cittadini & salute marzo 2014

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La salute è sempre argomento che tocca i senti- menti più vivi. In una nuova seria televisiva le spe- ranze di ragazzi con problemi di salute diventano qualcosa di più che un sogno. Sono inni alla vita, fiducia nell’esistenza, fiducia nei medici e negli ospedali. Incredibile come l’attenzione sia sempre massima nella fiction e non abbastanza nei luoghi dove si decide delle cose reali. La grande attenzione del pubblico dovrebbe imporre a chi decide massima attenzione nei programmi di governo. E invece il concetto di “cura della salute”, l’impera- tivo di dotarsi di un’organizzazione capillare per- ché sia efficiente ed efficace, passa in sordina. Nel dibattito durante e dopo la crisi a imperare sono le questioni dello sforamento del tre per cento del debito pubblico imposto dall’Unione europea, la stabilità, la legge elettorale. Pochi sono a conoscenza che le trasformazioni tec- nologiche dei sistemi di cura potrebbero prospet- tare un futuro luminescente di interventi chirurgici che salvano senza stress perché effet- tuati nella più alta tecnologica. C’è però un “ma”. Il contrappeso nell’uso di questa tecnologia che non tutti potranno permettersela. Non tutti gli utenti, non tutti gli ospedali, non tutte le regioni e le asl. E allora uno spunto per una prossima fiction po- trebbe essere questo: due malati della stessa pa- tologia, nella stessa struttura, uno può avvalersi di questa tecnologia perché può pagarsela l’altro no. Indovinate dei due chi morirà. La fiducia nei Braccialetti Rossi

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La salute è sempre argomento che tocca i senti-menti più vivi. In una nuova seria televisiva le spe-ranze di ragazzi con problemi di salute diventanoqualcosa di più che un sogno. Sono inni alla vita, fiducia nell’esistenza, fiducianei medici e negli ospedali.Incredibile come l’attenzione sia sempre massimanella fiction e non abbastanza nei luoghi dove sidecide delle cose reali. La grande attenzione delpubblico dovrebbe imporre a chi decide massimaattenzione nei programmi di governo. E invece il concetto di “cura della salute”, l’impera-tivo di dotarsi di un’organizzazione capillare per-ché sia efficiente ed efficace, passa in sordina. Neldibattito durante e dopo la crisi a imperare sono lequestioni dello sforamento del tre per cento del

debito pubblico imposto dall’Unione europea, lastabilità, la legge elettorale. Pochi sono a conoscenza che le trasformazioni tec-nologiche dei sistemi di cura potrebbero prospet-tare un futuro luminescente di interventichirurgici che salvano senza stress perché effet-tuati nella più alta tecnologica. C’è però un “ma”. Il contrappeso nell’uso di questatecnologia che non tutti potranno permettersela.Non tutti gli utenti, non tutti gli ospedali, non tuttele regioni e le asl.E allora uno spunto per una prossima fiction po-trebbe essere questo: due malati della stessa pa-tologia, nella stessa struttura, uno può avvalersi diquesta tecnologia perché può pagarsela l’altro no. Indovinate dei due chi morirà.

La fiducia nei Braccialetti Rossi

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In Italia si cura a macchia di leopardo. In alcune areemolto bene, in altre in modo pessimo. Non sembra distare in un paese ma in un campo militare. A dirlo sonoproprio i dati che la stessa agenzia che studia sull’effi-cienza della sanità ha monitorato. È l’Age.na.s. L’argomento viene tematizzato nella

Conferenza Stato-Regioni, ma non per riparare ai gua-sti, bensì per preservare certe prerogative da parte deigoverni regionali. Infatti nel batti e risposta del governocon le regioni si rilevano solo dei grandi dislivelli difunzionalità dei rispettivi sistemi sanitari. Quindi emerge che in Emilia Romagna si curano me-

glio i diabetici, la Lombardia sta al massimo per i car-diopatici. E questo viene preso come fosse inevitabile.Si tematizza il dislivello di qualità diagnostica, tera-pica e chirurgica nelle diverse regioni d’Italia, ma nonsi fa nulla per cambiarlo, per togliere statalismo e ag-giungere iniziativa premiante dei capitani coraggiosiche si imbarcano nell’avventura di dare servizi sani-tari sempre più efficienti e al passo coi tempi. Ma bisogna avere la cifra di questo dislivello.

Age.na.s. ha redatto una mappa. La si può leggere nelnostro sito telematico: www.cittadiniesalute.it La malattia cronica per eccellenza è l’ipertensione.

Segue il diabete. A ruota: cardiopatia, scompenso edemenza.Fanno impressione gli sbalzi nei dati di Emilia Ro-

magna, Lombardia e Puglia per quanto riguardal’ipertensione. In Emilia siamo al 3,5%, in Lombardiae Puglia al 9%. Il diabete, invece, risulta spalmato nellapopolazione in modo omologo: 5% in Veneto, 7% inToscana, questa la forbice dei valori.Ma, prendendo ad esempio l’assistenza garantita per

l’insufficienza cardiaca, l’assistenza medica in Lombar-dia ed Emilia Romagna dà maggiori garanzie sulle altreregioni con il 57% e 51% dei malati ospedalizzati.La mappa è solo parziale. Guarda caso si sono prese

a campione alcune regioni del Nord. Non oso pensarequando usciranno anche i dati delle regioni del Sud. Sarà un quadro desolante tenuto in piedi perché non

si ha il coraggio di cambiare e dire che diagnostica,cura e chirurgia oggi sono inserite in un solo termine,tecnologia. Sapersene servire, è questa la scommessa.

L’editoriale di Mario Dionisi

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Rischia di concentrarsi tutto sulla Sanità il problemadel Titolo V. Bisogna prendere atto che almeno l’appli-cazione del modello cosiddetto federalista in Italia nonha funzionato. E questo sia per disfunzioni nell’orga-nizzazione effettiva che per problemi di spese esorbi-tanti, come di autentici casi di corruzione. È un problema che viene tematizzato ogni giorno, in

ogni convengo che ha per tema la Sanità italiana ma nonsi capisce bene quanto tempo dovrà passare perché possaesser affrontato. Affrontato, non si spera di risolverlo!Nelle risultanze delle sedute nella Conferenza Stato-

Regioni si osserva un atteggiamento resistente da partedei governatori che non se la sentono di dire: ci siamosbagliati, riconfermiamo alcune deleghe. No! Tutt’altro. Si pensa a come questo meccanismo che

ha accentuato i dislivelli di funzionalità nella Sanità tranord e sud, tra asl e asl, possa attenuarsi. Non si prendein considerazione che c’è qualcosa nel fondamento delladistribuzione delle competenze che non funziona. Quel che la Costituzione ha affermato insieme a quanto

mantenuto con una miriade di sacrifici negli anni - l’uni-versalità della cura - rischia fortemente un ridimensio-namento molto forte. E a pagare saranno i più deboli,economicamente e territorialmente. Ma il sistema della sanità ha bisogno di un ripensa-

mento completo nelle sue funzioni. Un cambiamento cheguardi innanzitutto quel che l’organizzazione della curadella salute può dare, se al passo coi tempi e con la tec-nologia a disposizione in questo inizio di terzo millennio.E invece l’organizzazione della Sanità è legata a unaconcezione in cui l’ospedale è al centro e nel quale sipuò rimanere ricoverati per settimane senza ricevere al-cun intervento.Un dibattito che però, va detto, al momento è solo ap-

pannaggio dei governatori degli enti regione, degli as-sessori alla sanità, dei direttori delle asl. Nei dibattiti chesi sono avvicendati tra governi uscenti ed entranti negliultimi dieci anni la Sanità non ha mai fatto parte del-l’oggetto del contendere. Matteo Renzi non parla di Sa-nità, il suo modernismo, la sua spinta per l’efficienzaappare sorda a quello che un elemento reale sul quale sisaggia la salute di un sistema paese. E non si sa perquanto tempo ancora dovremmo considerarci ammalati.

di Angelo Nardi

Riformare lo Stato, riformare la Sanità

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RICERCA

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La questione del multitasking,uomo-donna, si rimbalza nei di-scorsi, in amenità, ma anche insede di elaborazione scientifica.E le conclusioni sono diverse: se più

di un anno fa alcune ricerche davanouna situazione di parità, l’ultima ten-denza torna a veder la donna comemaggiormente capace di svolgere di-versi compiti contemporaneamente, maanche di saper ricordare meglio le cosedella vita ordinaria: comprese le dateimportanti. Trentasettemila, le persone coinvolte.

A ciascuno è stato sottoposto un que-stionario con nove domande per rilevarela capacità di ricordare. Le domande confidano anche sul-

l’onestà intellettuale di colui o colei chesono sottoposti al quesito: se ricordanole cose, se riescono a dire con esattazzacosa facevano l’anno precedente, se sonoin grado di ricordare nel dettaglio con-versazioni avvenute. E gli uomini ricordano peggio delle

donne. Nomi e date sono le specificitàsulle quali non si può bluffare e che gliuomini sbagliano.Un dato - ha dimostrato il periodico

scientifico Molecular Psychiatry - ledonne sono più resistenti allo stress.

Mantengono i nervi saldi meglio degliuomini grazie agli estrogeni.Un effetto protettivo che ferma ansia,

depressione tendenza alla negatività neicomportamenti. Tutto questo per via dicomandi che partono proprio dal cer-vello e sono propiziati dagli estrogenipresenti nella fisiologia femminile. La sperimentazione è stata fatta sui

topi, chiaramente differenziandoli tramaschi e femmine. Sono stati sottopo-sti ad attività che davano loro appren-sione e impegno. Alcune di questedavano esiti negativi, con induzione disenso di frustrazione. Ebbene, la reat-tività delle femmine era migliore diquello dei maschi. In particolare gliesemplari di sesso maschile mostravanoavere poca memoria a breve termine. Secondo questi ricercatori ciò è dovuto

alla maggiore concentrazione di aroma-stasi che è un ormone prodotto dagliestrogeni. L’aromastasi è responsabiledella risposta allo stress. Sempre se-condo questi ricercatori si potrebbe cu-rare efficacemente anche lo stressmaschile. Con una differenza che gli stu-diosi non vedono proprio. Lo stress per-cepito dalla specie umana ha caratteripsichici che non sempre si riferisconoalla prestazione diretta davanti a stimoli.

Nell’uomo non esiste un rapportostimolo-risposta prevedibile. Anchenei casi estremi. In più la differenza digenere - maschio, femmina - è essastessa fattore di stress, nella specieumana. Altrettanto non possiamo rile-vare in altre specie animali.In sostanza, sempre più, donne e uo-

mini appaiono differenziarsi più dalcervello che dal sesso. Lo confermano letecniche di neuro-imaging e le connes-sioni che si rilevano visibili. Negli uomini i circuiti del cervello sono

più fitti. (Lo conferma il periodico PNAS).La connessione tra percezione e azionecoordinata, allora, dovrebbe esseremaggiore. Nelle donne, invece, il cer-vello diviso in due è maggiormente con-nesso tra i due emisferi. Nel cervelletto imaschi hanno una maggiore connettivitàinteremisferica e le femmine una mag-giore connettività intraemisferica. La chiamano connettoma. Con l’espres-

sione si intende l’insieme delle connes-sioni fra i diversi circuiti cerebrali. Ma questa ricerca ha anche un aspettosuggestivo: è stato realizzata grazie a tec-niche di neuroimaing. Questa tecnicaconsente di vedere le innervature dellefibre del cervello per esaminarne leconnessioni. Dolcino da Novara

Donne meglio che gli uominiDifferenze di genere nella memoria soggettiva trovano conferma in unaricerca di Bmc Psychology

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CURIOSITÀ

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Questa è la quarantaquattresima edizione del WorldEconomic Forum di Davos, in Svizzera. È stata pubbli-cata su Businessweek. Nel meeting mondiale sull’eco-nomia le presentazioni dedicate alla salute e albenessere mondiale sono aumentate del 50% rispettoall’edizione del forum del 2008. In Svizzera si è concluso ad inizio febbraio un grande hap-

pening per uomini d’affari nel quale si illustrano i segretidello star bene per tener lontane le malattie. Il primo segreto sta nel silenzio. Utilizzarlo come pratica e

come dimensione esterna. A dare queste direttive è MatthieuRicard, monaco buddista. I giornali degli Stati Uniti - con laloro facilità - lo ritengono “l’uomo più felice del mondo”. Ha intrattenuto gli ospiti, tutti business-man, sull’arte del

silenzio. Il silenzio garantisce più calma e concentrazione.Partecipa anche Goldie Hawn con una conferenza su comevivere e lavorare meglio. , e che riunisce leaders politici e uo-mini di affari di buona parte del mondo. L’attrice premioOscar è la promotrice della Hawn Foundation and mind-up.

Ma il problema è che non sappiamo cosa ci rende felici. Nonsappiamo cosa ci fa felici. Come dimostra il periodico scientificoScopus, le condizioni dello star bene sono inconsapevoli oltre chesoggettive. Questo, nonostante “l’economia della felicità” hasempre più seguaci. Non a caso, in tempo di crisi di valori e dieconomia, la scienza delle dottrine economiche cerca di occu-parsi dei sistemi per acquisire uno stato di benessere con pic-coli, misurati, interventi dall’esterno. Si moltiplicano, infatti, gliarticoli economici che considerano il benessere soggettivo (SWB)e le sue determinanti. Negli Stati Uniti, quindi, si è formulatoun documento in grado di fornire una panoramica dettagliata. La ricerca sintetizza in dati le pubblicazioni di riviste di eco-

nomia dal 1990 ai nostri giorni. L’evidenza suggerisce che lacattiva salute, la separazione, la disoccupazione e la mancanzadi contatti sociali sono tutti fortemente associati negativamentecon SWB. Tuttavia, la rassegna mette in evidenza una serie diproblemi nel trarre conclusioni definitive circa le cause di SWB.Insomma, se non si può dire quando si è felici, neanche si pos-sono costruire gli elementi determinanti.Giovanna Visconti

“Chiediti se sei felice!”Non solo corpo e mente sono la stessa cosa, ma anche la salute fa partedel sistema-persona

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ATTUALITÀ

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La tipica manifestazione consistenell’aumento dell’espressione ge-nica di 63RhoGEF. Tutti coloro chenon lavorano nello specifico dellabranca di ricerca lo conosconocome Rna messaggero. La presenta-zione è avvenuta martedì 11 febbraio.Questa proteina sarebbe la causa dellamessa in opera della RhoA/Rho chinasiche porta direttamente all’ipertensionearteriosa. La nozione non è nuova pergli specialisti. La novità è che la con-ferma è avvenuta anche sull’osserva-zione di ammalati. La ricerca è delJournal of Hypertension. E sempre sull’ipertensione le pubbli-

cazioni scientifiche si succedono. È stato scoperto su Plos One un altrogene che predispone all’ipertensione.Si aprono così nuove speranze perchési arrivi a una cura effettiva controquello che in Inghilterra viene definitoil killer silenzioso. Del resto, si sa: l’ipertensione non dà

sintomi. Quando se ne scoprono gli ef-fetti però il danno è fatto. Dieta edesercizio fisico ne allontanano la por-tata, ma ancora non c’è una cura vera epropria. Questa scoperta riguarda ilgene mutato GNB3, un brutto inqui-lino già conosciuto perché crea ano-malie ai reni.

Circa la metà degli esseri umani pre-sentano una variante comune del geneGNB3 che li predispone all’ipertensione.Si rileva ancora una volta l’intercon-

nessione tra la funzionalità renale e il fe-nomeno dell’ipertensione. La speranzaora è che la messa a fuoco del poten-ziale negativo di questo gene possa farechiarezza sulle funzioni renali e sulleloro funzioni all’ipertensione.Ma gli approfondimenti in un’appli-

cazione di cui si sono tracciate le mo-dalità in un articolo pubblicato su TheLancet nel luglio del 2011. Si chiamasimpaticectomia. Con questo sistema siapprofondisce il novero di casi in cuil’ipertensione sia derivata da insuffi-cienza renale. In gergo si chiama que-sta “ipertensione ostinata”. Il sistemafa leva sulla denervazione renale ed èstato applicato all’Ospedale Sant’Annadi Como. Viene introdotto un catererenell’arteria femorale. Si trova nellaparte superiore della coscia. Nel cate-rere viene erogata una quantità dienergia in radiofrequenza agendo suinervi parasimpatici renali. Così fa-cendo vengono disattivati. Non solo,viene ridotta la pressione arteriosa.Non a caso questi nervi sono tra gli ele-menti più importanti nella causa del-l’ipertensione cronica.

Il rimedio non è nuovo. Dell’argo-mento si è occupata più di una volta ilperiodico di aggiornamento sulla ri-cerca, The Lancet. Costituisce però unversante importante da diffondere perfarlo diventare pratica in diverse realtànosocomiali.L’ipertensione determina scom-

pensi cardio-circolatori. A causa diipertensione muoiono 240 mila per-sone l’anno con ictus, scompenso ce-rebrale, infarto o ischemia. Un ambito di ricerca basato tutto

sulla genetica che è stato sperimen-tato sin dal 2010 e trova sempre piùapprofondimenti. Al Prassis e Istituto Scientifico Uni-

versitario San Raffaele di Milano hannosperimentato un nuovo approccio tera-peutico farmaco-genomico nella lottaall’ipertensione. Sono stati identificati dei marcatori

genetici che permettono di individuarei pazienti che meglio potranno esserecurati con una terapia efficace e priva dieffetti collaterali. La nuova applicazioneè stata battezzata “farmacogenomica”.Il nuovo farmaco antiipertensivo, rosta-furoxin, è stato sviluppato per la sua ca-pacità di bloccare selettivamentel’effetto ipertensivante di questi genimutati. Piccarda Donati

Ipertensione, tutta colpa dell’Rna messaggeroSu questo filone di ricerca una scoperta da Padova

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La cura della sessualità è unabranca della Medicina determinanteper il benessere globale. L’Organizza-zione Mondiale della Sanità ha inseritola sessualità come una componentefondamentale della salute umana. Eppure la Sessuologia, in Italia, non è an-

cora riconosciuta come una branca medicaa sé. Chiunque può prendere la definizioneprofessionale di Sessuologo: non c’è unalegge che regolamenti studi, curriculum dichi possa attribuirsi questa qualifica.La Medicina della Sessualità è la forma

adulta di studi in branche diverse del sa-pere medico. La rarefatta atmosfera di unmondo di parole che non apparteneva allascienza deve oggi prendere il posto a que-sta nuova branca vera e propria delaScienza medica. da una parte la Medicinainterna, l’Endocrinologia, dall’altra la Ge-netica e lo studio del Dna. Al convegno dal titolo “Medicina della

sessualità come paradigma del benessereglobale” svoltosi il 21 gennaio nella Saladel Refettorio presso la Camera dei de-putati, sono emersi gli aspetti salientisulle possibilità di intervento su malattieinerenti la funzionalità dell’organismoche incidono sul comportamento di rela-zione. “Il medico che si forma nella spe-cializzazione oggi viene formato anchesul tema dei problemi relativi alla sessua-lità” - ha detto Andrea Lenzi, presidentedel Consiglio universitario nazionale, cheè intervenuto su: “le istituzioni di frontealla sfida della nuova andrologia e della

nuova sessuologia medica”. Lenzi ha par-lato l’identità dell’andrologo e del sessuo-logo medico. Oggi possiamo dire diconoscere le più intime basi molecolari, or-ganiche, funzionali delle funzioni e di-sfunzioni relative all’apparato dellasessualità. I successi determinati dall’interesse dei

giovani e dalle campagne effettuate conl’aiuto determinante del Ministero dellaSalute - prima fra tutti quella denominata“Il mio amico andrologo” - hanno effet-tuato dei grandi passi avanti. Sul centralissimo aspetto della genetica

della sessualità interviene Giuseppe No-velli, Rettore dell’Università di Roma TorVergata. La sessualità è il miglior mododi trasferire i geni. Nella sua relazione sievidenziano le differenze tipiche tra uo-mini e donne, partendo dalle differenzeormonali, ma anche comportamentali. Tutto questo basato sulla differenza di

cromosomi. C’è una biologia che sta na-scendo sullo studio dei cromosomi, tipi-camente maschili o femminili. La differenza di un cromosoma nella fi-siologia di un uomo o di una donna com-porta differenze molto significative chefanno la differenza sul comportamento ti-pico di donne e uomini.

La sessualità parte dall’aspetto cromo-somico per coinvolgere sfere sempre piùampio, arrivando alla sfera gonadica, delfenotipo, fino a raggiungere il comporta-mento sessuale. L’ambiguità nelle formeevidenti della sessuologia di pazienti sonodeterminate da disfunzioni genetiche ecromosomiche. Ma nel molto che è statofatto è stato fatto sulla grossolanità di tanteimmagini vulgate come esaltazione omortificazione della sessualità originaria. Ma molto deve essere ancora capito.

Sesso e Genere non sono la stessa cosa mao l’Università La Sapienza di Roma, con-centra la sua relazione sugli ormoni nel-l’uomo affrontando la problematica, verao presunta, dell’Andropausa. Con il testosterone si trasforma un bam-

bino in un uomo. La caratteristica del te-stosterone non cambia non si riduce conl’andar avanti dell’età. La graduale dimi-nuzione di testosterone nell'uomo non èsempre percepibile. Il sessantenne ditrenta anni fa era un soggetto, in media,con maggiore testosterone di quello dioggi. I livelli di testosterone per garantirela funzionalità dell’organo non sono sem-pre chiari. La sicenza si è liberata anche ditanti miti, come quello che elementi an-drogeni avrebbero accentuato le possibi-

CURIOSITÀ

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“Non si è mai troppo vecchi per essere felici”La frase di Epicuro diventa una pratica di vita, ma è anche un trattamento per salvare

l'Eros in crisi perché sintomo di malattia. Il sesso è un sintomo oltre che un simbolo

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lità di contrarre il tumore alla prostata. I benefici della cura androgenica hannoun miglioramento non solo nella perfor-mance sessuale, ma anche la localizza-zione spazio-temporale - sensibile a livellodi testosterone. Tra queste novità c’è an-che un progresso nella muscolatura, nellaconsistenza delle ossa ma anche nella ca-pacità biologica di dimagrire.Sulla disfunzione erettile come evidenza

di uno stato di salute che inizia a compro-mettersi è intervenuto Francesco Lom-bardo, docente dell’Università La Sapienzadi Roma. La salute sessuale non è un op-tional bensì un diritto. Nei manuali di se-miotica medica si indica al medico quellodi guadagnarsi innanzitutto la fiducia delpaziente. Oltre alla radice di motivazionederivante da motivi ambientali, la causa

della malattie sessuali può spesso esseresottesa a problemi di circolazione sangui-gna con forme di aterosclerosi. Può essereanche la prima manifestazione di malattiecome il diabete mellito e la depressione. Più si abbassa il testosterone, quindi più sialleviano i pensieri sessuali, diminuisconole erezioni mattutine. E questo è il segno diun malessere. Il Direttore Generale dellaComunicazione del Ministero della Salute,Maria Linetti, ha evidenziato come la sferadella relazionalità è fondamentale nella sa-lute mentale del giovane. La sessualitàcome necessità di relazione e non come au-toreferenzialità deve rientrare nei diversielementi che fanno di questa scienza nuoval’inizio di una novità in grado di usciredalla solitudine. Il Ministero della Salutefarà tesoro degli esiti di questo convegno

per ogni risultanza di conseguenza per ilsuo studio. L’On. Gian Luigi Gigli, dellaCommissione Affari Sociali della Cameradei deputati, parla più da neurologo cheda rappresentante della cosa pubblica e nelsalutare racconta una sua esperienza neipanni di giovane medico quando studiavain equipe le caratteristiche del sonno REMcon annessa erezione notturna. Nell’esperienza di neurologo Gigli rac-

conta che ha dovuto spesso trovarsi davantia pazienti con effetti collaterali derivati daifarmaci vari che risolvono il problema del-l’impotenza. La vita di relazione se ne avan-taggia e il benessere generale della personatrova modo di fermare altri malesseri. Jannin, Lenzi e Maggi sono gli autori di

Sessuologia meica, un trattato di psicoses-suologia che vede diverse discipline fon-dersi insieme. Le disfunzioni sessuali sonosempre multifattoriali. L’approccio tera-peutico non può che essere di coppia. Sitratta di una medicina che procede perevidenze. La sessuologia medica è unascienza.Gemma Donati

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“Non si è mai troppo vecchi per essere felici”La frase di Epicuro diventa una pratica di vita, ma è anche un trattamento per salvare

l'Eros in crisi perché sintomo di malattia. Il sesso è un sintomo oltre che un simbolo

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La robotica ha costi elevati ma è la vera prospettivadella chirurgia. L’investimento è spalmabile negli anni.Infatti la sua applicazione in chirurgia implica minoritempi di ricovero, minore stress, minori spese per il corsopost-operatorio. La robotica, nonostante le prime resistenze,si afferma negli Stati Uniti e in Europa. La sua crescita dettala prospettiva per la Sanità che conosce costi più elevati e unapenetrazione sociale più difficile. Esemplare il fatto che in Ita-lia meridionale la robotica sia a diffusione vicina allo zero. Nel convegno il caso esemplare di grande vantaggio per il

paziente e per le conseguenze post-operatorie è nella chirur-gia della prostata, nello specifico nella sua asportazione. I successi in modo così esteso si affermano come grande at-tualità nel dibattito in corso nella Sanità italiana che oscillatra controllo centralistico e dispendi economici determinatida erronea applicazione del federalismo. Tra gli interventiche meglio hanno esposto come per la chirurgia la roboticarappresenti il vero campo applicativo, così come un vero eproprio ambito operativo nell’attualità, la lezione di Pier Cri-stoforo Gilianotti, docente Chirurgia presso Uic di Chicago.

Gilianotti dopo molte esperienze in robotica a Grosseto haceduto alle polemiche interne preferendo l’approfondimentodi questa tecnologia a Chicago. Era chiaro che l’Italia gli an-dava stretta. Le attività umane che arrivano dalla manualità, ma anche

dalle potenzialità visive, dalla possibilità di avere cognizionifondamentali sullo stato del paziente operato, la facoltà di te-nere sotto controllo diversi aspetti, sono qualità alle quali ilrobot può assolvere. Il chirurgo da solo, no. Ma anche la capacità di fare inci-

sioni millimetriche. E senza mezzi termini ha detto: siamo da-vanti a una rivoluzione in medicina. Ma è anche vero che illivello dei costi delle prestazioni si allontana sempre più dal-l’approccio sociale della medicina. Ed è per questo che i no-stri sistemi vanno in crisi. Con le macchine siamo in grado di percepire un’infinita-

mente piccola presenza tumorale e sarà in grado di farlo sa-pere sempre di più. La nuova frontiera della medicina è davanti a noi ma sta a

noi saperla intraprendere. Alagia Fleschi

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Robotica è il futuro in chirurgia, ma anche l’attualeIn un convegno alla Sala della Minerva il 13 febbraio si sono evidenziati irapporti tra economia ed efficienza nella Sanità per l’immediato futuro

ATTUALITÀ

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La storia è stata pubblicata su The Lancet. Rac-conta di un malato con diverse patologie che nonriescono a riconnettersi nell’unità di una diagnosi. Finquando, nella fiction, il Doctor House scopre che i maliderivano da una protesi al cobalto che deteriorandosi pro-vocano un’intossicazione grave. Il medico tedesco ricordando di aver visto quella storia

ha tentato la stessa diagnosi con successo. Con la diffe-renza, però, che stavolta era capitata ad un uomo reale,non di una delle serie tv di maggiore successo. I disturbierano: perdita di vista e d’udito, grave insufficienza car-diaca, attacchi di febbre alta, infiammazione all’esofago. Un episodio analogo viene raccontato in un’altra fiction

comica, Scrubs, il cui ambito è sempre quello ospedaliero. Un paziente presenta delle affezioni diverse, impossi-

bili da mettere in relazione l’una con l’altra, e il medicopiù stralunato, J.D., riesce a trovare la diagnosi giusta pro-prio perché aveva visto il giorno prima un documentarioin televisione. La sua sincerità non gli consente di vedercrescere la stima su di lui per il caso risolto.

Qui siamo nel comico. Nel caso del medico tedesco, in-vece, siamo nel reale. La cosa, però, non deve suggerire alcuna emulazione.

Il deficit conoscitivo di un medico non potrà mai esseresostituito da qualsiasi conoscenza acquisita attraverso ilmezzo televisivo.Questo lascia però spazio ad una riflessione: in un’età

in cui le capacità nozionali sono moltissime ed è impossi-bile ritenerle tutte in una memoria diretta, spontanea, chenon necessiti di riflessione o approfondimento, le solleci-tazioni cognitive per risvegliarle non sono mai sufficienti. Bisogna sicuramente studiare tantissimo, ma decisivo

anche trovare delle modalità per cui l’immenso bagagliodi nozioni possa essere costantemente risvegliato. E questo può avvenire solamente con la loro costante

sollecitazione a ripetere. Ma alla base di tutto ciò ci vuoletanta preparazione di base. Padre Dante Alighieri nel Quinto canto del Paradiso:

“ché non fa scienza, sanza lo ritenere, lo avere inteso”(40-41). Matilde di Canossa

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Doctor House insegnante di un medicoLa sua pratica su un malato nella fiction viene presa d’esempio nella realtà

CURIOSITÀ

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In tempi di grande riforma del sistema sanitario non sipuò non guardare allo spettro del sistema sanitario sta-tunitense come il negativo di quel che succede da noi.Il modello stelle e strisce culturalmente da noi sempre ri-fiutato ha postulato il sistema solidaristico concepito in Eu-ropa, nello specifico in Italia.Quello annunciato da Barack Obama, negli Stati Uniti do-

veva essere il grande atto riformatore per garantire l’assicu-razione sanitaria a tutti gli americani ed estenderlo. E invece in molti si sono visti rifiutare il piano assicura-

tivo stipulato e sul quale contavano da anni. Oggi in pochine parlano ma è finita in coda di pesce. Sono in centinaia dimigliaia, quelli che negli Stati Uniti pensavano di avere unpiano assicurativo degno per la salute e invece se lo sonovisti annullare. Dovevano iscriversi quarantotto milioni di americani al-

l’assistenza sanitaria (Healthcare) e invece in molti si sonotenuti stretti la loro assicurazione privatistica che però nonpoteva essere garantita alle stesse condizioni precedenti.Queste stesse conclusioni sono state pubblicate su New York

Times che ha dato un nome a questa sconfitta: Obamacare,in assonanza con Healthcare che doveva essere il nome delnuovo sistema che significa assistenza sanitaria.La mancanza di grandi numeri non ha consentito all’as-

sistenza sanitaria formulata su un piano statale di partire.Barack Obama ha così dovuto scusarsi.Ma anche il medico di Obama aveva detto in tempi non

sospetti che la riforma di Obama sarebbe stata inefficace. Il presidente aveva promesso, infatti, che non sarebbe statoobbligatorio cambiare le polizze già sottoscritte prima dellariforma. Ma così non è accaduto. Le compagnie assicurative sono state costrette a cancel-

lare piani sanitari che non comprendevano la copertura dialcune prestazioni. Nel corso dell’intervista, Obama ha af-fermato che il governo sta lavorando “duramente per ri-solvere i problemi e che risolverà gli errori commessi “nellastesura della legge”. Piacerebbe anche da noi tanta onestà intellettuale da parte

della classe politica. Non piacerebbe affatto ereditare quelsistema con tutti gli impossibili correttivi. Vanni Fucci

Il fallimento della Sanità statunitenseLa grande riforma di Barack Obama appare oggi come un fallimento

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La Sanità il maggior creditoredello Stato. Lo ha rilevato una ri-cerca della Banca d’Italia. La metàdelle somme dovute dalle pubblicheamministrazioni riguarda infatti questosettore, con dieci miliardi di debiti solofra farmaci e dispositivi medici. Asl edenti regione sono esposti per circa tren-tacinque miliardi. Bisogna sempre ricordare che gli enti-

regione si sono visti sbloccare i fondiper circa ventidue miliardi di euro. Ma con la voce Sanità si intende, qui,qualcosa di molto vasto relativo anche asettori che si muovono a supporto delservizio sanitario ma che di sistemicoper la cura della salute non hanno nulla.Assobiomedica ha rilevato il dato resopubblico per cui oltre ai cinque miliardidi scoperto delle imprese di dispositivimedici, l’unico piccolo passo avanti ènei tempi di pagamento per legge. Ma questo ha prodotto duecentoundicigiorni di media del pagamento ai pre-cedenti duecentosettantasei. Farmindustria lamenta un ritardo dei

pagamenti da parte delle Asl riferibili allefatture emesse nel primo trimestre 2013.Le aziende vantano crediti per tre miliardie mezzo. Ricevono pagamenti a sessantagiorni solo nel dieci per cento dei casi.

Un dato che lobbies contrapposte traloro sicuramente plaudono è la con-ferma al Ministero della Salute da partedi Beatrice Lorenzin. Prima di lei ministri donne, allo

stesso dicastero, furono Tina Anselmi,Maria Pia Garavaglia, Rosy Bindi e Li-via Turco. Quindi tutto in movimento, quello

che era l’uomo che doveva dormiretranquillo, Enrico Letta, viene siluratoproprio da chi gli dava questo consiglio,ma la Lorenzin per la Salute rimane lìdov’è. Sia con Letta che con Renzi. Una vittoria personale per Beatrice,

propiziata probabilmente dall’endorse-ment avuto e anche dall’esser donna.L’attenzione del nuovo premier è stataquella della parità sessista nella compo-sizione del governo. Ma anche perchéLorenzin deve chiudere la lunga tratta-tiva con i governatori per il Patto per laSalute. In tal senso uno sponsor impor-tante per la Lorenzin deve esser statoanche il Vice di Renzi, Delrio.Ma tra i compiti che il ministro do-

vrà portare a termine c’è sicuramenteil Patto per la salute per la cui tratta-tiva aveva aperto una fase di elabora-zione comune attraverso ConferenzaStato-Regioni.

Finora il Patto per la salute ha con-sentito che non fossero operati tagli alsettore. E questo dopo dieci anni in cuilo sport più praticato dal governo cen-trale era proprio il ridimensionamentodegli stanziamenti per la Sanità. Loren-zin ora deve nominare il nuovo comi-tato tecnico scientifico che dovràesaminare il metodo di Davide Vannoni.Ma la questione resta il confronto tra

gli enti regione. Ma il confronto piùcruciale resta quello sulle prestazionie sui reali livelli dei servizi per la curadella salute.L’Emilia Romagna va meglio per i

diabetici, la Lombardia per i cardiopa-tici. Si tematizza spesso il dislivello diqualità diagnostica, terapica e chirur-gica nelle diverse regioni d’Italia. Sono questi i livelli di governo reale

della sanità sui quali bisognerà met-tere mano, più che sui livelli decisio-nali, se debbano tornare allo Statocentrale o restare agli assessorati dellasanità. Un ginepraio bizantino senza solu-

zioni. Pensare a come la Sanità debbaproiettarsi nel futuro, come devemodificarsi nelle sue strutture pri-marie. Di lì pensare alla sua formapiù consona. Pia de’ Tolomei

Renzi non tratta la Sanità ma ne parla lo stessoNel suo discorso per la fiducia si impegna a sbloccare i debiti della pubblicaamministrazione. Conferma di Beatrice Lorenzin al dicastero della salute

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L’alta tensione non provoca leucemiaUna ricerca che farà discutere e riabilita tanti casi di presunte malversazioni

Secondo una ricerca pubblicata a febbraio su BritishJournal of Cancer, e che dal 6 febbraio si legge anchesu Nature, chi vive accanto a un pilone dell’alta ten-sione non deve temere per la leucemia infantile.Arrivare a questo risultato ha significato uno studio di sui

tumori britannico dal 1962 e il 2008 e nel quale sono stati ana-lizzati 16.500 bambini.Ebbene, negli anni Sessanta e Settanta il rischio è apparso

con una certa evidenza. Ad inizio anni Ottanta il rischio si èdileguato. Chiaramente questo risultato non può essere con-siderato definitivo. Come sempre chi vive di ricerca predicae spera in un’altra ricerca. E d’altra parte se le evidenze sonoeffettivamente queste deve essere compreso perché ci sia unarisultante completamente diversa di decennio in decennio.Secondo i ricercatori, attualmente non ci sono preoccupa-

zioni per coloro che vivono al di sotto di un pilone dell’altatensione: non ci sono maggiori possibilità di contrarre la leu-cemia per i piccoli. Ma è pur vero che quando si parla di pos-sibilità si entra in un’astrazione logica. Impossibile tradurla inun comportamento applicativo.

Chiaramente non è detta l’ultima parola. L’argomentosarà ribattuto e ulteriormente sviscerato. L’insegnamento però serve a dire che quelle che appa-

iono evidenze di sicuro danno alla salute non sempre losono, almeno non nei termini drammatici in cui tanto scan-dalismo vuole proporli. Anche chi ha diretto la ricerca, Kathryn Bunch, ha dato

alle agenzie di stampa una dichiarazione prudente: “Serve una ricerca ulteriore per capire il comportamento

nelle singole decadi ma il risultato dello studio deve rassi-curare i genitori che l’eventuale presenza nelle vicinanzedi un pilone dell'alta tensione non aumenta i rischi di leu-cemia per i figli”. Ma stabilire sul piano fisiologico un processo di causa

ed effetto appare la strada più impervia per arrivare alleconclusioni. Meglio sono le ricerche in base statistica. Il problema però

è nell’intervento umano per compilare i dati che riempionole caselle della ricezione dati, attraverso i quali si arriva al-l’eventuale evidenza di un’anomalia. Beatrice Portinari

RICERCA

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Cittadini & Salute

Mensile di informazione Socio-SanitariaEditore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti conl’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 25/02/2014

Gentile direttore di Cittadini e Salute,

Le cronache riportano notizie sulla Sanità del tutto deviate.Come se l’organizzazione per la cura della salute fosse per-vasa solo di malasanità. La negatività di alcuni casi, negati-vità tutta da appurare, riempie le pagine, ma non i cuori enemmeno la corretta informazione. Avvocati tentano de-nunce temerarie alimentando un clima di diffidenza tra ope-ratori della Sanità e pazienti. Tutto questo è sbagliato, tuttoquesto rischia di uccidere un mondo pieno di eccellenze. Le eccellenze sono le persone, i lavoratori, gli operatori a

tutti i livelli del mondo che prende cura della salute delle per-sone. Nei giornali si portano al centro le questioni di deficitfinanziario. Leggere queste cronache per una donna comeme, settantacinque anni, ex infermiera all’ospedale San Gio-vanni di Roma, è sempre stato un tema di grande sofferenza.Nonostante tanta dedizione, mia e dei colleghi nei repartiospedalieri, tutti gli sforzi appaiono insufficienti. Sbrigativamente mi sono data anche la risposta per cui la

soglia di attenzione dei colleghi, come dei medici, si fosse ab-bassata. Ma in una situazione personale in cui ho avuto bi-sogno di cure importanti, per la degenerazione del sistemanefrologico, con ricovero d’urgenza all'ospedale Sant’Euge-nio all’Eur da inizio a fine dicembre dell’anno passato, hoavuto la dimostrazione che tutto questo non è vero. Ho visto infermieri e medici seguire la mia condizione

di ammalata con dedizione assoluta, come fossi una loroparente. Ho visto ciascuna persona seguita medicalmentecon tutta la sua specialità di persona. Ciascuna di noi, ri-coverate, viste come qualcosa di unico, non semplicementecome portatore di una malattia. L’ospedale una struttura amisura del malato, non solo come l’insieme di scomparti-menti dove ciascuno è un rappresentante di organi, bensì

come qualcosa di specifico, di unico, ma di maledettamentevero, non un caso tra i tanti nelle tipologie scritte sui libridi testo. Non avrei mai pensato che dopo aver vissuto di-verse traversie, con la salute, dopo aver assistito decine dimigliaia di persone ammalate, l’esperienza della malattiami suggerisse qualcosa di assolutamente nuovo. E cioè, cheil malato deve essere riconosciuto come persona, non sem-plicemente come portatore di un problema, per sé e per lastruttura ospedaliera che glielo dovrebbe risolvere. Sentire che il proprio problema diventa il nemico da bat-

tere su cui si impegnano infermieri e specialisti, che perfare questo gli stessi infermieri si permettono di correg-gere alcune sviste dei medici, che ogni dettaglio presen-tato dal malato diventa un messaggio da ascoltare, tuttoquesto è stata un’esperienza unica nella mia vita. Specialmente l’esperienza dell’ascolto, per me, ha avuto

una valenza importante per la soluzione, sempre tempo-ranea - alla mia età le malattie sono sempre croniche, le so-luzioni sempre temporanee - a una mia ansia, a una miainquietudine. Sono felice che in Italia, a Roma, noi, si abbia una Sanità

di questo tipo. E lo dico a chiare lettere, lo dovreste scri-vere anche voi. Sempre, ogni giorno! Perché il deficit fi-nanziario non sia l’unico argomento prevalente per parlaredi cura della salute. E forse da questa trasformazione bi-sognerebbe capire cos'è la Sanità in Italia. Non una parolaaltisonante da scrivere con la maiuscola, ma semplice,curaper la salute, cura per la persona, amorevole, passionale ecompassionevole. Questo ho incontrato al reparto Nefrologia del Sant’Eu-

genio. Questo vorrei che tutti sapessero. E se ancora sa-luto, lo debbo a loro!

Marcella Riccucci - Roma

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

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