cittadini & salute maggio 2014

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L’Oms afferma che in Europa si attestano cinquecentomila morti ogni anno a causa dell’inquinamento. Sono novantamila le persone uccise da in- cidenti stradali e 70 milioni di persone esposte al rumore eccessivo. Se tutta l’Europa prendesse esempio da Co- penhagen, dove il 26% delle persone che si muovono in città usa la bicicletta, si po- trebbero salvare diecimila persone l’anno dalla morte a causa dell’inquinamento. In più si creerebbero quasi ottomila posti di lavoro. Lo afferma un rapporto dell’Oms Europa presentato a Parigi. L’Italia ha preso in considerazione l’idea proiettandola ipoteticamente su Roma. Ci sarebbero tremila impieghi salvando 151 persone. IN BICI IN EUROPA

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Magazine Cittadini & Salute Maggio 2014

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L’Oms afferma che in Europa si attestanocinquecentomila morti ogni anno a causadell’inquinamento.Sono novantamila le persone uccise da in-cidenti stradali e 70 milioni di personeesposte al rumore eccessivo. Se tutta l’Europa prendesse esempio da Co-penhagen, dove il 26% delle persone che simuovono in città usa la bicicletta, si po-trebbero salvare diecimila persone l’annodalla morte a causa dell’inquinamento. In più si creerebbero quasi ottomila postidi lavoro. Lo afferma un rapporto dell’OmsEuropa presentato a Parigi. L’Italia ha preso in considerazione l’ideaproiettandola ipoteticamente su Roma. Ci sarebbero tremila impieghi salvando 151persone.

IN BICI IN EUROPA

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Con l’esclusione della voce Sanità dalla lista dei ta-gli in agenda del presidente del Consiglio non si cantivittoria. La sensazione alla fine è che per la cura dellasalute sia in corso una complicatissima partita a scac-chi e gli esiti siano tutt’altro che scontati.Innanzitutto non c’è bisogno di citare la voce Sa-

nità per dire che il settore per la cura della salutesarà penalizzato. Ad essere penalizzati potrebberoessere una miriade di servizi che lavorano per gliospedali, per gli ambulatori, per i laboratori conven-zionati costringendo a lavorare in condizioni di sof-ferenza in cui sarà il paziente a patire più di quantovuole la malasorte. L’amministrazione spicciola della Sanità, lo abbiamo

detto più volte, è un costo esorbitante per lo Stato. Lì si potrebbero fare operazioni precise. Ma la preoccupazione consiste nel fatto che da una

parte si pensa a come si deve spendere di meno, dal-l’altra si spende sicuramente di più. Penso alle Casedella Salute che rischiano di essere micro-ospedaliterritoriali. E invece la riorganizzazione delle cure territoriali

dovrebbe sostenere chi il territorio lo presidia: pro-fessionisti sanitari, presidi di primo riferimento, lefarmacie, i laboratori diagnostici. Questa potrebbe essere una grande occasione per

ragionare sul futuro della Sanità e con questi prota-gonisti bisognerebbe discutere, non col ragioniere cheguarda solo alle questioni di dare e avere.In questo bailamme, diciamolo, l’Europa non ha un

modello da suggerire per una nostra riforma sanitaria.Bisogna affermare con forza il principio costituzionaleper cui ciascuno ha diritto ad avere le necessarie cure. E allora il sistema universalistico dobbiamo re-in-

ventarlo noi. La Sanità ha bisogno del concorso di ri-sorse che arrivano dall’impresa perché lo Stato nonpuò reggere la corsa al continuo aggiornamento tec-nologico in grado di dare gli standard di Sanità cheoggi sono a disposizione. E allora il sistema universalistico voluto dalla Co-

stituzione deve necessariamente aprirsi a nuovi in-terventi e questi può darli chi lavora nell’impresa difare sanità.

L’editoriale di Mario Dionisi

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Il miracolo col quale si attesta la presenza sovrumanain un evento configura la mancanza di alcun’altra spie-gazione mondana. Ma la non spiegazione di un eventonon deve essere lasciata nel vuoto. Invece è l’inizio dellaspiegazione di un enigma che ci conferma il fatto che ilsapere della scienza apre solo alcune porte.I casi individuati sulle testimonianze indicano una mi-

riade di casi in cui i medici sbigottiti non hanno trovatorisposta. Guardando bene questi sono solo i casi piùeclatanti. Eventi di una portata grande per cui la non ri-sposta è pur essa grande, quindi il richiamo alla defini-zione “miracolo” deve riuscire a rendere la portata dellanon-risposta in una chiave di questo mondo, per chie-dere la considerazione in un altro ordine di idee.D’altra parte non si trovano risposte anche per repen-

tine dipartite oppure per altre guarigioni meno sensa-zionali o magari per semplici eventi della vita. Forse cidovremmo abituare al fatto che è la vita a essere un mi-racolo e considerare miracoloso ogni giorno di vita. Pensare nei termini del miracolo consiste in uno sconfi-namento assoluto dai cardini nei quali siamo inchiodatiin questo notiziario, come nella vita di tutti i giorni. Ci aiuta a capire però che le parole guida, i binari dellaconoscenza, sono solamente occasioni per immetterci nelcammino esclusivo della conoscenza. Non ci dicononulla su quel che c’è davvero da comprendere sul sensodella vita.Questa accettazione verso le risultanze prodotte dal no-

stro operare, a ben guardare, non differisce poi moltodall’atteggiamento del buon medico che opera per quelche sa e attende di vedere se ci sarà conferma per leaspettative sue e del paziente. In caso contrario, cam-biare, cercare, non scoraggiarsi perché la risposta delcorpo è tutto. E questa non è mai del tutto prevedibile.Quindi, accettare le manifestazioni che il corpo in cura,sotto tutela, rimanda ai propri sistemi di uscita dal male.In tal senso, pensare che in ogni guarigione ci sia un attodi grazia non significa necessariamente rimettersi a unordine superiore e ammettere la nostra impotenza. Significa non dimenticarsi mai che il nostro sapere è for-temente limitato.

di Angelo NardiMiracolo! (Parola al di fuori della scienza)

Affinché la Medicina renda onorealla consacrazione dei due nuovi Santi

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Cittadini & Salute

Più di cinquecento milioni di per-sone vivono nell’Unione europea,ma nonostante sia collegato a li-vello politico, le disparità nei risultatidi salute sono molto diffuse. Questa disparità è stata esemplificata

ad inizio aprile dal periodico scientificoThe Lancet. Il trenta per cento della mor-talità del giorno dopo per infarto miocar-dico acuto è stata più di un terzo elevatanel Regno Unito che in Svezia. Eppure laspesa sanitaria ha grandezze identiche, seproporzionate al Pil. Ed allora è stato pro-mosso un progetto di ricerca per capire senegli investimenti sanitari i livelli di qua-lità a cui si spera di arrivare siano degnidelle giustificate aspettative.Il progetto che cerca di spiegare tali

risultati è Euro HOPE, Speranza nel-l’Euro, risultati europei sulla Sanità:prestazioni ed efficienza. I dati sono stati presentati l’8 aprile

presso il Karolinska Institutet in Svezia.I sistemi sanitari in sette paesi con datia livello di paziente collegabili (Finlan-dia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Nor-vegia, Scozia e Svezia) sono stativalutati in termini di risultati, qualità,uso delle risorse, e il costo per cinquegruppi: postumi da infarto, infarto, frat-

tura dell’anca, il cancro al seno, e pesomolto basso alla nascita. La variazionesostanziale nei risultati sanitari è statovista, sia tra e all'interno dei paesi. L’Ungheria è risultata la peggiore dei

paesi dell’Unione. Ma questo è dovutoin gran parte da fattori economici, laNorvegia e la Svezia hanno più bassamortalità generale, ma la Scozia è andatameglio per la mortalità dovuta al pesobasso alla nascita. Svezia (e Norvegia)hanno come caratteristica nei problemisanitari la mortalità per un anno e unadisposizione alle malattie cardiache e co-ronariche. Sotto il profilo della regione -della federazione o area territoriale au-tonomamente amministrata - il miglioredei risultati l’ha ottenuto la Scozia che èandata meglio che la Svezia.Ma il problema per una corretta stati-

stica è stato nel fatto che sistemi dispesa e sanitari differivano tra i paesisulla Speranza Euro. Ma non è stata se-gnalata relazione tra finanziamento del-l’assistenza sanitaria e risultati di salute,tra produttività ospedaliera e qualitàdelle cure o tra qualità e uso delle ri-sorse (tranne che in Finlandia e in Un-gheria per la cura di affezionicardiologiche).

In questi dati dell’Unione europeabrilla in evidenza la mancanza dei nu-meri riguardanti il nostro Paese. Questo è dovuto al fatto che non ha

performance specificamente positivesul contesto maggiormente evoluto tec-nologicamente ma nemmeno da piccoinferiore.Bisognerebbe, però, pur sempre ri-

cordare che nell’Unione, l’Italia è al se-condo posto come aspettativa di vitapari alla media di 82 anni. Davanti al-l’Italia c’è solo la Svizzera con 82,5. Invece, l’Ungheria è il paese con più altamortalità che si misura con il numero dimorti ogni mille abitanti: In Ungheria è a13,2, in Romania a 12, segue la Germa-nia a 10,9. Ma l’Italia, in Europa, è ilpaese dove si muore di più di cancro con277 morti ogni centomila abitanti. Sem-pre in Europa sono la Francia e i PaesiBassi i paesi dove si spende di più per laSanità con 11,9% del loro rispettivo Pil.La Germania segue con l’11,6% del Pil.La Svizzera con l’11,5%, la Danimarcal’11,4%, l’Austria e il Portogallo l’11%,Belgio il 10,7%, la Grecia il 10,2%, Sveziae Regno Unito il 9,6%. L’Italia, con Nor-vegia e Spagna, spendono il 9,5% delloro Pil. Dolcino da Novara

Dislivelli europei nei trattamenti sanitariE non è detto che chi più spende meglio spende. La Germania è uno deipaesi europei che spende di più (11,6% del Pil) e ha una percentuale dimortalità tra le più alte nel mondo con 10,9 morti ogni centomila abitanti

CURIOSITÀ

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ATTUALITÀ

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Cittadini & Salute

“Obamacare - si legge nel rapporto che accompagnal’indagine, del quale riferisce una nota Ansa - sembraaver quasi raggiunto il suo scopo di aumentare la per-centuale di americani con assistenza sanitaria”.La scorsa settimana la Casa Bianca ha reso noto che oltre sette

milioni di americani si sono assicurati attraverso l’AffordableCare Act, meglio conosciuto come Obamacare. Un risultato cheha superato le aspettative, vista la partenza in salita lo scorso ot-tobre, e che inserisce anche gli Stati Uniti nel novero dei Paesiche si preoccupano della copertura sanitaria obbligatoria deiloro cittadini, una scelta di civiltà alla quale gli Stati Uniti - permolti, non tutti e non sempre comprensibili motivi - prima diObama si erano sempre largamente sottratti. la controversa ri-forma sanitaria sulla quale il presidente Usa Barack Obama harischiato una larga parte del suo consenso politico. I primi risultati negativi, dopo un anno, avevano costretto il

presidente degli Stati Uniti a chiedere pubblicamente scusa.Ora scusa debbono chiederlo gli Obama-sciettici. La cosiddettaObamacare consiste in una legge vera e propria.

Obbliga 48 milioni di persone non assicurate a stipulare unapolizza con prestazioni minime garantite, tra cui le cure per ifigli fino a 26 anni. Si tratta, quindi, di una copertura sanitarianon pubblica ma universalmente accessibile grazie a unapiazza virtuale. Qui si può contrattare sul libero mercato lapropria assicurazione al prezzo più vantaggioso, senza più di-scriminazioni per chi soffre di patologie pregresse. Si può accedere per averne conoscenza anche attraverso il

sito web www.healthcare.gov e il ricorso a questo sistema avevaraggiunto risultati scarsi, in primo momento. Ora anche gli sta-tunitensi hanno capito l’importanza di un servizio sanitarioche funzioni. Obama può andar fiero di aver vinto una batta-glia storica per gli Stati Uniti. Un contenzioso senza fine traDemocratici americani contro le lobby delle assicurazioni econtro l’opposizione repubblicana. Una vittora che completa ilpercorso a cui Franklin Delano Roosevelt dette l’inizio nel 1935con il Social Security Act. Anche Lyndon Johnson dopo tren-t’anni fondò il Medicare e Medicaid, la copertura sanitaria fe-derale per anziani e indigenti. Angelina Travaglini

L’assicurazione di Obama funzionaIn controtendenza alle prime pessimistiche risultanze il presidente degliStati Uniti vince la scommessa sulla cura per la Salute

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Cittadini & Salute

Sembra una buona notizia ma non lo è. Se la RegioneLazio dice di aver già risparmiato cinquantasette milioniper spese eccessive c’è da chiedersi il perché sianostate finora spese, c’è da chiedersi quanto è stato spesoin eccesso, c’è da chiedersi quante altre voci ci sonoche indicano questi eccessi nelle precedenti gestioni.E comunque, ecco fatta la lista della spesa con le somme ri-

sparmiate messe tra parentesi, da parte dell’amministrazionein carica: appaldi di pulizia (otto milioni), servizi di lavan-deria (sette milioni), mensa (quattro milioni e mezzo), rifiutisanitari (due milioni per lo smaltimento), riparazioni dellatecnologia (un milione e centomila), dispositivi medici (quat-trocentomila), automezzi (trecentosettantacinquemila), pro-tesi (trecentosettantunomila), trasporto (trecentomila),pellicole per radiografie (trecentoquarantaseimila), reagenti(centotrentacinquemila), guardaroba (sessantanovemila).

Secondo quanto riportato dall’organo di informazionedella stessa Regione Lazio, nel 2013, le norme della spen-ding review indicavano la rinegoziazione dei contratti incorso, riguardo la fornitura di beni e servizi.

In particolare stabilivano una riduzione del 5% dellaspesa per Asl, ospedali, Policlinici universitari, Istituti diricovero e Ares 118.Ma il risparmio di 57 milioni di euro è arrivato anche gra-

zie alla revisione di tutti i contratti, che sono, tanto per ri-petere quelli sulla pulizia, mensa, lavanderia, manutenzionedelle apparecchiature sanitarie, noleggio, riparazione auto-mezzi, manutenzione sistemi informatici e consulenze.Un risultato importante è che non si risparmi sulle Tac e

le risonanze magnetiche eccessive che servono esclusiva-mente a tutelare il medico costituendo quella che è cono-sciuta come Medicina difensiva ma anche denominataAppropriatezza della cura.“Possiamo dire con orgoglio - spiega il Presidente della

Regione Nicola Zingaretti - di essere sulla strada giusta peril contenimento della spesa e per il mantenimento dei ser-vizi per i cittadini. I 57 milioni di euro di risparmi sonol’inizio di un percorso lungo e virtuoso che vede comeobiettivo finale quello di mutare completamente il voltodella sanità laziale”. Natalia Albensi

Cinquantasette milioni risparmiati in SanitàL'obiettivo è stato raggiunto dalla Regione Lazio

REGIONE LAZIO

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In comune il nostro sistema sani-tario ha un’arretratezza in termini distrumentazioni informatiche e tele-matiche talmente forte da far insor-gere qualche naturale sospetto.Ad aggravare la condizione di fai da

te per ogni ospedale ed ogni Asl si ag-giunge il federalismo sanitario per cuinon esiste ancora un sistema nazionaleinformatico per la Sanità che sia utiliz-zabile in ogni realtà dove si lavora perla cura della salute. Come in ogni dove,in Italia, esistono le isole felici ma esi-stono spazi web e sistemi di informa-zione telematica molto arretrati. Eppure si è più volte detto che un si-

stema efficiente sarebbe una fonte di ri-sparmio molto forte. Evitiamo di citarele cifre citate dai precedenti ministricome quello attuale per non replicareil gioco dei numeri, ma il risparmio sa-rebbe comunque evidente. A giovarneanche la necessaria trasparenza dellestrutture di cura.Per il resto, altro che universalità!

L’Italia appare un paese diseguale alsuo stesso interno come qualità diservizi sanitari. Al livello più bassod’Europa. Pari solo all’Inghilterrache non ha mai avuto una tradizionesolidaristica.A dare, di nuovo, questo tratto del

sistema sanitario nazionale la presen-tazione della ricerca ad opera dell’Os-servatorio nazionale sulla salute nelleRegioni italiane svoltasi il 16 aprile aRoma, all’Università Cattolica.

La mobilità dei ricoveri per acuti inregime di ricovero ordinario è in cre-scita: dal 6,9% dei ricoveri nel 2002 al7,4% nel 2007, al 7,5% nel 2012. I ricoveri fuori regione hanno però

opposta tendenza. Nel 2002 erano606.192 le dimissioni in mobilità, nel2007 se ne sono registrate 575.678, nel2012, invece, 505.675.Un dato che però va letto col fatto che

sono diminuiti i ricoveri in assoluto.Nel 2012 i malati costretti al viaggioper la salute sono in Campania. E non è solamente a Sud che si ac-

centua la mobilità (in questa tendenzail Molise fa eccezione). Ma anche alNord - Piemonte, Valle d’Aosta, Ligu-ria e Provincia autonoma di Trento -si evidenziano queste piccole migra-zioni ospedaliere o di offerta di inter-vento in Sanità.Lombardia, Emilia-Romagna e To-

scana, invece, i sistemi sanitari regio-nali che accolgono di più.“Ridotta mortalità per malattie del

sistema circolatorio e per i tumori,trend che si deve sia agli investimentifatti negli anni passati nelle politichedi prevenzione, sia agli avanzamentidiagnostici e terapeutici. Si intravedeanche qualche timido segnale di mi-

glioramento negli stili di vita, almenosul fronte dei consumi di alcolici e nelvizio del fumo, ma è ancora desolantee anzi in peggioramento la forma fi-sica dei cittadini, sempre più grassi;aumentano soprattutto gli obesi e nonfanno eccezione i bambini”.

Piemonte: la Regione con il tassomaggiore di gravidanze con procrea-zione assistita, ed è anche la Regionecon la più alta percentuale di donnecon consumi alcolici a rischio. Il Piemonte è la Regione che pre-

senta il maggior tasso di gravidanzeper 100 cicli con tecniche di Procrea-zione Medicalmente Assistita (PMA),ovvero un tasso di successo del25,8%.In negativo, invece, si segnala che il

Piemonte è la Regione dove si registrala maggior percentuale di donne di19-64 anni (2,7%) che eccede i con-sumi di alcolici raccomandati (datianno 2011). Le attuali Linee Guida per una sana

alimentazione dell’Istituto Nazio-nale di Ricerca per gli Alimenti e laNutrizione considerano a rischio ledonne che consumano più di 20grammi di alcol al giorno (1-2 UnitàAlcoliche).

CURIOSITÀ

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12 Cittadini & Salute

Come sta in salute La versione dell’Osservatorio della salute cheha effettuato un’attenta analisi sui malesseri

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Veneto: la Regione con la quota mi-nore di ricoveri in regime ordinario,ma è anche la Regione in cui i citta-dini spendono di più di tasca propriaper l’acquisto di farmaci. Il Veneto è la Regione con la quota

minore di ricoveri in regime ordina-rio: infatti il tasso standardizzato didimissioni ospedaliere per questotipo di ricoveri, pari a 103,9 per 1.000(dato 2012) risulta il minore d’Italia,a fronte di un valore medio italianopari a 120,3 per 1.000. Inoltre il tasso standardizzato com-

plessivo di dimissioni ospedaliere(ovvero in regime ordinario e in DayHospital) è pari a 136,9 (valore mi-nimo in Italia) per 1.000; il valore me-dio nazionale è pari a 163,5 per 1.000. Ma il Veneto è la Regione in cui i

cittadini sono gravati dalla maggiorespesa per l’acquisto di farmaci, infattiil Veneto presenta la più elevataspesa farmaceutica pro capite per tic-ket e compartecipazione in percen-tuale sul totale della spesa: in Venetoogni cittadino spende di tasca pro-pria il 15,2% della spesa pro capitetotale (valore medio italiano 12,2%). L’indicatore esprime la spesa che il

cittadino deve sostenere per accedere

all’assistenza farmaceutica erogatadal servizio sanitario pubblico.

Emilia Romagna: la Regione con ladegenza media preoperatoria piùbreve. L’Emilia Romagna è la Re-gione con la Degenza Media Preope-ratoria standardizzata più breve inItalia: è pari a 1,22 giorni, a fronte diuna media nazionale di 1,81. Questo parametro è indice di effi-

cienza organizzativa e di appropriatoutilizzo dei servizi diagnostici e deireparti di degenza chirurgici.

Lazio: la Regione che cura in dayhospital più pazienti provenienti daaltre parti d'Italia. Ma è la Regionecon un trend crescente di consumi arischio di alcolici tra i maschi. Il Lazio è la Regione che cura in re-

gime di day hospital più pazienti pro-venienti da fuori regione (35.211 nel2012) e che presenta il saldo maggioretra pazienti che da altre regioni ven-gono a curarsi negli ospedali laziali eresidenti nel Lazio che invece esconodai confini regionali per curarsi, sem-pre in regime di day hospital. Questo saldo ammonta annual-

mente a 18.329 pazienti (anno 2012).I pazienti che da altre regioni sonoarrivati nel Lazio per curarsi nello

stesso anno sono stati 35.211 (dimis-sioni per acuti in regime di day ho-spital), che corrisponde a unapercentuale di attrazione del 10,8%;i pazienti laziali che sono andati acurarsi altrove sono stati 16.882, checorrisponde a un indice di fuga del5,5%.In negativo, invece, si segnala che

nel Lazio vi è un trend in crescita diconsumo di alcolici a rischio tra imaschi. Infatti, nel corso degli ultimi anni

tra gli uomini si è registrato untrend in aumento dei consumatori arischio che sono passati dal 18,2%della popolazione maschile di età19-64 anni (media italiana 21,5%) nel2010 al 20,9% nel 2011 (media ita-liana 19,8%).

Calabria: la Regione con la minoreincidenza di HIV. Ma è anche la Re-gione italiana dove si eseguonomeno trapianti. La Calabria è la Regione dove si

registra la minor incidenza di HIV:il tasso (per 100.000) di incidenzadelle nuove diagnosi di HIV è infattipari a 1,3 per 100.000 contro un tassomedio italiano di 5,8 (anno 2011).Ma la Calabria è la Regione in cui

si effettuano meno trapianti nellapenisola: la Regione ha infatti untasso di trapianti effettuati di 10,2per milione, contro un tasso medioitaliano di 48,8 per milione (dati2012). Alagia Fleschi

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Cittadini & Salute

il nostro paese

degli italiani, regione per regione, ma anchesulle disfunzioni della Sanità

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Il consumo di caffè è associato a un rischio minore disviluppare la cirrosi epatica.A dirlo sono alcuni ricercatoridella Duke-NUS Graduate Medical School e della National Uni-versity di Singapore, i quali hanno dimostrato che bere due opiù tazze della bevanda ogni giorno aiuta a ridurre il rischio dimorte legato a questa malattia di oltre il 65 per cento.Nella ricerca sono stati coinvolti oltre 63 mila volontari ci-

nesi di età compresa fra 45 e 74 anni residenti a Singapore e ri-tenuti a rischio per lo sviluppo della malattia. I soggetti hannorisposto a dei questionari riguardanti le proprie abitudini ali-mentari, lo stile di vita adottato e la storia medica generale.Sono stati seguiti in totale per una media di 15 anni. Nel 24 per cento dei casi, i pazienti sono deceduti a causa

della cirrosi epatica all’età di 67 anni. Ai potenziali effetti dan-nosi del caffè sull’apparato gastroenterico: si pensi ad esempioche i medici hanno a lungo sconsigliato il caffè perché ritenutodannoso per il fegato; oggi si riconosce invece che il caffè fabene al fegato, e non solo. Infatti, i numerosi studi scientificiche si sono succeduti negli ultimi anni hanno rimosso i sospettisulla pericolosità del caffè ed anzi, inaspettatamente, hanno

evidenziato alcuni effetti benefici nei confronti del fegato e del-l’intestino. Il caffè non è una semplice soluzione di caffeina epoche altre sostanze brune ma è una bevanda che contiene cen-tinaia di specie molecolari. La lista completa dei composti presenti nel caffè è lungi dal-

l’essere definita, anche se tra le centinaia di sostanze presenti nelcaffè, forse più di mille, moltissime sono state identificate. Traqueste ultime, parecchie sono “sostanze bioattive”, ossia hannoproprietà tali da esplicare un ruolo nel metabolismo della cellula.Esse comprendono, oltre agli alcaloidi stimolanti come la caf-feina, anche minerali come il potassio, precursori delle vitaminecome la trigonellina, antiossidanti come gli acidi clorogenici e lemelanoidine, lipidi terpenici come kahweolo e cafestolo, ecc... Non è detto quindi che gli effetti del caffè sull’organismo di-

pendano esclusivamente dalla caffeina: essa è certamente la piùnota tra le sostanze attive ma il caffè, come già detto, ne con-tiene molte altre. Da alcuni studi sono emersi gli effetti fisiolo-gici di molte molecole finora trascurate e, tra queste, ilkahweolo e cafestolo si sono rivelati particolarmente protettiviper la cellula epatica. Beatrice Portinari

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Cittadini & Salute

Apologia del caffèNon fa male, anzi coadiuva l’efficienza del fegato. Non aumenta lapressione. Certo! Sempre se non si esagera

CURIOSITÀ

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Buona la salute generale della Regione Lazio, chepresenta, tuttavia, molte contraddizioni. Le tante eccel-lenze rendono attrattiva la regione, che cura in regime diday hospital più pazienti provenienti da fuori (35.211 nel2012) e che presenta il saldo maggiore tra pazienti che daaltre regioni vengono a curarsi negli ospedali laziali e resi-denti nel Lazio che invece escono dai confini regionali percurarsi, sempre in regime di day hospital: questo saldo am-monta annualmente a 18.329 pazienti (anno 2012). A preoccupare, invece, sono gli stili di vita: le donne sono

tra le più accanite fumatrici mentre i giovani, soprattutto disesso maschile, bevono troppo. Ad analizzare vizi e virtù diquesta regione è l’undicesima edizione del rapporto Osser-vasalute (2013). Nel Lazio il 10,4 per cento dei cittadini ha tra 65 e 74 anni,

a fronte di una media nazionale del 10,5 per cento, mentrele persone tra 75 e 84 anni sono il 7,2 per cento della popo-lazione regionale, a fronte di una media nazionale del 7,5per cento. Gli anziani di 85 anni o più sono il 2,6 per centodella popolazione regionale, a fronte di una media nazio-nale del 2,8 per cento. Il 16,93 per cento della popolazionemaschile over 65 vive sola in presenza di limitazioni, e il36,36 per cento delle femmine; il 17,16 per cento dei maschiin regione vive solo in assenza di limitazioni e il 37,07 percento delle femmine. La speranza di vita alla nascita è per i maschi pari a 79,1

anni (media italiana 79,4); per le femmine, invece, è pari a84,3 anni (valore medio italiano 84,5).A preoccupare sono gli stili di vita: si beve e si fuma

troppo. Parlando di alcol, la prevalenza di consumatori a ri-

schio di 11-18 anni - ovvero quei giovani che praticano al-meno uno dei comportamenti a rischio relativamente al con-sumo di alcol, come l’eccedenza quotidiana o il bingedrinking - è pari al 18,8 per cento dei maschi contro un va-lore medio italiano 14,1 per cento, per un totale del 12,4 percento dei giovani in questa fascia d’età (valore medio ita-liano 11,4 per cento). Il totale dei consumatori a rischio è il13,7 per cento degli individui in questa fascia d’età, controun valore medio italiano 12,5 per cento. Gli adulti in sovrappeso nel Lazio sono pari al 33,7 per

cento, contro un valore medio nazionale è il 35,6 per cento.E una percentuale di obesi pari al 9,3 per cento dei cittadini(persone di 18 anni e oltre), a fronte di un valore medio ita-liano del 10,4 per cento. Il 23,4 per cento dei minori di 6-17anni è in eccesso di peso (sovrappeso o obesi) contro un va-lore medio nazionale di 26,9 per cento. Il 22,2 per cento dellapopolazione dai 3 anni in su pratica sport in modo conti-nuativo contro un valore medio italiano 21,9 per cento. Coloro che non svolgono alcuno sport sono il 43,8 per

cento della popolazione, contro una media nazionale 39,2per cento. Nel Lazio si registra un consumo di antidepressivi pari a

35,3 dosi definite giornaliere per 1.000 abitanti nel 2012. A livello nazionale il consumo medio è di 36,8 DDD/1.000ab die. Il tasso standardizzato di suicidio è pari al 5,46 per100.000, a fronte di un valore medio nazionale di 7,21 per100.000 fra i soggetti con 15 anni e oltre. La regione pre-senta una quota di tagli cesarei pari al 43,35 per cento sultotale dei parti nel 2012, contro la media nazionale di 36,62per cento. (Fonte: Osservasalute) Gemma Donati

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Cittadini & Salute

Dalla Pisana lo stato di saluteSi parla meno di deficit e più di efficienza della cura. Questo già è undato sintomatico importante ma non dice che il dissesto finanziario èuna stagione conclusa. Anzi!

REGIONE LAZIO

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Cittadini & Salute

Non è detto che i grassi siano “cattivi”. C’è legameindiretto tra alimentazione e cancro. Se, da una parte, èvero che alcuni alimenti facciano male e possono essere causadi patologie oncologiche, non è vero il contrario. Non ci sonoalimenti sui quali sperare per schermirsi dal cancro.Lo ha detto Walter Willett, epidemiologo dell’università di

Harvard. Willett studia il rapporto tra alimentazione e tumori.Lo ha detto al congresso dell’American Association for Can-cer Research. Le diete anticancro sono leggende metropolitane.Solo un accenno ad alcuni tra le leggende metropolitane

più diffuse in termini di nutrizione.I migliori antiossidanti sono i mirtilli. Falso. In effetti

l’uva ha antiossidanti nelle stesse proporzioni e si tratta dellostesso tipo specifico di antiossidanti dei mirtilli. L´alimentoche ne ha di più in assoluto, combattendo così l´invecchia-mento delle cellule, è il cioccolato fondente.Le barrette alimentari come sostitutivo di pasti. Sono le-

sive, fanno ingrassare. Sono come o peggio le merendineche contengono concentrati di zuccheri. Anche le barrette

sono ricche di zuccheri, carboidrati e dolcificanti sintetici, ealla fine possono avere almeno altrettante calorie dei cibi“normali”. Meglio una piccola porzione di dolce standardpiuttosto che un piatto di dolce a basso contenuto di grasso.Mangiare di notte peggio che di giorno. Avrebbe un peso

alimentare maggiore perché dormendo non si brucia nem-meno un po’ di quello che si è assimilato. Nulla di più falso.I potenziali nutrizionali dei singoli cibi sono gli stessi siadi mattina che di sera. In una ricerca sulle scimmie è statodimostrato che il peso non cambia se assumono il 6% delloro cibo quotidiano di notte o se arrivano al 65%. I fattori che determinano il consumo calorico sono princi-

palmente influenzati dal tipo e dalla quantità di attivitàsvolte durante il giorno, dalle ore e dalla qualità del sonno,dallo stato “mentale”, stato ormonale ecc. La stessa persona,con lo stesso peso e le stesse attività, può aumentare o di-minuire il proprio fabbisogno calorico a seconda dello statoormonale del momento, più o meno “attivo”. Importante èanche quanto si consuma.Matilde di Canossa

Falsi miti alimentariCi sono poche evidenze sul fatto che frutta e verdura siano effettivamente protettive

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È stato chiesto a un campione di circa 2.500 intervi-stati a chi si rivolgono in caso di problemi alla salute nongravi, quando cioè si manifesta un disturbo o il primo sin-tomo di una malattia e si vuole risolvere o migliorare la pro-pria situazione: a fronte di un 52,45% di italiani che individuanel medico (inteso come medico di famiglia, ospedali, prontosoccorso e strutture sanitarie private) il soggetto cui fare ri-ferimento in tale circostanza (percentuale che sale al 75,4%nella fascia d’età oltre i 61 anni), vi è una fetta consistente ecrescente di popolazione, pari al 35,8% del totale, che ricorreal “fai da te”.Nessun problema, ovviamente, per quell’11,6% dei cittadini

“self care” che si rivolgono al farmacista, affidandosi quindialla mediazione di un professionista, ma preoccupano, e molto,quelli che invece hanno nel web la loro prima opzione di rife-rimento per le pratiche di autocura. Nella fascia di età 18-30,quasi un cittadino su due cerca su internet la soluzione ai pro-pri problemi, fenomeno certamente favorito anche dall’esplo-sione dell’offerta di siti dedicati ai problemi di salute.

L’abitudine del “fai da te”, però, “può essere pericolosis-sima - ammonisce il Codacons - perché in assenza di una vi-sita specifica da parte di un medico, i sintomi possonopeggiorare in tempi brevi con conseguenze anche gravi perla salute”.Tra i fattori essenziali che spingono il 35,8% dei cittadini

a cercare nel web la soluzione a disturbi fisici, oltre alla crisieconomica, vi sarebbero, secondo quanto rileva Codacons,anche le liste d’attesa nella sanità pubblica. Se la crisi rendeimpossibile il ricorso a visite specialistiche i cui costi non ri-sultano più abbordabili per la maggioranza della popola-zione italiana, infatti, le liste d’attesa infinite sono forseanche peggiori, osserva la sigla consumerista, perché allon-tanano l’utente medio dalla sanità pubblica, rendendo dif-ficoltoso e snervante l’accesso a ospedali e strutture sanitarieper le quali i cittadini pagano le tasse. Basti pensare che solonel 2012, l’11% dei cittadini italiani ha rinunciato alle curemediche, con il record del 23% per quelle odontoiatriche. (Fonte: Agi-Agenzia giornalistica Italia) Giovanna Visconti

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Il danno della “medicina fai da te”Colpa della crisi aumenta la pessima pratica di inventarsi curatori di séstessi, in una ricerca del Codacons in collaborazione con l’Agi

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Cittadini & SaluteMensile di informazione Socio-SanitariaEditore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti conl’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 26/04/2014

Qualche tempo fà mi contattò una ragazza, la chiame-remo Emma, di circa venticinque anni, con un problemacomune a molte persone, molto imbarazzante, l’Eritrofo-bia, cioè il disturbo del rossore improvviso.Quando si presentò a studio, vidi una bellissima ragazza,

attraente, brillante, con un sorriso dolce ma triste. Lei mispiegò subito con notevole imbarazzo il disagio che le ar-recava soffrire di questo disturbo. La sua vita era completamente in balia della paura di di-

ventare rossa in pubblico. Tale paura era talmente radicataed invadente, che ormai le impediva quasi totalmente dipresentarsi nei centri affollati, quali ristoranti, l’Università,qualunque occasione dove vi fosse gente. Ma non era finita quì, mi descrisse nei più piccoli parti-

colari quanto dolore le arrecava soffrire ormai dalla stra-grande maggior parte della sua esistenza, di questoproblema.Tutto per lei era terribilmente difficile, tutto sembrava

drammaticamente complicato, anche intrattenere rapportiinterpersonali con gli amici, fino a trovarsi un fidanzato.Data tale difficoltà lei arrivò ad evitare qualunque occa-sione di uscire, qualunque rischio di mettersi in mostra,diventando sempre più chiusa e taciturna.Una volta che mi presentò tutta la sua vita, io le chiesi

cosa voleva in quel momento. Lei in modo molto serenomi disse, essere finalmente felice!

Da quel momento iniziammo il nostro percorso, di ge-stione dell’ansia, e subito le feci capire una cosa assai sem-plice, forse pure banale, ovvero lei doveva smettere diosservare continuamente se stessa e volgere la sua atten-zione al mondo che la circondava.Praticamente le suggerii che alla prima occasione in pub-

blico, non doveva soffocare le proprie emozioni, quale l’an-sia o la preoccupazione di diventare rossa, masemplicemente viversi il momento. Le consigliai di osser-vare le persone che aveva attorno, gli ambienti, di ascol-tare davvero le conversazioni… di gustarsi la compagniadella gente. Praticamente le dissi di aprirsi al mondo. E dopo pochi incontri, dove le fu suggerito di credere dipiù in se stessa, dove fu migliorata oggettivamente la suaautostima, dove lei iniziò a rilassarsi… il disturbo pratica-mente scomparve. Magari non completamente, capitòforse altre due o tre volte nel mesi successivi, ma quel fa-stidiosissimo rossore, ormai lei non doveva più soffocarlo.Quel calore che le saliva da dentro, doveva solo viverlo inmodo naturale, accettarlo.E quando iniziò a credere di più in se stessa davvero, ad

essere consapevole che valeva qualcosa, che non era soloquel disturbo che la rappresentava davanti agli altri… Consua grande meraviglia, sparì completamente.

Pubblicato su www.cittadiniesalute.it - 07/04/2014

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Dr.ssa Veronica TurchettaPsicologa clinica e di Comunità di Monterotondo (Rm)Esperta in ascolto e sostegno psicologicoe-mail: [email protected]. 327.8259566

EritrofobiaIl disagio che arriva dal non accettarsi