alcol newsletter, n.3; settembre 2011
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La newsletter della sezione lombarda della Societ‡ Italiana di AlcologiaTRANSCRIPT
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Notizie dal mondo dell’alcologia per i giovani… N° 3 – Settembre 2011
Ciao a tutti!
Siamo ormai al terzo numero; aspettiamo il vostro parere su quanto abbiamo
scritto nei due numeri apparsi sul web. Comunicateci le vostre impressioni, dateci
qualche suggerimento, e fateci sapere come vorreste questa newsletter.
Terremo conto di quanto ci scriverete nella rubrica della posta:
Allora…buona lettura!
Alcool e salute (non solo fisica): informazioni, approfondimenti e curiosità
Alcol, televisione, pubblicità…che relazione c’è?
Era il 1961 quando lo psicologo canadese Albert Bandura elaborava le sue teorie
sull’apprendimento sociale.
I processi di apprendimento, ovvero i molti modi grazie a cui impariamo o
modifichiamo conoscenze, comportamenti, abilità, valori o preferenze, non sono
attivati esclusivamente dal contatto diretto con oggetti, eventi o situazioni, ma
anche da esperienze indirette.
Bandura, infatti, sosteneva come esista una forma di apprendimento detto
osservativo (o vicario), in cui le persone possono apprendere comportamenti
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osservando altre persone, in un processo di imitazione che intercorre tra
osservatore e osservato definito di modellamento.
In altre parole, il comportamento di una persona che osserva può essere
modificato in funzione del comportamento di una persona osservata che svolge il
ruolo di modello.
Famoso in questo senso l’esperimento della bambola Bobo, in cui si dimostra
come il comportamento aggressivo dei bambini possa essere modellato, ovvero
appreso, per imitazione.
Le ricerche di Bandura sono ancora oggi attualissime e utilizzate per sostenere
come effettivamente scene di violenza in televisione e nei videogiochi possano
produrre comportamenti imitativi.
Lo stesso mondo del marketing e della pubblicità fa spesso leva su questi processi
di apprendimento, creando appositamente modelli in cui potersi identificare che
associano alcol e ricchezza, alcol e salute, alcol e sesso, alcol e potere, e gli effetti
sono tutt’altro che da sottovalutare.
Una ricerca che ha visto all’opera ricercatori canadesi e olandesi ha confermato
che guardare un film in cui gli attori bevono alcolici ne aumenta il consumo; se poi
il film è inframmezzato da pubblicità della stessa natura, il consumo aumenta
ulteriormente.
I ricercatori hanno selezionato 80 studenti universitari dividendoli in due gruppi a
cui hanno mostrato due diversi film, simili per i temi affrontati.
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Il primo gruppo ha guardato il film “American pie 2”: i protagonisti sono ripresi
mentre bevono alcolici per ben 18 volte, mentre bicchieri e bottiglie di vino o
superalcolici sono ripresi per altre 23 volte.
Il secondo gruppo ha assistito alla proiezione della commedia “Quaranta giorni e
quaranta notti” che mostra solo per 3 volte i protagonisti mentre bevono alcolici e
altre 15 volte sono ripresi bicchieri e bottiglie.
Il gruppo “American pie 2” ha consumato una quantità più che doppia di alcolici
rispetto al gruppo “Quaranta giorni e quaranta notti”.
Ma c’è di più: dividendo ulteriormente i gruppi a seconda che i film fossero
inframmezzati da pubblicità di alcol o pubblicità di altro tipo, si è potuto osservare
come il consumo di alcol aumentasse ulteriormente in chi avesse assistito agli spot
alcolici.
Il gruppo “American pie 2” – pubblicità alcoliche è arrivato a bere in media 3
bottiglie di alcol da 200 ml, contro l’1,5 bottiglie del gruppo “Quaranta giorni e
quaranta notti” – pubblicità di altro tipo.
Le condizioni dell’esperimento hanno cercato di ricreare il più fedelmente
possibile una situazione simile a quella “di casa”: i ragazzi erano con i loro amici e
avevano libero accesso al frigorifero, in cui potevano trovare diversi tipi di
bevande, sia alcoliche che non.
La ricerca, pubblicata su Alcohol and alcoholism, conferma quindi come
immagini legate all’alcol, sia nei film sia negli spot pubblicitari, condizionino le
persone a consumare più alcolici, dimostrando la forza del «condizionamento
alcolico» attraverso il video.
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Le ripercussioni nella nostra vita quotidiana sono diverse, per esempio significa che
quando vediamo una particolare marca di birra in tv siamo spinti per “familiarità
indotta” ad acquistarla al supermercato, preferibilmente ad altre marche; ma
significa anche che guardando American pie saremo più propensi a cercarne
una lattina immediatamente nel frigo di casa!
Notizie, progetti e iniziative dalla rete e non solo
Il progetto che abbiamo scelto questo mese non riguarda solo i ragazzi ma
soprattutto le loro famiglie.
Infatti, ad aprile, per il mese della prevenzione alcologica a Modena, la ASL ha
promosso la campagna "Alcol: non sei uno di famiglia. Il consumo responsabile si
insegna anche con il buon esempio".
Il progetto è partito dalla constatazione di come bambini e adolescenti imparino
a bere in famiglia, dove assaggiano il loro primo bicchiere di vino e apprendono
l'atteggiamento verso l'alcol, dove vedono bere ai pasti e imparano il significato
rituale dell’alcol per festeggiare le ricorrenze.
I genitori e la famiglia sono un importantissimo veicolo di informazioni e un modello
di riferimento, da qui l’obiettivo del progetto: raggiungere le famiglie affinché
trasmettano le informazioni corrette relative all’alcol.
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Numerosi gli eventi in programma in tutta la provincia organizzati nelle scuole, nei
servizi sanitari e in generale nei luoghi frequentati dalle famiglie (il programma
completo sul sito www.ppsmodena.it/alcol).
Tra i diversi eventi ne abbiano scelti due che ci sono sembrati particolarmente
significativi:
- I bar e ristoranti del centro di Modena partecipanti alla campagna hanno
proposto aperitivi e cene totalmente analcolici, dall’antipasto al dolce, con
consumazioni gratuite per le famiglie e i bambini.
- Eventi musicali, di informazione e confronto hanno trasformato il tradizionale
rito dell’happy hour in un party in piazza accompagnato da cocktail
analcolici.
La campagna è stata realizzata insieme alle associazioni di auto-aiuto attive sul
territorio provinciale (AA, ACAT e Al-ANON) e in collaborazione con Ordine dei
Medici, Ordine dei Farmacisti, Federfarma Modena e Farmacie comunali di
Modena S.p.A. con la partecipazione degli ospedali privati Villa Igea e Villa Rosa.
QUALCHE NUMERO… Le stime del rapporto PASSI (sistema di sorveglianza sui comportamenti di salute) sono piuttosto chiare: riferendoci in particolare all’Emilia Romagna (le cui percentuali sono però molto simili ai dati nazionali), emerge come già all'età di 11 anni i ragazzi comincino ad avere un rapporto problematico con l'alcol: il 6% dei 15enni dichiara di assumere alcolici quotidianamente. Inoltre, su un campione totale di 3 milioni e 76 mila persone, il binge drinking riguarda l'8% degli intervistati PASSI e si associa alla giovane età (si passa dal 18% dei 18-24enni al 4% dei 50-69enni) e al sesso maschile (13% contro il 3% delle donne). Ma cosa succede in famiglia? La circostanza di vivere con ragazzi under 14, indipendentemente dal grado di parentela, è un elemento di responsabilizzazione per gli adulti: il 19% degli adulti che vivono con minori di 14 anni consuma alcol in modo rischioso per la propria salute rispetto al 26% di chi non ha ragazzi in famiglia. Da questi dati si evince che 89 mila persone tra i 18 e i 69 anni assumono alcol in modo rischioso pur avendo in casa un bambino o un ragazzo.
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Sfogliando la stampa, per sentito dire o dai vecchi rimedi della nonna…sfatiamo alcuni luoghi
comuni.
Ci siamo lasciati a Luglio con la leggenda
Bere alcool durante o dopo il pasto non aiuta a digerire, ma è un’abitudine che molte
persone hanno appreso erroneamente fin dalla giovinezza.
Infatti, l’alcool rallenta la digestione perché causa un aumento della produzione dei succhi
digestivi dello stomaco (i cosiddetti succhi gastrici), alterando lo svuotamento di cibo.
Oltre ad aumentare l’acidità gastrica (con conseguente “bruciore di stomaco”), l’alcool
diminuisce la secrezione di alcune sostanze (i cosiddetti enzimi pancreatici) che hanno la
funzione di scomporre il cibo in molecole utilizzabili da parte dell’organismo. Inoltre,
ostacola l’assorbimento del cibo ingerito danneggiando le cellule che tappezzano lo
stomaco e l’intestino, nonché il trasporto di alcune sostanze nutritive nel sangue.
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Anche se le sostanze nutritive sono digerite ed assorbite, l’alcool può impedire che queste
vengano pienamente utilizzate alterando il loro trasporto, immagazzinamento ed
escrezione.
Per quanto riguarda invece l’usanza di concludere un pasto con un amaro, il gusto tipico
delle erbe di cui sono composti stimola le papille gustative e aumenta la secrezione di saliva
e di succhi gastrici, con sensazione di leggero bruciore allo stomaco e quindi l’illusione che
l’amaro stia aiutando a digerire. Come abbiamo visto sopra, questa è appunto un’illusione,
visto che al di là delle erbe l’amaro è un superalcolico.
La tradizione di bere un amaro o un caffè corretto a fine pasto è un escamotage per
giustificare il fatto di berlo, perché a stomaco vuoto irriterebbe molto di più che a stomaco
pieno (visto che la mucosa gastrica non è protetta dal cibo ed è dunque più vulnerabile); se
vogliamo, assume anche il significato sociale di sancire la conclusione dello stare insieme a
tavola – anch’esso rito sociale, come abbiamo già visto.
Naturalmente, come per tutte le tradizioni dure a morire, potete trovare facilmente pareri
diametralmente opposti ai nostri. Non vogliamo atteggiarci a detentori della verità assoluta,
ne tantomeno demonizzare l’alcool in quanto tale, ma fornirvi degli strumenti per fare da
soli scelte più consapevoli. “Sapere è potere” , diceva il filosofo Bacone!
…E la prossima Urban Legend?
Libri, film, articoli per approfondire gli argomenti trattati
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Questo mese vogliamo consigliarvi un vecchio film western: Un dollaro d’onore,
per la regia di H. Hawks, con John Wayne e Dean Martin.
Il film non approfondisce una tematica alcologica in particolare ma si tratta, a
detta dello stesso regista, della storia del riscatto di un “borachon”, un ubriacone
che pur di riscattarsi dai propri errori compie eroiche gesta.
Diteci se vi è piaciuto!
A voi la parola!
A presto!
Elena e Paolo