rassegna settimanale 23 -27 settembre 2013
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Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZION I RAZZIALI
RASSEGNA STAMPA
SETTIMANALE MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO
DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB
Anno IV - Roma, 23-27 Settembre 2013
A cura di
Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione
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Collaborazione
Monica D’Arcangelis,
Alessandro Tudino
Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 23-27/09/2013
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"Indagate la prof razzista Ha offeso un bimbo africano" (27 settembre 2013)
Frasi offensive pronunciate da un'insegnante di una scuola media fiorentina nei confronti
di un bimbo di 12 anni adottato da un magistrato toscano. L'accusa è "maltrattamento
psicologico"
"Non per offenderti, ma l'adozione è una cosa sbagliata perché sia gli uomini che
gli animali devono stare nel loro ambiente". Frasi deprecabili tanto più perché
pronunciate da una professoressa nei confronti di un bambino di 12 anni d'origini africane
adottato da una coppia fiorentina. E non si è fermati lì l'insegnante della scuola media:
"Tutti dovrebbero stare a casa loro. Perché voi africani venite qui? Ve ne dovreste tornare
nel vostro paese". Parole ispirate da un razzismo becero che hanno ferito profondamente il
bambino e giustificato il provvedimento del magistrato per "maltrattamento psicologico
aggravato dalla discriminazione razziale e per ingiurie nei confronti di un minorenne". I
fatti risalgono a due anni fa; oggi il pm ha notificato all'insegnante l'avviso di conclusione
indagini e chiesto al giudice che valuti la richiesta di portare alla sbarra l'insegnante.
Considerato che uno dei genitori adottivi è un magistrato in servizio presso un tribunale
toscano, per evitare qualsiasi tipo di possibili ingerenze, il procedimento giudiziario è
condotto dai giudici genovesi. (fonte http://genova.repubblica.it)
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Aveva il Duce sulla maglietta.
Condannato ultrà dell'hockey La Cassazione conferma la sentenza per il tifoso dell'Alleghe «Cavallo Pazzo» che
aveva violato la legge Mancino nella trasferta in Val Pusteria nel 2007
(27 settembre 2013)
BOLZANO - Vietato andare allo stadio con magliette che riproducono l'immagine di
Benito Mussolini e frasi inneggianti al fascismo e al nazionalismo, specie in regioni con una
storia «particolare» come l'Alto Adige: questo tipo di abbigliamento — sottolinea la
Cassazione confermando la condanna per Cristian Pianezze, ultrà dell'hockey alleghese
detto Cavallo pazzo, tra i capi del Nucleo disagiati alcolici — viola la legge Mancino che
combatte il razzismo e le discriminazioni. Senza successo, Pianezze si è rivolto alla
Suprema Corte per contestare il verdetto di colpevolezza emesso a suo carico dalla Corte
di Appello di Trento, il 9 febbraio 2012, nonostante i giudici di merito avessero usato con
lui la clemenza di commutargli in 2.280 euro di pena pecuniaria i due mesi di arresto che gli
erano stati inflitti in primo grado, il 28 settembre 2010, dal Tribunale di Bolzano (sezione
distaccata di Brunico). L'ultrà, classe 1982, era stato arrestato durante l'incontro in trasferta
Val Pusteria-Alleghe del 25 ottobre 2007 durante un intervento dei carabinieri che
cercavano di sedare la tifoseria ospite che sputava e si scalmanava contro i padroni di casa.
Pianezze, tra i più esagitati e violenti, picchiò anche uno dei militari e fu portato in
caserma, seguito dal resto degli ultrà che inscenarono una manifestazione di protesta. Il
militare non lo denunciò ma gli venne sequestrata la felpa con l'immagine del Duce e
l'incitazione «credere, obbedire, combattere»
(fonte http://corrieredelveneto.corriere.it)
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Sfrattati e accolti dall’Oasi di Paratico:
minacce e insulti razzisti L'associazione Mamma dell'Amore di Paratico ha accolto gratuitamente una
famiglia di immigrati con quattro figli, il più grande ha solo 7 anni. Volontari
minacciati e insultati dai razzisti del paese
(27 settembre 2013)
Sono stati sfrattati qualche settimana fa dalla loro
casa di Coccaglio: il padre ha perso il lavoro, faceva il
muratore, le spese d’affitto erano diventati insostenibili.
Un’intera famiglia è stata allora accolta dall’Oasi
Mamma dell’Amore di Paratico, associazione senza
scopo di lucro che da anni lavora sul territorio e si
occupa appositamente di opere caritatevoli.
Sono stati accolti e ospitati, gratuitamente, e in Via Gorizia ci resteranno per almeno
un mese. In attesa che le cose vadano un po’ meglio, papà e mamma con quattro figli, e il
più grande ha solamente sette anni. Ma non tutti hanno accettato con un sorriso la scelta
dei volontari dell’Oasi franciacortina.
Negli ultimi giorni infatti in sede sono arrivate telefonate minatorie, lettere cariche
d’insulti e di odio, perfino insulti faccia a faccia. “Dovete smetterla di aiutare gli stranieri”,
oppure “prima gli italiani, anche perché questi qua sono musulmani e puzzano”.
Un respiro profondo, ma un’opera che continuerà per la sua strada. “Non bastano le
minacce – spiegano dalla Mamma dell’Amore – Il nostro compito è aiutare tutti coloro che
hanno bisogno”. Come se non bastasse, lo scorso luglio, la Madonnina che accoglie i
visitatori era stata imbrattata da vandali blasfemi, che l’avevano addirittura ricoperta di
escrementi.
(fonte http://www.bresciatoday.it)
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Roma: Assoc. 21 luglio, stampa e politici
alimentano stereotipi su rom
(27 settembre 2013)
Roma, 26 set - Ogni giorno, in Italia, si registrano 1,43 casi di incitamento all'odio e
discriminazione nei confronti di rom e sinti, per lo piu' attraverso dichiarazioni di
esponenti politici diffuse da giornali, siti web e social network. Stereotipi e pregiudizi verso
tali comunita', del resto, sono alimentati da una media giornaliera di 1,86 episodi di
informazione scorretta ad opera di giornalisti di testate locali e nazionali. Sono questi i dati
che emergono da ''Antiziganismo 2.0'', il rapporto dell'Osservatorio nazionale
sull'incitamento alla discriminazione e all'odio razziale dell'Associazione 21 luglio,
presentato questa mattina a Roma nella sede della Federazione Nazionale della Stampa
Italiana. Dal 1* settembre 2012 al 15 maggio 2013, il monitoraggio dell'Osservatorio 21
luglio, effettuato su circa 140 fonti, ha rilevato 370 casi di incitamento all'odio e
discriminazione e 482 casi di informazione scorretta in grado di alimentare il cosiddetto
fenomeno dell'antiziganismo, definito dalla Commissione Europea contro il Razzismo e
l'Intolleranza come ''una forma di razzismo particolarmente persistente, violenta, ricorrente
e comune che viene espressa, tra gli altri, attraverso violenza, discorsi d'odio, sfruttamento,
stigmatizzazione e attraverso le piu' evidenti forme di discriminazione''. Dei 370 casi di
incitamento all'odio e discriminazione, 281 (il 75% del totale) sono riconducibili ad
esponenti politici, 58 a privati cittadini e 20 a giornalisti. I giornali si sono rivelati il
principale strumento di diffusione (234 casi), seguiti da siti internet (51),Twitter (23) e
Facebook (10). Dal rapporto emerge che il 59% delle segnalazioni si riferisce ad iscritti ad
un partito di destra e di centro destra. In 90 casi, l'autore di una dichiarazione
discriminatoria e incitante all'odio e' stato un esponente della Lega Nord; seguono il
Popolo della Liberta' (74), La Destra (30) e Forza Nuova (11). In 9 casi l'autore e' stato
invece un esponente del Partito Democratico. Dal punto di vista della collocazione
geografica delle segnalazioni, al centro-nord va il primato relativo, con una percentuale del
52% delle segnalazioni, con il 22% nella sola Lombardia, mentre il centro-sud si attesta al
43%. Il dato piu' significativo appare quello relativo alla citta' di Roma, che da sola copre il
32% circa delle segnalazioni, praticamente un terzo di tutto il territorio nazionale. Per
quanto riguarda i casi di informazione scorretta, ovvero quelle notizie, diffuse in maniera
acritica, atte ad alimentare e rinforzare stereotipi e pregiudizi nei confronti di rom e sinti,
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tra le testate monitorate il rapporto evidenzia che il Corriere della Sera, nelle sue numerose
edizioni locali, oltre a quella nazionale, raggiunge il numero piu' elevato di segnalazioni
(12,9%), mentre il Tirreno si attesta su una percentuale dell'11%. Seguono Il Messaggero
con il 7,5%, il Tempo (6%), La Repubblica, soprattutto nelle edizioni milanesi e romane
((6%) e il Giornale d'Italia (4%). Il territorio lombardo, accumulando le percentuali di
Libero, Il Giornale e Il Giorno raggiunge una rappresentativita' sul campione di quasi il
20%. In seguito ai casi descritti, l'area legale dell'Associazione 21 luglio ha intrapreso 135
azioni correttive, tra cui 75 segnalazioni all'UNAR (Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali), 29 lettere di diffida, 10 esposti al Consiglio dell'Ordine
dei Giornalisti, 7 segnalazioni all'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori
di Polizia di Stato e Carabinieri (OSCAD). Tra i riscontri positivi ottenuti, la chiusura di
due blog che diffondevano contenuti lesivi della dignita' delle comunita' rom e la rettifica
dei contenuti di un paragrafo della guida National Geographic su Roma che criminalizzava
indistintamente i rom. (fonte ASCA)
Discriminazioni razziali Muzzupappa
squalificato dieci giornate L'episodio si sarebbe svolto nella partita di calcio Eccellenza pareggiata 1-1 contro
l'Arconatese domenica scorsa, probabile che la società granata decida di fare
ricorso contro la squalifica
(27 settembre 2013)
Busto Garolfo - Mano pesante del giudice sportivo,
che comunque avrebbe applicato soltanto il minimo
della pena nei confronti di Mattia Muzzupappa. Il
giocatore della Bustese, squadra di calcio che milita
nel campionato di Eccellenza, dovrà saltare ben dieci
giornate per «comportamento offensivo e
discriminatorio quanto alla origine razziale di un avversario»nella partita contro
l'Arconatese, pareggiata dai granata per 1-1. A questo punto la squadra potrebbe scegliere
di presentare ricorso per cercare di far ridurre la squalifica. Anche perché la Bustese non
sta attraversando un buonissimo momento di forma, e quindi un giocatore come
Muzzupappa farebbe molto comodo alla causa granata. (fonte http://www.ilgiorno.it)
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Razzismo, mannaia Figc. Ma la polizia
dov'è? (27 settembre 2013)
Domani sera tocca al Milan: in
occasione della gara con la Sampdoria,
curva chiusa per i cori contro i
napoletani. E' la quarta volta sinora in
campionato (e siamo solo all'inizio):
Lazio, Roma, Inter ieri e ora Milan. La
mannaia della Figc non risparmia
nessuno. Il 5 agosto scorso è stata
recepita la direttiva Uefa per stroncare il vergognoso fenomeno del razzismo. Giancarlo
Abete ha varato norme durissime, sin troppo secondo alcuni: niente esimenti o attenuanti,
in caso di cori razzisti (o di discriminazione territoriale, vedi Napoli) è automatica la
chiusura di una curva, o di un settore dello stadio. In caso di recidiva, gara a porte chiuse
(Lazio, Roma, Inter e Milan quindi rischiano moltissimo). Non piace al Viminale, e a molti
presidenti, questa decisione: ma Abete ha voluto dare un segnale di rottura con il passato,
visto che le ammende non servivano a nulla. Al Viminale c'è forte perplessità per queste
norme, che rischiano di innescare il ricatto da parte dei violenti nei confronti delle società.
Basta resistere, cosa che alcuni presidenti ultimamente non hanno fatto (leggi: Corioni,
Cairo e Spinelli). Ma anche la polizia ha le sue colpe: molto spesso alcune questure
sottovalutano il fenomeno-razzismo. C'è una legge che lo punisce, la legge Mancino:
d'accordo che non è facile da applicare, ma con buona volontà, e maggiore organizzazione,
qualcosa si può fare. Ci sono gli strumenti tecnici per individuare questi idioti. Il
compianto capo della polizia, Antonio Manganelli, aveva portato avanti il progetto degli
stadi senza polizia. Un'idea condivisa da tutti: ma si è visto ultimamente che gli stewards,
pochi e a volte sottopagati, da soli non ce la possono fare per combattere i violenti, i
prevaricatori. Quella che Roberto Massucci, vicedirettore Osservatorio, ha chiamato
"illegalità strisciante". E' arrivato il momento di dare una svolta negli stadi, se vogliamo
davvero riavvicinare le famiglie. Forse la polizia deve tornare, senza dare troppo
nell'occhio ma aiutando gli stewards in un'opera di "ripulitura" quantomai necessaria.
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A Reggio Emilia, in occasione di Sassuolo-Inter dalla tribuna erano stati sentiti
chiaramente cori contro Napoli e i napoletani. Ma nel referto di arbitro e 007 della Procura
federale non c'era nulla: non li hanno sentiti? Può anche capitare, dipende da dove ti trovi.
Oppure sono stati considerati "solo" ingiurie fra tifoserie, cosa peraltro (purtroppo)
abbastanza comune. L'Inter ha rischiato molto, essendo recidiva poteva vedersi chiudere
San Siro in occasione della gara con la Roma. Di solito Stefano Palazzi manda due inviati
della Procura per partita, uno si piazza in campo vicino alle panchine, l'altro in tribuna.
Forse due sono pochi per certe gare. E' chiaro che non basta il coro di pochi idioti per fare
scattare la segnalazione al giudice, altrimenti chissà quante partite si giocherebbero senza
spettatori. Ci vuole una discreta rappresentanza di incivili (tranquilli, si trovano
facilmente...) per fare scattare le porte chiuse o lo stadio chiuso. Così come abbiamo fatto
notare che gli spettatori perbene, la stragrande maggioranza, non prendono (quasi mai) le
distanze da questi beceri che penalizzano anche loro. Da considerare inoltre che in Italia la
sanzione è molto più severa rispetto all'estero: gli abbonati della curva chiusa infatti non
possono comprare un biglietto per un altro settore dello stadio. All'estero non succede, da
noi è possibile solo perché ci sono i biglietti nominativi. Per finire quindi, devono
intervenire non solo le questure ma anche i club. Aspetto ancora un presidente che
dica:"Noi quella gente non la vogliamo".(fonte http://www.repubblica.it)
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Popolazione in crescita: nel 2011 censiti
59.433.000 italiani. ''Decisivi'' gli
immigrati
(27 settembre 2013)
Lo attesta l'Istat che ha pubblicato il focus sulla ricostruzione della popolazione
residente per eta', sesso e cittadinanza nei comuni.
Roma, 27 settembre 2013 - Al 9 ottobre 2011 sono stati censiti in Italia 59 milioni 433 mila
residenti, 2 milioni 438 mila in piu' del 2001. Lo attesta l'Istat che ha pubblicato il focus
sulla ricostruzione della popolazione residente per eta', sesso e cittadinanza nei comuni.
La popolazione residente cresce ogni anno tra il 2002 e il 2011, con un contributo
''decisivo'' della popolazione immigrata. La crescita maggiore si e' avuta negli anni 2007-
2008 (rispettivamente, 429 mila e 348 mila residenti in piu') e negli anni 2003-2004 (+365
mila e +379 mila).
Nel decennio la dinamica naturale (nascite meno decessi) e' stata di segno quasi sempre
negativo, ad esclusione del 2004 e del 2006. In totale, dal 2001 al 2011, si sono avute 5
milioni 545 mila nascite contro 5 milioni 708 mila decessi.
Decisivo per la crescita demografica e' risultato il contributo positivo del saldo migratorio
con l'estero, che ha oscillato da un minimo di +157 mila unita' del 2006 a un massimo di
+436 mila del 2007. Nell'arco temporale intercensuario si contano 4 milioni 783 mila
immigrazioni dall'estero contro 2 milioni 182 mila emigrazioni. I movimenti migratori
interni, tra comuni, risultano pari a 15 milioni 423 mila.
(fonte http://www.stranieriinitalia.it/)
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Processo per Sebastiano Sartori, il prof
che inneggia al Ku Klux Klan
Rito direttissimo per Sebastiano Sartori, segretario di Forza Nuova. La scuola
aveva preso le distanze dall’insegnante
(26 settembre 2013)
VENEZIA. Sarà processato con rito direttissimo lunedì 30 settembre dal Tribunale di
Venezia il professore dell’istituto alberghiero Barbarigo Sebastiano Sartori. Deve
rispondere di istigazione alla violenza e all’odio razziale, sulla base della così detta legge
Mancino del 1993. A mandarlo a giudizio con il rito che è la stessa normativa a prevedere è
stato il pubblico ministero Walter Ignazitto e il difensore, l’avvocato Federica Bertocco, ha
già anticipato che chiederà un rinvio al Tribunale, un rinvio per i termini a difesa, in modo
da poter esaminare le carte dell’accusa e avere del tempo per impostare la linea difensiva.
Il docente di storia dell’arte ha inneggiato al “Ku Klux Klan”, l'organizzazione terroristica
che professava la superiorità della razza bianca negli Stati Uniti della segregazione razziale.
La frase choc e razzista del professore è apparsa sul suo profilo di facebook, giovedì 22
agosto a commento di un servizio pubblicato sul sito www.stranieriintalia.it riguardante la
possibilità per gli stranieri, sulla base di una nuova legge, di essere assunti dalla Pubblica
amministrazione. «Gli amici degli allogeni li avete votati voi ed ora ce la mettono nel c...»
scrive il docente nel suo post su facebook «Il cavallo di Troia lo avete trascinato voi dentro
la città e ora siamo finiti. “Ku Klux Klan” unica via». Sartori, segretario provinciale di
Forza Nuova e già candidato alla presidenza della Provincia, era stato contattato al
telefono, e non aveva fatto marcia indietro. «Non vedo perché dovrei pentirmi di quello
che è scritto, nel contesto in cui l'ho scritto», aveva spiegato, «un commento ironico di
fronte a una legge che rappresenta il peggiore degli incubi possibili, contro il quale tutti
dovremmo scendere in strada». Sartori non aveva ritenuto di dover rimuovere il post dal
profilo - pubblico e quindi visibile a tutti - del social network. Quasi tutti i docenti e gli
studenti dell’istituto dove insegna conoscono le posizioni di estrema destra di Sartori, ma il
suo ultimo commento, esplicitamente razzista e pubblico, non è passato inosservato, visto
il ruolo educativo che esercita in una scuola superiore. Precario da anni, Sartori negli ultimi
anni ha sempre lavorato all'istituto Barbarigo , come docente di sostegno. «Formalmente
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Sartori, proprio in quanto precario, non è dipendente di questa scuola e quindi non è
possibile prendere oggi alcun provvedimento», aveva affermato il preside dell'istituto,
Claudio Marangon, che era stato informato dell'accaduto, «ma è impensabile che un
docente che veste un ruolo educativo importante per i ragazzi possa inneggiare a certe
cose, con frasi che configurano l'apologia del razzismo». Comunque, prima della Direzione
scolastica provinciale e del preside è arrivata la Procura.
(fonte http://nuovavenezia.gelocal.it)
YOU TUBE ELIMINA INSULTI E
RAZZISMO SULLA PIATTAFORMA In arrivo limiti per i commenti ai contenuti degli utenti, che spesso si trovano ricoperti di
spam, epiteti sessisti e minacce. Quelli "cattivi" saranno invisibili.
(26 settembre 2013)
Via i bulli da Youtube. La celebre piattaforma
di condivisione video dà un giro di vite alla
possibilità di commentare
indiscriminatamente i contenuti degli utenti,
che spesso si trovavano ricoperti di spam,
insulti sessisti e razzisti, nonché minacce. Era
l'ultimo nodo da risolvere per Google, che ha
già introdotto i video in HD, i canali a
pagamento e i filmati suggeriti.
In cantiere c'è un progetto per identificare i commenti infamanti ed renderli invisibili
mettendo in luce quelli più costruttivi e personalizzati. La società ha spiegato che "molte
delle conversazioni che avvengono su YouTube sono evitabili e non costruttive. Presto i
commenti diventeranno più interessanti. Nei prossimi mesi sarà più semplice vedere quelli
delle persone delle proprie cerchie e poi tutti gli altri, mentre nuove opzioni aiuteranno i
creatori di video a monitorare, analizzare e moderare meglio i commenti ai propri filmati".
YouTube integrerà il nuovo sistema di commenti con Google: chi vorrà scrivere qualcosa
dovrà, per forza di cose, aprire un profilo su Google+ tramite un account del gruppo. La
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prima grande conseguenza è che i commenti pertinenti saranno portati verso l'alto e resi
maggiormente visibili. La maggior parte dei commentatori hanno già collegato il loro
account ad un profilo Google+ così sarà più semplice passare al nuovo sistema, ma non
tutti saranno felici della novità: l'anonimato, tanto per fare un esempio, è importante per i
dissidenti politici. Google comunque non costringerà nessuno a pubblicare commenti con
il vero nome e chiunque potrà scegliere di continuare a pubblicare sotto il profilo
YouTube attuale, anche con un nome inventato.
(FONTE http://www.cadoinpiedi.it/)
RISPONDE DEL REATO DI CUI ALLA
LEGGE MANCINO CHI INDOSSA ALLA
MANIFESTAZIONE SPORTIVA LA T-SHIRT
CON IL DUCE (26 settembre 2013)
Risponde del reato di cui alla legge Mancino chi indossa alla manifestazione sportiva la t-
shirt con l’immagine del Duce e riproducente scritte proprie dell’ideologia fascista.
Condannato ad un’ammenda il giovane con la maglietta di Mussolini alla gara di hockey
poiché la fattispecie sussiste per il solo uso dei simboli del regime anche senza adesione ai
gruppi nazionalisti Esemplare punizione per i “nostalgici” del fascismo e non poteva essere
altrimenti se si vuole perseverare nella tutela dei valori della costituzione antifascista che
devono essere sempre vivi e applicati dalla magistratura quando c’è chi continua ad
inneggiare all’odio fascista e nazista violando apertamente quel sistema ideale che è uno dei
punti fermi della Nostra Carta. Arriva con una significativa sentenza la conferma della
condanna per il reato di cui all’articolo 2 comma secondo d.l. 26 aprile 1993 n. 122 con
modifiche in legge 25 giugno 1993 n. 205, nota come legge Mancino, per il giovane tifoso
che mentre assiste ad un evento sportivo indossa una maglia con l’immagine del Duce e
riproducente scritte proprie dell’ideologia fascista. Ed ha l’autorevolezza del precedente di
legittimità, rileva Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, in
quanto la decisione in questione viene dalla prima sezione penale della Cassazione che con
la sentenza 39860/13, pubblicata in data odierna ha confermato per l’appunto la condanna,
per violazione della legge Mancino, alla pena pecuniaria di 2.280 euro di ammenda che
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aveva commutato quella precedente a due mesi di arresto inflitta dalla Corte d’Appello di
Bolzano a un giovane che aveva indossato una t-shirt con i simboli di organizzazioni
nazionaliste durante una gara di hockey. A nulla è valso il ricorso della difesa secondo cui
«indossare una maglietta o altro capo di abbigliamento richiamante motti, scritte o
simbologia del partito fascista non può in sé integrare le fattispecie di reato previste dalla
legge». Né è rilevante l’assunto per il quale il giovane sosteneva che «non aveva alcuna
intenzione di discriminare ed offendere l’altrui dignità». Sul punto gli ermellini sono duri
nel rilevare che «il reato all’art 2 comma secondo d.l. 26 aprile 1993 n. 122, con modif in
legge 25 giugno 1993 n. 205 sussiste per il solo fatto che taluno acceda ai luoghi di
svolgimento di manifestazioni agonistiche recando con sé emblemi o simboli di
associazioni o gruppi razzisti e simili, nulla rilevando che a tali gruppi o associazioni egli
non sia iscritto»; in tal senso, infatti, non si può non tenere conto anche del luogo di
consumazione del fatto e dell’occasione in cui è stata posta in essere la condotta. Ed in più:
«L’essersi presentato esibendo la maglietta con le scritte e i simboli inneggianti al regime
fascista ed ai valori dell’ideologia fascista nel contesto dello specifico incontro sportivo di
hockey svoltosi in Alto Adige, notoriamente caratterizzato da contrasti delle opposte
tifoserie, integra la condotta di uso di simboli propri delle organizzazioni nazionaliste ed i
comportamenti vietati e sanzionati dalla legge»
(fonte http://www.positanonews.it)
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Servizio civile e ragazzi stranieri. "Una
bomba pronta a scoppiare"
Borrelli (Forum Servizio Civile): “La politica non si è mossa e ora rischiamo la
paralisi. Se si ammette chi non ha la cittadinanza, potrebbero presentare ricorso gli
italiani esclusi”
(26 settembre 2013)
Roma – “L’accesso dei ragazzi stranieri al servizio civile è una bomba destinata a
scoppiare, comunque vadano le cose. Colpa dell’inerzia della politica che, nonostante gli
impegni presi, non ha saputo cambiare la legge”. È la riflessione di Enrico Borrelli,
presidente dell’Amesci e del “Forum nazionale per il servizio civile”, che raggruppa una
ventina di enti.
“Ci saranno nuove battaglie legali – spiega Borrelli a Stranieriinitalia.it– che bloccheranno
la macchina del Servizio Civile. Sia se nel bando rimane, com’è più probabile, il requisito
della cittadinanza italiana, sia se viene eliminato. A farne le spese saranno gli enti, che
hanno investito energie e risorse per i loro progetti, ma, soprattutto, i beneficiari: anziani,
poveri, minori e tutte le persone alle quali i volontari dedicano il loro impegno”.
Partiamo dall’ipotesi più probabile: nel nuovo bando c’è ancora il requisito della
cittadinanza italiana
“In questo modo si disattende la sentenza del tribunale di Milano che ha accertato che quel
requisito è discriminatorio. E quando nel 2012, per quel motivo, erano state sospese le
partenze, la situazione si era sbloccata proprio dopo la rassicurazione, data a chi aveva
presentato ricorso, che si sarebbe affrontato il problema nel prossimo bando. Un nuovo
ricorso, presentato da un altro ragazzo straniero, potrà bloccare di nuovo tutto”.
E se invece il nuovo bando aprisse ai ragazzi stranieri cresciuti in Italia?
“È improbabile, perché, come ha detto l’Avvocatura dello Stato, la legge [d.lgsl. 77/2002
.ndr] prevede il requisito della cittadinanza italiana e per non inserirlo nel bando
bisognerebbe prima cambiare quella legge. Comunque, se il nuovo bando fosse aperto agli
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stranieri, un ragazzo italiano che non riesce ad entrare potrebbe presentare ricorso
sostenendo che il bando è illegittimo proprio per quel motivo”.
Bisognava insomma cambiare necessariamente la legge?
“Era quella la strada, ma è mancata a volontà politica. Da parte del governo, che doveva
dare l’impulso, e da parte del Parlamento. Prima dell’estate avevamo proposto un
emendamento da inserire in uno dei decreti omnibus in corso di conversione, ma non se
n’è fatto niente”.
Perché questa inerzia?
“Ha pesato certo la situazione politica confusa. Da quando è stato presentato il ricorso del
giovane pakistano a oggi si sono avvicendati tre governi e quattro ministri con delega al
servizio civile. C’è stato poi l’accavallarsi di questa questione con il tema, più delicato, della
riforma della cittadinanza: anche la sentenza di Milano riconosce ai ragazzi stranieri un
diritto legato alla residenza in Italia. Infine, il Servizio Civile non è mia stato una priorità
nell’agenda politica italiana”.
Ma il mondo del Servizio Civile è favorevole all’apertura ai ragazzi stranieri?
“Il nostro è un mondo con molte anime, ma di sicuro la maggior parte di queste è
favorevole. In tanti riteniamo opportuna anche una riflessione più ampia, legata al diritto di
cittadinanza. Comunque io credo che se il servizio civile deve essere una palestra di
cittadinanza, un modo per allenare i volontari al confronto e al rispetto dell’altro, farne
anche un’esperienza interculturale sarebbe senza dubbio un importante passo avanti”.
Elvio Pasca
(fontge http://www.stranieriinitalia.it/)
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Reato di ingresso e soggiorno illegale,
accordi con la Libia e segregazione dei
rom: per Amnesty International anche il
nuovo Governo “manca d’impegno”. Il punto sulla campagna “Ricordati che devi rispondere” a sei mesi dal via: hanno
aderito 117 parlamentari.
(26 settembre 2013)
Nonostante la presentazione di diversi disegni di legge per l’abrogazione del reato di
“ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato” (art. 10-bis del testo unico
sull’immigrazione) con la re-introduzione dell’ingresso per ricerca di lavoro, in Italia c’è
una sostanziale disattenzione alla violazione dei diritti di rifugiati e migranti. Lo afferma il
documento di Amnesty International che fa un primo bilancio della campagna Ricordati
che devi rispondere. La campagna, lanciata sei mesi fa, ha l’obiettivo di promuovere in
dieci punti un’azione politica a favore del rispetto dei diritti umani in Italia; ad essa hanno
aderito 117 parlamentari.
Giusy D’Alconzo, direttrice campagne e ricerca di Amnesty International Italia,
intervenuta alla conferenza stampa di presentazione del documento, ha ricordato che il
Presidente del consiglio Enrico Letta ha recentemente annunciato che il Governo italiano
finanzierà il restauro di diversi centri di detenzione immigrati in Libia, nonostante i
maltrattamenti e le torture documentati da Amnesty in tali centri di detenzione. “Poiché i
rappresentanti di entrambe le forze politiche al Governo non hanno firmato lo specifico
punto dell’agenda in cui abbiamo chiesto la sospensione degli accordi con la Libia sul
controllo dell’immigrazione – ha detto D’Alconzo – non possiamo dire che non hanno
rispettato la parola data, tuttavia Amnesty continua a insistere e a non cedere su questo
punto”.
Mancanza di impegno è stata riscontrata da Amnesty anche sul punto dell’agenda che
chiede di “fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei
Rom”. L’assenza di progressi rispetto alla richiesta di fermare gli sgomberi e favorire
l’accesso dei Rom a un alloggio adeguato – nonostante la richiesta in tal senso della
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Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti – è ribadita dal briefing
presentato da Amnesty. L’organizzazione rinnova la richiesta al Governo italiano di “dare
attuazione agli obblighi internazionali sul diritto a un alloggio adeguato e sul divieto di
discriminazione” e di “attuare le raccomandazioni internazionali finora ampiamente
disattese sulla tutela dei diritti dei Rom”. Amnesty inoltre sollecita il Governo a procedere
all’effettivo avvio dei tavoli regionali di coordinamento (Unar/autorità locali) previsti
dalla della Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti.
(fonte http://immigrazioneoggi.it)
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MAMMA: TORNA A SCUOLA CON ME!
A Roma e Frosinone le mamme magrebine a
scuola di italiano insieme ai figli, che
impareranno l’arabo
Iniziative gratuita promossa dai Cantieri dei giovani italo-marocchini.
(26 settembre 2013)
Un’occasione preziosa per le mamme maghrebine di imparare l’italiano, e per i loro figli –
nati in Italia o arrivati nel Paese da giovanissimi – di apprendere l’arabo ed evitare così di
perdere le loro radici culturali. Tutto questo, gratis. Si chiama Mamma torna a scuola con
me! l’iniziativa, del tutto gratuita, lanciata dall’associazione Cantieri dei giovani italo-
marocchini (Cgim). Il progetto, spiegano gli organizzatori, si svolgerà
contemporaneamente in due città del Lazio, Roma e Frosinone, e si rivolge in particolare
alle comunità immigrate dei Paesi arabofoni. In tutto 40 donne di madrelingua araba e 80
minori stranieri di origine nordafricana, che una volta a settimana (nei fine settimana)
parteciperanno al corso. Al suo interno è previsto anche un modulo di educazione civica
“che introdurrà mamme e figli alla Costituzione, ai diritti e doveri principali della società
dove hanno scelto di vivere”. Già sperimentato con grande successo a Frosinone nell’anno
scolastico 2011-2012, spiegano i promotori, l’iniziativa consente anche “di aiutare i
bambini nei compiti e di stimolarne autostima e consapevolezza su quanto ricca sia la loro
cultura di origine, attraverso l’approfondimento legato alla scienza, alla poesia, alla filosofia
arabe. È prevista per domenica 29 settembre la presentazione del progetto, che partirà
nella Scuola primaria Di Donato, a Roma, in via Bixio.
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Rapallo: “Stazione ferroviaria
inaccessibile ai disabili”
Da Roberto Mattioli, portavoce Meetup 5 Stelle Rapallolibera, riceviamo e
pubblichiamo
(26 settembre 2013)
Parafrasando il celebre spot il nostro Meetup vuole denunciare l’inaccessibilità della
stazione ferroviaria di Rapallo ai disabili in carrozzina. Non solo la struttura è inaccessibile
per loro ormai da tempo essendo un cantiere aperto dove mancano ascensori, scivoli e il
benché minimo accesso facilitato , ma da questa stazione un disabile non puo’ neanche
partire e arrivare. Con risposta del 12 settembre 2013 infatti, Rfi Rete Ferroviaria Italiana
,su nostro interpello dichiara che la nostra stazione risulta interdetta ai disabili che devono
usufruire del servizio di carrello elevatore per la discesa e per la salita dai treni in quanto “le
caratteristiche plano-altimetriche del binario non consentono l’utilizzo di detta
apparecchiatura” e che quindi possono utilizzare le stazioni limitrofe di Chiavari e di Santa
Margherita Ligure. Interpellando il personale Trenitalia di Rapallo ci viene spiegato infatti
che non si puo’ utilizzare il carrello elevatore per la salita e la discesa delle carrozzina in
quanto la stazione è posizionata in una curva (!?!?) In un’epoca dove la tecnologia ha
raggiunto livelli importanti per servire l’uomo nelle sue attività, questa giustificazione ci
sembra oltre che paradossale, inaccettabile. Ricordiamo che per disabile non s’intende solo
persona affetta da grave patologia ma persone con disabilità temporanea (vedi rottura di
arti ecc.), oltre che genitori con carrozzine, per cui la nostra stazione non solo è interdetta
ma e’ difficilmente accessibile se non con gravi sforzi fisici e disagi. Con lettera
protocollata in data 20 settembre 2013 abbiamo chiesto al Comune di Rapallo nella
persona del Sindaco di farsi carico del problema e in virtù del proprio ruolo di
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rappresentanza di portarlo all’attenzione di Rfi per cercare una soluzione condivisa,
considerando che le istituzioni locali hanno il dovere di tutelare i diritti di tutti i cittadini
che esse rappresentano. Uguale richiesta è stata inviata al Difensore Civico della Liguria e
alla Consulta Del Tigullio per I disabili. Esistono normative che condannano un tale
comportamento discriminatorio di Trenitalia verso le persone disabili come il Regolamento
Comunitario (CE) n. 1371/2007 relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel
trasporto ferroviario , dove all’art.19 viene specificato che “Le imprese ferroviarie e i
gestori delle stazioni -stabiliscono o possiedono, con la partecipazione attiva delle
organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, norme di accesso non
discriminatorie applicabili al trasporto di persone con disabilità”, e all’ articolo 21 sancisce
che “le imprese ferroviarie e i gestori delle stazioni garantiscono l’accessibilità delle
stazioni, delle banchine, del materiale rotabile e degli altri servizi alle persone con
disabilità”. La Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dal
Parlamento Italiano con Legge n. 18 del 2009, all’Art. 9 stabilisce che “gli Stati Parti
devono prendere misure appropriate per assicurare alle persone con disabilità, su base di
eguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti [...]“. La stessa
Convenzione Onu all’Art. 2 introduce gli importanti concetti di “discriminazione fondata
sulla disabilità” e di “accomodamento ragionevole”, quest’ultimo particolarmente
significativo quando si trata di realizzare interventi per rimuovere barriere in strutture e
infrastrutture già esistenti.
In caso di mancato riscontro infine, il nostro Meetup si riserva di agire nei confronti di Rfi
ai sensi delle Legge n. 67 del 2006, per chiedere al giudice di ordinare la cessazione del
comportamento discriminatorio e l’adozione di provvedimenti idonei a rimuovere la
discriminazione accertata.
(fonte http://www.levantenews.it/)
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Il disegno di legge in materia di
contrasto all'omofobia viene trasmesso al
Senato
(26 settembre 2013)
Forti perplessità per un emendamento approvato durante la discussione alla Camera dei
Deputati.
La proposta di legge “Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della
transfobia” è stata approvata alla Camera dei Deputati lo scorso 19 settembre ed è stata
trasmessa il giorno dopo al Senato della Repubblica.
Il testo approvato dalla Camera dei Deputati prevede innanzitutto la modifica all’art. 3
della legge 13 ottobre 1975, n. 654 (la c.d. “Legge Reale” di ratifica ed esecuzione della
Convenzione contro il razzismo adottata dalle Nazioni Unite a New York nel 1966),
inserendo tra le condotte di istigazione, violenza e associazione finalizzata alla
discriminazioneanche quelle fondate sull'omofobia o sulla transfobia. Conseguentemente,
il provvedimento prevede la punizione con la reclusione fino a un anno e 6 mesi o la
multa fino a 6.000 euro chi «istiga a commettere o commette atti di
discriminazione per motivi» fondati sull'omofobia o transfobia; con la
reclusione da 6 mesi a 4 anni chi in qualsiasi modo «istiga a commettere o commette
violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi» fondati sull'omofobia o
transfobia; con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunquepartecipa - o presta
assistenza - ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i
propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi
fondati sull'omofobia o transfobia. La pena per coloro che le promuovono o
dirigono è la reclusione da 1 a 6 anni.
Nel corso del dibattito in aula, tuttavia, è stato approvato un emendamento, secondo
cui “ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né
istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di
convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché
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non istighino all'odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto
vigente ovvero anche se assunte all'interno di organizzazioni che svolgono
attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione
ovvero di religione o di culto, relative all'attuazione dei princìpi e dei valori
di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.
L’ASGI ha espresso perplessità rispetto a tale emendamento perchè suscettibile di
introdurre elementi di forte ambiguità –contrari peraltro ai principi di tassatività della
norma giuridica penale -nella effettiva possibilità di perseguire penalmente forme di
istigazione alla discriminazione che, pur non facendo ricorso ad un linguaggio
esplicitamente inneggiante all’odio o alla violenza, pur sempre esprimano sentimenti di
rigetto, pregiudizio e di ostilità nei confronti di determinati gruppi sociali identificati
secondo le categorie ‘protette’ dalla norma . Se così fosse, l’Italia verrebbe meno ai suoi
obblighi derivanti dall’adesione e ratifica alla Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni
forma di discriminazione razziale che richiede agli Stati membri di reprimere penalmente
tra l’altro l’incitamento alla discriminazione razziale, non solo dotandosi di norme penali
appropriate, ma anche applicandole effettivamente (“To satisfy these obligations,
State parties have not only to enact appropriate legislation but also to
ensure that it is effectively enforced” Committee on the Elimination of Racial
Discrimination, General Recommendation XV on art. 4 adopted by the Committee at its
forty-second session (1993)).
Ugualmente, non si ravvede la necessità e l’opportunità di definire un’eccezione
dall’applicabilità della norma penale in materia di contrasto a forme di hate speech per le
‘organizzazioni di tendenza’. Innanzitutto queste già godono di particolari forme di
esenzione dall’applicazione delle normative antidiscriminatorie nell’ ambito civile della
regolamentazione delle relazioni lavorative in virtù delle norme applicative della direttiva
n. 2000/78 (direttiva “Occupazione”). Inoltre, la giurisprudenza della Corte europea dei
diritti umani di Strasburgo, nonchè la casistica del Comitato ONU per l’eliminazione di
ogni forma di discriminazione razziale, chiamato a monitorare l’applicazione
dell’apposita Convenzione, hanno chiarito come un giusto bilanciamento tra principio di
libertà di espressione e limiti alla medesima per effetto del divieto di incitamento all’odio
razziale o verso altri gruppi sociali può certamente richiedere una maggiore tolleranza
verso affermazioni “provocatorie” o forme di “esagerazione” espresse da esponenti
politici nell’ambito di dibattiti pubblici su questioni generali che possono riguardare anche
le politiche migratorie , ma senza mai giungere ad una assoluta garanzia di “impunità” a
favore ad es. di organizzazioni o esponenti politici, restando invece punibili le
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dichiarazioni pubbliche che esprimano e siano suscettibili di suscitare sentimenti di
avversione e di ostilità verso comunità o minoranze etniche, nazionali o religiose o sociali
(si veda ad es. CEDU, decisione 20 aprile 2010, Le Pen c. Francia, causa n. 18788/09;
sentenza 16 luglio 2009, Féret c. Belgio; sentenza 22 ottobre 2007, Lindon Otcvhakovsky-
Laurens July c. Francia; e, per quanto riguarda il CERD, Kamal Quereshi v. Denmark ,
communication No. 27/2002, Opinion of 19 August 2003; P.S.N. v.
Denmark , communication No. 36/2006, Decision of 8 August
2007; A.W.R.A.P. v.Denmark , communication No. 37/2006, Opinion of 8
August 2007; Saada Mohamad Adan v. Denmark , communication No. 43/2008,
Opinion of 13 August 2010; Ahmed Farah Jama v. Denmark, communication n. 41/2008,
of 21 August 2009).
Se venisse definitivamente approvato, l’emendamento introdotto nella proposta di legge in
materia di contrasto all’omofobia rischierebbe dunque di sottrarre il nostro Paese dai suoi
obblighi derivanti dall’adesione e ratifica alla Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni
forma di discriminazione razziale, ponendo dunque un problema di incostituzionalità del
provvedimento per violazione dell’art. 117 c. 1 della Costituzione, come già evidenziato da
diversi giuristi (si veda in proposito il commento dell’avv. Dimitri Lioi, apparso sul
blog: http://www.dimitrilioi.it/?p=532, e quello dell’avv. Luca Morassutto, apparso sul
sito di ‘Questione Giustizia’ (MD).
L’introduzione di un tale emendamento non pare nemmeno una scelta appropriata ed
opportuna nel momento in cui il Consiglio europeo si appresta entro la fine del
novembre 2013 a valutare il comportamento degli Stati membri UE nella lotta al razzismo
e alla xenofobia, nell’ambito innanzitutto delle misure adottate o in vigore per conformarsi
alle disposizioni della Decisione quadro 2008/913/EC del 28 novembre 2009 sulla lotta
contro talune forme di espressione di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale.
Apprezzabile, invece, il fatto che nel corso del dibattito in aula sia stato approvato un
emendamento all’art. 3 c. 1 del d..l 26 aprile 1993, n 122, convertito nella legge
205/1993, per cui la finalità o motivazione omofobica o transfobica nella commissione di
un reato diventerebbe una circostanza aggravante ai fini della previsione della pena, in linea
con quanto auspicato dalla Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio
d’Europa (2010)5 e con l’evoluzione già avvenuta nella normativa di più della metà dei
Paesi membri dell’Unione europea. La proposta di legge intende, infine, modificare il
titolo e la rubrica dell'art. 1 della c.d. legge Mancino (Legge 205/1993), chiarendo che
sono applicate anche ai condannati per una delle fattispecie precedenti - ovvero a seguito
di condotta fondata sull'omofobia o transfobia - le pene accessorie previste dalla stessa
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legge Mancino (obbligo di prestare un'attività non retribuita a favore della collettività;
obbligo di permanenza in casa entro orari determinati; sospensione della patente di guida o
del passaporto, nonché del divieto di detenzione di armi e del divieto di partecipare, in
qualsiasi forma, ad attività di propaganda elettorale).
Il testo del disegno di legge, nella versiona approvata dalla Camera dei Deputati il 19 settembre scorso:
Art. 1.
(Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122)
1. All'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, lettere a) e b), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «o fondati sull'omofobia o sulla transfobia»;
b) al comma 3, primo periodo, dopo le parole: «o religiosi» sono aggiunte le seguenti: «o fondati sull'omofobia o sulla transfobia»;
c) dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:
«3-bis. Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all'odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all'interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all'attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni».
2. Al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al titolo, dopo le parole: «e religiosa» sono aggiunte le seguenti: «ovvero fondata sull'omofobia o sulla transfobia»;
b) alla rubrica dell'articolo 1, dopo le parole: «o religiosi» sono aggiunte le seguenti: «ovvero fondati sull'omofobia o sulla transfobia»;
c) all'articolo 3, comma 1, le parole: «o religioso» sono sostituite dalle seguenti: «, religioso o fondati sull'omofobia o transfobia».
Art. 2.
(Statistiche sulle discriminazioni e sulla violenza)
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1. Ai fini della verifica dell'applicazione della presente legge e della progettazione e della
realizzazione di politiche di contrasto della discriminazione e della violenza di matrice
xenofoba, antisemita, omofobica e transfobica e del monitoraggio delle politiche di
prevenzione, l'Istituto nazionale di statistica, nell'ambito delle proprie risorse e competenze
istituzionali, assicura lo svolgimento di una rilevazione statistica sulle discriminazioni e
sulla violenza che ne misuri le caratteristiche fondamentali e individui i soggetti più esposti
al rischio con cadenza almeno quadriennale. (FONTE http://www.asgi.it)
"No a famiglie gay negli spot"
Bufera sul web contro Barilla (26 settembre 2013)
Fanno discutere le dichiarazioni di Guido Barilla rilasciate ieri al programma di Radio24 La
zanzara: "Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia
tradizionale. Se i gay non sono d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra
marca"
"Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i
gay non sono d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra marca. Tutti sono
liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri". Una dichiarazione che
farà discutere, rilasciata ieri da Guido Barilla durante la trasmissione La zanzara di Radio24.
Contro l'azienda, che da sempre - anche per il brand della casa Mulino Bianco - si
pubblicizza puntando sull'immagine di famiglia perfetta, è scoppiata una campagna di
boicottaggio sui social network, in modo particolare su Twitter.
EQUALITY ITALIA LANCIA IL BOICOTTAGGIO - "Raccogliendo l'invito del
proprietario della Barilla a non mangiare la sua pasta, rilanciamo con una campagna di
boicottaggio di tutti i suoi prodotti. Per intanto è già partito su twitter l'hastag
#boicottabarilla". Lo dice in una nota Aurelio Mancuso, presidente dell'associazione
omosessuale Equality Italia.
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"Nessuno - ha aggiunto Mancuso - ha mai chiesto alla Barilla di fare spot con le famiglie
gay, è evidente che si è voluta lanciare una offensiva provocazione per far sapere che si è
infastiditi dalla concreta presenza sociale, che è anche un segmento importante di
consumatori".
COSA HA DETTO BARILLA - L'intervista parte con una domanda a Guido Barilla sulle
dichiarazioni del presidente della Camera Laura Boldrini in merito al ruolo della donna
nella pubblicità italiana. ( link http://video.repubblica.it/politica/boldrini-basta-spot-con-
la-mamma-che-serve-la-famiglia-a-tavola/140871/139408)
Non solo per quanto riguarda la strumentalizzazione del corpo, ma anche per lo stereotipo
tradizionale di "madre che serve a tavola".
"La pubblicità è una cosa molto seria - ha risposto l'imprenditore - e va discussa in genere
da persone che ne capiscono di pubblicità. Laura Boldrini non capisce bene che ruolo
svolge la donna nella pubblicità E' madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone
care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo. E' una
fondamentale persona per la pubblicità, non solo italiana. In tutti i Paesi del mondo la
donna è estremamente usata.
Ho pensato che il Presidente della Camera che si abbassa a parlare di pubblicità quando
peraltro non ha le competenze è abbastanza patetico. La comunicazione è una leva
fondamentale per il commercio e ognuno la fa come meglio crede, nel rispetto delle regole.
Ci sono i giurì che controllano la qualità dei comunicati, se qualcuno fa male viene ripreso
e ampiamente multato.
La Boldrini dicendo quelle cose danneggia se stessa, non l'azienda, perché la gente reale
quando va a comprare bada alla qualità dei prodotti, al costo, a soddisfare i bisogni. Tutto
il resto sono frottole".
Il conduttore Giuseppe Cruciani ha poi chiesto se per una pubblicità Barilla sceglierebbe
tra i politici Berlusconi, grande testimonial degli ultimi anni. "Lo prenderei come
comunicatore, poi sui prodtti da comunicare dovrei pensarci. Può comunicare qualsiasi
cosa. Renzi può avere un ruolo. Chi voto io sono fatti miei". Eppure, fa notare
l'intervistatore, Guido Barilla era stato indicato come possibile erede di Berlusconi. "Non
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mi è mai stato chiesto di entrare in politica - ha replicato l'interessato - e non l'avrei fatto se
me l'avessero chiesto. Non potrei farla perché dico sempre più o meno quello che penso
senza dilazione".
L'intervista torna sul tema della pubblicità. Si parla di famiglie mutirazziali e Barilla ricorda
come negli anni '80 uno spot molto famoso aveva come interprete una cinesina che
mangiava gli spaghetti.
Quando gli chiedono perché non fanno spot con famiglia gay replica: "Noi abbiamo una
cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori
fondamentali dell'azienda. La nostra è una famiglia tradizionale. Se ai gay piace la nostra
pasta e la comunicazione che facciamo mangeranno la nostra pasta, se non piace faranno a
meno di mangiarla e ne mangeranno un'altra. Ma uno non può piacere sempre a tutti per
non dispiacere a nessuno. Non farei uno spot con una famiglia omosessuale, ma non per
mancanza di rispetto verso gli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono
senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci
rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica. Tra l'atro la donna, per tornare
all'argomento di prima, è fondamentale".
L'intervistatore "punzecchia" Guido Barilla sull'affermazione "senza disturbare gli altri",
chiedendogli di spiegarsi meglio: "Io rispetto tutti - continua l'imprenditore - che facciano
quello che vogliono senza infastidire gli altri. Ognuno ha diritto a casa sua di fare quello
che vuole senza disturbare quelli che stanno attorno rivendicando più o meno diritti che
sono più o meno leciti. Io rispetto il matrimonio omosessuale perché riguarda persone che
vogliono contrarre il matrimonio, ma non rispetto assolutamente l'adozione nelle famiglie
gay, perché questo riguarda una persona che non sono le persone che decidono".
Gli fanno notare che anche in una famiglia omosessuale i bambini possono crescere in
piena serenità: "Certo che crescono tranquillamente, ma io che sono padre plurimo
conosco le complessità che ci sono nel tirare su dei figli e mi domando quali altre
complessità possano esserci in una coppia dello stesso sesso".
Guido Barilla infine sconsiglia a Barbara e Marina Berlusconi di scendere in politica perché
non è il loro mondo. Sul problemi giudiziari del Cavaliere risponde: "I magistrati si sono
dedicati molto a Berlusconi. Forse ha fatto cose che forse poteva evitare di fare, ma che ci
sia un'attenzione particolare nei suoi confronti e nelle sue aziende è indubbio". Gli viene
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chiesto in chiusura dell'intervista se lui ha paura dei magistrati: "No. Io sono della vecchia
idea che 'male non fare, paura non avere'. Che tutto sommato rende".
(fonte http://parma.repubblica.it)
L’Europa contro il razzismo, ecco la
Dichiarazione di Roma
(25 settembre 2013)
Il testo sottoscritto dai rappresentanti di diciassette paesi. "La Diversità è un fattore di arricchimento e sviluppo della nostra civiltà"
Due giorni fa a Roma ministri e ambasciatori di diciassette Stati dell’Unione Europea
hanno sottoscritto una dichiarazione per ribadire il valore della Diversità e condannare
ogni forma di razzismo, discriminazione e xenofobia. Ecco il testo integrale:
Dichiarazione di Roma
« La Pace nel Mondo non sarebbe garantita senza sforzi proporzionati ai pericoli che la
minacciano ». Queste sono le parole pronunciate da Robert Schuman in apertura della sua
dichiarazione, il 9 maggio 1950.
Nei Paesi europei dove sono maturate le più grandi speranze e i conflitti più terribili, è
urgente trasformare in realtà tutte le promesse di democrazia e tutti i valori dell’umanesimo
europeo.
Non dobbiamo mai dimenticare gli orrori dell’Olocausto e degli altri genocidi che hanno
lasciato una cicatrice sul recente passato dell’Europa; quando uomini, donne e bambini
sono stati uccisi per via della loro origine etnica, della loro religione o del loro credo, il loro
orientamento sessuale o la loro disabilità.
Ora più che mai, dobbiamo sfidare l’intolleranza e l’estremismo ogni volta e ovunque
occorrano, mantenendo intatta la nostra capacità di essere indignati, di condannare e di
reagire di fronte al razzismo, alla xenofobia e alla discriminazione di genere. Questi
fenomeni approfondiscono le divisioni e creano tensioni nelle nostre società. Alimentano
discriminazione ed esclusione, compromettendo i nostri sforzi di costruire società integrate
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basate su valori condivisi, dove celebriamo ciò che abbiamo in comune piuttosto che quel
che ci divide.
Nel corso dei secoli l’Europa è stata costruita attraverso e dentro la diversità. L’Europa del
XXI secolo testimonia la varietà di questa eredità.
E’ passato un secolo dalla prima legge segregazionista in Sud Africa. Sono passati 65 anni
dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E’ trascorso mezzo secolo da quando
Martin Luther King ha ispirato le nostre vite con il suo “sogno” di un mondo dove i
bambini non siano giudicati dal colore della loro pelle ma dalla natura del loro carattere.
La Convenzione Europea sui Diritti Umani è entrata in vigore 60 anni fa; circa 50 anni fa
le Nazioni Unite hanno adottato la Convenzione Internazionale per l’Eliminazione di
Tutte le Forme di Discriminazione Razziale (21 dicembre 1965) e la Convenzione ONU
sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione contro le Donne (CEDAW, 1979); da
più di dieci anni l’Unione Europea ha adottato la propria legislazione contro la
discriminazione razziale e altre forme di discriminazione, in particolare la Carta Europea
per i Diritti Fondamentali del 18 dicembre 2000 e le due Direttive sull’Uguaglianza del
Consiglio dell’Unione Europea.
Questi strumenti hanno consolidato i valori dell’Unione Europea fondati sul rispetto della
dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei
diritti umani, compresi i diritti delle minoranze.
Tuttavia, nonostante questi impegni normativi, molti in Europa sono ancora vittime di
razzismo, discriminazione razziale, xenofobia, e di varie forme di discriminazione di
genere. Secondo l’Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, una persona su quattro
appartenente a un gruppo di minoranza è stata vittima di un crimine a sfondo razzista,
mentre tra il 57 e il 74% delle aggressioni, incidenti e minacce di cui sono vittime membri
di minoranze etniche non viene riferito alle forze dell’ordine.
In questo contesto:
- Enfatizziamo che la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia è
responsabilità di noi tutti e che noi, come leader politici, abbiamo la speciale responsabilità
di mostrare la nostra leadership in questa lotta attraverso le nostre parole e le nostre azioni.
- Notiamo che l’attuale crisi economica può arrivare a rafforzare il populismo e il
razzismo. Questi due fenomeni vanno troppo spesso a braccetto.
- Ricordiamo che il Parlamento Europeo ha richiesto varie volte – e di nuovo nella sua
risoluzione del 14 marzo 2013 (sull’intensificazione della lotta contro razzismo, xenofobia
e crimini ispirati dall’odio) – alla Commissione, al Consiglio e agli Stati Membri di
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rafforzare la lotta, insieme ad altre forme di contrasto, contro il razzismo ed altre forme di
discriminazione e intolleranza, e di garantire l’attuazione delle direttive sull’Uguaglianza già
esistenti.
Riaffermiamo, ancora una volta che:
- La Diversità è un fattore di arricchimento e sviluppo della nostra civiltà.
- Le politiche pubbliche che promuovono lo scambio interculturale come sentiero da
percorrere per ottenere coesione sociale all’interno delle nostre società cosmopolite sono
importanti.
- L’intolleranza e la discriminazione, sotto qualunque forma, sono condannabili, non
possono essere ignorate o lasciate senza risposta.
Condanniamo i programmi politici e le organizzazioni basate sul razzismo, la xenofobia e
le teorie di superiorità razziale, così come le leggi e le pratiche basate sugli stessi motivi che
sono incompatibili con i nostri valori democratici.
Ribadiamo che lo sminuire o il discriminare altri individui sulla base della loro origine
straniera o etnica attraverso atti o omissioni costituisce, da parte di cittadini o leader
pubblici, organizzazioni o partiti politici, un segno concreto di discriminazione razziale che
deve essere condannato.
Vogliamo combattere a fondo, in maniera efficiente e prioritaria la piaga del razzismo, della
discriminazione razziale e della xenofobia, apprendendo le lezioni che ci vengono dai
fenomeni razzisti e dal nostro passato.
Vogliamo che gli Stati Membri dell’Unione Europea, che è basata su valori comuni
(rispetto della democrazia, Diritti Umani, Stato di diritto), considerino essenziale non solo
la piena trasposizione e attuazione delle leggi contro la discriminazione, ma anche
l’adozione di strumenti legali per l’effettiva prevenzione, repressione ed eliminazione del
razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della discriminazione di genere.
Enfatizziamo il ruolo chiave della società civile nel combattere il razzismo e nel
promuovere la diversità e la protezione di tutti i diritti delle persone appartenenti a tutte le
minoranze così come nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, a loro volta
causate, tra le altre cose, dalla discriminazione e dalle ineguaglianze strutturali.
Sosteniamo l’intenzione della Commissione Europea di presentare nel 2014 un Rapporto
sull’attuazione da parte degli Stati Membri della Decisione-Quadro 2008/913/JHA.
Chiediamo alla Commissione di farlo prima delle elezioni europee per dare un segnale
forte a questo riguardo.
Sosteniamo l’iniziativa lanciata dalla Presidenza irlandese durante la riunione informale del
Consiglio Giustizia e Affari Interni (GAI) del 17-18 gennaio 2013 sulle azioni dell’UE nella
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sfera della lotta contro i crimini basati sull’odio, il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia e
l’omofobia, sottolineando la necessità di assicurare una protezione migliore e una migliore
raccolta delle informazioni. Assumiamo le conclusioni adottate alla riunione di giugno del
Consiglio GAI, enfatizzando che il rispetto dello Stato di diritto è un pre-requisito per la
protezione dei diritti fondamentali. Invitiamo la Commissione a promuovere un dibattito
sulla necessità di individuare un metodo collaborativo e sistematico per affrontare tali
questioni e sulle sue forme eventuali. Questo dibattito dovrà porre l’accento
sull’importanza che persone con forti responsabilità e con rinnovato impegno difendano
attivamente i valori dell’Unione Europea e creino un clima favorevole al rispetto reciproco
e all’inclusione delle persone indipendentemente dal genere, razza, religione o credo,
origine etnica, disabilità, età o orientamento sessuale.
Incoraggiamo e sosteniamo la Conferenza di Alto Livello del Consiglio d’Europa sulla lotta
contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza in Europa che avrà luogo a Yerevan
(Armenia) il 21-22 ottobre 2013 con lo scopo di condurre una riflessione sul razzismo e la
xenofobia nel discorso pubblico, affrontando il tema dei discorsi fomentati dall’odio e
quello dei pregiudizi razziali nei social network e nei media.
Chiediamo agli Stati Membri e alla Commissione Europea di preparare, discutere e
approvare la proposta per un “Patto 2014-2020 per un’Europa della diversità e della lotta
al razzismo”.
Riteniamo opportuno che tale Patto sia approvato il prima possibile.
Dovrà essere un Patto tra gli Stati Membri, tra gli Stati Membri e le istituzioni europee, tra
le autorità pubbliche e i cittadini, tra cittadini stessi.
I leader politici devono essere modelli di unità, di accettazione della diversità e di
tolleranza, non attori di divisioni e intolleranza.
Roma, 23 settembre 2013
(fonte http://www.stranieriinitalia.it)
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NEONAZISMO
Stormfront, il 26 gennaio l'appello per
i 4 condannati per discriminazione (25 settembre 2013)
Riparte il prossimo anno la seconda fase del processo ai membri
dell'organizzazione di estrema destra accusati di aver promosso e
diretto un gruppo il cui fine era l'incitamento alla discriminazione e
alla violenza etnica, religiosa e razziale
STORMFRONT3 Violato divieto su internet
STORMFRONT2 Condanne per antisemitismo
online
STORMFRONT1 Rito abbreviato per imputati
NAZISMO Smantellata "Stormfront"
Inizierà il 26 gennaio prossimo davanti alla II Corte
d'Appello il processo di secondo grado nei confronti di
quattro imputati accusati di aver promosso e diretto un gruppo il cui fine era l'incitamento
alla discriminazione e alla violenza etnica, religiosa e razziale, anche mediante la diffusione
del loro pensiero attraverso il forum italiano di Stormfront. Il giudizio di primo grado si
concluse l'otto aprile scorso, quando il gup Carmine Castaldo condannò i quattro imputati:
tre anni di reclusione per Daniele Scarpino, milanese di 24 anni, ritenuto l'ideologo del
gruppo; due anni e mezzo ciascuno per Diego Masi, 30 anni, di Ceccano (Frosinone) e
Luca Ciampaglia, 23 anni di Atri (Teramo), entrambi moderatori del forum italiano
Stormfront; due anni e otto mesi per Mirko Viola, 42 anni di Cantù (Como).
L'APPELLO - A sollecitare l'appello tutte le parti in causa: dal pm Luca Tescaroli, ai
legali degli imputati, a quelli di parte civile, tra cui l'avvocato Daniele Stoppello. "Sono
convinto che l'impianto accusatorio non sarà scardinato – ha detto il penalista - Per la
prima volta si è giunti ad una condanna per un'ipotesi di associazione per delinquere
compiuta e ideata interamente su Internet”. Agli imputati è contestato di essersi associati,
"perché accomunati da una vocazione ideologica di estrema destra nazionalsocialista - si
legge nel capo d'imputazione - allo scopo di commettere più delitti di diffusione di idee on
line e tramite volantinaggio, fondati sulla superiorità della razza bianca, sull'odio razziale,
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etnico e di incitamento a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi
razziale ed tecnici".
LA DISCRIMINAZIONE - Ciò sarebbe stato realizzato tra il 2011 e il 2012 sul forum
italiano di Stormfront, dove, attraverso l'uso di pseudonimi, gli imputati avrebbero diffuso
"messaggi, volantini, immagini, video e registrazioni audio, inerenti a tematiche identitarie,
al negazionismo dell'olocausto e alle adozioni internazionali, caratterizzati dalla superiorità
della razza bianca, dal rancore nei confronti di chi aiuta gli immigrati, dei giornalisti che
criticano coloro che plaudono alle SS, degli ebrei, dei negri, dei rom, dei nomadi, degli
appartenenti alle forze dell'ordine e alla magistratura, nonché degli esponenti politici di
sinistra sensibili alle esigenze degli immigrati e delle persone di altre razze".
L'INCHIESTA - L'inchiesta culminò il 16 novembre 2012 con l'arresto dei quattro
imputati e con la denuncia di altre 17 persone. Nel motivare le condanne il gup scrisse:
"Dopo aver conquistato il sito Stormfront utilizzato per consumare più reati di propaganda
di idee razziste fondate sull'odio e sulla discriminazione", gli imputati "ponevano i
fondamenti di un gruppo operante con una struttura più ampia rispetto al forum vero e
proprio, più concreta ed operativa sul territorio, ed avente le caratteristiche tipiche di
movimenti che ricordano lo spontaneismo armato di alcune formazioni di estrema destra
operanti in Italia a cavallo degli anni Ottanta".
(fonte /www.paesesera.it/)
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SCUOLA| DA VIA DI RIPETTA SI DIFENDONO: «I CINESI D ENUNCIANO REDDITI TROPPO BASSI»
Accademia di Belle Arti, polemiche per le
rette più salate per gli studenti
extracomunitari «Discriminazione in base al paese di provenienza». Il direttore:
«L'abbiamo fatto per evitare gli italiani paghino per altri»
(25 settembre 2013)
ROMA - Prestigiosa e ambita a livello internazionale. Per gli artisti in erba che vengono da
paesi extracomunitari, però, l'Accademia delle Belle Arti di Roma costerà, quest'anno, mille
euro: per loro la quota è fissa (divisibile al massimo in due tranche). Non è prevista alcuna
agevolazione in base al reddito come invece avviene ai colleghi italiani ed europei.La
decisione è stata presa dal Consiglio di amministrazione dell'Accademia ed è ora
denunciata dall'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi), che la giudica
«un comportamento discriminatorio nei confronti degli studenti non europei».
DISCRIMINAZIONE ALLA ROVESCIA - Il direttore dell'Accademia, Gerardo Lo
Russo, assicura all'Adn Kronos di essere al lavoro «per rivedere la decisione, magari
rimodulando la tassa tenendo conto dei Paesi di provenienza degli studenti». Ma, aggiunge,
«è un errore pensare che gli studenti extracomunitari paghino di più. Si tratta invece -
spiega - di una decisione presa proprio per evitare una discriminazione a rovescio. Non è
possibile cioè - aggiunge - che gli studenti italiani debbano pagare per gli stranieri solo
perchè il loro reddito è verificabile, mentre quello degli stranieri no».
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GLI UNICI A PAGARE SONO GLI ITALIANI - Il contributo di mille euro chiesto
agli studenti extracomunitari , secondo il preside, «deriva da una media, ricavata tra la cifra
minima e quella massima delle tasse pagate dagli italiani, che va da 600 a 1400 euro».
Quest'anno in Accademia, sono circa cento le matricole extracomunitarie, 700 gli studenti
di paesi terzi che la scuola di via di Ripetta. «Sono un terzo della popolazione
dell'Accademia - spiega Lo Russo - che, grazie alla difficile verificabilità dichiarano sempre
redditi bassissimi. Questo significa che, alla fine, gli unici a pagare sono gli italiani».
I POVERI CINESI - Ad esempio, rimarca, «l'80% degli studenti cinesi, pur avendo
un'economia florida e godendo di uno sviluppo enorme, dichiarano un reddito molto
basso che 'forsè non è corrispondente al vero». Di certo, secondo lo Russo, «bisognerá fare
una differenziazione tra uno studente che viene dagli Stati Uniti e un altro che viene da un
paese meno abbiente. Adesso, invece, per extracomunitari si intendono tutti gli studenti
provenienti da paesi che non fanno parte dell'Unione europea. Lo studente statunitense è
quindi equiparato a quello che viene dalla Libia». Una decisione che potrebbe avvenire già
nel prossimo consiglio di amministrazione previsto il 16 ottobre. «L'Accademia delle Belle
Arti di Roma - conclude il preside - è antesignana per la solidarietá nei confronti di chi si
occupa di arte, non si può quindi parlare di discriminazione nei confronti degli
extracomunitari», ribadisce.
LA DENUNCIA - L'Asgi ha segnalato il caso anche alla Commissione Europeae
all'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar). E chiede ora di restituire «agli
studenti extracomunitari le somme che avessero già eventualmente versato». Non è
possibile, ribadisce, «imporre importi differenziati a seconda della cittadinanza degli
studenti, con un trattamento sfavorevole, a parità di altre condizioni, nei confronti dei
cittadini di Paesi terzi non appartenenti all’Unione europea rispetto ai cittadini nazionali e
di Stati membri dell’Unione europea».
(fonte http://roma.corriere.it)
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STADIO:DOMANI CURVA CHIUSA
Caso-Inter, vertice in questura: curva chiusa e video e messaggi anti-razzismo
Steward picchiato durante la partita con la Juve
(25 settembre 2013)
Messaggi audio e video. Contro il razzismo e la
discriminazione. Per sensibilizzare la tifoseria. È il primo
passo concordato tra i vertici della questura e l'Inter
durante una riunione che si è tenuta martedì nei locali di
via Fatebenefratelli. La questura ha sottolineato in una
nota la disponibilità da parte del club di «condividere le
opportune strategie di comunicazione da attuare a cura della società affinché non abbiano
a ripetersi tra i tifosi le condotte che violano il codice di giustizia sportiva a proposito di
discriminazione».
LA CURVA - La decisione arriva prima di una partita (Inter-Fiorentina, giovedì) che si
giocherà «a curva chiusa». Ed è stata proprio la questura a confermare che «ai possessori di
abbonamento del secondo anello verde (la Curva Nord, ndr ) non potranno essere venduti
biglietti per nessun altro settore dello stadio». Gli ultras dell'Inter però dal loro sito
rilanciano: «La Nord sarà presente al Meazza. Canteremo da fuori, andremo a vedere la
partita in qualche bar adiacente, gireremo intorno allo stadio», annuncia la tifoseria
organizzata. Che promette: «Sicuramente qualche corteo, riunione, camminata la faremo.
Sicuramente vogliamo che sia la solita aggregazione, il solito tifo e la solita festa».
AGGESSIONE - Oltre che per i cori di discriminazione, durante la scorsa partita Inter-
Juve dalla curva è partita anche una grave aggressione a un tifoso juventino nel settore
«arancione». In quel caso anche uno steward della società, che cercava di opporsi, è stato
picchiato.
(fonte http://milano.corriere.it/)
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Stavolta è la Cassazione a dover essere
“cassata”!
di Salvatore Nocera (Vicepresidente nazionale della FISH)
(25 settembre 2013)
Lascia infatti quanto meno perplessi, di fronte alla giurisprudenza
costantemente prodotta in questi ultimi anni, una recente Sentenza
della Corte di Cassazione, che ha prescritto alla famiglia di un
alunno con disabilità di compartecipare alle spese per il trasporto e
l’assistenza a scuola. Il tutto, tra l’altro, interpretando in modo
singolare il concetto di “accomodamento ragionevole” della Convenzione ONU
Con la recente Sentenza n. 21166/13, prodotta il 17 settembre scorso, la Terza Sezione
Civile della Corte di Cassazioneha concluso un procedimento di richiesta di assistenza e
trasporto gratuiti a scuola di un alunno con disabilità, iniziato prima del 2006,
dando torto alla famigliache chiedeva il rimborso delle spese da essa anticipate per il
trasporto e l’assistenza a scuola, servizi per i quali il Comune aveva preteso una
compartecipazione al costo.
La Cassazione ha argomentato in primo luogo che le norme costituzionali sul diritto allo
studio degli alunni con disabilità sono «programmatiche» e non precettive e comunque
non prevedono la gratuità assoluta di questi servizi. Inoltre, essa ha negato l’esistenza di
norme legislative che espressamente garantiscano la gratuità di tali servizi.
Infine, citando l’articolo 24 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con
Disabilità, la Suprema Corte ha voluto interpretare il principio di «accomodamento
ragionevole», nel senso che quest’ultimo omporterebbe l’obbligo delle famiglie di
contribuire ai costi di questi due servizi, secondo le loro possibilità economiche.
In conclusione, data la complessità della questione, la decisione ha sancito la
compensazione delle spese che ovviamente, per la propria parte, sono ricadute sulla
famiglia relativamente ai tre gradi di giudizio.
Ebbene, questa volta, sui contenuti della pronuncia della Corte di Cassazione, appare
lecitodissentire er una serie di motivi che qui di seguito elenchiamo.
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1- L’obiezione che le norme costituzionali in materia scolastica abbiano solo valore
«programmatico» e quindi non vincolante sino a quando il Legislatore non approvi
apposite norme, è confessato alla stessa Sentenza215/87, citata dalla Cassazione, in
quanto tale Sentenza ha espressamente affermato che l’articolo 3 comma 2 della
Costituzione, sul divieto di disuguaglianza nei confronti degli alunni con disabilità
è immediatamente precettivo.
Ovviamente la Corte Costituzionale aveva ragionato sull’“uguaglianza materiale”, cioè che
trattando in modo identico alunni con e senza disabilità (facendo cioè pagare trasporto e
assistenza secondo le loro disponibilità economiche), si trattano in modo disuguale gli
alunni con disabilità, per i quali trasporto e assistenza sono servizi necessari.
2. Pare strano che la Suprema Corte, che ben conosce le leggi, neghi l’esistenza di
norme esplicite sul diritto alla gratuità di questi servizi per gli alunni con disabilità. Infatti:
a) l’articolo 28, comma 1 della Legge 118/71 afferma espressamente il diritto alla gratuità
del trasporto alle scuole del primo ciclo per gli alunni con disabilità;
b) La Sentenza 2631/08 del Consiglio di Stato, alla luce della citata sentenza 215/87 della
Corte Costituzionale, ha esteso alle scuole superiori il diritto al trasporto e all’assistenza
gratuite, per analogia con l’articolo 28, comma 1 della Legge 118/71, citata in precedenza;
c) La Legge 67/06 vieta qualunque forma di discriminazione per le persone con disabilità.
Pretendere, come fa la Cassazione, che gli alunni con disabilità debbano concorrere ai costi
dei servizi di trasporto e assistenza a scuola, secondo le loro disponibilità economiche, non
tiene conto che ciò costituisce discriminazione, dal momento che per i compagni il
trasporto è un’opportunità e il servizio di assistenza non si pone, mentre per gli alunni con
disabilità questi due servizi sono indispensabili per l’esercizio del loro diritto allo studio;
d) in tal senso si è espresso chiaramente il Decreto Legislativo 112/98 (articolo 139),
secondo il quale trasporto e assistenza gratuiti per gli alunni con disabilità sono compito
rispettivamente del Comune per la scuola del primo ciclo e della Provincia per quelle
superiori. E la citata Sentenza 2631/08 del Consiglio di Stato ha ampiamente interpretato il
termine «supporto organizzativo» all’integrazione scolastica come comprendente
necessariamente il trasporto e l’assistenza a scuola.
3. La Corte di Cassazione analizza a lungo la Legge Quadro 104/92, evidenziando come
tutte le norme che riguardano gli obblighi degli Enti Locali a fornire servizi per
l’integrazione scolastica siano condizionate dalle «disponibilità di bilancio». In senso
contrario, però, sul diritto allo studio degli alunni con disabilità si è espressa la costante
giurisprudenza della Corte Costituzionale e da ultima la nota Sentenza 80/10, la quale
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afferma espressamente che il diritto all’inclusione scolastica non può essere condizionato
o affievolito per motivi di bilancio essendo «costituzionalmente protetto».
La Cassazione, quindi, pur citando detta Sentenza, la considera limitatamente al diritto alle
ore di sostegno, mentre la massima affermata dalla Corte Costituzionale spazia su tutti gli
aspetti del diritto.
4. La Corte di Cassazione cita pure l’articolo 24 (Educazione) della Convenzione
ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, per precisare che l’«accomodamento
ragionevole» da garantire per la realizzazione del diritto allo studio degli alunni con
disabilità consisterebbe, nel caso di specie, nella possibilità che le famiglie contribuissero
economicamente al costo dei servizi secondo le loro disponibilità economiche.
Tale interpretazione, tuttavia, sembra contrastare con quella derivante da una visione
globale della Convenzione, il cui principio dominante è quello delle pari
opportunità che debbono essere garantite agli alunni con disabilità dalle Amministrazioni,
anche con dei sacrifici economici delle stesse e non invece con sacrifici economici delle
famiglie di alunni con disabilità.
In conclusione è quanto meno strano che la Cassazione si sia limitata a confermare
l’interpretazione data alla normativa sino al 2005 dal Tribunale di Bergamo e dalla Corte
d’Appello di Brescia, ignorando o fornendo un’interpretazione riduttiva della normativa
e della giurisprudenza costituzionale successive a tale data.
E in ogni caso – è sempre bene ricordarlo – a differenza delle Sentenze di annullamento
della Corte Costituzionale, che valgono erga omnes (“per tutti”), quelle della Corte di
Cassazione riguardano solo il caso concreto trattato e non vincolano gli altri organi di
giustizia a uniformarsi ad esse.
Ci si augura quindi che in analoghe controversie, i successivi Giudici di merito o di
legittimità on vogliano seguire l’orientamento di questa Sentenza della Suprema Corte,
che rimane unica e isolata nel nostro panorama giuridico.
(fonte http://www.superando.it/)
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'Omofobia, norma da cambiare'
di Tommaso Cerno
(25 settembre 2013)
Così com' è stata approvata dalla Camera, va a inficiare e peggiorare tutta la legge Mancino.
Adesso, per esempio, un'associazione cattolica potrebbe discriminare uno studente gay o
un ospedale privato potrebbe rifiutare un rom .Parla il deputato di Sel Alessandro Zan
Deputati gay vanno alla guerra nel nome dell'omofobia. Uno è del Pd: Ivan Scalfarotto,
relatore della legge sull'omofobia appena varata dalla Camera, che ha scatenato polemiche
e critiche da parte delle associazioni gay. L'altro è Alessandro Zan, padovano di Sel, alla
prima legislatura. Gay dichiarato pure lui, in prima linea per i diritti civili in Italia, dopo il
varo della norma edulcorata dai vari accordi con Pdl, Scelta civica, cattolici di destra e di
sinistra, smette i panni del politically correct e attacca il Pd: «Deprecabile e inspiegabile la
scelta di far naufragare una buona legge, che poteva essere approvata con i voti di Pd, Sel e
M5s nel nome delle larghe intese. A perderci non sono solo i gay, ma anche le altre
minoranze che, così, sarebbero meno tutelate di prima». Zan chiede al Senato di
modificare la norma. Anche se sa che sarà difficile. Visto che già alla Camera, dove i
numeri per il centrosinistra erano oceanici, non si è riusciti a varare la legge come richiesta
dalle associazioni gay.
Onorevole Zan, in Parlamento c'era una buona proposta di legge con maggioranza
Pd-M5s. Anziché votarla è stata trasformata in una legge che fa insorgere tutte le
associazioni gay, pur di avere i voti di Scelta civica e Pdl. Che ne pensa?
«Penso che peggio di così non si poteva. La proposta di legge che chiedeva una piena
estensione della Legge Mancino-Reale ai reati di omofobia e transfobia è stata tra le
proposte più sottoscritte della nostra storia parlamentare. Segno che c'era e c'è una
larghissima maggioranza favorevole ad estenderla davvero».
Però la linea del Pd, e del relatore Ivan Scalfarotto, è stata la ricerca di "larghe
intese"
«Sì, a scapito della legge. E, detto tra noi, non sono state nemmeno così larghe queste
intese. Anzi, è assolutamente falso dire che l'emendamento Gitti, approvato da un pezzo di
Pd e da una parte di Scelta Civica fosse necessario per costruire un largo consenso
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parlamentare. A riprova di questo c'è anche la constatazione del fatto che su
quell'emendamento il Pd si è spaccato con circa 80 deputati che hanno votato contro e
anche la parte laica dei deputati di Scelta Civica era in forte imbarazzo nell'approvarlo».
L'emendamento Gitti dice, in sostanza, che alcuni italiani (esponenti religiosi o di
movimenti politici) possono avere condotte omofobe. Ma non solo, giusto?
«L'emendamento Gitti è disastroso per tutta la Legge Mancino, perché va a inficiare
l'efficacia di tutta la legge anche su fattispecie di reato che la norma già prevedeva. In
pratica, era meglio non far nulla. Così come è passato alla Camera, la legge crea delle zone
franche dove chi compie incitamento alla discriminazione viene esentato dagli effetti
punitivi di una legge, la Mancino, che è stata una conquista per contrastare antisemitismo e
razzismo nel nostro Paese. Ecco perché Scalfarotto non doveva assolutamente piegarsi alla
logica di compromesso della parte più arretrata delle larghe intese. E' stato un
atteggiamento inspiegabile e deprecabile».
In pratica, fatta così, la legge potrebbe addirittura favorire l'omofobia organizzata.
O no?
«Se la legge entrasse in vigore così come approvata dalla Camera, omofobi, razzisti e
antisemiti se organizzati avrebbero libertà d'azione».
Faccia un esempio «Ne faccio più d'uno: potrebbe verificarsi il caso di un rifiuto a
prestare cure mediche verso un omosessuale o un transessuale da parte di una struttura
ospedaliera privata; potrebbe verificarsi il caso in una scuola cattolica di un allontanamento
di uno studente perché transgender, se per caso si veste con abiti femminili, o perché gay;
potrebbe verificarsi il caso di una chiamata a raccolta da parte di un'organizzazione di
estrema destra o fondamentalista cattolica per contestare una pacifica manifestazione lgbt
o un pride. Ricordiamo il caso dei manifesti di Forza Nuova in occasione di un Pride che
invitavano a mettere i gay nel Colosseo con i leoni e a contestare la manifestazione. Così
come non potrebbe essere sciolta un'organizzazione che propaganda idee antisemite,
razziste od omofobe. Cosa che è un caposaldo della Legge Mancino».
(fonte http://espresso.repubblica.it)
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Parte il programma “Città interculturali”
promosso dal Ministero del lavoro e delle
politiche sociali.
L’iniziativa verrà svilupata nell’ambito del network “Le città del dialogo” che ha come capofila il Comune di Reggio Emilia. Un programma congiunto del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea.
(25 settembre 2013)
Un programma per aiutare i Comuni a valorizzare le politiche di integrazione, sviluppare
strutture di governance della diversità, capitalizzare i vantaggi derivanti dalle differenze
culturali in termini di innovazione, imprenditorialità e non solo. È Città interculturali,
programma congiunto del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea di cui è capofila il
Comune di Reggio Emilia, che ha sottoscritto ieri, a Roma, alla presenza del viceministro
del lavoro e delle politiche sociali, Maria Cecilia Guerra, un accordo quadro per la
valorizzazione delle azioni in materia di integrazione sociale delle persone migranti con il
Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il network nazionale “Le città del dialogo”, di
cui fanno attualmente parte 23 Comuni (Arezzo, Bari, Campi Bisenzio, Capannori,
Casalecchio di Reno, Castelvetro di Modena, Fermo, Forlì, Fucecchio, Genova, Lodi,
Milano, Olbia, Palermo, Pizzo, Pompei, Ravenna, San Giuliano Terme, Senigallia, Torino,
Unione dei comuni del Rubicone, Venezia), mira a sviluppare la competenza interculturale
nelle istituzioni locali sia promuovendo un nuovo modello di integrazione basato
sull’interazione interculturale, sia sensibilizzando i cittadini ai valori positivi della diversità.
L’accordo quadro istituzionalizza un rapporto di cooperazione sinergica tra il network e il
Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Direzione generale dell’immigrazione e delle
politiche dell’integrazione. Tra i contenuti, figurano la costruzione e il rafforzamento di reti
per lo scambio di strumenti ed esperienze, lo sviluppo di interventi di integrazione in
diversi ambiti (educazione e apprendimento, lavoro, alloggio e governo del territorio,
accesso ai servizi essenziali, minori e seconde generazioni), il monitoraggio dei risultati
delle azioni di integrazione rivolte alla popolazione migrante e la diffusione dei risultati
delle azioni attraverso il Portale dell’integrazione.
(fonte http://www.immigrazioneoggi.it)
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Per “segregare” i rom spesi 100 milioni in 7 anni. Senza risultati
(25 settembre 2013)
Allestimento, gestione e mantenimento dei “campi nomadi” di Milano, Napoli e Roma tra
il 2005 e il 2011 sotto la lente del rapporto “Segregare costa” curato da Berenice, Compare,
Lunaria e Osservazione. “Una vera e propria economia da ghetto” fallimentare
ROMA – Oltre 100 milioni di euro per allestire, gestire e mantenere i “campi nomadi” di
Milano, Napoli e Roma. Una “vera e propria economia da ghetto” analizzata in tutte le sue
componenti dal rapporto “Segregare costa” curato da Berenice, Compare, Lunaria e
Osservazione e presentato oggi a Roma. Un rapporto che prende in considerazione tutti (o
quasi) i capitoli di spesa delle diverse amministrazioni dal 2005 al 2011, per rispondere a
chi giustifica il mantenimento dei campi e la mancata adozione di politiche abitative con la
carenza di risorse pubbliche. “Il rapporto ricostruisce e analizza in dettaglio i costi e il
fallimento delle politiche dei campi – spiega il testo – e denuncia l’urgenza di ripensare
completamente i modelli e le pratiche di inclusione sociale e abitativa delle popolazioni
rom”.
Spreco di risorse. Per mantenere i campi a Napoli sono stati spesi “almeno 24,4
milioni di euro, a Roma almeno 69,8 milioni ai quali si aggiungono almeno altri 9,3
milioni di euro per i progetti di scolarizzazione, mentre a Milano circa 2,7 milioni di
euro le spese accertate, ma il dato è parziale”. Interventi sociali di formazione e
inserimento lavorativo che, nonostante gli stanziamenti “non hanno raggiunto risultati
significativi in termini di una reale autonomizzazione delle persone. Si tratta di soldi
pubblici che potrebbero essere molto più utilmente impiegati in modo diverso: a tal fine è
necessario che le istituzioni cambino del tutto il proprio approccio: non servono soluzioni
“speciali”, “temporanee” e “ghettizzanti”, ma progetti di inclusione abitativa, sociale e
lavorativa finalizzati alla reale autonomizzazione dei rom”.
Una ricerca ad ostacoli. Ricostruire tutte le spese compiute dalle diverse amministrazioni
negli anni presi in considerazione dal rapporto non è stato facile, spiegano i curatori dello
studio, e ai cento milioni probabilmente mancano ancora altre cifre a sei zeri. “La scarsa
trasparenza e l’insufficiente livello di dettaglio dei documenti contabili, la difficoltà a
reperire delibere e determinazioni, l’impossibilità di scorporare voci di spesa rilevanti per
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l’analisi delle politiche indirizzate ai rom da capitoli di spesa più generali – spiega il
rapporto -, hanno infatti impedito di effettuare una completa ricostruzione dei costi delle
politiche dei campi”. Tuttavia, l’analisi ha portato ad una stima della spesa annuale per le
tre città, che per i sette anni presi in considerazione dallo studio è risultata essere di circa
15 milioni di euro.
Chiudere i campi. Secondo le quattro organizzazioni curatrici del rapporto, è arrivata
l’ora di mettere fine ai “piani nomadi” sostituendoli con “Piani di chiusura dei campi
nomadi”. “Questi ultimi non hanno naturalmente niente a che vedere con le vergognose
politiche degli sgomberi – spiega il rapporto - che accompagnano le politiche dei campi.
Pianificare la chiusura di questi ultimi significa prefigurare soluzioni abitative
alternative, concordando con i residenti tempi e modalità del cambiamento”. Le
alternative possibili ci sono: “dal sostegno all’inserimento in abitazioni ordinarie o in case
di edilizia popolare pubblica, all’housingsociale, alla promozione di interventi di auto-
recupero di strutture pubbliche inutilizzate”. (ga)
(fonte http://www.redattoresociale.it)
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Razzismo: 17 Paesi Ue firmano a Roma
Carta a sostegno Kyenge (24 settembre 2013)
ROMA - Ministri e rappresentanti di 17 Paesi europei hanno firmato oggi a Roma una
Dichiarazione per "sfidare l'intolleranza e l'estremismo" e per chiedere agli Stati membri e
alla Commissione Ue un "Patto 2014-2020 per un'Europa delle diversita'" e contro ogni
forma di razzismo, xenofobia e altre discriminazioni. L'iniziativa e' nata dal vicepremier e
ministro dell'interno e delle pari opportunita' belga, Joelle Milquet, che ha voluto in questo
modo esprimere sostegno alla collega italiana Cecile Kyenge dopo gli attacchi subiti a
partire dalla sua nomina a ministro per l'Integrazione.
"Ringrazio tutti per aver risposto alla chiamata, e' un modo forte per affermare alcuni
principi" ha detto Cecile Kyenge dopo la firma della "Dichiarazione di Roma". "Questo
problema non riguarda solo me, sono atteggiamenti che stanno riaffiorando ovunque.
Bisogna cercare di reagire non solo in quanto sostegno alla mia persona, ma cercando di
riaffermare i valori dell'Europa. Il nostro messaggio oggi e' quello che vogliamo riaffermare
la cultura della solidarieta', dei nostri valori all'interno dell'Ue, e dobbiamo farlo anche in
vista delle elezioni europee".
"Dobbiamo reagire alle manifestazioni di razzismo", ha detto Milquet, che ha definito
"inaccettabili" gli attacchi subiti dalla collega italiana. "Era importante reagire e agire" ha
insistito, sottolineando che "in tutta l'Europa ci sono movimenti politici che predicano il
rifiuto dell'altro, dello straniero" e che occorre mobilitarsi per "riaffermare i valori della
tolleranza".
( fonte ANSA).
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Scuola. Carrozza: "È il luogo principe
dell’integrazione" (24 settembre 2013)
Il ministro dell’Istruzione: “Vivere con coetanei di
altre culture, religioni e tradizioni è un
arricchimento. Insegna a orientarsi nel mondo”
Roma – 23 settembre 2013 - “Sono sempre più
forti le esigenze di integrazione davanti a una
società globale e in cui i flussi migratori verso il
nostro paese soprattutto dalle aree meno ricche del mondo spesso anche teatro di guerra
sono ogni giorno più frequenti”.
Lo ha sottolineato ieri pomeriggio (23 settembre 2013) il ministro dell’Istruzione
Maria Carrozza al Quirinale, parlando delle priorità del governo durante la cerimonia per
l’inaugurazione dell’anno scolastico. Non a caso, il tema scelto quest’anno per la giornata è
“Il mondo nella scuola, la scuola nel mondo”. “L’integrazione – ha aggiunto - è un fattore
di arricchimento per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze. È l’occasione per imparare a
orientarsi nel mondo, per sviluppare il sentimento di solidarietà e per comprendere la
varietà di problemi da diverse prospettive”.
"La scuola è il luogo principe per l’integrazione, è il luogo in cui i giovani hanno le prime
esperienze di relazioni sociali indipendenti dalle famiglie. Il luogo – ha concluso Carrozza -
in cui convivono con coetanei di altre culture, religioni, tradizioni”.
Secondo i dati provvisori diffusi dal ministero dell’Istruzione, nell’anno scolastico appena
iniziato sono 736.654, il 10% dell’intera popolazione scolastica, gli alunni con cittadinanza
non italiana. Il 44,2% è nato qui. La maggior parte (271.857) sono iscritti alla scuola
primaria, seguono la secondaria di secondo grado (180.515) e quella di primo grado
(169.963) mentre nella scuola dell’infanzia sono 114.319.
(fonte http://www.stranieriinitalia.it/)
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L'intervento
Per ogni straniero in aula gli italiani
calano nei test, le ipocrisie da sfatare (24 settembre 2013)
Lo studio sulle II elementari, i dirigenti mettono gli immigrati in classe con i figli di
famiglie meno abbienti
Non serve né agli immigrati né ai nativi nascondere i problemi invece di sperimentare,
senza pregiudizi, le soluzioni più efficaci e rapide per l'integrazione nelle scuole italiane.
Da uno studio condotto con Rosario Ballatore e Margherita Fort («The Tower of Babel in
the Classroom», www.andreaichino.it ) emerge che sostituendo un nativo con un
immigrato in una classe della seconda elementare, la frazione di risposte corrette dei nativi
nei test Invalsi si riduce del 12% in italiano e del 7% in matematica (dati relativi al 2009-
10). La buona notizia è che questo sensibile effetto negativo (comparabile ad esempio a
quello di avere genitori disoccupati o con un diploma non superiore alla scuola superiore)
sparisce nelle quinte elementari: la scuola italiana riesce ad integrare gli stranieri ma in
tempi relativamente lunghi, che devono assolutamente essere accorciati.
È sorprendente che nel nostro Paese ci si debba dividere tra chi urla sconsideratamente
contro l'immigrazione (tra l'altro dimenticando che gli studenti stranieri sono mediamente
meno di 2 per classe e che solo il 6% delle classi supera la soglia del 30% di immigrati) e
chi, per reazione, nega, o è costretto a negare, un'eventualità tutt'altro che remota: quando
anche un solo straniero entra in una classe l'integrazione non può avvenire
immediatamente - come per un colpo di bacchetta magica - e può avere un impatto sugli
apprendimenti dei compagni. Si rischiano accuse infamanti di razzismo suggerendo che
forse non sia una buona idea gettare allo sbando gli immigrati nelle classi senza una guida
specifica e che meglio sarebbe, come accade in altri Paesi, disegnare percorsi diversificati di
integrazione graduale, da definire a seconda delle situazioni.
Il risultato, ipocrita, di questi comportamenti è che i dirigenti scolastici, forse per amor del
quieto vivere, collocano gli stranieri prevalentemente nelle classi in cui i nativi hanno
famiglie meno istruite e meno abbienti. Si noti che questo accade all'interno delle singole
scuole e non solo tra scuole di quartieri diversi. Lo dicono i dati ed è una sorpresa
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sconcertante. All'interno di una scuola gli stranieri finiscono per essere concentrati nelle
classi con genitori probabilmente meno capaci di protestare se i loro amati Pierino o
Caterina impareranno poco perché i loro compagni di banco si chiamano Wladi, Amina o
Ramon. Ufficialmente questo non può accadere, perché la formazione delle classi
dovrebbe essere casuale; cosa di per sé assurda perché molto meglio sarebbe costruirle
senza ipocrisie sulla base delle informazioni disponibili riguardo alle caratteristiche degli
studenti. Ma la soluzione peggiore, e davvero eticamente inaccettabile, è quella di
concentrare insieme stranieri e italiani con background familiare meno favorevole.
Immagino la risposta dei dirigenti e degli insegnanti: quali risorse abbiamo per fronteggiare
il problema? Che margini di autonomia ci dà il ministero per disegnare un'offerta formativa
diversificata che possa aiutare l'integrazione quando necessario? Hanno ragione! Il
pachidermico ministero dell'Istruzione, con i suoi provveditorati (quasi un milione di
dipendenti e decine di migliaia di scuole da gestire), oltre a non poter dare risorse
sufficienti per affrontare questi problemi, non dispone nemmeno di informazioni
aggiornate sulle realtà locali per decidere dove intervenire e che cosa fare (figuriamoci: non
riesce nemmeno ad assicurare che a inizio anno tutte le classi abbiano gli insegnanti
necessari!). E, soprattutto, alle scuole non viene data una piena autonomia di gestione delle
risorse, in particolare quelle umane, e di disegno dell'offerta formativa. Di questa
autonomia le singole scuole avrebbero bisogno per risolvere, con la loro migliore
conoscenza delle situazioni locali, non solo il problema dell'immigrazione, ma tutti gli altri
problemi che quotidianamente devono affrontare. Un modo per sperimentare scuole
«pubbliche ma autonome» c'è: con Guido Tabellini lo abbiamo descritto nell'ebook del
Corriere «Liberiamo la scuola». Una proposta che non impone soluzioni, ma chiede solo
che sia consentito a chi vuole provare offerte educative diverse di poterlo fare in un
ambito regolato, sperimentale e valutato dalle scelte degli utenti.
(Andrea [email protected])
(fonte www.corriere.it)
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Sgombero del campo nomadi via Salviati,
inchiesta sulla violazione dei diritti
umani Annuncio dell'associazione Nazione Rom. A indagare sarebbe l'Ufficio
nazionale antidiscriminazioni razziali di Palazzo Chigi
(24 settembre 2013)
ROMA - Un'inchiesta sullo sgombero del campo nomadi di via Salviati, per il quale
Amnesty aveva denunciato «ripetute violazioni dei diritti umani». A dare l'annuncio è
l'associazione Nazione Rom, che attribuisce l'apertura dell'indagine all'Unar, l'Ufficio
nazionale antidiscriminazioni razziali della presidenza del Consiglio dei ministri.
«APARTHEID» - L'associazione, ricordando che «la comunità rom da mesi sta
conducendo una protesta contro l'apartheid nella quale è stata confinata», denuncia le
modalità con cui si è svolto lo sgombero il 12 settembre (il 12 agosto un primo tentativo
era fallito) e la violazione dei «diritti politici e umani» dei rom. Rende noto che le famiglie
coinvolte hanno consegnato un filmato ad alcuni attivisti per i diritti umani che erano sul
posto e conclude con una serie di richieste: «La chiusura dell'ufficio nomadi del Comune di
Roma; le dimissioni del vicecomandante della polizia municipale Antonio Di Maggio; un
incontro congiunto, con carattere di urgenza, al per l'Integrazione-Unar con la conferenza
delle Regioni e Province e l'Anci».
(fonte http://roma.corriere.it)
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Calcio: cori contro napoletani, chiusa un
turno curva Milan (24 settembre 2013)
Roma . - Curva del Milan chiusa per un turno per razzismo. All'indomani del posticipo di
S.Siro con il Napoli, il giudice sportivo ha disposto per il club rossonero l'"obbligo di
disputare una gara con il settore dello stadio denominato 'secondo anello blu' privo di
spettatori". Questo "per avere alcuni suoi sostenitori, collocati in un settore dello stadio
denominato 'secondo anello blu', in tre circostanze (prima dell'inizio della gara, all'ingresso
delle squadre in campo ed al 19mo del secondo tempo) indirizzato ai sostenitori della
squadra avversaria un coro insultante, espressivo di discriminazione per origine
territoriale". L'infrazione e' stata rilevata dai collaboratori della procura federale. . (AGI)
Nasce a Venezia l’osservatorio sul
razzismo contro i calciatori di colore Ca’ Foscari gestirà un monitoraggio degli episodi di razzismo sui campi di calcio.
Il presidente dell’A ic Tommasi: «Dobbiamo recuperare l’innocenza dei bambini»
(24 settembre 2013)
VENEZIA. Da Ca’Foscari nasce l’Osservatorio «calciatori sotto
tiro», frutto dell’iniziativa dell’Associazione Italiana Calciatori con
la collaborazione dell’ateneo veneziano, per vocazione da sempre
attento ai temi dell’internazionalizzazione, delle lingue e culture
del mondo. La novità è stata annunciata durante il convegno
«Calcio e culture. Uniti contro il razzismo», che ha visto ospiti
Damiano Tommasi, il presidente dell'Associazione Italiana
Calciatori, e Lilian Thuram, campione del mondo 1998 con la
Nazionale francese e autore di «Le mie stelle nere».
Secondo Thuram «rispetto al problema del razzismo è indispensabile seguire modelli
adeguati. Dobbiamo tutti chiederci cosa significa essere nero o essere bianco, e chiederci
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perché al nero viene sempre dato un valore negativo e al bianco uno positivo. Le persone
non vanno costrette in un genere ma guardate per quello che sono». Damiano Tommasi ha
aggiunto: «Dobbiamo recuperare l’innocenza dei bambini quando non si è influenzati da
alcun pregiudizio che entra in gioco più tardi, da adulti. Quando si è piccoli non si vedono
i colori della pelle ma contano solo i valori veri». Tommasi ha quindi analizzato la
situazione attuale dove «l’anonimato dello stadio e della rete internet permette ad alcuni di
essere razzisti. Persone che a casa magari hanno una fidanzata di colore ma poi allo stadio
espongono striscioni razzisti».
Il debutto dell’Osservatorio vedrà il Master e Ca’ Foscari coordinare una rete di scuole e
associazioni sportive con la finalità di coinvolgere in modo permanente le nuove
generazioni anche attraverso lo sport in una prospettiva di integrazione reciproca tra le
popolazioni autoctone e le popolazioni immigrate in un’ottica di vera interculturalità. Una
iniziativa fortemente voluta per sensibilizzare l’opinione pubblica – in primis i giovani e gli
studenti – sulla necessità di contrastare e segnalare qualsiasi gesto di intimidazione, offesa e
minaccia che abbia per oggetto i giocatori di calcio, tanto a livello professionistico quanto
dilettantistico.
Il convegno, moderato da Gian Antonio Stella, è stato introdotto da un saluto del Rettore
di Ca’Foscari Carlo Carraro: «Una iniziativa lodevole che come ateneo promuoviamo e
intendiamo far crescere – ha detto Carraro – l’università non è infatti solo un luogo di
trasmissione di conoscenza e sapere ma anche un luogo in cui coltivare valori. La cultura
dell’integrazione è uno di questi valori in grado, attraverso iniziative di sensibilizzazione
come queste, di formare le coscienze dei nostri giovani e combattere quindi
discriminazioni e razzismo».
Soddisfazione per l’iniziativa ha espresso anche il ministro con delega allo sport Graziano
Del Rio: «Sono contento di questa iniziativa, abbiamo bisogno a tutti i livelli di sollecitare
un confronto sui temi del razzismo e della discriminazione – ha detto il ministro. La parola
è uno strumento, così come i gesti del corpo, che va usata nella maniera giusta. Serve più
che mai un salto culturale».
Il presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio Giancarlo Abete ha fatto pervenire
un messaggio in occasione del convegno: «La formazione e la prevenzione costituiscono
obiettivo primario anche nell’ambito sportivo. Per questo motivo l’iniziativa dell’Università
Ca’ Foscari e dell’AIC assume particolare rilievo. La qualità dei relatori presenti - che nel
loro impegno civile hanno sempre testimoniato attenzione a questi valori - dà ulteriore
forza e significato all’iniziativa. La Federazione conferma il proprio impegno sia a livello
nazionale che internazionale per una forte attenzione su tali temi che risultano centrali».
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Pietro Basso, Direttore del Master sull’Immigrazione di Ca’Foscari: «La volontà è quella di
fare di Ca’ Foscari un centro di iniziative che faccia rete con le scuole sia per monitorare il
fenomeno del razzismo sia per proporre buone pratiche di contrasto a ogni forma di
discriminazione. L’università e la scuola hanno un ruolo fondamentale nel combattere la
violenza e per questo il Rettore ha sostenuto fortemente questa iniziativa».
A sostegno dell’iniziativa anche Lotto Sport Italia che ha messo a disposizione una borsa
di studio a favore di uno studente meritevole che voglia frequentare il Master
sull’Immigrazione. Il presidente Andrea Tomat: «Il Master sull'Immigrazione è un percorso
formativo di grande valore: un'iniziativa che, in una società sempre più globalizzata ma
poco integrata, vuole essere uno strumento per la promozione ed il radicamento di valori
fondamentali. Convivenza e prosperità si basano su principi essenziali: libertà e rispetto
delle persone e delle tradizioni dei territori, equità e merito, tolleranza e eguaglianza." –
dichiara Andrea Tomat, Presidente Lotto Sport Italia - "Sono principi che lo Sport può
sostenere e diffondere perché naturalmente connessi alla competizione sportiva dove vince
il migliore, ma dove la partecipazione è ancora più importante, come affermano i principi
Olimpici, seguendo un indirizzo di universalità della rappresentanza. E’ quindi con grande
piacere che abbiamo aderito a questo progetto e mi complimento con il Rettore Carlo
Carraro per l`iniziativa. Lotto Sport Italia ha deciso di contribuire concretamente con
l’istituzione di una borsa di studio a favore di uno studente meritevole che voglia
frequentare il Master sull’Immigrazione sottolineando cosi la piena condivisione dei valori
che hanno portato all’istituzione del Master».
(fonte http://nuovavenezia.gelocal.it)
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ONU: GIOVANNINI, IMPEGNO
ITALIA PER CENTRALITA'
PERSONA DISABILE (24 settembre 2013)
(AGI) - New York - L'Italia ha "fortemente sostenuto" l'impegno assunto in sede Onu che
chiede agli Stati membri di considerare i disabili come un'opportunita' di sviluppo e non un
problema e di garantire che fruiscano di tutti i diritti, evitando le "ghettizzazioni". Lo ha
riferito il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini, che al Palazzo di
Vetro ha partecipato a una riunione di alto livello su disabilita' e sviluppo. "In alcuni Paesi i
disabili vivono in condizioni di estrema sofferenza, sono considerati persone di serie B",
ha osservato Giovannini.
Giovannini ha sottolineato che con l'attuale governo sono stati "compiuti passi avanti" a
favore dei disabili, "come hanno riconosciuto anche le loro organizzazioni". In particolare
e' stato approvato il Piano biennale per la disabilita' ed e' stato rifinanziato con 22 milioni
di euro il fondo per incentivare le assunzioni dei disabili che era stato quasi azzerato dal
precedente esecutivo.
A livello internazionale, ha sottolineato il ministro, viene anche riconosciuto all'Italia un
ruolo di avanguardia per i suoi progetti di cooperazione allo sviluppo mirati sui disabili con
Territori palestinesi, Albania, Kosovo e Tunisia. (AGI)
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"Lungobisenzio vietato ai disabili"
Alessandro Tartoni: "Impossibile recarsi al bagno e al bar"
(24 settembre 2013)
Prato - Domenica scorsa, lo hanno visto azionare il pulsante della carrozzella a motore
elettrico per inseguire un funzionario della Federcalcio che si stava allontanando dal
Lungobisenzio.
L’imperturbabile burocrate non ha degnato di uno sguardo l’interlocutore, che stava
incassando forse l’ennesimo atto di ignoranza (in senso di essere ignorato) nei propri
confronti. Alla telecamera di www.lanazione.it/prato, il signor Alessandro Tartoni,
allenatore della Polisportiva Aurora, costretto in carrozzina ha raccontato (vedere il video
sul sito) che al funzionario della Federazione calcio avrebbe volentieri riferito che il
Lungobisenzio ha ricevuto l’idoneità anche se non presenta i requisiti sufficienti per
garantire l’accesso, i servizi e la sicurezza delle persone disabili.
"Nell’intervallo avrei voluto recarmi in bagno - spiega Tartoni nel video - ma con le tante
barriere che rendono di fatto inaccessibile lo stadio non ho potuto farlo. E nemmeno mi è
riuscito recarmi al bar. Devo a quel signore (e indica una persona vicina ndr) che si è
offerto di andare a comprami una bottiglia d’acqua se ho potuto dissetarmi".
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Tartoni indica precise responsabilità. "Non sono del Prato calcio, la società non c’entra
affatto. Semmai sono del Comune che continua a ritenere idoneo questo impianto che di
fatto non lo è". E' significativo che la protesta del signor Tartoni sia avvenuta mentre uno
sparuto gruppo di spettatori di Prato-Gubbio sostava di fronte all’ingresso principale in
attesa che fosse rimosso il reticolato che come ogni domenica isola il Lungobisenzio dalla
città come fosse un lager. "Disagio su disagio", commenta Tartoni, riferendosi alla lunga e
ingiustificata attesa (da Gubbio solo uno sparuto gruppo di supporters, peraltro cordiali e
pacifici ndr). Una nota da parte nostra: quando nell’aprile scorso scrivemmo che insistere
con gli investimenti sul Lungobisenzio era "accanimento terapeutico" qualcuno ci dette
sulla voce. Ascoltando il signor Tartoni abbiamo una prova in più che eravamo - e siamo -
nel giusto. (p.c.)
(fonte http://www.lanazione.it/)
Bimbo disabile: Porcelli chiede al
consigliere comunale coinvolto di fare un
passo indietro Verrazzo della Lista Porcelli si difende: «Mai fatto pressioni» Coinvolto anche un
componente dello staff del primo cittadino
(24 settembre 2013)
MUGNANO. Pian piano, sulla vicenda si sta gettando un po' di luce. Ieri dopo le
dichiarazione del Ministro della pubblica istruzione sulla questione del bimbo disabile
discriminato, che ha fatto sapere di "essere intenzionata ad approfondire la vicenda" il
sindaco di Mugnano, Giovanni Porcelli, ha detto di essere pronto a verificare l'accaduto e a
prendere provvedimenti in merito. Secondo le indiscrezioni emerse nelle ultime ore, ad
essere coinvolti nella vicenda, sarebbero due esponenti politici di maggioranza, di cui un
consigliere comunale, Renato Verrazzo eletto alle amministrative del 2010 nella "Lista
Porcelli" e un componente dello staff, persona vicina allo stesso primo cittadino. Porcelli
che stamattina ha incontrato la dirigenza della scuola Sequino ha fatto sapere che se
dall'esito della vicenda dovessero emergere comportamenti non corretti da parte dei due
esponenti, chiederà al consigliere comunale di fare un passo indietro e rimuoverà dal
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proprio staff l'altra persona coinvolta. Dall'opposizione , in particolare dal Pd e dagli altri
partiti di minoranza intanto, si chiedono a gran voce le dimissioni del sindaco: «Non
poteva non sapere» hanno detto a più riprese vari esponenti dell'opposizione. L'Udc invece
fin dalla prima ora ha chiesto che sul caso venga fatta chiarezza al più presto (precisiamo
che l'Udc non ha chiesto le dimissioni del sindaco, come erroneamente era stato riportato
in precedenza, ndr). Intanto Il consigliere Verrazzo si difende a afferma di non aver mai
fatto pressioni sulla dirigenza scolastica e che si sarebbe limitato a chiedere l'applicazione
del diritto del "nulla osta". Sulla vicenda, è certo, ci saranno degli sviluppi.
(fonte http://www.internapoli.it)
Down, ritirata dal commercio la
''maglietta della discordia''
La scritta “Pensavo avesse meno abitanti la Mongolia” aveva suscitato lo sdegno dei
genitori di un ragazzo Down”: la petizione per il ritiro del prodotto aveva raccolto in
poche ore quasi 500 firme. Le scuse dell’azienda: “Non volevamo offendere, ritireremo
subito la maglietta"
(24 settembre 2013)
ROMA – Non sarà più in commercio la maglietta che ironizzava sulla Mongolia e sui suoi
abitanti: l’azienda My T-Shirt, che la produceva, ne ha disposto il ritiro immediato,
chiedendo “scusa per questo episodio” alle famiglie dei ragazzi Down, che si erano sentite
offese dall’implicito riferimento. La risposta è stata diffusa tramite la piattaforma
Change.org, da dove era stata lanciata la petizione per il ritiro della maglietta, che in poche
ore aveva raccolto oltre 460 firme. “Abbiamo ingenuamente lanciato questa t-shirt – spiega
il portavoce dell’azienda - riprendendo un modo di dire che, come fate giustamente notare
voi, è purtroppo spesso erroneamente utilizzato nel linguaggio comune. Non volevamo
assolutamente offendere nessuno e – assicura l’azienda - ritireremo dal commercio
immediatamente la maglietta in questione. Siamo mortificati per quanto accaduto e
speriamo che tutte le persone che si sono sentite offese accetteranno le nostre scuse”.
(fonte http://www.redattoresociale.it)
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"Sporco negro sei un uomo morto" e gli
spezzano un braccio
Padre e figlio rischiano 18 anni di carcere dopo una rissa,
violenta e razzista, nata per motivi legati alla viabilità
(23 settembre 2013)
Milano - Sono scesi dalla macchina per una banale questione di viabilità e al grido di
'sporco neg.., sei un uomo morto' hanno spezzato un braccio ad un senegalese di 35 anni,
che poi è stato operato per la frattura delle ossa. L'episodio è accaduto il 24 giugno 2012,
ma la vicenda è emersa solo venerdì dopo la richiesta di rinvio a giudizio a carico dei due
aggressori, padre e figlio, formulata dal pm di Milano, Alessandro Gobbis, che contesta agli
imputati anche l'aggravante della discriminazione e dell'odio razziale.
Per i due, il padre di 44 anni e il figlio di 22 anni, l'udienza preliminare si aprirà il
prossimo 22 novembre davanti al gup di Milano, Enrico Manzi, che dovrà decidere sulla
richiesta di processo. In un dibattimento con rito ordinario i due imputati rischiano
condanne ad una pena massima di 18 anni (12 anni per l'accusa di lesioni gravissime,
aumentati della metà per l'aggravante della discriminazione e dell'odio razziale).
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il senegalese, il 24 giugno 2012, stava
percorrendo con la sua auto una strada alla periferia sud-ovest di Milano quando, poiché la
carreggiata era ostruita da un cantiere, si è trovato davanti un'altra auto che proveniva dalla
direzione opposta con a bordo i due uomini. Tra i tre è iniziata una lite per chi avesse la
precedenza e dovesse lasciar passare l'altra auto, lite che è proseguita quando il senegalese e
i due uomini sono scesi dalle rispettive macchine.
Annuncio promozionale
Poi la violenta aggressione: i due, secondo l'accusa, dopo aver lanciato pesanti insulti
razziali contro il giovane si sono scagliati contro di lui e gli hanno spezzato un braccio. Il
senegalese ha riportato, stando all'imputazione, una ''malattia insanabile'', perché ha subito
la frattura delle ossa ed è stato necessario un intervento chirurgico.
(fonte http://www.milanotoday.it)
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Sporco italiano!" ad autista bus,
marocchino denunciato per razzismo a
Roma (23 settembre 2013)
Roma (20 set). - "Sporco italiano". E' l'insulto, rivolto al conducente di un bus della linea
urbana, costato a un cittadino marocchino una denuncia per violazione della legge che
vieta tutte le forme di discriminazione razziale. Teatro dell'episodio, via degli Eroi della
Difesa. Il mezzo, fermo a un semaforo, e lontano dalla fermata, e' stato raggiunto dallo
straniero che ha cominciato a picchiare con violenza sulle porte della vettura. L'autista, per
scongiurare eventuali danneggiamenti, le ha aperte, ma a quel punto il giovane e' salito e,
intrufolandosi nella cabina di guida, lo ha letteralmente aggredito. All'aggressione fisica
sono seguite le offese verbali, quasi esclusivamente riguardanti la nazionalita' (italiana)
dell'autista, dopodiche' l'aggressore e' sceso e ha scagliato una pietra contro la vettura
danneggiando un finestrino. Nel giro di pochi minuti sul posto e' arrivata una pattuglia del
Commissariato Spinaceto, diretto da Michele Peloso, che ha fermato il marocchino:
l'uomo, identificato e accompagnato in commissariato, e' stato denunciato anche per
danneggiamento e violenza a pubblico ufficiale. (fonte AGI)
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Sassuolo-Inter: cori razzisti contro i
napoletani, tifosi nerazzurri ancora a
rischio sanzioni
(23 settembre 2013)
La tifoseria dell’Inter rischia di essere
sanzionata nuovamente. I cori di
stampo razzista uditi a Reggio Emilia
nel corso della partita contro il Sassuolo
non sono passati inosservati. Oggetto
degli insulti, in questo caso, i
napoletani. A sollevare il caso è stato il
senatore Gentile (Pdl). Una vicenda che esplode al termine della settimana in cui il Giudice
sportivo, alla luce del comportamento dei sostenitori nerazzurri nel match contro la
Juventus, ha disposto la squalifica per una giornata della curva di San Siro. “I tifosi
dell’Inter – evidenzia il senatore Pdl – stanno continuano a chiamare i napoletani ‘colerosi
e terremotati che col sapone non si sono mai lavati’, dopo avere avuto la curva chiusa per
razzismo: mi chiedo come possa fare una arbitro di Nola, Russo, a non sospendere la
partita in corso”. “Su questa cosa non mi fermerò – si legge in un comunicato diffuso da
Gentile- e se Abete e Beretta non vedono e non sentono vedremo che ne penserà il
ministro Alfano. E’ una vergogna che le partite non vengano sospese in caso di cori come
questo- termina Gentile- tollerati in un modo indecente da Lega e Figc, due istituzioni in
mano al potere torino-milanese del calcio”.
(fonte http://www.calcioweb.eu)
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Bufera sul caso badante-velata
E tra Lega e Pd volano scintille (23 settembre 2013)
Varese - Licenziata perché indossa il velo. Mentre dal primo ottobre partirà la vertenza
legale che con ogni probabilità porterà Tatiana Rotar, colf e badante ucraina di 26 anni da
due mesi convertita all’Islam, davanti al giudice per il lavoro insieme ai suoi ex datori di
lavoro, Varese si spacca in due.
Tra chi comprende la scelta della famiglia di
Varese che l’ha licenziata (la giovane dice
che la ragione sarebbe da attribuire alla sua
scelta d’indossare il velo) e chi condanna la
scelta. Tra politici di nazionalità straniera e
fede diversa e italiani intransigenti.
«C’è una legge che vieta il licenziamento per
ragioni religiose – dice Sandy Cane, sindaco di Viggiù, americana di colore in quota Lega
– Ma bisogna vedere come questa scelta religiosa influenza il lavoro. E bisogna vedere da
dove arriva la scelta. Si è convertita dopo aver incontrato il fidanzato musulmano. Io già lo
interpreto come un segno di debolezza. Il dubbio che questa donna sia una persona
influenzabile. E se è stata influenzabile sulla religione chissà su cosa’altro potrà esserlo».
Cane non parla di razzismo: «Io non credo che il licenziamento dopo il velo venga dal
razzismo. Io credo venga da una comprensibile preoccupazione. Con quel che si sente la
paura la posso capire. E l’islam oggi non è certo associato ad immagini o scenari pacifici».
Di diritti civili da garantire parla invece Stefano El-fennèe, marocchino, musulmano,
portavoce del circolo Pd di Luvinate. «È ingiusto e credo che questa ragazza vedrà il
giudice darle ragione – dice – Si valuta il lavoro di una persona, non la sua fede religiosa.
Non c’è in questo caso una motivazione oggettiva per il licenziamento. È soggettiva. Una
suora compie forse meno bene la sua missione perché indossa un velo? E ancora: è meglio
una bellissima badante in minigonna che tratta male l’anziano , o una badante con il velo
che invece si prende cura di questa persona?».
Leggi l’approfondimento sull’Edizione de La Provincia di Varese in edicola lunedì
23 settembre
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(fonte http://www.laprovinciadivarese.it)
Bimbo autistico in classe, gli altri
genitori tolgono i figli dalla scuola (23 settembre 2013)
NAPOLI - C'è un alunno autistico in classe, i genitori
ritirano i loro figli dalla scuola. L’incredibile vicenda si è
consumata in una scuola elementare di Mugnano,
comune a nord di Napoli. È qui che un gruppo di genitori,
dopo aver saputo della presenza in classe di un
ragazzino autistico, si è recato dalla direttrice dell’istituto
per sollecitarla a trasferire i loro figli in altre sezioni.
Finora sono già sei, su un totale di venti, i compagni di
classe del piccolo autistico che hanno abbandonato l’istituto elementare. Sono stati accolti
da una struttura privata della città e dalla scuola Siani.
Al centro dell’episodio c’è il calvario di Giovanni , sei anni, che con i bambini portati via
aveva già condiviso l’esperienza della scuola materna. La sofferenza patita dai genitori del
piccolo è tutta racchiusa nei lunghi, interminabili minuti durante i quali sono state avanzate
le richieste di trasferimento. Al momento delle proteste, infatti, la mamma e il papà erano
presenti all'interno della scuola. Notati dalla direttrice, sono stati fatti accomodare in una
stanza attigua alla segreteria, per evitare loro ulteriori imbarazzi.
La scuola elementare di Mugnano ha, tra gli iscritti, il più alto numero di bambini affetti da
autismo e altre forme gravi di disabilità. «Ben 52 - dice la preside - Per ognuno di loro
facciamo l’impossibile, nonostante l’esiguo numero di insegnanti di sostegno a nostra
disposizione». La polemica è proseguita con toni accesi sui social network. Intanto
associazioni, movimenti, partiti e singoli cittadini hanno chiesto all’amministrazione
comunale di far sentire la propria voce e di far chiarezza sull’intera vicenda. «Un fatto
increscioso, da terzo mondo e su cui occorre fare subito chiarezza - ha commentato il
sindaco Giovanni Porcelli - Domani mi farò spiegare i dettagli della storia. Per ora esprimo
totale vicinanza alla famiglia del bambino».
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Sulle presunte pressioni esercitate da alcuni espon enti dell’amministrazione, Porcelli
ha le idee chiare: «Se tra i coinvolti figureranno persone di mia nomina, non esiterò ad
allontanarli. Se sono consiglieri, dovrebbero rendersi conto della gravità dell’accaduto e
rassegnare le dimissioni». Quanto ai genitori che hanno scelto di portare via i propri figli,
«penso si sia trattato di una pessima scelta», ha concluso il primo cittadino di Mugnano.
Ma i genitori che hanno deciso di spostare i loro figli in altri istituti del territorio non vogliono
sentir parlare di atto discriminatorio. «La richiesta di trasferimento è dettata - ha spiegato
una delle mamme coinvolte nella vicenda - da motivazioni puramente didattiche.
Temevamo semplicemente che i nostri bambini potessero rimanere indietro con
l’apprendimento dei programmi, dovendo necessariamente adeguarsi ai tempi di un
compagno in difficoltà. La questione è delicata e ci sono tanti aspetti da tenere in
considerazione: gli attacchi, le accuse subite in queste ore sono ingiustificate».
(fonte http://www.gazzettino.it/)
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Niente posto per disabile Madre denuncia la scuola
(23 settembre 2013)
PONTECAGNANO. Denuncia l’istituto scolastico che non ha accolto il figlio di 11 anni,
affetto da disabilità. L'esposto ai carabinieri di Pontecagnano è stato presentato da Rosa P.,
casalinga, di recente trasferitasi col marito e con i due figli da Bellizzi nella città picentina.
Il primo figlio frequenta la prima media, la seconda figlia, di sei anni, la prima elementare.
Tutto ha inizio col trasloco della famiglia, avvenuto il 20 luglio scorso. La donna, si legge
nel verbale, si reca quindi il primo agosto, «in tempo con le scadenze», presso la segreteria
dell'Istituto comprensivo "Zoccola" di Sant'Antonio, per iscrivere la figlia in prima
elementare e il figlio - affetto da ritardi del linguaggio e disturbi dell'apprendimento - in
prima media. «Ritirai i moduli consegnatimi da un addetto di segreteria e li riconsegnai
dopo qualche minuto compilati e firmati - racconta la donna - e mi fu detto di ritornare
dopo 15 giorni, senza che mi fosse rilasciata alcuna ricevuta». La signora si ripresenta in
segreteria l’11 settembre, «convinta che non vi fossero problemi e che i miei figli erano
stati entrambi iscritti». Qui, però, la doccia fredda: «mi fu detto che l'uomo con cui feci la
prima iscrizione era stato trasferito e che non si trovavano più le domande che avevo
presentato ad agosto e che avrei dovuto ripetere la procedura d'iscrizione, quindi riscrissi
tutti e due i bambini». Ma, il primo giorno di scuola, il figlio non può entrare: «La
femminuccia era stata accolta - racconta la signora - mentre il maschietto non era in alcun
elenco di prima media. La preside mi spiegò che mio figlio non poteva avere accesso a
quella scuola, invitandomi a recarmi presso un'altra sede scolastica». La donna il giorno
dopo riporta nuovamente il figlio a scuola, così come i giorni successivi, ma il bambino
non può entrare: non è in elenco. «Ho deciso quindi di sporgere querela».
Intanto, il figlio potrà frequentare, da lunedì la scuola media Picentia. «Il bambino non ha
potuto avere accesso al nostro istituto - hanno spiegato dalla scuola di Sant'Antonio - in
quanto le due classi prima media erano già al completo e inoltre perché non potevamo
garantire il sostegno del quale il bambino necessita». E ancora: «Possiamo capire la rabbia
dei genitori ma purtroppo ci sono delle procedure e dei tempi da rispettare: la domanda
per il sostegno bisognava farla entro febbraio o massimo entro giugno. Il nulla osta dalla
scuola presso la quale era iscritto in precedenza, inoltre, è stato rilasciato il 9 settembre.
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Noi abbiamo fatto tutto il possibile, ma a livello normativo il bambino non poteva
frequentare». Chi avrà ragione? A questo punto lo stabilirà la magistratura.
(fonte http://lacittadisalerno.gelocal.it)
IL CASO-OMOFOBIA NEL FACCIA A FACCIA
TRA RINALDI E VESCOVO
Forte l’imbarazzo causato dal volantino affisso in ospedale L’azienda sanitaria
chiederà di riesaminare la normativa
(23 settembre 2013)
Il posto letto e il camice bianco per la cura del
corpo, la cappella e l’abito talare per la cura delle
anime. Lavoro laico in corsia per restituire al
paziente la salute fisica perduta, impegno
religioso, sempre rivolto al malato (o a un suo
parente), per soccorrere lo spirito. Per legge
l’ospedale è tenuto a sostenere entrambe le
missioni.
Tutto è scritto, regolato. Perfino la
composizione dell’organismo chiamato a dirimere le contese tra azienda sanitaria e diocesi.
Per chi ama la storia, fu proprio un rappresentante della Chiesa cattolica, il Beato Giovanni
Tavelli da Tossigano, vescovo di Ferrara, a fondare l’Arcispedale S. Anna, che oggi
conserva nel nome e nelle radici la vocazione ad assistere la persona che non può guarire
affidandosi solo all’abile pratica della professione. La cronaca di fine millennio ha aggiunto
uno spunto in più: la benedizione della prima pietra dell’ospedale di Cona, officiata nel
1990 da Papa Wojtyla per sancire e riaffermare un antico legame tra due mondi. Proprio il
trasloco di quel sasso benedetto, conservato in una teca nell’ex S. Anna, sarà uno dei temi
che saranno discussi a breve in un incontro tra il vescovo di Ferrara, Luigi Negri, e il
direttore generale dell’azienda ospedaliera, Gabriele Rinaldi. Incontro richiamato da una
scadenza: l’esigenza di riesaminare la convenzione che regola l’esercizio dell’assistenza
religiosa all’interno dell’ospedale. Entro il 30 settembre quel documento dovrà essere
rinnovato. Oppure integrato o modificato, come recita l’art. 12 del testo.
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Un’ipotesi che ha iniziato a profilarsi nel luglio scorso, quando all’ingresso della cappella
dell’ospedale S. Anna comparve un volantino affisso dal cappellano, don Stefano Piccinelli,
che prendeva di mira la legge sull’omofobia, votata pochi giorni fa alla Camera tra mille
polemiche e ora attesa al Senato. Il testo riproduceva un articolo del giornale cattolico on
line “La Nuova Bussola Quotidiana”. Con l’approvazione delle legge, si spiegava, «si
rischia si non poter più affermare pubblicamente che l'omosessualità rappresenta una grave
depravazione». La reazione dell’associazione ‘Circomassimo’ fu immediata: «Un gesto
sconsiderato» che mette a repentaglio «non la violazione della libertà di espressione del
pensiero e del credo religioso, ma le vite dei gay, lesbiche e transessuali. L’omofobia è
assimilabile a razzismo, xenofobia, antisemitismo, sessismo, e trova terreno fertile nel
pregiudizio». A Rinaldi venivano chiesti «provvedimenti immediati».
Monsignor Negri rispose sul quotidiano ‘Libero’ appellandosi alla «grande tradizione
eterosessuale dell’Occidente», accusando lo Stato di penalizzare «in maniera gravissima e
irreversibile» opinioni e opzioni diverse da chi professa e pratica l’omosessualità,
prevedendo un reato di opinione «che evoca i tempi torbidi delle ideologie statali che
sembravano superati per sempre».
Un episodio che ha suscitato forte imbarazzo tra i dirigenti dell’azienda sanitaria.
«L’incontro - si limitano a rispondere in ospedale - servirà a definire gli aspetti di una
vicenda controversa, che interessa una struttura pubblica». La legge assegna all’«assistente
religioso» in servizio presso una struttura sanitaria pubblica «piena autonomia operativa,
con dipendenza esclusiva dal vescovo» per l’amministrazione dei sacramenti, la cura delle
anime, la catechesi, l’esercizio del culto.
Anche l’esposizione di un volantino critico nei confronti di una legge dello Stato rientra tra
queste funzioni? In ospedale hanno qualche dubbio, anche se ricordano che il dialogo tra
le due istituzioni è regolato da una normativa dettagliata, e sperano che il colloquio possa
avere uno sbocco chiarificatore.
In agenda, a quanto si è appreso, ci sono però almeno altri due punti da dirimere: il già
menzionato trasloco della prima pietra dell’ospedale di Cona e il riposizionamento della
statua del Beato Tavelli, anch’essa custodita in corso Giovecca. Due le ipotesi che
circolano in questi giorni: il trasferimento dell’effigie a Cona oppure nella chiesa dedicata al
beato, a Villa Fulvia. (gi.ca.)
(fonte http://lanuovaferrara.gelocal.it)
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L’insegnante di religione che propone un
questionario omofobo (23 settembre 2013)
Lo denuncia l'Uds, lo riporta l'AdnKronos
PERUGIA - «Un docente di religione propina agli studenti un questionario in cui
‘attribuire un valore da 0 a 10 in ordine di gravità alle principali colpe di cui un uomo si
può macchiare’. Un calderone di ‘presunte colpe’ che vanno dalla bestemmia, al furto, alla
pedofilia, al divorzio fino all’uso di metodi contraccettivi, all”infettare di Aids’ e
all’omosessualità». Così, in una nota, l’Unione degli Studenti denuncia quanto avvenuto in
un liceo classico di Perugia.
L’INSEGNANTE DI RELIGIONE CHE PROPONE UN QUESTIONARIO
OMOFOBO – “Il questionario in questione è pieno di affermazioni particolarmente gravi
per essere diffuse in una scuola in cui dovrebbe essere garantita agli studenti un’educazione
sessuale e all’affettività libera, e soprattutto al rispetto per l’altro, numerose ‘colpe’ sono a
nostro avviso inaccettabili – dichiara l’Unione degli Studenti – E’ inoltre inaccettabile uno
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scavalcamento cosi’ marcato della laicità, ad esempio sulla questione del divorzio”. “Ma il
reale allarme su cui deve far riflettere l’episodio – continua l’Unione Degli Studenti – è il
modo in cui si affronta il tema dell’omosessualità, considerata una colpa. In una scuola non
si dovrebbe educare a discriminare, isolare e a considerare colpevole chi ha un differente
orientamento sessuale. Bisognerebbe invece promuovere una cultura di rispetto reciproco
e valorizzazione delle differenze, di qualsiasi tipo esse siano: origine, religione, sesso,
orientamenti sessuali”.
L’INTERVENTO DEL MINISTERO – “Chiediamo che intervenga immediatamente
il ministero – chiede l’UdS – Fa riflettere parecchio che l’episodio avvenga a pochi giorni
dall’approvazione della legge contro l’omofobia alla Camera. Chiediamo al parlamento di
ridiscutere l’emendamento alla luce delle gravi conseguenze sociali che esso puo’ produrre,
come ad esempio giustificare un episodio come quello appena avvenuto”.
La storia parte dalla denuncia dell’associazione Omphalos Arcigay Arcilesbica di
Perugia all’ufficio Antidiscriminazioni del ministero per le Pari Opportunità. Nel
questionario – si legge in una nota della onlus – dato da un professore nell’ora di religione
alla classe di un liceo cittadino in cui l’omosessualità è menzionata tra “le colpe di cui ci si
puo’ macchiare” al pari di “fare la guerra”, “omicidio”, “infettare con l’Aids”. Per la
vicenda l’associazione chiede “con forza” anche l’intervento della Regione Umbria.
(fonte http://www.giornalettismo.com/)
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PERUGIA, TEST DI RELIGIONE
“OMOFOBO” IN CLASSE – FOTO
(23 settembre 2013)
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Si continua a parlare di omofobia e della relativa legge che dovrebbe
“penalizzarla”.
Questa volta a puntare il dito verso il testo diScalfarotto , considerato da molti
troppo “generico” in quanto non prevede alcuna definizione di “omofobia ”
e “trans fobia ”, è Pasquale Videtta de “L’Espresso ” dopo la segnalazione
di Emidio Albertini (Presidente Arcigay di Perugia)
Albertini ha inviato a Videtta la copia di un “questionario” che il professore di
religione del Liceo Classico Mariotti di Perugia ha sottoposto ai suoi allievi.
Nel test veniva chiesto agli studenti di attribuire un voto da 1 a 10 (in base alla
loro gravità) ad un elenco di “colpe” di cui l’essere umano può “macchiarsi”
nella sua vita. Tra i vari “peccati” compare anche la voce “omosessualità”.
Un episodio che avviene proprio in una di quelle “organizzazioni” che
dovrebbero essere protette e preservate da cose del genere, e che dimostra i
bassi livelli di “tolleranza” cui è espostta la nostra società, il testo della legge
infatti recita: “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione,
né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di
convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non
istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente,
ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura
politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione, ovvero di religione o di
culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale
che connotano tali organizzazioni”.
Inoltre nello stecco articolo di Videtta viene citato un altro fatto gravissimo
avvenuto sempre a Perugia, all’Ipsia Cavour – Marconi .
“Pochi mesi fa, quando nell’ambito di un progetto ministeriale contro il bullismo
siamo andati in una scuola superiore, un prof ha chiesto ed ottenuto che come
controparete (giorni dopo) venisse organizzato un incontro con il gruppo LOT
per parlare ai ragazzi delle teorie riparative e di come essere gay sia contro
natura”.
Vicende che decisamente trascendono quella “libertà di espressione” che tanto
vuole tutelare il nuovo ddl e che sicuramente senza linee guida ben definite e
specifiche sarà difficile da ottenere
(FONTE http://news.you-ng.it)
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Fei: prorogata al 10 ottobre la scadenza
per la presentazione delle proposte a
valere sul Programma annuale 2013
16,8 milioni di euro per progetti a valenza territoriale suddivisi in sette azioni.
(23 settembre 2013)
È prorogata alle ore 16.00 del 10 ottobre 2013, anziché al 30 settembre, la scadenza per la
presentazione delle proposte progettuali a valenza territoriale di cui agli avvisi pubblici
relativi alle azioni 1, 3, 4, 6, 7, 9 e 10 del Programma annuale 2013 del Fondo europeo per
l’integrazione di cittadini di Paesi terzi.
I soggetti proponenti – informa una nota del Ministero dell’interno – potranno presentare
le proposte progettuali esclusivamente mediante procedura telematica, accedendo tramite il
sito del Ministero dell’interno, (https://www.fondisolid.interno.it/solid/)
e dovranno a tal fine dotarsi di casella di posta elettronica certificata (Pec) e firma digitale.
Complessivamente, la Direzione centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo del
Ministero dell’interno, autorità di gestione del Fondo, ha stanziato un totale di 16,8 milioni
di euro per progetti a valenza territoriale.
Le proposte progettuali dovranno riguardare le seguenti Azioni del Programma Fei 2013:
- Azione 1 - Formazione linguistica ed educazione civica (euro 1.500.000,00);
- Azione 3 - Integrazione scolastica e inclusione sociale dei giovani stranieri (euro
4.000.000,00);
- Azione 4 - Integrazione e famiglia (euro 600.000,00);
- Azione 6 - Mediazione sociale, linguistica ed interculturale (euro 5.000.000,00);
-Azione 7 - Dialogo interculturale ed empowerment delle associazioni straniere (euro
1.000.000,00);
- Azione 9 - Capacity building (euro 3.700.000,00);
- Azione 10 - Scambio di esperienze e buone prassi (euro 1.000.000,00).
(www.immigrazioneoggi.it)
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Svizzera, "sì" all'abolizione del burqa:
"Ora rischio razzismo" Le associazioni islamiche e Amnesty international "preoccupate" dalla vittoria del
referendum nel Canton Ticino che mette al bando il velo islamico. Bocciata la proposta di
abolire il servizio militare
(23 settembre 2013)
SVIZZERA - Via il burqa. Che resti il servizio militare di leva. E' quanto hanno
deciso gli abitanti del Canton Ticino nel referendum di domenica 22 settembre. Gli elettori
del cantone italofono hanno approvato con il 65% dei consensi la proposta di iscrivere
nella costituzione il divieto di dissimulare o nascondere il proprio viso nei luoghi pubblici.
Bocciata invece un'iniziativa degli anti-militaristi per l'abolizione dell'obbligo di leva.
In Ticino, il testo anti-burqa promosso dal movimento Il Guastafeste e appoggiato dalla
maggior parte dei partiti, è stato accettato dal 65,4% dei votanti. Il testo "anti-burqa"
afferma che "nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e
nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto) o destinati ad offrire un
servizio pubblico". Il Ticino diventa così il primo cantone svizzero a mettere al bando
burqa e niqab. A livello nazionale, gli svizzeri hanno espresso un chiaro "no"
all'abolizione della leva obbligatoria: circa il 73% degli elettori ha bocciato un'iniziativa
del movimento anti-militarista "Per una Svizzera senza esercito", che chiedeva la fine del
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servizio militare per gli uomini e l'introduzione di un servizio militare o civile volontario
per uomini e donne. (fonte http://www.today.it/)
Orgoglio e pregiudizi: per discutere
insieme di informazione e identità di
genere
di Mariacristina Giovannini
(23 settembre 2013)
Con le parole diamo forma al mondo. La realtà rappresentata dal nostro vocabolario – che
è in continua evoluzione – è un argine, ci contiene, promette di riempire le lacune.
E non è un caso se, parlando di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale o sul
genere, si finisce sempre col discutere di linguaggio.
I media giocano un ruolo fondamentale nella diffusione del pregiudizio, nel senso
etimologico del termine: un giudizio che prescinde dalla conoscenza, uno sguardo che si
sottrae più o meno intenzionalmente.
Qual è l’arcipelago di parole che leggiamo sulla stampa quando si parla di persone LGBT?
E noi, a cosa associamo, ad esempio, il vocabolo transessuale?
Ogni volta che, meccanicamente, componiamo il binomio trans/prostituzione, ci rendiamo
complici di una lettura parcellizzante del reale, che manipola e distorce, che circoscrive
nell’angusto perimetro della discriminazione.
Come ricorda il Parlamento Europeo “omofobia, lesbofobia, transfobia sono forme di
avversione irrazionali, analoghe al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al
sessismo”.
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Con l’obiettivo di un superamento del pregiudizio a partire dal linguaggio, l’agenzia
giornalistica Redattore sociale, su input dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni
razziali del Dipartimento per le Pari opportunità, ha organizzato un ciclo di incontri
per discutere di informazione e identità di genere.
Quattro città – Milano, Roma, Napoli, Palermo – per quattro seminari a partecipazione
gratuita (ma con iscrizione obbligatoria), rivolti a comunicatori e giornalisti. Gli incontri,
finanziati dal Consiglio d’Europa, hanno il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e
della Federazione nazionale della stampa italiana.
I seminari, che si svolgeranno tutti nel mese di ottobre, sono parte di un progetto di
sensibilizzazione dei media attivato nell’ambito della “Strategia nazionale 2013-2015 per la
prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e
sull’identità di genere”, promossa dal Consiglio d’Europa su raccomandazione del
Comitato dei ministri agli Stati membri.
L’obiettivo è formare comunicatori consapevoli, e quindi in grado di emanciparsi da un
linguaggio discriminatorio, povero di sfumature e ancora inadeguato a restituire la
complessità delle identità sessuali.
Per fortuna, però, la lingua è un corpo vivo, che a volte vibra anche nostro malgrado. Per
dirne una, mentre il Governo in carica risponde alla violenza sulle donne con l’ennesimo
“pacchetto sicurezza” (e un sostanziale fraintendimento del ruolo dello Stato verso
cittadine e cittadini), l’Accademia della Crusca riconosce il neologismo femminicidio in
virtù della sua specificità, di parola che non ha sinonimi, che significa “donna uccisa da un
uomo perché donna”.
Le parole.
Forzano il nostro perimetro, ci spingono avanti, e ci costringono a guardare oltre il cortile.
Per maggiori informazioni sui seminari vedi sito unar:
http://109.232.32.23/unar/News.aspx?idNews=2152
(fonte http://www.mediapolitika.com)
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STAMPA ESTERA
(24 settembre 2013)
El exobispo que negó el Holocausto
deberá pagar una multa en Alemania
El religioso deberá abonar 1.800 euros por haber
cuestionado la existencia de cámaras de gas
Richard Williamson, el antiguo obispo británico lefebvriano acusado de negar en una
entrevista a un canal sueco el Holocausto de los judíos europeos por los nazis, deberá
pagar la multa de 1.800 euros que se le impuso en Alemania por sus controvertidas
declaraciones.
La Audiencia Provincial de Ratisbona (sur de Alemania) ha rechazado el recurso
presentado por el religioso y ratificó la sentencia dictada en enero por el juzgado de
primera instancia de esta misma localidad. El exobispo fue condenado por cuestionar en
un programa de televisión la existencia de las cámaras de gas y de un plan planificado para
acabar con la vida de judíos, la conocida como "solución final".
El presidente de la Audiencia Provincial de Ratisbona, Walter Boeckh, ha dictaminado este
lunes que el asesinato planificado de los judíos está históricamente probado y que "esta
realidad ha sido no solo negada por el acusado, sino también trivializada", enturbiando con
ello considerablemente la paz en Alemania
La entrevista tuvo lugar en el otoño de 2008 en el seminario ultraconservador de la
Hermandad Pío X en Zaitzkofen, en las cercanías de Ratisbona. Durante la charla, el
religioso de 73 años rechazó la realidad del gaseamiento masivo de judíos. "Creo que las
pruebas históricas hablan firmemente en contra de que seis millones de judíos fuesen
gaseados en cámaras como parte de una estrategia premeditada de Adolf Hitler. Yo creo
que no existieron las cámaras de gas", dijo el exobispo lefebvriano.
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En descargo de Williamson, su abogado, Andreas Geipel, esgrimió que las polémicas
declaraciones no constituyen delito ni en Suecia ni en Reino Unido y que su posterior
difusión por Internet al resto del mundo no puede ser achacada a su defendido, estrategia
que no le ha servido para evitar la multa.
Se trataba de la quinta vez que un tribunal alemán se ocupaba del caso, ya que en 2011 el
religioso fue condenado por los tribunales de Ratisbona al pago de una multa por valor de
6.500 euros, aunque el Tribunal Superior de Nuremberg anuló la sentencia por errores
procesales.
En enero, la Audiencia de Ratisbona le volvió a condenar y, tras la apelación, Williamson
finalmente ha visto ratificada la sentencia en su contra.
(fonte da El Pais)
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