the royal league

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Efficienza e risparmio energetico Ambiente Impianti Edificio Rinnovabili Combustibili Media partner di ENERGIA DINTORNI e IL CTI INFORMA Rivista del Comitato Termotecnico Italiano – Energia e Ambiente •Dossier CTI: Pressure Equipment: lo stato dell’arte in Italia - Tra regola e norma tecnica •Efficienza energetica degli edifici - Pubblicate dal Mise la terza serie di FAQ •Attività professionali non regolamentate - Nuova norma per gli installatori di sistemi radianti GENNAIO 2019 Semi Flattop On Top Flattop Movement by Perfection The Royal League nella ventilazione, nei controlli e negli azionamenti The Royal League of fans RETROFITBLUE Feel the future ZAplus – il sistema ventilante intelligente Consuma fino al 30% in meno di elettricità consentendo un risparmio fino a € 1300* l’anno per ventilatore, può aumentare significativamente le portate d’aria mantenendo minimo il livello sonoro. E’ conveniente anche per la grande facilità d’installazione grazie alla possibilità di montaggio su più livelli (On Top, Semi Flattop and Flattop). Il diffusore (optional) ZAplus+ ne aumenta ulteriormente la silenziosità. www.ziehl-abegg.it *all’anno, per ventilatore, a seconda del punto di lavoro, dell’applicazione e della taglia ZAvblue ZAwheel ZAbluefin

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Page 1: The Royal League

Efficienza e risparmio energetico • Ambiente • Impianti • Edificio • Rinnovabili • Combustibili

Media partner di

ENERGIA DINTORNIeIL CTI INFORMA

Rivista del Comitato Termotecnico Italiano – Energia e Ambiente

• Dossier CTI: Pressure Equipment: lo stato dell’arte in Italia - Tra regolae norma tecnica

• Efficienza energetica degliedifici - Pubblicate dalMise la terza serie di FAQ

• Attività professionali nonregolamentate - Nuovanorma per gli installatoridi sistemi radianti

GENNAIO 2019

Semi Flattop

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The Royal League nella ventilazione, nei controlli e negli azionamenti

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RETROFITBLUE

Feel the future Z A plus – il sistema ventilante intelligenteConsuma f ino al 30% in meno di elettricità consentendo un risparmio f ino a € 1300* l’anno per ventilatore,può aumentare signif icativamente le portate d’aria mantenendo minimo il livello sonoro. E’ convenienteanche per la grande facilità d’installazione grazie alla possibilità di montaggio su più livelli (On Top, SemiFlattop and Flattop). Il dif fusore (optional) ZAplus+ ne aumenta ulteriormente la silenziosità. www.ziehl-abegg.it

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Page 3: The Royal League

Direttore responsabileDario Tortora

Coordinamento tecnicoComitato Termotecnico ItalianoEnergia e Ambiente

RedazioneDario Tortora (Coordinamento)Mattia MerliniLucilla LuppinoNadia Brioschi (Segreteria)

Hanno collaborato a questo numeroRiccardo BalistreriCorrado Delle SiteCarlo FossatiGiuseppe GiannelliAnna MartinoDario MolinariGiovanni MuranoRoberto NidasioGiuseppe PinnaGiuseppe Sferruzza

Direzione, pubblicità, redazione e amministrazioneEIOMCentro Direzionale Milanofiori Strada 1, Palazzo F1, Milanofiori20090 Assago (MI)Tel. 02 55181842Fax 02 55184161

Sommario

Editoriale 5Il percorso CTI in 3 direttive

News e attualità 6Efficienza energetica degli edificiPubblicate dal Mise la terza serie di FAQ

Le nuove direttive UE - Efficienza energetica e fonti rinnovabili

Energia pulita - Nuovo slancio all’innovazione

Donne, pari opportunità e giustizia climatica

Piano nazionale integrato per l’Energia e il ClimaIl MiSE invia la proposta a Bruxelles

Dossier CTI 10Pressure Equipment: lo stato dell’arte in ItaliaTra regola e norma tecnica

Prodotti e Soluzioni 32LCZPOWER VENTURES

Attività CTI 34Attività professionali non regolamentateNuova norma per gli installatori di sistemi radianti

Calcolo dei fabbisogni energetici

Biomasse solide - Prove in campo dei generatori di calore

Prestazione energetica del fabbricatoAl via i lavori per la nuova UNI/TS 11300-2

Conto termico - L’aggiornamento del Catalogo

Electric Energy Storage - Progetto di norma in inchiesta pubblica finale

Attività normativa del CTI 40

3

Via Scarlatti, 2920124 MilanoTel. 02 2662651Fax 02 [email protected]

Il Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI), ente federato all’UNI per il settore termotecnico, elabora norme tecniche e altri documenti prenormativi (guide e raccomandazioni) a supporto della legislazione e del mercato grazie alla collaborazione di associazioni, singole imprese, enti ed organi pubblici.

IL CTI INFORMA

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Dario Tortora
Page 4: The Royal League

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Page 5: The Royal League

Il percorso CTI in 3 direttive

Direzione CTI

EditorialeIL CTI INFORMA 5

Con la pubblicazione avvenuta nello scorso dicembre della direttiva sull’efficienza energetica (Direttiva UE 2018/2002 – EED) e di quella sulla promozione delle fonti rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001 – RED) che si uniscono alla precedente sulla prestazione energetica in edilizia (Direttiva UE 2018/844 – EPBD), si è formalmente consolidato un pacchetto di disposti legislativi europei attorno a cui ruota e da cui dipenderà la maggior parte del lavoro normativo del CTI dei prossimi anni. Altri ambiti di intervento, non meno importanti, ma più specifici, come ad esempio gli impianti in pressione governati dalla Direttiva PED, si sono stabilizzati da più tempo anche se non mancherebbero possibilità di intervento.

Possiamo però ritenere che buona parte del percorso che il CTI dovrà seguire nei prossimi anni è finalmente deli-neato a livello europeo. Alcune nostre Commissioni Tecnica erano in attesa di ciò. Questo però rappresenta solo un punto di inizio da cui ricavare necessari spunti e considerazioni, perché il dettaglio, con i tempi, i contenuti e i gradi di libertà entro cui ci si potrà muovere sui tavoli normativi, arriverà solo con i decreti di recepimento e i successivi decreti attuativi.

Da una prima analisi delle direttive, si evincono vari spazi di intervento per la normazione tecnica. Alcuni ben delineati ed evidenti, altri più sfumati. Si tratta comunque di ambiti che, sottolineiamo, dovranno prevalentemente portare all’elaborazione di strumenti volontari e di supporto al mercato.

Quindi, è importante iniziare già in questa fase a riconoscere il ruolo che il CTI potrebbe o dovrebbe assumere, a definire proposte operative, ovviamente tecniche, che tengano in considerazione quanto già fatto e che definiscano nuovi strumenti per poter aiutare il mercato a crescere in modo ordinato ed efficace.

In questo la normazione tecnica ha un indubbio vantaggio: è elaborata dagli operatori, anche quando è sottoposta ad un confronto con i soggetti istituzionali competenti, e sintetizza lo stato dell’arte ponendo le asticelle ad un giusto livello, non troppo basso (perché il mercato deve sempre migliorare) e non troppo alto (perché le soluzioni devono essere percorribili e portare a risultati oggettivi e misurabili).

In questo contesto, ragionando a breve e medio termine, alcuni nostri Gruppi Consultivi sono già all’opera e qualche Commissione Tecnica sta già pensando al domani, valutando il proprio programma di lavoro.

Partecipare agli appuntamenti in CTI significa quindi lavorare oggi per contribuire con efficacia al domani del mercato.

Page 6: The Royal League

News e attualità6 Gennaio 2019

A dicembre 2018 è stata finalmente pubbl icata dal Mise la cosiddet-ta “terza serie di Faq”, ovvero una

serie di domande/risposte che va ad aggiungersi alle prime due raccolte già pubblicate a ottobre 2015 e ad agosto 2016.Ricordiamo che la finalità di questi documenti è quella di fornire chiarimenti per l’applicazione delle dispo-sizioni previste dal Decreto Ministeriale 26 giugno 2015, recante modalità di applicazione della me-todologia di calcolo delle prestazioni energetiche e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici nonché dell’applicazione di prescrizioni e requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici.Tali documenti sono stati predisposti con il supporto tecnico di ENEA e CTI (Gruppo Consultivo Legge 90) e i contenuti sono stati oggetto di confronto con le principali associazioni di categoria del settore.Come le altre due serie, anche questa terza raccolta riguarda sia aspetti inerenti la progettazione dell’invo-lucro, sia gli impianti.Tra le più interessanti ve ne sono alcune sul tanto discusso parametro H’t, questa volta in relazione ad ampliamenti (Faq 3.2) e ristrutturazioni importanti

di secondo livello (Faq 3.1), e una sulle verifiche di condensa interstiziale (Faq 3.11). Quest’ultimo chia-rimento riguarda la possibilità di verifica positiva del requisito in caso di evaporazione della condensa alla fine di un ciclo annuale. Sempre sugli ampliamenti vengono chiariti alcuni dubbi sul tipo di verifiche da effettuare a seconda delle varie casistiche, cioè le diverse combinazioni di interventi che possono riguar-dare o meno anche gli impianti (Faq 3.7, 3.8, 3.9). In relazione all’involucro, è interessante la Faq che dettaglia come devono essere condotte le verifiche di trasmittanza sulle strutture opache (Faq 3.16): è ammessa la verifica per tipologia, cioè per strutture opache verticali, strutture opache orizzontali o incli-nate di copertura e strutture opache orizzontali di pavimento, indipendentemente dall’orientamento. Per quanto concerne gli impianti, vi sono chiarimenti sul computo della quota di rinnovabile nel caso di pompe di calore (Faq 3.19) e rinnovabili alimentanti resi-stenze elettriche (3.12). Oltre a quelle sinteticamente citate in questo articolo ve ne sono ovviamente anche altre meritevoli di interesse. Per un approfondimento vi invitiamo quindi a scaricare il documento dal sito uffi-ciale del Mise oppure dal sito ufficiale del CTI.

Roberto [email protected]

Efficienza energetica degli edificiPubblicate dal Mise la terza serie di FAQ

Le nuove direttive UE Efficienza energetica e fonti rinnovabili

Il 21 dicembre 2018 sono state pubblicate sulla Gaz-zetta Ufficiale dell’Unione Europea le attese revisioni delle direttive UE in tema di efficienza energetica ed energia da fonti rinnovabili. Nell’ambito delle predi-sposizioni legislative in materia di efficienza energeti-

ca, la Direttiva (UE) 2018/2002 modifica la direttiva 2012/27/UE e il suo recepimento dovrà avvenire entro giugno 2020. Secondo la nuova formulazione, dal 25 ottobre 2020 si dovranno installare solo contatori e contabilizzatori

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News e attualitàIL CTI INFORMA 7

leggibili da remoto e a seguire, entro l’1 gennaio 2027, tutti gli apparecchi di contabilizzazione do-vranno esserlo. Continueranno inoltre ad applicarsi le condizioni di fattibilità tecnica ed efficienza in termini di costi. Gli Stati membri sono liberi di decidere se le tecnologie a lettura mobile debbano essere considera-te o meno leggibili da remoto. Altre novità riguardano le informazioni di fatturazione e consumo per il riscal-damento, il raffreddamento e l’acqua calda per uso domestico e i costi dell’accesso alle informazioni di misurazione, fatturazione e consumo.Su tale tematica il CTI svolge attività normativa da tempo, basti citare la CT 271 che ha elaborato la UNI 10200, norma sulla ripartizione delle spese di riscaldamento, raffrescamento e ACS, e il Gruppo Consultivo “Decreto Legislativo 102/2014” che si è

da sempre concentrato sul recepimento della Direttiva 2012/27/UE e che, proprio alla luce delle novità ap-pena descritte, potrà riattivarsi su richiesta del MiSE.Per quanto concerne la promozione dell’uso dell’ener-gia da fonti rinnovabili è stata invece pubblicata la Direttiva (UE) 2018/2001 che dovrà essere recepita entro giugno 2020. Essa fissa un obiettivo vincolante dell’Unione per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia nel 2030. Inoltre fissa i criteri di sostenibilità e di ridu-zione delle emissioni di gas a effetto serra per i bio-carburanti, i bioliquidi e i combustibili da biomassa.I testi delle due Direttive sono disponibili sul sito CTI.

Mattia Merlini [email protected]

La risoluzione del Parlamento europeo dà risalto alla necessità di innovazione nel settore dell’energia puli-ta. Ricerca e innovazione vengono quindi riconosciute e confermate aeree prioritarie d’intervento per sfrut-tare più efficacemente i finanziamenti ed evitarne i rischi connessi. A tale riguardo, il Parlamento si impe-gna ad inviare segnali forti e coerenti creando incenti-vi che diano maggiore certezza agli investitori. Viene quindi rimarcata la necessità di un quadro normativo e finanziario coerente con la tabella di marcia per l’e-nergia 2050 dell’UE e gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi. Viene evidenziata l’importanza di un’ulteriore liberalizzazione dei mercati energetici europei, in particolare rimuovendo gli ostacoli alla libera formazione dei prezzi e alla graduale elimina-zione dei sussidi energetici. Con il fine di perseguire tali obiettivi il Parlamento si impegnerà a: (a) mettere in atto meccanismi di coordinamento dei programmi di ricerca e di innovazione energetica dell’UE al fine di promuovere le sinergie e massimizzare l’adozione sul mercato delle nuove tecnologie, (b) ridurre la

complessità degli strumenti finanziari esistenti al fine di migliorare la coerenza tra i fondi pertinenti dedicati ai progetti di energia pulita, (c) sostenere investimenti nell’approvvigionamento sostenibile delle materie prime orientando l’innovazione verso una migliore progettazione in un’ottica di economia circolare. Accelerare l’innovazione nell’energia pulita richiede tuttavia un cambiamento di mentalità che trascenda la semplice consapevolezza dei problemi energetici e passi verso una comprensione più profonda dei cam-biamenti comportamentali, in particolare nel risparmio energetico e nei nuovi modelli di produzione e con-sumo per sostenere il ruolo attivo dei cittadini verso una transizione energetica maggiormente rispettosa dell’ambiente in qualità di prosumer attivi o di comu-nità di prosumer. Il Parlamento sottolinea la necessità di maggiore attenzione alle iniziative di ricerca e sviluppo nel collegamento tra l’innovazione nei sistemi energetici, la formazione di nuovi profili professionali, le esi-genze di istruzione e i requisiti di formazione. Sarà

Energia pulitaNuovo slancio all’innovazione

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News e attualità8

Nella Risoluzione del Parlamento in oggetto viene osservato che, rispetto agli uomini, le donne sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici e dunque ne subiscono gli effetti in maniera più rilevante a causa dei loro ruoli sociali. Come riportato nel documento, infatti, le donne si fanno a carico di oltre il 70% delle faccende domestiche che comportano l’utilizzo e la gestione dell’acqua in tutto il mondo. Nelle regioni più colpite dai cambiamenti climatici, il 70% delle donne lavora nel settore agricolo, ma raramente partecipa allo sviluppo delle politiche climatiche. Le donne rappresentano quindi potenti agenti di cambiamento che, sulla base della piena partecipazione, sono in grado di elaborare ed attuare strategie e soluzio-ni climatiche efficienti in relazione all’adattamento e mitigazione, nonché capaci di resilienza contro cambiamenti climatici come un prodotto delle loro diverse aree di esperienza e conoscenza pratica in tutti i settori che vanno dall’agricoltura, silvicoltura e pesca alle infrastrutture energetiche e città sostenibili.

Partendo da tali presupposti la Commissione Europea (CE) auspica ad una maggiore partecipazione ai pro-cessi decisionali delle donne rurali e autoctone, alla pianificazione, attuazione e formulazione di politiche e programmi di sviluppo in materia di cambiamenti climatici. L’obiettivo è dunque quello di sostenere e considerare maggiormente gli effetti sociali e ambien-tali delle politiche commerciali e di sviluppo esterno, inclusi gli effetti di tali azioni sulle donne, sviluppando indicatori e raccogliendo dati disaggregati per genere in sede di pianificazione, l’attuazione, il monitorag-gio e la valutazione delle politiche, dei programmi e dei progetti in materia di cambiamenti climatici. Si vuole inoltre facilitare e sostenere la messa in rete di organizzazioni femminili e attività della società civile per quanto riguarda lo sviluppo e l’attuazione delle politiche sui cambiamenti climatici assicurando che le donne partecipino in modo equo e possano beneficia-re di tutte le consultazioni, programmi e finanziamenti sui cambiamenti climatici organizzati con il sostegno

Donne, pari opportunità e giustizia climatica

Gennaio 2019

dunque sempre più necessario contribuire a responsa-bilizzare le autorità locali e regionali nella diffusione dell’innovazione nell’energia pulita, come le città intelligenti, la mobilità elettronica, le reti intelligenti e le micro-reti. L’UE dovrà sostenere, incoraggiare e sviluppare (a) i finanziamenti esistenti per lo sviluppo dell’infrastruttura dei veicoli elettrici; (b) iniziative per l’elettromobilità e l’impresa comune “Celle a combusti-bile e idrogeno”; (c) il finanziamento dell’innovazione finalizzata allo sviluppo dello stoccaggio dell’idroge-no e soluzioni avanzate di stoccaggio a lungo termine per veicoli elettrici, lo sviluppo di un’infrastruttura di ricarica dell’idrogeno, nonché soluzioni infrastruttu-rali e plug-in, compresa l’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici. La risoluzione incoraggia gli Stati membri e le autorità locali ad attuare ulteriori inizia-tive, come l’attuazione di incentivi fiscali in relazione

alla penetrazione del mercato dei veicoli elettrici ed a idrogeno, per cui dovrebbero esserci riduzioni fiscali ed esenzioni per i loro proprietari, nonché varie altre iniziative per la loro promozione, quali riduzioni di prezzo, pagamenti di bonus e premi per gli acquiren-ti, e la creazione di parcheggi gratuiti per chi utiliz-za questo genere di tecnologie. Il Parlamento invita infine la Commissione Europea a sfruttare appieno il potenziale dell’iniziativa Mission Innovation in modo che venga sviluppata una strategia globale di espor-tazione delle tecnologie energetiche pulite e sostenibili attraverso una struttura di supporto dedicata. Il docu-mento in versione integrale è disponibile sul sito del CTI al seguente link.

Giovanni [email protected]

Page 9: The Royal League

News e attualitàIL CTI INFORMA 9

dell’UE a livello nazionale e locale. Solo lo 0,01% di tutti i finanziamenti a livello mondiale sostiene progetti che riguardano sia i cambiamenti climatici che i diritti delle donne. La Commissione e gli Stati membri do-vrebbero dare il buon esempio ed adottare obiettivi e scadenzari per raggiungere l’obiettivo dell’equilibrio di genere nelle delegazioni alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UN-FCCC). A tal proposito, si ritiene che i tre meccanismi finanziari nell’ambito dell’UNFCCC - il Fondo verde per il clima (GCF), il Fondo globale per l’ambiente (GEF) e il Fondo di adattamento (AF) - dovrebbero sbloccare finanziamenti aggiuntivi per una politica di investimento a favore del clima maggiormente capaci di rispondere alle problematiche del genere. L’invito a presentare proposte della CE sulle donne e l’energia sostenibile viene accolto con favore metten-

do a disposizione 20 milioni di EUR per l’attuazione di attività che promuovano l’imprenditorialità fem-minile nel settore dell’energia sostenibile nei paesi in via di sviluppo esortando la Commissione ad in-crementare tale investimento nel futuro. Il Parlamen-to chiede inoltre che gli sfollamenti di popolazione legati al clima siano presi sul serio, apre un dibattito sulla creazione di una disposizione sulle “migrazioni climatiche” e chiede l’istituzione di un gruppo di esperti finalizzato a discutere la questione a livello internazionale. Sollecita infine anche la cooperazione internazionale al fine di garantire una maggiore resi-lienza climatica. Il documento in versione integrale è disponibile sul sito del CTI al seguente link.

Giovanni [email protected]

L’8 gennaio 2019 il Ministero dello Sviluppo Econo-mico ha inviato alla Commissione europea la Propo-sta di Piano nazionale integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC), come previsto dal Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio 2016/0375 sulla Governance dell’Unione dell’energia modificato dal recente Regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamen-to europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018, disponibile in versione integrale sul sito CTI.Il Piano è strutturato secondo 5 dimensioni: decarbo-

nizzazione, efficienza energetica, sicurezza energeti-ca, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività. I principali obiettivi dello strumento so-no: una percentuale di produzione di energia da FER nei Consumi Finali Lordi di energia pari al 30%, in linea con gli obiettivi previsti per il nostro Paese dalla UE e una quota di energia da FER nei Consumi Finali Lordi di energia nei trasporti del 21,6% a fronte del 14% previsto dalla UE. Il Piano prevede una riduzione dei consumi di energia primaria rispetto allo scenario PRIMES 2007 del 43% a fronte di un obiettivo UE del 32,5% e la riduzione dei GHG vs 2005 per tutti i settori non ETS del 33%, obiettivo superiore del 3% rispetto a quello previsto da Bruxelles. Il piano integra anche le questioni legate alla dimensione sociale della transizione energetica elemento in ora trascurato che invece rappresenta una delle principali barriere alla transizione.

Giovanni [email protected]

Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima - Il MiSE invia la proposta a Bruxelles

Page 10: The Royal League

Giuseppe Pinna – [email protected]

A oltre due anni dall’entrata in vigore della nuova PED 2014/68/UE si può fare un primo bilancio sullo stato di applicazione della direttiva. Dopo i normali problemi legati alle novità presenti nell’ultima edizio-ne e la successiva fase di assestamento si può ora affermare che i nuovi requisiti sono stati pienamente recepiti dagli operatori e il sistema ha ormai trovato un regime di applicazione stabile. Il chiarimento dei molti dubbi applicativi è passato attraverso il confronto tra i fabbricanti, gli organismi notificati e l’ente di accreditamento nazionale, dal quale sono pervenute le indicazioni interpretative per i requisiti che presentavano delle incertezze, anche grazie alla partecipazione di Accredia al sistema di accre-ditamento europeo (EA, European co-operation for Accreditation) e al lavoro dei gruppi della Commis-sione Europea che hanno pubblicato e continuano ad aggiornare le linee guida PED. Un importante contri-buto all’omogeneizzazione dei criteri di valutazione dei requisiti è dato anche dal lavoro degli organismi notificati, che, attraverso un gruppo di collaborazione e confronto istituito a livello europeo (il CABF PED/SP-VD - Forum Europeo degli enti notificati per le diretti-ve PED e SPVD) pubblica delle raccomandazioni che hanno l’obiettivo di uniformare i criteri adottati dagli organismi notificati nella valutazione e certificazione di prodotto e favorire lo sviluppo di un mercato equo, contrastandone le inevitabili tendenze distorsive.

Fin dall’avvento, nel 2000, della prima edizione della direttiva PED - Pressure Equipment Directive 97/23/

CE (recepita in Italia con il D.Lgs. 93/2000), che ha introdotto e applicato al settore delle attrezzature a pressione la filosofia del cosiddetto “Nuovo Approc-cio” per la libera circolazione delle merci nel mercato unico europeo, è diventato sempre più centrale il ruo-lo della normativa tecnica come veicolo attraverso il quale trasferire agli operatori (fabbricanti, progettisti, installatori, aziende utilizzatrici, manutentori, organi-smi di certificazione e controllo) i requisiti tecnici di riferimento per tutte le fasi del ciclo di vita di un ap-parecchio a pressione. La direttiva PED, diversamente da quanto accadeva in epoca precedente l’avvento del nuovo approccio, va a definire esclusivamente i Requisiti Essenziali di Sicurezza per la fabbricazione e l’immissione sul mercato di attrezzature e insiemi in pressione, demandando al complesso delle norme tecniche “armonizzate” il compito di definire i requi-siti di dettaglio per ciascun tipo di prodotto. Questo approccio ha portato alla costituzione di un consi-stente corpo di norme tecniche, emanate dal CEN e approvate dalla Commissione Europea, che fornisce ai fabbricanti di attrezzature a pressione una solida base tecnica cui riferirsi per la progettazione e la co-struzione. Tra queste assumono particolare rilevanza le serie di norme EN 764 “Attrezzature a pressione”, EN 13445 “Recipienti a pressione non esposti a fiam-ma”, EN 12952 “Caldaie a tubi d’acqua e installazio-ni ausiliarie”, EN 12953 “Caldaie a tubi da fumo”. La revisione della direttiva PED (pubblicata con il numero 2014/68/UE) è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo 15 Febbraio 2016, n. 26 ed è entrata in vigore il 19 Luglio 2016. Con questa revisione, la di-rettiva PED, al pari di numerose altre direttive, è stata adeguata alle prescrizioni del New Legal Framework, costituito dal Regolamento 765/2008 in materia di accreditamento degli organismi notificati e vigilanza del mercato e dalla Decisione 768/2008 relativa al quadro comune per la commercializzazione dei pro-

Pressure Equipment: lo stato dell’arte in Italia - Tra regola e norma tecnica

Dossier CTI10 Gennaio 2019

DOPO L’ENTRATA IN VIGORE DELLA NUOVA DIRETTIVA PED, NEL 2016, I NUOVI REQUISITI SONO ORMAI STATI RECEPITI E LE LINEE GUIDA E LE NORME ARMONIZZATE SI SONO CONSEGUENTEMENTE AGGIORNATE PER ASSICURARE LA CONFORMITÀ ALLE NUOVE DISPOSIZIONI

Page 11: The Royal League

11IL CTI INFORMA Dossier CTI

dotti nel mercato europeo. Si deve comunque ricordare che l’introduzione della PED e delle norme armonizzate non ha però causato il superamento definitivo dei vari codici nazionali preesistenti, che anzi continuano ad avere una certa diffusione, anche in Italia, dove le vecchie “Raccolte ISPESL” (che, prima dell’avvento della PED, erano le specifiche tecniche cogenti ai fini dell’omologazione delle apparecchiature a pressione da parte dell’ISPE-SL) sono tuttora in uso. Inoltre c’è da aggiungere che quanto detto sopra vale per le attività di progettazio-ne e produzione, dal momento che le fasi successive di installazione, esercizio e dismissione, continuano ancora oggi a essere regolate dalla legislazione nazionale. Questa nel corso degli anni si è prodotta in diverse disposizioni e, tra abrogazioni parziali e totali e, in certi casi, ripristini di validità, si presenta in un quadro non sempre facile da decifrare. Sono soprattutto due le disposizioni di legge con cui gli operatori si sono dovuti confrontare: il Decreto del

Ministero delle Attività produttive n. 329 del 2004, che regola la messa in servizio e l’utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi, e il D.Lgs. 81 del 2008 (Testo Unico in materia di salute e sicu-rezza nei luoghi di lavoro), integrato dal Decreto 11 aprile 2011 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che disciplina le modalità di effettuazione delle verifiche periodiche e i criteri di abilitazione dei soggetti che le eseguono. Le disposizioni di legge citate non hanno ricevuto aggiornamenti a seguito

della pubblicazione della nuova direttiva PED. Parallelamente il mondo della normazione tecnica na-zionale si è mosso per adeguarsi al nuovo quadro le-gislativo, spesso riprendendo e aggiornando contenu-

LE FASI DI ESERCIZIO E DISMISSIONE, CONTINUANO ANCORA OGGI A ESSERE REGOLATE DALLA LEGISLAZIONE NAZIONALE, CHE DOPO IL DM 329/2004 E IL DM 11 APRILE 2011 NON HA RICEVUTO AGGIORNAMENTI

Serie UNI/TS 11325 - Attrezzature a pressione - Messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione

Stato di avanzamento

UNI/TS 11325:1: Valutazione dello stato di conservazione ed efficienza delle tubazioni in esercizio ai fini della riqualificazione periodica d’integrità

Pubblicata – 2009 *Programmata revisione

UNI/TS 11325:2: Procedura di valutazione dell’idoneità all’ulteriore esercizio del-le attrezzature e degli insiemi a pressione soggetti a scorrimento viscoso

Pubblicata – 2013 *Programmata revisione

UNI/TS 11325:3: Sorveglianza dei generatori di vapore e/o acqua surriscaldata Pubblicata – 2018 (2a edizione)

UNI/TS 11325:4: Metodi operativi per la valutazione di integrità di attrezzature a pressione operanti in regime di scorrimento viscoso applicabili nell’ambito della procedura di valutazione di cui alla UNI/TS 11325-2

Pubblicata – 2013 *Programmata revisione

UNI/TS 11325:5: Interventi temporanei sulle attrezzature a pressione Pubblicata – 2012

UNI/TS 11325:6: Messa in servizio delle attrezzature e degli insiemi a pressione Pubblicata – 2014

UNI/TS 11325:8: Pianificazione delle manutenzioni su attrezzature a pressione attraverso metodologie basate sulla valutazione del rischio (RBI)

Pubblicata – 2013

UNI/TS 11325:9: Idoneità al servizio (Fitness for Service) Pubblicata – 2013

UNI/TS 11325:10: Parte 10: Sorveglianza dei generatori di vapore e/o acqua surriscaldata esclusi dal campo di applicazione della UNI/TS 11325-3

Pubblicata – 2018

UNI/TS 11325:11: Procedura di valutazione dell’idoneità al servizio di attrezzatu-re a pressione soggette a fatica

Pubblicata – 2015

UNI 11325:12: Verifiche periodiche delle attrezzature e degli insiemi a pressione Pubblicata – 2018

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ti tecnici che in precedenza erano definiti in disposi-zioni di legge o in altri documenti tecnici riconosciuti (per esempio le circolari ANCC/Ispesl). La principale normativa nazionale è rappresentata dalla serie UNI 11325 “Attrezzature a pressione – Messa in servizio ed utilizzazione e degli insiemi a pressione”, della quale tra il 2009 e il 2018 sono state pubblicate 11 parti, per alcune delle quali è già arrivato il momento della revisione. Altre norme nazionali si sono affian-

cate, elaborate dalle competenti commissioni tecniche di CTI e UNI. Attualmente sono in corso numerosi la-vori che potranno contribuire a definire un riferimento tecnico di supporto per gli operatori. Nelle tabelle sotto è presentato il quadro aggiornato delle norme in vigore e dei progetti in corso di lavorazione nei gruppi di lavoro del Sottocomitato 3 del CTI:Nelle pagine che seguono sono presentati approfon-dimenti su alcune delle norme nazionali di recente

Dossier CTI12 Gennaio 2019

Altre norme collegate Stato di avanzamento

UNI 11096: Prove non distruttive. Controlli sullo stato di integrità strutturale di at-trezzature a pressione soggette a scorrimento viscoso a caldo. Pianificazione ed esecuzione dei controlli, valutazione dei risultati e documentazione. *Collegata alle UNI/TS 11325 2 e 4

Pubblicata – 2012

UNI/TR 11507: Manutenzione dei dispositivi per la limitazione diretta della pres-sione (valvole di sicurezza)

Pubblicata – 2013

UNI 11513: Verifica in esercizio della taratura delle valvole di sicurezza mediante martinetti

Pubblicata – 2013 *In revisione

UNI/TR 11667: Attrezzature a pressione - Verifiche d’integrità di attrezzature/insiemi a pressione - Prove a pressione

Pubblicata – 2017

UNI ISO 13574: Traduzione ISO 13574:2015 Industrial furnaces and associated processing equipment -- Vocabulary

Pubblicata – 2016

UNI 11706: Attrezzature a pressione - Valutazione dello stato di conservazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione a seguito del degrado da esercizio dei materiali

Pubblicata – 2018

UNI 11723: Attrezzature e insiemi a pressione: progettazione e costruzione di forni chimici, petrolchimici e di raffinazione

Pubblicata – 2018

Nuovi progetti di norma in lavorazione Stato di avanzamento

Prassi di Riferimento UNI: Linee guida per l’uso delle Raccolte ISPESL VSR, VSG, M, S nell’ambito della direttiva 2014/68/UE

Consultazione pubblica UNI in corso

UNI/TR xxxxx: Locali destinati al posizionamento di generatori di vapore e/o acqua surriscaldata e delle attrezzature accessorie

Inchiesta pubblica UNI in corso

UNI xxxxx: Prove di tipo per la valutazione delle prestazioni delle valvole di sicu-rezza per la protezione contro le sovrapressioni

Progetto in lavorazione

UNI EN ISO 764-1 Traduzione italiano UNI EN 764-1:2015 Attrezzature a pres-sione - Parte 1: Vocabolario

Progetto in lavorazione

Revisione della UNI 10197:1993 Banchi di taratura per valvole di sicurezza. Re-quisiti generali

Progetto avviato

Revisione della UNI 10198:1993 Banchi di prova di rottura a temperatura ambien-te dei dispositivi a frattura prestabilita (dischi di rottura). Requisiti generali

Progetto avviato

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13IL CTI INFORMA Dossier CTI

pubblicazione sopra citate e alcuni nuovi lavori di particolare interesse. Oltre a questi, sono da segna-lare alcuni progetti che riguardano un settore di par-ticolare rilievo per l’industria meccanica nazionale, cioè quello dei dispositivi di protezione contro le so-vrapressioni (valvole di sicurezza e dischi di rottura). Il primo è il progetto di norma dal titolo “Prove di tipo per la valutazione delle prestazioni dei dispositivi di sicurezza per la protezione contro le sovrapressioni”: si tratta di un lavoro che si rivolge ai fabbricanti di valvole di sicurezza, agli organismi notificati per la certificazione di prodotto, ai laboratori di prova e alle ditte di manutenzione e ha lo scopo di definire le procedure per eseguire le prove di tipo finalizzate a verificare e determinare le caratteristiche presta-zionali dei dispositivi di sicurezza per la protezione contro le sovrapressioni di tipo richiudibile (valvole di sicurezza), come specificati nella UNI EN ISO 4126, parti 1 e 4. Nel fornire ai fabbricanti un riferimento per l’esecuzione delle prove finalizzate a definire le performance di una valvola di sicurezza, la nuova norma andrà a colmare una mancanza nel panora-ma delle norme CEN e ISO offrendo così agli ope-ratori un’alternativa all’unico riferimento attualmente disponibile che è rappresentato dal codice ASME. Lo stesso gruppo di lavoro (il GL misto CTI-UNI “Dispo-sitivi di protezione contro le sovrapressioni” della CT 223 del CTI) ha già in programma la revisione delle norme UNI 10198 e UNI 10198, del 1993, con lo scopo di definire meglio i criteri per la taratura delle valvole di sicurezza e la prova di rottura dei dischi a frattura prestabilita.

IL CICLO DI VITA DELLE ATTREZZATURE A PRESSIONE - PANORAMA ATTUALE DELLA NORMATIVA E LINEE DI SVILUPPO

Corrado Delle Site – Coordinatore UNI/CT 222 “Integrità strutturale degli impianti a pressione”

Nell’ambito dei gruppi di lavoro del sottocomitato 3 del CTI sono emersi in questi ultimi tempi alcuni temi

che necessitano di particolare approfondimento tecni-co e normativo. Questa necessità origina sia dal fatto che le norme UNI/CTI sono state emanate nel tempo secondo le esigenze del mercato, non sempre seguendo un percorso organico e strutturato, sia dal fatto che l’e-voluzione dello stato dell’arte del settore sta portando alla luce nuove criticità ed elementi di sviluppo che necessiterebbero di un approfondimento normativo.Questo articolo vuole fornire degli spunti di riflessione per cercare di individuare gli argomenti da portare all’attenzione delle commissioni tecniche operanti nel sottocomitato 3, e nello specifico della CT 221 “Progettazione e costruzione”, della CT 222 “Integrità strutturale delle attrezzature a pressione” e della CT 223 “Esercizio di attrezzature e impianti a pressione”.Nella prima parte del presente articolo viene illustrato il ciclo di vita di un’attrezzatura e, con riferimento a ciascuna fase, vengono illustrate le normative appli-cabili. Nella seconda invece vengono individuati, punto per punto, gli argomenti suscettibili di sviluppi normativi.

Ciclo di vita di un’attrezzatura a pressione e normativa applicabileLa presentazione dei requisiti per la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle attrezzature a pres-sione, siano essi definiti in documenti legislativi o in norme tecniche, avviene tipicamente sulla base dell’ordine cronologico di pubblicazione (in parti-colare per leggi e decreti) o del codice numerico/alfabetico (per le norme tecniche). Con il presente contributo si intende fornire un modello semplificato di ciclo di vita delle attrezzature a pressione, con lo scopo di presentare le norme secondo il criterio delle fasi della vita dell’attrezzatura. Questo consente anche di identificare eventuali momenti della gestione di un’attrezzatura che non risultano coperti da alcuna norma e che come tali potrebbero essere meritevoli di un futuro approfondimento da parte degli enti di normazione preposti. La gestione del ciclo di vita di un’attrezzatura a pressione si articola nelle seguenti fasi principali, mostrate schematicamente nel flow chart in figura 1:

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Dossier CTI14 Gennaio 2019

ESERCIZIO

MESSA IN SERVIZIO

EN 13445 - EN 12952 - EN 12953 PROGETTAZIONE E

COSTRUZIONE

DECOMMISSIONING

PdR UNI ex Raccolte Ispesl 1 UNI 11723 Forni chimici e petrolchimici

UNI/TS 11325-6 Messa in servizio

UNI/TS 11325-5 Riparazioni

UNI/TS 11325-9 Fitness For Service

UNI/TS 11325-12 Verifiche periodiche UNI/TS 11325-8 RBI UNI/TS 11325-1 Valutazione tubazioni VACANTE: Valutazione recipienti 2 VACANTE: Valutazione generatori 2

Dir. 2014/68/UE

Difetti?

VALUTAZIONE DEGRADO

METALLURGICO DA ESERCIZIO

UNI 11706 Valutazione degrado

VALUTAZIONE FITNESS FOR

SERVICE

RIPARAZIONE

D.M. 329/2004 D.L. 81/2008

Ripara-zione?

Esito positivo

?

SI

NO

D.M. 329/2004

VALUTAZIONI DI VITA

CONSUMATA

VERIFICHE PERIODICHE E DI INTEGRITÀ

SI

NO

SI

NO

UNI/TS 11325-2 Scorrimento viscoso UNI/TS 11325-4 Scorrimento viscoso UNI/TS 11325-11 Fatica

UNI/TS 11325-3 Sorveglianza generatori UNI/TS 11325-10 Sorv. piccoli generatori

1 Norma in lavorazione presso il CTI 2 Norma vacante - potenziale progetto di norma

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- Progettazione e costruzione - Messa in servizio - Esercizio - Sorveglianza dei generatori di vapore - Verifiche periodiche e d’integrità - Valutazione vita consumata - Valutazione del degrado metallurgico - Fitness for service - Riparazioni - Dismissione

Le specifiche tecniche della serie UNI/TS 11325 for-niscono gli elementi per gestire l’intero ciclo di vita dell’attrezzatura, dalla progettazione alla messa in servizio, dall’esercizio al decommissioning, includen-do le eventuali riparazioni. Di seguito si esaminano le singole fasi del ciclo di vita con particolare riferimen-to agli aspetti tecnici e ai riferimenti normativi vigenti.

Progettazione e costruzioneObiettivo di questa prima fase del ciclo di vita è la realizzazione di un’attrezzatura conforme alla nor-mativa vigente. A partire dal 29 maggio 2002 è en-trata obbligatoriamente in vigore la Direttiva 97/23/CE (PED) recepita in Italia con il D.Lgs. 25 febbraio 2000, n° 93. Con il D.Lgs. 15 febbraio 2016, n. 26 sono state apportate alcune modifiche al decreto di recepimento, attuando come previsto la direttiva euro-pea 2014/68/UE (rifusione).La Direttiva PED è una direttiva di prodotto che rientra nel cosiddetto “nuovo approccio”, la cui filosofia por-tante è basata su dei principi generali inderogabili che, soddisfatti integralmente, dovrebbero garantire all’attrezzatura a pressione il raggiungimento di un livello di sicurezza minimo corrispondente ad un “ri-schio accettabile”.La Direttiva detta i requisiti minimi e indispensabili al fine di garantire la libera circolazione degli appa-recchi a pressione: i requisiti essenziali di sicurezza (RES). Al fine di garantire la conformità con i requisiti essenziali, sono emanate, a livello europeo, le “nor-me armonizzate”. Esse hanno il grande vantaggio di dare la presunzione di conformità ai RES. Tuttavia un fabbricante, qualora lo ritenga opportuno, può far ri-

ferimento a qualsiasi altra norma, purché questa per-metta di soddisfare i requisiti essenziali di sicurezza applicabili al caso in esame. Le norme armonizzate, nel campo delle attrezzature a pressione, sono re-datte dal CEN (Comitato Europeo di Normazione) e recepite in Italia da UNI. Tra queste le più importanti sono la UNI EN 13445 (apparecchi a pressione non sottoposti a fiamma), la UNI EN 12952 (generatori di vapore a tubi d’acqua), la UNI EN 12953 (gene-ratori di vapore a tubi da fumo) e la UNI EN 13480 (tubazioni). In Italia si guarda ancora con grande attenzione alle Raccolte ISPESL (Raccolta VSR, VSG, M, S) come codice di costruzione per attrezzature e insiemi. A tale riguardo INAIL ha richiesto ad UNI di porre allo studio una prassi di riferimento sull’uso del-le raccolte ISPESL in ambito PED, in sostituzione della Raccomandazione CTI R-2:2005, ormai superata. I la-vori della prassi di riferimento sono ormai conclusi ed il documento è in fase di inchiesta (si veda in propo-sito l’articolo di approfondimento in queste pagine).Per quanto riguarda la progettazione e costruzione di forni chimici, petrolchimici e di raffinazione è stata emanata una norma nazionale UNI 11723 che forni-sce indicazioni e linee guida per la progettazione e la costruzione di tali attrezzature al fine di ridurre al minimo i rischi derivanti dalla pressione e dalla tem-peratura, come prescritto dalla direttiva PED. Include inoltre raccomandazioni per la supervisione e sorve-glianza durante l’esercizio.Come sottolineato da più parti, i problemi più rile-vanti riscontrati dagli addetti ai lavori in questi anni di applicazione della Direttiva sono principalmente correlati alle molteplicità interpretative a cui la Di-rettiva stessa si presta. Un ruolo molto importante in tal senso è svolto, a livello italiano, dal Forum degli Organismi Notificati e, a livello europeo, dal WGP del CEN, entrambi deputati a formulare pareri e linee guida procedurali riguardanti la Direttiva PED.

Messa in servizioLa messa in servizio rappresenta lo step successivo alla progettazione e costruzione ed è demandata all’utilizzatore che installa l’attrezzatura, dopo che la stessa è stata immessa sul mercato.

15IL CTI INFORMA Dossier CTI

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Il legislatore ha previsto una verifica da parte di un Ente Preposto (al momento dall’INAIL), le cui modalità operative sono disciplinate a livello nazionale dal D.M. 329/2004 negli artt. 4, 7 e 9. Il decreto sopra indicato esclude da tale verifica obbligatoria gli insie-mi rientranti nell’art. 5 dello stesso decreto. A livello normativo la UNI/TS 11325-6 definisce le procedure operative a supporto di tale verifica.

EsercizioDurante il normale esercizio di un’attrezzatura l’uti-lizzatore deve provvedere ad effettuare operazioni di manutenzione e controlli (D.Lgs 81/2008, art 71, comma 8) finalizzati al buon funzionamento dell’at-trezzatura.Nei casi disciplinati dalle tabelle A e B del D.M. 329/2004 (nel caso di attrezzature in ambienti di vi-ta) e dall’allegato VII al D.M. 11 aprile 2011 (nel caso di attrezzature in ambienti di lavoro), l’utilizzatore o il datore di lavoro devono richiedere ai soggetti prepo-sti l’effettuazione delle verifiche periodiche finalizzate a testimoniare l’idoneità dell’attrezzatura a proseguire il normale esercizio. Le verifiche si dividono in verifi-che di funzionamento e verifiche d’integrità: le prime rivolte principalmente all’esame del processo e dei dispositivi di sicurezza, le seconde a confermare lo stato di conservazione nel tempo delle membrature costituenti l’attrezzatura stessa.Le periodicità di verifica possono essere modificate rispetto a quelle fissate per legge applicando l’isti-tuto della deroga di cui all’art. 10 comma 5 del DM 329/2004. A tale scopo occorre dimostrare che il nuovo intervallo ispettivo non provochi un aumento del livello di rischio, applicando le metodologie di tipo Risk-Based Inspection (RBI).Il Risk Based Inspection (RBI) differisce dalle tecniche ispettive cosiddette deterministiche, che prevedono controlli su base periodica regolare e definiti con tem-pi stabiliti e date prefissate eguali per tutti i settori. Ta-li tecniche, pur tenendo conto di tipiche caratteristiche progettuali dell’apparecchio e condizioni di esercizio, sono tuttavia basate su esperienze generalizzate e non specifiche dei singoli impianti, trascurando l’effi-cacia dei diversi sistemi di gestione. Le frequenze dei

controlli potrebbero risultare non ottimali e quindi infe-riori o superiori alle reali necessità della specifica at-trezzatura. In tale contesto, la specifica tecnica UNI/TS 11325-8 “Pianificazione delle manutenzioni su at-trezzature a pressione attraverso metodologie basate sulla valutazione del rischio” ha lo scopo di orientare gli utilizzatori nella definizione dei programmi di ispe-zione e manutenzione delle attrezzature a pressione del proprio impianto sulla base della valutazione del rischio legato all’effettivo stato di conservazione ed efficienza delle attrezzature stesse.

Verifiche d’integrità strutturaleCome già evidenziato, la verifica d’integrità delle attrezzature a pressione è finalizzata a verificare lo stato di conservazione delle membrature ed è prevista dall’art. 12 del DM 329/2004. Essa prevede come re-quisito minimo, l’esecuzione di esami visivi e controlli spessimetrici. Tuttavia, non è esclusa la possibilità di dover eseguire altri controlli “che si rendano necessa-ri” a fronte di situazioni di danneggiamento eviden-ziate dal calcolo o dai controlli di base.La UNI/TS 11325-1 definisce i criteri per la corretta verifica d’integrità di tubazioni tramite controlli di “screening” e di “dettaglio”. Analogamente a quanto fatto per le tubazioni, si prevede di porre allo studio in ambito CTI norme specifiche per la verifica d’inte-grità di recipienti e di generatori di vapore.

Valutazione della vita consumataAlcuni meccanismi di danno quali il creep o la fatica, determinano una diminuzione nel tempo delle carat-teristiche meccaniche dell’attrezzatura, quantizzabile in termini di “frazione di vita consumata”. La vita teorica utile è determinabile riferendosi a curve di ri-ferimento specifiche per il materiale della membratura interessata dal fenomeno. La normativa nazionale sullo scorrimento viscoso si è arricchita di una serie di norme che coprono tutti gli aspetti della valutazione di vita consumata a creep. In particolare l’aspetto tecnico-procedurale è coperto dalla UNI/TS 11325-2, l’aspetto tecnico-scientifico è definito dalla UNI/TS 11325-4, l’aspetto metallografico dalla UNI 11374 e dalla UNI 11373, l’aspetto “Prove non Distruttive”

Dossier CTI16 Gennaio 2019

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dalla UNI 11096. Il parametro di soglia per valutare se un apparecchio è in scorrimento viscoso è la tem-peratura convenzionale di inizio creep che, per un determinato materiale, è indipendente dalla sollecita-zione di esercizio. Tuttavia, la sollecitazione influisce sulla significatività del fenomeno creep per mezzo della frazione di vita consumata ed è pertanto un parametro fondamentale nella determinazione degli intervalli di ricontrollo. Il danneggiamento per fatica è affrontato nella UNI/TS 11325-10, riferendosi in linea generale alle normative europee di settore (per esem-pio alla UNI EN 12952 per i generatori di vapore) ed ai rispettivi metodi proposti.In entrambi i casi, sia per il creep che per la fatica, l’utilizzatore, una volta effettuata l’analisi, proporrà l’intervallo di ricontrollo sulla base delle risultanze di calcoli e controlli in campo. Ovviamente le tem-pistiche delle suddette valutazioni di vita consumata differiscono, in linea generale, da quelle relative alle verifiche d’integrità previste per legge essendo modu-late sull’effettivo stato di danno rilevato, piuttosto che su intervalli di ispezione ad intervalli prefissati.

Valutazione del degrado metallurgicoOltre ai fenomeni di creep e fatica, trattati separata-mente nelle specifiche tecniche sopra indicate, esisto-no altri meccanismi a cinetica lenta che agiscono nel tempo degradando le caratteristiche meccaniche di attrezzature a pressione ed i cui effetti non risultano rilevabili all’esame visivo. Tra questi ricordiamo i mec-canismi di addolcimento, di infragilimento caustico e da invecchiamento, attacco da idrogeno, sensibilizza-zione, carburazione/decarburazione, grafitizzazione, segregazione, ecc. Elementi per la valutazione dello stato di conservazione di attrezzature e impianti sono indicati nella norma UNI 11706, che fornisce tabelle riepilogative per ciascun meccanismo e propone le prove non distruttive più idonee con la descrizione qualitativa del fenomeno di danno e l’indicazione del-le possibili metodologie di misura.

Sorveglianza Generatori di VaporeI generatori di vapore devono essere sottoposti a sorveglianza ai fini della sicurezza, in relazione ai

rischi specifici connessi con l’esercizio degli stessi. È nota infatti la pericolosità di queste attrezzature a pressione, specialmente legate alla loro corretta ge-stione, e ciò è evidente dalla lunga serie di incidenti verificatisi dalla fine dell’800 ad oggi. Con il termine sorveglianza si intende il controllo del generatore, da parte di una persona addetta, per accettarsi che lo stesso, tutti i suoi dispositivi e l’acqua di alimento siano nelle normali condizioni previste dal manuale di uso e manutenzione. La sorveglianza può essere con assistenza continua o senza assistenza continua.Le specifiche tecniche UNI/TS 11325-3 e UNI/TS 11325-10 (dedicato ai piccoli generatori, non trattati dalla parte 3) forniscono procedure per la sorveglian-za di generatori di vapore, nel rispetto delle disposi-zioni legislative vigenti.

Fitness for ServiceLa filosofia alla base della specifica tecnica UNI/TS 11325-9 sul Fitness for Service è quella di fornire dei principi base per eseguire la valutazione dell’idoneità al servizio in presenza di difetti, facendo riferimento a norme e codici già esistenti, evidenziandone ca-ratteristiche e limiti. E infatti la legislazione vigente ammette che in presenza di difetti possa essere am-messo un esercizio temporaneo dell’attrezzatura a pressione, in condizioni di sicurezza, a seguito di idonee valutazioni del tipo FFS. La specifica tecnica sopra indicata illustra la procedura da seguire per: - la caratterizzazione del difetti, - l’individuazione dei meccanismi di danneggiamento,

- l’esecuzione dei calcoli, - la valutazione finale, - le competenze richieste al personale.

Se un difetto è ritenuto instabile e quindi non sicuro per l’esercizio occorre invece procedere alla imme-diata riparazione mediante idonee procedure sia permanenti che temporanee.

RiparazioniLe riparazioni di attrezzature a pressione sono disci-plinate dall’art. 14 del D.M. 329/2004 che definisce

17IL CTI INFORMA Dossier CTI

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le relative procedure sia per attrezzature certificate CE che per attrezzature preesistenti all’emanazione della direttiva PED. In casi particolari, riferiti al settore petro-lifero, sono ammesse riparazioni temporanee (Legge 4 aprile 2012, n. 35) effettuabili anche con impianti in marcia, allo scopo di garantire la produzione di impianti a ciclo continuo o di pubblica utilità che for-niscono servizi essenziali. Tali interventi devono poter garantire la sicurezza dell’attrezzatura e dell’impianto per un tempo determinato fino all’esecuzione della fer-mata programmata successiva, in corrispondenza del-la quale poter effettuare la riparazione vera e propria.

DecommissioningIl ciclo di vita si ritiene concluso quando l’attrezzatura non è più in grado di garantire l’esercizio in sicurezza, anche a seguito di riparazioni o declassamenti delle condizioni di esercizio. In questa evenienza l’attrez-zatura deve essere demolita, al fine di evitare un riutilizzo della stessa, mentre la targa dati deve essere riconsegnata all’ente preposto.

Linee di sviluppoPer quanto riguarda le attrezzature a pressione, gli sviluppi futuri delle UNI/TS 11325 e delle norme col-legate potrebbero essere molteplici, se ne elencano alcuni possibili: - analizzare le problematiche del creep sugli acciai martensitici e sui relativi metodi di controllo in quanto la normativa esistente si concentra esclusivamente sugli acciai ferritici;

- introdurre i concetti del “negligible creep”, ovvero quei criteri che servono a definire quando lo scorri-mento viscoso può ritenersi trascurabile, allineandosi alla normativa europea UNI EN 13445;

- implementare una normativa relativa ai requisiti dei sistemi di monitoraggio degli impianti finalizzato sia alla registrazione dei parametri operativi (temperatu-ra e pressione) sia al calcolo on line di creep/fatica;

- aggiornare la UNI/TS 11325-8 sulla base delle no-vità introdotte dalla norma europea sul RBI: UNI EN 16991;

- fornire delle linee guida per effettuare gli audit sul sistema di gestione per verificare l’adeguatezza di

un’azienda ad implementare sistemi RBI; - definire metodologie per l’integrità strutturale per re-cipienti e generatori di vapore, oltre che aggiornare quella sulle tubazioni (UNI TS 11325-1);

- affiancare alla norma UNI 11706 un altro documen-to sui meccanismi di degrado a cinetica elevata;

- revisionare la norma sulla prova di pressione UNI 11667 con la valutazione delle distanze di sicurezza per il personale sulla scorta delle normative interna-zionali di settore.

ConclusioniIl panorama normativo attualmente disponibile è suf-ficientemente approfondito per fornire un adeguato supporto al tecnico e per gestire l’intero ciclo di vita di un attrezzatura o di un impianto. Le specifiche tecniche della serie UNI/TS 11325, prodotte con il contributo del CTI, costituiscono una valida guida per l’utilizzato-re che deve orientarsi tra le norme disponibili: infatti, tranne nel caso del creep, le specifiche tecniche non contengono procedure originali ed innovative ma piuttosto forniscono elementi per poter individuare fra le procedure esistenti nel panorama internazionale e nazionale quella che maggiormente risponde alle necessità operative e ai meccanismi di danno effetti-vamente presenti. È in programma una revisione della normativa (es. scorrimento viscoso e RBI) per rivedere alcuni aspetti fondamentali della normativa stessa oltre che per renderla aggiornata con lo stato dell’arte. Per il futuro si ritiene anche opportuno, per completare l’in-tero pacchetto normativo, affrontare ulteriori tematiche quali ad esempio le verifiche d’integrità di recipienti e generatori di vapore e i sistemi di monitoraggio di attrezzature e impianti.

RACCOLTE ISPESL - VERSO LA PUBBLICAZIONE LA NUOVA PRASSI DI RIFERIMENTO UNI

Giuseppe Pinna - [email protected]

È in dirittura d’arrivo un progetto molto atteso dagli operatori italiani, in quanto va finalmente a ratificare

Dossier CTI18 Gennaio 2019

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e aggiornare una serie di specifiche tecniche che hanno conosciuto un largo uso in Italia a far tempo dagli anni ’70 e in base alle quali sono state costruite migliaia di apparecchiature a pressione: si tratta del-le Raccolte Ispesl VSR, VSG, M ed S, specifiche tecni-che applicative del D.M. 21 Novembre 1972 “Norme per la costruzione degli apparecchi a pressione”. In particolare: - Raccolta VSR revisione 1995 “Specificazioni tecni-che applicative del Decreto Ministeriale 21 novem-bre 1972 per la verifica della stabilità dei recipienti in pressione”;

- Raccolta VSG revisione 1995 “Specificazioni tecni-che applicative del Decreto Ministeriale 21 novem-bre 1972 per la verifica della stabilità dei generato-ri di vapore d’acqua”;

- Raccolta M revisione 1995 “Specificazioni tecniche applicative del Decreto Ministeriale 21 novembre 1972 riguardanti l’impiego dei materiali nella co-struzione degli apparecchi e sistemi in pressione”;

- Raccolta S revisione 1995 “Specificazioni tecniche applicative del Decreto Ministeriale 21 novembre 1972 per l’impiego della saldatura nella costru-zione e riparazione degli apparecchi e sistemi in pressione”.

Sino al 29 maggio 2002 le Raccolte Ispesl sono state le specifiche tecniche cogenti ai fini dell’omolo-gazione delle apparecchiature a pressione da parte dell’ ISPESL: esse hanno pertanto costituito il riferi-mento obbligatorio in Italia ai fini dell’immissione sul mercato di attrezzature a pressione, sino all’in-troduzione della prima direttiva PED (97/23/CE). Dopo il 2002 le raccolte sono state utilizzate come riferimento nei casi di riqualificazione PED (“valuta-zione della conformità” secondo la direttiva PED) di attrezzature immesse sul mercato prima del 29 mag-gio 2002 (e quindi omologate dall’Ispesl), in quanto originariamente progettate e costruite sulla base di tali codici. Inoltre le raccolte hanno continuato ad essere applicate come codici di progettazione e co-struzione di nuove attrezzature marcate CE, in quan-to i fabbricanti hanno la facoltà di far riferimento, oltre che alle norme armonizzate alla direttiva PED,

anche a specifiche tecniche diverse (genericamente definite nella PED “altre specifiche tecniche”), a condizione che siano rispettati i requisiti essenziali di sicurezza previsti nell’Allegato I della direttiva. Si aggiunga che le raccolte sono risultate e risultano utili per la fabbricazione di attrezzature a pressione non coperte dalle norme armonizzate (per esempio attrezzature in ghisa lamellare, rame/leghe di rame, titanio/leghe di titanio e materiali non metallici).

Nel 2003, il CTI, con la partecipazione dell’Ispesl, dei rappresentanti di costruttori, utilizzatori, organi-smi notificati e ispettorati degli utilizzatori operanti in Italia, elaborò e pubblicò il documento R-02 “Rac-comandazioni del CTI per l’uso delle Raccolte ISPESL Rev. 95, nell’ambito della Direttiva 97/23/CE”, con lo scopo di rendere applicabili le Raccolte originarie secondo le prescrizioni della prima direttiva PED 97/23/CE. Le raccomandazioni CTI R-02 sono state oggetto di una revisione nel 2005. Nel 2018, a seguito di una proposta di INAIL, è stato formalmente avviato il progetto di una prassi di riferimento UNI (UNI/PdR) dal titolo “Linee guida per l’applicazione delle raccolte Ispesl, VSR, VSG, M, S nell’ambito della direttiva 2014/68/UE”. Il pro-getto di UNI/PdR è finalizzato alla predisposizione di un documento tecnico che fornisca indicazioni per rendere applicabili le raccolte Ispesl VSR, VSG, M ed S in conformità ai requisiti della nuova diretti-va 2014/68/UE (PED) sulle attrezzature a pressione. Quindi il documento avrà il medesimo scopo delle Raccomandazioni R-02 del CTI ma sarà aggiornato alla luce dei requisiti essenziali di sicurezza definiti dalla nuova direttiva PED 2014/68/UE, tenendo conto degli aggiornamenti delle norme armonizzate applicabili (in particolare le revisioni delle norme UNI EN 13445, UNI EN 12952, UNI EN 12953), e

19IL CTI INFORMA Dossier CTI

PRIMA DEL 2002 LE RACCOLTE ISPESL ERANO LE SPECIFICHE TECNICHE COGENTI IN ITALIA AI FINI DELL’IMMISSIONE SUL MERCATO DI APPARECCHIATURE A PRESSIONE. DOPO L’AVVENTO DELLA PED SONO STATE UTILIZZATE AI FINI DELLA RIQUALIFICAZIONE PED MA ANCHE COME CODICI DI PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI NUOVE ATTREZZATURE

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Dossier CTI20

sarà pubblicato nella forma della Prassi di riferimento UNI (UNI/PdR).

La UNI/PdR è una tipologia di documento para-nor-mativo pubblicato da UNI in conformità al Regola-mento UE n. 1025/2012: non si tratta di una norma ma di un documento che ha lo scopo di introdurre prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche sulla base di prassi condivise all’in-terno di soggetti firmatari di un accordo di collabora-zione con UNI. A differenza di quanto accade per le norme tecniche il processo di condivisione è ristretto ai soli autori ed è più rapido di quello solitamente previsto per le norme: non oltre nove mesi dall’appro-vazione della richiesta. Prima dell’approvazione di un progetto di UNI/PdR, è verificata l’assenza di norme o progetti di norma allo studio sullo stesso argomen-to. Una volta pubblicate, le UNI/PdR sono gratuita-mente scaricabili e restano disponibili per un periodo non superiore a 5 anni. Entro tale periodo possono essere trasformate in un documento normativo (UNI, UNI/TS, UNI/TR) oppure devono essere ritirate.Il soggetto proponente delle linee guida è l’INAIL, Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, ente pubblico non economico che gestisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Tra le sue funzioni istituzionali vi sono quelle di: ridurre il fenomeno infortunistico; assicurare i lavoratori che svolgono attività a rischio; garantire il reinserimento nella vita lavorativa degli infortunati, realizzare attività di ricer-ca e sviluppare metodologie di controllo e di verifica in materia di prevenzione e sicurezza. Tra queste, in base alla L.122 del 30/07/2010, sono state attribuite all’INAIL tutte le funzioni del soppresso ente ISPESL.Grazie al nuovo progetto di UNI/PdR le Raccolte Ispesl (i documenti originali contenenti le raccolte Ispesl VSR, VSG, M ed S sono oggi reperibili e scari-cabili gratuitamente dal sito internet dell’INAIL), lette alla luce delle future linee guida, potranno essere uti-

lizzate come riferimento per assicurare la conformità alla PED nella progettazione e costruzione di attrez-zature a pressione e insiemi. Inoltre potranno essere utilizzate ai fini della riqualificazione PED (valutazio-ne della conformità secondo la direttiva 2014/68/UE) di attrezzature progettate e/o fabbricate secondo le raccolte ISPESL VSR, VSG, M ed S e immesse sul mercato prima del 29 maggio 2002. Infine potranno essere utilizzate quale corretta prassi costruttiva per le attrezzature che ricadono nell’ambito dell’art. 4, c. 3 della PED (regola dell’arte), nonché, limitatamente agli aspetti tecnici, per quelle che ricadono al di fuori dell’ambito di applicazione della stessa direttiva.Il CTI è coinvolto nel processo di sviluppo del proget-to, supportando l’attività di elaborazione della futura UNI/PdR, sia dal punto di vista organizzativo che attraverso il coinvolgimento degli esperti partecipanti ai gruppi di lavoro che trattano la progettazione, co-struzione e verifica di attrezzature a pressione. La bozza di lavoro del progetto di linee guida è stata approvata a dicembre 2018 dal tavolo costituito da esperti di INAIL, del sistema UNI e del CTI ed è at-tualmente in fase di consultazione pubblica da parte di UNI, al fine di raccogliere osservazioni da parte del mercato, con scadenza 15 febbraio 2019. Il docu-mento può essere scaricato sul sito di UNI.

PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI ATTREZZATURE A PRESSIONE - ALCUNE PROPOSTE PER IL 2019

Riccardo Balistreri - Coordinatore UNI/CT 221 “Progettazione e costruzione di attrezzature a pressione e di forni industriali”

La Commissione Tecnica 221 del CTI “Progettazione e costruzione di attrezzature a pressione e di forni in-dustriali”, oltre a rappresentare il mirror group nazio-nale delle commissioni CEN e ISO competenti in ma-teria di progettazione e fabbricazione di attrezzature a pressione e forni industriali (in particolare CEN/TC 54, CEN/TC 269, CEN/TC 186, ISO TC 244) svolge anche un’attività nazionale, che negli ultimi tempi è

Gennaio 2019

LA NUOVA PRASSI DI RIFERIMENTO UNI CONSENTIRÀ DI APPLICARE LE RACCOLTE ISPESL, VSR, VSG, M, S ALLA LUCE DEI REQUISITI ESSENZIALI DI SICUREZZA DELLA DIRETTIVA 2014/68/UE

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21IL CTI INFORMA Dossier CTI

diventata particolarmente intensa. Le attività in tal senso, nel corso del 2018, si sono incentrate in parti-colare su due progetti.Il primo è relativo all’aggiornamento e trasposizione in linee guida delle Raccomandazioni CTI R2/2005 “Raccomandazioni del CTI per l’uso delle Raccolte ISPESL Rev. 95, nell’ambito della Direttiva 97/23/CE”. Le linee guida hanno ripreso i contenuti del do-cumento R-02 aggiornandoli in base ai RES (Requisiti Essenziali di Sicurezza) definiti dalla nuova direttiva PED 2014/68/UE (atto di rifusione che revisiona la direttiva 97/23/CE) e tenendo conto dei cambiamenti normativi intervenuti (aggiornamenti delle norme UNI EN 13445, UNI EN 12952, UNI EN 12953). Come si evince dal codice della norma, le linee guida saranno contenute in una Prassi di Riferimento UNI (UNI/PdR) e consentiranno l’applicazione delle raccolte ISPESL VSR, VSG, M ed S (revisione 1995) in conformità ai requisiti essenziali di sicurezza definiti dalla direttiva 2014/68/UE (PED), ai fini della progettazione e co-struzione di attrezzature a pressione e insiemi. (Per un approfondimento sulla UNI/PdR sulle Raccolte Ispesl vedere in particolare l’articolo dedicato in queste pagine).

Il secondo progetto della CT 221 si è concluso nel luglio del 2018 con la pubblicazione della norma tecnica UNI 11723:2018 “Progettazione e costruzio-ne di forni chimici, petrolchimici e di raffinazione”. Lo scopo della norma è quello di fornire uno strumento per la progettazione e la costruzione di forni a fo-colare interno per l’industria chimica, petrolchimica e di raffinazione, con una pressione interna ai ser-pentini di scambio termico superiore a 0,5 bar, le cui membrature siano costruite in acciaio, in leghe di Nichel o con i materiali speciali. Il tutto nel rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza previsti dalla direttiva 2014/68 UE. Nella stesura della norma si

è fatto espresso riferimento alle UNI EN ISO 13704: “Industrie del petrolio, petrolchimiche e del gas natu-rale - Calcolo dello spessore dei tubi dei riscaldatori nelle raffinerie di petrolio”, sviluppandone e integran-do il calcolo di stabilità con lo scopo di renderlo più aderente alla filosofia della direttiva di prodotto. Si è fatto inoltre riferimento alla UNI EN ISO 13705 “In-dustrie del petrolio, petrolchimiche e del gas naturale - Riscaldatori a fiamma per servizi generali di raffine-ria” per gli aspetti che regolano la progettazione e la fabbricazione.Rispetto alle Raccomandazioni R6:2006 da cui deri-va, nella norma UNI 11723:2018 risultano integrati e aggiornati i capitoli riguardanti i requisiti generali, i materiali, i trattamenti termici, le prove finali e i controlli in fabbricazione, la scelta dei dispositivi di protezione e regolazione. Sono stati introdotti i nuovi capitoli riguardanti la marcatura e i contenuti minimi del manuale di istruzioni ai fini della sorveglianza dei forni e sono state completamente rivisitate le tabelle riguardanti l’armonizzazione con i RES della direttiva 2014/68 UE. Poiché allo stato non esiste una norma EN, armo-nizzata alla direttiva 2014/68 UE, che tratti questo

LA COMMISSIONE TECNICA UNI/CT 221 SI È DEDICATA ALL’ELABORAZIONE DI DUE PROGETTI NAZIONALI: LA PRASSI DI RIFERIMENTO UNI CONTENENTE LINEE GUIDA PER L’APPLICAZIONE DELLE RACCOLTE ISPESL E LA NUOVA UNI 11723 “PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI FORNI CHIMICI, PETROLCHIMICI E DI RAFFINAZIONE”

FIGURA 1 - Disegno schematico di un forno

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Dossier CTI22

genere di prodotti, questa vacatio consente agli stati membri lo sviluppo di normative nazionali; queste potranno anche essere utilizzate come documento tecnico da sviluppare qualora, in ambito CEN, si con-vergesse verso la necessità di emanare una norma armonizzata in materia.Nei programmi futuri la CT 221 ha in programma l’elaborazione di due nuovi progetti. Il primo riguarda la predisposizione di un aggiornamento delle raccol-te ISPESL VSR-VSG-M-S ed. 1995, ai fini delle ripara-zioni di attrezzature a pressione già in esercizio, e costruite in applicazione delle stesse raccolte. Questo progetto è molto impegnativo perché preve-de: - la digitalizzazione delle Raccolte in formato edita-bile;

- l’inserimento nel testo delle “errata – corrige” pro-dotte negli anni;

- l’aggiornamento delle regole alla luce dello sta-to dell’arte per quanto riguarda la fabbricazione (giunzioni saldate, trattamenti termici), i controlli, i materiali e quant’altro non trovasse più riscontro nel-le norme tecniche oggi applicabili nel settore delle costruzioni di attrezzature a pressione.

Il valore del prodotto finale sta nel mantenere ag-giornato e vivo un codice “nazionale” ancora obbli-

gatoriamente applicato nell’ambito delle riparazioni ai sensi dell’art. 14 del D.M. 329/2004, ma che dal 31 marzo 2003, data di pubblicazione delle ultime “errata-corrige”, non ha più visto revisioni e aggior-namenti.Il futuro di questo progetto dipenderà dalla disponi-bilità in termini di risorse umane ed economiche che i soci del CTI vorranno investire.

Il secondo progetto riguarda l’implementazione di una nuova norma tecnica nell’ambito del “Life Cycle Management” (vedi figura 2) e in particolare di uno strumento tecnico rivolto alla corretta elaborazione dei “piani ispettivi” di attrezzature a pressione in esercizio. La redazione di questi piani dovrebbe esse-re sviluppata dall’utilizzatore anche sulla scorta delle informazioni fornite dal fabbricante (mediante le istru-zioni per l’uso e la manutenzione), integrata qualora si riscontri un danneggiamento non atteso; verrebbe resa disponibile alle autorità competenti all’atto della messa in servizio e diverrebbe uno strumento utile

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I PROGRAMMI FUTURI PREVEDONO LO SVILUPPO DI UN PROGETTO DI AGGIORNAMENTO DELLE RACCOLTE ISPESL VSR-VSG-M-S AI FINI DELLE RIPARAZIONI DI ATTREZZATURE A PRESSIONE GIÀ IN ESERCIZIO E L’IMPLEMENTAZIONE DI UNA NUOVA NORMA TECNICA NELL’AMBITO DEL “LIFE CYCLE MANAGEMENT”

FIGURA 2 - Life cycle management

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23IL CTI INFORMA Dossier CTI

per eventuali istanze di deroga. Su questo solco riteniamo utile proporre ai soci del CTI lo sviluppo di una norma che, a partire dall’analisi dei meccanismi di danno attesi e della successiva scelta dei metodi di indagine e controllo, in applicazione di norme tecniche già emanate, consenta la corretta redazione di “Piani di ispezione” specifici per ogni attrezzatura a pressione.

VERIFICHE PERIODICHE DELLE ATTREZZATURE E DEGLI INSIEMI A PRESSIONE - LA NUOVA UNI 11325-12:2018

Giuseppe Sferruzza – Coordinatore UNI/CT 223 GL3 “Esercizio e verifiche attrezzature/insiemi a pressione”

Articolo estratto da U&C n.7 – Luglio/Agosto 2018

La realizzazione di un mercato unico europeo fina-lizzato alla libera circolazione delle merci ha incon-trato, nel suo percorso costitutivo, notevoli ostacoli da superare, non solo di natura economica e fiscale come le barriere doganali, ma soprattutto di natura tecnica. In ciascuno dei Paesi membri, infatti, esisteva-no particolari regimi “omologativi” obbligatori per la costruzione e l’utilizzo di macchinari e impianti e una disomogenea individuazione e categorizzazione di “attrezzature pericolose”, nonché diversi livelli di si-curezza accettabile. La differente normativa tecnica e regolamentare, cogente nei vari Stati, veniva spesso utilizzata a fini protezionistici ostacolando, di fatto, la libera commercializzazione di tali attrezzature. Per il superamento di detti ostacoli l’impegno profuso è stato indirizzato verso una forma di armonizzazione tecnica, orientata essenzialmente all’eliminazione del-le procedure omologative statali e all’emanazione di procedure uniche, in ambito europeo, che garantisse-ro la sicurezza per le tipologie di attrezzature ritenute più pericolose: con l’avvento del cosiddetto “nuovo approccio”, a partire dal 1985, le direttive europee di prodotto si limitano a fornire i Requisiti Essenziali

di Sicurezza (RES) per la fabbricazione e l’immissione sul mercato dei prodotti, demandando alle norme tec-niche “armonizzate” il compito di definire i requisiti di dettaglio per ciascun tipo di prodotto. Tra tali direttive di nuovo approccio rientra la Direttiva PED (Pressure Equipment Directive), entrata in vigore nel 2002 ed i cui contenuti, indirizzati ai fabbricanti, riguardano la progettazione e costruzione di attrezzature a pres-sione. Con la PED si è passati da un sistema retto da di-sposizioni di legge e specifiche tecniche puntuali e vincolanti, il cui controllo in Italia era effettuato unicamente dall’ISPESL, a un sistema in cui vengono imposti solo i principi base nei RES lasciando libero il fabbricante nella scelta delle norme, con l’obbligo però di dimostrare che l’attrezzatura è conforme ai RES della direttiva, sotto la sorveglianza di Organismi Notificati, anche privati, abilitati a livello europeo al controllo delle procedure di conformità.L’emanazione del D.M. 329 del 1° dicembre 2004, portando a termine il processo di recepimento della Direttiva PED, ha cambiato il quadro normativo nazio-nale che fino a quel momento regolamentava l’eserci-zio delle attrezzature a pressione, precedentemente disciplinato dal R.D. 824/27 e dal D.M. 21 maggio 1974, le cui disposizioni imponevano, in considera-zione delle potenziali conseguenze in caso di malfun-zionamento o collasso delle stesse, l’obbligo di verifi-che di primo impianto, periodiche e straordinarie.Al fine di supportare le disposizioni del D.M. 329/04, nel 2014 è stata pubblicata la specifica tecnica UNI/TS 11325-6 che definisce le procedure generali per la verifica di messa in servizio delle at-trezzature a pressione.A supporto delle altre verifiche previste dal Decreto, lo scorso 11 gennaio 2018 è stata pubblicata la nuo-va UNI 11325-12 che definisce le procedure generali per le verifiche periodiche delle attrezzature e degli insiemi a pressione, con particolare riferimento agli articoli 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 e 15 del D.M. 329/04. La UNI 11325-12 illustra i criteri per l’esecuzione del-le verifiche, che sono distinte in: verifica di funziona-mento, verifica di integrità e visita interna.La verifica di funzionamento ha lo scopo di accertare

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Dossier CTI24

la rispondenza delle condizioni di effettivo utilizzo ai limiti progettuali dell’attrezzatura (come riportate nella documentazione allegata alla dichiarazione di messa in servizio e nelle istruzioni d’uso del fab-bricante) e la corretta funzionalità degli accessori di sicurezza.Sotto l’aspetto operativo viene richiesto un prelimina-re esame documentale, una verifica di funzionalità dei dispositivi di protezione e una verifica dei para-metri operativi (quali pressione, temperatura, livelli, ecc.), oltre alle altre verifiche specifiche previste per i generatori di vapore, per le attrezzature in cui sono presenti aperture o portelle e altre attrezzature parti-colari quali tubazioni, serbatoi criogenici e bombole per apparecchi respiratori. La verifica di integrità è invece finalizzata ad ac-certare lo stato di conservazione delle membrature dell’attrezzatura ai fini dell’ulteriore esercibilità in sicurezza, e prevede, dopo un esame documentale, l’esecuzione di un esame visivo e di un controllo spes-simetrico, oltre a eventuali indagini supplementari mediante controlli non distruttivi o altre metodologie d’indagine. Nei casi di limitata accessibilità o a fronte di situa-zioni di danno evidenti o ragionevolmente prevedibili che, in base alle condizioni di esercizio dell’attrez-zatura e/o in base alle indicazioni del fabbricante, possono pregiudicare l’ulteriore esercizio dell’attrez-zatura, l’ispezione visiva deve essere coadiuvata da opportuni controlli non distruttivi atti a stabilire oltre all’entità del difetto anche la sua possibile origine.I controlli devono essere effettuati in accordo alle in-dicazioni eventualmente previste nel manuale di istru-zioni predisposto dal fabbricante o, laddove mancan-ti, in accordo alle norme tecniche di riferimento nelle zone più critiche e di maggior interesse.A supporto della scelta dei metodi di indagini supple-mentari, al fine di predisporre dei piani di controllo che includano diverse tecniche, è inserito nella norma un prospetto contenente un elenco di tecniche di controllo con il relativo grado di efficacia in relazione alla tipologia di danneggiamento ipotizzabile nell’at-trezzatura.La visita interna, infine, è prevista per i soli generatori

di vapore e prevede l’esame visivo di tutte le parti accessibili delle membrature a pressione.In conclusione, la nuova UNI 11325-12 va a com-pletare il quadro delle norme nazionali in tema di esercizio delle attrezzature a pressione, mettendo a disposizione degli operatori (utilizzatori e organismi ispezione e controllo) uno strumento operativo, finora mancante, ai fini dell’assolvimento degli obblighi di legge in tema di verifiche periodiche.

LE NORME A SUPPORTO DELLA SORVEGLIANZA DEI GENERATORI DI VAPORE

Giuseppe Giannelli - Coordinatore UNI/CT 223 GL1 “Esercizio e verifiche attrezzature/insiemi a pressione

La sorveglianza sui generatori di vapore affonda le sue radici nel Titolo I capo II sezione I del Regio Decreto 824 del 12 maggio 1927 “Approvazione del Regolamento per l’esecuzione del R.D.L. 9 luglio 1926 n° 1331, che costituisce l’Associazione Nazio-nale per il Controllo della Combustione”. Gli articoli che si occupano del conduttore sono quelli che vanno dal 27 al 33 e dettano le condizioni di utilizzo dei generatori di vapore al fine di prevenire avarie e gravi incidenti. Successivamente anche il D.M. 21 maggio 1974 individua alcune tipologie e caratteri-stiche dei generatori di vapore, per i quali può essere concesso l’esonero dalla presenza del conduttore abilitato (rimandando alla Raccolta E, e precisamente Circolare 15 novembre 1979 n° 38468 per la specifi-cazione delle condizioni per il rilascio di tali esoneri).

Accanto al R.D. 824/27 si trovano una serie di decre-ti successivi che si occupano di inquadrare le norme

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PER LA DISCIPLINA DELLA SORVEGLIANZA SUI GENERATORI DI VAPORE RISULTANO ANCORA VIGENTI LE DISPOSIZIONI DEL REGIO DECRETO 12 MAGGIO 1927, N. 824, OLTRE AI DECRETI MINISTERIALI 1° MARZO 1974 E 21 MAGGIO 1974

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25IL CTI INFORMA Dossier CTI

connesse con la conduzione dei generatori di vapore; in particolare sono da citare il D.M. 1 marzo 1974 recante “Norme per l’abilitazione alla conduzione di generatori di vapore” che costituisce l’attuale discipli-na per l’abilitazione dei conduttori, articolando l’abi-litazione su 4 gradi, in senso decrescente in termini di caratteristiche dei generatori, al crescere del grado di abilitazione. Così, un primo grado, sarà abilitato alla conduzione di generatori di qualsiasi tipo e su-perficie, allo stesso modo in cui un quarto grado sarà abilitato alla conduzione di generatori di vapore di qualsiasi tipo aventi producibilità fino ad 1 t/h. Il per-corso che porta all’abilitazione del conduttore passa attraverso un tirocinio registrato su apposito libretto, che attesti il percorso pratico formativo dell’aspirante conduttore e si chiude con un esame sostenuto di fronte ad una commissione istituita presso alcune Sedi Territoriali dell’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro). Va infine osservato che, storicamente, la competenza in materia di abilitazione alla conduzione dei gene-ratori di vapore, è attribuita al Ministero del Lavoro, il quale ha sempre chiarito, attraverso apposite cir-colari, la sussistenza dell’obbligo di abilitazione dei conduttori di generatori di vapore.Dal punto di vista tecnico, i moderni generatori sono ben differenti dai generatori di vapore e di acqua surriscaldata, come intesi nei decreti sin qui citati. Si tratta di insiemi completamente automatici, che svolgono in autonomia le principali funzioni. Ciono-nostante, trattandosi di attrezzature di lavoro di note-vole pericolosità, costituiscono materia in cui l’uomo deve essenzialmente esercitare un attento controllo, sia pur non puntuale, avendo a disposizione delle competenze che è bene vengano sempre accertate in fase di abilitazione. Esistono infatti situazioni per le quali (es. transitori di avviamento, anomalie della strumentazione e/o guasti degli accessori) è richiesta una presenza umana al fine di valutare le implicazio-ni degli eventi in fase di evoluzione. La logica che ha spinto il Gruppo di Lavoro 2 della Commissione Tecnica 223 del CTI a predisporre due specifiche tecniche in materia di sorveglianza dei generatori di vapore e di acqua surriscaldata (precisamente la UNI/TS 11325-3 e la UNI/TS 11325-10), sta proprio

nel dominio dell’uomo su taluni specifici impondera-bili eventi, che richiedono un intervento cosciente da parte dell’operatore (conduttore abilitato).

La specifica tecnica UNI/TS 11325-3, è stata pub-blicata nella sua revisione nel febbraio del 2018; si occupa della sorveglianza dei generatori di vapore e di acqua surriscaldata aventi caratteristiche rilevanti ai fini della sicurezza, con assistenza continua o sen-za assistenza continua sino ad un massimo di 72 ore. In particolare, la specifica si rivolge a quei generatori di vapore e di acqua surriscaldata ricompresi nel campo di applicazione del D.M. 329/04. La specifi-ca, tuttavia, non si applica alle seguenti tipologie di generatore:a) generatori a sorgente termica diversa dal fuoco le

cui membrature soggette a pressione, a contatto con il fluido riscaldante, sono progettate per una temperatura uguale o maggiore di quella del fluido di riscaldamento;

b) generatori ad attraversamento meccanico di limita-ta potenzialità aventi PS x V ≤ 3 000 bar x litri e PS ≤ 12 bar;

c) generatori di vapore a bassa pressione aventi PS ≤ 1 bar, Superficie di riscaldamento ≤ 100 m2 e Potenzialità ≤ 2 t/h;

d) generatori di acqua surriscaldata a bassa pressio-ne aventi PS ≤ 5 bar, Temperatura massima dell’ac-qua ≤ 120°C, Superficie di riscaldamento ≤ 100 m2 e Potenzialità ≤ 2 t/h, considerando convenzio-nalmente la potenza di 0,69 kW (600 kCal/h) di acqua surriscaldata equivalente alla producibilità di 1 kg/h di vapore d’acqua;

e) generatori aventi volume V ≤ 5 litri indipendente-mente dal valore di PS.

Dunque la specifica tecnica esclude i generatori sopra elencati, ritenendosi, per gli stessi, di dover

LA SPECIFICA TECNICA UNI/TS 11325-3 SI OCCUPA DELLA SORVEGLIANZA DEI GENERATORI DI VAPORE E DI ACQUA SURRISCALDATA AVENTI CARATTERISTICHE RILEVANTI AI FINI DELLA SICUREZZA, CON ASSISTENZA CONTINUA O SENZA ASSISTENZA CONTINUA SINO AD UN MASSIMO DI 72 ORE

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Dossier CTI26

procedere alla predisposizione di apposita specifica tecnica (parte 10). Dall’esame dell’indice del docu-mento, questo fornisce indicazioni circa: - Requisiti generali per la sorveglianza: contiene indicazioni su manuale d’uso e manuale operativo, acqua di alimento e acqua di caldaia, accensione e riaccensione;

- Sorveglianza con assistenza continua: sezione dedicata ai dispositivi per la sorveglianza con as-sistenza continua, controlli e prove;

- Sorveglianza senza assistenza continua con le re-lative indicazioni, i controlli e le prove;

- Tabelle con i controlli e le prove da effettuarsi e le tempistiche di controllo.

Fornisce nel corpo della stessa, le indicazioni per una gestione in sicurezza dei generatori di vapore sia con sorveglianza continua (punto 5) sia senza sorveglianza continua (punto 6). In entrambi i casi la specifica tecnica fornisce indicazioni circa i parame-tri da tenere sotto controllo e i controlli e le prove da eseguire sui dispositivi che svolgono funzioni vitali per il generatore.In appendice A alla specifica tecnica si elencano una serie di tabelle che riassumono i controlli e le prove cui sottoporre le varie tipologie di generatore; le tipologie di controllo e prova possono riassumersi nel seguente schema:(O) Osservazione di rumori o odori anomali o altri fattori degni di nota (C) Controlli e/o prove del corretto funzionamento, compresa l’osservazione (T) Controlli e/o prove del corretto funzionamento mediante la comparazione dei valori misurati con campioni di misura riferibili. Questi controlli devono essere effettuati da persona qualificata e competen-te.

Come specificato in precedenza, la UNI/TS 11325 parte 10 è stata concepita per tener conto dei ge-neratori di vapore e di acqua surriscaldata non ri-entranti nel campo di applicazione della UNI/TS 11325-3. Tra i generatori cui viene applicata la parte 10 rientrano anche i generatori di vapore e/o acqua surriscaldata a riscaldamento elettrico. Al pari della parte 3, la UNI/TS 11325-10 prevede la sezione dedicata alla sorveglianza con assistenza continua (paragrafo 5) e la sorveglianza senza assistenza con-tinua (paragrafo 6). Anche nel caso della parte 10, in appendice A si possono trovare delle tabelle con indi-cati i controlli e le prove cui sottoporre i generatori e le periodicità di esecuzione di detti controlli e prove.La parte 10, è stata pubblicata il 18/10/2018. La struttura ricalca quella della UNI/TS 11325-3, preve-dendo appositi capitoli, tarati sui generatori oggetto della parte 10, che affrontano i requisiti generali per la sorveglianza, un capitolo per la sorveglianza con assistenza continua, ed uno senza assistenza conti-nua. Chiude con delle tabelle che illustrano le prove ed i controlli da effettuare e la loro periodicità.Da ultimo, il gruppo di lavoro 2 della CT 223 ha predisposto un rapporto tecnico (UNI/TR) che mette a fuoco alcuni aspetti legati alle caratteristiche dei locali destinati a contenere generatori di vapore o di acqua surriscaldata. Tale documento tecnico è attual-mente in fase di avviamento all’inchiesta pubblica.

DEGRADO DEI MATERIALI - LA NUOVA SPECIFICA TECNICA UNI 11706:2018

Carlo Fossati – coordinatore del GL 5 “Fatica” della Commissione Tecnica CT 222 del CTI

Nel mese di marzo 2018 è stata pubblicata la Specifica Tecnica UNI 11706:2018. “Attrezzature a pressione - Valutazione dello stato di conservazione delle attrez-zature e degli insiemi a pressione a seguito del degrado strutturale e metallurgico da esercizio dei materiali”. Salgono quindi a quattro le specifiche tecniche che il CTI ha sviluppato sulla base dell’incarico ricevuto per lo sviluppo di specifiche tecniche in materia di valutazione

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LA SPECIFICA TECNICA UNI/TS 11325-10 DEFINISCE LE MODALITÀ PER LA SORVEGLIANZA DEI GENERATORI DI VAPORE CHE NON RIENTRANO NEL CAMPO DI APPLICAZIONE DELLA UNI/TS 11325-3 E CHE QUINDI, ESSENDO DI LIMITATA POTENZIALITÀ, PRESSIONE E TEMPERATURA, SI CARATTERIZZANO PER UNA MINORE PERICOLOSITÀ

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27IL CTI INFORMA Dossier CTI

del degrado nelle attrezzature in pressione a supporto del D.M. 329 del 2004 e nell’ambito delle problema-tiche relative alla sicurezza degli impianti industriali regolata dal D.Lgs. 81/2008 e successive modificazioni ed integrazioni. La UNI 11706:2018 si va quindi ad aggiungere alle: - UNI/TS 11325-2:2013 Attrezzature a pressione - Messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione - Parte 2: Procedura di valutazione dell’idoneità all’ulteriore esercizio delle attrezzature e degli insiemi a pressione soggetti a scorrimento viscoso;

- UNI/TS 11325-4:2013 Attrezzature a pressione - Mes-sa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e de-gli insiemi a pressione - Parte 4: Metodi operativi per la valutazione di integrità di attrezzature a pressione operanti in regime di scorrimento viscoso applicabili nell’ambito della procedura di valutazione di cui alla UNI/TS 11325-2;

- UNI/TS 11325-11:2015 Attrezzature a pressione - Messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione - Parte 11: Procedura di valutazione dell’idoneità al servizio di attrezzature e insiemi a pressione soggetti a fatica.

Già in passato il problema del degrado dei materiali è stato trattato in queste pagine. Riteniamo tuttavia utile riprendere l’argomento per due ordini di motivi: 1. con la UNI/TS 11706:2018 si completa l’arco del-

le specifiche tematiche legate all’individuazione e valutazione dei tipi di degrado tipici degli impianti industriali ed in particolare degli impianti a pressione;

2. finalmente il quadro normativo italiano estende a tutti i componenti a pressione l’obbligo esplicito di prendere in considerazione qualsiasi tipo di degrado possa essere attivo.

Prima di procedere però riteniamo utile, proprio in virtù di quanto detto sopra, passare in rassegna le quattro specifiche tecniche illustrandone in estrema sintesi sco-po, tipo di danno trattato e contenuti. Il ruolo e l’impor-tanza di queste specifiche è poi confermato dal ruolo svolto nella loro stesura dai rappresentanti qualificati dell’ente di controllo Italiano sugli impianti a pressione:

in passato ISPESL, oggi INAIL. La UNI/TS 11325-2:2013 è stata la prima Specifica Tecnica del gruppo sviluppata in ambito CTI. Fornisce precise indicazioni su criteri ed algoritmi di valutazione del danno da scorrimento viscoso (creep è il termine più comunemente usato in ambito tecnico). È destinata alle attrezzature a pressione omologate dall’ISPESL/INAIL. Venne predisposta sulla base delle circolari ISPESL sull’argomento; circolari nate dall’esigenza di fornire una base normativa all’utilizzo di attrezzature (tipicamente caldaie di centrali termoelettriche) oltre le 100.000 ore del progetto iniziale. Contiene chiare indicazioni su: - tipo e posizione dei controlli da effettuare; - competenze ed esperienza delle persone addette ai controlli;

- algoritmi per il calcolo della frazione di vita spesa a creep;

- indicazioni sul tipo di documentazione da predisporre e consegnare all’Ente di controllo.

La UNI/TS 11325-4:2013 nasce come complemento della UNI/TS 11325-2 e contiene un’ampia rassegna di metodologie di valutazione/calcolo delle grandezze legate alla valutazione del degrado da creep: - metodi per individuare le condizioni di scorrimento viscoso significativo;

- metodi per il calcolo della vita teorica per scorrimento viscoso;

- metodi sperimentali per il calcolo della vita residua a scorrimento viscoso;

- metodi per il calcolo della frazione di vita consumata per danneggiamento combinato scorrimento viscoso - fatica;

- metodi per le verifiche di stabilità; - metodo per la determinazione degli intervalli tempora-li per le valutazioni di ulteriore esercibilità successive alla prima.

Riporta inoltre un modulo per riassumere in modo sinteti-co i risultati delle valutazioni effettuate.La UNI/TS 11325-11:2015 è la terza specifica in ordi-ne temporale ed è relativa al problema del danno da fatica che, in alcuni casi, può rappresentare un serio

Page 28: The Royal League

Dossier CTI28

pericolo per la stabilità di un componente. È dedicata alle attrezzature a pressione in esercizio. - è applicabile a componenti progettati con norme diverse;

- non impone una propria filosofia di calcolo ma riman-da alle norme iniziali di progetto;

- fornisce indicazioni circa: • l’approccio al calcolo; • quali aspetti della storia di esercizio prendere in considerazione; • come trattare e considerare le registrazioni storiche dei parametri di esercizio, ecc.;

- per attrezzature a pressione esistenti, le cui norme di progetto non prevedevano esplicite verifiche a fatica (ad es. VSR, VSG), suggerisce di adottare procedura e formule delle relative norme di prodotto EN;

- fornisce l’elenco della documentazione necessaria; - definisce la figura del “soggetto incaricato” di effettua-re calcoli e predisporre la relazione finale.

La UNI/TS 11706:2018 colma il vuoto normativo della vecchia legislazione nazionale che individuava nel creep e nella fatica i soli meccanismi di danno agenti su attrezzature ed insiemi a pressione. Ciò non significa che gli altri fenomeni potessero essere “ufficialmente” trascurati ma il tutto era lasciato al senso di responsa-bilità dell’utilizzatore ed alle competenze del tecnico incaricato della valutazione dello stato degli impianti. Scopo e campo di applicazione riportano che la Spe-cifica è volta a “… definire le modalità per valutare lo stato di conservazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione in esercizio relativamente al degrado me-tallurgico del materiale …” e tratta ”… i meccanismi di danno a evoluzione normalmente lenta i cui effetti non risultano rilevabili all’esame visivo …”. “… Sono inoltre esclusi i meccanismi di danno dovuti a fatica e scorri-mento viscoso, già trattati dalle altre parti della UNI/TS 11325 (parti 2, 4 e 11) …”. L’argomento che la specifica affronta è quindi molto vasto e rimanda allo stato odier-no delle conoscenze che si basa su esperienze derivanti da molteplici campi quali: l’esercizio ed il controllo degli impianti industriali, l’ambito della scienza dei materiali, ecc. L’approccio proposto segue essenzialmente lo schema delle altre parti della serie UNI/TS 11325 sopra

citate e ricalca quello universalmente accettato per la valutazione della vita residua di un’attrezzatura: a) analisi preliminare per prendere conoscenza dell’at-

trezzatura sia dal punto di vista progettuale, sia dal punto di vista dell’esercizio passato sulla base dell’e-same della documentazione disponibile;

b) individuazione e caratterizzazione dei potenziali meccanismi di danneggiamento sulla base di quanto emerso dalla storia di esercizio;

c) pianificazione ed esecuzione dei controlli che devono essere mirati e finalizzati ad evidenziare il danno accumulato;

d) valutazione del danno e implicazioni sull’esercibilità del componente che, ove necessario, include sia tipologia e tempistica dei controlli futuri, sia eventuali prescrizioni sui futuri parametri di esercizio.

Da sottolineare che questa specifica comprende due appendici: l’Appendice A (di tipo normativo e quindi cogente) che contiene l’elenco dei meccanismi di danno considerati rientranti nel campo di applicazione della specifica stessa e, per ciascuno di essi, fornisce una serie di informazioni che intendono costituire una guida e un’indicazione per il tecnico incaricato dell’attività. L’Appendice B, di tipo informativo e quindi didattico, che, tramite tre esempi, intende fornire una traccia sia per l’impostazione del lavoro di analisi sia per la stesura della relazione finale.

Concetti di degrado e di danno Completata la breve panoramica sulle quattro specifi-che che regolamentano, secondo la normativa italiana vigente, la valutazione dello stato di degrado di attrez-zature ed impianti industriali ed in particolare di attrez-zature ed impianti a pressione, passiamo ad analizzare i concetti principali legati alla capacità dei materiali strutturali, in essi impiegati, di assolvere nel tempo alla loro funzione. Analizziamo quindi separatamente i due concetti che, assolutamente diversi tra loro, sono comun-que consequenziali.

DegradoIl termine deriva dal verbo degradare (di origine latina) ed è usato in moltissimi ambiti (militare, giuridico, arti

Gennaio 2019

Page 29: The Royal League

29IL CTI INFORMA Dossier CTI

figurative, attrezzature, impianti ecc.) e secondo il di-zionario significa: “Deteriorare, danneggiare, ridurre in cattivo stato; trasformarsi passando da una condizione superiore a una inferiore, subire una regressione, subire un progressivo scadimento.” Il suo participio passato in ambito ingegneristico assume poi un connotato tecni-co-funzionale e quindi in senso lato definisce una dimi-nuzione delle prestazioni e della funzionalità iniziale di un componente, macchina, impianto. Mentre in generale il concetto di degrado non è sempre legato al concetto di tempo di utilizzo, in ambito tecni-co/ingegneristico questo legame c’è sempre ed è com-pito sia del progettista prima, sia dell’utilizzatore poi, tenere presenti i fattori che possono indurlo o accele-rarlo in un’attrezzatura. Il concetto di degrado è di tipo qualitativo. Ricordando che questo concetto si applica a tutti i materiali (compresi gli abiti che indossiamo) nel se-guito ci focalizzeremo sui materiali strutturali in quanto sono i materiali preposti a fornire alle strutture portanti di un impianto stabilità rispetto a tutte le sollecitazioni ad esse applicate. Lo sviluppo tecnologico ha progres-sivamente portato ad un sensibile miglioramento delle caratteristiche dei materiali strutturali (caratteristiche microstrutturali, meccaniche e di resistenza alla corro-sione) e della loro stabilità nel tempo durante l’esercizio.

DannoAppurata la presenza di un meccanismo di degrado, per valutare la situazione di “salute” dell’attrezzatura ai fini di sicurezza ed affidabilità è necessario trasformare il concetto qualitativo di degrado in un parametro quan-titativo. Ciò è possibile associando al concetto di degra-do il concetto di danno. A causa dell’esercizio e in pre-senza di un meccanismo di degrado, un componente accumula progressivamente nel tempo un danno che lo porterà alla rottura o che, comunque, lo renderà inser-vibile. Questo danno è esprimibile in modo quantitativo associandogli un numero ed individuando la relazione funzionale che lo lega con il tempo. Anche se il pro-blema non è stato ancora completamente risolto da un punto di vista teorico-scientifico, grossi passi avanti sono stati fatti nella definizione di leggi di danno per alcuni fenomeni (fatica, creep, ecc.), attraverso modelli teorici che descrivono il meccanismo con cui agisce il danno.

Per i meccanismi più importanti da un punto di vista in-dustriale, è oggi possibile utilizzare criteri di valutazione ormai decisamente affidabili; una certa attenzione è ancora richiesta per cause di danno variabili di intensità nel tempo. Più complesso è il caso di meccanismi conco-mitanti (ad esempio creep e fatica) ed in questi casi si tende a ricorrere a curve sperimentali o si utilizzano cur-ve di riferimento notevolmente conservative. In generale, poiché l’evoluzione del danno è progressiva nel tempo ed è funzione delle condizioni di esercizio, possiamo assumere che il danno accumulato fino ad un tempo t possa essere descritto da una funzione generalmente continua e crescente

D = f(t,n1,n2, ………)(1)dove con n1, n2,..… si indicano i parametri fisici che so-no responsabili del danno stesso. Nella definizione generale di funzione di danno possia-mo poi fare ancora due ipotesi:- al tempo t=0 il danno accumulato sarà nullo:

D = f(t,n1,n2, ………) = 0 (2)- al momento della rottura il danno accumulato sarà massimo; per tale massimo, tramite un fattore di norma-lizzazione, potrà essere sempre posto uguale a uno:

D = f(tr,n1,n2, ………..) = Dr (=1) (3)dove tr è il tempo trascorso fino alla rottura.

A livello generale altre puntualizzazioni non sono possi-bili. Per poter definire la forma analitica della funzione è necessario: - prendere in considerazione lo specifico caso in esa-me;

- individuare quali sono i singoli meccanismi di danno; - definire, per ogni singolo meccanismo, la legge di danno specifica;

- definire la legge di sovrapposizione di danno che regola il caso in esame.

Tramite il concetto di danno si possono definire poi altri tre parametri che descrivono lo stato di un componente: a) Vita teorica (Vt): Tempo teorico (Tt) di esercizio che corrisponde ad un danno accumulato pari a 1

Vt = Tt = Dr(Tt) = 1b) Vita spesa (Vs): Vita teorica x Danno accumulato

Vs(t) = Vt x D(t)

Page 30: The Royal League

Dossier CTI30

c) Vita residua (Vr): Differenza tra Vita Teorica e Vita Spesa

Vr(t)= Vt = Vs(t)Da quanto illustrato risulta chiaro come il puro riferi-mento alla vita teorica di progetto non è sufficiente a garantire una corretta fotografia della situazione dell’im-pianto. Volendo sintetizzare quanto può avvenire per un’attrezzatura in funzione della sua storia possiamo considerare la sintesi sotto riportata.Fattori che rallentano il progredire del danno e quindi allungano la vita dell’impianto: - uso di curve di minimo in fase di progetto; - fattori di sicurezza elevati (sempre in fase di progetto); - esercizio conservativo; - cautele nell’estrapolazione dei dati (durante i controlli).

Fattori che accelerano il progredire del danno e quindi accorciano la vita dell’impianto: - sforzi non previsti in fase di progetto; - esercizio oltre i limiti del progetto; - effetti ambientali e d’esercizio anomali (cioè superiori e non previsti a progetto);

- materiale non perfettamente idoneo all’esercizio; - presenza di meccanismi di degrado non previsti in progetto.

-Meccanismi di dannoAbbiamo sino ad ora parlato di danno nei materiali e dei meccanismi che inducono tale danno causandone il degrado senza però analizzare quali essi siano, da quali parametri siano influenzati e quali effetti abbiano. Basandoci sull’evidenza di quanto accade negli impian-ti, possiamo affermare che il principale responsabile del danno per qualsiasi attrezzatura impianto è l’ambiente di esercizio inteso come l’insieme delle condizioni d’e-sercizio e delle azioni che l’universo circostante esercita o induce nella zona di spazio occupata dal materiale del componente stesso. Sono molteplici i fattori che posso indurre un degrado del materiale sviluppando in alcuni casi effetti sinergici se presenti contemporanea-mente; ad esempio: a) temperatura;b) fluido contenuto ed ambiente chimico in generale;c) sollecitazioni meccaniche;d) usura e/o erosione;

e) radiazioni ed in particolare flussi neutronici.

La loro azione può portare a risultati estremamente diversi in funzione dell’intensità del loro stimolo e delle eventuali interazioni con gli altri fattori. Ricordando che al danno si associa una diminuzione della funzionalità del componente stesso, possiamo suddividere le perdite di funzionalità in due gruppi:1) Fenomeni che alterano la funzionalità del compo-nente senza alterare lo stato (e quindi le proprietà) del materiale. Si tratta in genere di tutti quei fenomeni che possono portare a perdite di funzionalità non derivanti da alterazioni del materiale, per esempio: - deformazioni permanenti dovute a rilascio di tensioni residue in esercizio;

- deformazioni dovute a sovrasollecitazioni di esercizio; - cricche originatesi in punti critici e propagantesi per fatica in un materiale non degradato.

Caratteristica fondamentale di questo tipo di danno è il fatto che il materiale non perde le sue caratteristiche al procedere del danno stesso: il degrado riguarda solo il componente in quanto tale; è in genere evitabile con una migliore progettazione e/o procedimento di fabbri-cazione.2) Fenomeni che alterano, sia localmente sia globalmen-te, il materiale di cui è costituito il componente. In questi casi è il materiale che gradualmente vede alterarsi le sue caratteristiche a causa delle condizioni fisiche ed ambientali in cui si trova ad operare; poi evi-dentemente un danno del materiale comporta un danno del componente: - danno che interessa, più o meno uniformemente, tutto il materiale che progressivamente si degrada perden-do le sue proprietà (caso del creep);

- danno che può interessare solo zone ristrette e localiz-zate del componente (corrosione).

Questo tipo di danno può essere limitato o eliminato solo in alcuni casi particolari, quando cioè è indotto o esaltato da errori di progettazione. In tutti gli altri casi è intrinseco al materiale impiegato in quelle condizioni e nulla può essere fatto a riguardo se non cambiando, se possibile, il materiale.

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Prodotti & Soluzioni32

L.C.Z., presente sul mercato da oltre 40 anni, grazie ad un costante impegno nella ricerca della qualità dei suoi prodotti, è divenuta nel tempo un punto di riferimento del mercato per i generatori di vapore a tubi da fumo, a serpentino ed anche per la produzione di acqua calda e surriscaldata. Oltre ai tradizionali combustibili, LCZ progetta centrali termiche con funzionamento a biogas garantendo la massima efficienza ed affidabili-tà in esercizio, con specifiche soluzioni costruttive della caldaia per contrastare i fenomeni di corrosione corre-lati all’impiego di questo combustibile. Con cento impianti realizzati in Italia ed Europa, LCZ inoltre propone con successo le Centrali Termiche Pre-fabbricate CTP per la produzione di vapore, acqua calda, acqua surriscaldata, olio diatermico e grazie al suo caratteristico approccio custom-oriented offre un prodotto ad-hoc integrando innovative soluzioni impiantistiche per l’elaborazione della risposta più adatta alle esigenze del cliente. Le Centrali Termiche Prefabbricate CTP consistono in un telaio in profilati,

sollevabili tramite golfari, con pareti e tetto rivestiti con pannelli sandwi-ch fonoassorbenti, porte tagliafuo-co, griglie di areazione e grondaie e all’interno la caldaia, bruciatore e apparecchiature di servizio quali degasatore atmosferico, impianto trattamento acqua, camino doppia parete, collegamenti idraulici, elet-trici, coibentazione tubazioni e a seconda dei casi i vasi di espan-sione, pompe e circolatori ad alta efficienza, scambiatori e collettori mandata e ritorno, con possibilità di monitoraggio da remoto e tra-smissione dati in tempo reale. LCZ continua ad investire risorse e competenze nella ricerca e innova-

zione sviluppando tutte le soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica e la riduzione dei consumi anche nel campo dei tradizionali generatori a tubi di fumo che vengono equipaggiati con economizzatori per il preriscaldo dell’acqua di alimento (rendimento fino al 97%), inverter sulle pompe di alimento, il migliore isolamento termico delle superfici, controllo in conti-nuo della salinità e spurgo automatico per garantire il massimo scambio termico. Il risparmio energetico viene massimizzato dall’installazione di degasatori atmosferi-ci o termofisici, serbatoi recupero condensa e vapore di flash in centrale termica.

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Page 33: The Royal League

Prodotti & Soluzioni 33

Power Ventures e Tesla Investimenti hanno come primo focus il concetto di “Servizio Assoluto”: sono caratterizzate in maniera unica dall’obiettivo di servire il 100% del pro-prio parco Clienti, con loro soddisfazione al 100%. Nate per iniziativa della Famiglia Macchi, forte dell’espe-rienza di 3 generazioni nel settore dei Servizi, Power Ven-tures e Tesla Investimenti sono Energy Service Company (ESCo) che sviluppano soluzioni energetiche ed ambientali installando impianti di CoGenerazione, alimentati a gas naturale o a fonti rinnovabili. Le realizzazioni uniche delle due Aziende individuano l’esatto punto di equilibrio tecnico ed economico, per garantire un servizio e una fornitura altamente professio-nali, sempre condivisi con il Cliente (o meglio: Partner). La soddisfazione del Cliente Partner è la prima grandezza da massimizzare. Più il progetto è complesso e fuori standard, e meglio la personalizzazione esalta il risultato. Il miglior impianto realizzato, sulla base dell’esperienza accumulata, è cer-tamente l’ultimo in costruzione, che porta il DNA delle precedenti realizzazioni, migliorandole e raffinandole. Power Ventures e Tesla Investimenti progettano, installano e gestiscono impianti di CoGenerazione su misura (con potenze tra 200 e 3.000 kWe) con investimento a proprio carico, garantendo importanti risparmi energetici e atten-zione alla tutela ambientale. Si occupano inoltre della manutenzione ed eventuale riacquisto e gestione di impianti di CoGenerazione pre-e-sistenti. Possiedono una consolidata esperienza in ogni

fase della filiera: sopralluogo tecnico, condivisione dell’im-pianto, contratto personalizzato, progettazione e realizza-zione, iter autorizzativo, gestione operativa, manutenzione ordinaria e straordinaria, telecontrollo, gestione delle eccedenze elettriche e ottenimento dei Certificati Bianchi.

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Perché scegliere il metodo E.S.Co.È un sistema contrattuale in cui tutti i Partner coinvolti traggono reciproco beneficio energetico, gestionale, finan-ziario. Il Cliente viene sollevato dall’onere dell’investimento finanziario e delle competenze, per affrontare in modo più competitivo il mercato, migliorando i propri processi pro-duttivi e senza distrarre risorse dall’attività caratteristica.

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Page 34: The Royal League

Attività CTI34

Attività professionali non regolamentate Nuova norma per gli installatori di sistemi radianti

Prevista a gennaio la pubblicazione della norma “At-tività professionali non regolamentate - Installatori di sistemi radianti idronici a bassa differenza di tempe-ratura - Requisiti di conoscenza, abilità e competenza” elaborata dalla CT 254 Componenti degli impianti di riscaldamento - Emissione del calore (radiatori, con-vettori, pannelli a pavimento, soffitto, parete, strisce radianti).Si arricchisce ulteriormente la famiglia delle norme UNI dedicate alle attività professionali non regolamen-tate. Sono infatti oltre 50 le norme pubblicate negli ultimi cinque anni a seguito dell’emanazione della legge 4 del 14 gennaio 2013 “Disposizioni in mate-ria di professioni non organizzate” che ha riformato le professioni non organizzate in ordini o collegi.La legge (art.1 comma 2) definisce l’attività professio-nale non regolamentata come: “l’attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o co-munque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in Albi o elenchi ai sensi dell’articolo 2229 del codice civile, delle professioni sanitarie e delle attività e dei mestieri artigianali, commerciali e di pubblico esercizio disci-plinati da specifiche normative”.Le professioni che rientrano in tale definizione si stima siano circa 200 e il loro numero è ovviamente destina-to a crescere man mano che nuove figure professionali si affacciano sul mercato del lavoro: alcune sono pre-senti da diversi anni - come ad esempio l’amministra-tore di condominio o il fotografo - mentre altre fanno riferimento ad attività più recenti - come il naturopata o il mediatore familiare.Le norme tecniche UNI assumono in questo contesto un ruolo fondamentale, in quanto l’articolo 6 della legge, pur non rendendo obbligatorio il rispetto delle norme UNI, stabilisce che la qualificazione della prestazione

professionale sia basata sulla conformità a tali norme.Giova infine ricordare che tali norme sono state svi-

luppate in coerenza con il Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF), con particolare attenzione alla ter-minologia, alle modalità di espressione delle qualifiche e all’applicazione del principio secondo il quale sono determinanti i “risultati dell’apprendimento” e non il percorso effettuato per consentire la trasferibilità fra ambiti formali, informali e non formali. Pertanto, in genere, in queste norme non sono specificati requisiti vincolanti relativi alla formazione o all’esperienza pregressa.In particolare la norma in oggetto, sviluppata dalla CT 254 con la collaborazione del consorzio Q-Rad, definisce i requisiti di conoscenza, abilità e compe-tenza per gli installatori di sistemi radianti a bassa differenza di temperatura (sistemi a pavimento, parete e soffitto installati in edifici civili, industriali e con altre destinazioni d’uso, nuovi e da riqualificare) abbinati a strategie di regolazione, sistemi di deumidificazione e controllo della qualità dell’aria ambiente, con funzio-namento invernale ed estivo. Detti requisiti sono specificati, a partire dai compiti e attività specifiche identificati, in termini di conoscenza, abilità e competenza in conformità all’EQF e sono espressi in modo da agevolare i processi di valutazio-ne e convalida dei risultati dell’apprendimento.

Anna Martino [email protected]

Gennaio 2019

I REQUISITI, LE COMPETENZE, LE MODALITÀ DI ESERCIZIO DELL’ATTIVITÀ E LE MODALITÀ DI COMUNICAZIONE VERSO L’UTENTE INDIVIDUATE DALLA NORMATIVA TECNICA UNI COSTITUISCONO PRINCIPI E CRITERI GENERALI CHE DISCIPLINANO L’ESERCIZIO AUTOREGOLAMENTATO DELLA SINGOLA ATTIVITÀ PROFESSIONALE E NE ASSICURANO LA QUALIFICAZIONE

Page 35: The Royal League

IL CTI INFORMA Attività CTI 35

Calcolo dei fabbisogni energetici

Articolo pubblicato su U&C n°10 novembre/dicembre 2018

Ad oggi, in ambito normativo, quando si parla di pre-stazioni energetiche degli edifici è impossibile non far riferimento al nuovo pacchetto di norme EPB, sviluppate a livello CEN (e molte anche a livello ISO) che presto entreranno a far parte dell’insieme degli strumenti con i quali i professionisti potranno valutare un qualunque edificio dal punto di vista energetico.In particolare, tra le norme più importanti del nuovo set, vi è la UNI EN ISO 52016-1 che riguarda il calcolo dei fabbisogni energetici (energy need) per riscaldamento e raffrescamento, nonché quello delle temperature interne e dei carichi sensibili e latenti di un edificio. Tale norma è la revisione della UNI EN ISO 13790 e costituisce la base di partenza per i calcoli sui servizi di riscaldamen-to/climatizzazione invernale e raffrescamento/climatiz-zazione estiva. È applicabile in diversi contesti: in fase di progettazione di un nuovo edificio oppure in fase di certificazione o diagnosi di un edificio esistente, oggetto o meno di riqualificazione.Vediamo ora più nel dettaglio quali sono i principali contenuti di questa norma.Innanzitutto il concetto di zona termica; il calcolo è infatti effettuato per zona termica, definita come am-biente interno caratterizzato da condizioni termiche sufficientemente uniformi. Fornisce alcune regole e cri-teri attraverso le quali raggruppare i vari spazi (singole stanze o anche porzioni di stanze) in zone termiche. I criteri tengono quindi in considerazione, ad esempio, temperature di set-point, interazione con le zone adia-centi e presenza o meno di certi servizi (in tal senso altre regole generali di zonizzazione sono fornite nella UNI EN ISO 52000-1).Parlando di metodologie di calcolo vere e proprie, la nuova UNI EN ISO 52016-1 fornisce due metodi: uno su base oraria e uno su base mensile. La differenza tra i due è costituita dal differente intervallo temporale con il quale sono effettuati i calcoli. Con il metodo orario è possibile tener conto in maniera più precisa delle varia-

zioni climatiche, di occupazione e altro nel corso della giornata. Con il metodo mensile gli aspetti dinamici so-no solo parzialmente tenuti in considerazione attraverso dei coefficienti. Da notare quindi una differenza rispetto alla precedente UNI EN ISO 13790: è stato rimosso il metodo stagionale.La scelta di quale metodo adottare è poi delegata a ciascun Paese membro ed è possibile esplicitarla nel cosiddetto allegato nazionale alla norma. Un aspetto importante nella scelta dei metodi sarà, ovviamente, la differenza in termini di complessità. Fortunatamente, un dato rassicurante che è emerso da una prima analisi di queste nuove metodologie è che la complessità tra orario e mensile, a livello di input, dovrebbe rimanere pressoché la stessa o comunque ridotta al minimo. Questo quindi non dovrebbe preoccupare gli operatori in previsione di una futura evoluzione verso qualcosa di più raffinato.Sempre riguardo alle metodologia di calcolo, la norma fa distinzione tra due approcci: la prestazione energe-tica del fabbricato può essere valutata considerando oppure non considerando l’interazione con gli impianti tecnici. Nel primo caso la valutazione è più precisa e realistica, mentre il secondo approccio ha il vantaggio di dare un parametro di valutazione della prestazione termofisica del solo costruito (comportamento degli elementi strutturali). La tematica dell’interazione o meno con gli impianti è molto importante e perciò si pensa che sia necessario esplicitare meglio, a livello nazio-nale, come ci si comporta nelle varie situazioni che si possono presentare. Infatti non è detto che l’impianto riesca a rispondere in modo sufficientemente rapido al-le richieste dell’edificio. Può essere a questo punto molto interessante andare a vedere come potrebbero agire le varie logiche di regolazione e cosa succede nel caso in cui proprio non si riesca a raggiungere, ad esempio, la temperatura di set-point desiderata. La normativa pro-pone diverse opzioni, tra le quali un calcolo ricorsivo oppure la segnalazione di tale discomfort.Riguardo il cosiddetto metodo dinamico orario è op-

Page 36: The Royal League

Attività CTI36 Gennaio 2019

portuno precisare che esso non è una vera e propria novità di questa norma. Infatti il metodo proposto è sostanzialmente una revisione del metodo a tre nodi (5RC1) della UNI EN ISO 13790. L’intero calcolo si sviluppa attraverso la risoluzioni di matrici. Senza entrare in ambito troppo specialistico, possiamo dire che ciascun elemento dell’edificio è modellizzato come una serie di nodi. Per gli elementi opachi (ad esempio per una parete o un solaio) è prevista una divisione in quattro layer con cinque nodi. Per finestre e porte non sono invece previsti layer ma solamente due nodi. Il numero di equazioni che descrivono il comportamento dell’edificio sono quindi 5 x il numero di elementi opa-chi e 2 x il numero di finestre e porte.La UNI EN ISO 52016-1 di cui stiamo parlando forni-sce quindi le equazioni generali di bilancio termico. Tuttavia, per fare un calcolo completo, essa si ap-poggia anche a tutta una serie di norme che trattano

ognuna un aspetto specifico del calcolo (ad esempio la determinazione della trasmittanza dei componenti trasparenti, gli scambi con il terreno, ecc.). Il tutto è governato da una serie di specifiche sui dati di input e output fornite dalla norma.Per concludere, quindi, abbiamo intuito che questa è una delle norme fondamentali per il calcolo della prestazione energetica di un edificio, che è effettuato utilizzando tutto un pacchetto di norme collegate tra loro. Tuttavia, per una loro applicazione in ambito legislativo (D.Lgs 195/05 e smi) ricordiamo che sono in fase di predisposizione gli allegati nazionali e i moduli integrativi che completeranno il quadro e che renderanno quindi possibile l’utilizzo univoco a livello nazionale.

Roberto [email protected]

Biomasse solideProve in campo dei generatori di calore

Il 4 e 5 dicembre 2018 presso i laboratori di KIWA Cermet Italia sono state effettuate le prove in campo per l’acquisizione di dati sull’effettiva applicabilità del progetto di norma UNI 10389-2 da parte degli ope-ratori e sulla qualità dei dati forniti dagli analizzatori portatili.Data la necessità di monitorare la funzionalità dei ge-neratori di calore, ai fini del miglioramento del rendi-mento energetico, il CTI ha da tempo messo allo studio una serie di norme con molteplici fini: - fornire agli operatori del settore una procedura semplice ed esaustiva per le analisi in campo degli apparecchi installati, quindi in condizioni anche lontane da quelle di laboratorio;

- indicare ai fabbricanti degli apparecchi e alle autorità competenti la procedura e i dati da indagare, in modo tale che non vi siano incomprensioni o differenze tra quanto richiesto o rilevato da operatori privati e da ispettori pubblici;

- permettere all’utente finale di fruire di un servizio adeguato, che gli possa dare indicazioni sulla qualità dell’installazione del suo generatore.

La Commissione Tecnica 257 del CTI ha quindi sovven-zionato una serie di prove svolte col fine di valutare: - la qualità della bozza di norma, ovvero se le richieste e indicazioni contenute nel testo fossero poco chiare o eccessive per il lavoro da svolgere;

- l’affidabilità delle misurazioni degli analizzatori portatili;

- la ripetibilità dei risultati.

L’obiettivo è quello di verificare che le prove in campo, condotte da soggetti differenti, con strumenti e in tem-pi differenti, siano comunque ripetibili e confrontabili.Le prove sono state svolte con la supervisione del CTI al fine di garantire l’imparzialità dei risultati. Sono state effettuate analisi di due stufe a pellet (in quanto

Page 37: The Royal League

IL CTI INFORMA Attività CTI 37

le stufe a legna presentano una variabilità tale nelle emissioni che non sarebbe possibile definire una pro-cedura che porti alla ripetibilità dei risultati), da 8 kW (ad aria) e da 15 kW (ad acqua). Sono quindi stati analizzati i prodotti della combustione contempora-neamente, tramite due strumenti portatili e la strumen-tazione da laboratorio, alternando i punti di prelievo in modo da individuare eventualmente quale tipo di variazione potrebbe presentare il punto di prelievo (più vicino o più lontano dall’uscita del generatore) e quale sia la variazione sul tiraggio. L’alternanza dei punti di prelievo è stabilita proprio dall’attuale bozza

della UNI 10389-2 che dà la possibilità all’operatore, a seconda della situazione che può trovare in campo, di inserire la sonda in due tratti distinti del canale da fumo.I risultati delle prove verranno condivisi con la CT 252 “Impianti di riscaldamento - Esercizio, conduzione, manutenzione, misure in campo e ispezioni” in una riunione ad hoc che si svolgerà a febbraio, in data ancora da definirsi.

Dario [email protected]

Prestazione energetica del fabbricatoAl via i lavori per la nuova UNI/TS 11300-2

Si è conclusa il 31 gennaio l’inchiesta pubblica pre-liminare (IPP) dell’UNI sul nuovo progetto di norma UNI/TS 11300-2 “Prestazione energetica degli edifici – Fabbricato” i cui lavori saranno sviluppati dalla CT 202 Isolanti e isolamento - Metodi di calcolo e di prova (UNI/TS 11300-1).Come già illustrato in precedenti articoli, a seguito dell’emanazione delle norme del mandato M/480 a supporto della direttiva EPBD recast (a sua volta aggiornata dalla Direttiva 2018/844), si è reso ne-cessario avviare un procedimento per la revisione complessiva delle norme che supportano a livello nazionale la legislazione in materia di prestazione energetica degli edifici, per fare in modo che le nuo-ve norme EN possano essere effettivamente applica-bili nel contesto nazionale.Per governare questo complesso processo di tran-sizione sin dal 2016 era stata costituita un’apposita Cabina di Regia incaricata di coordinare l’attività delle diverse commissioni tecniche coinvolte.Il piano generale dell’opera – se così possiamo dire – prevede innanzitutto la compilazione degli allegati nazionali delle norme EN. Si tratta di un totale di 30 documenti, molti dei quali già approvati dalle rispet-tive commissioni tecniche.

Si è poi resa necessaria la messa allo studio di mo-duli “sostitutivi” per quegli aspetti che le norme EN ancora trattavano in modo non del tutto sodisfacente (pompe di calore, reti di distribuzioni etc.) e che erano meglio affrontati dalle attuali UNI/TS 11300. Infine sono previsti moduli aggiuntivi, che trattano componenti ancora non inclusi nel pacchetto di nor-me M/480 (accumuli elettrici, etc.).L’insieme dei moduli sostitutivi e aggiuntivi, unita-mente ad una parte di inquadramento generale, andrà a costituire la nuova serie delle UNI/TS 11300 “Prestazione energetica degli edifici”, che risulta così strutturata: - Parte 1: Inquadramento generale - Parte 2: Fabbricato - Parte 3-1: Sottosistemi di utilizzazione - Emissione - Parte 3-2: Sottosistemi di utilizzazione - Distribuzione

- Parte 3-3: Sottosistemi di utilizzazione - Accumulo termico

- Parte 3-4: Sottosistemi di utilizzazione - Recupero di calore dai piatti doccia

- Parte 3-5: Sottosistemi di utilizzazione - Accumulo elettrico

- Parte 4-1: Sottosistemi di generazione - Pompe di

Page 38: The Royal League

Attività CTI38 Gennaio 2019

calore - Parte 4-2: Sottosistemi di generazione - Cogenerazione

- Parte 5: Ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili

- Parte 6: IlluminazioneLa nuova parte relativa al fabbricato, destinata a so-stituire l’attuale UNI/TS 11300-1:2014, costituirà quin-di il collegamento tra la EN ISO 52016-1 (la princi-pale norma per il calcolo che ha sostituito la EN ISO 13790) e i requisiti legislativi. Il nuovo documento si

prevede che sarà sostanzialmente più snello, rinvian-do alla norma europea per le procedure di calcolo, conterrà semplificazioni e dati pre-calcolati, oltre al raccordo tra le diverse norme relative al fabbricato.I lavori saranno avviati nei prossimi mesi e svolti nell’ambito del gruppo CT 202/GL 12 Calcolo dei fabbisogni di energia per riscaldamento e raffresca-mento, delle temperature interne e dei carichi termici.

Anna [email protected]

Electric Energy StorageProgetto di norma in inchiesta pubblica finale

Il nuovo progetto di norma sugli accumuli elettrici (EES) prosegue il suo iter giungendo ora in inchiesta pubblica finale (IPF) UNI.Di che cosa tratta questa norma? In estrema sintesi si tratta di

una metodologia per tener conto della presenza di sistemi di accumulo elettrico (batterie agli ioni di litio, litio-ferro-fosfato o altro) nell’ambito del calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici. Questo

progetto di norma si unirà quindi alle altre norme del cosiddetto pacchetto EPB (Energy Performance of Buildings) e fornirà uno strumento per considerare questi sistemi di accumulo nei classici calcoli energetici.Se da un lato le batterie esistono già da diversi anni, dall’altro, come storage per gli edifici, è condivisibile il fatto che si tratti di un mercato sostanzialmente nuovo, in particolare nel nostro Paese. Ad oggi, infatti, le installazioni non sono ancora decollate, con tutta probabilità a causa dei prezzi ancora alti delle

Conto termicoL’aggiornamento del Catalogo

È on line il nuovo Catalogo degli apparecchi dome-stici pre-qualificati di cui al DM 16 febbraio 2016, ai fini dell’incentivazione prevista dal Conto Termico. Agli apparecchi già inclusi vanno ad aggiungersi quelli che sono risultati idonei nell’ultima valutazione di questo semestre effettuata dal GSE e dal CTI. Il Catalogo è fruibile dal Portaltermico e consente di accedere al meccanismo incentivante tramite una

procedura semplificata.Sarà possibile far richiesta di inclusione per eventuali nuovi apparecchi nel corso del prossimo aggiorna-mento del Catalogo che è previsto tra circa 6 mesi.

Mattia [email protected]

Page 39: The Royal League

IL CTI INFORMA Attività CTI 39

GLIAPPUNTAMENTICONILCTI

Inchieste e voti ISOInchieste e voti in scadenza in ambito internazionale ISO continua…

Inchieste e voti CENInchieste e voti in scadenza in ambito europeo CEN continua…

Inchieste e voti nazionaliInchieste e voti in scadenza in ambito nazionale CTI continua…

RiunioniTutte le prossime riunioni CTI, CEN e ISO continua…

batterie. Tuttavia è anche possibile ipotizzare che questa tendenza possa cambiare in futuro, con una crescente domanda e un abbassamento dei costi di produzione.La normativa tecnica, come sempre, cerca di stare al passo, se non addirittura di anticipare l’avvento di nuove tecnologie. È questo il caso, con una norma che amplia lo spettro dei sistemi modellizzabili nei vari strumenti di calcolo. La norma propone sia un metodo mensile (appoggiandosi alla futura UNI EN ISO 52000-1), sia un metodo orario, ma è chiaro che una modellizzazione realistica dell’accumulo può essere effettuata solamente con passo orario,

considerando di ora in ora la compensazione tra fotovoltaico e fabbisogni dell’edificio e analizzando come l’accumulo si possa tipicamente caricare nelle ore diurne per poi sopperire ai fabbisogni elettrici nelle ore serali e notturne.Per maggiori informazioni su questo e altri aspetti del calcolo delle prestazioni energetiche di un accumulo elettrico è possibile scaricare la bozza di norma dal sito UNI, nella pagina dedicata all’inchiesta pubblica finale.

Roberto [email protected]

Page 40: The Royal League

GC TUA - Testo Unico Ambientale - D.Lgs. 152/06

GC CTER - Conto Termico

GC LIBR - Libretto di Impianto

GC 90 - Legge 90

SC01 - TRASMISSIONE DEL CALORE E FLUIDODINAMICA

CT 212 - Uso razionale e gestione dell'energia

CT 231- Centrali elettriche e turbine a gas per uso industriale

CT 232 - Sistemi di compressione ed espansione

CT 233 - Cogenerazione e poligenerazione

CT 234 - Motori – CTI-CUNA

CT 222 - Integrità strutturale degli impianti a pressione

CT 223 - Attrezzature a pressione Esercizio e dispositivi di protezione

SC05 - CONDIZIONAMENTO DELL'ARIA, VENTILAZIONE E REFRIGERAZIONE

CT 241 - Impianti di climatizzazione: progettazione, installazione, collaudo (UNI/TS 11300-3)

CT 242 - Filtrazione di aria, gas e fumi. Materiali e componenti

CT 243 - Impianti di raffrescamento: PdC, condizionatori, scambiatori

CT 244 - Impianti frigoriferi: aspetti ambientali

CT 245 - Impianti frigoriferi: refrigerazione industr. e commerc.

CT 246 - Mezzi di trasporto coibentati - CTI-CUNA

CT 213 - Diagnosi energetiche negli edifici - Attività nazionale

CT 214 - Diagnosi energetiche nei processi - Attività nazionale

CT 215 - Diagnosi energetiche nei trasporti - Attività nazionale

CT 212/GL 01 - GGE – Gestione dell’energia - UNI/CTI-CEI

GC ECOD - Ecodesign

GC 102 - Decreto Legislativo 102GC SH - Software-House

CT 251 - Impianti di riscaldamento –Progettazione e fabbisogni di energ. (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

CT 252 - Impianti di riscaldamento –Esercizio, conduzione, manutenzione

CT 253 - Componenti degli impianti di riscaldamento –Generatori di calore

CT 254 - Componenti degli impianti di riscaldamento - Radiatori, convettori, pannelli, strisce radianti

CT 256 - Impianti geotermici a bassa temperatura con pompa di calore

CT 257 - Stufe, caminetti e barbecue ad aria e acqua (con o senza caldaia)

SC07 - TECNOLOGIE DI SICUREZZA

CT 266 - Sicurezza degli impianti a rischio di incidente rilevante

CT 271 - Contabilizzazione del calore

FION PED - Forum Italiano degli Organismi Notificati PED

CT 291 - Criteri di sostenibilità delle biomasse - Biocarburanti – CTI-CUNA

CT 292 - Criteri di sostenibilità per biocombustibili solidi

SC09 - FONTI ENERGETICHE: RINNOVABILI, TRADIZIONALI, SECONDARIE

CT 281 - Energia solare

CT 282 - Biocombustibili solidi

CT 283 - Energia da rifiuti

CT 285 - Bioliquidi per uso energetico

CT 284 - Biogas da fermentazione anaerobica e syngas biogenico

CT 287 - Combustibili liquidi fossili, serbatoi e stazioni di servizio

CT 286 - Idrogeno

CT 258 - Canne fumarie

Procedura FAQ CTI

CT 204 - Gruppo Direttiva EPBD

SC02 - EFFICIENZA ENERGETICA E GESTIONE DELL’ENERGIA

SC08 - MISURE TERMICHE, REGOLAZIONE E CONTABILIZZAZIONE

CT 201 - Isolamento - Materiali

CT 203 - Termoacustica - CTI-UNI

CT 202 - Isolamento - Metodi di calcolo e di prova (UNI/TS 11300-1)

CT 223/GL 01 - Dispositivi di protezione e controllo degli impianti a pressione – CTI-UNI

SC03 - GENERATORI DI CALORE E IMPIANTI IN PRESSIONE

SC04 - SISTEMI E MACCHINE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIASC06 - RISCALDAMENTO

SC10 - TERMOENERGETICA AMBIENTALE E SOSTENIBILITA'

SVIL

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IVI (

GC)

CLICCARE SULLE ICONE PER ACCEDERE AI DOCUMENTI

Attuazione del D.M. 329/04 -Impianti in pressione

ALTR

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TA’

CT 272 - Sistemi di automazione e controllo per la gestione dell'energia e del comfort negli edifici

CT 258/GL 04 – Interfaccia CEN/TC 166 – CTI-CIG

CT 221 - Attrezzature a pressione –CEN e ISO e forni chimici e industriali

GC PED - Pressure Equipment Directive

CT 235 - Teleriscaldamento e Teleraffrescamento

Page 41: The Royal League

GC TUA - Testo Unico Ambientale - D.Lgs. 152/06

GC CTER - Conto Termico

GC LIBR - Libretto di Impianto

GC 90 - Legge 90

SC01 - TRASMISSIONE DEL CALORE E FLUIDODINAMICA

CT 212 - Uso razionale e gestione dell'energia

CT 231- Centrali elettriche e turbine a gas per uso industriale

CT 232 - Sistemi di compressione ed espansione

CT 233 - Cogenerazione e poligenerazione

CT 234 - Motori – CTI-CUNA

CT 222 - Integrità strutturale degli impianti a pressione

CT 223 - Attrezzature a pressione Esercizio e dispositivi di protezione

SC05 - CONDIZIONAMENTO DELL'ARIA, VENTILAZIONE E REFRIGERAZIONE

CT 241 - Impianti di climatizzazione: progettazione, installazione, collaudo (UNI/TS 11300-3)

CT 242 - Filtrazione di aria, gas e fumi. Materiali e componenti

CT 243 - Impianti di raffrescamento: PdC, condizionatori, scambiatori

CT 244 - Impianti frigoriferi: aspetti ambientali

CT 245 - Impianti frigoriferi: refrigerazione industr. e commerc.

CT 246 - Mezzi di trasporto coibentati - CTI-CUNA

CT 213 - Diagnosi energetiche negli edifici - Attività nazionale

CT 214 - Diagnosi energetiche nei processi - Attività nazionale

CT 215 - Diagnosi energetiche nei trasporti - Attività nazionale

CT 212/GL 01 - GGE – Gestione dell’energia - UNI/CTI-CEI

GC ECOD - Ecodesign

GC 102 - Decreto Legislativo 102GC SH - Software-House

CT 251 - Impianti di riscaldamento –Progettazione e fabbisogni di energ. (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

CT 252 - Impianti di riscaldamento –Esercizio, conduzione, manutenzione

CT 253 - Componenti degli impianti di riscaldamento –Generatori di calore

CT 254 - Componenti degli impianti di riscaldamento - Radiatori, convettori, pannelli, strisce radianti

CT 256 - Impianti geotermici a bassa temperatura con pompa di calore

CT 257 - Stufe, caminetti e barbecue ad aria e acqua (con o senza caldaia)

SC07 - TECNOLOGIE DI SICUREZZA

CT 266 - Sicurezza degli impianti a rischio di incidente rilevante

CT 271 - Contabilizzazione del calore

FION PED - Forum Italiano degli Organismi Notificati PED

CT 291 - Criteri di sostenibilità delle biomasse - Biocarburanti – CTI-CUNA

CT 292 - Criteri di sostenibilità per biocombustibili solidi

SC09 - FONTI ENERGETICHE: RINNOVABILI, TRADIZIONALI, SECONDARIE

CT 281 - Energia solare

CT 282 - Biocombustibili solidi

CT 283 - Energia da rifiuti

CT 285 - Bioliquidi per uso energetico

CT 284 - Biogas da fermentazione anaerobica e syngas biogenico

CT 287 - Combustibili liquidi fossili, serbatoi e stazioni di servizio

CT 286 - Idrogeno

CT 258 - Canne fumarie

Procedura FAQ CTI

CT 204 - Gruppo Direttiva EPBD

SC02 - EFFICIENZA ENERGETICA E GESTIONE DELL’ENERGIA

SC08 - MISURE TERMICHE, REGOLAZIONE E CONTABILIZZAZIONE

CT 201 - Isolamento - Materiali

CT 203 - Termoacustica - CTI-UNI

CT 202 - Isolamento - Metodi di calcolo e di prova (UNI/TS 11300-1)

CT 223/GL 01 - Dispositivi di protezione e controllo degli impianti a pressione – CTI-UNI

SC03 - GENERATORI DI CALORE E IMPIANTI IN PRESSIONE

SC04 - SISTEMI E MACCHINE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIASC06 - RISCALDAMENTO

SC10 - TERMOENERGETICA AMBIENTALE E SOSTENIBILITA'

SVIL

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GC)

CLICCARE SULLE ICONE PER ACCEDERE AI DOCUMENTI

Attuazione del D.M. 329/04 -Impianti in pressione

ALTR

E AT

TIVI

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CT 272 - Sistemi di automazione e controllo per la gestione dell'energia e del comfort negli edifici

CT 258/GL 04 – Interfaccia CEN/TC 166 – CTI-CIG

CT 221 - Attrezzature a pressione –CEN e ISO e forni chimici e industriali

GC PED - Pressure Equipment Directive

CT 235 - Teleriscaldamento e Teleraffrescamento

Page 42: The Royal League

Attività CTI42

Il Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente “CTI” è stato fondato a Milano nel lontano 1933 e, come Associazione no-profit, ha ottenuto nel 1999 il ri-conoscimento della personalità giuridica dal Ministero dello Sviluppo Economico.Ente federato all’UNI, il CTI ha la responsabilità di svolgere attività normativa e di unificazione nei vari settori della termotecnica e della produzione e utilizza-zione di energia termica in generale, incluse le relative implicazioni ambientali.A tale scopo esso si avvale della collaborazione di industrie, enti privati, enti pubblici e associazioni e di una fitta rete di circa 1000 esperti che, mettendo a di-sposizione le proprie conoscenze tecniche e fornendo un supporto finanziario, consentono al CTI di operare su oltre 100 tavoli di lavoro normativi, tra nazionali e internazionali, e di prodigarsi prevalentemente nello sviluppo di nuovi progetti di norma e documenti tec-nici e nella revisione e aggiornamento di quelli già esistenti. In particolare, in ambito CEN e ISO il CTI sta rivesten-do un ruolo sempre più significativo che lo ha por-tato ad assumersi l’impegno della gestione di alcune importanti segreterie di TC e WG, determinando un conseguente accrescimento del peso del voto italiano sui tavoli di lavoro europei e mondiali.All’attività puramente normativa il CTI ha affiancato, ormai da tempo, quella di ricerca, largamente estesa anche in ambito internazionale, con il fine di fornire il necessario background per attività normative spe-cifiche e di sviluppare utili collaborazione con Enti istituzionali (MiSE, MATT, MIPAF, Regioni ed Organiz-zazioni straniere di vario livello) ed altri soggetti come associazioni industriali del settore. Essa si concentra prevalentemente nel campo delle fonti energetiche rinnovabili, del risparmio energetico, soprattutto in ambito industriale e residenziale allo scopo di soddisfare quanto stabilito dalla nuova EPBD, dell’applicazione delle tecnologie legate alle biomasse e ai combustibili derivati dai rifiuti e dello sviluppo di

normative pilota mirate al contenimento dei consumi energetici: tutti temi di grande attualità nei quali sono riposte ampie speranze per la riduzione dei consumi di energia primaria e delle emissioni in atmosfera e sui quali il CTI ha condotto approfonditi studi di notevole impatto socio-economico.

WWW.CTI2000.ITIl sito internet del Comitato costituisce un elemento di primaria importanza all’interno della struttura operati-va del CTI, sia per la sua funzione informativa che co-me vero e proprio strumento di lavoro per la gestione dei documenti e dei vari Organi Tecnici, proponendosi all’utente come una finestra di dialogo e di approfon-dimento aperta sulla vastità del mondo termotecnico.Su di esso è disponibile, con accesso riservato agli associati, tutta la documentazione normativa elabo-rata dagli organi ISO e CEN di cui il CTI è interfaccia e dalle sue Commissioni Tecniche nazionali, oltre a una nutrita serie di documenti tecnici: si tratta di circa 5.000 nuovi documenti tecnici normativi (Nazionali, CEN e ISO) ogni anno e di circa 7.400 pubblicazioni a disposizione gratuita degli associati. Il sito, strutturato come se fosse un vero “sportello infor-mativo”, si presenta in maniera schematica, suddiviso in diverse sezioni e costituisce una preziosa fonte di informazioni sempre aggiornate, che spaziano dagli ultimi disposti legislativi, all’attività di certificazione dei software, alle informazioni sull’attuazione della certifi-cazione energetica degli edifici rivolte a professionisti, cittadini e a tutti i soggetti coinvolti nel processo di cer-tificazione, fino all’attività di ricerca condotta dall’Ente, per finire con le funzioni di “e-commerce”.Il sito negli ultimi anni è stato visitato da un numero costante di più di 90.000 utenti diversi per un totale di circa 500.000 pagine visitate. Le visite sono concen-trate nei giorni e nelle ore di lavoro (500-600 utenti) e il maggior numero di accessi in genere si verifica nei primi giorni della settimana (lunedì e martedì) a signi-ficare che si tratta soprattutto di utilizzatori aziendali.

Il ruolo del CTI

Gennaio 2019

Page 43: The Royal League

Se questo documento viene letto su un PC in linea è sufficiente fare “click” sul codice progetto per accedere al documento (accesso consentito solo ai Soci CTI)

Titolo

Stato

CT 201 Isolanti e isolamento termico –

Materiali

Isolanti termici per edilizia. Linee guida su caratteristiche prestazionali, modalità di utilizzo e posa in opera prog. UNI1604774

In corso

CT 202 Isolanti e isolamento - Metodi di

calcolo e di prova (UNI/TS 11300-1)

Rilevazione in opera della trasmittanza termica mediante termografia all'infrarosso – Metodo speditivo prog. UNI1604760

In corso

CT 202 Isolanti e isolamento - Metodi di …

Abaco delle strutture costituenti l'involucro opaco degli edifici - Parametri termofisici prog. UNI1604417

In corso

CT 204 Direttiva EPBD

Prestazione energetica degli edifici – Sottosistemi di utilizzazione – Accumulo elettrico prog. UNI1604512

In inchiesta UNI

CT 204 Direttiva EPBD

UNI/TS 11300-1 Prestazione energetica degli edifici - Inquadramento generale prog. UNI1604709

In corso

CT 213 Diagnosi energetiche negli edifici -

Attività nazionale

Diagnosi Energetiche – Linee guida per le diagnosi energetiche degli edifici prog. E0202F570

In corso

CT 214 Diagnosi energetiche nei processi -

Attività nazionale

Diagnosi Energetiche – Linee guida per le diagnosi energetiche dei processi prog. E0202F580 – UNI1602335

In corso

CT 215 Diagnosi energetiche nei trasporti -

Attività nazionale

Diagnosi Energetiche – Linee guida per le diagnosi energetiche dei trasporti prog. E0202F590

In stand-by

CT 221 Progettazione e costruzione di

attrezzature a pressione e di forni industriali

UNI/PdR Linee guida per l’applicazione delle raccolte Ispesl VSR, VSG, M, S nell’ambito della direttiva 2014/68/UE prog. E0203G010

In inchiesta UNI

CT 223 Esercizio e dispositivi di protezione

delle installazioni a pressione

UNI TR Locali destinati al posizionamento di generatori di vapore e/o acqua surriscaldata e delle attrezzature ausiliarie prog. UNI1604477

Pre inchiesta UNI

CT 223/GL 01 Dispositivi di protezione e controllo

degli impianti a pressione – Gruppo Misto CTI-UNI

Prove di tipo per la valutazione delle prestazioni dei dispositivi di sicurezza per la protezione contro le sovrapressioni prog. UNI1604451

In corso

CT 235 Teleriscaldamento e Teleraffrescamento

UNI/PdR Linee guida per le caratteristiche e la gestione del fluido termovettore nelle reti di Teleriscaldamento e Teleraffrescamento edit prog. E0204G050

In corso

CT 235 Teleriscaldamento e Teleraffrescamento

UNI/PdR Linee guida di pronto intervento e gestione delle emergenze per il servizio di Teleriscaldamento e Teleraffrescamento edit prog. E0204G040

In corso

CT 241 Impianti di raffrescamento:

ventilazione e condizionamento

UNI 10829 rev Beni di interesse storico e artistico - Condizioni ambientali di conservazione - Misurazione ed analisi prog. E0205E580

In stand-by

CT 243 UNI 10389-3 Misurazioni in campo - Generatori di calore - Parte 3: Macchine frigorifere/pompa di calore

In stand-by

Page 44: The Royal League

Impianti di raffrescamento: pompe di calore, condizionatori, ecc.

prog. E0205F760 - UNI1601337

CT 251 Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di

energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

UNI/TS 11300-2 rev Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l'illuminazione in edifici non residenziali prog. E0206G12 – UNI1603512

In attesa di pubblicazione

CT 251 Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di

energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

UNI/TS 11300-3-1 Prestazione energetica degli edifici - Sottosistemi di utilizzazione – Emissione prog. UNI1604710

In corso

CT 251 Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di

energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

UNI/TS 11300-3-2 Prestazione energetica degli edifici - Sottosistemi di utilizzazione - Distribuzione prog. UNI1604711

In corso

CT 251 Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di

energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

UNI/TS 11300-3-3 Prestazione energetica degli edifici - Sottosistemi di utilizzazione - Accumulo termico prog. UNI1604712

In corso

CT 251 Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di

energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

UNI/TS 11300-3-4 Prestazione energetica degli edifici - Sottosistemi di utilizzazione - Recupero di calore dai piatti doccia prog. UNI1604713

In corso

CT 251 Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di

energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

UNI/TS 11300-3-5 Prestazione energetica degli edifici - Sottosistemi di generazione - Pompe di calore prog. UNI1604714

In corso

CT 251 Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di

energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)

UNI/TS 11300-4-1 Prestazione energetica degli edifici - Sottosistemi di generazione – Cogenerazione prog. UNI1604715

In corso

CT 252 Impianti di riscaldamento -

Esercizio, conduzione, manutenzione, misure in campo e

ispezioni

UNI 10389-1 Misurazioni in campo - Generatori di calore - Parte 1: Apparecchi alimentati a combustibile liquido e/o gassoso prog. E0206G021 – UNI1602719

Post inchiesta UNI

CT 252 Impianti di riscaldamento -

Esercizio, conduzione, manutenzione, misure in campo e

ispezioni

UNI 10389-2 Misurazioni in campo - Generatori di calore - Parte 2: Apparecchi alimentati a biocombustibile solido non polverizzato prog. E0206F422 – UNI1603305

In corso

CT 252 Impianti di riscaldamento -

Esercizio, conduzione, …

UNI 10389-4 Misurazioni in campo - Generatori di calore - Parte 4: Impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento prog. E0206F422 – UNI1603430

Post inchiesta UNI

CT 253 Componenti degli impianti di

riscaldamento - Produzione …

UNI 8065 rev Trattamento dell'acqua negli impianti per la climatizzazione invernale ed estiva, per la produzione di acqua calda sanitaria e negli impianti solari termici prog. E0206F440 – UNI1603410

Pre inchiesta UNI

Page 45: The Royal League

CT 253 Componenti degli impianti di

riscaldamento - Produzione …

Impianti di riscaldamento ad acqua calda - Requisiti di sicurezza - Requisiti specifici per impianti con generatori di calore alimentati da combustibili liquidi, gassosi, solidi polverizzati o con generatori di calore elettrici prog. UNI1604764

In corso

CT 254 Componenti degli impianti di riscaldamento - Emissione del

calore (radiatori, convettori, pannelli a pavimento, soffitto,

parete, strisce radianti)

Attività professionali non regolamentate - Installatori di sistemi radianti idronici a bassa differenza di temperatura - Requisiti di conoscenza, abilità e competenza prog. E0205G050 - UNI1602299

In attesa di pubblicazione

CT 257 Stufe, caminetti e barbecue ad aria

e acqua (con o senza caldaia incorporata)

prUNI 10683 Generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili solidi - Verifica, installazione, controllo e manutenzione prog. E0206G030 – UNI1601341

In corso

CT 258 Canne fumarie

Impianti alimentati a combustibile liquido e solido, per uso civile, in esercizio - Linee guida per la verifica dell’idoneità al funzionamento in sicurezza prog. UNI1603704

In corso

CT 266 Sicurezza degli impianti a rischio di

incidente rilevante

UNI 10616 rev Stabilimenti con pericolo di incidente rilevante - Sistemi di gestione della sicurezza - Linee guida per l'applicazione della UNI 10617 prog. E0207G100 – UNI1603703

In corso

CT 266 Sicurezza degli impianti a rischio di

incidente rilevante

UNI 10617 rev Stabilimenti con pericolo di incidente rilevante - Sistemi di gestione della sicurezza - Requisiti essenziali prog. E0207G110 – UNI1603620

In corso

CT 281 Energia solare

Impianti solari termici – Requisiti degli installatori (<35kW) prog. E0209F340

In stand-by

CT 282 Biocombustibili solidi

Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile – Definizione di classi di pellet legnoso e non legnoso integrative alle UNI EN ISO 17225-2 e UNI EN ISO 17225-6 prog. E0209G090 – UNI1603737

In inchiesta interna CTI

CT 282 Biocombustibili solidi

Biocombustibili solidi – Linee guida per la determinazione della qualità mediante spettrometria nel vicino infrarosso prog. UNI1604705

In inchiesta interna CTI

CT 282 Biocombustibili solidi

Biocombustibili solidi – Specifiche e classificazione del combustibile – Definizione di classi di bricchette di legno e non legnose integrative alle UNI EN ISO 17225-3 e UNI EN ISO 17225-7 prog. UNI1604704

In inchiesta interna CTI

CT 284 Biogas da fermentazione

anaerobica e syngas biogenico

UNI/TS 11567 rev Linee guida per la qualificazione degli operatori economici (organizzazioni) della filiera di produzione del biometano ai fini della tracciabilità e del bilancio di massa prog. UNI1605214

In corso

CT 285 Bioliquidi per uso energetico

UNI/TS 11429 rev Qualificazione degli operatori economici della filiera per la produzione di biocarburanti e bioliquidi prog. UNI1604951

In corso

Page 46: The Royal League

CT 201 “Isolanti e isolamento - Materiali”

UNI/TR 11715:2018 Isolanti termici per l'edilizia - Progettazione e messa in opera dei sistemi isolanti termici per l’esterno (ETICS)

UNI 11716:2018 Attività professionali non regolamentate - Figure professionali che eseguono la posa dei sistemi compositi di isolamento termico per esterno (ETICS) - Requisiti di conoscenza, abilità e competenza

UNI EN 13467:2018 Isolanti termici per gli impianti degli edifici e le installazioni industriali - Determinazione delle dimensioni, dell'ortogonalità e linearità dell'isolamento preformato di tubazioni

UNI EN 13497:2018 Isolanti termici per edilizia - Determinazione della resistenza all'impatto dei sistemi compositi di isolamento termico per l'esterno (ETICS)

UNI EN 17101:2018 Isolanti termici per edilizia - Metodi di identificazione e metodi di prova per schiume poliuretaniche adesive monocomponenti per sistemi compositi di isolamento termico per l'esterno (ETICS)

CT 202 “Isolanti e isolamento - Metodi di calcolo e di prova (UNI/TS 11300-1)”

UNI EN ISO 6946:2018 Componenti ed elementi per edilizia - Resistenza termica e trasmittanza termica - Metodi di calcolo

UNI EN ISO 7345:2018 Prestazione termica degli edifici e dei componenti edilizi - Grandezze fisiche e definizioni

UNI EN ISO 10077-1:2018 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure oscuranti - Calcolo della trasmittanza termica - Parte 1: Generalità

UNI EN ISO 10077-2:2018 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure oscuranti - Calcolo della trasmittanza termica - Parte 2: Metodo numerico per i telai

UNI EN ISO 10211:2018 Ponti termici in edilizia - Flussi termici e temperature superficiali - Calcoli dettagliati

UNI EN ISO 12569:2018 Prestazione termica degli edifici e dei materiali - Determinazione della portata d'aria specifica negli edifici - Metodo della diluizione del gas tracciante

UNI EN ISO 12570:2018 Prestazione igrotermica dei materiali e dei prodotti per edilizia - Determinazione del contenuto di umidità mediante essiccamento ad alta temperatura

UNI EN ISO 12631:2018 Prestazione termica delle facciate continue - Calcolo della trasmittanza termica

UNI EN ISO 13370:2018 Prestazione termica degli edifici - Trasferimento di calore attraverso il terreno - Metodi di calcolo

UNI EN ISO 13786:2018 Prestazione termica dei componenti per edilizia - Caratteristiche termiche dinamiche - Metodi di calcolo

UNI EN ISO 13789:2018 Prestazione termica degli edifici - Coefficienti di trasferimento del calore per trasmissione e ventilazione - Metodo di calcolo

UNI EN ISO 14683:2018 Ponti termici in edilizia - Coefficiente di trasmissione termica lineica - Metodi semplificati e valori di riferimento

UNI EN ISO 52003-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Indicatori, requisiti, valutazioni e certificati - Parte 1: Aspetti generali e applicazione alla prestazione energetica complessiva

UNI CEN ISO/TR 52003-2:2018

Prestazioni energetiche degli edifici - Indicatori, requisiti, valutazioni e certificati – Parte 2: Spiegazione e giustificazione della ISO 52003-1

UNI EN ISO 52010-1:2018 Prestazione energetica degli edifici – Condizioni climatiche esterne - Parte 1: Conversione dei dati climatici per i calcoli energetici

UNI CEN ISO/TR 52010-2:2018

Prestazioni energetiche degli edifici – Condizioni climatiche esterne – Parte 2: Spiegazione e giustificazione della ISO 52010-1

UNI EN ISO 52016-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Fabbisogni energetici per riscaldamento e raffrescamento, temperature interne e carichi termici sensibili e latenti - Parte 1: Procedure di calcolo

UNI CEN ISO/TR 52016-2:2018

Prestazioni energetiche degli edifici - Fabbisogni energetici per riscaldamento e raffrescamento, temperature interne e carichi termici sensibili e latenti - Parte 2: Spiegazione e giustificazione della ISO 52016-1 e della ISO 52017-1

UNI EN ISO 52017-1:2018 Prestazione energetica degli edifici – Carichi termici sensibili e latenti e temperature interne - Parte 1: Procedure generali di calcolo

UNI EN ISO 52018-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Indicatori per i requisiti parziali di prestazione energetica (EPB) relativi alle caratteristiche del bilancio termico e del fabbricato - Parte 1: Panoramica delle opzioni

Page 47: The Royal League

UNI CEN ISO/TR 52018-2:2018

Prestazioni energetiche degli edifici - Indicatori per i requisiti parziali di prestazione energetica (EPB) relativi alle caratteristiche del bilancio termico e del fabbricato – Parte 2: Spiegazione e giustificazione della ISO 52018-1

UNI CEN ISO/TR 52019-2:2018

Prestazioni energetiche degli edifici - Prestazioni termoigrometriche di componenti ed elementi per edilizia - Parte 2: Spiegazione e giustificazione

UNI EN ISO 52022-1:2018 Prestazione energetica degli edifici – Proprietà termiche, solari e luminose di componenti ed elementi edilizi. Parte 1: Metodo di calcolo semplificato delle caratteristiche luminose e solari per dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate

UNI CEN ISO/TR 52022-2:2018

Prestazioni energetiche degli edifici – Proprietà termiche, solari e luminose di componenti ed elementi edilizi - Parte 2: Spiegazione e giustificazione

UNI EN ISO 52022-3:2018 Prestazione energetica degli edifici – Proprietà termiche, solari e luminose di componenti ed elementi edilizi - Parte 3: Metodo di calcolo dettagliato delle caratteristiche luminose e solari per dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate

CT 204 “Direttiva EPBD”

UNI EN ISO 52000-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Valutazione globale EPB - Parte 1: Struttura generale e procedure

CT 212 “Uso razionale e gestione dell'energia” UNI CEI EN ISO 50001:2018 Sistemi di gestione dell'energia - Requisiti e linee guida per l'uso

CT 221 “Progettazione e costruzione di attrezzature a pressione e di forni industriali”

UNI 11723:2018 Attrezzature e insiemi a pressione: progettazione e costruzione di forni chimici, petrolchimici e di raffinazione

UNI EN 12953-4:2018 Caldaie a tubi da fumo - Parte 4: Lavorazione e costruzione delle parti in pressione della caldaia

UNI EN 13445-1:2018 Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 1: Generalità

UNI EN 13445-2:2018 Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 2: Materiali

UNI EN 13445-3:2018 Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 3: Progettazione

UNI EN 13445-5:2018 Recipienti a pressione non esposti a fiamma - Parte 5: Controlli e prove

CT 222 “Integrità strutturale degli impianti a pressione”

UNI 11706:2018 Attrezzature a pressione - Valutazione dello stato di conservazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione a seguito del degrado strutturale e metallurgico da esercizio dei materiali

CT 223 “Esercizio e dispositivi di protezione delle installazioni a pressione”

UNI/TS 11325-3:2018 Attrezzature a pressione - Messa in servizio e utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione - Parte 3: Sorveglianza dei generatori di vapore e/o acqua surriscaldata

UNI/TS 11325-10:2018 Attrezzature a pressione - Messa in servizio e utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione - Parte 10: Sorveglianza dei generatori di vapore e/o acqua surriscaldata esclusi dal campo di applicazione della UNI/TS 11325-3

UNI 11325-12:2018 Attrezzature a pressione - Messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature e degli insiemi a pressione - Parte 12: Verifiche periodiche delle attrezzature e degli insiemi a pressione

CT 231 “Centrali elettriche e turbine a gas per uso industriale”

UNI CEI EN 45510-2-9:2018 Guida per l'approvvigionamento di apparecchiature destinate a centrali per la produzione dell'energia elettrica - Parte 2-9: Apparecchiature elettriche - Sistemi di cablaggio

CT 234 “Motori - Commissione Mista CTI-CUNA”

EC 2-2018 UNI EN ISO 8528-13:2016

Gruppi elettrogeni a corrente alternata alimentati da motori alternativi a combustione interna - Part 13: Sicurezza

Page 48: The Royal League

CT 241 “Impianti di climatizzazione: progettazione, installazione, collaudo e prestazioni (UNI/TS 11300-3)”

UNI EN ISO 5801:2018 Ventilatori - Verifica delle prestazioni che utilizzano vie aeree standardizzate 12953-4

UNI EN 13141-3:2018 Ventilazione per gli edifici - Verifica delle prestazioni di componenti per gli edifici residenziali - Parte 3: Cappe aspiranti per uso residenziale senza ventilatore

UNI CEN/TS 16244:2018 Ventilazione negli ospedali - Struttura gerarchica coerente e termini e definizioni comuni per la normativa relativa alla ventilazione negli ospedali

UNI EN 16282-1:2018 Attrezzature per cucine - Componenti per la ventilazione nelle cucine commerciali - Parte 1: Requisiti generali incluso il metodo di calcolo

UNI EN 16282-5:2018 Attrezzature per cucine - Componenti per la ventilazione nelle cucine commerciali - Parte 5: Condotto dell'aria; progettazione e dimensionamento

UNI EN 16282-7:2018 Attrezzature per cucine - Componenti per la ventilazione nelle cucine commerciali - Parte 7: Installazione e uso di sistemi fissi di estinzione incendi

UNI EN 16282-8:2018 Attrezzature per cucine - Componenti per la ventilazione nelle cucine commerciali - Parte 8: Impianti per il trattamento di aerosol; Requisiti e prove

UNI EN 16798-3:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 3: Per gli edifici non residenziali - Requisiti prestazionali per i sistemi di ventilazione e di condizionamento degli ambienti (Moduli M5-1, M5-4)

UNI CEN/TR 16798-4:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 4: Interpretazione dei requisiti nella EN 16798-3 - per gli edifici non residenziali - Requisiti di prestazione per i sistemi di ventilazione e condizionamento degli ambienti (Moduli M5-1, M5-4)

UNI EN 16798-5-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 5-1: Metodi di calcolo per i requisiti energetici dei sistemi di ventilazione (Moduli M5-6, M5-8, M6-5, M6-8, M7-5, M7-8) - Metodo 1: Distribuzione e generazione

UNI EN 16798-5-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 5-2: Metodi di calcolo per i requisiti energetici dei sistemi di ventilazione (Moduli M5-6, M5-8, M6-5, M6-8, M7-5, M7-8) - Metodo 2: Distribuzione e generazione

UNI CEN/TR 16798-6:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 6: Interpretazione dei requisiti nella EN 16798-5-1 e nella EN 16798-5-2 - Metodi di calcolo per i requisiti energetici dei sistemi di ventilazione e condizionamento dell'aria (Moduli M5-6, M5-8, M6-5, M6-8, M7-5, M7-8)

UNI EN 16798-7:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 7: Metodi di calcolo per la determinazione delle portate d'aria negli edifici compresa l'infiltrazione (Moduli M5-5)

UNI CEN/TR 16798-8:2018

Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 8: Interpretazione dei requisiti nella EN 16798-7 - Metodi di calcolo per la determinazione delle portate d'aria negli edifici incluse le infiltrazioni (Modulo M5-5)

UNI EN 16798-9:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 9: Metodi di calcolo per il fabbisogno energetico dei sistemi di raffreddamento (Moduli M4-1, M4-4, M4-9) – Generalità

UNI CEN/TR 16798-10:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 10: Interpretazione dei requisiti nella EN 16798-9 - Metodi di calcolo per i requisiti energetici dei sistemi di raffrescamento (Moduli M4-1, M4-4, M4-9) – Generalità

UNI EN 16798-13:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 13: Calcolo dei sistemi di raffreddamento (Modulo M4-8) – Generazione

UNI CEN/TR 16798-14:2018

Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 14: Interpretazione dei requisiti nella EN 16798-13 - Calcolo dei sistemi di raffrescamento (Modulo M4-8) – Generazione

UNI EN 16798-15:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 15: Calcolo dei sistemi di raffreddamento (Modulo M4-7) – Accumulo

UNI CEN/TR 16798-16:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 16: Interpretazione dei requisiti nella EN 16798-15 - Calcolo dei sistemi di raffrescamento (Modulo M4-7) – Accumulo

UNI EN 16798-17:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 17: Linee guida per l'ispezione degli impianti di ventilazione e condizionamento dell'aria (Modulo M4-11, M5-11, M6-11, M7-11)

UNI CEN/TR 16798-18:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 18: Interpretazione dei requisiti nella EN 16798-17 - Linee guida per l'ispezione dei sistemi di ventilazione e condizionamento dell'aria (Moduli M4-11, M6-11, M7-11)

Page 49: The Royal League

UNI CEN/TS 17153:2018 Ventilazione per gli edifici - Correzione della portata d'aria in base alle condizioni ambientali

CT 243 “Impianti di raffrescamento: pompe di calore, condizionatori, scambiatori, compressori”

UNI EN 12102-1:2018 Condizionatori d'aria, refrigeratori di liquido, pompe di calore, raffreddatori di processo e deumidificatori con compressori azionati elettricamente - Determinazione del livello di potenza sonora - Parte 1: Condizionatori d'aria, refrigeratori di liquido, pompe di calore per il riscaldamento e il raffreddamento degli ambienti, deumidificatori e refrigeratori di processo

UNI EN 13771-2:2018 Compressori e unità di condensazione per la refrigerazione - Verifica delle prestazioni e metodi di prova - Parte 2: Unità di condensazione

UNI EN 14511-1:2018 Condizionatori, refrigeratori di liquido e pompe di calore con compressore elettrico per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti e refrigeratori per cicli di processo con compressore elettrico - Parte 1: Termini e definizioni

UNI EN 14511-2:2018 Condizionatori, refrigeratori di liquido e pompe di calore con compressore elettrico per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti e refrigeratori per cicli di processo con compressore elettrico - Parte 2: Condizioni di prova

UNI EN 14511-3:2018 Condizionatori, refrigeratori di liquido e pompe di calore con compressore elettrico per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti e refrigeratori per cicli di processo con compressore elettrico - Parte 3: Metodi di prova

UNI EN 14511-4:2018 Condizionatori, refrigeratori di liquido e pompe di calore con compressore elettrico per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti e refrigeratori per cicli di processo con compressore elettrico - Parte 4: Requisiti

CT 244 “Impianti frigoriferi: sicurezza e protezione dell'ambiente”

UNI EN ISO 14903:2018 Impianti di refrigerazione e pompe di calore - Qualificazione della tenuta di componenti e giunti

CT 245 “Impianti frigoriferi: refrigerazione industriale e commerciale”

UNI EN 17032:2018 Abbattitori di temperatura per la refrigerazione e la congelazione per uso professionale - Classificazione, requisiti e condizioni di prova

CT 251 “Impianti di riscaldamento - Progettazione, fabbisogni di energia e sicurezza (UNI/TS 11300-2 e 11300-4)”

UNI EN 12831-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo del carico termico di progetto - Parte 1: Carico termico per il riscaldamento degli ambienti, Modulo M3-3

UNI CEN/TR 12831-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo del carico termico di progetto - Parte 2: Spiegazione e motivazione della EN 12831-1, Modulo M3-3

UNI EN 12831-3:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo di calcolo del carico termico di progetto - Parte 3: Carico termico dei sistemi di acqua calda sanitaria e caratterizzazione dei fabbisogni, Moduli M8-2, M8-3

UNI CEN/TR 12831-4:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo del carico termico di progetto - Parte 4: Spiegazione e motivazione della EN 12831-3, Modulo M8-2, M8-3

UNI EN 15316-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 1: Generalità ed espressione della prestazione energetica, Moduli M3-1, M3-4, M3-9, M8-1, M8-4

UNI EN 15316-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 2: Sistemi di emissione in ambiente (riscaldamento e raffrescamento), Moduli M3-5, M4-5

UNI EN 15316-3:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 3: Sistemi di distribuzione in ambiente (acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento), Modulo M3-6, M4-6, M8-6

UNI EN 15316-4-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia del sistema e delle efficienze del sistema - Parte 4-1: Sistemi di riscaldamento e di generazione di acqua calda sanitaria, sistemi di combustione (caldaie, biomasse), Modulo M3-8-1, M8-8-1

UNI EN 15316-4-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 4-2: Sistemi di generazione per il riscaldamento degli ambienti, pompe di calore Moduli M3-8-2, M8-8-2

UNI EN 15316-4-3:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 4-3: Sistemi di generazione, sistemi solari termici e fotovoltaici, Moduli M3-8-3, M8-8-3, M11-8-3

Page 50: The Royal League

UNI EN 15316-4-4:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 4-4: Sistemi di generazione, sistemi di cogenerazione in situ, Moduli M8-3-4, M8-8-4, M8-11-4

UNI EN 15316-4-5:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 4-5: Teleriscaldamento e teleraffrescamento, Moduli M3-8-5, M4-8-5, M8-8-5, M11-8-5

UNI EN 15316-4-8:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 4-8: Sistemi di generazione per il riscaldamento degli ambienti, riscaldamento ad aria e sistemi di riscaldamento radianti, incluse le stufe (locali), Modulo M3-8-8

UNI EN 15316-4-10:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici del sistema e le efficienze del sistema - Parte 4-10: Sistemi di generazione ad energia eolica, Modulo M11-8-7

UNI EN 15316-5:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo di calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 5: Sistemi di accumulo per riscaldamento e acqua calda sanitaria (non raffrescamento), Moduli M3-7, M8-7

UNI CEN/TR 15316-6-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-1: Spiegazione e motivazione della EN 15316-1, Modulo M3-1, M3-4, M3-9, M8-1, M8-4

UNI CEN/TR 15316-6-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-2: Spiegazione e motivazione della EN 15316-2, Modulo M3-5, M4-5

UNI CEN/TR 15316-6-3:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-3: Spiegazione e motivazione della EN 15316-3, Modulo M3-6, M4-6, M8-6

UNI CEN/TR 15316-6-4:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-4: Spiegazione e motivazione della EN 15316-4-1, Modulo M3-8-1, M8-8-1

UNI CEN/TR 15316-6-5:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-5: Spiegazione e motivazione della EN 15316-4-2, Modulo M3-8

UNI CEN/TR 15316-6-6:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-6: Spiegazione e motivazione della EN 15316-4-3, Modulo M3-8-3, M8-8-3

UNI CEN/TR 15316-6-7:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-7: Spiegazione e motivazione della EN 15316-4-4, Modulo M8-3-4, M8-8-4, M8-11-4

UNI CEN/TR 15316-6-8:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-8: Spiegazione e motivazione della EN 15316-4-5 (teleriscaldamento e teleraffrescamento), Modulo M3-8-5, M4-8-5, M8-8-5, M11-8-5

UNI CEN/TR 15316-6-9:2018 Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-9: Spiegazione e motivazione della EN 15316-4-8, Modulo M3-8-8

UNI CEN/TR 15316-6-10:2018

Prestazione energetica degli edifici - Metodo per il calcolo delle richieste di energia e delle efficienze del sistema - Parte 6-10: Spiegazione e motivazione della EN 15316-5, Modulo M3-7, M8-7

UNI EN 15378-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Sistemi di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria negli edifici - Parte 1: Ispezione delle caldaie, dei sistemi di riscaldamento e di acqua calda sanitaria, Moduli M3-11, M8-11

UNI CEN/TR 15378-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Sistemi di riscaldamento e ACS negli edifici - Parte 2: Spiegazione e motivazione della EN 15378-1, Moduli M3-11 e M8-11

UNI EN 15378-3:2018 Prestazione energetica degli edifici - Sistemi di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria - Parte 3: Prestazione energetica misurata, Moduli M3-10, M8-10

UNI CEN/TR 15378-4:2018 Prestazione energetica degli edifici - Sistemi di riscaldamento e ACS negli edifici - Parte 4: Spiegazione e motivazione della EN 15378-3, Moduli M3-10 e M8-10

UNI EN 15459-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Sistemi di riscaldamento e sistemi di raffrescamento idronici negli edifici - Parte 1: Procedura di valutazione economica per i sistemi energetici negli edifici, Modulo M1-14

UNI CEN/TR 15459-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Procedura di valutazione economica per i sistemi energetici negli edifici - Parte 2: Spiegazione e motivazione della EN 15459-1, Modulo M1-14

CT 253 “Componenti degli impianti di riscaldamento - Produzione del calore, generatori a combustibili liquidi, gassosi e solidi”

UNI EN 303-1:2018 Caldaie per riscaldamento - Parte 1: Caldaie con bruciatori ad aria soffiata - Terminologia, prescrizioni generali, prove e marcatura

Page 51: The Royal League

UNI EN 304:2018 Caldaie per riscaldamento - Regole di prova per caldaie con bruciatori di olio combustibile a polverizzazione

CT 271 “Contabilizzazione del calore”

UNI 10200:2018 Impianti termici centralizzati di climatizzazione invernale, estiva e produzione di acqua calda sanitaria - Criteri di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale, estiva e produzione di acqua calda sanitaria

CT 272 “Sistemi di automazione e controllo per la gestione dell'energia e del comfort negli edifici”

UNI EN 15500-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Regolazione per le applicazioni riguardanti il riscaldamento, la ventilazione e il condizionamento dell'aria - Parte 1: Regolatori elettronici di singola zona - Moduli M3-5, M4-5, M5-5

UNI CEN/TR 15232-2:2018 Prestazione energetica degli edifici - Parte 2: Rapporto tecnico che accompagna il prEN 15232-1:2015 - Moduli M10-4,5,6,7,8,9,10

UNI EN ISO 16484-5:2018 Automazione degli edifici e sistemi di controllo (BACS) - Parte 5: Protocollo di comunicazione dei dati

UNI EN 16947-1:2018 Prestazione energetica degli edifici - Sistema di gestione degli edifici - Parte 1: Modulo M10-12

CT 281 “Energia solare”

UNI EN ISO 9806:2018 Energia solare - Collettori solari termici - Metodi di prova

UNI EN 12977-1:2018 Impianti solari termici e loro componenti - Impianti assemblati su specifica - Parte 1: Requisiti generali per collettori solari ad acqua e sistemi combinati

UNI EN 12977-2:2018 Impianti solari termici e loro componenti - Impianti assemblati su specifica - Parte 2: Metodi di prova per collettori solari ad acqua e sistemi combinati

UNI EN 12977-3:2018 Impianti solari termici e loro componenti - Impianti assemblati su specifica - Parte 3: Metodi di prova della prestazione per serbatoi di stoccaggio degli scaldacqua solari

UNI EN 12977-4:2018 Impianti solari termici e loro componenti - Impianti assemblati su specifica - Parte 4: Metodi di prova per le prestazioni di accumuli solari combinati

UNI EN 12977-5:2018 Impianti solari termici e loro componenti - Impianti assemblati su specifica - Parte 5: Metodi di prova della prestazione per sistemi di regolazione

CT 282 “Biocombustibili solidi”

UNI EN ISO 14780:2018 Biocombustibili solidi - Preparazione del campione

UNI EN ISO 18125:2018 Biocombustibili solidi - Determinazione del potere calorifico

UNI EN ISO 18135:2018 Biocombustibili solidi – Campionamento

UNI EN ISO 19743:2018 Biocombustibili solidi - Determinazione del contenuto di materiali estranei pesanti maggiori di 3,15 mm

UNI ISO/TS 17225-8:2018 Biocombustibili solidi - Specifiche e classificazione del combustibile - Parte 8: Definizione delle classi di biomasse combustibili trattate termicamente e densificate

CT 284 “Biogas da fermentazione anaerobica e syngas biogenico”

UNI/TS 11703:2018 Metodo per la misura della produzione potenziale di metano da digestione anaerobica ad umido - Matrici in alimentazione

UNI/TR 11722:2018 Linee guida per la predisposizione dell’analisi di rischio per produttori di biometano da biomassa

CT 285 “Bioliquidi per uso energetico”

UNI 11163:2018 Biocombustibili liquidi - Oli e grassi animali e vegetali, loro intermedi e derivati e oli e grassi esausti recuperati - Classificazione e specifiche ai fini dell’impiego energetico o per la produzione di biodiesel

Page 52: The Royal League

CT 287 “Combustibili liquidi fossili, serbatoi non in pressione e stazioni di servizio”

UNI EN 12285-1:2018 Serbatoi in acciaio fabbricati in officina - Parte 1: Serbatoi cilindrici orizzontali a singola pelle e doppia pelle per lo stoccaggio sotterraneo di liquidi, infiammabili e non infiammabili che inquinano l'acqua, diversi da quelli per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici

CT 291 “Criteri di sostenibilità delle biomasse - Biocarburanti - Commissione Mista CTI-CUNA”

UNI EN 16214-3:2018 Criteri di sostenibilità per la produzione di biocarburanti e bioliquidi per applicazioni energetiche - Principi, criteri, indicatori e verificatori - Parte 3: Aspetti ambientali e di biodiversità inerenti le finalità di protezione della natura

Page 53: The Royal League

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Riduzione delle emissioni più efficace sotto il profilo

dei costi e investimenti a favore di basse emissioni

di carbonio

Emanato il 06/02/2018 – Pubblicato il 21/12/2018 Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 6 febbraio 2018 sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/87/CE per sostenere una riduzione delle emissioni più efficace sotto il profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di basse emissioni di carbonio (COM(2015)0337 — C8-0190/2015 — 2015/0148(COD)) (Procedura legislativa ordinaria: prima lettura) (2018/C 463/18) Continua…

LEGGE 30 dicembre 2018, n. 145

Emanato il 30/12/2018 – Pubblicato il 31/12/2018 Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021. Continua…

Regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento

europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018

Emanato il 11/12/2018 – Pubblicato il 21/12/2018 Regolamento sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima che modifica le direttive (CE) n. 663/2009 e (CE) n. 715/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 94/22/CE, 98/70/CE, 2009/31/CE, 2009/73/CE, 2010/31/UE, 2012/27/UE e 2013/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive del Consiglio 2009/119/CE e (UE) 2015/652 e che abroga il regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio. (Testo rilevante ai fini del SEE) Continua…

Nuovo slancio all'innovazione nel settore

dell'energia pulita

Emanato il 06/02/2018 – Pubblicato il 21/12/2018 Risoluzione del Parlamento europeo del 6 febbraio 2018 su un nuovo slancio all'innovazione nel settore dell'energia pulita (2017/2084(INI)) (2018/C 463/02) Continua…

Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e

del Consiglio dell'11 dicembre 2018

Emanato il 11/12/2018 – Pubblicato il 21/12/2018 Promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (rifusione) (Testo rilevante ai fini del SEE) Continua…

Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e

del Consiglio dell'11 dicembre 2018

Emanato il 11/12/2018 – Pubblicato il 21/12/2018 Modifica della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica Continua…

Chiarimenti in materia di diagnosi energetiche e

certificazione ISO 50001

Emanato il 21/12/2018 – Pubblicato il 21/12/2018 Serie di FAQ (dicembre 2018) Continua…

Chiarimenti in materia di efficienza energetica in

edilizia (DM 26 giugno 2015)

Emanato il 21/12/2018 – Pubblicato il 21/12/2018 Terza serie di FAQ Continua…

Page 54: The Royal League

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