rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

84
Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI RASSEGNA STAMPA SETTIMANALE M ONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB Anno IV - Roma, 16-20 Settembre 2013 A cura di Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione Contact Center Collaborazione Monica D’Arcangelis, Alessandro Tudino

Upload: unar-ufficio-nazionale-antidiscriminazioni-razziali

Post on 27-Mar-2016

227 views

Category:

Documents


7 download

DESCRIPTION

 

TRANSCRIPT

Page 1: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it

Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

RASSEGNA STAMPA

SETTIMANALE MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO

DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB

Anno IV - Roma, 16-20 Settembre 2013

A cura di

Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione

Contact Center

Collaborazione

Monica D’Arcangelis,

Alessandro Tudino

Page 2: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 1

Omofobia, c'è il 'sì' alla legge. Ma è

bufera in maggioranza

(20 settembre 2013

ROMA - Dopo 20 anni di tentativi, il parlamento riesce a dare un primo si' alla legge

contro l'omofobia e la transfobia. Ma non sono mancate le polemiche dentro la

maggioranza (tra Pd e Pdl e Scelta civica), e dal fronte delle opposizioni. In ogni caso, per

la prima volta dopo varie legislature, l'asse laico nell'aula della Camera ha battuto l'asse

cattolico con 228 voti a favore delle nuove norme, 57 contrari e 108 astenuti. Il voto finale

è avvenuto, come per la maggior parte degli emendamenti, a scrutinio segreto.

A votare 'sì' sono stati Pd, Scelta civica e Psi. Per il 'no' si sono espressi Pdl (con il si' in

dissenso di Giancarlo Galan), Lega e Fdi. Sel e M5s si sono astenuti a causa

dell'emendamento di Gregorio Gitti (Sc), già ribattezzata 'salva partiti e associazioni' o

'salva-vescovi'. Il testo passa ora al Senato. L'esame della proposta di legge (un unico

articolo) ha provocato una vistosa spaccatura all'interno della maggioranza a causa

dell'emendamento di Walter Verini (Pd) sulle aggravanti della Legge Mancino che ora

varranno anche per le discriminazioni contro i gay.

A surriscaldare ulteriormente gli animi è stata inoltre la norma Gitti, appoggiata dal Pd e

dal relatore Ivan Scalfarotto, che mette al riparo da tutte le sanzioni della Legge Mancino le

"libere espressioni" e le manifestazioni di convincimenti o opinioni" purchè "non istighino

all'odio o alla violenza", gli appartenenti ad organizzazioni di natura politica, sindacale,

culturale, religiosa, sanitaria, di istruzione.

Il testo contro l'omofobia e la transfobia estende tutta la Legge Mancino ai reati legati

all'orientamento sessuale, quindi anche le sanzioni piu' dure previste dalle aggravanti

(carcere fino ad un anno e 6 mesi o multa fino a 6.000 euro) Nonostante il si' dell'aula della

Camera (una svolta rispetto alle bocciature del 2009 e del 2011), a Palazzo Madama pero',

dove i numeri sono diversi, la legge potrebbe subire una 'frenata' visti i contrasti in

maggioranza.

Il capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa, ha ricordato che il

suo partito non "è pregiudizialmente contrario a una legge" contro l'omofobia e che aveva

Page 3: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 2

proposto "una mediazione" in Comitato dei 9 che poi non è stata accettata. Tanto che, per

protesta, il relatore del Pdl Antonio Leone ha rimesso l'incarico. Il testo uscito da

Montecitorio, ha concluso Costa, "è un manifesto buono per gli archivi parlamentari ma

che non vedrà mai la luce normativamente perchè, per avere l'aggravante, si sono svendute

alcune norme allo scambio con Scelta civica che inizialmente non era favorevole alla

norma. Noi lasciamo una porta aperta al Senato e se il testo tornerà alla Camera con le

limature necessarie allora saremo favorevoli".

(fonte http://www.dire.it/)

Lo striscione che insulta Cécile Kyenge

(20 settembre 2013

Anthony Armstrong Emery, mega-riccone inglese che ha fatto fortuna in Brasile, per

qualche inesplicabile mistero qualche mese fa ha deciso di diventare presidente del Monza

Football Club, ovvero dell’A.C. Monza Brianza, che milita nella Lega Pro, che non è la

Serie Zeta ma nemmeno la prima divisione. Gli è apparsa in sogno la regina Teodolinda?

Innamorato fin da piccolo della celeberrima Monaca manzoniana? Botta in testa? Chi lo sa.

Era stufo di Copacabana e voleva finalmente passare del tempo sulle rive del Lambro?

Comprensibile. Qualsiasi sia il motivo, questo è quello che Il fanta-plutocrate ha fatto lo

scorso maggio.

STOP AL QATAR - Poi a fine luglio, a seguito di quell’episodio imbarazzante accaduto a

Cervia, quello delle banane gettate al Ministro Kyenge da qualche scimmia macaco con il

cervello marcio, il Monza ha deciso che la nuova maglietta, al posto della pubblicità,

Page 4: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 3

avrebbe avuto la scritta Stop Racism. Il Monza come il Barcellona, che prima di avere la

pubblicità della Qatar Airways sponsorizzava l’Unicef. Veramente un bel gesto. Meno male

che il Monza non ha la stessa pubblicità del Barcellona, perché altrimenti, leggendo Qatar,

qualcuno avrebbe pensato a uno sciroppo contro la tosse grassa. Stop Racism non è che

penseranno sia la pubblicità di un nuovo inserto dell’omonimo giornale di gossip o una

specie di veleno contro i sorci giganti che popolano il marrone fiume cittadino? Vedremo.

CINEMA HORROR - Quando mercoledì la Signora Kyenge è andata a Monza, nel

Teatro Villoresi che sta vicino alla chiesa dei barnabiti, al convegno del Pime dal titolo “Le

Frontiere dell’Interculturalità” (poveretta, speriamo non fosse troppo soporifero o che

almeno le abbiano offerto qualche caffè), il sindaco Scanagatti (Kilcats per gli amici) e il

nostro English Creso le hanno fatto dono della suddetta maglia, che aveva davanti la scritta

antirazzista e dietro il numero 10 e il cognome Kyenge. Lei, con il suo solito spirito arguto,

ha detto: “Vedete che le banane servono a qualcosa?” Mitica. All’uscita dal convegno ad

attendere il ministro c’era un gruppuscolo di buontemponi di estrazione leghista (Era un

manipolo, composto in prevalenza da ultrasessantenni, di esponenti dell’MGP, Movimento

Giovani Padani), che, siccome la trovata delle banane era già stata usata e quindi la brillante

idea era bruciata, ha fatto un po’ di cinema (anzi di stadio) ed esposto uno striscione con

l’esilarante scritta “Fatti mandare dal genitore 1 a prendere il latte.” A proposito di cinema,

si dice che tra loro ci fosse l’ex-assessore alle Culture, Identità, Autonomie della Lombardia

nonché ex-Sottosegretario del Presidente della Regione Lombardia con delega al cinema.

Speriamo di scoprire che non c’era. Comunque, per quanto trombato alle scorse elezioni,

se c’era vuol dire che intende ancora onorare la sua delega al cinema, avendo dimenticato i

suoi trascorsi a culture e identità.

CIAO, MAMMA, SONO ARRIVATO UNO – La spassosa boutade si riferiva a una

presunta proposta del ministro di numerare i genitori, chiamandoli genitore 1 e genitore 2

invece che madre e padre. A parte che fa piacere sapere che la madre è stata promossa dai

leghisti, dopo millenni di duro lavoro gregario, da una posizione di sottomissione al ruolo

di genitore 1, che sta a significare quello striscione? Perché scomodare il capolavoro di

Gianni Morandi per esprimere la propria protesta in modo così poco efficace, e per giunta

in una città voluta da una donna? Ma cosa c’entra il latte? C’è una volontà razzista nella

scelta di una sostanza bianca o è solo che i giovani padani hanno meno creatività di una

mucca, con tutto il rispetto per questo utile animale? Cosa bisognerebbe replicare a una

provocazione così intelligente? La bocca non è mai stracca se non sa di vacca? Oppure

s’attaglia maggiormente T’amo pio bove? Ha fatto bene la Signora Kyenge a non curarsi di

loro e ad andare spedita in Duomo a vedere la Corona Ferrea e i magnifici affreschi (ora in

Page 5: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 4

fase di restauro) sulla vita di Teodolinda, la femmina non italiana che appunto in epoca

longobarda fondò la città. I monzesi sono tutti figli di una donna straniera che è diventata

italiana senza che nessuno si stupisse più di tanto. Perdoni, signora ministro, i pochi che

qualche volta non se lo ricordano.

(fonte http://www.giornalettismo.com)

Sindacato pediatri di famiglia: "Ogni

bambino va curato, che sia italiano o

straniero"

(20 settembre 2013

“Siamo pronti a rinunciare alla quota di compenso che ci spetta”

Roma - “Ogni bambino va curato, al di là della

situazione giuridica dei genitori, che sia italiano o

straniero. È una questione di principio e una

necessità”. Sono le parole di Rinaldo Missaglia,

segretario del Sindacato medici pediatri di famiglia

(Simpef). Missaglia propone di rinunciare alla quota di

compenso che spetta ai medici pediatri se questi

bambini vengono inseriti fra i loro assistiti. Secondo Simpef "è nell’interesse di tutti che

ogni persona sia assistita, si evita che questi bambini crescano con patologie, che poi

dovremo curare con una spesa maggiore del sistema sanitario, visto che prima o poi si

regolarizzeranno”. La presa di posizione arriva mentre il Consiglio regionale della

Lombardia si accinge a discutere una nuova mozione sulla cure pediatriche per i figli degli

immigrati senza permesso di soggiorno, questa volta presentata da Stefano Carugo (Pdl).

(fonte http://www.stranieriinitalia.it)

Page 6: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 5

Accademia di Belle Arti di Roma: tassa

accademica aggiuntiva per i soli studenti

extracomunitari

ASGI: "Trattamento discriminatorio contrario al

T.U.immigrazione e alla normativa europea"

(20 settembre 2013

Il servizio anti-discriminazioni dell’ASGI ha esaminato la delibera del Consiglio di

Amministrazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma del 4 dicembre 2012 relativamente

alle tasse e contributi per l’anno accademico 2013/2014 che prevede importi differenziati

a seconda della cittadinanza degli studenti, con un trattamento sfavorevole, a parità di altre

condizioni, nei confronti dei cittadini di Paesi terzi non appartenenti all’Unione europea

rispetto ai cittadini nazionali e di Stati membri dell’Unione europea (la regolamentazione

in materia di tasse e contributi per l’anno accademico 2013/2014 è accessibile al pubblico

alla pagina web dell'Accademia.

Ne è risultato che effettivamente l’Accademia viene ad applicare un trattamento

differenziato e sfavorevole per gli studenti appartenenti a Paesi terzi non membri

dell’Unione europea, in ragione soltanto della loro nazionalità e a parità di altre condizioni.

Infatti, per i soli studenti di nazionalità extracomunitaria, e dunque sulla base

esclusivamente della loro appartenenza ad un Paese terzo non membro UE, viene previsto

un contributo universitario fisso pari a 1,000 euro, suddiviso di due rate di 500 euro

ciascuna, aggiuntivo ed ulteriore rispetto al contributo accademico ordinario, previsto per

tutti, e suddiviso in tre rate, la prima fissa pari a 200 euro e la seconda e la terza variabile a

seconda degli importi dell’attestazione/autocertificazione reddittuale ISEE/ISEEU .

Il servizio antidiscriminazioni dell’ASGI ritiene che tale condotta dell’Accademia di Belle

Arti di Roma sia illegittima e venga in contrasto con norme di legge nazionali ed europee.

L’art. 39 c. 1 del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione

e norme sulla condizione dello straniero (d.lgs. n. 286/98), intitolato “Accesso ai corsi delle

università” così prevede: “In materia di accesso all’istruzione universitaria e di relativi

interventi per il diritto allo studio è assicurata la parità di trattamento tra lo straniero e il

cittadino italiano, nei limiti e con le modalità di cui al presente articolo”.

Page 7: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 6

Il successivo comma 3 lettera d) rimanda al regolamento attuativo della disciplina

sull’immigrazione per la definizione dei “criteri per la valutazione della condizione

economica dello straniero ai fini dell’uniformità di trattamento richiesta ai fini di accesso

all’istruzione universitaria e relativi strumenti per il diritto allo studio”. Tali criteri valutativi

sono stati definiti con l’art. 46 c. 5 del d.P.R. n. 394/99 e successive modifiche, per cui il

legislatore ha definito puntualmente le modalità con le quali gli atenei e gli istituti di

istruzione superiore debbano valutare la condizione patrimoniale ed economica degli

studenti stranieri direttamente provenienti dai Paesi di origine al fine di implementare il

principio di parità di trattamento richiesto, in ossequio a criteri di equità e ragionevolezza

Il principio di parità di trattamento nell’accesso agli studi universitari è ulteriormente

ribadito al successivo comma 5 dell’art. 39 del d.lgs. n. 286/98, con particolare riferimento

a quei cittadini stranieri già regolarmente soggiornanti in Italia con un permesso di

soggiorno non temporaneo, ovvero per i quali l’accesso all’università non costituisce il

motivo per richiedere un primo ingresso in Italia: “E’ comunque consentito l’accesso ai

corsi universitari e alle scuole di specializzazione delle università, a parità di condizioni con

gli studenti italiani, agli stranieri titolari di carta di soggiorno, ovvero di permesso di

soggiorno per lavoro subordinato o per lavoro autonomo, per motivi familiari, per asilo

politico, per asilo umanitario, o per motivi religiosi, ovvero agli stranieri regolarmente

soggiornanti da almeno un anno in possesso di titolo di studio superiore conseguito in

Italia, nonché agli stranieri , ovunque residenti, che sono titolari dei diplomi finali delle

scuole italiane all’estero o delle scuole straniere o internazionali, funzionanti in Italia o

all’estero, oggetto di intese bilaterali o di normative speciali per il riconoscimento dei titoli

di studio e soddisfino le condizioni generali richieste per l’ingresso per studio”

Non si vede, pertanto, alcun motivo ragionevole per distinguere gli studenti di Paesi terzi

non membri dell’Unione europea da quelli nazionali e comunitari e stabilire una preferenza

per i secondi rispetto ai primi nell’accesso agli studi universitari, assoggettando i primi ad

un’imposizione contributiva maggiore rispetto ai secondi e dettata unicamente dalla loro

nazionalità.

Nel caso di studenti stranieri provenienti direttamente dai loro Paesi di origine e giunti in

Italia per motivi di studio universitario, la legislazione italiana già prevede i meccanismi e

le modalità attraverso le quali valutare la loro condizione economica e patrimoniale nei

Paesi di origine, effettuando le conseguenti comparazioni e bilanciamenti mediante

l’utilizzo delle apposite tabelle ministeriali, mentre nei casi di studenti universitari stranieri

appartenenti alle seconde generazioni di immigrati, nati o giunti in Italia durante la minore

età per motivi di riunificazione familiare, i cui nuclei familiari di appartenenza, residendo in

Page 8: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 7

Italia, sono assoggettati all’assolvimento dei medesimi doveri fiscali previsti per i cittadini

italiani, l’assoggettamento alla contribuzione accademica dovrebbe sottostare alle

medesime condizioni previste per gli altri studenti italiani e comunitari, modulata sulla

base del requisito reddittuale previsto dalla dichiarazione ISEE/ISEEU.

La disparità di trattamento tra italiani e stranieri, pertanto, costituisce, ad avviso del

servizio antidiscriminazioni dell’ASGI, una violazione della legislazione nazionale in

materia di immigrazione e status del cittadino straniero, nonchè dei principi costituzionali

di eguaglianza e ragionevolezza richiamati anche dalla giurisprudenza costituzionale (sent.

Corte Cost. n. 432/2005).

L’ASGI ritiene, pertanto, che il trattamento differenziato previsto per gli studenti di Paesi

terzi non membri dell’Unione europea nell’accesso agli studi universitari presso

l’Accademia di Belle Arti di Roma con l’assoggettamento al pagamento di tasse e contributi

di importo superiore e aggiuntivo a quello previsto per gli studenti nazionali e comunitari,

costituisca una discriminazione vietata dall’art. 43 del d.lgs. n. 286/98. Tali considerazioni

sono state opportunamente richiamate anche in un caso di giurisprudenza, attinente ad una

fattispecie analoga a quella qui in esame, ovvero l’ordinanza dd 23.12.2006 con la quale il

Tribunale di Bologna ha dichiarato quale discriminatorio e illegittimo il comportamento

dell’Università privata Bocconi di Milano che applicava tariffe più svantaggiose per i

cittadini extracomunitari per quanto concerne i contributi di immatricolazione

collocandoli, per il solo fatto della loro nazionalità, nella fascia più elevata, a prescindere

dal reddito familiare dello studente e della sua famiglia di appartenenza. La questione dei

profili discriminatori contrari al diritto dell’Unione europea della condotta dell’Accademia

di Belle Arti consistente nel prevedere un trattamento sfavorevole agli studenti di

nazionalità extracomunitaria nella fissazione dei livelli delle tasse e dei contributi

universitari rileva anche riguardo a talune categorie di cittadini di Paesi terzi non membri

dell’Unione europea tutelati dal diritto UE.

La condizione di piena e perfetta parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani e

comunitari nell’accesso agli studi universitari deve essere assicurata ai familiari

extracomunitari di cittadini italiani o comunitari, anche per effetto delle norme del diritto

europeo sulla libertà di circolazione e soggiorno dei cittadini di Stati membri dell’Unione

europea e dei loro familiari, indipendentemente dalla cittadinanza di questi ultimi.

L’art. 24 della direttiva n. 2004/38/CE sulla libera circolazione e soggiorno dei cittadini di

Stati membri dell’Unione europea infatti sancisce che “ogni cittadino dell’Unione che

risiede, in base alla presente direttiva, nel territorio dello Stato membro ospitante gode di

pari trattamento rispetto ai cittadini di tale Stato nel campo di applicazione del trattato. Il

Page 9: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 8

beneficio di tale diritto si estende ai familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato

membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente”.

Ulteriormente, l’art. 12 del regolamento comunitario n. 1612/68 (ora Regolamento UE n.

492/2011 dd. 05.04.2011) dispone che i figli di un lavoratore comunitario,

indipendentemente dalla cittadinanza posseduta, hanno accesso, alle stesse condizioni dei

cittadini del Paese ospitante, ai corsi di istruzione, qualora risiedano nel territorio dello

stesso Stato e tale condizione di parità di trattamento deve estendersi a tutti i

provvedimenti miranti a facilitare la frequenza dei corsi di insegnamento, ivi compresi gli

aiuti, i sussidi e le borse di studio (vedi sentenze CGE 15.03.1989, causa Echternach e

Moritz, cause 389/87 e 390/87 e CGE, sentenza dd. 13.11.1990, causa C-308/89, caso Di

Leo contro Germania ). Oltre ai familiari extracomunitari di cittadini di Paesi membri UE,

ha rilievo pure la normativa europea in materia di cittadini di Paesi terzi soggiornanti di

lungo periodo. L’art 11 (rubricato appunto “parità di trattamento”) comma 1 lettera b)

della direttiva 2003/109/CE , relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano

soggiornanti di lungo periodo (d’ora in poi, per brevità, “lungo soggiornanti”) e recepita in

Italia con il d.lgs. n. 3/2007, prevede quanto segue:

“"Il soggiornante di lungo periodo gode dello stesso trattamento del cittadino nazionale

per quanto riguarda…l’istruzione e la formazione professionale, compresi gli assegni

scolastici e le borse di studio secondo il diritto nazionale”. L’art. 11 c. 3 lett. b) della

direttiva medesima ha previsto quali uniche limitazioni consentite agli Stati membri

riguardo al principio di parità di trattamento dei lungo soggiornanti rispetto ai cittadini

nazionali nell’accesso all’istruzione, quelle della prova del possesso delle adeguate

conoscenze linguistiche e di specifiche condizioni riguardanti la formazione scolastica.

Alla luce di quanto sopra, il servizio anti-discriminazioni dell’ASGI ha chiesto agli organi

direttivi dell’Accademia di Belle Arti di Roma di far cessare il comportamento

discriminatorio messo in atto nei confronti degli studenti appartenenti a Paesi terzi non

membri dell’Unione europea e di rimuovere gli effetti della discriminazione, cancellando il

contributo accademico aggiuntivo fisso e restituendo agli studenti extracomunitari le

somme che essi avessero già eventualmente versato in occasione del pagamento della

prima rata, la cui scadenza è prevista per il giorno 10 ottobre prossimo. La segnalazione è

stata trasmessa pure all’UNAR (Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni), presso la

Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per i Diritti e le Pari

Opportunità e alla Commissione europea.

(fonte www.asgi.it)

Page 10: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 9

Rom: Associazione, commissione

inchiesta su sgombri in Toscana e

Liguria

(20 settembre 2013

Roma - L'associazione 'Nazione Rom' ''chiede all' Ufficio nazionale antidiscriminazioni

razziali (Unar) l'istituzione di una commissione di inchiesta'' in merito a quelle che

definisce ''politiche di deportazione e di pulizia etnica'' effettuate in Toscana e Liguria. E

chiede ''il rispetto della Strategia nazionale di inclusione varata nel febbraio 2012''. Nello

specifico, come si legge in una nota, l'associazione punta il dito contro ''l'ennesima

operazione ordinata dalla questura di Lucca contro le famiglie rom presenti nel territorio

della Versilia: sei cittadini europei di etnia rom sono stati prelevati all'interno dell'ex

Camping internazionale Versilia nel comune di Seravezza (Lu) dove vivono dal mese di

ottobre 2012 a seguito del completo fallimento del progetto di 'rimpatrio assistito'

promosso dalla regione Toscana''. Stando, infatti, a quanto denuncia l'associazione ''in

Toscana ed in Versilia si stanno consumando gravi violazioni degli accordi e dei Diritti

umani fondamentali''. In tale quadro, secondo 'Nazione Rom', ''cittadini rom, tutti

possessori di regolare carta di identita' emessa dallo Stato della Romania, vengono

fotosegnalti costantemente e sottoposti a misure quali la presa delle impronte digitali. Sono

stati gli stessi cittadini rom a telefonare oggi al contact center di Unar denunciando la grave

violazione e discriminazione subita''. ''Negli ultimi cinque mesi - si legge ancora nella nota -

sei cittadini europei sono stati allontanati dal territorio, portati a Roma ed imbarcati su di

un aereo alla volta di Bucarest. Le deportazioni sono state costantemente segnalate alla

Commissione europea, al Consiglio d'Europa ed allo stesso governo italiano - ministero

per l'Integrazione''. Inoltre ''provvedimenti anti-rom analoghi alla Toscana'', secondo

l'associazione, sarebbero ''in corso all'interno del comune di La Spezia''. Dopo aver ''potuto

denunciare le operazioni di pulizia etnica in atto nelle regioni Toscana e Liguria

consegnando nelle mani del ministro Cecile Kyenge un fascicolo provante le accuse

durante il recente convegno sul riconoscimento giuridico di Rom, Sinti e Caminanti tenuto

al Senato'', l'associazione 'Nazione rom' chiede ''al governo italiano il rispetto della Strategia

nazionale di inclusione varata nel febbraio 2012: gli accordi siglati dallo Stato italiano con il

Consiglio d'Europa prevedono l'avvio di politiche di inclusione con inserimenti abitativi,

lavorativi, scolastici e di protezione sanitaria''. Infine, con riferimento ai fatti contestati ''si

Page 11: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 10

chiede all' Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) l'istituzione di una

commissione di inchiesta'', conclude la nota di 'Nazione rom'.

(Fonte ASCA)

Opera Nomadi contro l’Associazione 21

luglio: “Il problema è il lavoro, non

l’etnia”

(20 settembre 2013

Converso critica le due proposte di legge avanzate dall’Associazione 21 Luglio per

rom e sinti, che, secondo lui, pongono l’accento sulla tutela delle minoranze

anziché sui diritti costituzionali dei cittadini

ROMA - Massimo Converso, presidente dell’Opera Nomadi, è fortemente critico verso le

proposte di legge per la tutela delle minoranze rom e sinti, avanzate dall’ Associazione 21

luglio e Commissione diritti umani del Senato. “L'ennesima proposta di legge

discriminatoria malgrado le intenzioni totalmente differenti”. La prima propone di

includere la minoranza rom e sinta tra quelle da tutelare dal punto di vista linguistico e

culturale, la seconda riguarda la salvaguardia dei pari diritti delle due minoranze. Secondo

Converso, queste proposte di legge, “per inesperienza e soprattutto per una ampia

disinformazione” spostano la questione sull’aspetto etnico, mentre la principale

preoccupazione di 70 mila Rom/Sinti già cittadini italiani è quella del diritto costituzionale

al lavoro piuttosto che quella di farsi riconoscere come minoranza”. “La stragrande

maggioranza di questi 200 mila nostri concittadini vive in casa o microaree residenziali, al

contrario di quanto sostengono i relatori della odierna legge-scorciatoia”, spiega il

presidente dell’Opera Nomadi, e quindi sarebbe meglio “dare pieno riconoscimento legale

ai loro lavori fondanti, come quelli della raccolta differenziata, del commercio ambulante e

dello spettacolo viaggiante, così come trovare soluzione allo sfruttamento sul lavoro dei

100 mila rom balcanici comunitari (rumeni e bulgari) da parte di imprenditori agricoli ed

edili, che genera devianza”. Gli unici interessati, secondo Converso, potrebbero essere i

rom non comunitari, “che però devono trovare una soluzione alla propria condizione

amministrativa come qualunque altro straniero che si trovi nello stesso stato, secondo le

proposte del Dipartimento Immigrazione del Ministero degli Interni”.

(fonte www.redattoresociale.it)

Page 12: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 11

Momenti di tensione all'Olimpico:

dalla Nord cori razzisti verso la Roma

(20 settembre 2013 Tensione all"Olimpico. I tifosi del Legia Varsavia

radunati ai tornelli del settore distinti sud dello stadio

Olimpico hanno tentato di sfondare gli ingressi

lanciando anche qualche torcia di segnalamento

all"indirizzo di forze dell"ordine e steward. Immediata

risposta degli agenti con una leggera carica che ha

riportato la situazione alla normalità. Al momento si segnala un solo tifoso leggermente

contuso e nessun agente ferito, mentre sono tre gli ospiti fermati. Momenti di tensione

all'Olimpico poco dopo la mezzora di gioco quando, dalla Curva Nord, gli ultras

biancocelesti hanno intonato, in direzione della squadra giallorossa che incontreranno

domenica prossima in occasione del derby, cori razzisti: "giallorosso ebreo, giallorosso

ebreo". Sintomo, evidentemente, della tensione tra tifoserie che si respira in attesa della

Stracittadina. Tensione anche nella curva riservata ai tifosi del Legia Varsavia. Alcuni

supporter polacchi si sono schierati davanti alla polizia con i cappucci sulla testa,

provocando le forze dell'ordione.

Una ventina di loro sono stati fermati dalle forze dell'ordine. Disordini si erano già

registrati prima dell'inizio della partita. I tifosi del Legia Varsavia, infatti, radunati ai tornelli

del settore distinti sud dello stadio Olimpico avevano tentato di sfondare gli ingressi

lanciando anche qualche torcia di segnalamento all"indirizzo di forze dell"ordine e steward.

Immediata la risposta degli agenti con una leggera carica che ha riportato la situazione alla

normalità. Al momento si segnala un solo tifoso leggermente contuso e nessun agente

ferito, mentre sono tre gli ospiti fermati

( fonte http://www.ilmessaggero.it)

Page 13: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 12

Donne migranti vulnerabili a violenze

fisiche e morali: la ricerca di Halima

(20 settembre 2013

Halima è una ragazza italo-marocchina che sta facendo una ricerca sulla percezione della

violenza nelle donne marocchine in Italia. Si trova a contatto con donne che hanno subito

violenza dal proprio partner e sfruttamento al lavoro. "Le donne immigrate in Italia non si

sentono cittadine, non conoscono la Costituzione italiana" afferma una sua collega. Una

strada per rendere le donne immigrate più consapevoli e quindi meno soggette a violenza

fisica e morale è quella di sopportarle nel percorso di migrazione attraverso politiche di

accoglienza e integrazione. Le seconde generazioni hanno un ruolo fondamentale di

mediazione... Il corto "Nuove cittadine" di Sara Zavarise è una scheggia di Zalab, prodotta

con il sostegno di Anna Lindh Foundation in collaborazione con Differenza Donna. E'

stato presentato in concomitanza con il lancio dell'azione di comunicazione

#COSACHIEDI per una maggiore presenza delle donne nelle politiche di integrazione, il

18 settembre 2013 a Roma.

(fonte http://www.redattoresociale.it)

Page 14: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 13

Un'aula su quattro ha barriere

architettoniche

(20 settembre 2013

Il rapporto ha preso in esame 165 scuole di 18

regioni ed è stata condotta da 155 cittadini

monitori. In sintesi gli edifici scolastici

presentano lesioni strutturali in un caso su sette,

distacchi di intonaco in un caso su cinque e, nel

corso dell’ultimo anno scolastico, ben 29 episodi

di tragedie sfiorate a causa di crolli di diversa

entità nelle scuole. Nel 39% dei casi lo stato di manutenzione è del tutto inadeguato, così

come la qualità di vita all’interno degli ambienti scolastici. Un terzo delle scuole ha subito

atti di vandalismo. Un’aula su quattro ha barriere architettoniche che impediscono a chi ha

problemi di mobilità un accesso libero e in tutta sicurezza. Secondo gli ultimi dati sono

oltre 200mila gli studenti disabili.

«Per la UILDM, accendere i riflettori e sensibilizzare l’opinione pubblica su temi quali

l’accessibilità e la fruibilità degli edifici scolastici, in stretta collaborazione con un partner

autorevole come Cittadinanzattiva, significa promuovere quella svolta culturale, non più

rinviabile, che affermi la centralità della persona con disabilità come soggetto che rivendica

i propri diritti, non che esprime dei bisogni -spiega Luigi Querini, presidente nazionale

UILDM. Con la campagna nazionale Assente Ingiustificato -. La nostra associazione non

intende sostituirsi allo Stato. Al contrario, desideriamo mettere in pratica l’articolo 118

della Costituzione e favorire azioni concrete di sussidiarietà, stanziando i fondi raccolti in

attività condivise con le istituzioni preposte e fornendo a queste ultime esempi di buone

pratiche».

Il 64% delle scuole monitorate ha posti auto per disabili nel cortile o nel parcheggio

interno. Scalini all’ingresso nel 27% delle scuole, ascensore assente nel 35% degli edifici e

non funzionante nell’11% di quelli che ne sono dotati; barriere architettoniche nel 19% dei

laboratori, nel 18% delle palestre, nel 15% dei cortili, nel 13% delle aule. Nel 23% delle

scuole non esistono bagni per disabili, e il 15% di essi presenta barriere architettoniche.

Il 26% delle scuole, nella gran parte delle aule, non ha sufficiente spazio per la presenza di

una carrozzina; il 44% delle aule non ha banchi adatti o adattabili per una persona in

Page 15: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 14

carrozzina; nel 57% dei casi, non ci sono in aula attrezzature didattiche o tecnologiche per

facilitare la partecipazione alle lezioni degli studenti con disabilità. Non ci sono tavoli o

postazioni adatte ai disabili in carrozzina nel 28% dei laboratori, nel 18% delle biblioteche

e nel 17% delle mense. In una scuola su quattro, sarebbe un problema gestire l’evacuazione

dall’edificio degli studenti con disabilità motoria in caso di emergenza, perché nel 24% non

esistono percorsi sicuri e praticabili che non comportino l’uso dell’ascensore o del

servoscala. Inoltre, nel 27% degli edifici monitorati, le piantine dei percorsi di evacuazione

non sono visibili da persone in carrozzina.

Il rapporto-scaricabile a lato-, come ogni anno prende in esame anche altri indicatori, come

il sovraffollamento, la sicurezza dei più piccoli, l’igiene. Ecco qualche dato. Una classe su

cinque ha più di 25 alunni e non è adeguata alla normativa antincendio. Per quanto

riguarda le scuole dell’infanzia e primarie, è stato rilevato nel 64% dei casi l’apertura dei

cancelli d’ingressi non presidiati durante le ore di lezione. Infine per l’igiene, i bagni sono

l’ambiente più sporco: la metà senza carta igienica e senza asciugamani.

«Pur apprezzando il grande sforzo compiuto dall’attuale Governo con lo stanziamento di

fondi (150 milioni subito, 300 nel prossimo triennio), è poca cosa rispetto al reale

fabbisogno. Basti pensare che il costo di un edificio scolastico di media dimensioni,

antisismico, energetico, a norma costa 5 milioni di euro - afferma Adriana Bizzarri,

coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva-. E poi basta con l’Anagrafe

scolastica eterna incompiuta e fantasma, che invece è’ indispensabile alle istituzioni per una

programmazione seria e attendibile sulle scuole da sistemare e su quali priorità investire i

fondi del Decreto del Fare, ed è indispensabile alle famiglie per sapere in quali scuole si

recano ogni giorno i nostri figli. Per questo siamo ricorsi alla procedura di accesso civico

agli atti nei confronti del Ministero dell’Istruzione che, entro 30 giorni, come previsto dal

decreto 33/2013 sulla trasparenza dovrà risponderci in merito alla Anagrafe. A tutela

soprattutto dei più piccoli e degli studenti con disabilità, penalizzati più degli altri dalle

pessime condizioni degli edifici scolastici».

(fonte http://www.vita.it)

Page 16: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 15

Page 17: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 16

Asti: conto alla rovescia per la rassegna

cinematografica SLAFF – Social Lab

Film Festival

Ultime fasi organizzative per la seconda edizione di “Social Lab Film Festival –

SLAFF” in programma per il 27-28-29 settembre ad Asti, dedicato al “Cinema

madre”.

(20 settembre 2013)

SLAFF è una rassegna cinematografica sul tema delle migrazioni proposta da due

associazioni astigiane: Arthesis, associazione culturale che promuove e sostiene iniziative in

ambito culturale ed artistico, e Noix de Kola, associazione di volontariato che si occupa di

diritti ed integrazione dei migranti. L'edizione 2013 è dedicata al “CINEMA MADRE”,

alla produzione cinematografica dei paesi “altri”. In particolare, saranno presentati film di

registi nativi dei paesi interessati dalla rassegna. Per creare una sinergia con il contesto di

immigrazione (l’Italia, ed in particolare, con il territorio dell'astigiano), si focalizzerà

l’attenzione sui paesi da cui provengono le comunità migranti più consistenti: Africa sub

sahariana, Sud America, est Europa.Obiettivo di questo disegno artistico è duplice: fare

conoscere, attraverso il cinema e valorizzare le culture di origine, i contesti culturali di

partenza, le lingue madri. Le associazioni astigiane Noix de Kola e Arthesis stanno

definendo gli ultimi dettagli, ma il programma è già disponibile ed è ricco di appuntamenti.

Si inizia venerdì 27 settembre alle 18 con l'inaugurazione della rassegna cinematografica e

Page 18: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 17

della mostra d'arte colletiva “Lo straniero” curata da Arthesis, Ivan Fassio e Marco

Memeo. La mostra indaga il rapporto delle arti figurative contemporanee – pittura,

scultura, fotografia –, della video art e del documentario sociale con le tematiche

dell’estraneità, della diversità e della migrazione. Esporranno le loro opere Fabrizio Bonci,

Sarah Bowyer, Jean-Paul Charles, Roberta Corregia, Carlo D’Oria, Enzo Gagliardino,

Giovanna “Giogia” Giachetti, Paolo “JINS©” Gillone, Carlo Gloria, Marco Memeo,

Riccarda Montenero, Marco Seveso, Gosia Turzeniecka

All'inaugurazione saranno presenti, insieme agli organizzatori, Gianluca e Massimiliano De

Serio, videoartisti e registi di cortometraggi e documentari, Maurizio del Bufalo, ideatore e

coordinatore del Cine Festival dei Diritti Umani di Napoli, Elvira Mujcic scrittrice

bosniaca, Piero Vercelli, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Asti, Mamadou Seck,

presidente di Asiap, associazione italosenegalese di Asti e provincia.

Il primo appuntamento con il cinema è alle 19,30. Saranno proiettati i cortometraggi:

“Lamgen Mapu-Sorelle della Terra” di Rami Gonzalez, “Giorni” di Cristina K. Casini, “Il

morso della montagna” di Laura Cini, Laura Di Pasquale e Yuri Parrettini, prodotto da

Piemonte Documenteur FilmFest e “La Mangue” di Idrissa Ouedraogo.

Alle 21.30 presentazione del concorso “Lingua madre”. Interverranno Paola Marchi e

Loreta Ndoci vincitrice del Premio Speciale Torino Film Festival del V Concorso Lingua

Madre.

Alle 23 saranno ancora proposti il cortometraggio brasiliano “Carnaval dos deuses” di Tata

Amaral e il film “A Mao e a Luva “di Roberto Orazi che racconta la storia di un trafficante

di libri.

Sabato 28 saranno proposti eventi collaterali. Alle 11 tavola rotonda "Se è ancora

primavera: rivoluzioni o involuzioni democratiche e nuovi flussi migratori tra Mediterrano

e Africa sub-sahariana". Partecipano Marco Demichelis, docente di Storia dei Paesi Arabi

all'Università Cattolica di Milano, Andrea Menegatti, docente di Storia dell'Africa

all'Università di Genova, Andrea Boutros, rappresentante del blog delle seconde

generazioni Yalla Italia e Alberto Mossino presidente dell'sociazione Piam. Modera Enrico

Vigna del Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia.

Alle 16 altra tavola rotonda: "Patrimonio di conoscenze e Reti di alternative alla crisi

artistico culturale". Interventi di: Alessandro Gaido (Piemonte Movie). Giuseppe Selva

(MonFilm Fest), Daniele d'Antonio (Tribù del Badnightcafè), Marco d'Acri (Assessoree

alla Cultura del Comune di Torino), Paolo Casalis (regista), Riccardo Costa (associazione

Sciarada). Modera Maurizio Del Bufalo.

In concomitanza, dalle 17 alle 19, workshop di lingua wolof, romeno e arabo.

Page 19: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 18

Appuntamento con il cinema a partire dalle 18,30. Saranno proposti il documentario

"Langhe Doc" di Paolo Casalis e "Il passo dell'elefante" di Paolo Casalis, Pino Pace,

Stefano Scarafia, prodotto da Piemonte Documenteur FilmFest . A seguire il

cortometraggio palestinese "A boy, a wall and a donkey" e "Minotawra-Exporting

Change".

Alle 21,30 "La longue marche du Camaléon" di Idrissa Ouedraogo, "Tey-Aujourd'hui" di

Alain Gomis e "Impasse" di Bram Schouw. Conclude "Prima della pioggia" film macedone

di Milcho Manchevski.

Domenica 29 alle 9 laboratorio di cinema per adulti "Tutto in un giorno" a cura

dell'associazione Immagina (per info e prenotazione [email protected] oppure via

sms al 339.1052708).

Alle 15 laboratorio di animazione multimediale per bambini a cura di Progetto Radis

([email protected]) e "Il raccolta fiabe africane" a cura di Asiap (iscrizioni

a [email protected]).

Le proiezioni iniziano alle 16.30 con i cortometraggi "The Accordion" di Jafar Panahi,

"N'dimagou-La dignité" di Abderrahmane Sissako, "What about me" di Etgar Keret e

Shira Geffen e "The Final match" di Saman Salour. Segue alle 17,15 il film franco-algerino

"Barakat!" di Djamila Sahraoui. Alle 19 "La Nana-Affetti e Dispetti" di Sebastian Silva.

Alle 21,30 due cortometraggi "Baiano" di Elisabetta Bernardini e "Mangia il tuo riso, al

resto ci pensa il cielo" di Marcella Piccinini. Conclude la rassegna il film greco "Delta oil's

dirty businness" di Yorgos Avgeropoulos.

A fine manifestazione, alle 23,30, ci sarà l'estrazione dei biglietti della lotteria SLAFF:

primo premio in palio un weekend per 2 persone offerto dall'agenzia di viaggio Cala Major.

Per tutta la durata del festival sarà attivo un servizio catering a cura della pro loco di San

Bartolomeo di Castagnole delle Lanze.

SLAFF è un'iniziativa patrocinata dal Comune e della Provincia di Asti, dalla

Circoscrizione 7 della Città di Torino, dal Comune di Torino e dall'UNAR (Ufficio

Nazionale Antisidcriminazioni Razziali) e sostenuta, tra gli altri, dalla Banca d'Alba.

SLAFF vanta collaborazioni con diverse realtà a livello nazionale e regionale: Piemonte

Film Commission, Piemonte Movie, Piemonte Documenteur Film Fest, Monfilm fest,

Festival del Cinema dell'Africa, Asia e America Latina. Inoltre, Slaff è membro della Rete

de Caffè sospeso, che annovera tra i suoi fondatori Il Festival del Cinema dei Diritti Umani

di Napoli, il Lampedusa Film festival ed altri importanti festival indipendenti. Molti dei

film proposti saranno presentati dai registi. (fonte http://www.atnews.it)

Page 20: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 19

Il gatto con la svastica: lo rasano per

disegnare il simbolo nazista

(20 settembre 2013)

Nuova Zelanda - Il gatto Turbo è stato vittima di un insolito attacco: parte del suo pelo è

stato rasato per fare spazio al disegno di una svastica. I padroni del gatto, James and Jess

McGiffin di Christchurch, in Nuova Zelanda, erano in casa quando si sono accorti

dell'accaduto. Inizialmente hanno pensato a un attacco razzista poiché Mr McGiffin è di

origini filippine, ma poi si sono convinti che si tratti solo di uno scherzo crudele dei

bambini del circondar io.

(fonte http://video.leggo.it)

Page 21: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 20

A ministro Kyenge maglietta Monza

calcio "Stop Racism"

Consegnata da sindaco Monza Roberto Scanagatti

(19 settembre 2013)

Monza - Il sindaco di Monza Roberto Scanagatti e il presidente del Monza Calcio,

Anthony Emery Armstrong, hanno consegnato al ministro per l'Integrazione, Cecile

Kyenge, la maglietta del Monza calcio con la scritta "Stop Racism" e sul retro il numero 10

con il nome del ministro.

"Sono molto contenta, ho saputo che tutto sia nato dalla vicenda del lancio delle banane

(in occasione di una contestazione a Cervia ndr). Vedete che le banane servono a

qualcosa?" ha commentato in tono scherzoso il ministro a Monza per un convegno. Il

presidente del Monza Calcio, Armstrong, ha dichiarato di essere "contento di aderire a

questa iniziativa perchè il razzismo non porta da nessuna parte", mentre il sindaco

Scanagatti, nel ringraziare il ministro "per aver accettato l'invito" ha elogiato la decisione

del Monza calcio "perché rinunciare allo sponsor vuol dire rinunciare a dei soldi per

lanciare un messaggio contro il razzismo".(TMNews)

Page 22: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 21

CALCIO: RAZZISMO. MASSUCCI, TOLLERANZA ZERO MA RISCHIO RICATTI

(19 settembre 2013)

Roma - "La tolleranza zero sul razzismo era necessaria, ma siamo preoccupati che possa

innescarsi un meccanismo di debolezza dei club nei confronti degli ultras". In un'intervista

a Panorama.it, il numero due dell'Osservatorio del Viminale sulle manifestazioni sportive,

Roberto Massucci, parla della svolta nelle norme Figc che hanno portato alla chiusura delle

curve di Lazio e Inter alla prima violazione delle norme anti discriminatorie: "Presidenti

ricattabili? E' un terreno minato e la giustizia sportiva e' autonoma. Noi stiamo agendo con

ogni intervento che punti alla legalita', ma il rischio esiste - ha spiegato Massucci che e'

anche il responsabile della sicurezza della Nazionale azzurra -. Ora serve un segnale ma poi

le norme andranno corrette? Si',la sintesi e' questa".Le societa', pero', devono denunciare

ogni pressione: "Esistono spazi di confronto quotidiano con noi. Se ricattate lo segnalino".

Sulla rissa di San Siro nel corso di Inter-Juventus, le cui immagini hanno fatto il giro dei siti

internet e dei giornali, Massucci sottolinea come "qualche anno fa sarebbe stata

impensabile una reazione della gente perbene di quel settore contiguo a quello degli ultras".

Pochi steward a presidio? "Ci sono cose che vanno migliorate, ma a San Siro sono stati

capaci di risolvere la situazione senza l'intervento delle forze dell'ordine, in quel contesto

sarebbe stato un disastro".

(AGI/ITALPRESS)

Page 23: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 22

Alunni stranieri. Carrozza: "Metà sono

nati qui, sono davvero stranieri?"

Il ministro dell’Istruzione: “Il tetto del 30% è un’indicazione generale che in casi

particolari può non essere rispettata. Investiamo nella formazione degli

insegnanti”

(19 settembre 2013)

Roma – “Il diritto allo studio è universale, che spetta a tutti i bambini, che provenienze

diverse, lingue diverse, culture diverse sono un'opportunità, non un disvalore,

rappresentano una ricchezza”.

Ne è convinta il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Che aggiunge: “è ovvio

che quando ci sono eccessivi squilibri bisogna intervenire. Ma non sarà il ministero a

farlo con provvedimenti generali, si interverrà caso per caso”.

Il tetto del 30% di alunni stranieri fissato dalla circolare Gelmini, spiega oggi al Corriere

della Sera, per il momento non verrà eliminato. “È un'indicazione generale – sottolinea

però il ministro - che nei casi particolari, e già succede, può non essere rispettata date le

oggettive condizioni socio-territoriali”. Bisogna però fare una distinzione: “Non

possiamo considerare allo stesso modo degli altri i figli di immigrati che nascono in Italia

o che sono arrivati piccolissimi da noi e conoscono la lingua quando cominciano le

primarie”.

“I nostri istituti di valutazione – ricorda Carrozza - hanno verificato che spesso le

performance degli allievi con cittadinanza non italiana sono simili a quelle degli italiani.

Nella scuola italiana ci sono 736 mila alunni con cittadinanza straniera ma la metà sono

nati in Italia. Sono stranieri?”.

“Posso capire le preoccupazioni dei genitori, è chiaro – ribadisce il ministro - che le

classi vanno formate con equilibrio, non ci possono essere classi con troppi stranieri o

con zero stranieri ma ripeto che i casi singoli vanno trattati singolarmente, resta alla

scuola e al ministero il compito di investire nella formazione degli insegnanti perché

Page 24: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 23

possano dare un supporto ai ragazzi e alle famiglie e continuare il cammino verso

l'integrazione”. “Una parte dei fondi che il decreto scuola votato dal governo destinerà

alla formazione degli insegnanti andrà speso in questa direzione. L'Italia – conclude -

deve avere il coraggio di imparare dalla nostra scuola, i Paesi che vincono sono quelli che

stanno vincendo la sfida dell'integrazione e della multiculturalità a partire dalla

formazione scolastica”.

(fonte http://www.stranieriinitalia.it)

SCUOLA: BOLOGNA,CLIMA TESO-

CAPOGRUPPO SEL DENUNCIA

INSULTI OMOFOFI (19 settembre 2013)

(AGI) - Bologna, 18 set. - Clima rovente a

Bologna dopo la proposta lanciata da Sel e

condivisa anche dall'assessore comunale

all'Istruzione di eliminare dai moduli di

iscrizione alla scuola d'infanzia ogni riferimento

a "madre" e "padre" per sostituirli con un piu' generico "genitore. La capogruppo di Sel,

Cathy La Torre, la prima ad elaborare la proposta 'nel mirino', ha denunciato di aver

ricevuto oggi "minacce ed insulti" di carattere omofobico in forma anonima e per lettera.

"Se avessimo oggi in Italia una legge contro l'omofobia - dichiara l'esponente di Sel - la

mia denuncia avrebbe un peso e il reato un nome: crimine d'odio omofobo".

Immediata la solidarieta' incassata dal Pd. "Voglio esprimere - ha detto il segretario

bolognese, Raffaele Donini - la solidarieta' umana e politica mia personale e del Pd di

Bologna a Cathy La Torre per le minacce ricevute in modo anonimo, nella lettera a lei

recapitata, di chiara impronta omofobica. Cio' mi spinge a pensare quanto sia urgente

approvare nel nostro Paese una legge severa contro l'omofobia. Nel merito della vicenda

- conclude l'esponente del Pd - ritengo che la discussione sia la solita 'bagarre alla

bolognese' di cui farei volentieri a meno". Intanto, il centro destra e' 'in trincea' contro la

Page 25: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 24

linea della Giunta bolognese e contro l'idea di cancellare i termini "madre" e "padre" dai

moduli per iscrivere i figli al nido o alla materna. Per il capogruppo comunale della Lega

Nord, Manes Bernardini, si tratta di "cavolate improduttive per coprire l'immobilismo

della giunta". Piovono critiche anche da Fratelli d'Italia. "Bologna - lamenta Fabrizio

Nofori, responsabile provinciale Fli - e' sempre piu' rossa di vergogna". Infine la dura

reazione del Pdl, da parte del portavoce bolognese del partito e consigliere comunale

Marco Lisei. Ora basta. "Grazie all'idiozia di pochi Bologna e' sulla bocca di molti per

questa pagliacciata di modificare la parola padre e madre- dichiara Lisei - Spero che alla

fine prevarra' il buon senso perche' come PdL non siamo intenzionati a consentire che

per accontentare una minoranza capricciosa si sacrifichi cio' che abbiamo di piu' caro:la

famiglia. Questa modifica non deve passare, non si puo' consentire che venga stuprata la

nostra costituzione"."Su questo tema siamo pronti alle barricate- conclude Lisei - Su

questo tema chiediamo una moratoria fino al parere del Ministero". (AGI)

PAVIA - Conferenza contro la legge

sull’omotransfobia. Arcigay: “La

Provincia tolga il patrocinio”

(19 settembre 2013)

PAVIA – Arcigay Pavia Coming Aut critica la Provincia

per il patrocinio dato alla conferenza in programma per

lunedì 30 settembre presso il collegio universitario Santa

Caterina di Pavia. Si tratta di un incontro dal titolo “La

legge sull’omofobia: fattispecie e conseguenze pratiche”

organizzata dall’Unione Giuristi Cattolici.

Ecco cosa scrive Arcigay.

“Apprendiamo con stupore che lunedì 30 settembre, presso il collegio universitario

Santa Caterina di Pavia, si terrà una conferenza dal titolo: “La legge sull’omofobia:

fattispecie e conseguenze pratiche” con il patrocinio della Provincia di Pavia. Ad

Page 26: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 25

organizzarla è l’Unione Giuristi Cattolici: un’associazione che ha raccolto firme e

fondato l’“Alleanza eucaristica contro la legge sull’omotransfobia”, nonché promotrice

di una conferenza sulle c.d. “teorie riparative”, in cui si è affermato che l’omosessualità è

una malattia dalla quale si può guarire frequentando gruppi di conversione. Il Presidente,

Marco Ferraresi, è stato segnalato da Universigay e Arcigay Pavia al Rettore per alcuni

post sul proprio blog (leggenaturale.blogspot.it) in cui sosteneva che i gay devono andare

all’inferno.

Niccolò Angelini, presidente presidente di Arcigay Pavia e portavoce della comunità

LGBTQI dichiara: “Non riusciamo a comprendere come la Provincia di Pavia, che ha

siglato il protocollo UNAR e ha votato una mozione contro l’omo e transfobia, abbia

potuto concedere il patrocinio a una associazione del genere. Da Arcigay Pavia parte

forte il grido alla mobilitazione. Chiediamo alla Provincia l’immediato ritiro del

patrocinio”.

(fonte http://www.vogheranews.it

Omofobia: Amnesty, Italia e altri paesi Ue non fanno abbastanza

(19 settembre 2013)

Roma L'Unione Europea e alcuni suoi stati membri non stanno contrastando i crimini

d'odio omofobico e transfobico ne' proteggono le persone dalla discriminazione, dalla

persecuzione e dalla violenza. E' quanto emerge da un rapporto pubblicato oggi da

Amnesty International, che punta il dito anche contro l'Italia.

Il documento, intitolato ''A causa di cio' che sono: omofobia, transfobia e crimini d'odio

in Europa'', mette in luce le lacune esistenti nella legislazione di molti paesi europei in cui

l'orientamento sessuale e l'identita' di genere non sono espressamente compresi nei

motivi per cui i crimini d'odio possono essere perpetrati. Il rapporto evidenzia, inoltre,

l'inadeguatezza degli standard dell'Ue sui crimini d'odio in materia di contrasto della

violenza omofobica e transfobica. Secondo un recente sondaggio all'interno dell'Ue, l'80

Page 27: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 26

per cento dei casi di violenza omofobica e transfobica non viene denunciato alla polizia,

spesso per timore di un'ulteriore vittimizzazione a causa di un'omofobia e transfobia

istituzionalizzate. In altri casi, i gay non apertamente tali non segnalano gli attacchi subiti

perche' hanno paura di essere scoperti da coetanei e parenti.

In paesi come Bulgaria, Germania, Italia, Lettonia e Repubblica Ceca - prosegue il

rapporto di Amnesty -non esiste una normativa completa sui crimini d'odio in quanto

non sono compresi i reati contro le persone a causa del loro reale o percepito

orientamento sessuale e dell'identita' di genere. In altri paesi, come Croazia e Grecia, le

leggi contro i crimini d'odio omofobico e transfobico non vengono adeguatamente

applicate, col risultato che talvolta i motivi omofobici e transfobici non vengono

registrati dalla polizia o indagati in modo approfondito.

Per quanto riguarda l'Italia, il rapporto di Amnesty International segnala il caso di

Michelle, una giovane transgender di Catania che nel febbraio 2012 e' stata picchiata da

numerose persone a causa della sua identita' di genere. Tuttavia, a causa delle lacune

nella legislazione penale italiana l'odio transfobico non sara' esplicitamente preso in

considerazione come movente nel perseguimento di questo crimine o nella

determinazione della condanna e della pena.

Amnesty ha fatto appello ai parlamentari di Montecitorio, dove e' ripresa la discussione

del disegno di legge sul contrasto dell'omofobia e della transfobia, di adoperarsi affinche'

l'Italia introduca senza ulteriori ritardi una legge per contrastare i crimini d'odio basati

sull'orientamento sessuale e sull'identita' di genere. (ASCA)

Page 28: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 27

Roma, mercoledì 25 settembre, ore 10.30

Fondazione Basso, via della Dogana Vecchia 5 Roma

Berenice, Compare, Lunaria e OsservAzione

ti invitano alla presentazione di

“Segregare costa. La spesa per i ‘campi nomadi’ a Napoli, Roma e Milano”

Campi sosta, autorizzati o tollerati, villaggi attrezzati o della solidarietà o più genericamente “campi nomadi”: sono questi gli spazi che le politiche istituzionali hanno privilegiato in Italia per “ospitare” i rom, sinti e camminanti nelle nostre città. Cambiano le denominazioni ma il risultato è comune: la segregazione non solospaziale e abitativa, ma anche sociale e culturale delle persone che vi risiedono.

Le risorse pubbliche investite nei campi sono ingenti. Il rapporto ne propone una ricognizione analizzando la realtà di tre grandi città italiane: Napoli, Roma e Milano.

Le informazioni raccolte possono offrire argomentazioni di supporto a chi tra le comunità rom, nella società civile e nelle amministrazioni pubbliche denuncia l’urgenza di ripensare completamente le politiche di inclusione sociale e abitativa delle popolazioni rom, cancellando dalle nostre città la vergogna dei “campi nomadi”.

Partecipano: Antonio Ardolino, Ulderico Daniele, Donatella De Vito, Claudio Graziano, Caterina Miele, Grazia Naletto, Annamaria Pasquali, Cristina Santilli, Francesca Saudino, Manuela Tassan.

I partecipanti riceveranno una copia del rapporto.

Per partecipare alla presentazione è necessario iscriversi entro il 24 settembre inviando una mail a: [email protected]

Page 29: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 28

Kyenge e Guerra convocano tavolo

integrazione rom e sinti

Per attuazione strategia nazionale per il periodo 2012/2020

(18 settembre 2013)

ROMA - Il ministro per l'integrazione e le politiche giovanili Cecile Kyenge e il

viceministro con delega alle pari opportunita' Maria Cecilia Guerra hanno avviato ier 17

SETTEMBRE i lavori della Cabina di regia politica che, con le competenze di tutte le

Amministrazioni, intende dare impulso all'attuazione della Strategia nazionale per

l'integrazione di Rom, Sinti e Caminanti 2012-2020. L'incontro si e' svolto presso la Sala

Monumentale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

L'obiettivo, spiega una nota, e' quello di individuare nuove linee di indirizzo delle politiche

di inclusione delle comunita' rom e sinte: il Tavolo interministeriale ha visto la

partecipazione, fra gli altri, del ministro per gli Affari Esteri Emma Bonino, del

sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, del sottosegretario all'Istruzione, Marco

Rossi Doria, del sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Beretta e del sottosegretario alle

Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giuseppe Castiglione. Nel corso della riunione,

Kyenge ha sottolineato come persiste ancora oggi "un'immagine stereotipata delle

Comunita' di Rom, Sinti e Caminanti presenti in Italia perche' troppo spesso continuano ad

essere alimentati stereotipi ed ansie collettive per i quali deve ammettersi una responsabilita'

della politica, dei media e, in particolare dei new social media che, come dimostrano i

recenti casi di cronaca, impattano direttamente in ambiti strategici come quello della

scuola". Il ministro ha quindi ribadito la necessita' di "unire le forze, al fine di assicurare

l'adeguatezza delle risorse rispetto agli obiettivi prefissati, di colmare i gaps esistenti,

integrando, di volta in volta, le politiche scelte in base alle esperienze e ai bisogni manifesti

e, infine, di continuare a garantire un confronto serrato tra tutte le istituzioni su

metodologie, priorita' e risorse, per l'inclusione sociale delle comunita' rom e sinte". E' stato

inoltre evidenziata l'esigenza di promuovere, in collaborazione con l'Unar-Punto di

Contatto Nazionale per l'attuazione della Strategia, "un maggiore coordinamento delle

politiche di inclusione di Rom e Sinti in ambito regionale e di favorire lo sviluppo di piani

locali di integrazione sociale, d' intesa con i comuni, oltre allo sviluppo di linee di indirizzo

tematico a livello nazionale sui fronti dell'occupazione, della salute, dell'educazione e delle

politiche abitative".I quattro assi primari d'intervento sono stati richiamati anche dal

Page 30: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 29

viceministro Guerra la quale, intervenendo anche sulla difficile condizione di marginalita'

in cui versano le donne Rom, ha affermato che "la prospettiva di genere, inserita ormai in

quasi tutti i programmi in materia di pari opportunita', impone l'individuazione dei fattori

discriminatori tra uomo e donna, l'analisi delle disparita' anche culturali e la formulazione di

specifici obiettivi che, nel caso delle donne e delle fanciulle rom richiede un sforzo

aggiuntivo in considerazione della loro esposizione alle forme multiple di discriminazione,

in quanto donne ed in quanto membri di una minoranza". Proprio oggi infatti si apre a

Helsinki - ha ricordato la Guerra- la quarta conferenza internazionale delle donne Rom

organizzata dal Consiglio di Europa per discutere di questi temi.

(ANSA).

"Nessuno stupra Kyenge?" I giudici:

"Razzismo evidente"

Depositate le motivazioni della sentenza che ha condannato l’ex legista

Dolores Valandro. “Ministra presa di mira perché nera e africana”

(18 settembre 2013)

Roma – 18 settembre 2013 - Quando l’ex leghista Dolores Valandro ha auspicato su

Facebook lo stupro di Cècile Kyenge era mossa da razzismo. La ministra è diventata il suo

obiettivo perché è nera e africana. È con questa convinzione che il 17 luglio i giudici del

tribunale di Padova hanno condannato Valandro in primo grado per “istigazione alla

violenza (sessuale) per motivi razziali”. Punendola con tredici mesi di reclusione (ma la

pena è sospesa), il divieto di fare comizi e propaganda elettorale per tre anni e tredicimila

euro di risarcimento per le parti civili. “È evidente che alla base del comportamento

tenuto dall’imputata vi è proprio il pregiudizio razzista per cui una persona andrebbe

valutata per alcune caratteristiche che si presumono fondamentali, quali appunto il colore

della pelle o la mera provenienza geografica, e per quello che essa rappresenterebbe e non

invece per quello che fa...” si legge nelle motivazioni della sentenza, depositate pochi giorni

fa. “Non è possibile – insistono il giudici - alcuna interpretazione alternativa a quella di un

preciso pregiudizio razzista estrinsecatosi in un invito esplicito allo stupro nei confronti

della ministra in quanto meritevole di ciò per le sole circostanze... di provenienza

geografica e di colore della pelle”. Secondo la corte “l’incitamento allo stupro e la

provocazione alla violenza sono indiscutibili” e “la frase di incitamento della Valandro non

Page 31: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 30

può neppure essere ritenuta priva di ogni possibilità di effetto pratico”.Facebook, per la

sua “capillare diffusione”, ne amplifica gli effetti. Lo dimostrano i “messaggi di altre

persone, provocati dall’intervento di Valandro, nessuno dei quali... pone in dubbio il

collegamento e l’interpretazione appena esaminati, mentre quelli di adesione esprimono

“auspici e intendimenti” di tenore analogo a quello espresso dall’imputata”. Valandro

scrisse quella frase commentando la notizia di tentato stupro da parte di un immigrato

africano, sostenendo in aula che sua figlia era stata vittima di un’aggressione simile. Un

racconto che i giudici definiscono “privo di plausibilità e del tutto carente”. Negate anche

le attenuanti generiche, “visto il suo ruolo pubblico ancorché strettamente locale

[l’imputata era consigliera di quartiere n.d.r.] e il comportamento successivo”. (fonte

http://www.stranieriinitalia.it)

Page 32: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 31

Servizio Civile. Bando in arrivo, di nuovo esclusi i

figli degli immigrati

Nonostante la sentenza di Milano, anche stavolta c’è il requisito della cittadinanza

italiana. Le “piste” battute da Kyenge erano vicoli ciechi: “Bisogna prima

modificare la legge”

(18 settembre 2013)

Roma – Quindicimila giovani volontari impegnati in attività di utilità sociale, tra disabili e

anziani, nei musei, nelle scuole, nei parchi nazionali. Anche stavolta, però, dovranno

essere tutti italiani doc: i figli degli immigrati, anche se sono nati e cresciuti qui, se per la

legge sono ancora stranieri dovranno rimanere a casa. Il nuovo bando per il Servizio Civile

Nazionale, atteso a giorni, è un muro di gomma sul quale rimbalzano le aspirazioni delle

seconde generazioni. Secondo le anticipazioni raccolte da Stranieriinitalia.it, tra i requisiti ci

sarà di nuovo la cittadinanza italiana, come recita l’articolo 3 della legge che disciplina il

SNC (d.lgsl. 77/2002). E con buona pace dell’ormai famosa sentenza del giudice di

Milano , confermata in secondo grado, che ha definito quel requisito una

“discriminazione” nei confronti dei ragazzi stranieri. Il problema è che per l’avvocatura

dello Stato quella sentenza non fa testo, anche perché ce n’è almeno un’altra di segno

opposto. Quel che vale è la legge e finchè questa non cambia i bandi saranno solo per

italiani. Una "linea" che ha dovuto digerire anche la ministra dell’Integrazione Cècile

Kyenge, che dopo le dimissioni di Josepha Idem ha ereditato la delega al Servizio Civile

Nazionale. Eppure, a fine luglio, parlando proprio di un’eventuale apertura alle seconde

generazioni, Kyenge era stata possibilista. “La discussione è in corso – aveva detto la

ministra- il nodo centrale è che dobbiamo iniziare a parlare di persone residenti in Italia, di

cittadini residenti che vogliono dare un contributo di volontariato a un servizio che esiste

già. Qualunque ragionamento deve partire da questo. Stiamo esaminando tutte le piste,

tutte le vie”.Tutte quelle strade, a quanto pare, erano vicoli ciechi. “Nel nuovo bando sarà

richiesta ancora la cittadinanza italiana. Nonostante la volontà della ministra di ammettere

anche i ragazzi stranieri cresciuti in Italia non è possibile eliminare quella clausola,

bisognerebbe prima cambiare la legge” confermano a Stranieriinitalia.it dall’entourage di

Kyenge. Il passaggio per il Parlamento viene quindi considerato obbligatorio. E le

speranze, a breve termine, sono poche. Alla Camera i deputati del Pd Marina Sereni,

Khalid Chaouki e Francesca La Marca hanno presentato due proposte di legge per aprire il

Page 33: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 32

Servizio Civile alle seconde generazioni, ma mentre ci si interroga sul futuro della

legislatura, l’esame di quei testi non è neanche iniziato. (Elvio Pasca)

(fonte http://www.stranieriinitalia.it/)

BOLOGNA. COMUNE CANCELLA 'PADRE'

E 'MADRE', MA NIENTE 1 E 2

PILLATI: MAI PENSATO DI PORCI FUORI

DELL'ORDINAMENTO ITALIANO

(18 settembre 2013)

Bologna - Presto sui moduli del Comune di Bologna non ci sara' piu' alcun riferimento a

"padre" e "madre". Ma Palazzo D'Accursio non adottera' nemmeno la distinzione tra

"genitore 1" e "genitore 2", che ha infiammato il dibattito nelle ultime settimane. Anzi,

come assicura l'assessore comunale all'Istruzione Marilena Pillati, esponente Pd, quella

soluzione non e' mai stata presa nemmeno lontanamente in considerazione. "Non

abbiamo mai pensato di inserire 'genitore 1' e 'genitore 2' o altri termini che possano

stabilire una gerarchia tra i genitori, ponendoci al di fuori di quanto prevede

l'ordinamento italiano sulle responsabilita' dei genitori. Non ci e' mai prevenuta una

richiesta in tal senso ne' la cosa e' mai stata presa in considerazione". Cio' che il Comune

fara' sara' uniformare la modulistica dei servizi per l'infanzia alle diciture "genitore

richiedente" e "altro genitore".

L'assessore, parlando con la 'Dire', ha voluto fare chiarezza sul dibattito divampato anche

sotto le Due torri dopo i suggerimenti del ministro all'Integrazione Cecile Kyenge per

rendere meno discriminatoria la modulistica che riguarda i servizi all'infanzia. "La

premessa- spiega Pillati- e' che i moduli per la richiesta di qualsiasi servizio educativo e

scolastico contengono gia' la parola 'genitore', visto che formalmente a fare richiesta dei

servizi e' un solo genitore", che puo' essere indifferentemente il padre o la madre. Dunque

i moduli di Palazzo D'Accursio parlano di "genitore richiedente" e dell'eventuale "altro

genitore", che non intrattiene direttamente il rapporto con l'amministrazione comunale

ma che e' comunque tenuto a fornire una serie di dati, ad esempio sul reddito.

(Fonte DIRE)

Page 34: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 33

Sanremo: proposta shock di Sonia Viale "La

Kyenge era una clandestina, altro che incarico

ministeriale!"

(18 settembre 2013)

Il Segretario Nazionale ligure della Lega Nord preannuncia una proposta di legge

di interdizione ai pubblici uffici per chi viene condannato per il reato di

clandestinità che verrà avanzata a Venezia

“Oggi un ex clandestino extra-comunitario può diventare Ministro della Repubblica perché

i giudici della Corte Costituzionale nel 2011 hanno bocciato la norma del pacchetto

sicurezza che impediva agli immigrati irregolari di sposarsi e di diventare cittadini italiani

dopo due anni: mi sembra giusto che almeno non diventino Ministri. Chiediamo pertanto

l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per chi ha commesso il reato di immigrazione

clandestina”: in questi feroci termini si è espressa ieri pomeriggio a Sanremo, in occasione

dell’inaugurazione della sede cittadina della Lega Nord a due passi dal celebre Teatro

Ariston tempio del Festival della Canzone italiana, l’onorevole Sonia Viale, segretario

nazionale della Lega Nord Liguria.

All’incontro erano presenti sia il Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota che il

Sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato. Ovviamente Sonia Viale, che da Sottosegretario

agli Interni dell’ultimo governo Berlusconi firmò molte di quelle norme contenute nel

'pacchetto sicurezza', si riferiva all’attuale Ministro all’Integrazione Cecile Kyenge ed alla

sua storia privata. Pare infatti, come riferito nella riunione leghista di ieri, che l’oculista

modenese, è cittadina italiana dal 1994 a seguito di matrimonio contratto con un nostro

connazionale, fosse giunta nel 'Bel Paese' dal Congo, con una borsa di studio, per

proseguire gli studi di medicina e specializzarsi in oculistica ma che, forse per una delle

tante gabole burocratiche che caratterizzano l’Italia, per un certo periodo si trovò in

condizione di irregolarità. Condizione superata con la successiva sanatoria ma che per la

Lega Nord dovrebbe macchiare per tutta la vita il Ministro italo- congolese, impedendole

non solo di esercitare funzioni di Governo ma anche di medico presso il Servizio Sanitario

Nazionale.

Page 35: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 34

Sonia Viale ha preannunciato che nel prossimo week-end a Venezia, presente il Segretario

federale Roberto Maroni di cui è fedelissima e tutti i maggiorenti del partito, verrà

presentata una proposta di legge popolare che modifichi l’attuale normativa penale italiana

al fine di introdurre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per chi viene condannato per

il reato di clandestinità. A proposito però è ben precisare come il Ministro Kyenge sia stata

in una condizione di irregolarità in un momento storico in cui tale circostanza non

costituiva reato: il reato di clandestinità fu infatti introdotto dalla Legge Bossi-Fini nel 2002

e, quindi, stante il divieto di retroattività della Legge penale non possa eventualmente

applicarsi al Ministro dell’Integrazione del governo Letta. Vi è piuttosto da rimarcare,

invece, come probabilmente quella della Viale sia da intendersi come una pesante

provocazione ed intimidazione nei confronti del Partito Democratico in un momento in

cui la Commissione per le elezioni del Senato della Repubblica è chiamata a pronunciarsi in

ordine alla decadenza del Senatore Silvio Berlusconi, alleato ed amico storico dei leghisti,

condannato in via definitiva per frode fiscale.

A Silvio Berlusconi la maggioranza, Pd e Movimento cinque stelle, della Commissione è

intenzionata ad applicare i rigori della recente Legge Severino che prevede per l’appunto la

decadenza del condannato in questi casi. Secondo il Pdl, di cui Berlusconi è lo storico

capo, invece non si potrebbe applicare la Legge Severino, nel centro-destra equiparata ad

una norma di natura penalistica, in quanto vigerebbe il principio di irretroattività della

Legge penale. Ecco allora profilarsi all’orizzonte la perfida e feroce vendetta dell’amica

Lega che sostanzialmente manda ai 'democratici' questo messaggio: “Se applicherete

retroattivamente la decadenza del Cavaliere di Arcore faremo di tutto per colpire

definitivamente anche il vostro Ministro”.

(fonte http://www.sanremonews.it/)

Page 36: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 35

SHOAH: SENATO, COMMISSIONE

GIUSTIZIA AVVIA ESAME DDL SU

NEGAZIONISMO

CARCERE FINO A TRE ANNI PER CHI MINIMIZZA GENOCIDIO O

PROPAGANDA RAZZISMO

(18 settembre 2013)

Roma, - Primo passo al Senato per il ddl che introduce il reato di negazionismo,

prevedendo la reclusione fino a tre anni e la multa fino a 10.000 euro per chiunque se ne

renda responsabile. Il ddl, di iniziativa di Silvana Amati e di cui e' relatrice Rosaria

Capacchione (entrambe Pd), ha avuto numerose firme 'trasversali' di esponenti democrat,

Pdl, M5S, Sc, Gal, Misto-Sel.

Il provvedimento, composto da un solo articolo, modifica la legge 654 del 1975, come

modificato dalla legge Mancino, e prevede la reclusione fino a tre anni e con la multa fino

a 10.000 euro per chiunque ponga in essere attivita' di apologia, negazione, minimizzazione

dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanita'e dei crimini di guerra, cosi' come

definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, ratificato ai

sensi della legge 12 luglio 1999, n. 232.

Ma anche per chi "propaganda idee, distribuisce, divulga o pubblicizza materiale o

informazioni, con qualsiasi mezzo, anche telematico, fondato sulla superiorita' o sull'odio

razziale, etnico o religioso, ovvero, con particolare riferimento alla violenza e al terrorismo

se non punibili come piu' gravi reati, fa apologia o incita a commettere o commette atti di

discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, anche mediante l'impiego

diretto od interconnesso di sistemi informatici o mezzi di comunicazione telematica

ovvero utilizzando reti di telecomunicazione disponibili".

(Adnkronos)

Page 37: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 36

Cori razzisti: curva Inter chiusa Viola al

veleno (18 settembre 2013)

Nel match infrasettimanale contro la Fiorentina del prossimo 26 settembre, l'Inter dovrà

fare a meno dell'apporto della Curva Nord, cuore del tifo nerazzurro. Lo ha stabilito il

giudice sportivo Tosel che ha deciso di chiudere il secondo anello verde di S.Siro per via

dei cori razzisti che erano stati intonati da alcuni tifosi del Biscione ai danni di Pogba ed

Asamoah durante la partita contro la Juventus.

Non solo: la società è stata anche multata per l'uso di laser contro i giocatori della squadra

avversaria e uno striscione offensivo nei confronti di Conte e dovrà versare 15mila euro. È

ancora tolleranza zero, dunque, verso gli episodi di razzismo dopo che l'Italia si è adeguata

alle norme imposte dalla Uefa per gli episodi di discriminazione territoriale e razziale.

Questo è il terzo caso di chiusura di una curva dopo quelli che avevano visto come

protagoniste le squadre della Capitale. La curva dell'Inter non è nuova ad episodi di questo

tipo. La scorsa stagione il club pagò 150mila euro di multe per gli atteggiamenti razzisti

della propria curva. Senza considerare gli striscioni molto offensivi esposti in passato nei

confronti dei tifosi del Napoli e della loro città. La reazione della Nord, però non si è fatta

attendere. Franco Caravita, leader storico degli ultras nerazzurri, giura che la curva non è

razzista. ½Ma quale razzismo? Tante curve fanno i buu razzisti per lanciare un messaggio,

per farsi riconoscere. Non è il nostro caso, allo stadio e in curva Nord abbiamo anche un

sacco di ragazzi di colore con cui facciamo anche le trasferte.

Questa polemica e questa decisione non hanno senso d'esistere». Inter-Fiorentina però sarà

un match sotto osservazione anche per via delle recenti polemiche arbitrali a cui ha dato

vita la squadra viola dopo i presunti torti subiti contro il Cagliari. Un rigore mancato e la

successiva espulsione di Pizzarro per proteste(due giornate di squalifica per lui, diffidato il

tecnico Montella ). Alla dirigenza non va ancora giù il mancato raggiungimento della

Champions League dello scorso anno e sta cercando alleanze in Lega affinché le regole

valgano per tutti». Insomma, luci e ombre a S.Siro.

(fonte http://www.ilgiornale.it)

Page 38: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 37

(18 settembre 2013)

Page 39: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 38

Napoli. I reali del Belgio al San Carlo per

«Il lago dei cigni» (18 settembre 2013)

In occasione del loro soggiorno napoletano, i membri della famiglia reale del Belgio

Alberto II e Paola Ruffo di Calabria hanno voluto visitare il Teatro di San Carlo.

Guidati dalla sovrintendente Rosanna Purchia e incredibilmente colpiti dalla bellezza del

Massimo, che hanno visitato per la prima volta, i reali ne hanno approfittato per godere di

una prova de 'Il Lago dei cigni", spettacolo che debutta il 17 settembre alle 20.30 e che

vede impegnati la Compagnia di Balletto del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e

l'Orchestra del Teatro di San Carlo.

La coppia reale, rapita dall'atmosfera del Lirico, ha cambiato i propri programmi decidendo

di assistere alla replica dello spettacolo di mercoledì 18 settembre alle ore 20.30 e ha

espresso il desiderio di tornare in futuro per altri appuntamenti della stagione lirico-

sinfonica del Teatro.

Ad accoglierli al San Carlo per la prima de "Il lago dei cigni" l'assessore comunale Pina

Tommasielli, delegata del sindaco, che è impegnato in consiglio comunale per l'

approvazione del bilancio.

La Tommasielli ha mostrato sul petto la spillina dell'Unar (Ufficio nazionale

dipartimento pari opportunità) in segno di protesta contro le leggi della Russia sugli

omosessuali. L'assessore ha comunicato che il sindaco De Magistris parteciperà alla

prossima tournée del Massimo a San Pietroburgo.

(fonte http://www.ilmattino.it)

Page 40: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 39

Dal 2009 nessuna Associazione è stata

legittimata ad agire

(18 settembre 2013)

Lo aveva stabilito la Legge 67/06, il riconoscimento alle Associazioni della legittimazione

ad agire e nome delle persone con disabilità vittime di discriminazioni. Un successivo

Decreto aveva poi sancito che una Commissione di Valutazione aggiornasse ogni sei mesi

l’elenco delle Associazioni stesse. E invece, come denuncia l’ANFFAS, quella

Commissione non si riunisce più ormai da anni

Il riconoscimento della legittimazione ad agire, come da Legge 67/06[“Misure per la

tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”,

articolo 4, comma 1, N.d.R.], per le Associazioni che fanno richiesta, è ancora in fase

di stallo e questo nonostante le numerose richieste di intervento da noi fatte alle

Istituzioni competenti e rimaste evidentemente senza risposta»: lo denuncia Roberto

Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone

con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), descrivendo la situazione attuale, con la

Commissione di Valutazione – che di regola dovrebbe esaminare le istanze di

riconoscimento – la quale non si riunisce più da anni, nonostante per legge sia stata

fissata una cadenza semestrale.

Com’è noto, la Legge 67/06 risponde ai princìpi dell’Unione Europea, promuovendo,

nell’articolo 1, la piena attuazione del principio di parità di trattamento e delle pari

opportunità nei confronti delle persone con disabilità di cui all’articolo 3 della

Legge 104/92, al fine di garantire alle stesse il pieno godimento dei loro diritti civili,

politici, economici e sociali.

Il successivo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 21 giugno

2007aveva poi previsto un aggiornamento semestrale dell’elenco delle Associazioni

(articolo 4, comma 2) e una conferma biennale (articolo 5) della legittimazione ad agire per

conto delle persone vittime di discriminazione. Disposizioni, però, non rispettate.

«Al momento – sottolinea ancora Speziale – sono state esaminate solo le istanze

prodottefino al 30 aprile 2009 e l’ultimo elenco aggiornato delle Associazioni legittimate

ad agire risale al Decreto del 5 marzo 2010. Questo non solo è indice di un palese mal

funzionamento della Pubblica Amministrazione, ma rappresenta anche un ostacolo per

Page 41: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 40

tutte quelle Associazioni che ogni anno si trovano obbligate a presentare nuovamente le

proprie istanze e soprattutto una grave violazione dei diritti delle persone con disabilità

stesse che vedono negato il loro diritto ad essere tutelate».

Non essendo infatti mai stati pubblicati gli esiti delle istanze presentate nelle varie scadenze

successive al 30 aprile 2009, in prossimità dell’annuale scadenza del 30 ottobre, molte

Associazioni – compresa l’ANFFAS e le sue Sezioni locali – stanno presentando per

l’ennesima volta la richiesta di riconoscimento, andando così a creare un aggravio di

documentazione per il Ministero e la Commissione e una nuova lunga attesa per tutte

quelle persone che hanno bisogno di supporto legale e giuridico.

«È necessario – conclude Speziale – risolvere questa problematica e colmare questo vuoto

attraverso l’immediata convocazione della Commissione di Valutazione,

formalmente ricostituita con Decreto del 31 ottobre 2008, a firma dell’allora ministro

Carfagna, per consentire la piena attuazione del principio di parità di trattamento e delle

pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità».

In tal senso, dunque, l’ANFFAS si è rivolta nuovamente alle Istituzioni, e in particolare

al Presidente del Consiglio, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, al Segretario

del Consiglio dei Ministri, al Ministro delle Pari Opportunità, dello Sport e delle Politiche

Giovanili, a quello del Lavoro e delle Politiche Sociali e a quello delle Pubblica

Amministrazione e della Semplificazione, oltreché ai Presidenti di Camera e Senato,

segnalando la questione e auspicando una rapida soluzione del problema. (S.B.)

(fonte http://www.superando.it/)

Page 42: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 41

Lancio al Consiglio d’Europa del movimento contro il discorso dell’odio

(18 settembre 2013)

Strasburgo – La xenofobia, l’intolleranza e la discriminazione stanno inondando il

cyberspazio: i discorsi dell’odio che circolano su Internet sono recentemente diventati una

delle principali forme di violazione dei diritti umani, con gravi conseguenze online e

offline. La diffusione tra i giovani su Internet di espressioni che incitano, giustificano o

promuovono l’odio rappresenta un problema estremamente preoccupante per le società

odierne. Si assiste alla crescente diffusione di pregiudizi basati sul nazionalismo aggressivo

e l’etnocentrismo, ostilità nei confronti delle minoranze, spirito settario in materia di

orientamento sessuale e di identità di genere, antisemitismo, misoginia, cristianofobia,

molestie online, antiziganismo e islamofobia: questo potenziale impatto negativo della

comunicazione online sull’evoluzione democratica delle nostre società provoca gravi

inquietudini. La campagna giovanile contro il discorso dell'odio su Internet è la risposta

fornita dal Consiglio d’Europa a tali allarmanti minacce. L’iniziativa mira infatti a

combattere il razzismo e la discriminazione che si manifestano sotto forma di discorso

dell’odio su Internet, dotando i giovani e le organizzazioni giovanili delle necessarie

competenze per riconoscere e combattere tali violazioni dei diritti umani. Giovani blogger

e attivisti saranno formati presso i Centri europei della gioventù a Strasburgo e a Budapest,

con un approccio innovativo di rafforzamento delle capacità, teso a sviluppare sane

comunità di social network.. Il Segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjørn

Jagland sarà il primo a lanciare il Movimento contro il discorso dell’odio,venerdì 22

marzo al Palais de l’Europe (nel foyer dell’Emiciclo). La manifestazione sarà aperta alla

stampa accreditata (Trasmissione in diretta sul sito Internet). Questa iniziativa, che si

propone di sensibilizzare e stimolare l’opinione pubblica alla necessità di cambiare i

comportamenti e di difendere i diritti umani su Internet sarà associata a campagne

nazionali per la gioventù, avviate in 33 Stati membri del Consiglio d’Europa, grazie alla

cooperazione del partner strategico EEA Norway Grants e a contributi volontari della

Finlandia e della comunità francofona del Belgio.

(FONTE HTTPS://WCD.COE.INT/)

Page 43: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 42

Europa, la battaglia del velo La Gran Bretagna inaugura la "via di mezzo" "A processo con il niqab, volto scoperto per deporre". Ed è subito polemica. È

un precedente su una questione delicata in uno dei paesi più multietnici della Ue

(18 settembre 2013)

Donne islamiche con il niqab LONDRA - Una donna di fede musulmana deve togliersi il

velo per deporre in un'aula di giustizia, ma può indossarlo durante ogni altro momento del

processo. È la decisione salomonica presa da un giudice inglese che ha stabilito un

precedente su come affrontare una questione delicata e controversa nella più multietnica

nazione d'Europa. Generalmente più tollerante di altri paesi del continente, la Gran

Bretagna indica così una soluzione a metà strada tra il bando totale e il relativismo

assoluto, con una scelta improntata al desiderio di proteggere sia lo stato di diritto che la

libertà di religione.

Pronunciato davanti al tribunale londinese di Blackfriars (non lontano dal ponte "dei frati

neri" dove fu ritrovato impiccato il "banchiere di Dio" Roberto Calvi), il compromesso

architettato dal giudice Peter Murphy riguarda una donna identificata pubblicamente

soltanto come "D": una musulmana britannica di 22 anni residente a Londra, imputata di

intimidazione di un testimone in un altro procedimento. Il suo avvocato ha fatto presente al

magistrato che, in base all'Islam, la donna non può mostrare il volto in pubblico e perciò

chiede di indossare il niqab, il velo che lascia scoperti soltanto gli occhi (a differenza del

burqa, che copre anche quelli), per tutto il processo. Il giudice ha obiettato che vedere il

volto di un imputato mentre depone è un fattore importante per valutarne la credibilità, ma

si è anche detto favorevole a rispettare il più possibile "ogni manifestazione di convinzioni

religiose".

Dunque come armonizzare l'articolo 9 della Convenzione europea sui diritti umani con

l'interesse pubblico a condurre un processo secondo lo stato di diritto? Il giudice ha deciso

che la donna dovrà mostrare il volto a lui stesso, agli avvocati dell'accusa e della difesa, e

alla giuria, mentre viene interrogata; ma potrà rimettersi il niqab per ogni altra fase del

processo. Inoltre ha vietato ai disegnatori che fanno i ritratti degli imputati per conto dei

giornali (nel Regno Unito fotografi e cameramen non sono ammessi in aula) di ritrarre la

donna a volto scoperto. Lo stesso giudice due giorni prima aveva risolto salomonicamente

un altro problema: come identificare l'imputata. Soluzione: una donna poliziotto ne ha

Page 44: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 43

verificata l'identità (senza il velo) in una saletta attigua e poi ha giurato in aula che la

donna con il velo era la persona messa sotto processo.

Complicato? Un po': ma l'era del multiculturalismo richiede talvolta soluzioni di complesse.

I tabloid della destra xenofoba festeggiano comunque l'obbligo di deporre senza niqab e

vogliono di più: il Sun chiede che il velo sia bandito non solo nei processi ma pure in

scuole, ospedali, aeroporti e banche. Perfino l'ex-ministro degli Esteri laburista Jack Straw

domanda norme più severe contro niqab e burqa. Il Muslim Council of Britain,

l'associazione che rappresenta 2 milioni di islamici britannici, si augura invece un dibattito

nazionale sull'argomento "senza isterismi". E la questione spacca il governo: il premier

conservatore David Cameron metterebbe il bando al velo nelle scuole frequentate dalle

sue figlie, il vicepremier liberaldemocratico Nick Clegg è contrario "a dire alla gente come

deve vestirsi". Commenta un columnist del Times: "Il niqab sarà anche una barriera anti-

britannica, ma il divieto di portare il velo sarebbe altrettanto anti-britannico".

(fonte http://www.repubblica.it)

Page 45: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 44

Page 46: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 45

in collaborazione con

con i patrocinio di

Ordine nazionale giornalisti - Federazione nazionale stampa italiana

Seminari di formazione per giornalisti sui temi del genere dell'orientamento

sessuale

MILANO, 15 ottobre 2013 Acquario civico

Sala Vitman

ROMA, 16 ottobre 2013 Musei Capitolini

Sala Pietro Da Cortona

NAPOLI, 18 ottobre 2013 Maschio Angioino Antisala dei Baroni

PALERMO, 22 ottobre 2013

Villa Niscemi Sala delle Carrozze

Page 47: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 46

Ogni volta che i riflettori della cronaca si accendono su "ambienti gay" torbidi e devianti, o l'omosessualità di qualcuno è usata come un'arma di dileggio, ogni volta che transessualità diviene sinonimo di prostituzione e l'orgoglio è trasformato in "esibizionismo", i media italiani allontanano di un passo la conoscenza delle persone LGBT, delle loro lotte, delle loro vite, dei loro diritti. Talvolta è per imbarazzo, talaltra per incompetenza. In molti casi è per pregiudizio, più o meno consapevole.Così i mezzi di informazione possono rendersi complici di una cultura omofobica che esclude e discrimina le persone LGBT. Omofobia, lesbofobia, transfobia sono forme di avversione irrazionali, "analoghe al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo", secondo la definizione del Parlamento Europeo. Possono esprimersi attraverso discorsi intrisi d'odio e istigazione alla discriminazione, ma anche con l'occultamento e la cancellazione delle identità sessuali e di genere che si discostano da una presunta "norma" eterosessuale. Organizzazioni della società civile, intellettuali, giornalisti, insieme a enti come l'UNAR, promuovono da anni un cambiamento che parta dalla cultura e dal linguaggio. Sono lontani oggi i tempi in cui mancava persino un lessico per nominare senza disprezzo la diversità, ma ancora è scarsa o troppo fragile tra gli operatori della comunicazione la conoscenza e la consapevolezza delle "parole per dirlo". Per questo è necessaria un'azione continua di formazione e dialogo che, senza scadere in atteggiamenti prescrittivi o censori, metta in guardia dai rischi di un cattivo uso delle parole e indichi la via per un'informazione corretta sulle persone LGBT. E' questo l'obiettivo dei seminari, rivolti a tutti i comunicatori e in particolare ai giornalisti, sia a chi è ancora in formazione sia a coloro che svolgono già la professione, soprattutto con ruoli di responsabilità nella selezione delle notizie e nell'impostazione di titoli e gerarchie.

********

Destinatari I seminari sono diretti a: giornalisti impiegati a tempo pieno in una testata, giornalisti collaboratori di una o più testate, giornalisti free lance, allievi delle scuole di giornalismo, allievi delle facoltà di scienze della comunicazione, addetti stampa e comunicazione di organizzazioni e istituzioni pubbliche e private. La partecipazione è gratuita. Iscrizione L'iscrizione è obbligatoria. I posti disponibili sono limitati. Si prega di avvisare per tempo in caso di annullamento dell'iscrizione. Segreteria e informazioni Tel. 0734 681001 - 347 4417116 - 348 3027434. E-mail: [email protected] web: www.giornalisti.redattoresociale.it

Seminari realizzati con il contributo del Consiglio d'Europa nell'ambito della "Strategia nazionale 2013-2015 per la prevenzione e il contrasto delle

discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere"

Page 48: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 47

ROM, SINTI E CAMINANTI INCONTRANO

LA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DEL

SENATO ED IL MINISTRO CECILE KYENGE

(17 settembre 2013)

Con lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Enrico Letta ed al Ministero per

l’Integrazione la rappresentanza della società civile organizzata nell’Associazione Nazione

Rom ha chiesto un incontro con carattere di urgenza al GOVERNO al fine di avviare una

corretta implementazione della Strategia Nazionale di inclusione dei Rom, dei Sinti e dei

Caminanti all’interno dello Stato italiano. Come è noto, la Strategia Nazionale risponde a

precisi impegni assunti dallo Stato in sede di Consiglio Europeo nel giugno 2011, accordi

strutturali per garantire accesso alla casa, al lavoro, alla scuola ed alla protezione sanitaria

per la prima minoranza etnica dell’Ue: il popolo Rom.

Il Governo ha nominato UNAR come punto di contatto nazionale nell’elaborazione ed

attuazione della Strategia. Le scelte operate dalle Regioni e dai Comuni, negli ultimi mesi,

hanno invece profondamente violato l’essenza stessa degli accordi europei e nazionali,

continuando nei fatti, le strade dell’esclusione, degli sgomberi forzati, delle deportazioni

anti-Rom voluta dal Ministro degli Interni Roberto Maroni e dall’esecutivo diretto dall’ex

Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel maggio del 2008. Negli ultimi giorni sono

avvenuti contemporaneamente sgomberi forzosi di famiglie appartenenti alla Comunità

Rom nelle città di Torino, Milano, La Spezia, Lecco, Firenze, Sesto Fiorentino, Roma. Il

carattere delle operazioni condotte dalle Amministrazioni locali sta assumendo i connotati

di una vera e propria PULIZIA ETNICA.

Al centro delle violazioni ed illeciti istituzionali le città di Firenze e Bologna dove si sono

consumate vere e proprie illegalità istituzionali da parte dei decisori politici Regionali e

Locali che stanno interessando le stesse Procure della Repubblica dopo le denunce alla

Magistratura da parte della rappresentanza Rom.

Particolare riscontro mediatico ha assunto la situazione delle famiglie rom di Via Salviati

che da mesi si sono sottratte alla vita all’interno dei Campi dell’Apartheid. Scappate dal

Campo di Castel Romano sono state violentemente private delle umili abitazioni dalle

ruspe inviate dal Sindaco Ignazio Marino nei giorni scorsi. É emblematico l’incontro

avvenuto pochi giorni fa tra lo stesso Sindaco della capitale ed il Sindaco Matteo Renzi. É

Page 49: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 48

infatti a Firenze che la rappresentanza Rom ha registrato il concentrato più odioso di

discriminazione razziale anti Rom.

Nel gennaio 2011 la Commissione Europea apri indagini contro lo Stato Italiano per

aperte violazione delle direttive europee sulla libera circolazione e sull’anti-discriminazione.

Le indagini durate oltre un anno e mezzo furono chiuse soltanto dopo la consegna della

Strategia Nazionale di inclusione consegnata dal Governo ai Commissari Europei.

Oggi convocato dalla Commissione Straordinaria per la tutela dei Diritti Umani, presieduta

dall’On Luigi Manconi, dall’Associazione 21 luglio si terrà un Convegno Nazionale dal

titolo: Rom, Sinti e Caminanti in Italia: una proposta di legge per il riconoscimento, la

tutela e la promozione sociale. I lavori saranno chiusi dal Ministro per l’Integrazione Cecile

Kyenge e vedranno la partecipazione diretta della società civile rom, dei rappresentanti

delle famiglie recentemente sgombrate dal Comune di Roma e di Firenze.

La richiesta al Governo Italiano ed al Ministero per l’Integrazione è la convocazione di un

incontro con carattere di urgenza che veda la presenza della Conferenza delle Regioni e

delle Province, dell’Anci, dell’UNAR e della rappresentanza dei Rom, dei Sinti e dei

Caminanti al fine di rispettare la STRATEGIA e procedere ad una sua rapida attuazione

territoriale

Associazione Nazione Rom

(fonte http://www.romadailynews.it)

Page 50: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 49

“Landiona: quella scuola salvata dai

sinti, ora è esempio di integrazione” (17 settembre 2013)

La storica maestra del paese finito sotto accusa per una bufala in tivù

Novara - In trent’anni di insegnamento

alle elementari di Landiona, la maestra

Graziana Castagno è stata tra quelli che

hanno contribuito a plasmare la scuola

simbolo di integrazione. Il rischio che

la struttura di via XI febbraio 1929 -

finita ingiustamente sotto accusa per la

falsa notizia dei bimbi italiani ritirati da scuola, rilanciata da alcuni media il 10 settembre

scorso - possa essere smantellata per carenza di iscritti toglie il sonno alla maestra più

anziana del paese, in pensione dal 2000. «Già nel 1995 ci dovemmo confrontare con la

logica dei numeri - dice Graziana Castagno Valmacco - il ridotto numero di iscritti avrebbe

condannato alla chiusura la scuola».

L’esigenza di portare in paese dei nuovi scolari fu risolta andando a proporre ai sinti

residenti nel campo nomadi di Ghislarengo (Vercelli) di seguire le lezioni a Landiona: «Con

Giuseppe Rubin e Rocco Ilaria ci recammo al campo nomadi a ridosso del ponte sul Sesia

- dice la maestra Graziana - presentati dal vigile di Ghislarengo. Le famiglie accettarono

l’invito confortate dal fatto che l’amministrazione comunale avrebbe contribuito alle spese

per la mensa. Da quell’anno scolastico si è avviato un proficuo processo di integrazione.

Oltre alla elementare la frequenza si è estesa gradualmente anche alla materna. Se all’inizio i

sinti erano restii a fare partecipare i figli alle gite anche quella rigidità si ridusse

progressivamente».

La maestra ha una memoria di ferro: «Ricordo i nomi di tutti i miei scolari. Per dimostrare

il rapporto che con l’andare del tempo si è creato con le persone che arrivano da fuori, è

bello ricordare quella bambina, oggi mamma e sposa, che in quinta piangendo mi implorò

di bocciarla così non avrebbe lasciato la scuola in cui si trovava tanto bene». La solidarietà

Page 51: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 50

si è allargata non solo ai sinti: «Nel 1999 arrivarono nell’Est Sesia quattro bimbi albanesi -

ricorda Graziana Castagno -. Furono anche loro inseriti nella elementare con l’assistenza di

una mediatrice culturale».

Prima della pensione la maestra Graziana (vedova di Costantino, già sindaco di Landiona e

madre di Cristiana Valmacco, pure lei primo cittadino), ha fatto in tempo a insegnare nella

pluriclasse: «Il disegno più bello lo fece una bambina. Immaginò un ponte che univa il

Sesia alla scuola. E’ questo il collegamento didattico e umano ormai consolidato che da 18

anni unisce Landiona agli scolari di origini sinti. Chiudere questo simbolo di convivenza

significa disperdere anni di fiducia e collaborazione».

(fonte http://www.lastampa.it)

Sgomberi forzati, il 'Centro

antidiscriminazione' ai sindaci della

provincia: "Servono soluzioni abitative"

(17 settembre 2013)

Il Centro antidiscrminazione della Provincia di Prato, da poco istituito e che lavora in

collaborazione con l'Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale, accende i riflettori sulle

problematiche legate agli sgomberi forzati con una lettera aperta inviata a tutti i sindaci dei

Comuni della provincia di Prato, per sottolineare anzitutto come sia necessario evitare che

una grave condizione di precarietà abitativa possa innescare il rischio di discriminazioni.

“Alla base di queste situazioni vi è a volte la mancanza di conoscenza dei percorsi di vita

delle persone che vivono in contesti di precarietà – dice in proposito l'assessore alle

Politiche sociali della Provincia Loredana Ferrara - sia da parte delle Istituzioni che dei

cittadini. Un maggiore dialogo e il rigoroso rispetto dei diritti fondamentali sono

fondamentali per non aggiungere ulteriore disagio”.

Nella lettera inviata ai sindaci gli operatori del Centro spiegano che gli sgomberi forzati

delle persone che vivono in condizioni di precarietà abitativa, per le quali esso rappresenta

un evento drammatico, sono una delle prime tematiche di cui si sono occupati.

Page 52: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 51

“E' inevitabile che, per motivi di ordine pubblico, ovunque persone in condizione di grave

precarietà abitativa subiscano tali sgomberi – sottolinea il Centro antidisciminazione – Ma,

secondo la normativa internazionale e interna a ciascun Paese, gli sgomberi forzati, qualora

inderogabili, devono avvenire nel rispetto dei diritti fondamentali e del principio di non

discriminazione, ad esempio attraverso il confronto su eventuali soluzioni abitative,

tutelando le categorie maggiormente vulnerabili come donne, bambini e anziani e senza

sottrarre o distruggere proprietà e beni personali. Oltre a rappresentare un costo

economico non irrilevante per le amministrazioni – conclude la lettera - gli sgomberi

forzati, se non sono accompagnati da soluzioni abitative alternative, hanno inoltre come

conseguenza pressoché automatica la nascita di altri insediamenti abusivi”.

Il Centro antidiscriminazione si occupa di rilevare, combattere e prevenire ogni forma di

discriminazione (per motivi di genere, religione, orientamento sessuale e identità di genere,

colore della pelle, disabilità, provenienza e altro) anche attraverso l'affermazione di buone

prassi in materia di lotta alla discriminazione e tutela della dignità personale e sociale dei

cittadini. Ha sede presso la Provincia di Prato, via Ricasoli 25. Telefono: 0574/534579

oppure 0574 534567, [email protected]

Fonte: Provincia di Prato

(fonte http://www.gonews.it)

Page 53: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 52

Razzismo. Gli ebrei italiani: "Tenere alta

la guardia"

(17 settembre 2013)

Il presidente dell’Ucei Gattegna commemora le leggi razziali: “Queste

degenerazioni non sono mai sconfitte, bisogna creare gli anticorpi nella società”

Roma – "Le frequenti manifestazioni di razzismo alle

quali ancora oggi assistiamo con sgomento in diversi

paesi ci impongono di ricordare che queste

degenerazioni non sono mai sconfitte per sempre, che

occorre tenere alto il livello di vigilanza, che occorre

creare nella societa' gli anticorpi contro ogni forma di

razzismo, xenofobia, sciovinismo e revisionismo

storico".

Lo ha detto ieri pomeriggio il presidente dell'Unione delle Comunita' Ebraiche Italiane,

Renzo Gattegna, nella sala del Consiglio comunale di Trieste. Un monito lanciato in

occasione dell’apertura della commemorazione dell'annuncio delle leggi antiebraiche da

parte di Mussolini il 18 settembre 1938 in Piazza Unita'.

"Le leggi del '38, chiamate con un inaccettabile eufemismo 'razziali', ma che in realta'

furono 'razziste' e come tali intendo definirle -ha ricordato Gattegna - colsero gli ebrei,

salvo poche eccezioni, sorpresi, increduli e impreparati tanto e' vero che molti pagarono

con la vita il ritardo con il quale compresero la gravita' del pericolo".

"Pochi -ha proseguito il presidente dell'Ucei- ebbero la lucidita' di comprendere che lo

Stato italiano stava pianificando e attuando un processo che, partendo dalla negazione dei

diritti fondamentali, sarebbe arrivato alla negazione del diritto a vivere, come puntualmente

avvenne pochi anni dopo quando, indissolubilmente legato alla Germania nazista, e al

fianco delle SS hitleriane, prese parte con i propri uomini alla cattura di migliaia di famiglie

che furono deportate nei campi di sterminio per attuare quel tentativo di genocidio che essi

stessi denominarono la soluzione finale".

(fonte http://www.stranieriinitalia.it/)

Page 54: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 53

Page 55: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 54

Page 56: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 55

Berretta (Giustizia): "La legge Bossi-Fini

va abrogata"

(17 settembre 2013)

Il sottosegretario: “Per andare avanti bisogna cambiare. Sbarchi aumentano, non

smantellare il sistema dell’Emergenza Nordafrica”

Roma - ''Spesso nelle carceri si sono relegati i problemi che la società non riesce ad

affrontare o preferisce rimuovere, l'immigrazione e' uno di questi. Il carcere non può

essere uno strumento per governare l'immigrazione''.

Lo ha detto ieri a Catania Giuseppe Berretta (Pd), sottosegretario alla Giustizia, nel corso

della tavola rotonda conclusiva di Etnika, la summer school sui temi dell'accoglienza,

organizzata dalla Fondazione Xenagos

''Il Governo - ha aggiunto Berretta - ha inserito fra le proprie priorita' quella di affrontare

significativamente il drammatico sovraffollamento carcerario. Abbiamo dato una prima

risposta a questo problema con il decreto sull'esecuzione della pena, che ha gia' dato i

primi risultati positivi e, in prospettiva, potrebbe incidere in maniera significativa'', ha

proseguito il sottosegretario. '

“Per andare avanti, come ci viene chiesto dall'Europa, bisogna cambiare, o meglio

abrogare, la Bossi-Fini sull'immigrazione e giungere ad un quadro normativo per i rifugiati

e richiedenti asilo degno di un paese civile e democratico'' ha sottolineato il sottosegretario

alla Giustizia.

Secondo Beretta, ''siamo, probabilmente, alla vigilia di una nuova emergenza immigrazione,

che rischia di diventare persino piu' grande di quella che fu scatenata dalla primavera araba

del 2011''.

''Su questa nuova emergenza e sulla questione immigrazione in generale il Governo deve

dire subito e con fermezza due cose chiare: saranno rispettati i diritti dei migranti, quindi

non ci saranno respingimenti in mare, e non ci dovrà essere un'altra Lampedusa”, ha

Page 57: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 56

proseguito il sottosegretario, per il quale ''la responsabilita' dell'accoglienza non puo' essere

cinicamente delegata al posto in cui i migranti giungono: il Paese, nel suo complesso, deve

prendersi carico dell'accoglienza e dobbiamo anche porre il problema in sede europea,

perche' l'immigrazione e' una questione continentale, non solo italiana''.

''Negli ultimi tre mesi sono sbarcati in Sicilia oltre 3 mila migranti – ha ricordato Beretta -

soprattutto siriani ed egiziani e le previsioni dicono che entro l'anno arriveranno in Sicilia

10 mila migranti, la maggior parte siriani: l'Emergenza Nord Africa ci ha consegnato

novita' importanti, che potrebbero rappresentare delle buone pratiche da valorizzare e

rafforzare, per essere pronti a nuove ondate migratorie''.

''Alla luce dalle previsioni che ci arrivano sarebbe forse piu' opportuno soprassedere sulla

decisione di smantellare il sistema dell'emergenza Nord Africa – ha concluso l’esponente

del Pd - perche' i nuovi enti gestori diffusi sul territorio e la sperimentazione di nuove

modalita' di fare accoglienza rappresentano un patrimonio che non va disperso''.

'Le strutture di media dimensione, intorno a i 50 ospiti, si sono rilevate piu' efficaci e piu'

efficienti delle mega strutture come quella del Cara di Mineo che hanno anche un deficit di

trasparenza negli affidamenti, anche a causa dei ricorsi e contro ricorsi sulle procedure''.

(FONTE http://www.stranieriinitalia.it)

Page 58: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 57

Premier League - Lacci multicolore contro l’omofobia

(17 settembre 2013)

Le star della Premier League potranno decidere se schierarsi o meno a favore per la

battaglia anti-discriminazione sessuale. Ai 134 club del calcio inglese e scozzese sono stati

consegnati dei kit contenenti lacci multicolore per gli scarpini. Joey Barton ha già deciso di

aderire. La battaglia a favore dei diritti degli omosessuali fa un passo in avanti nel calcio

inglese: le 134 squadre che compongono le leghe britanniche (Inghilterra e Scozia) si sono

viste recapitare un kit da indossare per favorire la campagna di sensibilizzazione iniziata

negli ultimi mesi. Stonewall e Paddy Power già da qualche tempo avevano fatto squadra

con una serie di pubblicità in questo senso: ora arrivano dei lacci di scarpi multicolore, per

“dimostrare che i club e i giocatori vogliono fare un passo in avanti contro l’omofobia

nelle partite dei nostri campionati”, dice Laura Doughty, a capo della campagna anti-

discriminazione. “Si tratta di un bel messaggio in supporto dei calciatori omosessuali: un

messaggio doveroso ora che ci troviamo nel 21° secolo”.

A quanto pare c’è qualcuno che ha deciso di aderire, come dimostra il tweet di Joey

Barton.

(fonte http://it.eurosport.yahoo.com)

Page 59: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 58

Trasporto alunni disabili: a Roma è un

disastro

di Fabiana Gianni

(17 settembre 2013)

La scorsa settimana ho assistito un paio di volte ad alunni disabili presi all’uscita da

scuola in giorni sbagliati. Una mamma ha protestato con energia facendo scendere il

proprio figlio dal mezzo.

Spesso, anzi troppo spesso non ci si rende conto del male che si infligge a questi bambini.

Si litiga e si possono dire parole non sempre adatte. Irritati e sfiniti dalla guerra contro lo

Stato sociale che non c’è, alla fine pagano comunque loro: i bambini.

Cosa accadrebbe se un bambino non disabile che va a scuola con lo scuolabus fosse

portato via per sbaglio? Ne parlerebbero tutti i Tg. Invece di un bambino disabile preso

dalla classe e caricato (perché li caricano…questi sono i vocaboli che si sentono dire) nel

giuorno sbagliato: nessuno dice nulla. Tutto silenzio. Ssshhhh facciamo ancora un po’

i finti moralisti che ci fa bene! Provo una rabbia feroce.

Non possiamo permetterci di mollare. Moltissimi di noi non mollano. Ma alcuni altri si.

Quest’anno insieme all’Isee, che stabilisce che più hai bisogno dei servizi e più sei ricco,

nasce la guerra al taglio dell’assistenza. Baratro in libere interpretazioni da circo della

peggiore qualità.

Le ore sono poche, assistenti scolastici con la calcolatrice in mano a fare i conti dei 7

euro orari per il numero delle ore circa due o tre al giorno nella maggior parte dei casi.

Coperture dove le due figure di insegnate e assistente si miscelano davvero troppo oltre. E’

così difficile capire se un disabile non ha l’uso delle mani, qualcuno dovrà fungere da mani

per l’intero orario?

Paghiamo valanghe di soldi alle cooperative, bandi, gare ecc. tutto uno spreco che non ha

senso. Poi ti arriva un sindaco nuovo che di disabilità non ne sa davvero nulla se ha

permesso una roba del genere. Di seguito la e-mail di papà Andrea. Con il suo consenso

voglio trascriverla integralmente, affinchè l’applauso sia corale e numeroso. E vi prego,

tutti coloro che mi leggono, aiutiamo questo bimbo e la sua famiglia e tutti i piccoli alunni

di Roma a gridare lo schifo di assurdo disservizio:

Cara Fabiana,

Page 60: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 59

ho trovato il tuo indirizzo email su internet e spero tu sia la stessa che scrive sul blog del Fatto. Sono il

papà di un bimbo disabile gravissimo, al quale i medici hanno negato durante il parto, una vita da

bambino normale..

Con mille difficoltà essendo noi anche una famiglia numerosa, riusciamo ad organizzare tutto il mondo che

ruota attorno a lui (dall’Assistente Educativo, all’infermiera della ASL che è necessaria a Scuola per la

sua alimentazione, al cibo appositamente da noi preparato ogni mattina, fino ai pannolini e addirittura

alla bottiglietta d’acqua non fornita dalla mensa) per permettergli di frequentare, come da Diritto sancito

dalla Costituzione, la Scuola Materna.

Quest’anno, il trasporto Disabili è passato come organizzazione dal Municipio al Comune di Roma che

ha attrezzato direttamente tutto il trasporto in tutta Roma, gestendolo in modo scandaloso con autisti e

assistenti sempre diversi, creando gravi problemi di interazione con i bimbi disabili che, come è facile

immaginare, hanno bisogno di punti di riferimento fissi ai quali affidarsi e sentirsi sicuri. Peccato però che

oltre ad essere stato pianificato tale trasporto per gestirli come i ‘pacchi’ di un corriere, i risultati rasentano

la denuncia penale (Interruzione di Pubblico Servizio) in quanto il bimbo anche questa mattina non ha

potuto frequentare la scuola per la mancanza del pulmino in oggetto.

Siamo disperati e oramai non ci resta che passare alle Denuncie, ma possibile mai che una famiglia già

martoriata deve andare in Prefettura per veder riconoscere i diritti basilari ad un bimbo malato?

La civiltà di una Nazione si vede dal rispetto dei più deboli.

Lasciatemi precisare una piccola ultima cosa.

Su questi pulmini salgono alunni di 3-4, anni e poi a salire fino alla terza media.

Immaginate ora il vostro figli/nipote/amichetto…disabile e quindi non

autonomo completamente (e spesso per nulla) salire sul pulmino. Per quel bimbo è

fondamentale trovare la stessa assistente di bordo. Se piange perché manca la mamma lei

sa come si fa…se un bisognino scappa durante il tragitto…lei lo conosce e sa come gestire.

Se c’è uno starnuto, o piove, lei sa come muovere quel determinato bambino per agevolare

il sali e scendi di sciarpe cappelli e piumini…è l’angelo custode di ogni alunno.

Ma questo manipolo di gentaglia che punta solo alla carta moneta che cosa ne sa? Nulla.

Tornerò presto a parlare di cosa accade su questi pulmini. Intanto chiediamo al

Comune che la gestione torni ai municipi. Ogni alunno deve vedere assegnata la sua

assistente. Altrimenti i genitori inizieranno a denunciare ogni singola incompetenza con

una quotidiana costanza. Immaginate di dover togliere il cappottino ad un bimbo spastico

in carrozzina mai visto prima. Ne sareste capaci? no. Non lo sono neanche io se voglio

aiutare un amico e sono alle prime volte. E dobbiamo fargli fare da cavie a questi figli

anche sul bus per la scuola? A presto, grazie per quanti ci aiuteranno.

(FONTE http://www.ilfattoquotidiano.it)

Page 61: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 60

Page 62: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 61

Istruzione. Ministro Carrozza: gli alunni

stranieri sono un’opportunità.

Il Ministro commenta dopo l’ennesimo caso di “classe ghetto” che, dopo la

decisione di alcuni genitori, ha portato alla soppressione di una classe elementare.

(16 settembre 2013)

“L’integrazione è una delle sfide della scuola italiana ed io non la vedo come un problema

ma come un’opportunità”. Così si è espresso il ministro dell’istruzione Maria Chiara

Carrozza sui casi di genitori italiani che ritirano i figli dalle classi dove, secondo loro, ci

sono “troppi” figli di immigrati. L’allusione è al caso di una scuola elementare di Costa

Volpino, in provincia di Bergamo, che ha solo una prima classe, alla quale quest’anno

risultavano iscritti 21 bambini, 14 dei quali figli di immigrati. La maggior parte sono di

origine marocchina, albanese, bosniaca e romena, ma quasi tutti nati in Italia. I genitori dei

7 bambini italiani, tuttavia, non hanno voluto che i loro figli condividessero i banchi di

scuola con così tanti immigrati che, a loro detta, rischiavano di rallentare l’attività didattica,

e li hanno disiscritti dall’Istituto. Per evitare una “classe ghetto”, il direttore dell’Ufficio

scolastico regionale Francesco De Sanctis e il provveditore agli studi di Bergamo Patrizia

Graziani hanno deciso di cancellare quella prima elementare. “È chiaro – ha commentato il

ministro Carrozza - che nel comporre tante classi sul territorio ci sono casi che saltano agli

occhi e giustamente vengono messi in evidenza. Dobbiamo comporre le classi in modo

equilibrato, non classi con troppi stranieri o con zero stranieri”. Sulla parola “stranieri”,

comunque, bisogna precisare che tra i banchi delle nostre scuole siedono 736 mila alunni

con la cittadinanza straniera, “ma il 50% - ha sottolineato Carrozza - è nato in Italia e parla

italiano”. Non rientrerebbe, quindi, nella quota massima del 30% di stranieri per classe

introdotta dalla famosa circolare Gelmini. Anche il deputato del Partito Democratico

Khalid Chaouki ha sottolinea che: “A volte è controproducente pensare già, per quanto

riguarda la scuola primaria, di dividere i bambini da piccoli, anzi può essere più negativo.

Va spiegato ai genitori che non c’è da aver paura della diversità ma, anzi, se c’è una

direzione intelligente, queste scuole [ad alto tasso di studenti stranieri] possono diventare

di eccellenza”. (Fonte www.immigrazioneoggi.it)

Page 63: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 62

Bimbi immigrati a scuola

Telgate: "Pronti a testare classi ponte

solo per loro"

(16 settembre 2013)

Ora che gli alunni della prima elementare,

composta solamente di figli di immigrati a Costa

Volpino, è stata smembrata per inserirli con gli altri

bambini italiani sembra che il caso sia chiuso.

Invece rimane un problema di grande attualità. Lo

sanno bene gli insegnanti, gli assistenti sociali, le

amministrazioni comunali. Inutile negarlo. Ci sono

paesi come Ciserano dove nei primi quindici giorni di scuola per i bambini si fa solamente

italiano per poi permettere loro di seguire le lezioni e i programmi del ministero. A Telgate

lo scorso anno si propose di istituire delle classi ponte: i bambini figli di immigrati con

problemi di lingua l’amministrazione comunale avrebbe messo a disposizione fondi per

istituire durante le ore di lezione corsi per insegnare e perfezionare l’italiano. Il progetto

non andò in porto. La scuola non accettò l’intrusione dell’amministrazione comunale nel

proprio piano formativo. A riproporlo ora è il vicesindaco di Telgate, Fabrizio Sala della

Lega Nord. “Gli alunni della prima elementare quest’anno sono quarantanove. Di questi

22 sono stranieri – afferma Sala – Lo scorso anno, su 45 alunni di prima elementare, 17

erano stranieri a cui si aggiunsero due bocciati. In realtà come le nostre dove il 50% degli

alunni è figlio di immigrati è necessario intervenire per supportare le carenze di questi

bambini”.

LE CLASSI PONTE

L’idea delle classi ponte non è nuova. Già nel 2008 la Lega Nord presentò una proposta di

legge in tal senso. Il primo firmatario era Davide Caparini, bresciano, deputato del

Carroccio. ''Se la nostra proposta di legge sull'istituzione delle classi d'inserimento per gli

studenti stranieri alla scuola dell'obbligo fosse stata accolta allora, oggi non faremmo i

conti con situazioni come quella avvenuta nella scuola elementare di Costa Volpino. Non è

Page 64: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 63

concepibile una classe in cui ci siano allievi che non parlano la nostra lingua. E’ necessario

istituire le classi d'inserimento alla scuola dell'obbligo – insiste Caparini - che prevedano un

percorso didattico per l'apprendimento della lingua italiana funzionale all'ingresso nelle

classi permanenti. Questo per garantire uno standard adeguato che favorisca il processo di

apprendimento degli studenti stranieri e non penalizzando gli italiani anche per scongiurare

l'esodo di quest'ultimi come spesso accade”.

IL VICESINDACO DI TELGATE

“Ogni bambino porta con sé la sua realtà quotidiana e le convinzioni della società da cui

proviene, pensare che solo mettendolo in classe con italiani diventi italiano significa

banalizzare tutto – rimarca il vicesindaco Sala -. Umanamente può essere un arricchimento

conoscere il ramdan o le abitudini che ci sono in India, ma se poi non si riesce ad andare

avanti nel programma ministeriale perché magari 10-12 compagni non parlano o quasi

l'italiano sono gli studenti italiani a non aver garantito il loro diritto ad apprendere previsto

dalla Costituzione”. Sala da amministratore locale chiede di mettere da parte i colori e le

posizioni politiche. “Vorrei che si facesse un discorso onesto – prosegue – perché a volte

sono gli insegnanti stessi che non hanno ben chiaro come intendono integrare questi

bambini, chiedono mezzi e personale dedicato solo agli alunni stranieri, ma poi al dunque

non li utilizzano perché ideologicamente lo ritengono discriminatorio. E' facile scrivere

pagine e pagine di requisitorie contro quei genitori che scelgono liberamente di iscrivere i

loro figli in classi con pochi immigrati o che, a costo di grandissimi sacrifici, li mandano in

scuola private o paritarie. Se questo succede sempre più spesso però significa che il

problema esiste. Etichettarlo solo come "razzismo" non risolve nulla. Reputare più

importanti le proprie convinzioni ideologiche si diventa sordi e ciechi di fronte a un disagio

delle famiglie”.

(fonte http://www.bergamonews.it)

Page 65: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 64

Il muro della vergogna

(16 settembre 2013)

Treviso - Un anonimo cittadino scrive al sindaco Pd, Giovanni Manildo, per chiedere la

rimozione immediata di una grande scritta razzista che ormai, da tempo, campeggia lunga

la Restera, sul muro dell’ex mulino abbandonato. “Zingari ai forni, bravo Hitler, grazie”,

vergata con vernice nera e senza firma.

E’ inaccettabile che una tale scritta resti così tanto tempo senza essere cancellata, in una

zona, poi, di interesse naturale (parco del fiume Sile) e turistico.

L’anonimo cittadino sostiene di aver già segnalato, più di un mese fa, la cosa alla polizia

locale, chiedendone la cancellazione, ma senza ottenere alcun risultato. La notizia,

segnalata dal quotidiano

Il Gazzettino di Treviso, è per noi un invito ad agire. Visti i numerosi appelli caduti nel

vuoto, e data la gravità del fatto, chiediamo anche ai nostri lettori di scrivere al sindaco

Manildo per chiedere di cancellare questa vergogna ([email protected] oppure

[email protected]).

(Fonte http://www.cronachediordinariorazzismo.org)

Page 66: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 65

IL MESSAGGIO RAZZISTA IN VIA

BANDELLO: "ATTENTI, QUARTIERE

INVASO DAGLI ZINGARI

(16 settembre 2013)

Il cartello è stato affisso all'ingresso di un palazzo a Cagliari: messaggio contro

alcune famiglie di etnia rom che avrebbero occupato una casupola in via Chiabrera.

Un messaggio razzista scritto su un cartello che rischia di finire nel mirino degli inquirenti

per il suo contenuto: "Fate attenzione, il quartiere è stato invaso dagli zingari". Accade in

via Bandello, tra Cep e Fonsarda. La denuncia (se così si può definire) all'ingresso di una

palazzina per segnalare la presenza di alcune famiglie di etnia Rom che avrebbero occupato

abusivamente una casupola in via Chiabrera.

I particolari nell'articolo sull'Unione Sarda in edicola oggi

(http://www.unionesarda.it/)

Page 67: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 66

RADIO ISLAM RIPUBBLICA LE LISTE

ANTISEMITE

Tra i nomi ripresi da Stormfront anche docenti di

Ferrara

(16 settembre 2013)

È ricomparsa su internet l’inquietante lista antisemita pubblicata nel 2009 dal sito

neonazista Stormfront, oggi chiuso. A mettere nuovamente all’indice personaggi della

cultura, dello spettacolo e del giornalismo ‘rei’ di essere ebrei o bollati come “filosemiti” è

questa volta Radio Islam.

Radio Islam (da non confondere con Radioislam.com, media americano) nasce nel 1987

come programma radio. Il fondatore è Ahmed Rami, ex militare marocchino fuggito dal

suo paese dopo aver preso parte a un tentativo di golpe contro il re Hassan II. Rami trova

rifugio in Svezia. Nel 1996 nasce il sito radioislam.org, più volte sotto accusa in Francia e

Svezia per istigazione all’odio razziale.

Page 68: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 67

Nella pagina di presentazione Radio Islam si definisce un’associazione apolitica, “che

agisce per promuovere maggiori e migliori relazioni tra l’”occidente” e il mondo arabo e

islamico”. In che modo? Schierandosi contro “tutti i tipi e forme di razzismo, contro ogni

discriminazione basata sul colore della pelle, la fede religiosa e il gruppo etnico”. E il

primo razzismo da combattere, secondo i seguaci di Rami, è quello “ebraico verso i non-

ebrei”, che persegue “gli obiettivi del sionismo internazionale, l’ultima ideologia razzista

ancora vivente”.

Di qui la guerra santa telematica contro Israele, che “costituisce, per la sua sola esistenza,

una completa provocazione ad ogni principio, regola e legge internazionale, e il razzismo

ebraico una violazione di ogni etica e morale conosciuta dall’uomo”. Un ‘jihad’ sui generis

che vede il sito ufficiale di Radio Islam (www.radioislam.org) tradotto in 33 lingue. Tra le

sezioni nazionali c’è quella in italiano che accoglie le categorie potere ebraico, razzismo

ebraico, sionismo, terrorismo, revisionismo, protocolli di Sion e gli interventi di noti

negazionisti dell’Olocausto, da Robert Faurisson a Mark Weber. Nel pantheon delle

letture consigliate rientra anche Mein Kampf.

In questo florilegio di interventi e discussioni è spuntata di recente anche la “Lista degli

ebrei influenti italiani” (http://www.radioislam.org/islam/italiano/potere/lista-

ebraice.htm). Sotto il titolo de “Il monopolio ebraico nei mass media in Italia” campeggia

una lunga serie di nomi messi all’indice perché ebrei o filosemiti. Si va da Alain Elkann a

Fiamma Nirenstein, da Gad Lerner a Clemente Mimun, da Enrico Mentana a Paolo Mieli,

da Monica Setta a Corrado Augias, per citare i più noti. È la stessa lista che venne

pubblicata anni fa da siti come Stormfront e Holywar, oggi oscurata e non più

rintracciabile in rete. Salvo che su radio Islam.

La lista chiude glossando sul mistero di come sia possibile “che gli ebrei che

rappresentano lo 0,1 percento della popolazione occupano non solo i trust economici

Page 69: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 68

(maggiori banche, assicurazioni e aziende trust) ma pure tutte le maggiori testate

giornalistiche e televisive”.

Il malleus maleficarum di Radio Islam prosegue con scrittori, attori e registi (dove

compare il ferrarese Arnoldo Foa) e i docenti universitari. Tra questi vengono messi

all’indice quattro docenti dell’Università di Ferrara: Anita Gramigna, del dipartimento di

studi umanistici di Unife; Carlo Pancera, docente di storia della pedagogia; Annalisa

Pinter, professoressa di educazione comparata; e Marco Righetti, già docente a contratto

di Educazione degli adulti e di Didattica generale presso l’Università di Ferrara.Il motivo?

“Nelle nostre università – si legge nel testo copiato e incollato da Stormfront -, non

mancano i devoti “Sayanim” [gli ‘agenti dormienti’ al sevizio di Israele]. I sayanim nelle

nostre università collaborano con l’intelligence israeliana, che ha, proprio nella più grande

università dello “stato ebraico”, il centro nevralgico della raccolta dati. Pochi sanno che,

nell’Università di Tel-Aviv vi è un immenso database, nel quale vengono, in eterno,

schedati coloro i quali hanno parlato in modo non ossequioso delle “Stato” nazista di

Israele. Se loro fanno le loro liste, perché noi non dovremmo fare le nostre?”. E la

risposta si dipana di seguito con decine e decine di nomi di “persone potenzialmente

pericolose”.

(fonte http://www.estense.com)

Page 70: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 69

TORTOLÌ, DISABILE PRIGIONIERO IN CASA "IMPOSSIBILE ATTRAVERSARE LO STERRATO"

Trentaquattro anni, da 12 convive con la sclerosi multipla e da altrettanti è

"prigioniero" in casa. Succede a Tortolì.

(16 settembre 2013)

Pierpaolo Loddo (nella foto) ha 34 anni e da 12 la sclerosi che lo tiene fermo su una sedia a

rotelle. Fuori dalla sua abitazione nel quartiere Is Murdegus, a Tortolì, c'è una lunga strada

sterrata, piena di buche impossibile da attraversare.

Basterebbero 60 mq d'asfalto per restituire la libertà a Pierpaolo.

I dettagli della notizia oggi in edicola con L'Unione Sarda nell'articolo di Mariella Careddu.

(fonte http://www.unionesarda.it/)

Page 71: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 70

Disabili, accuse alle terme di Salice e

Rivanazzano

L’associazione Acod presenta un esposto a Regione e

Asl di Pavia «Problemi per l’accesso a chi ha un

handicap». La replica delle strutture

(16 settembre 2013)

SALICE/RIVANAZZANO. Le Terme di Salice e di Rivanazzano “negate” ai disabili?

Una denuncia in questo senso arriva dalla Acod, l’Associazione Consumatori Disabili

presieduta dal pavese Lorenzo Pernetti. Nei giorni scorsi l’Acod ha inviato un esposto alla

Regione Lombardia, all’Asl di Pavia e allo Sportello antidiscriminazioni che ha sede nel

Comune di Pavia.

Pernetti, che è portatore di una grave disabilità che lo costringe sulla carrozzina da ormai

trent’anni, racconta una sua esperienza personale «ma rappresentativa» dei disagi e dei

problemi che, secondo il suo esposto, potrebbero subite o hanno subito altre persone

disabili. Importante una premessa: «Entrambi gli stabilimenti termali - sottolinea Pernetti -

sono stati sottoposti a ristrutturazione grazie all’erogazione di significativi finanziamenti

pubblici; prima delle rispettive ristrutturazioni risultavano inaccessibili e non fruibili da

soggetti nelle condizioni del sottoscritto». Insomma, ora dovrebbero essere in regola.

Invece, quando Pernetti si presenta alle due Terme (nel mese di agosto), si trova subito in

difficoltà. Nell’esposto denuncia «gravi carenze strutturali nell’accessibilià e visibilità delle

piscine termali, delle “zone vapori” e di altre parti destinate all’erogazione di servizi”, e

significative carenze relazionali da parte delle rispettive direzioni e del personale

interpellate». In un caso, a Rivanazzano Terme, «mi è stato persino negato l’accesso alla

piscina in ragione della presenza di alcuni bagnanti». In buona sostanza, Pernetti chiede un

intervento delle autorità per evitare «il verificarsi di situazioni o comportamenti idonei a

determinare discriminazione diretta o indiretta nei confronti di soggetti disabili».

Le direzioni delle due società che gestiscono le Terme hanno subito replicato. Da

Rivanazzano, il responsabile Giorgio Matto precisa: «Escludo ogni discriminazione e la

struttura è perfettamente agibile ai disabili. Ricordo il problema che si era verificato con il

Page 72: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 71

dottor Pernetti. Il fatto è che il nostro è un piccolo stabilimento termale e accettiamo

clienti solo su prenotazione, proprio per fornire un servizio accurato. Una scelta, la nostra,

ancor più ragionevole se il cliente è una persona con disabilità. Secondo il presidente

dell’Acod noi dovremmo aver un elevatore per la piscina, ma è un impianto che non è

richiesto dalla normativa che abbiamo sempre rispettato. D’altro canto, è interesse di una

struttura come la nostra fornire alle persone con disabilità il miglior servizio possibile e

un’accoglienza accurata».

La direzione delle Terme di Salice, invece, è meno precisa nella replica per ovvie ragioni: da

poco tempo la proprietà è cambiata (il socio di maggioranza è Elio Rosada, ex assessore a

Voghera): «Non siamo in grado di dare una risposta precisa - spiegano da Salice - perché

all’epoca non eravamo noi alla guida della struttura, ma evidentemente escludiamo,

conoscendo il personale, qualsiasi atteggiamento discriminatorio nei confronti dei disabili.

Disabili che siamo in grando di accogliere e di assistere». Esiste però un problema - viene

ammesso - per la piscina termale che ha un muretto che provoca qualche disagio per

l’accesso, ma «si può utilizzare un’altra piscina termale ed il personale è sempre disponibile

per aiutare i clienti».

(fonte http://laprovinciapavese.gelocal.it)

Page 73: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 72

La storia - «Offende il Corano». «No, è romantico».

Dibattito aperto in Egitto

Lo scatto pubblicato su Facebook

accende una disputa fra tradizionalisti

indignati e giovani stanchi di subire i

diktat familiari e i pregiudizi sociali

(16 settembre 2013)

Si baciano per strada sullo sfondo dei graffiti dell'Egitto rivoluzionario: lui con i capelli

ricci e la felpa col cappuccio, lei col volto incorniciato dallo hijab, il velo islamico. Chissà se

la foto di questi giovani egiziani diventerà un simbolo, come il bacio romantico davanti

all'Hôtel de Ville fotografato da Robert Doisneau nella Parigi del 1950, o come quello tra il

marinaio e l'infermiera a Times Square, di Alfred Eisenstaedt, icona della fine della

Seconda guerra mondiale. Una cosa è certa: da quando l'attivista Ahmad El Gohary ha

pubblicato l'immagine (anonima) su Facebook, oltre a ricevere decine di «mi piace», è stato

bombardato da commenti furiosi: «È contro l'Islam!», «Andranno all'inferno», «Sono atei».

In Egitto ci sono leggi sulla pubblica decenza contro questo genere di effusioni, anche se

non sempre vengono applicate. «Ma potevano essere picchiati, e la ragazza poteva subire

molestie sessuali», spiega al Corriere Ghada Abdel Aal, autrice del bestseller Che il velo sia

da sposa (Epoché). «La cosa assurda è che, quando le donne subiscono molestie, nessuno

interviene, ma se una coppia si bacia, allora è scandaloso». A risultare ancora più

scandaloso è il fatto che la ragazza sia velata, perché «il velo si accompagna all'immagine di

una donna modesta che non cerca di attirare l'attenzione degli uomini».

«Anche questa foto è un'icona di un'era, ma credo che sia ancora più rivoluzionaria di

quelle occidentali», commenta Mansoura Ez Eldin, autrice del romanzo Oltre il Paradiso

(Piemme). «È un bacio tra due ragazzi che sono stufi di tutte le restrizioni ed esprimono il

proprio amore in pubblico. Dimostra che la gioventù della rivoluzione è diversa. E che il

velo oggi può indicare molte cose: classe sociale, consuetudine, obbligo della famiglia. Non

Page 74: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 73

per forza una ragazza con lo hijab è conservatrice: e un giorno potrebbe trovare il coraggio

di toglierlo».

Togliersi il velo è un fenomeno sempre più diffuso in Egitto, nota Ghada, che ha iniziato a

indossarlo al primo anno di università, perché altrimenti le dicevano che era «una ragazza

facile». «Molte delle mie amiche adesso lo stanno togliendo, e molte ne parlano. Ci sto

pensando anch'io. E mentre baciarsi in pubblico - spiega - difficilmente diventerà "una

moda" in Egitto, molte donne stanno sfidando le tradizioni in altri modi. Non tutte vanno

in piazza a reclamare i propri diritti, lo fanno solo le più istruite. Ma ci sono studentesse e

casalinghe di diverse classi sociali che sfidano le tradizioni andando all'università in un'altra

città, oppure affittando un appartamento da sole, scegliendo mestieri considerati maschili,

o togliendosi il velo. Anche se non abbiamo una portavoce né un movimento che ci

riunisca, questi cambiamenti sono reali».

Sono fenomeni alimentati anche dalla delusione nei confronti dei Fratelli musulmani,

concordano le due scrittrici. «Non erano solo un partito politico: si presentavano anche

come interpreti del corretto significato dell'Islam - spiega Ghada -. Dopo averli visti

governare in modo inetto e corrotto, liberare miliziani islamici dalle carceri, bandire le

immagini di donne non velate dai libri di scuola, molti egiziani, i più giovani in particolare,

hanno cominciato a non crederci più e ad ascoltare altre interpretazioni. Non vuol dire che

siamo meno religiosi, ma che cerchiamo la verità dell'Islam. E se in passato, in moschea, le

persone ascoltavano i predicatori senza fiatare, adesso trovi gente che interviene, li

corregge, e si mette pure a litigare con loro». (Viviana Mazza)

fonte www.corriere.it)

Page 75: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 74

STAMPA ESTERA Estrasburgo investiga el caso de la letrada expulsada de la Audiencia por llevar hiyab

(19 settembre 2013)

La letrada Zoubida Barik sostiene que el presidente del

tribunal, Gómez Bermúdez, la discriminó y atentó contra

la libertad religiosa Manuel Altozano

El Tribunal Europeo de Derechos Humanos (TEDH), con sede en Estrasburgo (Francia) ha

admitido a trámite la demanda presentada por la abogada Zoubida Barik por haber sido

expulsada de un juicio en la Audiencia Nacional al negarse a quitarse el pañuelo islámico o

hiyab. La letrada, a la que ni el Consejo General del Poder Judicial ni el Tribunal Supremo

dieron la razón, asegura que, con esa decisión, el entonces presidente de la Sala de lo Penal

de ese tribunal, Javier Gómez Bermúdez, la habría discriminado respecto al resto de

abogados personados en el juicio y habría atentado contra su derecho a la libertad religiosa.

En una vista por delitos de terrorismo islamista, celebrada el 29 de octubre de 2009,

Gómez Bermúdez -ahora titular del Juzgado Central de Instrucción 3-, presidente

entonces del tribunal al que correspondió el caso, no permitió que Barik permaneciera

en estrados con su pañuelo en la cabeza. La abogada alegó que había asistido a otros

muchos juicios sin que se hubiera producido ningún problema. Sin embargo, al no

obedecer al magistrado, tuvo que seguir el juicio desde los bancos reservados al

público. La abogada de religión musulmana no representaba a ninguna de las partes,

sino que prestaba apoyo a un compañero.

La letrada recurrió la decisión del expresidente de la Sala de lo Penal ante la Sala de

Gobierno de la Audiencia Nacional, pero esta última envió su petición al Consejo

General del Poder Judicial al considerar que no era competente para resolver el recurso.

Page 76: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 75

Ante la falta de respuesta del órgano de Gobierno de los jueces, Barik presentó otro

recurso de protección de derechos fundamentales ante la Sala de lo Contencioso del

Supremo, que también denegó su petición por cuestiones formales. Por último, el

Constitucional rechazó de plano el recurso de amparo que presentó. Sus magistrados

consideraron que no se había vulnerado ningún derecho fundamental.

Ahora, sin embargo, Estrasburgo sí admite a trámite el caso y da traslado al Gobierno

español para que presente las alegaciones que considere pertinentes. Barik, defendida

por el abogado murciano José Luis Mazón, considera que la normativa sobre la

indumentaria que los letrados deben llevar en los procesos no prohíbe expresamente el

hiyab. La abogada alega también ante el TEDH que Gómez-Bermúdez la discriminó

respecto al resto de los letrados presentes en el juicio que, vestidos con la toga, como

ella, pero sin pañuelo islámico, sí pudieron asistir al juicio.

"Aunque todavía no hay sentencia, la decisión del tribunal de Estrasburgo es importante

por si sirve para el resto de mujeres musulmanas que se encuentren en la misma

situación", explica por teléfono Barik. "Esto demuestra que hay jueces que ven cosas de

otra manera, jueces multiculturales a los que les importa el comportamiento y el trabajo

de las personas y no como vayan vestidas; ¿qué más da si llevo pañuelo? Lo importante

es que pueda hacer mi trabajo y defender a mi cliente.

En su escrito de alegaciones al Consejo General del Poder Judicial, Gómez Bermúdez

justificó la expulsión de Barik invocando el artículo 37 de Estatuto General de la

Abogacía. Ese precepto, obliga a los abogados a vestir toga en los juicios y

“potestativamente” birrete. De esa norma, el magistrado deducía que “la regla es que no

pueden llevarse prendas en la cabeza, de ahí que tenga que mencionar expresamente el

birrete”. “La ley no puede definir en negativo lo que no se puede llevar, no se puede

decir: no se podrá llevar mantilla, sombrero cordobés, barretina catalana, txapela vasca,

etcétera”, defendía en su escrito.

Ante el Tribunal Supremo, Barik alegó que los jueces de Ceuta y Melilla, al contrario

que Gómez Bermúdez, sí permitían el uso del hiyab en estrados. También se refirió a

los ordenamientos jurídicos de otros países de nuestro entorno. Así, aseguró que los

jueces británicos autorizan el turbante para los abogados de religión sij y los de Estados

Unidos permiten usar kipa a los letrados judíos. La abogada también consideraba

vulnerado su derecho al honor, la intimidad y la propia imagen porque "iba vestida en

consonancia con sus convicciones religiosas o culturales" sin molestar o dañar a nadie

por ello.

Page 77: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 76

Tras el incidente, el Ministerio de Justicia ofreció a Barik un puesto como gestora

procesal con funciones de secretaria judicial en el Juzgado de Paz de Arroyomolinos

(Madrid). "He adquirido muchísima experiencia", explica la abogada, que tras dos años

en ese puesto, acaba de volver a ejercer su profesión. "Durante todo ese tiempo era la

que daba fe en el juzgado y he tenido que casar a un montón de parejas y celebrar

juicios de faltas", cuenta entre risas. En ninguno de esos actos, ni en los juicios

laborales que ha tenido desde que volvió a la abogacía el hiyab ha sido un problema.

Lo que Lo que Lo que Lo que dice la leydice la leydice la leydice la ley

El expresidente de la Sala de lo Penal y actual titular del juzgado

central de Instrucción 3 de la Audiencia Nacional Javier Gómez

Bermúdez. / SAMUEL SÁNCHEZ

Estatuto de la Abogacía Española (2001). Artículo 3 7.

- 1. Los abogados comparecerán ante los Tribunales vistiendo toga y,

potestativamente, birrete, sin distintivo de ninguna clase, salvo el colegial,

y adecuarán su indumentaria a la dignidad y prestigio de la toga que

visten y al respeto a la Justicia.

- 2. Los abogados no estarán obligados a descubrirse más que a la entrada y

salida de las Salas a que concurran para las vistas y en el momento de

solicitar la venia para informar.

Reglamento 2/2005 de Honores, Tratamiento y protoco lo en la Actos

judiciales solemnes. Artículo 33.

- (...) Fiscales, Secretarios, Abogados del Estado, Abogados y Procuradores

en actos solemnes judiciales y actos jurisdiccionales que tengan lugar en los

estrados, usarán toga y, en su caso, placa y medalla. En todo acto

jurisdiccional llevarán traje o vestimenta acorde con la solemnidad del acto.

(fonte http://elpais.com/)

Page 78: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 77

Secret ban on face veils for staff at 17

hospitals

(19 settembre 2013)

At least 17 NHS hospitals have banned front line staff from wearing

the veil, The Telegraph has learned, as ministers called for new

guidelines to ensure all patients can have “face to face” contact with

those who care for them.

An investigation by The Telegraph has found 17 NHS hospitals across five NHS trusts

which have already quietly instituted a ban on front line staff wearing the niqab Photo:

REX FEATURES

By Laura Donnelly and Rhiannon Williams

The Government last night ordered a

review of all health service policies on

workers’ uniforms. It will ask

professional regulators to draw up

clear rules so that communication with

patients is always given priority over

the right of a nurse or doctor to wear a

veil.

It follows indications from David Cameron that he would support public sector bodies

wishing to ban staff from covering their faces. MPs have called for a national debate

on the issue.

An investigation by The Telegraph has found 17 NHS hospitals across five NHS trusts

which have already quietly instituted a ban on front line staff wearing the niqab — a full

veil which covers the face — while in contact with patients.

There are 160 NHS trusts in England. With no national guidance, the vast majority

make no such ruling, leaving decisions to the discretion of local managers. In some

cases, uniform policies specifically state that the veil can be worn by front line staff for

religious reasons.

Page 79: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 78

Dr Dan Poulter, the health minister, has ordered a review of all current health care

guidance on the issue and asked clinical regulators to draw up clear rules to ban the

wearing of the face veil by health care staff while they are in contact with patients

He told The Telegraph: “I am proud of the rich ethnic diversity of our health care

workforce and support appropriate religious and cultural freedoms, but a vital part of

good patient care is effective verbal and non-verbal communication.

“Being unable to see a health care professional’s face can be a barrier to good and

empathetic communication with patients and their families. That is why I am writing to

all health care regulators to ask them to look into this matter and to review their

professional regulations, to ensure that there is always appropriate face to face contact

between health care professionals and their patients.”

Earlier this week, Jeremy Browne, the Home Office Minister, called for a national

debate on the issue, but on Tuesday, Theresa May, the Home Secretary, said it was

not the role of the state to tell women what to wear. Their interventions came after a

district judge ruled that a Muslim woman must remove her veil while giving evidence,

saying that the issue had the potential to drive a “coach and horses” through centuries

of justice. The Telegraph investigation found that the 17 NHS hospitals had clear

policies stating that front line staff should not be allowed to cover their faces while in

direct contact with patients. Some went further, to say that face veils should not be

worn in situations where communication is essential, such as training.

Many of the hospitals which have introduced explicit restrictions are in parts of the

country that have high Muslim populations, such as East London, and Bradford and

Dewsbury in Yorkshire. The policy drawn up by Bradford Teaching Hospitals NHS

Foundation trust, which runs Bradford Royal Infirmary and St Luke’s Hospital, states:

“To ensure effective communication, clothing which covers the face (veil/niqab) is not

permitted for any staff in contact with patients, carers or visitors or for staff in other

roles where clear face to face communication is essential, for example, training.”

Staff who wish to wear a veil when they are not working, such as in breaks, or during

their lunch, or walking around the buildings, are told they may do so, but should be

prepared to remove their veil if asked to check their identity against their ID badge,

according to the guidance drawn up last year. Similar rules were introduced last year

by Mid Yorkshire Hospitals NHS Trust, which operates Pinderfields Hospital,

Pontefract Hospital and Dewsbury and District Hospital.

At Barts Health NHS trust, which runs Mile End Hospital, Newham University Hospital,

The London Chest Hospital, The Royal London Hospital, St Bartholomew’s Hospital

and Whipps Cross University Hospital, the policy is that faces must not be covered

while staff are treating patients. Wrightington, Wigan and Leigh NHS trust, which runs

three hospitals in Greater Manchester and Lancashire, says face coverings should not

Page 80: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 79

be worn when delivering patient care in order to aid communication and minimise

infection risks.

The rules drawn up by Northern Lincolnshire and Goole Hospitals NHS Foundation

Trust, which runs Diana, Princess Of Wales Hospital, Goole and District Hospital, and

Scunthorpe General Hospital state that during interactions with patients or clients, the

face should not be covered.

However, the vast majority of uniform and appearance policies drawn up by the 160

NHS trusts make no reference to the veil, leaving decisions to local managers.

Wirral University Teaching Hospital Foundation trust, which runs Arrowe Park Hospital

and Clatterbridge Hospital, specifically states that veils may be worn if required for

religious reasons. Dr Sarah Wollaston, the Conservative MP for Totnes in Devon and a

former GP, said: “I think the same rules should apply to everyone: if I chose to wear a

balaclava to work that would not be acceptable.

“There are many areas — the courts, schools and hospitals — where the veil is simply

not appropriate because you need clear communication.

“I’m surprised that there aren’t more female politicians making a stand on this; making

it clear that women need to be seen and heard in our society.”

(fonte The Telegraph)

Page 81: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 80

Jeremy Browne: Ban Muslim women

from wearing veils in schools and public

places

(16 settembre 2013)

Britain should consider banning Muslim girls and young women from wearing veils in

schools and public places, a Home Office minister has said.

Jeremy Browne, a Liberal Democrat, said there needs to be a national debate about

whether the state should step in to protect young women from having the veil “imposed” on

them.

Mr Browne said he is “instinctively uneasy” about banning behaviour, but suggested the

measure may still be necessary to ensure freedom of choice for girls in Muslim

communities.

The Home Office minister is the first senior Liberal Democrat to raise such deep concerns

about Islamic dress in public places. A growing number of Conservative MPs also want the

Government to consider a ban.

Page 82: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 81

Nick Clegg, the Deputy Prime Minister, has suggested he may support banning the veil in

classrooms, but downplayed the chances of wider restrictions.

He said: “My own view, I don’t think we should end up like different countries where we tell

people how they go about their business. I do think there is an issue with teachers in the

classroom…that might be an area where a full veil might be inappropriate.”

Tory MPs, including a vice-chairman of the party, have now voiced support for Mr Browne.

Mr Browne told The Telegraph: “I think this is a good topic for national debate. People of

liberal instincts will have competing notions of how to protect and promote freedom of

choice.”

He added: “I am instinctively uneasy about restricting the freedom of individuals to observe

the religion of their choice. That would apply to Christian minorities in the Middle East just

as much as religious minorities here in Britain.

“But there is genuine debate about whether girls should feel a compulsion to wear a veil

when society deems children to be unable to express personal choices about other areas

like buying alcohol, smoking or getting married.

“We should be very cautious about imposing religious conformity on a society which has

always valued freedom of expression.”

His comments follow a political row last week over a decision by Birmingham Metropolitan

College to ban veils.

The college was accused of discriminating against Muslims when it ordered all students,

staff and visitors to remove face coverings so individuals are “easily identifiable at all

times”. It then backtracked after a petition attracted 8,000 signatures in 48 hours and the

policy drew criticism from politicians.

Under the current guidance, schools are entitled to set their own uniform policy.

Mr Cameron has so far declined to revisit the rules on veils in schools, but his position is

coming under pressure as MPs from across the political spectrum speak out.

Downing Street has said the Prime Minister would support a ban on full-face veils in his

children’s schools, but insisted the final decision should rest with head teachers.

However, back-bench Tory MPs yesterday suggested that the rules should be changed to

instruct schools to enforce a ban on face coverings.

Dr Sarah Wollaston, the MP for Totnes, said the veils are “deeply offensive” and are

“making women invisible”. She suggested that the niqab should be banned in schools and

colleges.

Writing for The Telegraph, she said: “It would be a perverse distortion of freedom if we

knowingly allowed the restriction of communication in the very schools and colleges which

should be equipping girls with skills for the modern world. We must not abandon our

cultural belief that women should fully and equally participate in society.”

Page 83: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 82

Bob Neill, a vice-chairman of the Conservative Party, backed Mr Browne’s call for a

national debate about a ban. “I do think we need to have a serious conversation about it,”

he said.

He said that schools should be able to ban children who persist in covering their faces in

lessons.

“Schools should be allowed to say if you want to go into lessons in our schools you have

got to comply with the rules,” he said. “You can’t allow the teaching of the majority to be

undermined, to be disrupted by that.”

Schools and colleges are given the freedom to set their own policies on uniform covering

areas such as the length of skirts and suitable haircuts.

Guidance from the Department for Education states that it should be possible for various

religious beliefs to be accommodated within individual institutions’ policies.

The right to a particular religious dress code is safeguarded by the Human Rights Act 1998

and must be followed by schools and colleges, it is claimed.

But the guidance says that teachers can lawfully impose policies that “restrict the freedom

of pupils to manifest their religion” – for example, by covering their face or carrying the

traditional Sikh kirpan dagger – on various grounds.

The DfE guidance, last issued in 2012, says: “Where a school has good reason for

restricting an individual’s freedoms, for example, to ensure effective teaching, the

promotion of cohesion and good order in the school, the prevention of bullying, or genuine

health and safety or security considerations, then the restriction of an individual’s rights to

manifest their religion or belief may be justified.”

Peter Bone, the Tory MP for Wellingborough, said: “From a security point of view you need

to be able to see the faces of people – in the House of Commons when we go through a

division [to vote] we are not allowed to cover our face. There is a security issue here that is

worth debating.”

Last week a judge allowed a defendant to enter a plea in a Crown Court case while

wearing a full niqab. He is expected to give a ruling on whether she will be allowed to wear

the veil throughout her trial, which is due to take place at Blackfriars Crown Court in

November.

(fonte http://www.telegraph.co.uk)

Page 84: Rassegna settimanale 16-20 settembre 2013

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 16-20/09/2013

Contact Center Unar –| Ad uso interno 83

Francia prohíbe un matrimonio gay por

un convenio con Marruecos

(16 settembre 2013)

Dominique y Mohamed, una pareja homosexual franco-marroquí residente en Chambéry

(este de Francia), tuvo que renunciar a su boda el sábado porque la Fiscalía les comunicó,

con 48 horas de antelación, que un convenio bilateral entre Francia y Marruecos prohíbe a

los marroquíes casarse con personas de su mismo sexo.

La pareja ha decidido acudir a los tribunales para ver reconocido su derecho al

matrimonio. Su abogado, Didier Besson, ha dicho que recurrirá la decisión del fiscal, quien

ha achacado su negativa a las instrucciones recibidas del ministerio de Justicia, que

considera que el acuerdo internacional entre París y Rabat “prevalece sobre el código civil”

francés.

Una circular del ministerio precisó en mayo, poco después de la promulgación de la ley

conocida como “Matrimonio para todos”, que la norma no será exactamente para todos

porque los ciudadanos de once países -Marruecos, Polonia, Bosnia, Montenegro, Serbia,

Kosovo, Eslovenia, Túnez, Argelia, Camboya y Laos- no pueden contraer matrimonio con

personas del mismo sexo.

El abogado Besson alega que el acuerdo franco-marroquí firmado en 1981 no debe

aplicarse en derecho interno, puesto que Marruecos también prohíbe el matrimonio entre

musulmanes y no musulmanes y esa norma no se aplica en Francia. Los colectivos gais

reclaman al ministerio que inscriba la ley como “principio superior” para elevarla sobre las

leyes extranjeras.

(fonte http://sociedad.elpais.com)

unar.it