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CINERAMA 1 . 1 DA CATTIVI VICINI AD UNDER THE SKIN. LE RECENSIONI PUBBLICATE SULLA RIVISTA FILMTV DI TUTTI I FILM USCITI AD AGOSTO 2014 La pelle di Scarlett

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La pelle di Scarlett Da Cattivi vicini a Under the skin Le recensioni pubblicate sulla rivista FilmTv di tutti i film usciti ad agosto 2014

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Page 1: Cinerama 1.1

CINERAMA1.1

DA CATTIVI VICINI AD UNDER THE SKIN.LE RECENSIONI PUBBLICATE SULLA RIVISTA FILMTV DI TUTTI I FILM USCITI AD AGOSTO 2014

La pelle di Scarlett

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CINERAMA1.1INDICE ALFABETICO DELLE RECENSIONI DEI FILM USCITI AD AGOSTO 2014

CATTIVI VICINI di Nicholas Stoller DRAGON TRAINER 2 di Dean Deblois HERCULES - IL GUERRIERO di Brett Ratner IL FUOCO DELLA VENDETTA di Scott Cooper INTO THE STORM di Steven Quale IO VENGO OGNI GIORNO di Dan Beers LA RAGAZZA DEL DIPINTO di Amma Asante LIBERACI DAL MALE di Scott Derrickson MUD di Jeff Nichols ONE ON ONE di Kim Ki-duk PAZZA IDEA XENIA di Panos H. Koutras PLANES 2 - MISSIONE ANTINCENDIO di Roberts Gannaway QUEL MOMENTO IMBARAZZANTE di Tom Gormican STEP UP ALL IN di Trish Sie THE STAG - SE SOPRAVVIVO MI SPOSO di John Butler UNDER THE SKIN di Jonathan Glazer

CLICCA SUL TITOLO PER APRIRE LA RECENSIONE

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Quarta regia per Nicholas Stoller, che nel territorio della commedia apatowiana (demente e riconciliatoria, regressiva e conservatrice, e dunque capace di legge-re e reggere lo spirito di una generazione disorientata perché post tutto) alterna studi sentimentali (Non mi scaricare e, soprattutto, il bellissimo 5 anni di fidanza-mento) a film che esaltano il côté comico e parodico di questi percorsi di forma-zione tardiva per perenni adolescenti (In viaggio con una rock star e quest’ultimo). Il titolo originale di Cattivi vicini, Neighbors, è lo stesso di I vicini di casa, ultimo film con John Belushi, in cui Bluto s’è trasformato nella propria nemesi: un uomo perbene, contro il dirimpettaio Aykroyd, sboccato edonista.Qui l’indolente nerd Seth Rogen e la compagna Rose Byrne (coppia di romantici-smo giocoso, infantile, scurrile) si scontrano non con il proprio opposto, ma con l’ombra di quel che sono stati fino a un attimo prima, con il principio di piacere

CATTIVI VICINIREGIA DI NICHOLAS STOLLER

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di Giulio Sangiorgio

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che loro, novelli genitori, dovrebbero lasciare per il principio di realtà (l’incipit, con la bimba che li guarda fare sesso, è emblematico): di fronte al loro focolare si trasferisce una confraternita (diretta da Zac Efron, che irride la propria icona), che fa della casa una Animal House. Comincia una guerra generazionale per l’espres-sione dei diritti anagrafici di entrambe le parti. Si ride, mentre lo stampo seriale del pattern Apatow si fa elementare, giungendo alla prevista presa di coscienza tra invenzioni slapstick genitali, goliardia crudele, gag risentitissimi.

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CATTIVI VICINIREGIA DI NICHOLAS STOLLER

USA · 2014 · COMMEDIA · DURATA:96’CON SETH ROGEN, ROSE BYRNE, ZAC EFRON, DAVE FRANCO

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 20 agosto

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Page 5: Cinerama 1.1

E vissero felici e contenti. Poteva finire lì, con draghi e vichinghi che convivono beati nel villaggio di Berk, anche se Hiccup ha perso una gamba e Sdentato un pezzo di coda. Ma ci sono sempre nuove terre da esplorare (fuori e dentro) e i due eroi “diversamente abili” non si fanno pregare. Scovano cacciatori di draghi, cava-lieri solitari, grotte abitate da esseri alati di ogni forma e colore, un super-cattivo che vuole dominare il mondo. Il passato ritorna e il futuro fa paura (lui non vuole fare il re). L’istinto è violento quanto la tradizione (il pregiudizio culturale). C’era il rischio della solita stanca rifrittura, con l’ottimo che diventa buono, discreto o ap-pena sufficiente, anche perché Sanders ha lasciato solo alla regia DeBlois.E invece Dragon Trainer 2 è tutto ciò che temi in un sequel trasformato in un sur-plus di cinema (di consumo), una gioia per gli occhi e per la mente. Servono più draghi, più avventure, più spettacolo? Ecco le mirabili sequenze di volo, coreogra-

DRAGON TRAINER 2REGIA DI DEAN DEBLOIS

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di Fabrizio Tassi

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fie eleganti e perfino liriche. Ecco un 3D in cui la “profondità di schermo” (parente povera della profondità di campo) ti fa venire voglia di cavalcare il vento e buttarti dentro una nuvola.Ma come la mettiamo con la storia, inevitabilmente meno originale e sorpren-dente dell’originale? Ci pensa DeBlois, che scrive molto bene (i dialoghi sono uno spasso) e riesce a espandere il primo episodio in ampiezza e spessore, come dimostrano le scene madri, commoventi senza essere patetiche. Godetevelo.

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DRAGON TRAINER 2REGIA DI DEAN DEBLOIS

USA · 2014 · ANIMAZIONE · DURATA: 105’

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 16 agosto

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Page 7: Cinerama 1.1

Le fatiche sono relegate a un prologo tonitruante e radicalmente mitologico, em-blema di un passato ormai distante. Anche la morte di moglie e figli è alle spalle, confinata a momenti introspettivi che Ratner avrebbe potuto risparmiare al suo pubblico.Eracle - latinamente Ercole e anglicamente Hercules - si è unito a un drappello di quattro mercenari e un aedo e gira la Grecia per raggranellare quattrini con missioni eroiche. Il re dei Traci lo precetta per addestrare i suoi uomini e con loro combattere una guerra: soggetto semplice, come il peplum dovrebbe imporre, ma arricchito da un sottotesto sulla veridicità del mito (il contesto in bilico tra le gesta da figlio di Zeus, cantate dall’aedo Iolaus, e la realtà dell’uomo, sanguinante e sofferente) in grado di ampliarlo oltre i confini del sandalo movie.

HERCULES - IL GUERRIEROREGIA DI BRETT RATNER

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di Claudio Bartolini

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Corpi in collisione, scontri terminali, demolizioni gigantiste compiute sfruttando al massimo le potenzialità tecnologiche di una macchina da spettacolo in piena regola. Ratner sa intrattenere, stupire, incalzare con un utilizzo intelligente del 3D e un sapiente e continuo rilancio dell’azione. Stravince il genere ma, proprio quando la messa in scena parrebbe creare un realismo mitologico redicale in cui inserire lo spettatore, l’ironia da spettacolo per famiglie sdrammatizza e riallinea il film alle coordinate del blockbuster inoffensivo. The Rock, da possibile forzuto, torna a mostrare la vis comica e il suo Hercules cade a più riprese, seppure rial-zandosi sempre.

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HERCULES - IL GUERRIEROREGIA DI BRETT RATNER

USA · 2014 · AZIONE · DURATA: 98’CON DWAYNE JOHNSON, IAN MCSHANE, RUFUS SEWELL, INGRID BOLSO BERDAL

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 13 agosto

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«Quando le acciaierie avevano chiuso, era andata in crisi tutta la valle. L’acciaio era il cuore. Chissà fra quanto la ruggine avrebbe divorato tutto e la valle sarebbe tornata allo stato primitivo. Solo la pietra sarebbe durata». Ruggine americana di Philipp Meyer (Einaudi 2010, trad. Cristiana Mennella) racchiude perfettamente l’anima di Il fuoco della vendetta, opera seconda di Scott Cooper dopo Crazy He-art, rendendolo purtroppo un film superfluo sulle macerie della crisi economica. Ambientato nei medesimi luoghi del romanzo, la Pennsylvania degli impianti siderurgici e del white trash violento, racconta la parabola di un povero Cristo contemporaneo, un operaio rude e onesto (Christian Bale) che porta le colpe del suo mondo: finisce in galera, viene lasciato dalla fidanzata, manca al funerale del padre, e una volta libero è costretto a occuparsi del fratello minore, un reduce dall’Iraq (Casey Affleck) che combatte in incontri clandestini di box. La tragedia

IL FUOCO DELLA VENDETTAREGIA DI SCOTT COOPER

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di Roberto Manassero

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è inevitabile, scontata anzi, perché Il fuoco della vendetta, al di là delle efficaci atmosfere plumbee che riprendono la prosa scarna di Meyer e di un grande cast di supporto (Harrelson, Dafoe, Shepard, Whitaker), è un compendio derivativo di disperazione americana: riferimenti biblici, citazioni (da Il cacciatore), canzoni do-lenti di Eddie Vedder, psicologia insistita, recitazione fisica e, soprattutto, un’esteti-ca del dolore convinta ma ormai troppo compiaciuta.

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IL FUOCO DELLA VENDETTAREGIA DI SCOTT COOPER

USA / GRAN BRETAGNA · 2013 · THRILLER · DURATA: 116’CON CHRISTIAN BALE, WOODY HARRELSON, WILLEM DAFOE, ZOE SALDANA

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 27 agosto

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Page 11: Cinerama 1.1

Scordatevi Helen Hunt che libera centinaia di piccoli “occhi volanti” nell’occhio del ciclone. “Dorothy”, appellativo affettuoso di un marchingegno innovativo - negli anni 90 - veniva infine risucchiata nel Twister di Jan De Bont, permettendo alle sue minuscole cellule computerizzate di registrare quei dati che avrebbero potuto salvare milioni di vite umane. Nell’anno 2014 la telecamera è il prolungamento dell’arto, il filtro della vista, la patina del reale. Tutti la usano, ma nessun ombrello teorico si apre sotto il cielo di questo blockbuster onestamente catastrofico am-bientato nella placida cittadina americana di Silverton, coacervo di semplici esi-stenze provinciali scansate dalla più vaga intenzione di costruzione psicologica.Un manipolo di ipertecnologici cacciatori di tempeste rincorre i segnali della ca-tastrofe imminente; un adolescente autoctono con la passione per il video rac-coglie dichiarazioni per i posteri che si riveleranno quanto mai opportune; due

INTO THE STORMREGIA DI STEVEN QUALE

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di Chiara Bruno

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perdigiorno armati di telefonino inseguono il vortice in modalità Jackass. Le loro storie prevedibilmente insipide s’incrociano sotto i fulmini di un evento climatico imponderabile, tra carcasse di macchine rigettate al suolo ed esplosioni che s’in-volano mirabolanti dai serbatoi alle nuvole. Se il Twister degli anni 10 arranca me-stamente con l’obiettivo piazzato ad altezza della terra, quando cavalca il veicolo corazzato sui nembi rosati che precedono la Fine più nera fa davvero trattenere il fiato.

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INTO THE STORMREGIA DI STEVEN QUALE

USA · 2014 · THRILLER · DURATA: 89’CON RICHARD ARMITAGE, SARAH WAYNE CALLIES, JEREMY SUMPTER, NATHAN KRESS

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 27 agosto

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Page 13: Cinerama 1.1

Se Bill Murray si svegliava ogni giorno il 2 febbraio sulle note di I Got You Babe, al diciassettenne Rob va decisamente peggio: ogni mattina, sempre la stessa, la mamma lo coglie in flagranza di sogno bagnato fra le lenzuola da liceale vergine. Distribuito a breve distanza da Edge of Tomorrow - Senza domani, già un “Rico-mincio da capo in salsa sci-fi”, l’opera prima di Dan Beers ci procura un senso di déja-vu non meno stordente di quello che colpisce il suo afflitto protagonista, e gli sceneggiatori non tentano di scansare una prevedibile e pigra etichetta di “Rico-mincio da capo in salsa American Pie”.Costruito sull’ormai arcinoto loop temporale, il film ripercorre anche le medesime fasi emotive (stupore-ricerca vana di comprensione-tendenza all’autodistruzio-ne-risoluzione romantica) su cui si fondava il reiterato Giorno della marmotta del compianto Harold Ramis. L’unica differenza sostanziale rispetto ai modelli di par-

IO VENGO OGNI GIORNOREGIA DI DAN BEERS

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di Ilaria Feole

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tenza è che, se Tom Cruise per “resettare” il suo giorno senza fine doveva crepare, a Rob basta una “piccola morte”: ogni volta che ha un orgasmo (autoindotto o più spesso precocemente provocato dalla vicinanza dell’oca/reginetta della scuola) si risveglia fra le suddette lenzuola. L’escamotage è la scusa per qualche gag triviale, che non intacca un registro da blando teen movie per giovanissimi, fragile romanzo di educazione sentimentale su partitura rassicurante, per lo spettatore come per gli autori, in zona pilota automatico.

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IO VENGO OGNI GIORNOREGIA DI DAN BEERS

USA · 2014 · COMMEDIA · DURATA: 93’CON JOHN KARNA, ALAN TUDYK, KATIE FINDLAY, CRAIG ROBERTS

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 7 agosto

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Page 15: Cinerama 1.1

Di rango troppo elevato per cenare con la servitù, ma non abbastanza per sedersi a tavola con la sua famiglia, l’esistenza stessa di Dido Elizabeth Belle è un limbo dai confini opachi: mulatta e illegittima, ma con un titolo e una cospicua rendita, educata tra e da aristocratici, per l’alta società britannica del Settecento è alla peg-gio uno scandalo, alla meglio una creaturina curiosa. Pure il film - opera seconda dell’attrice e regista Amma Asante - rifiuta inquadramenti rigidi: visivamente pa-tinato, lussuoso, prodigo di dettagli d’ambiente, come domandano le regole del period drama, in larga parte percorre territori austeniani (l’intricato balletto dei matrimoni combinati, l’ossessione per le buone maniere, per la gerarchia so-ciale, per eredità e qualifiche nobiliari), ma contemporaneamente costeggia la denuncia dello schiavismo, le dinamiche del dramma legale, perfino il romanzo di formazione.

LA RAGAZZA DEL DIPINTO REGIA DI AMMA ASANTE

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di Alice Cucchetti

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La commistione è voluta e serve a indicare una felice intuizione: che in un uni-verso drammaticamente assillato dal denaro, tutti (e in special modo le donne, obbligate a sposarsi e private di ogni indipendenza) sono proprietà di qualcuno. A mancare è l’approfondimento, e un guizzo qualsiasi di originalità nella messa in scena. Con il suo cast più che solido (dai veterani Tom Wilkinson, Emily Watson e Miranda Richardson alle giovani Gugu Mbatha-Raw e Sarah Gadon) e uno script gradevolmente prevedibile, La ragazza del dipinto si “accontenta” di essere un raffinato (e impegnato) dramma in costume.

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LA RAGAZZA DEL DIPINTOREGIA DI AMMA ASANTE

GRAN BRETAGNA · 2013 · DRAMMATICO · DURATA: 105’CON GUGU MBATHA-RAW, TOM WILKINSON, SAM REID, EMILY WATSON

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 28 agosto

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Page 17: Cinerama 1.1

Prologo: in Iraq, già culla del demone Pazuzu protagonista di L’esorcista, un trio di soldati statunitensi si imbatte in una malefica presenza. Tre anni dopo, in una New York madida di oscurità, uno dei militari è soggetto a folli attacchi di violenza ferina; la moglie di un altro getta il proprio bimbo nella fossa dei leoni; il terzo è il principale sospetto di una serie di eventi che, come intuisce presto il pragmatico e solido agente Eric Bana, hanno poco a che vedere con la dimensione terrena. Derrickson, già passato dal campo demoniaco con The Exorcism of Emily Rose, sa il fatto suo in quanto a costruzione della tensione: Liberaci dal male è un pro-dotto di genere realizzato con rispetto quasi pedissequo degli stilemi del filone, convenzionale ma capace di costruire un’angoscia persistente, perfino durante la lunga e statica sequenza dell’esorcismo.

LIBERACI DAL MALEREGIA DI SCOTT DERRICKSON

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di Ilaria Feole

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Se le atmosfere fradicie di buio, tagliato solo dai fasci delle torce, vengono dritte da Se7en (ispirazione dichiarata del regista), script e cast non sono però all’altezza del modello: intorno a Bana un paio di scelte di casting poco azzeccate (Ramírez prete “hardcore” e Joel McHale sbirro dalla lingua avvelenata sembrano decisa-mente fuori parte), in sceneggiatura una superficialità che rende lo sviluppo tele-fonato (l’iniziale scetticismo del protagonista che si converte alla fede dopo aver visto in faccia il Male) affossano la resa di un horror che percorre solo strade già calpestate.

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LIBERACI DAL MALEREGIA DI SCOTT DERRICKSON

USA · 2014 · GIALLO · DURATA: 118’CON ERIC BANA, EDGAR RAMIREZ, OLIVIA MUNN, SEAN HARRIS

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 20 agosto

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Prateria, montagna, oceano. Ma poi è il fiume a determinare il destino degli uomi-ni, lo sappiamo dai tempi di Mark Twain. A De Witt, pop. 3.292, scorre quello che dà il nome a tutto lo stato, l’Arkansas. Si apre su una baia che sembra il mare. E lì, dopo una tempesta, un motoscafo è finito su un albero, ben saldo. Ottimo rifu-gio. Lo pensano Ellis e Neckbone, due adolescenti che guardano ancora ai giochi avventurosi dell’infanzia ma già alle tette dell’amica dello zio. Lo pensa anche Mud, uno che lascia come impronta una croce, gira con una calibro 45 nei jeans e si nasconde non tanto dai fantasmi del passato quanto dai rischi del presente. Diventano amici, complici: Ellis soprattutto. Poi comincia il film.Insieme a Derek Cianfrance, Jeff Nichols (anche sceneggiatore) si conferma il solo “nuovo” cineasta statunitense sul quale puntare ormai a occhi chiusi. Mud (un nome, certo, ma anche il sostantivo che significa “fango”) è il grande roman-

MUDREGIA DI JEFF NICHOLS

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di Mauro Gervasini

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zo americano in un personaggio solo. Padre putativo, figlio ribelle, fratello da un altro pianeta, pirata e avventuriero, sempre in bilico tra il romanticismo dell’eroe e l’ambiguità del fuorilegge. A un certo punto ti chiedi se sia vero o falso, ma è lui stesso a fugare ogni dubbio: «Non ho trafficato spesso con la verità, ma lei, la amo». I guai, la polizia, la Dixie Mafia, Mud se li tira addosso per amore; la donna sbagliata ovviamente, ma fino a un certo punto.Si salutano come Ashley Judd e Val Kilmer in Heat - La sfida, ed è per sempre. Poi, intorno, ci sono altre figure gigantesche, perché il film, nonostante il titolo, non è soltanto Mud. Ad esempio Sam Shepard. Pare uscito da Cormac McCarthy, e quando alla fine viene inquadrato dall’altra parte del fiume col mirino pensi che beh, sì, a spararti addosso è il grande cinema. Infine Ellis (Tye Sheridan, stupendo anche in Joe di David Gordon Green). Suo lo sguardo nostro. Ci sono anche i ser-penti, i pesci gatto, Reese Witherspoon (la principessa) e Michael Shannon (lo zio). Visione obbligatoria per chiunque abbia dagli 11 anni in su. Mai definito capolavo-ro un film uscito quest’anno nelle sale, ma adesso è proprio il caso.

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MUDREGIA DI JEFF NICHOLS

USA · 2012 · DRAMMATICO · DURATA: 135’CON MATTHEW MACCONAUGHEY, REESE WITHERSPOON, TYE SHERIDAN, MICHAEL SHANNON

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 28 agosto

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Page 21: Cinerama 1.1

Morte accidentale (?) di una studentessa in apertura di film. Che sia un delitto? Di sicuro ci sono dei colpevoli, e pure un gruppo di misteriosi personaggi (terroristi?) che uno a uno catturano i responsabili (?) sottoponendoli a sevizie giustizialiste che contemplano, immancabili, randellate e martellate. Ce n’est qu’un début, perché come già nel precedente Moebius l’evento scatenante è un pretesto per l’accumulo di situazioni violente e grottesche, preludio alla vendetta. Si ripete, il grande Kim Ki-duk? Forse. Ed è vero che il suo film politico per eccellenza resta Pietà, Leone d’oro veneziano nel 2012. Ma con One on One (“uno contro l’altro”) il discorso si libera da ogni metafora anche poetica.La giovane vittima, ad esempio, si chiama Oh Min-ju, che dal coreano potremmo tradurre come una sorta di invocazione, tipo “Oh, Democrazia!”... E lo smarrimento dei colpevoli è - volutamente - lo stesso degli spettatori. C’entrano davvero con il

ONE ON ONEREGIA DI KIM KI-DUK

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di Mauro Gervasini

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delitto? E noi, c’entriamo? La repubblica coreana soffre di insanabili contraddizioni sociali che secondo Kim contemplano, di collettive, soprattutto le colpe. Ed ecco quindi un moderno Saint-Just orientale con il suo comitato di salute pubblica... La provocazione massima del cineasta è tutta in questo dare mazzate nel mucchio al quale lui per primo sente di appartenere. E come spesso capita con i capitoli più radicali del suo cinema, prendere o lasciare.

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ONE ON ONEREGIA DI KIM KI-DUK

COREA DEL SUD · 2014 · DRAMMATICO · DURATA: 122’CON DONG-SEOK MA, YOUNG-MIN KIM, DON LEE, TEO YOO

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 28 agosto

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Danny e Ody sono greci di nascita, ma di mamma albanese e padre mai cono-sciuto: tecnicamente, stranieri nella propria patria. Il primo, minorenne, vive di marchette a cuor leggero, proteggendosi dalla grettezza e dal grigiore intorno tramite una scorza di fantasia colorata e dura come i lecca lecca che non abban-dona mai. Dalla madre, appena morta, ha ereditato una passione per la “dea” Patty Pravo e per le coreografie sulle sue hit (che inondano il film per tutta la sua durata, con un breve strappo al monoteismo per un balletto su Rumore di Raf-faella Carrà); armato di cocciutaggine e lettore mp3, convince il fratello maggiore a partecipare ai provini del talent Greek Star, esibendosi, anziché in un classico greco, in Tutt’al più.Da Creta a Salonicco passando per Atene, l’on the road di sapore picaresco dei due orfani si avvicina, quasi inconsapevolmente, alla loro terra d’origine, l’Albania,

PAZZA IDEAREGIA DI PANOS H. KOUTRAS

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di Ilaria Feole

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e più consciamente al domicilio del presunto padre da cui vorrebbero essere ri-conosciuti. Della nuova onda ellenica non ha i connotati l’opera quarta di Koutras (passata al Certain Regard 2014), che confeziona un piccolo romanzo di forma-zione gioiosamente queer, smaccato nei suoi simbolismi (il coniglietto di peluche “ucciso” per strappare Danny alla sua eterna infanzia, l’albergo diroccato che si fa sineddoche del paese in rovina) e approssimativo nel ritratto sociale (lo sfuggente passaggio di un gruppo fascista pare inserito forzatamente nell’economia narra-tiva del film): la storia c’è, lo sguardo latita.

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PAZZA IDEA - XENIAREGIA DI PANOS H. KOUTRAS

GRECIA / FRANCIA / BELGIO · 2014 · DRAMMATICO · DURATA: 128’CON KOSTAS NIKOYLI, NIKOS GELIA, YANNIS STANKOGLOU, MARISSA TRIANDAFYLLIDOU

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 28 agosto

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Page 25: Cinerama 1.1

Dal sequel (Disney) dello spinoff (Planes) di uno dei meno convincenti Pixar di sempre (Cars), è lecito aspettarsi percentuali molto ridotte di materiale originale. La pigrizia con cui lo sceneggiatore Jeffrey M. Howard ripittura le carrozzerie dei suoi velivoli per riportarle sul grande schermo è però talmente smaccata da ren-dere stridente e incongrua la presenza del nome di babbo John Lasseter come produttore. Ricalcato a mo’ di copia carbone sul primo capitolo, Planes 2 - Mis-sione antincendio ripropone passo per passo, con poche varianti, il percorso di formazione del piccolo aeroplano agricolo Dusty, diventato nel film precedente un campione di volo dopo aver superato la paura dell’altezza; stavolta, l’handicap di partenza non è mentale ma fisico, un brutto guasto alla trasmissione che po-trebbe essergli fatale.

PLANES 2REGIA DI ROBERTS GANNAWAY

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di Ilaria Feole

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Riciclatosi come mezzo di soccorso, Dusty affronta l’addestramento per imparare a domare gli incendi, si scontra col caratteraccio di un allenatore sostanzialmente identico a quello del primo film, rischia, cade, si rialza, e impara la lezione. A giu-stificare, parzialmente, la distribuzione cinematografica di un prodotto che ha tut-te le caratteristiche del tipico straight to video disneyano (da lì, e dalla saga di Trilli, provengono regista e sceneggiatore), intervengono le sequenze di evoluzione ae-rea, mentre l’umorismo zuccherino è grottescamente punteggiato di riferimenti “adulti” per riconquistare l’attenzione degli annoiati accompagnatori di under 8.

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PLANES 2 - MISSIONE ANTINCENDIOREGIA DI ROBERTS GANNAWAY

USA · 2014 · ANIMAZIONE · DURATA: 84’

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 28 agosto

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Page 27: Cinerama 1.1

Fascino spontaneo e scivoloso delle situazioni familiari: Zac Efron abita nella Grande mela svolgendo un lavoro creativo e spartendo il tempo libero coi suoi migliori amici, tenera versione maschio-regressiva delle single più famose di New York. Vive la City e non disdegna il sesso, consumato su un letto senza rete in un loft che urla “niente legami”. Ama Jerry Maguire, e la sceneggiatura gli con-cede di incrociarne brevemente la parabola, paragona il sodale emotivamente devastato a Bridget Jones. Pare uscito da quel brillante manuale di fragilità virili redatto negli anni dalla factory apatowiana, quindi trattenuto da un copione auspi-cabilmente schizofrenico che potrebbe cogliere l’attimo ma sceglie di registrare il cambiamento.Appoggiato al bancone del bar con le consuete lussuriose intenzioni, intercetta la (pregevole) lunghezza d’onda della bionda intelligente Imogen Poots, e in un

QUEL MOMENTO IMBARAZZANTE REGIA DI JOHN BUTLER

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di Chiara Bruno

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Page 28: Cinerama 1.1

batter d’occhio il disimpegno naturale diventa una finzione sempre più pesante da portare avanti coi compagni di notti brave. Illuminato dal romanticismo quasi vintage ventilato da un paesaggio metropolitano che passa dal mattone al parco, Quel momento imbarazzante è l’esordio interessante di un regista che sa dove guardare ma non può (ancora?) spingere i suoi amori cinematografici oltre lo specchio dell’ispirazione. Imprime alcuni momenti: oltre alla proverbiale defla-grazione delle verità nascoste in un bagno affollato, l’innegabile talento per il dia-logo frizzante, sublimato dalla chimica tra Efron e Poots.

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QUEL MOMENTO IMBARAZZANTEREGIA DI TOM GORMICAN

USA · 2014 · COMMEDIA · DURATA: 94’CON ZAC EFRON, IMOGEN POOTS, MICHAEL B. JORDAN, MILES TELLER

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 28 agosto

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Page 29: Cinerama 1.1

La saga di Step Up al tempo della crisi: una volta era sufficiente stupire tutti al saggio di fine anno o battere l’antipatica crew rivale, ora il risveglio dal sogno è sommerso di bollette da pagare, affitti da saldare, conti in rosso. Sean - già pro-tagonista di Step Up Revolution, marmoreo nel fisico e nell’espressione - vuole il posto fisso, perdinci, e un po’ di stabilità; il talent The Vortex gli fornisce l’opportu-nità: il premio è un contratto triennale in un hotel di Las Vegas. Deve solo mettere insieme una nuova squadra (quella vecchia l’ha mollato dopo l’ennesimo provino fallito) e trovare una nuova fiamma (quella vecchia l’ha mollato per andare in tournée), pretesti, questi, per una reunion di volti e corpi dei precedenti capitoli della serie. «Siamo in un reality, è ovvio che è tutto finto!» esclama a un certo punto Sean, cercando disperatamente di infondere una nota sconsolata nell’in-terpretazione monocorde.

STEP UP ALL INREGIA DI TRISH SIE

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di Alice Cucchetti

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Page 30: Cinerama 1.1

Intanto il film tenta debolmente di essere metariflessivo, autoconsapevole, ironi-co, mentre saltella indolore e ingenuo da un inevitabile nodo di trama al succes-sivo, tremendamente indeciso sulla morale da seguire: è più importante vincere o partecipare? È necessario assicurarsi uno stipendio o basta scatenarsi tutti in-sieme sulla pista? Scrittura (inesistente) e recitazione (canina) sono solo la futile cornice di esibizioni spettacolari, certo: ma ancora una volta viene il dubbio che il prezzo da pagare per gli strepitosi 10 minuti finali sia davvero troppo salato.

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STEP UP ALL INREGIA DI TRISH SIE

USA · 2014 · MUSICALE · DURATA: 112’CON RYAN GUZMAN, BRIANA EVIGAN, ADAM G. SEVANI, MISHA GABRIEL HAMILTON

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 20 agosto

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Per gli amici del riluttante Fionnan (imparerete a pronunciarlo), l’addio al celibato (questo il significato della parola stag, che vuol dire anche cervo maschio) è fuor d’immaginario statunitense e relative notti da leone: sono intellettuali perbene, idiosincratici e diversamente nevrotici, progressisti e raffinati, irlandesi ma, so-prattutto, europei d’altri tempi. Quel che si concedono è un’escursione in monta-gna, sacca in spalla, umorismo lesto e sottile, crucci da benestanti al tempo della crisi, piccole dosi trasgressive di MDMA.

Al gruppo - per volere della futura moglie e contro il volere degli uomini - s’ag-grega il fratello di lei, chiamato amabilmente The Machine. Un brusco ominide di tutt’altra stoffa. Foggia dura, colore rubicondo da nazionalista irlandese, tem-peramento decisamente politically uncorrect. Lo scontro di cultura, prima che di

THE STAG REGIA DI JOHN BUTLER

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di Giulio Sangiorgio

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classe, diviene l’esilarante ma costruttivo incontro tra modi differenti d’intendere il mondo: così l’avventura nei boschi, tra imbarazzi e umiliazioni, corse svestite ver-so il lago e confessioni intorno al fuoco, fucilate a bruciapelo e amorosi battibec-chi, si risolve in un’ecumenica lezione esistenziale. Commedia pre-matrimoniale che si diverte sotto il cielo d’Irlanda, satireggiando teneramente sugli stereotipi patriottici con umorismo gentile e antichi cipigli sentimentali. Nient’altro. Per chi vuole fare a meno del senso per la scatologia della commedia d’oggi.

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THE STAGREGIA DI JOHN BUTLER

IRLANDA · 2013 · COMMEDIA · DURATA:94’CON ANDREW SCOTT, HUGH O’CONOR, PETER MCDONALD, BRIAN GLEESON

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PROGRAMMAZIONEal cinema dal 28 agosto

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Dal buio un raggio s’espande, lo schermo diviene uno specchio, come se riflettes-se la fonte che acceca, che crea, il fascio del proiettore. C’è una luce che cresce, al principio di Under the Skin. Un bagliore. E poi c’è un occhio - artificiale - che nasce.È la storia di un alieno, quest’ultimo, bellissimo film di Jonathan Glazer, a 10 anni da Birth. Un essere si veste di Scarlett Johansson, del suo corpo anelato da stella, fabbrica un sogno di sesso, si trucca e imbelletta, adesca e seduce i passanti tra le strade di Scozia, li accompagna nell’oscuro magma che s’apre dietro la porta di casa, li uccide in un cruising che sembra un balletto. Si spoglia lentamente - i corpi si muovono nel buio, come su uno sfinito green screen sommerso dal pe-trolio -, loro guardano Scarlett abbagliati dal desiderio, seguono la nudità delle sue forme tonde, ammaliati dagli occhi dolcemente svuotati, poi sprofondano nel nero: così, l’alieno si è cibato.

UNDER THE SKINREGIA DI JONATHAN GLAZER

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L’omicidio seriale continua, fino a quando nella creatura non s’instilla un’inquietudine identitaria, una quasi umana, troppo umana, fragilità. Questa è la trama - estratta da un racconto sensoriale, aggressivo e riflessivo, sempre ambiguo - ma non è questo che importa. Perché - sin dal primo istante - Under the Skin è storia, questione, dello sguardo: Glazer elude ogni premessa, elide ogni momento didascalico, annichilisce nel marcato accento scottish il linguaggio verbale (nella versione originale), annulla l’adesione psi-cologica seguendo un essere inumano, umilia i sentimenti facili, le emozioni usa e get-ta nell’antimelodia della colonna sonora, e chiede allo spettatore di decodificare (perché come in Birth, o come nel capodopera videoclip A Song for the Lovers, il fantastico si produce in chi guarda) l’enigma di ogni immagine, d’orientare un senso tra la tensione frastornante dell’audio e l’eccitamento arty e minimale del video, mettendo in crisi, conti-nuamente, giudizio morale sui e comprensione dei personaggi.

Lascia che Scarlett Johansson raccolga sulla Ford Transit persone reali, fa sì che il set - ripreso da minuscole videocamere HD - si confonda col mondo, che il corpo della diva discenda tra la gente, ruba realtà da voyeur, guarda l’agire vero e paradossale del desi-derio e poi lo astrae in frammenti che confondono allegoria ed elegante sci-fi digitale. Non solo - nello spirito del tempo - racconta di un occhio alieno e tecnologico, del suo rapporto con l’uomo, ma verifica le sue possibilità (documentaristiche e performative) in un adattamento radicalmente antiletterario, che in una stantia mitologia sci-fi esalta il ritmo dell’analogia, la capacità di sintesi metaforica del videoclip, e cerca d’inventarsi un nuovo cinema.

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UNDER THE SKINREGIA DI JONATHAN GLAZER

USA · 2013 · FANTASCIENZA · DURATA:104’CON SCARLETT JOHANSSON, KRYSTOF HÁDEK, ROBERT J. GOODWIN, PAUL BRANNIGAN

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