emigrare,come tanti cittadini dell’ex Regnodelle Due Sicilie.Il Proclama del 14 febbraio di Fran-cesco II evoca un mondo di valori -la lealtà, il dovere, il senso di respon-sabilità, il coraggio, l’onore, la grati-tudine - di cui nell’Italia del 2011 sisente immensamente bisogno. Forseè questa la più grande lezione cheoggi, a 150 anni di distanza, la storiadel Regno di Napoli consegna a tuttigli italiani.“Generali, uffiziali e soldati di Gaeta.La sorte della guerra ne separa. Com-battuto insieme cinque mesi per la in-dipendenza della patria, sfidando esofferendo gli stessi pericoli e disagi,debbo in questo momento metter finea’vostri eroici sacrifizii. La resistenzadivenuta era impossibile. Se il desiodi soldato spingevami a difenderecon voi l’ultimo baluardo della mo-

narchia, sino a caderne sotto le muracrollanti, il dovere di re e l’amore dipadre oggi mi comandano di rispar-miare tanto generoso sangue, la cuieffusione or non sarebbe che l’ultimamanifestazione d’inutile eroismo. Pervoi, miei fidi compagni, pel vostroavvenire, per premiare la vostra lealtàe costanza e bravura, per voi rinunzioal bellico vanto di respingere gli ul-timi assalti d’un nemico che questapiazza difesa da voi non avrebbepresa senza seminare di cadaveri ilcammino. Voi da dieci mesi combat-tete con impareggiabile coraggio. Iltradimento interno, l’assalto di rivo-luzionarii stranieri, l’aggressioned’uno Stato che dicevasi amico,niente v’ha domato, nè stancato. Trasofferenze d’ogni sorta, passando percampi di battaglia, affrontando tradi-gioni più terribili del ferro e delpiombo, siete venuti a Capua e aGaeta, segnando d’eroismo le rive del

Volturno e le sponde del Garigliano,sfidando per tre mesi in queste muragli sforzi d’un nemico padrone ditutta la potenza d’Italia. Per voi èsalvo l’onore dell’esercito delle DueSicilie; per voi il vostro sovrano puòtenere alto il capo, e nella terra del-l’esiglio dove aspetterà la giustizia diDio, il ricordo della vostra eroica le-altà gli sarà dolcissima consolazionenelle sventure. Sarà distribuita unamedaglia speciale che ricordi lo asse-dio ; e quando i miei cari soldati tor-neranno in seno delle loro famiglie,gli uomini d’onore s’inchineranno alloro passaggio, e le madri mostre-ranno a’figliuoli come esempio iprodi difensori di Gaeta. Generali, uf-fiziali, soldati, io vi ringrazio ; a tuttistringo le mani con affetto e ricono-scenza ; non vi dico addio ma a rive-derci. Serbatemi intatta la lealtà,come eternamente vi serberà gratitu-dine e amore il vostro re Francesco”.

Quando nell’aria aleggia la parola“federalismo”, inevitabilmente il pen-siero corre veloce ai proclami diBossi e seguaci, cerca di interpretarnei deliri e, altrettanto inevitabilmente,cerca di neutralizzarne gli effetti.Questo perché negli anni si è diffusoun concetto errato, cavalcato da rozziignoranti, piuttosto che da nobili gen-tiluomini. I federalisti convinti nonsono leghisti. Costoro vogliono solocreare due Stati, ma sol perché lo ur-lano, non è detto che siano i templaridel federalismo. Ciò che ci appresteremo a viverenell’immediato futuro non è un fede-ralismo politico, bensì fiscale. Forsespaventa il termine troppo asburgicoper i nostri gusti: si fosse chiamato“localizzazione”, l’avremmo trovatopiù paesano e confacente alle nostrecaratteristiche. Abbiamo fatto millebattaglie per le localizzazioni di qual-siasi tipo, ci siamo sempre lamentatidi come lo Stato amministrasse i no-stri soldi ed ora che ci viene data lapossibilità di gestire, viene la pelled’oca e rimpiangiamo i bei tempi dibattere cassa e trovare sempre qual-cuno disposto a rimpinzare mani e ta-sche bucate. Come al solito, ci sonodue modi di fare le cose: bene o male.

Il federalismo può essere un sistemapositivo ed efficiente e può contri-buire a creare una società locale fio-rente, ma, altresì, può continuare agiustiziare i cittadini con un aggraviodi pressione fiscale, semmai ce nefosse bisogno, se le risorse non do-vessero bastare.Attualmente abbiamo una pressionefiscale superiore alla Svezia, famige-rata per l’elevato prelievo fiscale, dioltre 3 punti percentuale, ma un li-vello di servizi non paragonabile. InItalia abbiamo un costo del welfareenorme ed un abbassamento dellapressione fiscale non si tradurrebbe inun abbassamento del servizio, comeasseriscono i detrattori, perché dob-biamo intaccare quelle sacche di spre-chi e di inefficienze che il sistemaItalia si porta dietro. È pur vero che il federalismo fiscalein sé non serve a risparmiare: bastipensare che il capo ufficio stampadella regione Lazio ha una remunera-zione superiore al governatore dellaCalifornia, o che la stessa regione haun costo di rappresentanza del suogovernatore oltre 23 volte superioreall’omologo costo del cancellieredella Germania! E sono all’ordine delgiorno il continuo aumento dei con-sulenti di comuni, province, regioni.Come al solito, prima ancora delle

leggi, si devono cambiare le teste: lenostre e quelle di chi ci governa.Del nuovo pacchetto normativo ap-prezzo che il comune riceva unaquota dell’IVA, secondo i consumieffettuati sul territorio e non su baseISTAT, apprezzo che i fondi non si ri-cevano più sulla spesa storica (piùspendevi, anche a vanvera, più eripremiato), ma con criteri di efficienzadei costi, mi piace sapere che un po-litico che fallisca nel suo ruolo nonpotrà candidarsi per nessuna caricaper dieci anni e che il partito del Pre-sidente di Regione che viola i piani dirientro sulla sanità o che porta per dueanni al 3%, il massimo, l’addizionaleIRPEF, subisce un taglio del 30% delfinanziamento pubblico, mi tranquil-lizza sapere che c’è un sistema di pe-requazione per gli squilibri economicie sociali del Paese, non vedo l’ora divalutare l’operato del mio Sindaco sulsito del Comune.Il federalismo fiscale implica da partenostra una partecipazione meno acci-diosa alla vita pubblica. Non ci saràpiù un signor Pantalone che pagaquando vediamo il nostro vicino eva-dere, un sindaco “eccentrico” nellespese paga direttamente con la nostracarta di credito, l’impiegato comu-nale che fa la spesa in orario lavora-tivo, la va a fare nella nostra dispensa.

È un sistema che, soprattutto al Sud,dobbiamo pretendere funzioni. Perdue motivi: può essere veramentel’ultima spiaggia per sognare menoimposte, può servire a liberare delpreconcetto diffuso che campiamosulle spalle del ricco e abusato Nord.Io credo che l’Italia sia abitata dallestesse persone, per lo più oneste,equamente distribuite sul territorio,con l’obiettivo principe di pagaremeno, o il giusto se vogliamo. E siviolano le leggi con uguale intensità.Solo che lo si fa in modo diverso: alsud si evade, al nord si elude. E l’elu-sione è altrettanto grave, ma più sub-dola. L’operoso Nord-Est, peresempio, pullula di bar sotto forma dicircoli che non pagano imposte e dicooperative che sono soggette a con-dizioni fiscali privilegiate.Sono cresciuto con l’assillo dei mieigenitori che mi supplicavano di nonfare il passo più lungo della gamba.Per centocinquanta anni lo abbiamofatto. È tempo, dunque, di diventaregrandi ed imparare ad essere auto-nomi, ridurre il debito pubblico, spen-dere per quel che produciamo.Dovremo andare in Panda piuttostoche in Mercedes, ma quando scende-remo, potremo camminare a testaalta.

Pagheremo più o meno tasse?C’è bisogno di politici capaci e cittadini esigenti

Federalismo fiscale alle porte

“I prodi difensori di Gaeta”NICOLA CARACCIOLO

MICHELE PALMIERI

13 Febbraio 1861, a Gaeta si concluse il Regno delle due Sicilie

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6 ATTUALITA’anno 2 Numero 612 gennaio 2011

Tra i nomi dei famosi spiccano Gior-gia Palmas, Raffaella Fico, RaffaelePaganini, Luca Dirisio, ThyagoAlves, Magda Gomes, Daniel McVi-car ed Eleonora Brigliadori.Tra quelli dei non famosi una serie dipersonaggi che sembrerebbe unelenco di parenti di,figli di o mammedi. Ecco la lista: Francesca De Andrè(figlia di Cristiano e nipote del can-tautore Fabrizio), Killian Gastineau(figlio di Brigitte Nielsen), MatteoMaterazzi (fratello del calciatoreMarco) Abigail Balotelli (sorella delcalciatore Mario), Francesco Rapetti(figlio di Mogol), Francesca Fogar(figlia di Ambrogio Fogar), WalterGaribaldi (pronipote di Giuseppe Ga-ribaldi) e dulcis in fundo Gianna Orru(mamma di Valeria Marini). L’espe-rimento di dare in pasto ai leoni gio-vani e meno giovani vissuti negli agisolo perché imparentati con qualcuno

minimanete famoso, è riuscito tal-mente bene che quest’anno il numerosi è raddoppiato. Mentre i nomi per iconcorrenti non famosi sono: RobertaAllegretti, Davide Fabbri e MarzioBoschetti. Siaprirà così lanuova edi-zione del rea-lity in onda inprima serata,l’Isola dei Fa-mosi targatoRaidue e con-dotto da Si-mona Ventura.Non è ancorainiziata, magià è scoppiata la polemica. Ha de-stato scalpore, infatti, la notizia dellapartecipazione di Raffaella Fico, lagiovane ex-gieffina oggi indicatacome una delle ragazze che avreb-bero partecipato alle feste di Arcore equindi coinvolta nello scandalo Ruby.

La soubrette si è preparata a partireper l’Honduras proprio mentre il suonome entrava nell’inchiesta. “Il castè stato portato al direttore generaleMasi che ha dato la sua approvazione

– afferma il direttore diRai2 Massimo Lio-fredi – ma se mi chie-dete se l’avremmopresa ugualmente sa-pendo che il suo nomeera in quella storia, lamia risposta è no”.Altre polemiche sonoarrivate in merito allapartecipazione di Francesca de Andrè,nipote del celebre Fa-

brizio, all’isola. Contraria la nonna,dori ghezzi, che teme si tratti di una“trappola”: la nipote sarebbe infattistata inserita nel cast solo per il co-

gnome che porta e non per quello cheè veramente. E’ contrario anche ilpadre, Cristiano, che non capisce

come la figlia possa sprecare in que-sto modo il suo talento vocale. Egliha infatti affermato: “Non sono moltofelice che mia figlia vada all’Isola.Lei sa cantare bene e quella forse nonè la trasmissione adatta.” Più cheun’Isola dei Famosi, ci sembra dun-que un’isola dei parenti dei famosi. Ineffetti a qualcuno era venuto il dub-bio che il requisito richiesto per poterpartecipare a questa ottava edizione ,non fosse tanto il fatto di essere fa-mosi, ma quanto di avere un parente

famoso. Basta solo vedere il cast perrendercene conto. Si fa bollente,dunque, questa Isola! E non dimenti-chiamoci che il reality di Rai 2 nonsolo partirà nella stessa settimana diSanremo, il 14 febbraio, ma dovràvedersela anche in diretta concor-renza con il reality di Canale 5, ilGrande Fratello. Simona Venturacontro Alessia Marcuzzi, dunque. Eil duello per accaparrarsi lo share siannuncia senza esclusione di colpi.

In questi giorni il tema del federali-smo fiscale ha tenuto banco, a causadello stop in bicamerale del Decretolegge, e delle note vicende che hannopoi costretto il Presidente della Re-pubblica, Napolitano a bloccare l’iterdel decreto legge, dichiarandolo “ir-ricevibile”. Il “no” del Presidente Na-politano sul Dl è stato un mero stoptecnico, visto che l’emanazione deldecreto legislativo non ha rispettatole procedure previste dalla stessamaggioranza di governo nella leggedelega 42/2009. Il testo del decreto,dopo il passaggio alle Camere e salvola fine della legislatura, tornerà alConsiglio dei Ministri nel giro dicirca un mese. Quindi, a breve il fed-eralismo dovrebbe diventare realtà.Per capire meglio di cosa si tratta equali saranno in concreto i cambia-menti con cui dovremo fare i conti hointerpellato un tecnico del settore,Agostino Sorà, dirigente dell’area fi-nanziaria del comune di S. MariaC.V. “Il federalismo fiscale – ci

spiega Sorà – nasce per responsabi-lizzare maggiormente gli enti territo-riali, però è innegabile che oggi vadaad innestarsi su una situazione dinetto divario Nord-Sud, cosa che dicerto va tenuta in conto. A ciò si ag-giunge anche una progressiva dimi-nuzione dei trasferimenti erarialidello Stato, dovuta alla manovra fi-nanziaria del 2010”. In concreto ilfederalismo fiscale mira a responsabi-lizzare Regioni ed enti territoriali.“Gli enti dovranno fare in modo diriuscire a reperire i fondi necessari aderogare i servizi pubblici essenziali –dice il dirigente Sorà – inevitabil-mente ciò comporterà un aumentodella tassazione diretta degli enti ter-ritoriali, dato che gradualmentediminuiranno i trasferimenti erariali”.Molti temono che tale sistema nonfarà altro che affossare il Sud, “certoil divario determina un gap non dipoco conto – spiega Sorà – non siamopronti, non abbiamo ancora le strut-ture adatte, ma penso – precisa – cheneanche i comuni del nord Italia losiano. Ritengo che il passaggio al fed-

eralismo dovrebbe essere graduale,così che gli amministratori abbianoil tempo per adeguare le strutture edapprontare tutte le misure necessarieall’attuazione del federalismo”. Conla riforma si passerà dal costo storicoal costo standard “in concreto sig-nifica che – dice Sorà – si stabiliràmediamente quanto costa un servizio,e a tale costo dovranno uniformarsitutti, per esempio se il costo perl’asilo pubblico a Mantova è di 100€e a Caserta di 150€ la Provincia diCaserta dovrà trovare il modo per re-cuperare i 50 euro di cui ha bisognoper erogare il servizio”. Un’al-tra novità della riforma è lacosiddetta IMU “è l’impostache dovrebbe sostituire l’Ici, laTarsu e le altre imposte sugliimmobili”. Per quanto con-cerne, invece, i “premi e lesanzioni” previsti per gli Entipiù o meno virtuosi, come ci sp-iega Sorà “per ora non è ancoraben chiaro il meccanismo, talesistema è contenuto nell’ultimoDl che ancora non è stato ap-

provato, il quarto tassello della ri-forma”. Infine, chiediamo a Soràun’opinione personale sul federa-lismo fiscale “Ritengo che sia una ri-forma a cui non siamo pronti – dice- mi riferisco all’Italia nel suo in-sieme. Alcune cose di questa riformale condivido. Naturalmente sonod’accordo con il voler responsabiliz-zare gli enti territoriali, ma oggi nonabbiamo gli strumenti per attuarla.Inoltre, gli amministratori sarannocostretti, pur di erogare i servizi, a au-mentare la tassazione diretta, ciò adiscapito dei poveri cittadini”.

Federalismo fiscale, le sue ripercussioniParla Agostino Sorà, Dirigente dell’area finanziaria del Comune di Santa Maria C.V.

Intervista

L’Isola dei Famosi 2011Televisione

FRANCESCA CAPITELLI

TERESA PAGANO

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TempodiGraziaper loSpirito

TempodiGraziaper loSpirito

Inserto dell’ Anno 2 Numero 6 12 Febbraio 2011

SPECIALE

SAnVAlentino

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8 SPECIALE

Se consultiamo il nuovo Calendarioliturgico generale al 14 febbraio nontroviamo più la festa di san Va-lentino, ma la memoria deisanti Cirillo e Metodio, glievangelizzatori degli slavi: ilpatrono degli innamorati e deifidanzati è stato retrocesso allememorie locali. In tutto ilmondo, tuttavia, si continua acelebrare il 14 febbraio come«Valentine day» secondo il ritocommerciale della laica reli-gione del consumo indotto, cheimpone scambi di regalucci,possibilmente costosi, tra i fi-danzati. Chi è il patrono dei fidanzati? Eperché proprio San Valentino? L’ origine della festa degli inna-morati è il tentativo dellaChiesa cattolica di porre ter-mine ad un popolare rito pa-gano per la fertilità. Per gliantichi Romani il mese di Feb-braio era considerato il periodoin cui ci si preparava all’arrivodella primavera. Si iniziavano iriti della purificazione: le casevenivano pulite, vi si spargevasale e farina. Verso la metà delmese iniziavano le celebrazionidei Lupercali (dei che tenevanoi lupi lontano dai campi colti-vati). Fin dal IV secolo a. C. i romanirendevano omaggio al dio Lupercuscon un singolare rito. I Luperici, sa-cerdoti addetti a questo culto, si reca-vano alla grotta in cui, secondo laleggenda, la lupa aveva allattato Ro-molo e Remo e qui compivano i sa-crifici. Lungo le strade della cittàveniva sparso il sangue di alcuni ani-mali, come segno di fertilità; ma ilvero e proprio rituale consisteva inuna specie di lotteria dell’amore. Inomi delle donne e degli uomini che

adoravano questo Dio venivanomessi in un’urna e opportunamentemescolati. Quindi, un bambino sce-glieva a caso alcune coppie che per

un intero anno avrebbero vissuto inintimità, affinché il rito della fertilitàfosse concluso. L’anno successivo sa-rebbe poi ricominciato nuovamentecon altre coppie. Divenuti troppo orridi e licenziosi,furono proibiti già da Augusto, in se-guito i padri precursori della Chiesa,determinati a mettere fine a questapratica, hanno cercato un santo “degliinnamorati” per sostituire l’immoraleLupercus. Nel 494 d.C. Papa Gelasioannullò questa festa pagana, che si te-neva il 15 febbraio, ed iniziò il culto

di San Valentino, un vescovo che erastato martirizzato circa duecento anniprima. San Valentino era nato a Terni nel-

l’anno 175 d.C., de-dicò la sua vita allacomunità cristiana ealla città di Ternidove infuriavano lepersecuzioni contro iseguaci di Gesù. Fuconsacrato vescovodella città nel 197d.C. dal Papa Feli-ciano. Egli è consi-derato il patronodegli innamoratipoiché la leggendanarra che fu il primoreligioso che celebròl’unione fra un le-gionario pagano euna giovane cri-stiana. La storia diSan Valentino hadue finali differenti.Secondo una ver-sione, quando l’im-peratore Aurelianoordinò le persecu-zioni contro i cri-stiani, San Valentinofu imprigionato eflagellato lungo lavia Flaminia, lon-tano dalla città per

evitare tumulti e rappresaglie dei fe-deli. Mentre la seconda versione rac-conta che, nel 270 d.C. il vescovoValentino, famoso per aver unito inmatrimonio un pagano ed una cri-stiana, fu invitato dall’imperatorepazzo Claudio II, il quale tentò dipersuaderlo a convertirsi nuovamenteal paganesimo. San Valentino, con di-gnità, rifiutò di rinunciare alla suaFede e, imprudentemente, tentò diconvertire a sua volta Claudio II alCristianesimo. Il 14 febbraio 270 d.C.San Valentino fu lapidato e poi deca-pitato. Le vicende riguardanti San Valentinosono abbastanza confuse, ma intornoalla sua figura ruotano molte leg-gende, che riguardano tutte episodid’amore. Nel tempo la tradizione haattribuito al martire ternano la capa-cità di proteggere i fidanzati e gli in-namorati indirizzati al matrimonio ead un’unione allietata dai figli. Leleggende più interessanti sono quelleche dicono il santo martire amantedelle rose, fiori profumati che rega-lava alle coppie di fidanzati per augu-

rare loro un’unione felice. Oggi la festa di S.Valentino è cele-brata ovunque come Santo del-l’Amore. L’invito e la forzadell’amore che è racchiuso nel mes-saggio di S.Valentino deve essereconsiderato anche da altre angola-zioni, oltre che dall’ormai esclusivosignificato del rapporto tra uomo edonna. L’Amore è Dio stesso e carat-terizza l’uomo, nell’Amore risiedonola solidarietà e la pace, l’unità dellafamiglia e dell’intera umanità.

Festa degli Innamorati

anno 2 Numero 612 Febbraio 2011

Vita del Santo e tradizioni popolari

14 febbraio San Valentino

LUCIA CASAVOLA

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Noi di Kairosnews ci siamo chiesti:ma come si trascorre il giorno di SanValentino in altri paesi del mondo?Dovunque c’è la stessa corsa com-merciale al regalo più costoso chepossa stupire e “rinforzare l’amore”?Chi scrive, in tutta sincerità, pensavadi ritrovare ovunque lo stesso clichémieloso e arido: cioccolatini, rose,cuori, rosso ovunque, da mettere adura prova anche i tori in Spagna!L’idea di intervistare “chi?” stavaprendendo la sagoma di una chiusurapessimista. Si è fatta poi strada lareale intenzione di provare a chiedere

a chi viene da lontano come si vive inaltre terre questo giorno. Abbiamodeciso di intervistare una suora filip-pina, sicuri di essere abbastanza lon-tani geograficamente, ma con ildubbio di essere sulla stessa linead’orizzonte culturale. Ci sbaglia-vamo! Mi sbagliavo! Suor Elvira,delle Ancelle dell’Immacolata del-l’Istituto Pietrasanta, ha raccontatoalcuni suoi ricordi singolari e che do-vrebbero farci riflettere. L’intervista,iniziata senza speranza di novità, si èrivelata assai interessante. Sorri-dendo, Suor Elvira ha detto che daloro non è tanto diverso da qui, tranneche a scuola, nella High School.

“Vengo da Barambay Tambis, unvillaggio vicino Hilongos Leyte edai 13 ai 17 anni ho frequentato laConception National High School.A scuola i preparativi per il Valen-tine’s day iniziano una settimanaprima e coinvolgono gli studentidalla prima alla quarta classe,senza differenza di età. In accordocon i professori, gli studenti dise-gnano un numero di cuori suffi-ciente per i ragazzi iscritti; unrappresentante degli studenti, aiu-tato da altri ragazzi, divide a metàciascun cuore, avendo cura checombacino perfettamente le duemetà di uno solo di questi. I cuoritagliati vengono poi distribuiti tra

gli alunni, i quali da quel momento

iniziano la ricerca della metà corri-spondente e vivono l’attesa del pro-prio “amico del cuore”. L’interasettimana, mi spiega, fa vivere tutti inuno stato di attesa gioiosa, di aspetta-tiva finalizzata alla sola amicizia, delresto non potrebbe essere altrimenti,la distribuzione dei cartoncini è ca-suale e potrebbe riunire ragazzi anchemolto distanti come età. “Una setti-mana è sufficiente per far sì chel’unico cuore perfettamente ricompo-nibile faccia incontrare i due amici.A quel punto i fortunati sanno che sa-ranno il Re e la Reginetta del Valen-tine’s Ball.” Chiedo di cosa si tratta,sorridendo e con la gioia nel cuore,risponde: “è una grande festa daballo a cui partecipa tutta la scuola!Inizia alle 21 e termina alle 24, ilgiorno dopo la scuola resta chiusa. IlValentine’s Ball è un ballo all’aperto,da noi fa caldo, e viene organizzato

da tutti i ragazzi, insieme. Il rinfrescodurante la festa è a spese degli alunniche per classi provvedono alle be-vande e agli stuzzichini per la serata,il necessario per il proprio gruppo,poco, ma il bello della festa non è nelcibo, piuttosto nel ritrovarsi gioioso.Partecipano tutti i professori, i qualisegnano assenze e presenze: la festaè una vera attività didattica che pre-vede la valutazione di ciascunalunno. Chiedo del re e della regi-netta, nel parlare abbiamo lasciato iprotagonisti soli e contenti! “Nonsono soli! Sono parte importantedella serata, parlano tra loro si co-noscono meglio e aspettano con tuttigli altri amici il momento solennedell’incoronazione che li nomineràRe e Regina del ballo e la loro caricadurerà un anno.” Perché un anno enon solo il tempo della festa? do-mando. “Ero piccola quando ho par-tecipato a questi eventi, credo di nonsbagliare dicendo che il tempo di unanno è il periodo necessario per vi-vere una vera amicizia e renderla vi-sibile agli altri, anche perché gliocchi di tutti sono su di loro fino alturno dei prossimi fortunati!”Ringrazio Suor Elvira e mi congedoda lei dicendole che questa è unabuona idea che potremmo far diven-tare tradizione anche qui.

I nIndia non si celebra la festa di SanValentino che viene invece osteg-giata perchè troppo occidentalizzatae consumistica ma la tradizioneHindu riserva uno spazio specialeall’amore tra moglie e marito con lafesta della Karva Chauth. La cele-brazione della Karva Chauth è ri-servata quasi esclusivamente alledonne mentre gli uomini “compa-iono” solo dopo il sorgere dellaluna. La festa inizia all’alba con undigiuno che durerà fino al sorgeredella luna. Le donne si riuniscono etrascorrono il giorno applicandosihenna o altri cosmetici, incontrandoamiche e parenti e, in alcuni casiscambiandosi vasi di terracottariempiti di bracciali, cosmetici odolci fatti in casa ma non svolgonoalcun lavoro domestico. La sera ini-

zia la celebrazione vera e propria. Ledonne indossano gli eleganti saris oshalwars del loro matrimonio si sie-dono in cerchio con i loro puja thalis(piatti delle offerte e dei riti), la piùanziana racconta la storia della KarvaChauth e cantano insieme mentre siscambiano i thalis in cerchio. Con-clusa la cerimonia ledonne attendono il sor-gere della luna. In quelmomento, con accanto ipropri mariti, guarde-ranno l’immagine dellaluna riflessa nell’acquadi un vaso, offrirannol’acqua alla luna per as-sicurarsi la sua benedi-zione e voltandosi versoi mariti vedranno la loroimmagine riflessa nellospecchio d’acqua reci-tando una preghiera perla loro vita perché spiri-

tualmente rafforzate dal digiuno pos-sono sconfiggere la morte. Infine imariti prendono l’acqua del thalis eporgono alle proprie mogli il loroprimo sorso d’acqua ed un primoboccone; il digiuno è interrotto. E’usanza che i mariti in questa occa-sione regalino un gioiello o un vestito

9SPECIALE

In India: Karva Chauth

anno 2 Numero 612 Febbraio 2011

DONATELLA CONSOLI

San Valentino nel Mondo

Nelle Filippine: Valentine’s dayLUCIA CASAVOLA

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10SPECIALE

“Un S.Valentino all’insegna del-l’amore”. Un nuovo quattordici feb-braio, formato da nuove coppie esostenuto dai vecchi amori, veteranidi questa antica festività. Ma comefesteggiarlo? C’è chi preferisce ballidi discoteca alla tradizionale e roman-tica cena d’amore, che simboleggia lafesta degli innamorati. Chi privilegiail cinema e un bel film d’amore, chifesteggia in altri modi e chi rimandai festeggiamenti. In ogni modo, qualeè il modo più utilizzato per festeg-giare la festa di S.Valentino?guido e giuliA: Noi andiamo alcinema, e per il terzo anno festeg-giamo insieme il nostro amore, chetra alti e bassi, ci sta regalando, co-munque, una storia magnifica.MArio e AntonellA: Que-st’anno abbiamo deciso di non festeg-giare il nostro S.Valentino, comesempre, con una solita cenetta, ma an-

diamo in discoteca, per divertirci. Ilnostro amore non è solocomposto da un legameromantico, ma prefe-riamo anche ridere escherzare, ballando finoa tardi.giorgio e AnnA-liSA: Per noi una sem-plice cenetta va più chebene e la preferiamo,perché è il contesto, se-condo noi, più adatto peruna giovane coppia in-namorata. Il nostroamore dura tutti i giornie S.Valentino è, sempli-cemente, un giorno inpiù, un’occasione in più,per festeggiare insieme e brindare alnostro amore… Le origini di questa festa affondanoradici profonde che passano neltempo e nella storia, ponendo S.Va-lentino a capo di ogni amore, coman-

dante dei cuori. Una festa al cento per

cento italiana, che ogni coppia nonperde l’occasione di trascorrere in-sieme.E i single??? Chi è triste per non poterfesteggiare, chi se ne fa una ragione,sperando che il prossimo quattordici

febbraio sia migliore e, soprattutto,felicemente fidanzato. Ma c’èanche chi è single per la primavolta, pronto/a ad abituarsi al-l’idea e chi si consola, pensandodi dover risparmiare la spesa peril regalo, tanto ambito e richiestodalla maggior parte delle ragazze,contente di riceverlo. Insomma,per tutte le coppie che si amanodavvero, San Valentino è tutti igiorni e, di cene, balli in discotecao film al cinema se ne possonogodere tutti i giorni, perché duepersone che si amano, si amanoper tutto l’anno. E, a proposito, dianno, tra i giovani, c’è chi voci-fera che il duemilaundici sial’anno dell’amore.

Da Cupido ad Eros, dio dell’amore, aS.Valentino, protettore degli innamo-rati: ogni storia, ognuno porta con seamore, ma l’importante è saperlo ac-cogliere ed amare non è semplice!

Festa degli innamorati tra cene e balli...e i single?La parola a tre giovani coppie

CIRO POZZUOLI

In occasione del giorno di San Valen-tino, scovando su Internet ho trovatoun racconto molto singolare. E voglioproporvelo:

“Sono Simona una ragazza di 27anni, affetta da Atassia Cerebellareda dieci anni.Da un anno e sei mesi sono fidanzatacon un ragazzo Ciro, di 28, anche luidella mia stessa città, Palermo.La nostra storia è cominciata unasera del 12 ottobre 2002 con unachat. Non credevo alle storie chepotessero sorgere mediante la chat,ma, dopo tutto ciò che mi è capitatomi sono ricreduta. Abbiamo cominci-ato la digitazione con le solite do-mande. Alla domanda “cosa fai nella

vita?” non ho esitato a rispondereche con la massima sincerità ed on-està. Oltre a svariate cose che hoelencato ho detto: ‘Faccio fisioter-apia in quanto sono disabile’. Sinceramente, pensavo che sarebbescappato come altri, invece no. E fuproprio tale comportamento che miha spinta a continuare la nostraconoscenza. Volta dopo volta mi sen-tivo strana ma, non capivo cosa mistesse accadendo, capivo solo chevolevo stare a chattare con quelragazzo che mi aveva attratto. Dopovarie sere ci siamo scambiati i nu-meri del cellulare. In breve tempo, mitelefonò: non posso descrivervi il miostato d’animo, era un misto fra gioia,voglia di sentire la sua voce e tantapreoccupazione di fargli sentire lamia. Da allora non facevo altro cheguardare il mio cellulare e sperareche mi squillasse e che a chiamarmifosse lui e nessun altro. Ogni voltache mi telefonava ero sempre piùemozionata, ma molto contenta. De-cidemmo poi di incontrarci. Nel mo-

mento in cui mi ha citofonato perscendere mi è venuto un fortetremore, che mi spunta quando sonoin tensione, in ansia. In macchina,disse pochissime parole, perchè fre-nato dalla timidezza ma capii lostesso che era profondo e rispettoso.Ed io, che sono timida, ho cominciatoa parlare di me, a fargli domande, in-staurando un ottimo dialogo con lui.Sul finire della serata, mi disse:’Inchat mi hai scritto che ami le or-chidee e che mai nessuno ti ha re-galato un fiore. Siccome VOGLIOdistinguermi, eccoti un mio pensiero’.Dall’ emozione non riuscivo a tenerein mano il pacchetto: perchè c’eranole mie amate, adorate, orchidee, per-chè eraun gestoche nes-s u n oa v e v amai fattonei mieiconfronti,perchè...

non riesco ancora oggi a descrivereciò che ho pensato e l’assalto d’e-mozioni da cui sono stata assalita.Ritornata a casa sono stata tutta lanotte a guardarle e a pensarlo.Da allora usciamo ogni sera e dopocirca quindici giorni ci fidanzammo.Da lì nacque il nostro amore, ostaco-lato però dai suoi.Sentir dire sempreè ‘disabile, lasciala, non sai che fu-turo ti aspetta’, non è per nulla facileda digerire, scoraggia, ed in più ècome se ti stessero aumentandol’handicap.Mi chiedo: perché, se la vita è stataamara, sfortunata, una volta, perchèdeve continuarlo ad essere?”

Una bella storia, così tanto perfetta daapparire quasi una favola. Con questonon dico che noi disabili siamo mi-gliori rispetto agli altri, dico solo cheanche noi abbiamo un cuore. E nonabbiate paura ad amare un disabile,non siamo dei marziani, gente extra-terrestre, ma soltanto persone contanto amore.

In amore non esistono handicapAmare un disabile? No amare e basta

FRANCESCA CAPITELLI

anno 2 Numero 505 Febbraio 2011

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11GIOVANIanno 2 Numero 612 Febbraio 2011

Sono tanti i Movimenti, i gruppi e leAssociazioni che, sulla scia del Con-cilio Vaticano II, sono fioriti in tanteregioni e che, in particolare nella no-stra Italia meridionale, rappresentanouna parte del ricco patrimonio di te-stimonianza cristiana nel mondod’oggi. Non è da sottovalutare la lorovasta attività culturale, sociale e reli-giosa, soprattutto in questo periodo didifficoltà che sta attraversando il no-stro Paese, dove la paura attanagliatanti cuori a causa dei rilevanti pro-blemi sociali, come la perdita delposto di lavoro, la mancanza di quellesicurezze indispensabili a garantire ilproprio futuro. I giovani, responsa-bilmente guidati e incoraggiati albene, possono dare una svolta posi-tiva per costruire una società più giu-sta e serena. L’apporto delleaggregazioni giovanili nella Chiesa èprezioso soprattutto per la formazionedelle coscienze, per l’educazione aivalori forti da sempre difesi dal no-stro amato Papa Benedetto XVI, ilquale ripetutamente ci richiama al-l’emergenza educativa. Essa riguardai valori come la famiglia, l’identità, laresponsabilità, la legalità, la giustizia.Sono valori purtroppo sottoposti allogoramento del consumismo e cheogni giovane deve difendere con fer-mezza. Ricordiamoci, inoltre, che è loSpirito Santo che guida la nostra sto-ria ed è Lui che suscita i carismi neiMovimenti, nei volontari e in tantigruppi e Associazioni culturali, spi-rituali e sociali. Essi sono da spendereinsieme, in una maggiore consapevo-lezza, non solo per le singole persone

che ne fanno specificatamente parte,ma per un rinnovato cammino mis-sionario a favore delle “persone”,credenti o non credenti , con le qualidialogare e servire concorrendo albene comune della nostra società.Ogni giovane porta in sé un carismae un sogno che Dio ispira nel propriocuore, permettendogli così di com-piere le proprie scelte di vita. Le ag-gregazione aiutano il giovane acrescere nella fede e a puntare in alto,verso un di più di amore e di genero-sità, ad essere missionari in mezzo aipropri coetanei anzitutto, nella scuolae nell’Università, nel lavoro e nellasocietà, sulla strada, se è necessario,e nei luoghi di incontro dei ragazzi egiovani del proprio paese o quartiere.Non mancano esempi di giovaniSanti vissuti e cresciuti in Aggrega-zioni e Movimenti come il BeatoPiergiorgio Frassati, Beata ChiaraLuce e tanti altri Santi e Beati, che sisono lasciati plasmare dalla Parola diDio, seminata con abbondanza nelcuore di tanti che hanno accolto, poi,la chiamata del Signore a questocompito missionario così impegna-tivo. Anche oggi la Chiesa e la societàhanno bisogno di giovani equilibratie coerenti nella fede, che sostenuti daisacerdoti e dai religiosi sappiano met-tere la propria vita a servizio del Si-gnore e delle persone, nella nostraterra e nel mondo intero. Purtroppo,si avverte, rispetto al passato, unapresenza meno costante e assidua daparte dei giovani, per cui è certa-mente più difficile compiere una for-mazione solida e duratura chepermetta di accogliere la Parola e difarle portare frutto. E’ importante

dare fiducia ai nostri giovani, ma èanche compito degli educatori, com-pito per niente semplice, far sì cheognuno sia responsabile delle propriescelte e delle sue conseguenze, per lapropria vita e per quella degli altri.Penso che sia molto importante, perevitare anche perdite lungo il cam-mino e affascinare il giovane a rima-nere all’interno della famigliaecclesiale, l’esperienza di comunionenella Parrocchia. Nella “Novo Mil-lennio Ineunte” Papa Giovanni PaoloII non ha solo indicato alla Chiesa laforza della koinonia, ma ha chiestouna spiritualità della comunione. Oc-corre “Fare della Chiesa la casa e lascuola della comunione: ecco lagrande sfida che ci sta davanti”. Spi-ritualità della comunione significa in-nanzitutto sguardo del cuore portatosul mistero della Trinità che abita innoi; … significa capacità di sentire ilfratello di fede nell’unità profondadel Corpo mistico, dunque, come“uno che mi appartiene”; … è purecapacità di vedere innanzitutto ciòche di positivo c’è nell’altro, per ac-coglierlo e valorizzarlo come dono diDio; … è infine saper “farespazio”al fratello … respingendo letentazioni egoistiche che ci insidianoe generano competizione, carrieri-smo, diffidenza, gelosie” . Abbiamotutti bisogno di lavorare molto perpromuovere, in noi stessi, nelle no-stre realtà ecclesiali, nella stessa no-stra comunità diocesana, unaspiritualità della comunione se-guendo le indicazioni dell’amatoPontefice. I giovani fiutano subito se nella no-stra vita c’è coerenza o ipocrisia,

anche San Giovanni apostolo ricor-dava ai cristiani che “Nessuno mai havisto Dio; se ci amiamo gli uni glialtri, Dio rimane in noi e l’amore dilui è perfetto in noi. Da questo si co-nosce che noi rimaniamo in lui edegli in noi: egli ci ha fatto dono delsuo Spirito.” (1 GV 4,12-13). Questapresenza di Dio purtroppo non si av-verte sempre in noi adulti, per questoè difficile per i giovani vedere Dio ecredere alla sua esistenza: ecco, l’im-portanza della comunione e della no-stra fede vissuta. Spesso, i ragazzi e igiovani che frequentano le nostre par-rocchie ci chiedono se esiste davveroDio: sono giovani alla Sua ricerca enon riescono a vederlo. Non sono,certo, le parole che servono, ma è im-portante che essi sperimentino questapresenza di Dio nella comunità. Laventata di vivacità e gioia che i gruppigiovanili portano nella Chiesa è unagrande ricchezza, ma è importantemettere a fianco dei giovani personevere, capaci di amare e donare il pro-prio tempo, se non addirittura la vitaper essi. E questo non sempre c’è. Al-lora a noi adulti e ai parroci della no-stra Chiesa di Capua l’arduo compitodi aiutare “i giovani a vivere espe-rienze decisive per l’elaborazione delproprio orientamento vocazionale,così da poter rispondere con coraggioe fiducia alle chiamate esigenti del-l’esistenza cristiana: il matrimonio ela famiglia, il sacerdozio ministeriale,le varie forme di consacrazione, lamissione ad gentes, l’impegno nellaprofessione, nella cultura e nella po-litica” (Orientamenti pastorali 2010).

I Giovani e le Aggregazioni

Quali proposte oggi alle nuove generazioniSUOR ROSA TROMBETTA

Il consueto appuntamento dei martedìdi San Marcello, Beati voi quando...voluti da LIBERA, la scorsa volta siè trasformato nel lunedì di San Mar-cello. Questo cambio ci ha permessodi poter incontrare i Vo.di.SCA. recu-perando, così, l’incontro andatoperso. La loro storia si intreccia aquella personale di Rosario EspositoLa Rossa, uno dei fondatori, colpitodalla morte del cugino Antonio Lan-dieri, disabile con problemi motori,ucciso nel 2004 perché scambiato per

uno spacciatore. Davanti ad un udi-torio soprattutto di giovani – i ragazzidell’Oratorio della parrocchia e rap-presentanze degli Istituti “SalvatorePizzi” e “I.T.C. Federico II”, egli haraccontato l’urgenza di ridare dignitàal cugino, bollato come criminale-tanto che gli negano i funerali pub-blici- e che solo nel 2006, la famigliavedrà riconosciuto come vittima in-nocente della Faida di Scampia. Lastoria di Antonio è l’ultima di 26 sto-rie che Rosario ha racchiuso nel suolibro Al di là della neve. In queste sto-rie di Scampia, alcune raccontano le

vicende di altre vittime innocenti,dove ti chiedi se i protagonisti sonoreali o frutto della fantasia, ci sono lesperanze e le disillusioni di ragazze eragazzi, che, in un secondo, afferranoo perdono il loro futuro. Intorno, unpaesaggio di cemento - “una cittànella città”- fatto di 21 lotti a cui, conmolta inventiva, non si è trovato dimeglio che attribuire le lettere dell’al-fabeto. Intorno, un universo di facce-100.000 persone- di cui la metà sonogiovani e giovanissimi, simili, se nonuguali, ai bambini sorridenti, sullacopertina del libro, fiori nel deserto

da maneggiare con cura. ORSOLA TREPPICCIONE

I Vodisca incontrano i giovani di CapuaContinuano gli appuntamenti dei Martedì di San Marcello presso la Parrocchia Santi Filippo e Giacomo

Un fruttuoso scambio di esperienze e testimonianze che ha aperto cuori e menti...

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12CAPUAanno 2 Numero 612 Febbraio 2011

Il Centro Sportivo Italiano é un’asso-ciazione senza scopo di lucro, fondatasul volontariato, che promuove lo sportcome momento di educazione, di cre-scita, di impegno e di aggregazione so-ciale, ispirandosi alla visione cristianadell’uomo e della storia nel servizio allepersone e al territorio.Il CSI è riconosciuto come Ente di Pro-mozione Sportiva dal Comitato Olim-pico Nazionale Italiano (C.O.N.I.). Èaltresì, riconosciuto quale Ente nazio-nale con finalità assistenziali e Associa-zione di promozione Sociale. Èriconosciuto dalla Conferenza Episco-pale Italiana come associazione eccle-siale e fa parte della ConsultaNazionale delle Aggregazioni Laicali(C.N.A.L.).Mi sembra di poter dire che quest’annoil progetto del CSI parrocchiale ha fi-nalmente preso il via, e questo avvieneproprio nel momento in cui la CEIemana i nuovi Orientamenti Pastoraliper il decennio 2010-2020, un dono perl’associazione della nostra Parrocchia e

per tutti noi. L’auspicio è quello che siada parte dei nostri volontari, sia da partedi tutte le persone del mondo sportivo,questi orientamenti vengano compresicome valore e strumento per educare igiovani ad un nuovo protagonismo so-ciale e ad una autentica appartenenzaecclesiale, fondata sulla fede in GesùCristo e sul servizio all’uomo di oggi.Da sempre i giovani costituiscono ilprincipale punto di riferimento del CSI,anche se le attività sportive promossesono rivolte ad ogni fascia di età. Edu-care attraverso lo sport è la missione delCentro Sportivo Italiano. Tuttavia, noinon vogliamo essere solo gli organizza-tori di una serie di attività sportive, mapiuttosto vorremmo proporre un’espe-rienza di condivisione fraterna che silega ai bisogni di questa Comunità par-rocchiale, e questo anche attraversol’organizzazione competente e creativadi attività ludico-ricreative e sportive,iniziative e manifestazioni culturali pertutte le età. Il CSI vuole dunque met-tere radici in questo territorio, utiliz-zando lo sport come strumento dipromozione umana e di pre-evangeliz-zazione, per dare vita a una prospettiva

umana dello sport e del tempo libero.Certamente a noi non interessa lo sportcome mezzo per agganciare altre per-sone, ma come strumento per far incar-nare, a chi abita in questa parrocchia, iprincipi del Vangelo. Questo significache il Circolo non vuole vivere solo infunzione dei suoi soci, ma vuole allar-gare i suoi orizzonti ed essere semprein rapporto con tutta la Comunità par-rocchiale.Da questo, mi sembra di poter dire cheil CSI, nel suo agire, incarna l’espres-sione di uno dei più grandi pedagoghidel nostro tempo, Paolo Freire: “nes-suno educa nessuno, ma tutti ci edu-chiamo insieme”. Ecco dunque perchénasce il Circolo Culturale Sportivo inParrocchia, dalla consapevolezza dieducare ed essere educati dall’altro, daquesto desiderio relazionale con l’altro,con un “TU”, esperienza senza la qualetutto risulterebbeben presto sterilee privo di vita. Questa è anche larisposta alla miadomanda sul per-ché dell’associa-

zione in Parrocchia, e oggi credo dipoter rispondere che tutto dipende dallafraternità, cioè, se si vive con fraternitàil CSI può essere una presenza fecondanella e per la comunità parrocchiale.Questa, credo, sia anche la convinzionedel parroco don Gianni, quando ha de-ciso di promuovere il Circolo CulturaleSportivo in parrocchia: un bisogno eduna risorsa per questo territorio, un’at-tività sportiva organizzata, continua-tiva, seria, promossa da educatori,allenatori, dirigenti consapevoli delproprio “mandato” educativo, infatti,aiuta i giovani ad andare oltre, ad ab-bandonare gli egoismi e ad affrontare lastrada della condivisione, della speri-mentazione del limite, della conoscenzadi sé.

Educare e crescere attraverso lo sportParrocchia Santi Filippo e Giacomo: nasce il CSI

ANTONIO RAIA

CSI: intervista ai responsabili di CapuaIncontro alcuni componenti del consigliodirettivo del Centro C.S.I. Momo’sP.S.F.G per porgergli alcune domande sucome è strutturata ed organizzata l’asso-ciazione. Precisamente incontro il Sig.Viggiano Franco (Vice-presidente) e ilSig. Corbo Vincenzo (Amministratore),che si sono fatti carico di rispondere allemie domande.

Come e da chi nasce l’idea di istituire uncircolo CSI nella parrocchia Santi Fil-ippo e Giacomo?In verità l’associazione esiste in parroc-chia da alcuni anni, ma è nel corso del2010 che, sulla spinta di don Gianni(Presidente), viene intrapresa una vera at-tività associativa, col coinvolgimento divolontari che si sono assunti l’impegno diportare avanti questo progetto, nonostantele molte difficoltà.Quanti associati possiamo contare finoad oggi?Ad oggi si possono contare circa 140 as-sociati, di cui 60 iscritti a praticare sport.La rimanente parte è formata da volon-tari, che molto spesso sono gli stessi gen-itori dei ragazzi.Qual è lo scopo che vi prefissate nelbreve termine?Lo scopo principale è quello di coinvol-gere il più possibile i giovani, soprattuttoquelli a rischio, quelli che provengono dafamiglie disagiate e che molte volte sonofacili prede per la criminalità organizzata,o quantomeno degli spacciatori.

Gli associati e gli iscritti sono tutti dellaparrocchia Santi Filippo e Giacomo?In verità i parrocchiani rappresentano laminoranza; la maggior parte dei parteci-panti proviene da altre parrocchie dellacittà e finanche da paesi limitrofi. Ilgrande successo di partecipanti, che inverità è andato oltre le più rosee previ-sioni, è per noi motivo di soddisfazione estimolo a fare sempre meglio e di più.Quali sono gli sport più praticati?Per il momento l’unico sport praticato èil calcetto; non per nostra volontà, ma peril momento tutti gli iscritti amano il pal-lone. A noi piacerebbe formare un gruppoa cui piace il basket, la pallamano, il vol-ley. Per questo stiamo cercando di in-vogliare ad iscriversi le ragazze, dato cheper il momento i maschietti sono gli uniciad aderire.In futuro avete intenzione di parteciparea tornei, campionati?Certamente è una delle nostre priorità. Iragazzi quando si devono confrontare coni numeri delle varie classifiche di tornei ecampionati sono più stimolati e ci met-tono un impegno maggiore. In verità giàquest’anno stiamo partecipando ad uncampionato di calcetto per esordienti, edobbiamo dire che davvero non ci pos-siamo lamentare per come stanno an-dando le cose.Quante volte a settimana i ragazzi ven-gono al centro Momo’s?Tutti gli iscritti, che sono stati divisi perfasce di età, che vanno dal 1997 al 2005,vengono in parrocchia due volte a setti-mana per praticare sport. In più vengono

il sabato o ladomenica nel casoci sia una partitadel torneo a cui sti-amo partecipando.Le direttive delCSI a livellonazionale preve-dono che vi sianoanche momenti dieducazione allareligione e alla vita. Questi obiettivi ven-gono perseguiti oppure ci sono solo mo-menti di puro sport?Prima ancora che degli ottimi atleti a noiinteressa formare gli uomini delle gene-razioni future. Per questo motivo gli edu-catori organizzano dei momenti dieducazione alla disciplina, all’ordine, alcomportamento nella vita di tutti i giornie nei rapporti interpersonali. Per quantoriguarda la catechesi, per il momento, lastiamo tralasciando per far appassionareil più possibile i ragazzi. Una volta com-piuto ciò inseriremo un appuntamentosettimanale con dei momenti strettamentereligiosi.Avete citato gli educatori. Quanti neavete? Di cosa si occupano nella vita?Per il momento gli educatori ufficialisono nove e sono ex calciatori, professoridi educazione fisica, insegnanti. Restaferma, però, l’idea che tutti gli adultidell’associazione sono chiamati ad assol-vere alla missione educativa.Come si può combattere la moda semprepiù diffusa di andare in palestra, oppurea scuola calcio, o comunque in luoghi

dove lo sport diventa un ulteriore ag-gravio per i già esigui bilanci familiari?La scelta del CSI Momo’s è proprioquella di dare un aiuto a chi non può per-mettersi di spendere 400-500 euro l’annoper palestre o strutture a titolo oneroso.Infatti da noi iscriversi costa 10 euro, e laquota mensile per ogni associato è di 5euro. Poi su desiderio espresso del par-roco Don Gianni le iscrizioni sono apertetutto l’anno. Infatti in qualsiasi momentochiunque può venire ad iscriversi.Quali sono i vostri obiettivi nel futuroprossimo e quali tra qualche anno?In verità abbiamo delle idee molto chiare.Nei prossimi mesi vorremmo organizzareun torneo in occasione dell’evento“Giugno al centro”, con la partecipazionedi qualche squadra famosa e con ospitequalche calciatore famoso a livellonazionale; qualche momento di festa peri più grandi, che comunque sono parte in-tegrante dell’associazione; qualche gita.Per quanto riguarda i progetti a lungo ter-mine possiamo solo dire che abbiamograndi obiettivi che sicuramente raggiun-geremo con l’impegno di tutti.

MICHELE DI CECIO

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13BASSO VOLTURNO

Brezza: Secondo appuntamento con il “Forum dei Giovani”

Dopo il successo di venerdì scorso, siriparte da Brezza, precisamente dalSalone Parrocchiale della Chiesa diSan Martino, dove verrà proiettato ilfilm- documentario “Niente Paura”(firmato da Piergiorgio Gay e Lu-ciano Ligabue) che tratta dell’identitànazionale nell’epoca delle “passionispente”, nell’epoca della crisi radi-cale della politica, in senso lato. Ilfilm racconta (in modo non ideolo-gico, ma attraverso le storie personalidi uomini e donne comuni, di personeconosciute e dello stesso Ligabue)come siamo e come eravamo, in re-altà da dove veniamo (fine anni Set-tanta, primi anni Ottanta, quando siopera una svolta sia nelle istituzioniche nel costume) e quale Paese siamodiventati oggi. Don Pasquale Buon-pane è molto entusiasta di questa ini-ziativa firmata Forum dei Giovani-Presidio Libera Ge. C A. DallaChiesa, da subito ha messo a disposi-zione il salone parrocchiale, senzaesitazioni per un iniziativa lodevolecome questa. Anche se Brezza è una

Grazzanise

Atto Vandalico al capogruppo di maggioranza

Proiettato il film “Niente paura”a cura del presidio Libera

piccola frazione, non respinge inizia-tive di questo genere, anzi si apre aldialogo con i giovani di tutte le asso-ciazioni territoriali. C’è nell’aria vo-glia di partecipare, voglia di fare,voglia di allargare gli orizzonti perraggiungere degli obbiettivi comuni.

Potrebbe essere l’occasione giusta?Beh, visti i presupposti ci sono tuttele possibilità affinchè si possano get-tare delle buone basi per cominciareun dialogo comune con i giovanibrezzani spinti anche dall’aiuto delparroco che mostrandosi disponibile

da subito, regala ai suoi giovaniun’ulteriore possibilità e una granbella speranza.

Danneggiata l’auto del Capogruppodi maggioranza Enrico Parente La rabbia e lo sfogo del Dott. Parenteimpresse in un manifesto destinatoalla cittadina.Uscire di casa… e imbattersi in unmanifesto dove il Capogruppo dimaggioranza E. Parente, con toniforti e coloriti, annuncia alla cittadina

che la sua auto è stata danneggiata daun anonimo:è un tumultuoso campa-nello d’allarme.Un atto vandalico che a quanto pareil Dott. Parente attribuisce alle gestadi un “infame”, gesta motivate daodio politico. Probabilmente è vero:chi ha amministrato un paese perdieci anni e, salvo colpi di scena, con-tinuerà ad amministrarlo per un altroquinquennio istruendo la voce del fi-

glio-sindaco Pietro è co-stretto (in base allapragmatica ragion di stato)a plasmare nella massa cit-tadina (a suo favore)“amici” e (a suodanno)“nemici”.Di getto verrebbe da asso-ciare l’ex-sindaco alla fi-gura del Saul alfieriano,ma in questo caso i “con-trari” non sono immagi-nati, esistono realmente e

forse possiedono (a secondo delleprospettive sociali ) anche motivi va-lidi per non condividere l’operato po-litico del leader svoltista.Logicamente ogni grazzanisano ha ildiritto-dovere di “rifiutare” o “con-dividere” la gestione (passata e pre-sente) del Capogruppo Parente ma haallo stesso modo il diritto-dovere dimanifestare il suo dissenso-assenso inmodo civile, democratico, razionale.Le violenze sulle cose e sulle per-sone, le risse durante le sagre locali,le “ levate di giacchetta”, gettare ilTricolore dal “bancariello”, nonascoltare (e abbandonare l’aula), du-rante i consessi civici, le parole dei“contrari”, alzarsi con impeto per in-nescare un corpo a corpo, danneg-giare le automobili… sono asso-lutamente atteggiamenti barbari e in-civili che come ha saggiamentescritto Enrico Parente “alimentanoun clima di odio”.

Il nostro discorso, e lo sfogo di Pa-rente assumono particolare e inquie-tante valore soprattutto se chi hacommesso quell’atto incivile lo hafatto per ripicca politica, per un odioamministrativo che dall’Istituzione ètraslata sull’uomo Enrico Parente.Ma è giusto considerare anche un’al-tra possibilità: l’atto vandalico po-trebbe esser stato compiuto da unpersonaggio stupido, dall’animorozzo condito da uno sfizio animale-sco, disinteressato dalla politica. Datoche si tratta al momento di un ano-nimo possono esser fatte mille ipo-tesi… Limitandoci ad annunciare ilfatto sappiamo che l’auto del Capo-gruppo è stata danneggiata ed EnricoParente ha voluto manifestare l’acca-duto e la sua rabbia a tutta la popola-zione.

anno 2 Numero 612 Febbraio 2011

GIUSEPPE TALLINO

IVANA BERTONE

“Il gesto di un infame”, è il commento affisso dal Dr. Parente.

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14 SANTA MARIA C. V.

Il mese più corto dell’anno, feb-braio, si presenta con una settimanapiena di notizie e di avvenimenti. Epensare che, oltre ad essere il piùcorto, è stato, insieme a gennaio,anche l’ultimo mese ad essere in-trodotto nel calendario romano (sidice nel 700 a.C. dal re NumaPompilio). Prima di allora, infatti,i romani facevano iniziare l’annoa marzo e consideravano l’invernoun periodo senza mesi. Che grandii romani! Accortisi che qualcosanon quadrava, ci hanno regalatogennaio e febbraio ed hanno fattocoincidere il calendario con l’annosolare. Hanno pensato proprio atutto! Chissà se i Padani ci avreb-bero pensato? Torniamo a noi. Qui,in città, l’attività politica la fa dapadrona. Forza del Sud (partitofondato da Gianfranco Miccichénell’ottobre del 2010) il 3 febbraiosi è costituito formalmente in città.E’ il partito “arancione “: cravattee foulards arancioni, per distin-guersi da Umberto Bossi e colle-ghi, notoriamente verdi. Ilpanorama politico, così, diventasempre più variopinto: accanto aibianchi, ai rossi, ai rosa, ai viola,agli azzurri, ai neri, ai verdi, ora cisono anche gli arancioni. Le ideeassomigliano sempre di più al da-naro: così come il danaro non haodore, le idee non hanno più colore,naturalmente nel senso che le ideepossono vestire qualsiasi tipo di ca-sacca. Nello stesso giorno, il Pre-fetto di Caserta, dr.Monaco, hanominato il dr. Gaetano Cupello edil dr.Graziano Mauro – due viceprefetti - sub commissari al co-mune di S. Maria C.V. con il com-pito di collaborare con il giànominato commissario Dr. LuigiPizzi. Il commissario prefettizio, nel no-stro ordinamento, è un organo mo-nocratico al quale spetta diamministrare l’ente locale finoall’elezione del nuovo consiglio co-munale e del nuovo sindaco. Sì,monocratico: il titolare del potere,cioè, è una sola persona fisica. Pen-sate un pò: il sig. Commissario, dasolo, al posto del sindaco, del diret-tore generale, degli assessori e ditrenta consiglieri. Poverino!!!Chiaro adesso perché ha avuto bi-sogno di aiuto? Ma presto tutto saràfinito: ci saranno le nuove elezionie, benché si sappia che sul Comunenon si scherza, moltissimi concitta-

dini incroceranno le spade per con-tendersi, in” singolar tenzone”, ilposto di Consigliere comunale, diAssessore e, naturalmente di Sin-daco. C’è tanta voglia di fare e di

lavorare per la città.Qualche giorno fa è stata presentatauna nuova associazione culturale epolitica: Progetto Città Nuova , consede in corso Ugo De Carolis, e giàsono state annunziate due liste civi-che: 48 candidati, cioè, nello stessogiorno, nei pressi della storicaPiazza San Pietro, si riunivano irappresentanti di altre associazionie movimenti cittadini, pronti a par-tecipare alla competizione elettoralecon altre sette liste civiche, cioècon altri 168 aspiranti consiglieri.Naturalmente in gara ci saranno leliste elettorali dei partiti politici na-zionali- che voi tutti ben conoscete- con i rispettivi 24 aspiranti con-siglieri comunali a testa.Come potete vedere la voglia dipartecipare non manca! Una vera epropria “caccia al tesoro” e, neiprossimi giorni, certamente po-tremo registrare nuovi iscritti allagara. E pensare che a livello nazio-nale c’è chi parla di bipartitismo!!!Ma l’attenzione, l’interesse e l’im-pegno per la vicenda elettorale nondeve far passare in secondo ordineo,addirittura, sotto silenzio altrenotizie ed informazioni che riguar-dano la città, soprattutto se si tratta

di note positive. Il 4 febbraio u.s. laRegione Campania ha destinato800.000,00 euro al Centro di Incre-mento Ippico, ubicato sulla viaAppia in Santa Maria Capua Vetere

: “ Siamo a cavallo” sarebbe il piùspontaneo dei commenti, ma c’è dipiù. I fondi in questione saranno de-stinati alla ristrutturazione e riqua-lificazione del Centro al fine diconsentire alla Università FedericoII di insediarvi i corsi di formazionedel quarto e quinto anno della lau-rea in medicina veterinaria; in sin-tesi una sede distaccata della facoltàdi medicina veterinaria. E’ vera-mente una notizia interessante per-ché conferma la nostra città comesede universitaria ed orienta versodi essa nuovi flussi di giovani stu-denti. Ma si tratta anche di una pia-cevole sorpresa in quanto i fondi inquestione provengono da risorsenon utilizzate da altri enti. A cavaldonato non si guarda in bocca! Unnuovo percorso ed un nuovo futuroper i “cavalli stalloni”; con questonome noi sammaritani identifi-chiamo l’Istituto di Incremento Ip-pico. “Regio Deposito CavalliStalloni” questo era il nome origi-nario dell’istituto presente in cittàsin dal 1863 e con sede originarianell’edificio di via Roberto D’An-giò, noto come “Torre di Sant’Era-smo”, oggi sede del MuseoArcheologico dell’Antica Capua.

Auguri,donWalter

anno 2 Numero 629 gennaio 2011

GAETANO CENNAME

In qualità di presidente di “SAN-TERASMO” Associazione Cultu-rale, a nome mio e di tutti i socimi è gradito formulare i più sin-ceri auguri a DON WALTER IN-SERO per la nuova prestigiosanomina a titolare dell’Ufficio Co-municazioni Sociali del Vicariatodi Roma.Padre Walter Insero è un giovanesacerdote, nativo di Caiazzo, benconosciuto a Santa Maria CapuaVetere e spesso ospite della par-rocchia di Sant’Erasmo e del suoparroco Don Elpidio Lillo.Anche l’associazione “SANTE-RASMO” si è giovata delle suequalità personali e professionaliper averlo scelto come relatore inalcune iniziative culturali.In attesa di avere il piacere diospitarlo di nuovo presso di noi,vivissime congratulazioni.

Ass. Cult. SANTERASMO Gaetano Cenname

Quante Novità! Che FermentoAspettando le elezioni comunali

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15RUBRICHE

La nostra comunità parrocchiale deiSanti Filippo e Giacomo è arrivata al5° appuntamento del tradizionale pro-getto “Tharaka” che da cinque annivede estendere i propri confini e leproprie attenzioni ad orizzonti piùlontani, bisognosi di solidare atten-zione ed aiuto. Grazie al contributo diquanti hanno creduto in noi e nel pro-getto, in questi anni il nostro aiuto èarrivato in Kenya (2007-08), doveabbiamo realizzato due scuole di basepiù la materna, e un Centro Residen-ziale di Formazione Giovanile nelTharaka; in Tanzania, nel 2009, ab-biamo sostenuto un gruppo di medicicapuani per la realizzazione di un re-parto di maternità; l’anno scorso inCongo abbiamo contribuito a creareun ambulatorio presso la missione diKamole, dove dare le prime cure aduna popolazione povera dilaniata dauna lunga guerra. Dopo cinque anni,vogliamo individuare come obbiet-tivo del nostro progetto, il punto da

dove siamo partiti: la nostra parroc-chia! Ci siamo infatti arricchiti di unanuova grande ed entusiasmante, siapure impegnativa, realtà di carità, LACASA DELLA DIVINA MISERI-CORDIA.Essa è un luogo d’accoglienza rivoltoa chi, vicino o lontano, sperimenta ungrave bisogno e cerca risposte con-crete alle sue necessità materiali.In ogni povero che bussa vogliamo ri-conoscere Gesù che , come dice ilVangelo del Giudizio Finale, “hafame, ha sete, è forestiero, nudo, ma-lato, carcerato”. Di qui scaturisce al-lora l’impegno personale ecomunitario non solo a condividere ibeni terreni, ma anche l’impegno amettere in discussione il proprio stiledi vita, e renderlo maggiormente con-forme al Vangelo. Una cosa è certa,come leggiamo negli Atti degli Apo-stoli: “C’è più gioia nel dare che nelricevere”(At 20,35), perciò atten-diamo il tuo contributo.

Sabato 28 Febbraio - Cena di solidarietà

V Appuntamento del Progetto Tharaka

anno 2 Numero 612 Febbraio 2011

Teatro - Al Garibaldi di Santa Maria C.V.

In scena L’oro di NapoliBuone le musiche e la scenografia, ma qualcosa non convince.

<<Il soggetto nacque per il teatro. Poiprese la scorciatoia del cinema e oraè tornato in scena.>>Gianfelice Imparato e Armando Pu-

gliese restituiscono alla scena “L’orodi Napoli” di Giuseppe Marotta. Iracconti del 1947 dello scrittore na-poletano prendono vita sul palcosce-nico dello storico Teatro Garibaldi diS.Maria C.V. , il 15 e 16 Gennaio.L’attrice protagonista Luisa Ranieri èassente per motivi di salute e sarà so-stituita da Federica Citarella. La pla-tea del Garibaldi ha già avuto mododi incontrare la giovane attrice di-retta da Carlo Buccirosso. La famosaversione cinematografica de ”L’orodi Napoli nel 1954 di Vittorio DeSica con un cast d’eccezione ri-scuote grande successo. Forgia l’ideadel sentire comune di quella umanitàpartenopea verace che non ama es-sere irretita in stereotipi e luoghi co-muni. La regia “affettuosa” diArmando Pugliese amalgama sapien-temente sei episodi contenuti nellibro omonimo : “Trent’anni, diconsitrenta”, “Gente nel vicolo”, “ I gioca-tori”, “Personaggi in busta chiusa”;“Don Ersilio Miccio vendeva sag-gezza”. Ne fissa in maniera armo-niosa colori e sfumature. Come in un

dipinto ad olio di raffinata fattura. Di-rige attori di talento ed affronta i tantiargomenti con un intuitivo montaggioincrociato che fornisce omogeneità efluidità al lavoro. Le storie s’interse-cano nello spazio-teatrodella quotidianità. E’lagente reale che vivificai vicoli ,i palazzi e lepiazze della città di Na-poli. Rappresentano l’unico bene, il vero“oro” di questo paese.Persone provvistespesso solo della loro laloro ricchezza interiore.Singolare la scelta regi-stica di Pugliese di rap-presentare vizi emanie. Gli accaniti gio-catori del lotto appa-iono in maschera. Omologati tra loro,come cani famelici annusano la vit-tima e non demordono senza perse-guire il loro scopo. Purtroppo gliepisodi chiave di desichiana memoriatalvolta perdono di potenza. Sofia, laprocace e corteggiata pizzaiola chetradisce il marito può non essere pro-rompente ed autorevole come laLoren? E Teresa, l’ingenua prostitutache crede nel miracolo di poter essererealmente baciata dalla fortuna e spo-sare un uomo bello gentile e dana-

roso, può non trasmettere il patos del-l’amarezza e dell’ umiliazione su-bita? Coraggiosa e rispettabilissimal’attrice, in ruoli a lei più congeniali.Gianfelice Imparato eclettico attore

di tradizione si distingue. Si cimentacamaleonticamente in tre ruoli. Mi-chele il “pazziariéllo”, becco eppurammalato d’amore. Perseguitato dafolli visioni e dalla morte .Ersilio ,professore dell’arte di arrangiarsielargisce consigli solo a pagamento .Saverio, appassionato di presepicome Luca Cupiello, riesce a ribel-larsi dopo anni alla prepotenza di unamico, il classico“guappo di car-tone”. Così riesce a recuperare di-gnità innanzi alla sua famiglia.

Significativa la scena di ribellione diSaverio e sua moglie . E’un urlo persvegliare le coscienze assopite nellapassività e rassegnate a subire. Sa-verio è un uomo che per troppi anni

è apparso “trasparente” agli altrie soprattutto a se stesso. Ha so-migliato sempre ad una pecorama ora ha deciso di mostrarsi ca-pitone. ll capitone che lui stessotenta di ammazzare .L’animale-uomo non si arrende e resiste conforza. Un particolare plauso me-rita la scenografia di AndreaTaddei, raffinata e di pregio. Disapore antico. Come teatrini dicartone con quinte di tela di-pinte: si calano, si alzano e divi-dono. S’illuminano e creanoimmaginazione. A supporto lemusiche di un musicista Premio

Oscar: Nicola Piovani. Calato il sipa-rio, rammaricati ci si chiede: possi-bile che una messinscena di talequalità non convinca del tutto? Ilcambiamento dell’attrice principale ècosì determinante? Altera sottiliequilibri raggiunti? Sulla scena comein platea. Quando l’empatia tra gli at-tori non è tangibile, la magia nonpassa. E un pubblico attento lo av-verte. Anche in provincia.

ANTONELLA ROSSETTI

ORSOLA TREPPICCIONE

Prenotazioni entro il 21 Febbraio 2011 presso:

Masseria GiòSole

oppure telefonare al nr. 338 2961175

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16RUBRICHE

Quando si ha un’idea in testa, si leggequel che si vuol leggere! Così, quandomi sono imbattuto in questa notizia:“Unità Past. di Gragnano: Inizia il corsoper fidanzati in preparazione al matri-monio cristiano. Sede: Campremoldosopra, casa parrocchiale” ho pensato cheera davvero un’ottima idea questa di or-ganizzare, per fidanzati che si preparanoal matrimonio, dei corsi di cucina con ilpastificio di Gragnano.Quando ho ripreso contatto con la re-altà, mi sono accorto che “past” non eraun errore di scrittura, ma stava per “pa-storale” e che Gragnano non esiste soloin Campania. Ma, con tutto il rispetto, vogliamo met-tere la Gragnano piacentina con quellacampana? La nostra Gragnano è terra dipasta di altissima qualità e tradizione,prodotta in infiniti formati, rigorosa-mente trafilati in bronzo! Fra questi, visono ‘E FIDANZATI CAPRESI, un in-treccio di gusto da preparare in varimodi. Eccone uno, che l’imminentefesta dei Fidanzati può suggerire di spe-rimentare (si declina ogni responsabilitàper fine fidanzamento causa ricetta noneseguita a regola d’arte. Gli inesperti siastengano).Fidanzati di Gragnano alla genovese :Ingredienti per 4 Persone: 400 gr. di Fi-danzati Capresi di Gragnano; 400 gr. di

Carne di Manzo tagliata a cubetti; 2kg.di Cipolle Bianche; 5 Carote; 1 Sedano;1 Bicchiere di Vino Rosso; 1 cucchiaiodi concentrato di Pomodoro; Olio Ex-travergine di Oliva; un po’ di lardo;Brodo di Verdure in quantita’ sufficienteper portare a cottura la carne; Sale &PepePreparazione: Tagliare finemente le ci-polle , le carote , il sedano e metterli asoffriggere in olio e lardo già caldi;quando il soffritto ha preso un coloredorato aggiungere la carne di manzo,farla rosolare per qualche minuto,quindi unire un cucchiaio di concen-trato di pomodoro e bagnare con il vino,far cuocere a fuoco lento per circa 15min. Sale & Pepe a proprio gusto. Ogni5 minuti aggiungere 1 bicchiere dibrodo di verdure. Questo sugo devecuocere almeno 2 ore: durante questotempo mescolarlo spesso, non farloasciugare troppo e non tenerlo troppo li-quido. Al termine della cottura il suoaspetto dovrà essere cremoso ed omo-geneo con la carne quasi sciolta. Atempo debito preparare in una pentolal’acqua per cuocere i Fidanzati Capresidi Gragnano, ricordandosi di salare l’ac-qua solo dopo la bollitura.Scolare i Fidanzati Capresi di Gra-gnano al dente e unirli al sugo tenendola pentola sul fuoco ma basso. Servirequesto piatto caldo e fumante.

EDITOREa.C.L.I. progetto San MarcelloC.so gran priorato di Malta,22 81043 Capua (Ce)p.iva: 03234650616Reg. Trib di Santa Maria C.V.n. 764 del 22 giugno 2010www.kairosnews.itper contatti e publicità:[email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:antonio CasaleCAPOREDATTOREgiovanna di BenedettoGRAFICOgiuseppe RoccoREDAZIONE CAPUAantonella RicciardiFrancesco garibaldiLucia Casavola

Nicola CaraccioloOrsola TreppiccioneRaffaella BocciaRita FuscoTeresa paganoumberto pappadiaREDAZIONE GRAZZANISEIvana BertoneREDAZIONE SANTA MARIA C.V.annalisa papale

gaetano CennameLuigi SantonastasoMaria BenedettoRosaria BaroneSuor Miriam BoCarmelina Moccia adriana Rossi Suor Fernanda LeoniStampato presso la Tipografia“Grafiche Boccia”

anno 2 Numero 612 Febbraio 2011

Стрітення Господнє

Сьогодні, 15 лютого, Церква відзначає свято Стрітення Господнього. Воновстановлене на згадку про жертвування Марією та Йосипом їх первород-ного сина, Ісуса, в єрусалимському храмі.15 лютого відзначається також День Богопосвяченого Життя. Богопос-вячені особи, подібно як Ісус в єрусалимському храмі, жертвують своєжиття виключно на служіння Богу.Згідно з Євангелієм, Марія та Йосип, за законом Мойсея, жертвують свогопервородного сина - Ісуса, Богу в храмі. Тоді також Симеон виголосив про-роцтво, називаючи Ісуса «Світлом для об’явлення язичникам і славою (...)». Тому це свято багате на символіку світла.У Єрусалимі, де Стрітення Господнє відзначалося вже в ІV ст., святкуванняпроводилися зазвичай вночі - влаштовувалися урочисті процесії зі свіч-ками. Літургійну дату свята визначає дата закінчення часу очищення Маріїпісля народження дитяти.В Західній Церкві свято було введено в VІІ ст. У Римі цього дня відбуваласянайстарша марійна процесія, учасники якої несли запалені свічки. Прав-доподібно ця процесія до найбільшого римського санктуарія - базилікисв. Марії Маджоре - надала Господньому святу марійний характер.З десятого століття з'являється обряд благословення свічок, який щебільше підкреслює і збагачує символіку світла. Вона пов’язана безпосе-редньо з великоднім пасхалом, який виражає перемогу над смертю, грі-хом і сатаною.Жертвування Ісуса означає початок нового завіту і нового священства, вякому Син Божий сам є Храмом, Священиком і Жертвою. Суть цього святапідкреслює універсальність спасіння, яке поширюється на всі народи.

NICOLA CARACCIOLO

aVVISO dONaZIONI aVISDOMENICA 13 FEBBRAIO

SI eFFeTTueRa’ La RaCCOLTa dI SaNgue pReSSO

La PARROCCHIA S. GIUSEPPE daLLe 8:30 aLLe 12:30

LUNEDI’ 14 FEBBRAIO

SI eFFeTTueRa’ La RaCCOLTa dI SaNgue pReSSO

La SEDE AVIS DI CAPUA daLLe 8:30 aLLe 12:30

Fidanzati in cucinaricetta per due

L’Associazione Libera, nomi e numericontro le mafie - Presidio di Capua, èlieta di invitarvi Martedì 15 Febbraio2011 alle ore 10:30 presso l’ITC “Fede-rico II”, alla Cerimonia di Accensionedella Fiaccola della Memoria in ricordodi Gennaro De Angelis, agente di poli-zia penitenziaria vittima innocente della

camorra ucciso a Cesa nel 1982. Parte-ciperanno alla cerimonia rappresen-tanze dell’Arma dei Carabinieri e dellaGuardia di Finanza. In serata nellachiesa di San Marcello, alle 19:30, conil Comitato “Don Peppe Diana”, ricor-deremo la figura di questo prete che fuassassinato a Casal di Principe nella sa-crestia della sua chiesa il 19 Marzo1994, perchè aveva “osato” ribellarsialla camorra. Un impegno, questo delricordo, “affinchè la memoria rimangaviva ed esemplare; non come fatto pri-vato, personale, ma che esige di diven-tare impegno di vita.”