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14 | IL FATTO QUOTIDIANO | Venerdì 20 Novembre 2015

Il Fatto Speciale

C » MASSIMO FINI

hi ha dato ai vincitori il dirittodi giudicare i vinti?” Questadomanda, formulata dal neo-ministro dell’E d u ca z i o n egiapponese, Masayuki Fu-jio, ha scatenato furibonde escandalizzate polemiche chedal Giappone e dall’Asia sonorimbalzate negli Stati Uniti,in Urss, in Europa, in Italia.La questione si riferisce in-fatti ai processi di Tokyo e diN o r i m b e r g a c h e , q u a-rant’anni fa, suggellarono lafine della Seconda guerramondiale e con i quali, per laprima volta nella storia, i vin-citori giudicarono i vinti.

CHE UNA DOMANDAin fondocosì ovvia, quasi lapalissiana,susciti ancor oggi tanto scan-dalo e aggressività dice forsequalcosa sulla cattiva co-scienza accumulata in questiquarant’anni dalle nazioni u-scite vincitrici dall’ultimaguerra e da coloro che ne hanfatto propri gli interessi e leideologie. Questa domandainfatti non è nuova, non nasceoggi e non dovrebbe stupire.Dubbi sulla legittimità, giuri-dica e morale, dei processi fu-rono sollevati, e proprio daparte democratica, fin dall’i-nizio, quando quei processierano ancora in corso.

Scriveva, per esempio, l’a-mericano Rustem Vambe-ry, docente di Diritto penale,sul settimanale The Nationdel 1° dicembre 1945: “Che icapi nazisti e fascisti debba-no essere impiccati e fucilatidal potere politico e militare,non c’è bisogno di dirlo; maquesto non ha niente a che ve-dere con la legge… G i ud ic iguidati da ‘sano sentimentopo po lar e’, introduzione delprincipio di retroattività,presunzione di reato futuro,responsabilità collettiva digruppi politici e razziali, ri-fiuto di proteggere l’ind ivi-duo dall’arbitrio dello Stato,ripristino della vendetta tri-bale, tutti questi erano i puntisalienti di quella che la Ger-mania di Hitler consideravalegge. Chiunque conosca lastoria del diritto penale saquanti secoli, quanti millen-ni, ci sono voluti perché esat-tamente il contrario di questastoria e di questa prassi nazi-sta fosse universalmente ri-conosciuto come parte inte-grante del diritto e della giu-stizia…Sfortunatamente i ca-pi d’accusa formulati dal Tri-bunale militare internazio-nale contro i principali crimi-

nali di guerra ricordano, percerte caratteristiche, il dirit-to hitleriano…”. E Benedet -to Croce, in un discorso te-nuto all’Assemblea Costi-tuente il 24 luglio 1947, affer-mava: “Segno inquietante diturbamento spirituale sonoai giorni nostri (bisogna pureavere il coraggio di confes-sarlo) i tribunali senza alcunfondamento di legge, che ilvincitore ha istituito per giu-dicare, condannare e impic-care, sotto nome di criminalidi guerra, uomini politici egenerali dei popoli vinti, ab-bandonando la diversa prati-ca, esente da ipocrisia, ondeun tempo non si dava quar-tiere ai vinti o ad alcuni di loroe se ne richiedeva la consegnaper metterli a morte, prose-guendo e concludendo conciò la guerra”.

Come si vede non si conte-sta, allora come oggi, la pote-stà dei vincitori di punire ivinti, come s’è sempre fattoda che mondo è mondo, ma difarlo nelle forme del proces-so, della legge, del diritto.C’era in questa pretesa inau-dita (nel senso letterale: dicosa mai udita prima) tutta lastrisciante ipocrisia d’unacultura come quella america-na e non per nulla lo storicobritannico A. J. P. Taylor ri -cordava le forti perplessitàdegli inglesi (Churchill, nellesue memorie, arriverà a dire aproposito dell’uccisione diMussolini: “Per lo meno, ci harisparmiato una Norimbergaitaliana…”) e come “gli ame-ricani, sulla questione dei cri-mini di guerra della Germa-nia, si dimostrarono moltopiù inflessibili ed estremistidei sovietici: il processo diNorimberga fu dunque unacreatura largamente ameri-cana”.

MA, COME TUTTE le ipocri-sie, non era innocente né pri-va di gravi conseguenze. Sulpiano del diritto infatti il pro-cesso ai vinti della Secondaguerra mondiale scardinavaalcuni princìpi fondamentalidi civiltà giuridica, primo fratutti quello della irretroatti-vità della legge penale per cuinessuno può essere punitoper fatti che all’epoca in cui

furono commessi non eranoconsiderati reati (tedeschi egiapponesi furono giudicatiper “cospirazione contro lapace”,“attentati contro la pa-ce e atti di aggressione”, “cri -mini di guerra”, “cri mi nicontro l’umanità”, tutti capidi imputazione che non pree-sistevano al processo ma chefurono creati con esso). Inpiù, in tal modo, si finiva perfar coincidere il diritto con laforza, la forza del vincitore.Che, come notava Vambery,era esattamente, anche se, sipresume, involontariamen-te, la stessa concezione deldiritto che aveva avuto il na-zismo. Ma questioni giuridi-

che a parte, l’effetto a nostroparere più inquietante e gra-vido di conseguenze storichedei processi di Norimberga edi Tokyo fu quello di ingene-rare un pericoloso equivoco:che i vincitori fossero davve-ro migliori dei vinti nel mo-mento in cui si chiudeva laguerra.

Fa una certa specie, per e-sempio, pensare che sulloscranno dei giurati, a Norim-berga, sedevano, per giudica-re di “atti di aggressione”, irappresentanti di un paese,l’Urss, che aveva assalito esquartato, con un attacco vi-lissimo e proditorio, concer-tato proprio con Hitler, la Po-lonia e che era responsabiledelle fosse di Katyn. Fa speciesapere che, a quel processo su“crimini contro l’umanità”,fece la sua apparizione, fracoloro che giudicavano, il so-vietico Visinskij, il pubblicoministero delle “pu rghe ” di

BENEDETTO CROCEALLA COSTITUENTE

Segno inquietante di turbamentospirituale sono i tribunali senzaalcun fondamento di legge cheil vincitore ha istituito per giudicare,condannare e impiccare, sotto nomedi criminali di guerra, uominipolitici e generali dei popoli vinti

Una finzione non innocente Sul piano del dirittoquelle sentenze hanno scardinato il principio giuridicofondamentale: la irretroattività della legge penale

S ettantaanni fa

A giudizioA destra, l’au -la del proces-so di Norim-berga e i 12imputati nazi-sti. Sopra, labomba atomi-ca su Hiroshi-ma e il leaderde l l’Urss, IosifStalin Ansa

Nor i m b e rgao dell’ip o c r i s i adei vincitori

C ronolog i aIl processo diN o r i m b e rgain realtà nonfu solo uno,ma – da 1945al 1949 – 13: ilprimo però ful’unico noninteramente agestione Usa

I capin a z i st iNel primo -tra il ’45 e il‘46 - venneroprocessati “Iprincipalicriminali dig u e r ra ”, cioè24 capinazisti daGöring daSpeer a VonR i b b e n t ro p p,a Bormann eRo s e n b e r g

C om’èf i n it a12 condannea morte (maGöring riuscìa uccidersi colcianuro), 3ergastoli, 4condanne tra10 e 20 anni,un suicidioprima dellas e n te n za(Ley), trea ss o l u z i o n i ,l’i n d u st r i a l eKrupp non fup ro ce ss a to(suo figlio fuco n d a n n a tonel 1948)

Questo articolo è uscito la pri-ma volta su L’“Europeo”, LaPolemica, 6 settembre 1986

Venerdì 20 Novembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL FATTO SPECIALE » 15

Il Fatto Speciale

Mosca del 1936-37. Fa speciericordare che sui banchi deigiudici del processo di Tokyosedevano rappresentanti delpresidente americano HarryTruman che gettò la bombaatomica su Hiroshima e Na-gasaki, a guerra ormai finita,col Giappone in ginocchio. E,come scriveva The Guardianil 1° ottobre 1946, “non è pos-sibile che al mondo esterno –i neutrali e i futuri storicispassionati –sentir parlare dinazismo imputato di ‘distru -zioni indiscriminate’ s e nz aricordare Amburgo e Dre-sda”.

TUTTO CIÒ non toglie nulla,naturalmente, alla crimina-lità dei nazisti, di Hitler, deisuoi seguaci, ma pone moltidubbi sul fatto che i vincitorifossero, già allora, miglioridei vinti e sul loro diritto mo-rale a giudicarli. Ma il peggioè successo dopo ed è stato inqualche modo legittimatoproprio dai processi di No-rimberga e di Tokyo. Non siera ancora spenta l’eco diquei processi, che secondo leintenzioni avrebbero dovuto“escludere la guerra dalla vi-ta della società”, che già letruppe francesi soffocavanocon l’atroce brutalità di sem-pre un disperato tentativodel Madagascar di liberarsidelle manette coloniali. Ciò,

naturalmente, è nulla rispet-to a quello che han fatto poiUsa e Urss, le due vere, e sole,potenze uscite vincitrici dal-la Seconda guerra mondia-le.

In quarant’anni Usa e Ursshanno messo a ferro e fuoco ilSud-Est asiatico, usato il na-palm e armi chimiche in Viet-nam, combattuto guerre inMedio Oriente per interpo-sta persona e sulla pelle al-trui, “s ui c id at o ” Masaryk eAllende, schiacciato nel san-gue la rivolta ungherese, in-vaso la Cecoslovacchia e l’Af -ghanistan, umiliato la libertàdella Polonia, insidiato con learmi e i servizi segreti la so-vranità del Nicaragua e delSalvador, difeso e sostenuto ipiù feroci, sanguinari e cri-minali dittatori salvo poi di-smetterli, quando non piùpresentabili, a suon di golpe,organizzato decine di colpi diStato, fomentato e guidato,attraverso il Kgb e la Cia, unabuona fetta di terrorismo in-ternazionale e, infine, messoil loro tallone e accampato leloro pretese egemoniche suogni angolo, anche il più re-condito, del mondo.

Hitler avrebbe saputo faredi più e di meglio? Può darsi,ma è solo un’ipotesi. E conquesta differenza: che permolti anni, e in una certa mi-sura ancora adesso, l’opinio-

ne pubblica mondiale ha po-tuto credere, in buona fede,che Stati Uniti e Unione So-vietica fossero i paladini del-la libertà o dell’uguaglianza, idifensori di altissimi valori,invece che gli imperialismispietati, totalitari e scientifi-ci che sono, proprio perché iprocessi di Norimberga e diTokyo avevano conferito lo-ro quella patente di superio-rità morale che han dimo-strato di non avere.

ECCO PERCHÉ oggi, ancor piùdi ieri, i vincitori, e i loro in-tellettuali reggicoda, si inal-berano violentemente con-tro chiunque metta in dubbiola validità dei processi di No-rimberga e di Tokyo: perchétemono che sia stracciato an-che l’ultimo velo della loro le-gittimazione. Scriveva anco-ra The Guardian, nel 1946: “Ilprocesso di Norimberga ap-parirà giusto o sbagliato nellastoria a seconda del futurocomportamento delle nazio-ni che ne sono responsabili”.Oggi, a quarant’anni di di-stanza, si può dire che queiprocessi erano ingiusti, ille-gittimi, pericolosi e alla do-manda di Masayuki Fujio, “Ivincitori hanno il diritto digiudicare i vinti?”, si può ri-spondere, con molta amarez-za ma con tranquilla coscien-za: no.

B i z z a r r ie I giudici li nominarono Stalin,che aveva aggredito la Polonia, e Truman,che aveva sganciato l’atomica sul Giappone

Il Tribunale degli AlleatiIl 20 novembre 1945, nel Palazzo di giustizia di Norimberga,in Baviera, cominciano i processi a cui le potenze vincitricisottopongono il regime nazista. La decisione di portare allasbarra i leader tedeschi era stata presa fin dalla Conferenza diTeheran del 1943 da Usa, Urss e Gran Bretagna (pure la Francia

ottenne poi un posto): queste 4 nazioni fornirono ognuna ungiudice, un sostituto e i procuratori al Tribunale militareinternazionale. Il primo processo fu ai “Principali criminali dig u e r ra ”, 24 capi nazisti, finito a ottobre 1946 con 12 condannea morte e 3 ergastoli (e un suicidio prima della sentenza). Ireati: cospirazione per commettere crimini contro la pace; aver

intrapreso guerre d'aggressione; crimini di guerra; criminicontro l'umanità. La definizione di “crimine di guerra” fu poiinserita nei “Principi di Norimberga” dell’Onu (1950), la basedell’attuale diritto internazionale. A Norimberga si tennero poi- fino al 1949 - altri processi secondari (ai medici, ai giudici,etc) tenuti però da una Corte esclusivamente statunitense.

Il primo processomediatico fuun male necessario» DANIELA RANIERI

Hermann Göring sem-brava una “donna in-c in ta ” e una “ma î-

tresse di bordello”. RudolfHöss era “un lunatico, evi-dentemente pazzo”. JuliusStreicher, teorico dell’od iorazziale, pareva “uno spor-caccione di quelli che mole-stano nei parchi”. Così lascrittrice inglese RebeccaWest descrisse i gerarchi na-zisti processati a Norimber-ga in un reportage uscito sulNew Yorker.

L’UMANITÀ meschina e grot-tesca dei 24 uomini chiamatia rispondere davanti al Tri-bunale Militare Internazio-nale di crimini di guerra econtro l’umanità (si decise dinon processare Hitler, Him-mler e Goebbels, suicidatisiprima della fine della guerra,per non suscitare la sensazio-ne che fossero vivi), cadutidalla condizione di déi terri-bili a quella di miseri impu-tati, contribuì a creare un cli-ma di diffidenza intorno alprocesso.

Tra chi pensava che fosseillegittimo perché a veniregiudicati erano crimini defi-niti tali unilateralmente econ forza retroattiva dai vin-citori (che non subirono pro-cessi per le stragi atomiche diHiroshima e Nagasaki), ci fuBenedetto Croce, che nel di-scorso all’Assemblea Costi-tuente parlò di “t r ib u n a l isenza alcun fondamento dil eg g e”. Il fatto che si giudi-cassero non i “crimini controil popolo ebraico” ma i crimi-ni contro l’umanità commes-si sul corpo del popolo ebrai-co, dava all’evento un’inten -sità rituale, universale, so-vrumana, che era possibilesmontare in punta di diritto.Indro Montanelli, inviato aNorimberga per il Cor ri er e,scrisse che benché “tutti sa-pessero che quelle rivelazio-ni erano vere”, si rifiutavanodi “riconoscerle tali perchéprovenivano da un tribunalestraniero che, secondo loro,gabellava per giustizia quellache era soltanto vendetta”.

Ma a Norimberga non sicelebrarono solo la vittoria ela vendetta. Il primo proces-so mediatico della storia, conl’uso dei documentari giratidagli Alleati nei campi disterminio, fu lo strumento at-traverso il quale il mondoprese coscienza della verità.Nella stessa città, ormai mor-ta e infetta, dove nel 1935 e-rano state emanate le leggicontro gli ebrei, si officiava u-

na cerimonia che costituìl’archetipo dei processi pergenocidio (come quello con-tro l’ex presidente della Re-pubblica federale jugoslavaSlobodan Miloševic, respon-sabile della pulizia etnica inBosnia-Erzegovina e Koso-vo).

Quando alle dieci di mat-tina del 20 novembre 1945nell’aula 600 del Palazzo diGiustizia il giudice america-no Robert H. Jackson dice:“La storia non registra un cri-mine che sia mai stato perpe-trato contro così tante vitti-me, o eseguito con altrettan-ta calcolata crudeltà”, non èpiù possibile tornare indie-tro. Ogni giorno per 11 mesiemergono dettagli più atrocisulla macchina di morte delnazismo. Lo spazio voluto daun architetto - da una parte icriminali, dall’altra i vincito-ri, le cui bandiere sovietica,inglese, americana e france-se sono esposte dietro il ban-co dei giudici, di legno nudo,come quello di una chiesa - èneutro ed eloquente insie-me.

Un grande schermo postoal centro come un altare mo-stra i corpi dei prigionierinella loro bianchezza terrifi-cante, e mette i macellai, que-gli individui ordinari, al cen-tro dei carnai che hannocreato, dandogli la responsa-bilità della mattanza. Le te-stimonianze dei sopravvis-suti scivolano sulle facce deicarnefici rivelandoli come u-mani e disumani insieme.Höss finge allegria. AlbertSpeer, l’architetto di Hitler, èl’unico che prova a chiederescusa.

LA MESSA a morte di 12 na-zisti (Göring si suicidò colc i a n u r o l a n o t t e p r i m adell’impiccagione) non ven-dicò le vittime. Piuttosto in-dicò al mondo che se quegliuomini qualunque erano sta-ti i peggiori criminali dellaStoria, allora chiunque di noipoteva fare quello che loro a-v e v a n o f a t t o . A d o l f E i-chmann, l’ideatore delle de-portazioni sfuggito a Norim-berga e processato a Gerusa-lemme nel 1961, secondoHannah Arendt era “un o-metto, non il diavolo stermi-natore”, la cui “scioccantemediocrità” le suggerì la fi-gura celebre della “ba n al it àdel male”. Le sue ceneri ven-nero disperse in mare. Il sec-chio che le conteneva vennelavato più volte con acqua dimare perché “niente di lui ri-manesse sulla terra”.

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EFFETTI Poté essere criticato in punta di diritto, ma quelrito collettivo fece prendere al mondo coscienza della verità

IPROTAG ON I ST I

HERMANN GÖRINGGerarca di primo piano, capodella Gestapo: si suicidò in cella

RUDOLF HÖSSIl “boia di Auschwitz”: davantialle vittime fingeva allegria

ROBERT H. JACKSONAmericano, il procuratore capodel processo di Norimberga

IL PROCURATORECA P O

La storia non registraun crimine che sia maistato perpetrato controcosì tante vittime,o eseguito con tantacalcolata crudeltà

Le dateTre annie mezzoin tutto:tanto sonodurati i variprocessi aN o r i m b e rga

20nove m bredel 1945:inizia il primoprocesso aicriminalin a z i st i

13apr i le1949: sico n c l u d el’ultimop ro ce ss o

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