grandangolo - giugno 2015

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LA CURA DELLA “CASA COMUNE” grandangolo UNO SGUARDO SULL’UOMO DI OGGI notiziario d’approfondimento a cura dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali N.6 GIUGNO 2015 - Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola Iscritto nel registro dei periodici presso il Tribunale di Pesaro al numero 4 del 2015 L’enciclica di Papa Francesco sull’ecologia

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  • LA CURA DELLA CASA COMUNE

    grandangoloUNO SGUARDO SULLUOMO DI OGGI

    notiziario dapprofondimento a cura dellufficio diocesano per le comunicazioni sociali

    N.6 giugNo 2015 - Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola Iscritto nel registro dei periodici presso il Tribunale di Pesaro al numero 4 del 2015

    Lenciclica di Papa Francesco sullecologia

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    LA LENTE

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    Laudato si, mi Signore, cantava san Francesco dAssisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune anche come una so-rella, con la quale condividiamo le-sistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Inizia cos la lettera enciclica di Papa Francesco sulla casa comune ovvero sul Creato. Duecentoquarantasei paragrafi che toccano ar-gomenti importanti e di estrema attualit. Lambiente umano e lambiente naturale scrive Papa Francesco si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguata-mente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzio-ne alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. Di fatto, il deterioramento dellambiente e quello della societ colpiscono in modo speciale i pi deboli del pianeta: Tanto lesperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca scientifica dimostrano che gli effetti pi gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce la gente pi povera. Linequit prosegue Papa Francesco - non colpisce solo gli individui, ma Paesi interi, e ob-bliga a pensare ad unetica delle relazioni internazionali. C infatti un vero debito ecologico, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con con-

    seguenze in ambito ecologico, come pure alluso spro-porzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi. Le esportazioni di alcune materie prime per soddisfare i mercati nel Nord industrializzato hanno prodotto danni locali, come linquinamento da mercu-rio nelle miniere doro o da diossido di zolfo in quelle di rame. In modo particolare c da calcolare luso dello spazio ambientale di tutto il pianeta per depositare rifiuti gassosi che sono andati accumulandosi durante due seco-li e hanno generato una situazione che ora colpisce tutti i Paesi del mondo. Il riscaldamento causato dallenorme consumo di alcuni Paesi ricchi ha ripercussioni nei luo-ghi pi poveri della terra, specialmente in Africa, dove laumento della temperatura unito alla siccit ha effetti disastrosi sul rendimento delle coltivazioni. A questo si uniscono i danni causati dallesportazione verso i Paesi in via di sviluppo di rifiuti solidi e liquidi tossici e dallatti-vit inquinante di imprese che fanno nei Paesi meno svi-luppati ci che non possono fare nei Paesi che apportano loro capitale: Constatiamo che spesso le imprese che operano cos sono multinazionali, che fanno qui quello che non loro permesso nei Paesi sviluppati o del co-siddetto primo mondo. Generalmente, quando cessano le loro attivit e si ritirano, lasciano grandi danni umani e ambientali, come la disoccupazione, villaggi senza vita, esaurimento di alcune riserve naturali, deforestazione, impoverimento dellagricoltura e dellallevamento locale, crateri, colline devastate, fiumi inquinati e qualche opera sociale che non si pu pi sostenere . La terra dei poveri del Sud ricca e poco inquinata, ma laccesso alla pro-priet dei beni e delle risorse per soddisfare le proprie necessit vitali loro vietato da un sistema di rapporti commerciali e di propriet strutturalmente perverso. La politica scrive ancora il Papa - non deve sottomettersi alleconomia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Il salvatag-gio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare lintero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potr solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura.

    LA CURA DELLA CASA COMUNEEnciclica di Papa Francesco sullecologia

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    SOMMARIO05 INTERVISTA ENCICLICA

    Intervista a Gabriele Darpetti, dir. uff. dioc. pastorale sociale e il lavoro

    IN COPERTINA

    48ESAME DI MATURIT: MOMENTO TOPICO NELLA VITA DI UNO STUDENTENe parliamo con il dirigente scolastico Samuele Giombi grandangolo

    UNO SGUARDO SULLUOMO DI OGGI

    NUMERO 05GIUGNO 2015

    Diretto daENRICA PAPETTIRealizzazione graficaLUCA MISURIELLORecapitiTELEFONO 0721/802742EMAIL [email protected]

    ATTUALITA

    14 ELEZIONI REGIONALI 2015I risultati commentanti dal giornalista Lorenzo Furlani

    DAL MONDO24 HO UDITO IL GRIDO

    DELLAMAZZONIALa testimonianza del Vescovo dom Erwin Krutler raccontata nel suo libro

    03 LA LENTE

    DALLITALIA30 INCIDENTI STRADALI: UN AIUTO

    ALLE FAMIGLIEIntervista a Giuseppa Cassaniti Ma-strojeni, pres. Ass. Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus

    DALLA DIOCESI

    OBIETTIVO SCUOLA

    OBIETTIVO CULTURA

    61 GIOCO DEGLI SCACCHI: CONCENTRAZIONE E STRATEGIAIntervista a Gianpietro Pagnon-celli, Presidente della Federazione Scacchistica Italiana

    10QUEL VOLTO CHE GUARDA IL NOSTRO CUOREIntervista a Mons. Cesare Nosiglia, custode della Sacra Sindone

    La cura della casa comune.

    51 LO STATO DI SALUTE DELLE UNIVERSIT ITALIANEIntervista al Vilberto Stocchi, Rettore dellUniversit di Urbino

    38 SUCCESSO DI PUBBLICO PER IMPERFETTI SCONOSCIUTIIl cinema Politeama gremito per il cor-tometraggio firmato UCS diocesano

    44 LA SOCIET RESPONSABILEIncontro del Vescovo Armando con le associazioni sociali ed economiche

    OBIETTIVO SPORT

    66 BARCA A VELA:UNA PASSIONE SENZA FINEIntervista al campione Giacomo Giovanelli, bronzo ai mondiali

    18 SICUREZZA IN MAREIntervista al Comandante di Fregata Angelo Capuzzimato

    34 OBESIT INFANTILENe parliamo con la dottoressa Angela Spinelli del progetto Okkio alla Salute

    27 CRISTIANI PERSEGUITATI NEL MONDOIntervista al giornalista Gerola-mo Fazzini

    56DA FANO AL FESTIVAL DI CANNESAndrea Gommo Giomaro racconta la sua passione trasformata in lavoro

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    IN COPERTINA

    RIPARTIRE DALLA CAPACIT DI REINVENTARCI NUOVE OPPORTUNITIntervista a Gabriele Darpetti, dir. uff. dioc. pastorale sociale e il lavoro

    Tanti sono i temi trattati da Papa Francesco nellenciclica dedica-ta allecologia. Abbiamo provato a declinarli e approfondirli con Ga-briele Darpetti, direttore dellUffi-cio pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro

    della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Per-gola.

    Nellenciclica sullecologia Papa Francesco sottolinea il bisogno di una nuova solidariet universale. Su quali principi, valori possiamo

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    IN COPERTINA

    iniziare a costruirla?I due principi pi importanti, per raggiungere questo obiettivo, sono a mio avviso il principio della destinazione universale dei beni ed il prin-cipio della giustizia sociale.Sono principi peraltro gi contenuti nella Dot-trina Sociale della Chiesa (se ne ritrovano vari richiami nel Compendio pubblicato nel 2004), che sapientemente Papa Francesco riprende, fa-cendoli suoi, e ne ampia il concetto ed il raggio di azione.Il principio della destinazione universale dei beni afferma sia la piena e perenne signoria di Dio su ogni realt, sia lesigenza che i beni del creato ri-mangano finalizzati e destinati allo sviluppo di tutto luomo e dellintera umanit. Tale principio non si oppone al diritto di propriet, ma indica la necessit di regolamentarlo. La propriet pri-vata, infatti, quali che siano le forme concrete dei regimi e delle norme giuridiche ad essa relative, , nella sua essenza, solo uno strumento per il ri-spetto del principio della destinazione universale dei beni, e quindi, in ultima analisi, non un fine ma un mezzo (Compendio DSC n. 177)In sostanza il principio della destinazione uni-versale dei beni dice che i frutti del creato sono destinati alla vita di tutti, e non sono riservati al consumo di pochi, come purtroppo avvenuto in tanti casi fino ad oggi. Mi ha colpito, a tale proposito, il racconto di una coltivatrice di cacao, ospite alla recente conferen-za del commercio equo e solidale che si tenuta poche settimane fa a Fano, che raccontava che i suoi genitori, e prima di loro tutti i loro pro-genitori, non avevano mai mangiato cioccolata, ossia il frutto della trasformazione delle bacche di cacao che coltivavano, perch tutto il raccolto finiva per essere destinato ai Paesi occidentali, e cos per generazioni si sono privati delle propriet nutritive dei frutti che loro stessi coltivavano. Per rimanere nellattualit, dallExpo 2015, ne dovre-mo uscire, quindi, con un programma concreto

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    IN COPERTINA

    di lotta alla fame nel mondo e con una strategia ben precisa che faccia s che il cibo buono e sano sia nelle disponibilit anche degli 800 milioni di persone denutrite o che soffrono la fame.Laltro principio importante quello della giu-stizia sociale, che rappresenta un vero e proprio sviluppo della giustizia generale, ossia delle mo-dalit di applicazione delle semplici regole di osservanza dele leggi. La giustizia sociale come esigenza connessa alla questione sociale, che oggi si manifesta in una dimensione mondiale, concer-ne gli aspetti sociali, politici ed economici e, so-prattutto, la dimensione strutturale dei problemi e delle correlative soluzioni. La giustizia risulta particolarmente importante nel contesto attuale, in cui il valore della persona, della sua dignit e dei suoi diritti, seriamente minacciata dalla dif-fusa tendenza a rocorrere esclusivamente ai criteri dellutilit e dellavere. Quindi la giustizia non una semplice convenzione umana, perch quello che giusto non originariamente determinato dalla legge, ma dallidentit profonda dellessere umano (Compendio DSC 201-202).

    Sempre dallenciclica. Papa Francesco scrive Il cambiamento qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in dete-rioramento del mondo e della qualit della vita di gran parte dellumanit. In che modo pu avvenire questo cambiamento?Il cambiamento pu avvenire se tutti noi perse-guiamo ed adottiamo nuovi stili di vita. Dobbia-mo quindi imparare che bisogna fare meglio con meno. Questo non vuo dire decrescita (come alcuni erroneamente hanno intitolato il senso dellencilica Laudato si), ma significa semplice-mente avere il senso del limite. Del limite che questo momento storico ci impone. Del limite che ogni bene sulla terra ha sempre avuto (al con-trario di un concetto che ci stato culturalmen-te imposto fino ad oggi di risorse illimitate e da consumare senza fine).

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    IN COPERTINA

    Su questo fronte c un grande lavoro da fare: pri-ma di tipo culturale e poi di modifica dei compor-tamenti concreti di ogni giorno. C innanzitutto lesigenza che le comunit cristiane si educhino e si informino sulle origine dei beni e sulle moda-lit della loro produzione. Per quanto riguarda il cibo, ad esempio, necessario impegnarsi a leg-gere le etichette per capire da chi e come viene prodotto. Cos come necessario sapere nel pro-

    prio territorio chi produce cosa, ed analizzare i criteri che guidano gli acquisti dei beni nelle no-stre famiglie. Poi c bisogno di passare ad azioni concrete di partecipazione attiva, di dialogo, di forme di denuncia costruttiva, finalizzate a offri-re modelli alternativi di sobriet e sostenibilit, quali il consumo responsabile, lacquisto di pro-dotti a Km 0 e di agricoltura biologica, lutilizzo di prodotti del commercio equo e solidale, lado-zione di energie alternative e rinnovabili, la rac-colta differenziata dei rifiuti, lautoproduzione, la rivalorizzazione del cibo sprecato, ecc.Nuovi stili di vita significa anche pi relazioni e meno cose, secondo un ottalogo di suggerimenti di Padre Adriano Sella (coordinatore della rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita, a cui anche la nostra Diocesi aderisce). Egli infatti esorta a dare pi spazio alle relazioni con gli amici, con i vicini di casa, con i colleghi di lavoro, con le persone appartenenti alla nostra comunit civile e religio-sa, diminuendo al contempo luso dei media e dei social network, a non sprecare le risorse naturali

    perch sono limitate (come ad esempio lacqua) e vivere la domenica con tutta la sua dimensione di festa e non per fare shopping. In sostanza occorre fare propria la logica del dono che la creazione ci trasmette, per condividere i beni della terra con tutti gli altri esseri viventi.

    La diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergo-la, come ogni anno in occasione della Giornata per la Salvaguardia del Creato, organizza un momento dedicato proprio a quella che il Papa definisce casa comune. Da dove nasce lesi-genza di celebrare questa giornata e come sar articolata questanno?Questa esigenza nasce da due obiettivi: conti-nuare a sensibilizzare il popolo cristiano ai temi del rispetto dellambiente, e perseguire lunit con gli altri fratelli cristiani (che su questi temi hanno iniziato a lavorarci ben prima di noi). In-fatti questanno sar la 10 giornata del creato e se guardo indietro al 2006 devo dire che lat-tenzione delle comunit cristiane in questi anni sensibilmente cresciuta. La Chiesa peraltro in questi 10 anni ha accompagnato la celebrazione di questa giornata con documenti che hanno af-frontato, in maniera puntuale e dettagliata, temi importanti quali: la gestione dei rifiuti, il rispetto della terra e della biodiversit in agricoltura, lu-tilizzo della risorsa acqua, le energie rinnovabili, e tanti altri, che hanno stimolato dibattiti, prese di posizione, studi, seminari divulgativi, e tanto altro ancora. Laltro obiettivo dichiarato e lunit dei cristiani. Anche la scelta della data, peraltro, deriva da questo perch i cristiano ortodossi gi da molto tempo prima di noi celebravano il 1 settembre una giornata di preghiera per la salva-guardia del creato.Non quindi un caso se Papa Francesco richia-ma allinizio dellenciclica Laudato si, i discorsi e gli appelli del Patriarca Ecumenico Bartolomeo pronunciati fin dal 2003.Questa rinnovata azione comune, con i cristia-

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    IN COPERTINA

    ni delle altre chiese, su un tema decisivo come la salvaguardia e la cura della casa comune, pu essere veramente un significativo passo in avan-ti nel percorso dellunit dei cristiani. La nostra Diocesi, questanno celebrer la giornata del cre-ato il 1 settembre appunto ad Apecchio, dove prima di iniziare la celebrazione ecumenica vera e propria nella Chiesa di San Martino, faremo alle 18 una passeggiata nella natura, attraversan-do alcune vie cittadine fino ad arrivare ad una fontana di acqua nei pressi del cimitero, insieme al Vescovo Armando Trasarti, durante la quale faremo quattro tappe in cui leggeremo altrettanti brani dellenciclica Laudato Si. Ovviamente tutti sono invitati ad essere presenti.

    La politica non deve sottomettersi allecono-mia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bi-sogno in modo ineludibile che la politica e le-conomia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana. Il salvataggio ad ogni costo delle ban-che, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare lintero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potr solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. Da direttore dellUfficio dioce-

    sano per la Pastorale Sociale e il Lavoro come leggi questa affermazione di Papa Francesco?Questa la domanda pi difficile. Prover a dire ci che penso, cos, un p in ordine sparso. In-nanzitutto se abbiamo ormai una certa consa-pevolezza che oltre una certa soglia di disastri ecologici ci pu essere un irreversibile collasso ambientale, come mai non c la stessa consape-volezza che oltre una certa soglia di scarti uma-ni: i poveri, i disoccupati, spostamenti in massa di migliaia di migranti, ecc., ci pu essere un irre-versibile collasso dei sistemi democratici?A leggere i libri di storia io per fortuna non cero certi atteggiamenti di rifiuto, certi com-portamenti razzisti, certi discorsi pieni di paura dellaltro di chi cio non fa parte della nostra ristretta cerchia di conoscenti sono stati il pre-ludio di regimi antidemocratici, violenti, prote-zionistici oltre ogni limite. vero che purtroppo luomo non impara mai dal-la propria storia, ma una seria riflessione sullin-voluzione democratica, che peraltro anche una certa politica ci propone ogni giorno, dovremmo pure necessariamente farla!Oggi la soluzione a certi problemi economici e di giustizia sociale non penso possiamo aspettar-cela da soggetti nazionali (pubblici o privati che siano), n tantomeno internazionali. Dobbiamo quindi ripartire dal basso, come successo in tante occasioni della nostra storia meno recen-te, ripartire cio dalla responsabilit dei cittadini, degli imprenditori, delle associazioni, delle Isti-tuzioni locali, dei corpi intermedi pi in generale. Dobbiamo ripartire dalla capacit di reinventarci nuove opportunit, dal lavorare insieme, dal cre-are network efficaci e duraturi. su questa strada, ad esempio, il costante richia-mo del Vescovo Armando Trasarti agli operatori sociali ed economici, a fare rete, ad elaborare pro-getti comuni. Ed su questo fronte che anchio mi impegner, e cercher di supportare al meglio il prezioso e profetico lavoro del nostro Vescovo.

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    ATTUALITA

    QUEL VOLTO CHE GUARDA IL NOSTRO CUOREIntervista a Mons. Cesare Nosiglia, custode della Sacra Sindone

    La Sindone ricordo del-la bont di Dio manifestata nella nostra vita attraverso tanti doni che ognuno ha ricevuto nei passaggi prov-videnziali della propria vicenda; al contempo ricordo anche del dolore che abbiamo procurato al Figlio con le cattive scelte operate lungo il no-stro cammino. Sale spontanea dal cuore, davanti alla Sindone, la preghiera di ringraziamento per quanto di positivo c stato nel nostro passato e la preghiera di impetrazione perch non restiamo mai sopraffatti dal peso degli errori commessi: la grazia di resistere ai ricordi. La sua misericordia molto superiore alla nostra indegnit. Queste

    le parole dellArcivescovo di Torino e custode della Sacra Sindone, Mons. Cesare Nosiglia, nel-la Santa Messa, il 19 aprile 2015, in occasione dellOstensione 2015 della Sacra Sindone. Un mese che ha offerto a centinaia di migliaia di pel-legrini, provenienti da tutto il mondo, di vedere e venerare il Telo che, secondo la tradizione, avreb-be avvolto il corpo di Ges dopo la deposizione dalla croce. Proprio a Mons. Nosiglia abbiamo chiesto di raccontarci che cosa dice quel Volto ai cristiani di oggi.

    Monsignor Nosiglia, come mai la Sacra Sindo-ne attira cos tanti fedeli?La Sindone, per le caratteristiche della sua im-

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    ATTUALITA

    QUEL VOLTO CHE GUARDA IL NOSTRO CUOREIntervista a Mons. Cesare Nosiglia, custode della Sacra Sindone

    pronta, continua a raccontare una storia che, essendo lo specchio della storia di Ges e della sua Passione, rappresenta un rimando diretto e immediato che aiuta a comprendere e meditare quella drammatica realt. I pellegrini che da ogni angolo del mondo giungono davanti alla Sindone intuiscono che la morte di Cristo soprattutto condivisione del nostro morire, e tutto ci rap-presenta lamore pi grande, la solidariet pi ra-dicale. Ed proprio lessenza di questa solidariet che attira le folle di pellegrini davanti alla Sindo-ne: Dio fattosi uomo arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta delluo-mo, dove non arriva alcun raggio damore, dove regna labbandono totale senza parole di confor-

    to. Ges, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi a oltrepassarla con lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ci che della morte ci fa pi pau-ra proprio questo. Come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio, e solo la presenza di una persona che ci ama ci pu rassicurare. Pro-prio Lamore pi grande il motto dellosten-sione del 2015, a sottolineare il profondo legame tra lamore di Dio per noi per ciascuno di noi! e lamore, la carit che siamo chiamati a vivere nel servizio verso i fratelli. La visita alla Sindone unoccasione per sperimentare quelle due forme di amore, divino e fraterno, che insieme hanno

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    ATTUALITA

    la facolt di unire i po-poli, di sollecitare fra-tellanza, altruismo, ge-nerosit, soprattutto in una congiuntura stori-ca come quella attuale, in cui molto forte la minaccia dellodio e del fanatismo.

    In occasione dellan-teprima dellOsten-sione 2015, lei ha sot-tolineato come non siamo solo noi che contempliamo lim-magine, ma quel Volto che guarda il nostro cuore. Che cosa dice quel Volto ai cristiani di oggi?C qualcosa di me-raviglioso e profondo ogni volta che si con-templa la Sindone: non la contemplazio-ne di un uomo morto, ma di un uomo che ha dato la vita per tutto il mondo. Dire che quel volto che guarda il nostro cuore signi-fica riconoscere che con la croce il Signore ha preso su di s tutto il male e lingiustizia dellumanit per darci la forza di superarle e vincerle: la Sindone testi-monia quanto la vita prevalga sulla morte, lamo-re sulla violenza. E quando gli siamo dinnanzi quel volto ci chiede se siamo capaci di accogliere questi segni damore, di un Amore pi grande

    che si speso per lumanit. Vorrei che i pellegri-ni tornando a casa portassero questo dono nella loro vita quotidiana, che dopo lincontro con il Telo deve risplendere di speranza. A questo pro-posito mi fa piacere parlare dellincontro con la Sindone dei bambini e dei ragazzi: loro sanno

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    ATTUALITA

    intuire meglio di noi che il mistero non si vede perch lui che guarda noi e che stupirsi di qual-cosa un modo per conoscere. Non basta sapere tutto per aver capito Il percorso verso il Telo, quel tuffo nel buio del Duomo, una piccola o grandissima? occasione di catechesi, un modo per passare il testimone in quella lunga catena di amicizia che lega anche noi e i nostri bambi-ni e ragazzi allesperienza di fede cominciata dai primi discepoli di Ges, che lhanno visto morto, avvolto nel telo funebre che si chiamava, in greco, sindn. E che poi lo hanno ritrovato Risorto.La Sindone dunque una grande opportunit anche educativa per dire ai bambini e ragazzi che il male, lodio e la violenza non saranno mai pi forti del bene e che sempre saranno vinti da chi sa affrontarli con la fede nel Signore e la forza dellAmore pi grande che il sacro Telo ci rivela.

    Qual lo stato danimo dei fedeli quando si av-vicinano alla Sacra Sindone?Si percepisce nettamente, nel percorso dei pelle-grini verso la Sindone, un clima di fede, di pre-ghiera, e anche di attesa per vedere quel Volto. Credo che questi elementi rimangano alla base delle motivazioni che spingono a venire a vedere il Telo, dallItalia come da pi lontano. Dunque lostensione , e rimane, unesperienza prima di tutto religiosa ed ecclesiale, perch la gran par-te dei pellegrini si riunisce in gruppi organizzati, che nella giornata a Torino vivono un momento pi complessivo di preghiera con la celebrazione della Messa, il sacramento della Confessione, la visita ad altri luoghi di santit, e questanno in particolare Valdocco sar al centro di pellegri-naggi salesiani e non solo. La visita alla Sindone un evento di fede, un pellegrinaggio del tutto particolare, che offre a milioni di pellegrini nel mondo loccasione di mettersi in cammino per unesperienza irripetibile e va preparato bene e per tempo. Chi si accinge a questa visita cos spe-ciale, per esempio e mi fa piacere ricordarlo qui,

    anche per incoraggiare a farlo ha la possibili-t di organizzare incontri di approfondimento e di preghiera, anche grazie ai sussidi presenti sul sito www.sindone.org, o conferenze con relatori offerti dalla Commissione diocesana per la Sin-done.

    Intorno alla Sindone non vi solo devozione, ma anche scetticismo. Perch ancora tanti dub-bi sulla sua autenticit?Anche a occhio nudo, prima di qualsiasi indagine scientifica, chiunque pu riconoscere sulla Sindo-ne la figura di un uomo che ha subito il terribile supplizio della crocifissione. E questa immagine corrisponde in maniera impressionante a quanto i Vangeli ci raccontano di Ges. Ecco perch la Chiesa custodisce con venerazione questo pre-zioso tesoro, icona scritta col sangue come ebbe a chiamarla papa Benedetto XVI nella sua visita a Torino in occasione dellOstensione della Sin-done nel 2010. Certo, la nostra fede non poggia su questa immagine, ma sulla solida roccia della testimonianza degli apostoli, affidata ai Vangeli e vivificata dal dono dello Spirito Santo; tutta-via, come disse il venerato Giovanni Paolo II nel 1998, questo prezioso Lino pu esserci daiuto per meglio capire il mistero dellamore del Figlio di Dio per noi. Infatti solo nella grazia della fede che possiamo leggere fino in fondo la parola custodita in quella immagine: quando contem-pliamo il volto che traspare dalla Sindone e quel corpo carico di ferite, dovremmo sempre ricor-darci che il Signore Ges ha aperto la via della vita eterna a chiunque lo riconosce Re e Signore e accoglie il mistero della sua passione e morte come fonte di amore che redime e salva lumanit intera.Per il resto, ancora oggi gli scienziati non co-noscono con certezza lorigine e le modalit di formazione di questa immagine; le ricerche sulla datazione hanno fornito risultati che rimangono molto discussi.

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    ATTUALITA

    ELEZIONI REGIONALI 2015I risultati commentanti dal giornalista Lorenzo Furlani

    Il 31 maggio 2015, in diverse regioni italia-ne, i cittadini sono stati chiamati alle urne per lelezione del presidente e del Consi-glio regionale. Dato rilevante per il 2015 stato lastensionismo. Si recato a votare, infatti, poco pi del 50 per cento degli aventi di-ritto.Per capire che cosa sta succedendo oggi nel mon-do della politica, abbiamo intervistato, alla luce di questi dati, il giornalista Lorenzo Furlani.

    Vorrei subito soffermarmi su un dato: nel 2010, alle regionali, and a votare il 64,19 per cento

    della popolazione avente diritto, nel 2015 il dato confermato 52,2 per cento. Che cosa cambiato? Disaffezione nei confronti della po-litica?Lastensionismo il dato politico pi significati-vo delle elezioni regionali 2015. Lerosione della partecipazione risultata molto marcata, seppure non si verificato il crollo registrato un anno fa nelle omologhe elezioni di Emilia-Romagna e Calabria, dove per specifiche ragioni territoriali and a votare solo il 40 per cento degli elettori. significativo che le Marche siano, tra le sette re-gioni chiamate al voto il 31 maggio scorso, quella

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    ATTUALITA

    ELEZIONI REGIONALI 2015I risultati commentanti dal giornalista Lorenzo Furlani

    che ha subito il maggiore calo di votanti: - 13 per cento, con unaffluenza (49,8 per cento) inferiore alla met degli aventi diritto.

    Questo non pi un campanello dallarme, che per la verit ha suonato ripetutamente in passa-to. Questo uno stato conclamato di crisi della politica. La disaffezione verso i partiti, che un fenomeno di medio e lungo periodo generalizza-to in tutto il mondo occidentale, in Italia e nelle Marche ha significato, per un elettore su due, il rifiuto tout court dellofferta elettorale. In altre parole, la met degli elettori non stima chi ci ha governato ma non si fida neanche di chi gli si op-pone, boccia il governo della Regione e non crede nellopposizione.Tutto questo segnala una crisi del sistema demo-cratico.Sulla base dellaffluenza alle varie elezioni degli ultimi 25 anni, si deve rilevare che la Regione diventata lanello pi debole del sistema politico partecipativo, schiacciata tra i Municipi e il Par-lamento nazionale e distanziata anche dallEuro-pa, che pure spesso percepita come una comu-nit lontana e matrigna.Secondo una condivisibile analisi dellistituto

    Cattaneo, il processo di revisione federale dello Stato, avviato negli anni Novanta per realizzare la riforma della politica sul territorio attraverso

    un nuovo protagonismo parte-cipativo dei cittadini, mise-ramente fallito nella riprodu-zione territoriale di tutti i mali cronici della politica nazionale.Le inchieste giudiziarie nate pressoch in tutte le regioni, Marche comprese, sulle cosid-dette spese pazze, gli abusi nei rimborsi ai gruppi politici con limpiego dei fondi pub-blici per pagare vini, formag-gi, mutande, elettrodomestici, cene di compleanno e anche banchetti nuziali, sono la pi emblematica rappresentazione di questo fallimento.

    Giorgio La Pira affermava: Non si dica quel-la solita frase poco seria: la politica una cosa brutta! No: limpegno politico -cio limpe-gno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della societ in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dalleconomico un impegno di umanit e di santit: un impegno che deve po-tere convogliare verso di s gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carit. Riusciamo, nel modo di fare politica di oggi, a ritrovare qualcosa di quanto affermava La Pira o, come pensano i pi, stiamo andando alla de-riva?Questa massima di La Pira, espressa alla vigilia della ricostruzione del Paese dopo la Seconda guerra mondiale, nella mirabile fusione di qualit civiche e spirituali, la rappresentazione di una motivazione politica cristallina, ravvivata dalla fede. Naturalmente non necessario credere in Dio per credere nella politica, anche se la com-

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    ATTUALITA

    ponente spirituale, che per tanti pu essere sem-plicemente ideale e per tutti deve essere necessa-riamente morale, fondamentale.Giorgio La Pira fu una persona straordinaria, in un periodo storico caratterizzato da grandi spe-ranze, forti ideologie e radicali conflitti. La di-stanza di questi valori dalle prassi politiche del nostro presente evidente e abissale, ma in che misura lo sia anche dalle motivazioni di chi fa po-litica, seppure per alcuni lo potremmo ipotizzare, non possiamo affermarlo con altrettanta nettez-za, quantomeno non a priori e non per tutti.Ma la questione centrale, a mio avviso, che lim-pegno evocato da La Pira non riguarda solamen-te i politici in senso stretto bens coinvolge tutti i cittadini, che devono concorrere, come ammoni-sce la Costituzione italiana allarticolo 4, al pro-gresso materiale e spirituale della societ mentre la Repubblica richiede ladempimento dei dove-ri inderogabili di solidariet politica, economica e sociale secondo quanto stabilisce larticolo 2, alla cui stesura proprio La Pira contribu in modo de-terminante.Non dobbiamo dimenticare che parola politico deriva dal termine greco polis, che significa citt. E che la democrazia della polis greca resta tuttora un modello insuperato, salvo i limiti di libert e genere del contesto storico, fondata comera sulla partecipazione dei cittadini alle funzioni pubbli-che.

    Veniamo, per un attimo, alla Regione Marche: presidente della Regione Luca Ceriscioli con oltre il 40 per cento delle preferenze. Al secon-do posto il Movimento 5 Stelle. Come possia-mo leggere questi risultati?Li dobbiamo leggere innanzitutto come secca sconfitta della politica interpretata come potere e non come servizio. Le particolari dinamiche pre-elettorali, che hanno visto consumarsi nelle Mar-che uno strappo profondo nelle solidariet poli-tiche che avevano retto il governo della Regione

    negli ultimi due decenni, sono state percepite in questo senso dai marchigiani. La risposta stata chiarissima: la met degli elettori come detto non andata a votare (con un picco negativo, gi evi-denziato, rispetto alle precedenti regionali pro-prio nelle Marche) e il governatore uscente Gian Mario Spacca, dopo cinque legislature e 23 anni ininterrotti in giunta, si visto negare lingresso nella nuova assemblea legislativa.Questi dati danno anche conferma della scarsa presa sullelettorato delle tradizionali categorie di destra e sinistra, che vengono continuamen-te reiterate seppure rimandino a storiche fratture sociali che non sono pi avvertite come tali nella societ contemporanea o che, perlomeno, si ri-presentano in termini molto diversi.Ma c unaltra fondamentale lettura da sviluppa-re, quella che si ottiene integrando il dato della-stensione con i voti ai candidati. Il nuovo pre-sidente della Regione Marche governer con il consenso diretto di una ridotta minoranza, poco pi del 20 cento degli elettori marchigiani, pra-ticamente un cittadino su cinque. Questo costi-tuisce un vulnus del criterio della rappresentanza, una lesione che sarebbe tanto pi grave sul piano democratico quanto pi incisive e meno condivi-se si dovessero rivelare le prossime politiche re-

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    ATTUALITA

    gionali.Questi risultati, dunque, consigliano prudenza e condivisione al presidente Ceriscioli ma nella stessa misura indicano la sfiducia verso il pro-getto alternativo - per come stata costruito e comunicato - del principale competitore, il can-didato del Movimento 5 Stelle. Gianni Maggi ha ottenuto il 21,78% dei consensi espressi dalla met degli aventi diritto, ci vuol dire che stato scelto sostanzialmente solo da un elettore mar-chigiano su dieci.

    Secondo lei, che differenza c fra gli elettori pi giovani e quelli pi anziani o meglio nota nelle nuove generazio-ni di aventi diritto al voto un maggior disinteresse per la cosa pubblica?Il distacco dei giovani dalla po-litica, in un certa misura, un portato della nostra epoca, do-cumentato da diversi sondaggi e indagini. La prima ragione che le generazioni mature sono pi prossime se non allespe-rienza diretta quantomeno alla memoria storica del suffragio come fondamentale conquista di diritti politici (in Italia av-venuta nella misura universale solamente nel 1946).Tuttavia, il marcato calo dellaf-fluenza registrato alle ultimi elezioni regionali si giustifica con la delusione per le tante promesse e occasioni mancate della politica. ragionevole ritenere, quindi, anche se non ci sono dati demo-scopici disponibili ma solo percezioni soggettive, che lastensionismo salito al 50 per cento sia il prodotto della disaffezione degli elettori matu-ri, che tra crisi, scandali e ritardi, sono del tutto sfiduciati verso lamministrazione della cosa pub-

    blica e non hanno neppure lo stimolo della novit che pu motivare i giovani.Questo aspetto chiama in causa, in particolare, i limiti delle elezioni come strumento di parteci-pazione e selezione della classe politica, secondo la fondamentale lezione del politologo france-se Bernard Manin (gratificato nel marzo scorso dallUniversit di Urbino con una laurea hono-ris causa). Le elezioni hanno in s, inscindibil-mente uniti, elementi democratici ed elementi oligarchici. Lelettore, in concorso con tutti gli

    altri secondo il criterio della mag-gioranza, pu bocciare senza appel-lo i governanti a cui non rinnova la fiducia (come appunto accaduto nelle Marche). Ma non pu indiriz-zare verso una certa politica in modo altrettanto determinante i governanti che elegge. esperienza consolidata che le promesse elettorali nella suc-cessiva attivit di governo tendono a sfumare per varie ragioni, compreso il fatto che lattualit presenta sempre nuove emergenze.Quindi, in una condizione di cri-si sociale ed economica, con queste premesse e con tali caratteristiche, conseguente che una quota sempre maggiore di elettori rinunci a vota-re avendo la percezione di non poter cambiare nulla.Ma la qualit di una democrazia data dalla partecipazione dei cittadini

    alla vita politica. Perci, il nuovo presidente della Regione Marche, prima che il rapporto politico con i suoi concittadini risulti irrecuperabile, do-vr sviluppare politiche condivise, attivando pro-cessi di consultazione sociale e di partecipazione politica anche innovativi soprattutto per quelle scelte che impatteranno notevolmente sulla vita dei marchigiani e sulla gestione dei beni comuni.

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    ATTUALITA

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    ATTUALITA

    SICUREZZA IN MAREIntervista al Capitano di Fregata Angelo Capuzzimato

    Con larrivo dellestate e la ripresa di tutte le at-tivit marittime, aumentano i controlli della Guardia Costiera, in mare e lungo il litorale per far s che tutti possano godere appieno della stagione balneare in completa sicurez-za.Secondo i dati dellanalisi dellattivit della Guardia Co-stiera relativi allestate 2014, 3.444 sono state le persone soccorse in mare (46 subacquei, 47 windsurfisti, 6 acqua-scooteristi, 970 bagnanti2.375 diportisti), mentre sono state 64 le persone che han-no perso la vita in mare (10 per sinistro, 54 per annega-mento o malore).Per conoscere pi da vicino, lattivit della Guardia Co-stiera abbiamo intervistato il Capo del Compartimento Marittimo e Comandante del Porto di Pesaro Capitano di Fregata (CP) Angelo Capuzzimato

    Quali sono le problematiche che, ogni estate, la Capita-neria di Porto si trova ad affrontare?Il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera si configura come una struttura altamente specialistica, sia sotto il profilo amministrativo che tecnico - operativo, per lespletamento di funzioni pubbliche statali che si svolgo-no negli spazi marittimi di interesse nazionale. Secondo le linee di tendenza che si stanno affermando in Europa, lAutorit Marittima costiera deve esercitare un effettivo controllo sui mari per la salvaguardia della vita umana, per la sicurezza della navigazione, per il corretto svolgimento delle attivit economiche (pesca e sfruttamento della piat-

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    ATTUALITA

    taforma continentale) e per la tutela dellambiente marino.Tra i compiti principali della Capitaneria di por-to di Pesaro si annoverano: la ricerca e il soccorso in mare (Search and Rescue), con tutta lorganiz-zazione di coordinamento, controllo, scoperta e comunicazioni attiva nelle 24 ore che tale attivit comporta; la sicurezza della navigazione, con con-trolli ispettivi sistematici sul naviglio nazionale mercantile, da pesca e da diporto, attivit di Port State Control, anche sul naviglio mercantile estero che scala il porto e Maritime Security, una combi-nazione di misure preventive dirette a proteggere le navi e gli impianti portuali contro le minacce di azioni illecite intenzionali (Reg. EU 725/2004) ed al miglioramento della sicurezza marittima nei porti (Dir. EU 2005/65 e D.Lgs 6 Novembre 2007, n. 203); la protezione dellambiente marino, in rapporto di dipendenza funzionale dal Ministe-ro dellAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare; il controllo sulla pesca marittima, in rappor-to di dipendenza funzionale con il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali: a tal fine la Capitaneria di Porto effettua tutto lanno i con-trolli previsti dalla normativa nazionale e comuni-taria sullintera filiera di pesca; lamministrazione

    periferica delle funzioni statali in mate-ria di formazione del personale maritti-mo, di iscrizione del naviglio mercantile e da pesca, di diporto nautico, di conten-zioso per i reati marittimi depenalizzati; la polizia marittima (cio polizia tecni-co - amministrativa marittima), com-prendente la disciplina della navigazio-ne marittima e la regolamentazione di eventi che si svolgono negli spazi marit-timi soggetti alla sovranit nazionale, il controllo del traffico marittimo, la ma-novra delle navi e la sicurezza nei porti, le inchieste sui sinistri marittimi, il con-trollo del demanio marittimo, i collau-di e le ispezioni periodiche di depositi costieri e di altri impianti pericolosi e la

    Polizia Giudiziaria: le funzioni della Capitaneria di Porto in materia di p.g. sono oggi indirizzate principalmente nellattivit di prevenzione, accer-tamento e repressione di tutti quei comportamenti illeciti o comunque sanzionabili che hanno come presupposto giuridico la violazione di norme non solo previste dal Codice della Navigazione, ma an-che in materia di tutela ambientale, del patrimonio ittico e delle attivit di pesca.

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    ATTUALITA

    Ulteriori funzioni sono svolte dal Corpo delle Capitanerie di Porto per i Ministeri della Difesa (arruolamento personale militare), dei Beni cul-turali e ambientali (archeologia subacquea), degli Interni (anti-immigrazione), di Grazia e Giusti-zia, del Lavoro (Uffici di collocamento della gen-te di mare) e del Dipartimento della Protezione Civile, tutte aventi come denominatore comune il mare e la navigazione.Lampiezza e la variet delle attivit svolte pon-gono le Capitanerie di Porto come organo di ri-ferimento per le attivit marittime e ne fanno un vero e proprio sportello unico nei rapporti con lutenza del mare. Con larrivo dellestate e la ripresa di tutte le atti-vit marittime, aumentano i controlli della Guar-dia Costiera, in mare e lungo il litorale, con il fine di garantire a tutti una libera fruizione del bene comune, nel rispetto reciproco. Per questo, du-rante la stagione balneare, sono effettuate quoti-diane operazioni di polizia marittima in mare e sulle spiagge per verificare il rispetto della zona di mare riservata alla balneazione da parte delle unit navali, sanzionando quei comportamenti illeciti che configurano situazioni di potenziale pericolo per la vita umana in mare. Ad esempio

    imbarcazioni che si avvicinano a motore alla co-sta, ovvero unit che non rispettano i limiti di velocit in prossimit delle spiagge, transitando tra i bagnanti oppure moto dacqua che planano veloci a poca distanza dai nuotatori.

    Sulle spiagge siamo impegnati affinch i com-portamenti dei gestori di stabilimenti balneari e degli assistenti bagnanti siano perfettamente in linea con la vigente Ordinanza di Sicurezza bal-neare, emanata dalla Capitaneria di Porto con lo scopo di disciplinare nel dettaglio le attivit ma-rittime per la sicurezza della balneazione e non solo, tra le quali:

    1. la presenza obbligatoria di un assistente bagnante ogni 150 metri, 2. la presenza di tutte le dotazioni di sicurez-za presso i concessionari di strutture balneari;3. il posizionamento delle boe che delimita-no le acque sino a 300 metri riservate alla bal-neazione, le boe di colore bianco che indicano le acque sicure con profondit di un metro, la pre-senza della cartellonistica monitoria lungo tutto il litorale.

    Inoltre il personale della Capitaneria di Porto di Pesaro collabora con le altre forze di Polizia per la tutela del Parco Naturale del Monte San Bar-tolo al fine di avvistare e fronteggiare, dal mare,

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    ATTUALITA

    eventuali focolai di incendi che potrebbero se-riamente compromettere la sicurezza dei fruitori del Parco e minacciare la vita del Parco stesso.

    Come avviene tecnicamente il monitoraggio delle nostre coste? Vengono impiegate stru-mentazioni particolari?Il Compartimento Marittimo di Pesaro si esten-de dal Torrente Tavollo sino al Fiume Cesano, per circa 42 km di costa e ricomprende i territori comunali di Gabicce Mare, Pesaro, Fano e Mon-dolfo. Per il monitoraggio della costa sono impie-gate 3 Motovedette Costiere e 5 Battelli minori tra i quali una Moto dacqua. In particolare la motovedetta CP 872, assegnata alla Capitaneria di Porto di Pesaro, ununit specializzata nella Ricerca e Soccorso e pu affrontare ogni condi-zioni meteorologica, anche le pi estreme. Gli equipaggi sono altamente professionali e adde-strati alle emergenze.

    Le motovedette possono operare anche a note-voli distanza dalla costa, mentre i battelli pi pic-coli e la moto dacqua operano nella fascia costie-ra proprio laddove occorrono, a causa dei bassi fondali, mezzi nautici con un basso pescaggio e facilmente manovrabili.Ai mezzi nautici si affiancano i mezzi terrestri della Guardia Costiera, tra i quali un fuoristrada che permette laccesso alle spiagge in condizioni estreme, per fronteggiare emergenze sul litorale. Da questanno sono disponibili anche due bici-clette, donate dal Comune di Pesaro in occasione del 150 Anniversario del Corpo delle Capitane-rie di Porto, che saranno utilizzate dal personale impiegato nellattivit denominata Mare Sicuro per gli spostamenti lungo gli stabilimenti, sfrut-tando i molteplici chilometri di pista ciclabile che il territorio offre, con notevoli ricadute posi-tive anche sullambiente.La Sala Operativa della Guardia Costiera di Pe-

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    ATTUALITA

    saro dispone di strumentazioni tecniche per co-municazioni via radio in VHF/FM, un centrali-no telefonico, una postazione A.I.S. (Automatic Identification System) per il tracciamento delle unit navali che svolgono attivit professionali ovvero hanno installato ed attivato questo ap-parato a bordo ed infine una postazione S.S.N. (Safe Sea Net) che un sistema per lo scambio dei dati sul traffico mercantile.

    Sappiamo che per lemergenza in mare atti-vo un numero blu 1530. Riferendoci al nostro territorio possiamo quantificare le chiamate inviate al vostro centralino dallo scorso anno ad oggi, con particolare riferimento al periodo estivo?Nella Sala Operativa della Guardia Costiera di Pesaro presente la postazione del Numero Blu 1530 per ricevere, a qualsiasi ora, chiamate di

    emergenza in mare. Arrivano numerose chiama-te durante tutto lanno al Numero Blu e grazie alla campagna di pubblicizzazione promossa dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, circa l80% delle segnalazioni che so-praggiungono alla Sala Operativa, arrivano tra-mite Numero Blu.Nel corso dellestate dellanno 2014 sono perve-nute 8 reali chiamate di emergenza relative a se-gnalazioni di pericolo in mare. Arrivano, inoltre, numerose segnalazioni sul Numero Blu 1530 per il rinvenimento sulle spiagge di tartarughe ma-rine.Si sottolinea che il Numero Blu 1530 un nu-mero di emergenza e non va assolutamente oc-cupato per richiedere informazioni, che invece si possono avere contattando il centralino della Ca-pitaneria di Porto Guardia Costiera di Pesaro (0721/177831) ovvero visitando il Sito Web.

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    DAL MONDO

    Quasi in concomitanza con lenci-clica di Papa Francesco sulleco-logia, uscito anche il libro Ho udito il grido dellAmazzonia di Dom Erwin Krutler, vescovo in Brasile e consulente di Papa Francesco proprio per lenciclica ecologica Laudato si Ho udito il grido dellAmazzonia. Diritti umani e crea-to. La mia lotta di vescovo (Editrice Missiona-ria Italiana, prefazione di Leonardo Boff ). Una testimonianza forte di chi si esposto in prima

    persona per difendere i popoli indigeni dellA-mazzonia e lambiente naturale della pi gran-de foresta del mondo. Per questo suo impegno stato pi volte minacciato di morte, ha subito un attentato che costato la vita di un suo colla-boratore, e da oltre 9 anni deve ricorrere ad una scorta per la propria sicurezza; contro di lui sono state orchestrate varie campagne denigratorie sulla stampa brasiliana. Lumanit attualmente in una sorta di volo cieco scrive Lo nardo Boff nella prefazione non sappiamo dove la cultura

    HO UDITO IL GRIDO DELLAMAZZONIALa testimonianza del Vescovo dom Erwin Krutler raccontata nel suo libro

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    DAL MONDO

    moderna ci potr condurre. Abbiamo lintuizione che, se continueremo nella stes-sa direzione seguita fino ad oggi, andremo incontro al peggio. Ed quando si entra nel vivo del testo che si sentono riecheggia-re le parole dellenciclica di Papa Francesco. La te-stimonianza del Vescovo Krutler forte, a tratti dura, commuove, scuote nel profondo lanimo uma-no. In Amazzonia scrive il vescovo si impara pre-sto che ognuno ha bisogno dellaltro per sopravvivere. Oggi tocca a me aver biso-gno di aiuto, domani toc-cher a te. Chi viaggia in questa regione scopre ben presto che la distinzione in classi A e B e C non ha senso. Nelle sue parole c tutta la forza di chi vuole essere accanto a chi soffre, nonostante le innumere-voli difficolt che incontra ogni giorno. Come vesco-vo non potrei mai tacere o non protestare davan-ti ai misfatti abominevoli commessi ai danni degli adolescenti. Le minacce di morte contro la mia per-sona sono conseguenza non solo del mio impe-gno a favore dellAmazzonia e della mia difesa intransigente dei diritti dei popoli indigeni, dei poveri delle campagne e della citt. E ancora La difesa dei diritti umani e dellambiente , nella regione dello Xingu, in Amazzonia, un impegno

    che molti politici e imprenditori combattono con ogni mezzo. Calunnie, diffamazioni e minacce di morte sono le armi che utilizzano nel tentativo di chiudere la bocca a chi fa sentire la sua voce contro le aggressioni alla dignit umana, a favo-re della sempre rinviata riforma agraria, contro la vergognosa distruzione dellambiente, contro

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    DAL MONDO

    la razzia, la depredazione e il saccheggio delle ricchezze naturali, contro un modello di svilup-po e progresso che, senza il minimo rispetto per la persona umana e per le comunit locali, mira soltanto agli interessi di una potente oligarchia in cerca di guadagni immediati e favolosi. Tan-ti sono i temi che, nella sua appassionata testi-monianza, tratta il Vescovo Krutler con unat-tenzione tutta particolare agli ultimi della terra, i cui diritti vengono continuamente calpestati. Ancora oggi ci sono persone che, quando par-lano di indios, esprimono tutto il loro disprezzo, chiamandoli bestie della foresta, selvaggi, tra-ditori senzanima. Sono sempre stati considerati aggressori, anche quando non facevano altro che difendere ci che apparteneva loro da secoli. Lindio prosegue ancora il Vescovo Krutler sempre stato tacciato di essere barbaro, selvaggio. Nessuno ha mai rispettato il suo diritto a vivere nella propria terra.

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    DAL MONDO

    CRISTIANI PERSEGUITATI NEL MONDOIntervista al giornalista Gerolamo Fazzini

    Sento il bisogno di esprimere la mia profonda vicinanza spi-rituale alle comunit cristiane duramente colpite da unassur-da violenza che non accenna a fermarsi, mentre incoraggio i Pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Ancora una volta, rivolgo un accorato appello a quanti hanno responsabilit politiche a livello locale e internazionale, come pure a tutte le persone di buona volont, affinch si intraprenda una vasta mobilitazione di coscienze in favore dei cristia-ni perseguitati. Essi hanno il diritto di ritrovare nei propri Paesi sicurezza e serenit, professan-do liberamente la nostra fede. Sono le parole di Papa Francesco che invita tutti a pregare per i cristiani perseguitati nel mondo il cui numero, ogni giorno, destinato a salire anche in luoghi dove non era cos intensa e marcata nel passato. A confermarcelo la World Watch List 2015 di

    Porte Aperte Italia pubblicata a gennaio 2015, che elenca 50 paesi secondo lintensit della per-secuzione che i cristiani affrontano per il fatto di confessare e praticare attivamente la loro fede. Riferendoci al periodi 1 novembre 2013-31 otto-bre 2014, si nota come cresca la persecuzione dei cristiani nel mondo, persino in posti dove non era cos marcata nel recente passato, come in alcune regioni dellAsia, dellAmerica Latina e special-mente dellAfrica Subsahariana. Si conferma an-che questanno lestremismo islamico come fonte principale (non lunica) di tale persecuzione, ma assume nuove e inattese forme, come i califfati dellIS in Siria e Iraq e di Boko Haram in Ni-geria. Entrano nella top 10 altri 3 stati africani, Sudan, Eritrea e Nigeria, segno che lAfrica sempre uno scenario centrale della persecuzione anticristiana.Per conoscere pi da vicino questo fenomeno ab-biamo intervistato il giornalista Gerolamo Fazzi-

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    DAL MONDO

    ni autore del libro Scritte col sangue. Vita e pa-role di testimoni della fede del XX e XXI secolo.

    Charles De Foucauld, Dietrich Bonhoeffer, Massimiliano Kolbe, Pavel Florenskij, Jerzy Popieluszko, Pino Puglisi sono solo alcuni dei testimoni della fede contenuti nel suo libro Scritte col sangue. Vita e parole di testimoni della fede del XX e XXI secolo (Edizioni San Paolo). Che cosa ci dice a noi oggi questo san-gue versato?

    Principalmente due cose. La prima, fondamen-tale: seguire Ges Cristo in modo serio e radi-cale comporta un rischio, ossia quello di essere (o diventare con il tempo) scomodi per il mon-do. Ieri come oggi, il messaggio del Vangelo in antitesi alle logiche del potere, del profitto, della violenza: chi crede in Ges, quindi, va fatalmen-te contro i meccanismi che spesso governano il mondo, col risultato che, non di rado, i cristiani che rivendicano il diritto alla libert religiosa, che stanno dalla parte dei poveri, che denunciano la violenza - vengono eliminati perch danno fastidio. Un secondo messaggio che viene dal sangue ver-

    sato dei martiri questo: essere testimoni auten-tici del Vangelo, per quanto difficile, possibile. Il numero e la variet dei martiri durante i secoli, compresi il XX e il XXI che stiamo vivendo, di-mostrano che il martirio ovvero la possibilit di offrire la vita per amore di Cristo, fino alla fine non qualcosa di riservato a persone super, ma, almeno come possibilit, a tutti i credenti. Basterebbe leggere nomi e volti dei testimoni: accanto ai giganti citati nella domanda ci sono molte persone, uomini e donne, ben pi umili e

    nascoste. La verit, per, tutti costo-ro sono stati capaci di dire un grande s fino al dono supremo della vita perch ogni giorno hanno detto il loro piccolo s a Cristo, nella fedelt. Il martirio non si improvvisa, perch non un atto eroico, frutto di una ri-cerca di gloria fine a se stessa, ma rappresenta il supremo gesto di amo-re e sacrificio che corona una vita nel segno della donazione a Cristo.

    La Conferenza Episcopale Italia-na e lo stesso Papa Francesco han-no invitato tutti, ora pi che mai, a pregare per i fratelli cristiani per-seguitati. Sembra quasi un ritorno

    indietro nel tempo, allepoca romana. Perch ancora oggi assistiamo ad episodi del genere? I cristiani sono un capro espiatorio?Detto che il martirio un costante nella storia cristiana, specialmente nelle situazioni in cui i cristiani sono stati e/o sono minoranza, oggi essi sono pi spesso vittime per almeno due ragioni. La prima: il cristiano sa dal Vaticano II in poi con grande chiarezza che non possibile usare la violenza per imporre il proprio credo. Anche i cristiani, a lungo, hanno fatto ricorso alla spa-da per far valere il proprio credo, ma oggi non pi cos e, anzi, le parti si sono rovesciate, visto che i credenti in Ges lo dice lOnu, non la

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    DAL MONDO

    Chiesa cattolica sono la componente religiosa pi vulnerabile al mondo. Il fatto di rispondere alla violenza con la non violenza un primo fat-tore di debolezza e spiega perch ci siano cos tante vittime cristiane. Un secondo fattore che in diverse parti del mondo (penso in modo spe-ciale ora al Medio Oriente) i cristiani sono stru-mentalmente associati agli occidentali tout court e quindi ritenuti automaticamente nemici, capri espiatori su cui far ricadere le colpe di ingiustizie di tipo politico o economico che nulla hanno a che vedere con la fede.

    Come cristiani su che cosa ci dobbiamo inter-rogare oggi e soprattutto che cosa possiamo fare per far s che non si spengano i riflettori su questa atrocit?Dobbiamo interrogarci sul grado di comunione autentica nella fede che sappiamo vivere con il resto della Chiesa universale. Purtroppo, a mio parere, in Italia, salvo alcune realt particolar-mente sensibili, la condizione di persecuzione dei cristiani nel mondo qualcosa che non interessa, ch non scuote le coscienze. In due sensi: non ci tocca abbastanza la testimonianza coraggiosa di

    fede da cui avremmo molto da imparare (penso alle Chiese del Medio Oriente ma anche a quel-la del Pakistan, della Nigeria, della Cina). E non ci preoccupa adeguatamente la gravit del-la situazione che, di fatto, vedere persone ucci-se in nome della fede, cristiani ammazzati solo in quanto cristiani, come ci ricorda spesso papa Francesco.

    Parliamo un attimo della questione dei cri-stiani in Medio Oriente. Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro, un Medio Oriente sen-za cristiani?Il rischio c, ed molto concreto. Ma se cos ac-cadesse sarebbe una grave perdita per tutti. Un Medio Oriente senza i cristiani sarebbe qualcosa di inconcepibile, storicamente essi hanno dato (e danno) un enorme contributo alla vita e allo svi-luppo dei Paesi in cui vivono. Per questa ragione, occorre fare una battaglia laica in difesa dei cri-stiani mediorientali, non per salvarli come fosse-ro dei panda, ma per valorizzare la loro presen-za, insostituibile, come garanzia di una ricchezza umana e culturale di quella terra.

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    DALLITALIA

    INCIDENTI STRADALI: UN AIUTO PER LE FAMIGLIEIntervista a Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, pres. Ass. Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus

    Un iter legale che dovrebbe portare allindividuazione delle respon-sabilit, un dolore profonda per una perdita cos improvvisa e vio-lenta, langoscia in cui una fami-glia piomba e la voglia di cercare la verit. Non facile, per i familiari delle vittime della strada, ricominciare a vivere. Per conoscere meglio che cosa significa affrontare un cammino non facile tra iter legale e la ricerca di un supporto morale abbiamo intervistato Giuseppa Cassaniti Ma-strojeni, presidente AIFVS(Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus).

    Leggo sul vostro sito www.vittimestrada.org: Dopo ogni incidente grave, inizia un doloroso ed estenuante iter legale che dovrebbe portare alla individuazione delle responsabilit, alla punizione dei responsabili con pene commi-surate alla gravit dei loro reati, e ad assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo. In questo caso il condizionale dovreb-be dobbligo? O meglio le pene sono real-mente commisurate alla gravit del reato?Il condizionale dobbligo, perch purtroppo nelliter processuale viene sottovalutato dai ma-gistrati la gravit del reato e viene irrogata una pena minima, non gi una pena congrua. Lart.

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    DALLITALIA

    INCIDENTI STRADALI: UN AIUTO PER LE FAMIGLIEIntervista a Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, pres. Ass. Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus

    589 del codice penale, che tratta dellomicidio colposo, indica un minimo ed un massimo di pena, da 2 a 7 anni per lomicidio colposo lega-to alla circolazione stradale, e da 3 a 10 anni nel caso in cui il guidatore sia in stato di ebbrezza o sotto leffetto di sostanze stupefacenti. I giudici sono chiamati a valutare la gravit del reato (art. 133 del codice penale), desumendola dalla gravi-t del danno (uccidere un danno gravissimo), dal grado della colpa (guidare in modo azzardato trasgredendo le norme del codice della strada, una colpa gravissima) e dal comportamento del reo (che imbroglia, non partecipa alle udienze, un comportamento gravissimo). Purtroppo i giu-

    dici, sottovalutando, come gi detto, la gravit del reato dimostrato dagli elementi suddetti, usano partire dal minimo previsto dalla legge nellir-rogazione della pena e non dal massimo, come sarebbe giusto. Le pene, risultando cos risibili e non espiate, hanno fatto crescere nella societ la richiesta di modificare la legge per incrementare le pene, una richiesta sostenuta fortemente dai familiari delle vittime, a cui solo adesso i politici si sono decisi a dare risposta.

    In che modo la vostra associazione aiuta le fa-miglie delle vittime della strada?Le persone che si rivolgono alla nostra Associa-

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    DALLITALIA

    zione di familiari di vittime, sorta nel 1998 come comitato e nel 2000 costituita in Associazione, sanno di poter parlare con persone che vivono lo

    stesso problema e poter trovare comprensione, conforto umano e consigli, oltre ad indicazioni di carattere legale, con consulenza gratuita ed esperienza professionale e giuridica maturata in tanti anni di impegno nella difesa delle vittime. LAIFVS diffusa in Italia e molte sedi dispon-gono anche dellaiuto psicologico.

    Quali sono le maggiori cause in Italia di inci-denti stradali? Solo lalta velocit o c dellal-tro?Le cause degli incidenti riferite al guidatore sono legate alla trasgressione delle norme del codice della strada, che sono norme cautelari a difesa della vita e della salute e non si possono e non si debbono trasgredire. In Italia la trasgressione delle norme nel campo della circolazione stradale sottovalutata anche nella gestione del reato. At-tualmente le modifiche in corso al codice penale, con linserimento dellart. 589 bis, denominato Omicidio stradale hanno gi previsto lincre-

    mento delle pene per alcuni comportamenti di trasgressione particolarmente rilevanti: pene da 8 a 12 anni per guida in stato di ebbrezza o sot-

    to leffetto di sostanze; pene da 7 a 10 anni per leccesso di velocit, la guida contro-mano, il passaggio con il semaforo rosso, linversione di marcia in prossimit di curve o di dossi, il sorpasso in prossimit di strisce pe-donali o con la striscia con-tinua. Tra le principali cause di in-cidenti riferiti al guidatore, oltre allalta velocit, ci sono la distrazione e il mancato rispetto della precedenza. da tener presente che le infrastrutture stradali ina-deguate, od anche lineffi-

    cienza del veicolo, potranno essere cause di in-cidenti.

    Oggi si sente parlare spesso, purtroppo, di pi-rati della strada, di omissione di soccorso. Si pu fare qualcosa per prevenire questi crimini o nel corso degli anni saranno destinati ad au-mentare?La pirateria stradale con il reato di omissione di soccorso ci riporta nel campo di una scaden-te formazione umana, per cui chi uccide o toglie la salute vigliaccamente pensa a salvaguardare se stesso fuggendo, e cos tentando di nascondere la propria responsabilit. un atto che poggia anche su condizioni umane e sociali precarie, essendo in genere tali persone sprovviste di pa-tente, perch mai conseguita o ritirata, privi di permesso di soggiorno, o di assicurazione, od an-che spaventate per quanto causato con la propria trasgressione. Si riscontra negli anni un crescendo degli atti di

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    pirateria, ed il loro contenimento non pu pre-scindere da un miglioramento culturale ed etico, oltre che organizzativo, in tutti i settori della vita sociale. Non possiamo negare che lesperienza formativa dei giovani si fonda anche sulla testi-monianza delladulto e sulla consapevolezza che listanza eticanon pu esaurirsi allinterno della scuola, ma deve piuttosto essere prioritaria in tutti i settori sociali. Riteniamo, pertanto, che non si possa gestire in modo soddisfacente un problema umano e socia-le cos complesso, come quello di darsi alla fuga e sottrarsi alle proprie responsabilit, fino a quando nella societ e nella politica domineranno gli stili corruttivi. Un sistema sociale caratterizzato dal senso di responsabilit, dalla correttezza opera-tiva e dallattenzione reale ai diritti umani, avr una ricaduta di trascinamento positivo sui citta-dini, che orienteranno i loro comportamenti sulle istanze percepite. Il nuovo testo sullomicidio stradale, art. 589 bis del codice penale, si ritiene che possa scoraggiare

    tali comportamenti, per i quali sono previsti ulte-riori aumenti di pena.Infine, lincremento dei controlli, di persona o a distanza, potr contenere il fenomeno, che deve essere maggiormente attenzionato da parte del-le istituzioni, come dimostra il fatto che ancora oggi, nonostante il fenomeno sia in crescita, lin-cidenza della pirateria non menzionata nei dati ISTAT sullincidentalit stradale.Riteniamo che i mezzi di comunicazione, ed in particolare la tv, debbano trattare in modo siste-matico e continuativo i problemi della sicurezza stradale nei tempi di maggiore ascolto televisivo, non per fare spettacolo, ma per fare informazio-ne-formazione, dando conoscenza delle cause degli incidenti, dei comportamenti a rischio, del-le misure sanzionatorie, per creare consapevolez-za, rafforzare il senso di responsabilit e favorire la prevenzione.

    Secondo i dati resi noti da Aci e Istat, pubblicati il 4 novembre 2014, nel 2013 si sono registrati in Italia 181.227 incidenti stradali con lesioni a persone. Il nu-mero dei morti (entro il 30 giorno) ammonta a 3.385, quello dei feriti a 257.421. Rispetto al 2012, il numero di incidenti scende del 3,7%, quello dei feriti del 3,5% mentre per il numero dei decessi la flessione del 9,8%. Tra il 2001 e il 2013 la riduzione delle vittime della strada stata del 52,3%, in valore assoluto si passati da 7.096 a 3.385. Il dato che pi ci deve far pensare proprio quel 3.385 (numero dei morti) che il pi alto se rapportato ai 28 Paesi dellUnione Europea. Continuando a scorrere i dati, osserviamo che gli inci-denti pi gravi avvengono sulle strade extraurbane. Nel 2013 si legge nei dati di Aci e Istat - sulle strade urba-ne si sono verificati 136.438 incidenti (75,3% del tota-

    le), che hanno causato 184.683 feriti (71,7% del totale) e 1.421 morti (42,0% del totale). Sulle autostrade gli in-cidenti sono stati 9.265 (il 5,1% del totale) con 15.447 feriti (6,0% del totale) e 321 decessi (9,5% del totale) mentre sulle altre strade extraurbane, comprensive delle Strade Statali, Provinciali, Comunali extraurbane e Re-gionali, gli incidenti rilevati sono 35.524 (19,6% del to-tale), i feriti 57.291 (22,3%) e le vittime 1.643 (48,5%). Nel 2013 il maggior numero di incidenti stradali con lesioni a persone si verificato a luglio (17.766), con una media giornaliera di 573 incidenti. Il maggior nu-mero di morti stato invece registrato ad agosto, 347 in termini assoluti e 11 in media giornaliera, mese in cui anche lindice di mortalit ha toccato il suo picco, 2,38 morti ogni 100 incidenti.

    DATI INCIDENTI STRADALI: BUONE NOTIZIEMA ANCORA NON BASTA

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    OBESIT INFANTILE: UN OKKIO ALLA PROMOZIONE DELLA SALUTENe parliamo con Angela Spinelli, Dir. Reparto Salute della donna e dellet evolutiva, Ist. Sup. Sanit

    Lobesit un problema che riguarda 44 milioni di bambini nel mondo. Ce lo conferma lOrganizzazione Mondiale della Sanit. Una proble-matica importante, soprattutto per le ripercussioni gravi, a livello di salute, che si pos-sono avere nel corso della crescita. Per conoscere pi da vicino lobesit e le sue con-seguenze abbiamo intervistato Angela Spinelli, direttore del Reparto Salute della donna e dellet

    evolutiva, Istituto Superiore di Sanit.

    Secondo i dati del progetto OKkio alla Salute, del cui comitato tecnico lei componente, dai dati 2014 emerge che l8% dei bambini salta la prima colazione, il 31% fa una colazione non adeguata (ossia sbilanciata in termini di car-boidrati e proteine) e il 52% fa una merenda di met mattina abbondante. Il 25% dei geni-tori dichiara che i propri figli non consumano

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    quotidianamente frutta e/o verdura e il 41% di-chiara che i propri figli assumono abitualmente bevande zuccherate e/o gassate. Alla luce pro-prio di questi dati, come si possono educare le nuove generazioni, ma ancor prima i loro geni-tori, a una corretta alimentazione?Per chiarezza, mi preme sottolineare che OK-kio alla SALUTE non un progetto, bens un sistema di Sorveglianza Nazionale promosso e finanziato dal Ministero della Salute/CCM e coordinato dallIstituto Superiore di Sanit in collaborazione con tutte le Regioni italiane e il Ministero dellIstruzione, dellUniversit e del-la Ricerca. una sorveglianza attiva dal 2007 che ad oggi vanta quattro raccolte dati: 2008/9, 2010, 2012 e lultima nel 2014; il suo obiettivo principale raccogliere informazioni sullo stato ponderale dei bambini della terza primaria, sulle loro abitudini alimentari e sugli stili di vita sen-za trascurare il contesto scolastico e familiare del bambino.Le abitudini alimentari rilevate con OKkio alla SALUTE mostrano negli anni un andamento piuttosto stabile nel tempo ad eccezione del con-sumo di merenda abbondante che diminuito rispetto alla precedente raccolta (2012:65% vs 2014:52%) e di bevande zuccherate e/o gassa-te, anchesso diminuito ma ancora molto elevato (2012: 44% vs 2014: 41%).Alla luce di questi dati dunque prioritario cer-care di educare i bambini e i genitori ad una cor-retta alimentazione. Questo un compito non facile in quanto solamente coinvolgendo attiva-mente i genitori, la scuola e gli stessi bambini nel processo educativo e di promozione della salute si possono ottenere degli effetti positivi e duraturi. La letteratura, infatti, suggerisce che gli interventi di promozione della salute pi efficaci sono quel-le che coinvolgono il contesto familiare, la scuola e gli stessi bambini e che concorrono a sviluppa-re le life skills, ovvero le competenze personali dellindividuo. Naturalmente anche la societ e

    lambiente generale che ci circonda hanno la loro importanza.

    Sempre secondo i dati del progetto Okkio alla Salute, si registrano un maggior numero di bambini in sovrappeso nelle regioni centrali e meridionali. Come spiega questa tendenza?La metodologia del sistema di sorveglianza non ci permette di spiegare secondo un meccanismo univoco di causa-effetto alcune situazioni che si registrano. Tuttavia, possibile ipotizzare alcuni scenari che possono verosimilmente giustificare ci che rileviamo. La maggiore prevalenza di eccesso ponderale nei bambini delle regioni centrali, e ancor pi me-ridionali, si potrebbe giustificare attraverso una motivazione culturale; nelle regioni meridionali del nostro paese, infatti, si tende a considerare sano e bello un corpo che presenta rotondit e

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    che la gran parte del grasso presente da bambini si perde al momento dello sviluppo. Inoltre, lattitudine al movimento e allattivit fisica nelle regioni del Sud sembra essere meno diffusa anche per carenza di infrastrutture.

    Un bambino in sovrappeso pu andare incontro, in et adulta, a patologie anche gravi? Certamente si! leccesso ponderale in et pediatrica pu rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie croniche (diabete, ipertensione, ipercoleste-rolemia, cancro, patologie dismetaboliche, ecc.) in et adulta.

    Che ruolo ha o pu avere la scuola nelleducazione ali-mentare?I bambini trascorrono a scuola la maggior parte del loro tempo e, proprio per il valore pedagogico ed educativo della scuola, le-ducazione alimentare potrebbe e dovrebbe essere una materia importante da inserire nel cv scola-stico. In generale, il sostegno della scuola nelle attivit di promozione della salute di fonda-mentale importanza cos come il coinvolgimento delle famiglie.

    Per quanto riguarda lobesit, esiste uneredita-riet?Linsorgenza di obesit imputabile a diversi fat-tori: genetici, ambientali e comportamentali. Il rischio di sviluppare tale patologia non , dun-que, relativo solamente a particolari genotipi, ma anche ad interazioni gene-ambiente e agli stili di vita adottati dallindividuo.

    Questultimi, unici fattori modificabili, hanno un ruolo fondamentale nellinfluire sullo stato di sa-lute generale dellindividuo e sono quelli su cui possiamo fare interventi di prevenzione del feno-meno e di promozione della salute.

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    Consigli utili per i genitori da OKkio alla saluteCosa fare per la CresCita sana dei propri figli?

    Preparare una buona colazione Dare una merenda leggera a met mattina, come lo yogurt o un frutto Proporre cinque volte al giorno frutta e verdura, durante e fuori dai pasti e a merenda Favorire, in famiglia, il consumo di acqua Ridurre il consumo di bibite zuccherate Fare in modo che il proprio figlio svolga almeno unora al giorno di gioco, di movimento e attivit

    fisica Evitare che utilizzi la televisione o i videogiochi pi di due ore al giorno Fare in modo che dorma almeno nove ore a notte Controllare regolarmente dal pediatra peso e altezza

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    SUCCESSO DI PUBBLICO PER IMPERFETTI SCONOSCIUTIIl cinema Politeama gremito per il cortometraggio firmato UCS diocesano

    Un successo di pubblico che an-dato ben oltre le aspettative per Imperfetti sconosciuti il corto-metraggio realizzato dallUfficio per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola per la regia di Luca Misuriello, proiettato luned 15

    giugno al cinema Politeama di Fano gremito di gente. stata una grande emozione ha sotto-lineato Enrica Papetti direttore dellUfficio dio-cesano per le Comunicazioni Sociali e autrice del corto vedere cos tante persone alla proiezione del nostro cortometraggio. La loro presenza ci ha ampiamente ripagato del lavoro di questi mesi

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    SUCCESSO DI PUBBLICO PER IMPERFETTI SCONOSCIUTIIl cinema Politeama gremito per il cortometraggio firmato UCS diocesano

    e ci ha dimostrato come il messaggio che, con Imperfetti sconosciuti, abbiamo voluto veico-lare arrivato forte e chiaro. Un ringraziamento particolare ha proseguito Enrica Papetti va al Vescovo Armando che ha creduto in noi, a tutti gli attori che, a titolo totalmente volontario, han-no preso parte, con grande professionalit e di-

    sponibilit, a questo progetto e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del corto.

    Imperfetti sconosciuti racconta, in 30 minuti circa, la famiglia fra luci e ombre. Quattro storie difficili, a tratti crude, ma che, sul finale, lasciano spazio alla speranza. Si parla della separazione di due genitori vista con gli occhi del figlio, dei suoi interrogativi, delle sue ansie, delle paure di chi si trova, suo malgrado, a crescere in fretta, del rapporto, non sempre facile, tra genitori e figli, delleterno scontro generazionale, della proble-matica di avere un anziano in casa e tutto ci che ne sussegue, di un equilibrio familiare che viene minato dalla perdita del lavoro. Storie che prova-no a raccontare, con immediatezza, la realt della societ in cui viviamo.

    La serata si aperta con i saluti del Vescovo Armando da sempre attento ai nuovi linguaggi della comunicazione, di padre Giorgio, vescovo della chiesa greco-ortodossa, e di don Gesualdo Purziani presidente della Fondazione Gabbiano il quale ha sottolineato limportanza della serata e il valore del cinema anche come veicolo di for-mazione. Non un cortometraggio ideologico ha messo in evidenza il Vescovo ma narrativo, che ci aiuta a riflettere prendendo spunto anche dal Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali. Mi au-guro che nelle nostre case ci sia ancora labitudine di spegnere la tv e raccontarsi il quotidiano con le sue emozioni, sensazioni e difficolt. Come cristiani ha sottolineato padre Giorgio dob-biamo rafforzare il nostro lavoro pastorale per la famiglia.

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    Alla proiezione del cortometraggio seguito un breve dibattito al quale hanno preso parte Loren-zo Lattanzi, presidente Aiart Marche Associazio-ne Spettatori Onlus, Gabriele Darpetti, direttore dellUfficio diocesano per i Problemi sociali e il lavoro e Carlo Berloni, direttore dellUfficio dio-cesano di Pastorale Familiare. Film prezioso ha sottolineato Lattanzi - che va oltre la cultura contemporanea delle risposte a portata di clic, ma capace di pro-vocare molte domande. un film che lascia un po di amaro in bocca, anche se vanno gustati appieno anche i tito-li di coda... sorprendenti. Quella di Imperfetti sconosciuti una vera e propria Pro-Vocazione, una chiamata e un invito rivolti ad ognuno di noi

    a vivere relazioni pi autentiche per custodire la famiglia, anche quella meno perfetta. Nel corto non c la parola fine, come in ogni famiglia non si finisce mai di essere generati e generare vita e relazioni. Unico difetto, se cos possiamo definir-lo, si tratta di un corto che parla al mondo adulto e che probabilmente non intercetter il pubbli-co pi giovane, solitamente attratto da messag-

    gi pi emotivamente coinvolgenti o capaci di strappare risate super-ficialmente facili. Ma anche questo rappresen-ta una sfida educativa: insegnare ai ragazzi a vedere certi contenuti e a riflettere per contem-plare con stupore la vita

    e ogni relazione familiare piena di... bellezza im-perfetta.

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    Gabriele Darpetti ha posto laccento sullimpor-tanza, per quanto riguarda le problematiche lega-te al mondo del lavoro, di non isolarsi, ma di pun-tare a fare rete con altri soggetti. La perdita del lavoro fa perdere dignit e autorevolezza e pu essere causa di rotture familiari. Per far s che ci non accada, occorre non isolarsi, ma chiedere aiu-to anche a strutture che da questo punto di vista possono essere efficaci. Le famiglie ha sotto-lineato Carlo Berloni - non vanno lasciate sole nel loro compito relazionale ed educativo, ma sempre accompagnate. Oggi purtroppo il grande problema proprio la solitudine familiare. Presente alla serata anche lAssessore ai Servizi Sociali Marina Bargnesi la quale si complimen-tata per la realizzazione di Imperfetti sconosciu-ti, che ha definito ricco di suggestioni e stimoli per riflettere sul tema della famiglia.

    IL CASTElisabetta Podrini, Laura Giannoni, Luca Cam-panelli, Edoardo Frustaci, Nicola Anselmi, Erica Di Malta, Diego Scaglioni, Guido Ugolini, Ste-fano Facchini, Letizia Righi, Arianna Faroni, Si-monetta Fragassi. Questi gli attori protagonisti di Imperfetti sconosciuti. Non stato facile ha spiegato Enrica Papetti direttore dellUfficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e autri-ce del corto scrivere queste storie. Il timore sempre stato quello, quando entrano in gioco i sentimenti, di cadere nel banale o di non dare ai personaggi la giusta intensit. Quando si parla di argomenti quali la perdita del lavoro, la separa-zione, il rapporto genitori-figli occorre farlo in punta di piedi.

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    Straordinario il lavoro degli attori che, con gran-de disponibilit e professionalit, si sono fin da subito impegnati al massimo per questo proget-to. Appena abbiamo proposto loro di prendere parte a questo progetto fa sapere Enrica Pa-petti direttore dellUfficio diocesano per le Co-municazioni Sociali abbiamo subito percepito un grande entusiasmo e la voglia di mettersi al lavoro per realizzare la parte che avevamo affida-to a ognuno di loro. Oltre a momenti di grande intensit, sul set non sono mancati sorrisi e bat-tute divertenti, proprio come succede in qualsiasi famiglia di oggi. Siamo davvero molto soddisfatti del lavoro che ognuno di loro ha fatto sul proprio personaggio per renderlo il pi naturale possibi-

    le e per questo li ringraziamo. Non possiamo e non vogliamo dimenticare anche tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte e mi riferisco allaiuto regia Fabio Turiani, al cantautore fanese Armando Dolci che ha curato, in maniera egre-gia, la colonna sonora e le musiche del corto, a Celeste Sambuchi, Chiara Longhini e Giuliano Molari di ChiaraDanza per le suggestive coreo-grafie che hanno saputo creare, a Marina Monta-nari, dello studio Foto Art Fano per le fotografie del backstage, a Giulio Renzi per lapporto luci nella realizzazione di alcune scene, a Glauco Fa-roni ed Edoardo Frustaci per la selezione degli attori.

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    Non siamo fuori dal mondo. E se ci chiedessero di raccontare cosa la famiglia, come la vediamo intor-no a noi, non presenteremmo uno spot tipo quelli dei biscotti da prima colazione o della pastasciutta (tanto per non citare esplicitamente dei marchi a tutti ben noti).Imperfetti sconosciuti non il ritratto oleografico di una astrazione, n il racconto agiografico di un modello da imitare. Anzi. Probabilmente risulta pi simile ad un pugno nello stomaco. Nelle quattro storie di quotidiane miserie e di piccoli e grandi fallimenti, c il rischio di ritrovare qualche pezzetto delle nostre povere vite reali.Speriamo non nel tradimento coniugale e nella im-minente separazione; speriamo non nella perdita del lavoro e nei disastri emotivi conseguenti; speriamo non nella reciproca chiusura del cuore tra f igli ri-piegati su se stessi e genitori incapaci di incrociarne lo sguardo; speriamo non nel rimpallo svogliato, tra fratelli smemorati, della presenza ingombrante di un genitore anziano

    Speriamo di no, ma forse qualcosa di tutto ci mi-naccia anche le nostre vite famigliari, ed pi vicino alla nostra quotidianit di quanto non vorremmo. C materiale per un bell esame di coscienza, insom-ma, e magari per aprire qualche dibattito scomodo su temi che istintivamente preferiremmo evitare.E non poco, in un momento in cui la Chiesa tutta si sta profondamente interrogando sulla condizione reale delle famiglie e su come continuare ad annun-ciare proprio a loro, nella situazione oggettiva in cui si trovano adesso, la gioia del Vangelo.Non si pu smettere di credere e di sperare nella indis-solubilit del matrimonio e nella capacit educativa di quella famiglia in cui il volto di Dio si rispecchia. Soprattutto, per, non si pu smettere di costruirla.E se a qualcuno la conclusione di questo corto non piacesse pi di tanto che la risposta sia un rim-boccarsi le maniche pi generoso, ciascuno partendo dalla condizione di fatto in cui si trova. Da imper-fetti, certamente. Ma, se possibile, non pi da sco-nosciuti!

    La recensione di don Ivan Maffeis Direttore dellUfficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI

    Rimboccarsi le maniche da imperfetti, ma non pi da sconosciuti

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    LA SOCIET RESPONSABILEIl Vescovo ha incontrato le associazioni sociali ed economiche

    Continuando litinerario iniziato a giugno 2013 con il primo incontro denominato Limpegno nel pre-sente, lo sguardo sul futuro in cui si sono riunite realt diverse sia di tipo economico che sociale, ma ugualmente im-portanti per contribuire a costruire una buona coesione sociale del nostro territorio, sabato 20 giugno, al centro Pastorale Diocesano, il Vescovo Armando e la comunit cristiana hanno incon-trato le associazioni sociali ed economiche. Al centro dellappuntamento, introdotto da Gabrie-le Darpetti, direttore dellUfficio diocesano per la Pastorale Sociale e il Lavoro, la societ respon-sabile. Oltre a chiedere ci che debbono fare gli

    altri, le Istituzioni pubbliche in primis, dobbiamo chiederci anche ci che deve fare ciascuno di noi, in forma singola e in modo collettivo. Cosa de-vono fare le persone, le imprese, la societ civile? Tutti gli attori sociali, e gli attori economici ha sottolineato il Vescovo - hanno una responsabi-lit specifica nel loro ambito di impegno, ma in-sieme hanno anche una responsabilit comune, quella di trovare ogni forma possibile per riuscire a lavorare insieme. Quello della responsabilit, un tema enorme, che ha molteplici sfaccettature. Quindi mi limito ad aprire alcuni spunti di ri-flessione, talune anche provocatorie, al solo scopo di lanciare un dibattito, e ancor di pi di stimo-lare un lavoro comune tra tutti coloro che sono

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    convenuti qui questa mattina. C per un punto di partenza importante, che vorrei sottolineare, e dal quale partita tutta questa riflessione, ed la frase di Papa Francesco nellEvangelii Gaudium, che voi avete nel retro dellinvito che vi ha portati qui:In ogni nazione, gli abitanti sviluppano la di-mensione sociale della loro vita configurandosi come cittadini responsabili in seno ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti. Ricordiamo che l essere fedele cittadino una virt e la parte-cipazione alla vita politica unobbligazione mora-le. Ma diventare un popolo qualcosa di pi, e richiede un costante processo nel qua-le ogni nuova generazione si vede coinvolta. un lavoro lento e arduo che esige di vo-lersi integrare e di imparare a farlo f ino a sviluppare una cultura dell incontro in una pluriforme armonia.Certamente la prima forma di responsabilit quella di fare bene il proprio lavoro, o di assolvere con diligenza al proprio compito. Essere responsabili comporta avere una visione della vita come dono, ed avere la coscienza di essere in costante relazione con luniverso e con tutti gli

    altri uomini. Ma il senso di responsabilit deve essere inquadrato anche in una visione collettiva, deve assumere una dimensione comunitaria. La carenza di visione collettiva ha indebolito o tal-volta annullato la dimensione comunitaria cio il sentirsi comunit con gravi conseguenze sul-la salvaguardia dei beni comuni. Alla crisi della visione collettiva ha di certo contribuito anche la crisi dei corpi intermedi, cio di quei sogget-ti che trasformavano la sommatoria di interessi particolari e parziali in interessi collettivi che co-

    struivano il bene comune. Oggi c una voglia di comunit, unansia di recupero di questa dimen-sione in maniera nostalgica, ma non si mettono

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    realmente in campo i valori necessari a recupera-re il senso di comunit. Quindi, lappello quello di recuperare la dimensione del noi. Dobbiamo uscire dalla logica dellio e recuperare la cultura dellaltro, ossia non c lio se non dentro una re-lazione con laltro, con tutti gli altri. La capacit di agire insieme ci che manca oggi. Non siamo abituati a conoscere per decidere; le decisioni si dovrebbero prendere in modo razionale. Ma noi, nella realt, nel prendere decisioni ci soffermia-mo analiticamente sui pro e sui contro, ossia sulle conseguenze, oppure ci buttiamo verso

    quella che ci sembra la versione migliore istin-tivamente? Senza le conoscenze adeguate ha proseguito il Vescovo - rischiamo di essere in balia di decisioni altrui, di non avere strumen-ti di controllo, di affidarci al buio anche senza accorgecene. Il grande problema di oggi la su-premazia delleconomia finanziaria sulla politica e sulla societ. Le rende impotenti, ne condiziona le scelte, gli detta le coordinate dello sviluppo. La democrazia non influisce pi come dovrebbe sul sistema politico e il sistema politico non control-

    la pi il potere economico e finanziario. Quindi il potere economico e finanziario non pi sotto il controllo democratico. Parlando di welfare ha messo in evidenza il Vescovo - dobbiamo anche prendere atto che le trasformazioni attuali hanno sorpreso anche le organizzazioni operanti nel sociale (forse anche a causa di una loro eccessi-va proliferazione), spesso costrette a ripensarsi: o fanno a meno di risorse pubbliche tornando al mutualismo delle origini, oppure reinterpretano i bisogni, aggregandosi.Allora necessario ripartire dal basso, ripartire

    dal contributo dei cittadini e dei corpi intermedi.Il problema che dallalto (da politiche accentratrici) non viene quasi mai utilit per i territori, risorse per ri-spondere ai bisogni (diritti) di tutti, ma viene solo utili-t per i macro-sistemi, per i grandi poteri (finanziari), per strategie pro-globalizza-zione (addirittura in alcuni casi dipendenti dallestero e non adatti al complesso ter-ritorio reticolare del nostro Paese).Il Vescovo ha fatto, durante il suo intervento, anche un breve cenno al lavoro fem-

    minile. Innanzitutto ora di smetterla di trat-tare la maternit come un problema, come una malattia che va in contrasto con il lavoro. Il tasso di occupazione femminile, nel nostro Paese, il peggiore dei Paesi Occidentali, e quando lavora-no a parit di mansioni le donne percepisco-no un compenso inferiore. Cos come la presenza femminile nei ruoli dirigenziali ancora troppo esigua. Una societ che fa finta di rammaricar-si per la mancanza di donne in ruoli dirigenziali (cos come in politica), ma nei fatti non fa niente

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    per risolvere il problema, per conciliare i proble-mi del lavoro e della vita, una societ ipocrita!. Siamo oggi in una fase in cui in tutto il mondo delleconomia urge aprire un dibattito sulla ne-cessit di recuperare un saldo legame con letica, ed in alcuni casi anche sulla necessit di ridefi-nire il concetto di etica, che spesso tendiamo a minimizzare come semplice correttezza di com-portamento. Vale per le cooperative, per le altre imprese economiche, per i sistemi di rappresen-tanza, per il volontariato. Anche rispetto al volon-tariato c bisogno di instaurare una nuova etica. Il volontariato diventato troppo spesso solo una esigenza personale, che fa fatica a entrare in un mandato collettivo. In passato le associazioni di volontariato anticipavano i bisogni, oggi invece sono appesantite e vanno a rimorchio. Il volon-tariato non deve perdere la capacit di gridare allo Stato sulla condizione dei cittadini pi disa-giati. Parlare di Istituzioni Economiche certo delicato, e mi riferisco in particolare alle banche. Ma parlando di responsabilit, non si pu non riprendere il concetto che il credito un bene comune. E se questa affermazione vera ognu-no deve fare la sua parte per renderla possibile,