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ANNO II - N. 10 - MERCOLEDì 16 NOVEMBRE 2011 FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO EDIZIONE DI CATANIA Melior de cinere surgo STORIE DI MORTI IN OSPEDALE PAG. 8 PAG. 4 «I CATANESI SONO ALLUPPIATI » SINDACO ABUSIVO ASSUNZIONI ILLEGITTIME? PAG. 11 PAG. 12 PAG. 13 GLI STRANI AFFITI SANITA LORO

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SUD 10 anno II

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO EDIZIONE DI CATANIA

Melior de cinere surgo

STORIE DI MORTI IN OSPEDALE

PAG. 8

PAG. 4

«I CATANESI SONO ALLUPPIATI» SINDACO AbUSIVO ASSUNzIONI ILLEGITTIME?

PAG. 11 PAG. 12 PAG. 13

GLI STRANI AFFITI

SANITA LORO

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011Pagina | 2 EDITORIALE

Direttore Responsabile Fabiola Foti • [email protected] Silvio D'Alì, Andrea Di Grazia, Andrea Pappalardo, Antonino Reina, Federica Campilongo, Rosario Pavone, Angelo Capuano, Aureliano Buendia, Desiree Sicilia, Michele MinnicinoRegistrazione Tribunale di Catania 18/210Edito da Editori Indipendenti S.r.l. Viale Kennedy 10 - 95121 Catania tel. [email protected][email protected]

Stampa Litocon S.r.l CataniaPer le vostre inserzioni pubblicitarie su SUD tel. 095 34 90 15 • [email protected] viene impaginato utilizzando programmi Open Source e stampato su carta reciclata

TERRORISMO, FINANzA E MAFIACrisi globale e dramma sicilianoAureliano Buendìa

Basta la criminale spregiudicatezza di banchieri e fi-nanzieri per spiegare la crisi economica che sta affa-mando l’Occidente?

Ci soddisfa pensare che una classe politica impresenta-bile, sottomessa agli ambienti criminali della finanza, sia la causa della catastrofe in atto?

Certo, finanzieri, banchieri e politici portano sulle spal-le una responsabilità epocale, così da meritare per que-sto d’essere allontanati dal potere e, laddove ci sono crimini, di finire i loro giorni in galera o meglio ancora spogliati di ciò che hanno rubato, e tuttavia solo un’ana-lisi superficiale potrebbe fermarsi ad individuare in questi due poteri la causa unica della crisi finanziaria che si sta consumando.

Abbiamo, infatti, già di-menticato che nel 2001, dopo l’attentato dell’11 set-tembre, Bin Laden oltre a minacciare l’Occidente con l’avviso di altri attentati, ri-peteva che America ed Eu-ropa andavano attaccati nei mercati, e cioè nel cuore di un sistema, certamente ma-lato, guardato dagli estremi-sti come il finanziatore di un modello non gradito ai Paesi arabi più integralisti?

Nondimeno, non c’è oramai informazione che non liqui-di ciò che sta accadendo con la solita nenia degli specula-tori; ma cosa significa spe-culare? E chi sono questi speculatori? E’ davvero cre-dibile che un gruppetto di criminali se ne stia nascosto chissà dove davanti al com-puter mettendo in crisi milioni di famiglie, capi di stato e di governo, presidenti di banche storiche?

Probabilmente sarebbe invece più saggio osservare come un sistema bancario in crisi per l’irresponsabili-tà dei banchieri, con una finanza mondiale favorita da governi complici nelle ricchissime operazioni di spe-culazione, insieme ad una debito pubblico enorme, e grazie ad un Occidente in conclamato degrado di valori e di modelli di vita, abbiano rappresentato l’occasione ideale affinché non già l’Islam bensì i poteri arabi più forti muovessero l’attacco finale alla nostra civiltà.

Non è un’opinione di chi scrive ma il risultato di uno studio molto ben documentato commissionato dal go-verno degli Stati Uniti ad un gruppo di esperti in scena-ri di guerra innovativi ed anomali.

Lo studio finale di quasi 150 pagine si intitola: “Eco-nomic Warfare: Riscks and Responses” e nel capitolo “The Risk of Financial Terrorism/Economic Warfare” viene spiegato come l’attacco all’Occidente compren-

da 3 fasi.

La prima fase avrebbe visto l’intervento dei Paesi pro-duttori di petrolio intervenire sui mercati aumentando artificiosamente il prezzo del greggio, determinando così una plusvalenza miliardaria per quei Paesi ed uno squilibrio invece nella bilancia delle Nazioni consuma-trici.

La seconda fase ha visto l’attacco diretto alle grandi banche con il fallimento dei colossi americani.

La terza fase, che è quella in atto, prevede di provocare

il default degli Stati Uniti d’America, della Germania, della Francia, della Spagna, dell’Italia e quindi dell’in-tero sistema.

Questo il quadro tremendo che viene descritto e che purtroppo ha implicazioni ancora più gravi, poiché nello studio si fa rilevare come l’indebolimento delle democrazie occidentali sia naturalmente propedeutico ad un attacco convenzionale e comunque aumenti il ri-schio di conflitti armati tra gli Stati.

Gli Stati che secondo questo Rapporto stanno dietro l’attacco sono l’Iran, il Venezuela, la Cina ed un gruppo di Paesi arabi, di fatto in mano a centrali terroristiche.

Del resto, la tensione di questi giorni tra Iran ed Israele da proprio conto di quanto sia grave e serio il pericolo che la nostra società sia trascinata in una guerra deva-stante.

Ora, se tutto ciò è vero occorre interrogarsi su quali sono, e saranno ancor di più, le conseguenze per il no-

stro Paese ed in particolare per la Sicilia.

Occorre quindi sottolinearsi come purtroppo le regioni più depresse siano anche le più esposte all’impoverimento che si sta consumando, ed in particolare perciò il sud Europa e segnatamente la Sicilia (come la Grecia) stanno subendo ri-percussioni gravissime su un’occupazione già ridotta ai mi-nimi continentali e su un sistema creditizio che da sempre vede le banche affamare la nostra terra per portare i risparmi nelle aree più ricche del Paese.

La condizione della Sicilia è poi peggiorata dalla presenza della Mafia, poiché non c’è alcun dubbio che il Crimine or-

ganizzato giochi un ruolo micidiale sia sul sistema delle imprese come anche su quello del mercato del credito, con l’incremento dell’usura, come altresì sul mondo del lavoro garantendo una manovalanza criminale remunerata delittuosamente.

Tutto ciò rende chiarissima l’inade-guatezza di una classe politica perlo-più collusa, affarista ed incapace, a sua volta finanziata da ambienti criminali, intenta a spartire appalti quale merce di scambio con la Mafia, sottomessa al Crimine per l’ottenimento del consen-so attraverso appunto il voto di scam-bio.

Ecco perché è inaudito che il Presi-dente della regione Sicilia rimanga al suo posto malgrado abbia a carico un processo proprio per voto di scambio.

Ed ecco perché è incredibile che Cata-nia abbia un Sindaco rinviato a giudi-zio per avere messo le mani nell’odio-sa pratica dei finanziamenti ai più bisognosi restando coinvolto nello scandalo dei Servizi sociali.

Una classe politica avversaria del-la Mafia e dei poteri siciliani collusi potrebbe in questo momento di grave

crisi giocare un ruolo importantissimo per alleviare le soffe-renze delle famiglie siciliane e catanesi.

Una Regione credibile potrebbe farsi parte interlocutrice con il sistema bancario per alleviare l’indebitamento delle famiglie e potrebbe, anziché assumere sempre nuovi consu-lenti, favorire l’occupazione dei giovani e dei tanti quaran-tenni che hanno perso il lavoro.

Un Sindaco capace avrebbe pronto un progetto sociale per la città per aiutare le tantissime famiglie che bussano alla Caritas perché non possono comprare il latte per i bambini, per i tanti che non hanno un tetto ed per i moltissimi che hanno la casa ma hanno difficoltà persino a comprare i libri per la scuola dei figli.

Di fronte a scenari globali purtroppo così gravi, le Ammi-nistrazioni locali questo devono saper fare: stare vicine al popolo, aiutarlo e sostenerlo, anziché affamarlo come fanno i più odiosi Padroni.

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011 | Pagina 3CRONACA

«È stato da subito evidente che, il dottor Poli era arrivato al Cannizzaro con il compito di mettere al mio posto qualcuno che fosse del clan Lombardo» dice a Sud Alberto Lomeo, responsabile dell’uni-tà di chirurgia vascolare dell’ospedale Cannizzaro di Catania.Lo ricordiamo ancora una volta, il dottore Lomeo è il medico, che si rifiutò di firmare una diagnosi che riteneva non veritiera in capo al presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Allora, il primario denunciò il fatto alla Procura della Repubblica. La diagnosi veniva effettuata in perfetta coincidenza con le notizie di stampa circa la possibilità di un imminente arresto dello stesso Lombardo nell’am-bito di un’indagine antimafia.

A metà ottobre Lomeo riceve una lettera, che pubblichiamo integralmente sul sito www.sudpress.it, con cui Francesco Poli, direttore generale del Cannizzaro, annuncia procedimento di recesso del contratto del medico.

«Poli fin dal principio, ha fatto di tutto perché l’unità da me diretta sbagliasse – spiega Lomeo a Sud – non sono stati mai sostituiti i medici che andavano via, non si è operata la manutenzione dei macchinari, né ci sono stati forniti gli strumenti per operare. Eppure abbiamo raggiunto ugualmente gli obiettivi e siamo rientrati nel budget. Si sarebbe dovuto procedere ad una verifica fin dal 2009, ma consapevole che la mia unità non era caduta in fallo, Poli ha preferito raccogliere le 9 pagine con cui si annuncia il mio licenziamento e scelto una strada esterna a quella dell’ospedale, giacché adesso, sarà una commissione regionale a decidere del mio futuro. Cosa accadrà allora – continua Lomeo – me lo immagino già.»

Nelle nove pagine, si segnala, a cominciare dalla 4, “la particolare vicenda, arbitrariamente resa nota all’opinione pubblica” che riguarda la diagnosi Lombardo. E da quanto si legge dalla lettera, sembra emergere che la maggior responsabilità del primario sia da imputare proprio al suo modus comporta-mentale in quella, che ormai definiamo la “particolare vicenda”.

«Mi si rimprovera di aver violato il segreto d’ufficio – afferma Lomeo – ma ad essere sincero, quando mi imbattei in questa anomalia, mi rivolsi al mio avvocato, il quale, chiedendomi preventivamente se io mi fidassi della mia azienda, alla mia risposta negativa, mi consigliò di scrivere una lettera alla Procura della Repubblica. Certamente, rivolgendomi alla Procura, non credetti di spifferare ai 4 venti l’anomalia che interessò quella diagnosi».Chiediamo a Lomeo se lui voglia continuare a lavorare al Cannizzaro, ma ecco cosa ci risponde: «se va via Poli sì, in caso contrario, vado in pensione.»Nel frattempo quindi, la sanità siciliana perde l’ennesimo professionista, ma perché poi?

“POLI VOLEVA SOSTITUIRMI CON QUALCUNO DEL CLAN LOMbARDO”Intervista ad Alberto Lomeo, che rischia il licenziamento per aver detto la verità

FRANCESCO POLIDIRETTORE GENERALE OSPEDALE CANNIzzARO DI CATANIA

Alcuni stralci della lettera inviata a Lomeo da Poli. La direzione ospedaliera accusa Lomeo di aver violato il segreto d’ufficio per essersi rivolto alla Procura della Repubblica.

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“I CATANESI SONO ALLUPPIATI” L’INTERVISTA

Il prete di Cittàinsieme parla di CataniaFabiola Foti

“Voglio gente in piazza, non in chiesa” è una delle celebri frasi estrapolate dalle omelie di Padre Salvatore Resca, il prete della parrocchia dei San-ti Pietro e Paolo di Catania, fondatore e massimo esponente di quel movimento che ha contribuito alla vittoria a sindaco di Enzo Bianco nel ‘93.

Lei è un prete di sinistra?

«Ma che significa di sinistra? A me non interes-sa il colore. Io sono fedele a quello in cui cre-do» E intanto è stato proprio padre Resca con Cittàinsieme a consegnare le chiavi di Catania ad Enzo Bianco, tanto che un membro del di-rettivo, il compianto Antonio Guarnaccia, fu nominato assessore in quel lontano 1993. «Nel momento stesso in cui Bianco disse ad Antonio di fare l’assessore, lui si dimise dal movimento – ri-sponde alla provocazione - in un pubblico discor-so gli dissi: “fino a questo momento, hai criticato il potere, adesso sarai tu il destinatario delle nostre critiche” e poi infatti, abbiamo avuto degli scontri fortissimi».

Insomma Padre Resca, dall’alto del suo pulpito, è stato un personaggio chiave e seppure oggi si sia “ritirato” tra spartiti musicali e impegni più “cano-nici”, non manca certo di lanciare strali nella dire-zione della politica, un prete cui piace immergersi nella massa laica; e come chiudere la bocca ad un sacerdote come questo, che costringe la giornali-sta che lo ha intervistato a fare una necessaria pre-messa in merito al contenuto delle dichiarazioni espresse dal parroco: ci limitiamo qui a riportare le parole di Padre Resca nella massima neutralità, avvertendo preventivamente che chiunque potrà rispondere sulle pagine di Sud ottenendo il mede-simo spazio.

Lei che ha fondato Cittàinsieme, che si è con-traddistinta per le grandi battaglie contro la mafia e la cattiva amministrazione, non crede che oggi il movimento si sia addormentato?

«È vero e ci sono tanti fattori che hanno contribui-to. Anzitutto il clima instaurato da Berlusconi, che ci ha addormentato tutti. E poi, se oggi promuovia-mo una manifestazione, non partecipa nessuno. La stampa locale ci ha ostracizzato. Andavo nelle tv fino agli anni ’90 quando c’erano programmi inte-ressanti. Oggi in tutte le reti Ciancio, non esistono più trasmissioni di quel tipo. Sono stato eliminato, ogni tanto mando una lettera a Lo dico alla Sicilia, ma su 10 che ne spedisco, ne pubblicano 1, quella che gli piace. Il clima catanese è di totale disinte-resse, si stende la mano solo per chiedere l’elemo-sina a Lombardo. Tutti, dai più poveri fino a quelli che stanno nei “palazzi più alti”.»

Perché Ciancio avrebbe avuto interesse ad “eli-minarla”?

«Quando Bianco festeggiò il suo decennale io feci un discorso terribilmente critico, mi tolsero quasi la parola e fu quella la volta in cui Ciancio mi disse: “non si preoccupi, io la cancello dal mio giornale”, la mia colpa era l’aver detto che Bian-co aveva da una parte Ciancio e dall’altra Salvo Andò, che nel ’93 erano i nostri obiettivi da eli-minare.»

Cosa intende, quando afferma che i catanesi cercano l’elemosina?

«Le dico una cosa, sono stato il direttore dei Sale-siani di via Giuffrida e mene sono andato perché, così come oggi i Salesiani delle Salette di Raffaele Lombardo, i salesiani hanno un contratto: “io voto per te e tu mi dai i soldi per togliere i ragazzi dalla strada”. Lombardo da i soldi, ma non fa in modo che questi ragazzi cambino, perché a lui interessa che una San Cristoforo resti così com’è».

Perché?

«Perché così ottiene i voti».

E come fa ad ottenerli?

«Pacchi di pasta. Il sistema Lombardo non lo co-nosciamo? Come fa ad ottenere i voti a Librino, al Pigno, a San Cristoforo? I voti si ottengono pagan-do con moneta sonante, i buoni della benzina, io ne ho una collezione dentro una carpetta». Sono accuse gravi le sue.

«Ma non le sto registrando ora qui, e poi ci sono inchieste in corso. Lombardo è stato scagionato dall’accusa di concorso esterno. Ma il 14 dicembre c’è l’udienza per voto di scambio».

Non è ancora stato condannato

«E noi il 14 dicembre faremo una manifestazione davanti al tribunale».

Secondo lei, oggi non ci vorrebbero più manife-stazioni?

«Il catanese è “alluppiato”. Una delle cose che mi fa più impressione a Catania, è che un sindaco Ca-tanese non c’è da tantissime generazioni. Stanca-nelli, Scapagnini, persino Bianco è di Aidone.»

Come mai?

«La classe dirigente di Catania si fa gli affari suoi.

Quindi, chi va a fare il sindaco, secondo lei, va ad immolarsi per la causa?

«No per carità, chi lo fa rappresenta gli interessi di partito. Nessuna dedizione per la causa. Può essere mai che Catania si sia fatta guidare da Scapagni-ni?»

E Stancanelli?

«Stancanelli - lui dice di no - ma è stato mio allie-vo, come Lombardo. Quando lui, da interno, era ai salesiani del Cibali, ero professore di filosofia, ma non era, e non è, una grande personalità. Però è anche vero, che questi sindaci non hanno soldi per operare».

Non tutto necessita di soldi.

«Ma parecchie cose sì. Servizi sociali, scuola, tra-sporti, capisco che alla base ci vuole quello che manca a Stancanelli, per non dire a Scapagnini».

Ovvero?

«Un progetto per la città».

Lei dice che mancano i soldi, però c’è il denaro per nominare i dirigenti, noi di Sud ci siamo oc-

cupati di vari casi.«Sono d’accordo, ma lei crede che io voglia giusti-ficarli? È che i pochi soldi che ci sono, si utilizza-no per fini… bè, diciamo che non sono usati bene. Ma comunque questo è anche sintomatico della mancanza di progettualità.»

Ma come fa un sindaco a salire senza avere un progetto?

«Perché Berlusconi paga.»

E comunque è grave la sua affermazione sulla progettualità

«Non solo mancano di progetto, ma elaborano del-le pazzie, come Scapagnini, si ricorda i proclami di Catania Copacabana?»

Ma almeno Scapagnini, con tutta la sua tea-tralità, accendeva i riflettori su questa città, con Stancanelli, non crede, si sia caduti anche nell’ombra?

«Stancanelli non lo ritengo capace di ammini-strare una città poi, è circondato da persone più incapaci di lui. A quei posti di potere non si arriva mica per competenze. Sono posizioni contrabban-date.»

Opposizione e Maggioranza?

«A Catania non c’è l’opposizione. Saro D’Agata di tanto in tanto si sforza, ma è messo da parte, maggioranza e opposizione non sono l’uno contro l’altro per motivi di ordine pratico o di progettua-lità, ognuno cerca di arraffare tutto quello che può. Non sono ottimista.»

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011 | Pagina 5L’INTERVISTA

«Ciancio mi disse: "io la cancello dal mio giornale"»

«i salesiani hanno un contratto con Raffaele Lombardo: “io voto per te e tu mi dai i soldi per togliere i ragazzi dalla strada“»

«Stancanelli non lo ritengo capace di amministrare una citta' poi e' circondato da persone piu' incapaci di lui.»

«Scapagnini elaborava progetti fantascientifici, basta pensare a "Catania come Copacabana"»

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011Pagina | 6

CRONACA DAL CSMSalvi 13 voti, Gennaro 11, Tinebra 2l’inviato da Roma Michele Minnicino

Con inizio alle 16.30 del 2 novembre 2011 il plenum del Csm si riunisce, accogliendo il nuovo consigliere Ettore Albertoni, nomi-nato in sostituzione del consigliere Matteo Brigandì, dichiarato decaduto. Poco dopo, la seduta è ufficialmente aperta con l’arrivo del vicepresidente del Csm, Michele Viet-ti. Prima di trattare il caso Catania si pro-cede all’espletamento di altri punti previsti dall’ordine del giorno, che comportano bre-vi interventi da parte dei consiglieri ed una votazione finale. Dopo quasi due ore si parlerà della procura di Catania. Vengono presentati due emenda-menti da parte dei consiglieri Virga e Nappi ancora relativi all’interpretazione della sen-tenza del Consiglio di Stato. I due consiglie-ri prendendo spunto proprio dalla sentenza, ritengono necessario in disaccordo con i paletti temprali di garantire almeno un qua-driennio di servizio nella stessa sede ai nuo-vi magistrati incaricati di funzioni direttive. Quindi, comincia un dibattito.Il consigliere Pina Casella, nella sua relazio-ne sulla sede di Catania, esprime piena ap-provazione e tesse le lodi per il procuratore Giuseppe Gennaro, considerato il candida-to ideale per ricoprire l’incarico grazie alla particolare esperienza sul territorio svolta attraverso anni di attività profusa alla lotta alla criminalità organizzata di tipo mafioso.Sarà invece il consigliere Francesco Cassa-no a relazionare sulla candidatura del dotto-re Giovanni Salvi. Cassano, preventivamen-te, spende qualche parola a proposito degli emendamenti legati alla ormai nota sentenza del Consiglio di Stato, in seguito vira il di-scorso su Salvi: magistrato di ottimo profilo professionale, per dedizione ed impegno in casi di particolare gravità come l’omicidio Calvi, oltre all’attività scientifica e le mis-sioni all’estero. “Un magistrato dall’inecce-pibile stato professionale”.Il proseguio della seduta si trasforma in una vera campagna “elettorale” sui tre candidati in lizza per l’incarico direttivo di Procurato-re capo del Tribunale etneo. Una battaglia che si realizza con il confronto tra le rela-zioni dei tre consiglieri proponenti e colpi “bassi”. Sarà il consigliere Virga a sostenere il “co-mizio” pro Giovanni Tinebra, già per ben tre volte a capo di altrettante procure, oltre alla direzione del Dap. A Tinebra sono ri-conosciute “eccellenti risultati professiona-li e grande esperienza, capace di introdurre modelli innovativi sempre molto apprezza-ti. Importante, anche l’esperienza specifica nell’ambito della lotta alla criminalità or-ganizzata nel territorio di Caltanissetta, non certo inferiore a Catania”.Dopo le relazioni di presentazione delle tre candidature, si passa agli interventi dei consiglieri che esprimono il loro consenso verso un nominativo con la motivazione a giustificazione del voto. Il consigliere Alberto Liguori vota per Giu-seppe Gennaro, così anche il consigliere Pa-olo Auriemma che sottolinea le capacità di Gennaro di conoscere a fondo il territorio.

Per il Primo Presidente di Corte di Cassa-zione, Ernesto Lupo il candidato ideale è il dott. Giovanni Salvi, elemento esterno alla sede catanese perfetto per stemperare il cli-ma di tensione che aleggia attualmente sulla procura.Il consigliere catanese Mariano Sciacca si associa alle lodi per Giuseppe Gennaro, ri-cordando la grande pressione popolare verso la scelta del due volte presidente della Anm, capace di inquisire amministratori locali senza alcuna ombra. Si prolungano i tempi per la votazione finale in seguito alla succes-sione di iscrizioni a parlare per espressione di voto. Il consigliere Bartolomeo Romano si dichiara favorevole alla candidatura del dott. Giovanni Tinebra, definendosi deluso dalle argomentazioni presentate negli inter-venti precedenti al suo. Lungo ed articolato anche l’intervento del consigliere Riccardo Fuzio, che pur sotto-lineando la professionalità di Salvi, ritiene più idoneo all’incarico Gennaro. Fuzio si dilunga, oltre il tempo previsto ignorando anche i richiami del vicepresidente Vietti.Tempi biblici anche per gli altri interventi, tra l’altro sorgono polemiche di stile politi-co afferenti l’associazione nazionale magi-strati. Si discute di merito, di esperienza, di compatibilità ambientale, di norme attinenti le nomine, di condivisione in toto o in par-te di sentenze come quella del Consiglio di Stato. Dopo una seduta fiume di 4 ore, e una gran-de moltitudine di interventi, prendono nuo-vamente la parola i relatori per le repliche, sconfessate le “critiche” ricevute dopo il primo passaggio elettorale. Nella prima vo-tazione di ballottaggio Salvi ottiene 10 voti, Gennaro 7, Tinebra 8. Nessuno è eletto. La seconda votazione è decisiva: Salvi ottiene 13 voti, Gennaro 11, Tinebra 2. Giovanni Salvi è il nuovo Procuratore capo della Tri-bunale di Catania.

INCHIESTA

GIOVANNI SALVI

GIUSEPPE GENNARO

GIOVANNI TINEBRA

Il Plenum del Csm

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011 | Pagina 7

LE INDAGINI IN SOSPESO La conclusione di queste inchieste cambierebbe il volto di Catania

CORSO DEI MARTIRI

Si indaga sulla transazione con i privati per le aree milionarie che rappresentano la ferita aperta nel cuore della città. La transazione

è stata firmata, a ridosso delle elezioni per il Sindaco, dal Commissario straordinario del

Comune di Catania, Dr. Salvatore Emanuele, uno dei dirigenti d’oro della Regione.

AFFITTOPOLIIl Comune di Catania spende annualmente, per fitti passivi, ben € 5.869.830,00 mentre

è proprietario di un enorme patrimonio immobiliare che versa in stato di totale

abbandono, in alcuni casi, gli immobili in questione sarebbero stati acquistati solo a seguito di “precontratto” di impegno da parte del Comune in favore del “futuro”

proprietario.

DIRIGENTI COMUNALI

Il Comune di Catania in violazione del dettato normativo ed a dispetto della sentenza della

Corte dei Conti avrebbe nominato otto dirigenti, (una percentuale maggiore rispetto a quella

prevista dalla Consulta) mentre avrebbe potuto nominarne soltanto due, violando

palesemente detta pronuncia.

VILLA bELLINISi indaga su una ristrutturazione costata

milioni di euro di fondi pubblici. I lavori sono stati diretti dall’attuale capo di gabinetto del Sindaco Stancanelli, Arch. Marina Galeazzi. Si ipotizzano i reati di falso, di abuso ed altre

ipotesi ben più gravi.

FALSA DIAGNOSI

LOMbARDOSUD pubblicò la falsa diagnosi di aneurisma

rilasciata al Presidente Lombardo qualche giorno dopo che la Repubblica aveva reso nota una

indiscrezione secondo cui la Procura avrebbe da lì a breve tratto in arresto il Governatore. Ma il Primario,

dott. Lomeo, si rifiutò di firmare il falso scrivendo alla Procura. E’ stato aperto un fascicolo per un

reato che appare documentale ma a tutt’oggi non è intervenuto alcun provvedimento.

PISTE CICLAbILISi indaga su un finanziamento di oltre 4

milioni di euro che avrebbe dovuto consentire la realizzazione delle piste ciclabili e che

invece ha portato alla costruzione solo qualche centinaio di metri. La progettista è il capo di gabinetto di Stancanelli, l’arch. Marina

Galeazzi.

APPALTI COMUNE

MASCALUCIAL’indagine sta verificando in particolare gli appalti sulla raccolta dei rifiuti ed il

coinvolgimento del primo cittadino in strane vicende accadute nei mesi scorsi (il Sindaco fu

aggredito sulla pubblica via).

PORTO TURISTICO

ACQUA MARCIASi indaga su una colata di cemento che trasformerebbe il porto di Catania in un

grande centro commerciale (una costruzione di 400.000 mc). Si assume la violazione del

Piano Regolatore Generale del Porto ed ancora della Legge Galasso. I lavori sono stati aggiudicati al Gruppo dell’imprenditore

romano Caltagirone.

CRONACA

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011Pagina | 8 SANITà

LA SPARTIzIONE DEL 118 DA CUFFARO A LOMbARDO: LORO SI SERVONO E IL POPOLO SOFFRELa soluzione del Governatore: gli autisti diventano “quasi” infermieriAndrea Pappalardo

Dove sono impiegati gli oltre 3.000 dipendenti del 118? A seguito di operazioni meramente politiche e clientelari, la società che amministra le ambulanze della Croce Rossa si ritrova -suo malgrado- a dover gestire questa colossale mole di personale in esubero.

Per i più fortunati o per quelli con amicizie più altolocate, sono stati creati appo-siti uffici che non risultano nell’organigramma della società. Tutti gli altri sono stati dislocati nelle oltre 250 postazioni 118 che si contano in Sicilia; peccato che la Corte dei Conti abbia rivolto un’interrogazione alla Regione proprio sul numero di queste postazioni: rivelatesi pari a quelle di Lombardia ed Emilia Romagna assieme. Per tutta risposta, la S.E.U.S. (vedi box a lato) mette in cam-po una soluzione che soluzione non è. Anziché ridurre le postazioni, decide di riqualificare il personale in forza alle ambulanze, sottodimensionandone gli equipaggi (normalmente composti da due autisti soccorritori, un infermiere e un medico).

Con una comunicazione datata Giugno 2011, il Direttore Generale della S.E.U.S., Giorgio Maria Vinciguerra, comunica alle organizzazioni sindacali che «nelle ambulanze/postazioni con equipaggio composto da quattro unità» verrà operata una riduzione del personale, stabilendo il numero di autisti soc-corritori su ogni veicolo ad una sola unità.

Dove sta l’inghippo? E’ presto spiegato: secondo il Testo Unico 81 in Materia di Sicurezza sul Lavoro, ed in particolare il Titolo VI (Movimentazione Manuale dei Carichi) e alle norme ISO 11228 e UNI EN 1005-2, un lavoratore non può sollevare più di 25 KG di carico reiterato. Con un equipaggio composto da un solo autista soccorritore, un infermiere e un medico, è facile capire in quanti modi si contravviene a questa norma, specialmente se si considera che la figura del medico è spesso impegnata in operazioni -come ad esempio la respirazione assistita- che assorbono la sua totale attenzione.

A peggiorare ancor di più la situazione, si aggiunge una comunicazione da parte dell’Assessorato Regionale della Salute, che impone agli infermieri di aiutare «l’autista soccorritore a caricare il paziente sul mezzo di caricamento più idoneo fino a bordo dell’ambulanza». Come se già non bastasse la riduzione del loro stipendio da 25 euro all’ora, a 18,5 euro.

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011 | Pagina 9SANITà

L’Anomalia SicilianaA differenza del resto d’Italia, dove i servizi di 118 sono gestiti dalle Croci Rosse Regionali, nel 2001 in Sicilia si tenta un esperimento: costituire una società privata che amministri personale, mezzi e risorse del 118. Viene così costituita la Si.S.E. SpA (Siciliana Servizi Emergenze), società per azioni che vede come socio unico la Croce Rossa.

A capo di questa società troviamo Guglielmo Sta-gno D’Alcontres, già presidente della Croce Rossa Sicilia. Per dovere di cronaca è giusto sottolineare che, da statuto della Croce Rossa Italiana, i suoi pre-sidenti regionali devono essere volontari eletti da volontari. D’Alcontres, invece, percepiva 260mila euro l’anno grazie alla somma delle indennità di Presidente, Amministratore Delegato e Consigliere. Senza contare le spese personali che D’Alcontres metteva in conto alla Si.S.E..

Risulta chiaro come la Si.S.E., a dispetto di tutte le buone intenzioni dietro la sua creazione, non fos-se altro che una società inventata per realizzare giri d’affari che la Croce Rossa, a causa della sua natura non lucrativa, non poteva effettuare.

La ricetta CuffaroNel 2006 un’ispezione del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha rilevato che all’interno della Cro-ce Rossa Siciliana, tramite la società privata che la amministrava (Si.S.E. SpA) erano stati assunti 3360 dipendenti, di cui 3070 autisti soccorritori. Sempre secondo l’ispezione del ministero, queste assunzio-ni sono avvenute senza nessun concorso pubblico e nessuna selezione per meriti ma, al contrario, per chiamata diretta. Le motivazioni dietro queste assunzioni sono fa-cilmente identificabili se si guarda ai periodi in cui sono avvenute: in corrispondenza di campagne elettorali. Ad esempio, proprio nel 2006, a seguito del confronto elettorale fra Salvatore Cuffaro e Rita Borsellino (Cuffarò vinse con il 51%), la giunta re-gionale aumentò il numero di ambulanze per fare in modo che la Si.S.E. assumesse oltre 1700 persone, la maggior parte delle quali falegnami, muratori, macellai… figure professionali tutt’altro che quali-ficate per prestare servizio a bordo di un’ambulan-za.L’enorme numero di assunti che di anno in anno si va ad accumulare viene aggravato da strani movi-menti di ferie, permessi e assenze per malattie o in-fortuni che finiscono per creare ore di buco colmati da straordinari. In poco tempo la Croce Rossa non riesce più a coprire le spese, fra assunti e straordi-nari, ritrovandosi con un debito di oltre 60 milioni di euro.La soluzione? Cuffaro (al quale, nel frattempo, la Corte dei Conti contesta il reato di danno erariale) mette la Si.S.E in liquidazione, lavandosene le mani e ponendo il servizio per le emergenze mediche in Sicilia nel caos e nell’incertezza più totale.

Lombardo: un Castello di Car-te Pronto a CrollareMessa in liquidazione la Si.S.E. SpA, rimane il pro-blema degli oltre tremila precari e degli straordinari da pagare. Il nuovo presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, aveva promesso in campagna elettorale di risolvere una volta per tutte il caso Cro-ce Rossa/118. Viene fatta scadere la convenzione fra Regione e Si.S.E. e creata la S.E.U.S. Scpa (Sicilia Emergenza Urgenza Sanitaria), società consortile per azioni a capitale interamente pubblico costituita il 22 dicembre 2009 tra la Regione siciliana, socio pubblico di maggioranza, e le Aziende del Servizio sanitario regionale. Lombardo regolarizza tutti i tremila ex dipendenti Si.S.E. con contratti a tem-po pieno e indeterminato all’interno della S.E.U.S., a patto che questi rinuncino al pagamento dei 60 milioni di euro di straordinari. Ovviamente poco importa che una simile condizione (rinunciare allo straordinario in cambio di un’assunzione) cammini sul filo dell’illegalità.L’unica cosa che conta è che tutti siano felici. Ma lo sono davvero? Lombardo sicuramente, visto che con quest’operazione è riuscito a garantirsi un ri-torno d’immagine (e di voti) non indifferente. Gli ex precari altrettanto, ritrovandosi con un contratto intoccabile. E se qualcuno di loro dovesse decidere di impugnare questo contratto e richiedere il paga-mento dello straordinario dovuto? Chi pagherebbe, se un giudice dovesse dar loro ragione? Di certo non la Si.S.E. che non esiste più. Non Cuffaro né Lombardo e nemmeno la Regione, essendo scaduta la convenzione. Il debito graverebbe per intero sulle spalle della Croce Rossa e a pagare saremmo quindi noi contribuenti.

Salvatore Cuffaro

Nel 2006 un’ispezione del Ministero dell’Economia e delle Finanze rileva assunzioni per 3.360 dipenden-ti, di cui 3.070 autisti soccorritori. Le assunzioni sono avvenute per chiamata diretta.

Massimo Russo

Ridotto il personale a bordo delle ambulanze 118, in contrapposizione al testo unico in materia di Sicu-rezza sul Lavoro, una comunicazione dell’Assessorato Regionale della Salute, impone agli infermieri di aiutare «l’autista soccorritore a caricare il paziente sul mezzo di caricamento più idoneo fino a bordo dell’ambulanza».

Guglielmo Stagno D’Alcontres

In qualità di Presidente, Amministratore Delegato e Consigliere della Croce Rossa Siciliana percepiva 260.000 euro. Per statuto, i presidente regionali della Croce Rossa devono essere volontari.

Raffaele Lombardo

Regolarizza tutti i 3.000 ex dipendenti Si.S.E. con contratti a tempo pieno e indeterminato all’interno della S.E.U.S. Oggi i dipendenti della Croce Rossa sono in esubero e le scelte operate per ammortizzare questi numeri apparirebbero più che opinabili.

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011Pagina | 10 CRONACA

L’infermiera riferirà agli inquirenti che il paziente Marletta subito dopo l’intervento chirurgico, al momento del risveglio, aveva chiesto di vedere i punti metallici asportati e che il collega aveva preso il barattolo ove erano stati riposti per farglieli vedere. Sarebbe l’ultimo atto di lucidità dell’archi-tetto Giuseppe Marletta prima di cadere in un coma irreversibile dopo aver subito un intervento chirurgico alla bocca per l’aspor-tazione di ferule metalliche. Quello del 42enne Giuseppe Marletta è pro-babilmente uno dei più emblematici casi di malasanità a Catania. L’uomo è stato opera-to nel nuovo plesso dell’ospedale Garibaldi, «prima di entrare in ospedale scoppiava di salute – racconterà la moglie, Irene Sam-pognaro - oggi è immobile in un letto, tra-cheotomizzato e alimentato con un sondino. Praticamente una vita vegetale se la si può ancora chiamare vita.»Dopo qualche mese dall’accaduto, Irene Sampognaro ha presentato denuncia per accertare le responsabilità. Vi proponiamo alcuni stralci della perizia eseguita del me-dico legale Carlo Rossitto incaricato dal so-stituto procuratore Lucio Setola di fornire una consulenza sugli atti, relativi alle lesio-ni subite dal giovane architetto.

Il dottore Rossitto, fin da subito, restringe le sue osservazioni al “campo delle ipotesi” affermando che “pochi, veramente molto po-chi, sono gli elementi di rilevanza scientifi-ci valutabili” poiché la querela si basa sulla de-nuncia presentata dalla moglie e da una “scar-na” cartella clinica.La perizia parla con certezza di un arresto cardiorespiratorio, ma da qui in poi solo dub-bi. Certamente, sono proprio questi dubbi quelli che fanno pensare ad un caso di ma-lasanità. Giuseppe Marletta, dopo l’arresto cardio-respiratorio venne rianimato, ma quanto tempo il cuore e il respiro si fermarono? Un tempo forse troppo lungo. Ed attorno a questa domanda si basano le deduzione del medico legale. Se infatti l’arresto cardiocircolatorio, con la conseguente anossia (la mancanza di ossi-geno al cervello), fosse durata non più di

SOLO DURANTE L’ARRESTO CARDIORESPIRATORIO?Giuseppe Marletta, architetto e giovane padre di famiglia, caduto in coma dopo un banale intervento. Ecco la perizia medico legaleFabiola Foti

4-6 minuti Marletta avrebbe avuto elevatis-sime possibilità di riprendersi. E allora, come sottolinea Carlo Rossitto “sorge spontanea la domanda, ma questo paziente, in fase di risveglio, da chi era sorvegliato?”

Irene Sampognaro, 40 anni, e il marito Giuseppe Marletta, 42 anni

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011 | Pagina 11POLITICA

Raffaele Stancanelli

RAFFAELE STANCANELLIè DECADUTO DA SINDACOIl primo cittadino non poteva optare ed il 16 dicembre il giudice potrà dichiararlo decaduto da sindacoAureliano Buendìa

È passato qualche giorno dallo show autocelebra-tivo di Stancanelli a reti unificate e quindi possia-mo avanzare la nostra riflessione con i lettori e con quanti vorranno occuparsi di questa grave vi-cenda. La nostra riflessione sarà pacata poiché la affidiamo, come sempre, alla forza dei fatti e del-la Legge, e, rassicuriamo Stancanelli, dicendogli che non siamo né dei nani malefici né avvertiamo l’ossessione di dover dire qualcosa su di lui ogni giorno, e non vogliamo neanche rispondere al suo disprezzo, del quale ci onoriamo, poiché le sue parole sono state come sempre così lontane dalla sobrietà del rappresentante delle istituzioni e dal pensiero liberale da confermarci nel giudizio di totale inadeguatezza dell’uomo.

Diciamo subito che leggendo attentamente la sentenza della Corte Costituzionale nr. 277 del 21 ottobre 2011 da nessuna parte è scritto che a Stancanelli si assegnava un termine per esercitare l’opzione tra la carica di sindaco e quella di senatore, e ciò per la semplice ragione che il diritto all’esercizio dell’opzione si appli-ca in caso di incompatibilità mentre nel caso di Stancanelli la Corte è chiarissima e parla di ine-leggibilità.

Come chiariremo appresso, Stancanelli ha volu-tamente determinato la confusione tra i due isti-tuti, della incompatibilità e della ineleggibilità, per esercitare una scelta che non gli spettava e così facendo si è arrogato un potere che invece la Corte Costituzionale ha delegato soltanto al Giudice del Tribunale di Catania quale Giudice dell’esecuzione della decisione del sovrano orga-no costituzionale.

La Corte, infatti, testualmente parla di “natu-rale carattere bilaterale dell’ineleg-gibilità” per “tutelare, attraverso il divieto a candidarsi in determinate condizioni, non solo la carica per la quale l’elezione è disposta, ma anche la carica il cui esercizio è ritenuto in-compatibile con la candidatura in que-stione”.

In parole povere, la Corte prende atto del fatto che mentre è prevista la ineleggibilità nella direzione del sindaco che si candida a parlamentare vicever-sa, e cioè nella direzione opposta, nulla la legge diceva nel caso in cui il parlamentare si candida a sindaco di un comune superiore a 20.000 abitanti, e per risolvere la questione dispone, con sentenza additiva (e cioè che diviene legge a tutti gli effet-

ti)che analogicamente a quanto avviene per la in-compatibilità, che la legge appunto dispone nelle due direzioni, anche per la ineleggibilità dovrà da questo momento considerarsi appunto l’ipotesi in cui versa chi da parlamentare in carica si candidi a sindaco. La analogia, dunque, tra incompatibi-lità ed ineleggibilità, finisce qui, nel senso che dal 21 di ottobre viene colmato il vuoto normativo sulla ineleggibilità e da quel moneto, così come accade per la incompatibilità, questa si appliche-rà nelle due direzioni.

La differenza sostanziale che ne deriva è che nel caso della incompatibilità il soggetto che si ritrovi in quello stato avrà un termine entro cui esercita-re il diritto alla opzione per una delle due cariche mentre invece nella ipotesi, come in quella che ci riguarda, si è in presenza di ineleggibilità il sog-getto che vi si trovi decade dalla carica alla quale era ineleggibile, e cioè, nel nostro caso, dalla ca-rica di sindaco giacchè, come ricorda ancora la Corte costituzionale, tra la carica di parlamentare e quella di sindaco si decade da quella di sindaco.

E del resto, sempre la Corte aggiunge che ciò av-viene anche per evitare “disparità di trat-tamento tra la posizione di coloro che sono già parlamentari” rispetto a coloro che non detengono altra carica e dunque non si trovano in quella medesima posizione di pote-re. Sottolinea, infatti, la Corte costituzionale che l’istituto della ineleggibilità in questo caso è po-sto a “tutela della libertà di voto e del corretto svolgimento della competizio-ne elettorale “nella parità delle armi” dei contendenti, con esclusione di in-debiti vantaggi, in termini di metus pubblicae potestatis ovvero di capta-tio benevolentiae, che possono deriva-re dalla carica…”

Stancanelli, dunque, non poteva e non può optare per alcuna carica a sua scelta ma doveva soltan-to prendere atto d’essere decaduto dalla carica di sindaco di Catania, carica alla quale, a norma del dettato della Corte costituzionale, non avrebbe potuto essere eletto in quanto parlamentare della Repubblica. La delega della Corte costituziona-le al giudice dell’esecuzione appunto in questo consiste, e cioè nell’intervento del Magistrato af-finché dichiari decaduto dalla carica di Sindaco il parlamentare Stancanelli.

Tutto ciò Stancanelli lo sapeva e lo sa benissimo, e dunque ha voluto dare eclatanza al suo gesto

mediatico proprio per anticipare il Tribunale di Catania e così provocare un incidente, giacché si è appropriato di un diritto alla opzione che non gli spettava, fingendo di scambiare la ineleggibi-lità per incompatibilità.Si tratta di una frattura gravissima, che peraltro precipita nel caos amministrativo il Comune di Catania, poiché da quel momento in poi qualun-que atto a firma di Stancanelli potrà essere impu-gnato da chicchessìa in quanto prodotto da sog-getto decaduto dalla carica di sindaco. Le ragioni del perché Stancanelli abbia scelto di agire così ci sembrano chiare e del resto lui stesso le ha volute far conoscere Urbi et Orbi, allorquando ha sotto-lineato che dovrà occuparsi del Piano Regolato-re Generale, di Corso Martiri della Libertà e del PUA. Ogni ulteriore commento, dunque, appare superfluo a fronte di una così esplicita dichiara-zione di intenti.

Da parte nostra, che siamo soltanto una piccola realtà editoriale, “disprez-zata” da Stancanelli, avvertiamo il dovere di denunciare l’ennesimo abu-so del senatore, preannunciando che da oggi SUD, ad ogni atto a firma del nominato, si rivolgerà al Giudice per-ché lo dichiari nullo in quanto proma-nante da chi è decaduto dalla carica di Sindaco.

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011Pagina | 12 L’INTERVISTA

Negli ultimi 3 anni, in Sicilia, ci sarebbero state 1.872 “chiamate” di personale nelle cosiddette società partecipate, ovvero finanziate dalla Regione, nono-stante l’espresso divieto emesso dalla giunta regionale il 30 Settembre 2008 e il divieto previsto dalle leggi regionali.

Pare infatti, che molte società partecipate abbiano elargito denaro pubblico attraverso assunzioni camuffate da consulenze e contratti a progetto. A denun-ciarlo è il Cobas-Codir, il Comitato Nazionale dei Lavoratori, che afferma come «una moltitudine di altre società partecipate di discutibile utilità siano state generate dalla politica siciliana, insinuando il sospetto che il solo fine fosse quello di creare inutili carrozzoni per fare sottobanco assunzioni clientelari camuffate, in barba a tutte le leggi sui pubblici concorsi.»

Secondo Dario Matranga e Marcello Minio, segretari generali del Cobas-Codir, nonostante il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, dichiari equità e trasparenza nei concorsi e nelle assunzioni pubbliche, «non si ha notizia di procedure concorsuali cui abbiano potuto parte-cipare, con pari diritto, tutti i cittadini».

Come sarebbe possibile tutto ciò? E’ quello che si chiede anche il Cobas-Codir, che nella sua nota conclude: «Ci rivolgeremo alla Magistratura Contabile. […] La Regione avrebbe dovuto vigilare sul rispetto delle norme attraverso il Ragioniere Generale dell’assessorato regionale al Bilancio».

Immediata la replica della Regione, nella figura dell’Assessore per l’Economia Gaetano Armao, che nega con forza i dati prodotti dal Cobas-Codir ma, tuttavia, ammette che «se qualche ammi-nistratore ha violato tali divieti ne risponderà personalmente essendo, comunque, nullo il rapporto di lavoro per violazione della norma imperativa».

Il Cobas-Codir, dal canto suo, si fa forte dei suoi dati e delle sue cifre, invitando Armao a confu-tarli con documenti alla mano.

Intanto, constatiamo che nei siti di talune società partecipate, come ad esempio le Terme di Sciac-ca che conterebbe il maggior numero di assunzioni, non si prevede una parte dedicata ai lavorato-ri, ai relativi curriculum e ai compensi.

ASSUNzIONI ILLEGITTIMENEGLI ENTI REGIONALI? Il Cobas-Codir denuncia quasi 2000 assunzioni per chiamata diretta e senza concorso pubblico. Armao nega

Dario Matranga Segretario Generale Cobas Codir

Gaetano Armao Assessore per l’Economia della Regione Sicilia

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L’unione sindacale territoriale della C.I.S.L. a Cata-nia viene ospitata in un palazzo di tutto rispetto in via Crociferi.

Il sindacato ha infatti preso in affitto dal comune un immobile per cui è previsto un canone annuale di ben 204.500,00 euro l’anno.

Ma si scopre, che in realtà la C.I.S.L. non paga il fitto alla città di Catania da circa 4 anni.

Il contratto è stato stipulato nel 2007, e se due più due fa quattro, il sindacato non ha mai pagato. Il debito totale della C.I.S.L. nei confronti del comune oggi ammonta ad euro 842 mila euro.

Più puntuali i colleghi della C.GI.L vicini di casa, e conduttori del bellissimo plesso di via Crociferi 40, che versano un canone annuale di euro 44 mila.

Senza dubbio, non vi è paragone tra i due fitti, ma perché la C.I.S.L. decide di prendere in carico un canone così oneroso? Ma soprattutto, perché il co-mune ha accumulato un tal credito in 4 anni? Enne-sima dimostrazione di una gestione “allegra”?

Nel frattempo il comune ha sulle spalle “mostruosi” debiti fuori bilancio, ed arretrati con i fornitori sen-za precedenti.

Scoperto l’inghippo C.I.S.L., riusciamo a compren-dere la ricetta Stancanelli “meglio vendere gli im-mobili, che gestirli”.

CRONACA

C.I.S.L: ARRETRATI PER 842 MILA EURO CON IL COMUNELa grande sorpresa dei fitti attivi è tutta sindacaleSilvio D’Alì

La sede della C.I.S.L. a Catania in via Crociferi 55. Il sindacato è moroso nei confronti del comune da circa 4 anni

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011Pagina | 14 CRONACA

CONFIDUSTRIA E CONFCOMMERCIO: è SVOLTA

NIENTE POLITICA PER CONFIDUSTRIA

Per tre anni dalla fine del mandato i vertici di Confindustria Sicilia si im-pegnano a non candidarsi per eventuali elezioni, da quelle locali a quelle europee. La delibera, fortemente innovativa, è stata approvata all’unani-mità e modifica il codice etico del 2007.

Il provvedimento, cui il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha dato il via libera, è indirizzato al presidente, ai vicepresidenti regionali e ai nove presidenti in carica delle associazioni territoriali dell’isola, i quali dal 1° settembre del 2007 sono stati impegnati per far rispettare le regole che Confindustria si è data: no alle collusioni con la mafia, fuori dall’associazione chi paga il pizzo al racket mafioso e non lo denuncia.

La delibera è stata resa esecutiva da subito ed i suoi effetti estesi al futuro e al recente passato. Sgombrando il campo da indiscrezioni che hanno coinvolto gli attuali vertici dell’associazione degli imprenditori i quali, questa volta, sono andati oltre le smentite e si sono dati delle regole da rispettare. «Quella del 2007, è stata una scelta che ha fatto scuola – ha spiegato ieri il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello – e in coerenza con quella scelta arriva questa: noi riteniamo debba essere un valore l’autonomia di questo gruppo di imprenditori dalla politica militante, quella dei partiti.

Ecco perché abbiamo preso questa decisione: Confindustria è un’associazione che tutela gli associati, rappresenta i legittimi interessi delle imprese, ma non fa politica. Questa scelta tutela l’autonomia, l’indipendenza e la credibilità sui temi della legalità. Che non è solo un tema di ordine pubblico ma anche una grande questione eco-nomica e sociale».

CONFCOMMERCIO: FUORI I TANGENTISTI

Gli imprenditori siciliani che pagano il pizzo senza denunciarlo saranno sospesi da Confcommercio. Chi verrà condannato in via definitiva per reati di mafia sarà espulso. E i nomi delle aziende virtuose saranno resi noti tra un paio di mesi con una campagna su giornali, manifesti e Internet. È la svolta impressa dal nuovo codice etico approvato due giorni fa all’unanimità dai vertici delle nove associazioni provinciali che fanno capo a Confcommercio Sicilia. Undici articoli che inaspriscono le regole per entrare a far parte dell’associazione e che impegnano i soci a “rifiutare ogni rapporto con le organizzazioni mafiose”, a prendere le distanze anche dalla “mafia dei colletti bianchi” e dai reati di “corruzione e turbativa d’asta”.

I primi chiamati a firmare le nuove regole sono i duemila dirigenti dell’associazione: presidenti, segretari, funzionari. I nomi di questi imprenditori saranno resi noti entro Natale. Ma l’appello a rinunciare alle connivenze con il sistema mafioso è lanciato a tutte le 80 mila imprese dell’associazione, dai piccoli esercizi agli ipermercati, dagli albergatori alle imprese di trasporto. Potranno presentarsi da oggi nelle sedi delle asso-ciazioni provinciali e firmare il nuovo codice, mentre i nuovi iscritti saranno obbligati a farlo al momento dell’adesione. Per i vecchi associati l’ultimatum scade a fine anno, insieme con il termine delle iscrizioni: chi non firma sarà fuori dal sistema associativo. Inaspriti anche i provvedimenti disciplinari per gli indagati.

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011 | Pagina 15WEB POLITICA

DENARO E bELLEzzA Una società in mano al dio denaro corre verso il suicidio dei valori e dell’uomoAntonio FiumefreddoDenaro e Bellezza, non sono certamente sinonimi ed anzi per molti versi sono da considerarsi contrari e d’al-tra parte si tratta di un binomio sul quale l’uomo si inter-roga da sempre.Firenze vi ha dedicato una Mostra e l’itinerario artistico risulta davvero interessante.L’attenzione è concentrata sul quattrocento fiorentino ed in particolare sugli anni che seguono il declino della dinastia dè Medici, con una classe dirigente che, sotto i colpi dei suoi abusi, aveva colmato ogni misura, con le classi più povere vessate da uno strapotere economi-co che poneva le banche sul banco degli imputati, per i tassi usurari praticati e per la commistione con il potere politico.Un progetto artistico, quindi, che risulta di impressio-nante attualità e che attraverso i capolavori dell’arte riscontra il precedente storico del degrado che stiamo vivendo.La Mostra, è bene dirlo, è invasa da giovani, curiosi di leggere, attraverso la bellezza dell’arte, in che modo chi ci ha preceduto si è affrancato dalla crisi di una società smarrita e tutta organizzata sull’egoismo del profitto.Uno, in particolare, tra gli artisti potremmo prendere ad esempio di quel tempo: è Alessandro Botticelli.Ecco quindi i ricchi finanzieri (usurai?) fiorentini com-missionare dipinti, affreschi e sculture alle botteghe più in voga.La Bellezza, dunque, ottenuta con il denaro.Naturalmente, chi molto pecca contro il prossimo, ieri forse come oggi, si preoccupa di “apparire” diverso da com’è, e quindi sono innumerevoli le opere d’arte con soggetti sacri.Ma, attenzione, persino quando si raffigurava l’umilis-sima Maria, i ricchi del tempo non rinunciavano a pre-tendere che la Vergine venisse abbigliata con le sfarzose vesti che andavano di moda.Tutt’attorno Firenze vedeva crescere il numero degli affamati ma per intanto non c’era affresco di Santo o di Martire che non mostrasse i contraddittori simboli dell’opulenza e del Potere.Diremmo che, non diversamente da oggi, quando i rap-presentanti un po’ snob della società bene si dedicano ad iniziative benefiche non riescono a rinunciare alla passe-rella per i vanitosi di turno.Cosimo de’ Medici giunge persino a commissionare un

trittico dedicato, in parte ai Santi Cosimo e Damiano, illustrandone il martirio, nel tentativo, oggi si direbbe mediatico, di accostare il grande Santo da cui prendeva il nome alle sue gesta di Signore di Firenze, ma dimen-ticando che i due santi si erano battuti per un ritorno alla umiltà del Vangelo.Quello sfarzo che offende violentemente i poveri non rimane senza conseguenza ed è infatti in quel clima che monta la protesta del Savaranola.Il Frate chiedeva un ritorno alla radicalità del Cristiane-simo e castigava i costumi di laici e chierici.Savanarola sarà poi “impalato” nel 1498 nella stessa piazza in cui nel carnevale di quell’anno erano stati mes-si al rogo i simboli del potere corrotto, ma nulla sarebbe stato più come prima.Anche Botticelli e gli altri artisti realizzeranno le loro nuove opere con una eleganza diversa, diventata ora so-bria e fedele alla spiritualità delle scene sacre.Al punto che Alessandro Botticelli dipingerà il Diavolo come la metafora di quello sfascio dei valori che il pote-re de’ Medici, ora cacciati, aveva incarnato. La riflessio-ne che matura percorrendo l’intelligente itinerario della Mostra è rappresentabile nella stupefacente sovrapponi-bilità del nostro tempo con quel tempo, del nostro de-grado con quel degrado; in fondo l’uomo banalmente somiglia a sé stesso in tutte le epoche e la caduta dei valori, nell’eccesso del potere, vede sempre il ricorrere di demoni e di vittime.L’auspicio è che anche le vittime dei giorni nostri cacce-ranno i Medici di turno, Signori odiosi della vita altrui oggi come allora.Spetta a noi agire, senza paura ma assumendoci la re-sponsabilità e la libertà di prendere a calci gli opulenti rappresentanti di un mondo reso invivibile, a Firenze come a Catania, come ovunque.

P.S.: unica nota stonata? La Mostra è finanziata da una Fondazione presieduta da Lorenzo Bini Smaghi, il banchiere centrale europeo.Come a voler dire che i mercanti di oggi come quelli di ieri con il denaro espongono la bellezza.E però, mi ostino a pensare, o forse solo a sperare, che la bellezza della ribellione non ha bisogno di denaro quan-to ne ha invece di anima, di coraggio, di umanità.

DECLINING DEMOCRACY Cosa hai fatto la scorsa settimana che ti ha reso un cittadino? A. F.

A Firenze per lavoro, ho trovato un ritaglio di tempo per visitare a Palazzo Strozzi una mostra dedicata al Declino della Democrazia. Ho subito pensato che questa è una prima differenza quando ci si ritrova in una città culturalmente viva ed inevitabilmente la confronto con la nostra Catania, dove la pausa mi avrebbe offerto come diversivo non altro che centri commerciali.Declining Democracy è una mostra d’arte contempora-nea con installazioni, immagini e video di diversi artisti europei ed americani.Non tutte le sale mi hanno entusiasmato ma il percorso è estremamente interessante e suscita emozioni molto forti.C’è un’intera sala dedicata al lavoro di Thomas Klipper che, nel suo progetto “A Lighthouse for Lampedusa”, riprende gli arrivi dei migranti nella nostra isola, con il suo cimitero di barche. L’artista sta utilizzando quei legni dolorosi per costruire un Faro, una sorta di Luce della memoria.In un’altra sala ci sono le foto di Francis Alys: raffigu-rano una straordinaria esperienza partecipativa orga-nizzata dall’artista, il quale, per dimostrare che lo stare insieme può muovere le montagne, ha riunito in Perù qualcosa come 10.000 “cittadini” che, pala alla mano, sono riusciti a spostare una duna di 10 cm. Incredibile!E c’è anche una sala interattiva, progettata da Lucy Kim-bell, che ti accoglie con questo monito: “Cosa hai fatto la

settimana scorsa che ti ha reso un cittadino?”; domanda che dovrebbe interrogarci ogni giorno. La sala ospita anche una installazione, costituita da 5 distributori (dei tubi di plastica) dai quali ciascuno può delle spille. Su ogni spilla è descritta un’azione, del tipo: “oggi ho usato i mezzi pubblici”, oppure “oggi ho aiuta-to qualcuno” ed ancora “oggi ho infranto la legge”.Quanti di noi, nell’egoismo delle nostre giornate o nell’alibi di paure simulate scopriranno di non aver fatto nulla per sentirsi cittadini?Si viene fuori da questa bella mostra con il convinci-mento che partecipare, farsi sentire, muoversi, serve non soltanto a renderci cittadini ma anche a tenere in vita la democrazia altrimenti in declino.Chi ha creato SUD, quanti ogni giorno scrivendovi eser-citano il loro diritto alla cittadinanza, ecco quelli, nella nostra piccola Catania, tengono in vita la libertà.

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Anno ii - n. 10 - MERCoLEDì 16 novEMbRE 2011Pagina | 16

PRIMO CONSUMO DELEGAzIONE DI CATANIACORSO DELLE PROVINCE, 203TEL. +39 366 1991408 • 095500311

SERVIzIO TRIbUTI: IL GARAGE è SOGGETTO ALLA TARSU?ULTIMAMENTE IN MATERIA DI TRI-bUTI NON SI PARLA D’ALTRO… E CIOè SE LA TIA SIA LEGITTIMA O MENO O SE LA TARSU O TIA (CHE DIR SI VOGLIA) SIA APPLICAbILE ANCHE AI GARAGE…CHE POI IN REALTÀ LA TANTO CONTESTATA E DISCUSSA TIA è SEMPLICEMENTE UNA VARIANTE DELLA VECCHIA -QUASI MATUSA-LEMME- TARSU CHE è STATA “RE-SUSCITATA” CON LE “INNOVATIVE” SEMbIANzE DI “TARIFFA DI IGIENE AMbIENTALE”.

Il passaggio dal regime TARSU a quello TIA ha de-stato l’interesse delle Commissioni Tributarie, del Giudice di Pace (ancora non si è chiarito quale sia il Giudice definitivamente competente, a seguito del d.l. 78/2010 che ha creato più confusione che altro), ma anche dei sindacati, patronati, caf ed anche al bar sotto casa non si parla d’altro, mentre piovono i ricorsi dei contribuenti (attenzione ai ricorsi “fai da te”, spesso creano più danno che altro, sempre meglio rivolgersi ad un legale competente)…Giova dire che sono assolutamente inutili i tentativi “bonari” di risoluzione tentando un approccio di-retto con la Simeto Ambiente presso i propri uffici: spesso il contribuente, dopo ore di fila, viene liqui-dato dai funzionari con la frase “faccia ricorso”.

Una fatto è sicura, a conforto dei poveri contribuen-ti: ogni pretesa di pagamento della c.d. “TIA” da parte della Simeto Ambiente per gli anni non AP-PROVATI dal Consiglio Comunale del Comune di appartenenza è ILLEGITTIMA e pertanto sarà opportuno presentare ricorso: l’art. 49, commi 1bis, 2 e 16, del D.Lgs 22/97, noto altresì come decreto Ronchi, che regolamenta la materia in merito alla raccolta, al riciclaggio e smaltimento dei Rifiuti solidi Urbani, nonché alla riscossione delle tariffe per i servizi da questi derivati, assegna ai Comuni la competenza ad istituire la tariffa relativa al servizio di igiene ambientale (TIA).

Tale previsione trova corrispondenza nell’art.32, comma 2, lett. g) della L. 142/1990 (applicabi-le anche in Sicilia in virtù della legge regionale n.48/1991), secondo cui il Consiglio Comunale ha competenza in materia di “istituzione e ordinamen-to dei tributi”, e di “disciplina generale delle tariffe per la fruizione dei beni e dei servizi”.

È dunque il Consiglio Comunale l’organo specifi-camente competente ad istituire ed a disciplinare i tributi locali, nel cui novero rientra senza dubbio

PRIMOCONSUMO – CITTADINI&CONSUMATORI L’impegno di un gruppo di persone motivate e competenti al servizio dei consumatori: con la nostra associazione ogni giorno garantiamo assistenza, consiglio e supporto legale, orientando l’attività sul web per facilitare le risposte e l’informazione.Un’Associazione Consumatori diventa grande quando, oltre all’impegno delle persone direttamente coinvolte nell’attività dell’associazione stessa, vede crescere la partecipazione e l’adesione di chi ha bisogno di far sentire la propria voce nella società, attraverso l’affermazione dei propri diritti (e naturalmente il compimento dei propri doveri). PER QUESTO TI CHIEDIAMO DI ISCRIVERTI E DI SOSTENERE IL NOSTRO PROGETTO DI AGGREGAzIONE.

la T.I.A., nonché a determinarne le tariffe sui me-tri quadri effettivamente tassabili e sulla questione vi sono una miriade di pronunzie a favore, come la Comm. Trib. Prov. di Catania sent. n. 805/6/2008, la Comm. Trib. Prov. di Enna, nonché il TAR di Paler-mo nelle sentenze nn. 2290/07 e 2295/07 ed anche il Cga della Regione Sicilia con la sentenza del 9 febbraio 2009 n. 48 (oltre a tante altre sentenze del 2011 delle Commissioni Tributarie che all’unisono dicono NO alla TIA!).

Le richieste avanzate dall’ATO CT3 per il paga-mento della TIA, senza specifica approvazione da parte del Consiglio Comunale sono quindi assolu-tamente arbitrarie poiché in tali casi la Simeto Am-biente agisce sprovvista di delega e di potere.Ma, come se non bastasse, non finisce qui, poiché non soltanto i malcapitati contribuenti sono stati “vessati” in questi ultimi anni da continue richieste di TIA “ a tappeto”, ma la medesima è stata richiesta anche sui garage! Come dire l’illecito nell’illecito…

L’applicazione della TARSU/TIA sui box-garage è illegittima per la semplice circostanza che essi sono, come dire, immobili “a binario morto” poiché non producono rifiuti, a meno che non siano dotati di apposito servizio idrico. Dello stesso avviso la

Commissione tributaria provinciale di Caltanissetta che nella sentenza n. 35 del 2008 afferma l’illegit-timità degli avvisi di accertamento e delle cartelle di pagamento che il Comune ha inviato ai cittadini chiedendo il pagamento della TARSU/TIA sui rifiu-ti anche per i garage.

La indubbia non tassabilità dei garage discende dall’art. 62 comma 2 del decreto legislativo 507 del 1993 il quale prevede che “non possono essere sog-getti alla tassa i locali e le aree che non possono pro-durre rifiuti o per la loro natura o per il particolare uso cui sono stabilmente destinati o perché risultano in obiettive condizioni di non utilizzabilità”.

Il regime TARSU/TIA dovrà quindi ispirarsi al prin-cipio comunitario che “chi inquina paga” ribadito nella sentenza della Corte di Giustizia CE del 16 luglio 2009: le pertinenze, pertanto, non produco-no spazzatura e non si devono pagare quando non sporcano!

A tale scopo, l’Associazione PrimoConsumo inten-de tutelare i contribuenti da questo ed ulteriori al-tri soprusi “istituzionalizzati”, favorendo massicce azioni giurisdizionali a protezione del cittadino.