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Anno XIII N° 2 • Poste Italiane - spedizione in a. p. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Direzione Commerciale - Napoli EDITORIALE Il cliente dell’avvocato LA PAGINA DEI CONVEGNI Integrazione dei contratti di impresa tra libertà negoziale e interventi normativi e regolamentari NOTIZIE DAL CONSIGLIO DELL’ORDINE Attivazione mail ordinarie con dominio @ordineavvocatinocerainferiore.it

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EDITORIALEIl cliente dell’avvocato

LA PAGINADEI CONVEGNI

Integrazione dei contrattidi impresa tra libertà negoziale

e interventi normativie regolamentari

NOTIZIE DAL CONSIGLIODELL’ORDINE

Attivazione mail ordinarie con dominio

@ordineavvocatinocerainferiore.it

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Periodico Quadrimestraledell’Ordine degli Avvocatidi Nocera InferioreRegistrazione presso il Tribunaledi Nocera Inferioren. 184 del 23.02.2004

PresidenteAniello Cosimato

Direttore EditorialeLuigi Ciancio

Direttore ResponsabileMarianna Federico

Comitato di RedazioneBarbara BarbatoCarmela BonaduceAnna CapaldoCarmela ConcilioMaria CoppolaMaria Grazia CoppolaGianluca GranatoEliana LibroiaEmiliana MatroneMariella OrlandoFrancesco RicciardiGaetano RiccioGiuseppina RomanoEleonora StefanelliValeria TevereMichele TipaldiRossella Ugliano

Segretario di RedazioneMassimo De Martino Adinolfi

Hanno collaborato a questo numeroMaria Raffaella CiocianoUmberto MancusoGiuseppe MatroneAngelo MondelliIolanda Morvillo

Proposte e suggerimenti ai contattiOrdine degli Avvocatidi Nocera InferioreTel./Fax 081.929600 - 081.927432e.mail:[email protected]

Progetto grafico a cura diMarianna Federico

Il materiale per la pubblicazione,che dovrà essere inviato su supporto magneticoformato Word, non sarà restituito

In copertina:Castello Negri a Spiano, Mercato San SeverinoLe immagini delle cartoline a pagg. 12, 20, 44/47sono della collezione Casale

Realizzazione EditorialeAltrastampa Edizionicell. [email protected]

© 2016 FotoAltrastampa Edizioni

© 2016 TestiOrdine degli Avvocatidi Nocera Inferiore

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Luigi CiancioEditoriale 4

GIURISPRUDENZA

Maria Raffaella CiocianoLupus et agnus.Silenzio assenso: eutanasia di un istituto 7

Maria CoppolaLa notifica a mezzo PECnel processo amministrativo.L’incertezza del diritto 10

Maria Grazia CoppolaCondominio: natura dellaresponsabilità per le infiltrazioniche derivano dal lastrico solaredi proprietà o uso esclusivo 11

Eliana LibroiaNuovi contrasti in materia di misurecautelari: l’ultimo intervento delleSezioni Unite in materia di procedimentodi riesame 12

Emiliana MatroneSulla regolarità della disdetta delcontratto di locazione e sulla ripetizionedi somme pagate in eccedenza rispettoal canone pattuito in contratto 14

Iolanda MorvilloLa aree destinate a parcheggio:evoluzione normativa e giurisprudenziale 16

Gaetano RiccioBancarotta fraudolenta patrimoniale:l’amministratore non esecutivoè responsabile unicamente nell’ipotesi incui sia conscio delle manovre distrattive 18

Eleonora StefanelliSull’accesso al servizio civile da partedei cittadini stranieri: la PubblicaAmministrazione pone in essereuna condotta discriminatoria, per ragionidi nazionalità, inserendo, tra i requisitidi ammissione ad un bando, il possessodella cittadinanza italiana e non anchela regolare residenza in Italia 20

DOTTRINA

Barbara BarbatoIl ruolo degli enti bilaterali nel sistemadelle relazioni sindacali 24

Giuseppe MatroneGuida pratica al ricorso allaCorte Europea dei Diritti dell’Uomo 26

Angelo MondelliPrincipio di analogia, tassativitàdeterminatezza e consuetudinenel diritto penale 28

Gaetano Riccio e Eliana LibroiaGli obblighi d’informazionedell’avvocato ieri e oggi: l’esteso ambitodi operatività di un principiodeontologico fondamentale 29

Giuseppina RomanoIl nuovo reato di omicidio stradale 31

HISTORIA ET ANTIQUITATES

Gianluca GranatoAnno 1860. Il proclamadel Commissario GeneraleD. Ferdinando Lanza ai Siciliani 36

LA PAGINA DEI CONVEGNI

Umberto MancusoL’integrazione dei contratti di impresatra libertà negoziale e interventinormativi e regolamentari 43

NOTIZIE DAL CONSIGLIO DELL’ORDINE

la redazioneNews

Attivazione mail ordinarie con [email protected] 45

Agenzia delle Entrate:consultabili atti giudiziari pervenutidal 2014 fino al 31/03/2016 45

Agenzia delle Entrate: presentazionenuovo servizio “Eliminacode online” 45

Cassa Forense informa

Caso di bisogno: come formularela domanda alla luce del nuovoRegolamento di assistenza 46

Modello 5/2016: invio telematicoobbligatorio 47

Statistiche iscritti 48

anno XIII n. 2 agosto 2016

Giacinto Gigante,Il ponte di Cava

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Il cliente dell’avvocato

Credo sia capitato a tutti i Colleghi di imbattersiin qualche cliente che, ad onta di codici e pandet-te, ritiene di essere nel giusto e di non aver con-travvenuto ad alcuna norma.Ed anzi, credendosi un valido giurista, contestacon discutibile genialità, la tesi dell’avvocato cheinutilmente si sforza di fargli capire che le sueargomentazioni non trovano riscontro oggettivonelle legge e che, quindi, è consigliabile una ono-revole transazione.Il cliente ci ascolta a bocca aperta, non sai sepreoccupato o ammirato per quanto tu esponi, o,ancor più, se inconsapevolmente dubbioso dellatua preparazione professionale; incalza con le suestravaganti tesi, cercando di convincerti che i suoiargomenti difensivi sono a prova di vittoria.E poi, quando si accorge che ha un attimo di tem-poranea “defaillance”, egli ti spiaccica un “se voivolete... è sicuro che vinceremo la causa”.Il primo impulso è quello di mettere alla porta ilcliente, magari accompagnandolo a calci.Poi, dopo un rapido conteggio mentale per frena-re la tua reazione, ritenti una spiegazione menoelaborata, priva di riferimenti normativi ma conla speranza di convincerlo sulla inopportunità di affrontare un giudizio sicuramente compromesso.Ti sforzi di spiegare che il compito di un avvocato serio è anche quello di richiamare l’attenzione delcliente sul fatto che la litigiosità non sempre paga, ed anzi espone al rischio di condanne pregiudizie-voli... anche per la tasca.Che, a fronte di situazioni giuridiche compromesse, l’avvocato ha il dovere di fare capire che il codicenon è un elastico da tirare nella direzione che ci si convince di raggiungere, benché preclusa, ma uninsieme di norme da invocare ed applicare in difesa di un giusto diritto.E quando, infine, gli fai capire che non intendi assumere la sua difesa in quanto una sentenza sicura-mente negativa esporrebbe te e lui, egli, con aria di superiorità - convinto oramai di avere davanti nonun professionista serio, ma un pusillanime - si alza e portandosi versa la porta, senza neppure salutarti,ti grida: “Avvoca’, sapete che vi dico, io della legge conosco solo l’articolo quinto: chi tien’ mmano, havinto”. Resti solo, con i tuoi pensieri, ricordando quanta saggezza contengono gli scritti di Calamandrei, ilquale sosteneva che nell’Avvocatura, “la differenza tra i professionisti ed i mestieranti è la seguente: mentre que-sti si ingegnano di trovare nelle leggi le ragioni per permettere ai clienti di violare legalmente la morale, quelli cercanonella morale le ragioni per trattenere i clienti dal fare quello che solo le leggi permettono”.

5 agosto 20164 agosto 2016

Editorialedi Luigi Ciancio

Nocera Superiore,Fructus

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nell’attuale quadro di finanza pubblica, per ilconseguimento dei connessi obiettivi di stabilità ecrescita”; addentrandoci, poi, nel caso di specie èindispensabile far riferimento al combinato dis-posto degli artt. 5 D.L. 70/2011 (legge 106/2011)e 20 del D.P.R. 380/2001, come da ultimo rifor-mato dal D.L. 69/2013, norme il cui tenore è ine-quivoco. L’art. 5 del D.L. 70/2011, modificandol’art. 20 del TUED, ha esteso l’istituto del silen-zio-assenso per il rilascio del permesso di costrui-re, come titolo abilitativo idoneo per la realizza-zione di interventi urbanistici ed edilizi, fattaeccezione per i casi in cui sussistano vincoliambientali, paesaggistici e culturali. L’art. 20 delTUED, infatti, è stato completamente rielaboratodal suddetto articolo, il quale ha determinato unavera e propria rivoluzione copernicana del per-messo di costruire, introducendo il meccanismodel silenzio-assenso, nell’ipotesi in cui, decorso iltermine per l’adozione del provvedimento con-clusivo, il dirigente o il responsabile dell’ufficionon abbia opposto un motivato diniego sulladomanda di permesso di costruire. L’istituto,favorevolmente accolto dalla dottrina e dalla giu-risprudenza amministrativa - ex multis TAR Lazio,Latina, sez. I, n. 192/2013, TAR Piemonte, n.81/2013, TAR Lombardia n. 2083/2012 - è statoproprio, da ultimo, vagliato dalla sezione salerni-tana del TAR Campania che con la sentenza n.730 dell’aprile 2015 ha ribadito il principio secon-do cui “è illegittimo il provvedimento con il quale

un Comune ha apposto ad un permesso dicostruire la condizione che subordina l’efficaciadel titolo edilizio recante l’assenso al mutamentodi destinazione d’uso, l’effettivo inizio e eserciziodelle attività agrituristiche, nel caso in cui l’istan-za di rilascio del titolo edificatorio debba ritener-si definitiva per silenzio ex art. 20, comma 8,D.P.R. n. 380 del 2001”.

I rapporti tra la normativa nazionale e la nor-mativa regionale, nel caso di specie quellacampanaIl problema che ci preme analizzare in questa sedeè l’inevitabile relazione che si instaura tra la nor-mativa nazionale - e segnatamente l’art. 20 delD.P.R. 380/2001, così come successivamentemodificato - e la normativa regionale, in partico-lare, della portata derogatoria di una legge regio-nale risalente nel tempo, rispetto alla nuova for-mulazione dell’art. 20 TUED come affermato dalTAR campano. A tal riguardo, è opportuno ricor-dare che la disciplina dell’edilizia e dell’urbanisti-ca attiene alla materia del “governo del territorio”,sancita dall’art. 117 della Costituzione e, che lostesso, la attribuisce alla potestà legislativa con-corrente dello Stato e della Regione. Come è dicomune nozione, che la normativa di dettaglioregionale deve essere emanata nel rispetto deiprincipi fondamentali della legislazione statale,come evidenziato dalla Corte Costituzionale,nella sentenza n. 6 del 2013, ripresa nella senten-

giurisprudenza agosto 2016

Maria Raffaella CiocianoH

Lupus et agnus. Silenzio assenso: eutanasia di un istituto

Commento alla sentenza n. 2273 del 27.10.2015TAR Campania-Salerno, Sez. I.

PremessaLa decisione in commento rappresenta l’esito diun procedimento avviato nel 2015, che nascedalla reiezione dell’istanza di permesso di costrui-re in deroga ex art. 5, D.L. n. 70/2011, in ordine adun fabbricato sito alla Via Macchione di Fiscianoper la trasformazione di un sottotetto in mansar-da, con la seguente motivazione: “Non rispettal’altezza massima prevista dalle Norme diAttuazione del PRG per zona E 2 aree agricole-seminativi e frutteti, fissata in mt. 7,50 e stabilitadall’art. 5, comma 9 e seguenti della legge106/2011 e di conseguenza dall’art. 14 comma 3del D.P.R. 380/2001 e dal D.M. 1444/68 art. 8;non rispetta quanto previsto dall’art. 173 comma5 del RUEC vigente relativamente alle dimensionidel pergolato previsto in progetto”. Dopo un iter processuale spedito, all’udienzapubblica del 23 settembre 2015, il ricorso vienetrattenuto in decisione.

La decisioneCon la sentenza 2273 del 2015 il TAR Campania-Salerno dichiara il ricorso infondato, negando lapossibilità di applicare l’istituto del silenzioassenso - che si era maturato in forza dell’art. 20TUED, di cui al motivo di gravame disatteso - conl’enunciato “nella Regione Campania l’istitutodel silenzio assenso non può trovare l’applicazio-ne in presenza della normativa regionale (ll.rr. n.19 del 28 novembre 2001 e n. 10 del 18 novembre2004) che disciplina l’esercizio dell’interventosostitutivo da parte dell’amministrazione compe-tente, il cui tenore letterale porta a qualificare ilcomportamento inerte tenuto dal Comune, noncome assenso, ma come mero inadempimento”.Confondendo inoltre, per rafforzare l’assunto, ladistinzione, operata dall’art. 5, 10° comma, D.L.70/2011, tra standard urbanistici ed edilizi. Deicui ultimi, ovviamente, si consente la deroga perconseguire i benefici della norma.

Il silenzio-assenso: profili generali e normati-va di specie in materia ediliziaIl silenzio assenso costituisce il rimedio previstodal legislatore per prevenire le conseguenze nega-tive frutto dell’inerzia della pubblica amministra-zione, l’ordinamento ricollega a questa fattispecie

di inerzia un effetto di accoglimento dell’istanza.Per il soggetto privato, notoriamente debole nelrapporto con la pubblica amministrazione, ilsilenzio assenso rappresenta il rimedio all’inerziadella stessa, che gli attribuisce un risultato diret-tamente favorevole sul piano sostanziale, poichéin tutti gli altri casi di silenzio l’unica facoltàaccordatagli - meramente processuale - è quella dipoter adire il giudice amministrativo.Il silenzio assenso è la più importante ipotesi disilenzio significativo, considerando l’ampia previ-sione di carattere generale contenuta nel testodell’art. 20 della legge sul procedimento ammini-strativo, così come modificato dall’art. 3, comma6 ter, del decreto legge, n. 35/2005, convertito inlegge n. 80/2005. La norma stabilisce, infatti, che“Fatta salva l’applicazione dell’articolo 19, neiprocedimenti ad istanza di parte per il rilascio diprovvedimenti amministrativi il silenzio dell’am-ministrazione competente equivale a provvedi-mento di accoglimento della domanda, senzanecessità di ulteriori istanze o diffide, se la mede-sima amministrazione non comunica all’interes-sato, nel termine di cui all’art. 2, commi 2 o 3, ilprovvedimento di diniego, ovvero non procede aisensi del comma 2”. A seguito della riforma del2005, l’istituto in parola, nei procedimenti adistanza di parte è divenuto generale, perdendo lacaratteristica dell’eccezionalità, operante in ipote-si tassativamente previste dalla legge. Sulle questioni inerenti il settore dell’edilizia si èda ultimo registrata una svolta “epocale” di cuiall’atto governativo, il D.L. n. 70 del 2011, la cuititolazione, ne è il manifesto che racchiude in sél’intento normativo di incentivare il rilancio eco-nomico-occupazionale, attraverso il processo disemplificazione ed accelerazione degli adempi-menti burocratici, anche al fine di contenerepotenziali momenti patologici legati alla gestionesenza termini di un affare. Introducendo, nellospecifico, la questione posta alla base delle pro-nunce del Tribunale Amministrativo di Salerno, èopportuno muovere dall’incipit del D.L. 70/2011,nel quale si evidenzia in modo netto, l’esplicitavolontà del legislatore statale di “emanare dispo-sizioni finalizzate alla promozione dello sviluppoeconomico e della competitività del Paese, anchemediante l’adozione di misure volte alla semplifi-cazione dei procedimenti amministrativi concer-nenti, in particolare, la disciplina dei contrattipubblici, dell’attività edilizia e di quella fiscale,nonché ad introdurre misure per il rilancio dell’e-conomia nelle aree del Mezzogiorno del Paese,introducendo anche efficaci strumenti per pro-muovere sinergie tra le istituzioni di ricerca e leimprese, anche al fine di garantire il rispetto degliimpegni assunti in sede europea indispensabili,

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Giurisprudenza

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Cartoline d’epocadi Cava de’ Tirreni:

l’Abbazia, il Vescovato,l’hotel Savoie, Piazza Duomo

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buon andamento ed imparzialità della pubblicaamministrazione, principi questi, che se applicatia pieno, potrebbero garantire una maggiore sem-plificazione dell’attività della pubblica ammini-strazione, ma anche e soprattutto una maggioreresponsabilizzazione dei privati cittadini, i qualisarebbero, per un verso, avvantaggiati da una pro-cedura più snella e rapida, e dall’altro sarebbero,comunque, vincolati dalla previsione del comma13, articolo 20 del D.P.R. 380 del 2001.Ad ogni buon conto, l’art. 20 del TUED permettedi differenziare tra pubbliche amministrazioniceleri e efficienti e pubbliche amministrazionimeno rapide nei riguardi dei cittadini, principi,questi, da ultimo richiamati dalla novella del2015. Né può tacersi che il legislatore nazionale,ovviamente, non ha inibito una normativa regio-nale differente e più favorevole ai soggetti ammi-nistrati, appare lapalissiano che la RegioneCampania, non impugnando l’art. 5 del D.L.70/2001 in cui addiziona l’art. 20 del TUED, haprestato acquiescenza e, non normando sullo spe-cifico tema si è adeguata alla normativa statale,punto focale, questo, previsto dal comma 14 del-l’art. 5 D.L. 70/2011 “decorso il termine di 120giorni dalla data di entrata in vigore della legge diconversione del presente decreto, le disposizionicontenute nel comma 9, fatto salvo quanto previ-sto al comma 10, e al secondo periodo del comma11, sono immediatamente applicabili alle Regionia statuto ordinario che non hanno provvedutoall’approvazione delle specifiche leggi regionali”. Parimenti, l’art. 20, comma 12°, TUED è illumi-nante sulla latitudine operativa dell’istituto nega-to dal tribunale, da un canto, e della potestà legis-lativa regionale, dall’altro.Avendo avuto cura il legislatore statale di blinda-re la previsione del silenzio assenso, ribadendoche: “Fermo restando quanto previsto dalla vigen-te normativa in relazione agli adempimenti dicompetenza delle amministrazioni statali coin-volte, sono fatte salve le disposizioni contenutenelle leggi regionali che prevedano misure di ulte-riore semplificazione e ulteriori riduzioni di ter-mini procedimentali”.È opportuno, a tal riguardo, precisare che il legis-latore campano è ben edotto sulle possibilità chegli sono attribuite, in quanto ha legiferato neldettaglio, proprio con riferimento all’art. 5,commi 9 e 10 del D.L. 70/2011, nella L.R.Campania n. 16/2014, art. 1, commi 144 e 145. Né può essersi più realisti del Re! Se tale è l’inelu-dibile contesto normativo deve interrogarsi allorasul ruolo del giudice chiamato a darvi applicazio-ne. Essendo evidente l’impossibilità per il giudicedi “creare” diritto, tema recentissimamente trat-tato dall’Adunanza Plenaria n. 9 del 2015, che ha

ammonito e ribadito “il tradizionale insegnamen-to in tema di esegesi giurisprudenziale, anchemonofilattica, che attribuisce ad essa valore esclu-sivamente dichiarativo”.Un’opinione differente potrebbe attribuire all’e-segesi un valore ed un’efficacia normativa in con-trasto con i principi costituzionali della triparti-zione dei poteri e della soggezione dei giudici sol-tanto alla legge.Fuga ogni dubbio la parte conclusiva della sud-detta sentenza, ove la plenaria afferma che “se daun lato non sembra possibile elevare la preceden-te esegesi al rango di legge per il periodo antece-dente al suo mutamento, dall’altro non possonoessere sottotaciute le aspirazioni del cittadino allasempre maggiore certezza del diritto ed alla stabi-lità della nomofiliachia, ma trattasi di esigenzeche, ancorché comprensibili e condivisibili de jurecondendo, nell’attuale assetto costituzionale pos-sono essere affrontate e risolte esclusivamente dallegislatore”.Tanto più che in materia edilizia le norme digoverno valgono anche a qualificare l’operato perle finalità di repressione con valenza penale. Èpacifico che chi edifica, in assenza di permesso dicostruire, commette, anche, un reato penale, cosìcome previsto dall’art. 44 TUED, reato punitonon solo con ammenda, ma anche con misurerestrittive della libertà personale. Per cui la certezza di aver conseguito il titolo pervolontà ordinamentale è un bene assoluto chemerita oculata tutela.

ConclusioniLa sentenza oggetto della disamina non è condi-visibile per almeno tre ordini di ragioni. In primoluogo una siffatta situazione andrebbe in contra-sto con il comma primo dell’art. 3 della nostraCarta Costituzionale, in quanto si configurerebbeun’ipotesi di reato riferibile al solo territorio cam-pano e ad essere violato sarebbe, altresì, il princi-pio di ragionevolezza quale corollario del princi-pio di uguaglianza, il quale impone di trattare inmodo eguale, situazioni eguali e, in modo diversosituazioni diverse.In secondo luogo, perché in ossequio al principiocostituzionale della riserva di legge in materiapenale, il giudice è sicuramente il primo interpre-te della norma, ma non deve mai sostituirsi allegislatore (statale o regionale) quando questi,volontariamente, ometta di disciplinare una fatti-specie. Infine, dovrebbe esserci un rapporto dibona fides tra cittadini, amministratori e servitoridella giustizia.La fiducia del cittadino nella giustizia è fonda-mentale in uno stato, che si professa di diritto,come, per converso, è fondamentale la fiducia

giurisprudenza agosto 2016

za n. 134 del 2014, in cui, da ultimo, si chiarisceche “il punto di equilibrio tra la competenza legis-lativa statale in materia di ordinamento civile equella regionale in materia di governo del territo-rio, come identificato dalla Corte Costituzionale,trova una sintesi normativa nell’ultimo commadell’art. 9 del d.m. n. 1444 del 1968, che la CorteCostituzionale ha più volte ritenuto dotato diefficacia precettiva e inderogabile, secondo unprincipio di giurisprudenza consolidato (senten-za n. 114 del 2012; ordinanza n. 173 del 2011; sen-tenza n. 232 del 2005)”. Il giudice delle Leggi,dopo aver confermato che la disciplina dell’edili-zia e dell’urbanistica rientra nelle materie del“governo del territorio”, ha stabilito che la parteriguardante i titoli abilitativi edificatori, di cui ilpermesso di costruire è il più rilevante, costituisceprincipio fondamentale della legislazione statale,a cui il legislatore regionale può apportare modi-fiche, solo, per fissare limiti in deroga alle norma-tive statali, a condizione che la deroga stessa siagiustificata dall’esigenza reale di soddisfare inte-ressi pubblici legati al territorio e, sempre, ten-denzialmente nel senso di maggior favore per icittadini. Occorre qui, per intendere il portatoeversivo della decisione in commento, una brevedigressione sulle “materie trasversali”, ossia quel-le per le quali il legislatore statale detta norme chericadono su materie tipicamente regionali, ciòpartendo da una competenza esclusiva statale, lalegge dello Stato detta norme che si proiettano sumaterie concorrenti od anche residuali, ma nonpossono paralizzare la legislazione regionale osottoporla ad una disciplina “marcatamente det-tagliata”, le Regioni potranno emanare una pro-pria specifica disciplina legislativa trovando nellalegge dello Stato il solo limite dei “principi fon-damentali”, principi in armonia con i criteri ditrasparenza, efficacia, celerità ed economicità del-l’azione amministrativa e, in generale con gli ordi-nari canoni di buona amministrazione e nell’otti-ca dei principi di semplificazione e di non aggra-vamento del procedimento.Come autorevolmente ribadito dall’AdunanzaPlenaria del Consiglio di Stato n. 2 del 7 aprile2008 “nel momento in cui il legislatore nazionaleè intervenuto nella materia, assegnando allenorme contenute nel T.U. dell’edilizia volte alriordino della stessa il carattere di norme di prin-cipio, devono ritenersi, per ciò stesso, abrogate lenorme delle regioni a statuto ordinario con esseconfliggenti; ciò in quanto, fino all’adeguamentodelle Regioni a statuto ordinario alle norme diprincipio recate nel Testo Unico, le norme aventitale portata in questo contenute sono destinate aprevalere sulle prime. Tali conclusioni sono cor-roborate anche dalla legge n. 131/2003, che,

all’art. 1, comma 2, recante la disciplina transito-ria relativa alle normative regionali vigenti inmaterie appartenenti alla legislazione esclusivastatale, prevede l’ultrattività di dette normativeregionali solo fino al sopravvenire delle normestatati in proposito (con salvezza, naturalmente,degli effetti di eventuali pronunce della CorteCostituzionale); poiché, peraltro, anche la deter-minazione di principi fondamentali nelle materiedi legislazione regionale concorrente risulta riser-vata alla legislazione dello Stato, può coerente-mente concludersi nel senso della cedevolezza ditutte le norme regionali di fronte alle norme diprincipio che siano fissate dallo Stato nella stessamateria”.La norma statale, “norma di principio”, fin daitempi della Legge Scelba ha un’immediata inci-denza precettiva, a cui il legislatore regionale puòsottrarsi o impugnando la norma stessa ovveronormando con una “legge di dettaglio”, in osse-quio alle norme costituzionali e agli orientamen-ti della Consulta, nel rispetto dei principi quadrodella norma statale. Facendo corretta applicazio-ne di tali principi non può rilevarsi che il nuovotesto dell’art. 20 del DPR 380/2001, nella parte incui prevede il silenzio assenso sulla domanda dipermesso di costruire, rappresenta un principiofondamentale della legislazione statale nellamateria di governo del territorio, con la conse-guenza che esso prevale sulle norme regionali didettaglio, tenendo conto sia dell’art. 2, comma 1 e3, del DPR 380/2001 che dell’art. 10 della legge n.62 del 10.2.1953, secondo il quale le norme stata-li di principio sopravvenute prevalgono sullenorme regionali di dettaglio vigenti, che sono daritenersi abrogate.A tacere che l’art. 20, TUED estende alla materiadell’edilizia l’istituto del silenzio assenso intro-dotto nell’ordinamento dalla legge 241/90, legge,per sua espressa affermazione, di grande riformaeconomico-sociale dello Stato. In assoluta con-trotendenza ai principi ineludibili visitati, in con-trasto anche con l’art. 11 delle disposizioni sullalegge in generale, si appalesa pertanto l’afferma-zione “nella Regione Campania l’istituto delsilenzio assenso non può trovare applicazione inpresenza della normativa regionale (ll.rr. n. 19 delnovembre 2001 e n. 10 del 18 novembre 2004) chedisciplina l’esercizio dell’intervento sostitutivo daparte dell’amministrazione competente, il cuitenore letterale porta a qualificare il comporta-mento inerte tenuto dal Comune, non comeassenso, ma come mero inadempimento”.Il principio preteso affermare dal TAR Salerno,risulta incongruo sotto molteplici ordini di moti-vi; innanzitutto l’art. 20 del TUED, come da ulti-mo riformato, si ispira ai principi di legalità,

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quindicesimo giorno successivo alla pubblicazio-ne nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica ita-liana del decreto di cui al comma 2”. Proprio pertale motivo, la mancata autorizzazione presiden-ziale ex art. 52, comma 2, del C.P.A. non può con-siderarsi ostativa alla validità ed efficacia dellanotificazione del ricorso a mezzo pec, atteso chenel processo amministrativo trova applicazioneimmediata la legge n. 53 del 1994 (e, in particola-re, per ciò che in questa sede interessa maggior-mente, gli artt. 1 e 3 bis della legge stessa), neltesto modificato dall’art. 25 comma, 3, lettera a)della legge 12 novembre 2011, n. 183, secondo cuil’avvocato “può eseguire la notificazione di atti inmateria civile, amministrativa e stragiudiziale […]a mezzo della posta elettronica certificata”. Dipiù. L’art. 39, comma 2, C.P.A. prevede che le noti-ficazioni degli atti del processo amministrativosono comunque disciplinate dal codice di proce-dura civile e dalle leggi speciali concernenti lanotificazione degli atti giudiziari in materia civi-le: tra le leggi speciali applicabili vi è, appunto,sicuramente la legge 21 gennaio 1994, n. 53.Orbene, “... se il legislatore avesse voluto sancirel’inapplicabilità al processo amministrativo dellenotificazioni telematiche, avrebbe potuto stabilir-lo chiaramente”.Non avendolo fatto, deve escludersi un veto allanotifica a mezzo pec. Ad ogni modo, con la pub-blicazione delle regole e specifiche tecniche delprocesso amministrativo telematico, dal prossi-mo primo luglio verrà meno qualsiasi dubbiosulla possibilità, per i difensori, di procedere allanotifica del ricorso in proprio tramite pec: ex art.14 delle regole tecniche del PAT, anche innanzialla giustizia amministrativa, i difensori potrannoeseguire la notificazione a mezzo pec a norma del-l’art. 3-bis della legge 21 gennaio 1994, n. 53. Ilcomma 2 del richiamato articolo, infatti, prevedeche le notificazioni di atti processuali alle ammi-nistrazioni non costituite in giudizio debbanoessere eseguite agli indirizzi pec di cui all’articolo16, comma 12, del decreto legge 179/12, converti-to con modificazioni dalla legge 221/12, fermorestando quanto previsto, anche in ordine alladomiciliazione delle stesse, dal regio decreto 30ottobre 1933, n. 1611, in materia di rappresen-tanza e difesa in giudizio dello Stato. Gli avvocati dovranno, dunque, effettuare le noti-fiche a mezzo pec utilizzando, esclusivamente,l’indirizzo pec risultante dai pubblici elenchi epotranno procedere solo se l’indirizzo pec deldestinatario risulti anch’esso da pubblici elenchi.Con disposizione analoga a quella già da tempoutilizzata per le notifiche pec nel processo civile.Rimane l’incertezza per le notifiche già effettuatea mezzo pec prima di luglio 2016...

Maria Grazia CoppolaH

Condominio: natura della responsabi-lità per le infiltrazioni che derivanodal lastrico solare di proprietà o usoesclusivo

Cassazione, Sezioni Unite, 10 maggio 2016 n.9449, presidente Rovelli, relatore Petitti.

Principio di diritto: “In tema di condominio negliedifici, allorquando l’uso del lastrico solare nonsia comune a tutti i condomini, dei danni chederivino da infiltrazioni nell’appartamento sotto-stante rispondono sia il proprietario o l’usuarioesclusivo del lastrico solare (o della terrazza alivello), in quanto custode del bene ai sensi del-l’art. 2051 cod. civ., sia il condominio, in quantola funzione di copertura dell’intero edificio, o diparte di esso, propria del lastrico solare (o dellaterrazza a livello), ancorché di proprietà esclusivao in uso esclusivo, impone all’amministratore l’a-dozione dei controlli necessari alla conservazionedelle parti comuni (art. 1130, primo comma, n. 4,cod. civ.) e all’assemblea dei condomini di provve-dere alle opere di manutenzione straordinaria(art. 1135, primo comma, n. 4, cod. civ.). Il con-corso di tali responsabilità, salva la rigorosa provacontraria della riferibilità del danno all’uno oall’altro, va di regola stabilito secondo il criteriodi imputazione previsto dall’art. 1126 cod. civ., ilquale pone le spese di riparazione o di ricostru-zione per un terzo a carico del proprietario o del-l’usuario esclusivo del lastrico (o della terrazza) eper i restanti due terzi a carico del condominio.”

Svolgimento del processoCon atto di citazione il sig. Alfa (proprietario diun immobile e condomino) conveniva in giudizioil Condominio Beta e il sig. Gamma (proprietarioesclusivo del lastrico solare e condomino), persentirli condannare al risarcimento dei danni cau-sati da infiltrazioni verificatesi nel proprio appar-tamento. Alfa deduceva che le infiltrazioni eranoprovenienti dal sovrastante terrazzo di proprietàesclusiva del sig. Gamma, avente, in parte, funzio-ne di copertura del medesimo edificio, precisandoche in precedenza il giudice adìto con ricorso perdanno temuto, aveva emesso nei confronti dientrambi i convenuti un provvedimento interina-le di condanna in solido all’esecuzione dei lavori,fissando un termine di trenta giorni per l’instau-razione della fase di merito. Si costituivano ingiudizio entrambi i convenuti contestando la sus-sistenza di ogni responsabilità a proprio carico echiedendo il rigetto della domanda avanzata dal-

giurisprudenza agosto 2016

della giustizia nei confronti dei cives, attraversoun giusto processo, in nome del garantismo costi-tuzionale.Tenuto conto che l’art. 20 TUED non consente laderoga dei principi ivi innovativamente discipli-nati, in malam partem. In armonia con inveteratiprincipi secondo cui la disciplina urbanistico-edi-lizia, in caso di equivocità, deve essere applicata inmaniera più favorevole per il cittadino, in osse-quio al principio dell’affidamento. C’è davvero un’altra Italia al di sotto delGarigliano?

Maria CoppolaH

La notifica a mezzo pec nel processoamministrativo. L’incertezza del diritto

È ormai prossimo l’avvio del processo ammini-strativo telematico, eppure grosse incertezzehanno, a tutt’oggi, colorato la “semplice” notificaa mezzo pec del ricorso introduttivo del giudizio.In una girandola di ripensamenti, infatti, ilConsiglio di Stato ha avuto, sul tema, nell’ultimoanno e mezzo, la capacità di negare e, ancora, rin-negare se stesso, come uno smemorato maestro.Di seguito, alcuni dei revirements.A dicembre 2014 l’Adunanza Plenaria delConsiglio di Stato, evidenziando un quadro nor-mativo “frammentato e incoerente”, riconoscevalide le comunicazioni di Segreteria a mezzo pec,ma non le notifiche a mezzo pec degli Avvocati. Amaggio 2015, invece, il Collegio reputa piena-mente ammissibile la notifica a mezzo pec A set-tembre 2015 conferma il proprio orientamento,ritenendo che “la mancata autorizzazione presi-denziale ex art. 52, co. 2, del c.p.a. non può consi-derarsi ostativa alla validità ed efficacia della noti-ficazione del ricorso a mezzo pec atteso che nelprocesso amministrativo trova applicazioneimmediata la legge n. 53 del 1994 (ed in partico-lare... gli artt. 1 e 3 bis della legge stessa), nel testomodificato dall’art. 25 co. 3, lett. a) della legge 12novembre 2011, n. 183, secondo cui l’avvocato“può eseguire la notificazione di atti in materiacivile, amministrativa e stragiudiziale… a mezzodella posta elettronica certificata”.Tanto, in considerazione del fatto che nel proces-so amministrativo telematico (cd. PAT) è ammes-sa la notifica del ricorso a mezzo pec anche inmancanza dell’autorizzazione presidenziale exart. 52, co. 2, C.P.A. (disposizione che - secondo lostesso Collegio - “si riferisce a “forme speciali” dinotifica, laddove invece la tendenza del processoamministrativo, nella sua interezza, a trasformar-

si in processo telematico, appare ormai irreversi-bile”). Immediata apparirebbe, dunque, l’applica-bilità delle norme di legge vigenti sulla notificadel ricorso a mezzo pec.A gennaio 2016, invece, la terza sezione delConsiglio di Stato (... la stessa sezione di settem-bre) fa marcia indietro.Stavolta la notifica a mezzo pec è considerataaddirittura “inesistente”, poiché - a differenza delCodice di Procedura Civile - il C.P.A., rinviando,per l’ammissibilità di tale tipo di notifica, ad unaregolamentazione specifica sulla quale vi è lamora del legislatore, farebbe propendere per laspecialità del rito. Solo il Presidente del Collegiopotrebbe rendere “esistente” la notifica a mezzopec a mezzo di una sua autorizzazione preventiva,ai sensi dell’art. 52 del Codice del ProcessoAmministrativo.In sintesi, di seguito, le ragioni di tale pronuncia.La mancanza di un apposito Regolamento, che,analogamente alle regole tecniche per l’adozionenel processo civile e nel processo penale delle tec-nologie dell’informazione e della comunicazio-ne, detti le relative regole tecniche anche per ilprocesso amministrativo, renderebbe “del tuttoimpensabile che prescrizioni tecniche sianoall’uopo necessarie per il processo civile e penale enon per quello amministrativo”.La notifica effettuata tramite pec non sarebbe,inoltre, utilizzabile nel processo amministrativo,“essendo, com’è noto, esclusa, in base al dispostodi cui all’art. 16-quater, comma 3-bis, del D.L. n.179/12 come convertito dalla legge 17 dicembre2012, n. 221, l’applicabilità alla giustizia ammini-strativa delle disposizioni idonee a consentire l’o-peratività nel processo civile del meccanismo dinotificazione in argomento (ovvero i commi 2 e 3del medesimo art. 16-quater)”.Né l’invalidità della notifica effettuata a mezzopec può essere sanata dalla successiva costituzio-ne in giudizio del soggetto destinatario della stes-sa, vertendosi in ipotesi di inesistenza della noti-fica. Da più parti, tuttavia, tale decisione non èrisultata condivisibile. Invero, - come giustamente rilevato dalla quintasezione del Consiglio di Stato con la sentenza n.4862 del 22 ottobre 2015 - l’art. 46 d.l. n. 90/2014esclude l’applicazione, al processo amministrati-vo, dei commi 2 e 3, non della l. 21 gennaio 1994,n. 53, bensì dell’art. 16 quater del d.l. n. 179 del2012, convertito con modificazioni nella legge n.221/2012, il quale, al comma 2, demanda a undecreto del Ministro della Giustizia l’adeguamen-to alle nuove disposizioni delle regole tecniche giàdettate col d.m. 21 febbraio 2011, n. 44, mentre, alcomma 3, stabilisce che le disposizioni delcomma 1 “acquistano efficacia a decorrere dal

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cazione integrale della disposizione di cui alcomma 9-bis e, per altro verso, l’applicazione delladisposizione del comma 9 in quanto compatibilecon la struttura e la funzione del provvedimentoapplicativo della misura cautelare reale e delsequestro probatorio, nel senso che il tribunaledel riesame annulla il provvedimento impugnatose la motivazione manca o non contiene la auto-noma valutazione degli elementi che ne costitui-scono il necessario fondamento, nonché degli ele-menti forniti dalla difesa. Il rinvio dell’art. 324,comma 7, al comma 10 dell’art. 309 c.p.p. deveintendersi invece riferito alla formulazione codi-cistica originaria di quest’ultima norma.

Il casoLa sentenza in nota trae origine da un’ordinanzadi rimessione della III Sezione della Corte diCassazione, con la quale i giudici di legittimitàhanno sollevato nuovi dubbi in merito all’inter-pretazione delle norme del Codice di procedurapenale interessate dalla riforma introdotta dallaLegge 16 aprile 2015, n. 47. Nel caso di specie, ilGip emetteva un decreto di sequestro preventivosuccessivamente dichiarato inefficace per difettodi notifica. A tale provvedimento ne seguiva unsecondo nel quale, però, il giudice non motivavain modo specifico le eccezionali esigenze cautela-ri che, come prescritto dall’art. 309, comma 10,c.p.p., devono essere poste a fondamento delprovvedimento dispositivo della misura coerciti-

va. L’interessato impugnava allora il decretodinanzi al Tribunale del riesame che pronunciavaun’ordinanza confermativa avverso la quale ilricorrente proponeva impugnazione dinanzi allaCorte di Cassazione. Chiamati a vagliare la legitti-mità di tale provvedimento, i giudici di PiazzaCavour hanno sollevato dubbi circa il rinvio dis-posto dall’art. 324, comma 7, c.p.p., che disciplinail procedimento di riesame, all’art. 309, commi 9,9-bis e 10, c.p.p., nella nuova formulazione intro-dotta dalla legge n. 47/2015. In particolare, laquaestio iuris rimessa alla decisione delle SezioniUnite concerneva la natura, e la conseguenteapplicabilità concreta, di tali rinvio. In altri termi-ni, i giudici di Piazza Cavour si sono chiesti se ilrinvio disposto dal comma 7 dell’art. 324 c.p.p.potesse essere definito statico o recettizio, rite-nendosi allora limitato esclusivamente al testodelle disposizioni citate vigente al momento dellaloro introduzione, ovverosia quando è stato ema-nato il Codice di rito, oppure dovesse essere con-siderato un rinvio dinamico idoneo ad abbraccia-re anche le modifiche intervenute nel corso deglianni fino all’ultima novella del 2015.

La decisioneLa questione di diritto prospettata era già stataoggetto di precedenti pronunce giurisprudenzialia favore del rinvio cosiddetto statico o recettizio,confermate da ultimo dalle Sezioni Unite nel2013, quando era stato affermato il principio

giurisprudenza agosto 20161312 giurisprudenza agosto 2016

l’attore. Il tribunale adìto in primo grado confer-mava l’Ordinanza cautelare condannando i con-venuti in solido al risarcimento dei danni in favo-re dell’attore da ripartire secondo i criteri dell’art.1126 cod. civ. Tale pronuncia veniva confermatain secondo grado dalla Corte di Appello, quindi,le parti proponevano ricorso per Cassazione.

La decisioneIn via preliminare è opportuno precisare che illastrico solare rientra tra le parti comuni dell’edi-ficio ai sensi dell’art. 1117 cod. civ. ed esercita l’in-defettibile funzione primaria di protezione ecopertura dell’edificio medesimo e delle sotto-stanti unità abitative. Esso costituisce oggetto diproprietà comune dei diversi proprietari dei pianio porzioni di piano dell’edificio se il contrarionon risulta, in modo chiaro ed univoco, dal titoloovvero dagli atti di acquisto dei singoli apparta-menti o delle altre unità immobiliari, nonché dalregolamento di condominio accettato dai singolicondomini. Tuttavia, il lastrico solare può essereanche di uso esclusivo di uno solo dei condomini.In tal caso la suddivisione delle spese sostenuteper la ristrutturazione del lastrico deve essere ese-guita secondo quanto previsto dall’art. 1126 cod.civ. Con la recente sentenza in commento n.9449/2016, la Suprema Corte di Cassazione aSezioni Unite è stata investita di un opportunoripensamento dell’orientamento espresso dallemedesime Sezioni Unite nella sentenza n. 2672del 1997, sulla base della quale la controversia inoggetto era stata decisa nei gradi di merito, circala natura della responsabilità per infiltrazioni chederivino dal lastrico solare, o terrazza a livello, diproprietà o uso esclusivo. Dunque, la precedentepronuncia delle SS.UU. n. 2672/1997 ricollegavala responsabilità per i danni da infiltrazioni pro-venienti dal lastrico solare (lastrico condominialeo in proprietà o uso esclusivo), piuttosto che aldisposto dell’art. 2051 cod. civ., ed al generaleprincipio del neminem laedere, direttamente allatitolarità del diritto reale e, quindi, da considera-re come conseguenza diretta dell’inadempimentodell’obbligazione di conservazione delle particomuni, poste a carico dei condomini e del titola-re della proprietà superficiaria o dell’uso esclusi-vo (obbligazioni propter rem). La pronuncia incommento riconduce, al contrario, detta respon-sabilità nell’ambito dell’illecito aquiliano, rite-nendo che all’Ordinanza di rimessione debbarispondersi nel senso che: “la responsabilità perdanni da infiltrazioni prodotte dal lastrico solareo dal terrazzo di proprietà o di uso esclusivo vaattratta all’ambito di operatività dell’art. 2051cod. civ., avuto riguardo alla posizione del sogget-to che del lastrico o della terrazza abbia l’uso

esclusivo.” Ritiene, altresì, la Suprema Corte che:“tenuto conto della funzione assolta in ambitocondominiale dal lastrico o dalla terrazza posta acopertura dell’edifìcio o di una sua parte, sia con-figurabile anche una concorrente responsabilitàdel condominio, nel caso in cui l’amministratoreometta di attivare gli obblighi conservativi dellecose comuni su di lui gravanti ai sensi dell’art.1130, primo comma, n. 4, cod. civ., ovvero nelcaso in cui l’assemblea non adotti le determina-zioni di sua competenza in materia di opere dimanutenzione straordinaria, ai sensi dell’art.1135, primo comma, n. 4, cod. civ. (entrambe talidisposizioni nei rispettivi testi originari, applica-bili ratione temporìs al caso di specie, e comunquenon modificati, per quanto rileva in questa sede,nell’ambito della riscrittura dell’art. 1130 e del-l’art. 1135 da parte della legge 11 dicembre 2012,n. 220.” Quindi, la sentenza chiarisce le diverseposizioni del titolare dell’uso esclusivo e del con-dominio: “il primo è tenuto agli obblighi dicustodia, ex art. 2051 cod. civ., in quanto si trovain rapporto diretto con il bene potenzialmentedannoso, ove non sia sottoposto alla necessariamanutenzione; il secondo è tenuto, ex artt. 1130,primo comma, n. 4, e 1135, primo comma, n. 4,cod. civ. (nei rispettivi testi originari), a compieregli atti conservativi e le opere di manutenzionestraordinaria relativi alle parti comuni dell’edifi-cio.” I giudici di Piazzale Clodio, invero, precisanoche in disparte va considerato: “il caso in cui risul-ti provato che il titolare del diritto di uso esclusi-vo del lastrico solare o della terrazza a livello siaresponsabile dei danni provocati ad altre unitàimmobiliari presenti nell’edificio per effetto diuna condotta che abbia essa stessa provocato l’in-filtrazione e quindi il danno.”Infine, la sentenza individua anche la regola diripartizione della responsabilità che è quellaespressa dall’art. 1126 cod.civ., secondo il quale lespese di riparazione e/o ricostruzione sono posteper un terzo a carico del proprietario o dell’usua-rio esclusivo del lastrico solare e per i restanti dueterzi a carico del condominio.

Eliana LibroiaH

Nuovi contrasti in materia di misurecautelari: l’ultimo intervento delleSezioni Unite in materia di procedi-mento di riesame

Nota a Cass. pen., Sezioni Unite, 6 maggio 2016,n. 18954.

Il rinvio dell’art. 324, comma 7, ai commi 9 e 9-bisdell’art. 309 c.p.p. comporta, per un verso, l’appli-

Cartoline d’epocadi Cava de’ Tirreni:

Corso Umberto, Santuario,Duomo, Corso Mazzini

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giurisprudenza agosto 2016

sfratto per finita locazione ad uso abitativo,affronta con attenta riflessione diverse questionidi grande interesse sotto diversi profili sostanzia-li e procedurali.Nel caso concreto, parte attrice intimava al conve-nuto sfratto per finita locazione, con riferimentoal contratto stipulato in data 1.12.1999 giunto ascadenza l’1.12.2011. Si costituiva il conduttore,lamentando la mancata ricezione della disdettacui sarebbe conseguito il rinnovo tacito; eccepiva,altresì, l’intervenuta novazione del contratto inconseguenza della pattuizione di un nuovo cano-ne ed, in ogni caso, chiedeva la ripetizione dellesomme pagate in eccedenza rispetto al canonepattuito in contratto. Con provvedimento del12.4.2013, il G.I. ordinava il rilascio provvisoriodell’immobile, che effettivamente veniva rilascia-to a seguito di tre successivi accessi da partedell’Ufficiale Giudiziario incaricato. Con memo-rie integrative, parte intimata insisteva per la soladomanda riconvenzionale volta ad ottenere larestituzione delle somme pagate in eccedenzarispetto al canone pattuito, aggiungendo allestesse importi asseritamente pagati per lavori dimanutenzione straordinaria. L’intimante chiede-va la condanna dell’intimato al risarcimento deldanno per lite temeraria.In primo luogo il tribunale afferma che “il rap-porto di locazione tra le parti deve intendersi ces-sato per effetto della regolare disdetta inoltratadalla intimante in data 20.5.2011 e pervenutaall’indirizzo del destinatario in data 26.5.2011.Risulta documentato da parte dell’attrice, a fron-te delle contestazioni frapposte dal convenuto inordine alla mancata ricezione della disdetta, l’in-vio nei 6 mesi anteriori al termine di scadenzacontrattuale (1.12.2011) della lettera raccoman-data finalizzata ad evitare il tacito rinnovo perulteriori anni 4”. Il Consigliere dott.ssa Emanuele Musi soggiungeche “La prova dell’avvenuto inoltro è costituitadalla busta chiusa, contenente la dichiarazione didisdetta, prodotta in atti e disponibile per l’even-tuale solenne apertura (ben vero non richiestadall’intimato). Su detta busta sono apposti, tral’altro, il timbro di recapito con data 25/05/11, lascritta a mano di fatto avviso per giacenza del26/05/2011 con sigla del postino, nonché il tim-bro con la dicitura al mittente per compiuta gia-cenza il 28 giugno 2011”. Risulta altresì prodottoil certificato di Poste Italiane Spa del 07/05/2012,con il quale il Responsabile dei Servizi Postali AltSud …, attesta quanto segue: “il nostro operatoreha effettuato il tentativo di recapito dell’invio n.134548661632 del 20/05/2011 diretto a Scafatipresso l’indirizzo indicato ed, in assenza del desti-natario, ha emesso l’avviso di giacenza in data

26/05/2011, come risulta dal modello di conse-gna dell’addetto al recapito”.Il Giudicante ribadisce che “Secondo la prevalen-te giurisprudenza di legittimità, la disdetta di uncontratto di locazione è un atto recettizio, cheproduce i propri effetti (consistenti nell’impedireil rinnovo del contratto, e non già nello sciogliereil contratto in corso) solo dal momento in cuiperviene al destinatario, salva una diversa pattui-zione delle parti (Cass. civ. 8006/2009): spetta allocatore fornire la prova dell’invio e della ricezio-ne della raccomandata alla stregua della presun-zione di conoscenza di cui all’art. 1335 c.c. (v.Cass. civ. 9696/1998).Dalla applicabilità della norma dell’art. 1335 cod.civ. che collega la presunzione di conoscenza delledichiarazioni recettizie al fatto che esse giunganoall’indirizzo del destinatario, deriva che taledichiarazione deve ritenersi conosciuta dal desti-natario medesimo, a meno che non provi di nonaverne avuto notizia senza sua colpa, mentre ilmittente non è tenuto a provare tale conoscenza,essendo sufficiente che dimostri l’avvenuto reca-pito della dichiarazione all’indirizzo del destina-tario, non essendo necessario che egli provi invecela ricezione della dichiarazione da parte del desti-natario o di persona autorizzata a riceverla, aisensi dell’art. 37 del regolamento di esecuzionedel codice postale (R.D. n. 698 del 1940): in talsenso v. tra le molte Cass. civ. 4310/2002 e Cass.civ. 12866/1997”.Sulla scorta, il tribunale dichiara concluso il rap-porto contrattuale tra le parti, avendo corretta-mente evidenziato che: “Nel caso di specie, ladocumentazione prodotta dalla intimante vale afornire al giudicante elementi di convincimentosufficienti ad affermare che la disdetta spedita indata 25.5.2011 e tornata al mittente per compiu-ta giacenza abbia spiegato l’effetto di impedire ilrinnovo del contratto di locazione stipulato indata 1/12/1999, pertanto venuto a scadenza indata 1/12/2011”.Venendo alla disamina della domanda riconven-zionale del convenuto circa la ripetizione degliimporti versati in eccedenza nonché delle sommeasseritamente erogate per lavori di manutenzionestraordinaria, il tribunale nocerino puntualizzache “le domande riconvenzionali proposte dalconvenuto hanno quale unica finalità quella diampliare il thema decidendum (e ciò ai limiti del-l’ammissibilità) in quanto giammai il relativoaccoglimento potrebbe comportare il rigettodella domanda attorea volta ad ottenere la decla-ratoria di intervenuta cessazione della locazionedell’immobile ed il rilascio dello stesso”.Orbene, il giudice ritiene di poter disattendere larichiesta di ripetizione dell’indebito avanzata dal

secondo cui: “Il rinvio che l’art. 324, comma 7,c.p.p., effettua all’art. 309, commi 9 e 10, è rico-noscibilmente recettizio, cioè fatto alla mera vesteletterale dei predetti commi, e che tale modalitàdi incorporazione per relationem comporta, inevi-tabilmente, la cristallizzazione della disposizionenormativa recepita, che dunque, una volta inglo-bata nella norma che la richiama, ne entra a farparte integrante e non segue le eventuali sorti evo-lutive della norma richiamata”. La III Sezionedella Corte di Cassazione ha ritenuto, però, dirimettere nuovamente la questione alle SezioniUnite per poter chiarire se la situazione potesseoggi essere considerata in termini diversi alla lucedella recente novella del 2015.Nel dettaglio, nell’ordinanza di rimessione è statorichiesto se, sulla scorta dell’esplicito rinvio di cuiall’art. 324, comma 7, ai commi 9 e 10, comenovellati dalla legge n. 47 del 2015, anche in rela-zione alle misure cautelari reali:a) il tribunale dovesse annullare il provvedimentoimpugnato ogniqualvolta la motivazione manchio non contenga l’autonoma valutazione, a normadell’art. 292, delle esigenze cautelari, degli indizi edegli elementi forniti dalla difesa (art. 309,comma 9, c.p.p.);b) la misura potesse essere rinnovata esclusiva-mente in presenza di eccezionali esigenze cautela-ri specificatamente motivate nelle ipotesi di inef-ficacia dell’ordinanza per decorso dei termini perassumere la decisione o per depositare il provve-dimento (art. 309, comma 10, prima parte);c) l’ordinanza del tribunale dovesse essere deposi-tata in cancelleria entro trenta giorni dalla deci-sione, salvi i casi in cui la stesura della motivazio-ne sia particolarmente complessa per il numerodegli arrestati o la gravità delle imputazioni, finoad un massimo di 45 giorni dalla decisione.A fronte di tale ordinanza di rimessione, leSezioni Unite, dopo aver ribadito la portata inno-vatrice della legge n. 47/2015, hanno chiarito cheil comma 7 dell’art. 324 c.p.p. è stato modificatocon la tecnica della sostituzione di una interaparte del precetto contenente il rinvio ai commidell’art. 309, e che non tutte le modifiche appor-tate all’art. 309 con l’art. 11 dell’intervento diriforma sono state estese al riesame reale. Nellamateria de qua vengono in rilievo solo i commi 9 e9-bis, non anche il comma 10 dell’art. 309 c.p.p.,con la rilevante conseguenza che il testo novellatodi quest’ultimo non incide sul procedimento diriesame reale. Secondo i giudici, tale esclusionetrova conferma anche nella sentenza n. 51207 del2015, ove la differenza tra il rito partecipato, aisensi dell’art. 127 c.p.p. per la trattazione deiricorsi per Cassazione in tema di misure cautelaripersonali, e non partecipato, ai sensi dell’art. 611

c.p.p. per la trattazione dei ricorsi in tema dimisure reali, è stata spiegata proprio per la diffe-renza, voluta dal legislatore, tra il regime cautela-re personale e quello reale. Discorso a parte meri-ta, invece, il rinvio all’art. 309, comma 9, c.p.p.che, sancendo il potere di annullamento dellamisura cautelare da parte del tribunale del riesa-me, in peculiari casi di vizi della motivazione alpunto da non consentire l’esercizio dei poteriintegrativi, è stato giudicato pienamente compa-tibile con il sistema del riesame di sequestro perquanto attiene alla ipotesi di motivazione man-cante. Allo stesso modo è stato ritenuto compati-bile con la materia del riesame reale la parte delcomma 9 dell’art. 309 che oggi attribuisce al tri-bunale del riesame il potere-dovere di annulla-mento della misura cautelare personale qualorasia assente l’autonoma valutazione dei presuppo-sti fondanti la misura stessa poiché la riforma del2015 presenta tra i suoi obiettivi altresì quello disanzionare qualsiasi prassi di automatico recepi-mento, ad opera del giudice, delle tesi dell’Ufficiorichiedente. Alla luce di queste considerazioni leSezioni Unite hanno potuto formulare una rispo-sta al quesito prospettato, diversificando le con-clusioni raggiunte per le disposizioni normativerichiamate dall’art. 324, comma 7, c.p.p. e affer-mando, da una parte, che “il rinvio dell’art. 324,comma 7, ai commi 9 e 9-bis dell’art. 309 c.p.p.comporta, per un verso, l’applicazione integraledella disposizione di cui al comma 9-bis e, peraltro verso, l’applicazione della disposizione delcomma 9 in quanto compatibile con la strutturae la funzione del provvedimento applicativo dellamisura cautelare reale e del sequestro probatorio,nel senso che il tribunale del riesame annulla ilprovvedimento impugnato se la motivazionemanca o non contiene la autonoma valutazionedegli elementi che ne costituiscono il necessariofondamento, nonché degli elementi forniti dalladifesa” e, dall’altra, che “il rinvio dell’art. 324,comma 7, al comma 10 dell’art. 309 c.p.p. deveintendersi invece riferito alla formulazione codi-cistica originaria di quest’ultima norma”.

Emiliana MatroneH

Sulla regolarità della disdetta del con-tratto di locazione e sulla ripetizionedi somme pagate in eccedenza rispettoal canone pattuito in contratto

Il Tribunale di Nocera Inferiore, II Sezione Civile,in persona del Magistrato Monocratico dott.ssaEmanuela Musi, con la Sentenza del 06.04.2016n. 542, nel decidere una controversia in materia di

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condomino e di un diritto dell’alienante ad un’in-tegrazione del prezzo, al fine di ripristinare l’equi-librio del sinallagma contrattuale.Con il secondo intervento legislativo si chiarisce,non più attraverso interpretazioni giurispruden-ziali ma anche in ambito normativo, la naturagiuridica delle aree in esame. L’art. 26 della leggen. 47 del 1985 definisce, infatti, gli spazi destina-ti a parcheggio quali pertinenze delle costruzioni,ai sensi e per gli effetti degli artt. 817, 818 e 819c.c. Ciò significa che l’eventuale alienazione dellacosa principale (l’immobile) senza un espressoriferimento alla relativa pertinenza (il box auto)avrebbe comportato il trasferimento automaticodi quest’ultima, ai sensi dell’art. 818 c.c. Definire l’area in questione quale pertinenza ha,invero, un ulteriore effetto: il proprietario avràfacoltà di alienarla anche separatamente dal beneprincipale. L’intervento legislativo del 1985 ha,però, lasciato inalterato quel vincolo pubblicisti-co di destinazione, insieme alla natura inderoga-bile della norma: ad avviso della Cassazione aSezioni Unite (sentenza n. 3363 del 1989) se i pri-vati avessero modificato, mediante accordi, ildiritto reale d’uso, le eventuali clausole difformisarebbero state sostituite ex officio dalla normaimperativa, con conseguente integrazione delprezzo. Interessante, a riguardo, risulta essere unastatuizione giurisprudenziale frutto dell’interpre-tazione combinata tra la vecchia normativa e lanuova: ci si è chiesti quale fosse la regolamenta-zione per i parcheggi realizzati in eccedenzarispetto allo spazio minimo richiesto dall’art. 18della legge n. 765/67.Con la sentenza n. 12793/2005 la Cassazione aSezioni Unite ha argomentato, in merito, che ilvincolo legale riguarderebbe soltanto gli spaziprevisti dallo standard urbanistico mentre lo spa-zio eccedente sarebbe liberamente trasferibile:conseguentemente l’acquirente dell’immobileavrà un diritto reale d’uso soltanto sulla superfi-cie fino al minimo imposto dalla legge e nonpotrà pretendere di avere tale diritto su tutto lospazio laddove il venditore si sia riservato la pienaproprietà dello spazio eccedente. Nella terza riforma, collegata alla legge n.122/1989 (Legge Tognoli), è stato stabilito dallegislatore una possibilità di realizzare aree di par-cheggio su edifici già esistenti, con conseguentiagevolazioni e benefici di natura fiscale.Caratteristica della novella legislativa riguardauna specificazione: l’impossibilità di cessione deiparcheggi così realizzati separatamente dall’unitàimmobiliare, dato il loro vincolo di pertinenza.Gli eventuali atti di cessione sarebbero stati san-zionati con la nullità.Ultimo intervento si è avuto con la legge n. 246

del 2005: il legislatore ha attribuito maggiore rile-vanza all’autonomia negoziale, eliminando il vin-colo pertinenziale ed il relativo diritto d’uso gra-vante sui parcheggi. Il novellato articolo 41 sexiesstabilisce infatti che “gli spazi per parcheggi rea-lizzati in forza del primo comma non sono grava-ti da vincoli pertinenziali di sorta né da dirittid’uso a favore di proprietari di altre unità immo-biliari e sono trasferibili autonomamente daesse”. La disciplina ha, però, efficacia irretroatti-va: si applicherà pertanto solo in riferimento agliimmobili da costruire rispetto alla data di entratain vigore della legge (Cass. n. 4264/06).Fatta questa doverosa premessa potrà ora analiz-zarsi la recente pronuncia della Cassazione n.7065 del 2016. L.V. conveniva in giudizio i fratelli El.Gi. e E.L.dinnanzi al Tribunale di Salerno al fine di sentirdichiarare la nullità parziale di un atto di com-pravendita immobiliare perché concluso in viola-zione degli artt. 18 legge 765/1967 e 9 legge122/89: sosteneva l’attore che con la vendita sisarebbe trasferito contestualmente anche tutto ilrelativo spazio adibito a parcheggio, comprensi-vo, quindi, della quota parte di spettanza del suoappartamento, ubicato nello stesso stabile condo-miniale. Uno dei convenuti replicava che l’areaadibita a parcheggio, a seguito di un atto di retti-fica, di cui riportava gli estremi, risultava insuffi-ciente a soddisfare le esigenze di entrambi gliappartamenti, e pertanto era stata asservitaall’immobile ceduto al proprio fratello. Il tribunale rigettava la domanda, considerandoche, a seguito del menzionato atto di rettifica, colquale il dante causa aveva rinunciato a parte del-l’area destinata a parcheggio, risultava impratica-bile l’ulteriore suddivisione della residua areaanche in favore dell’attore.La questione veniva poi, a seguito d’impugnazio-ne, analizzata dalla Corte d’Appello: i Giudici, alcontrario di quanto statuito dal Tribunale, rico-noscevano all’attore il diritto reale d’uso sullaquota parte dell’area di parcheggio, dichiarandola nullità parziale dell’atto di compravendita. La Cassazione, infine, ribalta tale pronuncia con-formandosi all’argomentazione dei convenuti erinviando la causa alla Corte d’Appello.Nella sentenza viene richiamata la consolidataelaborazione giurisprudenziale formatasi sulpunto, ossia l’orientamento seguito dalla Cortenel periodo antecedente alla novella del 2005 inmateria di aree destinate a parcheggio: nel fabbri-cato condominiale, nonché nelle relative aree dipertinenza, ove il godimento dello spazio destina-to a parcheggio, nella misura di un metro quadra-to per ogni venti metri cubi di costruito, non siaassicurato in favore del singolo condomino,

giurisprudenza agosto 2016giurisprudenza agosto 2016

convenuto sulla scorta delle seguenti argomenta-zioni. Invero, si evidenzia che soltanto nelle loca-zioni ad uso diverso la omessa previsione dell’a-deguamento del canone all’ISTAT preclude allocatore di richiedere un canone maggiorato sullascorta delle variazioni dei detti indici, mentrenelle locazioni ad uso abitativo l’adeguamento èautomatico risultando necessario unicamenteche la parte locatrice ne faccia formale richiesta alconduttore (v. tra le molte Cass. civ. 11675/2014).Nel caso concreto, è la stessa parte convenuta adocumentare, con la produzione di lettere racco-mandate datate 15.2.2005, 20.4.2009 e 23.2.2012,che la locatrice aveva richiesto l’aggiornamentoistat del canone originario.Orbene, l’art. 3 del contratto di locazione inter-corso tra le parti stabilisce: “Il canone di locazio-ne rimarrà bloccato per i primi quattro anni e pre-cisamente fino al 2003”.Ciò vuol dire che il canone di locazione origina-riamente pattuito tra le parti potrà essere aggior-nato secondo gli indici ISTAT a partire dal quin-to anno (2004) e poi anno per anno.La locatrice richiedeva l’aggiornamento istat delcanone per la prima volta con lettera del15.02.2005 (prodotta dallo stesso intimato) e cioèaddirittura a partire dal sesto anno.Successivamente, il canone veniva nuovamenteaggiornato, su richiesta della locatrice con letteraraccomandata del 20.04.2009 (anch’essa prodottadall’intimato) ossia dopo ben quattro anni dal-l’ultimo aggiornamento.Dall’esame dei conteggi prodotti in atti dall’inti-mante risulta di tutta evidenza che i canonirichiesti dall’attrice a partire dall’aprile 2005 cor-rispondono al canone iniziale con l’aggiunta dellasola maggiorazione istat.Parimenti infondata appare la domanda ricon-venzionale volta ad ottenere il rimborso dellasomma di euro 750,20 portata dalla fattura n. 17del 21.09.2013 per presunti lavori straordinariall’impianto elettrico che il conduttore assume diaver commissionato per l’appartamento locato.In primis, si evidenzia che non risulta provato chedetti lavori intervenuti per l’impianto di illumi-nazione scale siano stati mai autorizzati dallaproprietaria-locatrice, ma soprattutto per con-tratto tali spese sono poste a carico del condutto-re stesso, conseguendone l’infondatezza della pre-tesa. Infine, sulla richiesta di condanna per litetermeraria richiesta dall’intimante, il Tribunale diNocera Inferiore ritiene che “la pretestuosità dellaopposizione in uno alle difficoltà incontrate dallaintimante per ottenente il rilascio dell’immobilevalgano a giustificare la condanna ex art. 96 c.p.c.in danno del convenuto per la somma liquidataequitativamente in euro 1.000,00”.

Iolanda MorvilloH

La aree destinate a parcheggio: evolu-zione normativa e giurisprudenziale

Nota a sentenza Cass.civ. II sez. 17 marzo 2016-11aprile 2016, n. 7065.

Una tematica ampiamente dibattuta in dottrina egiurisprudenza attiene le aree destinate a par-cheggio. La relativa disciplina giuridica è stata,infatti, oggetto di diversi interventi legislativi, conannesse pronunce e ricostruzioni da parte dei giu-dici di legittimità.La questione più controversa ha riguardato laloro natura giuridica, in particolare il vincolo adesse sotteso in relazione alle vecchie ed alle nuovecostruzioni. La definizione delle aree destinate aparcheggio avrebbe inciso, infatti, sulla validitàdei negozi giuridici ad esse connesse, nonché suilimiti dell’autonomia contrattuale.L’art. 18 della legge 765/1967 - cd. legge Ponte -ha introdotto l’art. 41 sexies nella legge n. 1150/42di materia urbanistica. Al fine di evitare la conge-stione delle strade che le automobili avrebberoprovocato, il legislatore del 1967 ha stabilito cheper ogni 20 metri cubi di costruzione si sarebbedovuta realizzare un’area parcheggio di almenoun metro quadrato di estensione.All’indomani della Legge Ponte ci si è chiestiquale fosse il regime di circolazione di tali aree,nonché se vi fosse possibilità per il proprietario dialienare a terzi l’immobile privo del posto auto.Stante la diversità delle soluzioni adottate dallaCassazione, con l’intervento delle Sezioni Unite(sentenze n. 6600, 6601 e 6602 del 1984) vienechiarita la questione, tutta improntata sulla cor-retta qualificazione giuridica da attribuire aglispazi di parcheggio. Secondo la Corte l’art. 41sexies costituisce una disposizione imperativa edinderogabile in relazione agli interessi pubblici-stici perseguiti dalla legge e che, in quanto tale,non opera soltanto nel rapporto tra costruttore -proprietario dell’edificio e la PubblicaAmministrazione, ma anche nei rapporti privati-stici inerenti agli spazi per parcheggio.Conseguentemente le pattuizioni negoziali che,sotto forma di riserva di proprietà a favore delcostruttore o di cessione a terzi, sottraggono aicondomini l’uso del parcheggio vengono conside-rate nulle e, di conseguenza, il contratto traslati-vo della proprietà di un appartamento in condo-minio che non prevede anche il contestuale tra-sferimento del posto-auto si ritiene integrato opelegis, ex art. 1374 c.c., con il riconoscimento di undiritto reale di uso su quello spazio in favore del

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cario del credito acquisito. Dunque, le acquirentialienavano il programma gestionale ad altre esimilari società di secondo livello che ne pagava-no il corrispettivo solamente dopo aver ricevuto,senza nessuna causa giustificatrice dalla stessafallita Data Base S.p.A., la necessaria provvista e aloro volta lo vendevano nuovamente a quest’ulti-ma portando così a termine il circuito fraudolen-to e consentendole contestualmente di contabi-lizzare costi fittizi.Le parti imputate erano state condannate a titolodi concorso nel reato di bancarotta fraudolentapatrimoniale aggravata in ragione della rivestitaqualità di amministratori esecutivi o non esecuti-vi della fallita ovvero delle altre società coinvoltenel circuito fraudolento o, ancora, in quanto sin-daci di Data Base S.p.A.Contro il decisum della Corte d’Appello del 9dicembre 2014 sono stati proposti più ricorsi percassazione. Ai fini della presente disamina ènecessario rivolgere l’attenzione ai seguenti aspet-ti:- la posizione dei cosiddetti estranei, scilicet dicoloro che non ricoprivano nessun ruolo formaleall’interno dell’organigramma della fallita DataBase S.p.A.; - la responsabilità degli amministratori non ese-cutivi.Procedendo con ordine, circa la prima quaestio vaosservato che, sia dalle difese dei cosiddetti extra-nei sia dalla aggressione del loro patrimonio, sideduceva come essi non fossero affatto conscidella situazione economica della fallita Data BaseS.p.A. Di conseguenza, le difese hanno sostenutocome proprio la consapevolezza rappresentasseun requisito indispensabile ai fini della dichiara-zione di responsabilità del singolo quale concor-rente extraneus nel crimen de quo. Mancando, allo-ra, tale cognizione gli extranei non avrebberodovuto essere condannati.Circa il secondo profilo involgente la posizionedegli amministratori privi di deleghe e non opera-tivi, si doleva che le pronunce del primo e secon-do grado non avessero preso in considerazione lacircostanza che questi ultimi non fossero consa-pevoli della natura fittizia delle compravenditedel programma gestionale. Oltre a ciò, si ponevain risalto il difetto di motivazione relativamenteall’effettiva volontarietà dell’inerzia addebitata aquesti membri del Consiglio d’Amministrazione.Expressis verbis, la Corte d’Appello di Milanoavrebbe ignorato palesi segnali di carattere nega-tivo della cognizione da parte del soggetto inda-gato della situazione de qua, ravvisabili tanto nellanon immediata intelligibilità delle operazionidistruttive, quanto dal costante affidamento ban-cario concesso alla Data Base S.p.A., che avrebbe-

ro generato in capo all’amministratore non esecu-tivo l’idea che la stessa fosse regolarmente gestitadagli operativi.

La decisioneEbbene, i giudici di Piazza Cavour hanno dichia-rato fondati alcuni dei ricorsi, annullando la sen-tenza impugnata con rinvio della causa al giudicedi merito soltanto per le censure accolte con rife-rimento al profilo concernente la responsabilitàdegli amministratori privi di delega. Circa, poi, irequisiti con cui sostenere la responsabilità del-l’extraneus nel delitto di bancarotta fraudolentapatrimoniale, la Suprema Corte, ribadendo quan-to asserito precedentemente, ha dichiarato, esclu-dendo la prospettiva del dissesto dall’oggetto deldolo dei reati di bancarotta, come fosse sufficien-te la consapevolezza di dare ai beni della societàfallita una destinazione differente da quella dovu-ta secondo la funzionalità dell’impresa, sottraen-do a quest’ultima le necessarie risorse e garanzieper i creditori. Dunque, dopo aver precisato l’e-straneità del dissesto, giacché elemento non con-figurabile come costitutivo, dall’oggetto del dolocaratteristico di tale crimen, non sussistono ragio-ni per le quali, in conformità ai principi generaliaventi ad oggetto il concorso di persone nel reato,all’oggetto medesimo sia dato un contenuto dif-ferente e maggiormente ampio, per la posizionedel concorrente estraneo, rispetto a quello che èrichiesto all’amministratore della società. Di con-seguenza, gli Ermellini, riprendendo quanto det-tato in passato, hanno chiarito che “il dolo del-l’extraneus si risolve nella consapevolezza di con-correre nella sottrazione dei beni alla funzione digaranzia delle ragioni dei creditori per scopidiversi da quelli inerenti all’attività di impresa,immediatamente percepibile dal concorrenteesterno, così come dall’imprenditore con il qualelo stesso concorre, come produttivo del pericoloper l’effettività di tale garanzia nell’eventualità diuna procedura concorsuale, a prescindere dallaconoscenza della condizione di insolvenza”. Inmerito, non va sottaciuto che avverso tale princi-pio di diritto non occorre opporre quanto statui-to da alcune sentenze della giurisprudenza dilegittimità che non conferiscono alla consapevo-lezza del dissesto la natura di oggetto dell’ele-mento soggettivo, ma lo valutano da un punto divista meramente probatorio, quale elemento chepotrebbe essere utile ai fini della dimostrazionedel dolo così come descritto. Ad ogni modo, nonpuò negarsi che, nell’eventualità in cui l’impresarovinata dalla distrazione versi in stato di insol-venza, la cognizione di tale status possa tradursiquale segnale lampante del dolo del concorrenteche a tale distrazione abbia prestato il proprio

giurisprudenza agosto 2016

essendovi un titolo contrattuale che attribuiscaad altri la proprietà dello spazio medesimo, si hala nullità del contratto, nella parte in cui siaomessa tale inderogabile destinazione, con inte-grazione ope legis del negozio, mediante il ricono-scimento di un diritto reale di uso, dell’area, infavore del condomino, e nella misura corrispon-dente ai parametri della normativa applicabile perl’epoca dell’edificazione (Cass. 24 novembre2003; Cass. 27 dicembre 2011, n. 28950). Pertanto, alla nullità del contratto di compraven-dita relativo a singole unità immobiliari, nellaparte in cui risulti sottratta la superficie destina-ta all’inderogabile funzione di parcheggio, conse-gue l’integrazione della convenzione negoziale opelegis, con l’attribuzione, in favore dell’acquirentedell’unità immobiliare, del diritto reale d’uso ditale area, e, in favore dell’alienante, di un corri-spettivo ulteriore, da concordarsi tra le parti,ovvero, in difetto, da determinarsi giudizialmen-te, in tal modo ripristinando l’equilibrio del sinal-lagma contrattuale (Cass. 18 aprile 2000, n.4977). Conformemente a tale impostazione, laCorte d’Appello di Salerno ha dichiarato la nulli-tà parziale dell’atto di compravendita, nella parterelativa al trasferimento integrale dell’area desti-nata a parcheggio all’acquirente. Per il collegio, con riferimento al caso di specie,affinché si possa affermare la nullità parziale aisensi dell’art. 1418 c.c. dell’atto pubblico, comeaffermato dal giudice territoriale, riconoscendoall’attore in primo grado il diritto reale d’uso sul-l’area di parcheggio, “occorre accertare l’avvenutariserva, al momento della realizzazione dell’edifi-cio, all’interno della concessione edilizia, di unasufficiente ed individuata area da destinare a par-cheggio, così come richiesto dalla Legge urbani-stica: soltanto attraverso la determinazione di unpreciso spazio, interno ovvero esterno all’edificio,idoneo ad essere utilizzato con funzione di par-cheggio, e la successiva stipulazione di un atto dicompravendita della singola porzione immobilia-re, con espressa esclusione, o mancata menzione,del contestuale trasferimento della proprietà odel diritto reale d’uso sulle pertinenziali porzionidel detto spazio riservato, è possibile pervenirealla dichiarazione di nullità di tale atto”. Pertanto non sarebbe corretto riconoscere undiritto reale di uso, in favore dell’attore, in unamisura comunque non corrispondente ai parame-tri ex art. 41 sexies della legge n. 1150 del 1942, inmodo soltanto da condividere i disagi dell’insuf-ficienza dell’area di parcheggio con l’altro condo-mino, in quanto l’integrazione ope legis del con-tratto di acquisto del ricorrente non può che avve-nire, sussistendone le specificate condizioni difatto, nella proporzione aritmetica stabilita dalla

normativa imperativa ed inderogabile.Spetterà, in tal senso, all’attore che deduce la nul-lità l’onere di provare che il bene oggetto di talealienazione sia compreso nell’ambito ben delimi-tato da tale norma, in quanto elemento costituti-vo del suo diritto.

Gaetano RiccioH

Bancarotta fraudolenta patrimoniale:l’amministratore non esecutivo èresponsabile unicamente nell’ipotesiin cui sia conscio delle manovredistrattive

Nota a Cass. pen., Sez. V, sent. 7 aprile 2016 (ud.22 marzo 2016), n. 14045.

In sedes materiae i giudici del Palazzaccio hannoasserito che, relativamente alla responsabilitàpenale dell’amministratore privo di delega perfatti di bancarotta fraudolenta, non può conside-rarsi soddisfacente l’oggettiva presenza di dati dacui evincere un evento pregiudizievole per lasocietà o quantomeno il rischio della verifica delsummenzionato evento, essendo necessario cheegli ne sia effettivamente venuto a conoscenza edabbia intenzionalmente omesso di attivarsi perevitarlo.

Il casoTanto il Tribunale quanto la Corte d’Appello diMilano sono stati concordi nell’emettere un prov-vedimento giurisdizionale di condanna avversouna pluralità di persone fisiche per il crimen dibancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata.In particolare, l’accusa sosteneva che il caso di cuisi discute concernesse una species di frode carosel-lo perpetrata per molti anni dai vertici della falli-ta Data Base S.p.A. e posta in essere attraverso lavendita circolare di un software gestionale. Alriguardo, la Data Base S.p.A. avrebbe adottatoquesto modus agendi non solo per incrementarel’apparente fatturato, ma anche per ottenere mag-giore credito dalle banche (con il precipuo obiet-tivo di accreditare la società ai fini della quotazio-ne in borsa) e costituire una provvista successiva-mente oggetto di distrazione in favore di società econti esteri o per realizzare investimenti nel mer-cato immobiliare. Nello specifico, il meccanismofraudolento si traduceva nella creazione da partedella Data Base S.p.A. di un primo livello di socie-tà, molte delle quali non più concretamente ope-rative, alle quali veniva ceduto il software con cor-relativa emissione di fatture e ricevute bancarieche autorizzavano lo sconto presso il sistema ban-

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ancor più, disponeva che la Presidenza delConsiglio dei Ministri doveva procedere allasospensione delle procedure, ad una revisione delbando - al fine di consentire anche agli stranieriregolarmente soggiornanti in territorio italianodi prendere parte alla procedura selettiva - non-ché alla fissazione di un nuovo termine per la pre-sentazione delle domande.Non tardò la risposta dell’Amministrazione, laquale, avverso tale statuizione, propose appellodeducendo, tra le motivazioni, il difetto di giuri-sdizione, l’illegittimità della decisione nel meritoe la manifesta infondatezza del dubbio di legitti-mità costituzionale, in ragione del fatto che il ser-vizio civile andava inteso come una forma diadempimento volontario del dovere di difesadella Patria ed, in quanto tale, andava riservato aisoli cittadini.

La sezione lavoro della Corte di Appello milaneserespingeva l’impugnazione avanzata dalla P.A.Più nel dettaglio, con riguardo al difetto di giuri-sdizione, il giudice di secondo grado osservavache anche la cognizione di condotte discrimina-torie poteva ritenersi attribuibile alla giurisdizio-ne del giudice ordinario, rientrando nelle compe-tenze di quest’ultimo non solo la valutazione delprovvedimento amministrativo denunciato (quel-l’è il bando) bensì anche la possibilità di disatten-derlo nonché l’adozione di conseguenti provvedi-menti idonei a rimuoverne gli effetti. Nel motivare il rigetto delle ulteriori due doglian-ze avanzate dalla Presidenza del Consiglio deiMinistri, la Corte d’Appello aveva poi fatto leva suun ulteriore aspetto di non scarso rilievo: la valen-za, la portata ed il significato attribuibili al servi-zio civile, in considerazione della sospensione del-

giurisprudenza agosto 2016

contributo, dal momento che questa consapevo-lezza ricomprende la rappresentazione della peri-colosità della condotta per gli interessi dei credi-tori, sebbene ciò non voglia dire che, allorquandoil dissesto o anche il solo disequilibrio economicodell’impresa non si sia ancora rivelato, le circo-stanze del fatto al quale il soggetto concorre nonpossano rivelarne la natura concretamente dis-trattiva. Pertanto, è necessario evitare di afferma-re la responsabilità dell’extraneus a mero titolo diresponsabilità oggettiva nei casi in cui il distaccodel bene dal patrimonio del soggetto imprendito-riale, cui in un certo qual modo il concorrentecontribuisce, non possa sembrare di per sé sinto-matico della sua caratteristica pericolosità. Aucontraire, la Suprema Corte ha accolto le censureespresse dalla difesa nel giudizio di merito relati-vamente alla affermata responsabilità degliamministratori privi di delega e non esecutivi. Inproposito, le decisioni di merito avevano posto inrisalto la sussistenza di solidi campanelli d’allar-me indicativi di una gestione della società ano-mala, sia per quanto inerisce la formazione delcircuito commerciale fittizio che in merito alsignificativo ammontare dei pagamenti compiutiin favore di immaginari fornitori stranieri e scilicetdi quelli che rappresentavano i vettori delle dis-trazioni imputate. In subiecta materia, va rammen-tato che in molteplici occasioni la CassazionePenale ha sancito il principio secondo il quale: “Intema di reati fallimentari e societari, ai fini dellaresponsabilità penale dell’amministratore privodi delega per fatti di bancarotta fraudolenta, nonè sufficiente la presenza di dati (cosiddetti segna-li d’allarme) da cui desumere un evento pregiudi-zievole per la società o almeno il rischio della veri-fica di detto evento, ma è necessario che egli ne siaconcretamente venuto a conoscenza ed abbiavolontariamente omesso di attivarsi per scongiu-rarlo”. Quindi, si richiede al giudice del merito,allorché non sia riscontrabile la prova che l’am-ministratore abbia acquisito diretta conoscenzadelle condotte penalmente rilevanti, di appurarela sua conoscenza circa i segnali del crimen, tenen-do conto delle particolarità che connotano quelladata vicenda, delle condizioni soggettive del sog-getto agente e del suo ruolo all’interno dell’orga-no collegiale.Alla luce delle riflessioni che precedono, puòaffermarsi che “ai fini della configurabilità delconcorso per omesso impedimento dell’ammini-stratore privo di delega, è necessaria la prova dellasua concreta conoscenza del fatto pregiudizievoleper la società o, quanto meno, di “segnali di allar-me” inequivocabili, dai quali è desumibile l’accet-tazione del rischio del verificarsi dell’evento illeci-to, nonché della volontaria omissione di attivarsi

per scongiurarlo”. Applicando tali coordinate didiritto al caso di specie, si deduce come solamen-te in tale modo l’amministratore possa esserechiamato a rispondere penalmente delle proprieazioni od omissioni.

Eleonora StefanelliH

Sull’accesso al servizio civile da partedi cittadini stranieri: la PubblicaAmministrazione pone in essere unacondotta discriminatoria, per ragionidi nazionalità, inserendo, tra i requisi-ti di ammissione ad un bando, il pos-sesso della cittadinanza italiana e nonanche la regolare residenza in Italia

Nota a sentenza della Cassazione civile, SezioniUnite, del 20.04.2016.

Una disamina della vicendaLa questione prende avvio dalla pubblicazione diun bando pubblico finalizzato alla selezione divolontari da impiegare in progetti di servizio civi-le in Italia e all’estero. Tra i vari requisiti legitti-manti l’ammissione, l’art. 3 del bando oltre a pre-vedere che potessero partecipare alla selezione icittadini italiani, senza distinzione di sesso, di etàcompresa tra il diciottesimo e il ventottesimoanno, richiedeva, in aggiunta, la cittadinanza ita-liana. Tra gli aspiranti, vi era un cittadino paki-stano di venticinque anni, che viveva in Italia daquindici anni, avendo qui completato, dapprima,la scuola secondaria, di primo e secondo grado, efrequentandovi, successivamente, l’università. A seguito della presentazione della domanda diammissione al servizio civile, egli veniva a cono-scenza, da parte dei responsabili dell’ente pubbli-co, che non avrebbe potuto essere inserito nellagraduatoria, ai fini della selezione, per mancanzadella cittadinanza italiana.In conseguenza di tale esclusione, il ragazzo paki-stano decideva di intervenire per il tramite di duerealtà associative, entrambe deputate alla tuteladegli interessi degli immigrati, presentandodinanzi al Tribunale di Milano, sezione Lavoro,un ricorso ex art. 44, d.lgs. n. 286/1999. Nello spe-cifico, questi denunciava la natura essenzialmen-te discriminatoria dell’art. 3 del bando, nellaparte in cui ammetteva alla procedura selettivasolo i cittadini italiani. La Presidenza del Consiglio dei Ministri si costi-tuiva, resistendo in giudizio.A distanza di pochi mesi, il Tribunale depositavaordinanza con la quale dichiarava il carattere dis-criminatorio della clausola inserita nel bando;

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Cartoline d’epocadi Nocera Inferiore:

stazione, piazza d’armi,piazza, piazza Zanardelli,

piazza d’armi,piazza Santa Monica

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nevole allargamento del servizio civile, con conse-guente ammissione anche dei non cittadini, inspregio alla clausola prevista dal bando di selezio-ne. Parte resistente, a sua volta, unitamente alrigetto del ricorso chiedeva una previa ed even-tuale sottoposizione alla Corte Costituzionaledella questione di legittimità costituzionale del-l’art. 3 d.lgs. n. 77 del 2002, per contrasto con gliarticoli 2, 3 e 76 della Costituzione, nella parte incui prevedeva il requisito della cittadinanza italia-na al fine di accedere al servizio civile nazionale.Non mancarono i colpi di scena. Difatti, in prossimità dell’udienza pubblica,essendo trascorso molto tempo, parte resistentedepositava memoria illustrativa ove chiedeva lasopravvenuta cessazione della materia del conten-dere per mutamento dello stato di fatto, in quan-to il ragazzo pakistano aveva acquisito medio tem-pore la cittadinanza italiana e raggiungo l’età mas-sima per lo svolgimento del servizio civile nazio-nale, ovvero il ventottesimo anno di età. In consi-derazione dell’intervenuto ribaltamento del qua-dro fino ad allora esposto, si concluse per l’acco-glimento del ricorso ed, in via incidentale, leSezioni Unite, con ordinanza del 2014, sollevaro-no la questione di legittimità costituzionale del-l’articolo 3 del decreto 77 del 2002. A distanza dimesi e, di preciso, nel giugno 2015, il giudicenomofilattico risolveva definitivamente la vexataquaestio, concludendo, per un verso, con l’illegitti-mità costituzionale della suindicata disposizionenella parte in cui richiedeva il requisito della cit-tadinanza italiana per ammissione allo svolgi-mento del servizio civile; per altro, dichiaravapriva di fondamento la questione di costituziona-lità della medesima norma con riferimento all’art.76 Cost. Seguì una nuova discussione dinanzi leSezioni Unite, che condusse alla recentissima pro-nuncia dell’aprile 2016. Gli Ermellini si allinearo-no totalmente al principio di diritto espressodalla Consulta; nello specifico, la condotta dellaP.A. andava qualificata come discriminatoria, permotivi di nazionalità, nelle ipotesi in cui, nell’e-manare un bando per la selezione di volontari daimpiegare in progetti di servizio civile nazionale,veniva inserito, tra le condizioni di ammissione, ilpossesso della cittadinanza, negandosi di fattol’accesso ai cittadini stranieri che risiedevanoregolarmente in Italia. Di guisa, secondo i giudici, avverso un similecomportamento dell’amministrazione ben pote-va esperirsi, dinanzi all’autorità giurisdizionaleordinaria, l’azione civile contro la discriminazio-ne, regolamentata dall’art. 44 del T.U.Immigrazione.Un rapido sguardo alla pronuncia chiarificatricedella Corte Costituzionale n. 119 del 25 giugno

2015. La tematica inerente il carattere discrimina-torio o meno di un bando di selezione che esclu-de gli stranieri dalla possibilità di avanzare istan-za di partecipazione, seppur regolarmente resi-denti in territorio italiano, ha rappresentato unaassoluta novità per la giurisprudenza e, per que-sto, ha creato non poche difficoltà dal momentoche investe un settore focale della vita sociale, ovevengono in gioco i diritti e i valori che apparten-gono all’uomo e che, per tale ragione, formano ildefinitivo patrimonio della persona umana.La Corte Costituzionale, nel motivare le proprieconclusioni, è partita proprio da quelli che sono idiritti e i doveri di derivazione costituzionale,ponendo, dapprima, l’accento sul dovere di soli-darietà, in quanto dovere inderogabile la cui rea-lizzazione è garantita attraverso molteplici istitu-ti, tra cui l’ammissione al servizio civile. Servizio civile che deve essere interpretato in chia-ve estensiva, ovvero “oltre che come adempimen-to di un dovere di solidarietà anche come unaopportunità di integrazione e formazione dellacittadinanza”. Di conseguenza, l’attività di impe-gno sociale che la persona è chiamata a svolgere infunzione del servizio civile deve essere ricompresatra i valori portanti dell’ordinamento che, unita-mente ai diritti inviolabili dell’uomo, costituisco-no la base della convivenza sociale.Secondo la Corte, anche il concetto di “difesadella Patria” va riletto alla luce di una interpreta-zione costituzionalmente orientata (nello specifi-co, alla stregua degli articoli 2 e 52 dellaCostituzione); in altri termini, accanto alla difesaarmata ben può accostarsi una ulteriore forma ditutela, che va necessariamente tradotta nella pre-stazione di servizi rientranti nella collaborazionee solidarietà sia nazionale che internazionale. Emerge, dunque, una significativa apertura versoi valori costituzionali, che ha condotto laConsulta a dichiarare costituzionalmente illegit-tima la disposizione di cui all’art. 3, comma 1, deld.lgs. n. 77 del 2002, nella parte in cui non attri-buisce al cittadino straniero, regolarmente sog-giornante nel territorio dello Stato, la possibilitàdi prestare servizio civile nazionale.Tale esclusione realizza una piena e diretta discri-minazione per ragioni di nazionalità, laddoveviene precluso al non-cittadino, in spregio al prin-cipio di parità di trattamento, lo sviluppo dellasua personalità nonché la effettiva integrazioneall’interno della comunità di accoglienza.L’apertura dell’accesso civile, pertanto, va garanti-ta a tutti i cittadini, anche a coloro che risiedonoregolarmente in territorio italiano, con conse-guente disapplicazione di deroghe e/o limitazioniulteriori, tratte, per via analogica, anche da diver-si interventi normativi.

giurisprudenza agosto 2016

l’obbligatorietà del servizio di leva. In particolare,secondo i giudici, la ratio sottesa al servizio civileera chiaramente desumibile, in quanto rispon-dente ad una precisa idea, ovvero quella di “difesadella Patria”, la cui qualificazione andava desuntada una lettura coordinata degli artt. 52 e 2 dellaCostituzione.Ancor più, stando all’iter logico-argomentativosostenuto dalla Corte, le norme di matrice costi-tuzionalistica andavano interpretate in chiaveevolutiva, con conseguente estensione dellanozione di “difesa della Patria”, atteso che benpoteva riconnettersi ai doveri di solidarietà, eco-nomica e sociale e, dunque, ben poteva tradursi inuna sorta di “collaborazione civica”, cui lo Statoera tenuto ad ispirarsi al fine di concorrere al pro-gresso, sia materiale che spirituale, della società.In considerazione di una visione così ampia,secondo la Corte, l’opzione circa l’esclusione deglistranieri residenti stabilmente nel nostro Paese

dalla possibilità di accedere, su base volontaria, alservizio civile non poteva considerarsi ragionevo-le, in quanto altamente discriminatoria e, pertan-to, in contrasto con i doveri solidaristici, ex art. 2Costituzione.Dunque, andavano considerati quali parti di unacomunità di diritti e di doveri anche coloro cheavevano stabilito la propria permanente residenzain Italia, dovendosi considerare riduttivo il crite-rio della cittadinanza strictu sensu.La Presidenza del Consiglio dei Ministri interven-ne, con proposizione di ricorso per la Cassazionedella sentenza d’appello, avendo quest’ultima -con la conferma della sospensione delle procedu-re di selezione e l’ordine di riapertura dei termini-per un verso, travalicato i limiti propri della pote-stà giurisdizionale mediante la disapplicazione diuna norma di legge (rectius: l’art. 3 del decreto n.77/2002) anziché rimettere la questione al giudi-ce nomofilattico e, per altro, generato un irragio-

22 giurisprudenza agosto 2016 23

Cartoline d’epoca.Nocera Superiore:

battisterodi Santa Maria Maggiore.

Nocera Inferiore:interno caserma Marselli,

panorama,caserma Tofano,

colle Sant’Andrea,via Roma

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dottrina agosto 2016

Barbara BarbatoH

Il ruolo degli enti bilaterali nel sistemadelle relazioni sindacali

Gli enti bilaterali sono enti di fatto che nasconoda un accordo tra associazioni degli imprenditorie sindacati dei lavoratori, che designano ciascunoi rispettivi rappresentanti negli organi dell’ente. In sostanza dunque, l’ente bilaterale rappresentail punto di incontro tra gli interessi dei lavoratorie quelli delle imprese ed ha il compito di vigilaresulla corretta applicazione di ogni parte delContratto Collettivo Nazionale di ciascun settorenel quale è prevista la loro istituzione.Le decisioni vengono adottate all’internodell’Ente Bilaterale con il metodo dell’unanimità,essendo esso un soggetto paritetico, all’internodel quale, ciascun componente ha lo stesso peso ela stessa importanza. Tali organismi paritetici,dunque, hanno fonte contrattuale (nei contratticollettivi, le associazioni dei datori di lavoro e deilavoratori firmatarie si impegnano alla loro isti-tuzione); tuttavia, agli enti bilaterali costituiti suiniziativa delle associazioni dei datori e dei lavo-ratori comparativamente più rappresentativi, lalegge riconosce specifiche attribuzioni. Diversidagli enti bilaterali di fonte contrattuale sono,invece, enti di fonte legislativa, la cui costituzioneè prevista direttamente dalla legge, come i fondiprevidenziali o quelli interprofessionali. Gli entibilaterali vengono istituiti di solito nella forma diassociazioni non riconosciute, disciplinate dagliartt. 36 e ss. c.c. L’associazione non riconosciuta sicaratterizza per essere un ente collettivo costi-tuente un centro autonomo di interessi, fornitodi un patrimonio distinto da quello dei singolisoci e, se pur priva di personalità giuridica, rap-presenta comunque un soggetto di diritto. Essaha un proprio patrimonio, costituito dal fondocomune, una propria capacità sostanziale e pro-cessuale, che esplica attraverso persone fisichelegate da rapporto organico e non di mera rap-presentanza volontaria degli associati, una pro-pria organizzazione, interna ed esterna, regolatadai patti dell’accordo associativo o, in difetto, ovenon incompatibili, dalle norme disciplinanti leassociazioni riconosciute e le società, quali ele-menti integrativi di quei patti. Gli enti bilateraliesistono da tempo nel nostro sistema delle rela-zioni sindacali: l’antecedente storico, infatti, ècostituito dalle Casse Edili, che svolgono compitiin materia di formazione professionale, sicurezzadel lavoro e prestazioni previdenziali. Negli ultimianni, la bilateralità ha assunto un ruolo semprepiù importante, grazie ai numerosi interventi del

legislatore che, progressivamente ha aumentato leattribuzioni, le funzioni ed i compiti di tali orga-nismi paritetici. In particolare, l’art. 2, comma 1,lett. h) del d.lgs. n. 276/2003, in attuazione dellalegge n. 30/2003 (cd. Legge Biagi) definisce glienti bilaterali come: “organismi costituiti a inizia-tiva di una o più associazioni dei datori e dei pre-statori di lavoro comparativamente più rappre-sentative, quali sedi privilegiate per la regolazionedel mercato del lavoro attraverso: - la promozione di una occupazione regolare e diqualità; - l’intermediazione nell’incontro tra domanda eofferta di lavoro; - la programmazione di attività formative e ladeterminazione di modalità di attuazione dellaformazione professionale in azienda; - la promozione di buone pratiche contro la dis-criminazione e per la inclusione dei soggetti piùsvantaggiati; - la gestione mutualistica di fondi per la forma-zione e l’integrazione del reddito; - la certificazione dei contratti di lavoro e di rego-larità o congruità contributiva;- lo sviluppo di azioni inerenti la salute e la sicu-rezza sul lavoro; - ogni altra attività o funzione assegnata lorodalla legge o dai contratti collettivi di riferimen-to”.La definizione di enti bilaterali contenuta neld.lgs. n. 276/2003 non offre, dunque, alcuna indi-cazione circa la natura giuridica o la struttura chetali organismi devono assumere; ciò in ossequioal principio costituzionale di cui all’art. 39 Cost.,in base al quale l’attività sindacale deve potersiesplicare in forma libera.L’unico vincolo stabilito dall’art. 2, comma 1, lett.h) è che l’ente bilaterale nasca su iniziativa di unao più organizzazioni datoriali e dei prestatori dilavoro che siano comparativamente più rappre-sentative. Si può parlare, piuttosto, di una defini-zione di tipo funzionale, sulla base della quale èpossibile individuare cinque grandi aree dellabilateralità: intermediazione tra domanda edofferta sul mercato del lavoro; infatti, nell’ambitodel più ampio quadro di revisione della disciplinadei servizi per l’impiego e a quella del colloca-mento e somministrazione di manodopera, l’art.6, comma 3, del d.lgs. n. 276/2003 prevede cheanche gli enti bilaterali, così come altri soggettipossano essere autorizzati allo svolgimento del-l’attività di intermediazione da esercitarsi nei con-fronti di qualsiasi soggetto, senza che il medesi-mo debba essere iscritto al sindacato che ha costi-tuito l’ente bilaterale. Gestione di prestazioniintegrative o sostitutive rispetto al sistema genera-le obbligatorio di sostegno al reddito; in partico-

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Corrado Giaquinto,Giustizia e Pace (part.)

Dottrina

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Sarno,affreschi alto-medievalinella cripta del castello

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tenenza, ma si espande in una dimensione euro-pea e spesso anche mondiale. In virtù di ciòpotrebbe presentarsi all’attenzione del giurista lanecessità di proporre un ricorso alla CorteEuropea dei Diritti dell’Uomo. La massimaespressione nel continente europeo della tuteladei diritti umani è rappresentata dalla“Convenzione europea per la salvaguardia deidiritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, fir-mata a Roma il 4 novembre 1950 ed entrata invigore il 3 settembre 1953, cui aderiscono i 47Stati membri del Consiglio d’Europa. Nel rispet-to del principio della preminenza del diritto, percui ogni persona sottoposta alla giurisdizione sta-tale deve godere dei diritti dell’uomo e delle liber-tà fondamentali, gli autori della Convenzioneeuropea hanno introdotto l’istituto del ricorsoindividuale. Quest’ultimo è previsto dall’art. 34della Convenzione ed è l’elemento essenziale perun’efficace ed effettiva protezione dei diritti del-l’uomo. Per presentare un ricorso alla Corte diStrasburgo, che ha competenza esclusiva a valuta-re la violazione della Convenzione da parte delleAlte Parti contraenti (cioè gli Stati), occorre segui-re un preciso iter. In primo luogo, il difensoredella parte attrice dovrà inviare una comunicazio-ne alla Cancelleria della Corte, anche avvalendosidegli appositi moduli, disponibili nelle varie lin-gue degli Stati membri sul sito istituzionaleechr.coe.int, nella quale vanno indicate le generali-tà del ricorrente e dell’eventuale rappresentantelegale, la Parte contraente ritenuta responsabile,l’oggetto del ricorso, i diritti che si ritiene sianostati violati; ancora, vanno indicati i ricorsi espe-riti a livello nazionale ed il soddisfacimento dellecondizioni di ricevibilità; infine, vanno elencate ledecisioni prese nei suoi confronti da un’autoritàpubblica, allegando una copia della stessa e anco-ra altri documenti ritenuti rilevanti.Si badi bene che il ricorso può essere propostonell’interesse di persone fisiche, gruppi di indivi-dui e organizzazioni non governative. La doglianza presentata viene assegnata a unadelle Camere. La prima valutazione sul ricorsoriguarda la sua ricevibilità. Tale giudizio è rimes-so al Giudice Unico, assistito da relatori. Dettafase permette di assottigliare il numero di casipendenti dinanzi alla Corte, eliminando quellimanifestamente infondati. Infatti, il GiudiceUnico dichiara irricevibile il ricorso e provvede acancellarlo dal ruolo, quando non è necessariaun’analisi approfondita della questione. In casocontrario, trasmette il ricorso al Comitato o allaCamera. Si evidenzia che circa il 70% dei ricorsiindividuali sono dichiarati irricevibili dal giudiceUnico e, quindi, è assolutamente necessario valu-tare la sussistenza delle condizioni di ricevibilità

che ora brevemente si annoverano. In primo luogo, deve esservi stato l’esperimentodi tutte le vie di ricorso interno che, in considera-zione del litigio in oggetto, siano efficaci edabbiano una concreta utilità. In secondo luogo, ilricorso deve essere presentato in un termine nonsuperiore a quattro mesi dalla decisione finaledella più alta autorità giudiziaria nazionale. Altre condizioni di ricevibilità si ritrovano neldivieto dei ricorsi anonimi, nell’esclusione deiricorsi già presentati alla stessa Corte o sottopostiad altro procedimento internazionale, l’incompa-tibilità della richiesta di parte con le disposizionidella Convenzione, nonché quando il ricorso stes-so sia manifestamente infondato o costituisca un“abuso di diritto”. Il ricorso che approda all’at-tenzione dei Comitati di tre giudici interni alleCamere ha tre possibili destini:a) può essere dichiarato irricevibile ed essere can-cellato dal ruolo;b) può essere dichiarato ricevibile e deciso conte-stualmente nel merito dallo stesso Comitato qua-lora la questione in oggetto sia riconducibile auna giurisprudenza consolidata della Corte e nonsiano necessari ulteriori approfondimenti;c) può essere trasmesso alla Corte per la decisionedi merito. Tutto ciò fa si che le Camere siano progressiva-mente esentate dallo studio di casi analoghi aquelli già decisi, occupandosi solo delle questioninuove e più rilevanti.Qualora il ricorso approdasse alla Corte per l’esa-me del merito, questo si svolgerà con la presenzadei rappresentanti delle parti, secondo il princi-pio del contraddittorio, in una fase scritta dove sidepositeranno osservazioni e controdeduzioni, esolo eventualmente una fase orale.Come esito del procedimento dinanzi la Corte,fuori dei casi di inammissibilità, possiamo avere:1) la composizione amichevole tra le parti dellacontroversia;2) una sentenza che dichiara da parte di unoStato aderente alla Convenzione la violazione deidiritti in questa sanciti;3) ovvero una sentenza di non violazione.Nel caso di risoluzione amichevole, la Corte redi-ge un rapporto sulla stessa e provvede al control-lo sull’esecuzione dell’accordo tramite ilComitato dei Ministri.La sentenza della Camera diviene definitiva quan-do le parti dichiarano che non presenterannorichiesta di riesame del caso, o quando sono tra-scorsi tre mesi dalla decisione senza la presenta-zione della suddetta richiesta, o ancora quando ladomanda di riesame è presentata ma viene respin-ta. Infatti, la sentenza della Corte non esclude lapossibilità, per la parte che si ritenga insoddisfat-

dottrina agosto 2016

lare, ad esempio, l’art. 12 del d.lgs. n. 276/2003prevede la possibilità che gli enti bilaterali istitui-scano e gestiscano fondi alimentati dalla contri-buzione delle agenzie di somministrazione, al finedi finanziare interventi di formazione e riqualifi-cazione professionale, nonché a fornire misure dicarattere previdenziale e di sostegno al reddito afavore dei lavoratori somministrati; inoltre, varicordata l’importante funzione riconosciuta aglienti bilaterali, prima dalla legge n. 92/2012, e suc-cessivamente dal d.lgs. n. 148/2015 (uno deidecreti attuativi del Jobs Act concernente il riordi-no degli ammortizzatori sociali in costanza dirapporto di lavoro) in merito alla gestione difondi di solidarietà finalizzati a fornire una tutelaeconomica in costanza di rapporto di lavoro neicasi di riduzione o sospensione dell’attività lavo-rativa; la costituzione di tali fondi di solidarietà èobbligatoria per i settori non coperti dal sistemadelle integrazioni salariali, limitatamente alleimprese che occupino più di 5 dipendenti.Programmazione delle attività formative e deter-minazione delle modalità di attuazione della for-mazione professionale in azienda con particolareriferimento al contratto di apprendistato; va pre-cisato che, con riferimento a tale tipo di contratto,la cui disciplina è stata profondamente modifica-ta sia dal d.lgs. n. 167/2011 (T.U. apprendistato),che dal d.lgs. n. 81/2015 (uno dei decreti attuatividel Jobs Act, contenente il T.U. dei contatti dilavoro, è stato mantenuto il ruolo fondamentaledegli enti bilaterali per quanto concerne la forma-zione dell’apprendista; gli organismi paritetici sisono occupati della formazione dei lavoratori deisettori interessati, non solo contribuendo alladefinizione del programma formativo, ma fornen-do una vera e propria attività formativa dall’inter-no, aiutando in questo modo i giovani ad acquisi-re una professionalità e i datori di lavoro fornen-doli di manodopera specializzata. Tutela dellasalute del lavoratore e sicurezza sul lavoro; taleaspetto è stato, poi, meglio specificato dal d.lgs. n.81/2008 (T.U. in materia di sicurezza sul lavoro)che ha attribuito agli organismi paritetici il com-pito di: programmare le attività formative ed ela-borare la raccolta di buone prassi a fini prevenzio-nistici; sviluppare azioni inerenti alla salute e allasicurezza sul lavoro; assistere le imprese nell’at-tuazione degli adempimenti in materia di sicurez-za; rilasciare attestazione dello svolgimento delleattività e dei servizi di supporto al sistema delleimprese, tra cui l’asseverazione della adozione edella efficace attuazione dei modelli di organizza-zione e gestione della sicurezza. Funzione certifi-catoria dei contratti di lavoro, in vista della pre-venzione delle controversie giudiziali sul pianodella esatta qualificazione del contratto di lavoro,

quest’ultima da realizzarsi, tuttavia solo nei con-fronti dei soggetti aderenti alle associazioni sinda-cali che hanno costituito l’organismo paritetico(art. 77); ovviamente, gli enti bilaterali, come glialtri organismi di certificazione previsti nel d.lgs.n. 276/2003 hanno anche competenza ad avallarerinunce e transazioni ai sensi dell’art. 2113 c.c., agarantire la genuinità del contratto di appalto, perdistinguerlo da quello della somministrazione e araccogliere il deposito dei regolamenti internidelle cooperative di lavoro. Il problema principalerelativo alla nascita degli enti bilaterali è la que-stione relativa alla obbligatorietà o meno del ver-samento contributivo da parte dell’impresa aglienti bilaterali. L’orientamento prevalente, inomaggio ai principi costituzionali in materia dilibertà associativa e segnatamente, di libertà sin-dacale, considera non obbligatoria l’iscrizioneall’ente bilaterale da parte delle imprese. Il proble-ma si pone per quelle aziende che, pur non essen-do associate alle organizzazioni firmatarie delContratto Collettivo Nazionale del settore, neapplicano la parte economica e normativa al finedi poter accedere agli sgravi contributivi.Riguardo a tale ipotesi, la Corte di Cassazione,con sentenza n. 6530/2015, ha precisato che taliaziende non debbano essere necessariamente inregola anche con il versamento di contributi aglienti bilaterali previsti in quella contrattazione col-lettiva, in quanto la previsione dell’adesione aglienti bilaterali, rientra nella parte obbligatoria delcontratto collettivo e va applicata solo nei con-fronti di quei soggetti che vi aderiscono. Per otte-nere sgravi contributivi, non è necessario, dunque,aderire anche all’ente bilaterale. In conclusione, ilsempre maggiore riconoscimento in sede legislati-va del ruolo e delle funzioni degli enti bilaterali hagenerato la formazione di una schiera di detratto-ri della bilateralità, nella quale si collocano coloroi quali intravedono uno snaturamento di quellache è la normale funzione del sindacato. In realtà,anche la bilateralità può essere uno strumento dicrescita economica e sociale qualora la si conside-ri come uno strumento sindacale, che si collocaaccanto a quelli più tradizionali, ossia quellonegoziale di tipo conflittuale, improntata, invece,a differenza di questi, ai principii di collaborazio-ne, cogestione e cooperazione.

Giuseppe MatroneH

Guida pratica al ricorso alla CorteEuropea dei Diritti dell’UomoL’avvocato oggi è, e deve essere, un professionistainternazionale, capace di muoversi tra norme eordinamenti di un sistema sovranazionale, chenon si ferma più al confine dello Stato di appar-

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quando l’oggetto da essa trattato è la mancatarepressione di reati che astrattamente rientranoin un reato, ma si sia formata prima dell’emana-zione di una nuova legge che lasci la figura delreato stessa inalterata. In questo caso se la leggenon dispone diversamente si avrebbe una speciedi conferma tacita di quanto statuito dalla con-suetudine”. Egualmente viene ammessa la con-suetudine che integra i concetti normativi nonsfavorevoli al reo. In base al principio di tassativi-tà o determinatezza della legge penale, conse-guenza del principio di legalità, si ritiene suffi-ciente che un fatto possa essere considerato reatosenza che la legge non lo preveda espressamente.Il Mantovani a tal proposito specifica che “il ter-mine espressamente indica che quando la leggevieta un determinato comportamento sanzionan-do tale divieto con una pena criminale, procedaad una espressa determinazione della fattispecielegale, affinché risulti tassativamente stabilito ciòche penalmente lecito o illecito”.

Bibliografia:Antolisei, Manuale di diritto penale, parte generale, Milano 1985.Mantovani, Diritto penale, Padova 1988.Pannain, Manuale di diritto penale, parte generale.

Gaetano Riccio e Eliana LibroiaH

Gli obblighi d’informazione dell’avvo-cato ieri e oggi: l’esteso ambito di ope-ratività di un principio deontologicofondamentale

Assumendo quale parametro di riferimento quan-to dettato poco più di dieci anni orsono dallaSuprema Corte, può asserirsi che, nel periodoantecedente alla recente novella legislativa che hainvestito gli obblighi d’informazione gravanti sul-l’avvocato, la materia de qua individuava la pro-pria ratio nell’esigenza che il legale espletasse leproprie funzioni nel rispetto dell’obbligo di dili-genza professionale, come pure nel presentare unmodus operandi che risultasse essere conforme aicriteri di correttezza e buona fede.Al riguardo, non ci si può esimere dal rammenta-re espressamente quanto fissato dalla SecondaSezione della Cassazione civile con il provvedi-mento giurisdizionale del 30 luglio 2004, n.14597, nella cui motivazione si legge che: “Lavalutazione in ordine all’adempimento o menoda parte dell’avvocato dell’obbligazione, conse-guente all’incarico professionale conferitogli, nonattiene al mero accertamento del mancato rag-giungimento del risultato utile da parte del clien-te, ma involge un’indagine volta a verificare l’e-ventuale violazione dei doveri connessi allo svol-

gimento dell’attività professionale e, in particola-re, del dovere di diligenza; nell’ambito di quest’ul-timo sono ricompresi i doveri di sollecitazione, didissuasione e in particolare d’informazione, al cuiadempimento il professionista è tenuto sia all’at-to dell’assunzione dell’incarico che nel corso delsuo svolgimento, evidenziando al cliente le que-stioni di fatto e/o di diritto rilevabili ab origine oinsorte successivamente, ritenute ostative al rag-giungimento del risultato o comunque produtti-ve di un rischio di effetti dannosi, invitandolo afornirgli gli elementi utili alla soluzione positivadelle questioni stesse, e anche sconsigliandolodall’iniziare o proseguire una lite ove appaiaimprobabile un epilogo favorevole, e, anzi, proba-bile un esito negativo”.Sebbene risalente nel tempo, ai fini della nostraindagine, giova rammentare anche quanto sanci-to dagli Ermellini con il dictum dell’8 agosto 1985,n. 4394, ove è stato chiarito che: “Nel contratto diprestazione d’opera intellettuale, il dovere d’in-formazione gravante sul professionista - la cuiviolazione è fonte di responsabilità contrattuale edel conseguente obbligo di risarcimento deldanno, commisurato all’interesse cosiddettopositivo - investe non solo le potenziali cause d’in-validità o d’inefficacia della prestazione profes-sionale ma anche le ragioni che questa rendanoinutile, in rapporto al risultato (ancorché nonespressamente dedotto in contratto) sperato dalcliente, o addirittura dannosa”.Ciò premesso, da un punto di vista normativo, illegislatore italiano è intervenuto in subiecta mate-ria con il D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, convertitocon modificazioni in legge 24 marzo 2012, n. 27,disponendo nell’art. 9, comma 4, che: “Il profes-sionista deve rendere noto al cliente il grado dicomplessità dell’incarico, fornendo tutte le infor-mazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dalmomento del conferimento fino alla conclusionedell’incarico e deve altresì indicare i dati dellapolizza assicurativa per i danni provocati nell’e-sercizio dell’attività professionale”.Ebbene, il testo della disposizione normativasopracitata viene sostanzialmente ripreso dallasuccessiva legge 31 dicembre 2012, n. 247 che hainvestito l’ordinamento della professione forense,dato che nel suo art. 13, comma 5, sancisce che:“Il professionista è tenuto, nel rispetto del princi-pio di trasparenza, a rendere noto al cliente illivello della complessità dell’incarico, fornendotutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizza-bili dal momento del conferimento alla conclu-sione dell’incarico; a richiesta è altresì tenuto acomunicare in forma scritta a colui che conferiscel’incarico professionale la prevedibile misura delcosto della prestazione, distinguendo fra oneri,

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ta dalla decisione, di chiedere un riesame di que-sta alla Grande Camera. La richiesta è analizzatada un Collegio di cinque giudici per accertare che:la richiesta sia stata presentata entro tre mesidalla data della decisione impugnata, vi sia unasituazione che giustifichi la domanda ed in parti-colare: una questione grave relativa all’interpreta-zione o applicazione della Convenzione o altragrave questione di carattere generale.La complicata fase del procedimento termina cosìlasciando spazio alla delicata questione dell’ese-cuzione della sentenza. Concludiamo ricordandola possibilità delle parti del giudizio di chiederealla Camera una interpretazione di uno o piùpunti della sentenza entro un anno dalla datadella pronuncia. Ancora, è ammissibile una revi-sione del giudizio, su richiesta della parte chevenga a conoscenza di un fatto, il quale potrebbeavere un’influenza decisiva e che, al momentodella sentenza, non era conosciuto dalla Corte enon poteva essere conosciuto dalle parti. In defi-nitiva, non avendo rinvenuto all’interno dell’ordi-namento nazionale una soluzione soddisfacente,l’avvocato, che voglia procedere contro la viola-zione di diritti fondamentali della persona, rico-nosciuti dalla Convenzione europea per la salva-guardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fonda-mentali, subita dal proprio assistito e imputabilea uno Stato aderente alla stessa, dovrà seguire lariferita procedura al fine di ottenere un’afferma-zione giudiziaria che tenderà alla restitutio in inte-grum o ad una equa soddisfazione per la partelesa.

- (www.echr.coe.int; C. Zanghi, La protezione interazionale dei diritti del-l’uomo, Giappichelli, Torino, 2006.

Angelo MondelliH

Principio di analogia, tassatività deter-minatezza e consuetudine nel dirittopenale

Preliminarmente occorre precisare il concetto dianalogia, ovvero quel procedimento con cui ven-gono risolti i casi non trattati da un’espressa pre-visione di legge, estendendo ad essi la disciplinaprevista per i casi simili o altrimenti desunta daiprincipi generali del diritto, rispettivamente iden-tificate in analogia legis ed analogia juris. Essacostituisce un valido strumento con cui l’ordina-mento giuridico provvede a riempire eventualilacune che si presentano di volta in volta. Perquanto riguarda il diritto civile l’applicazione ditale procedimento trova piena applicazione men-tre in diritto penale è vietato. A sostegno di taleaffermazione c’è la previsione normativa dell’art.

14 delle disposizioni preliminari del C.P. il qualerecita: “le leggi penali e quelle che fanno eccezio-ne a regole generali o ad altre leggi non si applica-no oltre i casi e i tempi in essi considerati”, vie-tando quindi il procedimento analogico sia perquanto riguarda le disposizioni incriminatrici cheper quelle che le integratrici. Tale disposizione èstata costituzionalmente cristallizzata all’art. 25come sviluppo del principio di tassatività, nellaparte in cui prevede che nessuno può essere sot-toposto a misure di sicurezza se non nei casi pre-visti dalla legge, sancendo in tal modo l’unicitàdella previsione legislativa quale unica fonte nor-mativa possibile per sottoporre qualunque indivi-duo a misure di sicurezza. In dottrina la proble-matica dell’applicazione dell’ analogia nel dirittopenale è stata ampiamente trattata. Secondol’Antolisei è un valido mezzo di integrazione dellenorme penali in quanto la stessa non va intesacome forma di interpretazione estensiva, dallaquale va tenuta distinta, infatti secondo ilMantovani nel caso di interpretazione estensiva siresta pur sempre nell’ambito della norma già esi-stente, anche se dilatata nella sua “massimaespansione”. In dottrina si distingue generalmen-te tra analogia in malam partem, ovvero quella chesi risolve in danno dell’imputato, assolutamentevietata nel diritto penale, e analogia in bonam par-tem, intesa quale procedimento analogico cheriguarda le cause di giustificazione causale, checome indicato dal Mantovani, è ammessa inquanto se si esclude il carattere dell’eccezionalitànelle norme scriminanti, ne deriva la possibilità diricorrere all’analogia, come ad esempio nel casodella cd. “legittima difesa anticipata”, in cui larelazione viene posta in essere ancor prima del-l’aggressione che la giustifica, sussistendo la vero-simile certezza di un’offesa ingiusta nel prossimofuturo. Contrario invece ad ogni forma di analo-gia, sia essa in bonam partem che in malam partemè il Pannain, il quale “ritiene inconciliabile ilricorso al procedimento analogico data la parti-colare natura e finalità del diritto penale, il qualerende manifesta la necessità di determinare conprecisione e rigidezza i limiti dell’illecito e del leci-to”. Da non confondere con l’analogia è la con-suetudine ovvero quella reiterata ed ininterrottaripetizione di un comportamento, accompagnatadalla generale opinione della sua conformità adun precetto giuridico, ammessa come fonte deldiritto in altri campi dell’ordinamento giuridico,come ad esempio avviene nel diritto civile, maesclusa tra le fonti del diritto penale, sia per quan-to riguarda la creazione di nuove norme incrimi-natrici che per l’abrogazione di quelle esistenti.Autorevole dottrina tra cui l’Antolisei ritiene che“è ammissibile la rilevanza della consuetudine

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spese, anche forfettarie, e compenso professiona-le”. L’iter normativo che contraddistingue talearea è stato, per ora, completato dall’art. 27 delnuovo Codice Deontologico Forense del 2014 cheha provveduto a scandire il momento genetico delrapporto e dell’incarico professionale, con parti-colare riferimento agli obblighi informativi.In particolare, la norma per ultimo menzionatapresenta, rispetto all’art. 40 della previgente ver-sione del Codice Deontologico, una maggiorearticolazione ed organicità di contenuto, soffer-mandosi in modo puntuale sulle informazioniche la parte assistita deve avere da parte del pro-prio legale e garantendo, così, un più ampio ven-taglio di chiarezza e trasparenza. In sedes materiae, quindi, acquisiscono rilevanza leprevisioni riscontrabili nell’art. 27, commi 3 e 4,nuovo Codice Deontologico Forense sia per ciòche inerisce gli obblighi informativi in tema dimediazione obbligatoria e, ad ogni modo, in temadi altri percorsi alternativi al contenzioso giudi-ziario pure previsti dalla legge (come a titoloesemplificativo la mediazione familiare, la conci-liazione bancaria, etc.), sia per quelli aventi adoggetto la possibilità di avvalersi del patrocinio aspese dello Stato. Oltre a ciò, la disposizione nor-mativa più volte menzionata dispone nel quintocomma altresì l’obbligo di rendere noti al clienteed alla parte assistita gli estremi della propriapolizza assicurativa e, nel sesto comma, di fornirea questi ultimi copia di tutti gli atti e documenti,anche provenienti da terzi, interessanti l’oggettodel mandato e l’esecuzione dello stesso, sia in sedestragiudiziale che giudiziale. Non va sottaciutoche la citata disposizione normativa di caratteregenerale, relativa alla professione forense, va inte-grata, poi, con la disposizione specifica, inerentel’accesso alla mediazione, espressa dall’art. 4,comma 3, D.Lgs. 4 marzo 2010, n. 28, così comesostituita dall’art. 84, comma 1, lett. a), D.L. 21giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazio-ni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98.Nel dettaglio, il novellato art. 4, comma 3, D.Lgs.4 marzo 2010, n. 28 prevede che: “All’atto del con-ferimento dell’incarico, l’avvocato è tenuto ainformare l’assistito della possibilità di avvalersidel procedimento di mediazione disciplinato dalpresente decreto e delle agevolazioni fiscali di cuiagli artt. 17 e 20. L’avvocato informa altresì l’assi-stito dei casi in cui l’esperimento del procedimen-to di mediazione è condizione di procedibilitàdella domanda giudiziale. L’informazione deveessere fornita chiaramente e per iscritto. In casodi violazione degli obblighi di informazione, ilcontratto tra l’avvocato e l’assistito è annullabile.Il documento che contiene l’informazione è sot-toscritto dall’assistito e deve essere allegato all’at-

to introduttivo dell’eventuale giudizio. Il giudiceche verifica la mancata allegazione del documen-to, se non provvede ai sensi dell’articolo 5, comma1-bis, informa la parte della facoltà di chiedere lamediazione”. Oltre a ciò, gli obblighi d’informa-zione sono ravvisabili anche nel dettato dell’art. 2,comma 7, D.L. 12 settembre 2014, n. 132, conver-tito in legge 10 novembre 2014, n. 162, ove si pre-vede che: “È dovere deontologico degli avvocatiinformare il cliente all’atto del conferimento del-l’incarico della possibilità di ricorrere alla conven-zione di negoziazione assistita”. In limine, da un punto di vista normativo, altriobblighi informativi ricadenti sulla figura dell’av-vocato nei confronti del cliente erano stati previ-sti dal D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196 in tema diprotezione dei dati personali. Alla luce delle rifles-sioni che precedono ne deriva che il legale potràessere ritenuto responsabile allorché, dandoinformazioni non complete sin dall’avvio del rap-porto professionale e successivamente nel corsodi esso, generi valutazioni del cliente inconsape-voli o, in ogni modo, differenti da quelle cheavrebbe altrimenti compiuto se questi si fosse tro-vato in condizione, mediante un’idonea informa-zione, di decidere con cognizione. In ugual modo,risulta essere palese che il cliente debba a suavolta rendere edotto il legale di tutte le informa-zioni necessarie circa, ad esempio, la ricostruzionedei fatti, senza omissioni e reticenze, così comedovrà esibirgli tutti i documenti che inerisconoquella specifica controversia e far conoscere pertempo i nomi di eventuali testimoni presenti aifatti. Per concludere, a ben vedere anche in capoal cliente scaturisce un onere di cooperazione cherisulta essere di carattere strumentale ai fini delcorretto adempimento dell’obbligazione d’infor-mazione da parte del legale.

Giuseppina RomanoH

Il nuovo reato di omicidio stradale

Con la legge 23 marzo 2016 n. 41 è entrato a farparte ufficialmente del nostro Codice penale ilnuovo reato di omicidio stradale disciplinato dal-l’art. 589-bis. La nuova fattispecie di reato è entra-ta immediatamente in vigore già il 25 marzo2016, non a caso, in prossimità del grande esodoautomobilistico previsto per le festività pasquali.Con le nuove misure, dunque, l’omicidio stradalediventa un reato a sé, graduato su tre varianti. Inparticolare, viene confermata la fattispecie generi-ca di omicidio colposo: resta, cioè, la pena dellareclusione da 2 a 7 anni nell’ipotesi base, quando,cioè, la morte sia stata causata violando il codicedella strada. Ma la sanzione penale sale sensibil-

31 dottrina agosto 2016dottrina agosto 201630

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data del decreto di rinvio a giudizio e quella fissa-ta per il giudizio non può intercorrere un terminesuperiore a sessanta giorni; il decreto di citazionea giudizio deve essere emesso entro trenta giornidalla chiusura delle indagini preliminari (art. 552,comma 1-bis c.p.p.) e la data di comparizione inudienza deve essere fissata non oltre novantagiorni dalla emissione del decreto di citazione(art. 552, comma 1-ter, c.p.p.). A seguito dell’introduzione dei nuovi reati diomicidio stradale (art. 589-bis c.p.) e di lesioni per-sonali stradali (art. 590-bis c.p.), la Procura dellaRepubblica presso il Tribunale di Trento, con laCircolare n. 5/2016, è intervenuta allo scopo difornire le prime linee guida e le indicazioni opera-tive, evidenziando alcune criticità presenti all’in-terno della novella legislativa. Stante l’attuale for-mulazione dell’art. 589-bis c.p., una prima proble-matica attiene alla apparente esclusione dall’am-

bito della responsabilità colposa, della cd. colpagenerica, ovvero quella dovuta a imperizia, negli-genza ed imprudenza, posto che, a livello lettera-le, la norma fa espresso riferimento alla “violazio-ne delle norme sulla disciplina della circolazionestradale” e, dunque, facendo espresso riferimentoalla sola colpa specifica. La soluzione interpretati-va migliore è quella di ritenere che, nonostantel’infelice formulazione della norma, anche i profi-li di colpa generica possano ricomprendersi nel-l’ampia nozione di “colpa” voluta dal legislatoredella riforma. La novella ha introdotto importan-ti novità anche relativamente all’aggravamento dipena per i fatti commessi da soggetti sotto l’effet-to di sostanze alcoliche o stupefacenti, attraversoil comma 2 dell’art. 589-bis c.p., il quale contem-pla una nuova aggravante speciale ad effetto spe-ciale, per la quale è prevista la pena della reclusio-ne da 8 a 12 anni, per il caso di omicidio stradale

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mente negli altri casi. Con le nuove regole chiuccide una persona guidando in stato di ebbrezzaalcolica grave (con un tasso alcolemico oltre 1,5grammi per litro), o di alterazione psicofisica con-seguente all’assunzione di sostanze stupefacentio psicotrope, rischierà da 8 a 12 anni di carcere. Sesi tratta di conducenti professionali per l’applica-zione della stessa pena è sufficiente essere in statodi ebbrezza alcolica media. È invece punito con lareclusione da 5 a 10 anni l’omicidio stradale col-poso commesso da conducenti in stato di ebbrez-za alcolica media (il cui tasso alcolemico sia com-preso tra 0,8 e 1,5 grammi per litro) oppure quan-do l’evento morte sia stato cagionato da condottedi guida connotate da particolare pericolosità eimprudenza (superamento limiti di velocità,superamento di incroci con semaforo rosso,guida contromano, infrazioni ai semafori, sorpas-si azzardati, inversioni in prossimità di intersezio-ni curve o dossi). La pena è diminuita fino allametà quando l’omicidio stradale, pur cagionatodalle suddette condotte imprudenti, non siaesclusiva conseguenza dell’azione o omissione delcolpevole. La pena è invece aumentata se l’autoredel reato non ha conseguito la patente ovveroquesta sia, altrimenti sospesa o revocata o, anco-ra, nell’ipotesi che il veicolo investitore non siacoperto da assicurazione. La pena può ancoraaumentare della metà nel caso in cui il conducen-te provochi la morte di più persone: in quel caso ilcolpevole rischia fino a 18 anni di carcere (il limi-te massimo attuale è 15 anni). Una specifica cir-costanza aggravante è stabilita, poi, in caso difuga del conducente: se il conducente si allontanadopo l’incidente scatta l’aumento di pena da unterzo a due terzi, e la pena non potrà comunqueessere inferiore a 5 anni per l’omicidio e a 3 anniper le lesioni. La legge introduce poi nel codicepenale all’art. 590-bis il nuovo reato di lesioni per-sonali stradali, le cui diverse fattispecie appaionoquasi del tutto speculari a quelle dell’omicidiostradale di cui al neointrodotto art. 589-bis. Inparticolare: è confermato il reato di lesione perso-nale grave e gravissima con violazione dellenorme sulla circolazione stradale, sanzionatocome oggi ma con l’eliminazione della possibilitàdi applicare in via alternativa la multa; sono san-zionate in misura maggiore le lesioni personalistradali da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7per quelle gravissime; la pena è la reclusione da unanno e 6 mesi a 3 anni (lesioni gravi) e da 2 a 4anni (lesioni gravissime), quando le lesioni deri-vano dalle stesse violazioni del Codice della stra-da sanzionate, per l’omicidio stradale, con lareclusione da 5 a 10 anni. L’art. 590-bis prevedeaggravi e riduzioni di pena che ricalcano sostan-zialmente quelli previsti per l’omicidio stradale.

L’ipotesi più grave di omicidio stradale (e di lesio-ni) resta quella a carico dei conducenti dei mezzipesanti (camionisti e agli autisti di autobus) inpresenza di un tasso alcolemico sopra gli 0,8 g/l.Ulteriori modifiche apportate dalla legge in com-mento al codice penale stabiliscono che in caso dicondanna o patteggiamento (anche con la condi-zionale) per omicidio o lesioni stradali viene auto-maticamente revocata la patente. Una nuovapatente sarà conseguibile solo dopo 15 anni (omi-cidio) o 5 anni (lesioni) dalla revoca. Tale termineè però aumentato, fino a 20 anni, nelle ipotesi piùgravi: nel caso in cui il conducente si sia dato allafuga dopo l’omicidio stradale, dovranno trascor-rere almeno 30 anni dalla revoca. Altra importan-te modifica codicistica riguarda il computo dellecircostanze: salvo pochissime eccezioni, in derogaa quanto prevede il diritto sostanziale, infatti, èfatto divieto di equivalenza o prevalenza delleconcorrenti circostanze attenuanti rispetto allecircostanze aggravanti relative all’omicidio stra-dale e alle lesioni personali stradali. Infine è pre-visto il raddoppio dei termini di prescrizione deireati di omicidio colposo commesso da soggettoin stato di ebbrezza con tasso alcolemico superio-re a 1,5 g/l, o da soggetto sotto l’effetto di sostan-ze stupefacenti e di omicidio e lesioni personalicolposi plurimi. La nuova legge ha inciso nonsolo sul diritto sostanziale ma ha modificato tra-sversalmente anche l’attuale impianto proces-sualpenalistico. In primis in materia di operazioniperitali e di prelievo coattivo di campioni biologi-ci. Sul punto è stabilito che l’omicidio stradale ele lesioni personali stradali sono inseriti fra i reatiper i quali il giudice, anche d’ufficio, può dispor-re con ordinanza motivata l’esecuzione coattivadel prelevamento di campioni biologici; il prelie-vo coattivo può essere disposto dal PM, nei casiurgenti e in cui sussista il pericolo che dal ritardopossa derivare grave o irreparabile pregiudizio alleindagini, stante, in ogni caso, la necessità per ilPM di chiedere la convalida, entro 48 ore, al GIPche provvederà nelle successive 48 ore; si prevedel’arresto obbligatorio in flagranza nel caso piùgrave (stato di ebbrezza o di alterazione psicofisi-ca grave). Negli altri casi l’arresto è facoltativo. Èstatuito, poi, che la condanna o il patteggiamen-to per i reati di omicidio stradale e lesioni perso-nali stradali gravi o gravissime comportino larevoca della patente di guida anche nel caso in cuisia concesso il beneficio della sospensione condi-zionale della pena. L’art. 406, comma 2-ter c.p.p.,non consente più di una proroga dei termini didurata delle indagini preliminari relative ai reatiin commento; la richiesta di rinvio a giudizio delp.m. deve essere depositata entro trenta giornidalla chiusura delle indagini preliminari; tra la

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fisica indotta dall’abuso di alcool o droghe. Diconseguenza, il prelievo ematico non potrà maiessere imposto attraverso il ricorso allo strumen-to di cui agli artt. 224-bis e 359-bis c.p.p.; in lineacon la più accreditata giurisprudenza, si deve rite-nere che, se i sanitari non abbiano voluto sotto-porre il conducente a cure mediche ed a prelievoematico, la richiesta degli organi di polizia giudi-ziaria di effettuare l’analisi del tasso alcolemicoper via ematica presupporrebbe sempre l’avvisoall’indagato della facoltà di farsi assistere daldifensore di fiducia, in mancanza del quale si con-figura una nullità a regime intermedio non piùdeducibile dopo la deliberazione della sentenza diprimo grado (Cass. pen., Sez. IV, 23 ottobre 2015e Sez. Un., 29 gennaio 2015).La novella ha introdotto una ulteriore ipotesiaggravata, contemplata nel comma 3 dell’art.589-bis c.p., punita con la pena della reclusione da8 a 12 anni, in caso di omicidio provocato da unsoggetto in stato di ebbrezza alcolica grave o dialterazione psico-fisica derivante all’assunzionedi sostanze stupefacenti, o che eserciti professio-nalmente l’attività di trasporto di persone e dicose, o che sia conducente di autoveicolo, anchecon rimorchio, di massa complessiva a pieno cari-co superiore a 3,5 t., o che sia conducente di auto-bus e di altro veicolo destinato al trasporto di per-sone il cui numero di posti a sedere, escluso quel-lo del conducente, sia superiore a otto, o che sitratti di conducente di autoarticolato e di auto-snodato.La Procura detta alcune linee guida anche per ilnuovo reato di lesioni personali stradali, di cuiall’art. 590-bis c.p., per il quale vengono evidenzia-te le medesime perplessità, sopra evidenziate, inrelazione al profilo della colpa generica e per ilquale si rimanda alla medesima soluzione pro-spettata all’inizio dell’approfondimento.Anche per la fattispecie in commento sono previ-ste le medesime circostanze aggravanti contem-plate per l’omicidio stradale e, come accade pertale ipotesi, anche le lesioni stradali possono esse-re commesse solo dal conducente di veicolo amotore. Importanti novità si registrano in temadi procedibilità; infatti, mentre l’ipotesi di lesioninon gravi e non gravissime è procedibile a quere-la di parte, la nuova fattispecie è procedibile d’uf-ficio. Modifiche sono state introdotte anche inmerito alla competenza giurisdizionale per ilreato di lesioni stradali. La materia è totalmentesottratta alla competenza del giudice di pace, conattribuzione al tribunale in composizione mono-cratica della fattispecie di lesioni personali stra-dali gravi o gravissime, anche se aggravate.Quanto detto non esclude che il giudice di pacenon possa occuparsi delle lesioni conseguenti ad

incidente stradale, posto che il trasferimento algiudice onorario riguarda le sole lesioni di cuiall’art. 590-bis c.p.; per il resto vale la regola gene-rale contenuta nell’art. 4, comma 1, lett. a) deld.lgs. 274/2000, che attribuisce la competenza algiudice di pace per il reato di cui all’art. 590 c.p.,limitatamente alle fattispecie perseguibili a que-rela di parte e ad esclusione solo delle fattispecieconnesse a colpa professionale e dei fatti com-messi con violazione delle norme per la preven-zione degli infortuni sul lavoro o relative all’igie-ne sul lavoro o che abbiano determinato unamalattia professionale quando, in tali casi, deriviuna malattia di durata superiore a 20 giorni. Inassenza di coordinamento normativo, è da ritene-re, infine, secondo la summenzionata Procura,che per i reati di omicidio e lesioni personali stra-dali, le ipotesi di fuga costituiscano ipotesi spe-ciali rispetto alle fattispecie di omissione di soc-corso e di fuga contemplate dall’art. 189, comma6 e 7 cod. strad., con conseguente esclusione del-l’applicabilità di tale ultima normativa generale.Questo in sintesi il nuovo scenario che si delineaall’indomani dell’entrata in vigore della leggen.41 del 2016. Una legge auspicata e voluta da piùparti. Una forma di prevenzione ma soprattuttoun atto di giustizia nei confronti di quanti hannoperso la vita per il comportamento criminale dichi, senza scrupolo e coscienza alcuna, si è messoal volante in condizioni psico-fisiche alterate osenza alcun rispetto delle regole essenziali delCodice della strada.L’obiettivo del provvedimento, inserito in un«pacchetto» più ampio di nuove norme sulla giu-stizia, è quello di assicurare un processo rapido eun sollecito risarcimento alle vittime, o meglio aiprossimi congiunti delle vittime di tali reati, spes-so costretti ad attendere anni prima di arrivarealla fine dell’iter processuale, ma anche una penaequa e certa e, dunque, la punizione con condan-ne e sanzioni accessorie più rigorose per chi pro-voca incidenti mortali. Prevenzione e deterrenza,dunque, al fine di evitare queste assurde stragiche ormai, troppo frequentemente, si consumanosulle nostre strade. Da un punto di vista rigorosamente pratico, fon-damentale sarà la discrezionalità del giudice chedovrà decidere nei parametri fissati dal legislatoreal fine di punire i criminali della strada e non lepersone normali che commettono un errore. Inogni caso per giudicare correttamente il magistra-to deve avere a sua disposizione elementi certi chevengono da rilevazioni complete ed inappuntabi-li da parte delle forze dell’ordine, su cui si basanopoi perizie serie. Tutte cose che molto spesso nonavvengono essendo riservate agli omicidi volonta-ri che certamente impressionano di più.

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commesso dal conducente in stato di ebbrezza osotto l’effetto di sostanze droganti. Si tratta diuna circostanza aggravante applicabile non a“chiunque” ma solo al “conducente di un veicoloa motore”, con una riduzione dell’ambito diapplicazione della norma che non ricomprendegli utenti della strada diversi dal conducente diun veicolo a motore che abbiano provocato unincidente stradale mortale nelle condizioni digrave alterazione. Premesso che secondo la Procura l’aggravanterisulta applicabile anche quando l’incidente nonsi sia verificato in ragione dell’alterazione del con-ducente ma in ragione di altri profili di colpa, ilproblema maggiore è quello del riscontro dellostato di alterazione, posto che l’aggravamento dipena presuppone l’accertamento positivo deltasso alcolemico che deve essere superiore a 1,5g/l, ovvero dello stato di alterazione derivante dal-l’uso di sostanze stupefacenti. La Procura soffer-

ma l’attenzione sulle attività che possono esserecompiute coattivamente sul conducente, ovverosui cd. “prelievi coattivi”, posto che la predetermi-nazione per legge fornita dall’art. 13 Cost., sullemodalità cui può procedersi a detti prelievi deveessere ritenuta tassativa e non meramente esem-plificativa. La Corte Costituzionale con pronun-cia del 9 luglio 1996, n. 238 ha disposto che, nelcaso in cui la persona sottoposta all’esame perita-le non acconsente spontaneamente al prelievo, ilprelievo ematico in questione, se disposto coatti-vamente, comporta una restrizione della libertàpersonale, ed è una restrizione che non solo inte-ressa la sfera della libertà personale ma la travali-ca in quanto invade anche se in minima parte lasfera corporale della persona. Ne deriva che nonsarebbe legittimo imporre il “prelievo ematico”,in quanto non ricompreso espressamente traquelli autorizzati, sebbene si tratti di uno stru-mento affidabile per accertare l’alterazione psico-

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Sarno,affreschi alto-medievalinella cripta del castello

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historia et antiquitates agosto 2016

Anno 1860.Il proclama del CommissarioGenerale D. Ferdinando Lanzaai Sicilianifa cura di Gianluca Granato

Anno 1860.Il proclama del CommissarioGenerale D. Ferdinando Lanza aiSiciliani. La risposta del popolo diPalermo. Dubbi circa la città chediede i natali al tenente generale cheavviò al declino e alla sconfitta ilRegno di Francesco II di Borbone:D. Ferdinando Lanza nato a Nocerade’ Pagani o a Palermo?

La notizia che Giuseppe Garibaldi intendesseveleggiare per la Sicilia suonò terribile alle orec-chie del re Francesco II di Borbone e bastò a scon-volgergli la mente; sicché diede ordine Luigi diBorbone, conte d’Aquila, supremo comandantedella flotta Napoletana, che comprendeva allora150 legni d’ogni rango, di usare massima vigilan-za sulle coste onde impedirne l’approdo sull’isola.Ma a sbarco effettuato, la novella fu come uncolpo di fulmine alla corte di Napoli, e prima sidecise per resistenza a morte, poi si volle tentarela via delle concessioni. Intanto il re decretava cheD. Ferdinando Lanza fosse suo commissariostraordinario in Sicilia coi poteri dell’alterego:«Considerando che, dopo lo sbarco dei faziosi inSicilia, l’ordine pubblico s’è trovato gravementecompromesso, nell’intenzione di far cessare il piùpresto possibile lo stato attuale delle cose, tantodannoso alla pubblica sicurezza, ed agl’interessidei nostri amatissimi sudditi al di là del Faro, evolendo or noi, nella sollecitudine dell’animonostro convenevolmente ripristinare l’ordine conprovvidi ed energici temperamenti governativi, edaccorrere con tutti i mezzi adatti alla natura degliavvenimenti che colà si succedono. Sulla proposi-zione del nostro consigliere ministro segretario diStato presidente del consiglio dei ministri, abbia-mo risoluto di decretare e decretiamo quantosegue: Art. 1. Nominiamo il tenente generale D.Ferdinando Lanza nostro commissario straordi-nario in Sicilia, con tutti i poteri dell’Alter ego,onde recarsi in quella parte del nostri reali domi-ni, e nei punti dove crederà meglio, per ristabilire

la calma, ricondurre l’ordine, animare i buoni etutelare le persone e le proprietà. Art. 2. Egli eser-citerà le funzioni inerenti a tale incarico fino ache, ripristinato l’ordine invieremo colà il realprincipe che abbiamo già prescelto per nostroluogotenente generale nei nostri domini oltre ilFaro. Art. 3. Accorderà in nostro real nome ampioe general perdono a tutti i nostri sudditi che, ortraviati, faranno la lor sommissione alla legittimaautorità ». Il commissario straordinario D.Ferdinando Lanza, dunque, entrava coraggioso etrionfante nelle sue funzioni: quest’uomo eranato il 10 aprile 1785, non già a Palermo, comegeneralmente si crede, ma a Nocera de’ Pagani;secondogenito di Giovanni Gaetano, unico figliodel Barone Giuseppe e della Baronessa GiustinaFaranda Natoli (archivio Storico per la Sicilia, vol.47/48 pag. 22). Il Lanza “non so se commossodalle sventure della sua patria, o da feroce snatu-rato consiglio, quale è da attendersi da un Giuda

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Historiaet Antiquitates

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Francesco II.Pagina precedente.

Il principe Luigi di Borbonezio di Francesco

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comandi del re S. N. ho pur ceduto ai sentimentidel mio cuore, che vorrebbe risparmiare allapatria comune mali di cui nessuno può prevederela misura e la durata. E voi considerate bene ciòche può aspettarvi all’avvenire. Quali destini vioffrono gl’invidi della vostra prosperità ognorcrescente? Quali guarentigie avete del bene di cuidiconsi portatori ? Prendete consiglio dalla espe-rienza. Sollevatevi all’altezza della posizioneattuale per salvar voi medesimi: ora che sonosisbrigliate tutte le cupide passioni, non sapete diquali di esse dovrete esser vittima. Nella tempe-stosa lotta alla quale vi spingono stranieri aggres-sori, può solo tenervi incolumi il vostro coraggiocivile sorretto dalle reali milizie. Nel nome augu-sto del re ampio e generoso perdono accordo atutti quei che or traviati, faranno la loro sommis-sione alla legittima autorità. Palermo, 18 maggio1860. Il commissario straordinario alle facoltàdell’Alter Ego. Ferdinando Lanza”. Ma a tale pro-clama così rispose il popolo di Palermo: “A S. E. iltenente generale Lanza. Mettendo il piede nellavostra terra natale noi non c’illudevamo per nullasulla lealtà dei sentimenti vostri verso la patria.Siciliano, accettare una missione ostile al voto edagli sforzi dei propri terrazzani... di uomo siffattopotrebbe esser dubbio il pensiero? … una lusinga...di men feroci mali... ma il proclama apparso ieri avostra firma e scritto da un apostata, da un tradi-

tore del suo paese natio, da DomenicoVentimiglia direttore del Giornale Ufficiale, ciichiariva onninamente l’animo vostro... Due con-cittadini!... E doloroso... ma non può spegnersi laschiatta dei traditori!!! Qual s’è stato però loscopo vostro, o meglio del governo, nel pubblicarquello scritto? Qual utile sperate ricavarne?...Ricredetevi, ostinati che siete, chè al punto in cuison ridotte le cose, vi sveliamo il tutto. Per dodiciinteri anni da noi si è congiurato tentando dirompere la turpe catena che ancor ci suona alpiede, ed in tal lasso di tempo non cadde mai inmente al governo di badare allo svolgimento dellanostra civiltà e prosperità. Forche, segrete, tor-menti da superare quelli dell’inquisizione... ecco imezzi messi in campo da un governo che si mil-lanta provvido e forte, e che ci regala i predicati diamatissimi e di traviati. Si congiurava, e la colon-na dello Stato, il direttore di polizia... Maniscalco,nulla delle nostre pratiche conosceva l... Voi ora cipromettete un principe reale e luogotenente, e noisenza andar per le lunghe, chè sarebbe uno spre-car tempo, vi rispondiamo; E tardi! Ci permetteteil resto delle vie rotabili, ma per promettere ilresto bisogna provare che in Sicilia ve ne fosse puruna. Vergogna! Un paese di quasi tre milioni, unpaese eminentemente ricco, senza strada e ruota,senza ponti sui fiumi, ed il povero viaggiatore s’hada raccomandar l’anima a suoi santi protettori,

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della sua terra natale, da una colonna dell’augu-sto trono di Francesco II, ma sempre pervertito asegno da non più distinguere ciò che potea farlofelice e pacifico, scriveva ai Siciliani tali parole cheattesteranno solennemente, quanto possa nelcuore dell’uomo, la simulazione o l’orgoglio” (daLa Campagna d’Italia dell’anno 1859 - Cronachedella Guerra scritte dal Barone di Bazancourt -Napoli 1862) “Siciliani! Mettendo il piede nellamia terra natale, il mio cuore più che di letizia fucolmo di cordoglio vedendo la città di Palermoridotta nello squallore dalle dolorose condizioniche di presente la premono e la incalzano. Pure mitorna consolatore il pensiero d’essere stato quaspedito dall’augusto monarca qual suo commis-sario straordinario colle facoltà dell’alter ego perla completa pacificazione dell’isola la quale con-seguita, un principe della real famiglia di già pre-scelto per luogotenente generale di S. M. (D. G.),verrebbe fra voi. Verrebbe con la missione di porre

ad effetto tutto che può tornarvi di maggiore uti-lità. Verrebbe coi pieni poteri di amministrare, perprovvedere al resto delle vie rotabili, alle stradeferrate, alle pubbliche opere le più profittevoli.Verrebbe per dare il maggiore sviluppo alle vostrefacoltà e alle vostre industrie, e per fornire il paesedei migliori mezzi che la esperienza indica come ipiù conducenti allo svolgimento della nostraciviltà e prosperità. Se il nostro buon sovranofosse non curante dei mali vostri, forte della giu-stizia della sua causa, aspetterebbe tempo allaragione dei suoi in concussi diritti. Ma egli, fermoe costante nella decisa volontà di fare quanto dipiù si può pel vostro morale e materiale migliora-mento, non disconosce il debito che ha in questomomento alla maggiore urgenza dell’attualità,quella cioè di tutelare la vostra sicurezza in tantemaniere minacciata in questi scomposti tempiche corrono. Nell’accettare l’altissimo mandato ioho obbedito alla mia coscienza, e nell’obbedire ai

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Lo sbarco di Garibaldia Marsala La presa di Palermo

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rieri, giacché la sua creatura il Metternich del suogabinetto, Maniscalco, non ha potuto ancoravenire a capo delle file della rivoluzione, e va tut-tora in cerca della sede e dei componenti delComitato... E si è manomessa una finanza permantenere lo spionaggio e demoralizzare il paese!Tenetevi pure il generoso perdono, o figli di unacorte pretesca... Risparmiateci novelli insulti.Risparmiateci la vergogna di vedere più oltre ilvostro nome a piè di proclami ed ordinanze...Non ci fate arrossire per voi! E questa l’ultimarisposta che dal popolo si dà agli agenti della jenadi Napoli... Una ultima risposta ancora… colmoschetto! Viva l’Italia, Viva Vittorio Emanuele,Viva Garibaldi. Palermo, 20 maggio 1860. IlPopolo”. Intanto Garibaldi dopo avere obbligatala colonna mobile stanziata a Marsala a deporre learmi e fraternizzare col popolo, il quale sa tantoperdonare a chi si affida alla sua generosità, simosse coi suoi e cogli insorti della provincia versoPalermo, la ricca città dei 130,000 abitanti; primacura essendo già stata per lui di fare un appelloalla nazione che veniva a liberare: « Siciliani! Lenuove armi protette dalla santità della causa chedifendiamo, trionfano. Una trista fatalità cicostringe a versare il sangue dei nostri fratelli diNapoli, ma il dado è gettato, bisogna combatteree vincere. Le nostre catene saranno ben prestoinfrante; alcuni italiani (dell’alta Italia) sono coinostri eroi, che la sbirraglia napoletana chiamaimpudentemente briganti. Il sangue dei martiri

fucilati grida vendetta contro l’infameManiscalco. Preparatevi anche voi a combattere.Noi non avremo pace, che quando la Sicilia saràunita alla nostra patria comune l’Italia. Vival’Italia! Viva Vittorio Emmanuele! ».Ferdinando Lanza, all’epoca, ormai settantacin-quenne e obeso al punto di non poter quasi caval-care, equivocò totalmente sulla presenza alla peri-feria di Palermo dei garibaldini -che pensava sifossero ritirati alla volta di Corleone- e si fece diconseguenza trovare del tutto impreparato almomento dell’assalto che i Mille e i picciotti sici-liani portarono attraversando il Pontedell’Ammiraglio sul fiume Oreto e la porta diTermini. Lanza, reiterando la passata esperienzapalermitana di 11 anni prima che era valsa al reFerdinando II di Borbone il non onorevolesoprannome di “Re Bomba”, ordinò allora, comeaveva più volte preannunciato, che le artiglieriedei forti e della flotta bombardassero Palermo,provocando la morte di circa 600 persone e ladistruzione di un gran numero di abitazioni. Lapopolazione di Palermo (clero e nobiltà isolanacompresi) abbandonarono del tutto qualsiasi par-venza di lealtà verso la Corona borbonica e il suoesercito che, terroristicamente, cannoneggiavacontro gli inermi civili palermitani. L’affluenzadei cittadini nelle file garibaldine divenne tantomassiccia da consentire a Garibaldi di occuparesenza difficoltà e in breve tempo i più importantipunti strategici della capitale, costringendo

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ha da provare i goccioloni freddi nel percorrerepoche miglia. Mille volte s’è proposta al governouna società per dar mano alle ferrovie. Tempo efiato perduti! Il provvido governo ha fatto orec-chie da mercante. - Un ricco privato profondevatesori in una fabbrica di carta e vi riusciva... Ilgoverno l’aboliva con somma jattura dell’onestoprivato. Avevamo i vapori postali settimanali.Aboliti! E se Palermo non avesse avuto un gioiel-lo nel negoziante Florio, noi non avremmo potu-to né comunicare né trasferirci, non al continen-te, ma nell’interno dell’Isola. Qui morta l’indu-stria ed il commercio, riboccanti di poveri le vie,calpestato il borghese, avvilito l’aristocratico, dis-prezzato financo l’uomo il più devoto alla causadei Borboni, ed il governo ha gioito... ora si vuolfornire il paese dei migliori mezzi conducenti allosvolgimento della nostra civiltà e prosperità... Ètroppo tardi! Se nell’accettar l’incarico di com-missario straordinario colla facoltà dell’Alter Egoavete obbedito alla vostra coscienza e ceduto aisentimenti del vostro cuore: bisogna pur dire chequesto cuore non sia nulla di buono. - Vorresterisparmiare alla comune patria mali di cui nessu-no potrebbe prevedere la misura e la durata; e cichiedete quali destini ci offrono gl’invidi dellanostra prosperità ognor crescente, e quali guaren-tigie. A stolto parlare franche e brevi parole dirimando. E tale la nostra prosperità, e sì crescenteche da noi si brama cader piuttosto fra gli artiglidel turco, d’una fiera, purché Dio ci salvi dal

paterno governo dei Borboni. A che parlate diguarentigie ? A chi non è nota la fede del governonapoletano ? Ferdinando I, il Principe che accor-dava a sé stesso i titoli di P. F. A., giurava la costi-tuzione, e poco dopo spergiurava, e non fu maisazio di sangue per quanto a piene mani se nespargesse e sul continente e nell’Isola. Di qualineri tradimenti vada oppressa l’anima del Re-monaco Francesco I, quando era vicario generale,tutti sappiamo. Giurava anch’egli la costituzioneFerdinando II, il Caligola, il Nerone dei nostritempi. Egli aveva avuto un battesimo di sangue...quello della Sanfelice … doveva quindi essere insa-ziabile fiera, ed egli manteneva il suo giuramentocol 15 maggio 1848 in Napoli, col bombardamen-to di Sicilia, col... ma a che riandare tutta questaschifosa odissea di delitti e di turpitudini com-messe da una famiglia che è stata il mancenellierodella più bella parte d’Italia. Noi siamo insorti perla causa italiana, per congiungere le nostre sorti aquella della Penisola... Vogliamo essere parte diItalia e non vogliamo guarentigie... Non ci propo-nete più beni e felicità... Ne siam pieni alla sazie-tà.. Fra un popolo in sommossa e un re tiranno,scriveva un sommo italiano, unico patto... ilsepolcro! e noi preferiamo il sepolcro! all’ anticatirannide. Forte della giustizia della sua causaaspetti pure il vostro buon Sovrano, aspettitempo alla ragione de’ suoi inconcussi diritti,concussi ora ed annullati dalla ferma volontàd’un pugno di faziosi, da una mano di avventu-

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La firma della capitolazionedi Palermo L’abbandono di Palermo

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L’integrazione dei contratti diimpresa tra libertà negoziale einterventi normativi eregolamentariUmberto Mancuso

La collaudata positiva sinergia tra il Consigliodell’Ordine degli Avvocati di Nocera Inferiore edil Dipartimento di Scienze Giuridichedell’Università degli Studi di Salerno, rappresen-tato dall’avv. prof. Giuseppe Fauceglia, ha pro-dotto un terzo qualificatissimo convegno, stavol-ta sul tema “L’integrazione dei contratti di impre-sa tra libertà negoziale e interventi normativi eregolamentari”, tenutosi presso l’AteneoSalernitano in data 27.05.2016, con l’appendicedi un ulteriore evento formativo del 17.06.2016sulla medesima integrazione contrattuale nellaspecifica materia del Trasporto marittimo di cose.L’argomento trattato, di pregnante attualità, èstato analizzato in tutti i suoi aspetti con capaci-tà ed autorevolezza da parte dei qualificati relato-ri, provenienti dai massimi atenei italiani, conclu-sosi con il magistrale intervento di relazione disintesi del prof. Pietro Perlingieri, considerato aragione tra i più importanti giuristi italiani nel-l’ambito del diritto civile. I numerosi partecipan-ti, avvocati dei Fori Nocerino e Salernitano,docenti e studenti universitari nonché cultoridella materia hanno conferito apprezzamenti allaqualità dell’evento, auspicando per il futuro che ilrapporto di collaborazione tra l’Ordine degliAvvocati di Nocera Inferiore, molto sensibile altema della formazione e qualificazione dei propriiscritti, ed il Dipartimento di Scienze Giuridichedell’Università di Salerno produca nuove giornatedi studio di pari livello scientifico e culturale.Ma veniamo ad illustrare, in estrema sintesi, itemi trattati dal convegno partendo dai contrattid’impresa. Nella categoria dei contratti di impre-sa rientrano i contratti stipulati dall’imprendi-tore con fornitori, lavoratori e clienti, per assicu-rarsi i fattori produttivi necessari allo svolgimen-to dell’attività di impresa, nonché i contrattifinalizzati al finanziamento e alla riscossione deicrediti. Per molti di questi contratti, quali il contrattod’appalto, il contratto di assicurazione, i contrat-ti bancari ed i contratti di subfornitura, la presen-za di una struttura imprenditoriale è condizioneessenziale per l’esistenza del rapporto giuridico.Altri contratti, quali il contratto di somministra-

zione, il contratto di trasporto ed il contratto dispedizione, pur non essendo riservati all’impren-ditore, svolgono una reale funzione solo se postiin essere da un imprenditore. I contratti d’impresa hanno due caratteri qualifi-canti, ovvero l’insensibilità alle vicende personalidell’imprenditore (morte, interdizione), e il trasfe-rimento automatico del contratto in capo a coluiche subentra all’imprenditore nell’esercizio del-l’attività, come avviene con il trasferimento,anche temporaneo, dell’azienda.Il collegamento con l’esercizio dell’impresa giusti-fica deroghe normative alla disciplina generalecondizionando il rapporto contrattuale, sulpiano non soltanto contenutistico ma anche for-male, con la predisposizione da parte dell’im-prenditore di condizioni e clausole standard,avendo lo stesso bisogno che la conclusione deicontratti avvenga nel modo più rapido e meccani-co possibile. Tale standardizzazione dei contratti conclusi e lapredisposizione unilaterale si configura in quan-to l’imprenditore è l’unico ad avere voce in capi-tolo sulla stipulazione (cd. contratti d’adesione),nel mentre il consumatore non ha la possibilità dicontrattare i termini, ma viene messo davanti adun prendere o lasciare, per cui è presente unaminuziosa disciplina tendente a proteggere laparte debole.Il convegno, nello specifico, trattava l’integrazio-ne di siffatti contratti di impresa.Va ricordato, all’uopo, che, ai sensi dell’art. 1374c.c. si ricorre all’integrazione allorquando sussi-stano delle lacune nel regolamento contrattuale,per cui tali lacune sono colmate dalla legge o, inmancanza, dagli usi o dall’equità. In buona sostanza si ricorre all’integrazione allor-quando sussistano dei “buchi” lasciati nel con-tratto che sono, appunto, colmati dalla legge,ovvero dagli usi o dall’equità.Una volta formato l’accordo contrattuale ed even-tualmente, in caso di dissenso, interpretato il con-tenuto secondo le norme di cui agli artt. dal 1362al 1371 c.c., l’integrazione del contratto consistenella produzione automatica di effetti ulterioririspetto a quelli voluti dalle parti.L’Ordinamento prevede, quindi, un ordine gerar-chico tra le fonti del regolamento contrattuale e lefonti di integrazione del contratto.Orbene, la prima particolarità dei contratti diimpresa rispetto agli altri risiede nel sistema assaicomplesso e articolato delle fonti della loro disci-plina.Il diritto comune dei contratti ha, in larga parte,le sue fonti nella legge (e in particolare nel codicecivile) e nell’esercizio dell’autonomia negozialedelle parti.

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Lanza, nonostante godesse di un’ampia superiori-tà in armi e mezzi, a richiedere una tregua, poiripetutamente rinnovata, ed infine a reimbarcarsitra il 7 e il 19 giugno 1860. Tuttavia, in molti, for-mulano l’ipotesi del tradimento: all’alba del 27maggio il generale Lanza avrebbe agevolato l’en-trata di Garibaldi a Palermo da porta Termini,lasciandola deliberatamente sguarnita e nonprendendo alcun provvedimento malgrado alcu-ni suoi ufficiali lo sollecitassero a fare uscire letruppe -che contavano ben 24000 uomini-acquartierate al palazzo reale per contrastare icirca 3000 garibaldini (ai Mille, infatti, si eranonel frattempo aggiunte alcune bande di picciottimolte delle quali condotte da noti mafiosi dell’e-poca) che si accingevano a entrare in città. Lanzaavrebbe lasciato deliberatamente il grosso delletruppe inoperose e poca resistenza poterono farele 260 reclute che erano rimaste a presidio diporta Termini da cui, travolta questa scarsa resi-stenza, i garibaldini dilagarono in città rimanen-done nei giorni successivi assoluti padroni poichéLanza si ostinava a tenere inspiegabilmente le suetruppe acquartierate e inoperose nei pressi delPalazzo Reale; nei giorni seguenti Lanza chieseall’ammiraglio inglese Mundy -che si trovava conla sua nave ammiraglia Hannibal nella rada diPalermo- la mediazione per la firma di un armi-stizio che verrà accordato e che si protrarrà sino al3 giugno. Nelle more dell’armistizio, per accorda-re ulteriori tre giorni di proroga Garibaldi, pre-tenderà la consegna di tutto il denaro del RegioBanco delle Due Sicilie; il Lanza avrebbe accon-sentito, facendo per questo nascere il legittimosospetto, alla luce degli avvenimenti di quei gior-ni caratterizzati da tradimenti e corruzioni, che,nella divisione della torta del saccheggio del

Banco, una fetta non indifferente andasse allafine nelle sue tasche. E Garibaldi, in effetti, prete-se gli fosse consegnato il denaro del Banco delleDue Sicilie di Palermo, oltre cinque milioni diducati in oro e argento, una cifra enorme costi-tuita in gran parte da depositi di privati cittadiniche si videro perciò privare dei loro risparmi chefurono distribuiti ai garibaldini, a collaboratoridel posto e per la conversione alla causa unitaria”di altri ufficiali meridionali; Garibaldi lasciò unpezzo di carta con scritto “per ricevute di spese diguerra” e la promessa che il nuovo stato avrebberestituito tutto e rimesso i conti in ordine. Re Francesco II, dopo aver convocato due consiglidi Stato per deliberare, diede il consenso a firma-re il 6 giugno la capitolazione di Palermo. L’8 giu-gno 1860 le truppe meridionali, tra lo stuporedella popolazione che non riusciva a capire comeun esercito così numeroso si fosse potuto arren-dere senza quasi neanche avere combattuto,lasciarono la seconda capitale del regno perimbarcarsi sulle navi: 24 mila uomini perfetta-mente equipaggiati.Si narra che un soldato dell’ottavo reggimento dilinea, al passaggio a cavallo del Lanza, uscì dallefile e gli disse: “Eccellè, o’ vvì quante simme. E cen’avimma ì accussì?” e che a ciò il comandanterispose: “Va via, ubriaco!”. Lo stesso Lanza siimbarcò, il 20 giugno, con tutto lo StatoMaggiore alla volta di Napoli, ma per ordine diFrancesco II fu fatto fermare ad Ischia dove loattendeva la Corte Marziale; fu assolto perchégiudicato “incapace a comprendere gli eventi”; il 7settembre lo ritroveremo però intento ad omag-giare Garibaldi e addirittura a dirigere l’organiz-zazione delle luminarie per i festeggiamenti. Morìa Napoli il 21.05.1865.

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L’imbarco a Messinadelle truppe

che abbandonano la Sicilia

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Riguardo alle fonti del diritto dei contratti diimpresa, va rilevato che molti tipi di contratti diimpresa sono regolati in leggi speciali ed altri con-tratti di impresa sono dotati di tipicità economi-ca ma non normativa, ovvero per essi non è previ-sta un’apposita disciplina legislativa, per cuidiviene assai complessa l’opera di integrazionedelle eventuali lacune dell’atto.Inoltre la fissazione di regole di estremo rilievo èdemandata alla normativa secondaria di tiporegolamentare delle Autorità di Vigilanza (Bancad’Italia, Consob) e la disciplina dei contratti diimpresa assegna agli usi un ruolo non trascurabi-le ai fini integrativi della disciplina legale.Al riguardo va subito precisato che l’oggettivorilievo degli usi come vera fonte di disciplina ditaluni contratti di impresa, di recente è entratopiù volte in rotta di collisione con la normativa ditutela del contraente debole.Fonte assai rilevante del diritto dei contratti diimpresa, poi, è costituita dalle condizioni genera-li di contratto che ciascun imprenditore elabora.Anche qui la libertà di determinazione del conte-nuto del contratto tramite clausole unilateral-mente predisposte soffre, nei rapporti con il con-traente debole, severe limitazioni nelle recentinormative. L’autonomia negoziale svolge unruolo centrale come fonte delle regole dei con-tratti di impresa e la regolamentazione negozialelo assume in via tutto particolare specie nell’am-bito dei contratti a contenuto maggiormentecomplesso, di lunga durata e comportanti l’inve-stimento di ingenti risorse per la loro esecuzione.In questi casi, le parti propendono a costruiretesti contrattuali tendenzialmente autosufficien-ti e addirittura capaci, attraverso meccanisminegoziali, di superare eventuali situazioni di diffi-coltà senza ricorrere ai tradizionali meccanisminormativi (risoluzione, risarcimento) che, in quel-le ipotesi, si rivelano de tutto inadeguati alla tute-la degli investimenti effettuati.Non va sottaciuto, ancora, che la globalizzazione

dei mercati fa sì che oggi la contrattazione diimpresa sia caratterizzata dalla internazionalitàdelle parti o della sua esecuzione ragion per cuivengono in rilievo, a livello normativo, le direttivecomunitarie e le convenzioni di diritto materialeuniforme.Il profilo di maggior rilievo dell’internazionaliz-zazione dei contratti di impresa, con riguardo alsistema delle fonti, consiste nella sempre più spic-cata tendenza alla delocalizzazione del dirittoapplicabile, tramite il riferimento alla cd. lex mer-catoria, espressione riassuntiva di un sistema diregole basato essenzialmente sulla progressivacostruzione di principi generali del diritto com-merciale internazionale.Dagli interventi dei relatori del convegno è emer-so che l’integrazione si colloca nell’ambito del-l’art. 41, co. 2°, Cost., su cui si gioca l’autonomiadell’art. 1339 c.c. rispetto all’art. 1419, co. 2°, c.c.Nei contratti di impresa si ritiene oramai supera-ta l’impostazione tradizionale secondo cui l’inte-grazione, nei termini previsti dall’art. 1374 cc.,incida non tanto sul contenuto del contratto,quanto sulla entità degli effetti prodotti dallostesso, posto che l’integrazione, a differenza del-l’interpretazione, è diretta non già a definire ilsenso del regolamento contrattuale, bensì a riferi-re al contratto effetti che potrebbero non trarsidalla mera interpretazione.Difatti alla luce della costruzione funzionalmen-te unitaria del procedimento interpretativo-inte-grativo, l’integrazione appare indipendenterispetto a quello interpretativo, ma un profiloessenziale del procedimento ermeneutico, finaliz-zato alla determinazione degli effetti negoziali. Questi, in definitiva, e per generalizzazione, rap-presentano solo i principali temi che sono statiaffrontati nel convegno, le cui relazioni integraliil Dipartimento di Scienze Giuridichedell’Università di Salerno sta raccogliendo in unvolumetto di prossima pubblicazione, per coloroi quali intendono approfondire l’argomento.

NEWSAttivazione mail ordinarie con [email protected]

Gli iscritti Albo e Registro possono richiedere l’at-tivazione, per il dominio @ordineavvocatinoce-rainferiore.it, di una mailbox con le seguenticaratteristiche:- Nome Casella: [email protected] 200 MB di spazio- Filtro Antivirus/Antispam- Accesso WebMail con canale critttografatoHTTPS- Accesso tramite i protocolli POP3S e SMTPS perl’utilizzo con clients di posta elettronica(Outlook, Thunderbird)- Gestione Contatti (WebMail)- Filtri (WebMail)- Inoltro ad altro indirizzo email (configurazionein WebMail)- Notifica nuove email (configurazione inWebMail)- Ricerche (WebMail)- Cancellazione automatica dei messaggi cestinatidopo 5 giorni- Cancellazione automatica dei messaggi marcaticome SPAM dopo 10 giorniLa richiesta va effettuata inviando una emailall’indirizzo [email protected] specificando le proprie generalità e codi-ce fiscale. Entro le 24 ore sarà attivata la mailboxe le credenziali di accesso saranno inviate tramitepec all’indirizzo registrato in segreteria.Agli Avvocati utenti del dominio di posta @foro-nocera.it sono state inviate all’indirizzo pec pub-blicato sull’Albo indicazioni con il nome utente epassword da utilizzare con il nuovo server diposta elettronica per il dominio @ordineavvocati-nocerainferiore.it. La ricezione della posta sul vec-chio dominio continuerà ad essere garantita nellanuova casella di posta elettronica.Si consiglia di indicare d’ora in avanti negli attiprocessuali la nuova mail (es. prima [email protected] ora [email protected]) che sarà pubblicata, in sostituzione dellaprecedente, sull’Albo telematico.Per chiarimenti rivolgersi al Responsabile dellasegreteria dell’Ordine, dott. Massimo De MartinoAdinolfi. Per eventuali problemi di natura tecnicainviare una segnalazione dettagliata all’[email protected].

Agenzia delle Entrate:consultabili atti giudiziaripervenuti dal 2014 fino al31/03/2016

La Direzione Provinciale di Salerno, UfficioTerritoriale di Pagani, dell’Agenzia delle Entrate,comunica che sono consultabili gli atti giudizia-ri pervenuti nel 2014, fino a settembre 2015 non-ché quelli dal 01 gennaio al 31 marzo 2016.Consultare:- www.agenziaentrate.gov.it, cliccando su “servizion line”, “sevizi fiscali”, “Calcolo degli importiper la tassazione degli atti giudiziari”oppure:- il link presente sul sito istituzionale dell’Ordinewww.ordineavvocatinocerainferiore.it, cliccandosu “Servizi Informatici”, “Registrazione atti giudi-ziari”.Al fine di incrementare il numero di registrazio-ni, ed evitare l’invio degli avvisi di liquidazionedell’imposta, l’Agenzia invita ad eseguire il paga-mento spontaneo, secondo i parametri della tas-sazione pubblicata, avendo cura di trasmettere adUt Pagani il mod. f23 quietanzato.

Agenzia delle Entrate:presentazione del nuovo servizio“Eliminacode online”

La Direzione Provinciale di Salerno, UfficioTerritoriale di Pagani, dell’Agenzia delle Entrate,al fine di agevolare la fruizione dei servizi, comu-nica la possibilità per gli utenti di prenotare onli-ne i ticket per gli stessi, come di seguito indicati,nelle fasce orarie individuate.L’iniziativa è un work in progress; pertanto,monitorando nei prossimi giorni l’andamentodella fruibilità dell’eliminacode online, sarà pos-sibile apportare delle modiche volte esclusiva-mente all’incentivazione dell’utilizzo dei canalitelematici, che rappresentano le corsie preferen-ziali per gli utenti qualificati.Sarà possibile accedere al servizio direttamentedal sito www.agenziaentrate.gov.it, cliccando su“contatta l’Agenzia”, poi su “eliminacode online”ed infine su “prenota il ticket”. (Vedi tabella che segue)

agosto 2016 la pagina dei convegni agosto 2016

Notiziedal Consiglio dell’Ordine

la redazione

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Il manifesto e una fotodel convegno.

Pagina successiva.Veduta del ponte di Scafati

Page 25: e regolamentari Anno XIII N° 2 † Poste Italiane - spedizione in ......Anno XIII N 2 † Poste Italiane - spedizione in a. p. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Direzione Commerciale

Forense, consiste nell’erogazione di una somma didenaro che, in relazione al singolo evento verifica-tosi, potrà essere reiterata una sola volta. Permeglio rendere il senso della ratio di tale norma èpossibile paragonare l’intervento da parte dellaCassa nell’erogare la prestazione in questione a ciòche accade quando un soggetto, a seguito di ungrave malore, si reca al pronto soccorso dove glivengono prestate le prime e più urgenti e necessa-rie cure del caso. In aggiunta, a tale misura straor-dinaria, in favore degli iscritti attivi sono state poipreviste anche altre e diverse prestazioni assisten-ziali di bisogno “Tipiche”, che sono state ben defi-nite nei presupposti e nelle caratteristiche e chesono ripartite in prestazioni a sostegno della“famiglia, della salute e della professione”.Oltre alle prestazioni per “stato di bisogno” sopraindicate merita un particolare richiamo la misuraassistenziale prevista in favore dei superstiti e deititolari di pensione diretta cancellati dagli Albi otitolari di pensione indiretta o di reversibilità. Taleprestazione è stata collocata tra le “prestazioni asostegno della famiglia”, in quanto i beneficiaridella stessa non sono gli “iscritti”, ma i “familiariconviventi ed il convivente more uxorio” risultantidallo stato di famiglia dell’iscritto o del pensiona-to deceduto, titolari di pensione indiretta o direversibilità. Tuttavia, per poter beneficiare dellapredetta misura assistenziale sono stati previsti, inlinea di massima, gli stessi requisiti previsti per lo“stato di bisogno” ordinario, con la conseguenzache il richiedente, all’atto della presentazione delladomanda, deve descrivere e motivare “l’evento o lasituazione di difficoltà economica, imprevista”,che non riesce a fronteggiare con i propri redditi ocon le proprie disponibilità.Pertanto, la predetta richiesta, non può esseregenerica ed indeterminata ma deve essere adegua-tamente documentata.Il trattamento assistenziale in questione consistenell’erogazione di una somma di denaro non supe-riore all’importo della pensione minima che puòessere reiterato una sola volta per lo stesso evento.Infine, va evidenziato, che l’accertamento del dirit-to è subordinato al criterio reddituale dell’ISEE,che per tale misura assistenziale non deve esseresuperiore ad euro 30.000,00.

Modello 5/2016: invio telematicoobbligatorio

La Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenzaforense ricorda che:la comunicazione obbligatoria - mod. 5/2016 -relativa al reddito professionale netto e al volume

d’affari dichiarati per l’anno 2015, deve essereinviata esclusivamente in via telematica tramite lasezione “accessi riservati-posizione personale”, dis-ponibile sul sito www.cassaforense.it.L’identificazione del dichiarante avviene mediantel’utilizzo del codice meccanografico e del codicePIN. Coloro che non fossero in possesso dei pre-detti codici, possono chiederne, eccezionalmente,la trasmissione mediante l’apposita procedura dis-ponibile sempre nella medesima sezione.Contributi obbligatoriI contributi obbligatori dovuti in autoliquidazioneverranno calcolati automaticamente dal sistemainformatico della Cassa, una volta inseriti i datireddituali, sulla base dello status previdenzialeindividuale.Contributo modulare volontarioPer i soli iscritti alla Cassa non pensionati di vec-chiaia, in sede di invio telematico del mod. 5/2016,è data facoltà di esercitare l’opzione per versarevolontariamente un ulteriore contributo modula-re con una percentuale ricompresa fra l’1% e il 10%per costituire un montante contributivo personaletendente a maturare una quota di pensioneaggiuntiva.Termini di scadenza31 luglio 2016: domenica, termine prorogato al 1°agosto 2016 per il versamento della 1^ rata (50%)in acconto del contributo soggettivo e integrativo;30 settembre 2016: venerdì, termine per la trasmis-sione del mod. 5/2016;31 dicembre 2016: sabato, termine prorogato al 2gennaio 2017 per il versamento della 2^ rata asaldo del contributo soggettivo e integrativo;31 dicembre 2016: sabato, termine prorogato al 2gennaio 2017 per il versamento del contributomodulare volontario (rata unica);31 dicembre 2016: sabato, termine prorogato al 2gennaio 2017 per l’integrazione facoltativa del ver-samento del contributo soggettivo minimo 2015(ed, eventualmente, 2014) per l’attribuzione dellaintera annualità, nel caso in cui il 2015 corrispon-da all’ottavo anno di iscrizione alla Cassa.PagamentiI versamenti dovranno essere effettuati mediantemodulistica personalizzata M.Av. bancario o cartadi credito (Forense Card) reperibile sul sitoInternet della Cassa. In via eccezionale per i versa-menti effettuati con bonifico bancario o c/c posta-le non personalizzato è necessario indicare il“Codice Identificativo di Versamento” reperibiletramite la sezione “accessi riservati-posizione per-sonale” del sito internet www.cassaforense.it. Permaggiori informazioni, consultare il sito internetwww.cassaforense.it o contattare, anche via e mail,l’Information Center di Cassa Forense con lemodalità indicate nel medesimo sito.

CASSA FORENSE INFORMANdr: tratto dal sito www.cassaforense.it

Caso di bisogno: come formularela domanda alla luce del nuovoRegolamento di assistenza

La principale novità del Regolamentodell’Assistenza, entrato in vigore il 1° gennaio2016, è sicuramente rappresentata dalla nuovaprevisione della “prestazione da erogarsi in casodi bisogno” che, rispetto al passato, muta profon-damente sia nel procedimento che nei presuppo-sti per poterne beneficiare.Preliminarmente, va evidenziato, che ai singoliConsigli dell’Ordine non sarà più assegnata lasomma annua rapportata al numero degli iscrittia quel Foro.Con tale scelta non si è voluto assolutamentedelegittimare i singoli Consigli di una prerogativadegli stessi verso i propri iscritti, atteso chel’Ordine rappresenta sempre la primaria istituzio-ne sul territorio in grado di poter intercettare isingoli bisogni ed indirizzare l’iscritto verso levarie forme di tutela assistenziale, nelle forme econ la modalità che quest’ultimo riterrà di segui-re. Tuttavia, con la previsione introdotta, si èvoluto soltanto lasciare al singolo avvocato lascelta di come indirizzare la domanda assistenzia-le in questione. L’erogazione, con le nuove pre-scrizioni, avverrà sempre da parte della GiuntaEsecutiva di Cassa Forense su domanda che l’in-teressato può inviare direttamente o per il trami-te del proprio Ordine.

Ma la novità più importante è rappresentata daipresupposti necessari utili per poter accedere allaprestazione. La misura, in passato, si caratterizza-va per una previsione estremamente generica conla conseguenza che ogni particolare “bisogno del-l’avvocato”, per problemi di salute, famiglia e pro-fessione, poteva indurre l’iscritto a richiedere laprestazione. Le uniche limitazioni all’erogazioneerano rappresentate dal criterio reddituale (perpoter accedere al beneficio il reddito del nucleofamiliare degli ultimi due anni antecedenti ladomanda non poteva essere superiore al triplodella pensione minima) e la diffusa ripetitivitàdell’erogazione stessa. Tale situazione finiva perrendere la concessione della misura estremamen-te discrezionale, senza un parametro concreto diriferimento e rivolta, comunque, soltanto ad unnumero limitato di beneficiari. Di sovente acca-deva, poi, che vi erano, a fronte di situazioni dimalattia o di bisogno del tutto analoghe, propo-ste di erogazione con importi assai differenti atte-so che, il più delle volte, le stesse dipendevanoessenzialmente dalle somme in dotazione ai sin-goli Ordini. Con il nuovo regolamento, invece, siè voluto cambiare decisamente pagina rispetto alpassato. La “prestazione per stato di bisogno”, èipotizzata come una misura “atipica e straordina-ria” da erogarsi in favore di tutti gli iscritti, a pre-scindere dal criterio reddituale, ma limitata alverificarsi di un accadimento grave ed imprevisto,a seguito del quale è necessario un pronto edimmediato intervento d’aiuto da parte di CassaForense. Tale misura, infatti, è richiedibile esclu-sivamente per un particolare evento straordina-rio, involontario e non prevedibile, a seguito delquale, l’iscritto si viene a trovare in una situazio-ne di grave difficoltà economica.Il trattamento, deliberato dalla Giunta di Cassa

4746 notizie dal consiglio dell’ordine agosto 2016 notizie dal consiglio dell’ordine agosto 2016

Codiceticket

Descrizioneticket

Numero ticketdisponibili

Giornidella settimana

Fasciaoraria

FBAbilitazione

ai servizi telematici7 Tutti

1 ticket disponibile ogni 30minuti a partire dalle ore

9.00 fino alle ore 12.29

EDCodice fiscale,

tessera sanitariae partita IVA

21 Tutti3 ticket disponibili ogni 30minuti a partire dalle ore

9.00 fino alle ore 12.29

OAConsegna

Documenti21 Tutti

3 ticket disponibili ogni 30minuti a partire dalle ore

9.00 fino alle ore 12.29

AMComunicazionidi irregolarità e

cartelle di pagamento7 Tutti

1 ticket disponibile ogni 30minuti a partire dalle ore

9.00 fino alle ore 12.29

JDRegistrazione atti

e contratti di locazione6 Tutti

3 ticket disponibili ogni 30minuti a partire dalle ore

9.00 fino alle ore 9.59

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Uomini Donne TotaliISCRITTI 1274 1319 2593

48 notizie dal consiglio dell’ordine agosto 2016

statistiche aggiornate al 09.07.2016

Donne

Uomini

Studi Associati Società tra Professionisti34 1

Ordinari Speciali Professori Stabiliti Totali

TOTALE 885 13 1 5 904

CASSAZIONISTI 82 1 0 0 83

AVVOCATI NON CASSAZIONISTI 803 12 1 5 821

Ordinari Speciali Professori Stabiliti Totali

TOTALE 982 11 3 10 1006

CASSAZIONISTI 258 6 1 0 265

AVVOCATI NON CASSAZIONISTI 724 5 2 10 741

Uomini Donne Totali

PRATICANTI SEMPLICI 122 180 302

PRATICANTI ABILITATI 146 235 381

TOTALE 268 415 683

Ordinari Speciali Professori Stabiliti Totali

TOTALE 1867 24 4 15 1910

CASSAZIONISTI 340 7 1 0 348

AVVOCATI NON CASSAZIONISTI 1527 17 3 15 1562

STATISTICHE ISCRITTI (IN FORZA)