biancaneve, una favola in versi

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Biancaneve una favola in versi

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Versione poetica della celebre fiaba di Biancaneve. Testo di Silvana Camoni, illustrazioni di Chiara Mannella. Pubblicazione realizzata per sostenere le attività promosse da NEO, Associazione Amici della Neonatologia Ospedale Niguarda di Milano

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Page 1: Biancaneve, una favola in versi

Biancaneveuna favola in versi

Page 2: Biancaneve, una favola in versi

Biancaneveuna favola in versi

testo di Silvana Camoniillustrazioni di Chiara Mannella

Progetto graficoDBM Comunicazione

Ufficio stampaDBM Comunicazionetel. 339 [email protected]

In copertinaillustrazione di Chiara Mannella

Tutti i diritti riservati © 2005 NEO, Associazione Amici della NEOnatologia Ospedale Niguarda ONLUStel. 02 64443690 - e-mail [email protected] - www.amicineonatologia.org

Finito di stampare da La Grafica Arlunese, Arluno (Milano), nel mese di settembre 2005

Page 3: Biancaneve, una favola in versi

C’era, c’era una volta,una volta in un antico tempo arcano,c’era una regina d’un regno lontano.Era d’inverno e la neve cadeva,bianca bianca la neve cadeva.E mentre la regina cucivaecco che con l’ago il dito si punse:ne uscirono tre gocce di sangue,tre piccole gocce,e di rosso la neve si tinse.

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Page 4: Biancaneve, una favola in versi

“Oh, avess’io una bambinabianca come la neve,- sospirò la regina -rossa come il sangue,come l’ebano nera!”Poco dopo si esaudì la preghieraed ebbe una figlia bianca di pelle,rossa di guance, di neri capelli.E la chiamò Biancaneve.Ma quando ella nacque la regina morìe presto un’altra al trono salì.

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Page 5: Biancaneve, una favola in versi

Molto bella era la nuova reginae bella tra i belli voleva restare,tra tutti voleva essere la prima.Nel magico specchio ogni giornoil suo viso, il suo corpo guardavae ogni giorno, ogni giorno più altera,interrogando lo specchio chiedeva:“Specchio, specchio delle mie brame,chi è la più bella in tutto il reame?”E lucendo lo specchio allora parlava:“In tutto il reame, o mia regina,più di te, bella non c’è.”

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Page 6: Biancaneve, una favola in versi

Il sorriso beffardo, lo sguardo superbo,la regina nel suo cuore gioiva.Ma passò un anno, ne passarono due,passarono gli anni e Biancaneve cresceva,ogni anno di più, ogni anno bella di più.E venne il giorno in cui il magico specchiocon un guizzo lucente rispose:“Molto bella, o regina, sei tu,ma ora Biancaneve lo è molto di più.”Sussultò la regina, furiosa fremette.“È la verità che io domando:chi è la più bella? Rispondi, è un comando!”

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Luci e bagliori nel magico specchio insieme si fusero e presero suono.“O mia regina, io te lo insegno:è Biancaneve la più bella del regno.”Pallida in volto, lo sguardo furente,in un solo istante fu travolta dall’odio,la fosca, altezzosa regina.Odio e invidia, invidia e odioe la sua mente senza più paceconcepì un pensiero feroce.

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Page 8: Biancaneve, una favola in versi

Chiamò a sé un cacciatore fedele.“Conduci Biancaneve nella forestae poi uccidila senza timore,quindi porta a me il suo cuoreo a cadere sarà la tua testa.”Obbedì il cacciatore senza esitaree presa Biancaneve per manola portò nel bosco, lontano, lontano.E lontano lo seguì la fanciulla,correndo tranquilla, raccogliendo i fiori,senza pensieri trascorrendo le ore.

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Page 9: Biancaneve, una favola in versi

Ma quando il cacciatore estrasse il coltello,quando vide la lama brillare,fu colta da immenso terrore.“O cacciatore, lasciami andare,me ne andrò nel folto del bosco,me ne andrò e non mi vedrete tornare.”E il cacciatore fermò la sua mano,fermò la mano, la guardò negli occhie le sue lacrime gli giunsero al cuore.“Corri, bambina, non ti fermare,corri, bambina, ti lascio andare.”

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Certo sapeva che nel folto del boscobestie feroci cercavano il pastoma era giusto tentare la sorteperché la fanciulla evitasse la morte.Quindi con il coltello ancora levato catturò un cerbiatto, gli estrasse il cuoree lo portò alla regina che l’aveva ordinato.Rise questa quando lo vide, poi con un gesto ancor più crudele lo fece cuocere e se lo mangiò.“Biancaneve è morta, io sono in festa.”

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Correva intanto la fanciulla da sola,triste e sola tra gli alberi bui,non più fiori, non più farfalle,ma sassi e rovi incontrava per stradae gli occhi torvi di animali da preda.Ma infine giunse a una casetta,tanto piccina, proprio perfetta.Si guardò intorno, non c’era nessuno,bussò alla porta, nessuno rispose.

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Page 12: Biancaneve, una favola in versi

Allora entrò, chinando il capo,e vide un bel tavolo apparecchiatocon sette piattini, coltellini per sette,sette forchette e i cucchiaini,sette bicchieri e sempre sette panini.Tanta la fame, la sete era tantache Biancaneve cominciò a mangiaree mangiò un poco da ogni piattinoe bevve un sorso da ogni bicchierino.

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Ma era stanca, la stanchezza era tanta,che salì pian piano al piano di sopra. E sopra trovò sette lettini,con sette coperte, sette cuscini,ma per lei eran tutti troppo piccini,perciò spingendoli li accostò,vi si distese e si addormentò.

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Tornarono intanto a casa i padroni,erano sette con pale e picconi,erano sette e cantavano in coro,i nani del bosco tornavan dal lavoro.Ma si zittirono vedendo la portache era rimasta per caso un po’ aperta,e dentro le cose un poco spostate,la loro cena un po’ consumata.

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Page 15: Biancaneve, una favola in versi

“Chi ha mangiato nel mio piattino?”Disse il primo.“Chi ha morsicato il mio panino?”Disse il secondo.“Chi ha bevuto dal mio bicchierino?”Disse il terzo.“Chi ha tagliato col mio coltellino?”Disse il quarto.“Chi ha usato il mio cucchiaino?”Disse il quinto.“Chi ha mangiato con la mia forchettina?”Disse il sesto.“Chi si è seduto sulla mia seggiolina?”Disse il settimo.

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Page 16: Biancaneve, una favola in versi

Sempre brandendo le pale e i picconiad uno ad uno saliron le scale,pronti, se era il caso, anche a fare del male.Sopra i lettini dormiva un gigante,o a loro sembrava, tanto era grande.Perplessi, tremanti, alzarono il lume…e la luce del lume illuminò un viso,luminoso e fresco, con un lieve sorriso.

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“Oh, una fanciulla!”“Guarda che bella!”“Ssst! Zitti, zitti!”“Lasciamole i letti!”“Non la svegliate!”“Su, non spingete!”“Presto, usciamo di qua!”

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Passò la notte, sbiadì la luna,si levò il sole, si alzò Biancaneve.E vedendo i nani ringraziò la fortunad’aver trovato persone gentili,poi raccontò per filo e per segnoperché fuggiva dalla matrigna.

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Si commossero i nani e le dissero in coro:“Resta, resta!”“C’è tanto posto!”“Se spazzoli e spazzi…”“Se cuci e cucini…”“Se ridi e sorridi…”“Se canti e fai i conti…”“Puoi restare con noi.”Accettò Biancaneve piena di gioiae mentre di giorno i nani eran fuoriad estrarre dai monti l’argento e l’oro,lei stava sola e non sentiva la noia.

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E gioiva intanto nel suo palazzola regina crudele e piena di sprezzo,ma un giorno tornò al magico specchioper sentire ancora con le sue orecchiequello che più amava sentire.“Specchio, specchio delle mie brame,chi è la più bella, in tutto il reame?”S’ offuscò lo specchio quasi fosse in tempesta,poi emise un lampo ed esaudì la richiesta:“O mia regina, non soffri affronto,la tua bellezza qui non ha confronto,ma oltre i monti, lontano, laggiù,c’è Biancaneve che è bella di più.”

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Si spense la gioia nella regina crudele,il sorriso si spense, si riempì di fiele.“O atroce inganno, o ira funesta,del cacciatore io spiccherò la testa!Ma Biancaneve ormai non ha scampo:ora io stessa scenderò in campo!”Prese un ampio vestito, si tinse la faccia,al braccio si appese delle stoffe e dei lacci.Così acconciata da vecchia merciaiaattraversò i monti e arrivò dai nani.“Roba, roba bella, chi vuole comprare?”Così alla porta si mise a gridare.

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S’affacciò Biancaneve alla finestra,vide la merce ben messa in mostrae una vecchietta dai modi gentili.“Brava signora, avete dei fili?”“Scendi giù, bella, ho una cintura,se vuoi te l’allaccio, non avere paura.”Biancaneve curiosa scese giù in fretta e lietamente aprì alla vecchietta.Ma ecco che quella la vita le cinge,forte l’allaccia e tirando il lacciosempre più stretta la stringe,finché Biancaneve, così soffocata,a terra stramazza e più non fiata.

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“Ah, Biancaneve, ora sì che sei bianca,è il respiro quel che ti manca!”Rise la regina e si allontanò.Ma verso sera tornarono i nani,videro Biancaneve pallida, a terra,tagliarono la cintura e lei respirò.“Oh che portento!”“Si sta riprendendo!”“Devi stare più attenta.”“Sennò ti penti.”“La regina ti tenta.”“Cuor di serpente.”“Lingua a due punte.”

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Si mise intanto la regina allo specchioe il trionfo le brillava negli occhi.“Specchio, specchio delle mie brame,chi è la più bella, in tutto il reame?”Con un lampo maligno lo specchio rispose:“Finché, o regina, Biancaneve respirala sua bellezza provocherà la tua ira.”Ancora una volta era stata sconfitta!Tremenda la regina preparò la vendetta.E mise a bollire nel calderoneun pettine assieme a un potente veleno.

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Poi di nuovo si travestì da vecchiettae ancora di nuovo tornò alla casetta.“Pettini, pettini, più non ti spettini,ottimi pettini, di qualità.”S’affacciò Biancaneve alla finestra.“Brava signora, non voglio nulla.”“Non vuoi guardare, bella fanciulla?”“Buona signora, non posso aprire,sono qui da sola, so cosa vuol dire.”“Lascia ch’io pettini i tuoi lunghi capelli,risplenderanno come gioielli.”

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Una dolce vecchietta, perché temere?Una vecchietta gentile, perché sospettare?E Biancaneve ridiscese le scale,la sua fiducia non conosceva alcun male.Ma la vecchietta passò il suo pettinee in un attimo agì il veleno.E giù, Biancaneve, giù, cadde giù.“Ah, Biancaneve, sei nera davvero,il mio veleno è stato sincero!”Gioì la regina e tornò indietro.

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Tornarono anche i nani alla sera,videro Biancaneve e la sua pelle era nera,le tolsero il pettine e tornò bianca,Biancaneve rinvenne, ma molto era stanca.“Non aprire la porta!”“La regina è esperta…”“Di trucchi e d’inganni…”“Tutti ai tuoi danni.”“Aspettaci dentro.”“Non uscir fuori.”“Evita, evita questi dolori.”

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Arrivò la regina nella sua reggia.“Specchio, specchio delle mie brame,chi è la più bella, in tutto il reame?”Fosco lo specchio si tinse di nero,poi emise un raggio e il raggio era nero.“O mia regina, sei senza uguali,qui di bellezza non hai rivali,ma al di là dei monti, oltre la cima,Biancaneve è ancora più bella di prima.”

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Un brivido scosse la bieca regina,arretrò d’un passo e più non si mosse,finché percossa da un’ira profonda,“Biancaneve non uscirà viva – gridò –sono stata tremenda, sarò ancora più cattiva.”Prese una grande, bellissima mela,versò tre gocce di una potente miscela,tre piccole gocce,e rossa a metà la mela divenne.Quindi con le altre la mise in un cesto,si mise le vesti da contadina,e con passo lesto tornò alla casina.

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“Mele, mele, mele rosse,mele bianche, mele grosse!”Nessuno apparve alla finestra.“Questa mela chi se la mangia?”Biancaneve sporse la testa.“Che belle mele, gentile signora,ma di far compere per me non è l’ora.”“Accetta un regalo, mia bella fanciulla.”“No grazie, signora, no, non fa nulla.”“Come? Che c’è? Come mai non l’accetti?Cosa sono tutti questi sospetti?Se vuoi la taglio in due metà,a te do quella rossa, una bontà,ed io mi mangio la metà bianca.Abbi fiducia, non c’è veleno,credimi, credimi, io sono franca.”

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Così dicendo diede un bel morsoe Biancaneve, rassicurata,addentò la sua parte avvelenata.Ma bastò morderla una volta sola,il boccone scese giù nella golae subito Biancaneve ebbe un malore,cadde giù a terra, si fermò il suo cuore.“Ah, Biancaneve, hai perso i colori!Dov’è il bel rosso sulle tue guance?Sì, sì, questa è la volta,questa è la volta che muori!”Rise la regina e la risata era tetra.

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Tornarono i nani verso il tramonto,videro Biancaneve come di pietrae ancora una volta in tutti i modicercarono di destar la fanciulla:slacciaron le vesti, sciolsero i nodi,provaron con l’acqua ad annacquare il veleno.Ma tutti gli sforzi stavolta furono vani.Scoppiarono in pianto i sette nani.“Che dolore profondo!”“Senza più fondo!”“Ecco singhiozzo.”“Mi strappo i capelli.”“Come sei bella!”“Perché non ti desti?”“Più il nostro aiuto non basta.”

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Ma sotto terra non la vollero porre,a loro troppo era cara,così i sette nani prepararono una baratutta fatta di trasparente cristalloe sopra scrissero in lettere d’oroil nome della bella fanciulla,che più ch’esser morta pareva sognare.Poi la portarono sulla cima del montecosì da lì dominava l’orizzonte.

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Tornò intanto la regina di fronte allo specchio,lampi e fulmini emanava dagli occhi.“Ancora una volta ti pongo il quesito,magico specchio delle mie brame,dimmi: chi è la più bella in tutto il reame?Alla risposta sta attento, io t’ho avvertito.”Ma il magico specchio era quieto,quieto come un mare pacato,e come un placido mare la sua superficiein mille scintille frantumava la luce.“In tutto il regno, o mia regina,più di te, bella non c’è.”

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“Ah, vittoria, vittoria suprema,della bellezza or son io la sovrana.Ah, Biancaneve, adesso è finita,più non mi tocca la tua vita!”Queste parole che da tempo attendevaalfine al suo cuore diedero pace,se mai pace può avere un cuore rapace.Nella chiara sua bara Biancaneve giaceva,il tempo passava ma lei sempre era uguale,come se in fondo non soffrisse alcun male.I nani a turno le stavano accanto,per tenerle un po’ compagnia,e perché forte era in loro il rimpianto.

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Page 36: Biancaneve, una favola in versi

Ma ecco che un giorno, un bel giorno,ecco che un giorno di primavera passò per il bosco un destrieroe sopra il destriero cavalcava un principe,dal volto nobile, dall’aria fiera.Vide la bara, s’arrestò, discesee guardò in viso la bella fanciulla.A lungo rimase con espressione rapita a guardare attento la bella assopita,più gli occhi non riusciva a staccare,perché s’era accorto che la voleva amare.

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“Ah Biancaneve, ormai t’ho trovatae con te voglio passar la mia vita.Perché non ti desti? Perché non vieni fuori?È primavera, ora sbocciano i fiori.”Rimase muta Biancaneve la bella,non poteva sentire, non poteva parlare,nella sua chiara, trasparente prigione,solo una cosa poteva fare: poteva sognare.

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Dissero i nani al principe:“Biancaneve è morta.”“No, più non si desta.”“Perché non desisti?”“La vita è già corta.”“Dimentica e basta.”“Troppo duro è soffrire…”“Per chi non ti può più sentire.”

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Ma il Principe troppo era presodall’immagine di Biancanevee così a parlare allora riprese:“O nani gentili, nani del bosco,lasciate ch’io la porti con me nel castello.Se non la vedo io sono triste,finché la guardo la mia gioia dura,è in fondo agli occhi del mio cuore la cura.”

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Si commossero i nani e accettarono adessodi separarsi da Biancaneve.Si mossero insieme per spostare la bara,ma uno di loro inciampò in un sassoe cadde la bara con grande fracasso.Fu in quel momento, fu proprio allora,fu in quella scossa che si smosse la melache Biancaneve aveva giù nella gola.Un colpo di tosse, un colpo almenoe Biancaneve sputò fuori il veleno,ritornò il rosso sulle sue guance,a poco a poco si riaprirono gli occhi.

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“Cos’è successo? Cos’è questo posto?Oh, da che sogno,oh, da che sogno or ora mi desto.”Levarono un grido, alzaron le mani,poi per la gioia esultarono i nani.“Hurrì, hurrà!”“Gran felicità!”“Biancaneve rifiorisce.”“L’incubo svanisce.”“Finisce l’angoscia.”“Il dolore scacciamo.”“Orsù, festeggiamo!”

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Poi a tante si aggiunse una voce,una voce dolce, una voce felice.“Ah, Biancaneve, ora sei desta,sarà molto grande la nostra festa.A lungo t’ho attesa, vuoi esser mia sposa?Dopo la morte a cui sei sfuggitaincomincia con me la tua nuova vita.”E Biancaneve volse lo sguardo,volse lo sguardo, lo guardò negli occhie alle guance le salì il rossore.“Nobile principe, sembri sinceroe io ti accetto come mio sposo.Ormai non son più quella che ero,e più non voglio restar nascostain mezzo al folto della foresta.”

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E fu così che la bella fanciulla e il principe che di lei era degnose ne andarono insieme nel loro regno.Si celebrarono splendide nozze,per giorni e notti si protrasse la festacon giochi e banchetti, risa e schiamazzicome fino ad allora non c’eran mai stati.E i due giovani sposi, innamorati,vissero felici da allora in poi.

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“Ma che razza di storia è mai questa? – direte voi – Davvero così non può esser finita.Della regina cattiva cosa ne è stato?E son tornati i nani nella foresta?”Un momento, un momento, signori,ora concludo, non abbiate timori.

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Dunque: la regina fu invitata alla festae appena s’avvide che Biancaneve era viva fu subito presa da un attacco di bile.Ma intanto sulla brace roventedue pantofole di ferro eran pronte.Con le molle vennero presee messe di fronte alla regina crudele:le dovette calzare e fu costretta a danzaretutta la notte coi piedi arrosto,finché crollò a terra. Ed era morta.

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I sette nani, finita la festa,se ne tornarono nella loro foresta,perché comunque il posto più belloalla fin fine per loro era quello.E adesso sì che, senza nemici,vissero tutti contenti e felici.Ma tutto questo è successoin un tempo, un tempo che fu,non so se capiti ancora o mai più.

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Le autrici

Silvana Camoni, testoIl suo incontro con la fiaba avviene quasi per caso. Ne rimane così affascinata, che peralcuni anni fa della letteratura per l’infanzia la sua occupazione principale, pubblicandovari libri di fiabe e filastrocche e una “Enciclopedia delle parole”. La sua sperimen-tazione nel campo del linguaggio prosegue poi in un’altra direzione e inizia a lavorarecome copywriter in pubblicità. Ma il suo amore per il mondo interiore, le immaginioniriche e la saggezza arcaica già insiti nella fiaba, la spingono ad approfondire questetematiche e a specializzarsi in Psicologia e Psicoterapia, altro settore in cui operaattualmente.Vive e lavora a Milano.Contatti: [email protected]

Chiara Mannella, illustrazioniInizia a disegnare da bambina a Caserta, poi continua a Napoli, negli anni dell’universitàe a Barcellona, dove collabora dal 1980 con la rivista di fumetti ‘El Vibora’ e, come cor-rispondente estera, con la rivista italiana Frigidaire. Nell’83 torna in Italia e intraprendel’attività di visualizer a Milano, partecipando contemporaneamente a collettive di pit-tura. Dopo quasi dieci anni di lavoro pubblicitario non-stop più notturno che diurno,parte alla volta del Centro America e si stabilisce in un’isola dei Caraibi per un lungoperiodo, durante il quale insegna disegno ai bambini e illustra il suo primo libro di favo-le:“Le avventure di Cri Cri, scugnizzo spaziale”.Torna in Europa nel 1994, a Londra,con l’obiettivo di sperimentare nuove forme espressive. Nel frattempo esplora ilmondo della moda, producendo T-shirt stampate a fumetti e quello della musica, realiz-zando video proiezioni per numerosi disco-club. Dal 1996 è di nuovo a Caserta, dovevive e lavora come illustratrice freelance.Contatti: [email protected]

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Crescere vuol dire superare ostacoli e difficoltà.Ma anche far emergere la nostra forza interiore e accogliere le opportunità che incontriamo lungo il cammino. La fiaba di Biancaneve, un classico della letteratura per l'infanzia qui riproposto in una nuova,originalissima versione, insegna ai bambini (e ricorda ai grandi) anche il valore della solidarietà. È infatti grazieall’affetto dei sette nani che la piccola protagonista puòsopravvivere e diventare grande.

questo libro è frutto di un’iniziativa senza scopo di lucro realizzata da

neo, associazione amici della neonatologia ospedale di niguarda onlus.

se deciderai di leggerlo, aiuterai l’associazione a realizzare i suoi progetti

destinati a migliorare l’assistenza ai neonati e a favorire uno sviluppo

armonioso della relazione madre-figlio. tutte le informazioni sull’attività

di neo sul sito: www.amicineonatologia.org

numero unico