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L’associazione di volontariato finanzia progetti di solidarietà in alcuni villaggi africani Da sinistra in alto: Alberti don Mario, Pellegrino don Gior- gio, Martini don Aurelio, Falco don Carlo, Luciano don En- rico, Martini don Giovanni, Pellegrino don Michele, Zuc- chi don Mauro Via Rivoli, 96 – 10090 Villarbasse – Torino, Italy Tel. +39 011952329 r.a. +39 01152364 Fax +39 0119509981 www.lafocagroup.com info@lafoca.it 40 anni di esperienza racchiusi in una unica www.think-adv.com

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La Guida 21VENERDÌ13 GIUGNO 2008 Storia e tradizioni

I due sacerdoti più anziani della diocesi di Cuneo, don Mauro Zucchi e don Giovanni Martini, si raccontano

Hanno attraversato il NovecentoUna vita a servizio della Chiesa e della comunità cuneese

Zucchi don Mauro, abita inC. so Dante, ospite di “Casa Fa-miglia”. Classe 1913, 95 anniportati bene, un passo ancorasvelto. Indossa un elegante so-prabito grigio scuro, in testa unbasco blu portato all’Abbè Pier-re. Nella stanza tante foto che“mi aiutano a ricordare, vistoche alla mia età la memoriaspesso mi scappa”. Nato a Cu-neo, parrocchia del Sacro Cuore.“Questi sono i miei genitori.Papà era un bersagliere, in testaha il fez. I primi anni di sacerdo-zio, all’inizio della SecondaGuerra Mondiale, li ho trascorsicome curato a Montanera, poi aDemonte e a Boves dove sonostato testimone di un evento tra-gico: il 19 settembre del 1943 leSS tedesche incendiarono il pae-se e uccisero 23 persone, tra lequali il parroco don GiuseppeBernardi e il curato don MarioGhibaudo, che furono bruciativivi. Io venni messo al muro cor-rendo il rischio della fucilazio-ne.

Terminata la Guerra nell’ago-sto del 1947 divento parroco diMadonna delle Grazie dove viho lavorato per 42 anni con lacollaborazione di 13 vice parro-ci”.

Sopra la scrivania una fotodella parrocchia di Madonnadelle Grazie. Accanto la letteradi saluto ai parrocchiani datata1° ottobre 1989. “Carissimi! Colprimo ottobre prossimo, mi al-lontanerò da voi fisicamente, mail mio cuore e soprattutto la miapreghiera sarà sempre vicino avoi. E come si può dimenticareuna famiglia di famiglie, dopo42 anni di collaborazione per ilbene di tutti. Abbiamo visto ecooperato, insieme agli Assesso-ri comunali locali, allo sviluppo

della Frazione. Insieme abbia-mo vissuto il poderoso travagliodel rinnovamento conciliare...”.In quarant’anni tanti lavori por-tati a termine, “tra questi ricor-do in particolare l’altare. Lo ac-quistai dal Santuario di Fonta-nelle per la cifra di 700 mila li-re”. Nelle altre foto i compagnidi ordinazione; la prima S. Mes-sa di un giovane di Madonnadelle Grazie entrato tra i Missio-nari della Consolata; solitariosulla cima dell’Argentera; Gio-vanni XXIII, il Papa buono,“davvero un papà”; Padre Pio:“ho avuto modo di confessarmiuna volta da lui, il quale bona-riamente mi invitò ad essere piùcelere nel dire i miei peccati. Ineffetti la fila dei penitenti eramolto lunga”.

Terminata la conversazioneha l’educazione di scendere conme e di accompagnarmi fino al-l’uscita. Dal salone ricreativo sisente la telecronaca di una tap-pa del Giro d’Italia. Alla classicadomanda ‘meglio Coppi o Bar-

tali’, risponde “Bartali, grandecorridore e un buon cristiano”.

Martini don Giovanni, nascea Vernante il 4 giugno del 1915,“dopo alcuni anni con la fami-glia ci siamo spostati in una fra-zione un po’ più in su, a 1000

metri di altezza. Nonostante leabbondanti nevicate non ho im-parato a sciare bene. Mio padreè morto a 58 anni per la silicosi,lavorando nelle gallerie tra Li-mone e Vievola. In paese si dice-va che chi aveva lavorato in queiposti non era arrivato a i 60 an-ni”. In quinta elementare entrain Seminario. “Eravamo più di20 ragazzi ed io mi sentivo anco-ra un bambino. I primi anni diSeminario non sono stati sem-plici. La scuola la trovavo un po’difficile, soprattutto storia e geo-grafia, per i troppi nomi da ri-cordare. Ringrazio i Superioriche mi hanno aiutato nel com-pletare la mia formazione, an-che se, mi sembra, probabilmen-

te non è ancora completa ades-so. Di quei venti ragazzi, in ottosiamo diventati preti. Abbiamosempre cercato di trovarci equando abbiamo avuto la paten-te siamo stati facilitati nel tener-ci uniti. Questa foto è stata scat-

tata il giorno dell’Ordinazione:con noi Mons. Giacomo Rosso,un vescovo che mi è stato moltovicino. L’ordinazione del 1940 èstata una delle prime ad esserenumerosa. Scherzando il nostroassistente, don Chiapello Pieri-no, diceva che in quegli anni searrivavano all’Ordinazione intanti così ci sarebbe stato unprete per ogni Pilone”.

Con calma e semplicità rac-conta i primi anni di ministerosacerdotale. “Due anni ad En-tracque, poi al Gorrè di Rittanaper cinque anni. Una vita moltodura, anche perché da Rittana insu non c’erano strade, 5 km suuna mulattiera. Allora al Gorrèabitavano circa 300 persone.Scendevo a Cuneo solo quand’e-ro obbligato e per i viveri in ge-nere si andava a Gaiola. Dallazona montana sono sceso a Pa-lazzasso per la costruzione diuna nuova chiesa. Una signora,di nome Anna, aveva lasciatodue giornate di terra per la co-struzione di una chiesa in onoredi Sant’Anna. Per i primi due an-ni ho abitato presso il Castellodel Palazzasso ospite del Conted’Agliano. Nel frattempo si lavo-rava per costruire un grande sa-lone che faceva le veci di unaChiesa e la Canonica. Pian pianosi ponevano le fondamenta del-la nuova Chiesa. Due problemi sisono subito presentati. Il primoè che non si avevano soldi a di-sposizione. Sono arrivato ad a-vere diversi milioni di debiti, cheallora non erano pochi. Ringra-zio coloro che mi hanno aiutatoeconomicamente e hanno pa-zientato per la restituzione deisoldi. Il secondo problema è chela frazione non si ingrandiva co-me si pensava. Il progetto di unachiesa grande è stato ridimen-

sionato. Al mio arrivo al Pallaz-zasso c’erano oltre 400 abitanti,quando sono andato via eranosolo più 250.

Dopo le esperienze da parrocosono andato Cappellano all’O-spedale Santa Croce. Ho fattotutto quello che potevo cercandodi portare un po’ di conforto achi soffriva. Dopo 11 anni sonotornato al mio paese natale co-me Rettore del Santuario ‘Ma-donnina della Valle’ a Vernante”.Da alcuni anni vive a Fontanelle,nella casa del Clero. Anche perlui, come per don Zucchi, in ca-mera una piccola biblioteca conlibri di spiritualità e alcune fo-tografie: papà e mamma, fratel-li e sorelle, Papa Giovanni XXIII,i compagni di Ordinazione, la

Madonna della Misericordia del-la Cappella dell’Ospedale S. Cro-ce, un quadro raffigurante unascena poco rappresentata: Gesùche piange su Gerusalemme.

Mi fa visitare l’alloggio, ralle-grandosi per la molta luce che vientra. Dietro la porta uno zaino.Lo noto e don Martini ne fa un e-logio: “Questo zaino era già unodei più belli, lo schienale e glispallacci sono imbottiti. Primane avevo uno di tela. Quando eroparroco al Gorrè un giorno sonosceso a Cuneo per prendere del-la farina. L’ho messa nello zainodi tela e quando sono arrivato alGorrè il sudore aveva reso polti-glia quella farina. Allora ho pen-sato di comprare questo zaino”.

Carlo Vallati

La copertina de ‘La Domenica del Corriere’ del 10 giugno 1940 an-nuncia l’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia. Il giorno pri-ma, il 9 giugno, vennero ordinati sacerdoti don Zucchi e don Martini.

Da sinistra in alto: Alberti don Mario, Pellegrino don Gior-gio, Martini don Aurelio, Falco don Carlo, Luciano don En-rico, Martini don Giovanni, Pellegrino don Michele, Zuc-chi don Mauro

Cuneo - Il 9 giugno del 1940 nella cappella del Semina-rio di Cuneo venivano ordinati sacerdoti otto seminaristi:Alberti don Mario, Pellegrino don Giorgio, Martini don Au-relio, Falco don Carlo, Luciano don Enrico, Pellegrino donMichele, Martini don Giovanni, Zucchi don Mauro. La da-ta di ordinazione è insolita per quei tempi, poiché general-mente si veniva ordinati sacerdoti a fine giugno in prossi-mità della solennità dei SS. Pietro e Paolo. A ‘bruciare le tap-pe’ erano i tempi difficili che si vivevano. Infatti il giorno do-po, il 10 giugno 1940, l’Italia, a fianco della Germania, di-chiarava guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.

Di quegli otto preti oggi ne sono vivi ancora due che de-tengono il primato dei sacerdoti più anziani della diocesi diCuneo: Zucchi don Mauro, 95 anni, e Martini don Giovan-ni, 93 anni.

Lo scritto che segue non è un’intervista, ma la semplice ebreve raccolta della memoria di due sacerdoti che hanno at-traversato il ’900 a servizio della Chiesa di Cuneo.

Ugo, il figlio di Edmondo, il famoso autore di “Cuore”, valente alpinista e vivace scrittore

Le montagne di De AmicisDi figli, Edmondo De Ami-

cis - l’autore del celebre “Cuo-re” - ne ebbe due, entrambinati dalla moglie TeresaBoassi, sposata (ma solo inchiesa) a Cuneo, nella parroc-chia di San Benigno. Il primofiglio gli morì suicida quan-do aveva poco più di vent’an-ni, amareggiato, pare, dalledifficoltà incontrate negli stu-di universitari (facoltà di me-dicina). Il secondo crebbe be-ne, diventò anche lui unoscrittore e, benché meno no-to del padre, pubblicò parec-chi libri. Peraltro aveva unaviva passione per la monta-gna che lo portò a scalare nu-merose vette (soprattutto inVal d’Aosta, ma anche sulleDolomiti) e a tentare difficiliimprese ora con le guide piùfamose (Guido Rey, che glidedicò persino un libro; Ma-quignaz, Pession, Carrel,Piaz) ora senza guida, finen-do “accademico” del Club Al-pino Italiano (importante ri-conoscimento delle sue virtùe imprese alpinistiche). Ma a-veva anche ereditato dal pa-dre autentiche doti letterarieche trasfuse in varie opere. Ealcune meritano di essere ri-cordate, come, per fare qual-

che esempio, “Infischiandosidel mondo” (Torino, Streglio,1904); “Piccoli uomini e gran-di montagne” (Milano, Tre-ves, 1914); “Alpe mistica: no-velle” (ibid., 1916); “Storie in-fernali” (ibid., 1930); “Cine-matografia alpina. A colori esuoni” (ibid., 1935). Nono-stante la passione per la mon-tagna, a poco più di trent’an-ni rinunciò alle scalate piùimpegnative con una motiva-zione che vogliamo riportare,tanto ci sembra significativa:«L’alpinismo molto difficilenon è che una lotta dell’uomocon la natura: per la preoccu-pazione del pericolo e dellameta da raggiungere, per l’in-calzar del tempo, per la pro-strazione fisica esclude quasitotalmente il godimento arti-stico e la meditazione, che so-lo possiamo coltivare nelle a-scensioni relativamente faci-li. Io sono passato con gli an-ni dal difficile al facile, pro-gressivamente, non per dimi-nuita capacità fisica, ma perdesiderio di elevamento spi-rituale: e così, credo, dovreb-be essere di tutti gli alpinisti»(da una dichiarazione del1914). Suo padre Edmondo,dopo aver frequentato l’Acca-

demia di Modena ed esserneuscito con il grado di tenente,aveva preso parte alla sfortu-nata battaglia di Custoza nel1966 (esperienza più volte ri-cordata nelle pagine della suanarrativa). Ugo invece nonseguì la carriera militare, madurante la “Prima guerramondiale” combatté suimonti del Trentino. Dopo laseparazione dei genitori, ave-va dapprima abitato con lamadre, ma più tardi era an-dato a vivere con il padre.Non si sposò mai, forse trau-matizzato dai clamorosi dis-sidi dei suoi che erano sfocia-ti in vivaci polemiche (specie,come ho accennato, da partedella madre che era arrivata apubblicare, nel 1904, un libel-lo contro il celebre marito, in-titolato “Schiarimenti”). Ugo,dopo aver scritto tanto sullamontagna, si ritirò a Torinodove fece vita molto riservatae dove morì nel 1962. Era or-mai solo: morto giovanissimoil fratello, morto il padre nel1908 e la madre poco doponel 1909. Di lui vogliamo ri-cordare una bella pagina, ri-cavata da uno dei suoi libri:“…la notte era tranquilla eperfettamente serena. Non a-

vevo mai visto brillare cosìfitta, nell’infinità dell’aria, lapolvere d’oro delle stelle. Lavetta altissima, che s’alzavasopra il mio capo, pareva tor-reggiare sopra il caos alpino,oltrepassare la regione deiventi, penetrare in quella pol-vere d’oro, salire come un so-gno verso i misteri vertigino-si dell’universo […]. Diedi unultimo sguardo alle stelle. Co-me agli infiniti occhi della di-vinità ignota, a cui rinunzia-vo; e poi chiusi i miei occhi…e mi sembrò che la mareadella disperazione, della me-lanconia, delle immagini tor-bide e vane ridiscendesse apoco a poco i ghiacciai, la val-le lontana… e scomparisse al-l’orizzonte» (da “Alpe misti-ca”, op. cit.). I suoi scritti rive-lano un acuto bisogno di ri-spondere al problema dellavita e della morte e le sue pa-gine appaiono sorrette da ungrande afflato morale: mo-stra viva simpatia per il durolavoro delle guide, per la fra-terna intesa tra gli scalatori,per gli intatti panorami dellecime, per la bellezza del pae-saggio e la purezza della na-tura incontaminata.

Carlo Luigi Torchio

L’associazione di volontariato finanzia progetti di solidarietà in alcuni villaggi africani

Cena afro-piemontese con “Noi con voi”Savigliano - L’associazio-

ne “Noi con voi” di Savigliano(viale del Sole 15; tel. 349-5238784; gpiano@hotelcen-ter.it) organizza una serie diappuntamenti. Venerdì 13giugno è in programma unagiornata di beneficenza pres-so il lago “La Sirenetta” di Sa-vigliano. Insieme a un grup-

po spontaneo di giovani pro-Africa propone una serata afavore della missione di“Makoulahè”, nel nord del Ca-merun, dove operano alcunesuore della Sacra Famiglia diSavigliano. L’appuntamento èalle 16,30.

Venerdì 20 giugno è la voltadella seconda cena afro-pie-

montese, presso il ristoranteRamè di Marene. Il 50% delricavato sarà destinato all’ac-quisto dei pannelli solari ne-cessari per la realizzazionedell’impianto fotovoltaico delCentre médical antenne chi-rurgicale St. Camille, di Na-noro (Burkina Faso), l’altrametà finanzierà l’acquisto di

un saturimetro per l’ospedaledel villaggio di Kisumu(Kenya) e parte della costru-zione del tetto di una chiesanel villaggio Masai di Kwa-madule (Tanzania). Costo del-la serata: 23 euro, prenotarsientro il 15 giugno ai numeri349-5238784 (Gabriella) o333-3902771 (Sandra).

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