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Maria Cristina Mola Documentazione licheni Escursione Pro Natura ott. ‘05 1 I LICHENI I LICHENI I licheni sono un’associazione tra un fungo e un’alga e/o un cianobatterio. Quest’associazione è vantaggiosa per entrambi e i biologi la chiamano simbiosi. Ma quali sono i benefici? Per il fungo: i funghi, come gli uomini, hanno bisogno di mangiare del cibo per sopravvivere e questo cibo non si trova sempre con facilità nell’ambiente esterno… eh già, non esiste la COOP in foresta! Per le alghe e i cianobatteri: in certi ambienti trovano difficile procurarsi l’acqua e i sali minerali di cui hanno bisogno. Ma allora perché non fare una simbiosi nella quale le alghe e i cianobatteri, tramite la fotosintesi, procurano il cibo a se stessi e al fungo, e il fungo mette loro a disposizione acqua, sali minerali e una protezione? Sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire una simile opportunità! Da quest’associazione ne esce un organismo completamente nuovo che non ci ricorda per niente un fungo né tantomeno un alga! Ma vediamo se è possibile raccontare ai bambini questo incontro in modo più poetico… … un giorno un funghetto di nome Carletto fece una gita che fu assai riuscita, perché un’alghetta di nome Antonietta, cucinò un pranzetto che attirò Carletto. Così Antonietta e Carletto si incontrarono, insieme mangiarono e a poco a poco si innamorarono. Poi divennero famosi vivendo in simbiosi. La loro storia è nella memoria perché da Antonietta e Carletto nacque il più bel lichene del boschetto. Ecco dunque come si origina un lichene, quando un fungo ed un’alga si vogliono bene. +

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Maria Cristina Mola Documentazione licheni Escursione Pro Natura ott. ‘05

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I L I C H E N II L I C H E N I

I licheni sono un’associazione tra un fungo e un’alga e/o un cianobatterio. Quest’associazione è vantaggiosa per entrambi e i biologi la chiamano simbiosi.

Ma quali sono i benefici?

Per il fungo: i funghi, come gli uomini, hanno bisogno di mangiare del cibo per sopravvivere e questo cibo non si trova sempre con facilità nell’ambiente esterno… eh già, non esiste la COOP in foresta!

Per le alghe e i cianobatteri: in certi ambienti trovano difficile procurarsi l’acqua e i sali minerali di cui hanno bisogno.

Ma allora perché non fare una simbiosi nella quale le alghe e i cianobatteri, tramite la fotosintesi, procurano il cibo a se stessi e al fungo, e il fungo mette loro a disposizione acqua, sali minerali e una protezione? Sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire una simile opportunità!

Da quest’associazione ne esce un organismo completamente nuovo che non ci ricorda per niente un fungo né tantomeno un alga!

Ma vediamo se è possibile raccontare ai bambini questo incontro in modo più poetico…

… un giorno un funghetto

di nome Carletto

fece una gita

che fu assai riuscita, perché un’alghetta

di nome Antonietta,

cucinò un pranzetto

che attirò Carletto.

Così Antonietta e Carletto si incontrarono,

insieme mangiarono e

a poco a poco si innamorarono.

Poi divennero famosi

vivendo in simbiosi.

La loro storia è nella memoria

perché da Antonietta e Carletto

nacque il più bel lichene del boschetto.

Ecco dunque come si origina un lichene,

quando un fungo ed un’alga si vogliono bene.

+

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Peltigera praetextata Evernia divaricata

Lecidea silacea Lecidea silacea

Grazie a questa associazione i licheni sono in grado di colonizzare gli ambienti più diversi anche quelli caratterizzati da condizioni di vita estreme, dove da solo fungo e alga non potrebbero sopravvivere. Camminando in alta montagna, dove non c’è neanche più l’ombra di un albero, avrete sicuramente visto dei sassi con mille macchioline colorate… eh beh, ognuna di queste macchie è un lichene!

Vi sarete magari chiesti a cosa servono i licheni. Se foste un piccolo insetto o una grande renna non ne potreste fare a meno… infatti, i licheni offrono un buonissimo rifugio agli insetti e sono la base del cibo delle renne. Anche i nostri cervi, caprioli,… possono occasionalmente mangiare i licheni. E, se avete la pazienza di leggere questi fogli fino alla fine, scoprirete altri mille usi dei licheni purtroppo molti sono più passati che presenti.

Ma vediamo un po’ come sono organizzati questi licheni. Il corpo vegetativo si chiama tallo ed è costituito prevalentemente dal fungo: le sue ife (immaginatele come dei fili) formano un intreccio molto denso. All’interno di questo intreccio si trovano le alghe. Ma il tutto, nella maggior parte delle specie, è ben organizzato in 3 (o 4) strati, come potete vederlo sul disegno qui sotto:

! strato corticale superiore: strato di ife strettamente intrecciate;

! strato algale: formato da ife meno dense tra le quali ci sono le alghe;

! strato medullare: il più profondo, è costituito da ife poco dense tra i cui spazi l’aria, l’acqua e le sostanze di riserva sono immagazzinate;

! strato inferiore: nei licheni foliosi è presente uno strato in più sotto lo strato medullare che ha il ruolo di proteggere il licheni dal substrato sul quale cresce.

I licheni presentano diverse morfologie… distinguerli è veramente facile… guardate le fotografie e mi darete ragione!:

! i licheni fogliosi: loro invece sono più facili da staccare perché non sono totalmente attaccati al supporto… la loro forma ricorda molto delle foglie;

! i licheni crostosi: sono totalmente incollati al supporto sul quale crescono e vi sfido a volere staccarne uno… impossibile!

! i licheni fruticosi: e se vi piacciono le cose facili allora adorerete i licheni fruticosi perché anche un bambino riuscirebbe a staccarli dal supporto. Sono attaccati solo per un piccolo punto e sembrano dei cespuglietti o dei lunghi capelli!

I licheni possono riprodursi per via vegetativa o per via sessuata. Alcuni licheni possono usare i 2 modi ma la maggior parte si è specializzata in un solo tipo. Cosa ne dite di guardare più da vicino cosa significano questi 2 termini?

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Riproduzione sessuata

Quando il fungo decide di riprodursi produce delle strutture, gli apoteci o i periteci, dove vengono prodotte le spore:

! gli apoteci hanno la forma di scodella o di disco;

! i periteci sono invece a forma di fiasco.

Una volta liberate le spore se cadono su un buon substrato germoglieranno e, se troveranno un’alga, daranno origine a un nuovo lichene.

Riproduzione vegetativa

È una riproduzione semplicissima ma che vi sembrerà strana. Ci sono 2 metodi. Nel primo caso, una parte del lichene si rompe e questi pezzetti (composti dalla parte alga e dalla parte fungo) s’ingrandiscono dando un nuovo individuo! Impressionante, vero?

Nel secondo caso, il lichene produce delle strutture specializzate (isidi e soredi) che saranno poi disperse nell’ambienten e che contengono sia la parte fungo sia la parte alga:

soredi

! gli isidi sono delle sporgenze del tallo;

! i soredi sembrano dei piccoli granelli di sabbia o di polvere.

isidi

Ecologia

I licheni possono crescere su più substrati come il terreno (licheni terricoli), la corteccia (licheni corticicoli), il legno morto (licheni lignicoli) e le superfici rocciose (licheni rupicoli). Ma possono crescere anche in luoghi più impressionanti come l’asfalto, il cemento, le tegole, il cuoio,…

Insomma, i licheni non finiscono mai di sorprenderci!

Sono sicuramente fra gli organismi che si adattano maggiormente agli ambienti più diversi e più difficilmente vivibili

… andreste a vivere nella fredda alta montagna, nel caldo e secco deserto, al bordo di un salatissimo mare o sulle lave vulcaniche appena raffreddate?

E pensare che i licheni sono capaci di fare tutto ciò! Non ci vuole molto per permettere loro di crescere! E questo largo margine di scelta è dovuto, pensate un po’, proprio alla simbiosi tra il fungo e l’alga!

apoteci periteci

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Hypogymnia physodes

Umbilicaria aprina

Cetraria islandica

Xanthoria parietina

Lobaria pulmonaria

Pseudovernia furfuracea

Sostanze licheniche

Queste sostanze sono particolarmente interessanti per la nostra escursione perché ci permetteranno di tingere le nostre magliette, grembiuli, tovaglioli o non so cos’altro avete portato con voi!

Ma cosa sono le sostanze licheniche? Sono delle molecole chimiche che sono specifiche alla simbiosi. Se ne conoscono circa 300 ma loro funzione non è ancora chiara. Soltanto che per riuscire ad utilizzarle come colorante bisogna estrarle… ma impareremo tutto ciò durante l’escursione!

Licheni e uomo

Sono rimasta colpita quando ho saputo che fin dall’antichità l’uomo ha imparato a servirsi dei licheni per diversi usi. Pensate un po’ che le più antiche testimonianze risalgono all’Antico Egitto: Pseudovernia

furfuracea veniva usato per la mummificazione delle salme e molti altri licheni erano usati per usi cosmetici e medicinali. A partire dal V secolo, la maggior parte delle utilizzazioni dei licheni era basata su delle semplici analogie morfologiche. Per questo:

! Lobaria pulmonaria era considerata un ottimo rimedio per i problemi ai polmoni perché il suo aspetto ricorda un polmone!;

! Xanthoria parietina, dal colore giallo-arancio, era usata per i disturbi legati al fegato;

! Usnea barbata, a causa della sua forma filamentosa, era spesso utilizzata in caso di perdita di capelli o per rinforzarli.

Attualmente, il principale interesse di alcuni licheni in medicina è dovuto soprattutto alle loro proprietà antibiotiche:

! l’Evosin e l’Usniplant, ricavate dai generi Usnea e Parmelia, sono utilizzati nel trattamento di numerose malattie dermatologiche;

! la Paramicina, a base di estratti di Hypogymnia physodes e Parmelie, è particolarmente utile nelle forme avanzate di tubercolosi.

Alcune sostanze sono addirittura efficaci per la cura di certe forme

di cancro! Qualche anno fa è stata estratta una sostanza dal genere Umbilicaria che ha mostrato una grand’abilità d’inibizione sullo sviluppo del virus dell’HIV.

E pensate un po’ che si possono perfino mangiare! Sono ricchi in vitamina A, B, C, D ed E e in proteine! Per esempio, Cetraria islandica era impiegata fino a poco tempo fa nei paesi scandinavi per la preparazione di zuppe, gelatine, pane e biscotti salati e ancora oggi viene usata in Francia e Germania come farina nell’industria dolciaria. Nella parte nordoccidentale della Norvegia si produce una bevanda chiamata “dravle” a base di Cetraria islandica, latte fermentato e zucchero.

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Evernia prunastri

Letharia vulpina

E anche noi durante l’escursione proveremo a fare del pane a base di Cetraria islandica… vedrete che non è niente di difficile e potrete rifarlo a casa.

Secondo alcuni autori la manna degli Ebrei, potrebbe corrispondere ai talli di Lecanora esculenta, un tipico lichene d’ambiente desertico ancora oggi utilizzato dai persiani per fare un pane denominato “shirsad”.

Ma ci sono anche licheni meno buoni… in Europa, fortunatamente, esiste un solo lichene tossico, Letharia vulpina, che cresce essenzialmente sui larici e un tempo veniva utilizzato per avvelenare i lupi. In ogni caso, i licheni velenosi sono rari.

I licheni sono anche conosciuti fin dai tempi dell’Antica Grecia come ottimi coloranti. In particolare nel XVIII e XIX secolo, prima dell’invenzione dei coloranti sintetici, essi avevano una grande importanza economica nella colorazione della lana. Varie specie di licheni fornivano pigmenti diversi e mescolando diverse specie si potevano ottenere nuovi colori e sfumature… proprio come con la tavola del pittore!

Avete mai usato la cartina tornasole durante le lezioni di chimica per misurare il pH? E se vi dicessi che fino a poco tempo fa era ottenuta da licheni appartenenti al genere Lecanora?

I licheni trovano ancora un discreto impiego nell’industria cosmetica, soprattutto nella produzione di essenze e fissatori. Il profumo “musk” deriva da Pseudovernia furfuracea e da Evernia

prunastri.

I licheni sono stati anche a lungo utilizzati per datare fenomeni

geomorfologici, come frane e morene glaciali. La tecnica (lichenometria) si fonda sul rapporto tra dimensioni ed età di alcuni licheni epilitici crostosi, noti per la loro crescita lenta e la grande longevità (alcuni possono vivere fino a 9’000 anni!). I principi di questa scienza sono oggi messi in discussione e devono essere ricalibrati.

Infine, i licheni, data la loro particolare sensibilità nei confronti di diverse sostanze tossiche presenti nell’aria, si sono rivelati molto utili nello studio dell’inquinamento atmosferico. Sono da anni impiegati per la realizzazione di mappe della qualità dell’aria di zone fortemente abitate e industrializzate e per l’individuazione di specifici inquinanti.

Il biomonitoraggio

Il biomonitoraggio si basa sullo studio e l’interpretazione degli effetti prodotti dall’inquinamento sugli organismi e sulle loro comunità.

Il fatto che esseri viventi possano essere impiegati nello studio dell’inquinamento ambientale non deve sorprendere: ogni organismo interagisce con l’ambiente in cui vive, effettua con esso continui scambi di sostanze e, pertanto, è influenzato dalle alterazioni che in esso si verificano, siano queste dovute all’uomo o naturali.

Nel biomonitoraggio vengono utilizzati quegli organismi che in presenza di determinati inquinanti subiscono variazioni morfologiche facilmente rilevabili e quantificabili. Questi organismi sono detti bioindicatori.

Attenzione a non confondere i bioindicatori con i bioaccumulatori, che sono anche loro molto utili:

bioaccumulatore: organismo in grado di assorbire e accumulare al suo interno elevate concentrazioni di specifici inquinanti senza subire danni per periodi di tempo più o meno lunghi.