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1 Dal Salterio al Santo Rosario Di Fausto Bizzarri

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Dal Salterio al Santo Rosario

Di Fausto Bizzarri

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Prefazione

Questo studio è nato per “obbedienza” …Nel febbraio del 2003 P. Mauro Persici o.p., promotore del S. Rosario per il Nord est Italia, mi chiese di partecipare in qualità di Webmaster cattolico ad una tavola rotonda con tema l’enciclica del Papa “Rosarium virginis Mariae” in cui io avrei commentato ciò che le encicliche dei papi avevano detto lungo la storia della Chiesa .

La mia risposta fu subito affermativa e accettai con entusiasmo pur sapendo che l’intervento sarebbe stato di pochi minuti. Più tardi seppi che P. Mauro aveva invitato tra gli oratori anche P. Roberto Coggi o.p. (noto scrittore e teologo di fama) e ciò scatenò in me un forte desiderio di prepararmi con maggiore accuratezza non solo oralmente ma anche per iscritto. Così iniziai a leggere la documentazione inerente alla storia della preghiera mariana ricavata dai documenti pontifici e ad appuntarmi i passi che ho ritenuto più importanti e significativi. Il risultato fu per me sconvolgente. Mai avrei creduto che i papi, nel corso dei secoli, avessero così caldamente raccomandato la preghiera mariana e ne avessero tessuto così eccelse lodi. La sensazione che si ha, da contemporaneo, è quella di percepire che solo il santo padre felicemente regnante sia così teneramente legato a questa preghiera, anche perché i suoi molteplici appelli, a tal riguardo, pare si vadano ad infrangere in un mondo cattolico poco recettivo nei confronti di questa preghiera giudicata “fuori tempo”.

L’anno del Santo Rosario indetto ha poi fatto uscire allo scoperto alcuni presunti storici o “dotti” esponenti del giornalismo che, con articoli a dir poco pressapochistici, liquidano bruscamente la storia della preghiera in due righe. L’unica cosa che si ricordano di fare bene è di accusare il Beato Alano de la Roche di essere sostanzialmente un bugiardo e tolgono, senza troppi complimenti, la paternità della preghiera rosariana a San Domenico e al suo ordine, ciò in aperta antitesi con l’esortazione apostolica “Marialis Cultus” di s.s. Paolo VI° e di tantissime altri documenti pontifici. Questo modo, per nulla rispettoso della Tradizione e della verità e del Magistero pontificio, ha poi fatto da ponte, nella mia coscienza, per un impegno ancora più importante: raccogliere in un piccolo volumetto sia la storia della preghiera mariana che ciò che i pontefici hanno, con la loro autorità, indelebilmente sancito, nel pieno rispetto della storia, della verità e dell’autorità Petrina.

Né agli storici dell’ultima ora, nè agli articolisti dell’ultimo minuto, né ai cattolici di ogni età è consentito cancellare le encicliche dei papi, non tenendo minimamente conto né del loro insegnamento, né del loro valore inappellabile ed insindacabile a cui ogni cattolico deve rispettosamente inchinarsi e obbedire senza “i ma o i perché”.

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Prima parte:

Le origini del Rosario Le origini della Pia Pratica rosariana (o salterio della B.V. Maria) risalgono intorno al 1100 circa. Per la precisione i primi dati scritti certi risalenti alla ripetizione di 50 salutazioni angeliche risalgono a S. Pier Damiani nel 1072.

Il santo camaldolese riporta la narrazione di un chierico che ottenne grandi grazie recitando le parole dell’Angelo Gabriele più volte ripetutamente (50 volte?). Prima però della pia usanza di recitare le Ave Maria si affacciò addirittura nell’ 800 d.c. l’usanza di recitare 150 Pater noster in sostituzione dei salmi Davidici. Si incontra questa prescrizione nelle Regole dell’ordine cistercense. Ogni sacerdote deve celebrare 20 sante messe all’anno per ogni membro defunto dell’ordine e ogni confratello laico recitare 10 salteri o 1500 volte il miserere o 1500 volte il Pater noster. Nell’ordine dei Templari esisteva un’analoga prescrizione.

Nel medioevo le forme di preghiere erano tre: - orale - corporale - speculativa. Col termine di preghiere corporali si intendono complessivamente quei gesti a cui s’accompagnavano le preghiere, come chinarsi, inginocchiarsi, stendere le braccia per terra, battersi il petto, allargare le braccia. Le genuflessioni e gli inchini collegati colle preghiere si chiamavano “Veniae”.

Verso la fine del 1100 la diocesi di Parigi menzionava nell’elenco delle preghiere da recitare ,al fianco del Pater, l’Ave Maria. All’epoca, L’Ave Maria era solo composta dalla sua prima parte: ”la salutazione angelica”.

Già dall’anno 1000 esistevano delle cordicelle chiamata “contapreghiere” o

“paternoster” che, munite di nodi lungo la cordicella, servivano appunto a contare i Pater o le Ave. Questa forma rudimentale di preghiera fu poi oggetto di numerosissime varianti che variavano non solo nelle diverse nazioni o regioni, ma addirittura da parrocchia a parrocchia.

Era assolutamente necessario che si regolasse questa forma di preghiera in modo semplice ed accessibile a tutti. Infatti ad ognuna delle 150 Ave Maria seguivano, generalmente, una meditazione che il più delle volte era scritta. Lo scopo principale, infatti, dei monaci che proponevano ai fedeli questa pratica non era quella

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di “far muovere loro le labbra”, ma quella di inculcare, con la ripetizione delle preghiere, la meditazione sui misteri della salvezza.

Pur rimanendo la semplicità della preghiera, per proporre le meditazioni, si

obbligava chi guidava il salterio a letture lunghe ed impegnative e si perdeva, per così dire, la fluidità della preghiera ed anche il suo aspetto precipuo di proposta semplice e accessibile a tutti; teniamo presente che allora l’analfabetismo era diffusissimo.

Furono veramente in tanti che provarono a semplificare questa forma di preghiera riducendo sia il numero delle Ave Maria, sia il numero delle meditazioni da leggere. Nel corso del l300-1400 prese piede un rosario formato di 60 Ave Maria + tre iniziali per un totale di 63 salutazioni angeliche. Questo “rosario deriva probabilmente da S.Brigida di Svezia. Leggendo gli scritti della grande mistica svedese si evince che la S.Vergine visse sulla terra fino all’età di 63 anni. Ecco percio’ il numero 63 ,in onore degli anni vissuti da Maria.

Nacque poi sempre nel 1400 un rosario ispirato al numero 33 (gli anni di

Cristo) che era composto di 33 Pater noster. Era anche in uso la recita di 5 pater in onore delle 5 piaghe di Nostro Signore, e cui venivano abbinate 5 Salutazioni angeliche. Queste pratiche poi si fusero insieme generando un salterio di 96 orazioni frammentate da Pater e Ave Maria. Restavano sempre pero’ un gran numero di misteri da meditare a ogni orazione e la tanto sospirata semplicità era ancora da venire.

Un grande impulso nella divulgazione di questa pratica, nella sua forma attuale, la si deve al Domenicano B. Alano de la Roche (+ 8 settembre 1475) . Il santo bretone ebbe non solo il merito di riportare il numero a 150 suddividendo il tutto in 15 misteri da 10 Ave Maria, ma suddivise, inoltre, anche ognuna delle 3 Corone in 5 misteri, proprio per onorare le cinque piaghe di Cristo. Ebbe anche l’ispirazione di “formare le fraternite del S.Rosario”, la prima delle quali sorse nel 1470 a Douai in Francia.

Nelle intenzioni di Alano vi era il trasformare l’insieme dei fratelli e delle sorelle, raccolte nel terz’ordine domenicano, in una confraternita della Chiesa universale mettendo a fattor comune i meriti che l’essere legati insieme spiritualmente avrebbe generato. Chiese perciò alla Santa Sede il permesso di associare spiritualmente i fedeli con la preghiera del salterio mariano. L’approvazione di queste associazioni arrivò dopo la morte del beato e non per la confraternita di Douai ma per quella di Colonia in Germania che venne fondata quattro anni dopo la prima (1474). Infatti in quegli anni pareva dovesse scoppiare un guerra sul Reno; in quell’occasione il provinciale dei domenicani padre Jacob Sprenger fece innalzare un nuovo altare in onore della Vergine e stabilì di dar vita a una

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CONFRATERNITA DEL ROSARIO. Quando nel maggio successivo la pace venne ristabilita si convenne, col consenso del nunzio apostolico, di celebrare un grande festa in onore della Vergine del Santissimo Rosario.

L’associazione fu approvata dalla Santa Sede il 10 marzo del 1476 per la potente pressione che fece sul pontefice l’imperatore tedesco Federico III° che vide in questa forma di preghiera un bene comprovato per il suo regno.

Ci viene riportato che Alano De la Roche divulgò anche la leggenda legata all’origine del rosario:

“La B.V. Maria apparve un giorno a S. Domenico rivelando a lui questa Sua preghiera prediletta e affidandogli il compito di diffonderla nel Mondo”.

E’ vero che la nascita e la diffusione di questa forma di preghiera deve molto

allo spirito di S. Domenico e dei suoi figli. Esso però, come abbiamo dimostrato, non nacque in modo miracoloso per una rivelazione, ma sotto forma di ispirazione Mariana nella quale confluirono varie forme di culto. Dal punto di vista storico, perciò, non corrispondono al vero le affermazioni che vengono attribuite al Beato Alano .

Da questa affermazione molti storici moderni accusano Alano di aver generato un FALSO STORICO CLAMOROSO liquidandolo in malo modo e, più o meno indirettamente, accusandolo di malafede.

Prima di giudicare questo Maestro in Teologia, considerato un Beato a furor di

popolo (mai la Chiesa ne ha ufficialmente autorizzato il culto) un volgare bugiardo, analizziamo i documenti di cui Alano disponeva nel 1470 e proviamo a rispondere insieme a questa semplice domanda:

ma Alano del la Roche a che tradizione si rifaceva? Questa domanda potrebbe sembrare scontata, ma non lo è .

In questa piccola digressione tratteremo proprio di questo argomento..

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S.DOMENICO E LA VERGINE

Mentre la moderna critica storica non può accettare le affermazioni del Beato Alano, tuttavia, oggi, parlando della storia del salterio mariano dal secolo XIII° in poi, non possiamo trascurare un prezioso manoscritto del 1328 chiamato “ Rosarius”. Questo manoscritto, rinvenuto nel Fondo Francese della Biblioteca Nazionale di Parigi, risulta essere scritto da un autore ignoto, ma che certamente fu frate domenicano. Nel testo l’autore cita esplicitamente sia le “Vitae Fratrum” di frà Gerardo Frachet e il “Bonum comune de apibus” di frà Tommaso di Cantimprè, ambedue contemporanei dell’autore. Queste citazioni dimostrano che il poemetto fu scritto nella scia della piena tradizione domenicana sia orale che scritta. Lo scritto consta di tre libri formati ciascuno di 50 capitoli.

In quest’opera Maria Ss.ma viene presentata come la fonte della salvezza e in particolare la lode a Maria, composta del saluto angelico, come quella preghiera che salverà l’umanità.

Maria deve essere lodata incessantemente, da Lei sgorgherà la Salvezza. L’Ave Maria è vita; il silenzio, o non parlare di essa, non predicandola, è morte. In questa opera di divulgazione del saluto angelico come forma di salvezza la Vergine ha scelto un uomo e un ordine; San Domenico e i suoi Predicatori. L’autore fa sua la

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leggenda dell’intercessione di Maria presso il Suo Divin Figlio, per la salvezza del mondo, secondo il quale Ella presentò a Gesù San Domenico, suo fedele servitore.

L’arma di S.Domenico per salvare il mondo, agli ordini di Maria è, prima di tutto, la recita dell’Ave Maria accompagnata dalla predicazione mariana. Questa conclusione pone San Domenico non più come il propagatore del S.Rosario, ma molto più veridicamente, come l’infaticabile propagatore del Saluto Angelico abbinato alla meditazione, che poi sfocerà nel Santo rosario.

San Domenico ha ricevuto direttamente dalla Vergine la missione di salvare le anime colla predicazione zelante ed instancabile dell’Ave Maria . Dal processo di canonizzazione del Santo si leggono molte testimonianze di suoi confratelli che lo vedevano pregare tutta la notte per poi predicare tutto il giorno. Crediamo molto probabile che Domenico, durante le sue lunghe orazioni notturne pregasse la Vergine proprio con la salutazione angelica accompagnando l’orazione orale e speculativa, con quella corporea. Sono infatti famosi i nove modi di preghiera di S.Domenico .

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Del Beato Giordano di Sassonia ci viene riportato che, dopo i 5 salmi in onore di Maria, recitava un “Ave Maria cum genufleccione”. Questa pratica potrebbe averla ereditata dal suo Fondatore che, come sappiamo, Giordano aveva conosciuto e amato.

Domenico ha avuto la missione di salvare le anime colla predicazione zelante ed instancabile dell’Ave Maria direttamente dalla Vergine ? Le cronache ci riportano che il Santo pregasse 1000 volte al giorno l’Ave Maria e, la preghiera liturgica del “Il Piccolo Uffico della B.V.Maria”. Lui stesso raccontò ai suoi frati di aver visto la Vergine benedire il suo ordine in modo straordinario e, di aver visto i frati defunti in Paradiso, sotto il manto di Maria, Queste dichiarazioni ci giungono sia da questo manoscritto, sia dal “Vitae Fratrum”, sia da S.Antonino che da Teodorico d’Apoldia, quasi contemporaneo di Domenico.

Secondo l’autore del poemetto L’ordine di S.Domenico è anche l’ordine del Salterio di Maria, per il semplice motivo che l’ordine stesso dei Domenicani è sotto il patrocinio di Maria .

Non possiamo affermare con certezza che le sue predicazioni avessero un preponderante carattere Mariano ma per estirpare l’eresia Albigese e Catara si dovevano per forza sradicare le gravi deficienze dottrinali su Maria. Dunque Domenico, per avere la forza di compiere ciò che compì, pregava con grande Ardore la Madre di Dio.

Domenico combatteva l’eresia catara-albigese non con il santo rosario ma con l’arma della predicazione mariana abbinata al Saluto Angelico. Uno dei capisaldi dell’eresia era infatti il negare assolutamente Maria come Madre di Dio. Domenico dovette quindi combattere con Amore questo terribile errore perché le conversioni che duramente conquistò alla Fede cattolica passavano attraverso il pieno riconoscimento di Maria Santissima nel piano della salvezza.

Per i catari Maria non era un persona umana, ma un angelo disceso dal cielo, e perciò in Lei non c’era nulla di materiale. Sarebbe miope e cieco pensare che solo la dotta predicazione di Domenico li avrebbe convertiti; così facendo si darebbe un profilo sbagliato di un uomo e NON si avrebbe il profilo di un Santo. Il Santo è colui che conosce bene il Signore e sa chiedere a Lui le Grazie per la conversione dei peccatori limitandosi ad essere strumento di Dio. Non la sola “colta predicazione”, ma la Preghiera, le Penitenze, la Predicazione mariana, la sua Umiltà abbinata alla sua purezza ne fanno un vero campione della fede.

Così ci parla lui il padre A.D’amato del suo libro ”La devozione Maria nell’ordine domenicano” ed. E.S.D.

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“…Le molte dispute che Domenico deve continuamente affrontare sono sempre accompagnate dalle sue fervorose preghiere. Nelle sue preghiere invoca con insistenza la misericordia del Redentore e domanda la mediazione di Maria «Madre di misericordia». Durante i suoi lunghi viaggi per le strade di Francia e d’Italia, spesso lo si sente cantare l’inno a Cristo Redentore: «Jesu, nostra redemptio», la Salve Regina e l’Ave maris stella, proclamando anche in questo modo la sua fede in Cristo, Figlio di Dio e Salvatore, e in Maria Dei Mater alma, che offre all’umanità «Gesù, il frutto benedetto del suo seno». A Maria «regina di misericordia» Domenico aveva affidato, come a speciale patrona, tutta la «cura» dell’Ordine, ci assicura Costantino da Orvieto († 1256), uno dei primi biografi del santo. La stessa cosa ripete anche il b. Umberto. Domenico sente un estremo bisogno dell’aiuto della beata Vergine nello svolgimento della sua attività apostolica; a lei si rivolge con immensa fiducia; da lei invoca protezione per i propri figli. Da Maria Domenico ottiene la guarigione di maestro Reginaldo d’Orléans, non ancora frate predicatore, ma desideroso di diventarlo. Per testimoniare la propria devozione a Maria e la piena sudditanza a lei dei frati predicatori, Domenico inventa una nuova formula di professione religiosa, con la quale espressamente si promette obbedienza a Maria. Ciò che «non avviene negli altri Ordini», sottolinea Umberto de Romans. Questa professione di obbedienza a Maria è il riconoscimento pubblico e ufficiale del titolo di cofondatrice dell’Ordine che i primi frati attribuiscono a Maria. Il frate predicatore intende inaugurare ai suoi piedi una vita consacrata totalmente al servizio di Cristo e di sua Madre. Maria, che accoglie sotto il suo manto i figli di Domenico, riserva pure un’accoglienza tutta particolare a colui che aveva assunto «l’ufficio del Verbo». Proprio nel momento in cui il fondatore dei frati predicatori, in una celletta del convento di Bologna, circondato dai suoi frati passa all’eternità, fra Guala, priore di Brescia, vede in sogno il cielo

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aperto e Gesù e sua Madre Maria che traggono in alto, su una scala, Domenico per introdurlo nella gloria celeste. “

Domenico morì il 06-agosto del 1221, il giorno della Trasfigurazione del Signore, un giorno in cui l’alfiere di Cristo si trasfigurò di luce per andare a raggiungere la patria celeste. Riportiamo questo passo tratto dal libro "I Santi e la Madonna" 5 - P. Stefano Maria Manelli - Casa Mariana)

”...Con l'arma del Rosario, S. Domenico girava instancabilmente, predicando come un serafino, fondando nuovi conventi, attirando tante anime sui passi del Signore. Era uno spettacolo di edificazione e di grazia vederlo arrivare umile e ardente; era una consolazione ascoltare la sua parola ricca di dottrina e di carità verso le anime. Ma si avvicinava anche per lui la meta. Sempre più carico di virtù e di meriti, si era ormai approssimato al Regno dei cieli. Stava portando avanti una grandiosa missione nel Veneto e nelle Marche. Le forze cominciarono a venirgli meno. Si sentiva mancare. Volle trascinarsi fino a Bologna per morire in mezzo ai suoi figli. Ogni tentativo di strapparlo alla morte risultò vano. Ai frati sconvolti e abbattuti egli ripeteva con paterna confidenza che non solo non li avrebbe mai abbandonati, ma che sarebbe stato loro più utile da morto che da vivo. Complicazioni gravissime fecero precipitare ogni resistenza del suo corpo. Era la sera del 6 agosto 1221; S. Domenico non cessava di pregare recitando soprattutto l'Ave Maria, e «si addormentò nel Signore stringendo tra le mani una cordicella annodata con la quale era solito contare mille Ave Maria ogni giorno».

Gli storici del tempo non ci riportano se il santo sia veramente spirato con la

cordicella “contapreghiere” tra le mani, però era ampiamente usata già da allora e non si capirebbe il perché proprio lui, ardente amante della Madonna, ne fosse sprovvisto. I suoi frati lo tumularono senza grandi fasti ed intimoriti della grande devozione che il santo riscuoteva nei bolognesi e nei fedeli del nord Italia.

La canonizzazione fu opera del papa Gregorio IX°, cardinale Ugolino, che aveva conosciuto Domenico in vita e ne aveva apprezzato la sua santità. Quando dieci anni dopo la morte fu aperta la tomba di Domenico un profumo soave si sprigionò in tutta Bologna. A questo straordinario miracolo assistettero tutto il clero della città con le autorità e la nobiltà .

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A Domenico, il Signore, dà la testimonianza, confermando così la sua purezza e la sua vita cristallina. Troviamo poi nell’antifona dell’ufficio della B.V.Maria nei primi vespri della domenica questa splendida invocazione:

”Rallegrati, o Vergine Maria, Perché da sola hai distrutto tutte le eresie del mondo” .

Mi pare il coronamento della vita del più grande predicatore della storia della chiesa che dichiarò guerra alle eresie con tutto se stesso e fondò l’ordine per la difesa della fede.

Giordano di Sassonia, secondo maestro generale dell’ordine, fu a sua volta un grandissimo devoto di Maria e riportò l’amore mariano che aveva ricevuto da Domenico a tutto l’ordine. Di lui ci viene riportato che: dopo i 4 salmi in onore di Maria recitava un “Ave Maria cum genufleccione”. Questa pratica potrebbe averla ereditata dal suo Fondatore che, come sappiamo, Giordano aveva conosciuto e amato. Dopo l’Ave maris stella, recitava il Magnificat e altri quattro salmi, che con le loro iniziali latine formavano il nome MARIA. Questa preghiera è poi divenuta patrimonio dell’ordine, anche se traducendo i salmi in Italiano si perde l’acrostico.

Le virtù in cui Maria fu eccelsa, anzi Divina, non furono forse la castità e l’umiltà ? I piu’ grandi Santi domenicani non hanno forse in comune queste due virtù fin dalla nascita: la vita di S. Domenico è molto più paragonabile a quella di un angelo che quella di un uomo, tanto grandi furono la purezza ed eccelse virtù del predicatore. Si và poi dal Dottore Angelico S.Tomaso d’Aquino a S.Caterina da Siena, da S.Pietro Martire al servo di Dio Girolamo Savonarola, dal castissimo Piergiorgio Frassati a S.Agnese da Montepulciano da S.Luigi Montfort alla B.Imelda Lambertini ecc..ecc..

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Dopo questa piccola spiegazione e rileggendo Alano de la Roche , possiamo facilmente identificare un’assoluta buona fede del Santo bretone nel riportare la sua Leggenda. Un altro aspetto su cui molti storici travisano riguarda anche ciò che Alano realmente scrisse e ciò che possiamo veramente attribuirgli come un suo scritto. Molti documenti attribuiti ad Alano sono in realtà stati elaborati o dai suoi confratelli o, in particolare, negli anni successivi alla morte, dai certosini, che diffusero opere attribuite a lui ma in realtà pesantemente elaborate.

Alano, negli scritti che possiamo sicuramente attribuire a lui, riconosce a S.Bernardo la paternità del salterio mariano e ai cistercensi il merito di essere stati i primi divulgatori. Attribuisce poi a S.Domenico il merito di aver rinnovato il fervore mariano per la salutazione angelica abbinata alla meditazione. Non si dichiara neanche fondatore della fraternità del S.Rosario, anche perché in effetti non lo fu.

La sua grande intuizione fu di rilanciare le pie “fraternite di Maria e di S.Domenico” fondate nel 1233 dal martire domenicano S.Pietro da Verona nel nord Italia e poi diffusesi in tutta Europa ad opera dei domenicani. Queste fraternite mettevano a fattor comune i benefici spirituali e furono costituite con lo scopo precipuo di combattere l’eresia catara che contestava la Verginità di Maria.

Ma S. Pietro da Verona ricevette l’abito domenicano nel 1221 proprio da S.Domenico e, il Martire chiamò le fraternità in onore di Maria e di S.Domenico proprio perchè da lui aveva ricevuto non solo l’abito, ma anche l’amore Mariano, elemento tipico dei predicatori attivi contro le eresie. Da lui aveva capito che per combattere l’eresia si dovevano fare due cose: - formare i fedeli alla devozione Mariana attraverso la preghiera e la catechesi. - predicare instancabilmente la Verità di Dio.

All’interno di queste associazioni ci si trovava una volta alla settimana per pregare insieme la Vergine e, venivano pronunciati sermoni dai rispettivi priori o sacerdoti per formare i fedeli e difenderli così della idee eretiche. Dopo due secoli, queste fraternite erano completamente allo sbando. Il merito di Alano non fu perciò quello di creare qualcosa di nuovo, ma di rilanciare con nuovo fervore sia il principio delle fraternite, sia il salterio. Ecco perciò spiegato anche il perché, nella tradizione, San Domenico viene visto come colui che con il salterio di Maria combatteva le eresie… In realtà, perciò, siamo vicinissimi a questa Verità - molto più di quanto viene detto o scritto attualmente anche dagli stessi domenicani; queste fraternite furono istituite, come abbiamo visto, solo 11 anni dopo la morte del fondatore e molto di Lui troviamo in esse.

Dalla leggenda di Alano però, moltissimi Papi e Santi trassero ispirazione citando più volte nelle loro scritti la narrazione del beato e, in seguito quelle di

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S.Luigi Maria Grignon da Montfort che le riprese nel suo libro “ Il segreto ammirabile del S.Rosario, per convertirsi e salvarsi”.

In realtà questo aspetto apparentemente fuorviante si è rivelato ancora una volta provvidenziale. Un aspetto fondamentale del rosario come noi lo conosciamo ora è proprio la spiritualità Domenicana. Già dai primi bagliori di vita dell’ordine fondato da Domenico, il santo instaurò la peculiarità della sua spiritualità basata sulla contemplazione a cui deve seguire l’azione che, S.Tommaso d’Aquino, sintetizzerà con il celebre motto :

“contemplarii et contemplata aliis tradere”.

Questa caratteristica ha sempre fatto sì che il rosario sia stato divulgato come una contemplazione di Cristo con gli occhi di Maria a cui deve seguire una conformazione da parte dell’orante. Va anche detto che i figli di S.Domenico sono certamente, nella storia di questa preghiera, coloro che, nei secoli l’anno sviluppata e proposta ai fedeli di ogni epoca.

Alano però non ritoccò il numero dei misteri; per lui i misteri da meditare dovevano essere 150 comunque. Aveva infatti modificato la struttura in 15 misteri con 50 Ave , ma ogni Salutazione Angelica conteneva una brevissima meditazione, poco più di una giaculatoria.

Dopo la morte di Alano un suo confratello,nel 1483, raccolse la sua eredità e

con un libro: “Salterio della Madonna e dei tre rosari, secondo l’ordine in cui devono esser disposti e recitati. Con molti autorevoli esempi; un librettino utile” propose la grande e sospirata novità.

All’interno di questo libretto si trovano tre fogli con cinque incisioni ciascuna: i cinque misteri gaudiosi, i cinque misteri dolorosi e i cinque misteri gloriosi: 15 misteri da 10 Ave Maria ciascuno, intervallate da 15 Pater. Ogni immagine è circondata da una corona di rose in cui alle 10 più piccole segue una più grande. Le cinque rose grandi rappresentano i Pater mentre quelle piccole le Ave. L’introduzione dei 15 misteri rende agevole la meditazione sui singoli avvenimenti della Santa vita di Maria e Gesù e consente effettivamente lo svolgersi della meditazione. L’unica differenza fra i misteri che attualmente conosciamo e quelli proposti è il 5° mistero della gloria. Nel 4° viene proposta sia l’assunzione della Vergine che l’incoronazione mentre nel 5° troviamo la gloria di Dio e dei Santi.

Ai domenicani nella predicazione del salterio di Maria si affiancarono i gesuiti nella seconda metà del 500. S. Pietro Canisio s.j. nel 1577 scrive che è da considerare il 5° mistero della gloria come l’incoronazione di Maria e vede il rosario come un metodo per fare dei veri e propri esercizi spirituali.

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Restano ancora da definire due aspetti fondamentali nel rosario e nella formazione della preghiera dell’Ave Maria:

1- l’origine dell’implorazione:” Sancta maria, Mated Dei…” 2- L’inserimento della dossologia “Gloria Patri” nel salterio.

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1-L’origine dell’implorazione “…Santa Maria madre di Dio prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte Amen.”

L’Ave Maria nel ‘500 non costituiva quella forma di preghiera alternata in due parti uguali com’è oggi. La recitazione del saluto Angelico si concludeva con una postilla che richiamava il mistero meditato.

Già però da secoli esistevano preghiere mariane che contenevano invocazioni affinché la Vergine s’impietosisse degli uomini sulla terra. Su questa falsa riga troviamo l’antifona mariana “Alma Redemptoris Mater”, la “Salve Regina”, “l’Ave stella del mare” ed altre ancora . S. Anselmo di Canterbury in un suo libro, riporta una preghiera a Maria in cui si ricorre lei nell’ultimo momento della vita :

” Maria, mater gratiae, mater misericordiae, libera nos de inimico malo et adiva nos in hora mortis”.

La consuetudine di concludere regolarmente il saluto angelico con implorazioni

si affermò anche nelle preghiera canoniche dei diversi ordini religiosi. Alla formulazione della preghiera che oggi conosciamo per il ”Sancta Maria, Mater Dei…”si pensa ci si sia ispirati alle litanie dei Santi. Nella celebre opera di p. Peter Scharz o.p. (+ 1483) egli considera il legame tra le due preghiere ormai stabilito dalla consuetudine popolare.

Il riconoscimento ufficiale si ha però nel 1568 dal papa S.Pio V° nella sua nuova edizione del Breviario in cui imponeva con la sua autorità, di recitare, nelle ore canoniche, dopo il Pater, l’Ave Maria nella forma che corrisponde perfettamente a quella oggi in uso. Quel breviario servì per la divulgazione di questa preghiera in tutto il popolo. Con l’aggiunta di questa seconda parte di preghiera si fece del rosario una vera e propria preghiera corale .

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2- L’inserimento del Gloria al Padre nel Santo rosario

Questa orazione è modellata sulle parole che rivolse Gesù ai discepoli quando disse:

”Andate e insegnate a tutti i popoli e battezzate in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!”.

La forma attuale del Gloria venne determinata con un editto nel concilio di

Vaison del 529 e prescritta per la Chiesa universale. Dal Quarto secolo si affermò la consuetudine di concludere i salmi con questa orazione.

Il “Gloria Patri”, ha inoltre, tra le preghiere liturgiche che son venute a

confluire nel Rosario, la storia più originale. Sebbene, insieme al Pater e alla prima parte dell’Ave, rappresenti una delle più antiche preghiere, fu introdotta per ultima nella serie di quelle che costituiscono la forma definitiva del Rosario. La fede nella Santissima Trinità era così radicalmente ancorata nel medioevo, che ci sarebbe stato da meravigliarsi, se non si fosse insinuata anche in una preghiera mariana.

A Venezia, ancora nel 1761 si recitava il Rosario senza il Gloria al Padre, anche

se, in altre parti d’ Europa era già in uso l’adozione del Gloria Patri dopo le 10 Ave Maria.

Thurston fa risalire la consuetudine di recitare il Gloria al Padre dopo la

decina di Ave Maria ai domenicani di S.Maria sopra Minerva a Roma secondo la testimonianza dello spagnolo Fernandez ( 1613). Da principio si iniziava con il “Deus in adjutorium meum…”, poi un mistero, poi una meditazione sullo stesso, indi un’antifona, e il Pater con le 10 Ave . Le due parti di ognuna di esse venivano alternate nella recitazione, la decina si chiudeva poi, come la salmodia, col Gloria Patri.

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Il S.Rosario e gli ordini religiosi

Nel ‘600 furono tanti gli ordini religiosi che a turno diffusero una pratica rosariana diversa, con immagini della Vergine che affidava il Rosario al loro fondatore. Saggiamente la Santa Sede ha sempre stroncato duramente queste nuove proposte favorendo, contemporaneamente, la divulgazione della prima forma di rosario varata dal B. Alano, diffusa dall’ordine domenicano in generale e confermata sostanzialmente da S. Pio V° nell’enciclica “Consueverunt” del 1569 .

Possiamo perciò a ragione considerare che, se non ci fosse stata una dichiarata paternità di questa preghiera al giorno d’oggi, avremo una miscellanea variegata e non omogenea di rosari con le ovvie divergenze fra una pratica e l’altra .

Nella ricerca storica del Padre A.D’amato o.p. rintracciabile nel suo autorevole testo ”La devozione a Maria nell’ordine Domenicano” ed. ESD vengono riportati questi fatti storici

“…Nel ‘600 i domenicani sono costretti a intervenire anche per difendere l’autenticità del rosario. Le cose belle spesso sono soggette a tentativi d’imitazione e di falsificazione. Anche il rosario, così esaltato dai Pontefici e così amato dai fedeli, subì questa sorte. I domenicani intervennero decisamente in difesa della sua autenticità contro gli abusi che si andavano diffondendo, ad opera soprattutto dei francescani. I frati minori osservanti avevano inventato e andavano diffondendo nelle loro prediche un «rosario di san Francesco», formato da nove misteri di nove Ave Maria ciascuno. I domenicani si opposero energicamente alla diffusione di questo falso, che creava confusione tra i fedeli. Su richiesta del procuratore generale dell’Ordine, il canonista Pietro Passerini da Sestola, intervenne anche il Pontefice. Alessandro VII il 28 maggio 1664 condannò le falsificazioni e proibì categoricamente di divulgare il cosiddetto «rosarium seraphicum» e di diffondere immagini e stendardi raffiguranti la beata Vergine che consegna il rosario a san Francesco e a santa Chiara”. “…Anche i gesuiti vollero avere un proprio « rosario».

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Essi divulgarono alcune tavole di bronzo, sulle quali era incisa la beata Vergine che consegnava un libro e un rosario a due gesuiti, inginocchiati ai suoi piedi. Nel 1683 Innocenzo XI approvò il decreto della Congregazione dell’Indice che proibiva la diffusione di queste tavole. Nel ‘700 i frati trinitari di Tolosa inventarono un «rosa-rio» in onore della SS. Trinità. Venne subito vietato dal Pontefice Clemente XI (bolla dell’8 marzo 1712)”.* “A proposito di «nuovi» rosari, Benedetto XIII elevò a sanzione assoluta quanto era stato stabilito, nei casi particolari, dai suoi predecessori. Egli proibì qualsiasi altro tipo di rosario «inventato o da inventare», che potesse, in qualche modo, pregiudicare l’autentica devozione del rosario istituito in onore di Maria (24 maggio 1727)”*

La Provvidenza Divina così ha disposto che il Rosario Mariano sia unico in tutta la Chiesa e considerato una preghiera di meditazione che sfocia nell’azione conformandoci al Cristo.

Come già detto prima il B.Alano considerava elemento fondamentale la Meditazione dei misteri rosariani; prioritario rispetto alla preghiera vocale.

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S.Luigi Maria Grignon da Montfort

Un capitolo a parte merita uno dei più grandi apostoli del rosario, il terziario domenicano san Luigi M. Grignion da Montfort, fondatore dei «Missionari della Compagnia di Maria». E’ il santo che ha chiaramente capito ed esposto in modo assolutamente inequivocabile la presenza di Maria e il suo ruolo fondamentale nel piano della salvezza. Le sue parole infuocate ancora oggi ci colpiscono e ci edificano:

«…Se noi stabiliamo una solida devozione a Maria è solo per stabilire più perfettamente quella a Gesù Cristo; è solo per offrire un mezzo facile e sicuro per trovare Gesù Cristo».

Il legame con l’ordine di San Domenico e il suo amore verso il fondatore del suo ordine viene chiaramente espresso in quello che scrive nel suo libro:”il Segreto ammirabile del S.Rosario per convertirsi e salvarsi”

Troviamo poi un documento in cui il Santo chiede all’ordine di propagare il rosario iscrivendo alla fraternita del rosario i fedeli. Ne fa domanda nel 1712 al Maestro generale dei domenicani. La sua richiesta è accompagnata da una lettera del padre provinciale dei domenicani di Parigi, Francesco Le Comte, che attesta:

«…Luigi Grignion da Montfort, frate del nostro terz'Ordine, predica ovunque con molto zelo, edificazione e frutto la confraternita del rosario in tutte

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le missioni che egli fa continuamente nelle città e nelle campagne e ha iscritto una infinità di persone alla confraternita» .

Il Santo chiederà ai suoi figli di essere :

“… veri servi della santa Vergine che, come tanti san Domenico, andranno ovunque con la fiaccola luminosa e ardente del santo Vangelo in bocca e il santo rosario in mano, abbaiando come cani, ardendo, come fuochi, rischiarando le tenebre del mondo come soli... e, per mezzo di una vera devozione a Maria, schiacceranno, ovunque vadano, la testa all'antico serpente”.

Nella sua predicazione non trascura la parte fondamentale della preghiera rosariana cioè la meditazione :

“…La meditazione dei misteri del rosario e delle sue preghiere è molto facile, perché la molteplicità delle virtù e degli aspetti della vità di Gesù e di Maria offre molti argomenti alla riflessione e alla contemplazione. “

Il santo suggerisce che a ogni decina, dopo la meditazione del mistero, il fedele domandi, per intercessione di Maria, la virtù suggerita dal medesimo mistero. Invita anche a recitare il rosario tutti i giorni e in comune, perché la preghiera corale rende maggior gloria a Dio e fa meglio allo spirito. Per san Luigi la recita del rosario è anche la migliore preparazione per ricevere degnamente i Sacramenti.

“…Il rosario essendo una preghiera semplice, ma che si presta alla più alta contemplazione, è la preghiera propria della comunità cristiana; è infatti adatta a tutte le categorie di persone, ai dotti e ai semplici”. “ A causa della cattiva abitudine di pregare in fretta, da principio forse proverai difficoltà a scandire queste pause, ma una decina recitata con calma ti sarà più fruttuosa di mille Rosari detti in fretta, senza riflessione e senza pause.”

Anche il libro del Montfort fu poi usato come base storica dal quale si attinsero le origini della preghiera. In realtà il testo non ha tanto una valenza storica ma mistica e spirituale. E’ infatti altamente consigliata la lettura di questo capolavoro. La meditazione dei misteri salvifici della vita di Cristo diventa così sempre di più elemento fondate della preghiera.

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Conclusioni:

(I concetti base espressi in questo paragrafo sono stati tratti dal libro: “Libro del Rosario della gloriosa Vergine Maria” di P. Stefano Orlando o.p

ed. centro internazionale Domenicano Rosariano - Roma)

1 Qual è allora il merito di San Domenico rispetto alla devozione salteriale

rosariana?

I primi agiografi di S. Domenico ci documentano con assoluta certezza della

sua tenera devozione verso la B.Vergine Maria, sotto cui pose la protezione del suo ordine. Non si può dubitare poi che S. Domenico non avesse in uso la salutazione Angelica. Anzi, come abbiamo già detto, crediamo molto probabile che le orazioni notturne del santo fossero accompagnate dalla recita dei Pater e Ave da cui poi il B. Giordano prese spunto e perseverò nella pia pratica.

Percio’ S.Domenico ha il merito specialissimo di aver trasmesso ai suoi figli

l’eredità tenera e profonda della devozione mariana., esternatasi poi attraverso la predicazione specialmente contro gli Albigesi e i Catari che negavano la Divina Maternità di Maria.

Le fraternite mariane furono poi fondate da S.Pietro martire che ricevette

l’abito dallo stesso Domenico e può certamente aver conosciuto il pensiero guida della pietà mariana del suo fondatore. Le cronache ci riportano poi come tutte le persone che conobbero il fondatore dei predicatori se ne innamorassero e lo prendessero per esempio, tant’è che decisero di abbandonare il secolo per entrare nel nuovo ordine nascente. Questa peculiarità deve farci riflettere molto, infatti in quel periodo erano osteggiati i nuovi ordini religiosi e i fedeli li vedevano con molta circospezione e sospetto. Domenico quindi esercitava un’attrattiva molto forte e chi lo ascoltava o lo vedeva pregare ne rimaneva profondamente colpito ed edificato.

I documenti poi citati nella piccola trattazione che abbiamo svolto ci confermano che il salterio mariano fiorì principalmente accanto alla spiritualità domenicana.

2 Quale valore puo’ ancora avere l’argomento della tradizione a cui si appellano Fra Alano, Fra Giacomo Spreger e l’autorità pontificia (quella del legato pontificio a Colonia nel 1476 fino ai pontefici dei giorni nostri?)

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E’ evidente che Alano, i suoi confratelli e l’autorità pontificia si appellavano all’antica tradizione e si riferiscono ai documenti prima citati. Attribuendo a San Domenico non l’istituzione del Rosario e delle fraternite, ma la loro restaurazione e propagazione essi non usano artificio alcuno, sebbene le presunte rivelazioni (perché mai oggetto di indagini) di Alano abbiano dato occasione per crederlo. La conclusione che trassero non fu basata su uno studio storico, ma accettarono di fatto documenti come ROSARIUS del 1328, che poeticamente ampliava il racconto di Teodorico di Apoldia della fine del 1200. In questo racconto si narra che S. Domenico avendo visto i suoi frati in cielo sotto il manto di Maria, convocò i suoi frati e li esortò all’amore verso la B.V.Maria dandogli la missione di diffondere la Salutazione Angelica, cioè la divina opera dell’Incarnazione, simboleggiata dal paternostro di Nostra Signora-Dio: “le Paternoster Dame-Dieu“.

Ma per provare questa tradizione in modo categorico manca un ANELLO il quale probabilmente non si troverà mai.( Forse questo anello di congiunzione lo ha fornito la Stessa Vergine Maria nelle apparizioni di Amsterdam del 1950, recentemente approvate dal vescovo locale, in cui invita suoi predicatori a provare il dogma di Maria corredentrice e mediatrice delle grazie; mai la Vergine nelle apparizioni riconosciute aveva invocato e chiamato direttamente in causa un ordine religioso . Ai teologi e agli storici la sentenza. n.d.r. )

La critica storica ha relegato tra le pure leggende la presenza di S. Domenico

alla battaglia di Muret, ha tolto al santo la paternità diretta della Milizia di Gesù Cristo( da cui una falsa interpretazione faceva nascere il terz’ordine domenicano) ed ultimamente gli ha tolto la paternità delle fraternite Mariane.

Resta il fatto che S. Domenico ha trasmesso al suo ordine la pietà Mariana da cui nacque, sviluppandosi nella sua forma definitiva, la devozione salteriale-rosariana, quale UFFICIO in volgare dei fedeli, a similitudine di quello in latino del Clero, che ha come parte essenziale la recita dei salmi.

Rimane quindi FERMA la paternità domenicana del rosario. Ci sembra perciò legittima la tradizione, ormai universale, di rappresentare San Domenico che riceve il Santo Rosario dalle mani di Maria. Sono stati infatti i suoi figli che lo hanno dal XIII°sec. in modo peculiare divulgato-predicato e diffuso con grande beneficio e frutto per tutta la Chiesa; lo hanno poi riformato e stabilito su basi definitive dottrinali e formali nel sec XV°.

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Seconda parte: l’importanza della Meditazione nel Santo Rosario alla luce della lettera apostolica di Sua Santità Giovanni Paolo II°

Prima di soffermarci sul documento emanato dalla Santa Sede è opportuno scorrere insieme l’aspetto storico della Preghiera , le sue origini da sempre contemplative per arrivare al documento promulgato da S.S.Giovanni Paolo II°.

Vediamo come si sviluppo’ nella storia la preghiera e il culto mariano analizzando le piu’ importanti encicliche dei sommi pontefici.

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San Pio V°

Il sommo pontefice S.Pio V° ( il primo papa del Rosario ) stabilì nell’enciclica “Consueverunt” del 17 dicembre del 1569 la definizione classica di questa preghiera:

«…Il rosario o salterio della beatissima Vergine Maria è un modo piissimo di orazione e di preghiera a Dio; modo facile e alla portata di tutti, che consiste nel lodare la stessa beatissima Vergine, ripetendo il saluto dell’angelo per centocinquanta volte, quanti sono i salmi del salterio di Davide, interponendo a ogni decina la preghiera del Signore, con determinate meditazioni illustranti l’intera vita del Signore nostro Gesù Cristo». “…Col rosario i cristiani diventano migliori, le tenebre dell’eresia si diradano e si apre la luce della fede cattolica». «Sulle orme dei nostri predecessori, anche noi, vedendo questa Chiesa militante, che Dio ci ha affidato, agitata al presente da tante eresie e atrocemente dilacerata e afflitta dalla guerra e dalla depravazione morale degli uomini, eleviamo gli occhi pieni di lacrime, ma anche di speranza verso quella vetta benedetta (Maria), dalla quale discende ogni soccorso, e invitiamo tutti e singoli fedeli, ammonendoli benevolmente nel Signore a fare altrettanto”.

Inoltre, in questo documento, il Pontefice dichiara, per la prima volta, che per lucrare le indulgenze del rosario è indispensabile la meditazione dei misteri. Da questo documento possiamo anche attingere il primo invito pontificio a combattere le eresie, i costumi corrotti e le guerre con l’aiuto del Santo Rosario. Questa dichiarazione ufficiale contribuisce a diffondere maggiormente l’uso già presente di inserire brevi meditazioni sui misteri durante la recita del rosario.

Il forte impulso che S.Pio V° diede lo si deve alla famosa vittoria ottenuta contro gli ottomani di Soliman il magnifico a Lepanto il 7-10-1571. Alcuni testimoni oculari raccontano che Pio V° era in riunione con alti prelati per discutere di urgentissimi problemi quando ad un tratto si alzò e andò alla finestra.

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Dopo alcuni minuti si girò verso i presenti e comandò di interrompere la seduta e di suonare a festa le campane, nonché di ringraziare la S.Vergine perché l’esercito cattolico aveva trionfato. Il messo con la notizia della trionfo arrivò un paio di giorni dopo riportando la vittoria a due giorni prima il 07-10,) nel medesimo orario in cui il Papa interruppe la riunione e fece suonare le campane.

Questa Vittoria fu attribuito dal papa stesso alla grande potenza della preghiera del S.Rosario e il santo pontefice volle esplicarlo chiaramente e ufficialmente con la bolla «Salvatoris Domini», 5 marzo 1572.

Il 17 marzo seguente, alla presenza dei cardinali riuniti in concistoro, Pio V° manifestò l’intenzione di istituire una festa liturgica in onore di S. Maria della Vittoria da celebrarsi in tutta la Chiesa il 7 ottobre, per ringraziare la beata Vergine del suo intervento a favore del popolo cristiano. Ordinò che, nelle Litanie della Madonna, venisse aggiunto il titolo: «aiuto dei cristiani».

Beato Pio IX° 1846-1878

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Dal punto di vista storico risulta estremamente complessa la figura del papa

recentemente innalzato alla gloria degli altari. La tradizione ci riporta una fervida ed amorevole devozione al santo rosario e alla Vergine. E’ da sottolineare la bolla Ineffabilis Deus del 1854 dove solennemente proclama il dogma dell’Immacolata concezione di Maria Santissima di cui riportiamo un estratto. Ineffabilis Deus 1854

“…Essendo quindi fermamente convinti nel Signore che fossero maturati i tempi per definire l'Immacolata Concezione della santissima Vergine Maria Madre di Dio, che la Sacra Scrittura, la veneranda Tradizione, il costante sentimento della Chiesa, il singolare consenso dei Vescovi e dei fedeli, gli atti memorabili e le Costituzioni dei Nostri Predecessori mirabilmente illustrano e spiegano; dopo aver soppesato con cura ogni cosa e aver innalzato a Dio incessanti e fervide preghiere; ritenemmo che non si potesse più in alcun modo indugiare a ratificare e a definire, con il Nostro supremo giudizio, l'Immacolata Concezione della Vergine, e così soddisfare le sacrosante richieste del mondo cattolico, appagare la Nostra devozione verso la santissima Vergine e, nello stesso tempo, glorificare sempre più in Lei il suo Figlio Unigenito, il Signore Nostro Gesù Cristo, perché ogni tributo di onore reso alla Madre ridonda sul Figlio.”

Dopo un’analisi attenta dell’immensa mole di lettere encicliche, (cfr la bibliografia in calce al libro) con cui il pontefice ha lasciato un segno indelebile nella storia della Santa Chiesa, non ne abbiamo trovato alcun riferimento al Santo Rosario. Ci vengono riportate, dalla cronache di allora, alcune frasi pronunciate dal santo padre Pio IX° in cui conferma la sua grande devozione a questa pratica.

Quando il Papa seppe delle apparizioni di Lourdes proferì:

”… Iddio vuol salvo il mondo per mezzo del Rosario ”.

In un’altra occasione, esortando tutti ad averlo caro, assentì:

”…il Rosario è un piccolo vangelo che conduce alla pace di Cristo quanti lo recitano”.

Il sommo pontefice poi raccoglieva ogni sera tutti i suoi famigliari di palazzo per recitare con essi il Rosario ed era questa la devozione che inculcava a chiunque. Ad un vescovo che gli presentò un buon numero di corone da benedire disse:

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”…Fate sapere a tutti i fedeli che il papa non si accontenta di benedire i Rosari ma che egli recita la corona ogni dì, e invita i suoi figli a fare altrettanto”.

Ai pellegrini di Poitiers nell’aprile del 1877, dieci mesi prima di morire rivolgeva loro queste parole:

”…Recitate tutti insieme ogni sera nelle vostre famiglie il Rosario, questa preghiera così bella nella sua semplicità e ricca di tante grazie. Sia questa, o figli, per voi come l’ultima mia parola e il ricordo che vi lascio! Questa preghiera fu insegnata dalla Madre stessa di Dio, e le torna più accetta di ogni altra”.

E poi ancora: “…ll rosario è il tesoro più prezioso del Vaticano”.

Resta sempre apparentemente anomalo che il papa più longevo della storia

della Chiesa e, il papa del dogma sull’immacolata concezione di Maria non abbia sancito con nessun scritto ufficiale la sua provata devozione alla preghiera mariana.

Non è compito nostro analizzare oltre questo aspetto anche se il particolare momento storico vissuto da Pio IX° e la sua forzata clausura in Vaticano negli ultimi anni di pontificato ci autorizza a supporre un precario contatto con la realtà italiana, e che ciò non abbia fatto percepire al pontefice quanto la pratica da lui tanto amata del Santo Rosario fosse sempre più messa al bando dal nascente stato italiano, e anche da una parte del clero. Questa ipotesi ci potrebbe chiarire sia la mancanza di richiami ufficiali da parte di Pio IX°, sia la produzione impressionante di encicliche rosariane di Leone XIII°,suo successore e soprannominato, appunto, il papa del rosario; ma questa resta e rimane solo una ipotesi.

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Leone XIII° 1878-1903

Leone XIII, è considerato il papa del Santo rosario, dopo San Pio V°. Le sue encicliche sulla preghiera mariana sono veramente tante e tutte ricche di amore verso la Vergine e verso la sua preghiera prediletta.

Egli è divenuto celeberrimo per la sua enciclica sociale “Rerum novarum” che stabilì per la prima volta nella storia della Chiesa la chiara posizione del Magistero nei confronti del potere socio-politico-operaio-sindacale.

Questo Pontefice ha stupito tutti i suoi contemporanei e ha incalzato

amabilmente i fedeli a ritornare con fervore alla recita del Rosario. Scorriamo insieme tutte le encicliche sulla preghiera mariana leggendo alcuni

brani più significativi. -Supremi apostulatus 1883 Attribuisce la paternità della preghiera a S.Domenico:

“…Nessuno di Voi ignora, Venerabili Fratelli, quanto travaglio e lutto apportassero alla santa Chiesa di Dio, sullo scorcio del secolo XII, gli eretici Albigesi, i quali, generati dalla setta degli ultimi Manichei, riempirono di perniciosi errori le contrade meridionali della Francia ed altre regioni del mondo latino. Spargendo in tutti i luoghi il terrore delle armi, contavano di poter dominare incontrastati con stragi e rovine. Contro siffatti nemici crudelissimi, il misericordioso Iddio, come è noto, suscitò un santissimo uomo, l’inclito padre e fondatore dell’Ordine Domenicano. Egli, grande per la purezza della dottrina, per la santità della vita, per le fatiche dell’Apostolato, prese a combattere intrepidamente per la Chiesa cattolica, confidando non nella forza né nelle armi, ma più di tutto in quella preghiera che egli per primo introdusse

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col nome del santo Rosario e che, o direttamente o per mezzo dei suoi discepoli, diffuse ovunque.”

E ribadisce l’importanza della meditazione :

”…Il bisogno dunque del divino aiuto non è certamente minore oggi di quando il glorioso San Domenico introdusse la pratica del Rosario Mariano per guarire le piaghe della società. Egli, illuminato dall’alto, vide chiaramente che contro i mali del suo tempo non esisteva rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo, che è "via, verità e vita", mediante la frequente meditazione della Redenzione…”

Nell’ enciclica Loene XIII° chiama la Santa Vergine corredentrice del genere umano:

“…Fu in ogni tempo lodevolissimo ed inviolabile costume del popolo cattolico ricorrere nei trepidi e dubbiosi eventi a Maria e rifugiarsi nella sua materna bontà. Ciò dimostra la fermissima speranza, anzi la piena fiducia, che la Chiesa cattolica ha sempre a buon diritto riposto nella Madre di Dio. Infatti la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore. E poiché la gioia per Lei più gradita è quella di aiutare e consolare ogni singolo fedele che invochi il suo soccorso, non vi può essere dubbio che Ella voglia molto più volentieri accogliere, anzi esulti nel soddisfare i voti di tutta la Chiesa.”

Salutaris ille 1883

In questa lettera leone XXIII° introduce l’invocazione: ”regina del S.Rosario prega per noi” nelle litanie Lauretane Superiore anno 1884

Ripropone il mese di ottobre come mese del Rosario Più volte 1886

Caldeggia la recita del S.Rosario quotidiana e perpetua specialmente a Roma Vi è ben noto 1887

Esorta tutti i fedeli a recitare il S.Rosario per combattere il liberalismo anticlericale che insidia la fede e la morale del popolo.

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Quamquam pluries 1889 Esorta al culto di S.Giuseppe fondando la grandezza del santo in relazione a

Maria SS.ma. La Madonna viene invocata anche come sua sposa. Quotquot religions 1890

Pone il Santuario di Pompei e Bartolo Longo sotto la protezione di un alto prelato. Octobri mense 1891

Riassume i motivi fondamentali che fanno bella e preziosa la preghiera del rosario. Definisce Maria mediatrice di tutte le grazie. Ribadisce l’importanza della meditazione con queste parole:

”…Se i fedeli devotamente mediteranno e contempleranno, nell'ordine dovuto, questi augusti misteri, ne ritrarranno un mirabile aiuto, sia nell'alimentare la loro fede e preservarla dall'ignoranza e dal contagio degli errori, sia nell'elevare e fortificare il vigore del loro spirito. Infatti in tal modo il pensiero e la memoria di chi prega, al lume della fede, sono con soavissimo ardore attratti verso questi misteri.”

Magna dei matris 1892

E’ una lettera di filiale ringraziamento alla Vergine per i 50 anni di sacerdozio. Il papa preso dall’onda dei ricordi vede la sua vita come una catena di benefici della santissima Vergine. Per questo con gioia e convinzione la esalta e le rende omaggio come madre di Dio e Corredentrice col suo Figlio.

“…Ora la contemplazione dei misteri, proposti nel Rosario, giova a far sbocciare dalla nostra fede abbondante e lieta messe di frutti, perché stimola meravigliosamente l'anima a propositi di virtù.”

Laetitiae Sanctae 1893

Con il S.Rosario si può trovare rimedio ai tre mali principali: -1 avversione alla vita umile e modesta contemplando i misteri gaudiosi -2 la ribellione al dolore visto senza la luce della fede contemplando i misteri dolorosi -3 la dimenticanza dei beni eterni contemplando i misteri gloriosi. Se il Rosario viene pregato e compreso porterà consolanti frutti

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Iucunda Sempre 1894 Il Rosario è tutto orientato a mettere in evidenza e proclamare la posizione

singolare di Mediatrice della B.V.Maria.

“…Il nostro supplichevole ricorso al patrocinio di Maria si fonda sul suo ufficio di mediatrice della divina grazia; ufficio che ella - graditissima a Dio per la sua dignità e per i suoi meriti, e di gran lunga superiore per potenza a tutti i santi - continuamente esercita per noi presso il trono dell'Altissimo. Ora, questo suo ufficio forse da nessun altro genere di preghiera è così vivamente espresso come nel Rosario, dove la parte avuta dalla Vergine nella redenzione degli uomini è così messa in evidenza, che sembra svolgersi ora davanti al nostro sguardo; e ciò porta un singolare profitto alla pietà, sia nella successiva contemplazione dei sacri misteri, sia nella recita ripetuta delle preghiere. “

Sulla meditazione:

“…Chi avrà recitato con ogni diligenza queste preghiere e meditato con fede questi misteri, non potrà non ammirare i divini disegni che hanno unito la Vergine santissima alla salvezza degli uomini…” “…E ciò perché, com'è ben noto, il Rosario è composto di due parti, distinte fra loro, ma inseparabili: la meditazione dei misteri e la preghiera vocale. Di conseguenza, questo genere di preghiera richiede da parte del fedele una particolare attenzione che non solo gli fa elevare, in qualche modo, la mente a Dio, ma lo porta anche a riflettere così seriamente sulle cose proposte alla sua considerazione e alla sua contemplazione che è indotto anche a trarne stimolo ad una vita migliore e alimento ad ogni forma di pietà. Infatti nulla vi è di più grande o di più meraviglioso di queste cose, che sono come il compendio della fede cristiana; che, con la loro luce e intima forza, sono state fonte di verità, di giustizia e di pace; che hanno segnato per il mondo un nuovo ordine di cose, ricco di frutti meravigliosi.”

Adiutricem popoli 1895

Il sommo pontefice esorta i cattolici ad innalzare suppliche alla Madonna del Rosario per la riunione dei dissidenti orientali con la Chiesa .

“…Poiché, ogni qualvolta ci mettiamo in preghiera dinanzi a lei e recitiamo con devozione la santa

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corona secondo il rito prescritto, noi ricordiamo l'opera meravigliosa della nostra redenzione, in modo da contemplare, come se si svolgessero ora, tutti quei fatti che successivamente concorsero a renderla nello stesso tempo Madre di Dio e Madre nostra.”

Fidentem Piumque 1896

Sprona con rinnovato fervore alla recita del rosario come preghiera completa, semplice, che chiama in causa la potente mediazione di Maria. Ribadisce con chiarezza la Cristocentricità del Rosario:

“…Ora tutti sanno che, nella pratica del Rosario, Cristo ha quel posto di preminenza che gli compete. Di fatto, è la sua vita che noi contempliamo nella meditazione: quella privata nei misteri gaudiosi; quella pubblica in mezzo ai più gravi disagi e a patimenti mortali; quella gloriosa, infine, che dalla sua trionfale risurrezione arriva fino all'eternità di lui, assiso alla destra del Padre…”

Augustissimae Virginis 1897

In questa lettera Leone XIII° le confraternite del Santo Rosario a proseguire il loro cammino ingrandendosi sempre di più. Rafforza inoltre l’importanza della preghiera comunitaria. Diuturni Temporis 1898

Riassume i principali motivi che lo hanno spinto durante il suo pontificato ad inculcare la devozione al S. Rosario e sottolinea ancora l’importanza del mese di Ottobre come mese del Rosario.

“…E a questo scopo abbiamo messo in evidenza che questa meravigliosa corona è un intreccio di salutazioni angeliche, intercalate dall'orazione del Signore, unite dalla meditazione. Così composto, il Rosario costituisce la più eccellente forma di preghiera, e il mezzo più efficace per conseguire la vita eterna. Poiché, oltre alla eccellenza delle sue preghiere, esso ci offre una salda difesa della nostra fede e un sublime modello di virtù nei misteri proposti alla nostra contemplazione. Noi abbiamo inoltre dimostrato che il Rosario è una pratica facile e adatta all'indole del popolo, al quale presenta altresì, nel ricordo della Famiglia di Nazaret, l'ideale più perfetto della vita domestica. Per tali motivi i fedeli ne hanno sempre sperimentato la salutare potenza.

Dopo aver inculcato, specialmente con queste ragioni e coi Nostri ripetuti appelli, la pratica del santo Rosario, Noi, seguendo l'esempio dei Nostri

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predecessori, ci siamo inoltre dati premura di accrescere l'importanza e la solennità del suo culto.”

Quod nos 1901

Lettera di ringraziamento all’associazione del rosario perpetuo. Parta Humano Generi 1901

Evidenzia come le eresie siano ancora presenti e, come ai tempi di S. Domenico, occorre combatterle con il S. Rosario. Le eresie attuali si manifestano sotto forma di sette e seducono con nuove dottrine. Da molte parti 1903

Lettera che prepara e autorizza le celebrazioni per il 50° anniversario dalla proclamazione del dogma dell’immacolata concezione.

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San Pio X° 1903-1914

Nel breve ma intenso pontificato di S. Pio X° troviamo solo alcune citazioni della preghiera del rosario. Sappiamo però che egli era molto devoto a questa preghiera e aveva un dolce amore nei riguardi della Vergine. “Ad diem illum laetissimum” 1904

In questa Enciclica il papa, prendendo spunto dalle apparizioni di Luordes, analizza come la Vergine sia un mezzo sicuro per la restaurazione di ogni cosa in Cristo. La Vergine infatti, partecipe e custode dei misteri della fede, in ogni tempo è stata considerata, dopo Gesù, potente baluardo a difesa della fede. Soltanto per mezzo di Maria possiamo conoscere i molti misteri della vita di Gesù. Come conseguenza di queste verità, il pontefice precisa che il cinquantesimo anniversario del dogma dell’immacolata deve significare una più perfetta conoscenza di Gesù, in una rinnovata vita spirituale. Summa Deus 1907

Accorda particolari indulgenze al santuario di Lourdes in occasione dei cinquant’anni delle apparizioni a Lourdes:

“…Ma siccome presto si compiono cinquant’anni, da quando, in conseguenza di un fatto così meraviglioso, il culto verso l’Immacolata vergine Madre di Dio e verso il suo santissimo Rosario è venuto sempre più crescendo, Noi, mossi dal desiderio che la commemorazione di questo insigne miracolo torni a maggior bene delle anime, abbiamo assai volentieri deciso di aprire i tesori spirituali della chiesa, dei quali l’Altissimo ha voluto che, quantunque indegni, siamo dispensatori.”

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Benedetto XV° 1914-1922

Anche questo pontefice,terziario domenicano, esorta i fedeli alla recita della preghiera mariana e al suo culto. E’ il pontefice domenicano che guiderà la Chiesa durante la 1° guerra mondiale.

Abilissimo politico e diplomatico farà ogni sforzo in suo possesso per fermare la sanguinosa e lunga guerra mondiale esortando il popolo ad abbracciare la devozione mariana. Porrà la Chiesa in posizione neutrale spingendo le due grandi forze belligeranti alla pace in Cristo Gesù per mezzo di Maria. Purtroppo i suoi accorati appelli caddero nel vuoto. Amico di don Sturzo, anch’egli domenicano, solo in questi anni si sta rivalutando la sua grande statura spirituale-politicao e diplomatica. Sostenne da sempre l’importanza dell’attività politica quale mezzo per sanare le controversie e per stabilire un giusto e legittimo governo nel paese e nel mondo. Durante il suo pontificato raddoppiò il numero di ambasciatori accreditati presso la santa sede, un fatto straordinario per l’epoca.

A proposito del rosario, scrivendo a Padre Becchi, direttore della rivista “Rosario perpetuo” esaltò la splendida e popolare preghiera con queste parole:

”…D’altissimo pregio come apportatrice di salute e di benessere agli individui, alle famiglie., alla società ritenemmo sempre, sin dai più teneri anni, la mistica corona che il popolo cristiano pone ogni giorno sul regale capo della Madre di Dio… Ed ora comprendiamo essere fra tutte le preghiere più che mai necessaria quella del Rosario, che più d’ogni altra ha impresso il carattere di preghiera collettiva e domestica… Il popolo cristiano, in privato e in comune, rendasi ognora più famigliare la recita del Rosario e, tenga per fermo essere questo il più bel fiore dell’umana pietà e la più feconda sorgente delle grazie celesti”.

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Il 27 aprile 1917 Per combattere sempre più efficacemente con la preghiera la devastante guerra in corso il sommo pontefice esorta i fedeli ad invocare Maria come mediatrice di tutte le grazie. Stabilisce che resti fissata nelle Litanie Lauretane l’invocazione “regina pacis, ora pro nobis”.

“…Si levi pertanto a Maria, che è madre di misericordia e onnipotente per grazia, da ogni angolo della terra, nei templi maestosi e nelle piccole cappelle, dalle reggi e dalle ricche magioni dei grandi come dai più poveri tuguri, ove alberghi un’anima fedele, dai campi e dai mari insanguinati, la pia, devota invocazione, e porti a lei l’angoscioso grido delle madri e delle spose, il gemito dei bambini innocenti, il sospiro di tutti i cuori bennati...”

Ci pare inoltre doveroso citare l’enciclica FAUSTO APPETENTE DIE del 29 giugno del 1921 dove il pontefice esalta l’ordine di san Domenico per lo straordinario apporto che ha dato alla Chiesa e ripropone il Santo come fulgido esempio, invincibile campione della fede.

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Pio XI° 1922-1939

Il sommo pontefice Pio XI°, dopo una malattia che lo provò duramente, alle

soglie della seconda guerra mondiale, esorta con grande amore i fedeli alla recita del S.Rosario . Ingravescentibus malis 1937

”…Il Rosario mariano inoltre non soltanto serve sommamente a vincere i nemici di Dio e della religione, ma è pure uno stimolo e uno sprone alla pratica delle virtù evangeliche che esso insinua e coltiva negli animi nostri. Nutre anzitutto la fede cattolica, la quale rifiorisce appunto con l'opportuna meditazione dei sacri misteri, ed eleva le menti alle verità rivelateci da Dio. E ognuno può comprendere quanto esso sia salutare, specialmente ai nostri tempi, in cui talvolta perfino tra i fedeli vi è un certo fastidio delle cose dello spirito e viene a noia la dottrina cristiana.” “…Vi stia a cuore dunque, venerabili fratelli, che questa pratica tanto fruttuosa sia sempre più diffusa, sia da tutti altamente stimata e aumenti la comune pietà. Per opera vostra e per quella dei sacerdoti, che vi aiutano nella cura delle anime, siano predicate e ripetute ai fedeli di ogni classe sociale, le sue lodi e i suoi vantaggi. Da essa i giovani attingano nuove energie con cui domare gli insorgenti stimoli del male e conservare intatto e intemerato il candore dell'animo; in essa pure i vecchi ritrovino, nelle loro trepide ansie, riposo, sollievo, pace. A coloro poi che si dedicano all'Azione Cattolica sia sprone che li spinga a più fervida e viva opera d'apostolato; e a tutti coloro che in ogni maniera soffrono, particolarmente ai morenti, porti conforto e aumenti la speranza della felicità eterna”.

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Pio XII° 1939-1958

Un altro Pontefice “domenicano” ha sorretto la Chiesa in un periodo di grande guerra, la seconda guerra mondiale. Il papa Pio XII°, terziario domenicano, non cessò di esortare i fedeli alla recita della preghiera mariana, sollecitando i genitori nell’educare i fanciulli a questa preghiera.

E’ anche il Pontefice della consacrazione al cuore Immacolato di Maria e della proclamazione del DOGMA relativo all’assunzione della Vergine.

Oltre alle encicliche sotto riportate sono anche da ricordare i teneri appelli rivolti dal Papa ai giovani sposi ove più e più volte ha esortato a recitare, con amore e devozione, il Santo rosario. Quandoquidem in gubernanda 1939

Questa lettera è stata scritta per rinnovare la pietà mariana nel mese di maggio.

“Con pia consuetudine i padri e le madri conducano ogni giorno i loro figlioletti, anche i più piccoli, all’altare della vergine, ad essa offrendoli insieme con i fiori dei loro giradino e dei loro campi, insieme alle loro preghiere ed a quelle dei loro bambini. E come potrà la madre celeste non accogliere tante voci supplichevoli, imploranti la pace ai cittadini, ai popoli, alle nazioni?”

Benedicite Deum Caeli del 1942 –radiomessaggio-

Si rivolge ai cattolici portoghesi che la celebrano il giubileo delle apparizioni di Fatima. Con Parole dolci e strazianti, il pontefice, invita a recitare il rosario per implorare misericordia :

”…Regina del Santissimo Rosario, ausilio dei cristiani, rifugio del genere umano, vincitrice di tutte le battaglie di Dio! Supplici ci prostriamo al vostro trono, sicuri di impetrare misericordia e di ricevere grazie e

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opportuno aiuto e difesa dalle presenti calamità, non per i nostri meriti, dei quali non presumiamo, ma unicamente per l’immensa bontà del vostro materno Cuore.” “ A voi, al vostro Cuore immacolato, noi, quale padre comune della grande famiglia cristiana, come Vicario di colui al quale” FU DATO OGNI POTERE IN CIELO ED IN TERRA” e dal quale ricevemmo la cura di quante anime redente col suo sangue popolano l’universo mondo, a voi, al vostro immacolato cuore, in quest’ora tragica della storia umana, affidiamo, rimettiamo, consacriamo non solo la Santa Chiesa, corpo mistico del vostro Gesù, che soffre e sanguina in tante parti e in tanti modi tribolata, ma anche tutto il modo straziato da feroci discordie, riarso in un incendio di odio, vittima delle proprie iniquità.”

Dopo la Guerra il Sommo pontefice continua ad esortare i fedeli alla recita del

Rosario Auspicia quaedam 1948

Con questa enciclica il Sommo pontefice ordina ai fedeli di tutto il modo di ripetere, durante il mese di maggio, la crociata di preghiere alla Vergine, già iniziata durante la guerra. Allora era diretta ad ottenere da Dio, mediante l’intercessione di Maria, la pace; ora mira ad ottenere la fine delle angosciose conseguenza del sanguinoso conflitto bellico.

“Noi nutriamo grande fiducia nel potentissimo patrocinio della nostra Madre celeste; patrocinio che, durante questo mese a lei consacrato, specialmente gli innocenti fanciulli vorranno impetrare con una santa crociata di preghiere.”

Ingruentium malorum 1951

“…Questa preghiera, venerabili fratelli, desideriamo sia fatta quest'anno con maggiore fervore di animo come è richiesto dall'aggravarsi delle necessità. Ci è ben nota, infatti, la sua potente efficacia per ottenere l'aiuto materno della Vergine. Benché non vi sia certamente un unico modo di pregare per poter conseguire questo aiuto, tuttavia Noi stimiamo che il rosario mariano sia il mezzo più conveniente ed efficace, come del resto viene chiaramente suggerito dall'origine stessa, più divina che umana, di questa pratica e dalla sua intima natura.

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Ma soprattutto Noi desideriamo che in seno alla famiglia sia dappertutto diffusa la consuetudine del santo rosario, religiosamente custodita e sempre più sviluppata. Invano, infatti, si cerca di portare rimedio alle sorti vacillanti della vita civile, se la società domestica, principio e fondamento dell'umano consorzio non sarà diligentemente ricondotta alle norme dell'evangelo.

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B. Giovanni XXIII° 1958-1963

E’ stato annoverato nel recente documento pontifico di Giovanni Paolo II° tra i propagatori e diffusori del Rosario. Lo fece con molto calore ed amore nei suoi discorsi ai fedeli. Ne consigliò in alcune encicliche la recita a tutti, compresi i sacerdoti.

E’ stato recentemente beatificato da Giovanni Paolo II° ed era terziario francescano. Sacerdotii Nostri primordia 1959 In questa lettera esorta tutti i sacerdoti a seguire l’esempio del terziario francescano S.Giovanni M.Vianney - curato d’Ars.

“…Questa fedeltà alla preghiera è del resto per il sacerdote un dovere di pietà personale, di cui la saggezza della Chiesa ha precisato parecchi punti importanti, come l’orazione mentale quotidiana, la visita al Santissimo Sacramento, il Rosario e l’esame di coscienza . Ed è anche uno stretto obbligo contratto di fronte alla Chiesa, quando si tratta della recita giornaliera dell’Ufficio Divino . Forse per aver trascurato talune di queste prescrizioni alcuni membri del clero si sono visti a poco a poco vittime della instabilità esteriore, dell’impoverimento interiore ed esposti un giorno senza difesa alle tentazioni della vita. Al contrario, "lavorando incessantemente per il bene delle anime, Maria Vianney non trascurava la sua. Santificava se stesso per essere capace di santificare gli altri" .

Grata recordatio 1959 E’ una encicliche sul rosario dove in S. Padre esorta i fedeli a pregarlo soprattutto per i missionari e per le missioni. Conclude la lettera affidando al prossimo concilio ecumenico alla Madre di Dio ( il Vaticano secondo)

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“…Prima di terminare questa lettera enciclica, venerabili fratelli, desideriamo invitarvi a recitare il rosario con particolare devozione anche per queste altre intenzioni che tanto Ci stanno a cuore: e cioè, affinché il sinodo di Roma sia fruttuoso e salutare per questa Nostra alma città e affinché dal prossimo concilio ecumenico - al quale voi parteciperete con la vostra presenza e col vostro consiglio - tutta la chiesa ottenga una affermazione così meravigliosa, che la vigorosa rifioritura di tutte le virtù cristiane, che Noi da esso Ci attendiamo, serva di invito e di sprone anche per tutti quei Nostri fratelli e figli, che sono separati da questa sede apostolica.”

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Paolo VI° 1963-1978

“Marialis Cultus” 1976

Siamo dinnanzi al più importante documento mariano del XX° secolo. Il sommo pontefice ribadì la necessità di una autentica devozione mariana basata su fondamenti liturgici e dommatici .

“…Accingendoci a trattare del posto che la vergine Maria occupa nel culto cristiano, dobbiamo in primo luogo rivolgere la nostra attenzione alla sacra liturgia; essa, infatti, oltre un ricco contenuto dottrinale, possiede un’incomparabile efficacia pastorale e ha un riconosciuto valore esemplare per le altre forme di culto.”

Era assolutamente necessaria questa lettera in quanto il periodo post

conciliare , con il mancato accordo da parte dei padri conciliari sul titolo di “mediatrice di tutte le grazie” da attribuire alla Santa Vergine, pareva segnasse un allontanamento di una parte della Chiesa dal culto della Vergine Maria .

Paolo VI° invece sottolinea con forza quanto la Chiesa consideri elemento fondamentale il culto alla Madre del Signore.

“…Giudichiamo, quindi, conforme al nostro servizio apostolico trattare, quasi dialogando con voi, venerabili fratelli, alcuni temi relativi al posto che la beata Vergine occupa nel culto della chiesa, già in parte toccati dal concilio Vaticano II e dai noi stessi, ma sui quali non è inutile ritornare, per dissipare dubbi e, soprattutto, per favorire lo sviluppo di quella devozione alla Vergine che, nella chiesa, trae le sue motivazioni dalla parola di Dio e si esercita nello Spirito di Cristo.”

E inoltre:

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“..Lo sviluppo, da noi auspicato, della devozione verso la vergine Maria, inserita (come sopra abbiamo accennato) nell’alveo dell’unico culto che a buon diritto è chiamato cristiano - perché da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione e per mezzo di Cristo, nello Spirito, conduce al Padre - è elemento qualificante della genuina pietà della Chiesa. Per intima necessità, infatti, essa rispecchia nella prassi cultuale il piano redentivo di Dio, per cui al posto singolare, che in esso ha avuto Maria, corrisponde un culto singolare per lei; come pure, ad ogni sviluppo autentico del culto cristiano consegue necessariamente un corretto incremento della venerazione alla madre del Signore. “

Definisce il Santo rosario come la “piccola liturgia” differenziandolo dalla “grande liturgia” . Sottolinea inoltre con grande forza la assoluta importanza della meditazione:

“…Si è pure sentita con maggiore urgenza la necessità di ribadire, accanto al valore dell’elemento della lode e dell’implorazione, l’importanza di un altro elemento essenziale del rosario: la contemplazione. Senza di essa il rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: " Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità " (Mt 6,7). Per sua natura la recita del rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano all’orante la meditazione del misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze. “

Chiarisce infine il ruolo di Maria nel piano della redenzione chiamandola

COOPERATRICE del mistero salvifico.

“…L’esame compiuto sui libri liturgici restaurati porta, dunque, ad una confortante constatazione: la riforma postconciliare, come già era nei voti del movimento liturgico, ha considerato con adeguata prospettiva la Vergine nel mistero di Cristo e, in armonia con la tradizione, le ha riconosciuto il posto singolare che le compete nel culto cristiano, quale santa Madre di Dio e alma cooperatrice del Redentore.”

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Giovanni Paolo II° 1978

“ Rosarium Virginis Mariae” 2002

Giovanni Paolo II° insiste ancora di più sulla necessità della meditazione e tocca diversi punti centrali della crisi della nostra fede combattendo ancora una volto contro chi, cattolico, si ostina a vedere nel culto mariano un’aspetto anticristologico.

La meditazione dei misteri rosariani arricchiti dei nuovi “misteri della luce” secondo il Sommo Pontefice guida il fedele a carpire al meglio gli aspetti più importanti della fede educandolo così ad una visione più cattolica e coerente con la posizione della Chiesa.

Chi mediterà perciò i misteri della gioia ben difficilmente resterà insensibile ai problemi come l’aborto o il divorzio. Meditando i misteri della luce si diventa più pronti a testimoniare la fede al prossimo. I misteri del dolore ci fanno conoscere l’amore incommensurabile con cui Dio ci ama . I misteri della gloria ci mostrano le principali verità della nostra fede e ci inducono a sperare e a operare per il regno di Dio.

Più volte Giovanni Paolo II° cita l’esortazione apostolica di Paolo VI° facendo riferimento ad essa per l’aspetto liturgico – devozionale – contemplativo.

Emerge anche dal documento la assoluta necessità di spiegare al meglio sia come recitare il rosario: meditandolo; sia l’importanza che ha questa forma di preghiera. Questo denota una forte preoccupazione da parte del Pontefice di come sia carente attualmente la pastorale cattolica mariana. Infatti il Rosario viene visto, anche dai cattolici, come una preghiera obsoleta e poco edificante. Evidentemente, periodicamente nell’arco dei secoli, si manifesta la necessità di sollecitare questa devozione così salutare e, nonostante tutto così soggetta a critiche e osteggiata anche nella stessa chiesa. Le solite obiezioni che vengono portate ad esempio per distogliere i fedeli dal Santo Rosario ( la ripetitività, la marianità, l’obsolescenza,

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ecc.) sono state trattate migliaia di volte sia dai Santi (evidentemente poco letti) che dal magistero stesso (stessa sorte) e ampiamente confutate. I detrattori del Santo Rosario basano le loro congetture su argomenti inesistenti e devianti trovando però inaspettatamente terreno fertile nell’ignoranza sia dei fedeli sia, a volte, dei sacerdoti stessi.

“…Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana. Facciamolo soprattutto in questo anno, assumendo questa proposta come un rafforzamento della linea tracciata nella Lettera apostolica -Novo millennio ineunte, a cui i piani pastorali di tante Chiese particolari si sono ispirati nel programmare l'impegno per il prossimo futuro. Mi rivolgo in particolare a voi, cari Confratelli nell'Episcopato, sacerdoti e diaconi, e a voi, operatori pastorali nei diversi ministeri, perché, facendo esperienza personale della bellezza del Rosario, ne diventiate solerti promotori.” “…Che questo mio appello non cada inascoltato!”

Spesso, in nome di un’ecumenismo falso, si sacrifica il culto mariano invece di

implorare dalla Vergine, proprio per mezzo della sua preghiera prediletta, la sospirata unità dei cristiani.

“…Forse c'è anche chi teme che essa possa risultare poco ecumenica, per il suo carattere spiccatamente mariano. In realtà, essa si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio l'ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede cristiana, in modo che « quando è onorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato ». Se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo un ostacolo all'ecumenismo!”

Ecco un sunto per punti di altri argomenti toccati dal pontefice:

1- Da sempre legato alla preghiera del Rosario egli conosce benissimo l’aspetto cristocentrico di questa pratica mariana :

“…recitare il rosario non altro che contemplare con Maria il volto di cristo”. “…La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua

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natura a favorire la loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzitutto per l'Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero. “

2- Il Santo Padre mette in guardia più volte dalle nuove filosofie orientaleggianti che inneggiano alla meditazione e contemplazione forviando cosi’ il Cattolico poco informato e arruolandolo di fatto in un’altra religione.

“…Non mancano i cristiani che, per la poca conoscenza della tradizione contemplativa cristiana, si lasciano allettare da quelle proposte. Esse tuttavia, pur avendo elementi positivi e talvolta integrabili con l'esperienza cristiana, nascondono spesso un fondo ideologico inaccettabile. Anche in quelle esperienze è molto in voga una metodologia che, mirando al traguardo di un'alta concentrazione spirituale, si avvale di tecniche di carattere psico-fisico, ripetitive e simboliche. Il Rosario si pone in questo quadro universale della fenomenologia religiosa, ma si delinea con caratteristiche proprie, che rispondono alle esigenze tipiche della specificità cristiana. “ “…Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. Sviluppatosi in Occidente, esso è preghiera tipicamente meditativa e corrisponde, in qualche modo, alla « preghiera del cuore » o « preghiera di Gesù » germogliata sull'humus dell'Oriente cristiano”

3- Proclama senza mezzi termini il Rosario come Preghiera per la Pace del

mondo

“…riscoprire il Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui che « è la nostra pace » avendo fatto « dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia » (Ef 2, 14). Non si può quindi recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace, con una particolare attenzione alla terra di Gesù, ancora così provata, e tanto cara al cuore cristiano. “

4- E anche come il modo migliore per ottenere la pace nelle famiglie:

“…Analoga urgenza di impegno e di preghiera emerge su un altro versante critico del nostro tempo, quello della famiglia, cellula della società, sempre più insidiata da forze disgregatrici a livello ideologico e

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pratico, che fanno temere per il futuro di questa fondamentale e irrinunciabile istituzione e, con essa, per le sorti dell'intera società. Il rilancio del Rosario nelle famiglie cristiane, nel quadro di una più larga pastorale della famiglia, si propone come aiuto efficace per arginare gli effetti devastanti di questa crisi epocale”.

5- Rivela che i misteri del rosario non sono altro che il cammino che un uomo deve fare nella vita: ” mistero di Cristo, mistero dell’uomo ”.

“…Si può dire così che ciascun mistero del Rosario, ben meditato, getta luce sul mistero dell'uomo”.

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Conclusioni:

Dall’escursus storico svolto nei documenti pontifici emerge chiaramente che la Chiesa, nei periodi di grande necessità, ha rivolto una pressante e fiduciosa preghiera alla Santa Vergine Maria attraverso il Santo Rosario. Nei periodi cruciali e controversi della storia in cui la Chiesa è stata duramente chiamata in causa per difendere se stessa e il popolo cattolico legati all’ordine di S. Domenico sul soglio pontificio di Roma : San Pio V° durante la battaglia di Lepanto (07-10-1571), Benedetto XV° durante la prima guerra mondiale, Pio XII° durante la seconda.

Sempre di più si delinea un vero e proprio progetto mariano di amore e custodia della Chiesa che viene affidata, in casi gravissimi, a quell’ ordine che i nostri studi hanno mostrato essere “sotto il patrocinio di Maria”. Emerge anche che il popolo cattolico delle ultime generazioni viene difficilmente avvicinato alla preghiera mariana del rosario, nonostante gli accorati appelli di Giovanni Paolo II°. La preghiera o non viene insegnata, o non viene spiegata come un metodo di meditazione e di contemplazione, ma come una semplice e banale nonché ripetitiva orazione vocale. Tanto si dovrà fare in questa direzione, sensibilizzando i Sacerdoti per primi a predicare e insegnare la vera preghiera del rosario.

Ai laici è demandato il compito di affiancare i presbiteri in questa fatica. E’ veramente avvilente vedere giovani e adulti impegnati in pratiche tutt’altro

che salutari e completamente digiuni della nostra tradizione e della storia, certi di essere nel giusto e sprezzanti di fronte alla Chiesa, ai Santi e alla storia stessa .

Il clero stesso inoltre pare che temi il confronto con gli intellettuali storici

modernisti che chiudono spesso la bocca al povero prete di turno o al laico impegnato, parlando delle crociate o dell’inquisizione. Il Rosario viene anche spesso presentato come un preghiera nata proprio sotto l’inquisizione.

La battaglia di Lepanto viene taciuta o sottaciuta parlando velatamente di

amore e di pace mentre la battaglia di Lepanto fu una sanguinosa e durissima lotta contro uno dei più temibili e sanguinari despoti mussulmani della storia: “Soliman II°”. La Chiesa viene poi accusata di immobilismo storico nel periodo bellico della prima guerra mondiale e addirittura di connivenza nella seconda. Niente di più falso e di più

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detestabile; i documenti dei papi dell’epoca sono pieni di angoscia e disperazione per quello che l’uomo perpetrava nei campi di battaglia e per le gravissime conseguenze delle popolazioni e del mondo. Dio solo sa quanto hanno sofferto quei pontefici e quanto hanno pregato il Rosario per impetrare da Dio, per mezzo di Maria, la fine di quelle guerre .

L’ignoranza pare regni sovrana, offendendo la memoria di tanti santi martiri. Preghiamo e impegnamoci tutti affinché la pigrizia mentale ( Di cui il rosario è il principale nemico) venga spazzata via . Il grande musicista Joseph Haydn ( uno dei più prolifici e geniali musicisti mai vissuti ) rispondeva così a chi lo interrogava riguardo al modo per rigenerare corpo e mente: “ Il metodo migliore per rigenerare la mente e rilassare il corpo è il Santo Rosario: dopo averlo recitato mi sento perfettamente rigenerato, e le frasi musicali affollano la mia mente, tanto che spesso non riesco a scriverle tutte”.

Vorrei concludere questa analisi sui documenti storici analizzati ripetendo e, in un certo senso, facendo mie, le parole dell’attuale pontefice: “Che questo mio appello non cada inascoltato!”

Fausto Bizzarri laico o.p.

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Bibliografia: -La Devozione a Maria nell’ordine Domenicano- ed. ESD.- di A D’Amato. -Storia del Rosario- ed. Herder- di F.M. Willam. -San Domenico visto dai suoi contemporanei - ed. ESD- di P.Lippini -Storia di San Domenico- ed. Paoline-di P.Vicaire -Vitae fratrum -ed. ESD-di G.Frachet -La spiritualità domenicana - ed. ESD- di P.Lippini -Libro del Rosario della gloriosa Vergine Maria - ed. C. Internazionale Domenicano Rosariano - Roma -di S.Orlandi -Il segreto ammirabile del santo rosario per convertirsi e salvarsi -di S. L.Montfort -Il Rosario storia e devozione – ed..Centro domenicano del rosario -di A. Iszak Magistero S. Pio V°: Consueverunt - del 17 dicembre del 1569 Salvatoris Domini - del 5 marzo 1572 B. Pio IX°: Qui pluribus - 1846 Nei giorni - 1846 Praedecessores Nostros - 1847 Ubi primum /1 - 1847 Romani, e quanti - 1848 Nelle istituzioni - 1848 Non semel - 1848 Da questa pacifica - 1849 Ubi primum /2 - 1849 La serie - 1849 Quibus, quantisque - 1849 Noscitis et Nobiscum - 1849 Si semper antea - 1850 Exultavit cor nostrum - 1851 Ex aliis nostris - 1851 Nemo certe ignorat - 1852 Probe noscitis - 1852 Inter multiplices - 1853 Neminem vestrum - 1854 Optime noscitis /1 - 1854 Apostolicae nostrae - 1854

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Inter graves - 1854 Ineffabilis Deus - 1854 Singulari quadam - 1854 Optime noscitis /2 - 1855 Cum saepe - 1855 Singulari quidem - 1856 Cum nuper - 1858 Amantissimi Redemptoris - 1858 Cum Sancta Mater - 1859 Qui nuper - 1859 Ad gravissimum - 1859 Maximo animi - 1859 Nullis certe - 1860 Cum catholica Ecclesia - 1860 Novos et ante - 1860 Multis gravibusque - 1860 Iamdum cernimus - 1861 Amantissimus humani - 1862 Maxima quidem - 1862 Quanto conficiamur - 1863 Incredibili afflictamur - 1863 Tuas libenter - 1863 Multis gravissimis - 1864 Ubi Urbaniano - 1864 Maximae quidem - 1864 Quanta cura - Syllabus - 1864 Multiplices inter /1 - 1865 Meridionali Americae - 1865 Levate - 1867 Ex quo infensissimi - 1867 Aeterni Patris - 1868 Arcano divinae - 1868 Iam vos omnes - 1868 Religiosas regularium - 1870 Non sine gravissimo - 1870 Multiplices inter /2 - 1870 Apostolici ministerii - 1870 Dei Filius - 1870 Quo impensiore - 1870 Pastor aeternus - 1870 Respicientes ea - 1870 Ecclesia Dei - 1871

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Ubi prima - 1871 Ubi nos - 1871 Beneficia Dei - 1871 Saepe, Venerabiles - 1871 Ordinem vestrum - 1871 Costretti nelle - 1872 Quartus supra - 1873 Etsi multa - 1873 In magnis illis - 1873 Vix dum a nobis - 1874 Omnem sollicitudinem - 1874 Gravibus Ecclesiae - 1874 Quod nunquam - 1875 Graves ac diuturnae - 1875 Quae in Patriarchatu - 1875 Dives in misericordia - 1877 Leone XIII° -Supremi apostulatus 1883 - Salutaris ille 1883 -Superiore anno 1884 -Più volte 1886 -Vi è ben noto 1887 -Quamquam pluries 1889 -Quotquot religions 1890 -Octobri mense 1891 -Magna dei matris 1892 -Laetitiae Sanctae 1893 -Iucunda Sempre 1894 -Adiutricem popoli 1895 -Fidentem Piumque 1896 -Augustissimae Virginis 1897 -Diuturni Temporis 1898 -Quod nos 1901 -Parta Humano Generi 1901 -Da molte parti 1903 S. Pio X° Ad diem illum laetissimum 1904 Summa Deus 1907

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Benedetto XV° Il 27 aprile 1917 Fausto appetente die 1921 Pio XI° Ingravescentibus malis 1937 Pio XII° Quandoquidem in gubernanda 1939 Benedicite Deum Caeli del 1942 –radiomessaggio- Auspicia quaedam 1948 Ingruentium malorum 1951 B. Giovanni XXIII° Sacerdotii Nostri primordia 1959 Grata recordatio 1959 Paolo VI° Marialis Cultus 1976 Giovanni Paolo II° Rosarium virginis Mariae 2002 Nota: Nella ricerca e stato utilizzato il Volume edito dall’editrice vaticana “Encicliche Mariane” che raccoglie tutti i documenti pontifici riguardanti la Madre di Dio. Poiché poco veniva riportato del B.Pio IX° si è svolta una ricerca specifica sulle sue encicliche.