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LOVESTORY DEL CULTURISMO ITALIANO O di quella parte ch’io così ho conosciuto di MARIO CECCHINATO

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Lovestory Del Culturismo Italiano

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LOVESTORY DEL CULTURISMO ITALIANO

O di quella parte ch’io così ho conosciuto

di

MARIO CECCHINATO

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LETTERA APERTA A TUTTI I CULTURISTI VECCHI E NOVI CHE HANNO A SORTE PER STORIA E PER NATURA IL MONDO DELLA CULTURA FISICA.

E non per vanità effimera ma per PASSIONE, DIGNITA’ e ORGOGLIO osano farsi chiamare per loro nome

‘IO SONO UN CULTURISTA’

Siamo un popolo, una comunità, una grande realtà sociale – GUERRIERI, CAVALIERI, ATLETI/E portatori di pace contro ogni vacuità, il vile oscuro, il sangue dalle strade, la

violenza, l’inganno, il sopruso.

Portiamo into la nostra filosofia di vita, la bellezza di avere un corpo educato e sano. Possiamo fare molto, in un mondo così perduto nel valor del nulla. Ognuno faccia la

sua parte

‘UNITI E TUTTI INSIEME CE LA POSSIAMO FARE’

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Caro Filippo, “NULLA E’ PERDUTO”, quando tu dici “ma noi dove eravamo”. Eravamo nell’utero di quel tempo carico di intensità ma smarrito senza una precisa potenzialità che potevamo ‘sapendolo’ diventare una vera forza, una disciplina di grande autorità. Ma il nostro esistere era a macchia di leopardo, privi di quella guida unificatrice e percettiva dell’unità che fa la forza.

Per capire il presente altro non s’ha ‘da fare’ che tornare alle origini, che i giovani di oggi non conoscono, ‘ma noi eravamo lì’, accesi e spinti da quell’archetipo guerriero costernati ‘si’ dall’abbondanza degli ormoni ma nell’intrinseco c’era qualcos’altro, gli dei dell’olimpo che chiedevano la lor discesa in terra per portar ‘si’ la forza into però nella sua bellezza e armonia un corpo che non portasse i segni della guerra. Era così il tempo della reazione della vita contro la morte il valore della vita che l’uomo avido e incolto per sete di potere distrugge e non rispetta cosa sia il significato più profondo della volontà celeste trascinato da quell’arcaico che brutalizza l’uomo e la sua mente depauperandolo della consapevolezza del valore della vita.

La mia storia è più o meno uguale alla tua, come altresì quella di centinaia di migliaia nel mondo e per quel che ci riguarda per non spingerci oltre ‘noi ragazzi italiani’.

A 10 anni (1955), mio padre mi iscrisse all’ARDOR storica società ginnica patavina. Mi piaceva molto il fisico reagiva giorno per giorno, ma una sera entrò in palestra un ragazzo che era più vecchio di noi, rivolgendosi al maestro Brescianotto, aveva portato con sé delle riviste americane di culturismo fu un’autentico putiferio. Dei genitori che erano presenti dissero ‘che mostruosità quella gente è malata “i culturisti”’. Per me invece zitto zitto mi si dilatarono le pupille tra me e me dissi “questo è il fisico ch’io voglio” e zitto zitto chiesi a quel ragazzo con la barba che mi sembrava un Ercole,

di darmi il suo indirizzo perché sarei andato così a salutarlo.

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Di conseguenza, nel proseguo dell’attività ginnica facevo incazzare il mio maestro perché il mio allenamento era senza saperlo come una tabella di culturismo. Un ragazzo un giorno portò in palestra un libretto di colore nero con sovraimpresso nella copertina una foto (avevo 13 anni) di un campione americano tanta era la bellezza (Steve Reeves) e l’eleganza che mi venne puranco il batticuore: dissi così rivolto a tutti con orgoglio “IO SONO UN CULTURISTA”,

nessuno dei presenti fece lingua perchè la vita stretta e i gran dorsali ero puranco io il gioiellino della scola, tanto d’esser così chiamato mister ercolino. Il libro riportava ‘DAMMI MEZZ’ORA AL GIORNO E FARO’ DI TE UN CAMPIONE’. Credo che il fortunatissimo libretto di ‘John Vigna’ (tutt’ora reperibile) sia stato la bibbia della nostra generazione poiché più o meno ci aveva rapiti tutti. Il libro di Vigna pose le prime indicazioni su come usare i pesi che per la verità io a 10 anni me li costruii da solo con i bastoni della scopa e i barattoli vuoti del tonno riempiti di sabbia e la panca in legno che mia madre usava per metterci su i fiori. Nel frattempo e nel proseguo avevo poi così comperato la rivista ‘cultura fisica’ del pioniere ‘Tullio Ricciardi’ di Firenze e ‘Ercole di Devetak’ di Milano.

All’età di 14 anni (1959), scoppiò la meteora dei film mitologici, facendo partire così il fortunatissimo filone di cui il primo a far da spartiacque fu “Le fatiche di Ercole”, interpretato dal Campione di culturismo Steve Reeves (il campione immagine del libretto di Vigna). Fece dilagar nel mondo questa cosa che era sconosciuta per la massa ‘il culturismo’. Quando vidi il film di Reeves, fu un’autentica ubriacatura perché nei miei neuroni a specchio non

v’era altra immagine.

A soli 15 anni (e siamo nel 1960) il fisichino s’era così formato che un gruppo di amici si sentì in dovere di eleggermi in chel loco ch’era la palestra del maestro Gianni Rossato (sita in via Campagnola) da sempre mio grande amico, oggi ‘10^ Dan’, che per potenziare gli atleti mise in uso una stanza adibita ai pesi, fu così che per onore, simpatia e forma fui proclamato da tutti

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‘Mr.Padova’. Mi sentivo orgoglioso fiero di me stesso, il mio fisichino portava a discutere nel bene o nel male, ma la mia autostima era alta perché avevo già compreso che “l’arte del culturismo” non è solo un corpo, ma un modo come un altro per conoscere se stessi e nel proficuo più profondo e nel raggiungere all’essenza puranco la propria spiritualità.

A 17 anni ero così in forma che decisi di andare a Milano al Mister Italia di Devetak. Ero solo senza nessuna guida, non sapevo di olio, diete, pose, solo di quel che leggevo nelle riviste del tempo. Andai su a Milano in lambretta accompagnato da mio fratello più grande all’insaputa dei miei, fu per me un’emozione grande, avevo il nodo alla gola, l’Olimpo scese così in terra nell’entrar nella palestra ‘Forza e coraggio’ di Milano. Conobbi così Devetak, Castiglione bello elegante in giacca doppio petto blu, la giuria era solamente presieduta da Francesco Conti che mi fece pure i

complimenti, ma mi classificai quarto nella categoria junior dietro Umberto Pielli di Milano. I premi andavano fino al terzo posto, rimasi di conseguenza amareggiato, Devetak notò la cosa, estrasse dalla giacca una medaglietta (che tutt’ora conservo come una reliquia) e me ne fece dono. Tornai a casa di notte sempre in lambretta con mio fratello, infreddolito, credo fosse la fine di settembre primi di ottobre, mi ero solo vestito di pantaloncini e una maglietta. Alle 8 ero a scuola, la mia passione era così compiuta d’essere stato presente per aver vissuto l’esperienza per aver partecipato a un campionato vero.

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Dopo di quell’episodio, gli impegni della vita mi assorbirono totalmente, non comperai più riviste, non mi allenai neppure, il dovere che la vita mi richiedeva, non consentiva diversamente. Ma l’inconscio che oggi conosco fin troppo bene fa le sue pause per accompagnare l’io quando lui decide per sue imprese. A 24 anni mi trovavo a Milano per la specializzazione, alla sera vedo un film; e che cos’era? il film di Steve Reeves ‘Le fatiche di Ercole’. L’archetipo guerriero incominciò così a bussare la porta e a risvegliar quel che il fuoco fu la fiamma della scoperta o della riscoperta, a maturar per conseguenza per mezzo delle sincronicità i presupposti che andran così a dipingere la tela. In quello stesso periodo mi sposai con Carmen, in viaggio di nozze andammo a Firenze, per l’occasione andammo a salutar Tullio Ricciardi (padre pioniere della cultura fisica in Italia, fondatore di Federazione e titolare della rivista ‘Cultura fisica’), per aver l’onore di conoscerlo, la cosa mi piacque molto perché pur non essendoci mai incontrati mi disse “Cecchinato, la ricordo per le foto di quando era ragazzino che lei inviava alla rubrica ‘amici’ di cultura fisica”.

A 25 anni correndo in bicicletta l’occhio di sguincio si illuminò perché in un’edicola il giornalaio espose in prima vista la rivista ‘Vigor’ in su sulla copertina un magnifico e splendido ‘Vince Gironda’, il campione americano che dava con la sua immagine la linea armonica che dovrebbe avere il vero culturista, come si dice quando i fiori riappaiono a primavera l’amor che fu per mia impresa, la mia passione, il mio mito (l’altro era Freud, ma in particolar modo Jung che poi diventò per me essenza nella professione e nella vita), bussò alla porta e quando il mito guidato dall’archetipo si innalza all’io, l’io altro non aspetta che essere rappresentato nelle magnificenze di tutte le sincronicità da sé alchemizzate

per stabilizzarsi into in quel periodo.

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Sempre di quel periodo un mio compagno di studi Ferdinando Granziol di Bolzano disponeva di un pied-a-terre in quel di Levico Terme, era il mese di luglio, disse ‘Mario vieni a studiar su da me, così potremmo farlo assieme e rifocillarci al lago’. Con l’occasione i vari gestori delle attività intorno al lago da dieci anni organizzavano il Campionato a Levico di barca a remi. Mi iscrissi così per gioco e nella disputa vinsi così tanto che mi distanziai dal gruppo con più di 50 metri ed erano tutti veneziani che da sempre vincevano. Fu una grande sorpresa, che proprio un padovano visto per la prima volta in loco portasse via a loro il tanto amato trofeo. Scrivo questo per far intendere che chi è culturista lo è sempre anche se i pesi e l’allenamento erano stati sospesi come descrivevo prima.

In quel tempo conobbi Enrico Baldantoni, abitavamo a un centinaio di metri uno dall’altro, lui in maglietta ed io in camicia stretta, gli chiesi ‘ma tu fai culturismo?’, ‘sì’. Mi sorse così l’idea di aprire una palestra la prima del settore della mia città, chiesi a Baldantoni se voleva essermi socio ma lui rispose che non voleva essere disturbato negli studi visto che si stava laureando in medicina. Ma mi accompagnò però a Zingonia (1972) alla Veisport del ragionier Desiati, il cui acquisto fu pari a un milione di lire dell’epoca. Dico solo oggi al Dr. Enrico Baldantoni (e questo

con mia grande soddisfazione), questo me lo devi, di averti con il mio entourage introdotto al mondo della cultura fisica porto altresì rispetto per essere diventato anche un grande e importante medico ma puranco per essere altresì giudice internazionale di cultura fisica, fino ad arrivare al massimo quale è il più grande Campionato al mondo, il ‘Mr.Olympia’.

La sorpresa amara l’ebbi quando l’agenzia mi disse che il proprietario ci ripensò nel leggere il contratto poichè nel suo vedere avrebbe puranco distrutto il palazzo, intanto Vigor aveva già pubblicato la nascita dello Spartan Club (con quell’indirizzo via Beato Pellegrino).

Non mi persi d’animo, ai primi del ’73 trovai quel che era uno scantinato di circa 200 metri quadrati (via Flammarion n.3), in quel loco la prima pietra storica dello Spartan

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Club. Una mattina entrando al Bò, mi trovai innanzi come un miraggio della sorte il grande campione veneziano Adriano Bellini, in arte Kirk Morris, lo riconobbi, mi piacque subito molto, era alto, bello, longilineo, particolarmente elegante, in doppio petto blu, con spalle larghe, ma con aria signorile, nello stringergli la mano, gli dissi ‘lei è un vero culturista’. Gli spiegai puranco, che stavo per aprir la prima palestra di culturismo a Padova e sarei stato particolarmente onorato per il taglio del nastro alla inaugurazione. Lui disse ‘e che problema c’è, onorato lo sono io’. Ma il giorno stesso della inaugurazione, al mattino mi arrivò un telegramma, informandomi che un produttore a Roma, lo aveva designato per un film mitologico e che doveva partire immediatamente. Si scusò in mille modi, ma così andò la cosa.

Corrado Curci, che era stato trasferito come insegnante da Pescara a Padova lesse nella rivista Vigor l’apertura della palestra, così mi contattò se volevo averlo come istruttore e così fu il primo istruttore dello Spartan Club. Intanto chi mi conosceva

professionalmente mi dicevano ‘Signor Mario, lei in camice bianco non si perderà mica in quelle cose brutte da scaricator di porto’, ma i frequentatori dello Spartan nell’ordunque erano entusiasti di ingrossar le fila, tanto che da lì a poco dovevo cercare necessariamente un nuovo loco per dare spazio alle iscrizioni che lo scantinato non reggeva più.

Padova è città complessa, città luogo del Santo e di Galilei, non era facile far

accettare questa disciplina, a quel tempo non era neppure facile trovare i locali, come è oggi che ve ne sono in abbondanza a dismisura (vedi con questo la facilità che hanno oggi le varie Spa, che di culturismo non gliene frega un tubo, ma sanno solo dilatare il naso pensando alla affaire e al profitto), per praticare il culturismo ancora poco conosciuto nel mio tempo.

Trovai così la disponibilità dell’Ing.Dalla Costa, che fu preside del Marconi, l’Istituto superiore che io avevo frequentato. Mi disse ‘Cecchinato, io le do il locale (via Gino Allegri n.1), ma si deve fare a sue spese il rinnovamento. Quel che ho sputato

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sangue per riuscire nell’impresa, perché nel frattempo era nato Gianluca, le risorse economiche erano molto esigue, ma la volontà che presiede alla passione ti dà la forza per essere campione e vincitore nella sorte. Organizzai così le prime gare di culturismo a Padova e in riferimento il Mr.Padova (per chi vuole ci sono pure i filmati storici di allora su YouTube). Venne giù in giuria per questa missione Ruggero Tampellini, campione di culturismo, nonché curatore della rivista

Vigor. I locali guarda caso, me li diedero per fortuna i parroci delle chiese, quel di via del Vescovado e quel dell’Antonianum into in Prato della Valle. Tampellini nel riscontrare tanto pubblico, si esaltò puranco lui nel riportar le gare nel bimestrale Vigor. Con l’occasione del primo Mr.Padova (1973), mi scrisse un giovane sconosciuto culturista in erba Gino Barzacchi di Livorno, nel voler pretendere di essere ospite d’onore ed esibirsi per l’occasione. Il ragazzo fece centro, perché seppe coinvolgere i più dei mille spettatori presenti alla manifestazione. Si esibì puranco Ruggero Tampellini, uno straordinario Salvatore Sailant di Milano e Alex Carmeli di Mantova. Tutti insieme con la lor esibizione, le mura del palazzetto fecero tanta risonanza che gli inquilini del circondario telefonarono al parroco per sapere che cosa stava succedendo.

Una nota devo dirla, anche se mi dispiace farlo, la carica emotiva non la dava certamente il rag. Desiati, proprietario della Rivista Vigor e di Veisport, poichè almeno a me così sembrava che del culturismo non gliene fregasse un tubo. Il suo alfiere era però Tampellini che per passione dava carica a li neuroni, agli appassionati di quel tempo, alla ricerca della virtude e canoscenza.

Di lì a poco nacque poi il Mr.Veneto, conobbi così Bruno Piccoli, suo fratello Aldo, Meche Loris, uno dei fratelli Sellito che stava facendo il militare a Padova, Bruno Cavallin, che in splendida forma vinse così il trofeo da lui sempre e tanto ambito.

Nella situazione sorse così puranco a me il desiderio di salir sul palco, incominciai pur avendo due attività da seguire, a ritrovare lo spazio e il tempo per dar luogo al mio intendimento, vinsi così per categoria il Mr.Veneto IFBB (vedi filmato),

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organizzato a Verona da Bruno Piccoli, secondo al trofeo città di Ferrara, quarto nel 1975 ai Campionati italiani di Foggia dietro a Bertagna che vinse, Ugo Romano secondo e terzo Raffaele Fornuto. Qualche mese prima in riunione di Federazione si disse che chi aveva già vinto titoli superiori non poteva più partecipare ai Campionati italiani. Intravvidi l’opportunità per una mia classificazione in merito che andai giù di brutto allenandomi sempre però con la mia formula segreta, che per la verità poi tanto segreta non è: ‘olio di gomito’ . Il mio fisico ebbe il suo bel riscontro, ma rimaneva nel mistico raffigurato ‘natural dei naturali’.

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Compresi che il mio allenamento ch’era puro, dava nel suo intrinseco il suo limite, partecipai così per far piacere a me stesso e per pur divertimento, tanto in me non mi sentivo secondo a nessuno, mi si perdoni la falsa umiltà, poiché le vittorie le avevo con me stesso nel rimaner pulito. Tanto per dir che più avanti, quando ero uscito dalla IFBB, andai diverse volte a Sapri e su indicazione di Biagio Filizola, mi iscrisse al Campionato del mondo NABBA

ch’io accettai con grande onore. Andai su a Londra con Bruno Piccoli e Meche Loris. Quando giunsi però sul palco, into in me ero già appagato per aver toccato con i piedi il logo di tutti i grandi campioni di quel tempo e in particolar modo di Steve Reeves, il campione che più mi stava a cuore. Guardandomi intorno ero troppo fringuellino, perché senza saperlo ero in anticipo un altezza-peso e naturalmente ero fuori luogo, così rifiutai l’esibizione ma felice e appagato dentro.

All’orizzonte ritornò alla luce Franco Fassi (1974), non lo conoscevo ma mi piacque subito perché vero culturista dalla passione autentica, intelligente, promotore, persona grande che per stima va ricordato ancora, diede così nuova linfa ed energia alla disciplina, intanto in Italia sorgevano altre federazioni che ognuno si dava da fare per lastro, che rappresentava il culturismo.

Con l’arrivo di Mister Fassi e con la collaborazione di Bruno Piccoli si organizzò a Verona nel 1974 i Campionati del mondo IFBB. La cuccagna si fece grande, conobbi da vicino Nubret (con cui strinsi una profonda e vera amicizia), il grande Lou Ferrigno che mi schiacciò seduto nel teatro alla mattina tanto mastodontica era la sua persona e Franco Columbu, che nel vedermi mi disse ‘che spalle piene e ampie che hai, come ti alleni?’, non riuscii a dire nulla per l’emozione. Il grande campione compagno di allenamento di Arnold Schwarzenegger che chiedeva a me; mi fece

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volteggiare i neuroni tra le stelle. Alla sera consegnai a Ben Weider (fondatore e Presidente mondiale della IFBB) il Gattamelata simbolo della mia città. Mentre nello stesso giorno alle 5 del mattino, venni a raccoglierti in autostrada Filippo per il tuo disastroso incidente che ti riportai sparato a 200 all’ora in tempo per il grande evento.

Però prima del Campionato del mondo, Mister Fassi organizzò a Zingonia i Campionati italiani, ospite d’onore Arnold Schwarzenegger. Prima di questo importante evento, nella riunione federale, condussi una ‘battaglia feroce’ con Renato Bertagna, perché a suo dire, non voleva la musica di sottofondo per le routine, voleva l’obbligo fisso per il costume da gara di colore nero, con i numeri per gli atleti con il cartoncino in bianco e nero, perché nella sua visione non dovevamo essere scambiati per soubrette da palcoscenico. Io invece gli risposi, che usavo nel mio piccolo la musica, che l’atleta poteva scegliersi il colore del costume come meglio a lui si addiceva e che il cartoncino era altresì meglio colorato per distinguere puranco le categorie, che le pose obbligatorie andavano bene per Statuto, ma che si doveva dare anche diritto all’atleta di esibirsi con arte e con bravura per sua originalità. Vinse con mia grande sofferenza Renato Bertagna, perché aveva molta avallanza in Federazione. Quando di conseguenza, vedi esibir il grande ospite d’onore, l’idolo del mondo, della cultura fisica in scena, per lui puranco fuori forma e senza musica, la stella non esaltò il pubblico come si sperava. Incontrai poi parecchie volte Arnold, quel che mi colpì sempre di questo grande campione, è per sua personalità magnetica, tanto carismatica, che gli dissi un giorno a Parigi ‘Arnold, con la tua personalità, tu puoi fare quel che vuoi. Di quel che tocchi potrai trasformar il vil metal in oro. E così la mia lungimiranza non s’era sbagliata, perché quel che ha combinato Arnold lo sappiamo tutti in abbondanza.

Prima di questo, ci fu il precedente Campionato italiano organizzato da Alessandro Bellini a Quarrata, Pistoia. L’ospite d’onore fu per l’occasione Serge Nubret, in arte la ‘pantera nera’. La carica, la bellezza, l’eleganza, la deità di questo campione, mi esaltò a un punto tale che culturisticamente parlando mi innamorai di lui. In quanto rafforzò tutte le mie idee di cosa sia veramente il culturismo, autentici scultori in arte della propria fisicità. Quando poi andando a cena, si presentò con vestito doppiopetto bianco come le scarpe puranco dello stesso colore, con una camicia gialla che contrastava in maniera mirabile con il suo completo bianco. Se penso poi a

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certi campioni di body building attuali che quando tentano di vestirsi sembrano usciti dai disegni di Walt Disney, per fare ridere puranco i bambini dell’asilo. Questo per non essere blasfemo e tenerino nella sorte. Nubret si fermò poi a Quarrata una quindicina di giorni, rimase a fargli compagnia Gino Barzacchi di Livorno, che gli scattò più di 200 fotografie, che per dovere poi Gino in parte le passò a me, sdebitandosi per avere avuto fiducia in lui nel farlo esibire al Mr.Padova di allora, così posso vantarmi del privilegio di possedere foto in esclusiva di questo gran campione che niuno e puranco nessuna rivista ha mai visto apparir nella scena.

Le cose poi girano, Fassi non andava più d’accordo con Piccoli o viceversa. Da questa scissione, nacque così l’Aicap e mi trovai a collaborar con Bruno Piccoli pur avendo grande stima e simpatia per Franco Fassi, che aveva nel frattempo puranco organizzato il primo corso in Italia per diventar maestri. Eravamo allora in trenta partecipanti e questo con grande onore da quel giorno ero così rappresentato nello essere chiamato maestro Mario Cecchinato.

Questo però mi sento in dover di aggiungere. Essendo presente al corso di maestro il prof. La Cava, grande esponente del Coni, lo invitò Mr. Fassi in quanto stava operando in tutti i modi per far entrare il culturismo al Coni. Mi avvicinai di conseguenza al sollevamento pesi. Feci così a Roma il corso per diventare istruttore ed essere patentato con la sigla del Coni, sigla checchè se ne dica di alto prestigio e riconoscimento, così feci nel fare i pesi, diversamente dalla mia consuetudine, in quanto l’archetipo che fu guerriero cominciai così a tirare pesi a tutto spiano. Mi allenavo alle 9 di sera, poiché era l’orario ch’io ero più libero. Mi assisteva per questo il Dr. Alessandro Zadra, che fu il mio primo allievo, vincitore altresì del Mr.Padova 1973. Dietro la sua assistenza, riuscii a fare 155 kg. nella panca, 185 kg.

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nello squat, che puranco il bilanciere si piegava e le rastrelliere pure (perché quelle erano le macchine e gli attrezzi di quel tempo) e 215 kg. di stacco da terra. E questo con orgoglio voglio ricordarlo e sottolinearlo, sempre e solo con l’introduzione della famosa formula ‘olio di gomito’. Mi sentivo un dio, l’olimpo dall’alto mi sorrideva, la potenza di queste prove fa innalzare più l’autostima che l’ego. Ero così vincitore con me stesso con un peso personale di 75 kg. nel sollevare così grossi pesi.

Mi sento così di riferirmi a tutte quelle persone dementi, quando vengono a chiedere se il culturista ha anche forza, la domanda è talmente stupida, che vien da chiedersi, in quanto io personalmente prima di dare una critica o una risposta, prima mi documento, ci metto pure il naso, poi eventualmente parlo e puranco ragiono con il minimo di buon senso. Ciò mi fa pensare che sotto sotto c’è pure anche una rabbia, che và a rasentare la lor specifica vanità, guai a chi li tocca, in quanto il culturista può essere anche questo e puranco con un lacume di narcisismo, ma il sacrifizio, l’impegno, l’amore per raggiungere la meta, deve essere per questo rispettato e non preso per i fondelli. Se poi la chimica ha infestato il logo, questo è puranco altro discorso, che non disgiunge per nulla il sacrificio perché la chimica da sola può creare latte per le mucche. Devo dire anche però la mia nota di dolore, in quanto il mio fisichino sotto la pressione di quel tanto gravoso peso, s’era fatto sì più forte, ma anche appesantito, disturbando quel che era la mia vita stretta. Dopo questa esperienza, in seno alla potenza, le cose girano. L’amico Giorgio Soprani di Piacenza (tre volte campione italiano di culturismo), era nel frattempo diventato grande esperto e praticante nella disciplina Yoga. Mi invitò a condividere la sua esperienza, così di buon mattino, mi alzai de bon’ora per impratichir sotto sua tutela questa meravigliosa e fantastica disciplina. Fu un’esperienza grandiosa. Pur essendo

esperto di training autogeno, la disciplina yoga mi consentì di conoscere un nuovo mondo e entrare nel silenzio di noi stessi, arrivare così nel più profondo, puranco a fermar un giorno la mia mente, considerando che la mente produce 50mila pulsioni al giorno e questo contro la nostra volontà, è stata così l’esperienza più straordinaria rimasta impressa nella mia memoria. Imparai puranco il Pranayama, tecnica di respirazione,

che mi arricchì anche in questo senso straordinariamente. Riversai questa mia nuova esperienza nelle tabelle di cultura fisica, il risultati furono così straordinari; compresi

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questo a mio modo che allenarsi al culturismo, nell’applicar la mente, la concentrazione, era come esercitarsi con lo yoga. Concentrazione, visualizzazione, di cosa si stà facendo, il binomio era straordinario perché i risultati non mancarono all’appello. Ho così imparato tanto (o non mai abbastanza), che con soli 20 minuti al giorno di allenamento ai pesi, erano puranco straordinari, che tutt’ora pratico guarda caso alla soglia dei miei 70 anni, che probabilmente così facendo, il mio inconscio mi porterà sul palco ai campionati del mondo. Così per festeggiarli in codesto modo. E questo lo devo alla conoscenza del corpo, della mente, del signor inconscio, la passione nella disciplina, l’amore per la vita, i miei 20 minuti di allenamento al giorno.

Per l’Aicap organizzai diverse volte il Mr.Padova, autentico gioiellino, in quanto si teneva al prestigioso Supercinema di Padova, con la presenza del sindaco, tv e giornalisti. Organizzai sempre per l’Aicap tre Campionati italiani, il primo nel 1981 che fu, va ricordato, anche il primo campionato italiano di culturismo femminile. La cosa fece parlare molto, tanto da portare a Padova 50 testate giornalistiche e la presenza di Canale 5 al suo esordio, che fece di questa manifestazione un modo

come un altro per procacciar odiens, la prima con la seconda nella pretesa di Lucia Bertan che la vittoria doveva essere assegnata a lei rispetto alla vincitrice Roberta Fregonese, bellissima ma solamente, secondo lei, tonificata (mai e poi mai avrei pensato la

distorsione che venne poi nel tempo nello brutalizar il dolce femminile in un virtuale ingannoso e forzato maschile). Fu così in quell’occasione che sfogai tutta la mia rabbia che con Renato Bertagna avevo in me racchiuso. Obbligai di conseguenza la giuria di essere di dovere con la giacca blu, musica a piacere come nel color del costume da gara, premi in denaro ai primi classificati, rimborso spese alla giuria, medaglia e diploma a tutti gli iscritti anche ai non classificati. Questo per memoria e

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per onore quel che mi insegnò il maestro Devetak nel 1962 al Mr.Italia junior a cui partecipai. Penso sia giusto che ogni atleta che per impegno, sacrifizio, dedizione abbia almeno la gratificazione di portarsi a casa anche questo piccolo segno della sua partecipazione.

Fu puranco in quel periodo, che grazie ai miei studi e alle mie conoscenze, sostenni il prof. Luigi Peresson, psichiatra, che introdusse per primo in Italia la metodologia del training autogeno ch’era diventato famoso per essere lo psicologo della squadra nazionale di sci, sostenendo il grande campione di allora Gustavo Thoni nelle sue performance, denominata per questo la ‘valanga azzurra’. Sostenni e aiutai il prof. Peresson a diffondere la metodologia a livello nazionale, anche in altre discipline. Per questa ragione, venni iscritto socio ad honorem nel suo Istituto al C.i.s.s.p.a.t. da lui fondato.

Chi mi conosce o mi ha conosciuto sa quanto io mi sia impegnato per dare dignità non solo nel comportamento, nella configurazione e anche nell’immagine da dare al mondo. Dico solo per dire, come nota di colore, al gentil sesso ho sempre dato un fiore a tutte e nel presentar le gare avevo sempre in scorta e pronta così per l’uso una parola alchemica per portare cifra alla presentazione. Fu anche per me un periodo straordinariamente magico e puranco anche di grande impegno sociale, poiché non v’era sera ch’io non andassi a cena con politici, industriali, commercianti, giornalisti, della carta e televisivi. Tanto era la

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richiesta che doveva essere prenotata per suo tempo. Perché questo? Perché avevo potere umano; se una discoteca mi diceva ‘Mario, dammi una mano’, mi portavo dietro 300-400 persone, così pure per i ristoranti e nel mondo del vestiario, tanto era in sé la forza se in una di queste attività stava messa male o stava per fallire, bastava una mia ripetizione nell’entrata in scena, col mio esercito sempre felice di accontentarmi, che cambiava così le sorti di quell’impresa.

Il secondo nel 1985 l’ebbi organizzato per festeggiar la nascita dello Spartan 2, il primo cinema ‘Eldorado’ trasformato in palestra (via della Biscia), ricorsi a questa costosa e faticosa soluzione in quanto era scoppiata la bomba e la meteora del culturismo in simbiosi con la concorrenza spietata puranco dei supermercati che in quel tempo e in quel periodo tutti volevano aprir palestra (oltre che ai supermercati), anche quelli che del culturismo non capivano nulla ma dava a lor l’idea del profumo del profitto. Di quel tempo sorsero così puranco altre riviste di culturismo, Devetak in un suo rientro e financo molte industrie per costruire attrezzi che voglio ricordare almeno qualcuna, quali per esempio la simpaticissima Visa Sport, le preesistenti Fassi Sport, la LASAM di Bruno Piccoli, il grande appassionato culturista Panatta con la sua Panatta Sport, che saluto con riverenza per aver sempre diffuso il culturismo con grande forza. Il mio impegno in qualità di organizzatore, era molto gratificato perché in ogni gara c’era sempre presente il Sindaco, politici, industriali, giornalisti della stampa e televisivi. Dando così grande

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risonanza che a me gratificava molto, nella ricaduta della accettazione nonché della condivisione nel presentar da me la cultura fisica.

Parliamo ora puranco e financo di Nerio Alessandri, fondatore della Technogym, che caro Alessandri, mi sento in dovere di congratularmi per la tua magnificenza e per la tua ‘si’ grande impresa, ma questo devo dirtelo per dovere con la puzza sotto il naso. I milioni che tu hai fatto per bravura sono anche per frutto dei culturisti che tu degradi tanto. Quindi comprendimi bene, io ho grande rispetto per la tua persona, rappresenti per me l’ideale che nella magnificenza sa fare impresa, ma io non ho mai preso per i fondelli coloro che mi hanno dato il pane quotidiano. Il tuo libro ‘Wellness, scegli di vivere bene’ in edizione Mondadori, ti sei inventato pure il termine wellness, per differenziarti e allontanarti, dai poveri e ingenui culturisti (almeno così tu lasci intravveder che pensi) quando buona parte del popolo dei culturisti han i tuoi attrezzi nelle loro palestre (quando si dice il caso). Però senza voler ripetermi rispetto il tuo fiuto per l’immagine della tua azienda che non voleva altresì impegolarsi, con l’Imperial Gym della chimica, che per cifra era solo in parte, ritengo non andasse così di conseguenza colpevolizzata l’intera disciplina per quel manipolo che dava nel suo manifestare la lor dannata ombra. Dando così

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l’immagine, permetti che te lo dica, con astuzia e grande furbizia, che per la salute tu eri l’angelo colpevolizzando nel luciferiano puranco nello stesso modo quel che erano rimasti i puri nel praticare il culturismo. Consentimi ch’io ti dica ‘bella mossa’.

Questo campionato ebbe 7000 spettatori e la presenza di 300 atleti, la gara terminò alle 4 del mattino portando finalmente a cenare quale ospite d’onore Edward Kawak che mangiò così tanto che quel che lui mangiò in quella notte io mangio così per un mese intero. V’era presente il Sindaco di allora Settimo Gottardo che nel riscontrare tanto movimento che nella nostra città non si parlava d’altro, che mi premiò per consegnarmi poi come segno di grande prestigio il simbolo più alto con l’onorificenza il ‘Sigillo della mia città’.

Voglio in egual misura ricordare puranco che l’attrezzatura per lo Spartan 2 la feci fare alla ‘Martini &

Sport’ di Cadoneghe (Padova), in quanto il responsabile mi disse ‘Cecchinato, se lei fà gli attrezzi da me, io sarò Sponsor per le sue gare’. E così comperai i bilancieri e i manubri da Bruno Piccoli e le macchine alla Martini & Sport. Dando però delle precise indicazioni di come gli attrezzi dovevano essere costruiti, allargando per esempio lo spessore delle macchine da 3 cm a 5 cm e a trasformare con totale innovazione anche le normali parallele che nel medesimo attrezzo feci allungare in alto così per allenare i dorsali e nel mezzo dell’attrezzo così gli addominali, cosa che poi nel rivoluzionario copiarono tutti, compreso lo spessore degli attrezzi.

Il terzo nel 1988 presso l’hotel Alexander di Abano terme. La manifestazione ebbe una grande risonanza anche in quella occasione, ma la battuta e le conseguenze le pagai io fino all’ultima goccia, in quanto i responsabili e i gestori dell’hotel dissero che gli atleti avevano danneggiato con le tinture per il corpo le tende, i muri e tutto ciò che capitava in mano, non solo ma puranco che molti atleti e ospiti non pagarono la cifra pattuita per l’alloggio (TUTTE BALLE), alla fine mi fecero denuncia per 50 milioni di lire di danni che nel percorso di una lunga sentenza pagai chiudendo il tutto per 20 milioni di lire, senza contare le spese con gli avvocati in mia

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difesa, che non valsero per sé in nulla in quanto seppi più avanti chi erano i dirigenti legati nel loro mondo da ombroso malaffare.

Quanti atleti ho così conosciuto girando l’Italia in lungo e in largo e financo in Europa, quante belle amicizie quante esperienze di vita un patrimonio umano che resta inciso nel proprio inconscio come oro colato. Ho perso il conto di quante volte ho presentato le manifestazioni per l’Aicap, di dare puranco il nome alla rivista ‘Linea & Sport’ oggi Trofeo nazionale, di quanti articoli abbia scritto nelle varie riviste del settore e come la vita

cambia al sorgere del sole.

Nel 1989 mi sentii stanco, quante lotte, quante battaglie, ma quante e altrettanto e ancor più soddisfazioni e se tornassi indietro così farei, poichè nulla è di risentimento in me, ma le palestre che intanto stavano pullulando a dismisura non avevano più nel logo quel che era per me concetto di far palestra. Tutte quelle varianti alla moda, l’Imperial Gym della chimica che stava andando a dismisura, diventando puranco bibbia e financo letteratura, come a dire di conseguenza ‘o ti fai o non ci sei’; non era più il mio mondo.

[Ma è anche vero e qui va detto che non dev’essere colpevolizzato solo il culturismo, ma purtroppo tutto lo sport in generale, di essere così caduto in codesta piaga. Il problema di conseguenza si accende su scala universale, i record girano e le medaglie traballano. Credo che il mio pianto non sia da prendere alla leggera e di quanto i problemi siano di gran misura, ma nel tempo di questa era, ch’io chiamo l’era della coscienza, l’ombra si piegherà al sortilegio, nel suo più atteso rinnovamento per quel che il mio inconscio prega e spera].

Così si trasformò nel bisogno di riattivar quel che sono io nel più profondo nel lasciar così la direzione delle palestre da me con tanta fatica fatte sorgere, allontanandomi puranco dal mondo della cultura fisica per dar così luogo di proseguir per quel che era la mia alchemica preparazione (into a diventar missione) e cioè la psicologia junghiana, tenuta meticolosamente chiusa nel cassetto ma non addormentata e neppure assopita, poiché gli studi e gli approfondimenti nella verità non erano mai

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stati sospesi, ma attendevano semplicemente un ponte a una mia maggiore maturità e opportunità into al lor preciso momento, in quanto le palestre e il mondo della cultura fisica mi avevano così fagocitato al loro tutto. Lasciai così il mondo culturistico che mi aveva impegnato per tanti anni, poiché le forze dell’inconscio stabiliscono puranco per quel che tu coscientemente vivi e credi, ma che nel sottil nascosto, chiamalo se vuoi inconscio, ci sono regole e leggi che solo più avanti con gli anni potrai comprenderne più a pieno il significato e la ragione. Mi rituffai così nello studio a 44 anni con l’entusiasmo di un giovane studentello. In me c’era voglia di rivincita e di rinnovamento, tutto travasava in me con molteplice sincronicità aprendosi canali e possibilità insperabili, riuscendo a conseguire titoli, riconoscimenti, gratificazioni, che mi sembrava nell’ordunque esser come nel filone per suo girone com’era stato per la cultura fisica, ma semplicemente una direzione più alta dal corpo alla psiche e puranco nello spirito.

Qualche mese fa si è riaccesa per passione e per curiosità di rimettere il naso nel mondo della cultura fisica. Ho ripreso ad acquistare le riviste, ad allenarmi, a smanettare con facebook e mi ha dato l’impressione di riportare in luce il viaggio di Ulisse quando nel giungere nel suo regno (il mondo del culturismo) il conflitto è il disordine, le idee poco chiare sono del peggio di quando io avevo lasciato. Quel che più mi rammarica è vedere pullulare campioni ritenuti tali dalle più importanti federazioni, esempio ne fò con il Mr.Olympia, guida superiore del culturismo mondiale che sembra avere perso l’anima per la ragione di cui il culturismo è nato e sorto nella sua artistica bellezza ed eleganza di come io e i giovani del mio tempo l’avevamo into conosciuto.

Non voglio far morale non è per nulla questa la mia intenzione di dove si è arrivati non corrispondendo di per certo ai canoni della credibilità, della accettabilità, della condivisione. Altro non posso che rimaner deluso e amareggiato, per l’amor che porto e per quanto ho dato, sempre con amore e senza chiedere null’altro non posso rimanere indifferente a tanto sdegno, nel mio piccolo lancerò la spada magari pure inutile ma caro il mio ‘Filippo’ tu che mi hai detto ‘dove eravamo’, io oggi ti rispondo nulla sia così perduto, perché la dignità dell’uomo è nella sua misura per dare forza di quel che è pura passione sia puranco anche ‘si’ profitto, altrimenti il sistema non si reggerebbe a tanto, ma un profitto che sia regolato in modo tale da salvaguardare i propri fini e i propri interessi con l’utilizzo della cultura scientifica

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nella sua più profonda etica e non nella sua estrema manipolazione, venga invece altresì usata, la scienza, a portare il profitto nel suo modo migliore, in compendio alle più aggiornate tecniche di allenamento e l’utilizzo di integratori sempre più specifici e specializzati, dando così la giusta configurazione di cosa nell’ordunque dovrebbe essere rappresentata l’immagine del vero campione del vero culturismo, che non avrebbe più di conseguenza l’impasto nel pagar il doveroso e mistificato chimico, tenendosi sempre aggiornato in modo proficuo e salutare.

Cerchiamo per conseguenza ognuno che è pioniere nella storia portare il proprio pensiero cercando di incidere su quello che è puranco la visione dei giudici a riportar il giusto nella scena delle varie manifestazioni,

“UNITI E TUTTI INSIEME CE LA POSSIAMO FARE”.

Chiedo vania per quanto ho dovuto stringere per essere breve nel mio racconto e non aver citato tutti i grandi protagonisti del passato che con grande onore io ho conosciuto, che qui ricordo per dovere, almeno alcuni in parte, il grande amico Luigi Lodi di Bologna, il prof. Biagio Filizola, il prof. Giuseppe Trombetta, l’intellettuale prof. Giuseppe Vellucci e Antonio Greco di Nardò, ma che nel mio cuore non ho dimenticato niuno e mille particulari che sarebbero belli da raccontare, che ognuno potrebbe farlo per dar forza e storia alla nostra cultura fisica, perché un popolo senza la sua storia, in un modo o nell’altro, senza la sua origine rischia di perdersi nella confusione se no per il nulla. Ti ringrazio per l’attenzione caro Filippo e come sempre culturisticamente ti saluto, io che rimango puntigliosamente e rigorosamente con orgoglio culturista. Non come oggi molti che si vergognano nel nascondere quel che è stata lor passione, ciò vuol dire che non hanno così capito cosa sia la vera cultura fisica e qui va ricordato e detto, ‘arte di fare il corpo’ puranco come filosofia di vita che null’altro ha a che fare con l’interpretazione del body building, che vuol dire costruire un corpo che di arte non ha nulla con noi a che fare, certe americanate non sono per noi latini che abbiamo inciso per genetica e per cultura la bellezza e l’eleganza di cosa sia far spettaculare la nostra disciplina con il proprio corpo.

SIAMO UN POPOLO, UNA COMUNITA’, UNA GRANDE REALTA’ SOCIALE. GUERRIERI, CAVALIERI, ATLETI, PORTATORI DI PACE, CONTRO OGNI VACUITA’. IL VILE CHE E’ OSCURO, IL FACILE GUADAGNO, IL SANGUE DALLE STRADE, LA VIOLENZA,

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L’INGANNO, IL SOPRUSO. PORTIAMO LA NOSTRA FILOSOFIA DI VITA, LA BELLEZZA DI UN CORPO EDUCATO E SANO, POSSIAMO FARE MOLTO, IN UN MONDO COSI’ PERDUTO NEL VALOR DEL NULLA. OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE

UNITI E TUTTI INSIEME CE LA POSSIAMO FARE

I tempi della buia finiranno poiché è innato nel profondo un cambiamento generale, spinto da forze dell’inconscio collettivo, per innalzare la coscienza a diventar coscienza e questo nella luce e nella consapevolezza

COSI’ NON SI PUO’ PIU’ STARE

E’ un’era nuova, into per questo di disagio e il prezzo nell’ordunque non sia per questo vano

UNITI E TUTTI INSIEME CE LA POSSIAMO FARE

Il mio è un’invito sentito e partecipato, mi adopererò nel farlo con semplicità e onestà, ma con infinito AMORE. Quel che mi è stato donato, così io donerò. Quello che mi è stato insegnato, così io insegnerò, senza per questo prevalere su niuno, ma essere semplicemente una mano amica, per questa grande famiglia ch’io porto nel mio cuore con dignità e orgoglio.

Comprendi allora che la coscienza non è una elaborazione chimica del cervello, ma essenza che è nello spirito ch’io chiamo per facilitar le cose ‘spirito-coscienza’ e questa è la più grande realtà che vive nel tuo corpo. Fallo perciò splendere di luce e bellezza, portandone così rispetto. Sarai fiero di essere un culturista, cavaliere portato al bene e alla giustizia, un uomo vero e vero atleta, che se vuoi potrai portare il tuo contributo attraverso questa disciplina. Felice così di esser nato, orgoglioso di esser chiamato per suo vero nome ‘IO SONO UN CULTURISTA’.

Ogni bene.

Maestro Mario Cecchinato

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