anapa newsletter 01 08 2014 - anapa associazione …...questo e’ l’ultimo numero della rassegna...
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RASSEGNA STAMPA SETTIMANALE ANAPA N. 28 DEL 01 AGOSTO 2014
EDITORIALE Cari Colleghi, riprendo volentieri la comunicazione del direttore Galdi datata 23/7/2014 sul tema del Regolamento IVASS n. 5 del 21/7/2014 recante nuove disposizione attuative per l'adempimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela, attività questa volta alla prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo. Il sito dell'Ivass riporta integralmente il Regolamento e la Relazione sul regolamento medesimo, la lettura dei quali mi suggerisce di condividere con tutti voi alcuni elementi introdotti, con l'evidente scopo di meglio raccordare la normativa primaria contenuta dal Decreto Legislativo n. 231 del 21/11/2007. Mi appare ad esempio degna di nota l'introduzione del BENEFICIARIO tra le figure da identificare, e per cui il Regolamento prevede una disciplina ad hoc, individuando tra i destinatari gli intermediari assicurativi che operano nei rami vita di cui all'art. 2 comma 1 del Codice delle Assicurazioni. Inoltre il carattere dell'adeguata verifica è incrementato, nel senso di controllo costante del rischio per l'intera durata del periodo assicurativo, con imposizione al soggetto obbligato di tenere una condotta di verifica puntuale e continua. E' bene sapere che unitamente al divieto di instaurare il rapporto continuativo e/o di eseguire l'operazione laddove l'impresa non sia in grado di rispettare gli obblighi di adeguata verifica, esiste l'obbligo di porre fine a un rapporto esistente per i medesimi motivi. Di un certo rilievo segnalo inoltre l'adeguata verifica, per cui devono essere utilizzate misure rafforzate, verso soggetti politicamente esposti (c.d. PEPs) poiché più esposte a fenomeni di corruzione e conseguentemente di riciclaggio. Nella fondata consapevolezza che esistano letture migliori delle versioni integrali di quanto sopra esposto in estrema sintesi, ritengo utile prendere confidenza anche con questo argomento che ricadrà su noi intermediari, obbligati nel 99% dei casi a identificare clienti e persone conosciute da una vita! Buona estate a tutti voi e alle vostre famiglie. Federico Serrao Componente Giunta Esecutiva Nazionale
QUESTO E’ L’ULTIMO NUMERO DELLA RASSEGNA STAMPA, CHE RIPRENDERA’ DOPO LA PAUSA ESTIVA. BUONE VACANZE!
NOTIZIE DAL MONDO ASSOCIATIVO
ANIA TRENDS: COSTI E BENEFICI DELLA REGOLAMENTAZIONE NEL SETTORE ASSICURATIVO ITALIANO FONTE: INTERMEDIA CHANNEL (30/07/2014)
L’ANIA, in collaborazione con l’American Chamber of Commerce in Italy, ha effettuato nei primi mesi del 2014 un’indagine volta a raccogliere informazioni di tipo qualitativo e quantitativo, al fine di rilevare gli effetti reali (e quelli anche solo percepiti) che le numerose novità regolamentari hanno sull’attività delle imprese di assicurazione. Lo scenario di riferimento, peraltro, non si è ancora stabilizzato dal momento che alcune regole sono attualmente in fase di definizione. Come riporta ANIA Trends di luglio, l’indagine (e il relativo rapporto conclusivo di commento dei risultati) è stata strutturata in quattro sezioni: Una Sezione generale sulla percezione dell’industria assicurativa relativamente alla nuova regolamentazione; Una Sezione di approfondimento sul Regolamento n° 20 IVASS/ISVAP del 26 marzo 2008; Una Sezione di approfondimento sul Regolamento n° 5 IVASS/ISVAP del 16 ottobre 2006; Una Sezione di approfondimento sulle procedure sanzionatorie e aspetti comportamentali e cooperativi. Le imprese che hanno risposto al questionario sono state 59, ovvero il 41% di tutte le imprese socie dell’ANIA. Esprimendo la rappresentatività del campione in termini di premi raccolti, si stima che le imprese che hanno risposto abbiano sfiorato il 60% del totale. Si tratta, quindi, di un campione statisticamente significativo. Il quadro delineato dall’indagine evidenzia un comparto significativamente influenzato dall’impianto normativo, di primo livello e dalla regolamentazione, di secondo livello: la prima evidenza che emerge dalla ricerca, infatti, è quella per la quale il 94% delle imprese partecipanti (82% in termini di quota di mercato) giudica da “notevole” a “elevato” il carico regolamentare. Tale prima evidenza deve essere letta congiuntamente al fatto che il 66% delle imprese (40% in termini di quota di mercato) ritiene il carico regolamentare da “superiore” a “estremamente superiore” rispetto al passato. Condivisa, sottolinea ANIA Trends, è pure l’incidenza riconosciuta alla normativa rispetto alla performance, tanto come onere operativo quanto come nuovi costi. Emergono, inoltre, diversi aspetti puntuali di particolare sensibilità per gli attori del mercato assicurativo: un principio di proporzionalità solo parzialmente realizzato (tanto che per quasi i tre quarti delle imprese, tale principio non viene declinato), l’insoddisfazione sulle novità fiscali e sull’uso improprio della tassazione, nonché “l’opacità” nella
determinazione del quantum delle sanzioni (per cui circa la metà delle imprese partecipanti ritiene non trasparenti o molto poco trasparenti le relative regole di determinazione). L’indagine mostra altresì una polarizzazione delle imprese verso un uso improprio della tassazione, che crea uno svantaggio competitivo per il sistema e che rende anti‐competitive le imprese operanti in Italia, con una tassazione eccessiva – anche quale strumento di finanziamento del debito pubblico – ad es. attraverso la tassazione delle riserve tecniche. Sulla base delle indicazioni raccolte dal mercato assicurativo, e nello spirito d’individuare iniziative che permettano di aumentare la competitività del sistema Italia, si sono ipotizzate nel rapporto conclusivo, alcune proposte volte a supportare il regolatore nel rispondere alle istanze delle imprese di assicurazione. In particolare, segnala ANIA Trends, considerando anche pratiche virtuose riconoscibili in ordinamenti affini, il documento richiama spunti e ipotesi che dovrebbero consentire di accrescere il rispetto del principio di proporzionalità dell’onere regolamentare e di migliorare il processo sanzionatorio. Il documento si sofferma anche sugli ambiti ove è ritenuto possibile ritardare la produzione, o l’entrata in vigore, di quella parte non urgente di nuova normativa, al fine di consentire alle imprese di assicurazione di recepire al meglio le innumerevoli novità introdotte, o da introdursi, con Solvency 2.
AGENTI: LA REGOLAMENTAZIONE RAPPRESENTA UN FATTORE DI TRASFORMAZIONE ED INQUIETUDINE FONTE: ASSINEWS (28/07/2014)
In Francia l’Argus ha organizzato un osservatorio in collaborazione con Exton Consulting sulla distribuzione agenziale, dal quale emergono tutte le inquietudini della professione riguardo alle evoluzioni normative. Sono circa un centinaio gli agenti intervistati dall’Osservatorio che hanno confermato come i cambiamenti indotti dalle evoluzioni normative di questi ultimi anni (dovere di consulenza, raccolta delle informazioni , trattamento dei sinistri, ecc.) creino non poche preoccupazioni: per il 65% di essi questi cambiamenti toccherebbero in prima linea l’organizzazione dell’agenzia. Numerosi sono gli agenti che indicano di aver modificato l’approccio commerciale (48%) o che confessano comunque di intrattenere relazioni diverse con la clientela (42%). Per adeguarsi ad un quadro in perpetua evoluzione, gli agenti si appoggiano su procedure realizzate dalle proprie mandanti (84%), ma sono numerosi gli agenti a rivolgersi verso altre organizzazioni – Agéa per esempio, l’associazione dei gruppi aziendali ‐ per ottenere strumenti (52%), informarsi o formarsi (42%). Alcuni agenti sottopongono la propria organizzazione ad audit esterni (15%) o sollecitano la consulenza di giuristi (12%). Per la maggior parte degli agenti francesi le misure normative sulla distribuzione risultano troppo costringenti, eccessive o penalizzanti, soprattutto dal punto di vista amministrativo e rendono difficoltoso conciliare l’attenzione a queste norme con il lavoro quotidiano d’agenzia.
Alcuni deplorano la sproporzione tra le procedure da avviare e la dimensione della propria agenzia o giudicano controproducente il formalismo eccessivo che caratterizza il rapporto con i clienti e i prospect, sostenendo che “troppi processi uccidono la relazione con il cliente”. Molti agenti ritengono che questo andrà a ripercuotersi sulla loro remunerazione e che se le cose continueranno a complicarsi potrebbe essere la fine per numerose strutture di piccole dimensioni che tuttavia risultano particolarmente apprezzate dai clienti, a vantaggio di strutture di maggiori dimensioni.
UNAPASS DIFENDE DAVANTI AL TAR LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA ED IL FONDO PENSIONE AGENTI FONTE: INTERMEDIA CHANNEL (29/07/2014)
UNAPASS ha presentato ricorso al TAR del Lazio impugnando quella parte del provvedimento Antitrust che ha reso vincolante gli impegni assunti da alcune imprese di togliere i riferimenti all’ANA 2003 dai mandati sancendo la fine di fatto della contrattazione collettiva. Ne parliamo con Massimo Congiu (nella foto) che, raggiunto al telefono ci spiega i motivi che hanno indotto l’associazione da lui presieduta a passare all’azione legale. UNAPASS ha partecipato al procedimento promosso – ricordiamolo, da SNA – formulando le sue osservazioni con un documento presentato in audizione presso Antitrust, tuttavia le risultanze e gli impegni assunti dalle imprese e resi vincolanti dall’Autorità non vi hanno soddisfatto? Molte delle osservazioni fatte sono state recepite solo parzialmente e gli impegni assunti dalle imprese, sicuramente formali, sono invece andati, in alcuni casi, oltre l’oggetto delle indagini fornendo un quadro di regolamentazione di istituti che non era previsto e che apre scenari prospettici sostanzialmente diversi e pericolosi per la tutela dei singoli. Per esempio? Alcune imprese hanno ritenuto di assumersi l’impegno di iniziare a trattare il tema delle liquidazioni e rivalse con i propri gruppi agenti e l’Antitrust ha ritenuto che questo fatto possa agevolare la concorrenza, limitando, se non eliminando del tutto, la contrattazione collettiva che, senza una regolamentazione nazionale su liquidazioni e rivalse, si vedrebbe svuotata dei suoi profili di tutela proprio all’indomani dell’ entrata in vigore delle Leggi Bersani. Appare curioso come, dal 2007 in poi si sia assistito ad un silenzio assordante nei confronti del problema liquidazioni e rivalse e poi, successivamente, a sette anni di distanza quando si inizia con gran fatica a riparlare di accordo ANA, con la volontà di affrontare un mondo il cui cambiamento si è consolidato, si finisca per delegittimare proprio ciò che fornirebbe garanzie agli agenti. Quindi in ipotesi si profila un mondo senza Accordo nazionale? L’Antitrust riterrebbe che gli accordi vadano stabiliti nell’ambito della
contrattazione di II livello, perché così si vedrebbero limitati gli squilibri tra impresa (che in una contrattazione singola sarebbe soggetto prevalente – ndIMC) ed agente evitando le intese restrittive del mercato che un accordo nazionale potrebbe, sempre secondo l’Autorità, comportare. Ma è proprio nell’ambito del II livello (non a caso spesso definito “integrativo“) che probabilmente si possono migliorare limiti e regole a favore dell’agente, non certo stabilirne i principi e le tutele che addirittura il Legislatore ha preveduto. Inoltre, non deve sfuggire che l’ANA è fonte costitutiva del Fpa, un mondo senza accordo finirebbe per significare anche un mondo senza fonti costitutive del Fondo Pensione Agenti, una conseguenza sostanziale e deleteria per tutta la categoria che rimarrebbe priva della previdenza complementare. Come mai affrontate da soli questa iniziativa? Vi siete confrontati con SNA ed ANAPA? Abbiamo rappresentato ad entrambe le altre associazioni di categoria la nostra intenzione, entrambe, per motivi diversi sono solidali con l’iniziativa ma hanno scelto di non partecipare; tra l’altro ANAPA non avendo partecipato alla fase formale delle osservazioni in pubblica consultazione, pur volendo, non avrebbe potuto procedere con il ricorso al TAR. Unapass sola contro tutti? No, da sola no, e contro tutti nemmeno. La nostra associazione si è sempre posta con rispetto di fronte alle Istituzioni e ritiene da sempre di poter fornire il proprio contributo al miglioramento del sistema ed alla fissazione di regole certe e condivise. L’impegno profuso in quest’ iniziativa è orientato, come sempre, a fornire la propria opinione su come il Mercato debba essere regolamentato nel rispetto delle leggi e degli interessi di tutti gli operatori e del consumatore.
CONGRESSO SNA, DEMOZZI CONFERMATO PRESIDENTE FONTE: INSURANCE TRADE (29/07/2014)
Claudio Demozzi è stato rieletto alla presidenza del Sindacato nazionale agenti con 264 voti su 354 agenti che si sono espressi. Le schede nulle sono state 58, mentre le bianche 32. Gli aventi diritto presenti erano 409. È stata presentata una sola lista, quella appunto del presidente uscente, che però non è riuscita a unificare tutte le anime del sindacato, in primis quella guidata da Roberto Salvi. Durante la prima giornata del congresso di Ferno (Varese), lunedì 28 luglio, erano state intraprese alcune trattative per cercare di presentare un'unica lista, capitanata comunque da Claudio Demozzi, ma che fosse espressione delle due principali correnti, cioè quella del presidente e quella che fa rifermento a Salvi. Poi il nulla di fatto, niente accordo sui nomi da inserire in lista e il ritiro del gruppo di Salvi, che rinuncia a presentare una candidatura alternativa, nonostante, assicurano gli interessati, i nomi ci fossero già. Ecco quindi la squadra dell'Esecutivo Nazionale, eletta dall'assise: Claudio Demozzi (presidente), Elena Dragoni (vice presidente vicario), Corrado Di
Marino (vice presidente), Alberto Testa, Andrea Lucarelli, Tiziana Belotti, Paolo Bullegas, Giuseppe Rapa, Michele Languino, Francesco Libutti, Agnese Mazzoleni, Angela Occhipinti. Una scelta nel segno della continuità quindi, ma anche della necessità. Il congresso non ha fatto nulla per nascondere l'esistenza di una minoranza interna di cui, tuttavia, si è persa l'occasione di pesare con i voti. Demozzi si riconferma così a capo del sindacato, ma non centra l'obiettivo di coinvolgere nella sua azione tutte le correnti che coesistono nello Sna. La presentazione di una lista unitaria, una sorta di grosse coalition formatasi prima delle urne cui dare semplicemente l'imprimatur plebiscitario, avrebbe certamente consentito al presidente e al suo rinnovato Esecutivo di presentarsi più forte ai tavoli che attendono gli agenti a settembre: il salvataggio del Fondo pensione, il tentativo di stilare un nuovo accordo nazionale con le compagnie e il rinnovo del contratto nazionale con i dipendenti di agenzia. La linea di Demozzi, improntata alla fermezza nella trattative su tutti i tavoli, non è comunque sconfessata dalla minoranza interna: sia Roberto Salvi, sia Umberto D'Andrea, che hanno trattato fino all'ultimo per la creazione della lista unitaria, pur nell'amarezza di non essere riusciti a esprimere una linea comune, hanno dichiarato esplicitamente il loro assenso alla politica di Demozzi: "il problema sta nei metodi ‐ ha detto Salvi, durante il suo intervento rivolgendosi direttamente al presidente, presente in prima fila ‐, non sono d'accordo con il metodo che usi. Su questo ho chiesto riflessioni che evidentemente non sono state sufficienti. Il rischio è che si vada ancora a escludere le tante anime del sindacato. Abbiamo provato a stilare una lista alternativa, abbiamo verificato che avesse il consenso ed effettivamente ce l'aveva, ma abbiamo deciso, alla fine, di non presentarla per non spaccare il congresso. Siamo venuti per cercare l'unità: questo era il progetto originale". Dalle posizioni alternative a quelle di Demozzi è emersa la richiesta di un ascolto vero, di mettere in discussione il metodo in determinate circostanze. È indubbio che l'assise convocata in sessione straordinaria abbia espresso in tutte le sue componenti un desiderio di compattezza, per dimostrarsi più forti di fronte agli interlocutori (soprattutto Ania). Anche dai sostenitori di Demozzi è arrivato l'appello a non sprecare le intelligenze e le capacità interne allo Sna, a partire da Salvi e dalle minoranze. Secondo Francesco Pavanello, presidente di Fpa, Demozzi resta "uno dei migliori leader sindacali, ma con dei limiti. Bisogna stargli vicino ‐ ha detto ‐, senza trascurare le altre risorse interne a causa di divisioni incomprensibili. Non deragliamo dalla giusta politica". Un dissenso contenuto, quindi, sia nei toni sia nei fatti. C'è chi ha ricordato come Demozzi abbia reso più forte la categoria perché l'ha imposta come interlocutore stabile delle istituzioni e chi, invece, ha sottolineato che dal 2011 al 2013 Sna ha perso oltre 1000 iscritti. Lo stesso Demozzi ha riconosciuto i suoi errori e i suoi limiti, rivendicando però il coraggio di aver imposto una linea di fermezza nell'esclusivo interesse della categoria: "ho un limite ‐ ha detto ‐ mi spazientisco di fronte a posizioni che non fanno gli
interessi degli agenti. Ho proposto al prossimo Esecutivo di prendere l'onore e l'onere di usare meglio di me la pacatezza e la disponibilità. Miglioreremo anche sotto questo aspetto". Demozzi chiama alla mobilitazione di tutti, su tutti i fronti: a partire della questione dell'Fpa, dichiarando la proposta dell'Ania indecente. Riguardo all'unità sindacale, da alcuni invocata e presentata come un fallimento della gestione di Demozzi, il presidente ha precisato di "non poter vendere l'illusione di una fusione con chi non condivide le nostre idee". Tuttavia, Demozzi ha respinto l'accusa di non voler confrontarsi, di aver isolato lo Sna: per questo ha ricordato la presenza al congresso dell'anno scorso, a Bussolengo, sia di Ania, sia di Antitrust, sia del ministero dello Sviluppo economico. "Abbiamo enormi difficoltà di fronte a noi ‐ ha dichiarato in conclusione Demozzi ‐; davanti a questi problemi, o siamo uniti oppure ci triturano. I nostri avversari sono più forti, organizzati e con interessi opposti a noi".
NOTIZIE DAL MERCATO ASSICURATIVO ASSICURAZIONE MEDICA NEL CAOS IL 15/8 SCATTA L'OBBLIGO. COMPAGNIE IN FUGA DAL SETTORE FONTE: ITALIA OGGI (29/07/2014)
L'assicurazione dei medici nel caos. A partire dal 15 agosto, infatti, tutti i camici bianchi saranno obbligati per legge a dotarsi di una copertura assicurativa, ma lo dovranno fare senza alcun riferimento normativo. Secondo quanto appreso da ItaliaOggi da ambienti vicini al ministero, sembra ormai certo che per Ferragosto non arriverà quel regolamento ad hoc, atteso da anni dai medici, che avrebbe dovuto agevolare la copertura assicurativa per le specialità a rischio, circoscrivere le responsabilità dei camici bianchi e limitare i costi dei risarcimenti. Il risultato? La protezione assicurativa dal rischio di un contenzioso per presunta malpractice in un parto continuerà, per ora, a costare oltre 10 mila euro l'anno a un ginecologo, con un massimale di 500 mila euro. Tariffa simile per un chirurgo generale o un ortopedico che abbia appena concluso la specializzazione o ancor più dopo 20 anni di esperienza alle spalle. E per molti camici bianchi il costo diventerà così insostenibile da pensare alla cessione dell'attività. E saranno proprio i liberi professionisti a trovarsi in maggiore difficoltà visto che i colleghi del settore pubblico non solo sono esonerati dall'obbligo ma possono almeno usufruire della copertura della propria Asl o dal modello di autoassicurazione messo in campo recentemente dalle regioni. Dunque, a partire dal 15 agosto tutti i camici bianchi sono obbligati a stipulare l'assicurazione, senza alcuna proroga (sarebbe la terza) sottostando a quelle regole da Far West che ormai sono diventate prassi: premi alle stelle e polizze elevatissime. Con un'ulteriore complicazione, come si legge nel dossier dell'Ania «Malpractice, il grande caos»: l'abbandono del mercato da parte delle compagnie italiane, in fuga
non solo per la continua crescita di risarcimenti, ma anche per la progressiva impossibilità di valutare il rischio da coprire. E quindi se trovare una compagnia disposta ad assicurare sarà complicato, scovarne una che assicuri a prezzi vantaggiosi praticamente impossibile. L'autoassicurazione. Le assicurazioni italiane assicurano sempre meno i rischi di malpractice degli ospedali italiani e quindi nella sanità, dice l'Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici, «è l'ora del fai da te». La maggior parte delle regioni, infatti, gestisce in autoassicurazione i rischi di rc causati dal personale sanitario. E l'intervento di un assicuratore è richiesto solo per gestire i sinistri più gravi, normalmente da 250‐500 mila euro in su. Non è un caso, infatti, che per la prima volta si assista a un decremento dei premi nelle coperture di ospedali e strutture sanitarie (288 milioni nel 2012, ‐4,3%), ma a un incremento di quelle sottoscritte direttamente dai singoli professionisti (255 milioni, +14%). Un dato in totale controtendenza considerando che nel 2012, il 72,3% delle aziende sanitarie risultava coperto con una polizza. Ma al crescere dei premi assicurativi infatti le regioni si sono organizzate gestendo direttamente la copertura dei propri dipendenti con fondi ad hoc. Questo, dice ancora l'Ania, «spiega il ritiro delle imprese assicuratrici da un mercato dove soltanto pochi operatori esteri, sono rimasti in attività». Con maggiori difficoltà per i professionisti. I numeri delle polizze. La stima dei premi per il 2012 è stata pari a 543 milioni di euro, di cui il 53% relativo a polizze stipulate dalle strutture sanitarie e il restante dai professionisti. Rispetto all'anno precedente i premi sono stati incrementati del 3,6%, essenzialmente con l'aumento di oltre il 14% del volume premi relativi alle polizze dei professionisti. Il tasso annuo di crescita del periodo 2002‐12 è cresciuto di oltre il 10% sempre per i professionisti. A questo si aggiunge un altro dato: le denunce di sinistri relativi alla rc professionale per il 60% dei casi non dà seguito a un risarcimento.
RC, LE TRUFFE GONFIANO LE TARIFFE FONTE: ITALIA OGGI (28/07/2014)
La crisi spinge il fenomeno delle frodi, con l'Rc auto tra i settori più colpiti. Quest'ultimo si trova così a dover fare i conti con sinistri in calo in tutta Italia, ma con costi dei premi ancora elevati. Un problema sempre più sentito e che rischia di frenare ulteriormente la già debole ripresa, tanto che la procura di Napoli prevede di lanciare una task force contro le truffe assicurative. Mentre l'Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) propone alcune soluzioni, che vanno dall'installazione a bordo della scatola nera a termini più ampi a disposizione delle compagnie per liquidare i sinistri in presenza di un sospetto di frode. Incidenti in calo, ma premi restano elevati. Secondo il report «Truffe assicurative in Italia: analisi socio economica e possibili rimedi», curato da Maurizio De Dominicis, avvocato specializzato in diritto delle assicurazioni
e dall'agenzia Think Tanks, presentato in occasione del convegno «Legalità e questione sociale: rischi e costi dei fenomeni fraudolenti» promosso a Napoli da Msc Crociere, le truffe rappresentano una piaga che continua ad affliggere l'Italia. Sulla spinta anche della crisi che negli ultimi anni ha contribuito ad aumentare le attività illecite. Il settore più coinvolto è quello assicurativo, con l'Rc auto in primis. Secondo i dati di Ania, in Italia ci sono 43,5 milioni di veicoli assicurati, anche se «c'è una differenza tra le tariffe tra nord e sud perché è diverso il rischio di sinistri: a Napoli è del 10%, mentre la media italiana è del 6%», sottolinea Vittorio Verdone, direttore centrale auto, distribuzione e consumatori dell'Associazione. Mentre i sinistri risarciti sono 3,7 milioni, per un valore complessivo di 15 miliardi di euro. In base a un'analisi territoriale realizzata dall'Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) in tutte le città capoluogo di provincia in Italia, inoltre, nel biennio 2012‐2013 il numero di incidenti è diminuito di oltre il 10%, con la miglior performance messa a segno da Napoli, dove si è ridotto di un terzo. Un calo dettato in primo luogo dalla congiuntura economica sfavorevole, che induce le persone a ricorrere all'auto in misura minore rispetto al passato, ma anche per effetto di norme più severe, a cominciare dal decreto legge concorrenza del 2012 che ha introdotto l'obbligo di accertamenti medici strumentali anche per chi sostiene di aver subito lesioni lievi (per esempio il «colpo di frusta») senza i quali non si ha diritto ad alcun risarcimento. Peccato, però, che meno incidenti corrispondano solo a un leggero calo delle tariffe assicurative. Secondo dati Ania, il prezzo medio delle polizze Rc auto è sceso di 40 euro negli ultimi due anni (tra marzo 2012 e marzo 2014) ovvero del 10% circa. Il costo della responsabilità civile per le vetture è però di 410 euro in media, un livello che resta di molto superiore rispetto ai principali paesi europei (nei quali i costi si aggirano in media attorno ai 250 euro secondo dati Ivass). Le frodi spingono i prezzi. Colpa delle truffe che «non solo in Italia costituiscono da sempre un elemento perturbativo grave dell'attività assicurativa», osserva Verdone. «L'assicurazione Rc auto è la più permeabile per la sua diffusione. Il 14% dei sinistri è fortemente indiziato di frode». In base ai dati della Relazione annuale Ivass, gli incidenti a rischio frode sono passati dai 400 mila del 2012 ai 460 mila del 2013, mentre gli imbrogli scoperti sono passati da 232 mila a 235 mila. Le meno virtuose si confermano le regioni del Sud dove quasi un sinistro su quattro è a rischio truffa. «I costi dei premi assicurativi», sottolinea De Dominicis, «sono troppo alti a causa delle attività speculative, ma è un circolo vizioso: si froda perché si ritiene elevato il costo dei premi assicurativi, si alzano i costi dei premi assicurativi perché si froda. Il truffatore ritiene di arrecare un danno alla compagnia assicurativa e non alla collettività, eppure per pagare tale frode la compagnia assicurativa attinge da un fondo rischi che tutti gli assicurati rimpinguano pagando le polizze». Le potenziali soluzioni. Un problema che aggiunge dunque un ulteriore tassello a sfavore della già debole ripresa e che rappresenta ormai una priorità a livello istituzionale. Tanto che, nella Procura di Napoli, si è deciso di dar vita a una sezione che si occuperà di truffe assicurative. Mentre
entro il 2015 entrerà a pieno regime la banca dati unica anti‐frode del mercato Rc auto. Il progetto, chiamato Aia, ha interconnesso finora cinque banche dati (Motorizzazione civile, Ania, Pra, Consap, Ivass), con l'obiettivo di fornire entro il prossimo anno un indicatore della probabilità di frode su ogni sinistro denunciato. Iniziative che andrebbero affiancate anche da «un'operazione culturale di recupero della legalità a tutti i livelli, che faccia percepire i costi sociali dell'attività illecita», commenta Verdone.
ASSICURAZIONI CHIAMATE AD AGGIORNARSI SULL'ANTIRICICLAGGIO FONTE: MF (26/07/2014)
Con il regolamento appena varato, l'Autorità di vigilanza del settore assicurativo (Ivass), d'intesa con Banca d'Italia e Consob, è tornata ancora una volta sul tema dell'antiriciclaggio nelle società di assicurazione, dettando una serie di disposizioni ad hoc circa le modalità di adempimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela e di registrazione da parte non solo delle imprese di assicurazione ma anche degli intermediari assicurativi. Destinatari delle disposizioni sono le imprese di assicurazione con sede in Italia e le sedi secondarie in Italia di imprese di assicurazione con sede in uno Stato membro dell'Ue o terzo, autorizzate all'esercizio del ramo vita, nonché gli intermediari assicurativi che operano in Italia, sempre nel ramo vita. Come precisato dall'Authority, il regolamento dà attuazione alla decreto legislativo del 2007 che ha riordinato l'intera normativa volta alla prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, ridisegnando tra l'altro i rapporti di collaborazione tra le Autorità di vigilanza di settore e, di conseguenza, il ruolo dell'Ivass. A tal riguardo il contenuto del regolamento appare così coerente con l'esigenza di riordino della normativa sull'antiriciclaggio in ambito assicurativo, sviluppandosi in specifici dettami sulle modalità e procedure finalizzate a dare corretto adempimento agli obblighi di adeguata verifica della clientela e di registrazione dei dati e delle informazioni acquisite. Aspetto di non poco rilievo, vista la possibilità di nuovo conio concessa ai destinatari di dare attuazione alle nuove disposizioni in coerenza con la natura, le dimensioni, l'articolazione organizzativa e la forma giuridica dell'attività svolta. Ecco allora che per la prima volta la regolamentazione si mostra ispirata al principio di proporzionalità. L'obiettivo è quello di dare concreta attuazione alla facoltà delle stesse imprese assicuratrici di graduare l'intensità e l'estensione degli obblighi di adeguata verifica della clientela secondo il grado di rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo (approccio basato sul rischio). Tutto questo senza determinare il mancato o parziale adempimento degli obblighi previsti dalle norme di legge o dal regolamento. In particolare, tra le novità più rilevanti troviamo l'inserimento, tra le figure da identificare, del beneficiario, soggetto non ricompreso nella definizione di cliente né di titolare effettivo. Su questo punto il regolamento detta una disciplina ad hoc. Altra novità di rilievo si trova nell'ampliamento dei destinatari, che il regolamento individua gli intermediari assicurativi che operano nei rami vita di cui all'art. 2, comma 1 del codice delle assicurazioni inseriti nell'elenco annesso al Registro unico intermediari che hanno residenza o sede legale nel territorio di un altro Stato membro, qualora svolgano l'attività di agente o di mediatore di assicurazione. La previsione, precisa l'Ivass, di mero carattere
interpretativo, rende esplicita la parificazione tra gli iscritti nel Rui e quelli iscritti nell'elenco allo stesso annesso. La nuova disciplina entrerà in vigore dal 2015, abrogando la circolare Isvap 361 del 27 gennaio 1999. Questa folata di modifiche normative darà un contributo importante nel rafforzamento degli standard minimi di organizzazione e vigilanza in materia di antiriciclaggio nel settore assicurativo, ma è necessario che le nuove indicazioni siano sempre modulate in relazione alle dimensioni e alla diversa attività delle imprese assicurative, oltre che dello specifico settore di attività.