cortocircuito settembre 2010

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Un Esordio... ANNO I N. 1 settembre 2010 il volantone periodico dei Giovani Democratici di Gragnano Ad Angelo Vassallo, a Falcone, a Borsellino, a Gianfranco Siani, a Peppino Impastato e a tutte quelle persone che, grazie al loro coraggio, al loro senso civico e al loro sacrificio, lottano ogni giorno contro l’ingiustizia e i poteri forti. L'isola che non c'è Festa...Mesta! Uno degli aspetti più misteriosi ed originali della politica intrapresa dall’attuale amministrazione riguarda l’ambiente. La soluzione a tutti i nostri problemi di sovraollamento di riuti inorganici pare sia stata adata al progetto dell’isola ecologica... (segue a pag. 2) A Torino, tra fischi, urla e fumogeni, protagonisti i contestatori. Premessa: in uno Stato liberale, la libertà d’opinione e di manifestazione del pensiero deve essere garantita. Ma la libertà di ciascuno termina laddove inizia quella degli altri... (segue a pag. 4) Korakhanè Arte e pasta a Gragnano Personaggio del mese Sarkozy spera di risolvere il problema sicurezza cacciando via i rom. E’ davvero la soluzione giusta? (pag.5) A mostrarcelo è il gruppo artistico “l’arte è femmena”. (pag.5) Oreste Lizzadri (Gragnano 1896 - Roma 1976) (pag.8) C’è stato senz’altro un cortocircuito nella nostra società, che ha visto svanire la volontà di fare della politica “cosa di tutti”. Un sentimento di rassegnazione si è posto come un velo sulla penisola Italiana dopo la fine della prima Repubblica investendo soprattutto le giovani gene- razioni, le quali non credono più nell’ indignazione, nella rabbia e nel fatto che qualcosa possa cambiare grazie alle loro capacità. Abbiamo tutti ben presente il ruolo fondamentale che i giovani dovrebbero rivestire nel nostro mondo, eppure questo inesauribile potenziale stenta ancora a manifestarsi compiutamente nella sfera della politica e del sociale. E ciò, evidentemen- te, a causa d’un dilagante cinismo. Il progetto “Cortocircuito” si fonda sulla volontà da parte dei Giovani Democratici di fare politica in maniera attiva e concreta sul territorio. Una politica di innovazione, sensibile alle istanze della società ed in particolar modo dei giovani, che possa offrir loro la possibilità di sfogliare un periodi- co ricco di notizie ed articoli concernenti le più svariate aree tematiche. Articoli scritti e aree selezionate con una coscienza intimamente politico-opinionistica. Noi, da parte nostra, ci auguriamo che non si inne- schi un ulteriore cortocircuito tra l’impegno profuso nel creare questa nuova creatura e la sfera giovanile, sempre più lontana dagli ambienti della politica, sempre più dissacrante, che per spirito di pura e semplice contraddizione definisce abietta e allar- mante quella “cosa di tutti”, la politica, che tuttavia non può che riguardar loro in prima persona. Mario Giordano Segretario cittadino dei Giovani democratici

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Numero di settmebre del volantone periodico "Cortocircuito", il giornalino dei Giovani Democratici di Gragnano (NA).

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Un Esordio...

ANNO I N. 1 settembre 2010 i l volantone periodico dei Giovani Democratici di Gragnano

Ad Angelo Vassallo, a Falcone, a Borsellino, a Gianfranco Siani, a Peppino Impastato e a tutte quelle persone che,

grazie al loro coraggio, al loro senso civico e al loro sacrificio, lottano ogni giorno contro l’ingiustizia e i poteri forti.

L'isola che non c'è Festa...Mesta!Uno degli aspetti più misteriosi ed originali della politica intrapresa dall’attuale amministrazione riguarda l’ambiente.La soluzione a tutti i nostri problemi di sovraollamento di riuti inorganici pare sia stata adata al progetto dell’isola ecologica...

(segue a pag. 2)

A Torino, tra fischi, urla e fumogeni, protagonisti i contestatori.Premessa: in uno Stato liberale, la libertà d’opinione e di manifestazione del pensiero deve essere garantita. Ma la libertà di ciascuno termina laddove inizia quella degli altri...

(segue a pag. 4)

Korakhanè Arte e pasta a Gragnano

Personaggio del meseSarkozy spera di risolvere il problema sicurezza cacciando via

i rom. E’ davvero la soluzione giusta? (pag.5)A mostrarcelo è il gruppo artistico

“l’arte è femmena”. (pag.5)

Oreste Lizzadri (Gragnano 1896 - Roma 1976) (pag.8)

C’è stato senz’altro un cortocircuito nella nostra società, che ha visto svanire la volontà di fare della politica “cosa di tutti”.Un sentimento di rassegnazione si è posto come un velo sulla penisola Italiana dopo la �ne della prima Repubblica investendo soprattutto le giovani gene-razioni, le quali non credono più nell’ indignazione, nella rabbia e nel fatto che qualcosa possa cambiare grazie alle loro capacità.Abbiamo tutti ben presente il ruolo fondamentale che i giovani dovrebbero rivestire nel nostro mondo, eppure questo inesauribile potenziale stenta ancora a manifestarsi compiutamente nella sfera della politica e del sociale. E ciò, evidentemen-te, a causa d’un dilagante cinismo.Il progetto “Cortocircuito” si fonda sulla volontà da parte dei Giovani Democratici di fare politica in maniera attiva e concreta sul territorio. Una politica di innovazione, sensibile alle istanze

della società ed in particolar modo dei giovani, che possa o�rir loro la possibilità di sfogliare un periodi-co ricco di notizie ed articoli concernenti le più svariate aree tematiche. Articoli scritti e aree selezionate con una coscienza intimamente politico-opinionistica.

Noi, da parte nostra, ci auguriamo che non si inne-schi un ulteriore cortocircuito tra l’impegno profuso nel creare questa nuova creatura e la sfera giovanile, sempre più lontana dagli ambienti della politica, sempre più dissacrante, che per spirito di pura e semplice contraddizione de�nisce abietta e allar-mante quella “cosa di tutti”, la politica, che tuttavia non può che riguardar loro in prima persona.

Mario GiordanoSegretario cittadino dei Giovani democratici

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L’isola che (non) c’è.Di Gaetano Umberto Maria Cinque

(Ingresso principale dell’isola ecologica.)

(Via Incoronata)

Uno degli aspetti più misteriosi ed originali della politica intrapresa dall’attuale ammi-nistrazione riguarda l’ambiente.La soluzione a tutti i nostri problemi di sovra�ollamento di ri�uti inorganici pare sia stata a�data al progetto dell’isola ecolo-gica: una grigiastra struttura a cielo aperto, preservata dagli sguardi dei più curiosi con una modesta rete di plastica, che sorge a �anco del monumentale plesso ospedalie-ro.Basterebbe farsi un giro per la zona, parlare con la gente, prestare un minimo d’attenzione al panorama e scorgere l’isola. Cosa che, beninteso, pregheremmo di fare a ciascuno anche soltanto per spirito d’avventura o per puro amor di cronaca. E chissà che un giorno i dubbi che sorgono in noi non possano essere condivisi da tutti e resi oggetto d’ una ben più ampia discus-sione.Ebbene, al di là della palese violenza inferta allo scenario dell’Incoronata e alla spaven-tosa vicinanza dell’isola all’ospedale, qualcuno obbietterà che “di meglio”, evidentemente, “non si sarebbe potuto trovare”; che si tratta, in �n dei conti, di un luogo decentrato ed estraneo a bisogni di sensibilità estetica e paesaggistica. Tuttavia non è cosa indolore accettare questo verdetto, non lo è �ntantoché la zona in questione, per quanto lontana dal centro, sarà abitata da famiglie. La gente del posto non ha esitato una sola volta ad assumere posizione in merito e così, in pochi mesi, un cospicuo numero cittadini ha aderito all’ associazione cultura-le “Gens Grania”, il cui nucleo originario era

composto da parte degli stessi abitanti del rione Incoronata mossi dall’esigenza di prender parte alla causa ambientalistica.La questione scottante è chiaramente la difesa dei loro diritti di residenti e la tutela del proprio patrimonio. Precisamente, una struttura delle fattezze dell’ Isola non può che comportare una considerevole svalutazione del territorio e il conseguente deprezzamento delle proprietà circostanti. E tutto ciò dovrebbe avvenire, come, di fatto, sta avvenendo, senza che nessuno dell’amministrazione si faccia scrupolo di chiamare in causa, anche solo per un parere amichevole, le vittime dirette di questa svalutazione, vale a dire, gli abitanti dell’Incoronata. L’ infelice scenario sopra delineato si ingigantisce se a �anco ai problemi di ordine patrimoniale teniamo conto che fra le tipologie di ri�uti che ci è consentito convogliare nell’ Isola saranno presenti anche i cosiddetti “tubi �uorescenti”, i “ri�uti di apparecchiature elettriche ed elettroniche” ed altri “ri�uti contenenti mercurio”. Non pare sia il caso di so�ermar-si qui a esaminare quale sia il grado di tossicità di elevate quantità di mercurio concentrato in condizioni ambientali standard perché, innanzitutto, chi scrive non è un chimico, e in secondo luogo, perché non si può tanto impunemente dispensare il lettore dal documentarsi da sé e dall’ a�rontare la questione in maniera autonoma, attiva e coscienziosa. In �n dei conti è questo il compito della cronaca. Ma non è �nita qui, a pochi metri dall’isola un antico casolare dallo stravagante camino

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sbilenco ospita al suo interno nientemeno che un agriturismo.Un insieme di straordinarie coincidenze che, tutto d’ un tratto, rendono più che discutibile la preliminare idoneità del sito.Cosa dobbiamo aspettarci da tutto questo? Cosa ci è lecito sperare? Innanzitutto, forse, mi prendo la libertà di dire che, da persone mature e consapevoli, non dovremmo per-metterci il lusso di “sperare” in una provvi-denziale mano d’aiuto, e ciò non per una sofisticata forma di scetticismo ma piuttosto perché la questione ambientale tocca cia-

scuno di noi, ne siamo partecipi e respon-sabili senza eccezione alcuna. Responsabili e colpevoli anche qualora scegliessimo di lavarcene le mani ed ignorare i fatti, dal mo-mento che una disattenzione, adesso, non farebbe altro che scaricare la colpa sui no-stri figli alla maniera delle tragedie greche.In altre parole, è bene tener conto del fatto che, così come esiste una “ questione mora-le”, esiste anche una questione ambientale piuttosto vicina a ciascuno di noi, piuttosto silenziosa.

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Festa... Mesta!A Torino, tra fischi, urla e fumogeni, protagonisti i contestatori

Premessa: in uno Stato liberale, la libertà d’opinione e di manifestazione del pensiero deve essere garantita. Ma la libertà di ciascuno termina laddove inizia quella degli altri. E’ la convivenza sociale che vive di tale principio, è la democrazia che trova in esso le sue fondamenta. Quando dissenso e contestazione eccedono, oltrepassando il vincolo del rispetto della libertà e dei diritti altrui, sono gli stessi principi di democraticità e civiltà ad essere negati. Ed è quanto accaduto alla Festa Democratica di Torino, dove la contestazione, dura ed accesa, è stata indirizzata al Presidente del Senato, Schifani, ed al segretario della Cisl, Bonanni. Di�erenti le motivazioni che, pur lasciando trasparire ragioni di disagio civile e sociale, non giustificano gli eccessi. “Via la mafia dalle istituzioni”, il coro più frequente con cui i giovani contestatori hanno interrotto il dibattito tra Fassino e Schifani, rende la misura della pericolosità di un giustizialismo sempre più spinto e, a tratti, ottuso, in virtù del quale si rivolgono accuse di collusione mafiosa ad un uomo politico nemmeno indagato. Il giustizialismo è estraneo alla nostra Costituzione, così come pure lo è un garantismo inteso quale permanente garanzia di impunità per gli uomini politici. Serve equilibrio e misura: che esista un pericolo reale di infiltrazione mafiosa nel

le istituzioni repubblicane, è ben noto. Ma estendere accuse di questo tipo a qualcuno che, da un punto di vista giudiziario, ne è estraneo per la magistratura, è assai grave. E tentare di impedire lo svolgimento di un dibattito pubblico significa aver espresso, di fatto, condanna. Metodi analoghi sono stati adottati nei confronti del sindacalista della Cisl, Ra�aele Bonanni, contestato pesantemente per l’atteggiamento, ritenuto servile, adottato dal suo sindacato con riguardo alla vicenda fiat e alle sue conseguenze sociali. Sommerso di fischi e colpito da un fumogeno, Bonanni è stato poi costretto ad abbandonare il palco senza partecipare al dibattito. Le ragioni di malessere sociale dei manifestanti non possono giustificarne lo spirito antidemocratico. Per quanto possa ritenersi che la tutela dei lavoratori sia stata sacrificata dal sindacato a vantaggio di interessi di�erenti, impedire la parola e l’argomentazione delle altrui ragioni significa pretendere che la propria libertà di espressione (e di critica) possa limitare quella degli altri. E ciò è incompatibile con le esigenze di una democrazia liberale.Ciò detto, si può discutere della bontà della scelta del pd di estendere l’invito a personalità politiche e sindacali non troppo apprezzate nel popolo “democrat”, ma, è evidente, il confronto ed il dibattito necessitano di in

Di Camillo Casola

Quando dissenso e contestazione eccedono,

oltrepassando il vincolo del rispetto e della libertà e dei diritti altrui, sono gli

stessi principi di democraticità e civiltà ad

essere negati

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KorakhanèSarkozy spera di risolvere il problema sicurezza cacciando via i rom.

terlocutori che esprimano un punto di vista di�erente (anche radicalmente) dal proprio; un elettorato sufficientemente maturo non dovrebbe avere difficoltà a comprendere l’importanza di discutere le proprie tesi con sparring partners disomogenei al campo politico di appartenenza. Ed in ogni caso, il profilo istituzionale dei dibattiti, a ben vedere, basterebbe a motivare tali scelte. Si è criticata l’inefficienza del servizio d’ordine predisposto dagli organizzatori dell’evento, ma un partito, che si definisce inclusivo, plurale e popolare, non dovrebbe mai impedire manifestazioni di dissenso che, per quanto critiche, siano lecite e si mantengano entro vincoli di democraticità e rispetto individuale. I disagi causati da quanto accaduto, in definitiva, esulano dalle responsabilità del partito. Ed appaiono totalmente fuori luogo

le dichiarazioni di quanti accusano il pd di mantenere, al suo interno, una componente reazionaria e conservatrice, attraverso speculazioni politiche mosse esclusivamente da intenti demagogici e propagandistici. Come spesso accade, a risentirne, mediaticamente, è l’immagine di un partito attaccato da destra e incalzato, a sinistra, da giustizialisti (sic!) ed estremisti. Senza mai dimenticare le ormai tradizionali inso�erenze dei centristi. Un partito chiamato a lavorare per l’alternativa da o�rire al paese, ma le cui scelte risultano continuamente sotto accusa, da un versante e dall’altro. E ne è forse questo il limite più evidente, diretta conseguenza della difficoltà, ancora attuale, nel definire una linea politica univoca e coerente. Insomma… buona festa, PD!

Fa riflettere la decisione del presidente francese Sarkozy sulla questione rom. La Com-missione Europea ora chiede chiarimenti e il presidente Barroso, ha a�ermato che “ Nell’ Unione europea ogni discriminazione in termini etnici è assolutamente inaccettabile. La dignità umana è sacra.” Alla Francia, insomma, non viene contestato il fatto di non rispettare il trattato di Schen-gen, secondo il quale tutti i cittadini comuni-tari possono circolare liberamente all’interno

dei paesi dell’Unione europea; infatti, sia la Romania che la Bulgaria, anche se fanno or-mai parte dell’Unione, sono soggette ancora a delle restrizioni e potranno godere dell’en-trata in vigore del trattato solo nel 2011. Piuttosto, viene contestato a Sarkozy il fatto di voler espellere dal proprio paese un’intera etnia. Ed è proprio questo il cardine della polemica continentale che si è generata. Dalla Francia non vengono espulse persone che hanno commesso un reato, non vengono espulsi potenziali terroristi, dal territorio francese viene espulso chi ha la sfortuna di nascere rom. Ogni rom che accetta di ritor-nare in Romania riceve dallo stato francese la somma di trecento euro più il viaggio pagato, chi rifiuta non riceve niente e va via lo stesso. Per questo Sarkozy si è sentito anchein diritto di dire che le espulsioni sono volontari.Ci troviamo di fronte ad un problema princi-palmente culturale. Si pensa che espellendo i rom si risolva il problema sicurezza delle periferie. Un capo di Stato saggio e cultural-mente preparato, penserebbe, piuttosto, ad un programma di integrazione. Il popolo rom è un gruppo etnico nomade e, in quanto tale, risulta difficile pensare di rispedirlo nel “proprio” paese; bisognerebbe, piuttosto, cercare di integrare nella società questi individui ed imparare ad ascoltare le loro storie. Capire, ad esempio, come hanno fatto a girare il mondo per duemila anni senza armi.

“E’ davvero la soluzione giusta?

Di Carmine Stile

A risentire mediaticamen-te è l’immagine di un

partico attaccato a destra e incalzato, a sinistra, da

giustizialisti ed estremisti. Senza mai dimenticare le

ormai tradizionali inso�erenze dei centristi.

Dalla francia non vengono espulse persone che

hanno commesso un reato, non vengono

espulsi potenziali terroristi, dal territorio

francese viene espulso chi ha la sfortuna di nascere

rom.

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A mostrarcelo è il gruppo artistico “l’arte è femmena”.Dal 3 al 5 settembre il centro storico della città di Gragnano si è trasformato in un grande teatro all’aperto dove si sono esibiti decine di artisti per l’evento “L’incanto della pasta”, il cui filo conduttore è stato l’arte bianca. Il gruppo artistico “L’arte è femmena”, nato da un’idea di Isabella Barbato, ci presenta pittrici, graphic designers, stiliste, fotografe e orafe già reduci da due mostre di notevole successo ( del 5 Gennaio, “Mi espongo per un giorno”, e di Maggio 2010, per il 125esimo anniversario della Stazione ferroviaria) che questa volta si cimentano in una mostra d’arte fotografica interamente dedicata al mondo dell’ arte bianca. La mostra si è svolta in Via Roma, nell’atrio di uno dei palazzi più suggestivi, dove le artiste hanno presentato i loro elaborati e alcuni fotografi amatoriali hanno esposto i loro scatti, raccontando così ciascuno in base alla propria vocazione artistica “l’incanto della pasta”. Caratteristica di notevole importanza è stata l’esposizione di cinque scatti di fotografi provenienti da Nigeria, India, Inghilterra, Stati Uniti e Australia, che hanno mirabilmente immortalato la visione della “nostra” pasta nei loro rispettivi paesi.Le protagoniste della mostra sono: Isabel

la Barbato( madrina del gruppo), Mari Art, Valentina Giovedi, Giuliana Somma, Virginia Todisco, Mariagiovanna Vitale e Marida Giordano. Le artiste tutte hanno risposto con entusiasmo alle numerose curiosità che la mostra ci suscitava, e Mari Art ci ha presentato per bene il motivo dell’ evento parlandoci della sua opera dal titolo ‘ Arte Tipo “00” ‘:“Ci siamo unite come gruppo artistico e poi ampliate conoscendo nuove persone: fashion designers, scenografe etc… Questa volta abbiamo deciso di partecipare a alla festa della pasta con grande entusiasmo. La mostra prende il nome di Arte tipo “00” proprio perché fa riferimento alla farina di semola, quindi agli ingredienti sani e genuini della pasta. La mostra è stata tappezzata con dipinti e varie decorazioni . Ma la vera novità della mostra è la partecipazione dell’ arte fotografica, perché siamo convinte che dipingere e fotografare abbiano la stessa valenza. “Alla nostra domanda se partecipare ad una festa popolare sia stato più un orgoglio cittadino che artistico, l’artista risponde senza esitare che esporre le proprie opere, in tale occasione, è motivo di orgoglio non solo come artista ma anche e soprattutto come cittadina gragnanese.

Arte e Pasta a Gragnano

A mostrarcelo è il gruppo artistico “l’arte è femmena”.Di Marica Luminoso

Caratteristica di notevole importanza è stata

l’esposizione di cinque scatti di fotogra�

provenienti da Nigeria, India, Inghilterra, Stati

Uniti e Australia.

Ci siamo unite come gruppo artistico e poi ampliate conoscendi

nuove persone: fashion designers, scenografe etc..

Questa volta abbiamo deciso di partecipare alla

festa della pasta con grande entusiasmo.

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E’ stata poi Marida Giordano, la grafica dell’evento, ad a�ermare: “ L’evento ovviamente si vive in prima persona, ed è stata una bellissima esperienza , anche perché organizzato innanzitutto con le nostre forze e i nostri mezzi, e in poco tempo!”.Preminente è stata l’originalità dell’esposizione del vestito con il corpetto interamente in pasta, partorito dalla creatività e dalla professionalità della stilista Giuliana Somma e dall’aiuto di altre artiste come Virginia Todisco. A fornirci una descrizione eusariente circa l’abito è stata proprio Giuliana: “Il vestito riprende i colori della festa , il bianco , il nero e il dorato . La forma e il colore dell’acqua, poi, danno l’e�etto di una pentola in ebollizione, rifacendosi così a quello che per noi è un gesto quotidiano. Il corpetto è stato creato così da far sembrare, in lontananza, che non sia per nulla diverso da un abito in tessuto “.In conclusione Isabella Barbato ha risposto alle nostre ultime curiosità: “Tutto è stato organizzato nel giro di due settimane; questo evento è un incontro tra due realtà, l’arte figurativa e fotografica con l’arte bianca. Abbiamo fatto anche altre mostre tematiche

perché a noi in qualche modo piace esibire opere che seguano un tema in particolare. Questa volta abbiamo invitato a partecipare anche uomini, perché è bene dire che non vogliamo passare per femministe!” . La nostra ultima domanda riguardava il perchè della loro richiesta di coinvolgere fotografi stranieri:“Noi siamo un paese che esporta la pasta, e la pasta è uno degli elementi più di�usi nel mondo, così ho contattato dei fotografi - non professionisti ma amatoriali - dai cinque continenti, chiedendo loro di renderci partecipi di quale fosse la visione della pasta al di fuori dell’Italia, e dalle loro risposte abbiamo inequivocabilmente appreso che non c’è una netta di�erenza tra noi e loro”. Infine abbiamo chiesto ad Isabella se la rivedremo, insieme con le sue colleghe, impegnata in altri progetti sullo scenario gragnanese, ed ella ha tenuto a precisare che il loro gruppo artistico non è un associazione ma rimane una formazione indipendente in continuo mutamenento per il solo gusto “dell’arte per l’arte”. Non ci resta che augurar loro buona fortuna, in attesa di poter ammirare le loro prossime creazioni artistiche.

“ Il loro gruppo artisticonon è un associazione marimane una formazioneindipendente in continuomutamento per il loro gusto“dell’arte per l’arte”.

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Giovani Democratici Gragnano

Via Roma, 109Tel.: 338 75 68 674

Indirizzo:

sito: www.gdgragnano.it

mail: [email protected]

Oreste Lizzadri (Gragnano 1896 - Roma 1976)

Personaggio del mese

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Il padre, capostazione e sindacalista, muore quando lui aveva quindici anni, quindi toccò proprio al giovane Oreste provvedere alla sopravvivenza della famiglia. Il ragazzo lasciò gli studi e, come tanti giovani della sua età, trovò lavoro presso il pasti�cio Garofalo. In quest’ambiente gli ideali socialisti ereditati dal padre maturarono in una coscienza sindacale che lo portarono a battersi per una migliore condizione di lavoro per gli operai pastai. Lavorare nel complesso di Alfonso Garofalo non era facile, lo stesso Lizzadri, nel suo libro “Le Boje!”, racconta: “Quali furono le condizioni di quel mio primo lavoro? Nessuna condizione. Orario, paga e riposo, dipendeva tutto dall’arbitrio del padrone: così si lavorava dall’alba al tramonto avanzato per una paga di poche lire al giorno”.Ma la goccia che fece traboccare il vasofu il licenziamento ingiusti�cato di un sindacali-sta nel dicembre del 1913: a capo di uno sciope-rò che durò duemesi, Oreste riuscì a far rientrare il sindacalista in fabbrica, ma Garofalo non tardò a vendicarsi dell’a�ronto licenziandolo in tronco.Tra gli operai non vi fu nessun altro pronto a mettersi in gioco per lui, e ben presto Lizzadri si vide costretto a lasciare una Gragnano ormai incompatibile con la sua nuova vita da sindaca-lista.Fu strenuo oppositore del regime nazifascista, partecipando alla Resistenza e ricoprendo

importanti ruoli nel Comitato di Liberazione Nazionale. Nel 1942 è nominato vice segretario del partito socialista e, nell’agosto del 1943, proprio nella sua abitazione, viene fondato il partito politico PSIUP. Contribuì a costituire formalmente laCGIL e fu deputato all’Assemblea, dove nacque la Costituzione Italiana, e più volte alla Camera. In tarda età tornava di rado nella sua Gragnano, ma ormai nessuno lo riconosceva.Come se, paradossalmente, proprio la città che aveva dato alla luce un personaggio così rilevan-te se ne fosse dimenticata.Svariate città, in seguito, gli hanno dedicato una strada (mentre a Gragnano si approvava l’intitolazione di piazza Marconi).In compenso gli è stata intestata la sezione locale del Partito Socialista e un’omonima fondazione Onlus, e poi, �nalmente, il primo maggio 2010, durante la consueta s�lata organizzata dalla Cgil, è stata scoperta alla presenza del sindaco Annarita Patriarca una lapide in onore di Lizzadri che lo ricorda in via Nuova S. Leone.E’ stata un’occasione che ha visto la partecipa-zione del “Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari”, numerosi membri e dirigenti delle CGIL, l’associazione “Oreste Lizzadri” a lui dedicata e i Giovani Democratici di Gragnano, riuniti insieme per saldare un vecchio debito di riconoscenza con questo loro concittadino.

Da sinistra: Oreste Lozzadri, Pietro Nenni, Sandro Pertini (tratta da: “Quaderno Culturale 1”)

Di Mariano Lavano