qui settimanale 18

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Anno I - Numero 7 18 novembre 2011 Vide’ o mare quant’è bello ? Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n. 102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n. 1 Vasto Tel. & Fax 0873.362742 Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia,1 Vasto - Stampa: Edizioni Il Castello - Martano Editrice (BA) www.quiquotidiano.it - mail: [email protected] Disoccupazione, precariato, nuovi poveri. Ha senso parlar d’altro in questo momento? settimanale d’informazione, politica, economia, cultura, spettacolo, società, sport free press

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Anno I - Numero 718 novembre 2011

Vide’ o mare quant’è bello ?

Direttore Responsabile: Giuseppe Tagliente Reg. al Tribunale di Vasto n. 102 del 22/06/2002 Redazione: Corso Italia n. 1 Vasto Tel. & Fax 0873.362742Pubblicità: Editoriale Quiquotidiano Corso Italia,1 Vasto - Stampa: Edizioni Il Castello - Martano Editrice (BA) www.quiquotidiano.it - mail: [email protected]

Disoccupazione, precariato, nuovi poveri.Ha senso parlar d’altro in questo momento?

settimanale d’informazione,

politica, economia, cultura,

spettacolo, società, sportfree press

Page 2: qui settimanale 18

11 novembre 2011 copertina pag. 2 www.quiquotidiano.it

66050 San Salvo (Ch) - Via di Montenero 8 Tel. 0873 341357 fax 0873 346503

Page 3: qui settimanale 18

www.quiquotidiano.it sommario pag. 3 18 novembre 2011

Il settimanale si può ricevere anche a casa in abb. post. I lettori interessati al servizio possono versare la somma di 10 euro presso

la redazione indicando nome, cognome e indirizzo. L’abbonamento è valido per un anno.

Collaborano con noi: Renato Besana, Franco Cardini, Lucio D’Arcangelo, Andrea Mazzatenta, Filippo SalvatoreRedazione: Gianfranco Bonacci, Nino Cannizzaro, Vincenzo Castellano, Gianfranco D’Accò, Michele Del Piano, Leano Di Giacomo, Stefano Lanzano, Annamaria Orsini, Giuseppe F. Pollutri, Franco Sorgente, Michele Tana Direttore di redazione: Elio BitrittoCapo Redattore: Rosa MilanoGrafica ed impaginazione: PiùGrafica - San SalvoPubblicità: Edda Di Pietro, Giuseppe GiannoneDistribuzione: Norma Carusi

la tua informazione quotidiana la trovi suwww.quiquotidiano.it

settimanale

Editoriale

Ok a Monti, nonostante tutto.

“Avanzano le nuove povertà” pag.4

“I veti non creano occupazione’’pag. 6

“Entrano i tecnici, esce la politica”pag. 9

“Domenico Urbano a fine mese sul ring in Austria”pag. 11

“La Chiesa Cattolica: crisi e rinnovamento”di Franco Cardini pag. 12/13

di Giuseppe TaglienteDichiaro il mio pieno appoggio a Mario Monti. Per far comprendere la mia posizione ai lettori, parto da un paio di ovvie premesse. La prima è che il nostro alto debito pubblico si è accumulato anche perché la classe politica italiana (dal ‘60 a oggi e di qualsiasi colore) ha consentito alle famiglie italiane un livello di vita ben superiore a quello che la ricchezza prodotta dal paese avrebbe potuto consentire (accumulo di un debito pubblico a fronte di una creazione di risparmio privato): oggi, questo sistema di fare politica deve essere modificato. La seconda premessa è che, oggi ma anche domani, dopodomani e così via, il debito pubblico ha un bisogno assoluto (pena il fallimento dello Stato) di essere rifinanziato a tassi accettabili da un mercato internazionale dei capitali che non capisce i bizantinismi della politica italiana e che non accetta le perdite di tempo che abbiamo accumulato nel 2011. Su queste considerazioni la scelta di Monti come premier la ritengo non solo ovvia e indispensabile. Circa il possibile program-ma del suo governo, è inutile fare sofismi: ci viene imposto dalle circostanze eccezionali che stiamo attraversando e dal modo in cui ci siamo arrivati. Quel che mi auguro è che contempli tuttavia questi obiettivi.

Il superamento dell’attuale bicameralismo, mediante l’abolizione del Senato o la trasformazione in 1. un differente organismo (come il Senato delle Regioni) con un numero ridotto di membri.Il dimezzamento del numero dei deputati.2. La revisione dell’attuale sistema delle autonomie locali (creazione di macro-regioni per contenere 3. il loro costo di funzionamento sotto ai 10 euro per abitante e realizzazione di un numero ridotto di macroprovince).La creazione di sistemi di gestione degli esuberi derivanti nel pubblico impiego per le riorganizza-4. zioni del sistema rappresentativo di cui ai punti precedenti.La patrimoniale (ebbene sì!) sulla base di questa semplice riflessione: è meglio una tassa una-tan-5. tum per tutti che riduca l’onere pagato in interessi piuttosto che il prelievo strisciante determinato dagli attuali tassi di interesse.La lotta ai capitali nascosti all’estero e all’evasione fiscale con manette agli evasori.6. La modifica dei sistemi di regolamentazione del mercato del lavoro (è qui che aspetto al varco il 7. centrosinistra!).La vendita del patrimonio immobiliare dello Stato per la parte non utilizzata (con mantenimento 8. delle quote nelle aziende a partecipazione pubblica leader di mercato - non per voglia di statali-smo, ma perché ne sarebbe immorale la vendita ai prezzi che sarebbero determinati dalle pressio-ne dei mercati finanziari e dei governi stranieri interessati) .La creazione di sistemi di gestione degli esuberi derivanti da una riduzione dell’impiego pubblico 9. per ogni tipo di amministrazione nella misura del 5-8 % (sperando non si debba arrivare al 20% come in Grecia).La realizzazione di leggi miranti a ridurre le rendite di posizione, come possibile sfogo occupaziona-10. le delle nuove generazioni. Pur con quest’ultimo intervento rimane il problema crescente crescen-te della disoccupazione giovanile, alla cui riduzione dovrebbe essere destinata qualsiasi provento positivo non indirizzato alla riduzione del debito pubblico: non me ne vogliano Verdi ed ecologisti, ma per un po’ di anni global warming, energie eoliche, ecc. non possono essere le priorità del no-stro Paese.

Sono conscio che questo programma potrebbe avere effetti devastanti sul futuro politico dei partiti e degli uomini che lo realizzeranno, ma mi sono tornate in mente le parole di Alberto da Giussano (quello di Giosuè Carducci, non quello patacca della Lega) alla fine della Canzone di Legnano: “diman da sera i nostri morti avranno una dolce novella in purgatorio e la rechi pur io”. Era la rappresentazione di una grande Italia: speriamo con questi sacrifici di poter tornare a esserla. Mi dispiacerebbe se dovessimo un domani chiederci che senso ha avuto entrare nella moneta unica e che senso hanno avuti i sacrifici passati e futuri, a fronte dell’essere comunque considerati in Europa un paese di seconda classe.

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18 novembre 2011 copertina pag. 4 www.quiquotidiano.it

Avanzano le nuove povertàI dati della provincia nel rapporto annuale della Caritas

Ci sono i ‘nuovi poveri’? Sì, ci sono i nuovi poveri. Chi sono i ‘nuovi poveri’? L’elenco è lungo e variegato. A rispondere alla

prima domanda non serve un esperto. Basta girarsi attorno e rendersi conto di una realtà indubbiamente preoccupante. Ed è quella che è emersa anche nel corso dell’inizia-tiva di mercoledì mattina a Chieti, organizzata per presentare il dossier sulle povertà curato dalla Caritas dioce-sana di Chieti-Vasto. Le situazioni difficili sono in costante aumento, anche nel nostro territorio. È la crisi occupazionale, naturalmente, ad in-cidere maggiormente. Le tante realtà indu-striali - piccole, medie ed anche grandi – in sofferenza, le chiusure per molti siti alle porte, la cassa integrazione, le difficoltà di molti giovani ad entrare nel mondo del lavoro e di molti qua-rantenni/cinquantenni a ricollocarsi dopo aver per-so il proprio posto danno conto di uno scenario decisamente grave. La parola povertà è la parola chiave in questo contesto. Intendendola nel senso più classico del termine non stiamo parlando di un feno-meno nuovo ed improvviso, ma ad essa, specie in questi ultimi anni, si è aggiunta una corposa fetta di persone costrette a fare i conti intanto con una condizione economica deficitaria, ma soprattutto con un senso di instabilità, di incertezza, di pre-carietà insomma, che non può che ripercuotersi, negativamente, anche nel sistema delle relazioni sociali e della vita di comunità. Con un introito, quando va bene, di 700-800 euro mensili, far

fronte alle esigenze quotidiane, può diventare insormontabile. A soffrire maggiormente sono le famiglie con situazioni complicate al loro interno, magari con a carico diversamente abili, soggetti con problemi di salute e anziani non autosuffi-cienti, ed ancora

trentenni laureati che difficilmente riescono ad avere garantita un’oc-cupazione (stabile sarebbe un sogno, ma anche per un tempo limitato) e persone per le quali, una volta espulse dal ciclo produttivo ed un po’ più in là con l’età, diviene realmente un’impre-sa ritrovarsi ricollocate. È a queste figure che il dossier della Caritas fa riferimento. Ad illustrarlo sono stati il vescovo della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, don Enrico D’Antonio, uno dei due direttori della Caritas diocesana e

dalla vice direttrice Valeria La Rovere, unitamente al responsabile della casa di accoglienza ‘Ma-ter Populi’ di Chieti, Mario Olivieri. I dati forniti emergono dal ‘Progetto Gemino’, una raccolta su

internet, ovviamente parziale, che ‘fotografa’ le richieste di sostegno da parte di chi si trova in chiara difficoltà. Un numero costantemen-te in crescita. “Gli stranieri sono in maggioranza – rileva La Rovere – ma cresce notevolmente il numero degli italiani, anche nella nostra provincia. E parliamo di nuclei familiari in difficoltà economica, singoli disoccupati, lavoratori precari o in cassa integrazione, spesso laureati”. Ed in questo ambito sono principalmente le donne a muoversi. “Ci mettono la faccia – aggiunge -. È raro che venga un uomo a chiedere aiu-to. Il più delle volte è la moglie, se non la mamma, ad agire”. Per il vescovo Forte le ripercussioni negative sulla società sono evidenti. “La ricaduta della crisi è drammatica e viviamo un momento di assoluta emer-genza, con famiglie che fati-cano sempre più ad arrivare a fine mese, lavoratori sfiduciati e disperati. Non possiamo chiudere gli occhi dinanzi a questo scenario. Come diocesi e Caritas cerchiamo di fare la nostra parte, ma è chiaro che sono le istituzioni

ad essere chiamate ad un’iniziativa concreta che incoraggi la fiducia. È necessario fare rete tra gli attori del mondo economico e sociale coinvolgendo chi ci governa ed amministra, la categoria imprenditoriale e le banche”. Una nota di speranza non manca. “Diamo numeri, moni-toriamo la realtà, ma ogni caso ha una sua storia di vita alle sue spalle. Ed allora sono importanti anche l’ascolto, il sostegno morale, la compren-sione. E voglio sottolineare – conclude il vescovo – l’impulso del volontariato e di tanti giovani soprattutto”. Michele Tana

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www.quiquotidiano.it copertina pag. 5 18 novembre 2011

Uno sguardo alla mensa Caritas di Vasto“Chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio” (Papa Benedetto XVI). Esiste nel cuore di ognuno la possibilità di amare. Quella di essere partecipi della comunità. Quella di spendere il proprio tempo per un sorriso altrui. Esiste nel cuore dei volontari, quelli della Mensa Caritas di Via Buonconsiglio a Vasto – trentacin-que volontari che ogni giorno dedicano qualche ora ai più bisognosi. Le porte della mensa si aprono, alle ore 12:00, per circa trenta persone che giornalmente chiedono un pasto. Per lo più abruzzesi, delle zone del vastese, ma non manca-no persone provenienti da altre regioni d’Italia. Si tratta di adulti. La loro età supera a volte i 50 anni, se non i 60. I pochi bambini che frequenta-no la mensa vengono invece da regioni dell’est – come la Romania, spesso accompagnati dai propri genitori. Non ci sono adolescenti o giova-nissimi. La Mensa Caritas provvede anche ad una decina di pasti esterni, pacchi consegnate diret-tamente alle famiglie. È la Diocesi a farsi carico delle spese, supportata dalle donazioni che col-laboratori, amici o conoscenti fanno: olio, pasta o latte. Donazioni che, purtroppo, sono sempre meno frequenti a causa della crisi che da diverso tempo ci investe. Verrebbe da pensare ai volti. Verrebbe da chiedersi se ognuno di quelle trenta persone abbia davvero bisogno di aiuto. Viene da chiederselo poiché la vita ci porta a guardare con cattivo occhio ogni richiesta d’aiuto. Troppi i lupi in mezzo agli uomini – homo homini lupus come direbbe Hobbes, quella natura egoistica

che ci rende bestie incapaci di amare, se non per timore, se non con malizia. Quanti i casi di finti bisognosi che chiedono elemosina da un Yacht in Corsica, quanti quelli che cercano soldi per man-giare e poi finiscono per mangiarsi una stecca di sigarette o una dose di eroina. Quanti invece coloro che non arrivano a fine mese, che non arrivano in verità nemmeno all’inizio. Verrebbe

Per capire il fenomeno

da chiederselo, ma in fondo bastano la parole di Suor Gianna Rosa, responsabile della mensa, a rispondere – “Noi, siamo aperti a tutti”. Semplici parole che ci ricordano che fondamentale è ama-re, non chiedersi altro. “Ecco il mio comandamento: che vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi” (Giovanni 15, 12ss) Nino Cannizzaro

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18 novembre 2011 Vasto pag. 6 www.quiquotidiano.it

Vasto, Via Ciccarone, 48Servizio Nazionale e

Internazionale Documentazione

Vestizione - Cremazione

24 H su 24 H - Tel. Uff. 0873. 378427Cell. 339.2212556 -Cell. 338.4432990

L’impianto di Vasto non brucerà rifiuti ma oli ricavati da vegetali che, se dovessero per un accidenti qualsiasi pe-netrare nel terreno non produrrebbero i danni temuti poiché, avendo un alto punto di infiammabilità (>100 °C), non sono classificati come materiale pericoloso - dunque facili e sicuri da manipolare poiché il Flash Point degli oli vegetali è di 220°C mentre quello del Gasolio, per esem-pio, è di soli 55°C. Inoltre in caso di dispersione non in-quina né suoli né acque dato che la biodegradabilità nel periodo di 28 giorni è del 95% a fronte del 40% per il ga-solio, e l’immagazzinaggio dell’olio vegetale è possibile senza problemi poiché no rappresenta alcun rischio per le acque potabili (classe di rischio per le acque 0). Quanto sopra non rappresenta una difesa aprioristica dell’impianto, ma un dato scientifico che l’ARTA conosce al punto che le prescrizioni sono severissime. Ma l’aspet-to inquinamento “presunto o temuto” rappresenta solo un lato della stessa moneta: sull’altro lato ci sono due aspetti che non possono essere ignorati. Tutti coloro che “temono” per la vita dei propri figli, delle generazioni fu-ture, del turismo, dell’agricoltura per lo più sono quelli

Ci risiamo. La bio-rissa alla quale stiamo assistendo in questi giorni costituisce la riprova (l’ennesima) di un centrosinistra

che, quando governa, litiga e non decide mai, vit-tima di tutte le contraddizioni che risiedono all’in-terno di una coalizione mai in pace con sé stessa.Per quattro megawatt di energia è esplosa una vera e propria crisi amministrativa, con tanto di accuse al Sindaco, comunicati e silenzi stampa, re-pliche e controrepliche, vertici di maggioranza e polemiche al vetriolo. Senza che nessuno, finora, abbia capito fino in fondo la posizione definitiva del governo cittadino, che tergiversa e affronta con fastidio l’argomento, rifugiandosi in un con-vengo che, manco a dirlo, ha potuto chiarire ben poco. Del resto, se, per cento volte, si pongono a confronto degli esperti in materia ambientale, per altrettante volte avremo pareri differenti e con-trapposti, non di rado (ahimè) solo strumentali a chi ha commissionato il parere.

Era, quindi, prevedibile che nel convegno sareb-bero emerse opinioni contrastanti, e che all’esito dell’incontro ciascuno avrebbe conservato le pro-prie convinzioni; insomma, il convegno sarà stato pure interessante, ma ha solo contribuito ad ali-mentare le divisioni del centrosinistra. Che, al di là delle biomasse, non riesce ad assumere alcuna iniziativa seria e concreta rispetto a quello che è il vero punctum dolens della questione: la localizza-zione dell’agglomerato industriale di Punta Pen-na. La vera discussione dovrebbe rivolgersi non tanto al destino delle centrali a biomasse quanto a quello dell’area di Punta Penna, dove - e di que-sto dobbiamo convincerci tutti, prima o poi - biso-gna far convivere ambiente e industria. Dopo che, per anni, quella zona industriale è stata arricchita di importanti infrastrutture e sul porto sono stati effettuati investimenti per milioni di euro, non è ormai possibile concepire una scelta univoca, ma è necessario coniugare le esigenze di tutela del

paesaggio e dell’ambiente con quelle della pro-duzione. Una necessità che, ovviamente, passa attraverso nuove fasi di pianificazione del terri-torio che oggi, con una amministrazione lenta e litigiosa, appaiono lontane, lontanissime. Fino ad allora, una cosa deve essere chiara: se dal punto di vista sanitario, ambientale, della sicurezza, un impianto produttivo rispetta i parametri previsti dalla legge, non si può certo precludere un in-vestimento. Anche su questo, l’amministrazione di centrosinistra non esprime posizioni nette ed inequivocabili; in particolare il Sindaco si preoc-cupa piuttosto di ribaltare a terzi, per collocarle nel passato, le responsabilità delle autorizzazioni.Ma non è questo il modo di interpretare un ruolo di governo, per il quale si è chiamati a decidere, anche in fretta e spesso contro gli umori di taluni, per la regola evangelica secondo cui “sia il vostro parlare sì, sì, no, no: il di più viene dal maligno”. Manuele Marcovecchio

che hanno già un presente e probabilmente anche un futuro. Sapete quanto costa l’energia elettrica ad un im-prenditore? Tra il 30 ed il 40 % in più di un omologo stra-niero! Se a questo maggior costo per l’energia aggiunge-te quello delle materie prime di cui l’Italia è priva, avrete un quadro approssimativo della necessità di diminuire il peso della “bolletta elettrica”. Come? Con tutto quello che si può! Spero che non ci sia il solito “pirla” che mi risponda “ma proprio a ridosso della Riserva?”. A parte il fatto che potrei ribaltare la risposta dicendo “ma proprio a ridosso dell’Area Industriale dovevate scegliere la Riserva?”. So bene che non è la risposta giusta ma nel PRG in vigore c’era la proposta di una delocalizzazione in Val Sinello: proposta che si è volatilizzata. Il problema è che l’Italia è in una crisi economica ingigantita dagli speculatori inter-nazionali e dagli sfascisti alla Bersani, Fini, Di Pietro, ecc. che neanche Mario Monti riuscirà forse a a sconfiggere. Teniamo presente che in un periodo di crisi una industria prevede una offerta di lavoro che, anche se interessasse tre sole persone, sarebbe la salvezza di tre famiglie! Il so-lito pirla obietterà che 3 posti di lavoro non risolvono la

crisi! Beh questo è poco ma sicuro: però per chi il lavoro non ce l’ha, questa è una speranza, o sbaglio?

Titto Bellori

I veti non creano occupazione

Il dibattito sulle biomasse: il centro-sinistra non sa decidere

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www.quiquotidiano.it Vasto pag. 7 21 ottobre 2011

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Buon Natale è più Buono con

Vuoi la qualità...? Cercala!Chi cerca qualità e servizio

prima o poi ci incontra

Page 8: qui settimanale 18

18 novembre 2011 dibattito pag. 8 www.quiquotidiano.it

Il popolo, si sa, nei tempi nuovi ha voluto fare a meno dei Re (rivoluzionando o decapitando, all’occorrenza), ma, a quanto pare, non può fare a meno di tenere i Santi. Santi laici, naturalmente, perchè come mai prima il territorio della religione più che trascendentale è cosa messa a parte o che poco interessa la nazione e il mercato. G. Napolitano, il nostro Presidente della Re-pubblica, nella coscienza della gente è già an-noverato fra i Santi, se non altro perchè è uno che ha saputo tenere testa al noto peccatore (e anche colpevolmente plutocrate) Silvio Berlusconi. E Mario Monti? Santo subito , anzi ... prima, e a prescindere! E il nuovo unto (o nominato, se volete preferenziato) del Presidente, il novello Mosè disceso dalle vette della Finanza europea e mondiale per guidare il Paese italiota verso la terra promessa (rubatatagli dal cavaliere-puttaniere-barzellettiere, dice il sempre rimasto sbirro Di Pietro), anche se non si sa di quale natura sia e con quali perduranti incertezze occupazionali o forzosi prelievi dovrà meritarsela. Dovremo cibarci di sola “manna nel deserto?” E quasi certo, ma il destino è comunque quello che la sinistra di partito e d istituzione ha lungamente immaginato e oggi vuole per tutti noi. Non c è da protestare, nè da dolersene, tanto è uguale e poi vedi qualcuno, che pure sta sul baratro, ci fa pure il trenino alle pendici del Colle! Noi gente del quotidiano, invece, nonostan-

te l’euro-martirio, non saremo mai dei santi. Troppa grazia San Gennaro (e parlo di un santo vero)! Il popolo ha da restare popolo , ma di sicuro approderemo all’uro-franco-tedesco paradiso economico. Scorrerà di nuovo, non fango e punti di bund-spread ma latte e miele, non precarietà e indigenza, ma per tutti occupazione poco faticosa e assai remunerativa, come chiede la Camusso. Grazie a Das Kapital, e alle Borse in rialzo, Karl Marx avrà avuto ragione, o vendetta, finalmente! Naturalmente, a far da padrini (o ammennicoli di troppo) al prossimo battesimo governativo avremo due angioli discesi, da non si sa quale empireo politico, novelli e verginelli, Casini e Fini. Non potranno anch’essi voler sentirsi dare del San-to , ma avranno goduria a litaniare salmi e lodi ai Commissari protettori tecno per averli liberati dal Berlusca, che a essi stava lì, indigeribile, sullo sto-maco o come direbbe a suo modo padano Bossi sulle balle. Forse, prima o poi, ci salverà da costoro e da quegli altri una di nuovo libera democrazia, e con essa la certezza ...che la cicoria raccolta foglia a foglia nei campi può essere ritenuta legittima-mente disponibile per sè e per la propria famiglia, data al prossimo tuo cristianamente, se si vuole. I santi, quelli veri, generalmente “fanno grazie” non prelievi, all’uso di Amato, il socialista. Questo è cer-to. Dio salvi il seggio elettorale, ... e pure noi! Giuseppe F. Pollutri

Se non son re, son santi

A Maggio dell’anno scorso, presso l’universi-tà che mai come in questi giorni sono fiero di frequentare,ebbi il grande piacere di conoscere Mario Monti in occasione di una tavola rotonda per la presentazione del libro “Dove Andremo a Finire” di Alessandro Barbano (una raccolta di interviste a otto personaggi pubblici tra cui Umberto Veronesi, Giuliano Amato, Umberto Eco, Sergio Romano e altri altrettanto degni di nota) in cui l’ ex rettore e attuale presidente della Bocconi venne invitato per discutere sui futuri scenari macroeconomici internazionali e sul ruolo dell’Europa e in particolare dell’ Italia nel fronteggiare la grande crisi finanziaria che ha colpito e sta continuando a colpire i mercati e, di rimbalzo, l’ economia reale dal 2008 fino ad oggi.Dell’intervento che fece mi colpirono, oltre le qualità tecniche e culturali note a tutti, la grande decisione nei toni, la fermezza, il rigore e la credibilità delle sue affermazioni. Già, proprio lei, quella che oggi ci manca davanti agli occhi dei mercati e che proprio lui è chiamato a far tornare prepotentemente alla ribalta per rilanciare la nostra economia e, forse, anche la nostra politica. Prima che la crisi del debito sovrano scoppiasse durante l’estate, infatti, Monti già denunziava pubblicamente i limiti strutturali del nostro Paese, invocando a misure che promuovessero una crescita sostenibile e che attenuassero gli effetti depressivi del debito sull’economia reale, lanciando un chiaro segnale ai nostri politici, concentrati troppo spesso in dibattiti fuorvianti e non protesi alla promozione e alla tutela del bene comune. Ora tocca proprio a lui, un tecno-crate chiamato a risanare la nostra economia, a fare quello in cui i nostri rappresentanti eletti durante questi ultimi decenni hanno clamorosa-mente fallito, causando disaffezione nei confronti della cosa pubblica e totale sfiducia nella classe dirigente. Tornare a essere credibili dunque, è questa la missione affidata a Monti. Si può?La risposta la daranno i fatti, ciò che personal-mente reputo necessario è mettere da parte ex ante tutti gli ideologismi e i pregiudizi, di fare coesione intorno al futuro governo tecnico,accettiamo ciò che e’ necessario accetta-re, mettiamo da parte canzoni e bandiere, dimo-striamo di non essere solo indignati ma anche intelligenti. Questa può essere davvero la svolta per un futuro politico ed economico migliore. Non sprechiamola.

Nicolò Fabrizio

Si può tornare a essere credibili?

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www.quiquotidiano.it dibattito pag. 9 18 novembre 2011

Finisce così, ancora una volta ingloriosamen-te, il sessantesimo governo della Repubblica Italiana. Esultano gli oppositori per la cadu-

ta del capo e del governo da lui presieduto, sba-gliando però a ritenerlo causa prima della grave crisi che il Paese sta vivendo. Poi un manipolo di fanatici, sempre in prima linea con enormi dosi di cretinismo incorporato, ha inscenato una ver-gognosa replica di quanto fatto a Bettino Craxi. Ricomponete i vostri neuroni: Berlusconi e Bet-tino hanno in comune solo la bi. Berlusconi non è il problema dell’Italia così come lo stesso pro-blema non si risolverà con la sua uscita di scena. Questa distorta visione delle cose però fa como-do anche a molti altri: alle banche, alla finanza, ai grandi capitalisti. Va bene anche per politici non vedenti, tormentati e ossessionati dalla presenza dell’usurpatore, per i fomentatori di odio spinto a tal punto da armare la mano di psicolabili, per fanatici pennaioli e giustizialisti, carnefici sempre in cerca di vittime. Ma per tutti gli altri la realtà è ben diversa. La realtà è che Germania e Bce hanno deciso di provare a far cassa dalle nostre parti e in

questo aiutati da un debito pubblico mai messo in discussione in nome e per conto di una effime-ra pace sociale e di inutili e dannose concertazioni fra le parti sociali che in comune, oramai, hanno poco o niente. E così, afferrata la leva della specu-lazione finanziaria, la stanno alzando a livelli in-sensati allo scopo di ricavarne profitti con i quali ripianare le loro pur ingenti perdite. Questa spe-culazione ha avuto successo non tanto e non solo per la debolezza del governo, ma anche e soprat-tutto per la grande debolezza della politica italia-na, incapace di far fronte comune per chiedere la difesa della moneta comune e dunque anche de-gli euro che circolano dalle nostre parti, così come hanno fatto le rispettive banche centrali in Usa e nel Regno Unito in difesa del dollaro e della ster-lina. Berlusconi si è dimesso e con lui il governo della Repubblica: bene così se questo serve per placare gli animi degli esagitati. Al momento non conosciamo cosa possa egli fare in futuro, ma per quanto riguarda il passato non si può non ricono-scergli alcuni meriti.Primo: Berlusconi ha ri-fondato un partito politi-

Entrano i tecnici, esce la politicaco raccogliendo intorno a se personalità di spicco della società civile, altri rimasti senza partito, altri scampati alla furia devastatrice di tangentopoli, e qualche avventuriero. Secondo: il cavaliere di Arcore ha ridimensionato l’armata di Botteghe Oscure, contribuendo a nuo-ve scissioni e a trasformazioni interne di forma e di sostanza. Non più un partito di lotta di classe ma un aggre-gato che lotta per essere classe. Terzo: Berlusconi ha cambiato il sistema politico italiano. Annuncia la candidatura del premier, stringe alleanze e presenta il programma che in-tende attuare prima delle elezioni e non dopo. Azzera il teatrino della politica.Quarto: l’imprenditore milanese ha costretto la controparte politica ad alleanze innaturali, la cui vittoria conseguita nel 2006, è servita soltanto a decretarne il fallimento per incompatibilità. Da qui scaturisce il bipolarismo lanciato a sinistra, raccolto e rilanciato a destra. Per tutto il resto, aspettiamo. Giovanni Uselli

Mario MontiScelta ideale

per il nostro Paesenel delicato momento.

E’ tempodi idee chiare

e senso di responsabilità

per un lavorodi ampio respiro.

E’ svoltaper un riscatto

di credibilitàe sviluppo.

Nicola Bottari

Page 10: qui settimanale 18

18 novembre 2011 San Salvo pag. 10 www.quiquotidiano.it

Prossima apertura a San Salvo! Tel. 3803304920

SAN SALVO – Batte tutti sul tempo e determi-na l’accelerazione della politica locale. La sua candidatura viene ufficializzata sabato mattin e il giorno dopo i direttivi del Pd e dell’Idv comu-nicano i rispettivi candidati: Arnaldo Mariotti ed Antonio Cilli. Quando arriva in redazione per la sua prima intervista da candidato sindaco, Tiziana Ma-gnacca appare decisa e determinata. Tailleur blu ministeriale e camicetta bianca, mise perfetta per una candidata, non tradisce alcuna emozione e risponde sicura.“Sono il candidato sindaco non soltanto del centrodestra ma di un fronte che si apre alle forze moderate, cattoliche ed a tutte quelle che vogliono rinnovare la città”. Sulle voci circolate sino a qualche giorno fa riguardo a divisioni sul suo nome taglia corto: “La scelta su di me è frutto di un normale percorso decisio-nale che ha richiesto tempi e modalità precise di condivisione. Il mio gruppo è unito e coeso come non mai prima”. Insiste su questo aspetto per rimarcare le divisioni della sinistra che hanno portato al commissariamento del comune e si sofferma un attimo anche su di sé. Di origini castiglionesi, è arrivata bambina a San Salvo con genitori che hanno vissuto anche la realtà dell’emigrazione e che “col duro lavoro” hanno garantito alla sorella e a lei stessa di stu-

diare e diventare avvocato. Afferma di essere fiera di vivere in questa città e di essere legata ai semplici valori “di cultura contadina e montanara”, che ispireranno anche il suo mandato di sindaco, ove mai dovesse essere eletta. Insomma, i primi messaggi (visibili anche su www.sansalvomare.it e www.quiquotidiano.it) del candidato sindaco Tiziana Magnacca sono

alquanto chiari. “Garantisco unità al contrario degli altri. La mia squadra ha esperienze matura-te ai livelli più alti della Regione e della Provincia nonché nella lunga opposizione in Comune che ci consentiranno di governare”. Vedremo a breve come risponderanno i suoi due primi competitor: Arnaldo Mariotti ed Antonio Cilli. Orazio di Stefano

Tiziana Magnacca:

la candidata sindaco dell’opposizione

Gli altri candidati sindaciArnaldo Mariotti e Antonio Cilli sono rispettiva-mente i candidati sindaci del Pd e dell’Idv. Sul pri-mo c’è poco da aggiungere a quanto già si sa della sua persona e del suo impegno politico , essendo stato più volte sindaco di San Salvo e deputato al Parlamento. Sul secondo, che ha scelto di rap-presentare il partito di Di Pietro (ammesso che nel prosieguo non confluisca in qualche coalizione) si sa che è un giovane professionista e che è un ope-ratore della comunicazione, editore del giornale on line San Salvo.net

Page 11: qui settimanale 18

www.quiquotidiano.it sport pag. 11 18 novembre 2011

Domenico Urbano a fine mese sul ring in Austria

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Passione, impegno e determinazione sono i principali ingredienti che hanno portato Domenico Urbano a essere il punto di rife-

rimento del pugilato nel territorio e, non a caso, è stato premiato dalla Regione Abruzzo, ricevendo il trofeo da Carlo Masci, assessore allo Sport. Un riconoscimento che tuttavia non gli ha consenti-to di disputare un solo incontro nella sua Vasto. <<E’ il mio più grande rammarico , oltre al fatto che da alcuni anni gareggio solo all’estero>>. Per

varie vicissitudini con la Federazione, e per la scarsa attenzione da parte di sponsor, manager e istituzioni pubbliche, infatti, l’ex campione pesi piuma è tesserato in Germania, dove, ad Aachen, ha sconfitto ai punti il forte Boris Berg, rientran-do, così, nel mondo della boxe: era il 20 novem-bre 2010. <<Dopo essere stato fermo per tre anni, benchè forte dei 25 match disputati, è grazie a degli amici tedeschi se ho avuto la possibilità di

tornare a combattere. Ad aprile scorso, perdendo ai punti, mi sono confrontato con un altro grande pugile>>. Ha perso ai punti, è vero, ma Urbano è sceso dal ring a testa alta. Era tornato nuovamen-te a combattere, questa volta per il titolo vacante dell’Intercontinentale WBF (World Boxing Federa-tion), cedendo negli ultimi due round che hanno portato i giudici a tendere verso l’avversario. La sfida si è tenuta in Francia, a Bruay-la-Buissière, nel dipartimento del Passo di Calais, e l’avversario era

il padrone di casa Guillau-me Salingue. In palio c’era il titolo Inter-continentale WBF dei Pesi Leggeri. Una vita spesa sul ring, insom-ma, quella di Domeni-co Urbano che, insie-me al mae-stro Alfredo Campitel l i , gestisce la società ‘San Salvo Boxe’, fucina di molti giova-ni talenti tra le più attive per numero di tesserati in Abruzzo. <<Nel 2010 a b b i a m o

vinto un titolo italiano assoluto Mini Mosca, con il 19enne Andrea Guagnano, che in Abruzzo man-cava dal lontano 1997. Per un soffio è sfuggito il titolo nella categoria Juniores con Luigi Alfieri (57 kg) in occasione degli 88esimi Campionati Italiani Maschili svoltisi al Pala Barbuto di Napoli>>. Luigi Alfieri, tra l’altro, ha sostenuto un raduno tecnico nazionale, convocato dall’ex campione del mon-do e olimpionico Maurizio Stecca, ora tecnico

della Juniores azzurra. ‘San Salvo Boxe’, tra 600 so-cietà, si è piazzata tra le prime 50 d’Italia, grazie ai tanti match disputati dai propri ragazzi, alla pari delle Forze dell’Ordine, e alle varie manifestazioni organizzate. Il prossimo 26 novembre Domenico Urbano salirà nuovamente sul ring. L’appunta-mento è in Austria, a Stadthalle Steyr, dove affron-terà il pugile Ivan Duvancic, 12 match al proprio attivo, considerato uno tra i migliori giovani del momento ed esperto come si evince dalla classi-fica di riferimento. In caso di vittoria, a Urbano si aprirebbero delle porte il prossimo anno, al punto che, con l’aiuto di alcuni sponsor intenzionati a farsi avanti, potrebbe salire sul ring altra conqui-sta di titoli per i quali nessun pugile abruzzese ha mai combattuto.

Michele Del Piano

Nuovo vertice al Circolo Tennis di Vasto ‘Antonio Boselli’ che, al termine dell’assemblea dei soci, ha visto prevalere, con il 63,34 per cento degli iscritti votanti, la lista guidata da Luca Russo il quale, insieme al rinnovato Consiglio Direttivo, resterà in carica per il biennio 2011-2013. “In linea con la politica portata avanti dal Circolo - si legge in una nota -, il rinnovamento del Direttivo è all’insegna dei più giovani con l’ingresso nel Consiglio di Luigi Pracilio, Tiziano La Palombara e Antonella Fiore Donati. Oltre a loro, sono stati eletti Gabriele D’Ugo, Pino Palazzo e Marcello Padovano”. Con il passaggio delle consegne, che avverrà a breve, saranno assegnate le cariche sociali. “Un particolare ringraziamento - si legge ancora nella nota del Circolo Tennis di Vasto - è dovuto al presidente Di Giambattista per l’infati-cabile e fruttifera opera prestata nei due anni al vertice della nostra bella realtà. Al nuovo Consi-glio Direttivo il migliore ‘in bocca al lupo’ per un biennio denso di successi”. MDP

Cambio al vertice del Circolo ‘Antonio Boselli’ .Luca Russo è il nuovo presidente

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18 novembre 2011 cultura pag. 12 www.quiquotidiano.it

La Chiesa Cattolica: crisi e rinnovamento Franco Cardini

Che cosa sta succedendo nella Chiesa cat-tolica? Perché questa nuova fase d’intensa i attenzione nei suoi confronti e di attività

da parte dei suoi vertici? Il 12 novembre scorso, in Vaticano, il Santo Padre ha rivolto ai partecipan-ti al congresso promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura – presieduto dal cardinal Gianfranco Ravasi, una personalità tra le più presenti nei no-stri media – una forte allocuzione incentrata sulla difesa della vita, a proposito dell’uso delle cellule staminali embrionali nella ricerca scientifica, riba-dendo gli alti e fermi concetti dell’istruzione Di-gnitas personae già diretta il 6 settembre 2008 ai membri della Congregazione per la Dottrina della Fede a proposito di bioetica, che si riallacciava alla Donum Vitae di un ventennio prima. Fecondazio-ne artificiale ed esperimenti che comportino la distruzione dell’embrione sono dichiarati intrin-secamente e gravemente illeciti: su ciò, non pare esservi spazio per equivoci o ripensamenti. Lo stesso giorno, aprendo l’Anno Accademico alla Pontificia Università della Santa Croce, il pre-sidente della CEI cardinal Bagnasco si è rivolto soprattutto ai politici tornando a sottolineare il rapporto tra etica e politica e l’esistenza di valori non negoziabili, soprattutto quelli connessi con “l’esistenza della natura umana nella sua ogget-tività” quale fondamento “della legge naturale e quindi del diritto naturale che è norma del dirit-to positivo”. Intanto a Roma, due giorni prima di questi due importanti eventi, cioè il 10, si è aperta la mostra Homo sapiens. La grande storia della di-versità umana, curata dai due genetisti e antropo-logi (padre e figlio) Luca e Francesco Cavalli Sforza che, insieme con un altro studioso insospettabile di preoccupazioni confessionali, il darwinista Tel-mo Pievani, si esprimono con fermezza a favore del monogenismo secondo il quale – com’era so-stenuto nell’enciclica Humani generis promulga-

ta da Pio XII nel 1950 – il genere Homo (e molto tempo dopo anche la specie Homo sapiens – si sarebbero diffusi da un unico centro, sito nel continen-te africano, verso le altre aprti del mondo. Non basta ancora. Anche il mon-do della storia viene sollecitato con energia. Il 18 novembre si terrà, ancora a Roma, una Giornata di Studi presieduta dal bibliotecario Vaticano – quello straordinario, dottissimo e carissimo personaggio che è il cardi-nal Raffaele Farina – dedicata all’archivio della Pe-nitenzieria Apostolica, un vero tesoro di documen-ti preziosissimi. Si annunzia infine fra due anni, nel 2013, una straordinaria mostra dedicata a Milano capitale dell’impero nel IV secolo e in particolare a quel 313 di cui ricorrerà allora il diciassettesimo centenario e che fu l’anno in cui gli imperatori Co-stantino e Massenzio, vincitori della guerra civile contro Massenzio e Massimino Daia, emanarono un Editto nel quale riconoscevano finalmente ai cristiani piena liceità e libertà di culto. Insomma, una presenza a tutto campo della Chiesa cattoli-ca, mentre d’altra parte si rilancia a tutto campo e con coraggio e spregiudicatezza il tema del dia-logo con le altre confessioni cristiane e il cardinal Kurt Koch – presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani – non esita a riconoscere che il rapporto con ortodossi e orientali in genere non è difficile (pur non nascondendo che esiste il problema del primato di Pietro), mentre rileva rispetto ai riformati (cioè ai “protestanti”) una di-versa idea teologica sulla natura della Chiesa che si espresse fin dal Cinquecento con l’interruzione della successione apostolica attraverso la consa-crazione dei vescovi: il che non è pura questione liturgica, ma sottintende un atteggiamento teolo-

gico lontano da quello cattolico. Ma tutto ciò n v interpretato af-fatto come attivismo trionfali-stico. Molte sono anzi le voci di dubbio che si levano e che in-vitano alla cautela, come quella

del gesuita americano John W. O’ Malley che, nel compendioso

saggio dedicato alla Storia dei papi (Fazi), non lesina critiche alle tendenze

curiali a insabbiare i risultati del Concilio Va-ticano II o a quelli che egli ritiene gli atteggiamen-ti autoritari di papa Wojtyla. Una Chiesa, quindi, il cui rinnovato presenzialismo sarebbe segno non già di più disponibile apertura “al mondo”, bensì di una sorta di nuovo arroccamento su posizioni di ferma egemonia pontificia, mentre d’altra parte – come hanno in modo differente sottolineato molti libi, da quello di Pietro Prini su Lo scisma sommer-so a quello di Riccardo Chiaberge su Lo scisma. Cattolici senza papa, la Chiesa perderebbe sem-pre di più il consenso e l’ubbidienza pratica dei fedeli? In un denso, attento, al solito rigorosissimo ma anche appassionato libro dal titolo La Chiesa dell’anticoncilio. I tradizionalisti dalla riconquista di Roma (Laterza), Giovanni Miccoli ricostruisce la storia del vescovo Marcel Lefebvre e della sua Fraternità San Pio XII in un affresco molto ampio e profondo, dal quale finiscono per emergere le inquietanti connessioni tra ambienti ipercattolici (o sedicenti tali) e “cristianisti” di varia risma, vale a dire fondamentalisti che non nascondono le loro simpatìe per gli stessi ambienti fondamentalisti statunitensi, quelli che – per intenderci – predi-cano l’ineluttabilità dello “scontro di culture” e perfino l’ineluttabilità di “nuove crociate”. Col che, evidentemente, si è fuori da qualunque plausibile forma di cattolicesimo o di cristianesimo e si entra nella maniacalità confessionale.

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www.quiquotidiano.it cultura pag. 13 18 novembre 2011

Iterum latina Europae nova atque communis lingua sit! Il latino sia di nuovo la lingua comune europea!

Nella guerra del’uso delle lingue nazionali in seno all’Unione Europea, l’italiano ha vinto una batta-glia. La Corte di giustizia di Lussemburgo ha an-nullato la decisione della Commissione UE, quella che stabiliva di pubblicare i bandi per i posti di inquadramento superiore soltanto in tedesco, francese e inglese. D’ora in poi, dunque, l’italiano torna alla pari con le altre. Va ricordato che il Go-verno italiano ha fatto della difesa dell’italiano in Europa una priorità. L’ex Premier Silvio Berlusconi va lodato per aver chiesto a tutti i Ministri di diser-tare le riunioni quando non fosse previsto l’inter-pretariato attivo e passivo in italiano o disponibile la documentazione tradotta al di là della disputa europea,si pone una questione, ancora irrisolta, oltre che linguistica, di prestigio internazionale e di politica culturale in genere. Va ricordato che nel 2007 il sito Internet dedicato all’anniversario del Trattato di Roma del 1957, che aveva sancito la nascita di quella che oggi è diventata l’Unione Europea, era stato concepito, scritto e pubblicato in diverse lingue, ma non in italiano. L’esclusione ha provocato una reazione di sano orgoglio che ha messo in moto un ricorso legale davanti alla Corte di Giustizia Europea. La reazione del Gover-no italiano e la decisione favorevole della Corte di Giustizia dovrebbero avere ripercussioni sulla pubblicazione dei brevetti, dei bandi e sul numero dei traduttori in italiano in seno all’Unione Euro-pea. Dovrebbe anche far sì che l’italiano ridiventi una delle principali lingue di lavoro dell’apparato burocratico di Bruxelles e di Strasburgo. Il dibat-tito sull’uso delle lingue nell’Unione Europea mi spinge a fare una proposta solo apparentemente donchisciottesca: fare del latino la lingua di lavo-ro al Parlamento europeo ed il veicolo di comuni-cazione a livello internazionale. Cosa prevede la legislazione linguistica europea? Appartengono all’UE 27 stati, ma 23 son le lingue ufficiali.Tutta-

via in pratica esistono 6 ‘lingue ponte’, ossia l’ita-liano, il francese, il polacco, il tedesco, l’inglese e lo spagnolo, e da 2(di solito inglese e francese) a 6 lingue di lavoro. Per quanto riguarda le lingue di lavoro ( francese, inglese ed in misura minore il tedesco) svolgono un’influenza determinante il luogo in cui l’istituzione europea risiede (francese ed inglese a Bruxelles e francese,inglese e tedesco a Strasburgo) e l’influenza momentanea della Pre-sidenza di turno. Anche se vige la politica delle ‘6 lingue ponte’, gli alti funzionari operano in ingle-se, francese e tedesco con servizio o senza di in-terpretariato. Per quanto riguarda l’inglese il 75% degli europei lo considera una lingua utile ed il 41% lo parla soprattutto come seconda lingua.Per quanto riguarda la lingue neo-latine o roman-ze, il francese all’interno dell’UE è parlato dal 28%, l’italiano dal 18%, lo spagnolo dal 15%, il romeno dal 6% ed il portoghese dal 3%. Le principali cin-que lingue romanze sono quindi parlate dal 70% dei cittadini dell’UE. Vige anche in seno all’UE la politica dell’uso della lingua materna e dell’inse-gnamento di altre due lingue. É prevalsa finora la politica dell’insegnamento dell’inglese come ‘ naturale’ seconda lingua, ma niente vieta che la situazione possa o debba cambiare, se c’è volon-tà politica e lungimiranza nel farlo. L’inglese è la lingua madre di 350 milioni di persone.Altri 300 milioni lo parlano come lingua seconda ed altri 100 lo utilizzano come lingua straniera. Il che fa dell’inglese ( o meglio di una sua forma semplifi-cata, il pidgin English, una versione dell’america-no parlato o cantato e dei suoi neologismi tecnici) una lingua capita da 750 milioni di persone. Ma le cose potrebbero benissimo stare, da un punto di vista linguistico, diversamente. Le principali 5 lin-gue romanze sono parlate da 900 milioni di per-sone come lingua madre e da oltre un miliardo e 50 milioni come lingua seconda e sono in ordine

decrescente lo spagnolo,il francese,il portoghe-se, l’italiano ed il romeno. Ognuna delle cinque lingue romanze da sola non può competere con l’anglo-americano. Ma tutt’altro sarebbe il discor-so se all’interno delle’UE ed a livello mondiale avvenisse un’ alleanza tra le lingue romanze. Oc-corerebbe, tramite accordi bilaterali, nei paesi di lingua romanza, preferire l’insegnamento di una o due altre lingue neo-latine e soprattutto del la-tino, ma come lingua viva, parlata in una versione moderna, semplificata. Ridare vita al latino, come veicolo di comunicazione internazionale, non è affatto una utopia. Lo si è fatto per l’ebreo in Isra-ele e lo si può fare per il latino a livello europeo e, come conseguenza, a livello mondiale. Ma bi-sogna volerlo. Ma ne vale la pena, mi si chiederà? Abbiamo già l’inglese, la lingua franca del mon-do di oggi. Certo che ne vale la pena! Il latino è una lingua che appartiene a tutta l’Europa, anzi al mondo, ma non ad un singolo paese. É vera-mente una lingua franca che mette tutti i suoi locutori alla stesso livello. Ecco perchè è da pre-ferire all’inglese-americano, lingua madre di solo il 18% degli europei. Utopia? Nient’affatto! Fino a qualche anno fa era impensabile parlare di euro, come moneta comune europea.Oggi l’euro è una realtà in Europa ed a livello mondiale e nessuno si sognerebbe,malgrado le difficolta’ emerse di re-cente, di tornare ad usare le lire o i franchi. Con i potentissimi mezzi di comunicazione di oggi, non ci vorranno decenni, ma solo pochi anni per rilanciare il latino come lingua d’uso quotidia-no a livello europeo e mondiale. Il Parlamento europeo dovrebbe dichiarare il latino sola lingua ufficiale. L’Europa parlerà al mondo con una voce comune, che conterà, solo se avrà una lingua co-mune, il latino, in cui tutti i cittadini si riconoscono e che appartiene a tutti i cittadini ed a nessuno stato in particolare. E pluribus unam Europam!

Una provocazione nel momento in cui si torna a parlare di integrazione economica e politicaFilippo Salvatore, Concordia University, Montreal

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18 novembre 2011 qui e là pag. 14 www.quiquotidiano.it

Via Osca - 66054 Vasto - Loc. Punta Penna - Tel. 0873 310595

È stato presentato un esposto alla locale Procura della Repubblica, al NOE ed al Commissariato di Polizia su una situazione che si verifica nei pressi dell’ex depuratore di Via San Rocco, la cui gravità si evince dalle foto. La fogna fuoriesce e forma un lago artificiale altamente inquinante i cui liquidi vengono assorbiti dal terreno finiscono nelle falde sottostanti ed inevitabilmente vengono riversati in mare. L’esposto è dell’Osservatorio Antimafia della Regione Abruzzo.

Allarme ecologico

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Si chiamano Federica e Luca Iacuzio, i ge-melli nati nell’inusuale congiunzione dell’11.11.2011, giorno “palindromo”, cioè a data ricorrente,contrassegnato da una cifra che non avrà mai più replica (dopo il precedente dell’ 11.novembre 1111). La coincidenza porterà fortuna ai due nascituri. Così credono in tanti,a cominciare dalle migliaia di giovani che hanno voluto sposarsi proprio in questo giorno “magico” e noi ne siamo convinti.

Vasto. Nati l’11.11.11

Presentato il libro “Urbano VI. Il Papa che non doveva essere eletto” del giornalista Mario Prigna-no. Martedì scorso gli alunni dell’ITCGT ‘F.Palizzi’ hanno potuto compiere un’immersione nella storia della Chiesa medievale. Stuzzicato dalle domande del prof. Fabrizio Scampoli, lo scrit-tore ha ripercorso le motivazioni che lo hanno indotto a ricercare notizie di Papa Urbano VI, per poi condensarle nel volume che il noto storico medievista Franco Cardini (collaboratore di que-sta testata) ha definito“un avvincente racconto storico, vivo, accurato, ricco di fatti.”.

Mario Prignano all’ITC

Incontro sulle terapie alternative per la cura del Parkinson promosso dall’IRCCS Neuromed e dall’Associazione Parkin-zone presso Palazzo d’Avalos il giorno 26 novembre, alle h16.00.

Giornata nazionale sul Parkinson

Si terrà sabato 19, dalle ore 17, l’inaugurazione della sede del movimento politico CasaPound Vasto, il locale è situato accanto all’ingresso principale del parcheggio multipiano di Via Ugo Foscolo (lato Municipio). L’iniziativa ha come obiettivo un maggior radica-mento nella città e l’esposizione, ai partecipanti, di tutte le iniziative locali e nazionali del nostro movimento. Andrea Ciarallo

Apre CasaPound Vasto

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www.quiquotidiano.it qui e là pag. 15 18 novembre 2011

Hexperos: successo europeo per due vastesi

Musica

Auguri Nicola

Hexperos è il duo formato da Alessandra San-tovito (voce, flauto traverso, hammer dulcimer) e Francesco Forgione (contrabbasso, violoncel-lo, arpa bardica, percussioni e tastiere).Alessandra è laureata in Lingue e Letterature straniere e in Canto Lirico, la sua esperienza, nel campo della musica classica e non solo, è di lunga data. Lo stesso dicasi per Francesco, che si occupa delle registrazioni e del mixaggio di ogni brano. Si avvalgono della collaborazione di vari musicisti di talento, in particolar modo dell’arpista Francesca Romana Di Nicola e dei violinisti Domenico Mancini, Alessandro Pensa, Isabell Presenza.Il loro primo CD, pubblicato dalla casa di-scografica portoghese Equilibrium Music, si intitola “The garden of the Hesperides” ed ha

riscosso un buon successo con distribuzione mondiale.Nel 2011 è stato pubblicato il secondo CD intitolato “The veil of Queen Mab”Il nome Hexperos proviene da Esperidi e da Hesperos, è musica d’amore e mistero.Nella musica degli Hesperos percepiamo varie influenze e soprattutto scorgiamo sonorità celtiche, etniche, barocche, medievali e altre suggestioni di ampio respiro che richiamano, tra l’altro, opere di compositori di colonne so-nore quali Philip Glass, James Newton Howard, Michael Nyman, Hans Zimmer, James Horner.La maggior parte dei testi sono di Alessandra, così come le musiche sono quasi nella totalità e composte da Francesco.

Leano Di Giacomo

Compie 90 anni Nicola D’Adamo, meglio conosciuto dai Vastesi come Niculёne Cillàcchie, lu Fèje De Cappèlle Tòrte, un grande papà e un grande nonno. Tanti tanti auguri di buon compleanno dalle figlie Giuseppina e Elisabetta, dai generi Antonio e Luciano e dalle care nipoti Angela, Valentina e Paola.

107 anni! Non capita tutti i giorni di festeggiare 107 anni; ma ed è quello che accade alla signora Grazia Bozzelli, figlia di Antonio, co-armatore dei cugini Olivieri, paron Rocco e paron Cec-co, armatori di paranze della Marina Vastese tra il 1880 e il 1940. Donna esemplare, forte ed amorosa; seppe vincere con perseveranza e coraggio gli innumerevoli eventi che ha incontrato nella vita. Tanti auguri dai familiari.

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