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Anno 115 DOMENICA 29 LUGLIO 2012 e Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/568604 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia 30 V ita La G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10 dal 1897 e parole dette da Gesù ai suoi disce- poli in un momento particolarmente teso della loro attività le possiamo considerare rivolte anche a noi, che dalle tensioni siamo avvolti e attra- versati da tutte le parti. E’ l’accelera- zione che la modernità ha impresso ai ritmi della nostra vita, di cui si sente sempre di più il peso. E’ normale che almeno le persone più anziane pro- vino una certa nostalgia per il passato, quando tutto procedeva con maggiore calma e i momenti di distensione erano sempre a portata di mano. Un sentimento inutile, perché purtroppo l’orologio del tempo non torna indietro, costringendoci così alla spasmodica ricerca di qualche momento di riposo per riprendere fiato e non essere del tutto sopraf- fatti dai “benefici” dell’età della tecnica. Il rischio è che in questo vorticoso procedere noi perdiamo la possibilità di dare spazio alle cose più serie e più importanti della nostra esistenza, come i rapporti con gli amici, gli incontri affettivi, i contatti con la natura sempre più distante dalle nostre attenzioni, le riflessioni sulla nostra condizione di uomini e di viandanti in cerca dell’assoluto. Il rischio, cioè, che si perdano le qualità essenziali della nostra umanità, come gli studiosi più sensibili ci stanno ripetendo da tempo, e diventiamo quasi dei robot meccanici che non sanno fare altro che ripetere all’infinito gli stessi gesti e gli stessi movimenti. Una situazione che ha tutte le caratteristiche di una vera e propria morte spirituale. E’ così che il bisogno di staccare la spina e di trovare delle pause di riposo e di concentrazione si fa sentire oggi più fortemente di sempre. Purtrop- po la nostra civiltà non è riuscita ancora ad assicu- rare questi necessari momenti di sosta e di ricarica per tutti. Una delle tante lacune che abbiamo il dovere di denunciare e di fare tutto il possibile per eliminare. Le enormi e ingiustificate disuguaglian- ze di cui è piena la nostra civiltà si fanno sentire anche in settori come questi, che toccano da vicino le parti più sensibili della natura dell’uomo. Una società ingiusta ed egoistica, che ci trasciniamo dietro da troppo tempo. Se vogliamo, però, momenti di relax sono an- cora possibili a tutti. Dobbiamo approfittarne, dobbiamo ricercarli in tutte le maniere. Ne va della nostra riuscita, della nostra capacità di intessere rapporti umani, di metterci in un contatto vivifi- cante con la natura, di riflettere seriamente sulla nostra condizione umana, di misurare a pieno il senso dell’esistenza personale e della storia in cui siamo immersi. Un tempo di riposo per il corpo e di cura dello spirito. L’uno deve andare di pari passo con l’altra. L’uomo è uno solo, uno spirito che ripo- sa e si distende nel corpo. I sociologi ci ripetono che i rapporti umani vengono sempre meno e che ormai abbiamo per- duto addirittura perfino gli spazi una volta adibiti all’incontro. Era questa, per esempio, la funzione delle piazze, divenute attualmente semplici luoghi di passaggio, da attraversare nel più breve tempo possibile, quasi di corsa. La nostra società, dicono, L La Vita è on line clicca su www.settimanalelavita.it è ormai composta di “nonluoghi”, cioè di spazi in cui al limite ci si scontra ma non ci si incontra. Il simbolo di questa situazione, ormai quasi genera- lizzata, è il centro commerciale, che specialmente in certe ore della giornata diventa una specie di corrida in cui tutti gli avventori presi dal demone della fretta non trovano nemmeno il tempo di darsi il buongiorno o la buonasera. Una delle tante aber- razioni del nostro tempo. L’uomo è messo tra pa- rentesi, non è più al centro delle nostre attenzioni. E poi il contatto con la natura, con le sue bel- lezze, con i suoi inviti, con le sue suggestioni. Un richiamo diretto di Dio, il Creatore che ha sparso dovunque la luce della sua intelligenza e della sua bontà. Il cristiano legge in essa la presenza dina- mica della Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Ognuno di questi, nell’opera creativa, ha lasciato l’orma del suo passaggio e della sua specializza- zione intratrinitaria: il Padre la forza, che si rivela nella grande unità dell’insieme e delle singole parti; il Figlio (il Logos) l’ordine e la misura, che l’uomo con la sua intelligenza continua a scoprire fino ai nostri giorni e chissà per quanto tempo ancora; lo Spirito Santo la bontà e la bellezza capaci di susci- tare ammirazione ed entusiasmo. Una ammirazione che dovrebbe tramutarsi in preghiera di ringrazia- mento. Quando siamo in contatto coi meravigliosi tramonti sul mare, con gli spettacoli imponenti delle nostre montagne, con i riposanti panorami delle nostre pianure, dovremmo ricordarci di tutto questo. E la distesa dei cieli con tante luci accese a ricordarci che non siamo fatti per la terra, ma aneliamo con tutte le nostre forze al cielo. Miliardi di galassie, ognuna delle quali composta da mi- liardi di stelle (e il nostro contatto è limitato a una minima parte di esse), per richiamare il senso della nostra piccolezza e insieme della nostra grandez- za, come avvertiva il grande Pascal. L’uomo, ogni uomo, pur piccolo e insignificante che sia, vale più dell’intero creato; l’universo lo può schiacciare, ma egli comunque lo domina e lo sovrasta col suo pen- siero e la sua spiritualità. “I cieli cantano la gloria di Dio e il firmamento annunzia le grandezze delle sue opere”. L’opera più grande è l’uomo, la sua im- magine nel tempo. Ancora: qualche lettura costruttiva, qualche visita a un santuario o a un monastero, qualche momento di riflessione e di meditazione. Il cristia- no organizza il suo riposo con intelligenza e spirito di fede. I risultati si potranno constatare quando l’incipiente autunno ci ricorderà che ricomincia il tempo del lavoro. Giordano Frosini Con questo numero il nostro settimanale va in vacanza Uscirà di nuovo domenica 9 settembre Ai nostri lettori l’augurio di Buone Vacanze Speciale Speciale state 2012 E E All ’interno Venite in disparte e riposatevi un po’

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Anno 115

DOMENICA29 LUGLIO 2012

e 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/308372 Fax 0573/568604e_mail: [email protected]. annuo e 45,00(Sostenitore e 65,00)c/cp n. 11044518 Pistoia

30VitaLaG I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10

dal 1897

e parole dette da Gesù ai suoi disce-poli in un momento particolarmente teso della loro attività le possiamo considerare rivolte anche a noi, che dalle tensioni siamo avvolti e attra-versati da tutte le parti. E’ l’accelera-

zione che la modernità ha impresso ai ritmi della nostra vita, di cui si sente sempre di più il peso. E’ normale che almeno le persone più anziane pro-vino una certa nostalgia per il passato, quando tutto procedeva con maggiore calma e i momenti di distensione erano sempre a portata di mano. Un sentimento inutile, perché purtroppo l’orologio del tempo non torna indietro, costringendoci così alla spasmodica ricerca di qualche momento di riposo per riprendere fiato e non essere del tutto sopraf-fatti dai “benefici” dell’età della tecnica. Il rischio è che in questo vorticoso procedere noi perdiamo la possibilità di dare spazio alle cose più serie e più importanti della nostra esistenza, come i rapporti con gli amici, gli incontri affettivi, i contatti con la natura sempre più distante dalle nostre attenzioni, le riflessioni sulla nostra condizione di uomini e di viandanti in cerca dell’assoluto. Il rischio, cioè, che si perdano le qualità essenziali della nostra umanità, come gli studiosi più sensibili ci stanno ripetendo da tempo, e diventiamo quasi dei robot meccanici che non sanno fare altro che ripetere all’infinito gli stessi gesti e gli stessi movimenti. Una situazione che ha tutte le caratteristiche di una vera e propria morte spirituale.

E’ così che il bisogno di staccare la spina e di trovare delle pause di riposo e di concentrazione si fa sentire oggi più fortemente di sempre. Purtrop-po la nostra civiltà non è riuscita ancora ad assicu-rare questi necessari momenti di sosta e di ricarica per tutti. Una delle tante lacune che abbiamo il dovere di denunciare e di fare tutto il possibile per eliminare. Le enormi e ingiustificate disuguaglian-ze di cui è piena la nostra civiltà si fanno sentire anche in settori come questi, che toccano da vicino le parti più sensibili della natura dell’uomo. Una società ingiusta ed egoistica, che ci trasciniamo dietro da troppo tempo.

Se vogliamo, però, momenti di relax sono an-cora possibili a tutti. Dobbiamo approfittarne, dobbiamo ricercarli in tutte le maniere. Ne va della nostra riuscita, della nostra capacità di intessere rapporti umani, di metterci in un contatto vivifi-cante con la natura, di riflettere seriamente sulla nostra condizione umana, di misurare a pieno il senso dell’esistenza personale e della storia in cui siamo immersi. Un tempo di riposo per il corpo e di cura dello spirito. L’uno deve andare di pari passo con l’altra. L’uomo è uno solo, uno spirito che ripo-sa e si distende nel corpo.

I sociologi ci ripetono che i rapporti umani vengono sempre meno e che ormai abbiamo per-duto addirittura perfino gli spazi una volta adibiti all’incontro. Era questa, per esempio, la funzione delle piazze, divenute attualmente semplici luoghi di passaggio, da attraversare nel più breve tempo possibile, quasi di corsa. La nostra società, dicono,

L

La Vita è on lineclicca su www.settimanalelavita.it

è ormai composta di “nonluoghi”, cioè di spazi in cui al limite ci si scontra ma non ci si incontra. Il simbolo di questa situazione, ormai quasi genera-lizzata, è il centro commerciale, che specialmente in certe ore della giornata diventa una specie di corrida in cui tutti gli avventori presi dal demone della fretta non trovano nemmeno il tempo di darsi il buongiorno o la buonasera. Una delle tante aber-razioni del nostro tempo. L’uomo è messo tra pa-rentesi, non è più al centro delle nostre attenzioni.

E poi il contatto con la natura, con le sue bel-lezze, con i suoi inviti, con le sue suggestioni. Un richiamo diretto di Dio, il Creatore che ha sparso dovunque la luce della sua intelligenza e della sua bontà. Il cristiano legge in essa la presenza dina-mica della Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Ognuno di questi, nell’opera creativa, ha lasciato l’orma del suo passaggio e della sua specializza-zione intratrinitaria: il Padre la forza, che si rivela nella grande unità dell’insieme e delle singole parti; il Figlio (il Logos) l’ordine e la misura, che l’uomo con la sua intelligenza continua a scoprire fino ai nostri giorni e chissà per quanto tempo ancora; lo Spirito Santo la bontà e la bellezza capaci di susci-tare ammirazione ed entusiasmo. Una ammirazione che dovrebbe tramutarsi in preghiera di ringrazia-mento. Quando siamo in contatto coi meravigliosi

tramonti sul mare, con gli spettacoli imponenti delle nostre montagne, con i riposanti panorami delle nostre pianure, dovremmo ricordarci di tutto questo. E la distesa dei cieli con tante luci accese a ricordarci che non siamo fatti per la terra, ma aneliamo con tutte le nostre forze al cielo. Miliardi di galassie, ognuna delle quali composta da mi-liardi di stelle (e il nostro contatto è limitato a una minima parte di esse), per richiamare il senso della nostra piccolezza e insieme della nostra grandez-za, come avvertiva il grande Pascal. L’uomo, ogni uomo, pur piccolo e insignificante che sia, vale più dell’intero creato; l’universo lo può schiacciare, ma egli comunque lo domina e lo sovrasta col suo pen-siero e la sua spiritualità. “I cieli cantano la gloria di Dio e il firmamento annunzia le grandezze delle sue opere”. L’opera più grande è l’uomo, la sua im-magine nel tempo.

Ancora: qualche lettura costruttiva, qualche visita a un santuario o a un monastero, qualche momento di riflessione e di meditazione. Il cristia-no organizza il suo riposo con intelligenza e spirito di fede. I risultati si potranno constatare quando l’incipiente autunno ci ricorderà che ricomincia il tempo del lavoro.

Giordano Frosini

Con questo numeroil nostro settimanale

va in vacanzaUscirà di nuovo

domenica9 settembre

Ai nostri lettori l’augurio di

Buone Vacanze

SpecialeSpecialestate 2012EE

All ’interno

Venite in dispartee riposatevi un po’

2 n. 30 29 Luglio 2012 LaVitaprimo piano

Partito politico e primarieLa crisi deL partito poLitico

Se facciamo lo sforzo di sof-fermarci sul clima culturale che ha favorito la crisi del partito politico in quanto tale, ci scontriamo con le onde lunghe della svolta thatcheriana e reaganiana: la cosiddetta dere-gulation neoliberista. Approdata in ritardo in Italia, ma approdata. Non dobbiamo allora essere reticenti. Giriamola come vogliamo, ma tale svolta, riconsacrando il decisionismo monocratico sotto specie di gover-nabilità in tempo reale e puntando tutte le sue carte sui bilanci statali e sui tagli della spesa pubblica, nel suo rovescio ha messo in crisi il ruolo dello Stato democratico regolatore ed erogatore di servizi (utili), della democrazia rappresentativa, del par-tito politico e dei parlamenti nazio-nali - evitando di conferire a quello europeo maggiori responsabilità. Iniziando a erodere anche il senso etico del welfare, di cui milioni di giovani e famiglie pagano, in assenza di alternative, le conseguenze. Senza nessuna concessione allo statalismo, all’assistenzialismo e all’assembleari-smo, il paradosso di oggi è che lo Sta-to interviene ancora ed è presente. Ma solo per salvare le banche!

La parola d’ordine importata dopo anni in Italia è stata, tuttavia, un’altra. E ha riguardato il grottesco circo Barnum del berlusconismo. Quello, spuntato dopo «Mani Puli-te», che ha promesso la rivoluzione liberale, presto trasformata nella rivoluzione della morale e del bon ton pubblici e privati. Avendo come proprio direttore Berlusconi, questo circo non ha guardato alla crescita e alla libertà del mercato, alle riforme necessarie, alla (promessa in Tv) ridu-zione delle tasse, per rilanciare la do-manda. Ma, con il chiodo fisso dell’at-tacco alla Magistratura, ha propagato l’etica Fininvest: «Arricchitevi» e «godetevela»; «... non pagate le tasse» e «curate solo il vostro orticello». È da qui che iniziano, in un crescendo, gli attacchi alla rappresentanza, ormai inutile, e al Parlamento, superfluo: quel «ghe pensi mi», che ha fatto temere una versione soft e mediatica di altri infausti periodi storici del nostro paese. Un trappolone popu-listico pagato caro, perché l’obiettivo principale degli attacchi era proprio il partito politico nascosto dietro la «filosofia» del «ragazzino lasciami lavorare» e della felicità individuale, che avrebbe fatto rabbrividire gli stessi Thatcher e Reagan. Così come sono andate le cose, dobbiamo rin-graziare il corpo sano democratico del nostro paese, perché poteva flnire peggio. Ma tale «antropologia» ha fatto dei danni. Non solo facendo presa su una certa opinione pubbli-ca, ma eccitando anche una serie di intellettuali e opinionisti nostrani, capaci formatori di opinioni in attesa di riscatto. Dopo anni di sopporta-zione catto-comunista, di pessimismo storico, di classi e movimenti operai, di interventi pubblici, i loro editoriali si sono concentrati sulle virtù della «società aperta», del «laissez faire», delle mani libere; sull’arretramento dello Stato, sul passo indietro della politica, non più primato dell’agire politico o forma di carità cristiana

ma ancella dell’economia e di inte-ressi privati. Il keynesismo? Tutto da buttare: neanche il bartaliano «tutto da rifare», ma Keynes era proprio da dimenticare! Fra le pieghe, questo elogio dell’«io» e dell’individuo so-litario conteneva la messa al bando del «noi», dei rapporti interpersonali, del partito politico, su cui è stato scritto anche qualche saggio. Anziché chiarire di volta in volta quello che si voleva denunciare, questi sermoni neoliberisti, tesi nelle migliori in-tenzioni alla condivisibile critica del vecchio Stato centrale e assistenziale, della spesa facile e del partito piglia tutto, hanno invece sortito l’effetto opposto. Creando nel tessuto so-ciale convincimenti incredibili. Senza speciflcare e incapaci di prevedere il secondo «Ventinove» dietro l’angolo, i chierici del neoliberismo italico, allievi di ben note scuole di pensie-ro, hanno ri-posizionato sull’altare della storia il mantra della «mano invisibile», degli «spiriti animali», del «disordine creativo» e del «laissez faire», che, di fronte ai poteri forti veramente invisibili e sconosciuti del-la finanza globale e alla loro ferocia predatoria, esprimevano invece una teoria capitalistica provinciale e pa-leoindustriale, incapace di fare i conti con il digitale e con la globalizzazione dei mercati e della finanza. La ventata di individualismo, addolcito dall’ag-gettivo metodologico, ha poi fatto il

resto: è l’uomo con le proprie azioni solitarie al centro dell’universo, ma non le istituzioni.

L’auto-nomia (il farsi la legge da soli?), 1’auto-determinazione (il determinarsi da soli?), l’auto-refe-renzialità (guardare solo al proprio ombelico?) e l’esaltazione dei diritti civili a danno di quelli sociali e umani hanno messo, infine, la ciliegina sul nostro recente passato.

partiti «usa egetta» e rischi di presidenziaLismo

È proprio in questo scenario che il partito politico - autentica società civile, a mio modesto avviso - inizia a squagliarsi e a delegittimarsi. Ar-retra dalla sfera pubblica. Arretra dai territori. Arretra dall’identità. Si fa, insomma, anche lui «liquido». Al suo posto subentra il nuovismo senza passato. Anzi, con il passato da rottamare assieme a una generazione di veterani che lo hanno costruito. Subentrano i partiti nuovi senza radici. E, nel mercato della politica, arriva il partito «marchio-prodotto», da rinnovare ogni tanto assieme agli inni di supporto, e il sondaggio irre-sponsabile come bussola della poli-tica. E arrivano le primarie di partito problem solving. Così che, di fronte al reale rischio dei pacchetti di tessere comprati, degli apparati onnipotenti e delle oligarchie perenni, le sezioni

Assistiamo a una svolta epocale, in cui, oltre i partiti, è in crisi il ruolo stessodello Stato democratico, regolatore

e garante di una larga partecipazione alla «cosa pubblica», all’interno di istituzioni

e organi a essa preposti.Lo Stato c’è, ma la sua funzione appare

sempre più limitata a tutelareinteressi economici e di parte

di Nino Labate

dei partiti si trasformano in comitati elettorali una tantum, «usa e getta». Non emerge, invece, l’esigenza del ri-lancio e dell’aggiustamento del parti-to politico, assieme a una sua riforma adatta all’epoca digitale che viviamo. Ed è dunque in questo clima - ora aggravato dalla crisi economica - che i legami sociali e la ricerca del bene comune, la formazione permanente alla politica, il confronto nell’incontro, la socialità, la competenza, la morale pubblica, la responsabilità personale, vengono giudicati residui religiosi di un solidarismo cristiano fuori tempo, o epigoni di un marxismo londinese da rimuovere in fretta, senza sapere che rappresentano invece le colonne portanti laiche del vero liberalismo. Meglio camminare da soli che cam-minare insieme delegando a qualche capo.

Ma questi sono tempi che ci chiamano a essere attenti alla nostra Costituzione. Emergono, infatti, fra le righe, tentazioni presidenzialiste. È pur vero che la Costituzione non è un mostro sacro inamovibile ma, dossettianamente, essa non va stravolta, va solo aggiornata e resa adeguata ai tempi che viviamo senza trasformare il presidente della Re-pubblica in notaio.

iLLusioni e cocenti disiLLusioni

Stando così le cose, riportare alla coscienza democratica la mi-sura esatta di alcune questioni, che inconsapevolmente abbiamo tutti contribuito a creare, è il compito che ci attende.

Mi riferisco soprattutto alla svol-ta antipartitica che, come ho accen-nato, da Tangentopoli e da Forza Italia in poi abbiamo chi più o chi meno contribuito a creare, con l’elogio smisurato della società civile a danno di quella politica (la prima bene asso-luto, la seconda male da sconfiggere), con l’elogio dell’associazionismo non partitico che, nelle intenzioni di Tocqueville, svolgeva un preciso compito sussidiario, con l’esaltazione del leader. Possibilmente dotato di carisma. Abbiamo così aperto la stra-da ai partiti cesaristi sotto padrone, ai movimenti separatisti – sudisti e nordisti -, agli ancora attuali partiti personalizzati che in Italia, grazie a Dio, si sono vestiti di arlecchinate escortiste, speriamo esaurite per sempre. Il giusto rigetto, senza «se» e senza «ma», del malaffare e della corruzione, dei legami illegali di alcuni esponenti di partito; le sacrosante denunce dei privilegi delle caste e della spesa facile e clientelare; le cricche e le lobby, le macchine blu, i parlamentari inquisiti, messi rutti in un unico calderone assieme al partito politico, hanno poi portato alla distruzione della rappresentanza e alla crisi della democrazia rappre-sentativa. Risultato? Da una parte, ci siamo illusi di essere nell’Atene di Pericle – povera Atene! - e abbiamo preteso la democrazia diretta, senza mai distinguere di volta in volta il bambino dall’acqua sporca, il dito dalla luna. Dall’altra, ci siamo illusi che il partito sia un soprammobile superfluo della democrazia politica da lasciare fra i ferri vecchi dell’età moderna.

Parallelamente a queste illusioni cresceva l’impolitica e l’antipolitica sotto il segno del qualunquistico «rutti ladri e incapaci», «i partiti sono rutti da buttare», di cui Beppe Grillo con la sua pericolosa creatività è stato l’artefice impareggiabile, che ha portato a quel 10% di italiani mag-giorenni che ancora si interessano di politica e di partiti politici.

Ora ne paghiamo le conseguenze con il disinteresse, con la grave crisi istituzionale e con il tappabuchi-sur-rogato della responsabile selezione della classe dirigente, delle primarie che, più che essere uno strumento del partito, come dovrebbero es-sere, vengono valutate come uno strumento contro il partito. Queste primarie, notoriamente utili proprio quando il partito politico è assente come negli Usa, le abbiamo, a mio avviso, enfatizzate oltre ogni misura. Il rischio che questa enfasi ha nascosto è stato la delegittimazione completa del partito e della sua classe dirigen-te. Il che ci può trascinare, secondo me, dritti dritti alla post-democrazia: quella dei poteri forti finanziari, quella del partito occasionale a tempo, frutto di ricerca di marke-ting, quella sulla tutela di interessi, quella, insomma, post-partitica. In alternativa, quella dell’autoritarismo dolce personalizzato dai media o del partito padronale dei plutocrati che, come dicevo, in Italia abbiamo avuto occasione di conoscere.

come usciredaLLa crisi?

La situazione attuale la sempli-ficherei, allora, in questo modo: è una situazione postpartitica e post-democratica.

Ma, consapevole che, senza par-tito, una società complessa e glo-balizzata come la nostra non va da nessuna parte, si potrà correggere la rotta autodistruttiva se: - riforma elettorale permettendo, saremo in grado di riformare il par-tito politico riportandolo alle sue funzioni di democrazia interna e di partecipazione previste nell’art. 49 della nostra Carta;- le tante altre associazioni di società civile entrassero da «esterne» o con qualche loro iscritto nei partiti;- saremo tanto bravi da rivalutare senza nostalgie e con equilibrio il ruolo dello Stato, della politica e del partito politico;- togliamo il dubbio che rispettare la Costituzione, le regole e lo Stato di diritto non significa togliere le libertà;- infine, ci renderemo conto che, senza classe dirigente professionale, capace, tecnica, onesta, a cui delegare la nostra pericolante democrazia, rischiamo svolte autoritarie.

Con queste avvertenze non sarà impossibile riscoprire la partecipa-zione, collocando le primarie al loro posto di complemento, salvando la democrazia politica liberale rappre-sentativa, togliendo le illusioni che, ai nostri giorni, si possa andare avanti «primarieggiando».

Il mio potrebbe sembrare l’elogio del primato del partito politico.

Ma non lo è! Il partito è parte di un tutto. Ma senza di esso la demo-crazia arretra.

329 Luglio 2012 n. 30VitaLa cultura

Luglio a PistoiaMi piace questo Luglio a Pistoia,riscoprire la città quasi desertacamminando per le viepiù nascoste e sconosciute,con l’occhio quasi da turista.Mi piace questa PISTOIA in vacanzalo dicono i piccioni indisturbati,lo dice la gente tutt’intorno vestita di gelato,sotto il Palazzo del Comunecon gli occhi in volo al Campanile.Lo dicono le persiane chiuse delle casecolori, suoni e tanti giochi al Luna Parke fuochi d’artificio ad incantar la luna;c’è quasi il desiderio di ritornar bambinie tuffarsi nello zucchero filato.Dolce fantasia di luci, musica d’organoe il rosso mantello di San Iacoponella grande Piazza del Duomoin attesa della “Giostra dell’Orso”seduti sui gradini dell’antico Battisteroo in visita alla bella Cattedrale.Mi piace questa città d’estatebancarelle, oggetti dal sapore anticoe Piazza della Sala ricca e fioritaprofumo di pane caldo e bombolonie il “chiccaio “gioia dei bambini.Mezzelune tricolori di fresca anguriae spumeggiante birra sui banchi per le strade.

Risuonan le musichee la magia del festival del Bluesin questa Pistoiafra percorsi notturnie cinema sotto le stelleper farci un po’ sognare.

Lalla Calderoni

IL NUOVO LIBRO DI GIORGIO DUCCESCHI

Oggi e tanti anni fa...di Leonardo Soldati

Poeti Contemporanei

errà presentato merco-ledì 8 agosto 2012, alle ore 16:30 presso il bar pizzeria ristorante “Il

Rustichello” di Prunetta (Piteglio), il nuovo libro di Giorgio Ducceschi, giornalista de La Nazione di Pistoia e del nostro settimanale. L’opera, dal titolo indicativo “Oggi e tanti anni fa”, è stata promossa dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società Con-temporanea di Pistoia. Nell’occasione della presentazione, infatti, saranno presenti per l’ISRPt il presidente dott. Roberto Barontini, il prof. Fa-bio Giannelli e la dott.ssa Michela Innocenti, oltre a varie autorità civili e religiose. Al termine dell’iniziativa, seguirà un piccolo momento convi-viale. Nel volume, Ducceschi affronta momenti e fatti del paese di Prunetta e della Montagna Pisoiese in generale di oggi e di ieri, precisamente (per quanto riguarda il passato) il periodo che va dal 1930 al 1945, riguardanti gli abitanti definiti da Giorgio «i viaggiatori della grande astronave Terra» che «ebbero il loro passaggio sul nostro pianeta tra i più tormentati e dolorosi dell’intera storia dell’umanità. Guerre, ditta-ture, privazioni di ogni genere, fame, ovunque dispera-zione». Ma vengono affrontati anche i momenti successivi del cosiddetto “miracolo economico” italiano. Come affer-ma Ducceschi nella premessa del libro, «cronache ora lieti ora tristi affinché alcuni avvenimenti non vengano dimenticati, magari tramandati ai posteri. In modo par-ticolare per ricordare ai giovani che nonostante priva-zioni e dolori, noi non perdemmo mai la speranza di un domani migliore».

V

La pazIENza DEL NULLa

Frammento d’infinitoiden-tità è per me la

scoperta di stare al mondo fra gli altri come un essere necessario. Se io non esistes-si, all’umanità mancherebbe qualcosa nel suo cammino verso la meta del suo esse-re vera. Tematizzo qui una condizione personale molto confusa che si chiarisce poco a poco attraverso crisi, abbandoni, riprese, facendo della nostra vita qualcosa di simile alla storia dentro la quale si svolge la nostra esistenza” (brano tratto da un articolo di Arturo Paoli, anno 2007).

Citazione derivata da Sil-via Pettiti, giornalista pubbli-cista, nella presentazione dal titolo efficace “Arturo Paoli, una vita da raccontare”, di fronte a pagine - “La pazien-za del nulla” - che videro la luce nel 1948 per narrare quell’esperienza nel deserto che segnò il noviziato di Paoli, tra i Piccoli Fratelli di de Foucauld, lui già prete ma “profeta scomodo” in quella stagione memorabile. La sto-ria di questo uomo di Dio è costruita di tanti momenti non facili, che lo videro per-

“L’ Fratel Arturo Paoli raccontaun momento della sua vita

lunga quasi 100 annidi Angelo Rescaglio

Il contesto descritto è rappresentato sempre dalla cara Montagna Pisto-iese, definito dall’autore «luogo di sogno, posto veramente amico dove hanno vissuto tutti i miei cari, zona amabile ed ancora vivibile a 360° gra-di…». Si ricorda che il paese di Pru-netta, un tempo, apparteneva in parte al Comune di Pistoia (dove nacque Ducceschi) ed in parte al Comune di Piteglio, suddiviso dal locale Appalto vale a dire il vecchio spaccio di “Sali e Tabacchi”. Un’opera dedicata in particolare ai giovani, per mantenere viva la storia di questo territorio, la memoria di aneddoti e personaggi della nostra epoca. Come ha afferma-to nella presentazione del volume il prof. Carlo Rai, docente dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura “Ba-

rone de’ Franceschi” di Pistoia ed assessore comunale di Piteglio, si tratta di una «narrazione di racconti che al giorno d’oggi per vari motivi manca ai giovani concen-trati e proiettati sulla tecnologia moderna nel desiderio di comunicare che però è solo virtuale, allontana dalle relazioni umane e porta ad un isolamento personale (…) Ritengo che Giorgio, anche grazie alla sua lunga esperienza di scrittore, sia riuscito, in un’atmosfera emotiva delicatamente nostalgica, a coniugare egregia-mente il passato con il presente». Il ricavato delle ven-dite del libro, al netto delle spese editoriali sostenute, verrà devoluto in parte alla parrocchia di Prunetta ed in parte ai terremotati dell’Emilia. Appuntamento dunque per tutti al prossimo 8 agosto, per la presentazione dell’ultimo lavoro narrativo di Giorgio Ducceschi, alle ore 16:30, come detto presso il bar pizzeria ristorante “Il Rustichello” di Prunetta!

dell’anima... all’uomo serve l’opposto di un utero che circonda. Il deserto è una

controfaccia e un comple-mento del ventre materno, assolutamente aperto e vuo-

to... Il deserto è l’altra, inne-gabile ma negata, faccia della realtà umana. L’uomo cerca il senso e la presenza: vivendo veramente si confronta con l’assenza, degli altri e dei significati. Vuole il fare e gli oggetti: trova la inazione e il vuoto. L’essere non conosce il suo valore finché non fron-teggia il nulla: la possibilità di non esistere”.

“La pazienza del nulla”, nella prima pubblicazione si trovava all’interno di un vo-lume dal titolo “Facendo ve-rità”, si compone di quattro momenti – Rinascere dal de-serto, I miei maestri, L’espe-rienza del deserto e del nul-la, Cercatore di infinito – e conclude con il capitolo “La verità non si possiede”.

Proprio qui troviamo concetti rivelatori di una sensibilità che va oltre la dimensione quotidiana: “Ed è una sorpresa permanente e una gioia forte incontrare la verità a ogni passo, in tutti i tipi di ricerca dell’uomo. Sen-to una. gratitudine immensa verso il Cristo che mi ha li-berato dalla fatica di cercare una convivenza impossibile della mia fede con le realiz-zazioni umane che della fede rifiutano il suggello, il ‘lascia-passare’. Ringrazio Lui con tutta la mia gratitudine per avermi liberato dall’essere un vaso di terracotta costretto a viaggiare fra vasi di ferro...”.

correre in lungo e in largo l’America Latina, proprio negli anni più complessi, tra esigenze di rinnovamento ecclesiale e desideri di rima-nere legati ad una tradizione che non sapeva più parlare agli uomini in ricerca della verità (si sottolinea pure della sua vicenda, umana e religiosa, che è riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” per avere contribuito a salvare centinaia di ebrei durante la Seconda guerra mondiale, fu dirigente della Gioventù di Azione Cattolica e amico di monsignor Montini... fino a cappellano nelle navi degli emigrati italiani diretti verso l’Argentina, per approdare, poi, alla scelta del “deser-to”...).

Sempre dalla “parte degli ultimi” (quella drammatica esperienza in Argentina, ac-canto ai “desapareincidos”, quella urgenza di “amoriz-zare il mondo”...), Arturo Paoli, che ritorna in Italia

a 93 anni, “nella sua Lucca per chiudere il cerchio”, ha scritto una “vita” difficile da dimenticare, ora riscoperta in una canonica nelle colline che “circondano la bella città murata, che dal dicembre 2006 è divenuta crocevia di amici provenienti da ogni parte d’Italia, di giovani in cerca di riferimenti saldi in una ‘società liquida’, di cre-denti e non credenti in cerca del senso del vivere o, più semplicemente, di una ‘casa’ dove poggiare inquietudini e speranze”.

Luigi Zoja, nella Prefa-zione - la pubblicazione è dell’Editore Chiarelettere - sottolinea concetti altret-tanto utili, per valorizzare questo volumetto prezioso: “Il deserto ci appare a que-sto punto come tappa indi-spensabile di ogni esistenza cosciente della propria indi-vidualità. Chi è umano non nasce soltanto nel corpo. Per la seconda nascita, quella

4 n. 30 29 Luglio 2012 LaVitaattualità ecclesiale

elle nostre civiltà tec-nologiche abituate alle megalopoli il pastore suona fuori luogo e fuori

moda. L’ambiente invece di Gesù di Nazareth era pastorizio e i suoi ascoltatori avevano sotto gli occhi che cosa significasse Pastore.

Dobbiamo forare l’immagine, spogliarla del sapore idillico e giungere al nucleo centrale, qui ci attende papa Benedetto: “Dio è il Pastore dell’umanità”.

Solo se percorriamo tre movi-menti possiamo comprenderne la portata:

- “Dio vuole per noi la vita”: non una qualsiasi esistenza che si lasci vivere, ma una vita che abbia in sé un significato;

- “vuole guidarci a buoni pa-scoli”: dove troviamo nutrimento, riposo, dove le necessità primarie ineludibili, cibo e sonno, si ritro-vano acquietate e non stordite sì fortificate.

Il pascolo non è un luogo se-dentario, immobile ma un modo di percorrere il sentiero della vita senza che ci capiti una possibile disavventura in cui “ci perdiamo” e “moriamo”. Il nostro cammino non è l’esaurirsi delle forze, cade-re nell’apatia ma raggiungere “la meta”, da non confondersi con il pascolo stesso e da ritrovare nella “pienezza della vita”.

Papa Benedetto quindi è ben lungi dal pensare il Pastore come Colui che vuole tutti morti, quanto prima tanto meglio, perché così sono giunti in un fantomatico Paradiso. È la storia il luogo in cui dobbiamo maturare totalmente e coincide con quanto “desidera ogni padre e ogni madre per i propri figli”.

Desiderio non vago, rosato o romantico che si configura come la grande spinta di sollecitazione ad alcune dinamiche possibili da sperimentare: “Il bene, la felicità, la realizzazione”.

I “perduti” sono coloro che non sanno cogliere nel loro quo-tidiano il bene, come si possa assaporare la felicità, quali strade si debbano seguire per dirsi compiuti, per toccare con mano la propria “realizzazione”.

Gesù stesso lo insegna “col suo modo di predicare” – con le sue parole – e “con le sue opere”, con quanto concretamente fa: malati e peccatori sono suoi, li “cattura” con il suo magnetismo e li mette in salvo “nella misericordia del Padre”.

Tutto il nostro vivere, perso-nale e comunitario, porta il segno del maligno, non perché noi gli si appartenga oppure possa ren-dersi nostro padrone, ma perché la libertà della persona è malata, necessita di essere guarita e aiu-tata, nei buoni “pascoli” per rico-noscere l’intervento del Pastore e distinguerlo dal satana, dal nemico che divide.

“In che cosa consiste questa guarigione profonda che Dio opera mediante Gesù?”.

Il pascolo e il pastore: cosa dicono alla cultura di oggi?

di Cristiana Dobner

N

- “gli altri”: in un rapporto di servizio, di mano tesa all’aiuto, di soccorso, di attenzione e cura, per-ché l’io non è maturo quando ar-raffa e incamera ma quando dona e si spoglia, quando la mano è aperta e colma del dono;

- “con il mondo”: quando lo sguardo non è fermo al proprio minuscolo buco ma è dilatato a raggiungere il bene di tutti e do-vunque, con una fraternità che non conosce confini o colore di pelle.

Tutto questo non proviene da noi, non lo dobbiamo creare, nep-pure virtualmente, dobbiamo sco-prirlo come dono che ci attende, come opera di Dio che ci chiama alla collaborazione e siamo certi di essere sul pascolo nutriente, su quello del Buon Pastore e non su quello del maligno, quando intorno a noi seminiamo la pace, quando non ci dibattiamo in guerre intesti-ne per motivi futili o di poco conto.

In fin dei conti: non basta nu-trirsi e riposare, appagarsi, dobbia-mo imparare a distinguere il pasco-lo di Colui di cui possiamo fidarci e il pascolo di colui che dobbiamo evitare.

Pace o guerra: quando “per compiere questa opera di riconci-liazione radicale” ci perdiamo e ci scopriamo simili al Pastore buono divenuto “l’Agnello”, Colui che per noi ha accettato la morte per do-narci la vita.

CHIESa E OLIMpIaDI

La gioia di esserciA Londra la messa alla quale parteciperà la delegazione azzurra

e campane suoneranno, in tutte le chiese cristia-ne, la mattina in cui le Olimpiadi cominciano

a Londra, il 27 luglio, mentre si celebrerà una messa per gli atleti di fede cattolica, sabato 28 luglio alle ore 14.30, nella cattedrale di Westminster. Sono alcune delle iniziative religiose per le Olimpia-di. A mons. Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale di pastorale per il tempo libero, turismo e sport della Cei, abbiamo posto alcune domande.

perché questa grande attenzione della Chiesa alle Olimpiadi, quali valo-ri vede in questo evento sportivo mondiale? “La Chiesa dà importanza alle Olimpiadi perché ha guardato sempre allo sport come a un possibile luogo di valori e di te-stimonianza alta, come metafora della stessa esistenza. La Chiesa non guarda solo all’evento in-ternazionale, ma all’occasione che esso offre per tre settimane come presenza di prossimità, di amicizia, di vicinanza, portando il suo specifico, l’annuncio di Gesù Cristo, nel mondo dello sport. Saranno per questo tante le ini-ziative. La Chiesa sarà presente, inoltre, attraverso le figure dei cappellani accompagnatori. Per quanto riguarda gli atleti italiani ci sarà anche un rapporto con la parrocchia degli italiani a Londra, St. Peter’s Church, dove questa sera si celebrerà la messa per la comunità degli italiani e il nostro contingente già presente”.

È bello che la squadra azzurra inizi il cammino

L

BENEDETTO XVI

Immagini da forare

olimpico con la messa: una testimonianza di fede in un mondo sempre più secola-rizzato…“Il presidente del Coni ha accolto con molto entusiasmo la proposta della messa che è venuta dai Padri Pallottini, che reggono la parroc-chia di St. Peter. La parrocchia degli italiani è un punto di riferi-mento, di aggregazione, di socia-lizzazione e di annuncio di fede. È un luogo simbolo, dal quale il con-tingente italiano vuole cominciare la sua avventura olimpica in modo solenne, manifestando la vicinanza alla comunità italiana londinese e il suo sentirsi parte dell’esperien-za di Chiesa. Lo sport italiano è stato sempre di casa nella vita ec-clesiale. Ne sono esempi le aggre-gazioni, i patronati, gli oratori che la Chiesa ha sempre valorizzato”. I cappellani presenti alle Olimpiadi che tipo di so-stegno daranno agli atleti? “L’esperienza di un villaggio olimpico è simile a quella di un oratorio di una parrocchia, in cui il sacerdote partecipa alla vita degli atleti, seguendo l’impegno dei singoli, condividendone le ten-sioni, le ansie, le preoccupazioni, la gioia per le vittorie e la delusione per le sconfitte. Pur non essendo un tifoso accanito, il cappellano sarà coinvolto nell’esperienza appassionante di seguire le varie gare, ma, nello stesso tempo, sarà

accanto alla persona che chiede e si avvicina. La presenza del cap-pellano non passa inosservata, è apprezzata, accolta e valorizzata proprio come figura religiosa. Nel villaggio olimpico sarà, poi, realiz-zato un centro multireligioso, nel quale i cattolici saranno presenti con più celebrazioni quotidiane”.

Quali sono i valori dello sport da portare nella vita quotidiana per un mondo migliore? “Noi stiamo cercando di far emergere quella funzione educa-tiva dello sport che è nascosta il più delle volte. Questo passa at-traverso la testimonianza dei sin-goli atleti, che, attraverso il gioco, la gara, l’agonismo, la fatica a tirar fuori il meglio di sé, rappresen-tano la dinamica stessa della vita e diventano simboli per i ragazzi del nostro tempo nell’accettare la sfida della crescita, della matura-zione umana, del superamento dei nostri limiti per raggiungere la feli-cità. Lo sport, infatti, è metafora di gioia e felicità. In questo senso, ci stiamo impegnando con il Manife-sto dello sport educativo per ri-scoprire l’intenzionalità educativa all’interno della pratica sportiva, favorendo un ripensamento dello sport. Siamo consapevoli, infatti, che lo sport riflette la cultura dominante e le contraddizioni della società contemporanea. Di qui la necessità di un pensiero

più alto che faccia riemergere le potenzialità educative dello sport. A noi interessa lo sport che è per l’uomo. Lo stesso agonismo può essere un mezzo per crescere e arrivare alla realizzazione di sé. Ci piace, poi, il rapporto tra sport e festa, per riscoprire la dimensione ludica nella gara e nell’incontro con l’avversario, che non è nemico ma un altro da te che ti provoca a dare il meglio di te”.

per la prima volta la Chiesa cattolica partecipa insieme con le altre Chiese cristia-ne all’iniziativa “More than gold”: le Olimpiadi sono, oltre che un’occasione di evangelizzazione, anche un’opportunità per il dialo-go ecumenico? “Sì. L’Inghilterra è un terreno adatto per favorire l’ecumenismo. Già le Olimpiadi sono un evento propizio: le nazioni che partecipa-no superano quelle rappresentate all’Onu. Lo sport arriva, insomma, dove la politica e l’impegno degli Stati talvolta non riescono ad ar-rivare. Sono convinto che anche l’esperienza religiosa, soprattutto delle confessioni cristiane, che hanno elaborato una piattaforma comune di presenza e di azione per le Olimpiadi, possa essere una specie di lievito, di fermento all’in-terno dell’evento olimpico per favorire ancora di più il dialogo ecumenico e interreligioso”.

Egli è all’opera in noi e con noi quando tocchiamo con mano la pace. Non l’assenza della guerra che lasciamo ad altri Paesi, ad altri popoli giocando a rimuovere le no-stre responsabilità.

Pace, in questo contesto, signifi-

ca guardare a se stessi come a per-sone non divise, capaci di guardarsi dentro e fuori, sotto il segno della “riconciliazione”, in tutto quanto avviene o sopravviene, non consi-derando il proprio io al centro e quindi annettendo tutto invece di

sapersi viventi perché in relazione:- “con Dio”: creature che a Lui

guardano per giungere alla pienezza della conoscenza, della Bellezza di una vita che si considera piena e realizzata quando è abitata dal Cre-atore e dalla sua misericordia;

529 Luglio 2012 n. 30VitaLa

a compassione di Gesù per la folla affamata del suo insegnamento, il tema con cui chiudeva il vangelo della scorsa domenica, viene concretizzata

oggi nel racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci. A partire da questa domenica si inizia la lettura di un ampio squarcio del van-gelo di Giovanni: il cosiddetto discorso del pane di vita, in cui l’evangelista collega intimamente eucarestia e cristologia. Lo spunto per questa inserzione “eucaristica” è offerto dal miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nel vangelo di Giovanni il fatto della moltiplicazione dei pani, più che un miracolo, è un segno. Nel vocabolario del IV vangelo questo termine ha quasi il valore di una freccia direzionale o di un indice puntato. Il credente deve superare l’evento in quanto tale e cogliere, sotto l’involu-cro dei fatti e dei dati esteriori, la dimensione di messaggio sottesa. Il miracolo diventa allora una “catechesi” sul Cristo “pane di vita”. Il modello letterario della narrazione evangelica è anticipa-to dal brano della prima lettura tratto dal ciclo di Eliseo, contenuto nel secondo libro dei Re. L’obiezione incredula ma logica del servitore del profeta (“Come posso mettere questo davanti a cento persone?”) è riecheggiata nelle obiezioni di Filippo (“Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa ricever-ne un pezzo”) e di Andrea (“Che cos’è questo

per tanta gente?”). Ma anche nei particolari dei pani d’orzo, nel mangiare e avanzarne si intu-isce la rilettura che la teologia giovannea e la liturgia odierna compiono sull’evento dell’antico profeta d’Israele. Cristo, il vero profeta-pastore, imbandisce con pienezza la sua mensa che sa-zierà definitivamente la fame dell’uomo, cioè la sua antica e mai conclusa ricerca di Dio. Contro ogni logica umana, Gesù risponde alle necessità della folla con mezzi del tutto impari: come a dire che la risposta adeguata e sufficiente per la fame di quella gente sta in lui, in Gesù. E non perché dà loro, miracolosamente, pane e com-panatico ma perché, attraverso quel segno, egli si propone decisamente come reale presenza della salvezza di Dio. E nello stesso tempo Gesù rivela a quella folla che cosa davvero stava cercando: porta alla luce il bisogno profondo e spesso inconsapevole di salvezza. Come sempre, come ai tempi di Eliseo, la missione di annuncio e di realizzazione della salvezza ha i tratti della povertà e come sempre le due logiche vengono

a confronto, quella di Dio e quella dell’uomo. E l’uomo ha sempre pronti i suoi alibi (“Duecento denari di pane non sono sufficienti… Che cos’è questo per tanta gente?”); se però accetta di mettere a disposizione tutto quello che ha e che è, allora può realizzarsi il “tempo messianico”: tempo dell’abbondanza, della sazietà, dei pezzi di pane avanzati e raccolti perché nulla vada perduto. “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci”. Al mondo il discepolo di Gesù non fornisce pane, bensì lievito. All’uma-nità il cristiano non garantisce dei beni, ma un fermento particolare per un pane di cui già abbonda la terra. E’ la forza che mosse quel ragazzo che aveva cinque pani d’orzo e due pesciolini a farsi avanti e a consegnarli alle mani di Gesù. “Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano”. Gesù rende grazie a Dio, origine di ogni bene, ma prende i pochi pani e i pesci dalle mani di quel ragazzino, capace di fornire il lievito della

moltiplicazione, capace lui del primo miracolo: dare tutto ciò che aveva, fidarsi completamente, rischiare la propria fame. Il nostro modello oggi è un ragazzo senza nome e senza volto, che dona ciò che ha per vivere e innesca così la spirale prodigiosa della condivisione. Il problema vero del nostro mondo non è la penuria di pane, ma la mancanza di quel lievito che ci chiama a fare di tutto ciò che abbiamo dei sacramenti di comunione, è la mancanza di quel fermento di Dio capace di sollevare la vita. “Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo”. La folla è religiosa solo in apparenza: vuole un Dio a sua disposi-zione, un fornitore di pane a buon mercato, uno che plachi tutte le fatiche, i pianti, le paure che popolano il cuore. Ma Gesù ci guida dalla fame di pane alla fame di Dio: il pane che Gesù dà prefigura il suo corpo offerto per noi, principio della nostra vita. Non vuole regnare su nessuno, ma porre la sua vita nelle nostre mani. Noi sia-mo fatti per la felicità, ma in questa corsa della vita, in questa furia di vivere che ci prende tutti, non ci preoccupiamo di moltiplicare dentro di noi le sorgenti interiori della felicità. L’eucarestia, il perfetto rendimento di grazie, mentre ci spinge a condividere il pane con chi ha fame, accende la fame di cose grandi, la fame di Dio, in chi è sazio di solo pane.

Don Luca Carlesi

La Parola e le parole

XVII DomenIca Del Tempo orDInarIo2 Re 4, 42-44, Sal 145, Ef 4, 1-6, Gv 6, 1-15

attualità ecclesiale

L

l domenicano padre Yves Congar – grande teologo francese creato cardinale da Giovanni Paolo II nel

novembre del 1994, chiamato da Giovanni XXIII a prendere parte ai lavori preparatori e poi al Con-cilio, in cui ha avuto un ruolo di primo piano – parlando dei laici e della clericalizzazione sorta dopo il Concilio di Trento, ricordava che nel dizionario ecclesiastico della fine dell’Ottocento alla parola laico si leggeva: “Vedi clero”.

Basterebbe questo per capi-re quale grande rivoluzione ha rappresentato il Vaticano II nel rapporto con il laicato, considerato non più subalterno e in uno stato di minorità – “il clero comanda e il laico obbedisce” – ma chiamato, in nome di una pari dignità di tutto il popolo di Dio, a essere membro a pieno titolo della Chiesa, con una valorizzazione della sua dignità, del-la sua missione e delle sua respon-sabilità, nel mondo e nella Chiesa. I documenti conciliari, pur non proponendo una vera e propria de-finizione teologica di laico, ne han-no chiarito il ruolo propriamente ecclesiale in forza della partecipa-zione al sacerdozio comune, come si coglie nella “Lumen gentium”, sottolineandone la condizione secolare e dunque precisandone, nel decreto “Apostolicam actuosi-tatem”, i fini dell’apostolato laicale: evangelizzazione, santificazione, rinnovamento dell’ordine tempo-rale. Rosemary Goldie – è stata una delle 23 uditrici, tredici laiche e dieci religiose, una novità assoluta, chiamate da Paolo VI a partecipa-re al Concilio, a partire dal terzo periodo; la Goldie è stata per dieci anni sottosegretario al Pontificio Consiglio per i laici ed è morta nel 2010 – in un’intervista ricordava che i laici non sono una “categoria” definita con compiti particolari “ma cristiani che seguono ciascuno il proprio itinerario di vita, la propria vocazione laicale, fra le possibilità quasi infinite dell’esistenza uma-na: sposati e celibi, operai, artisti, professionisti, uomini e donne im-

Le parole del Papa su formazionee impegno dei laici

di Fabio Zavattaro

50° DEL CONCILIO

Tornino quei volti

Importante poi l’impegno for-mativo. È quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli, ha ricordato Benedetto XVI: “Li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il tirocinio missionario, perché fossero in grado di assume-re la responsabilità apostolica nella Chiesa”. Nonostante i loro limiti e le loro debolezze, Cristo non li disprezza, anzi li chiama a collabo-rare direttamente alla sua missione. Certo chiede loro di non “essere

attaccati al denaro e alle comodità”; e li avverte che “non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, po-tranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressio-nare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio”. E aggiunge, il Papa, che la Chiesa “non predica ciò che voglio-no sentirsi dire i potenti. Il criterio

è la verità e la giustizia anche se sta contro gli applausi e contro il pote-re umano”.

L’impegno formativo è sempre il primo compito, il primo servizio che i responsabili offrono nella comunità cristiana, ha ricordato il Papa, “a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, ma a tutti i sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una priorita-ria dimensione educativa; e i fedeli laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli adul-ti, come responsabili nell’Azione Cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in ambienti civili e sociali, sempre con una for-te attenzione alla formazione delle persone”.

Ricorda, infine, Paolo VI, il quale recandosi in visita a Frascati, il 1° settembre del 1963, ebbe modo di soffermarsi sulla responsabilità dei laici che “non deriva soltanto dalla necessità di allungare le braccia del sacerdote che non arriva a tutti gli ambienti e non riesce a sostenere tutte le fatiche. È data da un qual-che cosa di più profondo e di più essenziale, dal fatto cioè, che anche il laico è cristiano”.

C’è un altro aspetto, infine, che vorrei mettere in evidenza e che è tornato prepotentemente alla ri-balta in questi giorni: l’incidenza dei laici, l’irrilevanza, è stata definita, dei cristiani nella vita socio-politica. Già una ventina di anni fa Rosema-ry Goldie diceva che “se i cattolici non sembrano incidere molto sulla società, ciò forse dipende anche dal fatto che essi, nella loro imprepara-zione, non hanno saputo recepire e, meno ancora, mettere in pratica gli insegnamenti conciliari”. Le pa-role di papa Benedetto, quel riba-dire che i documenti del Vaticano II contengono una ricchezza enorme nella formazione delle nuove gene-razioni cristiane, diventano molto più di un semplice invito a rileggere i documenti del Concilio.

pegnati nella vita politica o interna-zionale. Sono questi i cristiani che portano il peso principale, ma non esclusivo, della laicità della Chiesa”.

Andando a Frascati e celebran-do sul sagrato della cattedrale della cittadina dei castelli romani, papa Benedetto si sofferma a riflettere, nell’omelia, sull’Anno della fede, che si aprirà il prossimo 11 otto-bre, sul Concilio, i cui documenti, afferma, “contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane”. Di qui l’invito a 50 anni dall’apertura del Vaticano II: “Rileggeteli, approfondi-teli e cercate di metterli in pratica nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti”.

I

Giuseppe Lazzati, forse il cattolico più esemplare del nostro tempo

6 n. 30 29 Luglio 2012 LaVita

ossella Urru è libera”. Ab-biamo sempre sperato di

poter pronunciare queste parole in questi 270 giorni che hanno te-nuto l’intera Sardegna – e con lei tutto il Paese – con il fiato sospeso. La cooperante sarda si trovava in un campo profughi del Sahrawi quando, la notte tra il 22 e il 23 ottobre scorso, è stata prelevata da un commando armato, insieme a due colleghi spagnoli. Fin dal primo momento la famiglia è rimasta in stretto contatto con l’Unità di crisi del Ministero degli esteri e con il Comitato italiano sviluppo dei popoli, l’Ong dove lavora la giovane volontaria.

Finalmente la notizia che aspet-

Grande gioia per la liberazione della cooperante rapita il

22 ottobre scorsodi Marco Piras

“Rtavamo è arrivata. Dopo le prime indiscrezioni, la parola d’ordine è stata prudenza. Qualche mese fa, infatti, si era diffusa la voce del-la liberazione e in tanti avevano gioito, purtroppo invano. Questa volta anche le agenzie di stampa e i blog hanno evitato fughe in avanti e quando in serata è arrivata la conferma ufficiale dal Ministro degli esteri tutti hanno capito che la no-tizia era vera.

In questi mesi si sono sussegui-te numerose iniziative di solidarietà in molte parti d’Italia. Da subito tutta la comunità di Samugheo, il piccolo paese in provincia di Oristano dove è nata Rossella, si è stretta attorno ai familiari. Il parroco, don Alessandro Floris, ha organizzato fiaccolate e momenti di preghiera ai quali hanno preso parte tantissimi cittadini, ammini-stratori locali e organizzazioni di

volontariato. La Sardegna non ha mai perso la speranza.

Anche l’arcivescovo di Orista-no, mons. Ignazio Sanna, ha seguito la vicenda auspicando sempre “con tutto il cuore di riaverla libera, perché possa vivere i suoi ideali e realizzare la sua missione”. E, dopo aver avuto la conferma che Rossella era stata liberata, è stato tra i primi a manifestare la gioia di un’intera isola per questa bella notizia.

“La comunità diocesana espri-me viva gratitudine al Signore e a tutti coloro che, a diverso titolo, hanno collaborato alla liberazione di Rossella Urru”. “Rossella – ha aggiunto il pastore della Chiesa arborense – era entrata nel cuore di tante nostre famiglie che hanno apprezzato la sua passione umanita-ria che onora la migliore tradizione di generosità e altruismo dei sardi”. Mons. Sanna si è unito, infine, alla

ROSSELLa URRU

Finalmente libera!

gioia dei familiari dei colleghi spa-gnoli Ainhoa Fernandez ed Enric Gonyalons, che hanno condiviso con Rossella il servizio della co-operazione e i lunghi mesi della prigionia.

Presto il sorriso di Rossella

Urru, che abbiamo visto nelle foto diffuse in questi mesi, illuminerà il volto dei suoi genitori, dei suoi fa-miliari, di tutti coloro che le voglio-no bene e che hanno pregato per la sua salute e per la liberazione. Da oggi siamo tutti più liberi.

orrei ripartire, sì. Uccidere ciò che mi lega. Essere

una semplice anima errante, amica agli uomini, incamminata tra le stelle, superatrice degli spazi. Es-sere con Lui oltre questo corpo che mi lega, essere con Lui oltre il mondo che mi circonda. Essere con Lui perché questo mondo sia come Lui”. A raccontare “l’irruzio-ne del sacro” nel “dramma della quotidianità” è “Anima errante” di Roberto Cavosi, spettacolo scelto quest’anno dalla Fondazione istituto Dramma popolare per rap-presentare la 66ª “Festa del teatro dello spirito” di San Miniato (Pi). Lo spettacolo, per la regia di Car-melo Rifici e interpretato da Mad-dalena Crippa, è andato in scena in prima nazionale il 19 luglio nella piazza del Duomo di San Miniato. Sospeso tra realtà e speranza, parola e poesia, storia e mistero, il testo racconta dei giorni del disastro di Seveso, e di una donna, Sara, che chiede alla Vergine Maria un miracolo per il figlio che le sta per nascere.

“Siamo di fronte a un fenome-no di cui non abbiamo alcuna espe-rienza. Come i miracoli”. La sala d’aspetto dell’ambulatorio è piena di donne. In attesa del proprio turno, tutte aspettano una rispo-sta, una certezza. Vogliono sapere se il figlio che aspettano potrà nascere. Non conoscendo i danni a lungo termine della diossina, alle donne delle zone colpite fu con-cesso di scegliere se continuare o interrompere la gravidanza. Sara è lì con loro. Anche lei aspetta. Anche lei aspetta un bambino. Ma la scienza non ha risposte, non ha certezze. La nube di diossina che si è alzata quel 10 luglio del 1976 dalla fabbrica Icmesa di Meda, è piombata sull’esistenza delle per-sone avvolgendole nell’incertezza e nell’attesa. Il quotidiano non esiste più. Le case sono state evacuate, le fabbriche svuotate, gli animali abbandonati, i prati smembrati. La nube ha coperto ogni cosa, cancel-lato i confini. Una terra di nessuno

TEaTRO DELLO SpIRITO

Il miracolo di SaraA San Miniato

il dramma di una donna incinta

nel tempo della diossina di Seveso

dove le leggi non contano più. “Non voglio essere il padre di un condannato”, dice Davide alla mo-glie Sara, che continua a fare il sugo, a pregare. Sara non vuole “buttare via niente” della sua vita, neanche di “questa vita”. Tutto per lei è re-ale, autentico, come la vita, come l’incidente, come il figlio, come una preghiera. Non vuole ricominciare. Vuole vivere.

“Pensa se questa stanza si riem-pisse di angeli, se il Paradiso fosse qui, adesso e noi non lo vediamo”. Sara vuole un miracolo. Lo preten-de. Prega, cercando nelle parole il significato che sembrano aver perduto. “Vergine santa, riporta la tua parola fra noi”. Ed ecco che il miracolo avviene. Maria visita Sara e le propone uno scambio: “una madre per una madre, un figlio per un figlio”. Maria chiede alla giovane donna di prendere il suo posto, di vedere il mondo con i suoi occhi. Ma la realtà che Sara vede, e vive, è quella del Golgota, suo figlio crocifisso. È questo il miracolo che tanto ha cercato, un figlio voluto e ora appeso alla croce. “Che tutte le donne sian madri di Dio?”. Sul Golgota le parole riacquistano consistenza, diventano “poesia”, cioè “azione”. Con le parole le donne sotto la croce “disegnano” il corpo di Cristo: volto, uomo, ca-pelli, cuore, sangue, ventre. È parola autentica, concreta, verbo incar-nato. Sara è, come Maria, un’anima errante, che porta con sé il peso della sofferenza. Un peso ostile che le impedisce di seguire il figlio suo, che la fa assistere impotente, sem-pre e di nuovo, a un dramma che si ripete ogni giorno. Il miracolo, il Golgota, si compie qui. È il miraco-lo del Dio fatto uomo. È il miracolo di questa vita, concreta, tangibile, ora, e di un figlio che potrebbe es-sere Gesù Salvatore, anche nel suo corpo mutilato e sofferente.

“V

PistoiaSetteN. 30 29 Luglio 2012

“La portae la piazza”

OMELIa NELLa MESSa DI S. JaCOpOuna festa davvero singo-lare, quella di S. Jacopo per la nostra Chiesa e per la nostra città. Essa

ci raggiunge dalla profondità dei secoli, come recando il sentire, l’anima di un popolo e ci consegna, con i suoi simboli e con i suoi riti, civili e religiosi, uno schema di rapporto tra Chiesa e città. Tale rapporto appare assai più ricco e complesso, soprattutto più vitale, di quello che noi, con un semplificato schematismo intellettuale, molto improntato alla tutela ed alla difesa dall’altro, chiamiamo “reciproca au-tonomia”. In una festa come quella di oggi, la Chiesa e la città appaiono come due espressioni vitalmente connesse di quell’unico evento che ha nome popolo, che ha nome vita, e di quel suo camminare nel tempo che noi chiamiamo storia e civiltà.

Certo, la connessione vitale di cui parlavo, non è confusione di ruoli e di fini, non è intercambiabili-tà di ordinamenti e di funzioni.

E tuttavia questo giorno di S. Jacopo ed i segni che noi poniamo ci rimbalzano una domanda e ci provocano ad una risposta: ma che rapporto c’è tra la Chiesa e la città? Cos’hanno reciprocamente da dirsi queste due realtà dinanzi al comune soggetto cui esse sono poste: il popolo, la “gente”, dinanzi alla storia condivisa da cui proven-gono ed al futuro verso il quale vanno?

In questa sosta nella nostra Cattedrale, mentre celebriamo la Messa solenne di S. Jacopo lasciate che, sul mio versante, faccia ri-suonare così quella domanda: che rapporto c’è tra la Messa e la città? Cosa l’Eucaristia dice alla città? Come il Corpo del Signore tocca il corpo sociale di una città?

Signor Sindaco, rappresentanti delle istituzioni cittadine, cittadini di Pistoia, sorelle e fratelli nella Fede in Gesù Cristo, voi meglio di me lo sapete: la città non è solo agglomerato di strutture, intrec-ciarsi di iniziative, aggregazione di persone tenute insieme da un codice di leggi che cerca, per così dire, di smaltire il traffico, impeden-do collisioni o la reciproca paralisi. La città è il prolungamento della persona, le relazioni tra persone, la possibilità stessa di essere e diventare storicamente persona, il luogo della crescita nella dignità, il cantiere della civiltà e della umaniz-zazione. Pistoia dunque, con il suo territorio, porta in sé questo dono e questa responsabilità di essere un progetto di umanità, di essere una “architettura etica” (cfr. E. Bianchi).

Ogni città, ogni umana convi-venza, ha i suoi luoghi simbolici, che sono, per così dire, i volti dell’ani-ma. Vorrei evidenziarne due: la piaz-za e la porta.

La porta è come il volto con cui una città si presenta, è l’anticipazio-ne della casa, della comunità umana che la inabita. La porta dice l’acco-glienza, l’invito, la disponibilità; ma dice anche l’affacciarsi e l’inoltrarsi verso l’avventura dell’incontro, il mettersi in gioco su scenari non scontati, non garantiti.

Il Corpo del Signore, l’Eucaristia che stiamo celebrando è la porta aperta nel cuore di Dio da cui la Trinità fa esodo verso la lontanan-za della creatura e l’uomo accede all’incontro che lo sana e lo salva. Essa, l’Eucaristia, chiede alle porte della nostra città, chiede alla porta della mente e del cuore, di non chiudersi per paura o per comodità. Chiede di non cercare o pensare alla propria salvezza, individuale o di categoria, in una lunga stagione di crisi come questa: è tempo di usci-re insieme verso la “terra del noi”.

È tempo di stringerci, di com-pattarci come corpo sociale, tra categorie e persone diverse, per convergere verso quegli obiettivi che costano fatica a tutti ma sono il bene di tutti.

È tempo di accrescere il legame della vicinanza e della fiducia tra le

istituzioni ed i cittadini.È tempo di riconoscere e pro-

muovere il valore sociale dell’im-presa che non è nemico del valore economico.

È tempo che molti Istituti Bancari e di Credito, soprattutto se sono di gravitazione cattolica o sono nati dall’impegno sociale dei Cattolici, escano da atteggiamenti autoprotezionistici o di eccessiva attenzione al profitto, verso un atto di risposta e di fiducia alle aziende ed alle famiglie che hanno bisogno di finanziamenti o di rinegoziare quelli ottenuti per evitare la chiusura, la perdita di lavoro, lo sgretolamento familiare. È tempo che anche i citta-dini ricordino quello che da sempre la dottrina sociale della Chiesa dice sui beni privati, patrimoniali o finanziari, e privilegino scelte pro-duttive di investimento, di crescita del lavoro, rispetto alle mere rendite di posizione o di interesse. È tempo che mettiamo mano alla riforma dei sistemi macro economici che, a partire dalle loro esigenze, piegano la vita dei popoli a scelte che trop-po spesso e troppo gravemente si scaricano sullo stato sociale, sulle fasce più deboli, sul futuro dei giova-

ni, sulla elementare e fondamentale sicurezza della Famiglia.

È tempo che impariamo tutti uno stile di vita più austero, più sobrio, meno asservito agli “status symbol” piccoli o grandi; che im-pariamo la cultura dei doveri per-sonali e sociali, non solo quella dei diritti, il senso dello Stato, il valore dei beni e dei servizi collettivi, il rispetto della città, l’uso misurato e responsabile delle risorse naturali. E, parlando di porta, vorrei aggiun-gere: è l’ora che la politica esca dalle sue cittadelle chiuse, autorefe-renziali e, qualche volta perfino cor-rotte. È l’ora che essa torni in mez-zo alla gente, che si faccia carico dei problemi reali e gravi delle persone, che dia, per prima, esempio di quei sacrifici e di quelle rinunce che chiede ai cittadini; è l’ora che riscat-ti così una dignità che sta perdendo, una stima che sta dissipando.

Vorrei sbagliarmi, ma temo di dover dire, per la drammaticità delle circostanze, che sta passando l’ultimo treno!

Ma tutto questo esige da noi Chiesa, una severità di giudizio verso noi stessi, i nostri modelli di comportamento talora lontani dal

È Vangelo, i nostri peccati, pubblici e privati. Essi allontanano da Gesù Cristo, centro e motivo del nostro vivere, e ci rendono perciò sempre più simili al comportamento dei due fratelli, Giacomo e Giovanni, di cui il Vangelo poco fa ci parlava e del quale Gesù ha detto “tra di voi non dovrà essere così!”.

C’è, infine, l’altro simbolo della città che è la piazza, l’agorà.

Essa rappresenta il confronto in atto, la fatica di comporsi con la diversità, la scuola della pluralità, l’esito dell’incontro.

Dobbiamo continuamente prendere le distanze da una piazza conflittuale a favore di una piazza dialogale. La piazza conflittuale ge-nera una città rotta, rabbiosa, dove si accostano vincitori e vinti, dove è smarrito il senso del bene comune.

Dobbiamo prendere le distanze da una piazza parcellizzata a favore della piazza partecipata. Nella piaz-za parcellizzata ciascuno occupa e difende lo spazio che si è conqui-stato, vivendo la presenza dell’altro come competitore e come insidia, nel continuo tentativo di difendersi o di espandersi.

Ma dobbiamo prendere la distanza anche dalla piazza insi-gnificante, solo funzionale, dalla piazza non vissuta, occasionalmente transitata ed usata, ma senza che essa rappresenti e lanci la sfida del modello di vita, del progetto di cit-tà. La piazza non vissuta è il grande rischio del tempo nostro, spesso ripiegato sugli individualismi: di persone, di categorie, di progetti di vita. È un tempo povero di passioni e ricco di capricci e passioncelle, povero di orizzonti e di progetti dal lungo e ampio respiro, infossato invece nei percorsi individuali e brevi, nelle speranze dal respiro corto e concitato. La piazza non vissuta dice la disaffezione alla dimensione collettiva e popolare, progettuale del nostro vivere, la ricaduta nelle piccole geometrie dei particolarismi personali o di fascia, degli utilitarismi cui è tanto più facile affezionarsi, quanto più tramonta all’orizzonte la passione e l’impegno per la città, per il bene di tutti.

Ecco, nella luce del Vangelo di oggi, in questo incontro tra Eucari-stia e città, nella festa di S. Jacopo, emergono questi due simboli: la porta e la piazza, che sono anche una tensione ed una sfida: quella tra città negata e città sperata, quella tra la Pistoia che non dobbiamo essere e la Pistoia che vogliamo diventare.

La festa di S. Jacopo ce ne ren-de avvertiti, ci consegna la sfida, ci indica la strada che non fallisce la meta.

† Mansueto BianchiVescovo di pistoia

8 n. 30 29 Luglio 2012 LaVitacomunità ecclesiale

Dal libro “Dinanzi al Roveto”signore, che siamo un esseresoLo sebbene in moLti O Signore, rendici Eucaristia già nel tempo, per esserlo eternamente nel Cielo: che ci esprimiamo nelle gioie e dei dolori, nei piaceri e nelle sofferenze,con un grande grazie che colmi il nostro cuore e faccia vibrare il tuo di commozione,come quello della madre vibra dinanziai balbettamenti del suo bambino.Tu che ci hai amato nel dolore cosmico e tragico della Croce,fai che, pur nella piccolezza e nella miseria, sporchi di peccato, di superbia ed egoismo, siamo dinanzi a Te permanenti in preghiera e mediatori,solo nel Tuo Sangue e per il Tuo Dono,dinanzi al Mondo.Il Tuo Cuore è piu grande, infinitamente più grande del peccato del mondo:questa umanità intrisa di male noi lo sappiamo per esperienza, Tu la inviti a bere al Tuo Cuore, aperto come il petto del pellicano.Per Te, solo per Te.In Te e per tutti i fratelli e per il mondo intero.Amen

Simone Alfiero Scatizzi

paSTORaLE TERza ETa’

XX Ferragosto dell’AnzianoVenerdì 10 agosto 2012, la Pastorale della terza età in col-laborazione con il Centro Mon-teoliveto, organizza la gita per il XX Ferragosto dell’anziano. Meta di quest’anno sarà il santuario della Madonna del Carmine ad Anghiari.La partenza è prevista alle 7,30 da via Puccini con arrivo ad Anghiari alle 9,30; alle 11 il trasferimento al santuario della Madonna del Carmine per la celebrazione eucaristica e una visita illustrata alla chiesa.. Alle 12,30 pranzo al castello di Sorci e alle 15 parten-za per Sansepolcro per visitare la città. Il rientro a Pistoia è previsto per le 19,30.Il costo è di 40 euro e compren-de pulman e il pranzo.INFO: tel. 0573.527756 entro il 6 agosto.

In memoria di monsignor Scatizzi“… Noi vivremoancorainsieme.Non solo nella memoriama nel tempio dell’adorazione.”

Il 27 agosto 2010 ci lasciava, per raggiungere la casa del Padre, monsignor Simone Alfiero Scatizzi vescovo di Pistoia ma le sue pa-role e i suoi insegnamenti conti-nuano e continueranno sempre ad accompagnarci e a darci forza. Nella ricorrenza del secondo anniversario della morte, lunedì 27 agosto alle 18 in Cattedrale si terrà una Messa di suffragio, presieduta da monsignor Gasto-ne Simoni, vescovo di Prato e concelebrata dai presbiteri della Cattedrale.Per l’occasione sono invitati i pre-ti, i religiosi, i laici e tutti i fedeli.

ome avrà letto nell’ultimo numero del nostro settima-nale, i matrimoni

oggi durano, in media, 15 anni. Cosa ne pensa?

L’analisi dell’Istat evidenzia la gravità della situazione familiare che, purtroppo, è nota anche al Moica, con tante donne, madri, e nonne che sentono e soffrono per quanto accade anche nelle loro famiglie.

In questa situazione come è cambiato, secondo lei, il ruolo della casalinga?

Un tempo, per lo più le donne erano casalinghe, restavano in casa ad accudire la numerosa famiglia, non solo impegnate nelle faccende domestiche come pulire, fare la spesa, preparare i pasti, che si con-sumavano tutti insieme, ma anche per cucire, ricamare, aggiustare quanto più possibile, per rispar-miare.

Oggi la donna ambisce ad un meritato lavoro fuori casa, sia perché ha studiato seriamente, sia anche perché lo stipendio del ma-rito non basta più. E la casa resta vuota...

Quale conseguenza per la famiglia e per i figli?

È ovvio che è difficile conciliare i ritmi del lavoro e i tempi per la famiglia e questo è per ognuna di noi un sacrificio e una preoccupa-zione; e allora è già tanto se ci si

ritrova insieme genitori e figli, la sera, stanchi e preoccupati per il giorno dopo.

Dipende da questo il fal-limento di tanti matrimoni o la scelta di stare insieme senza sposarsi?

Intervista con Annamaria MichelonPalchetti presidente del Moica

di Daniela Raspollini

C Il ruolo della casalinga e la famiglia

Anche dalla fatica del nostro vivere quotidiano, sicuramente. Le coppie di fatto sono, purtroppo, ormai una realtà; molti le giustifi-cano dicendo: meglio una coppia di fatto felice, piuttosto che un ma-trimonio fallito; e di questo passo diminuiscono i matrimoni che tra l’altro durano pochi anni.

Il problema piú grave di questa situazione è quello dei figli che cre-scono, nel migliore dei casi divisi civilmente fra babbo e mamma.

A questo punto voglio ricor-dare la lodevole opera di suor Delfina, svolta verso tanti ragazzi in età adolescenziale: le facciamo gli auguri più vivi per la promo-zione a superiora generale della sua congregazione, ma sentiamo già la nostalgia per la sua partenza da Pistoia. Lei ha seguito ragazzi e famiglie in crisi e le sue riflessioni sul problema sono sempre state sagge e lucide; ha operato perché i ragazzi a lei affidati vivessero sere-namente per lo meno il tempo tra-scorso presso il doposcuola delle Crocifissine.

Luttonel MoicaIl Moica esprime a Ginevra e a tutta la famiglia Valiani i sentimenti di un cordoglio sincero e profondo per la morte di Arrigo che, da sempre, ha apprezzato il lavoro e lo spirito dell’associazione, tanto da avere fatto parte, fin dalle origini, e da averci dato i contributi della sua intelligenza e della sua disponibilità da sempre.

A.M. Palchetti

GENfEST 2012

“Let’s bridge”Budapest - dal 31 agosto al 2 settembre

al 31 agosto al 2 set-tembre, per il Genfest 2012, migliaia di gio-vani provenienti da

tutto il mondo si incontreranno a Budapest con “Let’s bridge” per costruire ponti di fraternità fra culture ed etnie diverse.Il titolo “Let’s bridge” vuole significare l’impegno attivo nel costruire ponti di fraternità tra le persone. Ecco l’impostazione generale per i 3 giorni a Budapest:Venerdì 31 agostoAccoglienza ai 12.000 partecipan-ti sul piazzale dello Sports Arena con stand, spazi artistici e un’area sportiva. La serata sarà trascor-sa all’interno dell’Arena con un concerto tenuto da 6 band, pro-

Dvenienti dall’Argentina, Burundi, Costa Rica, Giordania, Italia e Por-togallo, e da una band formata per l’occasione, con membri prove-nienti dall’Austria, Brasile, Corea, Filippine, Italia e Slovacchia, farà da supporto agli interpreti delle altre canzoni. Su un palco in mezzo al pubblico un DeeJay intramezzerà il programma con i remix inediti delle canzoni storiche dei 9 pre-cedenti Genfest.Sabato 1° settembreDurante il giorno, all’Arena, si ri-

percorrono le fasi di creazione di un ponte:. Si arriva così al lancio di United World Project, progetto in tre fasi, che ha come obiettivo finale promuovere la creazione di un Osservatorio permanente mon-diale sulla fraternità e ottenerne il riconoscimento presso l’ONU. La serata vedrà una marcia in di-rezione al Danubio che si conclu-derà con un Flashmob sul Ponte delle Catene, protagonisti i 12.000 partecipanti.

Domenica 2 settembreNella piazza della basilica di Santo Stefano, Messa cattolica celebrata dal cardinale Péter Erd, arcivesco-vo di Budapest.In contemporanea, nelle varie chiese cristiane presenti in città, celebrazioni per i membri delle rispettive chiese.Ai partecipanti di altre religioni e di convinzioni non religiose saran-no proposti incontri di scambio, che avranno luogo in uno spazio allestito vicino alla basilica.

23-24 aGOSTO 2012

Festa di San BartolomeoAndare alla festa di San Bartolomeo vuol dire per prima cosa farsi ungere; il rito è semplice e continuativo: più sacerdoti attendono alla balaustra l’arrivo dei fedeli, hanno in mano un piccolo contenitore con olio benedetto e umettandosi il pollice ungono la fronte disegnando una croce e pronunciando una formula: “Per intercessione dei santissimi Bartolomeo e Ubaldo, ti liberi il Signore da tutti i mali, in nome del Padre,del Figliolo, e dello Spirto Santo”. Durante la festa si allineano banchi di chicchi e giocattoli. Sulle bancarelle, per san Bartolomeo si trovano curiosità dolciarie tra queste la corona di San Bartolomeo, la quale è una corona del Rosario fatta con impasto dolce cotto in forno. UNzIONIGIOVEDÌ 23 AGOSTOore 19,00-24,00VENERDÌ 24 AGOSTOore 8-9, 10-11, 12-13; 15,30-24CELEBRazIONIGIOVEDÌ 23 AGOSTOore 17,30: Vespri; ore 18,: Messa; ore 19: Benedizione dell’olioVENERDÌ 24 AGOSTOore 7: Messaore 9,00: Messaore 11: Messa presieduta da mons. Mansueto Bianchi, Vescovo di PistoiaDurante la celebrazione della Messa le unzioni vengono sospese.

929 Luglio 2012 n. 30VitaLa comunità ecclesiale

PD: sui “matrimoni gay” era meglio votare

Il Partito Democratico nasce come partito plurale: l’in-contro, con pari dignità, di culture diverse che, dopo aver condiviso oltre un decennio di un comune progetto di go-verno, liberamente confluivano in un unico soggetto politico per fare sintesi verso un nuovo scenario riformista, fuori dagli schemi, importanti ma desueti, del novecento.

Premessa doverosa per leggere come occasione perduta la mancata votazione, nella direzione nazionale PD di sabato scorso, degli ordini del giorno sui matrimoni gay. Ineccepibili, tecnicamente, le ragioni della presidente Bindi e del segretario Bersani sull’illogicità di una votazione su testi contraddittori rispetto al documento sui diritti, frutto di un anno e mezzo di lavoro di un’apposita commissione, approvato poco prima dall’assise. Politicamente deboli, però. Perché una votazione su quei documenti avrebbe fatto chiarezza, dando certezza sulle proposte programmatiche del Partito Democratico. Una scelta chiara, che oggi, con questo ‘pasticcio’, non si intravede. È un limite, per ora, di questo PD, quello di lasciare grandi interrogativi sul campo: dalla riforma delle pensioni, votata in Parlamento ma disconosciuta troppo di frequente, alla legge elettorale, dove ad una proposta votata dagli organismi hanno fato seguito mille altre iniziative, alla riforma del mercato del lavoro.

Votare su entrambi i documenti avrebbe sancito, con chia-rezza, se la questione della domanda di diritti di nuova gene-razione trovava risposta in strumenti in grado di offrire tutela ai diritti dei singoli reciprocamente impegnati in convivenze a carattere affettivo, amoroso, o di pura mutua solidarietà. O se, invece, aveva come obiettivo quello di parificare l’istituto del matrimonio costituzionalmente riconosciuto per la coppia eterosessuale anche per la coppia omosessuale. La mia posi-zione in merito è nota, il voto sul documento ‘diritti’ di sabato ci fa capire quale sarebbe stato il responso della direzione al documento non messo al voto. Il timore è, che, come tante altre volte, i tecnicismi siano stati chiamati in causa per non decidere fino in fondo, con l’obiettivo di non dispiacere a un certo mondo, cui il PD guarda nell’ottica elettorale.

Ma una forza politica che non decide all’interno dei suoi organi frutto di percorsi democratici di selezione, quale cre-dibilità può avere nei confronti degli elettori? Vi è forse il ti-more di uscire da quegli schemi ideologici che il PD, in quanto tale, aveva con la sua nascita deciso di superare? Confronto, certo, sintesi, necessaria, ma alla fine scegliere, dunque votare la soluzione individuata. Vi è una domanda di chiarezza e affi-dabilità, nel Paese, che il Partito che si candida alla sua guida non può eludere.

Tommaso Braccesi

Evento Rio+20L’evento di Rio+20 che ha ospitato capi di stato da una

parte, e ambientalisti e movimenti sociali nella Cupola dei Popoli è stato una frustrazione. Nessun passo in avanti è stato fatto sugli impegni firmati a Rio Eco-92 e reiterati nella Carta di Joannesburg del 2010. Spettava ai governi mettere al primo posto i diritti di sostenibilità, benessere e progresso della so-cietà, intesi come dovere di garantire a tutti i cittadini servizi essenziali, per una migliore qualità della vita.

Modificare gli indicatori dello sviluppo, in modo da tenere conto dei costi ambientali, dell’equità sociale e dello sviluppo umano.

Con la scusa della “crisi” tutto è rimasto lettera morta. Anzi, hanno cercato di imporre le nuove tesi della “economia verde”, sofisma per nascondere la privatizzazione delle risor-se naturali, come l’acqua, e la mercificazione della terra.

Quando capiranno i governi che l’umanità non avrà futuro senza il cambiamento degli standard di produzione, consumo e distribuzione del reddito.

Quando capiranno che l’attuale paradigma neoliberista, di accumulazione crescente della ricchezza e produzione in fun-zione del mercato, e non delle necessità sociali, non porterà mai all’eliminazione della miseria, della disuguaglianza e della distruzione dell’ambiente.

Quando si ammetterà che, oggi, le maggiori minacce alla conservazione della specie umana e della natura sono le guer-re, la corsa agli armamenti, le politiche neocolonialiste. Per noi italiani: che senso ha il disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal ministro Di Paola che

chiede 230 milioni di euro per le Forze Armate? Mobilitiamo-ci e firmiamo contro questa spesa assurda.

Quando si porrà un limite alla pubblicità commerciale, della sollecitazione a uno smisurato consumismo, della cre-azione di false necessità, in particolare quando ci si dirige a bambini e giovani.

Quando educazione e scienza saranno a servizio dello svi-luppo umano e non del mercato.

Quando costruiremo una nuova etica del consumo che respinga i prodotti che derivano da pratiche ecologicamente aggressive, lavoro schiavo e altre forme di sfruttamento.

Quando un nuovo sistema democratico e partecipativo, che aggredisca le cause profonde della crisi e essere capace di presentare soluzioni reali che facciano della Terra un luogo promettente per le future generazioni.

Ho partecipato ad un evento organizzato dall’Internatio-nal Trade Centre di Ginevra, dove il centro della riflessione era: “Modelli di lavoro e di impresa che favoriscono l’inclusio-ne dei poveri”.

Nella sala erano presenti alcune decine di “Catadores” - raccoglitori di materiali riciclabili, “fatto eccezionale”- mentre al tavolo della presidenza: Leonardo Boff, teologo, Gilberto Carvalho, ministro della presidenza del Brasile, Roberto Lau-reano da Rocha, coordinatore nazionale dei raccoglitori di materiali riciclabili, e altre personalità, coordinate e animate da Simone Cipriani, dell’ITC di Ginevra.

Un evento anomalo dove è stata data voce a chi fatica, a chi quotidianamente soffre e porta sulla propria carne i conti-nui “oltraggi” del Mercato, delle leggi ingiuste. Uomini e donne senza alcuna protezione. Uomini e donne che sognano che non ci sarà più una guerra contro i poveri, ma contro la po-vertà, dove nessuno morirà di fame, perché nessuno morirà d’indigestione.

Ascoltare Roberto, è stato un momento magico, la dignità si è trasformata in carne. Storie di uomini e donne forti che vivono il quotidiano, che hanno tesori insieme ai dolori, molte istruzioni per vivere, con un cuore aperto al futuro, dove si intravedono più spazi, più possibilità, più libertà, più incontri. Sentono che per loro c’è un avvenire, che la speranza è in azione. Roberto ha esposto le loro proposte. Adesso attendo-no la loro risposta.

Antonio Vermigli

abato 8 settembre 2012, la Casa della Solidarietà-Rete Radié Resch di Quarrata (Pistoia), Libera, Università

del Bene Comune e Ass. Monastero del Bene Comune (Verona-Sezano) organizzano la tradizionale Marcia per la giustizia Agliana-Quarrata, giunta alla ventesima edizione. Nell’occasione sarà lanciata l’inizia-tiva nazionale “Dichiariamo illegale la Povertà”. Saranno presenti: don Luigi Ciotti, Gruppo Abele, Libera; Riccardo Petrella, Università del Bene Comune; Antonietta Potente, suora domenicana, Bolivia; Bruno Amoroso, economista; Antonello Mangano, scrittore e fondatore di terrelibere.org; Robin Couture, presidente di “Per un Quebec sen-za Povertà”.

Poveri non si nasce, lo si di-venta. La povertà è un “prodotto” della società. Piuttosto che di poveri bisogna parlare di impoveriti. Negli anni ’50-’80 i paesi scandinavi sono riusciti a creare delle società senza poveri, perché lo hanno voluto e perché hanno creduto nell’ugua-

RICEVIaMO E pUBBLICHIaMO

glianza tra tutti i cittadini rispetto al diritto ad una vita umana dignitosa. Negli Stati Uniti, invece, il numero di impoveriti non ha cessato di crescere (oggi supera i 50 milioni su 300) perché si tratta di una società fondata sulla disparità “natu-rale” tra i cittadini anche rispetto ai diritti umani e sociali formalmente riconosciuti.

“Dichiariamo illegale la pover-tà” significa batterci per mettere fuori legge le cause strutturali che generano ed alimentano i processi d’impoveri-mento di interi popoli, gruppi e cate-gorie sociali. Fra le cause strutturali ci sono:- le disposizioni legislative, come leggi o misure amministrative (nel campo del lavoro, relative alla fisca-lità ed alle tasse, riguardo l’accesso ai servizi pubblici di base....)- istituzioni locali, nazionali, interna-zionali, come gli istituti bancari spe-cializzati nelle operazioni finanziarie speculative...- le pratiche sociali collettive, come quella di pensare che “i poveri” ri-schiano di essere potenziali crimi-nali più degli altri.

Concretamente significa che in 5-6 paesi pilota del mondo cer-cheremo nei prossimi cinque anni di mettere fuori legge una o due leggi, una o due istituzioni, una o due pratiche sociali collettive che sono all’orgine dell’impoverimento, perché produttrici di processi di arricchimento ingiusto, ineguale e predatorio.

L’Italia è il primo paese dove prenderà avvio l’iniziativa nel 2013. Il lancio avrà luogo l’8 set-tembre 2012 in occasione della 20^ Marcia per la giustizia Agliana-Quarrata promossa annualmente dalla Rete Radié Resh, Libera e… ai quali quest’anno aderiscono anche Università del Bene Comune (Mi-lano - Bruxelles) e Ass. Monastero del Bene Comune (Verona-Seza-no). Partecipa con noi alla marcia!

L’obiettivo di “dichiariamo ille-gale la povertà” é di ottenere nel 2018 a 70 anni dalla “Dichiarazione Universale di Diritti dell’Uomo”, l’adozione di una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Na-zioni Unite che affermi la legittimità della messa fuori legge dei fattori

che sono all’origine di una ricchez-za ineguale, ingiusta e predatoria e quindi dei processi di impoverimen-to e di creazione dei poveri.

Le sole battaglie che si perdono sono quelle che non si combatto-no! Non si puo’ accettare che oggi ci siano 3 miliardi di impoveriti ed accontentarci di “avere la fortuna”, come si dice, di... non essere fra loro.

Per i promotori dell’iniziativa “dichiariamo illegale la povertà” vedi il sito: www.monasterodelbe-necomune.org.

INfO:Ritrovo ore 18 ad Agliana,

Piazza Gramsci; arrivo a Quarra-ta - Piazza Risorgimento ore 21. Tel. 0573-750539-718591-717179; e-mail: [email protected] - www.rrrqiarrata.it.

Alle 17 è prevista la partenza da Quarrata di un autobus per Agliana al fine di portare i partecipanti che desiderano lasciare la macchina a Quarrata. Al termine della Marcia i bus navetta provvederanno a ripor-tare ad Agliana i partecipanti.

SaBaTO 8 SETTEMBRE 2012

20a Marcia per la GiustiziaAgliana - Quarrata

Organizzato da: Casa della Solidarietà-Rete Radié Resch di Quarrata (Pistoia); Libera, Università del Bene Comune e Ass. Monastero del Bene Comune (Verona-Sezano)

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CHIESa DI TREppIO

Concerto d’organoe cantoTorna a suonare l’antico organo (Pietro Agati, 1794) della chiesa di San Michele Arcangelo di Treppio. L’occasione è la festa annuale della locale Misericordia, domenica 12 agosto (ore 21.15, ingresso libero). L’iniziativa è promossa in collaborazione con l’Accade-mia d’organo «Gherardeschi» di Pistoia. Ad esibirsi saranno due interpreti d’eccezione: l’organista Serenella Secchiero e la soprano coreana Heewon Joo. In pro-gramma brani J.Elias (1678-1755), T.Merula(1695-1665), U.Giordani (1743-1798), J.S.Bach (1685-1750), G.F.Haendel(1685-1759), Anonimo (Sec.XVI), H.Purcell (1659-1695), G.Paisiello (1740-1816), G.Caccini (1550-1618), N.Moretti (1763-1821), U.Giordani(1743-1798). Serenella Secchiero è diplomata in pianoforte, clavicembalo ed or-gano e composizione organistica e attualmente è organista della cattedrale di San Ciriaco di Ancona e titolare della cattedra di organo e composizione organistica al con-servatorio “G. Rossini” di Pesaro.Heewon Joo (soprano) si è laureata all’università Chung Ang in canto lirico. In Corea ha vinto diversi pre-stigiosi concorsi e da settembre 2011 vive in Italia dove frequenta l’Accademia Internazionale di canto del teatro Petrella di Longiano (FC) con il soprano So Hyun Lee.

10 n. 30 29 Luglio 2012 LaVitacomunità e territorio

ono sei le esperienze d’ec-cellenza toscane premiate a Villa La Magia di Quarrata con gli Oscar Green di

Coldiretti Toscana. Ad accomunare le sei aziende agricole vincitrici dell’edizione 2012 di Oscar Green, l’Oscar dell’agricoltura promosso da Giovani Impresa Coldiretti, una forte componente di intraprendenza e la grande determinazione con cui hanno costruito, pezzo dopo pezzo, il loro modello aziendale. Dalla pigia-

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aGRICOLTURa

Sei aziende toscane premiate con l’Oscar

Green

I riconoscimenti consegnati a Villa la Magia di Quarrata,

presenti i verticiregionali

e provincialidi Coldiretti

di Patrizio Ceccarelli

nsaldoBreda parteciperà alla gara per la fornitura dei nuovi treni regionali in partnership con la spagnola

Caf. In corsa solitaria dovrebbero esserci la canadese Bombardier (che di AnsaldoBreda è partner per l’Alta velocità) e la francese Alstom. La gara riguarda la fornitura di 130 convogli elettrici e diesel, più un’opzione per altri 60, destinati ad ammodernare e potenziare la flotta dei treni regionali, in coerenza con i contratti di servi-zio già sottoscritti con le Regioni. Il valore della commessa è di circa un miliardo e 250 milioni. L’offerta

TRENI REGIONaLI

AnsaldoBreda partecipa alla gara con la spagnola Caf

La fornitura per 1,2 miliardi riguarda 130 convogli.In corsa anche Bombadier e Alstom

A

pUBLISERVIzI Spa

Un bilanciopositivo

La presidente Fratoni è favorevoleall’accorpamento dell’area metropolitana

n un momento storico difficile per le imprese e l’economia in generale, l’Assemblea dei Soci di Publiservizi ha confermato un trend positivo per la società a totale capitale pubblico. Il Bilancio di esercizio e il Bilancio Consolidato al 31.12.2011 evidenziano

una situazione estremamente positiva, come conferma anche Andrea Bonechi, Presidente di Publiservizi: “Il bilancio di Publiservizi chiude con ottimi risultati, straordinari se si considera la situazione di difficoltà che il paese sta vivendo. L’utile di esercizio si è attestato da due anni tra i 3,5 e i 4 mln di euro, come a suo tempo era stato prospettato ai soci, ma vor-rei evidenziare che si registra anche l’incremento costante del patrimo-nio netto, che rappresenta un corrispondente incremento certo del valo-re delle partecipazioni dei soci”. Fra i soci di Publiservizi, figurano ben 36 Comuni della Toscana. Tra le note positive, che denotano la trasparenza di Publiservizi, vi è l’ottima gestione dei servizi pubblici locali è l’utilizzo oculato delle risorse pubbliche. All’Assemblea di Publiservizi, svoltasi nella Sala Maggiore del Palazzo Comunale di Pistoia è intervenuto con contenuti importanti, anche il prof. Stefano Pozzoli, spiegando gli effetti dello spndeing review: “Il Governo, attraverso il decreto sulla spending review, interviene per l’ennesima volta sul mondo delle società partecipa-te, colpendo in primo luogo le società strumentali. Il testo licenziato dal Governo, sul quale però si attende un maxiemendamento destinato ad emendarlo, riguarda le società che non erogano servizi pubblici (quindi sono escluse le società di traspoto pubblico locale, quelle del ciclo idrico e dei rifiuti, ecc..), a condizione che i loro ricavi provengano per oltre il 90% dalla pubblica mministrazione”.

Matteo Pieracci

I

si articola in una proposta tecnica, che Trenitalia sta valutando in prima battuta e, in un secondo momento, in una parte economica. Infatti, i bandi prevedono un criterio di aggiudica-zione con punteggi che premieranno maggiormente la qualità e i tempi di consegna (60%), piuttosto che il prez-zo (40%). L’iter di valutazione delle offerte prevede tempi stretti che potrebbero portare all’aggiudicazio-ne delle commesse entro l’estate. Da Trenitalia fanno sapere che le offerte tecniche ricevute sono già all’esame della società.

Del resto, di progetti ambiziosi

per risollevare le sorti dell’azienda aveva parlato nell’ultima visita a Pisto-ia lo stesso amministratore delegato di AnsaldoBreda, Maurizio Manfellot-to. Intanto, incontrando i sindacati, la proprietà di AnsaldoBreda ha fatto sapere che il piano di risanamento sta procedendo: dall’inizio dell’anno, per effetto di mobilità e pensiona-menti, il personale si è ridotto di 164 unità, fra cui 18 dirigenti, nei quattro stabilimenti del gruppo. Sarebbero invece stati stabilizzati 74 lavoratori interinali: secondo fonti sindacali, i pistoiesi interessati sarebbero già una trentina su un totale di circa 60.

tura dell’uva con i piedi (vinificazione naturale al 100%) dell’azienda Ste-fano Amerighi di Cortona (Premio Stile e Cultura d’Impresa) che ha conquistato i mercati asiatici, all’olio extravergine biologico di Angelo Bo e della sua particolarissima Azienda Agricola sperimentale per l’agricoltu-ra Sostenibile di Firenze (Premio Ide-ando), dalla pasta a filiera corta che non provoca nessun tipo di allergie ed intolleranze alimentari di Franco Pedrini dell’Azienda San Cristoforo di Gambassi Terme (Premio In Filie-ra) all’allevamento doc di branzini e orate di Nicolò Fiorelli (Premio Non solo agricoltura) pronto a nascere nei mari di San Vincenzo. Premiate anche la credenza a km zero rigo-rosamente bio di Stefano Tanzini dell’Azienda Agricola San Francesco Bio di Grosseto (Premio Campagna Amica) e le degustazioni guidate e visite nei vigneti che richiamano visitatori da tutto il mondo di Bruno Tuccio e dell’Azienda Vitivinicola Caccia Grande (Premio Esportare

il Territorio) di Castiglione della Pescaia.

Inoltre Coldiretti Pistoia mette-rà a disposizione di “Clochard alla riscossa” - l’associazione di senza fissa dimora di Milano, che ha scelto Serravalle Pistoiese per sviluppare la prima attività agricola gestita com-pletamente da senza tetto - tutte le opportunità offerte dal progetto di Campagna Amica, oltre al supporto agronomico, tecnico e normativo. Lo ha annunciato nel corso della consegna degli Oscar Green il presi-dente provinciale, Riccardo Andreini. ‘’Siamo convinti - ha detto - che l’agricoltura sia un’opportunità di lavoro e di crescita per tutti’’. ‘’Sulla strada oggi ci sono tante competen-ze che nel giusto contesto possono essere valorizzate’’, ha detto Wainer Molteni, fondatore di Clochard alla riscossa, sociologo consulente dell’amministrazione meneghina per il reintegro dei senza fissa dimora, che fino all’inverno scorso dormiva su un cartone per le strade di Milano.

TURISMO

Pistoia puntasul binomio

arte e naturaTra i pacchetti promozionali

anche le visite ai vivai e l’esperienzadella raccolta delle olive

vivai, ma anche la raccolta delle olive, insieme ai luoghi d’arte e alle suggestioni della Pistoia sotterranea, diverranno le nuove attrattive turistiche del territorio pistoiese.La promozione turistica di Pistoia è pronta a fare un salto di qualità per mettere a frutto fino in fondo le innumerevoli po-

tenzialità di cui dispone. È quanto sostiene il Consorzio Turistico Città di Pistoia, che nei giorni scorsi ha presentato alcuni progetti in tal senso ad un nutrito gruppo di operatori e rappresentanti delle istituzioni locali.Il Consorzio Turistico, legato a Confcommercio, ha dato il via ad una se-rie di iniziative inserite in un unico progetto, «Pistoia e le nuove frontiere della promozione turistica», realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio.E lo stesso presidente dell’ente camerale, Stefano Morandi, ha sottolin-eato quanto la Camera di Commercio creda nello sviluppo turistico del territorio «ed ha per questo destinato nel bilancio preventivo di quest’anno 500.000 euro proprio a questo settore».Il sindaco, Samuele Bertinelli, presente all’iniziativa, ha ribadito come la promozione turistica di Pistoia debba tener conto del binomio di arte e natura, valorizzando le ricchezze artistiche e architettoniche della città, insieme alle sue peculiarità ambientali.Si parla di un nuovo concetto di prodotto turistico «esperienziale», at-traverso la realizzazione di pacchetti rispondenti ad una nuova filosofia di vacanza. Sono state infatti realizzate una serie di proposte in cui il turista riesce ad entrare in contatto diretto con il territorio che visita.«Non possiamo più offrire ai nostri visitatori i classici pacchetti vacanza - afferma Paolo Cavicchio, presidente del Consorzio Turistico Città di Pistoia -, i turisti oggi ricercano qualcosa di diverso e non banale, dob-biamo valorizzare al massimo le nostre eccellenze, che vengono molto apprezzate da chi viene da fuori».Ecco allora che, grazie all’attiva collaborazione con l’Associazione Vivaisti Pistoiesi, tra le esperienze che verranno proposte ci sono anche le visite guidate vivai (25 agosto, 1-8 e 15 Settembre), aperte non solo ai turisti, ma anche ai cittadini pistoiesi (info: 0573/991502).

L

1129 Luglio 2012 n. 30VitaLa

lavio Oreglio, uno dei co-mici di punta di Zelig, è l’ospite d’onore della tren-taseiesima edizione del

Campionato italiano della bugia, che si svolgerà a Le Piastre, sulla Monta-gna Pistoiese, il 4 e 5 agosto. Oreglio, che sarà insignito della «laurea di bugiardo» honoris causa si esibirà in una lectio magistralis ispirata alla bugia e alle Olimpiadi. «Sì perchè in quell’occasione - spiega il magnifico rettore dell’Accademia della bugia, Emanuele Begliomini - annuncere-mo ufficialmente la candidatura di Le Piastre ad ospitare l’edizione 2024 dei giochi olimpici e invitiamo tutti a sostenere il nostro sforzo, indossando le magliette che abbiamo realizzato per l’occasione». Le iscri-zioni (gratuite) al campionato sono aperte fino alle ore 14 del 5 agosto e si possono fare anche inviando una mail a [email protected].

Tra le novità di quest’anno, il premio letterario, la cui giuria è presieduta dallo scrittore Sandro Veronesi, al quale si sono iscritti 25 partecipanti (uno anche dalla Sviz-zera), e un pacchetto turistico, «Il campionato della bugia e le emozioni del verde», che prevede un itinerario

comunità e territorio

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] pISTOIa

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIazzaNO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

pISTOIa Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONTaLE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SpazzaVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

La COLONNa Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

pRaTO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. aGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CaMpI BISENzIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOTTEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

F

stata inaugurata la set-timana scorsa la Farm Community di Gello, una struttura pensata per il

benessere e l’integrazione di ragazzi autistici che vivono il particolare passaggio alla vita adulta. Il progetto è stato interamente realizzato e finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia. All’interno della Farm Community i ragazzi (in tutto una ventina) saranno costantemente seguiti da personale specializzato che pianificherà le atti-vità giornaliere secondo le particolari

SOCIaLE

Nasce la Farm community di Gello

Il complesso realizzato dalla Fondazione Cariptospiterà una ventina di ragazzi affetti da sindrome autistica

CaMpIONaTO DELLa BUGIa

Il comico Oreglio ospite d’onore

Estate a PistoiaLe offerte per gli over 65

n bel pacchetto di proposte per chi resta in città in questi mesi estivi. E’ questo, in sostanza, quello che offre il Comune di Pistoia per gli anziani che per scelta o per necessità passeranno il periodo delle ferie in città. Anche quest’anno prevista “Estate in varietà”;

lunedì 13 agosto alle ore 21 in Piazza Duomo si esibirà la filarmonica Bor-gognoni per il tradizionale Concerto di Ferragosto mentre venerdì 31 in piazza dello Spirito Santo si replica con il Gran Ballo dello Spirito Santo. Previsti alcuni appuntamenti anche nel mese di settembre; il 6 con il Gruppo Spontaneo della Banda Borgognoni, il 13 con il Gruppo “I barbieri” e infine il 20 con la Jam session band. Numerose anche le gite di un giorno organizzate per coloro che desiderano trascorrere una giornata in montagna o al mare. Si inizia martedì 7 agosto con escursione a Cutigliano e Pian degli Ontani, il 21 a Fiumalbo e Abetone, il 28 a Gavinana e San Marcello Pistoiese, il 4 settembre a Viareggio, l11 a Livorno e a Montenero e infine il 18 settembre a Firenze. Tutte le partenze e i rientri saranno in Piazza San Francesco. Per tutto il mese di agosto ci sarà anche la possibilità di partecipare alle varie attività del Centro di via Cancellieri dalle 16.30 alle 18.30 che prevede il 2 agosto giochi da tavolo, il 9 animazione, il 16 “Leggiamo le nostre storie” il 23 di nuovo giochi ed animazione e il 30 giochi da tavolo. Presso lo spazio incontri “L’agnolo” invece ci saranno vari pomeriggi di animazione, tom-bole, commedie e giochi da tavolo. Il comune ricorda infine che sono stati riaperti i termini per potersi iscrivere al soggiorno al mare in Versilia dal 1 al 15 Settembre per tutti gli ultra sessantacinquenni residenti nei comuni di Pistoia, Abetone, Marliana, Serravallle e San Marcello; i tempi per potersi iscrivere sono stati prorogati fino al 3 agosto presso gli uffici delle locali circoscrizioni. Tutte le iniziative in programma sono realizzate grazie alla collaborazione delle associazioni Anteas e Auser Filo d’Argento, la Croce Rossa, gli Alpini e il Coordinamento Donne del Sindacato Pensionati CGIL.

E.B.

U

E’ stata istituita già da qualche mese la zona a traffico limitato nel cen-tro di San Piero Agliana,

in particolare in piazza Gramsci e nei tratti di via Roma e via Matteot-ti vicini ad essa. La scelta dell’Amministrazione co-munale è stata sicuramente dettata dalla volontà di valorizzare la piazza come luogo di incontro e socializ-zazione. Specie in questo periodo estivo l’iniziativa sta dando i suoi

frutti e molte persone si ritrovano in piazza Gramsci e nella via adia-cente. E’ importante che motociclisti e automobilisti rispettino il divieto di transito che, ricordiamo, è dalle 21 alle 24 nei giorni feriali e dalle 8 alle 24 nei giorni festivi.Oltre a commettere un’infrazione sanzionabile, percorrere i tratti del-la zona a traffico limitato quando è interdetto il traffico, può essere estremamente pericoloso sia per

la presenza di numerosi bambini sia perché anche gli adulti, consapevoli di essere in una zona interdetta ai veicoli a motore, prestano minore attenzione nell’attraversamento della strada. L’amministrazione aglianese ci tiene ad informare la cittadinanza la sua intenzione di intensificare i control-li da parte della Polizia Municipale nella Ztl al fine di garantirne il ri-spetto e disincentivare le infrazioni.

M.B.

È

aGLIaNa

Ztl nel centro di San Piero

capacità e attitudini del singolo. Gli ospiti dovranno confrontarsi con le attività tipiche del lavoro in fattoria: la cura di sé e della casa, la cucina, la coltivazione di prodotti agricoli, la pulizia e l’alimentazione degli ani-mali da cortile. La gestione è affidata all’associazione genitori per l’autismo Agrabah.

«Dopo anni di pratiche burocra-tiche e di lavori - spiega il presidente della Fondazione Caript, Ivano Paci - finalmente inauguriamo questa casa, che è un grande edificio, moder-nissimo, costruito apposta, inserito

all’interno di un ampio terreno che consegnamo all’associazione Agrabah, per fare un esperimento importante di accoglienza, di assistenza e di te-rapia nei confronti di persone affette da sindorme autistica».

«Ci sono ragazzi che hanno ca-pacità enormi e altri che ne hanno meno - aggiunge il presidente di Agrabah, Alvaro Gaggioli -, ma nel complesso agricolo di Gello contia-mo di dare ad ognuno una possibilità anche di inserimento all’interno della società».

P.C.

di 4 giorni alla scoperta di Pistoia cit-tà d’arte, i suoi vivai e il campionato dei bugiardi.

All’edizione di quest’anno par-teciperà anche Dario Cecchini, il macellaio poeta di Panzano in Chianti, abile raccontatore di storie fantastiche.

«Non è stato facile averlo ma l’abbiamo convinto, dopo avergli garantito – spiega scherzando Be-gliomini – la fornitura gratuita per

un anno dei famosi storioni del Reno (quello delle Piastre) allevati a farina di castagne: una vera preli-batezza. Infatti, dopo una profonda crisi gastronomico-mistica, Cecchini ha deciso di ripudiare la bistecca e di convertirsi al pesce. E verrà ad annunciarlo dal nostro palco. Al momento sta studiando la ricetta del cavedano alla fiorentina che propone al sangue o ben cotto, ma sempre alto almeno quattro dita».

È

Quest’anno a Le Piastre debutta il premio letterario con presidente di

giuria SandroVeronesi

di Patrizio Ceccarelli

fONDazIONE “GIOVaNNI MICHELUCCI”

Un libro di Andrea BulleriPresentato il libro del pistoiese Andrea Bulleri, dal titolo “Tirana Contem-poraneità Sospesa”, presso la Fondazione “Giovanni Michelucci” (via Beato Angelico 15, Fiesole) con il patrocinio, tra gli altri, di Comune e Università degli Studi di Firenze, Fondazione “G. Michelucci” e dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana. Sono intervenuti Eugenio Giani presidente del Consiglio comunale a Palazzo Vecchio, Ulisse Tramonti, Ezio Godoli, Manuel Orazi di Quodlibet edizioni. Era presente l’autore. Info: www.michelucci.it

12 n. 30 29 Luglio 2012 LaVita

Calcio - Basket

Tempi Supplementaridi Enzo Cabella

a nuova Pistoiese è stata presen-tata alla città (autorità e tifosi) in pompa magna, nella Sala Maggiore del Palazzo comunale presenti le autorità cittadine e i tifosi. La

rinnovatissima squadra arancione _ dell’or-ganico dello scorso anno sono rimasti solo in tre _ andrà a disputare per la seconda volta il campionato di D animata da un proposito fermo e impegnativo: arrivare al primo posto e conquistare così la promo-zione tra i professionisti. E’ sempre stato l’obiettivo del presidente Orazio Ferrari, sin da quando acquistò la società due anni fa. E’ un uomo ambizioso, Ferrari. Subito riuscì a realizzare i suoi programmi vin-cendo il campionato di Eccellenza. Voleva fare altrettanto anche lo scorso anno, in D, ma gli andò male perché la squadra, mal costruita in sede di mercato, disputò un girone di ritorno fallimentare, poi si riprese nel ritorno dopo essere stata ridisegnata dal direttore generale Giovannini e guidata dalla panchina da Indiani, ma non tanto da poter lottare per la prima posizione. Fatto sta che il campionato scorso si è svolto all’insegna dell’anonimato, con sporadici sussulti che hanno finito per aumentare il rammarico per quello che doveva essere e non è stato.

Ora la Pistoiese di Ferrari ricomincia una nuova avventura. Il presidente ha voluto dare un taglio netto al passato, ha preso tecnici nuovi (Giraldi come uomo mercato, Gabbanini come allenatore) e tanti gioca-tori nuovi, alcuni con vasta esperienza e tanti giovani di talento, pescati in squadre di categorie superiori, come Fiorentina, Milan, Livorno, Prato. Ci vorrà del tempo al giovanissimo (31 anni) allenatore per assemblarli, ma nell’ambiente societario c’è la speranza, anzi la convinzione, che la squadra sarà altamente competitiva, quindi abbia le carte in regola per inserirsi nella lotta alla promozione. Non sarà facile centrare l’obiettivo. Sarà un campionato molto combattuto, con diverse squadre che punteranno anch’esse alla promozione, come le rinate Lucchese e Massese. I tifosi, delusi dal campionato scorso, sperano che sia la volta buona per tornare nel mondo dei professionisti, dal quale sono assenti da quattro anni. Una città di 92mila abi-tanti come Pistoia, una società dal passato illustre come la Pistoiese non possono continuare a vivere nell’anonimato. Ed è anche per questo motivo che i tifosi hanno promesso di stare vicino alla squadra, di essere presenti in buon numero allo stadio Melani, cui faticosamente è stata data l’agi-bilità riducendo la capienza a soli tremila spettatori. Buon campionato, Pistoiese.

a Nuotatori Pistoiesi, allenata dal duo Massimiliano Lombardi (capo coach) – Alice Ieri (assistent coach), è una garanzia. Che gareggi tra i confini na-

zionali o all’estero, i nostri portacolori non mancano di farsi notare, conquistando titoli, me-daglie e brillanti piazzamenti. Ha iniziato Niccolò Bonacchi (nella foto, secondo da sinistra), classe 1994,che dopo esser stato il primo atleta nostra-no ad aggiudicarsi un titolo tricolore ai Campio-nati Assoluti, è diventato anche il primo nuotato-re pistoiese a conquistare un titolo continentale juniores individuale. Ai Campionati Europei Juniores, tenutisi ad Anversa, in Belgio, il ragazzo tesserato della Nuotatori e del Centro Sportivo Esercito si è imposto nei 50m dorso, la stessa specialità nella quale aveva trionfato a Riccione. E ha vinto fermando il cronometro a 25”46, ovvero eguagliando il suo primato nazionale di categoria, realizzato sulla riviera roma-gnola nel marzo del 2012, a soli 6 centesimi dal primato europeo juniores. E così dopo aver ottenuto il bronzo nei 100m dorso, è arrivato pure il titolo a confermare una crescita espo-nenziale del nostro talento, già oro, ma in staffetta, e medagliato agli Europei Juniores 2011. Ha proseguito Giulia Gabbrielleschi, 16 anni compiuti il 24 luglio, che nella baia di Kocaeli, in Turchia, ha ottenuto la medaglia d’argento nella 5km ai Campionati Europei Juniores di nuoto in acque libere. Un secondo posto che profuma di vittoria, visto che la nostra ha fatto una splendida gara, condotta in testa sin dall’inizio assieme a tre tedesche e all’altra azzurrina Alisia Tettamanzi, che ha chiuso in settima posizione (12° Ginevra Taddeucci). Questa presta-zione le consentirà di prendere parte ad agosto ai Mondiali Juniores in acque libere che si terranno in Canada. Ha terminato l’opera il resto della squadra che, ai Campionati Regionali Estivi di categoria svoltisi a Livorno, ha conquistato 6 medaglie d’oro, 5 di argento e 6 bronzi, 17 che significa settimo posto nel medagliere, quarta posizione nella classifica juniores. Tutto questa meraviglia senza dimenticarsi di Alice Nesti, classe ’89, che sarà di scena alle Olimpiadi di Londra 2012 nella staffetta 4x200m stile libero. Tanto per gradire.

Gianluca Barni

NUOTO

“Pistoiesi” okin Toscana e in Europa

sport pistoiese

L L

l quarratino Hugo Mor-rone è stato confermato

presidente regio-nale degli Accon-ciatori di Confar-tigianato Imprese Toscana..Ad eleggere l’arti-giano alla massima carica regionale di categoria è stata l’assemblea dei delegati svoltasi a Firenze nei giorni scorsi, in rappre-sentanza degli oltre 1.500 parrucchieri iscritti a Confar-tigianato Toscana: una votazione una-nime a conferma dell’apprezzamento manifestato per il lavoro svolto nel mandato appena concluso.“Il mio programma per i prossimi anni - ha spiegato il presidente - non potrà che essere in continuità con il lavoro iniziato insieme a tutti i colleghi regionali nello scorso mandato. In particolare ci concentrermo sulla lotta all’abusivismo e all’inutile burocrazia che grava sulle imprese, con un occhio di riguardo alle nuove forme di svolgimento dell’attività di acconciatore”.Hugo Morrone, che attualmente ricopre anche il ruolo di presidente degli Acconciatori di Confartigianato Pistoia, è stato anche chiamato a far parte della squadra di governo della categoria nazionale per il qua-driennio 2012-2016.

I

CONfaRTIGIaNaTO TOSCaNaHugo Morrone confermato

presidente regionale degli acconciatori

Entra anche nella giunta nazionaledella categoriaaccesso al

credito è diventato pressoché

impossibile per le imprese. Se la situazione non si sblocca in qual-che modo, tra recessione, insoluti, ritardi nei pagamenti da parte dei committenti pubblici e privati e conseguente mancanza di liquidità, ben presto nel tessuto produttivo locale assisteremo ad un bagno di sangue”.

La denuncia viene da Confarti-gianato Pistoia, che lancia un appel-lo a Regione e Camera di commer-cio perché venga data una mano concreta ad affrontare la situazione.

Secondo le stime effettuate at-traverso Artigiancredito Toscano (il consorzio fidi delle piccole e medie imprese costituito da Confartigia-nato e Cna) nell’ultimo semestre i finanziamenti alle aziende sul territorio regionale sono calati del 25/30% rispetto allo stesso perio-do dell’anno precedente. Il tasso medio di interesse per un’azienda di medio rating si attesta oltre il 4,50% cui vanno aggiunti i costi per commissioni e spese varie. Ma il problema è che le aziende non sono nemmeno interessate a trattare il tasso perché per loro basterebbe riuscire ad ottenere il denaro.

“Quello che chiediamo _ sot-

tolinea il presidente di Confarti-gianato Pistoia Simone Balli _è un forte intervento a sostegno delle aziende. Occorre che Regione e Camera di commercio attivino al più presto fondi di rotazione ai quali le Pmi possano attingere non solo per investire ma soprattutto per la ricostituzione delle scorte e della liquidità. Fino a qualche anno fa la Regione finanziava i Confidi riconoscendone di fatto il ruolo sociale di facilitatori per l’accesso al credito da parte delle imprese. Oggi la Regione si è chiamata fuori anche dal consiglio di amministra-zione di Artigiancredito Toscano. Ma la Regione non può abdicare alla sua funzione di solidarietà so-ciale e se in questo momento non si fa solidarietà economica non si sostengono nemmeno le famiglie, perché chi produce ricchezza sta letteralmente scomparendo”.

Il punto, secondo il presidente di Confartigianato Pistoia, è che “le banche continuano a valutare le imprese secondo criteri di rating, meramente numerici, che si sono dimostrati assolutamente pena-lizzanti per le Pmi. E se su questo versante le istituzioni non possono fare nulla, la Regione può quanto meno liberare risorse da mettere a disposizione del tessuto produttivo secondo criteri diversi da quelli de-gli istituti di credito”.

“L’

Appello Confartigianatoa Regione

e Camera di commercio“Credito impossibile per le imprese:

serve una mano concreta”

UN LIBRO DEI fRaTELLI MazzEI

Piccolo diario di due Registi di ModaI fratelli Paola e Paolo Mazzei hanno definito il loro libro, dal titolo “Pic-colo Diario di due registi di moda…dalla provincia alla Capitale”, per l’appunto un piccolo diario, ma si tratta in realtà di un ricco itinerario nel mondo della moda dal punto di vista di due operatori del settore. Con uno stile leggero e piacevole, raccontano vari episodi della loro carriera di 30 anni, che ha portato i due fratelli pistoiesi a lavorare in tutto il mondo. Ad ogni personaggio famoso incontrato, viene associato un particolare aneddoto. Una parte del volume è dedicata specifica-tamente a Pistoia, l’opera è stata presentata in varie città tra le quali, ovviamente, Pistoia.

UN LIBRO DI GIORGIO CappELLI

Film romanzoL’esperienza di sceneggiatore teatra-le e di artista è il retroterra culturale che ha ispirato l’ultima opera dello scrittore pistoiese Giorgio Cappelli, dal titolo indicativo “Film Romanzo”, edizioni B.J., presentato presso la libreria Edison di Pistoia (Via degli Orafi). Ha introdotto la serata Antonella Budano. Si tratta di una panoramica ironica e realistica del mondo contemporaneo. L’illusoria apparenza della società viene illu-strata attraverso le corrispondenze simboliche e numeriche le quali, a seconda della chiave di lettura prescelta, coinvolgono lo stesso lettore-spettatore trasportandolo in una dimensione particolare del vissuto quotidiano.

L.S.

1329 Luglio 2012 n. 30VitaLa dall’Italia

UNIONE EUROpEa

Sovranità condivisa

uando le piazze s’in-fiammano, quando in cento città di uno stesso Paese la gente “normale” - il

pensionato e la maestra, l’impie-gata e il centralinista, lo studente universitario e la madre single, il tramviere e il bancario - protesta perché non ce la fa più, allora per la politica è tempo di fermarsi, mettere tutte le carte in tavola, per poi decidere con responsabi-lità e sguardo lungo. Da Madrid a Siviglia, da Valencia a Oviedo, i cit-tadini spagnoli invocano segnali di speranza oltre che qualche euro in più per far quadrare i conti di casa. Non c’è populismo, ma un popolo che, nel pieno di una crisi economica e occupazionale devastante, fatica a vedere la fine dell’incubo.Sono scene già viste negli ultimi mesi: in Grecia, in Romania, in Portogallo… Non tutti gli Stati europei hanno così gravi problemi di bilancio e di tenuta del sistema economico e finanziario, ma di certo nessun governante può stare tranquillo. Lo sanno bene la cancelliera tedesca Merkel, il presidente francese Hollande, il premier olandese Rutte e, a mag-gio ragione, quello italiano Monti. La crisi venuta da lontano, che dal 2008 tiene sotto scacco il Vecchio Continente, ha già fatto tante, troppe vittime: budget nazionali in affanno, imprese che chiudono i battenti, lavoratori licenziati, pensionati e impiegati pubblici cui

Q UE-SpaGNa

La strada obbligataDa Madrid si alza un grido di aiutoche non può rimanere inascoltato

uando Mario Draghi di-chiara, come ha fatto in un’intervista su “Le monde”, che “l’euro è irreversibile”, afferma un

concetto nel quale crede fermamen-te, per il quale opera concretamente, senza peraltro sottovalutare gli ostacoli e le incertezze che ruotano attorno alla questione.

Il colloquio con l’autorevole quo-tidiano francese andrebbe però letto a ritroso. Nelle ultime righe infatti il presidente della Banca centrale europea, rispondendo alla doman-da sulla moneta unica in pericolo, dichiara: “Alcuni analisti prefigurano scenari di esplosione dell’Eurozona, ma chi lo fa disconosce il capitale politico che i nostri dirigenti hanno investito in questa Unione, così come il sostegno degli europei”. E qui arriva la frase pubblicata a caratteri cubitali in prima pagina nell’edizione del 21 luglio, rilanciata dalle agenzie e dai media di mezzo mondo: “L’euro è irreversibile”. Draghi sa bene che alcuni politici, coi rispettivi governi, non stanno investendo energie suf-ficienti per far fronte alla crisi che attanaglia la moneta comunitaria e l’unione politica, pressati proprio dagli “europei”, ossia dalle opinioni pubbliche nazionali; le quali, trasci-

Per superare la crisi il presidente Bce

scommettesull’integrazione

politicadi Gianni Borsa

Q

In Europa le spinte centrifughe sono in aumento, le posizioni eu-roscettiche e populiste uniscono le forze, i governanti traballano. Ma la sola via d’uscita realisti-ca appare quella del “serrare i ranghi”, dell’innalzare le difese attorno alla moneta unica, del costruire un sistema di regole e di controlli affinché i mercati finanziari non possano in futuro rimettere in ginocchio l’economia reale che adesso ha bisogno di sostegni concreti e di spinte per la crescita.Non dovrà mancare il momento di tirare le somme fra coloro che hanno dato e coloro che hanno ricevuto, posto che è sempre difficile stabilire, con le attuali di-namiche dei mercati globali, chi si trova da una parte e chi dall’altra. Ma oggi le nazioni europee sono chiamate a unire le forze per di-mostrare che una “casa comune” c’è e che il grande disegno dell’in-tegrazione dei popoli e degli Stati è in grado di superare ostacoli apparentemente insormontabili - la storia c’insegna che è già più volte accaduto in passato - per procedere con passo deciso ver-so il futuro.

nate dagli effetti della recessione, vorrebbero chiudere le porte di casa, mettendo per il momento da parte l’Europa e pensando maggiormente, o esclusivamente, agli interessi interni.

Quello del presidente dell’Eu-rotower sembra dunque più un indiretto richiamo alle responsa-bilità collettive dell’Ue – oltre che dell’Eurozona – di fronte a una sfida così ampia e profonda che nessun governo nazionale può affrontare da sé: né quello di Berlino, né quello di Parigi, né quello di Roma o di Madrid o di Nicosia.

Così, procedendo all’indietro, si giunge a un’altra domanda sulla per-

manenza di Atene nell’area dell’euro. “Noi preferiamo, senza alcun equivo-co, che la Grecia rimanga nell’Eurozo-na. Ma la decisione – afferma Draghi – spetta al governo di Atene, che ha dichiarato il suo impegno e ora deve produrre i risultati”. Qui il capo della Bce comincia a essere più chiaro: non basta fare affermazioni di principio, bi-sogna agire di conseguenza. E questo vale – anche se nell’intervista non lo si legge – sia per la Grecia che per la Spagna, fino a giungere all’Italia.

Ancora una retromarcia e si arriva al cuore dell’intervista. “A mio parere il movimento verso un’unione di bilancio, finanziaria e politica è

inevitabile e condurrà a nuove entità sopranazionali”. A cosa si riferisce l’economista italiano, stimato nel mondo? A una più coraggiosa, per quanto non scontata, integrazione politica a livello continentale, esat-tamente come vanno chiedendo da tempo, anche se con accenti diversi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier italiano Mario Monti, il presidente della Commissione Ue, il portoghese José Manuel Barroso. L’intervistato parla di “trasferimento di sovranità che ne consegue”. Draghi peraltro preferisce parlare, e lo dice esplicitamente, di ulteriore “condivi-sione” della sovranità in un quadro

viene ridotto d’imperio il reddito mensile. In questo scenario si riunisce oggi in teleconferenza l’Eurogruppo con un solo punto all’ordine del giorno: tendere la mano alla Spa-gna mediante un corposo (100 miliardi) finanziamento alle sue banche. Non è il primo intervento di questo genere, quasi certamen-te non sarà l’ultimo. E se dal Nord Europa, che ha oggettivamente una maggior capacità di gestire i conti statali, si levano mugugni crescenti verso gli Stati mediter-ranei forieri di sempre nuovi pro-blemi di stabilità monetaria, tutti i politici comprendono che non

si può lasciar andare alla deriva Madrid. Così come non si sono abbandonate al proprio destino Atene, Dublino, Lisbona, Budapest. Anche a Roma un sostegno è arrivato giusto un anno fa, mentre Nicosia ne ha già fatto domanda. Intanto si guarda a Est, col timore di nuove brutte sorprese.In frangenti come quelli che sta attraversando l’Europa occorre fare ricorso a diverse “virtù”: il senso di responsabilità verso chi si trova (non senza colpe) in difficoltà; lo spirito di solidarietà, fosse anche solo per evitare disa-stri peggiori; convinti richiami al rigore e, se necessario, ai sacrifici.

IL DRaMMa DI UNa MaDRE

Si poteva evitareIl Movimento per la Vita sul caso dei gemellini di Ozzano Emlia“Ancora un dramma dell’insta-bilità psicologica e forse della solitudine. Ancora, a pagare per tutti è un bambino non nato e il fratellino morto poche ore dopo. La ragazza di Ozzano Emilia si è trovata, in condizioni ancora tutte da chiarire, a vivere da sola una situazione difficile senza che nessuno potesse aiutarla. C’è addirittura il sospetto che sia caduta nella mani di qualcuno che ha provocato intenzionalmente l’aborto”. È il commento del Movimento per la vita alla tragica vicenda di una ragazza di 21 anni che ha partorito al Sant’Orsola di Bologna un bambino prema-turo mentre il gemellino del neonato, venuto alla luce poco prima, è stato ritrovato morto in un cassonetto dei rifiuti sotto la casa della ragazza residente nel Comune in provincia di Bologna. La Procura ha aperto un fascico-lo sull’ipotesi di interruzione di gravidanza in base alla legge 194 sull’aborto.“Negli oltre 300 Centri di aiu-to alla vita le donne vengono seguite ed aiutate da personale altamente specializzato. Quello di cui avrebbero avuto bisogno la ragazza e forse anche i suoi genitori. L’amicizia e la vicinanza - prosegue il comunicato del Mpv - aiutano ad accettare la gravidan-za, sciogliendo i nodi economici (grazie anche a ProgettoGemma), superando i blocchi psicologici, vincendo la solitudine. Anche solo per portare il bambino (o i bambini come in questo caso) alla nascita e lasciarli all’amore di genitori adottivi. Purtroppo nessuno ha detto alla ragazza a chi avrebbe potuto rivolgersi per avere questo aiuto”.“I Centri di aiuto alla vita, con il loro lavoro promuovono quoti-dianamente quella cultura della vita di cui oggi si avverte sempre di più il bisogno. Ma è necessario che anche le istituzioni si interro-ghino su quanto accaduto – con-clude il Movimento - e mettano in atto politiche socio-sanitarie a sostegno della preferenza per la nascita”.

europeo. “In tempi di globalizzazione, è precisamente attraverso questa condivisione che ogni Paese ha le maggiori probabilità di salvaguardare la sua sovranità”. Per concludere: “A lungo termine, l’euro dovrà essere fondato su una maggiore integra-zione”.

Draghi di fatto non pretende di avanzare una propria “ricetta”, che del resto non gli compete: per salvare la moneta e l’economia europee, e con esse la politica europea, la società europea, egli ricorda che bisogna puntare di nuovo sulla condivisione dei problemi, sulla ricerca di vie di uscita comuni che prevedano anche nuovi passi in avanti – istituzionali – dell’Unione europea.

14 n. 30 29 Luglio 2012 LaVitadall’italia

Risparmio e riordinosi possono ottenere solo con tagli forti

e improvvisidi Nicola Salvagnin

osì come sono, i Comuni italiani non ce la fanno più a sostenersi finanzia-riamente. I continui tagli

ai trasferimenti statali, reiterati pure nell’ultima manovra del governo Monti, li stanno mettendo in ginoc-chio. Mancano i soldi per servizi alla comunità considerati importanti, come gli asili nido, il trasporto sco-lastico, l’assistenza sociale. E siamo ai limiti pure per il pagamento degli stipendi correnti per il personale assunto.

L’Imu, entrata in vigore nelle settimane scorse, ha alleviato la situazione di alcuni, ma non certo di molti altri: non tutti possono contare sui 10 milioni di euro incassati da una Cortina d’Ampezzo ricca di se-conde, opulente case; o sugli introiti derivanti da strutture commerciali e produttive che pagano solo se ci sono. Mancano le risorse correnti, è impedita sostanzialmente la pos-sibilità d’indebitarsi, di contrarre mutui. Quindi niente nuove scuole o palestre, marciapiedi o manuten-zione stradale, parchi e gestione degli stessi.

Un brutto colpo, l’ennesimo, per queste realtà istituzionali considera-te a ragione le più vicine al cittadino, e solitamente pure le più attente nel-

C

COMUNI E CRISI

Un colpo di scure

SCUOLa paRITaRIa

Con l’incertezzasi chiude

Triveneto: a quando il contributo integrativo dello Stato?

azionalizzare e mantenere accesi i riflettori su una questione parti-

colarmenteavvertita nel Triveneto e in tutto il Nord, ma che si pone a livello naziona-le - uella dell’effettiva parità scolastica - e che richiede una strategia unitaria e condivisa tra i principali protagonisti ecclesiali a livello locale, regionale e nazionale, in modo da poter esser significativi ed efficaci nel dialogo con i responsabili politici ed amministrativi competenti”.È la necessità espressa il 18 luglio da don Edmondo Lanciarotta, responsa-bile della Commissione pastorale per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza episcopale del Tri-veneto, dopo l’incontro che lo scorso 10 luglio ha visto riuniti intorno allo stesso tavolo il sacerdote, i presidenti delle associazioni delle scuole cattoli-che Fism, Fidae, CdO, Agesc e Confap, e alcuni rappresentanti e tecnici della regione Veneto.Una “regia unica”. “Siamo molto preoccupati – spiega don Lanciarotta con riferimento ai contributi statali per il 2013 – perché, al di là delle dichiarazioni d’impegno a livello locale emerse, non vi è alcuna certezza che il contributo integrativo previsto negli ultimi tre bilanci dello Stato sia ricon-fermato. Si ipotizzano tagli anche del 50% alle scuole paritarie. Entro il 31 luglio il Governo presenterà lo schema di bilancio del 2013: bisogna darsi immediatamente da fare perché in questi giorni si sta giocando la partita definitiva”. “Alla presidenta della Cei – precisa – abbiamo chiesto di assumere la regia della questione; una regia unica,

“R

autorevole, condivisa e competente”. Al tempo stesso don Lanciarotta esprime l’auspicio che il “‘tavolo tecnico’ attra-verso il quale il Miur incontra i rap-presentanti delle scuole cattoliche sia più autorevole”, e “venga riprecisato il ruolo del Cnsc (Consiglio nazionale scuola cattolica) e del Cscc (Centro studi scuola cattolica)”.

crisi economica a tagLi ai contributiCrisi economica a tagli ai contributi.Don Lanciarotta sottolinea la “specifi-cità del Triveneto” in materia. Ad oggi, osserva, “non si registrano risultati positivi per ‘razionalizzare’ la materia.

Ogni scuola è costretta a trattare con la propria Amministrazione comuna-le”. In un documento rilanciato il 18 lu-glio, il responsabile della Commissione pastorale per l’educazione, la scuola e l’università del Triveneto sottolinea le “sensibili differenze” negli importi dei contributi comunali. Nell’anno scolastico 2010-2011 la media del contributo comunale annuale per bambino è stata calcolata in 420 euro, ma “si hanno segnalazioni di tagli” da parte dei Comuni “a causa dello stato di crisi economica”. La stipula, lo scorso 22 maggio, del Contratto nazionale di lavoro della categoria, aggiunge, “comporterà nel 2012 un aggravio

la gestione delle risorse finanziarie, a parte il caso di qualche grande città che si ritrova sul groppone debiti spa-ventosi. Molto spesso i cittadini eletti a sindaco svolgono questa gravosa funzione come puro volontariato, o con un esiguo rimborso spese; tra l’altro sono già stati tagliati compensi e numero di assessori e consiglieri comunali.

Dicevamo all’inizio: così come sono. Perché se questa marea di tagli hanno colpito più e più volte i Comuni, vuol dire che ci sono due spiegazioni: o i governanti italiani non credono molto all’importanza del Comune come ente territoriale, frutto di una miopia che non si spie-ga; o non vogliono che la situazione rimanga così.

In Italia ci sono venti Regioni, un centinaio di Province (ma si sta decidendo sul loro dimezzamento) e ben 8.082 Comuni. Di questi, solo 650 superano i 15 mila abitanti. Vuol dire che la stragrande parte di essi è composto di pochissime migliaia di residenti. In Molise, la media è di 2.200 abitanti.

La recente spending review pre-tende un massimo di un dipendente ogni 144 abitanti nei Comuni che ne hanno meno di 10 mila. E siamo arrivati al nocciolo della questione: il governo considera troppi i dipenden-ti comunali attualmente in servizio, è qui che si vuole in definitiva colpire.

Ci sono municipi - tantissimi - che sono il principale datore di lavoro locale. Ci sono funzioni che più non si giustificano con i tempi e le tec-nologie moderne: un ufficio anagrafe per ogni piccolo Comune è un lusso considerato oggidì impossibile da permettersi.

Negli anni si è provato a ridurre sia il numero dei municipi che il personale degli stessi. Le Unioni dei Comuni, ad esempio, hanno cercato di realizzare lo scopo raggruppando due o più realtà per ottimizzare servizi e costi. Finché queste Unioni hanno ricevuto incentivazioni eco-nomiche, hanno avuto fiato; senza queste, si sono fermate.

Quindi ci troviamo di fronte ad una prospettiva corretta (ridurre l’eccessivo numero di realtà comuna-li) perseguita con metodi discutibili, diremmo “all’italiana”: non si piani-fica con metodo, ma si raggiunge il risultato togliendo l’ossigeno. Non si razionalizza, ad esempio, l’offerta ospedaliera con un disegno comples-sivo che può anche essere doloroso per le piccole od obsolete realtà: le si fa morire pian piano, chiudendo un reparto, impedendo la sostituzione del personale.

Con i Comuni siamo qui. La logica direbbe di riordinare la questione: il Comune c’è solo se ha un tot di residenti, quindi si valutano le unioni e il personale in carico. Si è scelto

il colpo di scure: spariti i soldi, spa-riranno giocoforza molti Comuni e molti dipendenti comunali. Ma così si rischiano inefficienze e disordine.

Queste poi sono solo parole. Nei fatti, significa il rischio di chiusura di nidi e scuole, lo spegnersi dell’assi-stenza alla popolazione, del controllo del territorio (urbanistica, lavori, traffico) e di altro ancora.

Non è detto che debbano per forza essere dei dipendenti comunali a fare tutto ciò. Ma finora mancano pure le alternative, se è vero - come è vero - che ad esempio i trasferi-menti alle scuole non statali sono stati massacrati. O che si vorrebbe affidare ai Comuni maggiori poteri di accertamento sulle imposte, ma non si capisce chi e come dovrebbe esercitarli.

Il bicchiere mezzo pieno? C’è. Con questi continui giri di vite ces-serà definitivamente la funzione del municipio come “fabbrica” di posti di lavoro magari per i figli dei soliti noti; e si smetterà di spendere soldi inutil-mente “per realizzare il programma elettorale”. Non sta, infatti, scritto da nessuna parte che ogni Comune abbia necessariamente il “suo” palaz-zetto dello sport o la piscina, magari a dieci chilometri di distanza da quelli del Comune confinante.

Sono lussi che non possiamo più permetterci e che ci siamo permessi senza averne la possibilità.

faMIGLIa E LaVORO

Prigionieri del presente di Andrea Casavecchia

La precarietà del lavoro domina il nostro immaginario collettivo. Ci terro-rizza, perché non siamo attrezzati ad affrontare un contesto dove il posto, conquistato con fatica, si può perdere facilmente.Lavorare diventa una questione ricor-rente nella vita delle persone: la ricerca di un’occupazione, non è il tema dell’età giovanile, sta diventando una condizione ciclica. Le ricadute sulle nostre abitudini e sulle nostre scelte sono di diverso tipo, perché un lavoro stabile è garanzia di un reddito costante.Dentro quest’incertezza stiamo ricali-brando il nostro futuro. Non stupisce che i matrimoni calino, oppure che siano pochi i neonati: come si può iniziare una vita in comune? Come si può garantire una cura, un’educazione, un’assistenza ai propri figli? Ancora una volta i dati del mercato del lavoro non appaiono incoraggianti. Le notizie che arrivano dalla ricerca “Excelsior” di Unioncamere e ministero del Lavoro hanno annun-ciato che, in quest’ultimo trimestre del 2012, le assunzioni stabili sono state meno del 20%. I lavoratori che hanno trovato un’occupazione sono a tempo determinato oppure con contratti non standard. I risultati offrono una confer-ma della frattura generazionale che si sta compiendo nel mondo del lavoro. Si stanno alimentando due sacche; quelli a tempo indeterminato: più anziani, di-pendenti, tutelati, generalmente presenti in pubbliche amministrazioni e grandi imprese; quelli a tempo determinato: più giovani, subordinati, meno protetti, generalmente presenti nel terziario (commercio), piccole imprese, no profit.Le due sacche sono figlie di due visioni del mondo dell’economia: la prima, di qualche anno fa, si concentrava sulle produzioni, sulle possibilità di fornire, nel modo più efficiente ed efficace, beni e servizi ai clienti-utenti. Quella di oggi invece si concentra sulla crescita della ricchezza. Non conta quello che si produce, contano solo le moltiplicazioni degli investimenti nei mercati azionari. Questa diversa filosofia è pronta a sacrificare i lavoratori all’accumulo: non ha bisogno di dipendenti fedeli che garantiscano continuità, ha bisogno di persone che a domanda possano essere disponibili. È qui che dovrebbe incidere la politica economica, che ha bisogno di svincolarsi dall’obbedienza alle logiche dei mercati. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, auspicava, nel suo viaggio in Russia, di guardare alle prossime generazioni. Bene. Dopo la riforma del lavoro che riguarda contratti e modi di lavoro: la forma. Sarebbe urgente iniziare a creare possibilità per delineare un nuovo modo d’inserimento lavorativo: a partire dalla sostanza. Se non si può garantire il posto fisso, almeno sarebbe auspicabile porre attenzione ai conte-nuti del lavoro: saper discernere quelli che arricchiscono l’umano, come indi-cava Pierangelo Sequeri nel suo saggio “Contro gli idoli postmoderni”, rispetto a quelli che ruotano sul vuoto. Almeno la sacca dei “precari” avrebbe possibilità di giocarsi in prospettiva di uno scenario da costruire. Se scarseggia la liquidità, allora, sarebbe opportuno selezionare con cura dove investire: il futuro non lo conosciamo, ma sicuramente dipende dal presente.

di circa 900 euro per dipendente. La situazione economica delle scuole” si presenta quindi “alquanto difficile”.

aLcuni datiIn Veneto opera un tavolo tecnico-istituzionale tra le aggregazioni delle scuole paritarie e l’Ufficio scolastico regionale, che lo scorso aprile ha fatto il punto della situazione parità. In sintesi: consegnato l’acconto di euro 10.708.252 per i 4/12, cioè periodo gennaio-aprile 2012 (il terzo acconto per il corrente anno scolastico dopo il primo di settembre 2011 e il secondo a novembre 2011) destinato alle scuo-le dell’infanzia. Nell’anno scolastico 2011-2012 gli alunni di queste scuole sono stati 93.627, i disabili 645. Presso le scuole Fism sono attivi 270 nidi con 6.700 bambini di 12-36 mesi. I contributi 2011 sono stati ridotti del 25% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda i progetti del Fondo sociale europeo, in Veneto, informa ancora don Lanciarotta, “si è aperto un tavolo di lavoro per elaborare un’ipotesi di progetto per la Regione”.“Negli incontri con Marco Caccin, responsabile Fse regionale, è stato elaborato un documento, approvato da tutti i presidenti e responsabili di Fism, Fidae, CdO, Agesc e Confap, e dal vescovo delegato Cet, mons. Adriano Tessarollo”.

1529 Luglio 2012 n. 30VitaLa

Dal mondo

dall’esteroa corsa alla Casa Bianca è entrata nel vivo. La Convention repubblicana di fine

agosto e quella democratica del 3 settembre risultano ininfluenti e, nonostante la gran parte dei sondaggi dia l’attuale presidente, Barak Obama, come favorito, la competizione è ancora molto aperta.

I vantaggi di Obama – spiegano gli analisti – sono in qualche misura strutturali, “e si legano sia alla politica statu-nitense, sia alla trasformazione demografica del Paese”. Il presidente in carica, viene ricordato, gode storicamente di un vantaggio di partenza che solo quattro volte negli ultimi cento anni è stato rove-sciato; l’altro punto di forza è rappresentato dall’importanza crescente del voto ispanico, che continua a privilegiare il partito democratico. “È un voto, questo – scrive Mario del Pero, dell’Università di Bologna – che il partito re-pubblicano fatica ancora a intercettare, vuoi per le sue posizioni in materia di immi-grazione, vuoi per la sua per-sistente omogeneità culturale, etnica e di genere: il contrasto tra le primarie democratiche del 2008, in cui si sfidavano un afro-americano e una donna, e quelle repubblicane del 2012, dove sono rimasti ben presto in corsa quattro bianchi over-50 è, da questo punto di vista, emblematico”.

Per contro, in favore del candidato repubblicano Mitt Romney, giocano altri fattori. Il primo è che la difficile situa-zione economica fa aumenta-re le critiche sull’operato di Obama, solo in parte com-pensate dalla politica estera,

USa

La corsa alla Casa Bianca è entrata nel vivo

che invece raccoglie un vasto consenso nel Paese: con un tasso di disoccupazione più alto dell’8 per cento è assai difficile per un presidente essere rieletto, l’ultimo a riuscirci fu Franklin Delano Roosevelt nel 1936.

L’insoddisfazione verso Obama è peraltro amplificata dall’eccesso di aspettative che la sua elezione e le sue promesse avevano alimen-tato. Nonostante studiosi come Charles Kupchan, del Council Foreign Relations, ribadiscano che il presidente Obama “ha intrapreso il giu-sto percorso, con politiche che stanno permettendo agli Stati Uniti di raggiungere contemporaneamente più

obiettivi adattandosi all’evolu-zione della situazione globale, amministrando saggiamente le proprie risorse e permet-tendo alla propria economia di crescere”, gli avversari ribattono che l’elevato livello di disoccupazione e la debole ripresa economica sono colpa di Obama, “che non è riuscito a imporsi come leader a livello internazionale”.

È anche vero che la stra-ordinaria elezione del 2008 ha indotto sopravvalutare l’effettiva portata storica della vittoria di Obama: con troppa fretta si è parlato di rialline-amento elettorale, quando invece sui temi cruciali, come quello delle tasse, c’è sempre stata una vasta fetta dell’opi-

nione pubblica su posizioni conservatrici. “In altre parole – afferma Del Pero – Obama si confronta con un Paese che è cambiato meno di quanto non si credesse quattro anni fa, e con una situazione economica che avvantaggia elettoralmen-te il suo avversario”.

Dalla vittoria alle urne di Obama nel novembre 2008 l’indebitamento statunitense è peggiorato sensibilmente, il rapporto deficit-pil è quasi triplicato, e il debito nazionale è cresciuto di oltre 20 punti percentuali. Meglio, ma non quanto ci si aspettava, sul fronte della politica estera: c’è stata infatti una riduzione del coinvolgimento militare diretto, dettato anche dalla

ella crisi in corso in Siria, ormai definita “guerra civile”, a

prevalere è sempre più “il linguaggio della violenza” a danno della “voce della moderazione”, per questo motivo “urge uno sforzo di dialogo e di riconciliazio-ne”. Le notizie di scontri tra esercito e forze dell’op-posizione armata giunti alle porte della capitale Dama-sco, confermano le preoc-cupazioni di Gregorio III Laham, patriarca dei greco-melkiti di Damasco. Così, mentre la Siria precipita nel baratro, al Consiglio di si-curezza dell’Onu si cercano quegli equilibri diplomatici necessari ad affermare una posizione comune finora mancata per l’appoggio dato al presidente Assad da Mosca e Pechino. Nel suo ultimo appello, datato 17 luglio, il patriarca ribadisce che “i pericoli maggiori in Siria oggi sono l’anarchia, la mancanza di sicurezza e l’afflusso massiccio di armi da molte parti. La violen-za genera violenza, che

SIRIa

Riforme, non armiLa Chiesa cattolica continua a denunciare

l’interferenza di elementi stranieri

referendum neLLe faLkLandIl governo dell’arcipelago britannico delle Falkland ha stabilito che un referendum popolare determinerà il futuro politico delle isole atlantiche e porrà fine alla controversia che oppone Regno Unito e Argentina in ordine alla sovranità su terre geograficamente americane. Dopo trenta anni dalla guerra tra Lon-dra e Buenos Aires per il controllo delle Falkland, e dopo mesi di tensioni fra i due rivali, tempo nel quale il paese sud-americano ha tentato di imporre sanzioni economiche sull’arcipelàgo, è deciso che gli isolani siano chiamati ad esprimere la propria volontà nei primi mesi del 2013 e a decidere, quindi, di restare o meno britannici. Londra, per voce del premier David Cameron, “rispetterà e difenderà il risultato” referendario.

rinascimento a pechinoDal 16 luglio e fino al 30 novembre il National Mu-seum of China di Pechino ospita in una grande mostra due gioielli d’arte pittorica del museo civico di Prato: 1”’Annunciazione con san Giuliano” di Filippo Lippi e fra’ Diamante, e la predella con le “Storie di Cristo” di Filippino Lippi e fra’ Dia-mante. La rassegna, titolata “Firenze e i capolavori del Rinascimento”, è la prima di una serie di eventi che si svolgeranno nel Paese del Dragone’. Il progetto è promosso dal ministero per i beni e le attività culturali d’intesa con l’amministrazio-ne statale per il patrimonio culturale della repubblica di Cina, accordo che preve-de la gestione di una area espositiva - di lungo periodo - all’interno del museo della capitale cinese.

aLvaro siza vieiraIl Leone d’oro alla carriera, della tredicesima mostra internazionale di architet-tura “Common Ground” che ha luogo a Venezia - ai Giardini e all’Arsenale - dal 29 agosto al 25 novembre prossimi, è stato assegnato dalla Biennale di Venezia all’architetto portoghese Alvaro Siza Vieira; l’ambito riconoscimento verrà con-segnato il 29 agosto nella cornice dei Giardini della Biennale veneziana. Alvaro Siza Vieira ha mantenuto una notevole produzione di ope-re di altissima qualità, senza evidenziare traccia alcuna di professionalismo marcato e di autopromozione accesa, caratteri di condotta umana divenuti oggi parte imperan-te del meccanismo evolutivo e propositivo della figura dell’architetto contempo-raneo.

raggiunge tutti i cittadini, senza distinzione di razza, religione o colore politico”. Particolarmente perico-losa sembra essere, per il capo della Chiesa melkita, “l’interferenza di elementi stranieri, arabi e occidentali, che portano armi, denaro e informazioni a senso unico. Questa interferenza è dan-nosa anche alla cosiddetta opposizione, e danneggia l’unità nazionale, in quanto indebolisce anche la voce della moderazione”. In questa situazione la Chiesa cattolica in Siria, nei suoi diversi riti, continua a sostenere l’esigenza di riforme da applicare ne-cessarie per la libertà, la democrazia, la lotta contro la corruzione, il sostegno allo sviluppo. Come confer-ma una fonte della Chiesa locale: “Ci sono focolai di

scontri tra esercito siriano e terroristi in atto in alcune zone periferiche della ca-pitale. Si tratta di centinaia di militanti islamici, alcuni di Al Qaeda, entrati in Siria per fomentare disordini da Paesi come Kuwait, Iraq, Libano, Arabia Saudita e Qatar. I loro corpi vengono bruciati dai loro compagni una volta colpiti dalle forze fedeli ad Assad, per non fornire prove al regime siriano. La gran parte della popolazione è con il regime e non ne vuole sapere di questi combattenti integra-listi, i musulmani siriani non conoscono fanatismi. Se il popolo fosse stato tutto contro Assad lo avrebbe spazzato via in pochi giorni, come accaduto in altre na-zioni. Questo non vuol dire, però, che tutto vada bene. La Siria non è una demo-

crazia perfetta. La Siria ha bisogno di riforme e non di armi, ha bisogno di dialogo e non di scontri a fuoco”. Si punta l’indice contro la comunità internazionale e i media che “distorcono la realtà”. “Vogliono togliere la Siria ai siriani per conse-gnarla ai Fratelli musulmani come accaduto in altri Paesi mediorientali. Il nostro re-sta l’unico baluardo all’Islam integralista e questo non piace ad altri Paesi della regione. I cristiani non soffrono persecuzioni ma in quanto minoranza sono tra i più vulnerabili specie davanti a questi terroristi stranieri che s’infiltrano nei quartieri anche cristia-ni, seminando violenze e morte”. Ne è una prova il movimento “Mussalaha” (Riconciliazione), nato dalla società civile, interreligioso,

L

N

necessità di razionalizzare le spese, con il ritiro dall’Iraq nel 2011 e quello dell’Afghanistan previsto entro il 2014 e un at-teggiamento di ‘aiuto esterno’ per la Libia e le altre crisi della cosiddetta ‘primavera araba’.

Con la politica di Obama c’è stata una forte apertura al multilateralismo, ma pochi concreti passi avanti con Cina e Russia: il dialogo con pechi-no dei primi mesi dell’am-ministrazione si è congelato nel corso del mandato, così come il ‘reset’, l’azzeramento nelle relazioni con la Russia non ha riscosso particolare successo, così come i tentativi di influenzare un’evoluzione democratica del Paese, e i rapporti con Mosca restano freddi, anche a causa dello scudo missilistico difensivo della Nato.

Nessun passo avanti ne-anche nel processo di pace tra israeliani e palestinesi, con Israele sempre più arroccato su posizioni anti-iraniane. E proprio contro Teheran Washington, dopo una prima apertura rimasta inascoltata, persegue nella propria politica di sanzioni, anche se non può non tener conto del ruolo della Cina, restia ad appoggia-re l’embargo all’Iran.

I due contendenti non ne parlano molto, ma sono proprio questi gli argomenti per i quali il mondo guarda alle elezioni negli Stati Uniti con la consueta apprensione.

che punta al dialogo fra le diverse componenti della società siriana e che tante vite umane sta salvando in queste settimane. Ad Homs un Comitato della “Mussa-laha” ha mediato un accor-do fra le forze governative e i rivoluzionari armati consentendo l’evacuazione di oltre 60 civili, in maggio-ranza cristiani.Chi, invece, è convinto della prossima fine del regime è il portavoce del Cns, Consiglio nazionale siriano, l’organismo rappresentativo del fronte dell’opposizione siriana. Di fede cristiana, George Sabra dichiara che si sta per aprire “una nuova pagina della storia nazio-nale”. Per Sabra “non vi sono gruppi alleati con Al Qaeda. Gli islamisti ci sono, ma li conosciamo, sono parte della nostra società e sap-piamo trattare con loro. Ribadiamo il concetto di cittadinanza: tutti i cittadini siriani, a qualsiasi comunità o religione appartengano, saranno uguali e avranno gli stessi diritti”.

Si intensifica la campagna elettorale dei due candidati

in vista del voto di novembredi Angela Carusone

16 musica e spettacolo n. 30 29 Luglio 2012 LaVita

LaV itaSettimanale cattolico toscano

Direttore responsabile:Giordano Frosini

STAMPA: Tipografia Artigiana PistoiaIMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia

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Sostieni

ra gli eventi estivi 2012 in Toscana è certamente da

segnalare il bel concerto che Francesco De Gregori ha tenuto il 17 luglio in Piazza Duomo a Prato, ritornatovi dopo diversi anni. Introdot-to da un rispettosissimo Giorgio Panariello -che gli si è pure inchinato-, “il Princi-pe”, come viene da sempre chiamato anche per i suoi modi cortesi e il suo aspetto naturalmente elegante, si è presentato ai fan con abbi-gliamento da marinaio, com-preso il berretto, in evidente omaggio a Lucio Dalla, con cui Francesco faceva coppia dal lontano tour di “Banana Republic”, dove appunto portarono al successo “Ma come fanno i marinai”. Nel corso del concerto, piace-volissimo, vi è stato un altro momento particolarmente toccante, un altro piccolo pensiero al caro amico scomparso, e cioè il primo giro di accordi di “Santa Lu-cia” (canzone sempre lodata da Dalla come la più bella di tutte), che ha ripreso chia-ramente l’intro di “Come è profondo il mare”, pezzo di Lucio del 1977, che De Gre-gori aveva avuto il piacere di cantare nella tournèè di un paio di anni fa, immor-talata nel doppio cd “Work in progress”. Questo per dire che De Gregori, che ha preferito il silenzio alla mor-te di Dalla, ha dimostrato

T

ancora di preferire la musica e il non detto per ricordare doverosamente un grande personaggio e collega. Ades-so, tuttavia, nei confronti del pubblico, pare aver alimenta-to una maggiore sintonia, una

partecipazione emotiva più aperta, che negli anni ‘80 gli mancava completamente -ri-cordo di averlo visto lasciare il palco prima della fine dell’esibizione, che lasciava agli strumentisti-, forse an-

a pRaTO

De Gregori, il principe

di Francesco Sgarano

opo dieci anni, ecco nelle sale il terzo capitolo della saga dei

due uomini in nero. Una specie di setta segreta, che ci tutela dagli alieni da tempo, a nostra insaputa, tra noi. Già il primo capi-tolo mostrava originalità nell’idea ed era divertente, con una buona dose di autoironia a stemperare le performance da supereroi degli appartenenti a questa specie di Cia intergalattica. Seguendo il reclutamento e la crescita professionale di Will Smith (era una volta il ragazzo protagonista del famoso telefilm “Il Principe di Bel Air”), all’ombra del veterano Tommy Lee Jones, costretto a rientrare da una prematura pensione, avevamo attraversato il secondo episodio, fra alieni e mostri. Adesso, per il ter-zo episodio, è cambiata la sceneggiatura (la prima era di Ethan Coen) con totale riscrittura e viene confer-mato Barry Sonnenfeld alla regia, reduce dalla direzio-ne di “Vita da camper” nel 2002. Nella storia Smith

D

torna nel passato, al 1969, per incontrare il giovane Lee Jones (Josh Brolin) e modificare assieme a lui il corso del tempo. Il crimi-nale Boris, infatti, è tornato indietro nel tempo ed ha

ucciso Lee Jones. L’unico modo per evitare questo triste evento, pertanto, è salvarlo precedendo Boris nel 1969. Senza però impe-dirgli di sventare il suo pia-no criminale, oppure sarà

la Terra a farne le spese! Nel cast, tra gli altri, anche Emma Thompson. Di pro-duzione USA, la pellicola è disponibile nelle sale anche in formato 3D stereosco-pico.

CINEMa

Men in Black 3Will Smith e Tommy Lee Jones ancora insieme

di Laonardo Soldati

i molti cd live registrati negli anni ‘90), ha alternato canzo-ni più recenti a quelle classi-che, inevitabilmente più ama-te. Conoscendo a menadito la carriera discografica di De Gregori fino al ‘92 -l’anno di “Miramare”, da cui ha riproposto la love song “Bel-lamore”- ma avendolo perso di vista successivamente, ho dovuto constatare che alcuni dei brani proposti non li avevo in effetti mai sentiti, mentre accolti calorosa-mente da una platea, come si dice, transgenerazionale, sono stati la polemica “Vai in Africa, Celestino”, a tempo di rock duro, e la dimessa “Il cuoco di Salò”, un sorpren-dente ritratto di storia patria visto, come spesso accade nei testi del cantautore, dalle retrovie. Gioia pura e com-mozione profonda invece hanno generato in me -ma

non solo, credo- i sempre-verdi capolavori del primo ventennio d’attività, indiscu-tibilmente troppo superiore al secondo per esservi paragonato: “Generale”, un autentico inno all’amore e antibellicista, è stato propo-sto al solito alle chitarre (ma la versione in studio resta sempre più bella), “Viva l’Ita-lia” è inno patriottico, se Dio vuole, non troppo retorico, “La storia” resta una delle più belle canzoni di sempre e “Buffalo Bill”, con cui ha chiuso in tripudio. Sono seguiti, a gran richiesta, tre bis, di cui il primo “Pezzi di vetro”, cantato in solo con la chitarra a tracolla; “Rimmel”, intonata da tutta la piazza e la versione folk-rock di “Buonanotte fiorellino”. Alla fine grandi applausi, flash in-cessanti e, immagino, qualche occhio lucido.

che per gli spiacevoli episodi del Palalido nel 1975, quando fu ferocemente e inspiegabil-mente contestato dalla solita truppa di imbecilli, che non mancano mai da nessuna parte, purtroppo. Il concerto, eseguito con una formazione in cui comparivano anche violino e fisarmonica, come di consueto (ne sono prova