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ANNO XC N° 16 € 5mercoledì 18 aprile 2018
settimanale di informazioni marittime e di politica economicawww.themeditelegraph.com
Tariffa R.O.C. Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Genova
Speciale Economie del Mediterraneo
A TALK WITH THE PRESIDENT OF ITALY’S FREIGHT FORWARDERS
“Med ports must look to North Africa”Alberti (Fedespedi): “We need to focus on building relations with the Maghreb region”
DEVELOPMENT of Italianports is hugely dependent onan increase in traffic with N.Africa Roberto Alberti, president of Fedespedi, is firmlyconvinced of this, believingthat “a great share of growthopportunities are to be hadfrom trade with the Maghrebarea.” The association of Italian freight forwarders bringstogether a 2,200 companieswith a total of 80,000 employees, that in turn provideemployment to almost100,000 selfemployedworkers, resulting in a turnover of over 20 billion euro peryear.Why is it necessary to focus on developing economic relations with Africancountries?“The North African regionhas not seen the growth in recent years that all operators,including those in the maritime and transport sectors, hadexpected. This slowdown hasbeen caused by a series of geopolitical events with heavyrepercussions on productivi
ty. But that situation is already changing, and other foreign investors have noticedthis; China, for instance, is investing in Egypt with the aimof ensuring control over itsmain port infrastructures.”For which ports of the Mediterranean, Italian onesin particular, will trade relations with Africa be decisive?“Particularly the ports ofSouthern Italy. Many ports inthe south are even looking atcreating special economic zones that will surely spurgrowth, with the arrival ofproducts and goods that arecurrently destined elsewhere.”How much is Italy’s tradewith Africa worth?“These countries representabout 3% of total Italian trade, exports and imports. There are signs of recovery intraffic, even with the mosttroubled countries, such asLibya. The outlook for exports is especially worrying, the road towards normalization
will not be a short one.”Are Italian ports still hindered by a backward infrastructure?“The ports in Italy are compe
titive, anyone who says theopposite is wrong. I’mthinking here, in particular,of those projects that havealready been completed, or
those already approved andunder construction. I amconvinced that once allprojects still in progress havebeen completed there will notbe too many problems. Therewas certainly some laggingbehind, but there’s a chanceto make up for the lost time.”What types of cargo shouldsea transport in the Mediterranean area focus on?“Surely containerized cargo. But there are other kinds ofcargo that will experience anupswing over the next few years. I’m thinking in particularof products that are transported aboard general cargo ships, vessels that because oftheir versatility will be increasingly used, especially in thelinks with North Africa. Thenthere’s oil and gas: here toowe expect growth.”What are the prospects forItalian shippers, generally?“Our role is not about to change; we transport and managefreight shipments. Looking atrelations with North Africa,
where there are certain portsmaking great strides but arecertainly less organized thanour own, the role of shipperswill be even more decisive forthe success of cargo shipments. The companies associatedwith Fedespedi, which arespread out across Italy, organize the transport of goodsusing all modes of transport,both by sea and by road andrail. Shipping companies have always had a key role in thelogistics chain, they’re bearers of a knowledge and professionalism that rangesacross its multifaceted activities, and possess a natural vocation for market globalization. Many of our currentcompany members are termed multimodal transportoperators, or logistics services providers, in other wordsentities capable of handling,protecting and planning thewhole spectrum of transportactivities, as well as servingthe interests of their customers and of Italy’s manufacturing system”.
Shipping containers
II mercoledì 18 aprile 2018 Speciale Economie del Mediterraneo
INTERVISTA AL PRESIDENTE DEGLI AGENTI MARITTIMI ITALIANI
«Non c’è concorrenzatra le banchinedel Mediterraneo»Duci: ««La vera sfida resta con il Nord Europa, da Francia e Spagna nessuna preoccupazione»«LA CRESCITA dei traffici èdestinata a durare anche per iprossimi anni». Non solocontenitori ma anche serviziroro e traffici petroliferi. Secondo Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti, la federazione delle associazioniitaliane degli agenti e mediatori marittimi, i porti che siaffacciano sul Mediterraneovedranno ancora aumentareil numero delle merci movimentate in banchina, nonostante la recente crisi economica che ha colpito molti deiPaesi europei. Per quanto riguarda l’Italia, nell’ultimoanno il traffico roro si è confermato il vero valore aggiunto del nostro Paese e il traffico per eccellenza nell’interaarea del Mediterraneo: secondo i più recenti studi demografici, la nostra area nel2050 avrà 650 milioni di abitanti contro i 450 attuali, esaranno quasi equivalentiagli abitanti di tutta Europa.Un peso demografico che sirifletterà sui traffici, richiedendo mezzi e infrastruttureportuali più flessibili del solosistema portacontainerter
minal container.Quindi, anche tutti gli scaliitaliani sono destinati a registrare un incrementodelle merci movimentatein banchina? Non c’è nessun pericolo di calo del lavoro sui moli?«La concentrazione delle linee avrà come conseguenzache le navi portacontenitoripiù grandi scaleranno un numero limitato di porti. Ma cisarà sempre una parte di servizi, operati da unità più piccole, che interesseranno anche quei porti che all’apparenza potrebbero essere destinati a subire una riduzionedi volumi. Nel 2000, nel trasporto marittimo, avevamouna tonnellata di merce trasportata per abitante al mondo: circa 5,5 miliardi di tonnellate. Oggi che siamo seimiliardi di persone abbiamosfondato i 10 miliardi di tonnellate, cioè quasi 1,4 tonnellate a persona, il 40% in più.Questo significa che il settoredel trasporto via mare è destinato a crescere per il semplice motivo che ci sono sempre più prodotti che vengono
trasportati via nave».Quanto pesa per l’Italia lacompetizione dei portifrancesi e spagnoli? «Non molto. Mi spiego meglio: i nostri concorrenti, anche analizzando il bacino delMediterraneo, restanoesclusivamente gli scali delNord Europa. Le navi che approdano nei porti francesi espagnoli difficilmente riforniscono mercati che potrebbero essere serviti dalle nostre banchine. Lo stesso discorso vale per Grecia e Turchia. Molte delle merci chesono destinate ai moli delNord Europa invece potrebbero approdare nei porti italiani: mi riferisco ai prodottiche servono aree come laSvizzera e la Baviera, giustoper fare due esempi».Via della Seta. Gli investimenti cinesi rappresentano un elemento positivoper le economie del Mediterraneo e l’intero settoredei porti?«Pechino, con la propria politica, ha deciso di mettere alcentro dei propri interessianche l’intera area del Medi
terraneo, e questo è positivonon solo per la filiera dei porti ma più in generale per tuttoil settore produttivo italiano.Già ora ad esempio il 30% ditutti gli scambi commercialiintrattenuti tra Italia e Cinatransita attraverso il porto diGenova, e questo può rappresentare un’ottima base dipartenza».Quale sarà il ruolo degliagenti marittimi italianinello sviluppo dei trafficiche sono destinati ad attraversare l’area del Mediterraneo?«Come agenti marittimioperiamo nel settore container, crociere, tramp conassistenza a navi che trasportano petrolio, carbone,e altre rinfuse secche, nellagestione navale, nello nautica con l’assistenza a imbar
cazioni da diporto a motoree vela e nel brokeraggio attraverso l’intermediazionee la ricerca di noli e compravendita navale. Il nostro lavoro è molto ampio e toccadiversi aspetti che interessano l’incremento dei traffici, compreso l’intero bacinodell’area del Mediterraneo.Negli ultimi anni anche lanostra professione è statainteressata dalla concentrazione delle principali lineeinternazionali ma resta, ilnostro, un ruolo fondamentale per l’intero compartodell’industria marittima.Non è un caso che anchenelle agenzie dove ci sonostati tagli oppure riduzioni di personale, chi è uscito hapoi avuto la possibilità di ricollocarsi nel brevemedioperiodo».
MERCATI
Piaggio riportail 3 ruote Apesul mercatoegizianoDOPO molti anni il gruppoPiaggio riporta il tre ruoteApe in Egitto, di fatto compiendo un nuovo sbarcocon un modello che ha rivoluzionato la mobilitàleggera di India e Europa eche quest’anno celebra i 70anni dalla sua nascita. «Il gruppo sta portandoavanti da diversi anni unprogetto di crescita dell’export dei veicoli commerciali leggeri nei Paesiemergenti», spiega Roberto Colaninno, presidente eamministratore delegatoPiaggio. «Grazie alle suepeculiarità, Ape è il veicoloideale per supportare losviluppo delle economie infase di espansione, comequella egiziana, e siamoparticolarmente soddisfatti di entrare nel secondo mercato del mondo, affiancati da partner affidabili e ben radicati sul territorio». Con circa 70mila veicolicommerciali leggeri venduti nel 2017, l’Egitto è infatti il secondo mercatodopo la Nigeria per venditedall’estero di tre ruote, convolumi in crescita del 50%dal 2010 a oggi. In Egitto i tre ruote sonoutilizzati anche come taxinelle aree periferichegrandi città.
TECNOLOGIA
Blockchain,l’Italia assenteal tavolodell’UnioneVENTIDUE paesi europei (trai quali non c’è l’Italia) hannofirmato la EuropeanBlockchain Partnership. L’accordo afferma la Commissione Ue sarà uno strumento per«lo scambio di esperienze ecompetenze in campo tecnicoe normativo tra gli Stati membri» e «preparerà il lancio diapplicazioni blockchain a livello Ue». Nella nota che accompagna la partnership, laCommissione europea afferma di aver già investito oltre 80milioni di euro in progetti a sostegno dell’uso dellablockchain. Una somma chedovrebbe raggiungere i 300milioni entro il 2020. La Commissione osserva che lablockchain «è già stata testatacon successo, per lo più nei servizi finanziari, e nei prossimianni diventerà operativa e integrata in un numero crescente di servizi digitali, come larendicontazione normativa,l’energia e la logistica». Lapartnership è stata firmata daAustria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo,Slovacchia, Slovenia, Spagna,Svezia e Gran Bretagna. E siconclude con un «invito adaderire» rivolto agli altri Stati.
INTERVIEW WITH THE CHAIRMAN OF ITALY’S SHIPPING AGENTS (FEDERAGENTI)
“We don’t fear competition in the Mediterranean”Duci : “Our real challenge still lies with the ports of Northern Europe. France and Spain don’t worry us.”“Growth in traffic is expectedto continue over the next fewyears.” And not just containers but also roro and oilshipping services. Accordingto Gian Enzo Duci, presidentof Federagenti, Mediterranean ports will experiencefurther increases in freighthandled, despite the recenteconomic crisis that has affected many European countries. As for Italy, over the lastyear roro traffic has stood outas a true value added segment,and the most important traffic segment in the whole Mediterranean area. The mostrecent demographic studies,in fact, point out that the region, by 2050, will have 650million inhabitants againstthe current 450 million, andtherefore it will be almost aspopulated as Europe as a whole is currently. A demographictrend that will be reflected inshipping traffic, requiring more flexible port facilities and infrastructures than thesole container shipcontainerterminal system.So, are all Italian portsacross the board destinedto record an increase infreight handled? Is there nochance of activity slowingdown?“The concentration in ship
ping lines will result in extremely large container shipscalling at a limited number ofports. But there will always besome portion of services, operated by smaller ships thatwill focus on those ports thatapparently risk suffering a reduction in volumes. In 2000,maritime shipping accountedfor one ton of freight carriedfor each of the world’s inhabitants: about five and a half billion tons. While there’s six billion people now, we currentlyhave broken the tenbillion ton mark, or almost 1.4 tonsper person, 40% more. Thismeans that the sea transportsector is destined to grow for
the simple reason that thereare more and more productsbeing transported by ship.”How much does competition from ports in Franceand Spain weigh on Italy?“Not much. Let me explain:even when you include thosein the Mediterranean basin,our competitors are by andlarge the ports of NorthernEurope. The ships that call inat French and Spanish portsrarely supply the markets thatour ports serve. The same istrue for Greece and Turkey.However, many of the goodsthat are destined for the docksof Northern Europe could beshipped to Italian ports. I me
an, products that are transported to areas such as Switzerland and Bavaria, just to give two examples.”The Silk Road. Are Chineseinvestments a positive element for the Mediterranean economies and the entire port sector?“Beijing’s policies have placedthe entire Mediterraneanarea at the centre of its sphereof interest, and this is positive, not only for the ports’ supply chain, but, more generally,for the entire Italian manufacturing sector. Already now,for example, 30% of all commercial exchanges betweenItaly and China transit throu
gh the port of Genoa, and thiscan be an excellent starting point.”What will the role of Italianshipping agents be in thefuture development of traffic that will cross the Mediterranean area?“As shipping agents we operate across many sectors: containers, cruises, tramp services to ships carrying oil, coal,and other dry bulk cargoes, aswell as in marine management, leisure yachting, providing assistance to enginepowered and sailing yachts,and in the brokering services,through the intermediationand search for freight cargoand the buying and selling ofvessels. The range of our workis very wide, and touches onvarious aspects related to theincrease in freight traffic, encompassing the entire Mediterranean basin area. In recent years, our profession hasalso been affected by the concentration of the main globallines, but our role remainsfundamental to the entireshipping sector. It is no coincidence that even in thoseagencies where cuts or staffreductions took place, thosewho left were then able to getemployed over the short tomedium term.”
A truck transports a shipping container
Gian Enzo Duci al Forum del MediTelegraph
IIImercoledì18 aprile 2018Speciale Economie del Mediterraneo
PARLA ALBERTI (FEDESPEDI)
«I porti del Mediterraneo puntino sul Nord Africa»«Necessario scommettere sulle relazioni con il Maghreb»LO SVILUPPO dei porti italianinell’area del Mediterraneo devepassare dall’incremento deitraffici con il Nord Africa. Ne èconvinto Roberto Alberti, presidente di Fedespedi, secondo ilquale «molte delle opportunitàdi crescita non potranno che arrivare dagli scambi con l’area delMaghreb». L’associazione deglispedizionieri italiani raggruppacomplessivamente 2.200 aziende per un totale di 80mila addetti che offrono occupazione aquasi 100mila lavoratori autonomi, producendo un fatturatodi oltre 20 miliardi di euro all’anno.Perché è necessario puntaresullo sviluppo delle relazionieconomiche con i Paesi Africani?«L’area del Nord Africa non haavuto negli ultimi anni la crescita che tutti gli operatori, compresi quelli del settore marittimo e dei trasporti, si aspettavano. Questo rallentamento è stato causato da una serie di eventigeopolitici che hanno avuto pe
santi ripercussioni sullo sviluppo produttivo. Ma la situazionesta già cambiando e se ne sonoaccorti anche altri investitoristranieri: la Cina, ad esempio,sta investendo in Egitto conl’obiettivo di assicurarsi il controllo delle principali infrastrutture portuali». Per quali porti del Mediterraneo, italiani in particolare,saranno decisive le relazionicommerciali con l’Africa? «Specialmente per i porti delSud Italia. Molti scali del Mezzogiorno stanno anche lavorando alla realizzazione di zoneeconomiche speciale che potranno garantire uno nuovo sviluppo con l’arrivo di prodotti emerci che al momento sono destinati altrove».Quanto vale lo scambio commerciale dell’Italia conl’Africa?«Questi Paesi rappresentano il3% circa degli scambi italiani totali, esportazioni più importazioni. Si notano segni di ripresadei traffici, anche con i Paesi più
problematici, quali ad esempio la Libia. A preoccupare sono soprattutto le esportazioni, lastrada per tornare alla normalità non sarà breve».I porti italiani continuano apagare un ritardo infrastrutturale?«Gli scali del nostro Paese sonocompetitivi e sbaglia chi dice il contrario. Mi riferisco, in particolare, ai progetti che già sonostati portati a termine oppure aquelli già approvati e in fase direalizzazione. Sono convintoche una volta ultimate tutte leopere ancora in corso non ci saranno troppi problemi. Ci sonostati certamente dei ritardi ma
c’è la possibilità di recuperare iltempo perso».Quali sono le tipologie di carichi sui quali il trasporto viamare che attraversa l’area delMediterraneo deve puntare?«Sicuramente i contenitori. Maci sono altre tipologie di trafficiin ascesa che nei prossimi annicontinueranno a crescere. Mi riferisco in particolare ai prodottiche vengono caricati a bordodelle navi general cargo, unitàche per la loro versatilità saranno sempre più utilizzate, soprattutto nei collegamenti che interessano il Nord Africa. Poi ci sono i prodotti petroliferi: anchequi prevediamo una crescita».
Quali sono le prospettive perla categoria degli spedizionieri italiani?«Il nostro ruolo non è destinatoa cambiare: siamo vettori e organizzatori nella spedizione dellemerci. Guardando ai rapporticon il Nord Africa, dove ci sonoporti in grande sviluppo ma certamente meno organizzati deinostri, il ruolo degli spedizionier sarà ancora più decisivo perla buona riuscita della spedizione dei carichi. Le imprese associate a Fedespedi, diffuse su tutto il territorio nazionale, organizzano il trasporto delle merciutilizzando tutti i mezzi di trasporto, sia via mare che su strada
e ferrovia. Le case di spedizionesono da sempre impegnate in unruolo chiave della filiera logistica, con una conoscenza ed unaprofessionalità che spazia sullemolteplici attività di quest’ultima e con una vocazione naturaleall’internazionalizzazione deimercati. Molte delle nostreaziende sono oggi identificatecome multimodal transportoperator oppure logistics services provider, soggetti cioè capaci di curare, tutelare, progettarel’attività trasportistica nel suocomplesso, così come gli interessi della propria clientela e delsistema produttivo del Paese».www.themeditelegrap.it
Operazioni portuali su una portacontainer Maersk sul terminal di Tanger Med
IV mercoledì 18 aprile 2018 Speciale Economie del Mediterraneo
SECONDO uno studio della scuola di ingegneria Etseib del Politecnico dellaCatalogna presentato loscorso autunno, il trafficocontainer nei porti del MarMediterraneo è cresciutoda 18,3 milioni di teu nel2000 a 46,1 milioni di teunel 2015. Gli scali principali sonoconcentrati nel Mediterraneo occidentale, anche se lostudio, riferito appunto aglianni fra il 2000 e il 2015, segnala unacrescita dipeso dell’area orientale grazieallo sviluppoin quel periodo dei portidi Ambarli ePort Said. A livellomondiale, iporti per i container delMediterraneo non hannovolumi pari a quelli dell’Estremo Oriente e dell’Europa settentrionale. Laclassifica dei primi 110 porti del mondo stilata da Alphaliner e relativa al 2017mostra che il primo scalomediterraneo è Valencia al29esimo posto. In totale sono 17 su 110 gliscali dell’area mediterranea in classifica, compresiquello portoghese di Sines (che in realtà si affaccia sull’Oceano atlantico) e quelli
turchi di Ambarli e Izmit,sul mar di Marmara.L’andamento di questi scalinel corso dell’anno passatoè stato mediamente positivo, sia in termini assoluti (iteu movimentati dai 17principali scali dell’area sono stati 44,27 milioni contro i 41,7 milioni del 2016,ossia +6,1%) sia relativamente al resto del mondo:11 scali hanno infatti scalato la classifica di una o piùposizioni, uno è rimasto
stabile e soltanto cinquehanno persoterreno.Fra gli scalicon la crescita maggiore in termini assoluti Barcellona (+34,1%nel 2017 ri
spetto al 2016), La Spezia(+15,8%), Izmit (+15,1%),Genova (+14,1%) e Ambarli(+12,3%). Fra quelli che hanno scalato più posizioni da un annoall’altro nella classifica diAlphaliner, ancora Barcellona (+18%, dal 69esimo al51esimo), Izmit (+7%), Ambarli, Genova e La Spezia(+4% posizioni).La Spagna fa la parte del leone con il primo il secondoe il settimo porto containerdel Mediterraneo in termini di movimentazioni (ri
spettivamente Valencia,Algeciras e Barcellona). Con tre porti in classifica cisono anche Italia (Genova,Gioia Tauro e La Spezia) eTurchia (Ambarli, Mersin eIzmit), con due Israele(Ashdod e Haifa), con unoGrecia (Pireo), Marocco(Tanger Med), Malta (Marsaxxlokk), Egitto (PortSaid), Portogallo (Sines) eFrancia (Marsiglia/Fos).Il Mediterraneo è invece aiprimi posti in Europa perquanto riguarda il trafficodi passeggeri.
Secondo i dati Eurostat, nel2016 il paese in cui si è imbarcato il maggior numerodi persone su navi traghetto o da crociera è l’Italia,con 67 milioni, seguito dalla Grecia, con 65 milioni. Il settore più redditizio neltrasporto dei passeggeri èquello delle crociere. Secondo i dati di Medcruise, l’associazione dei portimediterranei maggiormente frequentati dallecompagnie da crociere, iterminal passeggeri delMediterraneo accoglieran
no 27 milioni di crocieristinel 2018, nuovo record peril settore. Il precedente era stato registrato nel 2017 con 25,9 milioni di passeggeri, a suavolta in crescita del 18 percento rispetto a dieci anniprima. Nel 2007 i crocieristi transitati nei principaliporti del Mediterraneo erano stati 21,9 milioni. Complessivamente, i portiche aderiscono a MedCruise hanno accolto 12.139 toccate nel 2017. In questo caso, il primato
era stato registrato nel2008 con 15.475 toccate. Il dato mostra come la dimensione delle navi sia costantemente cresciuto negli ultimi 10 anni. Si tratta di una sfida per lestrutture di accoglienza,analoga a quella che stannoaffrontando i terminal container. L’arrivo di navi sempre piùgrandi e la riduzione del numero delle toccate significaper i terminal container dover affrontare picchi ditraffico, con un maggiornumero di imbarchi e sbarchi concentrati in un tempopiù ridotto, con periodi diinattività dilatati. Il 2017 è stato il terzo annoconsecutivo in cui il numero medio di passeggeri perogni toccata è stato superiore a 2.000.Secondo il rapporto annuale di Cruise industry news,sono tre i porti del Mediterraneo tra i primi 10 scali almondo per quanto riguardail numero di crocieristitransitati nel 2016: Barcellona era al sesto posto con2,6 milioni di passeggeri,Civitavecchia al settimocon 2,3 milioni e le Balearial decimo con 1,9 milioni. Fra i porti mediterraneispiccavano anche Venezia,17esimo con 1,6 milioni,Marsiglia, 18esimo con 1,6milioni, e Napoli, 20esimocon 1,3 milioni.
EUROSTAT: ITALIA AL PRIMO POSTO IN EUROPA PER NUMERO DI PASSEGGERI TRANSITATI
Nel Mediterraneo più container e crocieristiL’area sta diventando sempre più determinante nello sviluppo globale per i traffici marittimi
Passeggeri della nave da crociera Carnival Liberty a Venezia REUTERS
Gli scali che crescono di più sono
Barcellona (+34,1%) La Spezia (+15,8%)
Izmit (+15,1%)Genova (+14,1%)
e Ambarli (+12,3%)
Vmercoledì18 aprile 2018Speciale Economie del Mediterraneo
BANCHINE E STRATEGIE
Porto di Genova,legame semprepiù stretto con il MedAl via i progetti dell’Authority per rafforzare le sinergie già esistenti con Spagna e MaroccoSPAGNA e Marocco sono inquesto momento i mercati delmare Mediterraneo su cuipunta maggiormente l’Autorità di sistema portuale delmar Ligure occidentale, quella di Genova e Savona. «Il traffico intraMed spiegano daPalazzo San Giorgio, sede dell’Authority è fra i nostriobiettivi prioritari. Stiamoportando avanti attività incollaborazione con altri portidel Mediterraneo per lo sviluppo delle Autostrade delmare, in particolare versol’Africa settentrionale e la penisola iberica». Si tratta di progetti ancora infieri e quindi gli uffici dell’Authority preferiscono attendere a dare l’annuncio ufficiale,ma qualcosa anticipano. «InSpagna, un porto sta conducendo analisi di mercato percreare nuovi servizi di lineaintramed e ha cercato unasponda nella nostra Autoritàdi sistema. Stiamo lavorandoinsieme per valutare la fattibilità di queste linee e poi proporle al mercato». Un altro filone di attività riguarda lasponda africana: «Abbiamo
avuto incontri con porti delMarocco. E’ un mercato emergente e molto importante.Stiamo provando a rafforzarele relazioni».Su queste rotte la modalitàche ha maggiore interesse sono i traghetti, come dimostrano i dati forniti: «Il traffico roro intraMed è quello che presenta una crescita maggiore,anche rispetto al container.Nel 2016, ad esempio, i rorosono cresciuti del 14,5 percento contro il 13 per cento deicontainer». Un occhio vienetenuto sulla formazione.L’Autorità di sistema ha unapartnership con il porto diBarcellona e fa parte dell’Escola per lo short sea shipping, riconosciuta come entedi formazione dall’Unione europea. «L’escola serve anche apromuovere le reti short seashipping nel Mediterraneo edè un’occasione per mantenerecontatti continui con vettori,trasportatori e altri porti».I rapporti e la collaborazionefra porti, in particolare in questo caso fra quelli del Mediterraneo occidentale, sonol’obiettivo principale dell’as
sociazione Intermed, di cuifanno parte Genova, Barcellona e Marsiglia. In questo momento la presidenza è assegnata proprio a Genova. L’associazione si muove in ambitoeuromediterraneo, ma anchecon una prospettiva più ampia. Il prossimo 18 maggio, peresempio, parteciperà alla fiera Transport Logistic a Shanghai. Nel 2017 il traffico complessivo del porto di Genova conl’Africa settentrionale è calato rispetto al 2016, da 6,8 a 5,6milioni di tonnellate (18 percento), quello con il MedioOriente aumentato da 5,4 a6,6 milioni di tonnellate (+22per cento). L’Authority registra quali sono i porti con iquali si sviluppano maggiormente gli scambi di Genova,sia in termini di tonnellaggiocomplessivo, sia limitandosiai teu. Nel primo caso, a pesaresono soprattutto le rinfuse e iroro. I porti italiani e del Mediterraneo sono ai primi postidegli scambi del porto di Genova. Al primo posto c’è Taranto (3,4 milioni di tonnellate), seguito da Palermo (2,5
milioni). Fra i porti mediterranei, al quarto posto è Malta(1,9 milioni), al quinto TunisiRades (1,8), poi Ceyhan, inTurchia (1,5) e Catania (1,5).Al nono Porto Torres (1,2) eBarcellona (1,1). Diverso il discorso per i teu, in gran partegenerati oltreoceano. Nellatop ten non c’è nessuno scalomediterraneo e neppure europeo. Il primo è Alessandriad’Egitto, undicesimo (47 milateu). Dodicesmo Algeciras (45mila), quattordicesimo GioiaTauro (44 mila), poi Tunisi,Livorno, Napoli, Tanger Mede Algeri. Complessivamente,il traffico container con i portidel Mediterraneo rappresenta il 25,39 per cento del traffico totale genovese, una quotain crescita rispetto al 24,48per cento del 2016.Ma l’attenzione dell’Authority è rivolta in questo periodo
al traffico dei traghetti, quelloche negli ultimi anni ha visto ilmaggiore dinamismo con lanascita di nuovi servizi e l’ingresso a pieno titolo nel portodi Genova di nuovi operatoricome Grimaldi Lines e in misura minore e soltanto stagionale Algerie Ferries, accantoai tradizionali Tirrenia, Gnv,Moby, Corsica Ferries e Cotunav. Sono miste, dedicate apasseggeri e merci, le linee SavonaBarcellona di Grimaldi,la SavonaBastia di CorsicaFerries, GenovaBarcellonaTangeri e GenovaTunisi diGnv. Solo merci sono invece lelinee LivornoSavonaValencia, e LivornoSavonaBarcellonaValencia, entrambe diGrimaldi Lines, la Vado LigureCagliari di Grendi, la GenovaCataniaMalta e la GenovaCataniaPatrassoBar, ancora di Grimaldi.
IN EUROPA
Cittadinanza,è italianoil primatodei via liberaQUASI un milione di personeha ottenuto la cittadinanzain uno degli Stati membri dell’Unione europea nel2016, con dati in crescita rispetto agli anni precedenti.In termini assoluti, con l’ok a201.591 naturalizzazionil’Italia è al primo posto in Europa; seguita da Spagna,150.944; e Regno Unito,149.372. Dalla fotografia diEurostat, emerge che dei201.591 nuovi cittadini italiani, i principali beneficiari sono persone arrivate da Albania (18,3%), Marocco (17,5%)e Romania (6,4%). In particolare, l’Italia, che ha accordato il 13% di cittadinanze inpiù rispetto al 2015, ha naturalizzato il 34,8% dei 101.300marocchini che hanno ottenuto cittadinanza in Ue; il54,7% dei 67.500 albanesi; il43,6% dei 29.700 romeni; il54,9% dei 15.400 provenientidal Bangladesh; il 44,9% degli 11.300 senegalesi; il 40,7%dei 10.900 ghanesi; ed il16,9% dei 18.800 nigeriani.In Svizzera (Paese associatoall’area Schengen) si registrainvece il maggior numero dinaturalizzazioni di italiani,pari al 6% delle 42.937 nuovecittadinanze concesse. Delle995mila persone che hannoacquisito una nuova cittadinanza in uno dei Paesi dell’Unione solo il 12% proveniva da un altro Stato membro,principalmente romeni(29.700) e polacchi (19.800).
VI mercoledì 18 aprile 2018 Speciale Economie del Mediterraneo
IL MARE Mediterraneo haidealmente perso la propriacentralità commerciale il 12 ottobre 1492, con la scopertadell’America e lo spostamento delle principali rotte europee sull’Atlantico, e l’ha ritrovata il 17 novembre 1869,con l’inaugurazione del canale di Suez. Ma i traffici europei hanno continuato percirca un secolo a privilegiarele rotte atlantiche, fatta eccezione per le forniture di petrolio dal Medio Oriente. Lasvolta è arrivata con il miracolo economico cinese degli ultimi trent’anni, favorito secondo gli storici dal programma di riforme avviatonel 1979 dal presidente DengXiao Ping. I prodotti made inChina sono diventati di casanei negozi europei e i trafficiattraverso il canale sono cresciuti in maniera esponenziale. Anche la dimensionedelle navi portacontainer ècresciuta di conseguenza,tanto che il governo egizianoha deciso negli anni scorsi diampliare il canale. L’Egittoha inaugurato ad agosto del2015 il nuovo canale di Suezdi cui è stata ampliata la capacità. L’obiettivo era quello diportare le entrate generatedal canale da 5,3 miliardi didollari del 2014 a 13 miliardidi dollari nel 2024. Tuttavianei primi mesi dopo l’apertura il traffico non era cresciutocome previsto (nel 2015 leentrate sono state di 5,1 mi
liardi di dollari, nel 2016 sonoulteriormente scese del 3,2per cento a cinque miliardi didollari) e da quel momento ilgoverno ha cominciato a ritoccare le tariffe. Un’operazione che prosegue ancoraadesso e che ha prodotto iprimi frutti. Il canale di Suezha visto aumentare le proprieentrate nel corso del 2017,passando dai 5 miliardi didollari del 2016 ai 5,3 miliardi del 2017. Questa nuova grande operaera attesa anche in Italia come volano dei traffici. Qual è
oggi il bilancio e quali sono leaspettative degli operatori? Secondo il presidente di Confetra, Nereo Marcucci, «nonsi sono avvertiti effetti macroscopici. Certamente lacrisi di traffico che è seguitaal 2008 non può essere risolta dal nuovo canale. Attualmente assistiamo una ripresa fisiologica dei flussi, ma èdifficile capire quale sia lospread generato dall’ampliamento del canale». «Oggi spiega il presidente diFederagenti, Gian Enzo Duci il canale di Suez è transita
bile dal 100% della flotta container in esercizio. Navi chetransitano in Mediterraneo,ma che non automaticamente producono ricchezza inMediterraneo o anche solotrasportano merce da e per ilMediterraneo. Il canale diSuez, grazie all’ampliamento, ha registrato nei primidue mesi di quest’anno unacrescita del 15% dei suoi ricavi, incrementati di 116 milioni di dollari . Il tonnellaggio delle navi transitate attraverso Suez nel primo bimestre 2018 ha superato i 172
milioni di tonnellate contro i154 del corrispondente periodo dell’anno precedente. Dati che forniscono la conferma di una tenuta dell’interscambio mondiale, malgrado le tensioni politiche, edi una risposta particolarmente pronta dello shippingalla nuova offerta di infrastrutture, quale è per l’appunto il canale (ampliato) diSuez. È tuttavia necessariolavorare al fine di creare unaconnessione automatica fraquesti traffici extra attraverso Suez e la capacità del Me
diterraneo di assorbirli. Solol’offerta di un sistema logisticoportuale efficiente, maanche e specialmente unacrescita economica dei sistemi paese, sono le precondizioni per “far fermare” queste navi». Secondo Pierluigi Maneschi,presidente gruppo Sisam evice presidente di Italia Marittima: «Suez, a parte le Vlcc,è oggi in grado di garantire iltransito anche delle navi portacontainer da oltre 20 milateu di portata. Ciò non significa in automatico che il Mediterraneo cresca ai ritmi delCanale. Certo alcune areedell’East Med registrano unforte tasso di crescita deitraffici, ma ciò è essenzialmente conseguenza dellacrescita economica nell’areadell’East Med e del Golfo.Suez mette in campo opportunità, ma dalle capacità deisistemi paese e dall’efficienza dei porti dipende la possibilità di sfruttare queste occasioni». Mario Enrico Disegni, presidente sezione marittima diFedespedi, afferma: «Noncredo che nel futuro immediato ci saranno grandi variazioni nei volumi di traffico, acausa della situazione economica europea e della capacitàdi assorbimento da parte deimercati. Non vedo un grandeottimismo e spero che la situazione internazionale nongeneri ulteriori turbamenti».
IL CANALE HA VISTO AUMENTARE LE PROPRIE ENTRATE NEL CORSO DEL 2017, ARRIVATE A 5,3 MILIARDI DI DOLLARI
Suez, i dubbi tre anni dopo l’ampliamentoGli operatori: i traffici del canale cominciano a crescere, ma non è detto che arrivino in Italia
MA PER GLI ANALISTI L’AFFIDABILITÀ RESTERÀ BASSA NEL MEDIO PERIODO
Superato il crollo economico la Libia prova a rialzarsiDopo la caduta di Gheddafi (2011) il Paese nordafricano ha perso circa due terzi del suo prodotto interno lordoSECONDO le previsioni delFondo Monetario Internazionale la Libia sarà il Paesecon la più forte crescita economica nel biennio 20172018, con un balzo del 55%quest’anno e del 31% il prossimo. Per quanto positivo,questo dato non deve ingannare: dalla caduta di Gheddafi (2011) il Paese nordafricano ha perso circa due terzi delsuo prodotto interno lordo,che valeva 35 miliardi di dollari, e questo significa che,ammesso che le previsionidell’organizzazione diWashington si avverino, allafine del 2018 avrà comunquelasciato per strada poco meno della metà del Pil del 2011.Se si allunga il periodo di analisi, la situazione risulta ancora più drammatica: nel2008 il Pil libico aveva fattosegnare il massimo di semprea 87 miliardi di dollari e la Libyan Investment Authority,il fondo sovrano creato nel2006, e la Lafico, una finanziaria del governo di Tripoli,detenevano posizioni di rilievo in società come Unicredit,Finmeccanica, Fiat e altresocietà quotate sui listini europei.Secondo le stime del FondoMonetario Internazionale,nel 2017 l’economia libica è
stata pari a 20.971 milioni didinari libici (15 miliardi didollari), valore che dovrebbesalire a circa 20 miliardi didollari alla fine di quest’anno. Questa performance, cheha permesso al Pil di risaliredal minimo di 10 miliardi didollari fatti segnare nel 2016,è però viziata anche da un’inflazione galoppante, che quest’anno dovrebbe toccare il32%, dopo essersi mantenuta su valori attorno al 30%negli ultimi due anni. E, comefa notare lo stesso istitutoguidato da Christine Lagarde, l’affidabilità dei dati in uncontesto di guerra civile è“basso, soprattutto per quelche riguarda le proiezioni dimedio periodo”.La ripresa delle esportazionidi petrolio ha favorito il recupero del prodotto internolordo, la cui prosecuzione èperò legata innanzitutto alprezzo del barile, che non èdetto che prosegua nel rialzomostrato negli ultimi due anni, e agli investimenti dellegrandi compagnie estere, chenon sempre sono propense arischiare i propri capitali nelcaos libico. L’Eni, per esempio, che è la principale aziende straniera presente nel Paese, ha deciso di ridurre la suaproduzione di greggio. In più
di un’occasione l’attività delCane a sei zampe ha subitostop o rallentamenti a causadegli attacchi delle bande dimilizie che si contendono il
controllo del territorio. Ha invece deciso di rafforzare la propria presenza a Tripoli la francese Total, che per450 milioni di dollari ha rile
vato la Marathon Oil LibyaLimited che detiene una partecipazione del 16,33% nelleconcessioni Waha in Libia.Questa acquisizione ha
spiegato la società di Parigi consentirà l’accesso a riservesuperiori a 500 milioni di barili di petrolio equivalente,con una produzione immediata di circa 50.000 barili digreggio al giorno e un potenziale esplorativo significativo su un’area di 53.000 chilometri quadrati coperti dalleconcessioni nel bacino petrolifero della Sirte.Attualmente la produzionedi petrolio libica si attesta a1,1 milioni di barili al giorno,un valore di molto inferioreagli 1,8 milioni pre2011. Il calo della produzione dellaLibia viene tra l’altro indicato dagli analisti come uno deifattori che hanno favorito laripresa del prezzo del barile.In particolar modo ha influenzato i future sul greggiol’esplosione dell’oleodotto che porta al terminal di Sidraverificatasi nel dicembrescorso. L’oleodotto è gestitoda Waha Oil e in seguito all’attacco, le cui dinamichenon sono chiare, la produzione è crollata a 60.00070.000barile al giorno dai 260.000delle produzione regolare.Waha è una joint venture frala compagnia statale libicaNational Oil Corp (Noc),Hess, Marathon Oil e ConocoPhillips
VIImercoledì18 aprile 2018Speciale Economie del Mediterraneo
25.4% OF THE TOTAL NUMBER OF TEU
Genoa plansto strengthen links to Spain and MoroccoThe share of traffic to and from Med ports growsSPAIN and Morocco are currently the Mediterraneanmarkets where the WesternLigurian Sea Port System Authority of Genoa and Savona isfocusing most. A Port Authority spokesperson explained, “IntraMed traffic is one ofour priority objectives. Weare carrying out activities incollaboration with other Mediterranean ports for the further development of the Motorways of the Sea, in particular to North Africa and theIberian Peninsula. These projects are still in theearly stages and so of coursethe Authority’s offices preferto wait until an official announcement is made, but theyare disclosing some information. “In Spain, a port is conducting market analysis tocreate new intramed scheduled services and is interested in our Port System Authority.We are working together toassess the feasibility of these lines and then offer them to
the market. Another thread ofour business concerns Northern Africa: “We have hadmeetings with Moroccan ports. It is a very important emerging market. We are trying tostrengthen relations.”Ferries are the most attractive mode on these routes, asthe data provided shows: “IntraMed RORO traffic isgrowing faster, even compared to containers. In 2016, forexample, RORO grew by14.5% compared containertraffic’s 13%.”We must keep our eyes ontraining. The Port System Authority has a partnership withthe Port of Barcelona and ispart of the Escola Europea deShort Sea Shipping, which is aEuropean Union recognisedtraining body. “The Escola also serves to promote short seashipping networks in the Mediterranean and is an opportunity to maintain continuous contact with shipping companies, forwarders and other
ports.”Relationships and cooperation between ports, in this case between those in the Western Mediterranean, are themain objective of the Intermed association, which includes Genoa, Barcelona andMarseille. At the moment, thePresidency is held by Genoa.The association is active in theEuroMediterranean context, but also has broader perspectives. On 18 May, for
example, it will participate inthe Transport Logistic tradefair in Shanghai. In 2017, the total trafficbetween the port of Genoaand North Africa decreasedcompared to 2016, from 6.8 to5.6 million tonnes (18%),while traffic to and from theMiddle East increased from5.4 to 6.6 million tonnes(+22%). The Authority records which ports are the mostimportant in terms of trade
with Genoa, regarding bothoverall tonnage and TEU. Inthe first case, bulk and ROROaccount for the largestamount of traffic. The Italianand Mediterranean ports areGenoa’s leading trading partners. Taranto came in firstplace (3.4 million tonnes), followed by Palermo (2.5 milliontonnes). Among the Mediterranean ports, Malta is in fourth place (1.9 million), TunisiRades in fifth place (1.8 mil
lion), followed by Ceyhan, inTurkey (1.5 million), Catania(1.5 million), Porto Torres (1.2million) and Barcelona (1.1million). The matter of TEU isdifferent, as they are largelygenerated by overseas traffic.No Mediterranean nor evenany European port made thetop ten list. The highest isAlexandria, Egypt, in eleventhplace (47,000 TEU). Twelfthwas Algeciras (45,000), fourteenth Gioia Tauro (44,000),then Tunis, Livorno, Naples,Tanger Med and Algiers. Overall, container traffic to andfrom Mediterranean ports accounts for a 25.39% share ofGenoa’s total traffic, up from24.48% in 2016.But the Authority’s attentionis now focused on ferry traffic,which in recent years hasshown the greatest dynamismwith the creation of new services and the entry of new operators such as Grimaldi Linesinto the port of Genoa, and to alesser extent and only seasonally, Algerie Ferries, alongside the traditional Tirrenia,GNV, Moby, Corsica Ferriesand Cotunav. Grimaldi’s SavonaBarcelona line, Corsica Ferries’ SavonaBastia line,and GNV’s GenoaBarcelonaTangier and GenoaTunisi lines are mixed, carrying bothpassengers and goods. Onlyfreight is carried on GrimaldiLines’ LivornoSavonaValencia and LivornoSavonaBarcelonaValencia lines,Grendi’s Vado LigureCagliari line, and also Grimaldi’s GenoaCataniaMalta and theGenoaCataniaPatrasBar lines.
The Psa terminal, port of Genoa
VIII mercoledì 18 aprile 2018 Speciale Economie del Mediterraneo
PER il porto di Livorno, i traffici merci con il mare Mediterraneo significano soprattutto traffico rotabile.Lo scalo labronico è leader inItalia nel roro, che rappresenta circail 50 per cento delsuo tonnellaggio (dati 2017).L’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno settentrionale, che riunisce Livorno e Piombino, ha visto salirelo scorso anno i volumi rororispetto al 2016, da 19,0 a20,4 milioni di tonnellate(+7,4 per cento) o, in terminidi unità, da 626 mila a 680mila (+8,6 per cento). E’ chiaro che lo sviluppo sul maredeve accompagnarsi a quelloa terra. La disponibilità dispazio nel retroporto e lamancanza di barriere montuose alle spalle caratterizzae avvantaggia Livorno rispetto ai porti vicini. E su questo sta puntandol’Authority con il suo presidente Stefano Corsini, incontinuità con i progetti delsuo predecessore GiulianoGallanti. I rotabili hanno fatto registrare, in particolarenel porto di Livorno, untrend che negli ultimi anni hamostrato una dinamica nettamente più vivace rispettoalle altre tipologie di traffico,come confermato anche daidati 2017. Spiega Corsini: «Ache cosa siano dovuti questirisultati, è presto detto. Iporti del Sistema hanno innanzitutto una centralità
strategica dovuta a un posizionamento geografico invidiabile: il nodo logistico, grazie alle infrastrutture portuali, è la cerniera economica, commerciale etrasportistica verso la dimensione marittima insulare (arcipelago toscano, Sardegna); transfrontaliera (Sardegna e Corsica), europea (Autostrade del Marecon Francia e Spagna); ed euromediterranea (Mena). In
particolare, sono i flussi di short sea shipping di areamediterranea a testimoniareil primato nell’interscambio:il porto di Livorno è il primoporto roro italiano e il primoscalo nelle relazioni ContinenteSardegna, mentrePiombino è il porto continentale più vicino alle isoleCorsica e Sardegna. La frequenza e la qualità dei collegamenti marittimi conferisce sostanzialmente ai nostri
porti una importanza indiscutibile. Attualmente loscalo labronico ha relazionidi traffico roro con la Sardegna, la Sicilia, la Corsica, laTunisia, la Spagna e con leisole dell’arcipelago toscano.Livorno è in grado di collegare dieci differenti porti conquattro diverse compagniearmatoriali, che hanno traffici rotabili su sei rotte nazionali e quattro rotte internazionali. Di questi, oltre il 50%
è specializzato in soli trafficimerci con navi ro/ro mentrele restanti linee sono mistemerci e passeggeri (serviziro/pax). Questi sono i puntidi forza del nostro sistema inun settore nevralgico. È inutile dire che ci aspettiamomolto dalla capacità dell’incentivo marebonus di favorire il combinato stradamaree di riuscire laddove ha fallitol’ecobonus, il cui impatto,vuoi per la parcellizzazione
delle imprese di autotrasporto, vuoi per l’incapacità dellestesse di fornire un serviziointegrato, ha avuto un impatto limitato, pari al 5% deltraffico trasferito».Anche l’amministratore unico di Ram (Rete autostrademediterranee), Ennio Cascetta, concorda su questopunto con un intervento sulle pagine della rivista dell’Authority, “Port News”,parlando di un protocollod’intesa firmato lo scorso anno: «Lo scalo ha grandi potenzialità. Livorno vanta il primato in Italia per il traffico roro con il 13% del totalenazionale e 390.000 veicolicommerciali in transito nel2016. Queste potenzialità devono essere sviluppate inchiave intermodale. E’ questo l’obiettivo del Protocollod’intesa firmato da Interporto Toscano Amerigo Vespucci (promotore dell’iniziativa), Ram, Autorità di sistemaportuale dell’Alto Tirreno, Regione Toscana, RegioneVeneto, Interporto Quadrante Europa di Verona, Interporto di Padova e Rete ferroviaria italiana (Rfi), che lavoreranno insieme a uno studio per l’attivazione di unnuovo servizio intermodaleper la tratta terrestre deitraffici merci delle Autostrade del mare dallo scalo labronico verso i mercati del NordEst italiano e da lì verso l’Europa centrosettentrionale».
PARLA IL PRESIDENTE STEFANO CORSINI
«Livorno, lo sviluppo nel Med passa dai ro-ro»I traffici rotabili nel 2017 sono cresciuti del 7,4% rispetto al 2016, confermando la leadership dello scalo
IXmercoledì18 aprile 2018Speciale Economie del Mediterraneo
FOCUS
Marocco, il modello positivo dell’Africache riesce a crescereCosì negli ultimi anni il Paese ha saputo trasformare radicalmente la propria economiaNel panorama africano, e inparticolare in quello dellaparte settentrionale del continente, il Marocco rappresenta un’isola felice sotto ilprofilo economico. Risparmiato dalla cosiddetta primavera araba, negli ultimianni il Paese retto daMuhammad VI ha profondamente trasformato la propriaeconomia, pur continuandoa mostrare tassi di crescitamolto sostenuti. L’industria,il commercio e i servizi rappresentano oggi tre settorisviluppati e solidi che si affiancano al tradizionale comparto agricolo. Non è dunqueun caso che la monarchianordafricana sia la meta preferita dei capitali esteri intutto il continente nero, attratti da un contesto favorevole all’imprenditoria e dalleopportunità offerte da un Paese che ha dalla propria unposizione geografica strategica, affacciato com’è sull’Atlantico da una parte e vicinissimo all’Unione Europea dall’altra.Le aziende italiane sono state fra quelle che ultimamente
hanno mostrato maggiore interesse. Magneti Marelli, peresempio, ha annunciato che costruirà uno stabilimentonell’area di Tangeri per laproduzione di componentiper autoveicoli. Il progetto, icui lavori partiranno nel2019, comporterà investimenti complessivi per 37 milioni di euro. L’insediamentoindustriale sarà localizzatonella zona franca Tanger Automotive City e si estenderàsu un’area di circa 20.000metri quadri, con la possibilità di successivi ampliamenti.L’impianto avrà una capacitàproduttiva a regime di circa 6milioni di pezzi. Il numero didipendenti arriverà a circa500 unità entro il 2025. “Siamo lieti di affiancare lo Statodel Marocco in uno degliobiettivi strategici del Paese,lo sviluppo dell’industria automotive”, ha detto PietroGorlier, amministratore delegato della controllata diFca.L’investimento di MagnetiMarelli va ad arricchire unpolo automobilistico giàmolto sviluppato: Renault è
presente dal 2012 con unafabbrica di Dacia, che l’annoscorso ha prodotto il milionesimo veicolo, e di recenteha deciso di investire quasiun miliardo di euro per la creazione di una piattaformamondiale d’approvvigionamento. Oltre all’impegnodella casa francese, che dà dalavorare ad altre 50mila persone, va poi registrato quellodi Valeo (componentisticaauto) che aperto un nuovocentro industriale integrato sempre all’interno del portoTangerMed. Il gruppo francese ha effettuato un investimento di 50 milioni di europer rifornire direttamente laPeugeotCitroen di Kenitra ela Renault di TangerMed, destinando la produzione eccedente all’export verso l’Europa e gli Stati Uniti.Nel settore energetico, un altro fiore all’occhiello dell’economia marocchina, vapoi registrata l’acquisizioneda parte di Gruppo GreenPower, società quotata all’AIM Italia, del 48% di Masdar Energy, un’azienda chesi occupa di efficientamento
energetico.Il piano energetico del Marocco prevede di favorire investimenti per 40 miliardi didollari nell’arco di 15 anni, dadestinare per tre quarti allosviluppo di impianti green. Ilgoverno di Rabat si è infattiposto come obiettivo quellodi raggiungere il 52% di generazione green entro il 2030.Nel Paese nordafricano è attiva anche Enel Green Powerche è impegnata nella costruzione, assieme a Nareva e Siemens, di ben cinque parchieolici per complessivi 850MW: quelli di Midelt (150
MW), Tanger (100 MW) eJbel Lahdid (200 MW) si trovano nel nord del Marocco,mentre quelli di Tiskrad (300MW) e Boujdour (100 MW)sono ubicati nel parte meridionale. La loro realizzazione, che sarà completata entroil 2020, prevede un investimento totale per 1 miliardo dieuro.A conferma di quanto si siaevoluta l’economia marocchina, c’è però anche la vivacità del settore dei servizi,dove ha messo piede la Sisal.La società milanese si è infatti aggiudicata la gara indetta
dalla Società di Gestione della Lotteria Nazionale del Marocco (SGLN) per “la realizzazione di prestazioni e servizi di esternalizzazione relativi alla fornitura,installazione e mantenimento di un nuovo sistema di sviluppo dei giochi”. In particolare, a partire dal 1 gennaio2019, Sisal dovrà gestire e sviluppare un portafoglio checomprende i giochi numericia quota fissa, quelli a totalizzatore nazionale, le lotterieistantanee, i giochi online, levirtual race e le MIL (Machines Interactive Lotteries).
Bambini offrono fiori a un concorrente della Maratona delle Sabbie, in Marocco
X mercoledì 18 aprile 2018 Speciale Economie del Mediterraneo
AFFARE DA 2 MILIARDI DI EURO
La Spagna vendecinque corvetteall’Arabia SauditaFRA le proteste per le violazioni dei diritti umani in ArabiaSaudita e per la guerra contro loYemen, Madrid e Riad hannofirmato in occasione della visita nella capitale spagnola delprincipe ereditario MohamedBin Salman diversi accordi dicooperazione militare che prevedono, fra l’altro, la vendita di5 corvette per un valore di 2 miliardi di euro. Le navi saranno costruite daicantieri pubblici Navantia aCadice, nel quadro di una società mista con la compagnia saudita Sami, generando circa2.000 posti di lavoro. L’esercito spagnolo inoltre formerà700 marinai sauditi che costi
tuiranno gli equipaggi delle navi. Quattro ong, Amnesty International, FundiPau, Greenpeace e Oxfam Intermon,hanno condannato le venditedi armi spagnole a Riad denunciando le violazioni dei dirittiumani nel paese e i crimini diguerra nello Yemen da partedell’Arabia Saudita. Da quandosono iniziati i bombardamentisauditi contro il paese vicinosono stati uccisi 6mila civili, riferisce El Pais. Il principe ereditario Bin Salman, ministrodella Difesa e uomo forte delgoverno di Riad, è stato ricevuto a Madrid con grandi onori dare Felipe VI e dal premier Mariano Rajoy.
Mohammed bin Salman con re Felipe VI
INTERVISTA A FABRIZIO ZERBINI, PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO DEL GRUPPO TO DELTA
«Maghreb chiave di volta mediterranea»Zerbini: «Genova e Trieste devono farsi trovare pronte per la Via della seta»QUAL È l’area geografica che in base alla sua esperienza sta crescendo di più nel bacino Mediterraneo?«Io evidenzierei la Turchia risponde FabrizioZerbini, presidente delTrieste Marine Terminal epresidenteamministratore delegato del gruppoTO Delta che al momentopare avere tassi di sviluppopiù interessanti rispetto ad altri Paesi all’internodell’area mediterranea».Quanto possono ancoracrescere i traffici marittimi in quest’area?«Farei ancora riferimentoalla Turchia, perché si prevede che possa proseguirenella sua fase di crescita.Ma è l’Africa, e in particolare l’area del Maghreb, lavera potenziale chiave divolta per incrementare itraffici dell’area mediterranea, non appena si dovessero risolvere le situazioni critiche che tutti benconosciamo. Lo stesso Medio Oriente inoltre qualora acquisisse quella stabilità politica da tempo ricercata, potrebbe esserenotevole fonte di sviluppoeconomico».Quali sono i rapporti più
significativi della suaazienda nell’area Med?«Come gruppo TO Delta econ Trieste Marine Terminal in particolare, siamo molto concentrati sullatratta che va dal Far East alCentro ed Est Europa, proprio attraverso il Mediter
raneo. Ma siamo anchepresenti con servizi regolari Intramed come appunto la Turchia o la Grecia, e nel Medio Orientecon Israele e l’Egitto. Inquesto modo cerchiamo diessere pronti a ogni richiesta legata a incrementi di
scambi commerciali nell’ambito del bacino mediterraneo».Quale sarà il ruolo delMediterraneo nella nuova Via della seta?«Questa importante iniziativa, fortemente volutadal governo cinese, al momento ha una sua certezzad’arrivo fino a Suez. Ma ècerto che avrà nel Mediterraneo il vero sbocco peri traffici destinati all’Europa, anche se non sono statiancora definiti i porti hubdell’area. In questo sensosarà importante per l’Italia farsi trovare pronta coni suoi due porti già individuati: Genova e Trieste».Quanto pesa la securitynel rapporto con gli altriPaesi del Mediterraneo?«L’esigenza di security, siacyber security che quellalegata all’antiterrorismo,resta tra gli argomenti diprimaria importanza neitraffici commerciali checoinvolgono l’area Med eche ci vedono coinvolti come azienda. La volontà resta quella di portare anchenel traffico portuale glistessi standard di sicurezza che oggi caratterizzanoquello aeroportuale».
ALLA FINE del mese scorso il presidente uscenteegiziano Abdel Fatah al Sisi è stato riconfermato dagli elettori alla guida delPaese nordafricano conuna percentuale bulgara dipreferenze, il 97%. Nonostante l’affluenza sisia fermata al 41,5% e molte associazioni abbiano denunciato irregolaritàdel voto, il risultato uscitodalle urne è stato sicuramente favorito dai timidiprogressi che l’economiade Il Cairosta facendoregistrare, dopo averdovuto affrontare una crisi durissima eparticolarmente lunga. All’indomani del voto,per esempio, la banca centrale egiziana ha tagliato itassi overnight di 100 punti base al 16,75% e quelli suiprestiti della stessa entitàal 17,75%, grazie al rallentamento dell’inflazione al14,4% annuo a febbraio,quando nell’estate scorsala corsa dei prezzi era arrivata al 30%. Nell’autunno del 2016 labanca centrale egizianaera stata costretta a farfluttuare liberamente la li
ra egiziana, che fino ad allora era agganciata al dollaro, nonostante vi fossegià stata una svalutazionenella primavera precedente; in seguito a quella decisione, dettata dalla mancanza di riserve in valutaestera, il cambio si era praticamente dimezzato, facendo così esplodere iprezzi dei beni importati.Quella decisione, che hafra le altre cose consentitolo sblocco di un finanziamento da complessivi 12
miliardi didollari neiprossimi treanni da parte del FondoMonetarioInternazionale, ha permesso all’Egitto diricostituireparte delleproprie ri
serve, grazie soprattuttoalla ripresa del turismo.L’anno scorso i visitatoristranieri hanno portato aIl Cairo ben cinque miliardi di dollari, una cifra tripla rispetto a quella del2016. I valori fatti segnare nel2010 (12 miliardi), l’annoprecedente la deposizionedi Hosni Mubarak, restanoperò lontanissimi. Attirati dalla svalutazione,gli investitori stranieri
hanno inoltre acquistato20 miliardi di buoni del tesoro, contribuendo così aincrementare le riservestraniere a 42,5 miliardidai 19 miliardi di prima dell’accordo con il FondoMonetario Internazionale.Un altro successo che puòvantare al Sisi è il calo delladisoccupazione: durante isuoi quattro anni di presidenza è scesa dal 13,6% del
2013 all’attuale 11,6%.Fra le misure impopolariprese dal presidente egiziano spicca sicuramenteil taglio dei sussidi energetici ed alimentari, che se daun lato aiutavano, e in parte aiutano tutt’oggi milioni di egiziani a vivere meglio, dall’altro pesavanosul deficit fiscale. Ed è probabile che nuovedecisioni in questa direzione verranno presto pre
se, ora che lo scoglio dellarielezione è stato superato.Secondo i dati della WorldBank, l’anno fiscale 2016 l’Egitto adotta una periodizzazione che va da luglioa giugno si è chiuso conuna crescita del Pil del4,3%, un valore che dovrebbe scendere al 3,9% inquello in corso. A partireda quest’anno tornerannoa crescere in modo signifi
cativo le esportazioni(+7%), contro la preoccupante debolezza fatta registrare nel recente passato.Su questo fronte l’Eni hagiocato un importantissimo ruolo, visto che la crescita dell’estrazione digreggio e gas è in gran partedovuta al Cane a sei zampe.La società guidata da Claudio Descalzi ha infatti consolidato la produzione daprimato dall’estrazione digas presso il campo di Nooros, nel Mar Mediterraneo, che ha raggiunto 32 milioni di metri cubi algiorno, corrispondenti a circa 215 mila barili di petrolio equivalente al giorno (boed). Questa produzione rappresenta il livello più alto mai raggiunto da un giacimento di Eni nel Paese negli ultimi 50 anni. Quest’importante risultato è stato raggiunto a seguito dell’avvio del pozzoNW7, il 13esimo perforato in questo giacimento. Il livello di produzione èdestinato a essere ulteriormente migliorato agiugno, quando entrerà inproduzione anche il14esimo pozzo, attualmente in perforazione,con il quale si raggiungeranno 34 milioni di metricubi di gas al giorno, corrispondenti a circa 230 milaboed.
AL SISI HA STABILIZZATO IL PAESE CON IL PUGNO DI FERRO, MA INTANTO ANCHE IL SETTORE DEL TURISMO TORNA A FARE CASSA
Egitto, scende la febbre dell’inflazioneMa il deprezzamento della lira ha permesso di fare il pieno di valuta straniera e liberato le risorse del Fmi
L’artigiano Mohammed Karam fotografato davanti al suo negozio, nel centro del Cairo
Per ridurre il deficit,il Cairo ha però
tagliato i sussidi su energia
e generi alimentarida cui dipendonomilioni di persone
XImercoledì18 aprile 2018Speciale Economie del Mediterraneo
ANALYSIS
In Egypt inflation and devaluationfever dropsAl Sisi can claim another success: a decline in unemployment, dropped to the current 11.6%AT the end of last monthEgyptian voters secured asecond presidential termin office for the incumbentAbdel Fatah al Sisi, in acontest where he ran virtually unopposed, receiving 97% of votes. Although voter turnoutwas just 41.5%, and severalinstances of voting irregularities were reported, theoutcome at the polls certainly saw some favour inthe cautious progress that Cairo’s economy is currently seeing, having faced avery hard and particularlydrawnout crisis. In the immediate aftermath of the vote, for instance,Egypt’s Central Bank cutits overnight rates by 100basis points to 16.75%, andits lending rate to 17.75%,thanks to yearonyear inflation falling to 14.4% inFebruary; it had reached30% over the previoussummer. During the Fall of 2016,Egypt’s Central Bank hadbeen forced to allow theEgyptian pound to float
freely, while it had previously been pegged to the dollar, even though the currency had already undergone devaluation in theprevious spring. As a result of that decision,due to the country’s lack offoreign exchange reserves,it practically halved against major currencies, leading to a steep rise in theprice of imported goods.Among other things the decision enabled the release
of IMF funding worth a total of $12 billion over thenext three years, and hasallowed Egypt to replenishpart of its reserves, thanksmainly to a recovery in thetourism sector. Last yearforeign visitors contributed five billion dollars, a figure three times that of2016. It’s still, however, afar cry from the $12 billionrecorded in 2010, the yearprior to the deposition ofHosni Mubarack.
Attracted by the currencydevaluation, foreign investors have also acquired 20billion in treasury bills,thus helping to increase foreign reserves to 42.5 billion, from 19 billion prior tothe signing of the agreement with the International Monetary Fund.Al Sisi can claim anothersuccess: a decline in unemployment; during his fouryear term of office it dropped from 13.6% in 2013 to
the current 11.6%.Among the Egyptian president’s unpopular measures those that certainlystand out are the cuts tofuel and food subsidies,which while helping, and,still do so to a degree, to improve the lives of millionsof Egyptians, they also constituted a weight on the fiscal deficit. And it is likely that new decisions in this direction could soon be taken, now
that the hurdle of his reelection has been overcome.According to the WorldBank figures for the fiscalyear of 2016, in Egypt thebudget year is calculatedfrom the start of July to theend of June ended with a4.3% GDP growth, a valuethat is expected to fall to3.9% in the current one.From this year exports areslated to start growing significantly (+7%), compared to the worrying weakness they recorded in therecent past. On this front, Italy’s ENIhas played a very important role, given that thegrowth in oil and gas extraction is largely conducted by that multinational company.The company, led by Claudio Descalzi, has in factachieved its highest level ofproduction from the Nooros offshore gas field, which reached 32 million cubicmeters of gas per day, corresponding to about215,000 barrels of oil equivalent a day (boe/d). Notfor 50 years has an ENIfield in Egypt seen higheryeilds. This important result was achieved followingthe start of the NW7 well,the thirteenth drilled sitein this field. Output levelsare destined to be furtherimproved in June when afourteenth well, currentlybeing drilled, will come into production, reaching 34million cubic meters of gasper day, equal to roughly230,000 boe/d.
A worker carrying mattresses in front of furniture shopsEgyptians walk to picnic along one of the branches of the Nile
XII mercoledì 18 aprile 2018 Speciale Economie del Mediterraneo
L’AGENZIA MOODY’S RIVEDE AL RIALZO IL RATING DEL PAESE
Germania e Austriamettono il turboall’economia slovenaSempre più forte il legame con l’industriadell’Europa centrale: Pil mai così bene dal 2007DA DIVERSI anni caratterizzata da una vivace congiuntura economica, nel2017 la Slovenia ha fatto registrare un vero e proprioboom. Il prodotto internolordo in termini reali è infatti cresciuto del 5%, facendocosì segnare il miglior risultato dal 2007. Tra l’altro, l’anno che si è appena chiuso è andato in crescendo con l’ultimo trimestre, in aumento del 6,2% rispetto allo stesso periododel 2016. A trainare l’economia di Lubiana è stato l’export, che asua volta ha beneficiato della ripresa di tutto il VecchioContinente: nei 12 mesi ilbalzo delle esportazioni èstato del 10,6%. Il progresso della domandainterna è stato più contenuto, chiudendo comunquecon un ottimo +4%.Il punto di forza della Slovenia resta dunque la sua crescente integrazione nei processi produttivi di Germania e Austria: il piccolo Paese vanta tre settori dieccellenza in campo produt
tivo ampiamente utilizzatidai vicini di lingua tedesca,come la produzione di motori per auto, di macchinarie di farmaci. Queste tre industrie rappresentano circala metà dell’export sloveno,ed è grazie a loro se il surplusdelle partite correnti viaggiastabilmente al 7,5% dell’intero prodotto interno lordo.La restante quota va in capoall’industria siderurgica aquella del legno e dell’arredamento.Il buon momento della Slovenia dovrebbe proseguireanche nel 2018. Secondo le stime di ErsteGroup, il Pil dovrebbe aumentare di un altro 4,5%,una stima rivista al rialzo dalprecedente 4%. Gli analisti dell’istituto austriaco hanno giustificatoquesta valutazione indicando le «robuste performance»del Pil» nel 2017, e «l’ottimoandamento delle esportazioni», che hanno mantenuto il loro ruolo positivo nellacrescita, ma anche il «rafforzamento della domanda interna».
Quest’ultima sta traendobeneficio dal calo della disoccupazione, che sempresecondo le stime di ErsteGroup, continuerà a scendere, dal 6,8% del 2017 al 6,3del 2018 fino al 5,8% del2019.Risulta infine essere in via dirisoluzione anche il maggiorproblema dell’economiaslovena, le sofferenze del sistema bancario. Dopo aver evitato il fallimento nel 2013 grazie all’intervento dello stato, gli istituti del Paese hanno iniziatoa smaltire i crediti deteriorati, con una decisa accelerazione nel 2017.Nel settembre scorso Moody’s ha alzato la propria valutazione su Lubiana daBaa3 a Baa1 (con previsionepassata da “stabile” a “positivo”), a conferma del miglioramento delle finanzepubbliche. Secondo l’agenzia di rating,la Slovenia ha implementato importanti riforme nelsettore bancario, in quellogiudiziario e nel campo dell’amministrazione pubbli
ca. La crescita economica e i relativi progressi sul fronte fiscale dovrebbero consentireun miglioramento delle finanze statali anche nei prossimi (di qui l’outlook “positivo”). Nel 2016 il rapportodeficitPil è sceso all’1,8% enel 2017 dovrebbe esser diminuito ulteriormente allo 0,8%. Qualche incertezza inpiù c’è sul fronte politico: alle elezioni politiche che siterranno ad inizio giugno (ilgiorno preciso non è ancorastato deciso) il Paese arriverà con un primo ministro dimissionario. Il premier Miro Cerar ha infatti di recente annunciato
le proprie dimissioni dopoaver preso atto dell’annullamento da parte della Cortesuprema del referendum cheaveva dato il via libera a unambizioso progetto ferroviario sulla tratta DivacciaCapodistria, sostenuto dalgoverno di centrosinistra. Il presidente della Repubblica, Borut Pahor, ha decisodi non nominare alcun primo ministro incaricato diformare un nuovo governo,spiegando che «quando lalegislatura è praticamentealla sua scadenza, sforzarsidi eleggere un nuovo presidente del governo non è nésensato, né necessario».
MERCATI
L’ombra cineseincombesui produttoridi vino europeiTUTTI i produttori di vino conpropensione all’export guardano alla Cina come la grandeoccasione del presente e del futuro, ma il gigante asiatico potrebbe anche essere una grande minaccia per il settore. Dalla ricerca dell’Area studi di Mediobanca che viene presentataogni anno in occasione del Vinitaly, emerge infatti che l’import cinese di vino è salito dal2012 del 75%, ma anche che negli ultimi vent’anni la quantitàdi vigneti impiantati nel Paeseè cresciuta di oltre il 400%,esattamente del 407%. Anche i consumi in Cina sonoin aumento, ma nello stessoperiodo la crescita è solo del62% a 11,4 milioni di ettolitri,quindi a un tasso molto inferiore rispetto alla quantità divigneti impiantati. È vero che nel 1995 (anno dal quale partono i dati della ricerca Mediobanca) le vigne nel giganteasiatico erano quasi assenti,ma questa differenza sta a significare che la Cina dove perora si produce vino di scarsaqualità spesso con aggiunta didistillati e zucchero per il mercato interno ha una potenzialità produttiva inespressa ancora enorme. l’anno scorso ilprimo importatore in Cina èstato la Francia con 973 milioni di euro in valore, seguita dall’Australia a 640 milioni in aumento del 23%.
FINANCE
Saudi Arabia get top Moody’s ratingsMOODY’S Investors Servicehas affirmed the Saudi government’s longterm issuerand senior unsecured ratings at A1 with a stable outlook.The affirmation of SaudiArabia’s A1 ratings is supported by the following key rating factors:*Moody’s baseline view thatthe fiscal consolidation expected at the time of the lastrating action will continueover the medium term, ensuring stabilization of the government’s debt burden below 30 per cent of GDP.Moody’s continuing expectation that the government’s ambitious structuralreform agenda will, over time, reduce the exposure ofSaudi Arabia’s economy andpublic sector balance sheetto oil prices, balanced against the associated execution risks given the large scale of the task at hand and thepotentially negative shortterm economic and socialimpact of some of the relatedmeasures. Moody’s said thestable outlook indicates thatthe risks to the ratings arebroadly balanced. The government’s reform program,including the plans to balance the fiscal budget by 2023,could over time offer a routeback to a higher rating level
MOODY’S AGENCY REVISES THE COUNTRY’S RATING UPWARDS
Germany and Austria pull Slovenian economyThe link with the Central European industry is growing stronger: GDP has never been so good since 2007SLOVENIA has been enjoying abuoyant economic climate forseveral years now and in 2017the country experienced a financial boom. In fact GDP grew by 5% in real terms, the best resultsince 2007, with the last quarterup 6.2% compared to the sameperiod in 2016. The driving forcebehind Slovenia’s economic improvement are exports, which inturn benefited from a broaderEuropean recovery: in twelvemonths the jump in exports was10.6%. Domestic demandgrowth was more contained, butclosed at a very decent +4%.Slovenia’s strong point is therefore its growing integration intoGermany and Austria’s productive processes. The small country which borders FriuliVenezia Giulia boasts three sectorswith excellence in areas of production that are broadly in demand from its Germanspeaking neighbours: the production of engines for cars, machinery and medicine. These threeindustries account for abouthalf of Slovenia’s exports and itis thanks to them that its currentaccount surplus has grown steadily to 7.5% of the country’s totalgross domestic product. The remaining share is accounted forby the steel industry and the wood and furniture industry.Slovenia’s good times are ex
pected to continue in 2018. According to Erste Group estimates, GDP should increase byanother 4.5%, an estimate revised upwards from the previousfigure of 4%. Analysts from theAustrian institution justifiedthe upgrade by pointing to “robust [GDP] performance” in2017, and “the excellent performance of exports”, which main
tained their positive role ingrowth, as well as the “strengthening of domestic demand”.The latter is benefiting from adecrease in unemployment: according to Erste Group estimates, Slovenian unemploymentwill continue to fall, from 6.8% in 2017 to 6.3% in 2018, and 5.8%in 2019.Finally, the biggest problem for
the Slovenian economy, which isthe crisis in the banking system,is also being resolved. After avoiding bankruptcy in 2013 through state intervention, the country’s institutions began to dispose of nonperforming loans,with a marked acceleration in2017.Last September, Moody’s raisedSlovenia’s rating from Baa3 to
Baa1 (with a “stable” to “positive” outlook), confirming the improvement in public finances.According to the rating agency,Slovenia has implemented important reforms in the bankingsector, the judiciary and its public administration. Economicgrowth and related tax reformshould allow for an improvement in government finances inthe coming years (hence the“positive” outlook). In 2016, thedeficittoGDP ratio fell to 1.8%and it is projected to decreasefurther to 0.8% in 2017. There is more uncertainty onthe political front: the countrywill hold general elections at thebeginning of June (the exact dayhas not yet been decided) withthe Prime Minister resigning.Prime Minister Miro Cerar recently announced his resignation after noting the SupremeCourt’s annulment of the referendum that had authorised anambitious railway project in theDivacciaCapodistria section,which was supported by the centreleft government. The President of the Republic, BorutPahor, decided not to appoint apremier to form a new government, explaining that “when thelegislative session is practicallyover, trying to elect a new headof the government is neithersensible nor necessary.”
Auto e contenitori nel porto di Capodistria
Il primo ministro della Slovenia, Miro Cerar
XIIImercoledì18 aprile 2018Speciale Economie del Mediterraneo
ACCORDING to the economic outlook by the International Monetary Fund (IMF)for Libya, the country willhave its strongest economicgrowth over the 20172018twoyear period, with a jumpof 55% this year, and 31% inthe next. Although very positive, one shouldn’t be deceived by this figure: since thefall of Gaddafi (2011) thisNorth African country haslost about two thirds of itsgross domestic product,which was worth 35 billiondollars, andthis means,provided theIMF forecastcomes true,that by theend of 2018Libya willstill havesquandered just underhalf of its2011 GDP.And the current situation iseven more dire if one considers a longer period of analysis. In 2008 Libya’s GDP reached an alltime high of 87billion dollars, and at that time the Libyan InvestmentAuthority, the sovereignfund created in 2006, andLafico, a financial companyof the Tripoli government,held significant positions incompanies such as Unicredit, Finmeccanica, Fiat, andother companies listed on
European exchanges.According to IMF estimates,in 2017 the Libyan economytotalled 20,971 million Libyan dinars ($15 billion), a figure that should rise to about$20 billion by the end of thisyear. The country’s performance, which has allowedGDP to rise from its $10billion low point of 2016, however, is saddled with runawayinflation, which this year may will reach 32%, havingbeen close to a steady 30%over the last two years. And,
as pointedout by the internationalorganization, which isheaded byChristine Lagarde, the reliability ofdata in a context of civilwar is “low,
especially with regards tomediumterm projections.”The recovery in oil exportshas encouraged the recoveryin gross domestic product;such upswing, however, isprimarily contingent on global oil prices, which will notnecessarily keep rising asthey have over the past twoyears, and on the investments of large foreign companies, which won’t always beinclined to risk their capitalamidst Libya’s unrest. Italy’sENI, which is the biggest fo
reign company in the country, has, for instance, decided to reduce its productionof crude oil. On more thanone occasion the activity ofthe enormous Italian gascompany, with its ubiquitous sixlegged dog logo, hasbeen stopped or sloweddown in Libya due to attacksby militia bands that contend for control of the territory.Conversely, the Frenchcompany Total, decided to
strengthen its presence inTripoli, acquiring for 450million dollars Marathon OilLibya Limited, which holds a16.33% stake in concessionsat the Waha oil field in Libya.This acquisition explainedthe Parisbased company will allow access to reservesexceeding 500 million barrels of oil, with an immediateproduction of about 50,000barrels of crude oil per day,and significant explorationpotential over concessions
that extend for 53,000 square kilometres in the Sirte oilbasin.Currently, Libyan oil production stands at 1.1 millionbarrels per day, a value muchlower than the 1.8 millionbarrels achieved prior to2011. The decline in Libya’s oil production has been afactor, among other things,which analysts indicate ashaving played a role in the recovery of the price of crude.In particular, crude oil futu
res were impacted by lastDecember’s explosion at theoil pipeline that supplied theSidra oil terminal. Followingthe attack, the details of which are still unclear, production at that pipeline, managed by Waha Oil, dropped to60,00070,000 barrel a dayfrom 260,000 previously.Waha is a joint venturebetween the Libya’s stateowned company NationalOil Corp (NOC), Hess, Marathon Oil and ConocoPhillips.
THE COUNTRY HAS LOST ABOUT TWO THIRDS OF ITS GROSS DOMESTIC PRODUCT
Libya tries to pick itself up again post collapseBut analysts warn of low levels of reliability in the medium term: inflation will reach 32%
Libyan Abdallah Said, 28, transforms large wooden blocks into pieces of art at his workshop in the city of Shahat
French company Total, decided to strengthen its presence in Tripoli,
acquiring for 450 million dollars
Marathon Oil Libya Limited
XIV mercoledì 18 aprile 2018 Speciale Economie del Mediterraneo
THE NORTH AFRICAN MONARCHY IS THE PREFERRED DESTINATION FOR FOREIGN CAPITAL ENTERING THE AFRICAN CONTINENT
Morocco: an emblem of African development A country that has been able to radically transform its economy in recent years
French President Emmanuel Macron escorts King Mohammed VI of Morocco as he leaves the Elysee Palace in Paris,
ECONOMICALLY, Moroccorepresents a kind of happyisland within the African continent, particularly in NorthAfrica. Spared from the socalled Arab Spring, in recent years the country governedby Muhammad VI has profoundly transformed its economy, while continuing topost very high rates of growth.Currently, industry, tradeand services represent threedeveloped and solid nationalsectors, standing alongsidethe more traditional agricultural sector. It is therefore nocoincidence that the NorthAfrican monarchy is the preferred destination for foreigncapital entering the Africancontinent, attracted by a favourable environment for entrepreneurship, as well as opportunities offered by its strategic geographical location,overlooking the Atlantic onone side, and very close to theEuropean Union on the other.Italian companies are amongthose showing the greatest interest in recent times. Automotive component makerMagneti Marelli, for instance,has announced that it will build a plant in the Tangier areafor the production of automotive components. The project,which will be launched in2019, envisions 37 million euro in overall investments. Theplanned industrial site will belocated in the Tanger Automotive City, a dedicated freezone, and will cover an area ofabout 20,000 square meters,with the possibility of subsequent extensions. The plantwill have a production capacity of around 6 million units atfull capacity. The workforce is
expected to reach 500 employees by 2025. “We are pleased to support Morocco inone of the country’s strategicobjectives: the developmentof its automotive industry,”said Pietro Gorlier, managingdirector of the company, which is a subsidiary of FCA.Magneti Marelli’s investmentis an addition to an already highly developed automotive
United States.Also noteworthy, in the energy sector, another cornerstone of the Moroccan economy,was the acquisition of a 48%stake in Masdar Energy, acompany that deals withenergy efficiency, on behalf ofItaly’s Green Power Group, acompany listed on the AIMItalia index. Morocco’s energy plan envisages investmen
ts worth 40 billion dollarsover a period of 15 years,threequarters of which aredestined to the developmentof green energy facilities. Indeed, the government in Rabat has itself set a goal of achieving 52% of energy needs through green power generation by 2030. Enel GreenPower is also active in Morocco, engaged in the construction, together with Narevaand Siemens, of five wind farms, that will provide a total of850 MW power. The facilitiesat Midelt (150 MW), Tanger(100 MW) and Jbel Lahdid(200 MW), are located in northern Morocco, while those atTiskrad (300 MW) andBoujdour (100 MW) are located in the country’s south.The implementation of theproject, which will be completed by 2020, provides for 1 billion euro in overall investments.But it’s the buoyancy of theservice sector, too, that stands as proof of just how much Morocco’s economy has evolved. Recently, Milanbasedcompany Sisal has arrived inthe country. The firm won atender by Morocco’s NationalLottery Management Company (SGLN) for “the implementation of outsourcingservices and services related to the supply, installation andmaintenance of a new gambling system.” Beginning January 1, 2019, Sisal will operate and develop an array ofgambling options which willinclude fixed odds, nationallottery games, instant lotteries, computerized gambling,virtual races, and MILs (Interactive Lottery Machines).
THE OPERATORS’ OPINION: CANAL TRAFFIC IS STARTING TO GROW, BUT IT IS NOT CERTAIN THAT IT WILL REACH ITALY
Suez, doubts and expectations three years after the expansionTHE Mediterranean Sea lostits commercial centrality on12 October, 1492, with the discovery of America and theshift of the main Europeanroutes to the Atlantic, and itregained it on 17 November,1869, with the inauguration ofthe Suez Canal. But Europeantraffic has continued to favour Atlantic routes for almost a century, with theexception of oil supplies fromthe Middle East. The turningpoint came with the Chineseeconomic miracle of the lastthirty years, which accordingto historians was promoted bythe reform programme launched in 1979 by PresidentDeng Xiao Ping. Products made in China have become standard items in European shopsand traffic through the canal has grown exponentially. Thesize of container ships has also increased as a result, so much so that the Egyptian Government decided to widen thecanal several years ago. Egyptinaugurated the new Suez Ca
nal with expanded capacity inAugust 2015. The objectivewas to increase the canal’s revenue from $5.3 billion in2014 to $13 billion in 2024.However, in the first monthsafter the opening, traffic had not increased as expected (in2015 revenues were $5.175billion, in 2016 they fell by 3.2percent to $5 billion) and since then the government hasbegun to adjust tariffs. Thisoperation is ongoing, and hasborne its first fruit. The SuezCanal saw its revenues increase in 2017, from $5 billion in2016 to $5.3 billion in 2017. This major new constructionproject was also expected tobe a driver of increased trafficin Italy. What is the situationtoday, and what are the operators’ expectations?According to Confetra’s president, Nereo Marcucci, “nolargescale effects have beenfelt. The new canal certainlycannot fix the crisis in trafficthat occurred after 2008. Weare currently seeing an ove
rall recovery in traffic, but it isdifficult to distinguish thespread generated by theexpansion of the channel.”Federagenti’s Chairman GianEnzo Duci explained, “Today,the Suez Canal is 100% accessible to the container fleetcurrently in operation. Theseare ships that pass throughthe Mediterranean, but thatdo not necessarily producewealth in the Mediterranean,or even just transport goodsto and from the Mediterranean. Thanks to the expansion, the Suez Canal recordeda 15% increase in revenue inthe first two months of thisyear, up by $116 million. Thetonnage of ships sailingthrough Suez in the first two months of 2018 exceeded 172million tonnes, comparedwith 154 million tonnes in thesame period of the previousyear.These figures confirm thatworld trade is holding up despite political tensions andthat shipping is particularly
ready to respond to the newinfrastructure supply, such asthe (expanded) Suez channel.However, it is necessary towork towards creating an automatic connection betweenthis extra traffic through Suezand the Mediterranean’s capacity to absorb it. The offering of an efficient logisticalport system, but also and particularly economic growthwithin the framework of theindividual countries, are thepreconditions for “makingthese ships stop.” According to Pierluigi Maneschi, president of the Sisamgroup and vice president ofItalia Marittima: “Aside fromVLCCs, the Suez Canal is nowable to guarantee that container ships over 20,000TEUcapacity can sail through it.This does not automaticallymean that the Mediterraneanis growing at the same pace asthe Canal. Certainly someEast Med areas are recordinga strong traffic growth rate,but this is essentially a conse
quence of economic growth inthe East Med and Gulf area.Suez offers opportunities, butthe capabilities and efficiencies of these countries’ portsdetermine how much can bemade of these opportunities.Mario Enrico Disegni, who ispresident of Fedespedi’s maritime section, said: “I don’t
think that there will be majorvariations in traffic volumesin the immediate future, dueto the European economic situation and the markets’ absorption capacity. I don’t seemuch optimism but I hopethat there are no more disturbances on an international level.”
IA container vessel passes the Suez Canal
hub. Renault has been present in Morocco since 2012,with a factory located in Dacia, which last year reached itsmillionvehicle mark, and theFrench carmaker recently decided to invest almost a billion euros there with the creation of a global supplychainplatform. In addition to thecommitment shown by Renault, which has 50,000 em
ployees in the country, there’s the contribution of Valeo(car components) that opened a new integrated industrial centre within the TangerMed port. That Frenchgroup invested 50 million euro to directly supply PeugeotCitroen’s Kenitra facility, andRenault’s at TangerMed, withsurplus production destinedfor export to Europe and the
XVmercoledì18 aprile 2018Speciale Economie del Mediterraneo
L’INIZIATIVA
Nasce la rete elettrica mediterraneaAl via quattordici progetti per un investimento globale di 16 miliardi di euroQUATTORDICI progetti eun investimento globale di 16miliardi di euro: tanto serviràper connettere nei prossimi anni i Paesi che si affaccianosulle due sponde del Mediterraneo e dare vita a un’unica, grande rete elettrica sostenibile e capace di garantire energia a circa 500 milionidi consumatori. Il pianod’azione è stato messo a punto da MedTso, l’associazione formata da 20 gestori elettrici (tra cui l’italiana Terna)di 18 Paesi Ue ed extraUe, tracui Italia, Francia, Spagna,Egitto e Libia, che nei giorniscorsi al Parlamento Ue ha illustrato i risultati ottenutidopo 3 anni di lavoro. «Le interconnessioni transfrontaliere nella regioneEuroMediterranea sono piùdi un’opzione, sono una realenecessità per raggiungere gliobiettivi nazionali e regionalidell’agenda politica energetica», ha sottolineato nell’occasione il segretario generaledi MedTso Carlo Ferrante.Al piano d’azione, che prevede anche la realizzazione di2.200 km di nuove linee, hanno lavorato ben 146 esperti,impegnati nella creazione diun database comune delle diverse reti elettriche dei Paesimediterranei. Con l’ingresso
della Croazia annunciato oggi, i Paesi coinvolti nel progetto salgono a 19. «Il contributo della Commissione è stato decisivo, favorendo la partecipazione di alcuni Paesi che avrebberoavuto delle difficoltà e permettendoci di sviluppare unprogetto di attività consolidato e coerente», ha proseguito Ferrante. I lavori potrebbero concretamente essere avviati nel 2030. L’Italia, grazie alla sua posi
zione geografica, è destinataa svolgere un ruolo da protagonista. Tre infatti sono i piani di interconnettività che lavedono coinvolta, due con laTunisia già ben avviati euno con l’Algeria. Il progetto MedTso è statoavviato grazie a un finanziamento Ue di oltre tre milionidi euro. La seconda fase delprogetto fino al 2020 dovrebbe prendere presto il viacon la firma di un nuovo accordo tra MedTso e Bruxel
les e un ulteriore finanziamento. «Il 2030% degli investimenti» del piano Ue dedicato ai paesi africani e delMediterraneo «saranno destinati al settore dell’energia», ha detto Michael Koehler, responsabile della Direzione generale per lo sviluppo e la cooperazione dellaCommissione europea, precisando come gli investimenti debbano essere sostenutida «regole comuni e interconnessioni».
Un’auto elettrica in corsa al Gran Premio di Formula E di Roma
PORT OF LIVORNO (LEGHORN)
“Developmentin the Med hinges on Ro-Ro”Wheeled cargo rose 7.4% compared to 2016FOR THE PORT of Livorno,freight traffic with the Mediterranean mainly equalswheeled freight. That Tuscanport is a leader in Italy for roro, which accounts for 50percent of its tonnage (2017 data). The Port Authority System of the Northern Tyrrhenian Sea, which brings together Livorno and Piombino, has seen roro volumes rise compared to 2016, from19.0 to 20.4 million tonnes (+7.4%) or, in terms of vehicle numbers, from 626,000to 680,000 (+8.6%). Growthon the maritime shipping side must clearly be accompanied by growth on the tarmac. The availability of spacein the backport area, and theabsence of mountains actingas barriers behind it, are unique advantages at Livorno,compared to nearby ports.And the Authority is focusingon just this, through its president Stefano Corsini, who iscarrying forward the projects
of his predecessor, GiulianoGallanti. The volumes ofwheeled cargo recorded, especially at the port of Livorno, point to a trend that in recent years has shown significantly better performancethan that of other cargo categories, as 2017 data has confirmed. Corsini explains:“It’s not hard to account forthis performance. First of all,the ports of this System havea strategic centrality due toan enviable geographic positioning; the logistics hub here, thanks to the port infrastructures, makes it an economic, commercial, andtransport pivot at many levels: for shipping to the nearby islands (Tuscan archipelago, Sardinia), across borders,(Sardinia and Corsica),within the EU (Motorways ofthe Sea links with France andSpain), and at the EuroMediterranean level (MENAcountries). In particular, it’sthe short sea shipping links
in the Mediterranean areathat are mainly responsiblefor Livorno’s trading excellence; the port is in fact themain Italian roro port, andthe principal port for ContinentSardinia shipping links,while Piombino is the closestmainland port to the islandsof Corsica and Sardinia. Thefrequency and quality of their sea links gives our ports asubstantial and unquestionable importance. At presentLivorno has roro trafficlinks with Sardinia, Sicily,Corsica, Tunisia, Spain andwith the islands of the Tuscan archipelago. Livorno ispositioned to connect ten different ports through four different shipping companies
that handle wheeled cargoesacross six different routeswithin Italy and four international routes. Of these, over50% handle freight exclusively, using roro ships, whilethe remaining lines handlemixed goods and passengers(ropax services). So far, I’veenumerated our port system’s strengths in such a crucial sector. Needless to say that we have great expectations for the socalled Marebonus incentive programme,to spur jointly sea transport and road haulage, and to succeed where the previous Ecobonus program failed. Theimpact of the former was rather limited, managing to divert just 5% of total road traf
fic, due either to the fragmented nature of road haulagecompanies, or to the inabilityof these to provide an integrated service.”The sole director of RAM(Mediterranean MotorwayNetwork), Ennio Cascetta,agrees on this point as well; inan article on the pages of theAuthority’s magazine, “PortNews”, he referred to a memorandum of understandingsigned last year: “The port ofLivorno has great potential.It holds the record in Italy forroro traffic, with 13% of thecountry’s total, and 390,000commercial vehicles carriedin 2016. These potentialsmust be developed in an intermodal fashion. That was
precisely the objective for thejoint signing of the Memorandum of Understanding byInterporto Toscano AmerigoVespucci (promoter of theinitiative), RAM, Authorityof the Port System of the AltoTirreno, Tuscany Region,Veneto Region, InterportoQuadrante Europa of Verona, Interporto di Padova, andthe Italian railway network(RFI). These entities willwork together to elaborate aplan for the activation of anew intermodal service forfreight carried over the landportion of the Motorways ofthe Sea, from Livorno port tothe markets of North EastItaly, and from there towardsCentralNorthern Europe.”
La nave Grande Halifax della flotta Grimaldi Lines
LA domanda globale di petrolio resta solida nel 2018, ma le tensioni commerciali sui dazi tra Cina e Stati Uniti potrebbero rappresentare «un rischio» e comprometterla. È quanto sottolineal’Agenzia internazionale per l’Energia (Aie) nel rapporto mensilesul mercato petrolifero, ricordando la stima di una crescita delladomanda globale di greggio di 1,5 milioni di barili al giorno nel corso dell’anno. L’Aie ha rilevato un aumento dei prezzi del petrolio, sostenuti principalmente dall’instabilità politica in MedioOriente. L’incertezza sulla situazione in Siria e Yemen «ha contribuito a spingere il prezzo del Brent sopra i 70 dollari a barile».
Le previsioni
PETROLIO, LA DOMANDA RIMANE STABILEMA LO SPETTRO DEI DAZI È UN RISCHIO
XVI mercoledì 18 aprile 2018