occhio all'arte (aprile 2015)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 83 aprile 2015 Mensile d’informazione d’arte n dall’associazione: Cosa è per me l’arte n architettura: Nuovo mercato Testaccio www.artemediterranea.org n donne nell’arte: Sheila Girling n Dedicato a: Mr Turner, l’artista contrapposto all’uomo n Dedicato a: MATISSE Arabesque Henri Matisse, “I pesci rossi”, 1911

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Page 1: Occhio all'Arte (aprile 2015)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 83 aprile 2015

Mensile d’informazione d’arte

ndall’associazione: Cosa è per me l’arte

narchitettura:Nuovo mercato Testaccio

www.artemediterranea.org

ndonne nell’arte:Sheila Girling

nDedicato a: Mr Turner, l’artista contrapposto all’uomonDedicato a: MATISSE Arabesque Henri Matisse, “I pesci rossi”, 1911

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi,

Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Giulia Gabiati, Valerio Lucantonio,

Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Nicola Fasciano, Maria Centamore

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario“Cosa è per me l’arte”

Nuovo mercato TestaccioICI-BAS. Le fogne di Parigi

Invasioni digitali 2015 AMERICAN SNIPER

Musei Capitolini, 2° parteMATISSE

Mumford and Sons: la band londinese torna sul palco

Francesco De Gregori in “RIMMEL2015”New York, New York

Sheila GirlingL’eroe e la leggenda

Teatri di Roma“Edipo, Amleto, Pinocchio e gli altri.

sul filo di china Seven Moods, “Change of Sunlight”

n

•••

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 347.1748542

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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dall’associazionen

di Antonio de Waure

“Cosa è per me l’arte”Pubblicazione di tutte le risposte

L’ARTE E’ VITAL’ARTE COME FORMA DI ESPRESSIONEdi Elisa Scarfò e Micol Zizzo

L’arte è prima di tutto una forma di espressione. E’ la mutazione dei sentimenti in materia tangibile, sono le emozioni fatte di colori, forme e figure. E’ l’essenza stessa delle passioni umane e del bello. E’ poesia scritta con tempere e pennello.L’Arte è vita.

L’ARTE – secondo meCosa significa e che posto occupa l’arte nella nostra vitadi Francesca D’Avanzo e Cristiana Magrin

ARTE è espressione di emozioni,sentimenti, stati d’animo, sotto qualsiasi forma. È interagire con il mondo che ci circonda in modo creativo e unico. È lasciare il proprio segno indelebile. È dare una propria interpretazione alla realtà. Arte è una forma più alta di comunicazione, dovepoche parole possono racchiudere tutto un pensiero, un’immagine è in grado di evocare un mondo ricco e complesso. L’arte è nata insieme all’uomo, ovunque ed in ogni tempo gli uomini hanno comunicato creando arte,prima ancora di conoscere la tecnica, prima di scopri-re l’uso della parola, l’uomo ha utilizzato l’arte per trasferire il proprio mondo interiore sulle pareti di una caverna. Questo perché gli uomini non possono noncomunicare.

Sento l’obbligo morale di ringraziare di vero cuore, per la loro sensibilità, il Preside della Scuola Pascoli di Aprilia ed il Professore Davide Rastelli per aver contribuito in modo

tangibile nella riuscita del nostro Concorso “Cosa è per me l’arte”.

A tale scopo la Direzione del giornale “Occhio all’Arte” ha deciso di premiare tutti gli alunni partecipanti, pubblicando i loro lavori nei numeri della rivista, a partire da questo di aprile 2015.

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architetturanNuovo mercato TestaccioMarco Rietti

Il nuovo Mercato Testaccio, progettato dall’architetto Marco Rietti, è stato inaugurato nel 2012, con lavori cominciati nel 2003, occupa una superficie di 5120 metri

quadrati, di cui 2mila dedicati a servizi pubblici, esercizi e spazi per 100 operatori. Un’opera (project Financing) realizzata su un’area di proprietà pubblica, con spese (18 milioni di euro) a carico di un operatore privato (la Cogeim S.p.A), che la avrà in gestione per un certo numero di anni (30 il mercato e 90 le opere accessorie). Al termine della concessione le opere torneranno nella piena disponibilità del Comune di Roma, che ne è il proprietario. L’intero complesso è composto da due livelli fuori terra, con il superiore utilizzato in minima parte per uffici e zona espositiva collegata al livello degli scavi archeologici, mentre la maggior parte ospita impianti e schermature per la luce. Nei due livelli interrati ci sono il piano archeologico e il parcheggio di 6mila metri quadrati per 270 posti auto.Lo scavo archeologico di 7.000 mq, con i resti di una strada e di un antico “smorzo” di epoca romana, riempito da centinaia di anfore di 2.000 anni di età utilizzate per il trasporto marittimo, venivano accantonate e poi riutilizzate per realizzare dei muretti, una sorta di “discarica” di materiale di risulta dell’antico porto. Circa la metà dello spazio è dedicato a percorsi pedonali e aree pubbliche. Il complesso è aperto su tutti e quattro i lati grazie ai muri traforati, si struttura su una maglia quadrata composta da un modulo di 10×8 metri che dialoga con la struttura urbana di Testaccio, ogni corsia, tra i vari banchi, coincide con un ingresso, per un totale di 23 accessi che favoriscono la permeabilità e fruibilità del mercato, senza una netta distinzione tra esterno ed interno. E’ realizzato con materiali diffusamente usati nel rione, come profili in ferro e rivestimento in cotto. Tecnica di esecuzione a secco per il montaggio dei pezzi prefabbricati che si distinguono in profili industriali per il perimetro esterno, mentre il resto della struttura è in elementi realizzati su misura in lamiera strutturale, con l’uso di macchine a controllo numerico. Il mercato impiega ventilazione naturale, per il cui filtraggio e per la regolazione della luce solare sono predisposte una serie di pannellature forate (verticali e orizzontali) con percorsi coperti con vetri, in questo modo la struttura è quasi del tutto autosufficiente, nel rispetto della normativa sul risparmio energetico.Ognuno dei banchi è come una bottega: una campata strutturale tra pilastri collegati da un architrave con un parapetto e un ingresso. Gli interni sono bianchi, per accentuare la luce naturale che filtra dalla copertura e dai numerosi ingressi, e per essere da sfondo ai colori delle merci esposte e delle persone. Centro del mercato è la piazzetta, ricavata per semplice sottrazione di alcuni banchi dalla griglia modulare, composta da un punto ristoro, attrezzato con sedie, tavolini e ombrelloni, da una parte coperta per la sosta e da una parte scoperta, a cielo aperto, che si affaccia sugli scavi archeologici.Tra frutta e verdura, i prodotti caseari e il forno del pane, si fanno spazio le nuove idee: l’atelier di design, la boutique con abiti autoprodotti, la bottega di libri usati, i tessuti introvabili.

di Marilena Parrino

Pagina adottata da: “PendolArt”

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in mostranICI-BAS. Le fogne di Parigi Fotografie di Sélène de Condat di Eleonora Spataro

Invasioni digitali 2015 Una concezione aperta e diffusa della cultura

I l Museo di Roma in Trastevere, dal 27 mar-zo fino al 3 maggio 2015, ospiterà la mostra della fotografa francese Sélène de Condat.

Protagonista degli scatti è la fogna parigina. Un luo-go misterioso e surreale che emerge da un eso-terico aldilà urbano. Lo sporco, il rifiuto, lo scar-to diventa il mezzo per attingere all’umanità. Metafora della civiltà postindustriale, questo viaggio in compagnia dei fognaioli parigini ne celebra il lavoro e es-pone agli occhi di tutti un mondo denso di storie umane, eventi e bellezza. Negli abissi della Ville Loumiere, uno dei luoghi più complessi e antichi della città, emergono i legami tra civiltà ed ecologia.

D al 24 aprile al 3 maggio 2015 tornano le “Invasioni Digitali”, un evento che utilizza la forza del web e dei social media per la realizzare progetti

innovativi rivolti alla co-creazione di valore culturale, oltre che alla promozione e diffusione della cultura stessa. Si tratta di un progetto che mette in gioco tutti coinvolgendo musei, siti d’interesse artistico e i fruitori stessi di queste strutture: artisti, distributori, visitatori, critici, collaboratori, appassionati d’arte. Basta iscriversi al sito web dell’iniziativa, seguire le linee guida e proporre la propria invasione. Accadrà che migliaia di “invasori”, armati di tablet, smartphone e del desiderio di diffondere la bellezza del patrimonio culturale italiano accorreranno all’evento. Chi si sarà iscritto all’invasione preferita avrà diritto ad un’ingresso con formula ridotta che dipenderà dall’ente ospitante l’invasione.

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B asato sulla biografia di Chris Kyle, un militare statunitense realmente esistito, il film si snoda attorno agli anni cruciali dei conflitti in Iraq.

Meglio conosciuto come uno dei più formidabili tiratori americani mai esistiti (“Sniper” significa proprio: “cecchino”), Chris Kyle occupa un posto speciale nella storia moderna americana. Nato nel 1974 e arruolatosi nel 1999 per fornire il proprio contributo al paese, data la sua grande precisione nel colpire il bersaglio, Kyle (Bradley Cooper), ottiene presto la fama di “Diavolo”, come lo chiamano i nemici iracheni. D’altro canto, i suoi compagni non esitano ad affibbiargli il soprannome di “Leggenda”.Un compito difficile, quello del soldato, appesantito da dure ripercussioni fisiche e psicologiche che la guerra porta notoriamente con se: “La gente mi dice che ho salvato centinaia e centinaia di persone. Ma devo dirti che non sono le persone che hai salvato che ricordi, sono quelle che non sei riuscito a salvare. Queste sono quelle di cui parli, queste sono le facce e le situazioni che rimangono con te per sempre”.Ma Chris non è soltanto la “Leggenda” di cui tutti parlano, è anche un marito e un padre. Un padre che una volta fatto ritorno a casa scoprirà quanto possano essere ancora vividi gli spari alle spalle, perché la guerra: “ti da una

scarica così forte che non riesci a rimanere attaccato più da nessuna parte”, e forse, certi fantasmi hanno trovato la strada per seguirlo fino a casa. Mentre il protagonista combatte una nuova battaglia per la quotidianità, il film scivola silenziosamente verso un finale noto soltanto a chi conosce la vera storia di C. Kyle.Il film di Clint Eastwood con Bradley Cooper, Sienna Miller, Luke Grimes, Max Charles, Jake Mcdorman, Kyle Gallner e Brian Hallisay, esce nelle sale nel 2015 e ottiene ben sei nomination agli Oscar, portando a casa il premio per il miglior montaggio sonoro.

AMERICAN SNIPERTutto il nonsense della guerra di Greta Marchese

cineman

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museinMusei Capitolini, 2° parteMusei Romani, 16° articolo di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

Nell’era precristiana, il popolo romano, in verità essenzialmente laico e godereccio, aveva una religione ufficiale, quella pagana, che ne incarnava appieno l’essenza, le cui divinità

rappresentavano più i vizi che le virtù degli uomini. Nonostante lo spiccato senso pratico dei suoi abitanti, nella Città eterna erano presenti molti templi e luoghi di culto dedicati agli dei, inesauribile fonte d’ispirazione per scultori più o meno talentuosi. Sta di fatto che le statue di divinità, di marmo o bronzee, erano tantissime e rappresentavano “uomini e donne”, in genere, senza veli, dai corpi atletici e muscolosi, o morbidi e sensuali. Inconfutabili riferimenti alla gloria terrena e quindi all’eroismo in guerra, alla violenza, alla sopraffazione, caratterizzavano la statuaria che esaltava eroi e miti sulle origini di Roma, nessun accenno ai principi di uguaglianza, misericordia … .Tale patrimonio artistico e storico divenne un’eredità scomoda o problematica con l’avvento del cristianesimo; i custodi della nuova fede, i papi in primis, dovettero, necessariamente, confrontarsi con una realtà che esaltava valori antitetici rispetto a quelli evangelici. Sappiamo, con certezza, che furono fatte scelte rispettose del glorioso passato dell’Urbe; molte opere pagane vennero custodite anche nei Palazzi del Vaticano, simbolo della rivoluzionaria religione egualitaria e casta. Nel 1471, Sisto V donò alla città importanti bronzi antichi, provenienti dal Laterano, e li fece collocare sia nel cortile del Palazzo dei Conservatori sia sulla piazza del Campidoglio, dando vita, così, al museo più antico del mondo, che via via si arricchirà sempre più di sculture classiche. Non solo il cortile, ma la sede della magistratura romana in toto, accoglierà alcune delle donazioni di opere pagane che i papi vollero allontanare dal Vaticano, per le altre, come precisato nel precedente articolo, fu necessario costruire un nuovo spazio nel 1644. I Musei Capitolini, dunque, erano e sono luoghi deputati alla conservazione della memoria storica e, quindi,

le opere affluite continuano a rappresentare la continuità culturale ereditata da un glorioso passato. Il Palazzo dei Conservatori, in maniera più specifica, di dimensioni considerevoli, si articola su tre piani; meraviglia e stupore rallentano il passo del visitatore che osserva i frammenti della colossale statua di Costantino I, nel cortile: un solo piede ha le dimensioni di quattro uomini; veramente enormi le mani, le braccia, la testa; inimmaginabile l’insieme. Ancora meraviglia e stupore, accentuati da una sorta di estraniamento quando, attraverso un imponente scalinata, si accede agli “immensi” saloni del piano nobile, le cui pareti, totalmente ricoperte da arazzi e affreschi, incombono sull’astante, con il loro carico di gesta gloriose dell’antica Roma. Non mancano, ovviamente, le sculture, basti pensare alla Lupa Capitolina o alla statua di marmo del Bernini, che rappresenta Urbano VIII. A seguire, grandi spazi ben illuminati, ancora una volta colmi di tantissime opere, collocate, però, con garbo e a debita distanza, accolgono e affascinano gli astanti. Siamo in uno spazio museale in cui le statue, i busti, i ritratti, i ninfei, i crateri, in genere di pregevole fattura, provengono, essenzialmente, dagli horti che appartenevano alle famiglie più prestigiose della Roma imperiale. Nel 2005, vi è stato ricavato un nuovo ed amplissimo ambiente, detto “Esedra di Marco Aurelio”, che richiama una piazza urbana, con vari punti di accesso e di osservazione, per proteggere la statua equestre, di bronzo, realizzata nel 176, collocata sin dal XVI secolo nella Piazza del Campidoglio, oggi, sostituita da una copia. Al secondo piano c’è una pinacoteca assai deludente per gli ambienti poco confortevoli, per il parquet ”galleggiante”, per la qualità delle tele, tranne qualche rara eccezione. Ha un grande fascino, invece, la collezione di ceramiche di varia provenienza, particolarmente deliziose quelle cinesi, collocata in uno spazio più accogliente e curato, con vista sul “Marco Aurelio”.

Paolo Veronese, “Ratto di Europa”, 1578

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di Maria Chiara Lorenti

MATISSEarabesque

Henri Matisse, “Il paravento moresco”, 1921

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n dedicato a

“L’arabesco è il mezzo più sintetico per esprimersi in ogni fase. Lo si trova nelle grandi linee di certi disegni rupestri. E’ lo slancio passionale che gonfia questi disegni. Ci sono arrivato

guardando queste donne mediterranee, questa cocorita, questi frutti e queste foglie. Questi sono papiers découpés e questo è l’arabesco. L’arabesco si organizza come una musica. Essa è il suo timbro particolare.” Tratto dal libro “Il settimo movimento. Conversazioni con Henri Matisse”, curato da Maurizio Cecchetti, questo, appena riportato, è uno stralcio dell’intervista fatta al grande maestro da André Verdet e da Georges Charbonnier, dove si dissertava sull’arte, sui suoi protagonisti, sui movimenti del ‘900 e soprattutto sul suo lavoro.La passione di Matisse per la cultura orientale lo porterà alla sintesi delle forme e dei colori, affascinato dalle decorazioni giapponesi e dalle stampe dei suoi artisti, come molti suoi colleghi in quel periodo, la sua pittura risentirà della semplificazione delle linee e dei volumi, e la curiosità verso la pittura dei Primitivi, in mostra al Louvre annessa alla scoperta dell’arte islamica, da lui visionata nell’esposizione del 1910 a Monaco di Baviera, gli permetterà di riconsiderare la sua interpretazione artistica arricchendola di nuove e straordinarie sensazioni. Ma sarà la visita a Mosca, nel 1911, a dare una significativa svolta al suo modo di concepire un’opera. Tessuti, tappeti, ceramiche, icone, tutto ciò dischiuse un nuovo mondo, dove le cromie, libere da ogni schiavitù e relazioni rispetto ai corpi, sostituiscono la luce, essendo esse stesse luce, una luce non legata alle leggi fisiche, ma direttamente alla mente. Gli oggetti effigiati non perdono la loro connotazione reale, non diventano concezioni astratte, bensì splendono di luce propria, hanno un loro spazio stabilito, in una composizione pittorica scandita da pieni e vuoti, da contrasti cromatici armonici, in modo che si possa seguirne la melodia.Questo ritmo lo si potrà percepire nell’ultima mostra che la città di Roma dedica a questo artista eclettico ed innovativo. “MATISSE. Arabesque” è un’esposizione, sita presso le Scuderie del Quirinale, composta da circa 100 opere, tra disegni, dipinti, costumi ed oggetti ispiratori legati a quei mondi così diversi dal suo, ma così tremendamente affascinanti.

Curata da Ester Coen, la retrospettiva su Matisse conta su prestiti prestigiosi da parte dei grandi musei e gallerie e si dispone su due piani suddivisi in dieci sale, ognuna delle quali illustra visivamente il percorso artistico del maestro, la sua maturazione dovuta all’arricchimento del suo bagaglio culturale, che è più palese nell’esposizione non solo delle opere e degli schizzi decorativi, ma anche di quei manufatti etnici ed orientali che così tanto lo hanno influenzato. Parallelamente alla mostra delle Scuderie del Quirinale, il Palazzo delle Esposizioni ha promosso, nel periodo che va dal 18 marzo al 13 maggio, una visione gratuita di qualche documentario che, attraverso le considerazioni di alcuni studiosi, approfondisce la natura psicologica, spirituale e sensoriale della pittura di Henri Matisse.“Andavo spesso da Gertrude Stein in rue de Fleurus, e nel tragitto passavo ogni volta davanti a un negozietto d’antichità. Un giorno notai in vetrina una piccola testa africana, scolpita in legno, che mi ricordò le gigantesche teste di porfido rosso delle collezioni egizie al Louvre. Sentivo che i metodi di scrittura delle forme erano gli stessi nelle due civiltà, per quanto estranee l’una all’altra per altri aspetti. Acquistata dunque per pochi franchi quella testina, l’ho portata a casa di Gertrude Stein. Là ho trovato Picasso che ne fu molto impressionato. Ne discutemmo a lungo: fu l’inizio dell’interesse di noi tutti per l’arte africana – interesse testimoniato, da chi poco e da chi molto, nei nostri quadri.Quello era un tempo di nuove conquiste. Non conoscendo ancora molto bene neppure noi stessi, non sentivamo il bisogno di proteggerci dalle influenze straniere, perché queste non potevano che arricchirci e renderci più esigenti in rapporto ai nostri individuali mezzi d’espressione.Fauvisme, esaltazione del colore; precisione del disegno dovuta al Cubismo; visite al Louvre e influenze esotiche filtrate attraverso il museo etnografico del vecchio Trocadéro: tutte cose che hanno modellato il paesaggio in cui vivevamo, dove viaggiavamo e da cui siamo usciti tutti. Era un’epoca di cosmogonia artistica.” Henri Matisse, da un’intervista con Tériade, 1952.

Henri Matisse, “Nudo in poltrona, pianta verde”, 1937 Henri Matisse, “Interno con fonografo”, 1934

Pagina adottata da: Paolo Boccardi

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nmusica

A 40 anni dall’uscita di “Rimmel” (1975), uno dei dischi più amati di Francesco De Gregori, il cantante sarà protagonista di un concerto-evento straordinario presso l’ Arena di Verona, dove per la prima volta lo risuonerà integralmente. Ospiti della serata saranno alcuni dei suoi amici e colleghi come Malika Ayane, Caparezza, Elisa, Fedez e Ambrogio Sparagna che contribuiranno a rendere omaggio al suo capolavoro artistico. “Rimmel come il trucco che usano le ragazze, quello per gli occhi. Rimmel nel senso di trucco, di qualcosa di artefatto, ma questo disco è fatto per smascherarli, per metterli in evidenza. Almeno queste sono le intenzioni”. E non possiamo di certo dire che non ci sia riuscito. L’album, al ventesimo posto nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia, è ancora oggi ascoltato dalle vecchie e dalle nuove generazioni. Chi di noi non ha canticchiato almeno una volta “buonanotte fiorellino”? I suoi pezzi, veri e profondi, hanno lasciato una traccia indelebile nella storia della musica, continuando a vivere nel tempo e raccontando di amori sbocciati, finiti e pezzi importanti della vita di ognuno.

La data: 22 settembre Verona, ArenaBiglietti su www.ticketone.it

di Giulia Gabiati

A due anni di distanza dall’ ultimo tour in Italia, I Mumford and Sons tornano in estate per tre attesissime tappe nella penisola. La band Indie Folk, formatasi a Londra nel dicembre

2007, è composta da Marcus Mumford (voce, chitarra e batteria), Winston Marshall (voce, chitarra resofonica e banjo), Ben Lovett

(voce, organo e tastiera) e Ted Dwane (voce e contrabbasso). Il loro successo internazionale li porta nel 2013 a vincere il “Grammy Awards” come miglior album e, dopo un periodo di pausa di due anni, tornano nelle sale di registrazione per il loro terzo album, “Wilder Mind” la cui uscita è in previsione per il 4 maggio .Il loro nuovo singolo “Believe”, ascoltabile sul web dal 9 marzo scorso, segna un cambiamento di rotta nel Sound del gruppo che nei primi due album aveva graffiato le classifiche con originalità, grinta e folklore. Sembra che la già preannunciata svolta “elettrica” abbia colto di sorpresa i loro fan, lasciando ampio respiro alla critica. Che sia l’ influenza di un mercato musicale spesso ripetitivo o il desiderio di sperimentare nuovi generi non possiamo dirlo con certezza. Non ci resta che attendere l’ uscita delle nuove tracce.

Le date:29 giugno Verona, Arena - Gentlemen Of The Road Headline Show30 giugno Roma, Ippodromo della Capannelle - Rock in Roma1 luglio Pistoia, Piazza Duomo - Pistoia Blues

Mumford and Sons: la band londinese torna sul palcoIl nuovo tour 2015 vede tre tappe tutte italiane

Francesco De Gregori in “RIMMEL2015”Un’ unica tappa per un concerto imperdibile

Pagina adottata da: “PendolArt”

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Dopo aver visto il capolavoro “Taxi Driver”, sicuramente sia critica, sia pubblico attendevano con trepidazione il successivo film del regista New Hollywood per

eccellenza, che sembrava aver trovato un certo equilibrio di tematiche, genere e tono. La sorpresa deve essere stata anche troppa all’uscita di un film che sembra discostarsi molto dai canoni dell’eccentrico Martin, tanto che “New York, New York” fu un insuccesso recepito freddamente e incapace, persino, di coprire le spese di produzione.Abbiamo uno dei più grossi casi di ingiustizia cinematografica, per un lungometraggio che avrebbe meritato lo stesso successo di pellicole come il già citato Taxi Driver o Toro Scatenato; i due attori protagonisti ci donano una prova magistrale, dando vita a personaggi sfaccettati, volubili, a tratti incomprensibili, che sono toccati molto da vicino dalle scelte fatte, di cui sono prima consapevoli e poi quasi succubi; una relazione descritta a metà tra il realismo e le situazioni-cliché che ogni coppia ha vissuto almeno una volta, con un De Niro nel periodo migliore che interpreta per l’ennesima volta un personaggio diverso, regalando scene memorabili. E come negare l’abilità della Minelli che gli tiene testa con un’interpretazione particolarissima grazie alla recitazione, oscillando tra lo stralunato e il totale disincanto, ai costumi e ovviamente ad un estro canoro che ha reso la canzone, che da il nome al film, uno dei suoi pezzi più caratteristici, e che si sposa alla perfezione con l’atmosfera.

La cosa più notevole è, però, quella che nel caso di Callimaco veniva chiamata ‘polyedeia’, ovvero la commistione di generi: all’inizio la commedia romantica, mai banale e gestita benissimo nei tempi comici, alla fine una progressiva discesa nel drammatico che, però, non lascia spazio ad inutili teatralità e riesce a far riflettere lo spettatore, mettendo sotto ai riflettori una questione di per sé banale, ordinaria, ma che recepiamo grandiosa grazie all’ottima e minuziosa scrittura di personaggi e vicende, che permette di entrare in empatia con i due personaggi. Ed il tutto accompagnato (non veicolato, come succede in molti film che fanno largo uso di sequenze musicali, anche dove non necessario) da melodie che scandiscono il tempo, portano avanti la storia personale di Jimmy e Francine e danno alla storia un’impronta a volte malinconica, a volte incalzante e spettacolare, il tutto senza mai sacrificare una singola riga di dialogo o rallentare la narrazione, sarebbe quindi molto propedeutico a tutti quelli che realizzano musical, pensando di poter riempire ogni spazio possibile di canzoni, uno studio approfondito del lavoro compiuto per “New York, New York” da un Martin Scorsese per niente sottotono che, oltretutto, si sbizzarrisce con alcune riprese dall’alto che rimangono impresse nella storia del cinema, come del resto il finale che riesce a far giungere la storia al suo apice musicale e, contemporaneamente, al suo punto emotivamente più basso.

di Valerio Lucantonio

New York, New YorkL’immeritatissimo flop di Scorsese

cineman

Pagina adottata da: “bellalavita”

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ndonne nell’arte

Sheila GirlingPittrice fra astrazione e realtà di Cristina Simoncini

La pittrice Sheila Girling, morta il 14 febbraio 2015 a 90 anni, nota per la brillantezza cromatica, ebbe un’enorme influenza sul lavoro del marito, lo scultore Anthony Caro, in quello che la coppia stessa descriveva come una “conversazione sull’arte che dura da 64 anni”. Nata a Birmingham in una famiglia che comprendeva un certo numero di artisti affermati, il suo fu uno dei rari casi in cui una giovane donna con interessi scientifici e medici fu spinta verso una più sicura carriera artistica. La sua educazione iniziò con una rigorosa formazione tecnica presso la Scuola d’Arte di Birmingham, seguita da un periodo alla Royal Academy Schools di Londra. Qui nel 1948 incontrò Anthony Caro, che aveva usato per sbaglio il suo tavolo da disegno. Le loro conversazioni riguardo l’arte incominciarono già da allora. Si sposarono dopo sei mesi.Le opere della Girling sovente abbagliano per le tonalità intense; spesso lei stessa sceglieva i colori per le sculture del marito, dalle sue composizioni in acciaio ed alluminio degli anni sessanta ai più recenti pezzi in Perspex. Amava dire: “Tony si occupa della forma. E in realtà non gli importa del colore che questa assume.” Così, come per la loro brillantezza cromatica, le opere della Girling dimostrano il suo forte senso per le tessiture ed i materiali. Ella crea un sottile gioco tra figurativo ed astrazione, evocando il mondo naturale mentre esprime le qualità specifiche del materiale usato. In breve, era una vera modernista. Il suo uso dell’acrilico si combina con il collage, la tecnica attraverso cui, per sua ammissione, “trovò” se stessa. Il collage diede ai suoi dipinti una qualità tattile ed una connessione con il mondo al di fuori dello studio d’arte, ma si dedicò anche al più tradizionale e caratteristicamente inglese acquerello. Nei suoi ultimi anni illustrò i libri di suo figlio Tim, uno zoologo, e, dopo un leggero ictus, sperimentò con ritagli di carta. Continuò ad esporre le sue opere fno agli ottantanni e, ancora nel 2007, partecipò ad una mostra insieme al marito al New Art Centre di Salisbury.“Sheila Girling fu consistentemente inventiva nei suoi collages finemente assemblati e nei dipinti astratti” ha commentato Nicholas Serota, direttore della Tate Gallery. “Nella sua lunga carriera ha sviluppato un distinto linguaggio personale per esplorare il territorio tra l’astrazione e la realtà”. Fonti:www.sheilagirling.org, The Telegraph, The Guardian

Sheila Girling, “Confess”, 1994/95 Acrilico e collage su tela

Sheila Girling, “The Maharajahs “,1993 Acrilico e collage su tela

Sheila Girling, “Studland”, 1995, acquarello

Sheila Girling e Anthony Caro

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architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucantonio

mangan

Paolo Eleuteri Serpieri, autore tra i maestri del fumetto italiano, affronta nuovamente un genere a lui abituale nella recente graphic novel, di cui ha curato ogni

aspetto (soggetto, sceneggiatura e disegni), che ci mostra il simbolo della Bonelli e del comic nostrano da un punto di vista probabilmente mai affrontato così, sia per quanto riguarda le tematiche che il tono narrativo.La trama è riassumibile in poche parole: la cornice delle vicende, che ricorda sicuramente quella de “Il piccolo grande uomo” di Arthur Penn, vede un giornalista che sta intervistando un vecchio ultracentenario, che dice di essere il ‘mitico’ Kit Carson, riguardo le gesta del suo pard di sempre, Tex Willer. Già nell’incipit Serpieri non vuole assolutamente usare il metodo narrativo abusato negli albi mensili del ranger, che pone quest’ultimo come un supereroe della frontiera nel 99% dei casi infallibile, invincibile e inamovibile dai suoi ideali, infatti il discorso iniziale tra i due lascia spazio all’incertezza della veridicità di quelli che ormai, nel XX secolo, sono semplici racconti folkloristici. Inoltre la storia del vetusto narratore vede sia Willer che Carson giovanissimi, senza l’esperienza quasi enciclopedica

e la moralità monumentale che li contraddistingue nelle avventure che da decenni li vedono protagonisti ed eroi indiscussi. Serpieri porta avanti un discorso meta-fumettistico, che sviluppa riflessioni e domande molto profonde e interessanti rispetto ai canoni del Tex classico: la scarsa veridicità delle imprese texiane il cui fondamento è una sorta di intoccabilità che, se esaminata con occhio critico, risulta quasi comica, è forse il risultato di un racconto filtrato dall’aura leggendaria che dopo sessant’anni permea ogni singola vignetta, o semplicemente (e più probabilmente) il frutto di una forte componente conservatrice nei lettori e di conseguenza negli autori? Solo una cosa è certa: Serpieri, in questa storia composta solamente da una cinquantina di pagine, riesce con il sottotesto da lui partorito ad ottenere risultati eccellenti, che non hanno niente da invidiare al comparto visivo (il che è tutto dire), in una breve epopea che riesce ad analizzare la figura di Tex e della Bonelli intera nel contesto attuale (tramite l’occhio del giornalista, figlio dell’epoca che ha visto la morte del far west) e, fattore da non perdere di vista, ad intrattenere lo spettatore che si accontenta del livello più superficiale del classico racconto della frontiera americana.

L’eroe e la leggendaUn Tex fuori dal coro

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Teatri di Roma Occhio al teatron di Rossana Gabrieli

Per gli amanti del teatro, Roma é la città ideale in cui vivere. Parliamo dei tanti teatri del centro e della periferia che, spesso grazie ad attori che recitano con passione, riescono ad offrire spettacoli di grande interesse ed originalità. Tra gli uni e gli altri, l’offerta teatrale capitolina mette lo spettatore nell’imbarazzo della scelta. Raccontiamo alcuni teatri romani: sempre interessante é la programmazione del Teatro dell’Angelo, che quest’anno, tra gli altri, ha portato sulle scene uno dei re indiscussi del cabaret, Pippo Franco, insieme ai Pandemonium, in “Sanzionami questo”, dolceamaro percorso nella nostra storia più recente; nelle settimane successive Antonello Avallone interpreterà “Io, Ettore Petrolini”, sulla vita dell’indimenticabile attore. Nel mese di aprile, sarà poi portato in scena un intramontabile classico: “Un americano a Parigi”, in omaggio al grande Gene Kelly.Ma anche il Teatro de’ Servi sa realizzare ogni anno cartelloni di grande interesse: dopo “Il grande WC. La vera storia di Walter Cruciani”, divertente narrazione della vita dell’artista che “sognava Broadway e si esibiva a Torvajanica”, arriva “That’s amore”, una “...girandola di situazioni, una divertente storia d’amore, una commedia musicale ‘da camera’... una favola moderna sul precariato, sulle nuove tecnologie e sul bisogno d’amarsi per affrontare la vita”. Fino a maggio vedremo, poi, “Veleno, io di te faccio a meno”, ambientato nel retrobottega di un salone di bellezza.Il Teatro Millelire, poi, si dimostra ancora una volta un palcoscenico originale: “Piccoli crimini coniugali” ha raccontato nelle

scorse settimane la (finta?) amnesia di un uomo, a cui la moglie deve raccontare il passato, nascondendo, però, non pochi dettagli relativi alla propria vita coniugale. Di fatto, una storia entro cui ogni coppia può cogliere e ritrovare i meccanismi che tanto spesso fanno “inceppare” la relazione uomo/donna. Nel mese di aprile, il Millelire proporrà “I parenti di Averroé”, per affrontare il tema della cattiveria.Di forte impatto artistico, infine, l’”Achilleide”, magistralmente ed ecletticamente interpretato da Emanuele Giglio al Teatro del Centro, che viene a colmare un vuoto culturale, ridando vita e forza lirica alla poco nota vicenda degli anni della giovinezza di Achille (scritta, ma mai completata da Stazio), costretto a farsi passare per una fanciulla dalla madre, Teti, che vorrebbe sottrarlo al suo fato che lo porterà sì alla gloria, ma anche alla morte, sui lidi troiani. Concludiamo con il riferimento ad alcuni tra gli spettacoli già proposti e di prossima rappresentazione al Teatro Roma: da “L’appartamento”, storia davvero divertente di un finto agente immobiliare che vende un’abitazione contemporaneamente a tre coppie di sprovveduti acquirenti, a “Soli per caso” ed “Eterno riposo”, che andranno in scena tra aprile e maggio.

Teatro dell’Angelo, via Simone De Saint Bon 19Teatro de’ Servi, v. del Mortaro 22Teatro Millelire, via Ruggero di Lauria 22Teatro del Centro, Vicolo degli Amatriciani 2Teatro Roma, via Umbertide 3

L’ autore, con questo studio: “Edipo, Amleto, Pinocchio e gli altri. Aspetti educativi e formativi della Tragedia, della Fiaba e del Romanzo” Ediz.

Youcanprint (in cartaceo presso le librerie e in ebook sulla rete), intende porre in evidenza e argomentare le valenze educative e pedagogiche di tre grandi generi della storia della letteratura, del teatro e di altre forme narrative-espressive: la Tragedia, la Favola-Fiaba e il Romanzo –in particolare il Romanzo di Formazione.Nel libro si parla di Edipo, Antigone e Medea, di Amleto e di Elettra, Pinocchio, G. Samsa e W. Meister… e di autori quali Kafka, Ibsen, Von Hoffmansthal, Collodi, Goethe e altri, fino agli autori del ‘900, tentando di sottolineare e riflettere su quelli che sono gli aspetti formativi implicati, implicitamente o esplicitamente, direttamente o indirettamente, nelle opere citate. Si arriva così a lambire ambiti disciplinari diversi: etica ed estetica, pedagogia, antropologia e sociologia. L’unità discorsiva è quella della narrazione e del racconto mitico dall’antichità fino alle sue versioni attuali, un filo conduttore che intreccia la Tragedia, la Fiaba, il Romanzo e la letteratura di formazione, con un piccolo accenno, infine, ai recenti sviluppi Multimediatici e di fiction di questi tre generi, dove il mito, seppur modificato, de-sacralizzato, de potenziato e attualizzato, continua a costituire il sottofondo discorsivo –magari solo in termini manieristici o parodistici- di tali moderne forme espressive, comunicative e letterarie.

occhio al libron“Edipo, Amleto, Pinocchio e gli altri.Aspetti educativi e formativi della Tragedia, della Fiaba e del Romanzo”

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sul filo di china

nApriliaCollettiva Arte MediterraneaSala Manzù, dal 24 aprile fino al 4 maggio

nRoma“Fiber Art”, collettivaMuseo Nazionale delle Arti e Tradizioni Pololari, fino al 12 aprile“Natural-mente” di Claudio PachieriMuseo Carlo Bilotti, fino al 12 aprileBruno LiberatoreMercati di Traiano, fino al 12 aprile“Pittura italiana...e altre storie minori”Villa Torlonia, Casino dei Principi, fino al 12 aprile“Arte in memoria”Scavi di Ostia Antica Sinagoga, fino al 12 aprile“Il principe dei sogni” ArazziPalazzo del Quirinale, fino al 12 aprile, ingresso gratuito“Artisti in residenza” collettivaMACRO, fino al 26 aprile“Gli specchi di Patella” MACRO, fino al 26 aprile“Due città sulle orme della storia: Istambul e Roma” di Jimur Kerim IncendayMACRO, fino al 26 aprile“Light shapes: il giro del mondo da Berlino a Pechino” di Maurizio OrrigoMuseo Carlo Bilotti, Aranciera di villa Borghese, fino al 26 aprile“Dolmen, Sinfonia N° 7” di Jorge PerisGalleria Magazzino, fino al 30 aprile“Roma e la Grande Guerra”Museo di Roma, fino al 30 aprile“Architettura in uniforme. Progettare e costruire per la II Guerra Mondiale”MAXXI, fino al 3 maggio“Armenia. Il pololo dell’Arca” Complesso del Vittoriano, fino al 3 maggio, ingresso gratuitoICI-BAS. Le fogne di Parigi. Fotografia (articolo a pag. 5)Museo di Roma in Trastevereo, fino al 3 maggio“Roma. L’impero per immagini” di Luca CampignottoIstituto Nazionale per la Grafica, fino al 3 maggio“Fiber Art”, collettivaMuseo Nazionale delle Arti e Tradizioni Pololari, fino al 12 aprile“Bellissima” MAXXI, fino al 9 maggio“Le chiavi di Roma. La città di Augusto”Museo dei Fori Imperiali, fino al 10 maggio“Giuseppe Ducrot”MACRO Testaccio, fino al 10 maggio“A occhi aperti. Quando la storia si è fermata in una foto” Auditorium Parco della Musica, fino al 10 maggio“Dimensions of dialogue” di Eugene LemayMACRO Testaccio, fino al 10 maggio

“Here the dreamers sleep” di Mastrovito Museo HendriK Christian Andersen, fino al 17 maggio“Batôn-Serpent” di Huang Yong PingMAXXI, fino al 24 maggio“Claudio Abate e gli artisti” Fotografia Galleria Dozo, via Palermo, fino al 31 maggio“Rivoluzione Augusto. L’Imperatore che riscrisse il tempo e città” Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo, fino al 2 giugno“Scultura ceramica contemporanea in Italia” Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 7 giugno“Azioni antiche, opere e libri” Galleria Nazionale d’Arte Moderna, fino al 7 giugno“Artisti dell’ottocento: temi e riscoperte” Galleria d’Arte Moderna, fino al 14 giugno“Giorgio Morandi, 1890-1964”Complesso del Vittoriano, fino al 21 giugno“Arabesque. L’oriente di Henri Matisse” (articolo a pagg. 8-9)Scuderie del Quirinale, fino al 21 giugno“Nero: la scrittura degli echi”” MAXXI, fino al 27 giugno“La Roma di Ettore Roesler Franz tra fascino pittoresco e memoria fotografica” Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 giugnoMumford and Sons (articolo a pag. 10)Rock in Roma - Ippodromo delle Capannelle, 30 giugno“Barocco a Roma. La meraviglia delle arti”Fondazione Roma Museo, Palazzo Cipolla, fino al 26 luglio“Love and life” Marc ChagalChiostro del Bramante, fino al 26 luglio“100 Scialoja. Azione e pensiero”MACRO, fino al 6 settembre“Lacus Lutornae” Tempio di Romolo, Foro Romano, fino al 20 settembre“L’età dell’angoscia - Da Commodo a Diocleziano” Musei Capitolini, fino al 4 ottobre“Manzù. Le donne e il fascino della figura”Ostia Antica, fino al 6 novembre

nPistoiaMumford and Sons (articolo a pag. 10)Piazza Duomo, 1 luglio

nVeronaMumford and Sons (articolo a pag. 10)Arena, 29 giugnoFrancesco De Gregori in “RIMMEL2015” (articolo a pag. 10)Arena, 22 settembre

nVicenza“Tutankhamon Caravaggio Van Gogh” Basilica Palladiana, fino al 2 giugno 2015

Eventin

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Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Comune di Aprilia - Palazzo di vetro (p.zza dei Bersaglieri), edicola di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), edicola di Largo dello Sport, edicola di p.zza della Repubblica, teatro Spazio 47 (via Pontina km 47), palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), Bar Vintage (via Di Vittorio)Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) - Anzio: Biblioteca comunale (Comune di Anzio)Nettuno: F.lli Cavalieri (P.zza IX Settembre)

Seven Moods, “Change of Sunlight”In esposizione presso la Dorothy Circus Gallery (Roma, via dei Pettinari, 76), fino al 23 maggio

“Logout project”, Borondo, 2013, Acrilici su cemento - Roma, via Scalo San Lorenzo 89