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www.belcolade.com www.chococakeaward.it Puratos Italia presenta The Ultimate Chococake Award il nuovo concorso sul cioccolato interamente dedicato a Belcolade. CHIRIOTTI EDITORI CIOCCOLATERIA CONFETTERIA GELATERIA CONFEZIONAMENTO CAFFÉ CUCINA Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 MBPA NORD OVEST - n. 09/2015 - IP - ISSN 392-4718 278 Anno XXXVIII novembre - dicembre 2015 www.pasticceriaextra.it

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Anteprima del numero 278 di Pasticceria Internazionale

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www.belcolade.comwww.chococakeaward.it

Puratos Italia presentaThe Ultimate Chococake Awardil nuovo concorso sul cioccolatointeramente dedicato a Belcolade.

CHIRIOTTI EDITORI

CIOCCOLATERIA CONFETTERIA GELATERIA CONFEZIONAMENTO CAFFÉ CUCINA

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n° 278 Anno XXXVIII novembre - dicembre 2015

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25NATALE

Pasticceria internazionale - 278 2015

COME INTERPRETARE LE FESTIVITÀ 2015 CON UN TOCCO DI MODERNITÀ, MA SENZA SNATURARE LO SPIRITO NATALIZIO? ECCO I SUGGERIMENTI DI NOTI PASTICCIERI E CHEF ITALIANI, DA NORD A SUD

Natale COME INTERPRETARE LE FESTIVITÀ 2015 CON UN TOCCO DI MODERNITÀ,

ECCO I SUGGERIMENTI DI NOTI PASTICCIERI E CHEF ITALIANI, DA NORD A SUD

COME INTERPRETARE LE FESTIVITÀ 2015 CON UN TOCCO DI MODERNITÀ,

SERENOPROFICUO

Foto Nikoboi per A

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PER QUESTA PIÈCE CENTRO TAVOLA NATALIZIA, ESEGUITA CON METODO IKÉBANA, IL MAGO DELLO ZUCCHERO STÉPHANE KLEIN SI ISPIRA ALLA MAGIA SPRIGIONATA DAL MONDO FIABESCO E DARK DEL REGISTA AMERICANO TIM BURTON: «QUESTO DÀ AL MIO SOGGETTO UN ASPETTO UN PO’ INQUIETANTE MA MOLTO ESPRESSIVO, CHE PIACERÀ EGUALMENTE AD ADULTI E BAMBINI»

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VIAGGI

LA PASTICCERIA DI

Quando si parla di Lapponia è immediato il riferimento a Santa Claus, che ha la sua casa a Rovaniemi, capoluogo del-la Lapponia finlandese. Proprio a Rovaniemi siamo andati a curiosare tra le specialità della pasticceria tradizionale lap-pone della Konditoria Antinkaapo. Aperta nel 1984 dalla famiglia Antinkaapo si trova nel cuore della città (Rovakatu 13) ed è tuttora a conduzione familiare. Satu Antinkaapo, la figlia dei titolari, ci spiega che i prodotti, rigorosamente artigianali, vengono realizzati con ricette di famiglia. Come i Kampanisu, dalla forma a ventaglio, eseguiti seguendo una ricetta segreta tramandata dalla nonna. Si tratta di una semplice pasta sfogliata che può essere gustata sia in versione salata, friabile e burrosa, sia in quella dolce, con l’aggiunta di zucchero in superficie, da accompagnare con il caffè. Immancabili, poi, gli Joulutorttu, i tradizionali dolcetti na-talizi a base di ricotta, con marmellata di prugne. In ogni fa-miglia lappone non è Natale se a tavola non ci sono queste allegre quanto gustose girandole di pasta al burro e ricotta, con al centro tanta marmellata di prugne, meglio se fatta in casa. Si potrebbe dire che gli Joulutorttu sono i veri e propri dolci di Babbo Natale, anche se al Villaggio di Santa Claus, a pochi chilometri da Rovaniemi, Mamma Natale prepara

Babbo Natale

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IN VIAGGIO CON

LA FARINA

CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO CON MOLINO PASINI:

IN VARI PAESI EUROPEI E QUESTA VOLTA CI FERMIAMO NELL’ISOLA

DI SMERALDO, OVVERO L’IRLANDA, CON UN TRADIZIONALE DOLCE

NATALIZIO SCELTO PER NOI DA GIAMBATTISTA MONTANARI

Christmas pudding

Dose per 4 dolci sciroppo d’acero g 120 buccia grattugiata d’arancia g 45 foglie di alloro n 12 burro Corman Tradizionale 82% mg blocchi g 600 mix di spezie g 20(cannella, zenzero, noce moscata) zucchero moscovado g 630 uova intere g 660 pangrattato g 300 farina 00 Frolla linea “Farina del mio Sacco”Molino Pasini g 300 lievito chimico in polvere g 15 panna Corman Selection 35,1% mg g 420 Irish whiskey g 150 pinoli g 275 granella di mandorle sbucciate g 300 Imburrare e grattugiare sul fondo dello stampo la buccia d’a-rancia, versarvi lo sciroppo d’acero e sistemare le foglie d’allo-ro. Montare burro, spezie e zucchero moscovado, versare le uo-va poco alla volta, quindi unire polveri, panna e Irish whiskey. Per ultimo incorporare la frutta secca e versare nello stampo pre-cedentemente imburrato. Coprire con un foglio di alluminio e cuocere a bagnomaria in forno a 150°C per 6 ore. Terminata la cottura, raffreddare, sformare e bagnare con crema al whiskey.

Giambattista Montanaridimostratore Corman Professional

www.molinopasini.comfoto Giancarlo Bononi

IRLANDA

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VIRTUOSISMI A DESSERT

A CHI GLI HA INSEGNATO CHE “TRA FAR LE COSE FATTE BENE E LE COSE FATTE MALE CI PASSANO SOLO POCHI SECONDI”, PAOLO GRIFFA RISPONDE CON DESSERT CHE ABBATTONO LE REGOLE DEL TEMPO A RITMO DI COINVOLGENTI COLORI E SAPORI

Il grafismo della sua firma suggella l’aspirazione di un giovane chef che vuole studiare, immaginare, creare e stupire… con il dessert. La G di Griffa si innalza e introduce il Young Chef San Pellegrino tricolore 2015, Paolo, esempio lampante di quanto determinazione e sacrificio possono “regalare”.La sua eleganza lo connota sin da giovanissimo, quando l’abbiamo co-nosciuto al Premio PaCiok, da lui vinto, con il sostegno del suo prof. del Giolitti di Torino, Alessandro Ricci. Un’eleganza già premonitrice di una carriera innamorata e in crescendo, da Pralormo, To, verso il mondo. I suoi occhi brillano di desiderio di conoscere sempre più, andando oltre, ol-tre i confini geografici, oltre al noto degli ingredienti, oltre le convenzioni, non solo in cucina.Un’ascesa costante e non urlata, bensì dettata da un’educazione solida e un’ambizione sana.Addetto alla preparazione dei dessert, Griffa è l’eletto che passa la gior-nata tra zucchero, spezie, cioccolato, frutta… e non solo, per mettere in tavola i “concerti barocchi nella storia della musica” (come scrive Isabel Allende) al due Stelle Michelin Piccolo Lago della famiglia Sacco, affaccia-to sul Lago di Mergozzo a Verbania, Vb.Congeniali ai commensali disposti a gustare il dolce con pazienza e delica-tezza, le sue ricette sono piatti ubriachi di colori ed allusioni, consistenze aromatizzate che giocano d’anticipo nel viaggio dell’assaggio. La pastic-ceria è da sempre la sua passione, “io rimango però un cuoco, che vuole imparare tutto il possibile in ogni campo e ramificazione della cucina, e la pasticceria non fa eccezione”. E così, con lui il passaggio al dolce non è mai improvviso: dessert che contengano parti salate, che sfiorino l’acido e

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Ci sono diversi fattori che rendono un professionista ap-prezzato e autorevole nel suo insegnare e trasmet-tere. Ma due sono fondamentali e a noi piace definirli la “doppia C” (anche se, a ben con-siderare, le C diventano tre, se vogliamo ag-giungere la necessaria “fortuna”!), ovvero cultura e carisma. Cultura perché per tra-smettere bisogna prima sapere, approfon-dire, ricercare, ascoltare e sperimentare... senza mai smettere di esercitare tutti que-sti verbi assieme. Carisma perché bisogna saper coinvolgere con un’energia speciale, per una parte innata e per l’altra coltivata con sapienza. Il carisma poi può incutere timore oppure empatia, ma è comunque carisma che inchioda e favorisce soddisfazioni fra i fruitori.Una premessa lunga per presentare un professionista che conoscete tutti, che in questi anni ha divulgato molto del suo “sapere dolciario” anche attraverso queste pagine e con la nostra casa editrice, con la quale ha pubblicato “Tra-

VIENE DEFINITO “L’’ALCHIMISTA DELLA PASTICCERIA” E IL SUO MANUALE “LA BIBBIA”: LEONARDO DI CARLO SI EVOLVE IN MANIERA NATURALE E OGGI SI IDENTIFICA CON IL SUO PASTRY CONCEPT

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LUMINOSE VISIONIUN APPROCCIO INTERNAZIONALE CON UN ANIMO SQUISITAMENTE INDIANO. ANIL ROHIRA CI PORTA DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO

È noto in tutto il mondo, detentore di più titoli prestigiosi, compreso il premio per la mi-gliore pièce in zucchero alla Coupe du Monde di Lione, insieme al Team USA, nazione nella quale ha abitato per lunghi anni e dove lo abbiamo conosciuto, diventano ottimi amici, anche perché con lui è impossibile fare diversamente, visto il calore umano e la gentilezza che lo contraddistinguono. Oggi Anil Rohira continua a coltivare le sue passioni in qualità di export corporate pastry chef per la Felchlin, approdando nuo-vamente in India con la sua bella famiglia, e curando, in particolar modo, il Medio ed Estremo Oriente.

Anil, cosa ti ha portato a diventare pasticciere?Stavo frequentando un programma universitario in gestione alberghiera in India e, du-rante gli stage, ho sviluppato il mio interesse dolciario. Appena entrato nel laboratorio, dove ero stato destinato per ovviare al tanto lavoro natalizio, ho capito che era il mondo a cui appartenevo.Negli anni sei stato sia concorrente che giudice: cosa ami di questo aspetto della carriera? Le gare rivestono un ruolo importante per la mia crescita: si lavora duramente per ottenere il meglio e, nel mentre, sviluppi il tuo carattere, le tue competenze, la tua pre-cisione. Una crescita anche personale, sul piano fisico, emotivo e caratteriale.

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ANCHE IN ISLANDA SI PRODUCE CIOCCOLATO BEAN TO BAR, GRAZIE A OMNOM

GRAFICA ACCATTIVANTEKjartan Gíslason e Karl Viggó Vigfússon sono cioccolatieri bean to bar, titolari di Omnom, azienda islandese con sede a Reykjavik, che ha conquistato vari rico-noscimenti a livello internazionale per l’aromaticità dei suoi prodotti. Il marchio è un nome onomatopeico: non ha un significato specifico, è il suono che si fa quando

in Islanda si gusta qualcosa di delizioso. Grazie ad una lavo-razione meticolosa, ogni fava di cacao deve poter sviluppare la sua potenzialità di sapore, in modo da creare un prodotto “che non è solo cioccolato, ma è Omnom”, come amano spe-cificare i titolari.Oltre che sulla bontà delle ta-volette l’azienda ha puntato su una grafica tutta dedicata al mondo animale, d’altronde il logo dell’azienda è un lupo stilizzato e tratteggiato, con packaging declinati in più co-lori tenui, con grafiche molto accattivanti. www.omnomchocolate.com

Quale tipo di cioccolato pri-vilegiate?Lavoriamo la varietà trinitario dal Madagascar, Forastero dal-la Papua Nuova Guinea e an-

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CIOCCOLATO

Da Piaggine, Sa, Pietro Macellaro si immerge nel cioccolato con la sua prima collezione di praline, in grado di rispecchiare la sua personalità, specie gra-zie all’uso delle materie prime agricole in parte autoprodotte nella sua stessa tenuta Agricola Cilentana e certificate bio. Un modo alternativo di gustare il cioccolato che il pasticciere ha fortemente voluto e a cui ha lavorato per mesi.Ricercatezza degli ingredienti e tanta interpretazione per un fermo immagine al sapor di cioccolato sulla tradizione e la cultura enogastronomica di una ter-ra, il Cilento. In 10 g, all’incirca il peso di ogni pezzo, le praline raccontano la storia di un territorio povero e allo stesso tempo ricco di biodiversità e specie vegetali introvabili altrove.Croccanti friabili, pralinati leggeri, marzapane e fondenti preparati con ingre-dienti semplici e freschi. Diverse tipologie di origani selvatici di montagna, varietà autoctone di meline selvatiche, i fiori di lavanda, le mandorle biolo-giche e l’olio extra vergine biologico della tenuta, le noci, le fave di Tonka, il basilico, il peperoncino corno di capra (Presidio Slow Food), rosmarino e pepe verde, aceto balsamico di Modena, il vino rosso Aglianico, violette e sale

PIETRO MACELLARO PRESENTA LA NUOVA COLLEZIONE

DI PRALINE, DALLA INTENSA PERSONALITÀ, REALIZZATE

CON MATERIE PRIME AGRICOLE SELEZIONATE E INSOLITE

SVOL

TA

AL

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LO FACCIAMO AUTENTICO

SERVIVA UN NOME PER COMUNICARE IL LORO MODO NATURALE

DI FARE GELATO.E HANNO SCELTO

IL COLORE PASTHELLO

Nell’elegante Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, è facile farsi stregare, perché è semplice e genuina al contempo. Sarà forse questo il legame che lega la storica città dei sassi alla Gelateria Pas-thello, progetto giovane che qui nasce grazie all’iniziativa impredito-riale di Silvia Mariggiò e Gabriele Tangorra (la metà materana della gelateria!).Proprio in città, presso la Scuola di Gelato Federico II, Gabriele con-segue il suo primo attestato per la produzione del gelato artigianale italiano. Conosce quello che sarebbe stato il suo professore prima e il suo consulente e amico dopo, Michele Ragno, un incontro che lo fa appassionare al gelato e a materie come chimica e fisica. Vengono altri corsi ed altri ancora, fino ad arrivare ad una lunga riflessione e alla decisione di dare vita al progetto.Terminata una prima fase cognitiva, i due tracciano le linee guida di quella che sarebbe stata Pasthello, per poi passare alla ricerca dell’in-terior designer al quale affidare la fase progettuale, e impegnarsi nella ricerca delle materie prime da utilizzare in laboratorio.Pasthello ridefinisce così l’idea di naturalità: “Oltre a farlo buono, lo abbiamo fatto autentico”. Questo è il promo commerciale, stampato an-che sui sacchetti in carta utilizzati per l’asporto dei prodotti con il loro marchio. Un’intuizione commerciale che nasce dal concetto di artigia-nalità, per veicolare e promuovere il senso del progetto e spiegare che essere autentici qui significa fare davvero il gelato artigianale italiano.“Per noi naturalità significa innanzitutto utilizzo di materie prime di qualità, attingendo il più possibile dalle eccellenze del territorio. L’uso di latte fresco, panna fresca o frutta di stagione vuol dire naturalità, così come l’assenza di aromi artificiali o additivi chimici”.Ecco un motivo per chiamare la gelateria Pasthello, perché pastello sono i reali colori del gelato artigianale – senza coloranti, aromi e con-servanti artificiali che ne modificano illusoriamente le tonalità –, natu-

LO FACCIAMO Nell’elegante Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, è facile farsi stregare, perché è semplice e genuina al contempo. Sarà forse questo il legame che lega la storica città dei sassi alla Gelateria Pas

, progetto giovane che qui nasce grazie all’iniziativa impredito Gabriele Tangorra (la metà materana della

Proprio in città, presso la Scuola di Gelato Federico II, Gabriele con

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LA PAROLA ALL’ESPERTO

DI CAFFETTERIA

A COLLOQUIO CON GIANNI COCCO

L’unione tra caffetteria e pasticceria, se ben realizzata, è una mos-sa vincente. Chi entra nel locale al mattino per un croissant non può non essere tentato dall’accompagnarlo a un buon cappuccino o un espresso, facendosi magari tentare da una preparazione da asporto. Ma è al tavolo che si possono avere le maggiori soddisfa-zioni: soprattutto nella fascia pomeridiana, il cliente ha più tempo per cogliere gusti e aromi, di preparazioni più elaborate. Come orientarsi per offrire il meglio e soddisfare la clientela? Lo chiedia-mo a Gianni Cocco, formatore e consulente per il mondo del caffè, che da due anni lavora alla Pasticceria Vago di Erba, Co, in qualità di responsabile reparto caffetteria.

Come è iniziata la sua passione per il caffè?Faccio il barista da undici anni, ma l’interesse per questo settore è nato cinque anni fa, quando ho frequentato i primi corsi di forma-zione: ho cominciato con Luca Ramoni, presidente di Aicaf, di cui ho seguito i corsi diventando formatore. Poi, tramite Carlo Odel-lo, consigliere e docente dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè, ho seguito anche il corso in analisi sensoriale dello Iaac. Per finire, devo a Paolo Scimone, torrefattore e formatore Iiac, la mia conoscenza delle monorigini e degli specialty.Cos’è cambiato al Vago con il suo arrivo?Due anni fa sono stato contattato dal direttore generale Michele Salzano che voleva dare una nuova linea al locale e sviluppare nuovi prodotti. Abbiamo cambiato tutto: dalla miscela alle due macchine espresso di proprietà, come pure i macinacaffè che sono on demand, ovvero erogano direttamente il macinato nel fil-tro e assicurano una dose di caffè sempre freschissima. Per avere una pressatura sempre omogenea, abbiamo adottato il pressino dinamometrico: premendo una leva, compatta il macinato con una pressione di circa 20 kg. Prima di ogni estrazione si flussa il grup-po e le macchine sono sempre pulite. Grazie a tutto ciò, in breve la vendita di caffè è aumentata in modo considerevole. I clienti sono soddisfatti e le attenzioni riservate alla preparazione di ogni tazzina non rubano tempo: il lavoro scorre fluido, grazie all’orga-nizzazione delle squadre.Che caratteristiche deve avere una miscela per combinarsi bene ai prodotti di pasticceria?Innanzitutto deve avere una buona cremosità e un buon corpo che si trovano nei caffè arabica naturali. Poi, per esaltare la pasticce-

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PER RITROVARE SE STESSIIL CIBO ENTRA A FAR PARTE DI NOI, PERCIÒ DOBBIAMO IMPARARE A SCE-GLIERE QUELLO PIÙ ADATTO ALLE NOSTRE CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE ED EMOZIONALI. È QUESTO IL PRESUPPOSTO ALLA BASE DI TUTTA LA PRODUZIONE DELLA PASTICCERIA SARTORI DI ERBA

A Erba, cittadina dell’Alta Brianza a metà strada tra Como e Lecco, da più di 50 anni la Pastic-ceria Sartori è sinonimo di eccellenza. L’attività, avviata nel 1956 dai coniugi Francesco Sartori e Carolina Rigamonti come bar e latteria, nel 1958 si evolve in pasticceria e gelateria. Oggi al timone ci sono le figlie Anna e Roberta (nella foto di apertura) che portano avanti la professione di famiglia con la stessa passione e dedizione. Il loro impegno per tenere alta l’asticella della qualità si riflette non solo sugli ingredienti e i prodotti, ma anche sull’attenzione verso il clien-te, un’attenzione che va oltre il consueto concetto di servizio, come vedremo. Per esprimere al meglio le proprie potenzialità, nel 2013 la pasticceria si è trasferita nella più ampia sede di via Volta, sviluppata su 300 m2 tra spazio vendita e sale, con una settantina di posti a sedere, a cui se ne aggiungono 30 all’esterno, dove lampade a fungo e caldi plaid riposti in una cesta di vimini riscaldano i clienti anche d’inverno. Le 5 ampie vetrine del negozio sono un irresistibile invito ad entrare. Il legno che riveste le pareti mette in risalto il lunghissimo banco di pietra e vetro dove, senza soluzione di continuità, è esposta la variegata offerta: gelato, torte, mignon, praline, maca-ron, brioche, biscotti, fette biscottate, semifreddi in vasetto, confetture, yogurt e i dolci tipici della tradizione locale, primo fra tutti il Masigott (si veda il box). Una estremità del banco è dedicata alla caffetteria, mentre in fondo si trova un’area shop, dove sono esposte le confezioni regalo. Tavolini e sedie sono collocati nelle due grandi sale, una al pianterreno e una al piano superiore. Il laboratorio, strutturato in 7 reparti, è quello preesistente, già sottoposto a ristrutturazione in epoca recente. Ora è collegato alla nuova sede attraverso un tunnel sotterraneo. “Ai bambini che vengono in visita da noi con la scuola è la cosa che rimane più impressa”, racconta scherzosa-mente Anna, che si occupa del laboratorio, mentre il marito Giuseppe Colombo è responsabile del settore salato e del catering, mentre la sorella Roberta segue la gestione commerciale, con il supporto di un team di 15 collaboratori. “L’ambiente che abbiamo creato fa capire che per noi le

Anna Sartori, responsabile delle at-tività di laboratorio e instancabile “ricercatrice”.

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UNA VITA DA RACCONTARECON L’INTRAPRENDENZA DELL’EMIGRANTE, VITTORIO VIALETTO RIESCE A METTERSI IN PROPRIO E A FAR CRESCERE LA SUA ATTIVITÀ SENZA VENIR MENO ALL’IMPRONTA ARTIGIANALE

Cosa spinge Vittorio Vialetto a non lasciare l’attività lavorativa, nonostante gli 80 anni compiuti? La sua risposta è semplice: “Per invecchiare più lentamente rimango attivo, mi diverto perché mi appassiona lavorare, creare e sperimentare anche nuove ricette. Sono ben organizzato, mi accorgo che faccio il lavoro di tre persone: mi dedico alla produ-zione con il solo aiuto di una ragazzina”. Vialetto è una persona con tanta voglia di fare, lavorare e raccontare le sue esperienze di vita. È utile conoscere la sua storia perché ci permette di scoprire come si imparava il

mestiere verso la metà del secolo scorso. Fi-glio d’arte, dal padre eredita la passione per il lavoro e il saper fare del vero mastro arti-giano. Il padre vendeva i propri dolci alle sa-gre e fiere della zona bassanese e altopiano di Asiago. Da ragazzo Vittorio studiava, dava una mano al padre e la domenica aiutava lo zio nella locanda. Nel 1951, seguendo i con-sigli dei famigliari, si reca a Milano a lavora-re da Motta, sotto la guida del maestro Lu-igi Milanesi, docente anche alla scuola del Ciocca. “Quel periodo fu per me una scuola mera-vigliosa, imparai molti segreti del mestiere. L’ambiente di lavoro era, sotto certi aspetti, una lotta quotidiana. Gli anziani non mi per-mettevano di prendere nota delle dosi per le varie ricette e quando misuravano gli in-gredienti mi facevano spostare dandomi un altro incarico: non lo facevano per cattiveria, ma ognuno di loro era geloso delle proprie ricette, del proprio tesoro. Io contavo i colpi sui recipienti per capire quante uova veniva-no utilizzate e annotavo le dosi su un pezzo di carta che tenevo sempre in tasca. Appena avevo imparato come avveniva una produzio-ne, chiedevo di cambiare reparto, per appren-dere altre lavorazioni. Mio padre mi ripeteva spesso che l’arte non sempre s’impara, a vol-te bisogna rubarla! A quei tempi la vita era dura, si aveva il timore che chi era più bravo

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SETE DI SAPERE

TOSCANO, CLASSE 1976, GIULIANO CASOTTI

È UN PROFESSIONISTA APPASSIONATO

DEL SUO LAVORO: QUI CI RACCONTA IL

SUO PERCORSO, CULMINATO NELLA

PREDILEZIONE E PRATICA DEL CAKE DESIGN

Una raffinata creazione invernale.

In basso, un particolare.

Vengo da Pietrasanta in provincia di Lucca in Toscana, terra di cultura ricca di tradizione dolciaria. Da ragazzo ho frequentato l'Istituto Alberghiero di Marina di Massa e da lì, appe-na uscito, mi sono inserito a 19 anni nel mondo del lavoro. Ben presto mi sono innamorato della creatività della pasticceria italiana e, con il trascorrere degli anni, anche la gavetta ha dato i suoi risultati: da aiuto sono passato a primo pasticciere, con mansioni non solo tecniche e pratiche, lavorando in varie attività della mia zona. Dedicandomi al lavoro con umiltà e sacrificio, ho cercato di approfondire più possibile la conoscenza sia degli ingre-dienti che della cultura dolciaria, accostandomi a professionisti di spicco internazionale. Uno tra questi è Cristian Beduschi, oggi carissimo amico, che per ogni consiglio è sem-pre disponibile! Ho partecipato con lui a corsi ed assistito a molte demo con altri docenti, tenendomi costantemente aggiornato su torte moderne, biscotteria, torte da forno, torte monumentali, pastigliaggio, cioccolato e aerografia… Nel 2011 ho deciso di frequentare dei corsi presso la Boscolo Etoile Academy ed è proprio qui che Porzia Vitale Pugliese mi ha dato la possibilità di entrare nel fantastico mondo del cake design, acquisendo tecniche per realizzare torte e fiori e ghiaccia. Terminata quella splendida esperienza ho iniziato con la pratica ed i risultati sono presto arrivati. Nel 2013, attraverso Mario Ragona, sono entrato nella famiglia FIP. Ho saputo che nel 2014 si sarebbero svolti i Campionati Italiani di Cake Design e così mi sono messo all’opera: volevo presentare un lavoro dedicato alla nascita di mia figlia, intitolato “Il Fiore e il Frutto della Vita”. In quel periodo sono stato in

Speciale Cerimonie

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124 SPECIALE CERIMONIE

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PAVONE IN POSA“DESIGNATO QUALE UCCELLO UFFICIALE DELL’INDIA,

È SIMBOLO DI INTEGRITÀ, REGALITÀ, GLORIA E BELLEZZA, CHE DISPIEGA

NEI VIBRANTI BLU E VERDI DELLA CODA: ”AFFASCINATO DAL PECULIARE FASCINO DEL PAVONE, IL DESIGNER NEWYORKESE ANTHONY PENA NE FA IL

PROTAGONISTA DI QUESTO SUO ELABORATO.PER I NOSTRI LETTORI STRANIERI ABBIAMO PUBBLICATO

LA RICETTA E L’HOW TO INTITOLATO “NATIONAL BIRD OF INDIA. SCULPTING A PEACOCK IN SUGAR PASTE”,

CON LE FOTO DEI PASSAGGI DI LAVORAZIONE, SU WWW.PIWWE.COM/INDEX.PHP/RECIPES-DATABASE/PASTRY/472-NATIONAL-BIRD-OF-INDIA-SCULPTING-A-

PEACOCK-IN-SUGAR-PASTE