in piscina - glunews diabetes network · il counting (o conteggio) dei carboidrati s’inseri-sce...
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ANNO III • N.3 • NOVEMBRE 2010 • Periodico di aggiornamento per diabetici e non⇔ 2,50 • copia omaggio
FOCUSIl countingdei carboidrati.
Alimentazione
Gli “Snack amici”.
Attualità
Specialistidel diabete.
In piscinacontro il diabete.
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EDITORIALE pag. 3
FOCUS pag. 4
Il counting dei carboidrati.
ALIMENTAZIONE pag. 10Gli “Snack amici”.
SPORT pag. 14In piscina contro il diabete.
ATTUALITÀ pag. 18Specialisti del diabete.
LA POSTA DEI LETTORI pag. 21
CAPIRE LE ANALISI pag. 22L’INR.
STRUMENTI DI MISURAZIONE pag. 26
Un aiuto per capire il proprio diabete.
DIABETENIGMISTICA pag. 28
DOLCI CURIOSITÀ pag. 30
GLUNews • ANNO III • N. 3 • NOVEMBRE 2010Periodico di aggiornamento per diabetici e nonTiratura: 50.000 copie
Direttore ResponsabileDott. Renato Saggiorato Medico Igienista
Coordinamento ScientificoProf. Andrea GiaccariProfessore di Endocrinologia, Docente di diabetologia Policlinico Gemelli [email protected]
con la collaborazione di:Dott.ssa Annamaria PriolettaSpecialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio
Edizione, Redazione & Progetto GraficoCARISM S.r.l. - Torino
StampaAGES ARTI GRAFICHE -Torino
Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.
Sommario
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Editoriale
Ciò che, in questo ultimo periodo, più mi ha fatto piacere e inorgoglito, oltre allo
strabiliante traguardo dei 6.000 abbonati, è stato scoprire GLUNews su internet, con
la stessa sobrietà ed eleganza che caratterizza l’edizione cartacea, ricco di vita e di
colori, semplice ed intuitivo, con l’autorevolezza data da un coordinatore scientifico
del calibro del professor Giaccari e la serietà e l’impegno di tutta la redazione. Essere
presenti anche sul web significa contribuire, con uno strumento in più, a creare una
barriera di contrasto al diabete che sarà tanto più efficiente quanto più svolta in col-
laborazione con le strutture sanitarie dei vari paesi che già operano in sintonia e che
da alcuni anni hanno dato vita alla Giornata Mondiale del Diabete.
Si tratta di una manifestazione che anche quest’anno, a metà novembre, si svol-
gerà in tutte le principali piazze italiane e che vedrà la collaborazione non solo
delle Associazioni Sanitarie ma dei cittadini, in particolare di coloro che sulla loro
pelle hanno tratto esperienza e che sanno che Il diabete si può prevenire e che la
prevenzione passa attraverso l’informazione. Esistono infatti delle situazioni, appa-
rentemente banali, che rappresentano un segnale precoce di rischio di diabete e
che bisogna cogliere in tempo prima che i danni arrecati siano irreversibili.
Mi capita spesso di trascorrere parecchio tempo a contatto con gruppi di diabeti-
ci e di partecipare a numerose iniziative sul territorio promosse da alcune associa-
zioni e quando qualcuno mi chiede cosa mangio durante queste esperienze, in
particolare se nei ristoranti viene disposto un menù diverso per le persone con il
diabete e per gli accompagnatori (pensando che i primi si sottopongano a terribi-
li restrizioni dietetiche), rispondo con un sorriso. Niente di più errato. Il diabetico
è una buona forchetta: mangia, eccome mangia! Parlo ovviamente del diabetico
educato a mangiare, che sa scegliersi gli alimenti e la loro quantità, sa modulare
terapia ed attività fisica a quello che mangia, perché è una persona consapevole
ed informata, che legge, che partecipa alla vita associativa dove vengono tenute
lezioni, dati consigli, corretti gli errori, fatte esperienze…
GLUNews e GLUNews.it hanno proprio questo obiettivo: informare, educare, pre-
venire e aiutare chi ha il diabete a non rinunciare a nulla.
Renato Saggiorato
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Il counting dei carboidrati.Quanti di voi hanno il diabete da molti anni, si saranno probabilmente resi conto di
come, nel corso degli anni, i consigli sulla dieta che vi hanno dato i diversi specialisti
che si sono occupati della vostra patologia sia cambiato: si è passati dall’indicazione
di drastiche riduzioni dell’apporto di carboidrati (per esempio del pane e della pasta),
a schemi dietetici molto simili all’alimentazione di soggetti non affetti da diabete.
Generalmente gli schemi dietetici più comunemente suggeriti si basano o su schemi
fissi (i più odiati e i meno seguiti dai pazienti) o sulla regola dello scambio di alimen-
ti (un po’ più accettato, ma sempre piuttosto rigido). Ed è per questo che, ancora
oggi, il paziente cui viene diagnosticato il diabete si scontra con la difficoltà di dover
modificare le proprie abitudini alimentari per contribuire a controllare al meglio i valo-
ri della glicemia o per cercare di evitare l’aumento di peso; anche se questi schemi di
alimentazione appaiono facili, non tutti hanno facilità a comprendere immediata-
mente quali sono i cibi a cui fare più attenzione, quali limitare e quali preferire.
I diabetologi, dal canto loro, si confrontano quotidianamente con le numerose
domande dei pazienti su cosa, quanto e come mangiare, cosa evitare; nel caso dei
FOCUS
A. Giaccari
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pazienti in terapia insulinica a queste domande si
aggiungono i dubbi sulle unità di insulina da
somministrarsi e a volte (ma solo a volte), su
come modificarne il dosaggio in base ai valori
della glicemia. Dico solo a volte perché purtrop-
po, ancora oggi, molti pazienti sono spaventati
quando devono modificare le dosi di insulina e
molti sono convinti che la correzione della terapia
insulinica, anche transitoria, debba essere effet-
tuata esclusivamente dal proprio diabetologo.
La terapia insulinica a dosi fisse (quella che la
maggior parte dei pazienti pratica) richiede
necessariamente un'alimentazione costante, per-
ché la variabilità si paga poi con brusche variazio-
ni della glicemia. Ovviamente questo tipo di
approccio è piuttosto limitativo poiché costringe
il paziente a sottostare a un regime dietetico piut-
tosto rigido. Gli schemi di terapia che, al contra-
rio prevedono variazioni del dosaggio dell’insuli-
na in base alla glicemia e al tipo di pasto, consen-
tono una maggiore flessibilità nelle scelte alimen-
tari, oltre che, ovviamente, una maggiore proba-
bilità di raggiungere un buon controllo glicemico.
Vi è mai capitato una sera a cena di mangiare
una bella bistecca alla fiorentina, con a seguire
una ricca insalata condita con abbondante olio e
aceto, un bel bicchiere di vino rosso, ed andare in
ipoglicemia? Oppure, dopo 50 g di pasta in bian-
co, la glicemia sembra salire e non tornare più giù
nonostante l’insulina sia sempre la stessa? Carne
rossa, magari un po’ grassa, burro, olio, vi faran-
no ingrassare o alzare i grassi nel sangue ma con-
tengono pochi carboidrati, praticamente nulla,
non alzano la glicemia; paradossalmente, per
fare la stessa insulina, devono essere accompa-
gnati dal pane per avere una minima dose di car-
boidrati, altrimenti si va in ipoglicemia. Al contra-
rio, il piccolo piatto di pasta in bianco (benché
appaia minimo, di sacrificio, di dieta, magari pro-
prio per compensare il bisteccone del giorno
prima) è composto di soli carboidrati, peraltro
praticamente sprovvisti di fibre (è sempre meglio
un bel condimento a base di verdure di stagione)
e quindi rapidamente assorbiti. Ecco che sale la
glicemia. Nella vostra (e nella nostra) vita voglia-
mo mangiare cibi diversi, cambiare, sperimentare
(sempre cercando una dieta sana). Per questo
non dobbiamo adattare la nostra alimentazione
alla terapia, ma la terapia (anche insulinica) alle
nostre abitudini alimentari. Se il peso ce lo per-
mette, anche ai nostri capricci.
Il counting (o conteggio) dei carboidrati s’inseri-
sce appunto in questo scenario. Si tratta di un
approccio relativamente nuovo che prevede la
somministrazione di insulina a dosi variabili, deci-
se dal paziente (e questo è l’aspetto più impor-
tante), in base alla quantità di carboidrati del
pasto che vorrà mangiare.
Si tratta di una tecnica utilissima per chi usa il
I carboidrati rappresentano il 45-60% delle calorie giornaliere e sono il nutriente maggiormente responsabile delle variazioni della glicemia dopo un pasto.
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FOCUS
microinfusore, consigliata a molti pazienti e
ben accettata dagli stessi in terapia insulinica
multi-iniettiva (cioè per chi fa più somministra-
zioni al giorno di insulina). Quasi tutti i pazien-
ti con diabete a cui viene proposto lo accetta-
no e lo seguono senza particolari difficoltà e,
appena ne diventano padroni, ne sono molto
soddisfatti poiché, sebbene richieda
un certo impegno soprattutto
all’inizio, regala in seguito
una gran bella libertà.
Cerchiamo di entrare
un pochino più nel det-
taglio, senza pretende-
re che diventiate dei
tecnici.
Il meccanismo su cui si
fonda è piuttosto immediato
da comprendere: tutti gli alimenti
sono costituiti da nutrienti e tra questi i 3 più
importanti ai fini del contributo in calorie sono
i carboidrati, i grassi e le proteine; l'aumento
della glicemia post-prandiale è sostanzialmen-
te determinata dal quantitativo di carboidrati
presente nel cibo che abbiamo introdotto
(grassi e proteine poco influenzano la glicemia
del post-pasto) e pertanto il fabbisogno di
insulina è proporzionale a questo quantitativo
in carboidrati.
I carboidrati (cioè gli zuccheri), rappresentano
il 45-60% delle calorie giornaliere e sono il
nutriente maggiormente responsabile delle
variazioni della glicemia dopo un pasto.
Alla base della buona riuscita del metodo c’è
un importante e intramontabile concetto nella
terapia del diabete mellito: l’educazione che
in questo caso viene fatta dal diabetologo e
dal dietista (figura professionale spesso impor-
tante per la buona riuscita del metodo).
Potremmo riassumere, in maniera forse trop-
po semplicistica, il metodo in 4 passi:
1. Sapere cosa sono i carboidrati e
identificare i cibi che li conten-
gono.
2. Pesare gli alimenti,
almeno all’inizio, per poi
stimarne il peso.
3. Calcolare il quantitati-
vo in carboidrati.
4. Calcolare il bolo di
insulina in base al proprio
rapporto carboidrati/insulina.
Il primo punto può sembrare banale, ma non
lo è affatto; vi assicuro che non tutti sanno
cosa sono i carboidrati e quali sono i cibi che
li contengono e quali invece ne sono privi.
Sono presenti non solo nel pane e nella pasta,
come solitamente si crede, ma anche nella
frutta, nelle patate, nei legumi ecc. e sono,
come abbiamo detto, il nutriente maggior-
mente responsabile delle variazioni della glice-
mia dopo un pasto.
Una volta imparato a riconoscere i cibi che
contengono carboidrati è importante saper
stimare il peso dell’alimento che si sta per
consumare (a tale scopo all'inizio sarà
importante pesare tutto, al fine di fare espe-
rienza per poi riconoscere “ad occhio” il
peso degli alimenti). Utili possono essere le
unità di misura che potremmo chiamare “misu-
re casalinghe” (per esempio con l’esperienza si
imparerà che un mestolo di riso corrisponde a
tot. grammi di riso o di farina ecc). Un altro
metodo molto utile sarà leggere (con attenzio-
ne) le etichette dei cibi confezionati.
Una volta riconosciuto e pesato l’alimento che
contiene carboidrati dobbiamo imparare a calco-
lare con sufficiente precisione quanti carboidrati
sono contenuti negli alimenti più comunemente
utilizzati. Questa operazione, che apparentemen-
te potrebbe sembrare la più complessa, viene
notevolmente semplificata utilizzando tabelle di
composizione degli alimenti, che il vostro diabe-
tologo o il dietista vi potranno fornire oppure uti-
lizzando delle versioni on-line (molto complete
sono quelle fornite dall’Istituto Nazionale della
Nutrizione in cui vengono indicate, per ogni ali-
mento, le kilocalorie che fornisce, la composizio-
ne dei diversi nutrienti e la quantità di carboidra-
ti per 100 g di prodotto), oppure leggendo l'eti-
chetta presente sui cibi confezionati.
Facciamo qualche esempio per cercare di chiarire
ancora di più le cose.
Ipotizziamo di voler mangiare 40 g di pane.
Prendo la tabellina della composizione degli ali-
menti e scopro che 100 g di pane bianco con-
tengono 66 g di carboidrati. A questo punto
per sapere quanti grammi di carboidrati contie-
ne quel pezzetto di pane basta moltiplicare 40
g x 66 e dividere per 100 = 26 g. In poche paro-
le state per mangiare 26 g di carboidrati. Se al
posto del pane, invece, decidete di mangiare una
mela che pesa 130 g, cercando sempre sulla
tabellina, troverete che 100 g di mela contengo-
no 10 g di carboidrati e quindi 130 x 10 diviso
100 = 13 g.
Quando si sarà diventati abbastanza esperti con
questi calcoli, bisognerà capire quanta insulina è
necessaria per “coprire” quel quantitativo di car-
boidrati, ovvero sapere quanti grammi di carboi-
drati vengono metabolizzati a seguito della som-
ministrazione di una unità di insulina o, in termi-
ni più semplici, quanta insulina serve affinché lo
“zucchero” che si mangia non rimanga nel san-
gue e quindi non aumenti troppo la glicemia.
Questo rapporto si definisce rapporto carboi-
drati/insulina ed è strettamente individuale
(cioè diverso da paziente a paziente), perché
non tutti rispondono allo stesso modo all’insu-
lina; c’è chi risponde meglio e regola meglio le
sue glicemie anche con poche unità di insulina
e c’è chi è invece più “resistente” e quindi ha
bisogno di maggiori quantità di insulina per
ottenere lo stesso effetto.
Il rapporto carboidrati/insulina va stabilito empiri-
camente, cioè, materialmente, durante le prime
settimane si devono fare delle “prove”, in altre
parole bisogna esercitarsi. Vediamo in termini
pratici in cosa consiste questo esercizio.
Per i primi tempi al paziente verrà suggerito di ali-
mentarsi con cibi che forniscono un quantitativo
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costante di carboidrati, in modo tale da riusci-
re a calcolare, il più precisamente possibile, il
fabbisogno insulinico per quel quantitativo di
carboidrati. Prima di riuscire a stabilire con
precisione il reale rapporto carboidrati/insuli-
na (ci vorrà qualche giorno), il diabetologo vi
indicherà un rapporto “calcolato” in base a
diversi fattori (per esempio il peso).
Essenziale ed indispensabile, in particolare in
questa prima parte del processo educativo, è
il diario del paziente (che in questo caso non
è il classico diario delle glicemie a cui molti di
voi sono abituati), su cui andranno appunta-
te le glicemie prima del pasto, quali alimenti
si sono consumati, in che quantitativo, il loro
contenuto in carboidrati, le unità di insulina
somministrate e le glicemie dopo il pasto. Il
periodo in cui ci si esercita al fine di stabilire il
proprio “reale” rapporto carboidrati/insulina
deve necessariamente essere un periodo in
cui il controllo glicemico è buono, si segue
una alimentazione regolare e non vi siano fat-
tori che possano variare la sensibilità all’insu-
lina (per esempio una infezione o l’uso di
alcuni farmaci possono ridurla; l’attività fisica
può migliorarla).
Dopo le prime prove e i primi tentativi, insieme
con il vostro diabetologo, stabilirete qual’è il
vostro rapporto carboidrati/insulina e così
potrete procedere; a questo punto è una sem-
plice questione di matematica e di metodo.
Facciamo qualche esempio per chiarirci un po’
le idee: ipotizziamo che il vostro rapporto di
carboidrati/insulina sia 13 (solitamente si inse-
risce tra 8 e 15); questo significa che ogni
unità di insulina fa metabolizzare 13 g di car-
boidrati; quindi, se volete mangiare il pezzet-
to di 40 g di pane (che come abbiamo visto
contiene 26 g di carboidrati) dovrete sommi-
nistrarvi 2 unità di insulina rapida; se al contra-
rio volete mangiare la mela (di 130 g), intro-
durrete 13 g di carboidrati e quindi dovrete
somministrarvi 1 unità di insulina.
Attenzione però, questo rapporto, che come
abbiamo detto è strettamente individuale,
può variare e pertanto va ricalcolato ogni
qualvolta subentrino condizioni che possono
influenzare la sensibilità insulinica.
Abbiamo detto che il counting dei carboidrati
è un metodo molto utile per i pazienti in trat-
tamento con microinfusore, anche perché
alcuni dispositivi consentono di impostare il
rapporto insulina-carboidrati ed in tal modo il
paziente può somministrarsi il bolo in funzio-
ne del pasto che sta per mangiare.
Quindi, se il vostro diabetologo vi ha propo-
sto il calcolo dei carboidrati o se pensate che
possa essere un metodo adatto alla vostra
patologia e al vostro stile di vita e volete
discuterne con lui, il consiglio principale è:
non mollate alle prime difficoltà! Dopo le
prime prove, a volte infruttuose, dopo un ini-
zio un po’ noioso dove dovrete fare in conti-
nuazione calcoli prima di sedervi a tavola,
dopo qualche piccola sconfitta, quando
avrete raggiunto un’adeguata autonomia,
verrà quasi istintivo e dietro ogni alimento
che state preparando o che vi preparate a
consumare è come se ci fosse scritta sopra la
quantità di insulina necessaria.
FOCUS
LA GIORNATA MONDIALE DEL DIABETE 2010
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Il 13 e 14 novembre saranno allestiti in numerose piazze italiane e in alcuni centri commer-
ciali, dei presidi diabetologici dove potrete trovare medici, dietisti, infermieri che, a titolo
gratuito, vi forniranno materiale informativo e consigli pratici di prevenzione e gestione del
diabete. Nei presidi sarà inoltre possibile effettuare la prova della glicemia capillare (con il
glucometro), la misurazione della pressione arteriosa e di altri parametri clinici.
Come ogni anno, inoltre, chi si recherà nei presidi della GMD, sarà invitato (ed aiutato) a
compilare un questionario, composto da 8 semplici domande, che fornirà un risultato nume-
rico, espressione del vostro rischio futuro di sviluppare il diabete. Il medico presente presso
il presidio, inoltre, commenterà con voi il risultato del questionario e qualora fosse necessa-
rio, vi potrà consigliare come continuare gli accertamenti.
Quale migliore occasione per portare al presidio i vostri parenti per valutare il loro rischio.
Il tema anche per quest’anno sarà “L’educazione e la prevenzione del diabete”. L’obiettivo
è centrare l’attenzione sull’importanza di educare sul tema del diabete e sulla possibilità e la
necessità di prevenirlo.
Attenzione però, non solo prevenzione, ma anche educazione e appoggio concreto ai sog-
getti che il diabete lo hanno già. Sarà un’occasione concreta per cercare di chiarire le idee e
di risolvere eventuali incertezze.
Vi aspettiamo ancora una volta numerosi alla Giornata Mondiale del Diabete 2010!
A. Giaccari
Eccoci di nuovo all’annuale appuntamento con
l’educazione e la prevenzione: La Giornata
Mondiale del Diabete.
I lettori affezionati di GluNews sapranno che si trat-
ta di un evento di sensibilizzazione che si svolge ogni
anno in numerose piazze italiane, rivolto non solo a
chi ha il diabete, ma anche ai loro familiari e in gene-
rale a tutti coloro che hanno voglia di informarsi su
questa diffusissima patologia.
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A chi non è mai capitato di trovarsi in preda ad un attacco
di fame, dopo un periodo di digiuno o dopo aver mangiato
poco durante il pasto principale? Chi di voi non ha mai sen-
tito il desiderio e a volte il bisogno, facendo una pausa dal
lavoro, di uno spuntino, magari sfizioso?
E quante volte dopo aver consumato una di queste leccor-
nie, abbiamo avuto i rimorsi di coscienza?
Ebbene, fare una pausa con uno snack è sicuramente
importante: consente di placare la fame (a volte improvvi-
sa), tira un po’ su il morale e consente di staccare un po’ dai
ritmi spesso frenetici degli impegni quotidiani. Ma gli attac-
chi di fame che colpiscono all’improvviso, possono essere
molto pericolosi, perché il rischio di mangiare più calorie di
quelle necessarie è molto alto e questo principalmente per-
ché il nostro cervello avverte la sensazione di sazietà solo
Gli “Snackamici”.
ALIMENTAZIONE
A. Prioletta
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dopo qualche minuto dall’introduzione del cibo
e, inoltre, in queste occasioni si tende a mangia-
re qualsiasi cosa si trovi a portata di mano.
Che lo spuntino sia importante in un’alimenta-
zione equilibrata lo sentiamo e lo leggiamo un
po’ dappertutto; la maggior parte degli esperti
di nutrizione consiglia di suddividere l’alimenta-
zione in tre pasti principali (colazione, pranzo e
cena), intervallati da 2 spuntini, che solitamen-
te vengono consumati a metà mattina e metà
pomeriggio. Queste regole valgono anche per
chi ha esigenze nutrizionali particolari come i
pazienti con diabete, perché intervallare i pasti
principali con dei piccoli spuntini, consente di
mantenere un apporto energetico costante
durante la giornata, aiuta ad attenersi alle indica-
zioni dietetiche (il pranzo e la cena di chi fa una
dieta sono solitamente meno ricchi di come si è
abituati) ed anche ad evitare ipoglicemie lontano
dai pasti. Ma attenti a quello che si sceglie di
mangiare durante questi spuntini, perché il
rischio è quello di annullare ogni possibile van-
taggio o di fare dei danni alla nostra salute se gli
snack sono sbagliati o non adeguati alle nostre
esigenze. Cerchiamo di fissare dei punti fermi e
delle regole che bisognerebbe conoscere per riu-
scire poi a scegliere lo snack giusto, senza cadere
in grossi sbagli che poi si pagano con la linea o
peggio con la salute. Lo spuntino, che solitamen-
te è costituito da un solo alimento, dovrebbe
svolgere principalmente una funzione energetica,
ma non fornire più del 10% delle calorie giorna-
liere. Questi aspetti lo differenziano da un pasto
completo (come il pranzo e la cena), che ha il
compito di fornire anche proteine, vitamine, sali
minerali, fibre, acqua ecc, oltre che calorie.
Lo snack deve essere consumato ad intervalli
regolari dai pasti principali, solitamente non
prima di 2-3 ore dal pasto (che è il tempo
necessario affinché gli alimenti che si sono
mangiati vengano digeriti e si avverta la sensa-
zione di fame), evitando di consumarlo subito
dopo il pasto o peggio, mentre si guarda la
televisione (si rischia di perdere il controllo di
ciò che si sta mangiando rischiando di “ingur-
gitare” troppe calorie).
Qualcuno si potrebbe chiedere a questo punto:
ma qual è lo spuntino ideale?
Non esiste una risposta esatta o sbagliata a que-
sta domanda, perché lo spuntino giusto è stretta-
mente legato al tipo di vita che si conduce, al fab-
bisogno calorico giornaliero (cioè al consumo di
calorie), alla necessità o meno di seguire una
dieta ipocalorica o alla presenza di qualche pato-
logia. Per esempio, se si ha la necessità di perde-
re peso e si segue un’alimentazione ipocalorica è
bene consumare snack leggeri come della frutta
di stagione o uno yogurt magro oppure delle ver-
dure (tenendo presente che queste ultime sono
in grado solo di “tamponare” la sensazione di
fame, ma non apportano calorie e quindi non
Lo spuntino ideale è strettamente legato al tipo di vita che si conduce...
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ALIMENTAZIONE
forniscono energia). Nella scelta di uno spun-
tino bisogna cercare di valutare anche quelle
che saranno le attività della giornata; ok a
spuntini leggeri o a delle verdure se si fa una
vita sedentaria, ma nel caso di attività fisica
intensa (un allenamento o una gara) o ritmi di
vita più movimentati, è bene sfruttare lo spun-
tino per fare un pieno energetico (pur sempre
con la moderazione dettata dai propri bisogni,
dai propri limiti di salute).
Abbiamo detto che non esiste uno spuntino
ideale, ma a prescindere dalle esigenze indivi-
duali, l’ideale sarebbe
comunque consumare
spuntini che siano per
quanto possibile semplici,
“equilibrati” (soprattutto per
quanto riguarda la quantità di car-
boidrati, grassi e proteine) e leggeri (idea-
le uno yogurt o della frutta), perchè i cibi
molto ricchi di zuccheri e grassi, oltre al danno
da un punto di vista metabolico, rischiano di
appesantire e dare sonnolenza in situazioni in
cui, al contrario, è richiesta la massima efficien-
za, per esempio la ripresa del lavoro. Aspetto
altrettanto importante è controllare sia le dosi
degli snack (ottima la frutta o lo yogurt, ma
non a dosi sproporzionate, altrimenti il rischio
è comunque un eccessivo carico di zuccheri o
di grassi) che la frequenza (evitare di superare
i due spuntini al giorno e talvolta non è neppu-
re strettamente necessario consumare tutti e
due gli spuntini nell'arco della giornata perché
molto dipende dalle abitudini alimentari, dai
tempi e dalle caratteristiche dei pasti principa-
li). Lo stile di vita molto frenetico a cui siamo
abituati, rende difficile preparare il cibo da por-
tare con sé da casa e per questo l'industria ali-
mentare ci propone una serie infinita di solu-
zioni per rendere i nostri spuntini pratici e
gustosi. Questi snack, solitamente disponibili
sotto forma di barrette, sortiscono un enorme
successo perché la pubblicità li presenta come
buoni, al tempo stesso leggeri e pratici. Ne esi-
stono di tutti i tipi e per tutti i gusti, possono
essere acquistate ovunque e il rischio spesso è
quello di infilarle in maniera automatica nella
borsetta e magari, siccome sono anche molto
gustose, di mangiarne più di una.
Data l’enorme diffusione e
varietà, non è sempre così
semplice orientarsi nell’ac-
quisto del prodotto giusto e
come al solito l’importante è imparare
a leggere l’etichetta con i valori nutrizionali e
riuscire a capire cosa sono i nomi e le sigle, tal-
volta piccole piccole.
In generale la composizione di questi snack fa
sì che vi sia un apporto piuttosto ricco di car-
boidrati derivante dai diversi cereali utilizzati e
che forniscono una riserva di energia e anche
una discreta percentuale di fibre che aiutano
a sviluppare un senso di sazietà.
Per quanto riguarda l’apporto totale di energia,
tutto varia a seconda del prodotto ma, quello
che rende maggiormente famosi questi snack è
indubbiamente essere pubblicizzati come cibi
dietetici, a basso contenuto calorico.
Effettivamente se andiamo a dare un’occhiata
all’etichetta nutrizionale di molte di queste bar-
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Polpette di verdureSecondo
Ingredienti per 4 persone• 200 g di zucchine• 200 g di fagiolini • 200 g di broccoletti• 2 uova• 1 spicchio d'aglio• parmigiano grattugiato• olio d'oliva extra vergine• pangrattato• sale e pepe
PREPARAZIONE:Lessare le verdure e tagliarle a pezzettini. Inuna terrina aggiungete 1 cucchiaio di olioextravergine di oliva, le uova, il sale e l’agliotritato e qualche fogliolina di basilico.Mescolate bene fino ad amalgamare tuttigli ingredienti e poi aggiungete il parmigia-no grattugiato. Con le mani modellate dellepiccole palline, passatele nel pangrattato edisponetele sulla teglia del forno (rivestita dicarta da forno) a 180°. Infornate e fate cuo-cere per 15-20 minuti circa o finché le pol-pette saranno dorate. Servitele calde.
Valori nutrizionali (approssimativi) a porzione: Calorie: 110 kCalCarboidrati: 10 g (25%)Proteine: 12 g (37%)Grassi: 4 g (38%)
rette, vediamo che ognuna di queste fornisce all’in-
circa 80 kcal. Attenzione però, perché questo ridot-
tissimo apporto calorico (che è più o meno quello di
una mela di 150 g), va rapportato al peso della bar-
retta e lo stesso vale anche per il contenuto dei
diversi nutrienti (in particolare dei grassi). Cerchiamo
di spiegarci meglio: una barretta mediamente pesa
20 g e fornisce 80-90 kcal, facendo un rapido cal-
colo ci accorgiamo che le calorie per 100 g sono
circa 400, che in pratica equivale a dire una meren-
dina classica o meglio 5 belle mele. La stessa atten-
zione va posta per il contenuto di grassi che sono
principalmente vegetali ed idrogenati, quindi gras-
si dannosi per la salute.
Quindi, per riassumere e cercare di far un pochi-
no luce sul “magico mondo delle barrette alimen-
tari”, potremmo dire che se proprio vogliamo fare
uno spuntino con una barretta, facciamo in modo
che effettivamente sia 1 (e per aiutarci scegliamo
quelle più ricche di fibre e aiutiamoci bevendo del-
l’acqua), cerchiamo di scegliere quelle che con-
tengono grassi quanto più possibile “sani” (sarà
difficile trovarne qualcuna all’olio extravergine di
oliva, ma ci potremmo accontentare di quelle
all’olio di cocco che è fatto di acidi grassi a media
catena, un pochino più salutare di quelli saturi
oppure all’olio di girasole o di soia, evitando quel-
li che contengono mix di oli o quelle in cui non
viene specificato il tipo di olio utilizzato), facciamo
attenzione alle “barrette dietetiche sostitutive del
pasto” (solitamente un po’ più grandi delle altre)
che contengono potenzialmente tutti i nutrienti di
un pasto completo e quindi molte più calorie delle
classiche barrette e che quindi non possono esse-
re considerate degli snack; altra cosa ancora sono
le barrette energetiche, utilizzate in ambito spor-
tivo per fornire energia durante la gara o gli alle-
namenti; sono molto ricche di carboidrati sempli-
ci, facilmente digeribili e molto calorici.
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SPORT
Il nuoto è un’ottima attività fisica per chi ha a che fare
con il diabete, così come gran parte delle attività fisiche
praticate in piscina, come l’acquagym, l’idrospinning,
l’acquastep... Oltre agli indubbi benefici sul fisico, la pisci-
na è un ottimo ambiente dove rilassarsi e staccare dallo
stress quotidiano; dove è semplice fare nuove amicizie
ma è anche possibile dedicarsi unicamente a se stessi
concentrando l’attenzione sul proprio corpo e i propri
movimenti, cosa non sempre possibile ed immediata
quando si praticano altre attività sportive.
Il nuoto in piscina è oltretutto un’attività a bassissimo
rischio di infortuni (tanto che gran parte degli incidenti
che si registrano avvengono a bordo vasca e non duran-
te l’attività vera e propria) e con pochissime controindica-
zioni per le persone con il diabete: sono sufficienti quei
In piscinacontro il diabete.
D. Rindone
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piccoli accorgimenti che si adottano tutti i gior-
ni (controllo dei valori glicemici, cura dei piedi e
evitare gli sbalzi termici).
IL BELLO DELLA PISCINA.Il peso corporeo nell’acqua diminuisce di circa il
90%: è proprio grazie a questo fenomeno fisico
che il nuoto o le attività sportive in genere svol-
te in acqua sono particolarmente consigliate alle
persone sovrappeso o con problemi legati alle
articolazioni. La resistenza opposta dall’acqua,
infatti, permette di effettuare qualsiasi movi-
mento senza gravare sugli arti e sul tronco e,
contemporaneamente, una maggiore sollecita-
zione dei muscoli impegnati nel movimento o
anche nel semplice galleggiamento. Questo,
produce quindi un beneficio evidente al tono
muscolare. Un allenamento costante ben cali-
brato favorisce l’ossidazione dei carboidrati e
permette un maggiore accumulo di scorte di gli-
cogeno nei muscoli: questo aumenta la sensibili-
tà dell’organismo all’insulina. Chi fa uso di insu-
lina, infatti, noterà che, rispetto a prima di inizia-
re a praticare questo sport, avrà bisogno di dosi
inferiori per gestire i pasti della giornata.
Il nuoto è infatti un’attività aerobica che facilita
questo processo, ed è particolarmente indicata
per le persone con il diabete.
L’ambiente acquatico e le sue caratteristiche fisi-
che facilitano anche un apprendimento più
intuitivo della calibrazione dello sforzo e della
coordinazione dei movimenti, rendendo questo
genere di attività più semplice e meno impegna-
tivo anche in età più avanzate.
Un altro aspetto peculiare del nuoto, legato alle
caratteristiche ambientali, riguarda il fatto di
non gravare, come gran parte degli altri sport,
sui piedi, parte molto sensibile in caso di diabe-
te; questo però non significa che vadano tra-
scurati: se, da un lato, gli arti inferiori non subi-
scono la pressione del corpo ed i relativi movi-
menti (come sfregamenti o urti), dall’altro i
rischi maggiori sono rappresentati dall’umidità
e dalla possibilità di contrarre funghi qualora
non si facesse attenzione ad indossare in tutti
gli ambienti le ciabatte.
È utile inoltre provvedere a lavarli ed asciugarli
con cura alla fine di ogni allenamento. Un ulte-
riore vantaggio della piscina è rappresentato
dalla presenza di bagnini che controllano e ren-
dono maggiormente tranquillo e sicuro questo
genere di attività: per questo motivo è impor-
tante informarli della condizione diabetica, in
modo che sappiano intervenire tempestivamen-
te qualora ce ne fosse bisogno.
Il nuoto è uno sport che non grava sui piedi,parte molto sensibile in caso di diabete.
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SPORT
IN PISCINA, MA CON STILE!Nel caso specifico del nuoto è sicuramente più
importante la tecnica che non la prestanza fisi-
ca: senza una buona coordinazione e la
padronanza di almeno due stili risulterebbe
praticamente inutile, se non dannoso, qualun-
que programma di allenamento “fai da te”.
Per questo motivo si raccomanda di praticare
un corso di nuoto base che permetta l’acqui-
sizione di una tecnica e di una coordinazione
sufficienti, tali da percorrere almeno 100 metri
senza troppa fatica e senza sforzi eccessivi.
La respirazione, per esempio, è un aspetto
cruciale soprattutto per i neofiti: l’acqua eser-
cita una pressione sulla gabbia toracica quan-
do si è “a pancia in giù” ed è evidente come
si faccia una maggiore fatica a mantenere lo
stesso ritmo respiratorio che abitualmente si
ha fuori dall’acqua, oppure quando si nuota a
dorso. Bisogna quindi acquisire una cadenza
di inspirazione ed espirazione più lenta e pro-
fonda, coordinata con il movimento delle
braccia e adattare la velocità degli arti alle per-
sonali capacità polmonari. Non è così sempli-
ce ed immediato imparare ad espirare quando
la testa si trova sott’acqua ed inspirare l’aria
necessaria congiuntamente al ritmo di una
bracciata, proprio a causa delle diverse condi-
zioni fisiche dell’ambiente acquatico.
QUANDO E COMEANDARE IN PISCINA.Non esistono orari consigliabili a priori per
entrare in acqua, ma è necessario avere una
sufficiente consapevolezza del comportamen-
to del nostro organismo, soprattutto in funzio-
ne della personale situazione diabetica.
È necessario in tutti i casi un periodo di “adat-
tamento degli orari e degli stili alimentari” in
concomitanza con le lezioni o con gli appunta-
menti della piscina. È per questo motivo molto
importante scegliere con cura (e con il proprio
diabetologo) i momenti migliori della giornata
e della settimana in cui recarsi in piscina per
svolgere l’attività fisica ed adeguare la dieta
generale, le dosi e la tipologia di alimenti da
assumere in prossimità dell’allenamento. In
linea generale è possibile scegliere ogni orario,
a patto che sia adeguatamente inserito nel
piano di gestione diabetica (assunzione di anti-
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PRONTI PER LA PISCINA?
COSA METTERE IN BORSA:ACCAPPATOIO •
CIABATTE •COSTUME. OCCHIALINI, CUFFIA •
GLUCOMETRO, STRISCE, PUNGIDITO E DIARIO •EVENTUALE INSULINA •
ZUCCHERI SEMPLICI •INTEGRATORE SALINO •TESSERA SANITARIA •
ASCIUGAMANO •CAMBIO •
CAPPELLINO DI LANA •
diabetci orali, periodicità e unità di insulina inietta-
ta). Chi lavora, per esempio, potrà presumibil-
mente optare per la pausa pranzo (anticipando o
posticipando l’assunzione di cibi), oppure per il
tardo pomeriggio al termine della giornata: in
entrambi i casi sarà necessario adattare dieta ed
eventuale terapia farmacologica con il proprio
medico per non rischiare di immergersi troppo
appesantiti dal pasto o senza la giusta dose di zuc-
cheri, e quindi di energia, per sostenere in tutta
tranquillità lo sforzo fisico. Se si considera che un
pasto completo impiega all’incirca 3-4 ore per
essere digerito, nel caso in cui si scegliesse la
pausa pranzo sarebbe utile rinforzare la colazione
e implementare con uno spuntino a mezza matti-
nata per scongiurare le ipoglicemie; nel caso in cui
si preferisse nuotare dopo le 18:00, allora risulte-
rebbe utile una leggera merenda tra le 16:00 e le
16:30. Oltre alla gestione del cibo e degli zucche-
ri è importante badare anche ai liquidi e soprattut-
to ai sali minerali: anche se non ce ne accorgiamo,
quando si nuota si suda molto, perciò al termine
di ogni sessione è buona norma bere e assumere
degli integratori salini. Prima di tuffarsi in acqua è
bene effettuare qualche esercizio di stretching e
qualche allungamento per scaldare i muscoli: que-
sto servirà ad evitare crampi e ad addolcire l’in-
gresso rendendo “meno traumatico” l’impatto
con una temperatura inferiore a quella esterna. È
proprio la differenza termica una delle insidie mag-
giori per chi ha a che fare con il diabete e decide
di frequentare una piscina: l’acqua fredda ha un
effetto di vasocostrizione sul nostro corpo, che
quindi sopperirà a questa differenza con un mag-
gior consumo di calorie. Per evitare sorprese, quin-
di, è opportuno monitorare con attenzione le pro-
prie reazioni glicemiche a questo genere di attività
fisica per capire come e dove intervenire in accor-
do con il proprio medico di riferimento. La misura-
zione dei valori glicemici prima dell’ingresso in
acqua, all’uscita e a distanza di un paio d’ore dal-
l’allenamento permetterà al diabetologo di otti-
mizzare le vostre performance e ridurre al minimo
i rischi e le preoccupazioni legate al diabete.
PICCOLI ACCORGIMENTI PER NUOTARE TRANQUILLI• MISURARE LA GLICEMIA PRIMA DELL’INGRESSO IN ACQUA, ALL’USCITA E A UN PAIO D’ORE DI DISTANZA DALLA NUOTATA• DEDICARE DAI 2 AI 5 MINUTI AL RISCALDAMENTO MUSCOLARE PRIMA DI ENTRARE IN ACQUA• EFFETTUARE UN PO’ DI STRETCHING AL TERMINE DELLA SESSIONE DI NUOTO• INDOSSARE SEMPRE LE CIABATTE QUANDO SI È FUORI DALL’ACQUA• ASCIUGARE CON CURA E CONTROLLARE LO STATO DEI PIEDI• EVITARE DI USCIRE DAGLI SPOGLIATOI CON I CAPELLI BAGNATI O NON SUFFICIENTEMENTE COPERTI• INTEGRARE CON SALI MINERALI AL TERMINE DELL’ALLENAMENTO
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ATTUALITà
Se state leggendo questa rivista (o questa pagina web, ora
GLUNews è anche online) è perché siete in qualche modo
interessati a comprendere meglio cosa sia il diabete: per
tenervi aggiornati con la ricerca e cercare di avere una visio-
ne globale della patologia ed al tempo stesso approfondi-
re gli argomenti che vi riguardano più da vicino.
Forse avete intuito che capendo meglio il diabete, diven-
tandone “specialisti” è più facile curarlo. Infatti, l’appro-
fondimento sui temi inerenti la malattia, da parte del
paziente, è considerato dagli stessi medici una vera e pro-
pria terapia. L’efficacia, in alcuni casi, è paragonabile, se
non addirittura superiore, a quella di un farmaco. Tutto
questo rappresenta l’“educazione terapeutica”.
Oggigiorno, grazie ai mezzi di informazione a disposizione
di noi tutti (internet, associazioni pazienti, riviste specializ-
Specialistidel diabete.
A. Giaccari
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zate), è sempre più semplice aggiornarsi. Tanto
più lo si fa, tanto più si ha sete di informazioni
che vorremmo far nostre. Non sono rare le visite
diabetologiche in cui i pazienti, piuttosto che
raccontare il proprio stato di salute, formulano
domande sempre più approfondite e basate
sulla ricerca di risposte concrete.
D’altra parte non crediate che per lo stesso dia-
betologo sia più facile. Non più di 10-15 anni fa
gli strumenti che il medico aveva a disposizione
erano molti di meno; niente computer, esami
cardiologici o vascolari, due sole classi di farmaci
(ma forse più “mani sul paziente”).
Oggi invece è un continuo inseguimento verso
sempre maggiori aggiornamenti; nuovi farmaci
(ne esce uno nuovo all’anno, ognuno con tanti
sottotipi, marche, associazioni) linee guida per il
cuore, la pressione, la prevenzione, con obiettivi
da raggiungere, strumenti da utilizzare, dati da
inserire, carte da compilare. Certo, penserete, è
uno specialista diabetologo, studiare ed aggior-
narsi fa parte del suo mestiere e deve farlo, così
come voi dovete studiare o aggiornarvi per la
vostra professione.
Il mestiere di specialista diabetologo non è reso
difficile solo dalla complessità della malattia. Per
diversi motivi (lo avrete letto spesso sui giornali,
e comunque non è difficile intuirne le cause) il
numero dei diabetici aumenta a dismisura.
Questo comporta un aumento della “pressione”
nei centri di diabetologia, con liste di attesa più
lunghe, visite più brevi, la perdita di quel sano
Oggi, in molte strutture, si è creato il cosiddetto “team diabetologico”, dove chi ha il diabete, lungo un percorso terapeutico assistenziale personalizzato, può trovare risposta ai suoi bisogni di salute.
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rapporto tra medico e paziente. Il diabete,
anche grazie alla provvidenziale legge 115 del
lontano 1987, fa si che gran parte dei proces-
si di cura siano in regime di esenzione, in altre
parole a carico della sanità pubblica. Per fron-
teggiare l’incremento dei pazienti l’unica stra-
tegia efficace è la prevenzione (e questo è
infatti il tema della Giornata Mondiale del
Diabete 2010). La spesa sanitaria continua
inesorabilmente ad aumentare, ed ora, in
un’ottica di ottimizzazione nella gestione
delle risorse, si interviene, perlopiù, tagliando
i bilanci sanitari regionali e territoriali. Così,
negli anni, il diabete è diventato una malattia
“inappropriata” per essere trattata con un
ricovero ospedaliero.
Spesso è così, ma non sempre. Come conse-
guenza, gran parte dei reparti specialistici
sono stati chiusi. Anche il Day Hospital o rico-
vero diurno è inappropriato; anche i Day
Hospital vengono chiusi.
Allora il diabete deve, gioco forza, essere trat-
tato quasi esclusivamente in ambulatorio. Ma
l’ambulatorio non “rende” né economica-
mente né per prestigio alle strutture sanitarie.
Così anche gli ambulatori “complessi” ven-
gono chiusi, accorpati fra di loro o, peggio,
reinseriti all’interno di altre strutture. Così, lo
specialista diabetologo si trova sempre più
pieno di richieste da parte dei suoi pazienti,
ma al tempo stesso gli viene richiesto di ridur-
re il proprio carico di lavoro per il diabete,
perché considerato “meno importante”
rispetto ad altre procedure. Per uscire da que-
sto vicolo cieco in molte strutture si è creato il
cosiddetto “team diabetologico”, dove chi ha
il diabete, lungo un percorso terapeutico assi-
stenziale personalizzato, può trovare risposta
ai suoi bisogni di salute.
Perché il percorso funzioni, tuttavia, è indi-
spensabile un ruolo proattivo (in comparteci-
pazione, in collaborazione) della persona con
diabete con il suo diabetologo o, meglio, con
il suo team. Tutti, paziente compreso, devono
essere parte del team. Tutti devono diventare
specialisti del diabete.
ATTUALITà
Specialisti
del diabete.
Gentile professore, ho 59 anni e ho il diabete da circa 3 anni. Non prendo nessun farmaco,faccio solo la dieta, anche perché sono in netto sovrappeso. Sono riuscito a perdere qualchechilo e i miei valori di glicemia sono scesi. Il mio diabetologo mi ha detto che se continuo aperdere peso potrei anche guarire dal diabete. È vero?
È vero! Il diabete di tipo 2 (quello che ha lei), è un diabete che vede tra le sue principali cause l’aumen-to di peso. Il peso in eccesso e il grasso rendono difficile la funzione principale dell’insulina, cioè abbas-sare la glicemia. Se lei riuscisse a perdere peso, il suo organismo diventerebbe più sensibile all’insulina(cioè la stessa quantità d’insulina, che adesso non è sufficiente, potrebbe diventarlo) e lei potrebbe“guarire” dal diabete. Attenzione però, la dieta e lo stile di vita sano che le permetteranno di control-lare i suoi valori della glicemia, dovranno accompagnarla sempre, perché il diabete o comunque la gli-cemia alta saranno sempre in agguato. E continui a controllarsi anche se si sentirà “guarito”!
Sono Francesca, ho 34 anni e ho il diabete da quando ne avevo 18 e da qualche anno uso ilmicroinfusore di insulina. Il mio diabetologo mi ha consigliato di fare una specie di calcolo deicarboidrati che mangio, dicendomi che così facendo potrò regolare da sola il bolo di insulinada farmi prima dei pasti e potrò anche permettermi qualche dolcetto in più. Volevo chieder-le se questo è vero.
Cara Francesca, il Focus del numero di novembre di GLUNews spero riuscirà a rispondere ai suoi dubbisul conteggio o counting dei carboidrati. Una persona giovane come lei e che utilizza il microinfusoreè certamente una delle più indicate ad utilizzare, o quantomeno a provare, questa tecnica. La rispostaalla sua domanda è certamente SI. Il counting dei carboidrati le consentirà, dopo un primo periodo diprova e qualche difficoltà iniziale, a calcolare da sola il bolo di insulina da somministrarsi prima delpasto, in base alla quantità di carboidrati che quello che sta per mangiare contiene. Inoltre, se avessevoglia, per esempio, di mangiare un dolcetto a metà pomeriggio, potrà farlo con tranquillità, sommi-nistrandosi le unità di insulina necessarie per “coprirlo”. Attenta però, il conteggio dei carboidrati nondeve prescindere dal conteggio delle calorie (soprattutto se non può permettersi di ingrassare!).
Sono Nicola e soffro di Iperglicemia moderata (130-140). Desiderando preparare in casa delleconfetture di frutta vorrei sapere che tipo di zuccheri potrei usare per non avere problemi colmio livello glicemico. Ringrazio anticipatamente per la sua cortese disponibilità.
(Risponde la dott.ssa Prioletta, curatrice della rubrica di alimentazione) Gentile signor Nicola, purtroppo preparare della marmellata senza aggiungere zucchero è quasi impos-sibile, infatti lo zucchero che si aggiunge per la preparazione della confettura di frutta, serve non soloa conferirle il sapore dolce, ma anche e soprattutto a consentire una corretta conservazione della stes-sa. Le ricordo inoltre, come sicuramente avrà letto in una recente rubrica di alimentazione sulla nostrarivista, che i famosi "dolci per diabetici" molto di moda (e tra questi anche la marmellata per diabeti-ci), solitamente sono preparati senza zucchero, ma con altre sostanze molto simili al comune saccaro-sio. Il consiglio è pertanto la moderazione; mangi pure la marmellata di frutta (e la prepari pure con laclassica ricetta della nonna!), ma non ne faccia abuso, l'importante rimane sempre il conteggio dellecalorie! Tenga presente che 1 cucchiaio di marmellata, che corrisponde a circa 30 g, contiene circa 70Kcal. Un’ultima raccomandazione: per controllare il diabete (che lei definisce “Iperglicemia moderata”)è indispensabile controllare anche l’emoglobina glicata. Se è sotto 7%, va bene!
LAPOSTA DEI LETTORI
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CAPIRE LE ANALISI
La sigla INR (International Normalized Ratio),
che molti di voi che ci leggono hanno già sen-
tito o hanno già letto su qualche referto, è un
indice necessario per il monitoraggio della flui-
dità del sangue di quei pazienti che fanno uso
di anticoagulanti orali. I farmaci anticoagulanti
orali, possono essere utilizzati per molte malat-
tie, come la trombosi e/o embolie, fibrillazione
atriale, sostituzione di valvole cardiache ecc.
Come sappiamo, dopo un piccolo taglio o una
piccola ferita il nostro sangue tende a coagu-
larsi, in modo da arrestare la perdita di sangue.
Questo processo che porta alla formazione del
coagulo di sangue, è dovuto all’attivazione di
alcune sostanze che si accorgono della ferita, si
attivano e cercano di chiuderla. In alcune
malattie tuttavia, è possibile che il sangue
tenda a coagularsi troppo (ad esempio nelle
trombosi) attivandosi anche se non serve e for-
mando dei coaguli che formano dei veri e pro-
pri “tappi”, non permettendo al sangue di cir-
colare. In alcune situazioni, questi coaguli pos-
sono staccarsi ed andare in giro nel sangue
fino a quando non incontrano un vaso troppo
piccolo per il loro passaggio, tanto da chiuder-
lo spesso quasi completamente. Quando il
rischio per queste malattie è elevato, i medici
prescrivono farmaci che rallentano la coagula-
zione, evitando la formazione di questi coagu-
li o “tappi”. Capite bene tuttavia, l’importanza
di avere una coagulazione rallentata (in modo
da non rischiare la formazione dei coaguli non
necessari) ma non troppo (in modo da non
sanguinare troppo per il più piccolo trauma).
Per controllare l’adeguatezza della coagulazio-
ne viene dosato nel sangue un parametro, il
tempo di protrombina, che viene poi parago-
nato a quello delle persone normali; questo
rapporto è definito, l’INR. Cerchiamo di spie-
garci meglio. Il tempo di protrombina (che
potete trovare indicato come PT) misura, in
secondi, il tempo necessario alla formazione
del coagulo dopo che, in laboratorio, al plasma
(cioè alla parte liquida del sangue) si aggiungo-
no 2 sostanze che attivano la coagulazione
(tromboplastina e calcio). Il tipo di trombopla-
stina usata (che può essere diversa nei vari
laboratori), influenza il tempo di protrombina,
L’INR.A. Giaccari
potendo fornire risultati diversi per lo
stesso paziente. Per questo motivo è
stato introdotto un parametro per cerca-
re di uniformare il risultato del PT ricava-
to dai diversi laboratori. Attraverso que-
sti calcoli, che per i non addetti ai lavori
possono sembrare un po’ complicati, si
ottiene un valore numerico che è sempre
confrontabile (INR), anche quando il
paziente effettua l’analisi presso labora-
tori diversi. L’INR è diventato quindi facil-
mente valutabile dal medico che ha pre-
scritto la terapia. Chi fa la terapia anti-
coagulante orale sa quanto questo sia
importante! Quando parliamo di INR
non parliamo solo di sigle, numeri e rap-
porti. La terapia anticoagulante orale
necessita di un attento e stretto monito-
raggio, che sia il più possibile affidabile,
perché dal valore dell’INR dipende il suc-
cessivo adeguamento della terapia e il
possibile rischio trombotico o emorragi-
co. Il range terapeutico, cioè l’intervallo
numerico entro il quale deve posizionar-
si il valore dell’INR, è piuttosto stretto e
va controllato continuamente, anche
perché oltre al dosaggio del farmaco,
altri aspetti possono modificare l’effica-
cia della terapia e quindi il valore
dell’INR. Se siete in terapia con anticoa-
gulanti orali, riferite al vostro medico
l'aggiunta o l'eliminazione di qualsiasi
farmaco, perché alcuni di questi (anche i
più insospettabili, come alcuni farmaci
da banco), possono influenzare l'azione
degli anticoagulanti orali. Non dobbia-
mo poi dimenticare che esistono delle
sostanze (presenti in alcuni cibi) che
sono potenzialmente in grado di
aumentare l’efficacia dei farmaci anti-
coagulanti orali (per esempio l’olio di
pesce, il succo di pompelmo o di mirtil-
lo) ed alcuni che al contrario ne riduco-
no l’efficacia perché contengono alti
quantitativi di vitamina K (come brocco-
li, cavoli). Se il valore dell'INR scende al
di sotto dell’intervallo di riferimento
(stabilito dal vostro medico) aumenta il
rischio di un evento trombotico e/o
embolico: sarà quindi necessario
aumentare il dosaggio dell’anticoagu-
lante. Al contrario, se l'INR sale al di
sopra dell’intervallo di riferimento,
aumenta il rischio di emorragia e quindi
il dosaggio del farmaco andrà ridotto.
ALCUNI CONSIGLI PER CHIUSA FARMACI ANTICOAGULANTI
Se capita di dimenticare il farmaco non
prendere mai una dose maggiore nel
tentativo di compensare quella non
presa. Cercate di prendere l'anticoagu-
lante alla stessa ora (lontano dai pasti);
questo è utile per mantenere i valori
costanti e crea una sorta di riflesso con-
dizionato che aiuta a ricordare le assun-
zioni giornaliere. Attenzione alle iniezio-
ni intramuscolari: se possibile meglio
evitarle. Non ci sono problemi per le
vaccinazioni, è comunque consigliabile
praticarle sottocute o in un muscolo ben
visibile (es. deltoide) e, se necessario,
facilmente comprimibile, al fine di evita-
re la formazione di fastidiosi ematomi.
Qualunque altra procedura dobbiate
fare (ad esempio dal dentista) ricordate-
vi sempre di avvisare che state seguen-
do questa terapia.
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Linee di indirizzo per il miglioramento della qualità e la sicurezza dei pazienti in terapia antitrombotica
In Italia circa 1 milione di persone sono sottoposte alla Terapia Anticoagulante Orale, numero cherisulta ad oggi in costante aumento. Viene stimato che circa il 25% di questi pazienti siano in curapresso i Centri di sorveglianza (Centri CSA, Centri per la diagnosi della trombosi e la sorveglianzadelle terapie antitrombotiche) mentre il restante 75% risulta essere seguito da strutture non ospe-daliere, quali Medico di base o Specialista. La Terapia Anticoagulante Orale viene definita a tutti gli effetti una terapia “salvavita” poiché èattraverso una sua corretta gestione che è possibile evitare l’insorgenza di eventi avversi di tipo trom-botico o emorragico. Per questo monitoraggio diventa fondamentale che il paziente si sottoponga aperiodici controlli del proprio valore di PT/INR.Così come già avviene in molti paesi europei, è possibile per il paziente determinare il valore di PT/INRattraverso coagulometri portatili, ovvero strumenti diagnostici di piccole dimensioni completamenteautomatici ed in grado di misurare questo parametro attraverso una sola goccia di sangue preleva-ta dal polpastrello. Questi strumenti, grazie alla loro semplicità d’uso, alla loro affidabilità ed alla rapidità nella produ-zione del risultato, rendono possibile la gestione del paziente in terapia anticoagulante non solo alivello del laboratorio centrale, ma anche in strutture dislocate sul territorio, per arrivare ad essereutilizzati direttamente dal paziente stesso per l’autocontrollo del valore di INR.Recentemente si è giunti ad un importante Accordo tra Stato, Regioni e Province Autonome diTrento e Bolzano che stabilisce nuove Linee Guida per il trattamento del Paziente in TAO (Accordo,ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281 tra il Governo, le Regionie le Province autonome di Trento e Bolzano concernente “Linee di indirizzo per il migliora-mento della qualità e la sicurezza dei pazienti in terapia antitrombotica”).Uno dei punti salienti dell’accordo riguarda il mandato per “la costruzione o il consolidamento di retidiagnostico-terapeutiche regionali e/o interregionali che permettano il coinvolgimento e l’integrazio-ne dei Centri antitrombosi (CAT), con le strutture ospedaliere, i Medici di Medicina Generale (MMG),gli specialisti del settore (cardiologi, angiologi, ematologi e altri) e strutture di assistenza territorialee domiciliare, laddove presenti”.Si prevede inoltre “in presenza di particolari condizioni o necessità del paziente o di situazioni logi-sticamente disagiate, l’utilizzo di coagulometri portatili con modalità di gestione di tipo self-test perla determinazione del valore di PT/INR.”.
L’emanazione di questa nuova Linea di indirizzo è un passo molto importante verso una corretta eappropriata sorveglianza del paziente in TAO, che si riflette non soltanto in una miglior efficacia dellaterapia, ma soprattutto in un miglioramento della qualità della vita del paziente stesso non piùcostretto a continui spostamenti e tempi di attesa a volte molto lunghi per l’adeguamento ed il con-trollo della propria terapia anticoagulante. La Redazione
CAPIRE LE ANALISI
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STRUMENTIDI MISURAZIONE
Nelle linee guida SID-AMD “Standard italiani
per la cura del diabete mellito 2009-2010”,
redatto dalle due maggiori istituzioni nazionali
di diabetologia, viene approfondito, tra gli altri,
il tema dell’autocontrollo glicemico. Nei pazien-
ti diabetici in terapia ipoglicemizzante (cioè che
fanno insulina o farmaci potenzialmente capaci
di determinare ipoglicemia) l’autocontrollo gli-
cemico risulta utile sia per raggiungere gli obiet-
tivi terapeutici sia per ridurre il rischio di ipogli-
cemie gravi. Inoltre, l’autocontrollo quotidiano
risulta indispensabile per la persona con diabe-
te in terapia insulinica intensiva. Il monitoraggio
della glicemia è comunque potenzialmente
utile per tutti i diabetici, anche non in tratta-
mento insulinico. Infatti la gestione ottimale
della patologia diabetica, cui può contribuire
anche l’autocontrollo glicemico, riduce notevol-
mente l’incidenza e la progressione delle com-
plicanze micro/macrovascolari come, ad esem-
pio, la retinopatia o la coronaropatia.
Nonostante la sua indiscussa utilità, l’automoni-
toraggio della glicemia presenta attualmente
numerosi aspetti che possono essere migliorati.
Alcune potenzialità sono tutt’ora inespresse, e
ampliamente inutilizzate. Infatti, avere la possi-
bilità, per il paziente, di monitorarsi quotidiana-
mente la glicemia e poter visualizzare i dati in
maniera chiara e precisa con un software dedi-
cato, porta notevoli vantaggi. Se da una parte
rafforza, nel paziente, la consapevolezza del-
l’autogestione della patologia, dall’altra rappre-
senta per il diabetologo uno strumento indi-
spensabile per l’ottimizzazione della terapia. È
pertanto evidente come, soltanto l’analisi com-
puterizzata delle informazioni e la rappresenta-
zione grafica di esse, può consentire un’inter-
pretazione ragionevole delle misurazioni. A
quanto detto, si aggiunga anche che, nono-
stante le raccomandazioni del proprio diabeto-
Un aiuto per capire il proprio diabete.
Dr. R. Scalpone
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logo di fiducia, pochi pazienti aiutano l’equipe
medica portando dei diari glicemici ben tenuti e
veritieri sulla storia del periodo glicemico antece-
dente la visita di controllo. Il dosaggio giornaliero
di insulina può essere ottimizzato potendo visualiz-
zare con un grafico le glicemie del paziente in un
mese o sovrapporre l’andamento delle stesse in
diverse giornate! Il diabetologo tramite la visualiz-
zazione giornaliera grafica del diario glicemico
informatizzato può scoprire ad esempio che l’ef-
fetto di una insulina ad azione lenta non copra
esattamente le 24 ore previste poiché si evidenzia
un’iperglicemia prima di cena tutte le sere, oppure
che un ipoglicemizzante orale assunto da quel
paziente prima del pranzo crea un’ipoglicemia nel
pomeriggio essendo troppo potente. La possibilità
di visualizzare attraverso un grafico le informazioni
scaricate, integrata con le informazioni chieste al
paziente o con le osservazioni che lo stesso può
fare, aiuta e velocizza la loro analisi da parte del
diabetologo. Lo stesso può quindi adattare la tera-
pia correttiva nel minor tempo possibile. Il diabeti-
co che utilizza sistemi di misurazione glicemica
associata a software di scarico dati, quando si reca
dal proprio diabetologo di fiducia, in pochi secon-
di vede trasferire in grafica le sue misurazioni gior-
naliere direttamente sul PC del medico. Con l’uti-
lizzo del diario glicemico su supporto informatico
scaricato dallo specifico glucometro, i dati sono
trasferiti automaticamente, senza errori di trascri-
zione e omissioni; e questo è già un vantaggio non
da poco; infatti appare chiaro come sia più sem-
plice vedere gli effetti dello schema insulinico o
farmacologico adottato in base alle risultanze gli-
cemiche. Così il paziente prende atto del proprio
stato di salute e delle proprie abitudini alimentari
eventualmente da correggere. In altre parole il
diabetico riesce con la visualizzazione grafica,
anche con disegni a diagramma per punti di glice-
mia o istogrammi giornalieri, settimanali e mensi-
li, a comprendere meglio le reazioni glicemiche
del suo organismo in concomitanza di eventi che
possono ripetersi nel tempo (pasto fuori orario,
crisi ipoglicemica , crisi iperglicemica, episodi feb-
brili, attività fisica, ecc.) e che soltanto la gestione
elettronica dei dati è in grado di esternare sempre
e in maniera precisa e perentoria. Oltre al vantag-
gio puramente clinico, con l’utilizzo di questi siste-
mi integrati, si aggiunge il miglioramento del dia-
logo tra paziente e diabetologo. Il paziente, più
diventa esperto nell’utilizzo del sistema, meglio
arriva a capire come evolve il suo equilibrio glice-
mico. Grazie al fatto che, sempre più spesso,
medico e paziente guardano insieme i grafici, sono
sempre di più i diabetici che stanno diventando
capaci di interpretare serie anche complesse di dati
glicemici. In questo modo, il medico riesce a spie-
gare più facilmente le origini di un problema o le
ragioni che lo spingono a proporre un adegua-
mento della terapia. La qualità del dialogo medico-
paziente ne esce enormemente rafforzata.
Ecco allora che i diari elettronici, in grado di recu-
perare, analizzare e valutare le misurazioni glice-
miche, rappresentano un valido strumento per
l’ottimizzazione della terapia nella gestione della
patologia nei pazienti diabetici.
DIABETENIGMISTICA
A soluzione ultimata, nelle caselle colorate si leggerà un utile consiglio.
ORIZZONTALI
1. Sono "faziosi" per la propria terra e le sue tradizioni - 13. Elenco schematico degli argomenti da trat-tare - 21. Una cura a base... di sole! - 22. Fine di sprint - 23. Laurence, grande attore inglese - 26. Hannol'ardiglione - 27. Leggermente impregnati - 28. Simulacro indigeno - 29. Pesci pregiati - 30. EstrattoConto - 31. Tra un tic e l'altro - 32. Quelle delle ambulanze... non sono quelle di Ulisse - 33. Un coloredegli scacchi - 34. La santa da Cascia - 35. Piccolo boss di quartiere - 47. Uno... a Bonn - 49. Alcaloideusato come farmaco contro la tosse - 51. Il materassino dei judoisti - 53. Breve corso d'acqua - 54. Liindossava un famoso gatto delle fiabe - 56. Lo sono le persone che godono di grande stima - 57. La partedi scale tra due pianerottoli - 63. Chi la segue, non eccede a tavola - 64. Piccolo uccello dal piumaggiobruno - 66. Il liquore di lunga vita - 68. Certificati di Credito del Tesoro - 69. Fine di commandos - 70.
Il compagno di Massa alla Ferrari - 71. Inizio di impiego - 72. Un ingrediente della cioccolata - 73. Anticacittà etrusca.
VERTICALI
1. Tenuto nascosto - 2. Decorazioni per divise - 3. Leggendaria o irreale - 4. Pianta ornamentale col fustoricadente - 5. La perdita dei diritti civili nell'antica Grecia - 6. Sono perenni ad alta quota - 7. è posta tracornea e cristallino - 8. è... lover quando piace alle donne! - 9. Iniziali di Pindemonte - 10. Le bottiglieper il seltz - 11. Un abito da cerimonia - 12. Integrata e accettata in un ambiente sociale - 13. Provocati...positivamente - 14. Piccoli pappagalli domestici - 15. I ferri del caminetto - 16. Elaborata con cura - 17.
La moglie di Peron interpretata da Madonna in un musical cinematografico - 18. Il Wood discusso cam-pione di golf - 19. Le imbratta il pittore da due soldi - 20. Trasformano la cesta in carta - 24. La deadella discordia - 25. La lettera... in incognito - 36. Leggeri velivoli - 37. Quella... di capo è un severorimprovero - 38. Abituale, consueto - 39. Inventò la lampadina - 40. Difetto di poco conto - 41. Riunionevescovile - 42. Vi si prende il caffè - 43. Una tecnica decorativa realizzata incastrando elementi lignei -44. Il giorno più corto - 45. Macchina agricola che frantuma le zolle - 46. Celebrato, decantato - 47.
Fuga in massa - 48. Lo stato africano con Niamey - 49. è Grande quello che attraversa Venezia - 50. Hainterpretato il motivo conduttore del film La vita è bella - 52. Il Bolognini regista - 55. Combinazione...di primi piatti - 58. Medicina Legale - 59. La moglie del Mister (abbrev.) - 60. Si posò sul suolo lunare- 61. Si ripetono nelle spalle - 62. Nostro in breve - 65. Il cuore dell'eroico - 67. Coda di... paglia - 68.
Iniziali di Verdone.
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Il quadro rappresentato nell’immagineè l’autoritratto di un celebre pittoreimpressionista francese (1839 – 1906).Cancellate dallo schema le parole elen-cate sotto che potete trovare in tutte ledirezioni possibili e che si incrociano traloro. Al termine le lettere rimaste lettedi seguito daranno nome e cognome diquesto celebre artista diabetico.
ABBONATO • ARBITRO • ASFALTO • CALAMAROCAPPELLO • CAPRA • CICLAMINO • CICLISMOCOSTOLA • COSTUME • COTOLETTA • DIAMETROFAMIGLIA • FIAMMA • GIORNALE • IMPATTOMANISCALCO • MANTELLO • MURENA • OBOLOPASTA • PISTILLO • RISCHIO • SARACENO • SCAN-SIONE • SEGHETTO • SILVESTRO • SOTTOSUOLOTINOZZA • TRAPPOLA • VORTICE
Diabetici famosi
Individuate le sei differenze fra le due vignette.
Soluzione: (vedi immagine)1 – “Anima mia” è diventato “O glicemia”. 2 – sul parafango posteriore appare un uccellino.3 – manca una delle nuvolette di fumo vicino al tubo di scappamento.4 – una parte metallica della carrozzeria in basso da rossa è diventata azzurra. 5 – sul serbatoio manca la scritta. 6 – manca il fanale anteriore
Le differenze
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Fumihiko Horio ed il suo staff hanno testato le reazioni glicemiche e lasensibilità all'insulina su un gruppo di topi di laboratorio, nutriti per uncerto periodo di tempo con acqua e caffè.I risultati sono stati sorprendenti: aumento della sensibilità all'insulina,benefici sulla steatosi epatica e sulle adipocitochine infiammatorie eriduzione dell'aumento della glicemia: tutti segnali che vanno nella dire-zione di una sensibile riduzione del rischio di diabete.La caffeina sarebbe il vero responsabile di tale effetto ed ulteriori studidi laboratorio sembrerebbero confermarlo.TRATTO DA MEDICAL NEWS TODAY - FONTE: JOURNAL OF AGRICULTURAL AND FOOD CHEMISTRY.
Il caffè potrebbe aiutare a prevenire il diabete.
Nel corso di uno studio sulle reazioni metaboliche dei ratti a diverse"diete", i ricercatori dello University of Michigan Health System hannoprovato ad alimentare regolarmente un gruppo di cavie con uva bianca,nera e rossa. Ad un altro gruppo di cavie hanno sostituito l'uva con calo-rie e zuccheri di pari contenuto calorico. Dopo soli 3 mesi i due gruppimanifestavano valori metabolici molto diversi tra loro: il gruppo nutritocon l'uva aveva una migliore funzionalità cardiaca, con conseguenteriduzione della pressione sanguigna e indici minori di infiammazione nelcuore e nel sangue. L'ovvia deduzione è che l'uva abbia un effetto positivo legato alla ridu-zione dei fattori di rischio cardiovascolari e alla sindrome metabolica(situazione clinica che comprende una serie di fattori di rischio, comeobesità, ipercolesterolemia, diabete...). Gli scienziati dell'Università di Michigan suppongono che tali effetti bene-fici siano da imputarsi ai fitochimici (sostanze biologicamente attive che sitrovano negli alimenti di origine vegetale, con effetti benefici per la salu-te, come terpeni, caroteni, licopeni, flavonoidi) contenuti nell'uva.TRATTO DA SCIENCE DAILY
Uva contro cardiopatie e diabete.
DOLCI CURIOSITà
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Non è un problema solo "umano": il diabete è una patologia cronica pre-sente anche in cani e gatti. Ed è in aumento probabilmente anche a causadelle pessime abitudini di vita che condividiamo con i nostri amici animali.Si stima che circa 1 cane su 500 venga colpito dal diabete. Per i gatti lasituazione è leggermente migliore, ma solo per il carattere più indipen-dente che li contraddistingue.Sedentarietà, diete sproporzionate rispetto all'attività fisica svolta e pro-blemi congeniti legati alla razza sono le cause maggiori del diabete ani-male... esattamente come per noi umani.Per esempio, risultano essere i cani di mezza età maggiormente predispo-sti allo sviluppo del diabete ed in particolar modo le cagne non sterilizzate. I sintomi che possono aiutarci a capire che il nostro animale domesticosoffre di diabete sono la poliuria (urina troppo frequente), polidipsia (bevetroppa acqua), perdita di peso nonostante non diminuisca la mole di cibomangiato e una maggiore letargia.Sono ovviamente indispensabili esami delle urine e del sangue per effet-tuare una diagnosi corretta.
Sempre più cani e gattisoffrono di diabete.
Gary Wayne Hall Junior, classe 1974, è il più grande nuotatore diabeti-co di tutti i tempi e l'atleta più veloce della storia del nuoto americano.Inizia a vincere medaglie a 16 anni, a 18 diventa campione americanonella categoria juniores e a 21, alle Olimpiadi di Atlanta, sale ben quat-tro volte sul podio: due argenti nelle gare individuali e due ori nelle staf-fette. È all'apice della sua carriera agonistica, quando, durante unafesta, si accascia a terra. Dichiara al medico una frequente spossatezza,sete e diuresi. Il responso clinico conferma le intuizioni del medico: che-toacidosi da diabete di tipo 1. Temendo per la propria salute decide diinterrompere la sua carriera agonistica, finché non incontra la dottores-sa Peters che lo sprona a non rinunciare alle competizioni e decide diaffiancarlo in questa impresa. Riesce a qualificarsi "per il rotto della cuf-fia" alle Olimpiadi di Sydney dove segnerà il nuovo record del mondonei 50 metri in stile libero.Chiuderà la carriera agonistica alle Olimpiadi di Atene con un bilanciocomplessivo di dieci medaglie olimpiche (5 ori, 3 argenti e 2 bronzi),gran parte ottenute dopo la scoperta del diabete.
Gary Hall